XVII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 28 maggio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati)
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 2 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 2 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 9 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 9 
Fiano Emanuele (PD)  ... 9 
Dadone Fabiana (M5S)  ... 10 
Invernizzi Cristian (LNA)  ... 11 
Fiano Emanuele (PD)  ... 11 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 11 
Invernizzi Cristian (LNA)  ... 11 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 11 
Invernizzi Cristian (LNA)  ... 11 
Mazziotti Di Celso Andrea (SCpI)  ... 12 
Sisto Francesco Paolo , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO PAOLO SISTO

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, sulle linee programmatiche.
  Comunico, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza del 14 maggio scorso integrato dai rappresentanti dei gruppi, che nella seduta odierna avrà luogo soltanto la relazione del Ministro.
  Gli interventi dei deputati per porre quesiti e la replica del Ministro si svolgeranno in una successiva seduta che concorderemo insieme al Ministro stesso.
  Ringraziando ancora il Ministro Alfano per la sua partecipazione e per la sua presenza, gli do volentieri la parola per il suo intervento.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie. Signor presidente, onorevoli deputati, ringrazio in primo luogo il presidente Sisto per la cortesia che ha avuto nell'invitarmi a illustrare a questa Commissione le linee programmatiche del dicastero che ho l'onore di presiedere, in un anno particolarmente importante e delicato per l'Italia come quello del semestre di Presidenza europea che, a nostro avviso, segnerà un periodo assai intenso per il nostro Paese.
  Ho più volte ripetuto che la Presidenza dell'Unione europea rappresenta un'imperdibile occasione per dare forza e visibilità alle nostre iniziative e farne il cuore del dibattito politico e istituzionale che si andrà a sviluppare nel corso del semestre.
  Una parte del mio intervento sarà perciò dedicata ai temi europei, e principalmente alle questioni legate all'immigrazione.
  Infine, anche se mi soffermerò su quelle attività ministeriali che sollecitano in questo momento maggiore attenzione, vorrei sottolineare che considero l'amministrazione degli affari interni come un insieme unitario, la cui cifra comune è data dalla funzione di garanzia dei diritti. Funzione che si riverbera in ciascuna delle missioni ministeriali, dall'ordine e sicurezza pubblica al soccorso pubblico e alla difesa civile, dall'immigrazione e dalla tutela delle libertà della persona al sostegno e al supporto di ogni autonomia territoriale.
  Poste queste premesse, che mi sembravano doverose, passo innanzitutto a illustrare le iniziative in materia di lotta alla criminalità organizzata.
  Non mancherò di soffermarmi, in questo ambito, sulle connesse problematiche della difesa della legalità e della lotta alla corruzione, consapevole dell'ineludibilità della sfida che si lega anche all'immagine del Paese.
  L'azione di contrasto alla criminalità organizzata si muoverà lungo le linee Pag. 3direttrici che hanno segnato l'attività, peraltro densa di successi, dei Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni. Mi riferisco alla cattura dei latitanti, all'inasprimento del regime carcerario e, infine, all'aggressione ai patrimoni mafiosi, in particolare alla confisca dei beni.
  Per quanto riguarda il primo tema, il dato numerico testimonia l'intensità dell'attività investigativa: negli ultimi 12 mesi oltre 2000 latitanti sono stati catturati in Italia e nel mondo, grazie all'impegno delle nostre Forze di polizia e alla loro collaborazione con gli omologhi organismi stranieri.
  Tra i latitanti caduti nelle mani della giustizia, 80 risultavano inseriti nella lista di quelli più pericolosi, a dimostrazione dell'eccezionale valenza dello sforzo profuso.
  Non nascondo, tuttavia, l'importanza prioritaria che assegniamo alla cattura di Matteo Messina Denaro. È questo un obiettivo su cui resta concentrata la nostra attenzione.
  Altra priorità assoluta è quella di garantire, con tutti i sistemi disponibili, la protezione dei magistrati impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Si sono svolte, su questo delicato aspetto, diverse riunioni tecniche che hanno visto anche la mia diretta partecipazione a testimonianza della vicinanza e dell'attenzione dello Stato.
  Vi è poi la questione del carcere duro, previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario.
  In sintonia e collaborazione con il Ministero della giustizia, verrà data continuità alla linea di ferma intransigenza che ha caratterizzato l'azione di governo. Una linea pagante, peraltro: in molti casi, infatti, abbiamo potuto registrare un'interruzione dei collegamenti con ambienti criminali esterni che ha portato alla caduta di prestigio e di potere dei boss, cioè esattamente a quel risultato che essi più temono.
  L'altra questione è relativa alle confische, cui si collega quella dell'operatività dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
  La costituzione dell'Agenzia si colloca nell'ambito di un fervido processo riformatore che tra il 2008 e il 2009 segnò un'intensa attività legislativa, consentendo l'approvazione di un pacchetto di misure di indubbia efficacia, alcune delle quali hanno già dato ottima prova di sé.
  Le difficoltà operative incontrate dall'Agenzia non smentiscono la bontà del progetto, ma vanno piuttosto considerate alla luce della vastità del patrimonio che tale organismo, a pochi mesi dalla sua costituzione, è stato chiamato a gestire o di cui si è dovuto occupare.
  In altri termini, l'Agenzia ha vissuto uno «stress da successo», soffrendo di criticità innescate dalla stessa efficacia del sistema di contrasto.
  Il meccanismo di aggressione dei patrimoni mafiosi ha talmente ben funzionato che, nei cinque anni di vita dell'Agenzia, sono stati acquisiti circa 10.000 immobili. Ad essi va aggiunto un cospicuo numero di aziende che rappresentano l'aspetto gestionale più complesso e delicato per i riflessi sulla salvaguardia dei livelli occupazionali e il pericolo di decozione delle imprese.
  Non possiamo permettere, infatti, che l'intervento dello Stato venga associato alla crisi e all'uscita dell'impresa dal mercato, con il rischio di far passare il messaggio distorto che siano le mafie a dare prosperità, creando occupazione e ricchezza, mentre è esattamente il contrario.
  L'obiettivo di riformare l'Agenzia si articolerà su tre piani, il primo dei quali corrisponde a un'incisiva riorganizzazione della governance.
  Occorre che l'organismo disponga di tutte le professionalità adeguate per sostenere un'interlocuzione efficiente con i vari stakeholder di sistema.
  L'Agenzia dovrà contare su risorse di pregio, capaci di interloquire con il mondo produttivo con la necessaria competenza, nonché di offrire, fin dalla fase del sequestro del bene, ogni utile contributo e la necessaria assistenza ai giudici delegati e agli amministratori giudiziari.
  Al contempo, dovrà essere possibile esternalizzare tutte quelle attività che richiedono Pag. 4competenze di alta specializzazione, soprattutto per ciò che riguarda i piani di salvataggio, riconversione e rilancio delle aziende confiscate.
  Il secondo obiettivo è la riforma del sistema di attribuzione dei beni. L'originaria scelta, che certamente va ribadita, fu quella di assegnare una corsia preferenziale alle ONLUS e alle organizzazioni no profit, mentre è rimasta limitata la possibilità di vendita.
  Il punto potrà essere approfondito e siamo pronti ad accogliere tutti i suggerimenti che potranno contribuire ad arricchire lo spettro delle possibili opzioni.
  Mi sembra, tuttavia, che escludere tout court la vendita ai privati, sia pure circondata dalle doverose cautele, solo in ragione del rischio che l'immobile possa ricadere nelle mani delle organizzazioni mafiose, sia una opzione troppo restrittiva, che non tiene conto, fra l'altro, della possibilità di riattivare un'eventuale confisca laddove necessario.
  L'attività dell'Agenzia, infine, dovrà trovare nelle prefetture – ed è questo un ulteriore obiettivo – il suo naturale sostegno.
  In questo senso è mia precisa intenzione rafforzare adeguatamente i nuclei di supporto già esistenti presso ciascuna prefettura, anche per tutte quelle attività funzionali alla conservazione dell'integrità dei beni e alla loro effettiva liberazione, presupposto indispensabile per il loro riutilizzo.
  L'insieme di queste misure è contenuto in un disegno di legge messo a punto con il Ministro della giustizia, in cui, nell'introdurre importanti ed attese novità in materia penale – dico per inciso che si sta riflettendo sul tema del delitto di autoriciclaggio – vengono dedicate specifiche disposizioni anche alla disciplina dell'Agenzia, confermandone, peraltro, la sede principale a Reggio Calabria, in continuità con una scelta di alto significato simbolico che ho sempre condiviso.
  Un altro asse importante è costituito dall'azione di contrasto e di prevenzione delle infiltrazioni criminali nell'economia. Non c’è dubbio che l'organizzazione di Expo 2015 rappresenta, da questo punto di vista, il banco di prova più severo e impegnativo. Ho affermato spesso che Expo dovrà essere una vetrina capace di dare lustro alle nostre eccellenze.
  L'impegno mio personale e dell'intero Governo è nel senso che Expo sia un evento libero dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. È un impegno preciso e irrinunciabile, a cui hanno corrisposto varie iniziative e misure, tutte nel segno dell'efficacia e dell'incisività dei controlli antimafia.
  Le vicende giudiziarie che sono state al centro dell'attenzione mediatica hanno portato al disvelamento di fatti corruttivi che – allo stato delle indagini – non rivelano una matrice mafiosa e non possono dunque considerarsi addebitabili a presunte carenze del sistema di prevenzione antimafia.
  È tuttavia nostro interesse perseguire con efficacia tutte le forme di inquinamento sistemico, comprese quelle che risultino connesse alla sussistenza di comitati di affari in grado di condizionare le scelte e le procedure contrattuali, distorcendo i princìpi di imparzialità, di correttezza amministrativa e di libera concorrenza.
  Il Paese deve fare appello alle sue migliori forze per sconfiggere e liberarsi definitivamente dal malaffare.
  Nel piano di azione, che affiderà al presidente dell'Autorità anticorruzione poteri speciali proprio per la verifica della corretta gestione delle procedure di realizzazione dell'Expo, sarà particolarmente valorizzato l'apporto dei prefetti, a cominciare dal prefetto di Milano.
  Sono convinto che la rete delle prefetture potrà essere la migliore alleata dell'azione risanatrice del Presidente Cantone, nel segno dei valori della legalità e della leale collaborazione tra istituzioni.
  Aggiungo che, nell'azione di prevenzione antimafia, più di trenta aziende sono state interdette ed è stato loro precluso l'accesso alle gare; hanno patito l'accesso oltre sessanta cantieri e sono state sottoposte Pag. 5all'esame della prefettura migliaia e migliaia di pratiche con l'obiettivo della creazione delle white list.
  La lotta alla criminalità organizzata, oltre che sul piano del contrasto alle infiltrazioni e alle connivenze tra le mafie e i cosiddetti «colletti bianchi», si svilupperà anche nell'azione investigativa e di controllo del territorio.
  In tal senso si colloca il Piano nazionale anti ’ndrangheta, recentemente presentato, con cui metteremo a sistema e faremo interagire due piattaforme informative: da un lato, il sistema MA.CRO, in grado di raccogliere i dati di tutte le organizzazioni criminali presenti sul territorio e di interconnettere le informazioni; dall'altro, il sistema di georeferenziazione dei reati, che, grazie alle più moderne tecnologie, mette a disposizione degli organi investigativi un patrimonio informativo di estrema precisione, capace di restituire, anche nel dettaglio, la realtà criminale in termini statistici delle varie aree territoriali.
  L'idea di procedere a una mappatura dei reati che consenta di «tastare il polso» del territorio, misurandone il livello di esposizione al crimine in modo da orientare gli strumenti di risposta e la stessa azione di prevenzione, verrà trasposta anche in un altro fondamentale ambito della sicurezza, quello che riguarda le città.
  Si è cominciato dalla Capitale e si proseguirà applicando il modello alle altre aree metropolitane, nell'intento di contrastare più efficacemente tutti quei fenomeni di illegalità diffusa o di microcriminalità che incidono negativamente sulla vivibilità dei centri urbani, finendo per alimentare il disagio dei cittadini e la percezione di insicurezza.
  È mia intenzione coinvolgere in questo percorso le autorità di governo locale e di costruire, con il loro aiuto, una strategia comune che punti anche a rivitalizzare il ruolo dei sindaci e la possibilità di un loro diretto intervento sui temi della sicurezza urbana.
  L'esatta individuazione delle principali cause del malessere urbano, non a caso, è stata al centro di una recente riunione con i primi cittadini di otto grandi capoluoghi italiani, a cui ha partecipato lo stesso presidente dell'ANCI, dedicata anche alla definizione di una linea integrata di interventi.
  La finalità di fondo è quella di declinare la sicurezza, pur nell'ambito di un modello unitario, a misura della domanda che esprime il territorio, così da calibrare le risposte alle concrete esigenze emerse, secondo il principio che occorre conoscere per governare.
  Gli obiettivi principali su cui ci indirizzeremo continuano ad essere quelli a cui in genere sono associate le situazioni più critiche: spaccio di stupefacenti, prostituzione, malamovida, reati predatori, abusivismo commerciale, accattonaggio praticato con modalità invasive o con lo sfruttamento di minori, secondo un'elencazione che non ha pretese di esaustività, anche per il fatto che questo lavoro è ancora da completare insieme ai vertici elettivi delle istituzioni territoriali.
  Abbiamo poi l'ambizione di definire in sede legislativa il concetto di sicurezza urbana, intervenendo nella direzione che ci è stata già indicata dalla Corte costituzionale, anche in riferimento alle ordinanze sindacali degli anni passati.
  Il provvedimento, a cui si sta lavorando in collaborazione con l'ANCI, servirà anche a delineare gli ambiti di competenza rispettiva dello Stato e degli enti locali, evitando che possano insorgere conflitti o inutili duplicazioni di interventi.
  Con lo stesso metodo si agirà anche sui contenuti dei protocolli e dei patti di sicurezza, che rappresentano i tradizionali strumenti della collaborazione istituzionale e di promozione della sicurezza partecipata e sussidiaria.
  In quest'ottica coinvolgeremo gli stessi cittadini, chiedendo loro di segnalare, anche con l'invio di un semplice sms, quelle situazioni più urgenti che richiedono l'intervento immediato delle Forze dell'ordine. Un pusher è stato arrestato nei giorni scorsi come primo atto di funzionamento di questo meccanismo di denuncia tramite sms, in applicazione del Piano per la sicurezza per Roma.Pag. 6
  Una tematica che si sta affrontando con decisione è poi quella della violenza che si manifesta dentro e fuori gli stadi, drammaticamente venuta a riproporsi in occasione della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli.
  Le misure, tra breve oggetto di un apposito provvedimento legislativo, comporteranno, tra l'altro, l'ampliamento della platea dei soggetti a cui potrà essere comminato il DASPO. Sono convinto, infatti, che il provvedimento inibitorio dei questori rappresenti una risposta valida ed efficace contro i violenti, servendo ad isolarli dal resto della tifoseria sana.
  In particolare, dovrà essere possibile impedire l'accesso agli stadi a coloro che hanno precedenti per tutti i reati contro l'ordine pubblico e per quelli di offesa all'incolumità pubblica, veri e propri «professionisti della violenza», che intendono solo strumentalizzare l'evento sportivo per farne spesso occasione di antagonismo e di scontro con le Forze di polizia.
  È altamente auspicabile che all'attività repressiva delle frange più violente del tifo si affianchi un'azione, concertata e condotta in sinergia con le stesse società calcistiche, che alimenti una cultura di vera civiltà sportiva, capace di agire come antidoto agli impulsi di odio e di intolleranza che avvelenano il mondo del calcio.
  Stabilire un rapporto corretto con le tifoserie, in grado di recidere i legami con le componenti violente e di consolidare, al contrario, relazioni positive con quelle pacifiche, è proprio l'obiettivo del meeting tenutosi ieri a Roma sotto la regia del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ha visto la partecipazione di vari Paesi dell'Unione europea e del delegato UEFA.
  L'Italia, nel corso del semestre, promuoverà, sulla scorta dei risultati della task force interministeriale, un progetto condiviso con gli altri Stati membri volto a consolidare la figura, sostenuta fortemente dagli organi di governo calcistico internazionale, del Supporter Liaison Officers, ossia del rappresentante ufficiale dei sostenitori, scelto o indicato dagli stessi tifosi per un corretto dialogo con le Forze di polizia.
  Allargando l'orizzonte a ogni altra causa di possibile turbamento dell'ordine pubblico, assicuro che avremo un atteggiamento inflessibile contro qualsiasi forma di violenza prevaricatoria, ciecamente distruttiva e strumentale, che si presenti o meno sotto il manto di pretestuosi alibi ideologici o cerchi di farsi scudo della protesta sociale.
  Saremo attenti a cogliere i minimi segnali di recrudescenza eversiva e anche i rigurgiti del fanatismo religioso e dell'intolleranza che serpeggiano ancora in Europa, come ammoniscono i drammatici attentati antisemiti di Bruxelles.
  Signor presidente, onorevoli colleghi, nel corso del semestre di Presidenza europea avremo la responsabilità di dare impulso alle iniziative che dovranno migliorare la sicurezza dei Paesi dell'Unione, affrontando quelle nuove minacce che rendono più fragili e vulnerabili le nostre democrazie.
  Lo sguardo sarà innanzitutto rivolto a quelle forme di aggressione che trovano diffusione nel mondo del web, alimentando, anche attraverso il furto di identità digitali, frodi informatiche che colpiscono milioni di utenti, con danni ingentissimi alla sicurezza delle transazioni economiche in rete.
  Occorre proteggere non solo il consumatore, che per definizione è un soggetto debole, ma ogni persona che possa trovarsi esposta, anche per una sua particolare vulnerabilità, alle insidie del web.
  Ricordo che in Italia si è già intervenuto contro il fenomeno del cyber-bullismo, nel contesto di un provvedimento legislativo che ha rivolto molta attenzione alla tutela dei minori, ma anche alla prevenzione della violenza di genere, in particolare delle donne vittime degli abusi del proprio partner.
  In coerenza con le politiche di sicurezza svolte sul fronte interno, anche durante il semestre di Presidenza porteremo l'interesse sulla nuova frontiera della delittuosità informatica. In particolare, verranno Pag. 7ad essere potenziate le attività sia di Europol che di Interpol, con la costituzione di apposite strutture di contrasto al cyber-crime, cui non mancherà di dare il suo fattivo contributo la polizia italiana.
  Le iniziative che assumeremo all'interno dello spazio di giustizia, libertà e sicurezza saranno mirate non solo ad accrescere la cooperazione operativa tra forze di polizia, ma anche a favorire lo scambio delle best practices e soprattutto l'avvicinamento delle legislazioni nazionali, che resta un obiettivo imprescindibile nei settori ancora soggetti al metodo intergovernativo.
  L'interesse verso le forme di invasività dell'economia lecita da parte dei gruppi criminali organizzati e il conseguente potere condizionante delle mafie è assai cresciuto anche in Europa. Le istituzioni di Bruxelles hanno maturato la consapevolezza che i sistemi economici vadano perciò difesi con maggiore efficacia dal rischio di infiltrazioni criminali.
  Ne è un esempio il dibattito che si è aperto sulla possibilità di introdurre casi di confisca che, sul modello della legislazione italiana, prescindano da imputazioni penali, secondo le indicazioni della Risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013, in materia di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio.
  È per questo motivo che insisteremo perché venga adeguatamente approfondito il tema della tracciabilità e del monitoraggio dei flussi finanziari, specie di quelli che si attivano in seguito alla concessione di finanziamenti pubblici o che riguardano appalti.
  Alimentare il processo di armonizzazione delle legislazioni nazionali rappresenterà una nostra priorità, nel presupposto che costruire un sostrato normativo omogeneo, orientato ad obiettivi comuni, è la precondizione necessaria per rafforzare l'integrazione e fare dell'Europa un soggetto ancora più coeso e politicamente autorevole.
  Non vi è dubbio che, su questo piano, la sfida più impegnativa e difficile è rappresentata dalla governance del fenomeno immigratorio.
  L'Italia chiederà con forza che Paesi come il nostro non vengano abbandonati a una solitaria gestione delle ondate migratorie, ma siano adeguatamente sostenuti nel loro sforzo.
  Non è neppure pensabile che l'emergenza umanitaria affrontata con l'operazione «Mare nostrum», interamente a nostro carico, non investa l'intera Unione, per le dimensioni che presenta e il significato che assume, e venga invece considerata con la scarsa lungimiranza degli ego nazionali.
  Vanno soprattutto riviste le logiche che presiedono i meccanismi di intervento, troppo distanti dai princìpi di solidarietà che sono alla base della costruzione europea e che trovano consacrazione nello stesso Trattato di funzionamento dell'Unione.
  Intendo riferirmi alla funzione di Frontex, che deve essere in grado di assumere un ruolo più incisivo, strettamente raccordato a quello di Europol, l'altra Agenzia chiamata ad assicurare una risposta operativa alle attività di traffico dei migranti e di tratta degli esseri umani gestite da gruppi criminali organizzati.
  Ma mi riferisco anche alla necessità di un maggiore coinvolgimento di altri Paesi nelle operazioni di pattugliamento delle acque del Mediterraneo e di protezione delle frontiere esterne. A maggior ragione se si considera che il rafforzamento delle attività di vigilanza dei confini marittimi dell'Unione, molto più onerose in termini di risorse umane e materiali, è avvenuto in parallelo al processo di abolizione dei controlli all'interno del sistema Schengen, e che a beneficiarne sono soprattutto gli Stati membri del Nord Europa, che rappresentano spesso la reale meta del viaggio del migrante.
  Allo stesso tempo, vanno profondamente riconsiderate le forme di contribuzione sia finanziaria che strumentale per una più equa suddivisione dei pesi, rimettendo mano ai criteri di applicazione del principio del burden sharing, ovviamente per gli ambiti cui ho appena fatto cenno.
  Occorre capire che l'immigrazione sta profondamente cambiando profilo, venendo Pag. 8sempre più a risentire della grave instabilità politica delle aree del Nord Africa e dell'Africa sub-sahariana.
  Questa situazione internazionale, emblematicamente rappresentata dalle condizioni di frammentazione presenti in Libia, rende assai difficile la collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei flussi, indebolendo conseguentemente la politica degli accordi bilaterali.
  Ne è derivato ancora che il fenomeno, oltre ad aver assunto proporzioni rilevantissime, molto più difficili da affrontare, ha visto trasformata la sua stessa fisionomia.
  La grandissima parte dei migranti, che fuggono da persecuzioni e guerre innescate dagli improvvisi e sanguinosi rovesci di regime, è infatti costituita da richiedenti asilo e protezione internazionale.
  Di fronte a questo nuovo scenario occorre abbandonare un'impostazione di tipo emergenziale, storicamente superata, per affrontare con razionalità i problemi posti dalla connotazione ormai strutturale assunta dal fenomeno migratorio.
  Come ho già affermato dinanzi al Comitato Schengen, ribadisco la necessità di una profonda revisione dei princìpi del Regolamento di Dublino. Non è più funzionale né appare equilibrato un sistema che addossa l'onere dell'accoglienza al Paese di «primo ingresso», ignorando che il migrante desidera spesso proseguire verso altri Paesi dell'Unione nei quali radicarsi e realizzare il proprio progetto di vita.
  Lo sforzo che si sta responsabilmente compiendo per affrontare l'evoluzione della vicenda migratoria verso l'Europa e l'Occidente va nel senso di rafforzare il nostro sistema in due complementari direzioni.
  Si sta puntando, in primo luogo, al rafforzamento del sistema di accoglienza, in particolare attraverso l'ampliamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (S.P.R.A.R)., che da 3.000 è già stato portato a 9.000 posti, con l'obiettivo, che realizzeremo a breve, di dare ospitalità a circa 20 mila persone.
  È evidente che i protagonisti di questa modalità di accoglienza sono i singoli municipi, i Comuni, gli enti locali, gli operatori del terzo settore, con cui collaboriamo in modo efficace. L'altra direzione in cui si sta andando è quella di abbreviare, nello stesso interesse dei richiedenti, i tempi di trattazione delle domande di protezione umanitaria e di riconoscimento dell'asilo.
  Per raggiungere questo obiettivo abbiamo già raddoppiato da 10 a 20 le commissioni territoriali competenti. Un'ulteriore accelerazione, tuttavia, potrà venire incardinando tali organismi nelle prefetture, con il duplice vantaggio di una più diffusa presenza territoriale e di una maggiore efficienza operativa, nel rispetto delle loro prerogative d'indipendenza decisoria.
  Vengo ora, avviandomi alla conclusione, al capitolo della spending review.
  Si è sviluppato nel nostro Paese, negli ultimi tempi, un ingiustificato dibattito sui tagli alla sicurezza che ha alimentato timori e qualche cenno polemico.
  Colgo l'occasione per ribadire, anche in questa sede, che non c’è nessun documento, nessuna circolare, nessuna direttiva, nessun atto formale che dica che noi stiamo tagliando le strutture di polizia. Anzi, il bilancio di quest'anno registra – grazie a voi, cioè grazie al Parlamento – un incremento di risorse, pari a 700 milioni di euro, stanziate con la legge di stabilità.
  Con la stessa legge l'intera quota del Fondo unico giustizia, che compete al Ministero dell'interno, è stata destinata all'incentivazione – anche qui ringrazio il Parlamento per il contributo dato a questa finalizzazione – del personale di polizia impiegato nelle attività operative e di controllo del territorio, nonché all'incremento della funzionalità generale dei servizi.
  Ciò ha corrisposto a una precisa scelta, quella di reinvestire nel sistema della sicurezza quanto le nostre Forze di polizia avevano sottratto alla criminalità organizzata, in una logica di circolarità virtuosa di cui credo che non sfuggano le connotazioni etiche.Pag. 9
  Vorrei poi sottoporre alla vostra valutazione un altro non secondario aspetto.
  Quest'anno la copertura del turnover delle Forze di polizia è stata portata – come voi ben sapete avendo votato il provvedimento – al 55 per cento, invertendo finalmente il rapporto tra le unità di personale in uscita e quelle in entrata, caratterizzato finora, e per alcuni lustri, da un saldo negativo. Con il rovesciamento delle percentuali si eliminerà, inoltre, quella rigidità di sistema che ha finito per produrre anche un preoccupante innalzamento dell'età media del personale di polizia.
  Noi, quindi, abbiamo realizzato sostanzialmente un'inversione tra la regola e la deroga, per cui la regola è quella del turnover e la deroga è quella dell'eccezione, ovvero il blocco del turnover che vale per il 45 per cento.
  Per il 2014 – a proposito di età media del personale di polizia, – sarà possibile procedere a 2.600 nuove assunzioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri, dando nuova linfa all'azione delle Forze di polizia, la cui forte e dignitosa presenza è presupposto imprescindibile per garantire adeguati livelli di presidio e di controllo del territorio.
  Le Forze dell'ordine, insieme alle altre componenti del sistema di sicurezza e ai prefetti, fulcro di questo sistema, continueranno a operare senza alcuna attenuazione della loro capacità operativa, rappresentando, come sempre, un punto di riferimento per l'affermazione e la custodia dei valori repubblicani.
  Vi ringrazio per l'attenzione. Rimango ovviamente a disposizione per ogni domanda o interlocuzione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Alfano per la sua esaustiva e sintetica relazione: due caratteristiche che, se vanno insieme, credo costituiscano tutto quello che noi vorremmo da un Ministro che descrive le linee programmatiche del proprio dicastero.
  Faccio presente che i nostri lavori si dovranno concludere tra pochi minuti perché il Ministro è impegnato in Aula per il question time.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, le comunico che ho chiesto di posticipare di quindici minuti il mio intervento in Aula proprio per avere più tempo per la mia presenza in Commissione.

  PRESIDENTE. A questo punto, derogando dal programma iniziale, possiamo avviare, quindi, la fase degli interventi, dei colleghi per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EMANUELE FIANO. Ringrazio il Ministro Alfano per la sua esaustiva relazione. Il Ministro sa che apprezziamo diverse delle azioni che ha citato e abbiamo anche condiviso con il ministero che egli guida pareri su eventi, alcuni drammatici, che sono occorsi.
  Anticipo, signor Ministro, che sottoporrò all'esame della Commissione una risoluzione, perché questa apra – attraverso altre audizioni, anche con i vertici delle Forze dell'ordine – un dibattito in questa Commissione.
  Il punto principale che intendo sollevare, da lei qui tratteggiato, è che io vorrei che il Parlamento avesse un ruolo attivo nel ridisegno del modello di sicurezza del nostro Paese, conseguenza di anni di ristrettezze, non solo del suo Ministero, ma anche di quelli precedenti, che hanno portato a tagli e, secondo la nostra opinione, a una modifica oggettiva del modello di sicurezza.
  Cito tre questioni che stanno modificando in parte il nostro modello di sicurezza. La prima riguarda le progressive politiche di blocco del turnover. Anche se, come lei, Ministro, ha giustamente sottolineato, questo Governo ha invertito il rapporto tra «bloccati» dal turnover e «sbloccati», con la quota del 55 per cento quest'anno, purtuttavia osserviamo un costante aumento dell'età media degli operatori delle Forze dell'ordine nel nostro Pag. 10Paese. L'età media, che potrebbe arrivare a 45 anni, è tra i più alti livelli in Europa.
  In secondo luogo, anche a causa del blocco del turnover, come lei insegna, in tutti i corpi dello Stato che partecipano, al comparto sicurezza, anche nel soccorso pubblico, noi siamo in sottonumero rispetto all'organico.
  La terza questione è quella di una modificazione dell'assetto territoriale dello Stato. È in corso una riforma delle competenze delle Province, però l'attuale maggioranza ha in animo anche di portare a un'abolizione delle stesse, quindi anche l'organizzazione dello Stato a livello territoriale subirà delle conseguenze.
  Peraltro, esiste il disegno di diminuire di un certo numero alcune delle dislocazioni delle Forze dell'ordine – penso ad alcune sedi delle polizie di specialità – sul territorio, come peraltro è già stato annunciato (polizia postale, polizia ferroviaria, polizia stradale).
  L'insieme di queste questioni – peraltro c’è anche un'idea di ridisegno della presenza della Guardia forestale, con una possibile integrazione di quel corpo dello Stato, cui si fa cenno nel DEF – ci porta a dire che è in corso, volenti o nolenti, non solo per volontà di questo Governo, una rimodulazione del sistema della sicurezza. Noi vorremmo che tale rimodulazione passasse anche per la competenza e per il parere del Parlamento.
  Esattamente come è successo, in parte, nel comparto della Difesa, laddove, come lei sa, l'articolo 4 di una legge approvata lo scorso anno ha fatto sì che il parere delle Commissioni Difesa del Parlamento sia diventato vincolante per l'acquisto di nuovi armamenti, noi vorremmo con questa risoluzione promuovere una collaborazione tra linee guida del Ministro e competenza parlamentare nel ridisegno del modello di sicurezza, fatte salve le cose che lei ha detto e che io condivido.
  Lei ha citato giustamente il lavoro svolto dal Governo e dalla maggioranza parlamentare nella sede della legge di stabilità, tra cui la vicenda del Fondo unico giustizia. Devo però lamentare, insieme a lei – e sono sicuro che siamo d'accordo – che ancora le cifre che realmente possiamo utilizzare per le Forze dell'ordine provenienti dal Fondo unico giustizia sono bassissime rispetto al lavoro encomiabile che le Forze dell'ordine e la magistratura inquirente svolgono nel recupero di beni confiscati alla criminalità organizzata.
  L'ultima questione che io ritengo debba essere risolta è quella che riguarda i cosiddetti «idonei» nei concorsi già svolti, per tutte le Forze dell'ordine. Ovviamente qui mi rivolgo a lei solo per le Forze dell'ordine che sono sotto la competenza del suo Ministero. È una questione che, secondo me, va risolta in senso positivo. Abbiamo migliaia di giovani la cui idoneità è stata verificata solo l'anno scorso, pochi mesi fa, mentre stiamo bandendo nuovi concorsi.
  Ricordo che il decreto-legge n. 101 del 2013, la cosiddetta legge D'Alia, approvata recentemente dal Parlamento, ha stabilito l'assunzione degli idonei dei concorsi in tutta la pubblica amministrazione. Nel comparto sicurezza non lo si sta facendo. Sono consapevole del fatto che ci siano questioni giuridiche da risolvere, ma mi rivolgo a lei perché abbia a cuore questo sentimento che ci viene inviato da migliaia di giovani che hanno svolto il concorso, sono risultati idonei con votazioni altissime e chiedono di permettere un risparmio dello Stato assumendo loro anziché bandire nuovi concorsi.

  FABIANA DADONE. Vorrei rivolgere al Ministro Alfano una domanda sul piano d'azione contro la ’ndrangheta. Ho avuto modo di leggere una sua intervista dello scorso 24 aprile sul Messaggero, dove lei parlava di una nuova task force anti ’ndrangheta e di un hub internazionale per la lotta alla criminalità organizzata interforze con collegamenti nei vari Paesi.
  Vorrei che chiarisse come si dovrebbe combinare l'azione prevista nel piano relativamente all'ambito di vigilanza dei cantieri, che sono a più alto rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, nel Pag. 11territorio transfrontaliero franco-italico interessato dai lavori per la realizzazione della TAV Torino-Lione.
  Lei saprà benissimo che lo scorso 9 aprile il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge di ratifica dell'accordo tra Italia e Francia e che all'articolo 6, se non sbaglio, di tale accordo è espressamente indicata la competenza esclusiva del diritto francese in quel territorio, fino a Bussoleno, quindi in territorio italiano. Con quella decisione, di fatto, si sono spuntate le armi dell'azione antimafia italiana, quindi l'applicazione del codice antimafia è a rischio.
  A tale riguardo, in Commissione antimafia avevo posto una domanda in sede di audizione anche al dottor Caselli, il quale si era detto preoccupato.
  Vorrei sapere come il suo piano d'azione, in questo ambito, dovrebbe riuscire a essere efficace.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Concentrerò il mio intervento in pochi minuti, considerato il tempo molto limitato. Susciterò sicuramente il suo massimo stupore parlando dell'operazione «Mare nostrum», che lei ha toccato in modo a nostro avviso insoddisfacente nel suo intervento.
  Cito l'iniziativa – mi auguro, a questo punto, che non sia ascrivibile soltanto al luogo delle boutade elettorali – con cui lei poche settimane fa prese una posizione seria contro l'Europa, affermando «o ci date una mano seria oppure ...»: però non ho sentito parlare, in questo caso, di storno di 100 milioni di euro (quindi in sede ufficiale, a quanto pare, non esiste questa proposta da parte del Governo) nel caso in cui l'Europa, come molto probabilmente farà, continuerà a disinteressarsi sostanzialmente della situazione nella quale si trova lo Stato italiano, non per particolare vocazione ma semplicemente per una questione geografica.
  Noi continuiamo a ritenere che l'operazione «Mare nostrum» sia ascrivibile solo ed esclusivamente a situazioni emergenziali. È un'operazione che avrebbe senso in una situazione d'emergenza, ma, stando anche ai dati forniti dal suo ministero e alle centinaia di migliaia di persone che in questi giorni si stanno dirigendo verso il Mediterraneo per approfittare del servizio di traghetto gratuito interamente pagato dagli italiani, probabilmente l'operazione «Mare nostrum» non solo non blocca l'immigrazione, ma sicuramente la incentiva. È qualcosa a cui i Governi europei guardano con assoluto disinteresse, essendo un problema che interessa solo l'Italia.
  Noi speriamo che con l'affermazione del Governo di sinistra di Renzi, Governo di cui lei fa parte, ci sia la possibilità...

  EMANUELE FIANO. Di estrema sinistra, se il collega mi passa la battuta.

  PRESIDENTE. Pregherei di non interrompere gli interventi.
  Collega Invernizzi, sa bene che qui c’è un clima molto amichevole, finché riusciamo a tenerlo. Lo prenda come un incentivo al buon clima che c’è in Commissione.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Ci mancherebbe. Allora riformulo: Governo democristiano...

  PRESIDENTE. Mi complimento per la risposta pronta, indipendentemente dai contenuti.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Va bene la battuta, però la questione per noi è molto seria. Il ministro lo sa. Tra l'altro, questa nostra contrarietà, signor Ministro, ci ha fruttato ben più di un paio di voti, per continuare con le battute.
  Vorrei dire che questa operazione secondo noi è fallimentare, perché non impedisce che vi siano morti, e lo abbiamo visto anche recentemente. Questo non può andare avanti e non è sufficiente dire, come è stato fatto in questi mesi, che chiederemo uno sforzo maggiore all'Europa. Noi pensiamo che se l'Europa, così come crediamo, non dovesse rispondere, sarebbe opportuno rivedere tutto l'impianto Pag. 12della cosiddetta «accoglienza» che in questo momento lo Stato italiano sta portando avanti.
  A questo punto mi piacerebbe sentire, così come è accaduto soprattutto negli ultimi giorni di campagna elettorale, una maggiore aggressività – questa volta buona – nei confronti dell'Europa.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. La domanda è rapidissima. Siccome in questo periodo si è parlato molto del tema del riordino, dell'unificazione o comunque della riduzione del numero e della riorganizzazione delle diverse forze di sicurezza, chiedo al Ministro se su questo aspetto sia stato già avviato un lavoro di analisi e di studio o se rientri per ora in una delle ipotesi programmatiche, ma non c’è ancora nulla in corso su questo argomento.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua presenza. Il prosieguo dell'audizione, con le ulteriori domande poste dai colleghi e con la replica del Ministro, avrà luogo in una data da concordare con il Ministro stesso.
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.05.