XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 30 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 
Cantini Giampaolo , Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri ... 3 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Cantini Giampaolo , Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri ... 8 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 8 
Monaco Francesco (PD)  ... 8 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Cantini Giampaolo , Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri ... 9 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

  La seduta comincia alle 8.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Ministro plenipotenziario Giampaolo Cantini.
  Nel dare il benvenuto presso questo Comitato al Ministro Cantini, accompagnato dal Ministro Fabio Cassese, ricordo che, nella seduta del 17 ottobre scorso, questo stesso Comitato ha già svolto un'audizione del ministro auspicando in quella sede un periodico aggiornamento sullo stato degli interventi della cooperazione italiana e sull'utilizzazione delle relative risorse.
  Invito, quindi, il Ministro Cantini a svolgere la sua relazione.

  GIAMPAOLO CANTINI, Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri. Ringrazio il presidente per l'invito e gli onorevoli deputati che assistono e partecipano a questa seduta. Se lei è d'accordo, procederei a un aggiornamento dei punti che abbiamo trattato nella scorsa sessione.
  In particolare, fornirei qualche elemento di prospettiva in merito al programma di Presidenza dell'Unione europea nel settore sviluppo. Parlerei dello stato del negoziato dell'Agenda post-2015 e della programmazione della partecipazione alla cooperazione a Expo 2015. Proseguirei con un accenno alle linee guida triennali di cui, recentemente, è stato approvato un aggiornamento dal Comitato direzionale della cooperazione allo sviluppo. Parlerei anche dell'andamento delle risorse degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e, infine, della peer review. Già questo mi sembra un menu abbastanza ampio.
  Forse, possiamo cominciare proprio dalla peer review dell'OCSE-DAC che, come sapete, si svolge per ogni Paese con una cadenza regolare di quattro anni. L'Italia era stata sottoposta a quest’«esame dei pari» nel 2009. La successiva review capitava nel 2013 ed è iniziata con un nostro rapporto nel settembre 2013.
  La missione è composta dal Segretariato del DAC, Development assistance commitee, dell'OCSE e da due pari, la Spagna e la Svezia. Si è recata in Italia per una settimana nell'ottobre 2013 e ha compiuto una visita in un Paese dove si svolgono le attività della cooperazione italiana, l'Albania, a fine ottobre 2013.
  Successivamente, il Segretariato e i due Paesi esaminatori, Spagna e Svezia, hanno elaborato un primo rapporto nel gennaio 2014, a cui abbiamo fatto alcune osservazioni e integrazioni. Il rapporto è stato finalizzato nel marzo in una versione più piccola. Ho, anzi, il piacere di consegnarle, Presidente, entrambi i testi: la versione più completa, lunga, e quella più sintetica, che Pag. 4contiene anche le raccomandazioni. Sono documenti pubblici che si trovano anche sul web, ma mi pare importante che si tenga presente questo complesso di risultanze e raccomandazioni.
  Il rapporto è stato discusso a Parigi in una seduta pubblica del DAC il 26 marzo scorso. La delegazione italiana era guidata dal Viceministro agli affari esteri Lapo Pistelli e integrata da una serie di funzionari, tra cui me stesso, il vicedirettore Cassese e altri. È stata una discussione particolarmente fruttuosa.
  In breve, facendo ovviamente riserva di una lettura da parte degli onorevoli deputati, che potranno avere una visione più completa, mi sembra che l'OCSE-DAC abbia anzitutto apprezzato gli sforzi di aggiornamento, modernizzazione e revisione delle procedure messe in atto dalla cooperazione italiana e che, in particolare, abbia apprezzato lo sforzo di una visione più strategica e di una maggiore prioritarizzazione a livello di aree geografiche di settore.
  Contemporaneamente, ha preso atto anche di un lavoro svolto di recente nell'aggiornamento delle linee guida triennali, di cui parlerò tra pochi minuti, e nel loro approntamento sulla comunicazione e sulla cooperazione multilaterale.
  L'OCSE-DAC ha fatto alcuni rilievi, ma anche alcune raccomandazioni importanti. Ha raccomandato all'intero sistema di cooperazione italiano – quindi non solo alla direzione generale, ma a tutti gli attori del sistema istituzionale, al Ministero dell'economia e delle finanze, agli altri ministeri che fanno aiuto pubblico allo sviluppo, alle organizzazioni non governative, alla cooperazione decentrata e così via – di condividere un documento di visione, quindi molto strategico, che dovrebbe essere sintetico e proprio elaborare una visione congiunta dell'intero sistema. Questo mi sembra un elemento molto importante.
  In secondo luogo, l'OCSE-DAC ha raccomandato di migliorare i meccanismi di coordinamento interistituzionale e di coerenza delle politiche dello sviluppo dell'intero sistema di cooperazione. Ha preso atto anche del processo di riforma in atto, quindi del disegno di legge in questo momento all'esame, come sapete bene, del Senato.
  Ha anche preso atto con favore del fatto che questo disegno di legge prevede innovazioni importanti proprio nell'assetto istituzionale, anzitutto con l'istituzione in prospettiva di un Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo che, oltre ad altro, elaborerebbe un documento congiunto triennale di cooperazione, vincolando tutte le amministrazioni attive nell'aiuto pubblico allo sviluppo, e una relazione congiunta al Parlamento.
  Naturalmente, sulla base del documento comune, che quindi contiene una visione comune degli obiettivi condivisi, come sapete, sarebbero anche allocate le risorse tra i vari ministeri. In questo senso, il processo di riforma cerca in qualche modo di rispondere a questa forte raccomandazione di coerenza istituzionale e politica che ci viene anche dai nostri pari dell'OCSE-DAC.
  In terzo luogo, vi è un forte appello ad avere un approccio maggiormente basato sui risultati attesi. Quello che con termine tecnico in inglese si chiama results-based management, dovrebbe essere incorporato sia nel documento delle linee guida triennale e degli altri documenti strategici sia in ciascuna iniziativa approvata, in ciascun programma, in ciascun progetto. L'efficacia è collegata, quindi, fortemente alla definizione di risultati che si attendono all'inizio.
  A questo si lega un altro punto importante, ossia la valutazione ex post dei progetti. In questo campo, abbiamo fatto grossi progressi. Abbiamo un piano di valutazioni di progetti, che affidiamo naturalmente a organi esterni indipendenti sulla base di procedure selettive competitive e che danno luogo anche a una discussione. La prima stesura del rapporto di valutazione effettuato su varie iniziative è discussa al nostro interno, anche con la partecipazione di soggetti esterni, dopodiché il rapporto di valutazione, al termine dell'intero processo e nella sua stesura definitiva, è, con espressione Pag. 5tecnica, anche postato sul nostro sito, per cui obbedisce altresì a un'operazione di trasparenza.
  Tuttavia, l'OCSE-DAC ci ha raccomandato di avere una visione pluriennale, quindi di redigere piani pluriennali, come sicuramente stiamo cominciando a fare con i programmi di valutazione. Ci ha raccomandato, in secondo luogo, una maggiore terzietà nell'analisi di queste valutazioni e nel modo in cui sono disseminate e condivise all'interno del sistema di cooperazione.
  Vogliamo sempre più condividere i rapporti di valutazione delle varie iniziative finanziate dalla DGCS (Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo) con gli altri attori del sistema, sia per un'esigenza di trasparenza sia per una disseminazione delle informazioni e delle lezioni apprese da questi esami.
  Direi che questi sono i capisaldi della peer review dell'OCSE, che ha approfondito anche molto, ha preso nota con interesse e ha analizzato e discusso il processo di riforma, quindi il disegno di legge, che conosceva in una stesura ancora non definitiva, ma di cui abbiamo poi trasmesso anche il testo approvato dal Consiglio dei ministri. Ha valutato molto positivamente alcuni elementi che sono in relazione soprattutto al coordinamento interistituzionale, alla coerenza delle politiche e via dicendo.
  Ha, inoltre, affrontato altri aspetti istituzionali, in particolare l'istituzione di un'agenzia di cooperazione, mettendo in rilievo che si tratta di un dibattito molto aperto a livello internazionale, in un processo aperto. Non esiste, infatti, un modello unico, la situazione è fluida anche a livello internazionale: molti Paesi hanno delle agenzie secondo modelli diversi, alcuni sotto il Ministero degli esteri, altri, come in Germania, sotto un ministero separato, in Inghilterra con un dipartimento a sé stante di rango ministeriale, in altri Paesi con la cooperazione all'interno del Ministero degli esteri.
  Negli anni recenti, in alcuni Paesi sono state approvate riforme importanti. In Olanda, per esempio, dove la cooperazione era sempre stata all'interno del Ministero degli esteri, è stato incluso anche il commercio internazionale. In anni recentissimi, il Canada e l'Australia hanno a loro volta attuato delle riforme che hanno ricompreso nei loro Ministeri degli esteri sia la cooperazione sia il commercio estero.
  Si tratta, dunque, di un dibattito molto aperto e, comunque, di un richiamo all'esigenza di assicurare sempre, anche nel caso di approvazione della riforma e dell'istituzione dell'agenzia, il miglior raccordo, la migliore unitarietà tra il momento di indirizzo politico e la fase di gestione ed esecuzione dei progetti.
  Approfitto per ricordare che lunedì prossimo, 5 maggio, ci sarà una presentazione del rapporto della peer review proprio alla Camera. Parteciperanno, in particolare, il Viceministro degli esteri Lapo Pistelli e il presidente del DAC, il Comitato per l'aiuto allo sviluppo dell'OCSE, il norvegese Erik Solheim, un ex Ministro dalla cooperazione. Sarà un'occasione importante per discutere le risultanze di quest'importante rapporto.
  Anche in risposta alle raccomandazioni dell'OCSE-DAC, nel frattempo abbiamo approvato una revisione delle linee guida triennali 2014-2016 con un importante aggiornamento. Abbiamo lavorato su una maggiore prioritarizzazione in termini geografici, definito tre aree subregionali che, a nostro avviso, meritano una particolare attenzione strategica da parte della cooperazione italiana, cioè Mediterraneo, Medioriente, Africa orientale-Sahel, in ragione sia di situazioni obiettive di criticità in termini di sviluppo, sia di interessi strategici dell'Italia e di spessore dei rapporti storici della presenza italiana in queste regioni.
  Abbiamo, conseguentemente, ridotto ulteriormente il numero dei Paesi prioritari della cooperazione italiana, da ventiquattro a venti, tenendo presente però che, all'interno di queste aree, anche in Paesi non prioritari si potrà continuare a operare con iniziative finanziate a credito d'aiuto, quindi con un approccio più selettivo.Pag. 6
  Abbiamo riconfermato i quattro settori prioritari: sviluppo umano, salute e istruzione, governance e società civile, sostegno al settore privato e sviluppo rurale, presenti nelle precedenti linee guida. Per uno di questi settori, però, governance e società civile, abbiamo anche voluto dare un accento maggiore proprio alle questioni di genere, all’empowerment femminile, al rispetto dei diritti umani e alle questioni dei minori e dei disabili.
  Sui disabili richiamo anche che, come Cooperazione, lo scorso anno abbiamo approvato un piano per la disabilità e abbiamo cominciato anche ad attuarlo attraverso il supporto a iniziative che vogliamo incorporare nei nostri programmi. In particolare, stiamo elaborando con i Governi di Sudan e Tunisia dei programmi a supporto dei loro piani nazionali di disabilità.
  Sulla Presidenza italiana dell'Unione europea, confermo che durante il nostro semestre terremo una riunione ministeriale informale di Ministri dello sviluppo, in Italia, il 14 e 15 luglio. L'elemento centrale, il tema prioritario di questa riunione sarà la definizione dell'Agenda post-2015. Altri temi, di cui dirò tra un attimo, all'ordine del giorno di questa riunione – ma in realtà un po’ del programma della nostra presidenza nel settore sviluppo – sono il ruolo del settore privato nelle strategie di sviluppo, di grande attualità, sul quale la Commissione europea sta preparando una comunicazione che dovrebbe essere pronta nel giro di poche settimane, se non addirittura di pochi giorni, e che quindi sarà trattata nel nostro semestre di presidenza.
  Un terzo tema importante, a cui teniamo molto, come anche la Commissione europea, è quello dei flussi migratori e dello sviluppo, quindi dell'apporto che i flussi migratori possono produrre in termini di diffusione di imprenditorialità, di investimenti di ritorno e di accompagnamento di iniziative congiunte tra i migranti della diaspora e gli imprenditori dei Paesi dove gli stessi migranti operano.
  Abbiamo qualche esempio virtuoso, come un importante programma di supporto all'imprenditorialità in Senegal, dove abbiamo sostenuto anche iniziative, società miste tra elementi della diaspora senegalese in Italia e imprenditori italiani, che sono andati a investire in Senegal assieme al loro socio. Vogliamo valorizzare quest'elemento.
  Un altro elemento importante sono le rimesse dei migranti, un fattore di sviluppo che l'Italia conosce bene dalla storia della sua emigrazione. Su questo, avevamo intrapreso anche un'iniziativa in G8 proprio come Presidenza italiana nel 2009, mirata a ridurre i costi delle rimesse, l'iniziativa cosiddetta del «5x5». Si voleva, infatti, portare il costo medio del trasferimento delle risorse, oggi attorno al 10 per cento, a una media del 5 per cento in 5 anni. L'Italia risulta tra i Paesi più virtuosi in questo senso perché credo che, attualmente, come indice siamo attorno al 7 per cento. In generale, il tema è la riduzione dei costi della mobilità.
  Naturalmente, nel nostro semestre di presidenza vogliamo anche sostenere il tema della sicurezza alimentare e presentare l'iniziativa di Expo. Anche da questo punto di vista, la riunione ministeriale informale di luglio sarà un'occasione molto importante.
  È anche probabile – ci stiamo lavorando proprio in questi giorni – che questa riunione ministeriale abbia un segmento importante di apertura alla società civile, ovviamente al settore privato, alla stampa, ai Parlamenti e via dicendo, e quindi ci sia un momento di dialogo interattivo dei Ministri dello sviluppo dell'Unione europea e del commissario europeo per lo sviluppo con il mondo esterno. Crediamo che questo sia un elemento significativo di apertura e di dialogo.
  Ho accennato in vari momenti all'Agenda post-2015. Come sapete, sostanzialmente vanno a confluirvi due esercizi: da un lato, la revisione e l'aggiornamento degli obiettivi di sviluppo del millennio, quelli approvati nel 2000 e la cui durata «scadrà» nel 2015; dall'altro, gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti ma non definiti dalla Conferenza Rio+20 del 2012.Pag. 7
  Sul filone obiettivi di sviluppo sostenibile sta lavorando un gruppo dell'Assemblea generale, Open working group, che ha tenuto già dieci riunioni e i cui lavori termineranno nel luglio prossimo e che produrrà un rapporto all'Assemblea generale. In questo processo, sono state definite sedici aree prioritarie, sedici focus areas. L'Italia si è particolarmente battuta per elaborare una posizione europea comune, sostanzialmente nel senso di avere almeno delle linee direttive su cui esprimersi.
  È importante notare che questo Open working group non ha funzione negoziale, ma elabora dei contenuti. Il negoziato vero e proprio comincerà dall'autunno prossimo, con la prossima Assemblea generale, e finirà nel settembre 2015, quando sarà adottata la nuova agenda per lo sviluppo, quella che chiamiamo appunto Agenda post-2015, da un vertice dei Capi di Stato e di Governo. È da notare che ci sarà una coincidenza felice, che dovremo utilizzare al meglio, tra il negoziato dell'Agenda post-2015 e il periodo in cui si svolgerà l'Expo 2015, il cui tema porta sulla sicurezza alimentare e le grandi tematiche di sviluppo sostenibile.
  L'Italia ha una particolare attenzione, relativamente all'Agenda post-2015, alle tematiche di genere, al modello di sicurezza alimentare e di sviluppo rurale basato sulla piccola proprietà, sull'agricoltura familiare, sul sistema cooperativo, e al ruolo che può giocare il settore privato, soprattutto con questo modello che fa riferimento al sistema cooperativo. Abbiamo anche una particolare attenzione alle tematiche dell'acqua, strettamente correlate a quelle dello sviluppo.
  Ho accennato a Expo. Come Direzione generale, abbiamo elaborato dei contenuti e stiamo elaborando un programma di partecipazione, coinvolgendo gli altri attori del sistema di cooperazione. Abbiamo tenuto due giornate di studio alla Farnesina, di cui la più recente il 28 marzo, invitando anzitutto altri attori istituzionali e, soprattutto, altri ministeri più direttamente interessati – ovviamente agricoltura e ambiente – organizzazioni non governative, rappresentanti del settore privato. All'ultima sessione, erano presenti anche le Nazioni Unite e la Commissione europea.
  Un commissario delle Nazioni Unite, vicedirettore della FAO, ha illustrato le attività previste per la partecipazione del sistema delle Nazioni Unite. La Commissione europea avrà un'importante presenza sia in termini materiali con un padiglione nell'area del padiglione Italia, sia come calendario di eventi. Anche in questo caso, va tenuto presente che il 2015 è l'anno europeo dello sviluppo, quindi per la Commissione europea e per l'Italia stessa Expo rappresenterà una piattaforma di straordinaria importanza.
  Expo sarà una grandissima occasione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle tematiche del cibo, dell'alimentazione, della nutrizione, dell'acqua, della lotta agli sprechi alimentari. Pensiamo soprattutto a un pubblico di giovani, di studenti e, francamente, direi anche di bambini, che rappresentano davvero il futuro del pianeta. Questi sono i grandi temi dello sviluppo sostenibile.
  Stiamo programmando una presenza con un percorso multimediale, che quindi illustri le realizzazioni, ma soprattutto richiami l'attenzione su alcuni grandi temi. La società Expo ha chiesto alla Cooperazione di elaborare una progettualità, un percorso sull'acqua. Lo faremo soprattutto in collaborazione con enti di ricerca italiani, come ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) e l'Istituto agronomico del Mediterraneo di Bari, che ha già offerto la sua disponibilità.
  Abbiamo anche elaborato un calendario di una ventina di eventi che ruotano attorno a cinque grandi tematiche. Anzitutto, vi è l'Agenda post-2015. Le cooperazioni in generale, quella italiana, quella di altri Paesi, le Nazioni Unite, la Commissione europea dovrebbero soprattutto portare questo riferimento all'Agenda dello sviluppo, all'aggiornamento degli obiettivi del millennio e agli obiettivi di sviluppo sostenibile, informare il Pag. 8pubblico su quello che starà avvenendo in quel momento nella sede negoziale di New York.
  In secondo luogo, una tematica che vediamo cruciale è questa dell’empowerment femminile e del ruolo della donna nello sviluppo rurale e, in generale, sul tema cibo, alimentazione e nutrizione. Vogliamo sviluppare la terza tematica, quella della coerenza delle politiche dello sviluppo: le politiche dei Governi e di organi come la Commissione europea dovrebbero essere coerenti, non contraddirsi. Il quarto tema è la lotta agli sprechi alimentari. Il quinto è quello dell'acqua e delle energie.
  Attorno a questi eventi, ovviamente aperti al grande pubblico con un panel, una discussione, un esercizio interattivo, contiamo anche di avere delle vere e proprie attività. Stiamo elaborando, anche con la Fondazione Triulza e altri enti, la possibilità di organizzare delle summer school e dei summer camp destinati ai più giovani.
  Concludo su un ultimissimo aggiornamento. Intendiamo lanciare nel mese di luglio, quindi all'inizio della Presidenza italiana, anche la piattaforma digitale dei dati delle serie storiche della cooperazione italiana, il progetto Open Aid, all'insegna di una trasparenza ed efficacia degli aiuti. Conterrà proprio una parte di accesso ai dati della cooperazione della serie storica degli ultimi dieci anni, con elaborazioni e una parte infografica sulla localizzazione dei progetti italiani di cooperazione, ma anche di organizzazioni non governative supportate dalla cooperazione.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ha dimenticato un punto: le risorse per la cooperazione.

  GIAMPAOLO CANTINI, Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri. Sulle risorse della cooperazione, il quadro è positivo se guardiamo ai dati in se stessi, ma esistono degli elementi di chiaroscuro.
  In estrema sintesi, puntualmente lo scorso anno, ma anche quest'anno, il sentiero di crescita, l'inversione di tendenza, iscritta nel Documento di economia e finanza 2013, riproposto nel DEF 2014, è stato rispettato, e quindi anche l'obiettivo di un aumento dell'allocazione di risorse per il Ministero degli esteri.
  Il «ma» importante è che, nel corso del 2013, si sono realizzati degli accantonamenti e dei tagli e questi si stanno realizzando anche nel 2014, due accantonamenti tra gennaio e febbraio, per un totale di 11 milioni 850.000 euro, e uno ulteriore attualmente in corso di definizione di 6,8 milioni di euro.
  Non entro nello specifico, ma la sostanza è che, in sede di DEF e di legge di stabilità, effettivamente è rispettato quest'impegno politico dell'inversione di tendenza delle risorse, e quindi l'Italia si colloca su un sentiero di ripresa degli stanziamenti, tra l'altro con un apprezzamento importante da parte dell'OCSE-DAC. Tuttavia, nel corso dell'anno, a causa di esigenze di finanza pubblica, sono realizzati dei tagli che riguardano anche la cooperazione, prima in forma di accantonamenti, poi in maniera definitiva. Questo rischia di annullare l'effetto dell'aumento. Volevo richiamare l'attenzione su questo elemento di fatto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO MONACO. Naturalmente, l'impressione è quella di una sproporzione tra le ambizioni, i programmi, gli obiettivi e le risorse. Se ho capito bene, il 5 maggio ci sarà quest'appuntamento in cui sarà oggetto di discussione il rapporto che, sempre se ho capito bene, è scandito in tre parti: ci sono parole di apprezzamento, rilievi critici e raccomandazioni.
  Spero di poter partecipare a questo appuntamento e di avere elementi ulteriori, che forse vanno, soprattutto i rilievi e le raccomandazioni, proprio nel senso della selettività e della concentrazione. A fronte, infatti, di risorse scarse, l'impressione complessiva è che siano tutti propositi molto apprezzabili e ambiziosi, ma Pag. 9che forse esista un problema. Chiedo conferma del fatto che avete avviato una riflessione a partire da questo rapporto che si ispira all'esigenza della concentrazione e della selettività sia dal punto vista delle aree di intervento sia da quello delle priorità nei settori.
  Non abbiamo tempo e modo di approfondire una marea di questioni che lei ha solo evocato, ma la domanda è la seguente: di questo rapporto su cui già avete cominciato a ragionare, quale sarà la recezione da parte del dipartimento, del Ministero degli esteri ? Quali saranno il luogo e il tempo in cui questi rilievi e queste raccomandazioni saranno oggetto di una considerazione, quindi anche di un'implementazione ?
  Non resta tempo per l'altra domanda, ma lei ha fatto un cenno a un apprezzamento, se ho capito bene, del disegno di riforma che giace al Senato anche da parte di quest'organizzazione internazionale, precisando che però, dal punto di vista comparativo, i modelli sono i più diversi: è così ?
  Viene o no un incoraggiamento a procedere lungo la direttrice del progetto giacente, su cui mi pare che in sede parlamentare esista un consenso abbastanza largo ? Da questa comparazione internazionale, si può effettivamente trarre un conforto a procedere dal punto di vista delle linee di riforma nel senso di quel progetto ?

  PIA ELDA LOCATELLI. Apprezzo, in particolare, la voglia di collaborazione e coordinamento. Soprattutto quando le risorse sono scarse, bisogna fare attenzione a non perdere e disperdere nulla.
  Mi fa particolarmente piacere, inoltre, che mi pare abbia fatto tre o quattro volte riferimento all’empowerment delle donne. È una preoccupazione che ho da sempre. Da alcuni anni, nella sostanza questo tema ha perso centralità. Ci sono enunciazioni, ma non sempre azioni concrete, quindi questo far riferimento ripetutamente alle tematiche di genere e all’empowerment delle donne mi va benissimo.
  Anch'io sono curiosa di vedere se il nostro disegno di legge per la cooperazione è apprezzato nell'orientamento internazionale. Il Viceministro Pistelli ci ha parlato bene, in termini positivi di quest'Agenzia. Siccome, però, esistono modelli diversi, non sono in grado di valutare se sia la soluzione migliore che possiamo avere. Anche il raffronto con esperienze diverse, che magari sono partite prima di noi, ci fornisce delle indicazioni precise.
  Un altro tema è quello dell'individuazione delle tre aree, quindi dei Paesi prioritari, operazione assolutamente razionale e giusta. Parlavamo, però, la settimana scorsa, dello Yemen, un Paese che non rientra tra i Paesi e nemmeno nelle aree prioritarie. A me piangeva il cuore a pensare che, di fatto, non possiamo occuparci dello Yemen perché la situazione è «disperatamente disperante». Mentre capisco, quindi, l'approccio teorico, nella pratica non sempre quest'approccio, perfetto dal punto di vista della razionalità, sembra che possa andare.
  Quanto alle risorse finanziarie, non ha parlato di cifre. Spesso, in questa sede ci sono state fornite delle percentuali ballerine. Ancora adesso non so esattamente quante risorse abbiamo a disposizione: potrebbe fornirci delle indicazioni ?
  Quanto alle azioni orientate ai risultati, sembra un tema scontato, ma a io ho delle perplessità, vissute in campi diversi: la ricerca orientata ai risultati ha portato, ad esempio, a un risultato di quasi nessuna ricerca di base. Non vorrei che in quel caso l'ossessione ai risultati facesse perdere di vista risultati che non sono misurabili. Forse dobbiamo essere cauti anche in quest'approccio.

  GIAMPAOLO CANTINI, Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri. Rispondo in ordine. Onorevole Monaco, effettivamente è una domanda comune quella sulla prioritarizzazione: è anche funzione delle risorse scarse, ma è comunque una tendenza dell'intera strategia di cooperazione internazionale in nome dell'efficacia degli aiuti.Pag. 10
  Teniamo anche presente che va di pari passo con una tendenza a una maggiore divisione del lavoro. In Unione europea, ad esempio, sosteniamo quest'approccio di joint programming, di programmazione congiunta, di ripartirsi lavoro e settori assieme al Paese con cui si fa cooperazione. Secondo le linee guida, in ogni Paese la cooperazione italiana, per esempio, dovrebbe essere attiva in non più di tre settori, ma magari con una funzione di leadership in un settore.
  Rispondo alla domanda dell'onorevole Locatelli: sul gender, per esempio, abbiamo un'eccellenza riconosciuta, un ruolo di leadership in Palestina e in Senegal. Mettersi insieme, definire dei settori, intervenire selettivamente contribuisce anche alla maggiore efficacia degli aiuti.
  Vengo alla domanda sulle risorse disponibili con alcuni dati essenziali: l'anno scorso, abbiamo avuto a disposizione per gli interventi, all'inizio del 2013, 209 milioni di euro, e, all'inizio del 2014 – stanziamenti in legge di stabilità, che come sapete sommano la cosiddetta tabella C in legge di stabilità con il fondo di rotazione delle politiche comunitarie, cosiddetto fondo La Pergola – un totale di 223 milioni, quindi 209 e 223. Purtroppo, però, dobbiamo anche scontare l'effetto dei tagli e verificare a fine anno o a oggi cosa rimane. Dai 209 milioni di allocazione iniziale del 2013, alla fine dell'anno dobbiamo fare i conti con 197 milioni. Quest'elemento va tenuto presente e sottrarre 18 milioni di tagli avvenuti o di accantonamenti in essere.
  È da tenere anche presente che 12 milioni sono tagli già avvenuti e 6,8 milioni è un accantonamento in fase di definizione. Teniamo altresì presente che a questi vanno aggiunte anche le spese di funzionamento, che superavano i 20 milioni all'inizio del 2013 e che, comunque, abbiamo ridotto. Mi pare un elemento positivo anche la riduzione a 19 milioni e poco più di 203.000 euro a inizio 2014 di quello che in sede internazionale è definito rapporto di overhead tra costi e interventi. Parliamo sempre delle cifre iniziali, ma terrei per fattore positivo la tendenza a ridurre l'incidenza dei costi amministrativi.
  Queste cifre corrispondono, in termini di rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e prodotto nazionale lordo, per il 2013, allo 0,16 per cento. Questa percentuale è, sostanzialmente, un elemento di miglioramento importante rispetto allo 0,12 toccato in precedenza, che ci ha collocato agli ultimissimi posti. Credo che soltanto la Grecia ci segua in negativo. L'inversione di tendenza è stata, però, notata positivamente. Di recente, l'OCSE-DAC ha fatto un comunicato stampa sul rapporto della peer review italiana, ma anche uno sull'andamento globale dell'aiuto pubblico allo sviluppo.
  Con questo rapporto, dove l'ammontare globale delle risorse è aumentato di oltre 6 miliardi di dollari in termini di aiuto pubblico allo sviluppo, l'Italia si è inserita in una tendenza positiva, come è stato notato nel comunicato dell'OCSE-DAC. Naturalmente, nello stesso contesto si cita che il Regno Unito ha raggiunto lo 0,7 per cento, l'obiettivo concordato in sede internazionale. Ogni dato, evidentemente, è relativo e il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.
  L'onorevole Monaco chiedeva come attueremo le raccomandazioni: appena torniamo al ministero, alle ore undici, abbiamo una nostra riunione interna sui seguiti della peer review. Intendiamo non solo migliorare le singole procedure, quindi adottare delle misure in risposta alle varie raccomandazioni, ma soprattutto continuare a mantenere un rapporto di informazione e di dialogo con l’ OCSE-DAC. Abbiamo detto che formalmente l'esame è finito il 26 marzo, con la pubblicazione del rapporto che ho consegnato all'onorevole Spadoni, ma vogliamo che questo processo prosegua nei prossimi tre anni, quindi vi terremo informati sulle singole misure.
  L'onorevole Monaco faceva riferimento agli organismi terzi: facciamo una selezione tra società, organismi, enti, università che hanno una specializzazione nel campo della valutazione. Si tratta di procedure Pag. 11competitive che facciamo come avvisi di selezione pubblica, di bando. Il più recente rapporto di valutazione è stato sul nostro programma di conversione del debito in Perù e l'ente che sta conducendo la valutazione è l'Istituto Sant'Anna di Pisa, un'istituzione ben conosciuta. In alcuni casi, sono società private, in altri organismi legati a università e via dicendo.
  Sul gender credo di aver risposto.
  Sui Paesi prioritari, effettivamente il problema delle scelte della concentrazione è che, purtroppo, rimane sempre fuori qualche Paese che, invece, meriterebbe un intervento importante proprio perché le risorse si collocano a questo livello. In Yemen, però, stiamo continuando a realizzare importanti programmi pregressi. In un Paese come lo Yemen abbiamo detto che possiamo intervenire con strumenti finanziari diversi, per esempio i crediti d'aiuto. Lo Yemen si colloca nella categoria dei Paesi meno avanzati e, in questo caso, i crediti hanno un'altissima componente di dono, di concessionalità, hanno lunghissimi periodi di grazia, venti o trenta anni di ripagamento, zero tassi di interesse e così via. Questo dà comunque una possibilità di intervento.
  Sull'Agenzia e i modelli possibili, naturalmente l'OCSE-DAC non può entrare nel merito di scelte politiche. Ha rilevato che il dibattito su questa tematica è in corso a livello mondiale. Alcuni Paesi hanno creato agenzie, altri dipartimenti ministeriali, altri ancora li hanno ricompresi nel Ministero degli esteri. Anche nel rapporto breve è particolarmente raccomandato, per la parte istituzionale dell'OCSE-DAC, che «Nel contemplare differenti soluzioni istituzionali, l'Italia dovrebbe mantenere l'equilibrio e il coordinamento tra gli aspetti di policy – quindi di indirizzo – e quelli operativi, assicurare che le conoscenze siano particolarmente integrate nella programmazione, mantenere bassi i costi di transazione – quindi i costi del sistema – ed evitare la frammentazione istituzionale». Questa è la prima raccomandazione a questo riguardo.
  La seconda è relativa alla necessità per la DGCS di sviluppare anche un piano sulle risorse umane, quindi un'efficiente divisione del lavoro tra i vari organismi. Questo mi sembra un punto interessante visto dalla prospettiva di un osservatorio terzo rispetto al nostro dibattito interno, ma che è in grado di portare per sua natura anche un po’ le tendenze a livello dei vari Paesi donatori.
  Spero di essere stato esaustivo.

  PRESIDENTE. Direi di sì.
  Ringrazio il ministro e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.