XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII-XIV Camera e 13a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Lunedì 10 febbraio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario europeo per l'azione per il clima, Connie Hedegaard, sugli obiettivi europei in materia di cambiamenti climatici (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei Deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato):
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Hedegaard Connie , Commissario europeo per l'azione per il clima ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 7 
Borghi Enrico (PD)  ... 7 
Girotto Gianni Pietro  ... 8 
Caleo Massimo  ... 9 
Nugnes Paola  ... 9 
Realacci Ermete , Presidente ... 9 
Vaccari Stefano  ... 10 
De Rosa Massimo Felice (M5S)  ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 
Dallai Luigi (PD)  ... 11 
Di Biagio Aldo , Presidente ... 11 
Hedegaard Connie , Commissario europeo per l'azione per il clima ... 11 
Caleo Massimo  ... 12 
Hedegaard Connie , Commissario europeo per l'azione per il clima ... 12 
Di Biagio Aldo , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA VIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 16.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per l'azione per il clima, Connie Hedegaard, sugli obiettivi europei in materia di cambiamenti climatici.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Commissario europeo per l'azione per il clima, Connie Hedegaard, sugli obiettivi europei in materia di cambiamenti climatici.
  Ringraziamo la Commissaria Hedegaard per la sua presenza qualificatissima.
  Sono presenti parlamentari, sia della Camera, sia del Senato, delle Commissioni competenti in materia. Chiediamo scusa, ma quella di oggi è una giornata di lavori parlamentari convulsi e, per questo, è probabile che la presenza dei deputati a un certo punto verrà meno, appena inizieranno i lavori dell'Assemblea, mentre per quanto riguarda i senatori, la loro presenza è ridotta perché credo siano in corso attività del Senato.
  L'audizione odierna, però, è di enorme importanza. Sappiamo che la Commissaria è molto impegnata, e noi seguiamo le sue attività, su un fronte che per tutti noi è primario, un fronte, peraltro, anche di attualità, perché in questo momento, come sappiamo, l'Italia è di nuovo attraversata da perturbazioni ed eventi meteorologici calamitosi. Il ripetersi di tali eventi su un territorio già fragile per gli errori del passato, fa capire come sia necessario e urgente concentrarsi sulle politiche di adattamento ai mutamenti climatici, anche se il cuore delle nostre azioni rimangono le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici.
  Su questo tema l'Europa è chiamata ad appuntamenti di grande rilevanza. Nel mese di marzo deve, infatti, definire gli obiettivi, i target della politica europea, e capire se questi target, come io personalmente mi auguro, riguarderanno solo la riduzione dei gas serra o anche gli obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili e se saranno target, come io mi auguro, definiti Stato per Stato.
  In ogni caso, sentiremo cosa ha da dire la Commissaria e sentiremo anche le questioni che hanno da porre i parlamentari qui presenti, dopo che, stamattina, abbiamo avuto modo di avere un rapido scambio di vedute con la Commissaria.
  Io penso che un punto centrale sia rappresentato dalla green economy. Peraltro, lo dico per i colleghi senatori, noi alla Camera stiamo svolgendo – magari possiamo anche incrociare i nostri lavori – un'indagine conoscitiva sulla green economy. Quest'anno, come molti sanno, è l'anno europeo della green economy. L'indagine conoscitiva alla Camera è condotta insieme dalla Commissione ambiente e dalla Commissione attività produttive.Pag. 4
  A nostro avviso, il cuore del problema posto dall'indagine conoscitiva sulla green economy è far capire che queste politiche non sono soltanto politiche di dover essere, ma sono anche forme di risposta alla crisi economica in atto e che le scelte che noi facciamo su questo terreno possono essere scelte che rendono più competitiva la nostra economia, che producono lavoro e occupazione e che creano un'idea di Europa per cui vale la pena di impegnarsi.
  Esse richiedono, però, anche un protagonismo dell'Europa in rapporto con gli altri grandi poli del mondo. Sappiamo bene che l'Europa può fare la sua parte e può essere in prima fila, ma poi bisogna anche, e per questo c’è bisogno di un protagonismo dell'Europa, che i passaggi successivi coinvolgano i principali attori mondiali – a partire da Stati Uniti, Cina e Russia –, nella direzione di una politica che veda un'economia più a misura d'uomo intrecciarsi con un ambiente che viene maggiormente tutelato.
  Io mi fermo qui per non togliere spazio alla Commissaria. Do la parola alla Commissaria Hedegaard per lo svolgimento della relazione.

  CONNIE HEDEGAARD, Commissario europeo per l'azione per il clima. Grazie mille, signor presidente. Mi fa davvero piacere essere di nuovo qui. Non parlerò troppo a lungo, lo prometto, perché ritengo sia più produttivo avere uno scambio con domande e risposte.
  Credo che per tante persone in Italia e in Europa i cambiamenti climatici non siano più una lontana minaccia teorica. Sempre più cittadini si sono resi conto del fatto che quando gli scienziati ci avvisarono che i cambiamenti climatici si sarebbero verificati sotto forma di forti precipitazioni, condizioni meteorologiche imprevedibili e, in alcune regioni, siccità, in effetti questo è quello che abbiamo cominciato a vedere. In qualche modo dunque hanno avuto ragione.
  Di recente in Italia avete visto quanto costa portare avanti le cose come se nulla fosse. Spesso anche noi politici tendiamo a credere che, se continuiamo domani quel che abbiamo fatto ieri, allora conosciamo già i costi da affrontare, ma con i cambiamenti climatici questo principio non vale. Se non si fa niente, si finisce per pagare un prezzo molto più alto. Ecco perché la Commissione, nonostante l'importanza delle attività legate alla crisi economica in Europa, ha deciso di presentare il pacchetto per gli obiettivi 2030.
  Il nostro punto di vista è che l'Europa non vive soltanto una crisi economica. Ne vive ben tre. C’è quella economica, ovviamente, ma ci sono anche una crisi occupazionale, che è anche crisi sociale, con più di 26 milioni di persone che non hanno un lavoro in Europa, e una crisi legata ai cambiamenti climatici, che è ancora in corso: l'Europa è una delle regioni del mondo che più dipendono dall'importazione dall'esterno di combustibili fossili. Oggi il 60 per cento della nostra energia è importata. Nel 2030, se non cambiamo la nostra attitudine, importeremo l'80 per cento del nostro fabbisogno energetico.
  Nel 2012 c’è stata una grande e grave crisi in Europa. Sono stati spesi 545 miliardi di euro da parte degli Stati membri – ripeto, 545 miliardi di euro – per pagare l'importazione di carbone, petrolio e gas. Abbiamo mandato il nostro denaro fuori dall'Europa, in Russia, nei Paesi del Medio Oriente, in Nord Africa. Se fossimo più efficienti qui in Europa, se investissimo molto di più nelle nostre risorse autoctone, potremmo conservare gran parte di questo denaro in Europa, investendo nella creazione di posti di lavoro e in crescita e sviluppo, invece di mandare quel denaro altrove.
  Tutte queste sfide insieme devono essere affrontate ricordando che, se si lavora per i cambiamenti climatici, non si lavora contro la crescita, contro la competitività. Se lo facciamo in maniera intelligente, possiamo riuscire a migliorare la nostra condizione economica, aumentando anche la nostra indipendenza energetica e la nostra competitività.
  So che questo vale anche per l'Italia. So che voi spendete ogni anno più di 60 Pag. 5miliardi di euro che fuoriescono dai vostri confini e vanno altrove, invece di essere investiti qui.
  Quando abbiamo presentato l'obiettivo di una riduzione interna all'UE del 40 per cento dei gas serra per il 2030, non abbiamo pensato a un mero calcolo teorico. Il 40 per cento rappresenta il target economicamente più vantaggioso da raggiungere per avere una società a basse emissioni di carbonio nel 2050.
  Abbiamo analizzato tre scenari diversi: riduzione del 35 percento, riduzione del 40 e riduzione del 45 per cento. Lo scenario del 40 per cento è più vantaggioso economicamente rispetto a quello del 35 per cento. Alcuni industriali sembrano non aver compreso la nostra valutazione di impatto, secondo la quale se si puntasse ora al 35 per cento, noi europei dovremmo affrontare oneri di gran lunga maggiori, il che non sarebbe saggio, perché nei prossimi anni dovremmo continuare a investire molto in piani non efficienti, migliorare le nostre infrastrutture e migliorare gli interconnettori transfrontalieri.
  Lo dobbiamo fare comunque, a prescindere dal fatto che vogliamo avere un'economia con minori emissioni di carbonio. Abbiamo, quindi, pensato: non è più intelligente farlo in una maniera più adatta alla nostra strategia per la riduzione delle emissioni di carbonio ? Così abbiamo scelto l'obiettivo del 40 per cento.
  Alcune ONG verdi hanno detto che l'obiettivo del 40 per cento non è ambizioso, ma guardate le cifre: nel 2020 l'Europa dovrà aver ridotto le proprie emissioni del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990. Se tutti gli Stati membri riuscissero ad attuare tutte le politiche che hanno programmato di attuare, supereremmo la soglia del 20 per cento, arrivando al 24 per cento. Un quarto di ciò, pari al 6 per cento, arriverebbe da progetti al di fuori dell'Europa, attraverso l’offsetting, la compensazione.
  In concreto, quindi, nel 2020 all'interno dell'UE avremmo raggiunto la soglia del 18 per cento rispetto ai livelli del 1990. E quindi, ora diciamo che nei dieci anni successivi al 2020 dovremmo partire da un livello interno all'UE del 18 per cento per arrivare al 40 per cento. Chi dice che questo obiettivo non sia ambizioso, non ha capito che ciò richiede la trasformazione dei sistemi energetici, il miglioramento delle politiche dei trasporti, delle politiche edilizie, delle pratiche agricole. Occorrono cambiamenti in tutti i settori se si vuole raggiungere l'obiettivo del 40 per cento a livello unionale.
  Nel pacchetto c’è poi l'obiettivo relativo alle rinnovabili. Per quanto riguarda l'obiettivo serra, proponiamo che sia vincolante a livello unionale e per ciascuno degli Stati membri. Dovrà esserci una parte relativa al sistema ETS e una parte per i settori che non rientrano nel sistema ETS. Occorrerà trovare un accordo sulla ripartizione degli sforzi e bisognerà decidere quanto deve fare ciascun Paese.
  Per quanto riguarda, invece, le rinnovabili, abbiamo detto che sarà ancora necessario avere un obiettivo vincolante europeo. Perché ciò ? Perché non possiamo avere un prezzo per il CO2 e la riduzione delle emissioni serra e poi lasciare che tutto il resto arrivi da sé, in termini di efficienza e rinnovabili ? Io so, da membro dell'Esecutivo, che tante cose non accadono automaticamente. Se così fosse, perché allora non siamo sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo non vincolante dell'efficienza energetica per il 2020, mentre siamo sulla buona strada per raggiungere i due obiettivi vincolanti, quello delle rinnovabili e quello delle emissioni serra ? Proprio perché l'obiettivo dell'efficienza energetica non è vincolante. Avere obiettivi vincolanti aiuta molto.
  Nella proposta della Commissione, quindi, abbiamo un obiettivo europeo vincolante per le rinnovabili. L'elemento nuovo è che non lo proponiamo vincolante per ogni singolo Stato membro. Visto che invece è così oggi, come mai abbiamo deciso di proporre questo cambiamento ? Perché riteniamo che sul piano politico, per poter avere successo, dobbiamo dare maggiore flessibilità al sistema.
  Voglio citarvi un esempio. Pensiamo alla Polonia, ma potrei parlare anche dell'Italia. Si potrebbero fare tante cose a Pag. 6basso costo per l'efficienza energetica, il che vale per la Polonia. Chi è stato lì sa che c’è un enorme potenziale in quel Paese. In modo redditizio si possono attuare pratiche efficienti.
  Se si trattasse della Svezia, della Danimarca, dei Paesi Bassi o della Germania, che si occupano di efficienza da decenni, per compiere ulteriori progressi nel campo dell'efficienza energetica bisognerebbe spendere molto più denaro. La Polonia potrebbe fare relativamente di più nel settore dell'efficienza, ma ipotizziamo che faccia di meno, nei prossimi dieci anni, nel settore delle rinnovabili. Si deve consentire una cosa del genere o no ? Proprio per avere l'appoggio di tutti e 28 gli Stati membri dobbiamo introdurre nel sistema una maggiore flessibilità.
  Sinceramente, io ho pensato che fosse fondamentale avere un obiettivo vincolante a livello unionale per le rinnovabili, anche se molti non vogliono questo. Molte industrie non sono d'accordo. Credo che anche il nuovo Governo continuerà a discutere sulla necessità o meno di appoggiare la nostra proposta di avere un obiettivo vincolante per le rinnovabili.
  A proposito dell'efficienza, al Parlamento europeo è stato promesso un riesame della Direttiva e delle politiche in materia di efficienza energetica per la metà di quest'anno. Il Commissario per l'Energia si è impegnato a compiere il riesame e successivamente, tra settembre e ottobre prossimi, saremo in grado di presentare le nostre proposte in materia di efficienza.
  Consentitemi di fare un accenno ad altri due elementi del nostro pacchetto: ci sarà una riforma del sistema di scambio delle emissioni, il sistema ETS, di cui possiamo parlare più dettagliatamente, se volete. Dalla presentazione della nostra proposta il 22 gennaio abbiamo visto un aumento costante del prezzo dell'ETS, perché quegli scambi sul mercato si basano sulla consapevolezza che ci sarà una riforma del sistema.
  Da ultimo, voglio trattare una questione che è stata trascurata abbastanza anche dalla stampa in questo pacchetto. Nel pacchetto era inclusa anche un'analisi dei costi energetici. Cercate di analizzare questo studio. I costi energetici in Europa sono molto più alti rispetto a quelli dei nostri concorrenti.
  Che cosa c’è dietro a questo sviluppo ? L'analisi dei costi energetici consta solo di 15 pagine e, quindi, consiglio a tutti di leggerla. È molto semplice ed è un documento molto chiaro. Credo che serva a fugare alcuni equivoci in particolare nel settore dell'industria, dove si tende a pensare che l'aumento dei costi dell'energia sia legato proprio all'attuazione delle politiche climatiche o alle rinnovabili. Vi chiedo di leggere questa analisi, che è stata messa a punto dai Servizi economici di Bruxelles.
  È vero che da noi in Europa le rinnovabili sono state molto più costose per un certo periodo di tempo, ma ora il loro prezzo è sceso notevolmente. Una delle conclusioni alle quali si giunge nel documento è che negli Stati membri che dispongono di tanto eolico e di tanto solare il costo della produzione dell'energia è sceso, non è aumentato. Il costo si è assolutamente ridotto, perché c’è maggiore concorrenza. Laddove c'erano vecchi monopoli che controllavano i prezzi, adesso c’è una situazione di maggiore concorrenza proprio grazie al solare e all'eolico, che hanno determinato una riduzione dei prezzi all'ingrosso. Vanno calcolati, certo, anche i costi per costruire le infrastrutture, ma secondo l'analisi, il motore al rialzo dei prezzi energetici in Europa è la mancanza degli interconnettori, ragion per cui in troppi Paesi le strutture si fermano ai confini di ciascun Paese. Mancano reti intelligenti e infrastrutture energetiche e, quindi, manca una concorrenza autentica. Nel sistema ci sono troppi prezzi controllati. Manca un mercato unico per l'energia, che è stato approvato anni fa, ma non è stato realizzato. Tanti cittadini potrebbero chiedere a voi politici perché le loro bollette energetiche aumentano. Se dovessimo dar loro la risposta giusta, questa dovrebbe basarsi anzitutto sul fatto che, se Pag. 7riusciamo a formulare la diagnosi corretta, siamo in grado di formulare anche la cura giusta.
  Non sono le politiche climatiche e le rinnovabili che spingono verso l'alto i prezzi energetici in Europa. Io non credo che siano questi i fattori che tengono alti i prezzi dell'energia in Europa. Io credo che una politica energetica più europeizzata potrebbe determinare una riduzione dei costi in Europa. Ecco perché raccomando a voi la lettura di quest'analisi.
  Preferisco fermarmi qui ed essere a vostra disposizione per le domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie per l'eccellente speech, Commissario Hedegaard.
  Io credo che una delle ricadute di cui riferire alla Commissaria, per quanto ci riguarda, potrebbe essere quella di ragionare insieme sulla possibilità di una mozione comune Camera-Senato che orienti la posizione del Governo italiano, nel semestre di presidenza dell'Unione europea, nelle direzioni che anche la Commissaria Hedegaard ci proponeva.
  Solo per citare l'esempio delle bollette degli italiani per le utenze domestiche, ricordo – l'ho detto anche stamattina alla Commissaria – che noi abbiamo case che sono costruite spesso in maniera molto obsoleta e che fra una casa costruita bene e una costruita male c’è un risparmio della «bolletta energetica» di 1.500 euro, il che significa che rafforzare le politiche ambientali e favorire l'edilizia di qualità ed energeticamente efficiente potrebbe essere un'occasione anche per ridurre le bollette e per aumentare moltissimo l'occupazione.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO BORGHI. Grazie, signor presidente. Anche da parte nostra – io rappresento il Gruppo del Partito Democratico nella Commissione ambiente della Camera dei deputati – vanno un benvenuto alla Commissaria e un ringraziamento per la sua presenza. Il mio intervento sarà sostanzialmente concentrato su due punti, con due domande.
  Il primo tema è relativo alla domanda su come la Commissione europea valuta una misura che la Commissione ambiente della Camera ha proposto e che il Governo ha stabilizzato per quest'anno, conosciuta in Italia sotto la voce di ecobonus. Si tratta di un meccanismo di detrazione fiscale delle spese per la riqualificazione e l'efficientamento energetico degli edifici, che arriva fino al 65 per cento, spalmato in dieci anni. È una misura che, secondo un'indagine che ha svolto il Servizio Studi della Camera dei deputati, ha prodotto quest'anno 19 miliardi di investimenti nel nostro Paese, con una ricaduta significativa anche in termini occupazionali giacché si parla di una stima di 300.000 posti di lavoro.
  La domanda è, oltre a come viene visto questo tema, tenendo conto del fatto che questa è una politica fiscale e, quindi, demandata agli Stati, se sia possibile immaginare l'utilizzo di risorse europee per la copertura di questo tipo di misure in futuro. Vorrei sapere, cioè, se l'Europa possa concorrere, naturalmente se questo viene visto come un elemento positivo di politica attiva, nello sforzo complessivo di ammodernamento del patrimonio edilizio e di investimento che viene condotto attraverso l’ecobonus.
  La seconda domanda riguarda un tema su cui abbiamo avuto già modo di confrontarci a Vilnius nei mesi scorsi, quello delle strategie macroregionali. In particolare, in Italia ci sono due versanti su cui siamo impegnati.
  Il primo è il tema della strategia macroregionale adriatico-ionica, dentro cui si gioca anche, dal punto di vista ambientale, una partita non banale, tenuto conto del fatto che all'interno di questa strategia macroregionale c’è il tema dell'approvvigionamento energetico e ci sono le ipotesi di utilizzo del mare Adriatico per il reperimento di risorse fossili, di idrocarburi in particolare. Vorrei sapere come viene visto questo tema a livello di Commissione europea.
  Il secondo tema è quello della strategia macroregionale per le Alpi, alla luce della decisione del Consiglio europeo del 19 e 20 Pag. 8dicembre, di investire la Commissione dell'elaborazione di una strategia per le regioni alpine entro giugno del 2015.
  È una domanda che, all'indomani del referendum svizzero sulla libertà di circolazione, acquisisce un valore ancora più forte. Noi pensiamo che il tema dell'ambiente, dello sviluppo sostenibile e dell'equilibrio nel reperimento tra risorse naturali e rapporto col territorio sia uno dei motori di una possibile strategia per lo sviluppo sostenibile delle aree alpine. Su questo avremmo piacere di conoscere la sua opinione.
  Grazie.

  GIANNI PIETRO GIROTTO. Grazie, presidente. Ringrazio anch'io il Commissario per l'intervento, che ho seguito e sul quale mi trovo in piena sintonia.
  Commissario, noi stiamo assistendo a un dibattito in cui attualmente tra Parlamento europeo e Commissione europea non c’è uniformità di vedute in merito agli obiettivi per il 2030. Diamo per scontato che questi obiettivi servono per salvaguardare il pianeta dai pericoli del riscaldamento globale, che ormai nessuno, penso, voglia più considerare una teoria, ma è un dato di fatto.
  Come lei ha menzionato brevemente, noi italiani stiamo, proprio anche in queste settimane, pagando pesantemente il prezzo di questi cambiamenti con i recenti sconvolgimenti alluvionali, soprattutto nel Nord Italia. Stiamo, purtroppo, rispettando la previsione che dice che, per ogni euro che noi non investiamo in salvaguardia ambientale, ne dovremo spendere quattro poi per ripagare i costi delle calamità naturali.
  Anche noi, come Paese, non abbiamo in questo momento uniformità di vedute, e lei lo ha anticipato. In questo momento abbiamo una differenza di posizione tra Ministero dell'ambiente e Ministero dello sviluppo economico. Come Movimento 5 Stelle, noi abbiamo presentato un'interpellanza urgente al Governo affinché chiarisca la posizione italiana.
  Come Movimento 5 Stelle, noi ribadiamo che sosteniamo con decisione la posizione del Parlamento europeo e, quindi, i tre obiettivi distinti: efficienza energetica, emissioni di CO2 e fonti energetiche rinnovabili. Personalmente, vorremmo una posizione ancora più elevata nel senso di portare al 45 per cento di fonti rinnovabili entro il 2030.
  Peraltro, il nostro movimento, come ha già dichiarato esplicitamente, per il 2050 vuole raggiungere il 100 per cento di energia da fonti rinnovabili. A beneficio di tutti, di me stesso in primis, ricordo che la Germania ha posto a se stessa questo obiettivo, ragion per cui non stiamo dicendo cose strane. In questo caso stiamo ricalcando la posizione di un Paese tecnologicamente e democraticamente avanzato come la Germania.
  Ribadiamo che l'Unione europea ha riconosciuto in recenti documenti che questi obiettivi hanno incentivato uno sviluppo tecnologico che in questo momento ci pone in una posizione di avanguardia rispetto al resto del pianeta. Noi questa posizione non possiamo assolutamente perderla.
  Lei ha detto molto bene: noi importiamo una quota enorme di energia dall'estero e, se non miglioriamo, ne pagheremo sempre di più le conseguenze. Peraltro, noi italiani siamo in ultima posizione, perché già attualmente importiamo l'80 per cento della nostra energia dall'estero.
  Quello che io voglio specificare è che questo sviluppo tecnologico ha come conseguenza attuale e, se sapremo approfittarne, anche in futuro la creazione di filiere industriali a elevato valore aggiunto e, quindi, di posti di lavoro. È questa l'operazione fondamentale. Noi parliamo di posti di lavoro che possiamo creare sia con gli interventi per efficientare sia gli edifici, sia con lo sviluppo di tutte le tecnologie delle fonti rinnovabili.
  Da una parte, quindi, abbiamo la salvaguardia dell'ambiente, ma, dall'altra, abbiamo anche la creazione di numerosissimi posti di lavoro. Per far questo, per avere occupazione nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo, dobbiamo avere stabilità delle misure. Noi abbiamo chiesto Pag. 9la stabilità dell’ecobonus fino al 2020. Volevo chiedere se voi avete esperienze in questo senso in altri Paesi europei e cosa pensa la sua Commissione di questo provvedimento di detrazione fiscale per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici.
  Grazie.

  MASSIMO CALEO. Grazie, Commissario. Grazie per le ulteriori informazioni che ci ha fornito.
  Dal punto di vista emblematico, il nostro Paese in questo momento rappresenta forse la punta più avanzata di come il cambiamento climatico abbia ripercussioni negative nel territorio e nell'ambiente. L'Italia sta vivendo da qualche anno – ormai non si tratta più di eventi estemporanei – devastazioni, alluvioni e problemi di natura strutturale derivanti proprio da questo fenomeno. Se ne sarà accorta anche lei Commissario, perché qui a Roma anche nel mese di febbraio si suda ! Da questo punto di vista ci si rende conto di quanto possa essere cambiato il clima nel mese di febbraio anche in Italia. Non c’è un alternarsi armonico, come c'era una volta, tra le stagioni.
  Io parto da queste considerazioni per dirle che, secondo me, l'IPPC si è espresso in maniera chiara e – oserei dire – definitiva, anche se la corrente culturale contraria continua ad alimentare in maniera diversa le valutazioni che sono venute fuori da questo gruppo di lavoro importante a livello mondiale. C’è dunque un'opinione che sostiene che non sia vero che il clima si sta modificando, mentre ci sono stati studi scientifici che indicano addirittura che ci sia un'accelerazione da questo punto di vista.
  Io volevo porle questa, come prima domanda: è possibile che gli obiettivi che la UE si è posta possano incrociarsi con gli obiettivi e con le previsioni che ha fatto l'IPCC ? Secondo me, in base agli studi che sono emersi, c’è un'accelerazione di segno negativo dei cambiamenti climatici: si parla, in proposito, di fenomeni di innalzamento dei mari, di aumento delle precipitazioni, e via discorrendo, che sono maggiori di quanto previsto. In tal senso, le chiedo: le misure che l'UE ha predisposto per aderire alle previsioni che ha fatto questo organismo sono in grado, secondo lei, di funzionare, oppure è possibile correggerle ulteriormente rispetto sia ai limiti alle emissioni sia all'efficientamento energetico ?
  L'altra domanda che volevo porle è: non è il caso, in questo particolare momento, di individuare canali di finanziamento agevolati soprattutto in quei Paesi, come l'Italia, che in questi anni hanno avuto i danni e le ripercussioni maggiori dai cambiamenti climatici ?

  PAOLA NUGNES. Buonasera. Io innanzitutto voglio ribadire, come ha già detto il mio collega Girotto, una richiesta. Vorrei sapere, cioè, in merito alla dualità delle posizioni della Commissione europea e del Parlamento europeo, per quali motivi la Commissione non ritiene che la posizione più stringente del Parlamento possa essere un obiettivo concreto da perseguire.
  Pongo poi una domanda per capire, come spesso sono le mie domande. Non mi è chiaro se la Commissione vede negli obiettivi vincolanti per le fonti rinnovabili una necessità, o se ritiene che la flessibilità sia più importante. Noi riteniamo che il vincolo europeo sia indispensabile in Italia, perché abbiamo una lobby fortissima del petrolio, che rallenta in maniera smaccata la possibilità per le rinnovabili di avere un futuro.
  Recentissimamente, ad esempio, con un emendamento, si è eliminato un obbligo per i nuovi edifici di dotarsi di una quota parte di fotovoltaico o, comunque, di energia da fonte rinnovabile. Era già qualche anno che questo obbligo di legge era in vigore, ma adesso è stato eliminato e, quindi, facciamo passi indietro e non passi in avanti. Se l'Europa non ci vincola, io credo che scivoliamo malamente indietro.

  PRESIDENTE. La senatrice Nugnes si riferisce a un emendamento approvato dal Senato nell'ambito dell'esame di un decreto legge emanato dal Governo che differisce di un anno l'applicazione di una Pag. 10norma sull'efficientamento energetico dei nuovi edifici.

  STEFANO VACCARI. Grazie, Commissaria, dell'esposizione e anche della chiarezza con la quale ci ha indicato le ragioni per le quali voi avete individuato nel 40 per cento l'obiettivo che voi ritenete – come anch'io lo ritengo – equilibrato e sostenibile rispetto a tutti i Paesi europei.
  Le vorrei sottoporre due domande. La prima si collega a quella che il deputato Borghi aveva anticipato sull'importanza che per lei ha l'investimento sulla riqualificazione degli edifici esistenti e sull'edilizia sostenibile rispetto al raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico.
  Non solo. Io credo che le azioni che il nostro Paese ha provato a mettere in campo, e alle quali occorre dare sicuramente maggiore continuità e sostegno, possano portare un contributo importante anche sul fronte della riduzione delle emissioni. I dati disaggregati di molte città del Nord Italia indicano infatti come le emissioni da riscaldamento delle abitazioni provochino almeno un terzo delle emissioni di polveri sottili in quelle realtà. Penso soprattutto alla Pianura Padana.
  Come seconda domanda, mi interessava conoscere il suo giudizio sul contributo che è scaturito dal coinvolgimento, che l'Unione europea ha giustamente voluto avere, delle comunità locali attraverso il percorso della Covenant of Mayors, il Patto dei sindaci. Le chiedo se pensa che questo coinvolgimento debba essere non solo proseguito, ma anche maggiormente sostenuto per il cambiamento dal basso che ha introdotto in tanti Paesi dell'Unione europea.
  Io credo, essendone stato uno dei sostenitori nella mia realtà territoriale, che anche attraverso questo lavoro dal basso si possa contribuire fortemente a raggiungere gli obiettivi ambiziosi ma realistici che l'Unione europea si è fissata.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. La ringrazio di essere qui. Credo che il suo ruolo sia fondamentale quanto difficile, probabilmente, da gestire a livello europeo.
  Volevo fare quattro domande. Una è sulla produzione di energia rinnovabile. Vorrei sapere se si va più nella direzione della produzione puntuale, del singolo che produce energia e la reimmette in rete a disposizione, se ne produce un surplus, oppure nella direzione dei grandi impianti. In questo senso chiedo cosa pensate, come Commissione europea, dei grandi impianti, anche di quelli che si ipotizzano nelle aree del Sahara, che poi verranno collegati alle reti, ma che rimangono impianti esteri da cui importeremo energia, anche se energia rinnovabile.
  Inoltre, volevo chiedere come intendete coinvolgere i cittadini, o se intendete coinvolgere solo i Governi, in questo processo di cambiamento verso le energie rinnovabili.
  Ancora, vorrei sapere come intendete comportarvi riguardo alle azioni che vanno in senso contrario alle rinnovabili e, quindi, a una riduzione della produzione di inquinanti che altereranno il clima. Infatti, noi facciamo tanti bei ragionamenti nel senso delle energie rinnovabili, ma poi andiamo avanti con sovvenzioni, trivellazioni, fracking, autostrade e con tutte queste infrastrutture che porteranno un peggioramento delle condizioni climatiche. Se investiamo in un senso, mi sembra strano che continuiamo a investire anche nel senso opposto. Rischiamo poi di avere un risultato finale che ci porta a zero, come guadagno.
  Infine, un'ultima domanda, che probabilmente toccherà marginalmente la questione clima. Volevo chiedere, però, un parere, se può darmelo. C’è il sentore in Europa che le procedure di VIA e VAS si stiano sminuendo un po’, che le lobby siano riuscite a entrare nei meccanismi e che cerchino di depotenziarle. Vorrei capire se effettivamente esiste questa sensazione a livello europeo e come possiamo porvi rimedio.
  Grazie.

  STEFANO VIGNAROLI. Grazie di essere intervenuta. Volevo fare due domande veloci.Pag. 11
  Vorrei sapere se è stato affrontato il problema e se sono state attuate delle politiche per quanto riguarda i profughi del clima, cioè quelle persone, che saranno sempre di più, che saranno costrette a spostarsi a causa dei cambiamenti climatici.
  Inoltre, vorrei sapere se, affinché ci sia sempre meno bisogno di petrolio, si stanno facendo in concreto delle azioni per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti e il recupero di materia prima.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie anche per la sintesi, collega Vignaroli.
  Io ho l'ultimo intervento del collega Dallai. Se non ce ne sono altri, cederò poi la parola alla Commissaria e la presidenza al senatore Di Biagio, perché purtroppo devo prendere parte ai lavori dell'Assemblea che stanno per iniziare.

  LUIGI DALLAI. Ringraziando il Commissario per l'intervento, pongo tre domande molto semplici.
  La prima è rispetto alle definizioni di risorse rinnovabili e di energie rinnovabili che sono state elaborate appositamente negli anni Sessanta e Settanta. Per esempio, l'energia geotermica è supposta tra le energie rinnovabili, anche se sappiamo che adesso le precipitazioni, specialmente nei Paesi dell'Europa meridionale, sono molto più scarse e che le falde sono molto impoverite per usi idropotabili. Questo ovviamente determina una maggiore difficoltà nell'installazione di nuovi impianti geotermici, che, ancorché molto interessanti e molto più efficienti che in passato, vanno a incidere sulla falda idrica.
  La seconda domanda è rispetto alle tecnologie di sequestro di CO2. Esse sono argomento di discussione anche nei progetti Horizon 2020 e risentono di andamenti ciclici. Come ben sappiamo, sono tecnologie inizialmente sviluppate negli Stati Uniti e poi fermate sulla base di costi e di efficientamenti non sufficientemente soddisfacenti. Adesso sembrano poter essere nuovamente portate a efficienza industriale. Volevo sapere qual è l'indicazione della Commissione europea rispetto a questo tipo di tecnologia.
  Infine, vorrei sapere qualcosa rispetto alla possibilità di porre vincoli ancora più stringenti sull'impronta di carbonio dei combustibili che noi importiamo. Per esempio, è recente la discussione sugli shale gas e sulle tecnologie molto invasive nell'ottenimento di questi idrocarburi. Volevo sapere se la Commissione prevede di porre dei vincoli ancora più stringenti alle importazioni di questi idrocarburi all'interno della Comunità europea.
  Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA 13a COMMISSIONE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA ALDO DI BIAGIO

  PRESIDENTE. Do la parola al Commissario Hedegaard per la replica.

  CONNIE HEDEGAARD, Commissario europeo per l'azione per il clima. Grazie. Abbiamo affrontato numerosi e diversi argomenti. Cercherò di essere breve.
  Per quanto riguarda la posizione della Commissione in materia di sgravi fiscali, la risposta è che spetta a ciascuno Stato membro decidere le modalità. Esistono vari regimi all'interno dell'Unione, che sono gestiti direttamente dagli Stati membri.
  Esistono alcuni regimi anche con la Banca europea per gli investimenti per la riqualificazione degli alloggi. C’è la possibilità di accedere a forme di sostegno anche per i fondi strutturali, ma solo se si fa parte delle regioni cosiddette non ricche, economicamente più svantaggiate. Dipende molto dalla regione di appartenenza e dal livello di ricchezza della regione di appartenenza.
  Per quanto riguarda le iniziative macroregionali, quelle alpine e quella adriatico-ionica, la mia risposta è che, quanto più è possibile creare schemi e regimi a livello locale e regionale, tanto meglio è per il raggiungimento degli obiettivi generali.Pag. 12
  Alcuni hanno parlato della divergenza tra Parlamento europeo e Commissione e del fatto che il Parlamento europeo abbia voluto tre obiettivi vincolanti. Per quanto riguarda l'obiettivo della riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas serra, noi siamo in linea con la posizione suggerita dal Parlamento europeo. Io ritengo molto positivo che il Parlamento europeo abbia parlato della necessità di maggiore ambizione anche per le rinnovabili e per l'efficienza energetica e spero davvero che questo messaggio possa avere un impatto anche sui vari Governi nella formulazione delle politiche nazionali.
  La Commissione vuole per le rinnovabili un obiettivo vincolante a livello europeo. Ci sono coloro che dicono che l'importante è avere un prezzo e un obiettivo per la riduzione delle emissioni serra, e io vi ho già detto prima perché ritengo importante avere un obiettivo vincolante per le rinnovabili. E credo anche che sia fondamentale avere questo obiettivo per non uccidere un settore industriale, un comparto che anche negli anni della crisi ha dimostrato di essere in grado di creare occupazione in Europa.
  Le rinnovabili erano costosissime. Adesso costano molto meno. Sarebbe davvero sciocco per l'Europa cambiare radicalmente le politiche e abbandonare per sempre le rinnovabili. Sarebbe un segnale sciocco e sbagliato. Ecco perché mi sono impegnata per conseguire almeno un obiettivo vincolante a livello europeo.
  È vero che c’è un potenziale occupazionale estremamente grande e importante. Onestamente, molti di noi credono e pensano che ci siano speranze di uscita dalla crisi. Riteniamo che ciò sia positivo. Vediamo anche una stabilizzazione dei tassi di disoccupazione. Benissimo, ma ancora adesso abbiamo bisogno di altri 26 milioni di nuovi posti di lavoro. Da dove possono venire ?
  All'interno della Commissione i servizi economici hanno analizzato i settori in Europa che offrono una potenzialità di creazione netta occupazionale per il 2020: il settore sanitario, perché ci sono sempre più persone anziane in Europa, le nuove tecnologie, l'ICT – sapete perché – e poi il cosiddetto settore verde (efficienza energetica, rinnovabili, trattamento rifiuti e riciclaggio). Questi settori hanno un potenziale di occupazione pari a milioni di nuovi posti di lavoro per il 2020. Non ci sono altrettanti settori in Europa che presentano lo stesso potenziale occupazionale. Credo che questa sia una delle motivazioni a favore dell'uso delle rinnovabili e dell'efficienza energetica.
  Possiamo pensare anche all'utilizzo del nucleare e dei gas di scisto, per ridurre le emissioni di gas serra, ma io credo che l'efficienza energetica, ad esempio, sia un settore ad alta intensità di manodopera e che in questo settore non si possa fare outsourcing in Cina. Se c’è da riqualificare una serie di alloggi a Bologna, lì c’è creazione di posti di lavoro. Credo che questo sia un punto fondamentale.
  Qualcuno di voi ha detto che ci sono i cambiamenti climatici. È vero. Quando incontro alcune persone scettiche, io pragmaticamente dico: mettiamo che tra vent'anni gli scienziati possano dire «Avevamo torto, pensavamo fossero cambiamenti climatici e ci sbagliavamo». Io penso che, quando i miei figli avranno la mia età, ci saranno tra i 9 e i 10 miliardi di persone e tutti quei miliardi di persone vorranno avere la loro fetta di vita dignitosa, prodotti di base, mobilità, cibo, aria calda, aria fredda. Non pensiamo che sia molto intelligente avere un uso efficiente delle risorse e dell'energia senza dipendere dalle risorse degli altri ? Anche se non ci fossero cambiamenti climatici, che invece ci sono, sarebbe comunque ragionevole e sensato avere ed elaborare politiche energetiche più intelligenti in Europa.
  Mi chiedete poi se sia possibile che l'Europa possa integrarsi con i risultati a cui è giunto il panel IPCC.

  MASSIMO CALEO. Le previsioni dell'IPCC sono, sono secondo me, esattissime. Io chiedevo se gli obiettivi che si è posta la UE siano in grado di corrispondere a quelle previsioni.

  CONNIE HEDEGAARD, Commissario europeo per l'azione per il clima. Esatto, ed Pag. 13è proprio questo il punto della mia risposta: sì, perché quello che l'IPCC ci dice è che l'Europa, insieme ad altri Paesi sviluppati, entro il 2050 avrà una riduzione dell'80-95 per cento. La traiettoria più fluida è di passare attraverso una riduzione del 40 per cento nel 2030. Se puntiamo al 35 per cento, invece, non saremo in grado di raggiungere quegli obiettivi e non terremo il passo. Ecco perché la percentuale del 40 è così importante.
  A proposito dell'obiettivo delle rinnovabili, avete accennato al contributo dell'Europa attraverso il Patto dei Sindaci e a una maggiore partecipazione in senso ascendente, dal basso verso l'alto. Credo sia necessario avere tutti e due gli approcci, quello discendente e quello ascendente. Il Patto dei Sindaci, le municipalità, le grandi società, le grandi città: si muovono tutti proprio perché gli Stati nazionali devono fare la loro parte nella condivisione e ripartizione degli sforzi a livello europeo. Occorre, quindi, a livello europeo, così come accade a livello internazionale, un mix tra l'approccio discendente e quello ascendente. Non basta fissare obiettivi. Occorre un'azione specifica anche sul campo per raggiungere gli obiettivi.
  Proprio perché mi occupo di politica da anni so che molte più cose accadono a livello locale sul campo se c’è un obiettivo vincolante, se si ha l'obbligo di attuarlo e se si viene sanzionati nel caso di non ottemperanza, di non conformità.
  Avete parlato anche della produzione di rinnovabili su larga scala o su piccola scala. Dipende dalla regione. Uno dei problemi che abbiamo avuto in Germania, per esempio, è che ci sono state singole iniziative, piccoli progetti per le rinnovabili che però non erano ben connessi alla rete più grande. A volte è importante avere sistemi decentralizzati, a volte sono necessari progetti su più ampia scala. Dipende dal tipo di rete.
  Uno dei problemi che abbiamo avuto negli ultimi 5-10 anni in Europa è che abbiamo visto un'espansione delle rinnovabili senza che ci fosse un'adeguata espansione delle reti che potevano assorbire questo tipo di energie. È su questo che dobbiamo lavorare.
  Come fare a coinvolgere i cittadini ? L'anno scorso alla Commissione europea abbiamo lanciato una massiccia campagna, con il contributo anche dell'Italia, con un evento organizzato a Milano.
  Noi possiamo fare tante cose. Possiamo lanciare, per esempio, un dibattito sul 2030, divulgando le informazioni anche nei media e sulla stampa. Sarà fondamentale, però, per potersi avvicinare ai cittadini, che voi politici possiate avvicinare i vostri cittadini, parlare direttamente con loro e informarli più di quanto noi possiamo fare a Bruxelles. Si tratta di svolgere un lavoro a livello decentrato, locale. Voi conoscete le vostre condizioni, le vostre specificità locali. Tutti noi dobbiamo lavorare a vari livelli per coinvolgere i cittadini.
  Si è parlato delle valutazioni di impatto ambientale ed è stato chiesto se ci sono le lobby. Sì, le lobby sono fortissime e la Commissione europea lavora molto per affrontare questo aspetto. Capisco che possano esserci problemi se trascorrono anni tra l'avvio di una valutazione di impatto ambientale e il via libera finale. La Commissione ha proposta una durata massima di cinque anni. Non è il massimo ma è sempre meglio degli attuali 7, 8 o addirittura 10 anni. Bisogna ridurre la durata del processo. Se si vuole che un progetto funzioni, è fondamentale avere un sistema di valutazioni di impatto ambientale, che serve da corollario, serve per chiarire meglio la natura e le finalità dei progetti.
  A proposito dei rifugiati del clima rispondo sì: questo tema è stato analizzato da alcuni Servizi della Commissione, anche in relazione ai costi dell'inazione. I rifugiati del clima rappresentano uno dei costi più grandi da affrontare. Bisogna cambiare la nostra mentalità, quando a livello internazionale parliamo di adattamento e di sviluppo della resistenza, anche per evitare il problema dei rifugiati del Pag. 14clima. Le Nazioni Unite stimano che si arriverà a 150 milioni di persone entro la metà di questo secolo.
  Sosteniamo alcune tecniche di recupero del petrolio e diverse tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, attraverso quella che chiamiamo Riserva per i Nuovi Entrati. Non voglio entrare in ulteriori dettagli, ma la cito per dire che esistono specifici regimi che consentono di gestire questi aspetti. A proposito dell'impronta di carbonio e dell'importazione di combustibili fossili, abbiamo avuto un dibattito molto difficile. Non voglio celare il fatto che questo è uno degli aspetti più difficili sui quali raggiungere progressi, proprio per la resistenza di numerosi soggetti.
  Se ci sono combustibili più inquinanti di altri, non potremo proibirli, ma sarà necessario rendere conto e rispondere dell'impatto ambientale che questi combustibili hanno. Niente di più, niente di meno. È la stessa cosa che facciamo per i biocombustibili. Non è per discriminare nessuno, ma è così che devono funzionare le cose. Questa è una battaglia che stiamo conducendo ancora all'interno della Commissione e non è un'impresa facile.
  Una questione alla quale non avete fatto riferimento è il ruolo speciale che l'Italia avrà nel corso del semestre di presidenza dell'UE. Questo pacchetto sarà presentato per il dibattito al Consiglio dei Ministri dell'Ambiente e al Consiglio dei Ministri dell'Energia i prossimi 3 e 4 marzo. Ci sarà un enorme dibattito anche il 20 e 21 marzo, quando si terrà il vertice dei Capi di Stato e di Governo, che parleranno di energia e anche dei costi dell'energia. Si parlerà di competitività, di concorrenza e del pacchetto sul clima e l'Energia per il 2013.
  Alcuni sperano che questo sia solo il vago inizio di un dibattito, alcuni vorrebbero rinviare qualunque tipo di decisione. Io vorrei davvero che al vertice di marzo dei Capi di Stato e di Governo, anche se non si riuscirà a completare tutti i dettagli, si sia in grado di agire insieme cosicché, con buon anticipo rispetto alla data del 23 settembre prossimo a New York, quando ci sarà il vertice presieduto da Ban Ki-Moon, l'Europa sia in grado di comunicare gli impegni e i piani previsti fino a Parigi 2015. Io credo che l'Europa abbia molta più influenza nei colloqui internazionali quando parla con una voce e quando agisce singolarmente.
  Perché è così importante il ruolo dell'Italia ? Perché, quando assumerete la presidenza del semestre dal prossimo luglio, sarete proprio voi ad avere un alto profilo durante l'evento internazionale di New York, quando il vostro Presidente del Consiglio sarà il volto dell'Europa. Sarà da lui che andranno i diversi interlocutori per chiedere cosa sta pianificando l'Europa, cosa progetta l'Europa, non solo l'Italia, ma l'Europa in generale.
  Se ci sono due parti che hanno lo stesso interesse, siamo noi, io e gli italiani. Se riusciamo ad agire insieme e a dire che siamo pronti a raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 40 per cento, allora saremo in grado di dare un segnale forte, che sarebbe di aiuto ai Francesi in vista di Parigi 2015 così come al sistema delle Nazioni Unite e a Ban Ki-Moon, i quali sperano che l'Europa sia in grado di dare il buon esempio ed esercitare pressione su altri. Questo conferirebbe un enorme profilo internazionale all'Italia durante la presidenza del semestre, tra pochi mesi.

  PRESIDENTE. Grazie, Commissario. Noi sapremo cogliere questa sfida. Le Commissioni riunite la ringraziano per l'interessante audizione e anche per la sua vigorosa e condivisa replica.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.10.