XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Giovedì 16 gennaio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti di Euronews:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 2 
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Garimberti Paolo , Presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 5 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 6 
Ranucci Raffaele  ... 7 
Anzaldi Michele (PD)  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 10 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 10 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 11 
Anzaldi Michele (PD)  ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 11 
Anzaldi Michele (PD)  ... 11 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Garimberti Paolo , presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
  (Così rimane stabilito)

Audizione di rappresentanti di Euronews.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di Euronews, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Cedo, quindi, la parola al dottor Paolo Garimberti, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews, che riferirà sulle valutazioni sul nuovo Contratto di servizio, con riserva per me e gli altri colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Ringrazio per questa occasione che mi è stata fornita per spiegare che cos’è Euronews, che tecnicamente non è un servizio pubblico, in quanto manca di un primo requisito, il canone, e di un secondo, cioè un contratto di servizio, come può essere quello italiano oppure la Royal charter della BBC. Tuttavia è un servizio che si potrebbe definire di interesse pubblico, nel senso che si occupa di temi soprattutto europei, con grande attenzione. So che qui è già stata la direttrice generale dell'UER (l'Unione delle televisioni pubbliche europee), Ingrid Deltenre, che ha spiegato che cos’è l'UER e come lei vede la situazione attuale dei servizi pubblici in Europa.
  L'UER è una sorta di Confindustria delle televisioni pubbliche europee, però allargata anche a televisioni pubbliche al di fuori di quelli che sono strettamente i confini dell'Europa. Ci sono dentro anche la Russia, l'Ucraina e la Turchia. In qualche misura l'UER (o EBU, secondo la terminologia inglese) è un po’ come la Uefa nel calcio, che ha allargato i suoi confini alla Russia e ad altri Paesi che non fanno ancora parte dell'Unione europea, tra cui la Turchia.
  Euronews è un canale di informazione 24 ore su 24, sul modello di CNN, BBC World, Deutsche Welle, France 24 e Al Jazeera: queste televisioni di informazione 24 ore su 24, dedicate soprattutto ai temi internazionali sono molto aumentate sul mercato internazionale dell'offerta televisiva.
  La peculiarità di Euronews è che offre questo servizio 24 ore su 24 sull'attualità internazionale in tredici lingue. Quello che si vede in italiano si vede anche in russo, inglese e così via: vi dirò poi quali sono le lingue.
  Vi traccio brevemente la storia di Euronews dalla sua nascita. Euronews nasce Pag. 3esattamente vent'anni fa dall'idea di varie televisioni pubbliche – tra cui RAI e France Télévision – di creare una sorta di televisione pubblica europea, con particolare attenzione ai temi europei, per fare da contraltare a quella che era considerata una predominante anglosassone nell'informazione internazionale. Infatti, da un lato avevamo la CNN e dall'altro BBC World, e non c'era invece qualcosa che fosse più originato dall'Europa e da Bruxelles.
  La BBC non partecipò sin dall'inizio, per una certa insularità tradizionale britannica che li portava a dire ai tempi che «c’è nebbia sulla Manica». Il Regno Unito è un continente isolato e i britannici sono sempre rimasti piuttosto per conto proprio. Dall'altro lato non parteciparono i tedeschi – e questa fu una cosa importante – perché per la sede di Euronews c'erano in ballottaggio Monaco di Baviera, Bologna e Lione: fu scelta Lione. I tedeschi dissero che loro non potevano partecipare a un'impresa di informazione che non emanasse dal territorio tedesco, per una questione di ius soli vigente nella legislazione tedesca, e quindi non aderirono.
  Inizialmente le lingue erano cinque: l'inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo e l'italiano. Oggi siamo arrivati a 13. Si sono aggiunte il russo, il portoghese, l'arabo, il farsi, il turco, l'ucraino, il greco e l'ungherese ed è in fase di preparazione di lancio un'edizione in lingua ebraica. C’è poi l'ipotesi di creare anche un'emanazione africana di Euronews, che dovrebbe chiamarsi Africanews e che avrà sede in una capitale africana: il progetto è ancora allo studio.
  Vi do qualche dato sull’audience. Euronews ha un’audience molto vasta. Si calcola che ci sono 408 milioni di case che ricevono Euronews nel mondo, 49 milioni di europei che ogni mese guardano Euronews e 7 milioni al giorno di audience media quotidiana. Ci sono poi tutti coloro i quali usano le varie declinazioni di Euronews, su digitale, internet, applicazioni. L'ascolto di Euronews è molto alto, ripartito grossomodo in 235 milioni in Europa, 74 in Nord America, 18,4 in Medio Oriente, 8,5 in Asia, 41,7 in Africa e 29,7 in America Latina.
  Proprio per questo suo multilinguismo, Euronews è una televisione che rispetto, per esempio, a BBC o CNN, ha un’audience globale molto alta. Dai 7,2 milioni di telespettatori quotidiani di Euronews si passa ai 2,1 di BBC World e ai 2,1 di CNN.
  Ciò che è soprattutto rilevante e interessa molto la Commissione europea – in particolare la Direzione per la comunicazione che finanzia alcuni progetti di Euronews (per esempio le edizioni in ungherese, greco, arabo e farsi sono stati pagati dalla DG COM, con un finanziamento annuale di circa 30 milioni di euro) – è che in realtà l’audience di Euronews è considerata un’audience di livello medio-alto, cioè interessa i leader nei vari Paesi e un tipo di ascoltatore che ha dei riflessi politici molto importanti. Questo spiega l'interesse da parte della Commissione europea verso l'attività di Euronews.
  Vi do ancora qualche elemento su come lavoriamo. Euronews è una low cost company, nel senso che produce 24 ore di informazione sempre live con un organico di 400 persone, di cui 250 giornalisti divisi in 13 redazioni linguistiche. In effetti, se paragoniamo l'organico di molte televisioni pubbliche europee, ivi compresa la RAI, si può dire che effettivamente Euronews è piccola e costa poco, ma funziona piuttosto bene.
  Ci sono statistiche interessanti: per esempio, il costo della produzione di Euronews, per un migliaio di spettatori al giorno è di 2,3 euro al giorno, quello della CNN è di 8,6 e quello di BBC World è di 14,2 euro al giorno. È veramente una produzione low cost, ma molto efficace.

  PRESIDENTE. Secondo lei per quale motivo Euronews riesce a tenere un ritmo così alto di produzione, 24 ore al giorno, e un costo così basso, anche rispetto al personale ?

  PAOLO GARIMBERTI, Presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. È una questione di burocrazia: dipende da Pag. 4come la società è stata strutturata sin dall'inizio e da come funziona. C’è una produttività molto alta, anche da parte dei giornalisti, a fronte di salari non molto elevati. Lione è una città dove si vive molto bene e costa molto poco. Per esempio, una villetta carina in periferia, magari anche con una piccola piscina, si affitta per 1.000 euro.
  Molti giovani vanno a lavorare da Euronews per cominciare. Monica Maggioni, la direttrice di Rainews 24, ha imparato il mestiere proprio a Lione da Euronews, che è un'ottima scuola. C’è una popolazione lavorativa molto giovane, che ha voglia di emergere e di raggiungere obiettivi, sperando magari di andarsene un giorno. In realtà succede che in un gruppo così giovane spesso nascono rapporti di amicizia, che poi diventano anche di amore. Tra i lavoratori di Euronews ci sono molti nuclei familiari che sono composti da marito e moglie, magari un italiano e una portoghese, che lavorano entrambi con noi, e quindi alla fine non si spostano più.
  C’è una certa dedizione al lavoro che non è facile riscontrare in Italia tra i miei colleghi giornalisti – essendo io un giornalista, posso permettermi di dirlo – non solo della televisione ma anche della stampa quotidiana. La sindacalizzazione che c’è in Italia, per esempio, in Euronews non c’è, come non c’è la burocrazia: tutto è molto snellito e funziona molto rapidamente, tant’è vero che il flusso lavorativo è estremamente semplice e al tempo stesso estremamente efficace.
  La base per ogni servizio che viene messo in onda è un filmato comune a tutte le edizioni nelle varie lingue, mentre la declinazione è fatta dalle redazioni in lingua. È chiaro che in alcuni Paesi dove la democrazia è, come direbbe il presidente Putin, «controllata», la declinazione è un po’ diversa e magari un po’ misurata, soprattutto su certi temi più delicati.
  Il risultato è una voce europea indipendente che, anche laddove le televisioni nazionali non svolgono fino in fondo il loro dovere d'informazione, riesce a penetrare. Vi faccio alcuni esempi concreti: quando ci fu la famosa vicenda delle cosiddette Pussy Riot nella chiesa di Mosca, che furono poi arrestate, la televisione russa non dette la notizia, ma chi ascoltava Euronews in russo l'ha appresa. Sui moti di piazza in Ucraina, la televisione ucraina censurava o comunque faceva molti tagli, mentre Euronews in ucraino trasmetteva tutto, tant’è vero che un nostro cameraman è stato selvaggiamente picchiato. Abbiamo anche ricevuto una dura censura dal Parlamento ucraino, perché, secondo loro (ma chiaramente era un'affermazione discutibile), si sentiva che il cameraman, cadendo sotto i colpi dei poliziotti, diceva delle parole non esattamente corrette, e, per turpiloquio, Euronews non avrebbe dovuto trasmettere questa scena: è un po’ speciosa come giustificazione. Pensiamo anche alle elezioni in Iran, dove, tra l'altro, fu ammesso un inviato di Euronews. Abbiamo il vantaggio di avere una redazione in lingua, e quindi gente che quando va in Egitto o in Medioriente parla l'arabo.
  Quando in Turchia sono cominciati i moti di piazza contro il primo ministro Erdogan, l'edizione in turco della CNN, controllata peraltro da un ricco imprenditore turco, non ha dato notizia di questo evento e trasmetteva tranquillamente un documentario sui pinguini. Infatti, in seguito a questo episodio, in Turchia la CNN viene chiamata la penguin television... Euronews invece ha dato tutte le notizie in turco. Anche questo indubbiamente è un unicum. Non tutti sono in grado di capire BBC World in inglese e non tutti comprendono lingue diverse dalla propria. Noi trasmettiamo nella loro lingua.
  Specie con le elezioni europee alle porte, verso cui Euronews è molto attenta (abbiamo un grande ufficio a Bruxelles), credo che sia un po’ curioso che la RAI trasmetta Euronews soltanto per un'ora al mattino (dalle 5,30 alle 6,30), pagando tra l'altro un contributo assai rilevante per Euronews: questo tema è trasversale alle televisioni nazionali in generale e riguarda in parte anche la Francia. Vi darò poi le cifre dei contributi dei singoli azionisti, ma Pag. 5anticipo che il contributo è stato ridotto, perché è una situazione difficile per tutti.
  Visto che la RAI paga, non si capisce perché nei suoi telegiornali, nei suoi servizi di informazione e nella stessa Rainews 24, non usi il materiale prodotto in italiano da Euronews, con un'ottica totalmente diversa da quella dei telegiornali delle televisioni nazionali. Come sapete, per definizione, l'attenzione che c’è sulle vicende internazionali in Euronews è indubbiamente altissima, mentre nei telegiornali e nelle trasmissioni d'informazione delle televisioni nazionali è sempre più ridotta.
  Secondo me, ci sarebbe un'interazione interessante da studiare ed è curioso che non venga sfruttata di più. Dico questo anche per venire al tema che lei, Presidente, mi ha ricordato. Ho visto che nel contratto di servizio si parla esplicitamente dell'informazione riguardante l'Europa. All'articolo 5 del progetto di contratto di servizio si parla di promuovere la conoscenza dello statuto dell'Unione europea e delle vicende europee e internazionali e di sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali e su quelle dell'Unione europea. Sono tutti punti sui quali certamente la produzione di Euronews è molto alta rispetto a quella delle televisioni nazionali.
  Fornisco ancora un elemento, anche per venire a un tema che riguarda la RAI: come è strutturato Euronews dal punto di vista societario. È una società per azioni di diritto francese. La governance è duale, con un consiglio di sorveglianza di cui io sono presidente, che è composto da sedici tra i maggiori azionisti (tra cui RAI e France Télévision) e un direttorio o comitato esecutivo, dove c’è un presidente-direttore francese, che in realtà è una specie di amministratore delegato. Ci sono poi i direttori dei vari settori: del settore finanziario, del commerciale, del internet e delle redazioni, che è un giornalista.
  Euronews è una società per azioni, in cui i maggiori azionisti sono: France Télévision, che detiene il 22,8 per cento delle azioni; RAI, che detiene il 20,57; la televisione russa, con il 15,25; la turca, con il 14,13; la svizzera, con l'8,73 e la marocchina con il 5,73. Per il resto, c’è un azionariato diffuso, molto modesto. Da poco tempo sono entrati nel capitale sociale, con quote modestissime, anche i rappresentanti delle istituzioni locali, ossia del Grand Lyon, ovvero la grande città di Lione, la regione Rhône-Alpes, in cui si trova Lione, e il dipartimento di Lione. Questo ci ha consentito, per esempio, di ottenere il terreno per costruire una sede nuova che verrà inaugurata presumibilmente a metà di quest'anno a dei costi molto bassi, in una parte di Lione che andava ristrutturata. Sta venendo effettivamente un bel palazzo nuovo a costo molto basso.

  PRESIDENTE. Quindi l'amministrazione pubblica è entrata nel capitale per procurarvi il terreno ?

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Prima l'amministrazione ci ha fatto avere il terreno, poi le abbiamo chiesto se voleva entrare nella società. L'amministrazione è entrata, partecipa e controlla anche l'andamento della società dal punto di vista finanziario e la correttezza della gestione.
  È una società sostanzialmente sana, con un fatturato nel 2013 di 75 milioni di euro, un fatturato previsto per il 2014 di 80 milioni di euro e un bilancio con un leggero attivo. Nel 2013 abbiamo distribuito ai principali azionisti 800.000 euro di dividendi. Non sono moltissimi, ma è il principio che conta.
  Il futuro è tuttavia incerto: effettivamente tutti i principali azionisti che vi ho elencato stanno riducendo i loro contributi. La RAI, da un contributo che arrivava a 1 milione e 496.000 euro nel 2013 vuole scendere a circa 500.000 nel 2014. La stessa France Télévision riduce del 50 per cento, mentre mantiene inalterato il suo livello la televisione russa. Francamente sono un po’ preoccupato che una televisione molto meno pubblica e molto più di Stato possa avere una maggiore quota azionaria in Euronews, perché la loro visione dell'informazione, come ho Pag. 6detto, non è esattamente la stessa che abbiamo noi.
  Questa riduzione dei contributi delle varie televisioni pubbliche ci porta alla ricerca di nuove fonti di finanziamento, per competere su un mercato dove, come ho detto, i canali all news 24 ore sono diventati numerosi e sono finanziati dai governi. France 24 è finanziata massicciamente dal governo francese. Conosciamo benissimo la situazione di Al Jazeera. BBC World naturalmente beneficia dell'alto canone di cui gode la BBC in Gran Bretagna.
  Tutto questo ci porta a pensare che avremo bisogno di fare entrare nuovi azionisti. Quali ? È un tema molto delicato. Chiaramente è facile trovare un oligarca russo che metta 50-60 milioni. Con questa cifra comprano un giocatore di calcio, e quindi possono essere interessati a comprarsi un pezzo di una televisione, soprattutto di una televisione così. Il rischio però è che questo azionista dica che vuole contare, per esempio nella scelta dei giornalisti.
  Anche se la Commissione europea (almeno fino a quando ci sarà questa Commissione, poi vedremo cosa succederà dopo le elezioni) ci ha garantito che non ridurrà il suo contributo, un po’ di preoccupazione per il futuro di Euronews c’è, tant’è vero che stiamo cercando di preparare un nuovo piano strategico. Proprio domani, a Roma, c’è una riunione nella sede della RAI in viale Mazzini con i presidenti della RAI, di France Télévision, della televisione svizzera, di quella marocchina e di quella russa, con me e il presidente del comitato esecutivo, cioè l'amministratore delegato, per discutere questo piano 2015-2020 e vedere quali eventuali nuovi azionisti potrebbero entrare legittimamente, senza stravolgere l'anima di Euronews.
  Mi pare di avervi detto in sintesi tutto quello che potrebbe interessarvi per quanto riguarda Euronews. Sono pronto a rispondere a vostre eventuali domande.

  GIORGIO LAINATI. Come vicepresidente di questa Commissione nel corso della sedicesima legislatura ho avuto modo di interloquire con il presidente Garimberti, presidente del consiglio di amministrazione della RAI molte volte, e mi fa piacere salutarlo ancora una volta oggi, in qualità di prestigioso rappresentante di Euronews.
  La ringrazio molto, presidente, per l'illustrazione che ha fatto del ruolo nella società europea e internazionale del canale Euronews, e soprattutto per aver richiamato alla nostra attenzione (un giornalista prestigioso di politica internazionale come lei non poteva non farlo) l'importante ruolo che Euronews ha svolto e svolge in difesa delle democrazie nei Paesi dove le democrazie stesse sono talvolta soggette a rischi molto pesanti.
  Non a caso lei ha ricordato la situazione che si sta verificando in Ucraina, dove, peraltro, come tutti noi ricordiamo, sono in corso manifestazioni. Paradossalmente è difficile ricordare situazioni analoghe per chiedere all'Unione europea di abbracciare l'Ucraina e di non abbandonarla nelle mani della Federazione Russa.
  È dunque ancora più importante che un canale come Euronews, che nasce nel cuore dell'Europa, in uno dei Paesi fondatori dell'Europa, come la Francia, svolga questo ruolo, a mio avviso assai importante, sul piano del rispetto dei diritti umani e dei valori della democrazia. È la stessa cosa che è accaduta in Paesi come la Turchia. Immaginate, onorevoli colleghi, l'importanza del caratterizzarsi di un canale informativo come Euronews nella lingua della Repubblica islamica dell'Iran, che è una delle nazioni dove la libertà è più minacciata. Ogni volta che cito la Repubblica islamica dell'Iran mi viene da dire che è come se l'Italia si chiamasse la Repubblica cattolica dell'Italia. Non so se ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando. Purtroppo però è una realtà che si protrae da quasi quarant'anni, per motivi che ci sono ben noti.
  Dunque, presidente, mi sembra davvero fondamentale sottolineare l'importanza del ruolo di Euronews. Lei ha avuto anche modo di ricordare l'audizione con il direttore generale dell'EBU, madame Deltenre, che, per proiettarci negli scenari Pag. 7italiani, ha avuto modo di farci notare la sua contrarietà all'ipotesi del famoso bollino blu. È un argomento che si trascina ormai da mesi nel dibattito di questa Commissione, e in generale tra coloro che si occupano di comunicazione televisiva. È la punta di iceberg di una realtà delicatissima.
  Immagino che anche il Presidente Fico si sia compiaciuto di apprendere che 400 giornalisti, che costano molto meno di altri giornalisti, abbiano un raggio di azione così rilevante. Questo è impressionante, perché Euronews va al di là dei confini dell'Europa, verso oriente, verso sud e verso occidente. Come diceva il presidente Garimberti, è una realtà low cost, ma questo non vuol dire che non abbia un ruolo prestigioso e un'informazione completa.
  Mi viene spontanea una domanda semplicissima. Questo bollino blu che gli organi sovranazionali europei contestano, da noi dovrebbe invece servire per rappresentare una linea di demarcazione tra la realtà derivante dalla messa in onda del servizio pubblico della RAI con gli introiti del canone e i programmi finanziati con gli introiti della pubblicità. Siamo sempre qui a parlare di questo problema, gentile presidente, e non riusciamo a trovare soluzioni. Vi faccio notare che nell'audizione di ieri dell'Associazione dei consumatori, visto che il bollino può rappresentare un problema televisivo (non so bene di che tipo) si suggeriva di mettere una striscia tipo serpente (non come quella del TG 2, ma continua), per significare che quel determinato programma viene trasmesso grazie al tributo del canone, che dovrebbe essere pagato da 16 milioni di famiglie italiane.
  Non so tecnicamente come si potrebbe evolvere un'ipotesi del genere. Qual è la sua valutazione sulla questione, che definirei proprio «la questione delle questioni», cioè il bollino ?

  RAFFAELE RANUCCI. Ringrazio il presidente Garimberti di averci dato una visione che molto spesso a noi manca, perché siamo ripiegati sulle vicende del nostro Paese, mentre dovremmo avere una visione sull'informazione a livello europeo e soprattutto su quello che trasmette l'Europa nel resto del mondo.
  Proprio rispetto a questi temi, vorrei chiederle se dal suo punto di osservazione l'informazione RAI è competitiva rispetto ad altre televisioni europee, ovvero ha un'ampiezza di argomentazioni e di vedute non soltanto ripiegate all'interno del nostro Paese, ma che si allargano allo sguardo sul mondo.
  Lei ci ha detto che Euronews in Italia, come tutti noi che ci svegliamo presto sappiamo, viene trasmesso, ahimè, soltanto per 50-60 minuti al mattino. Quando si va all'estero si vede invece che Euronews ha molto più spazio. Perché accade questo ? Vista anche la sua passata esperienza, ci potrebbe dire quale potrebbe essere la collocazione ? Trasmettere Euronews costa poco, perché la RAI spende comunque 500.000 euro, e potrebbe occuparci moltissime ore.
  La terza domanda è chiaramente molto secca e riguarda il bollino blu: cosa ne pensa ? Cosa succede in Europa ? Come vedono le altre televisioni il bollino blu ?
  Un'altra domanda riguarda il comitato di sorveglianza, su cui in parte ha già risposto. Come regolate il problema dell'equilibrio, per evitare che ci sia qualcuno che possa prevalere rispetto ad altri e quindi indirizzare la visione del mondo ? Abbiamo parlato della Russia e dell'Iran. Qual è il meccanismo che permette di evitare questo ? C’è una golden share rispetto ai vari protagonisti, in modo che, anche se ci sono due o tre grandi azionisti, si possa comunque mantenere la libertà ?
  Le televisioni locali possono comprare le notizie di Euronews ? In Italia abbiamo moltissime televisioni locali. Ovviamente faccio riferimento a quelle di fascia un po’ più alta. In Italia o nel mondo, volendo, queste televisioni possono comprare un abbonamento Euronews e trasmetterlo ?

  MICHELE ANZALDI. Sono arrivato in ritardo e me ne scuso. Vorrei sapere se Pag. 8RAI Med utilizza in buona parte materiale di Euronews oppure non lo utilizza affatto.

  PRESIDENTE. Vorrei conoscere un'esperienza un po’ più personale, di quando lei era presidente della RAI. Lei saprà la costruzione, l'utilizzo, l'utilità, il controllo e la forza che un contratto di servizio ha all'interno della RAI, come contratto tra Ministero e RAI. Quanto rientrano in esso i rapporti politici con la RAI ?

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Partirei dal problema del bollino blu, di cui mi è stato chiesto due volte. Questo tema era già stato affrontato quando ero presidente della RAI, anche se in forme diverse: si tratta comunque di un tema annoso, come lei stesso ha detto.
  La mia opinione è che l'offerta televisiva debba essere indivisibile e che il bollino blu sia sbagliato. Innanzitutto, mi pare molto difficile determinare in modo rigoroso quale trasmissione sia finanziata dal canone e quale no. Prendiamo il caso della fiction. La fiction è un servizio pubblico, nel senso che è finanziato dal canone. La RAI dà lavoro alle aziende che producono fiction. Senza la RAI e senza il canone, le fiction probabilmente non si farebbero o se ne farebbero molte di meno. Ai tempi in cui ero presidente della RAI avevo una coda di produttori di fiction che si lamentavano.
  Considero che un programma come Ballando con le stelle sia di servizio pubblico, ancorché non finanziato interamente dal canone. Tanto per cominciare – ma non basta – è un programma trasmesso in tutte le televisioni pubbliche del mondo. È un format inglese esportato in USA, trasmesso anche dalla BBC.
  A mio avviso, con il bollino blu si dà una definizione troppo rigida dei servizi pagati col canone. Peraltro, bisogna tener conto dell'evasione del canone. Permettetemi di tornare su un tema che è stato uno dei miei cavalli di battaglia, come lei sa. La RAI ha un canone che è tra i più bassi in Europa. In Svizzera c’è un canone di 330 euro, in Germania di oltre 200 e in Gran Bretagna c’è un canone altissimo, ma soprattutto non c’è l'evasione. Quando ero presidente della RAI c'era il 27,4 per cento di evasione. Non so se ora è sceso un po’. Alla RAI mancano ogni anno 500 milioni di euro. Questi soldi mancanti le consentirebbero di essere un'azienda sociale, al di là del fatto che ci possono essere tagli da fare (non entro in questi temi, perché non mi competono più e non voglio sconfinare nel terreno di altri che mi sono succeduti). Ritengo che in questo modo la RAI potrebbe finanziare tantissimo, col puro servizio pubblico.
  Ricordo che in un famoso decreto milleproroghe era stato inserito un paragrafetto che stabiliva che il canone poteva essere pagato con la bolletta elettrica, come in altri Paesi: ciò avrebbe in qualche modo tagliato le gambe all'evasione. Questo piccolo paragrafo fu cancellato all'ultimo momento, non se ne fece nulla e continuiamo a essere nella stessa situazione.
  La RAI, con tutti i difetti che può avere (di cui mi assumo una parte di paternità essendoci stato per tre anni e mezzo), con 500 milioni sarebbe un'azienda sana, che potrebbe produrre tantissime trasmissioni col cosiddetto bollino blu.
  Oggi la pubblicità è essenziale per la RAI e il bollino blu rischierebbe di favorire le cosiddette televisioni commerciali. Francamente non credo che sia sano. D'altra parte ho sentito che anche Ingrid Deltenre qui ha detto che è contraria, come contraria è la maggioranza delle televisioni pubbliche europee di consistenza. Su questo ho un'idea molto precisa: sono totalmente contrario a questa ipotesi.
  Il senatore Ranucci mi ha chiesto se l'informazione della RAI è competitiva rispetto ad altre televisioni. Faccio il giornalista da circa 50 anni e ho visto complessivamente una riduzione drastica del notiziario internazionale, in tutte le televisioni del mondo, ivi comprese quelle Pag. 9americane. Ciò è avvenuto per questioni di ascolto, ossia per compiacere l’audience nazionale.
  Anche in America oggi i mitici colossi come CBS e NBC, nelle loro edizioni famosissime, condotte da anchorman che hanno fatto la storia del giornalismo e anche della politica americana (Cronkite, Rather e via discorrendo), fanno telegiornali che definiscono in world, che guardano nel cortile di casa e pochissimo al di fuori.
  Facciamo una tara di questa involuzione. Io la considero un'involuzione, perché dare più spazio a un assassinio in Arkansas o a una storia di criminalità in Italia, rispetto a una questione internazionale importante, è francamente sbagliato, soprattutto per quello che riguarda l'informazione pubblica. CBS, NBC e ABC sono invece televisioni puramente commerciali.
  Ciò avviene anche in Francia, tenuto conto che oggi la televisione di maggior ascolto è TF1, che è privata e non più pubblica come una volta. Quando guardo i telegiornali francesi (ovviamente vado spessissimo in Francia, e non solo a Lione), non li riconosco più rispetto al loro livello precedente. È anche vero che la stampa scritta dà sempre più spazio alla cronaca nera e sempre meno spazio ai problemi che consideriamo «seri» (ovviamente è una questione di punti di vista).
  In quest'ottica, alla domanda del senatore Ranucci la mia risposta è che la RAI, come altre televisioni (lo dico per mettere un po’ di cuscinetti intorno alla mia negatività) non è all'altezza. Anche per questo ritengo utile un maggiore utilizzo di Euronews, al di là dell'ora canonica del mattino all'alba, quando lei magari è già sveglio, ma la maggior parte degli italiani non lo è oppure, nel caso dei pendolari, non ha certamente il tempo di guardare la televisione.
  Sarebbe utile un'integrazione, tanto più che ci avviamo verso un anno estremamente importante per l'Europa (non devo dirlo a voi). Ci saranno le elezioni europee e anche il semestre di presidenza italiana, a partire dal primo luglio di quest'anno. In questo semestre di presidenza e a seguito delle elezioni europee, si formerà il nuovo assetto di leadership dell'Europa: la Commissione, il presidente della Commissione, il presidente permanente dell'Unione europea e il cosiddetto Ministro degli esteri, che adesso è lady Ashton. Si tratta di un ruolo importantissimo, ancorché oggi estremamente negletto e forse non ben realizzato dalla signora in questione. Kissinger quando voleva chiamare in Europa diceva che non conosceva il numero. Avrebbe ragione ancora oggi, ahimè. Però, tutto sommato, in questa situazione in cui l'Italia avrà un ruolo estremamente importante, quantomeno nel definire l'agenda dell'Europa del domani, della Commissione e di tutti gli organismi istituzionali più importanti, ritengo che sarebbe importante avere una maggiore informazione sull'Europa. Non parlo di «estero». Oggi l'Europa è Italia e l'Italia è Europa, o almeno dovrebbe essere così. L'integrazione dovrebbe essere fortissima.
  Oggi, senatore Ranucci, c’è una forte carenza nei telegiornali della RAI e anche nei giornali italiani. Quando sfoglio le prime dieci pagine dei giornali mi annoio mortalmente, perché non mi interessa sapere ogni giorno cosa succede tra Renzi e Letta o tra Alfano e Letta. Non se ne può più. In questo momento sto parlando da cittadino o da giornalista, nient'altro: non se ne può più. Stamattina in aereo, venendo qui, ho letto cinque o sei giornali e ho cominciato alla pagina 12, tanto quello che c'era nelle prime pagine lo sapevo già.
  Riguardo all'equilibrio politico di Euronews, c’è una situazione di check and balance abbastanza consolidata, nel senso che il consiglio di sorveglianza (come credo dovrebbe essere in un organismo di informazione) svolge appunto un ruolo di sorveglianza sui grandi temi strategici: dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare, come lo si fa, i finanziamenti e così via.
  Sono anche il presidente del comitato editoriale, che è composto da un russo, da un turco e da una signora greca. Questo non interferisce minimamente nelle operazioni di informazione day by day che sono lasciate alla totale autonomia dei Pag. 10giornalisti. Ogni tanto, per essere franco fino in fondo, da parte delle democrazie che ho definito «controllate» (Russia, Ucraina, Turchia e Iran) ci sono tentativi di interferenza sul lavoro dei giornalisti, come, ad esempio, telefonate da Mosca o da Kiev al capo del desk per dire che diamo troppo rilievo a una manifestazione. Queste pressioni però non scalfiscono più di tanto la correttezza e l'indipendenza dell'informazione, perché c’è un grande rispetto.
  Dico una cosa per quanto riguarda la RAI. Come lei sa, onorevole Lainati, dato che conosce benissimo questi temi, durante la mia presidenza il consiglio di amministrazione della RAI si riuniva ogni settimana, perché di fatto si diceva che il consiglio di amministrazione della RAI è una specie di amministratore delegato collettivo, non essendoci la figura di amministratore delegato, ma solo quelle di presidente e di direttore generale. Questo comportava una paralisi decisionale micidiale in RAI. Ogni settimana, su qualunque cosa, si doveva discutere a nove e si doveva cercare una maggioranza, che spesso non si trovava oppure veniva imposta, e l'operatività della RAI era veramente paralizzata.
  Oggi il sistema è più snello. Peraltro, quando me ne andai, dissi al Presidente Monti che me ne andavo volentieri, perché – come ho detto anche in quest'Aula, se lei ricorda – o si cambiava la governance della RAI o non si poteva andare avanti. La RAI ha bisogno di operatività. Non esiste un'azienda che produce informazione o cultura, paralizzata ad attendere ogni settimana se quella fiction è approvata o meno dal consiglio di amministrazione. Non ha senso.
  Questo discende dall'influenza che i partiti hanno sempre voluto avere nella RAI. Anche la scelta di una fiction dipendeva dal fatto che fosse di destra o di sinistra. Abbiamo avuto esempi di fiction (come Barbarossa) che sono state in discussione per varie settimane in consiglio d'amministrazione, perché non erano gradite da una parte politica. Tutto questo è inammissibile, secondo me. Consentitemi di dirlo oggi che mi sono svincolato da certi problemi: è inammissibile. La RAI deve avere la possibilità di operare come una qualunque azienda. In Francia esiste una linea di comando definita e precisa. Il consiglio di amministrazione di France Télévision si riunisce quattro volte l'anno. Per il resto c’è un direttore regionale che decide. Il direttore generale della BBC ha un trust che lo sorveglia, che si riunisce due o tre volte l'anno. Certamente, se c’è una situazione di scandalo come quella che ha interessato la BBC recentemente, il trust viene coinvolto di più, come deve essere.
  I giornali e le aziende editoriali sono come le navi: a un certo punto il comandante decide la rotta. Magari va sugli scogli come Schettino, però la rotta la decide lui: deve essere così, altrimenti c’è la paralisi. Questa è una delle ragioni per le quali certe volte la RAI fatica più delle sue omologhe televisioni pubbliche europee.
  Ogni anno c’è una riunione che si chiama DG seven, a cui partecipano le principali televisioni pubbliche europee e l'UER: quando raccontavo la fatica di governance della RAI mi guardavano come se venissi da Marte. Si tratta di un punto molto importante, anche se non attiene direttamente al contratto di servizio. È fondamentale snellire la governance della RAI: in effetti qualcosa è stato fatto.

  PRESIDENTE. È stato fatto qualcosa nell'ambito delle deleghe.

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Esatto, è stato fatto qualcosa nel senso delle deleghe. È ovvio che tutto questo deriva da una vecchia storia, cioè dal fatto che c'era bisogno di bilanciare l'influenza politica dentro la RAI.
  Il senatore Ranucci mi ha chiesto se le tv locali possono comprare i programmi di Euronews: non possono, perché la RAI ha l'esclusiva. Se non c’è un accordo con la RAI, nessuno in Italia può comprare le produzioni di Euronews. RAI Med non utilizza nulla di Euronews.Pag. 11
  Lei, Presidente, mi ha chiesto del contratto di servizio. Penso che il contratto di servizio sia indubbiamente necessario ed esiste in tutti i Paesi. Ci vogliono delle guidelines. In Inghilterra c’è la Royal Charter che definisce quali sono gli obblighi e gli impegni della BBC.
  Quello che, secondo me, è eccessivo da noi è il fatto che il contratto di servizio definisce praticamente anche il colore delle porte. Non è necessario entrare così nel dettaglio. Ci devono essere delle linee direttrici molto «macro» e il resto va lasciato all'autonomia e alla gestione del servizio pubblico. Ovviamente parliamo di un servizio pubblico che sia snello, che funzioni e che non risenta così fortemente delle richieste o dell'influenza della politica. È difficile dire se viene prima l'uovo o la gallina, ma certamente le due cose dovrebbero andare insieme: un contratto di servizio meno articolato nei suoi dettagli, a volte esageratamente pedanti, e al tempo stesso una governance della RAI più snella e più efficace.

  GIORGIO LAINATI. Il presidente Garimberti nella sua introduzione ha detto che l'orizzonte di Euronews nel prossimo futuro sarà anche l'Africa. Ci sarebbe forse una sovrapposizione.
  Considero molto negativamente la notizia che ci ha dato il presidente Garimberti, secondo cui la RAI si accinge a tagliare il contributo di 1,5 milioni a Euronews, favorendo quello che il presidente ha ricordato, ossia uno sbilanciamento a favore delle democrazie «controllate».
  Non so se si potrà fare qualcosa in termini di sollecitazione alla RAI, affinché riveda una decisione di questo tipo. Se non ho capito male le parole del dottor Garimberti, una decisione in tal senso comporterà una diminuzione del potere di influenza dell'Italia nell'ambito della gestione generale di Euronews.
  Mi chiedo e le chiedo, Presidente Fico, se possiamo magari fare una sottolineatura alla RAI in tal senso, perché riveda una decisione del genere. Questo sarebbe auspicabile, qualora fosse possibile.

  MICHELE ANZALDI. Se non sbaglio, la RAI ha una partecipazione nella TV di San Marino o qualcosa di similare, in modo che possa avere un collegamento a Euronews. Le risulta ?

  PRESIDENTE. La partecipazione di San Marino c’è e costa circa 3 milioni di euro all'anno. Si tratta proprio di un trattato.

  MICHELE ANZALDI. Forse ricordo male, ma grazie a questo trattato (che ricordavo costasse 6 milioni), la RAI ha un posto nel consiglio di Euronews o qualcosa del genere.

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. San Marino non c'entra con Euronews.
  Vorrei dare qualche cifra all'onorevole Lainati a proposito dei contributi. Nel 2013 il contenuto dei principali azionisti è rispettivamente: 1 milione e 496.000 milioni per France Télévision, per RAI e per la televisione russa, 674 per la Svizzera e 346 per il Marocco.
  La RAI nel 2014 scende di colpo da 1 milione e 496.000 milioni a 500.000 euro, France Télévision scende a 748.000 euro e la televisione russa scende soltanto a 1 milione e 272, quindi il suo contributo diventa molto alto. La televisione svizzera ha mantenuto inalterato il contributo, dicendo che in realtà, in una televisione come quella svizzera, che produce moltissima informazione locale (avendo oltretutto il problema dei Cantoni), il contributo internazionale di Euronews è fondamentale, perché integra la loro visione, che altrimenti sarebbe totalmente locale.
  Questi sono i dati in cifre. La RAI ha già detto che in realtà tende a zero, restando azionista. La mia preoccupazione da questo punto di vista è che anche se si resta azionisti, se non si dà il contributo, l'influenza nel consiglio di amministrazione è pari a zero, tanto più che oggi sono il presidente di Euronews, non come RAI, ma come Paolo Garimberti. Sono italiano e certamente sarò sempre interessato a difendere gli interessi della RAI, però è Pag. 12anche importante avere una forte rappresentanza in consiglio di amministrazione.

  PRESIDENTE. Mi viene in mente una domanda rispetto alla raccolta del canone, ovvero agli uffici interni della RAI che raccolgono il canone, avendo letto le ultime dichiarazioni di Befera. Vorrei conoscere il suo pensiero sulla questione.

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Il problema è che gli uffici che raccolgono il canone non hanno potere coercitivo e nemmeno il potere di constatare l'evasione. In Inghilterra ogni tanto avvengono delle ispezioni. In Inghilterra il canone si chiama licence fee for television set ed è una tassa di possesso.

  PRESIDENTE. La raccoglie la BBC ? Perché qui non la raccoglie l'Agenzia delle entrate ?

  PAOLO GARIMBERTI, presidente del consiglio di sorveglianza di Euronews. Questo non lo so. È una vecchia questione. La RAI teoricamente aveva gli strumenti per raccoglierla, ma non ha il potere coercitivo di fronte a un'evasione così forte.
  In Inghilterra se qualcuno non dimostra di aver pagato il canone, gli si può sequestrare la televisione.
  Tra l'altro, c’è una vecchia questione sul canone. Si dice che il canone è il canone della RAI. In realtà, per vedere Sky bisogna pagare il canone, perché è una tassa di possesso, come il bollo dell'auto. Anche se tu non tiri fuori l'auto dal garage, il bollo lo devi pagare. Il principio è sempre stato distorto dal fatto che si parlava di «raccolta del canone RAI», mentre si tratta di una tassa di possesso. Questo equivoco andrebbe chiarito una volta per tutte. Certo è che gli uffici di raccolta della RAI possono soltanto raccogliere i soldi. Modi di intervenire su chi evade non ne vedo. Stamattina ho letto sui giornali la notizia che lei ha citato e penso che sarebbe ora che questo accadesse.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Garimberti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.