XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 6 novembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 

Audizione del Direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), dottor Mauro Nori, in merito alla situazione organizzativa e gestionale dell'Istituto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 
Nori Mauro , direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ... 2 
Di Gioia Lello , Presidente ... 4 
Puglia Sergio  ... 4 
Galati Giuseppe (PdL)  ... 5 
Di Salvo Titti (SEL)  ... 5 
Gatti Maria Grazia  ... 6 
Morassut Roberto (PD)  ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Nori Mauro , direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Relazione integrale del direttore generale dell'INPS ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), dottor Mauro Nori, in merito alla situazione organizzativa e gestionale dell'Istituto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi del'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), dottor Mauro Nori, a cui do la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURO NORI, direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS). Buonasera a tutti. Per quanto riguarda l'attuazione del processo di integrazione degli Enti, l'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito con modifiche dalla legge n. 214, nell'aver disposto a partire dal primo gennaio 2012 la soppressione di INPDAP ed ENPALS con l'attribuzione delle relative funzioni all'INPS, che succede in tutti i rapporti, attivi e passivi degli enti soppressi, ha determinato un unicum nel panorama internazionale, ovvero un unico ente gestore dell'assistenza centralizzata, sostanzialmente un unico ente del welfare.
  Questo processo di accorpamento trova il suo fondamento logico in tutti quei processi di armonizzazione delle regole previdenziali che si sono succeduti dalla metà degli anni ’90 sino al 2013. È abbastanza razionale che, nel momento in cui si è avviato un processo di omogeneizzazione delle regole previdenziali, l'ente strutturale che deve farsi carico dell'erogazione dei servizi sia unitario.
  Come detto, ciò ha determinato per il nostro Paese un unicum nel panorama internazionale, attraverso un'unica struttura preposta alla gestione di tutte le funzioni di previdenza e assistenza sociale. Per fare un paragone con i due principali Paesi omologhi sia in termini dimensionali sia in termini di tipologie di previdenza e welfare, in Francia per erogare le stesse prestazioni che eroga l'INPS ci sono 9 Enti con 120.000 dipendenti, in Germania per erogare la sola previdenza (in quanto l'assistenza è delegata ai lander) ci sono 2 Enti con 80.000 dipendenti.
  In Italia esiste invece un solo ente con 33.000 unità di personale che, per effetto delle misure legate alla cosiddetta spending review, entro il dicembre dell'anno prossimo diventeranno 30.000.
  Anche in termini di costi di struttura rispetto alle masse amministrate (secondo i dati Eurostat 2009, che stiamo aggiornando con le statistiche più recenti riguardando dati ante spending review), l'ente unico spende 1,7 punti meno dell'omologo sistema francese e 1,2 dell'omologo sistema tedesco, che riguarda però – come già detto – solo la previdenza e non l'assistenza.Pag. 3
  Nella immediata fase iniziale, la prima attività indispensabile nell'ambito di questo complesso processo di accorpamento è stata quella di assicurare la continuità gestionale, in quanto l'intervento di accorpamento è stato stabilito dal legislatore senza un precedente meccanismo di analisi, ma attraverso un decreto legge, quindi con un intervento straordinario che non ha consentito di attivare alcun intervento pregiudiziale.
  In sede amministrativa, quindi, ci siamo dovuti immediatamente occupare della gestione quotidiana. Per fare un esempio, se infatti le cartelle esattoriali dell'Enpals il 2 gennaio fossero ancora uscite a nome di tale ente sarebbero state viziate per illegittimità, in quanto tutti i rapporti attivi e passivi rientravano in capo alla società incorporante.
  All'inizio del 2012, quindi, il primo mese e mezzo di attività dell'ente è stato una sorta di primum vivere, cioè garantire la continuità della gestione senza far gravare sulla cittadinanza e le imprese il fatto di aver provveduto attraverso un provvedimento straordinario all'accorpamento dell'ente.
  Immediatamente dopo ci si è concentrati su altre attività prioritarie. La prima è stata quella di trovare immediatamente un'armonizzazione sui principi di contabilità generale nell'ambito degli Enti. Faccio presente che le difficoltà non erano solo di tipo quantitativo in relazione agli aspetti dimensionali delle aziende, ma anche rispetto alle differenze contabili; in tal senso ricordo che l'INPS ha un bilancio estremamente originale nell'ambito della contabilità pubblica, perché ha un bilancio in partita doppia come qualunque azienda privata, ma con elementi dimensionali che non hanno paragoni in nessun'altra azienda privata.
  Il secondo elemento è stato quello di individuare percorsi di omogeneizzazione delle procedure negoziali di acquisto, individuando le sovrapposizioni di contratti per gli stessi servizi ed eliminando le ridondanze laddove il servizio poteva essere svolto sotto il profilo negoziale, attraverso uno strumento contrattuale di un ente anziché dell'altro, quello più favorevole e più economico.
  Immediatamente dopo, nella fase del secondo semestre dell'accorpamento, si è avviato un piano di razionalizzazione ed economicità, legato all'accorpamento delle sedi territoriali. È stato quindi varato un piano di razionalizzazione logistica, il cui andamento di attuazione attualmente è intorno al 30 per cento.
  In parallelo con queste attività, sono stati varati attraverso una serie di disposizioni i Comitati di coordinamento misto fra le strutture amministrative, quelli che noi abbiamo chiamato i «cantieri organizzativi», ovvero dei gruppi di lavoro preposti all'individuazione di elementi di integrazione fra le varie funzioni dell'Istituto, ad esempio le tre funzioni del personale, le tre funzioni del controllo di gestione, le tre funzioni dell'informatica, le due funzioni delle entrate, INPS, Enpals e in qualche misura anche quella dell'Inpdap, che presenta però caratteristiche diverse.
  Nel primo semestre del secondo anno sono state avviate le prime sperimentazioni di direzioni provinciali integrate, il cui modello di sviluppo copre attualmente circa il 75 per cento del territorio nazionale.
  Inoltre la scorsa settimana, a completamento della fase transitoria di riorganizzazione, il direttore generale ha formalizzato al presidente un piano di eliminazione delle residue ridondanze nell'ambito degli incarichi dirigenziali apicali.
  Faccio una digressione. Nelle more dell'accorpamento, gli strumenti normativi hanno stabilito che, in attesa del riassetto definitivo dell'ente, sopravvivessero le funzioni dirigenziali, soprattutto quelle apicali, degli Enti incorporati, quindi sia dell'Inpdap che dell'Enpals. Con un'operazione non particolarmente agevole, abbiamo eliminato circa il 75 per cento delle ridondanze e attualmente abbiamo un'unica funzione del personale, un'unica funzione organizzativa, un unico sistema tecnologico. Manca ancora l'eliminazione delle ridondanze su dieci regioni su venti. Pag. 4Ancorché il processo di incorporazione nella sua fase terminale avrà necessità di uno sviluppo temporale di ancora diversi mesi per poter esplicare appieno le finalità che la legge si proponeva di raggiungere, laddove il presidente addivenisse alla definizione di questo progetto potremmo definire conclusa la fase emergenziale della coesistenza di strutture duplicate, e avviare la sperimentazione dell'assetto, ancorché transitorio, definitivo dell'ente (scusate l'ossimoro), avendo eliminato le ridondanze.
  Affinché non appaia un discorso amministrativo e quindi di non facile comprensione, vi dico solo che il mantenimento delle doppie strutture sul territorio inevitabilmente rallenta i processi di razionalizzazione logistica, perché, nel momento in cui si dice al direttore di una struttura in via di eliminazione di liberare l'immobile, inevitabilmente si creano processi che nel migliore dei casi sono di rallentamento e vischiosità, mentre nei casi più riottosi, che vengono rimossi con interventi energici, si generano vere resistenze all'accorpamento.
  Da questo punto di vista, quindi, l'eliminazione dei residui incarichi duplicati comporterà una più agevole linea amministrativa di gestione.
  Abbiamo quindi un treno in corsa a cui stiamo cambiando le ruote, i sedili, ridimensionando le carrozze, e allo stesso tempo abbiamo avviato anche un processo di sviluppo e omogeneizzazione delle procedure di servizio, il cui aspetto più importante è il progetto di avvio dell'estratto conto per i dipendenti pubblici, che prenderà le mosse nelle prime settimane del 2014, potendo allineare di fatto il sistema della gestione pubblica a quella privata.
  È un tentativo dal quale ci aspettiamo risultati positivi, ma non nascondiamo la difficoltà di lanciare questo tipo di attività perché aprire i nostri archivi assicurativi nell'ambito della gestione pubblica ci mette a nudo rispetto a eventuali carenze per quanto riguarda l'aspetto storico delle posizioni assicurative dei pubblici dipendenti.
  Riteniamo però che possa essere un elemento di straordinaria innovazione, in quanto consentirà una più agevole liquidazione delle prestazioni, nonché una trasparenza dei conti soprattutto a beneficio dei dipendenti pubblici e quindi una sorta di omogeneizzazione delle attività.
  Ho terminato questa prima parte dell'esposizione, e rimango a disposizione per eventuali richieste di chiarimenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale per il suo intervento e do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  SERGIO PUGLIA. Grazie, presidente. Desidero innanzitutto complimentarmi con l'INPS per il lavoro che sta svolgendo ormai da dieci anni nel campo dell'informatizzazione ed ottimizzazione dei processi.
  In riferimento a questo, vorrei segnalare un aspetto. Tempo fa c'era un'area specifica per le software house, le aziende che producono software che vengono dati ai contribuenti, in particolare a professionisti e aziende, software che attraverso un sistema telematico messo a disposizione dall'INPS riescono a far confluire allo stesso milioni di dati.
  È in virtù di ciò che oggi noi possiamo avere un estratto contributivo aggiornato al mese precedente, cosa che dieci anni fa era impensabile. Siamo quindi su una strada eccellente. Quest'area per le software house a un certo punto è stata abbandonata, ed io vorrei sollecitarne il ripristino anche attraverso la creazione di tabelle contributive in base ai codici statistici contributivi, che possano eventualmente interagire con le software house stesse.
  Attraverso la scrittura già utilizzata per l'incrocio dei dati, una scrittura particolare che richiede il protocollo XML, si potrebbe far sì che queste tabelle, che normalmente sono le aliquote contributive utilizzate da varie aziende, possano essere inserite direttamente su quest'area e con un semplice click le software house possano Pag. 5scaricarle in base ai codici statistici contributivi, eventualmente con la specifica dei codici di autorizzazione.
  Questo sarebbe un aspetto positivo ed eviterebbe tante note di rettifica. Si potrebbe anche creare in questa specifica area per le software house delle news specifiche e delle newsletter per le comunicazioni urgenti, perché spesso i professionisti nel periodo di invio delle dichiarazioni si imbattono in errori dovuti al software o a momentanei crash della rete.
  In questo caso, nel momento in cui l'INPS lo comunicasse alle software house, automaticamente le stesse potrebbero comunicarlo a tutti i clienti. A lungo raggio, si potrebbero creare incontri con le software house e gli attori che inviano le dichiarazioni, quindi i patronati, i CAF e gli Albi professionali.
  Inoltre nell'ambito delle software house, come già avviene tramite mail, si potrebbe creare un'area per la segnalazione di eventuali anomalie, che spesso non dipendono dal loro software, ma individuano lacune all'interno del programma INPS.
  Tutto ciò rappresenterebbe un ulteriore impulso verso l'Agenda digitale, della quale si è parlato anche al Consiglio europeo. Vorrei anche segnalare l'opportunità di creare un sistema, in cui attualmente i professionisti e le aziende già hanno una loro area, per ottimizzare la certificazione dei crediti con gli Enti esterni, perché questo sta comportando problemi molto seri.
  Mi rendo conto che esiste già una piattaforma sul MEF, però purtroppo gli Enti locali non hanno persone specializzate per caricare questi dati. Bisognerebbe quindi individuare come le aziende possano finalmente attuare questa compensazione tra i crediti presso gli Enti locali e i debiti presso l'INPS, risolvendo così molte problematiche.

  GIUSEPPE GALATI. Ringrazio Il direttore Nori il quale ha cercato di essere giustamente sintetico per rispettare i tempi legati agli imminenti lavori dell'Assemblea, fermi restando gli approfondimenti che avremo modo di fare sul contenuto della relazione che ci ha prodotto, anche con riferimento ai dati del patrimonio mobiliare ed immobiliare.
  Vorrei evidenziare due questioni. Lei ha accennato alla fase importante che si è vissuta e si vive con l'accorpamento di Inpdap ed Enpals. Alla luce della filosofia che ha preceduto questo procedimento che si rifà alla spending review, poiché uno dei maggiori limiti di queste politiche consiste nell'incertezza di valutare gli effettivi risparmi che si conseguiranno, questi processi necessitano di una ulteriore valutazione a meccanismo avviato. Vorrei una sua opinione al riguardo.
  Un'altra questione emerge dalla delibera approvata dal CIV nel febbraio 2013, laddove si rileva che il risultato economico di esercizio del bilancio di previsione per il 2013 evidenzia una contrazione del numero degli iscritti a fronte di un aumento di pensioni, che determinano quindi un trend negativo del rapporto fra iscritti e contributi nelle varie gestioni (lavoratori dipendenti e artigiani).
  Già in precedenza questa Commissione aveva richiesto l'adozione di misure incisive, che affrontassero questi squilibri patrimoniali. Sarebbe quindi importante conoscere le strategie che avete individuato o vorrete individuare per evitare queste criticità.

  TITTI DI SALVO. Ringrazio il direttore Nori per averci delineato l'attuale stato dell'arte, e vorrei aggiungere alcune osservazioni.
  Il processo di incorporazione degli enti è avvenuto sulla spinta di una situazione eccezionale, e ciò ha determinato a mio avviso un'eccessiva celerità dei processi. Vorrei chiederle quindi se e come il ruolo di questo ente unico in Europa potrà diventare un patrimonio per il Paese e per i contribuenti, perché a un certo punto bisognerà fare un bilancio dell'utilità di questa scelta. La seconda considerazione è molto legata a questa. Dal punto di vista dell'impatto occupazionale, le misure di spending review comportano 30.000 unità di personale rispetto alle 33.000 esistenti, ma io ritengo che al tema dell'evasione Pag. 6contributiva gioverebbe un'assunzione adeguata di ispettori.
  Ricordo peraltro che la Camera ha approvato all'unanimità un ordine del giorno su questo punto, tenendo conto anche del fatto che gli ispettori si pagano per la quantità di evasione che riescono a recuperare. In tema di impatto occupazionale, c’è pertanto anche un problema di valorizzazione di risorse e quindi anche di quel ruolo specifico.
  Un'altra questione, che cito soltanto perché fa parte di un'altra pagina da scrivere, è che un unicum così importante per la vita del Paese richiede una definizione dei poteri al suo interno, che non può più essere rimandata. Il tema della governance non è differente dal ruolo del nuovo INPS, ma i poteri al suo interno vanno rapidamente definiti in relazione a quel ruolo.

  MARIA GRAZIA GATTI. Anche io ringrazio il direttore Nori e mi riallaccio all'ultimo punto toccato dall'onorevole Di Salvo; abbiamo un polo unico della previdenza che gestisce il 15-16 per cento del PIL nazionale, che ha un bilancio secondo solo a quello dello Stato, con una gestione monocratica. Credo che questo sia un problema fondamentale, che prima o poi dovremo riprendere. Ricordo a tal proposito che nella scorsa legislatura sono state presentate in Parlamento delle mozioni che hanno portato alla costituzione da parte del Ministro del lavoro di un gruppo di studio incaricato di approfondire tale questione. Bisognerebbe inoltre tener conto che negli anni precedenti le forze sociali, che sono significative in un ente come l'INPS, hanno prodotto un avviso comune in cui si chiedevano cose precise, quali ad esempio la rappresentanza delle forze sociali e il principio di separazione fra l'indirizzo politico e la gestione, punto che considero fondamentale.
  Un approfondimento richiederanno anche le questioni relative all'equilibrio del bilancio, nonché quali prospettive generi l'integrazione del polo della previdenza pubblica con il blocco del turnover e la conseguente riduzione del personale e dei contributi.
  Lei ci ha illustrato come l'integrazione sia estremamente difficile, però vorrei sapere a che punto siamo dal punto di vista dei servizi all'utenza, sperando in tale ambito – ad esempio – che la vicenda Ipost e il relativo problema di accesso alle prestazioni si sia conclusa.
  Infine per quanto riguarda il rapporto fra l'INPS e il Parlamento, ribadisco la necessità – funzionale alla nostra attività di legislatori – di avere a disposizione dati accurati su alcune specifiche questioni, come per esempio quella relativa al problema degli esodati, con l'indicazione di tutte le platee coinvolte.

  ROBERTO MORASSUT. Ringrazio il direttore generale per la sua relazione sintetica ma efficace e per il contributo scritto che approfondiremo.
  Vorrei porre due questioni in parte già sollevate dai colleghi. Nella fase cruciale di questo accorpamento e nel momento in cui dovremo affrontare il tema della nuova governance della struttura dell'istituto, vorrei sapere quale sia la valutazione delle prospettive di bilancio dell'area welfare - pur tenendo conto dell'incertezza sulle misure finali che saranno contenute nella legge di stabilità – legate a un probabile aumento delle prestazioni a causa dell'aumento della disoccupazione, degli oneri di cassa integrazione, del tema esodati, e anche a fronte della prevedibile diminuzione delle contribuzioni per lo stesso motivo.
  Questo è un punto importante, perché nel momento dell'implementazione di questo nuovo soggetto i possibili rischi legati a una stabilità del suo bilancio debbono impegnare anche il Parlamento e questa Commissione a un lavoro molto attento e molto accorto.
  Il secondo tema, che appare relativamente distante, ma è collegato, riguarda lo stato del patrimonio immobiliare. È un tema che pongo anche perché la Camera ha calendarizzato prossimamente la discussione di alcune mozioni sul tema, per Pag. 7comprendere come ci si stia orientando per la dismissione di questo residuo patrimonio, soprattutto di quello abitativo ma anche di quello non abitativo e che deve essere valorizzato nel modo più conveniente, così da affrontare un tema di carattere sociale ma al tempo stesso risolvere parzialmente anche un problema di ricavi economici in una fase delicata come questa.

  PRESIDENTE. Do la parola al direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), Mauro Nori.

  MAURO NORI, direttore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).Grazie, presidente. Ovviamente gli stimoli sono tantissimi, ma tenterò di restare nei tempi cercando di essere esaustivo.
  Il senatore Puglia ha fatto un intervento molto puntuale su alcuni aspetti legati alla tecnologia. Voglio solamente sottolineare che sicuramente c’è una forte attenzione all'area delle software house e, nel corso del 2013, stiamo portando a conclusione uno straordinario impegno di reingegnerizzazione di tutte le procedure telematiche.
  Ricordo che una delle eccellenze del paese Italia è quella di avere – unico caso tra i paesi di welfare avanzato – il sistema UNIEMENS, ovvero quel sistema che consente in tempo reale di conoscere di tutti i lavoratori sul territorio la retribuzione, la contribuzione, i giorni di malattia, i giorni di Cassa Integrazione e tutti gli eventi che impattano sul segmento del lavoro.
  Nessun Paese al mondo (né gli Stati Uniti, né la Gran Bretagna, né la Francia, né la Germania, né il Giappone) è dotato di un sistema del genere, che in un decennio è stato prima testato, poi migliorato, ed è attualmente perfettamente funzionante, tanto da poter realizzare politiche occupative e garantire tutte le informazioni riguardanti il sistema delle imprese e dei lavoratori.
  Stiamo facendo una vera e propria rivoluzione amministrativa e il meccanismo che metteremo in piedi sarà quello di stravolgere il concetto di controllo, in cui lasceremo le attività di inquadramento aziendale al sistema delle imprese e degli intermediari, attività che attraverso dei programmi di controllo verranno successivamente testate e verrà immediatamente consolidata l'iscrizione o altrimenti inviato un flusso di informazioni per la correzione dell'inquadramento.
  Cambiando radicalmente il meccanismo in un'ottica di correzione degli eventuali errori da parte del sistema delle imprese, anticipando le note di rettifica, che spesso, come lei ha sottolineato, erano milioni in quanto basate su errori di inquadramento, stiamo completamente cambiando il meccanismo, rovesciando il sistema. Prima erano le aziende a dover aspettare che le sedi dell'INPS effettuassero l'inquadramento; con questo meccanismo, invece, accetteremo l'informazione e invieremo la correzione, con eventuali note di rettifica a questo punto definitive, senza aspettare i tre, quattro o cinque mesi necessari per controllare tutte le dichiarazioni aziendali.
  Aggiungo che il collegamento con gli intermediari per quanto riguarda le piattaforme tecnologiche è il nostro valore aggiunto nel sistema. Spesso si interpreta la tecnologia come qualcosa che nasce dal niente e si auto-replica senza il lavoro di analisi dei processi amministrativi. Noi riteniamo che questo sia uno dei punti di forza non solo dell'istituto, ma del sistema paese, tant’è che ci stiamo candidando come il sistema nervoso centrale per mettere in rete tutti i territori sotto il profilo del welfare, in una logica di cooperazione ed interazione con gli enti locali (regioni, province e comuni).
  È di questi giorni l'avvio, in collaborazione con il Ministero del lavoro, di una sperimentazione per mettere in rete tutti i centri per l'impiego con la banca dati percettori dell'istituto, potendo sanare quello che attualmente è un vulnus delle nostre politiche attive, ovvero che il centro per l'impiego di una città non sappia che in un'altra c’è bisogno di una determinata figura professionale.Pag. 8
  Il frazionamento delle attività, che ha anche un suo elemento di specificità e quindi di valore che nessuno vuole cancellare, impedisce infatti di connettersi a un sistema nervoso centrale, quindi a una piattaforma tecnologica come quella dell'INPS, che conosce tutte le aziende, tutti i lavoratori attivi, tutti i disoccupati, tutti i cassintegrati, ed è quindi in grado di realizzare sinergie immediate senza fare operazioni muscolari di appropriazione di competenze, Bensì con l'obiettivo di valorizzare il meglio delle specificità e il meglio delle economie di scala attraverso un intervento centrale.
  Relativamente agli effettivi risparmi conseguiti dall'ente, concordo con la valutazione sottostante dell'onorevole Galati, in quanto in genere nelle fusioni aziendali l'esperienza insegna che si assiste a una prima fase di incremento di costi a cui subentra una loro razionalizzazione e riduzione. Nel nostro caso non solo non ci hanno confermato i costi, ma ce li hanno immediatamente ridotti; sottolineo a tal proposito (non l'ho detto in premessa) che la spending review ha tolto all'istituto il 50 per cento delle spese di funzionamento da un anno all'altro e questo ha comportato forti, immediati, ridimensionamenti.
  Ricordo tuttavia che quando venti anni fa sono entrato all'INPS venendo da una precedente esperienza presso una società multinazionale americana, entrando alla sede di Perugia mi hanno suggerito innanzitutto di non lamentarmi mai della mancanza di personale o di risorse perché altrimenti sarei stato trasferito. Sulla base di questo precetto (derivante dagli insegnamenti del professor Billia che fa parte del «Pantheon» dei dirigenti INPS in quanto direttore generale negli anni ’80 e ’90) non intendo lamentarmi della carenza di risorse, anche se devo riconoscere che tutto questo ha un limite – non tanto sotto il profilo delle risorse umane, perché lì possiamo ancora trovare forme di razionalizzazione – ed evidenziando comunque che l'accorpamento degli enti ha assicurato un risparmio di 477 milioni di euro, somma che il 30 ottobre di quest'anno abbiamo trasferito al Ministero dell'economia e delle finanze.
  Quindi noi non abbiamo ridotto le spese dal punto di vista contabile, bensì abbiamo fatto un vero e proprio trasferimento finanziario di 477 milioni, ovviamente non tutti derivanti dall'accorpamento, ma anche dalle varie leggi che si sono succedute, sia le spending review dei tagli lineari che le spending review dei tagli specifici dell'ente, sia quelle che ci sono state addossate specificatamente.
  Per conseguire tale risparmio abbiamo dovuto ridurre una serie di servizi con conseguenti carenze e disagi per la cittadinanza, cui abbiamo cercato di far fronte attraverso lo straordinario impegno delle nostre risorse umane e degli intermediari, sia consulenti del lavoro che patronati, CAF, ai quali abbiamo «scaricato» parte del lavoro.
  Abbiamo risparmiato circa 50 milioni di euro di spese postali per l'invio del CUD all'inizio dell'anno, facendo fronte ad un iniziale disagio dell'utenza e riuscendo paradossalmente a concludere l'operazione con un mese di anticipo rispetto all'anno precedente, in cui l'avevamo inviato in via cartacea. Quest'anno stiamo lavorando per eliminare le criticità riscontrate lo scorso anno e contiamo di migliorare l'efficacia del servizio.
  Per quanto riguarda la delibera CIV e gli squilibri di bilancio, noi, pur essendo un'azienda e operando attraverso delibere di consiglio di amministrazione e quindi atti amministrativi molto più flessibili di quelli tipici di un'azienda statale, non possiamo comunque intervenire su asset quali il livello della contribuzione o delle prestazioni, perché queste sono decisioni rimesse alla volontà del Parlamento e del Governo. Possiamo però intervenire sui livelli di efficientamento del sistema, di accertamento dei contributi ed eliminazione delle frodi e degli sprechi, e su questo ovviamente stiamo operando da anni.
  Per ciò che concerne la definizione dei poteri e la governance, mi rendo conto che intervenire in tale materia significa anche Pag. 9parlare in realtà di me stesso e conseguentemente correre il rischio di esprimere, oltre al portato di esperienze, anche una visione parziale della vicenda.
  Cercando quindi di entrare fino ad un certo punto nel merito della questione, ritengo comunque – sulla base del mio vissuto – che la riforma della governance debba essere realizzata dalla politica con il contributo delle parti sociali.
  Partendo dalla premessa che il processo di accorpamento, nel caso degli enti previdenziali, vada inquadrato in un contesto di carattere generale in cui, una volta definito il processo di omogeneizzazione delle norme, inevitabilmente anche il sistema organizzativo non poteva non essere omogeneizzato e quindi accorpato, sono tuttavia anch'io convinto che ciò sia stato fatto troppo in fretta, senza la previsione di opportuni meccanismi correttivi, di cui stiamo ponendo le basi.
  Per quanto riguarda il tipo di governance, anche qui il processo storico ha il suo impatto; quando negli anni ’70-’80 c'erano l'INPS e vari altri enti previdenziali, e il bilancio era per il 90 per cento composto dai contributi della produzione, era chiaro, legittimo e razionale che il Consiglio di amministrazione fosse composto dalle parti sociali, quindi dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni imprenditoriali datoriali.
  Il processo di evoluzione, l'accorpamento di funzioni, il welfare con l'assunzione anche di servizi come l'invalidità civile, hanno fatto sì che attualmente un terzo del bilancio sia composto da imposte, quindi da interventi dello Stato a copertura delle attività che l'INPS svolge per conto dello stesso. A quel punto è inevitabile che anche la politica voglia avere un ruolo all'interno della gestione, proprio perché parte attiva delle politiche dell'ente.
  Credo che sia questa la chiave di lettura su cui costruire la nuova governance. Ribadisco comunque di non voler entrare troppo nel merito, in quanto sulle formule sarà il Parlamento, sarà il Governo nella sua attività di indirizzo e saranno le parti sociali nelle loro competenze a esprimere il loro contributo.
  Sul tema degli esodati, sottolineo un aspetto che ben ha colto il Ministro Giovannini rispondendo a un'interrogazione parlamentare, legando strettamente il problema degli esodati a un intervento di riforma previdenziale che nelle sue modalità è stato eccezionalmente rapido.
  A partire dalla riforma Amato del 1992 in poi, praticamente tutti i Governi hanno attuato interventi previdenziali organici, tutti polarizzati verso un'opera di razionalizzazione. Il problema dell'ultima riforma è stato quello di essere stata realizzata in una situazione di emergenza e senza un periodo transitorio che consentisse all'intero sistema produttivo di adeguarsi. Sul numero degli esodati ho cercato di chiarire più volte che una cosa sono i veri e propri lavoratori esodati, cioè quelli già espulsi dai processi di lavoro, senza tutela di ammortizzatori sociali, altra cosa sono i lavoratori bloccati, cioè quelli inseriti nei processi di mobilità che ancora stanno lavorando nelle aziende e che saranno messi in mobilità negli anni futuri.
  Mentre conosciamo il numero dei primi, il numero di coloro che saranno messi nei processi di mobilità nei prossimi anni, con tutta la capacità di stima e predittiva, più che un problema statistico costituisce un problema di carattere stocastico, in quanto le procedure di mobilità attivate nel dicembre 2011 hanno uno sviluppo temporale nei prossimi dieci anni, e fare una valutazione nell'ambito di questo intervallo temporale diventa un esercizio complesso, se non addirittura magico.
  Detto ciò, è evidente che, nel momento in cui si elimina la pensione di anzianità e si sposta avanti di quattro anni l'età legale di pensionamento, non tutta la classe dei lavoratori che avevano raggiunto l'età di pensione sia da considerarsi esodata e quindi inevitabilmente gravi sugli ammortizzatori sociali.
  Se quindi prima si liquidavamo tra le 150.000 e 200.000 pensioni di anzianità, è Pag. 10presto fatto il calcolo di quale sia l'area del disagio, ovvero 800.000 persone; il che non significa che abbiamo 800.000 esodati, bensì abbiamo 800.000 persone che hanno visto spostarsi in avanti l'età di pensionamento.
  Alcuni di questi hanno già perso il posto di lavoro (i circa 140.000 che stiamo salvaguardando), altri sono in un limbo per cui le aziende li tengono ma contemporaneamente sono sottoposti a processi di trasformazione che li prevedono non espulsi, ma posti a carico della collettività, cosa che comporterà, come ha già comportato, un incremento degli ammortizzatori sociali. È la questione della classica coperta corta, derivante in questo caso dal repentino innalzamento dell'età previdenziale, effettuato senza fare abituare il sistema economico ai nuovi assetti, ai nuovi requisiti, ai nuovi progetti di vita.
  Relativamente al patrimonio immobiliare, premesso che la sua valorizzazione sarà utile anche per attenuare i tagli di spesa radicali che ci sono stati imposti, ritengo che tutto ciò che non è patrimonio strumentale non rappresenti più l'attività core business di un istituto previdenziale che opera in un sistema a ripartizione, cioè che paga le pensioni con i contributi degli attivi (stando così le cose è evidente peraltro come la riserva matematica rappresenti un residuo storico del sistema a capitalizzazione).
  Siamo quindi disponibili a individuare le forme più rapide e corrette di valorizzazione del patrimonio – adeguandoci ovviamente agli indirizzi del Governo – anche attraverso la ricerca di forme di rivalutazione corretta del patrimonio con tutti i procedimenti legati alle stime dei valori, e nel caso del patrimonio abitativo risolvere il problema della casa per tutti gli inquilini non solo di immobili di pregio ma anche residenti nelle periferie delle grandi città.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore Nori. Credo di interpretare il pensiero della Commissione dicendo che attraverso questa audizione abbiamo fatto un excursus generale delle problematiche riguardanti l'ente, fermo restando che in seguito si renderà ulteriormente necessario approfondire specifici temi quali la condizione degli esodati, l'equilibrio di bilancio e il patrimonio immobiliare.
  La inviteremo quindi a breve per un altro confronto più serrato, perché siamo convinti che le questioni che riguardano la previdenza siano importanti soprattutto in un momento così delicato della vita economica e sociale del Paese come quello attuale.
  Nel ringraziare ancora il direttore generale dell'INPS Mauro Nori, dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.

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ALLEGATO

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