XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 9 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del Viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Cuomo Vincenzo  ... 6 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 6 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 12 
Garofani Francesco Saverio (PD)  ... 13 
Fornaro Federico  ... 13 
Airola Alberto  ... 14 
Margiotta Salvatore  ... 15 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 15 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 16 
Centinaio Gian Marco  ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
Centinaio Gian Marco  ... 17 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 19 
Margiotta Salvatore  ... 20 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Cuomo Vincenzo  ... 21 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 21 
Cuomo Vincenzo  ... 21 
Catricalà Antonio , Viceministro dello sviluppo economico ... 21 

Sull'ordine dei lavori:
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Calendario dei lavori

  PRESIDENTE. Comunico che il prossimo mercoledì 16 ottobre avrà luogo alle ore 14 l'audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dottor Angelo Marcello Cardani, che riferirà sul nuovo contratto di servizio.

Audizione del Viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Viceministro dello sviluppo economico, Antonio Catricalà, che illustrerà alla Commissione il nuovo Contratto nazionale di servizio.
  Quest'audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione, analogamente a quanto verificatosi per i precedenti contratti, ha deciso di avviare propedeuticamente all'espressione del parere sul Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Ricordo che copia del Contratto di servizio è stata trasmessa per via telematica a tutti i colleghi lo stesso giorno in cui il documento è stato assegnato alla Commissione dai presidenti delle Camere.
  In base a quanto stabilito dall'articolo 1, comma 6, della legge n. 249 del 1997, il parere dovrebbe essere espresso entro il prossimo 25 ottobre. Tuttavia, valutando i vari resoconti delle passate legislature, risulta che non è stato mai rispettato il termine dei 30 giorni, ma si è proceduto anche in 110 giorni o più. Credo quindi che potremo avere più tempo.
  Cedo quindi la parola al Viceministro, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Grazie ai componenti della Commissione per avermi dato l'opportunità di illustrare il nuovo schema di contratto di servizio.
  Il testo è quello elaborato dalle delegazioni della RAI e del Ministero dello sviluppo economico, e tiene conto anche delle osservazioni formulate nel corso di una consultazione avente ad oggetto il contratto 2010-2012, attualmente in vigore.
  A questa consultazione, indetta nel mese di maggio, hanno partecipato, inviando osservazioni, 30 dei 45 soggetti interpellati: rappresentanti delle istituzioni, in particolare del Consiglio nazionale degli utenti, del Coordinamento nazionale dei comitati regionali per le comunicazioni; Pag. 4della Consulta nazionale dei consumatori e degli utenti, e del Comitato unico di garanzia presso il Ministero; la rappresentanza della produzione audiovisiva ed editoriale dell'emittenza radiotelevisiva; i sindacati dei lavoratori e dei giornalisti RAI; Confindustria; le associazioni dei consumatori e degli utenti, nonché quelle a tutela della donna.
  Si tratta di un lavoro impegnativo, del quale sono grato alle due delegazioni, e in particolar modo al nostro consigliere giuridico per la radiodiffusione, l'avvocato Stefano Selli.
  Lo schema di contratto è stato approvato nella seduta del consiglio di amministrazione della RAI del 18 settembre scorso, con tutti voti favorevoli e una sola astensione, ed è stato trasmesso il giorno successivo ai Presidenti di Camera e Senato.
  La semplificazione e la trasparenza sono stati i primi criteri nella redazione del nuovo contratto. Sono state modificate, accorpate o soppresse molte parti di un testo a volte dispersivo, anche terminologicamente, a seguito delle diverse aggiunte succedutesi negli anni, al fine di consentire una lettura migliore e soprattutto di garantire una più efficace possibilità di intervento all'Autorità, cui compete di vigilare sul rispetto degli obblighi di servizio pubblico, in linea con gli indirizzi dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato ai servizi radiotelevisivi pubblici.
  Secondo quegli indirizzi, proprio ai fini di verifica degli adempimenti, la definizione del mandato di servizio pubblico deve essere quanto più precisa e trasparente. Sulla base di tali presupposti, si è deciso di sopprimere la commissione paritetica, poco produttiva e poco concludente, anche per la sua natura di organismo paritario con compiti meramente interpretativi. Ciò ne limitava le decisioni nei fatti, spesso rimandando, ritardando e limitando le possibilità d'intervento da parte dell'Autorità.
  Nella logica della semplificazione, gli articoli sono stati ridotti da 35 a 24, e sono stati concentrati nella prima parte il preambolo, contenente la missione, e l'articolo 2, contenente gli obblighi di servizio pubblico e le disposizioni più significative e di più immediato impatto del nuovo testo. Probabilmente ulteriori forme di semplificazione e di riduzione di alcuni parti sarebbero state possibili, e lo sono ancora, ma non si è potuto prescindere dal mantenere con una formulazione dettagliata alcuni articoli d'interesse per alcune specifiche categorie: dalla disabilità ai minori, dai programmi per l'accesso al segretariato sociale.
  Sempre ai fini di una maggiore trasparenza, un altro elemento significativo che sarà meglio dettagliato successivamente è la previsione di un sistema di controllo più efficace, per consentire una puntuale verificabilità degli adempimenti previsti dal contratto.
  Come già rilevato nel preambolo, viene immediatamente esplicitata alle lettere a), b) e c) la missione per la concessionaria pubblica, il cui compito è rendere disponibile a ogni cittadino una pluralità di contenuti che rispettino i princìpi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo, avendo cura di raggiungere le varie componenti della società, veicolando princìpi rivolti a formare una cultura di legalità, di rispetto alla persona, di convivenza civile e di forte contrasto a ogni forma di violenza. In tale ambito, la RAI deve essere motore d'innovazione e di creatività tecnologica e di prodotto, operando con standard di affidabilità e di elevata professionalità, nonché di trasparenza, nella gestione e nelle modalità di funzionamento, attenendosi a principi di buona governance.
  Il principale obiettivo del nuovo contratto è infatti quello di rendere chiaramente percepibile al pubblico che tutti i canali sono canali di servizio pubblico, e che tutta la programmazione risponde con coerenza alla logica del servizio pubblico, al fine di far comprendere come viene impiegato il canone pagato dai cittadini.
  Presidente, se si potesse distribuire copia del testo della relazione, i componenti della Commissione seguirebbero meglio, perché adesso entriamo nel merito dei singoli articoli.Pag. 5
  Nel preambolo vengono inoltre riportate le principali normative comunitarie che disciplinano i servizi radiotelevisivi pubblici europei, tra le quali, come elementi di novità, ci sono la comunicazione della Commissione sugli aiuti di Stato ai servizi pubblici e radiotelevisivi dell'ottobre 2009, in cui, tra l'altro, viene ribadito il principio del corretto utilizzo del canone, anche in termini concorrenziali, e della raccolta pubblicitaria; e la raccomandazione del Consiglio d'Europa sui media di servizio pubblico, approvata il 16 febbraio 2012, in cui vengono richiamati i princìpi d'indipendenza dagli Stati e dai governi, per garantire condizioni appropriate di libertà editoriale.
  Per maggiore chiarezza, nel preambolo vengono riportati integralmente gli obblighi del servizio pubblico previsti dall'articolo 45 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, e la citazione delle linee guida dell'Autorità, da intendersi interamente riportate, perché si tratta di un provvedimento di riferimento fondamentale, seguito e rispettato con coerenza, e su cui il Ministero aveva a suo tempo dato l'intesa.
  Con tale impostazione si è quindi voluto dare alla parte generalmente introduttiva e limitata a un'elencazione di norme una rilevanza decisiva ai fini della missione e del ruolo del servizio radiotelevisivo pubblico, rafforzata dalla disposizione dell'articolo 1, in cui è previsto che il preambolo è parte integrante del contratto.
  Quanto all'altro elemento di novità, la dettagliata indicazione degli obblighi per la RAI nel perseguimento della propria missione d'interesse generale, si fornisce l'esplicitazione dei principali punti previsti all'articolo 2.
  Alle lettere a) e b), in cui si tratta di reti terrestri di diffusione televisiva e radiofonica, vengono confermati gli obblighi di copertura previsti al termine di vigenza del precedente contratto. Alla lettera c), relativa alla diffusione sulle altre piattaforme tecnologiche, coerentemente con la recente sentenza del Consiglio di Stato dell'agosto 2013 e con le linee guida dell'Autorità, si è riprodotto l'articolo del precedente contratto, secondo cui la RAI deve rendere visibile la propria programmazione di servizio pubblico su tutte le altre piattaforme tecnologiche, e assicurarne la diffusione attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni tipologia tecnologica. In ogni caso, la RAI potrà consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne facciano richiesta, nell'ambito di negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie, sulla base delle condizioni verificate dalle autorità competenti.
  La lettera d) prevede gli obblighi di programmazione dei generi predeterminati di servizio pubblico, con il numero minimo di ore da trasmettere, non inferiore al 70 per cento della programmazione di Raiuno e Raidue, e all'80 per cento di quella di Raitre, da rendicontare trimestralmente in un dettagliato elenco da trasmettere al Ministero e all'AGCOM, entro i tre mesi successivi alla chiusura di ogni trimestre. Deve essere comunque assicurata un'offerta quotidiana articolata e diversificata per rete. Nel caso di canali semi-generalisti tematici, deve essere assicurata la coerenza della programmazione di servizio pubblico con le caratteristiche editoriali proprie di ciascun canale.
  In ogni caso, per venire incontro a esigenze manifestate anche in questa Commissione, e per rafforzare la produzione audiovisiva europea e italiana, entro il 31 dicembre 2015 ciascun canale semi-generalista e tematico avrà l'obbligo di trasmettere tra le ore 6.00 e le ore 24.00 non meno del 40 per cento di programmazione dei generi di servizio pubblico, e entro il 31 dicembre 2014 non meno del 20 per cento. L'obbligo, che prevede una gradualità applicativa, per consentire ai diversi canali di riprogrammare e definire con tempi adeguati la propria linea editoriale, deriva da quanto previsto dalle linee guida dell'Autorità, laddove è esplicitamente detto che l'operatore pubblico dovrà mantenere un alto livello di qualità sia sulle reti generaliste Pag. 6sia su quelle tematiche, favorendo la percezione che i canali generalisti sono parte di un'offerta più ampia, nella quale i canali specializzati offrono opportunità aggiuntive. Ciò comporta che la RAI conservi e progressivamente ampli le quote di programmazione di servizio pubblico su tutte le reti.
  Alla lettera e) è previsto uno degli elementi di maggiore novità che caratterizza questo contratto di servizio in favore dei cittadini: l'obbligo di rendere riconoscibili e valorizzare i programmi di servizio pubblico, in applicazione di quanto stabilito dalle linee-guida. Nelle linee-guida si afferma infatti che, nell'ottica della trasparenza e della vigilanza sull'impiego delle risorse pubbliche, i programmi dei generi finanziati dal canone e di quelli finanziati con risorse commerciali devono essere immediatamente riconoscibili, valorizzati e segnalati come tali, sia nel corso della programmazione sia nel sito RAI. Sulla base di tali presupposti, la RAI è obbligata a rendere riconoscibile per i telespettatori, in modo agevole e immediato, la programmazione dei generi predeterminati di servizio pubblico, inserendo la frase «Programma finanziato con il contributo del canone», all'inizio, alla fine o nel corso di ciascuna trasmissione, e a fornire tempestiva comunicazione all'utenza, anche a mezzo internet e televideo, circa orari e contenuti della programmazione dei generi predeterminati di servizio pubblico.

  PRESIDENTE. Con «finanziato con il contributo del canone» s'intende che quella trasmissione è totalmente finanziata con il contributo del canone ?

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Abbiamo usato la formula «con il contributo del canone», perché in RAI, anche se c’è una separazione contabile, alcuni programmi sono finanziati nei due modi. L'importante è che il cittadino sappia come è finanziato un programma, perché una parte potrebbe derivare da contributi della pubblicità.

  PRESIDENTE. Questa è un'osservazione che magari farà la Commissione nel corso delle nostre riunioni. Le chiedevo solo una specificità maggiore.

  VINCENZO CUOMO. Se si scrive «contributo», si aggiunge a qualcosa che già c’è.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. È chiaro che tutto quello che riferisco è frutto di una trattativa lunga e non semplice che c’è stata con la RAI. Noi siamo qui per avere ulteriori indicazioni, e quindi ogni vostro suggerimento sarà per noi un prezioso contributo per cercare di migliorare il testo.
  Per l'evidenza delle funzioni di servizio e della relativa programmazione, possono derogare a tale obbligo i telegiornali e il canale tematico all-news. Trova in tal modo soddisfazione l'esigenza già manifestata anche da questa Commissione di vigilanza nel proprio parere sul contratto di servizio 2007-2009. Qualunque cittadino sarà quindi in grado di conoscere almeno per grandi linee come vengono spesi i soldi del canone, ponendo la RAI di fronte alla responsabilità di indicare con evidenza quali siano i programmi oggetto di tale finanziamento.
  Alla lettera f) viene ribadito il principio della piena indipendenza editoriale del mercato pubblicitario.
  Per quanto riguarda gli obblighi relativi ai programmi dedicati ai minori, disciplinati nello specifico dall'articolo 9, è previsto che ne venga garantita la trasmissione in orari appropriati, sia sulle reti generaliste sia negli appositi canali tematici, rispondendo in tal modo a una giusta esigenza manifestata anche in sede parlamentare. Un'altra novità significativa è la previsione, da attuarsi con un tempo congruo, che i canali tematici dedicati alla programmazione per minori in età prescolare non potranno in alcun caso comprendere comunicazioni commerciali, mentre gli altri canali non potranno essere interrotti da pubblicità all'interno o, se programmati di seguito, tra Pag. 7l'uno e l'altro. La scelta di vietare alla RAI la comunicazione commerciale sul canale tematico e in tutti i programmi dedicati ai bambini in età prescolare è all'esito di un'approfondita e ponderata riflessione, e risponde a un'esigenza sollecitata dagli psicologi dell'età evolutiva, dai pediatri, dagli insegnanti e da tanti genitori. Questa decisione tiene anche conto dei precedenti applicati in altri Paesi, come la Finlandia e la Svezia, e della previsione, nel canale tedesco dedicato ai bambini, di spazi molto limitati, senza trascurare i servizi pubblici inglesi, spagnoli, americani e giapponesi, che non sono comunque finanziati da pubblicità, e perciò la stessa condizione vale per i rispettivi canali per i bambini. Si è infatti ritenuto che un servizio pubblico finanziato prevalentemente con il contributo dei cittadini, per potersi veramente definire tale, debba essere soggetto a maggiori responsabilità e vincolato a comportamenti più rigorosi per quanto attiene ai contenuti e alla propria programmazione, soprattutto se destinata a soggetti particolarmente deboli e suggestionabili. E proprio nella programmazione del servizio pubblico, inevitabilmente soggetta a più accentuate forme di tutela, va evitato ogni stimolo a generare quel meccanismo indotto e irrazionale di desiderio del possesso che rischia di mettere in seria difficoltà i genitori non consenzienti e non abbienti, rinvenibile peraltro nella visione di canali da ritenersi tranquillizzanti per le famiglie, davanti ai quali i bambini molto piccoli vengono frequentemente lasciati soli. Mi riferisco in particolare al canale RAI Yoyo. È in linea con l'obiettivo di rafforzare il ruolo, gli obblighi e l'immagine del servizio pubblico che trova piena giustificazione la limitazione concordata, che non deve comunque rappresentare un freno allo sviluppo dell'offerta RAI dedicata ai più piccoli, che va anzi rafforzata, adempiendo a uno dei principali compiti della missione di servizio pubblico. La paura è che se non fanno pubblicità, non fanno nemmeno il programma. Questo non deve e non può accadere.
  Tra gli altri obblighi di rilievo previsti in tale articolo, si segnala alla lettera i) la costituzione di una struttura RAI, al fine di garantire parità di trattamento alle associazioni di consumatori e degli utenti riconosciute dal Ministero dello sviluppo economico, senza alcuna discriminazione che per qualsiasi motivo possa limitare il libero esercizio del diritto delle stesse associazioni alla partecipazione ai programmi. È un tema molto sentito, più volte oggetto di polemica da parte di associazioni che lamentano esclusioni ingiustificate. In genere l'esclusione avviene quando c’è una denuncia pubblica di un comportamento scorretto da parte dell'associazione dei consumatori nei confronti della RAI, oppure una pluralità di ricorsi contro provvedimenti e atti della RAI. Questa prassi di escludere l'associazione più belligerante è sembrata a tutti noi effettivamente discriminatoria. Per contratto, la RAI ha rinunciato a operare in questo senso. Ad esempio, nella trasmissione sui pacchi potrà e dovrà essere invitato, a parità di condizioni con gli altri, anche chi contesta la regolarità del sorteggio.
  Sono stati inoltre sottolineati e ribaditi gli obblighi per la RAI di promuovere l'immagine del Paese e della cultura italiana all'estero; garantire l'accesso pluralistico alla programmazione alle minoranze linguistiche, alle istituzioni e alle culture locali; la trasmissione di messaggi di utilità sociale; l'accesso agli archivi; il decentramento delle sedi dei centri di produzione locale, attuando politiche gestionali dirette alla specializzazione per aree tematiche dei diversi centri; i diritti delle persone portatrici di handicap sensoriali; la dignità della persona; la non discriminazione e la promozione dell'uguaglianza di genere. Tutti questi temi saranno ripresi in dettaglio in articoli successivi.
  Da segnalare, infine, alla lettera t) gli obblighi per la RAI di sostenere, utilizzando risorse frequenziali già assegnate, l'innovazione tecnologica, come fattore Pag. 8strategico del servizio pubblico, e di sviluppare tutte le tecnologie trasmissive televisive e radiofoniche, come tra le altre l'alta definizione e il DVB-T2 (Digital Video Broadcasting – Terrestrial 2), il DMB (Digital Multimedia Broadcasting) e il DRM (Digital Radio Mondiale).
  I successivi articoli in parte approfondiscono alcune delle tematiche indicate all'articolo 2, e in parte riproducono, in alcuni casi con variazioni o aggiunte, significative o meno, disposizioni già previste nei precedenti contratti. Di seguito ne vengono sintetizzati i contenuti, evidenziando le principali novità contenute nel nuovo testo.
  Per quanto attiene all'articolo 3, si segnala l'obbligo per la RAI di conservare nell'esercizio della propria attività i princìpi, i criteri e le regole di condotta contenuti nel codice etico aziendale, nonché quelli previsti dalla Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori e dagli altri codici che tutti conosciamo.
  Quanto all'articolo 4 sulla qualità dell'offerta e il valore pubblico, è previsto che la programmazione del servizio pubblico promuova la fruizione di un'offerta di qualità, che sia percepita come tale dal pubblico, da sviluppare attraverso le direttrici ben note di sperimentazione di nuovi formati e linguaggi. Il servizio pubblico dovrà: promuovere le produzioni televisive ed esportare l'immagine del Paese; promuovere la conoscenza della Costituzione e anche dello Statuto dell'Unione europea; diffondere e promuovere la cultura della legalità e del rispetto della dignità della persona; superare gli stereotipi culturali; rafforzare l'impegno sociale e culturale della conoscenza del mondo del lavoro e delle opportunità occupazionali; raggiungere i diversi pubblici attraverso la varietà dei generi e l'approfondimento, anche nell'interesse per le lingue straniere e la multiculturalità; potenziare la funzione della produzione radiotelevisiva per gli utenti con disabilità sensoriale; favorire la promozione dell'uguaglianza di genere; rafforzare il proprio marchio nel contesto nazionale, attraverso una più evidente caratterizzazione qualitativa dell'offerta del servizio pubblico, che ci servirà per affrontare meglio il tema del canone; promuovere e sostenere la cultura e la formazione informatica e l'utilizzo consapevole delle tecnologie.
  L'articolo 5 riguarda la qualità dell'informazione, quale imprescindibile presidio di pluralismo, completezza, obiettività, e soprattutto indipendenza.
  L'articolo 6, come in passato, prevede l'articolazione dell'offerta televisiva del servizio pubblico, suddivisa in generi predeterminati. Sono stati introdotti due nuovi generi. Il primo comprende i programmi per la valorizzazione della musica. Stranamente, anche se c'erano gli spettacoli dal vivo, non c'era un genere che riguardasse direttamente la musica. Il secondo genere concerne l'informazione e i programmi dedicati allo sviluppo delle competenze e delle culture digitali, in linea con i principi dell'Agenda digitale. Con il primo dei nuovi generi si è inteso dare valore nel servizio pubblico alle trasmissioni finalizzate alla promozione dell'industria musicale, con particolare attenzione agli artisti emergenti, e a quelle volte a favorire l'educazione musicale e la valorizzazione delle opere d'arte e dell'ingegno. Con il secondo genere si è ritenuto essere di valore pubblico promuovere competenze d'uso in relazione alle nuove tecnologie digitali, e quindi valorizzare i comportamenti consapevoli, anche dei più piccoli, rispetto ai videogiochi. Se un bambino utilizza internet solo per il videogioco, probabilmente non avrà un grande vantaggio di produttività. Invece, se lo utilizza per spiegare alla nonna come si può scaricare il codice INPS oppure il modulo per pagare la persona di servizio, probabilmente avremo un servizio sociale, forse inconsapevole, e comunque molto utile, perché molto dettagliato.
  È da rilevare che, ai sensi di quanto previsto alla precedente lettera d) per la programmazione dei generi predeterminati, la RAI deve assicurare un'offerta quotidiana articolata e diversificata per rete, tale da garantire effettive opzioni di scelta tra le diverse trasmissioni riferite Pag. 9ai generi di servizio pubblico, predisponendo i palinsesti quotidiani in modo tale da assicurare complessivamente un'equilibrata distribuzione di tale programmazione sulle diversi reti e fasce orarie, assicurando altresì in ogni momento della giornata, su almeno una delle tre reti generaliste, la presenza di programmi ricompresi in tali generi.
  Nell'articolo 8, riguardante l'offerta radiofonica, in aggiunta ai sei generi, è stato introdotto il genere delle trasmissioni e servizi dedicati alle informazioni sulle nuove tecnologie digitali. Anche in questo caso naturalmente il problema è lo stesso dell'offerta televisiva.
  Invece, per quanto riguarda Isoradio, abbiamo dovuto mantenere il divieto di trasmettere pubblicità, perché questo deriva dall'interpretazione che è stata comunemente data finora alla convenzione di prodotto.
  L'articolo 8 è relativo all'offerta multipiattaforma, con riferimento alla presenza della programmazione RAI sulle più diffuse piattaforme di tv connesse, tablet e smartphone.
  L'articolo 9 specifica in dettaglio gli impegni e gli obblighi della RAI relativi alla programmazione televisiva dedicata ai minori, anche con riferimento alla diffusione della comunicazione commerciale, adottando particolari cautele.
  In tale contesto, la RAI è tenuta a dedicare appositi spazi e a realizzare programmi volti a informare i minori e i genitori sull'uso corretto e appropriato delle trasmissioni televisive da parte dei minori, anche sperimentando accorgimenti tecnici di protezione, utilizzando un proprio sistema di segnaletica.
  L'articolo 10, sulla rappresentazione non discriminatoria, è stato predisposto in base ai suggerimenti del Comitato unico di garanzia esistente presso il nostro Ministero, ed è finalizzato all'effettivo rispetto alla dignità alla persona e alla non discriminazione.
  L'articolo 11 prevede un'articolata e dettagliata offerta dedicata alle persone con disabilità e aspetti riguardanti la programmazione sociale, anche in termini di monitoraggio, con l'aggiunta dell'obbligo di sottotitolare almeno due edizioni al giorno dei TG 1, 2 e 3, rispetto alla sola prevista nel precedente testo. È vincolante la norma che prevede di sottotitolare almeno un'edizione giornaliera di un notiziario di contenuto sportivo sulle reti generaliste e di un notiziario sul canale RAI News.
  Nell'articolo 12, riguardante l'offerta per l'estero, come novità è previsto che la RAI si impegni a ottimizzare la propria presenza sul territorio internazionale, anche attraverso forme di collaborazione con altri operatori istituzionali, e a sperimentare e a promuovere nuovi formati e nuovi linguaggi espressivi attrattivi per il pubblico internazionale, anche attraverso un maggior ricorso alla produzione in inglese.
  L'articolo 13 riguarda i programmi dell'accesso.
  L'articolo 14 presenta una serie di novità significative finalizzate a rafforzare il ruolo e il valore dei prodotti audiovisivi italiani ed europei. Tra queste segnalo, oltre ai princìpi già espressi all'articolo 4, l'impegno della RAI a promuovere un'azione effettiva di sostegno alla produzione europea, e a quella indipendente, anche attraverso negoziazioni con i produttori indipendenti eque, trasparenti, non discriminatorie e facilmente verificabili dalle autorità competenti, e l'obbligo di pubblicare sul sito i dati riferiti agli investimenti destinati alla produzione televisiva. Segnalo inoltre il principio secondo cui la RAI considera interlocutori privilegiati i produttori indipendenti, e l'impegno, particolarmente sollecitato dalle organizzazioni sindacali, a realizzare prodotti audiovisivi di nazionalità italiana, entro i confini nazionali, a meno che non ci siano esigenze di produzione e di sceneggiatura.
  Ulteriori novità sono l'impegno a promuovere progetti di coproduzione internazionale, che valorizzino il prodotto nazionale; il mantenimento delle quote d'investimento previste per legge per le opere d'animazione e per i documentari; e il richiamo esplicito alle percentuali di programmazione e d'investimento stabilite nel decreto ministeriale del 22 febbraio Pag. 102013, che riguardano le opere cinematografiche. C’è inoltre il richiamo alla regolamentazione prevista dall'Autorità, per quanto attiene alla verifica del rispetto delle quote di emissione e d'investimento per ciascun anno di vigenza del contratto.
  È inoltre prevista l'istituzione di un comitato consultivo Ministero/RAI per verificare su base annua l'equilibrato rapporto degli investimenti totali tra i diversi generi e contenuti televisivi relativi ai prodotti audiovisivi italiani ed europei, con particolare riferimento a un adeguato sostegno alla produzione e programmazione dei documentari, degli spettacoli dal vivo e dei cartoni animati.
  Di ulteriore rilievo innovativo è l'ultima disposizione, in cui si prevede che, per allinearsi alle migliori pratiche a livello europeo sulla trasparenza tra editori e produttori indipendenti, relativa all'esigenza di prodotto dei generi di servizio pubblico da programmare sulle diverse reti, la RAI divulgherà annualmente sul proprio sito internet le informazioni relative ai generi di suo interesse, in modo da consentire ai produttori di pianificare e indirizzare al meglio la loro attività e di presentare progetti conformi alla programmata linea editoriale.
  La RAI indicherà altresì le modalità di presentazione dei progetti da parte dei produttori, le tempistiche che la RAI stessa si impegna a rispettare, e quelle di redazione dei budget di produzione, le procedure di certificazione che intende adottare al fine di rendere i costi sostenuti trasparenti e certi, e le tempistiche di pagamento che si obbliga a seguire.
  Nell'articolo 15 sulle audiovideoteche è previsto che entro un triennio l'archivio storico della RAI sia reso disponibile al pubblico on demand su piattaforma IP, attraverso specifiche convenzioni con università, scuole, enti pubblici e associazioni senza fini di lucro, anche in collaborazione con gli altri principali detentori di archivi storici audiovisivi, valorizzando i propri repertori audiovisivi, nonché quelli di altri principali detentori di archivi storici audiovisivi (si pensi a quanto abbiamo in tema di cinema), anche in considerazione degli obiettivi più generali dell'Agenda digitale italiana.
  Nell'articolo 16 sulla qualità tecnica è specificato che la qualità audiovisiva e del servizio di radiodiffusione è un tratto distintivo e irrinunciabile che la RAI deve perseguire nella diffusione della propria offerta. La RAI potrà stipulare – questo è un elemento di novità – convenzioni o contratti con enti locali, laddove emergano interessi allo sviluppo e al miglioramento delle reti di diffusione, con particolare riguardo agli aspetti relativi alla salvaguardia della salute umana e alla tutela del paesaggio.
  All'articolo 17 sono specificate le modalità di esercizio dei collegamenti mobili per lo svolgimento del servizio, anche per conto terzi.
  Passiamo al finanziamento e alla gestione economica. All'articolo 18, oltre alla previsione del finanziamento attraverso il canone di abbonamento, i corrispettivi derivanti da contratti e convenzioni con pubbliche amministrazioni e le altre entrate consentite dalla legge, sono specificati i criteri tecnici ed economici che la RAI è tenuta ad adottare per consentire il raggiungimento degli obiettivi di efficienza aziendale del proprio assetto organizzativo, anche con riferimento alla capacità dei propri centri di produzione.
  È stabilito che la RAI possa svolgere attività commerciali, inclusa l'offerta a pagamento in regime di concorrenza, assicurando che le stesse attività siano sviluppate con modalità organizzative che evitino il finanziamento incrociato, anche parziale, di risorse pubbliche, tenuto conto dei principi di cui alla comunicazione della Commissione europea del 27 ottobre 2009, capo 6.8, relativo alla proporzionalità e ai comportamenti sul mercato, in cui, tra gli altri, è ribadito il principio che l'emittente del servizio pubblico non attui nei confronti dei loro concorrenti pratiche contrarie alla concorrenza basate sul loro finanziamento pubblico. Sostanzialmente, non devono fare dumping. Viene citata come pratica anticoncorrenziale la vendita a prezzi inferiori a quelli di mercato, Pag. 11evidenziando che un'emittente del servizio pubblico potrebbe essere tentata, per ridurre le entrate dei concorrenti, di diminuire in misura eccessiva i prezzi della pubblicità, o di offrire sottocosto altre attività diverse dal servizio pubblico, come i servizi commerciali a pagamento, dato che il conseguente contrarsi dei suoi introiti è coperto dalla compensazione pubblica. Tale comportamento non può essere ritenuto intrinseco alla funzione di servizio pubblico affidata all'emittente, e in ogni caso perturberebbe le condizioni degli scambi e la concorrenza nella comunità in misura contraria all'interesse comune, violando quindi il protocollo di Amsterdam.
  Nello stesso articolo è stata poi mantenuta la struttura metodologica sulla contabilità separata dei generi predeterminati di servizio pubblico da quelli non predeterminati finanziati dalla pubblicità, il cui costo è allocato nei conti annuali separati nell'aggregato a) e nell'aggregato b), con la precisione che in ogni caso il canone contribuisce esclusivamente alla programmazione del servizio pubblico, in un'ottica di equilibrio economico.
  Al comma 7 di tale articolo è previsto che per garantire la massima trasparenza sui costi sostenuti per il proprio personale, la RAI è obbligata a pubblicare sul proprio sito web i dati aggregati relativi alla classificazione del personale dipendente, per tipologie contrattuali e fasce retributive, indicando i numeri e i costi di ogni rispettiva fascia dirigenziale, comprensivi anche dei valori medi relativi alle fasce non dirigenziali. La RAI dovrà comunicare anche attraverso il mezzo televisivo e radiofonico la presenza di tale sito. Si è in tal modo ritenuto di soddisfare l'esigenza più volte manifestata anche nell'ambito di questa Commissione, finalizzata a garantire una trasparenza e una possibilità di verifica dei costi sostenuti per il personale, senza derogare alle norme previste per la tutela della privacy, e senza contraddire i pareri espressi dai diversi organismi istituzionali.
  Nell'articolo 19 sono state ribadite le modalità di determinazione dell'ammontare del canone, quelle per la sua riscossione e quelle per la corresponsione da parte dell'amministrazione finanziaria, introducendo un concetto rafforzativo in base al quale l'Autorità procede alla verifica dell'adempimento dei compiti ai sensi di legge. Nello stesso articolo è previsto che il Ministero si impegni a individuare, anche con il coinvolgimento delle amministrazioni competenti, le più efficaci metodologie di contrasto all'evasione, verificando la possibilità di costituire un apposito gruppo di lavoro. In ogni caso, il Ministero e la RAI, con cadenza semestrale, riferiranno alla Commissione di vigilanza i risultati delle azioni attuate per il contrasto all'evasione del canone.
  Con l'articolo 20 è stata mantenuta intatta l'istituzione di una sede permanente di confronto sulla programmazione sociale, tenuta a esprimere pareri e ad avanzare proposte in ordine ai programmi riguardanti le persone con handicap sensoriali e alle iniziative assunte in tal senso dalla concessionaria.
  L'articolo 21 prevede gli obblighi di comunicazione, la vigilanza, i controlli e le sanzioni da applicare in caso di violazione, che sono quelle definite ai sensi di legge.
  Viene ribadito l'obbligo previsto in precedenza dall'articolo 2, lettera d), relativo all'elenco trimestrale contenente la lista dei programmi per i generi predeterminati di servizio pubblico televisivi e radiofonici, con l'indicazione relativa al numero di ore di programmazione.
  La RAI è inoltre obbligata a trasmettere al Ministero, all'Autorità e alla Commissione di vigilanza una relazione contenente una dettagliata informativa sull'offerta di qualità; sul volume dell'offerta di generi non predeterminati; sui risultati d'ascolto dei canali dedicati ai minori, e sulle ore di programmazione a essi dedicate; sul numero dei contenuti pubblicati e del traffico giornaliero generato dall'utenza; sulla valutazione della qualità dell'offerta, attraverso un sistema di analisi e monitoraggio della qualità dell'offerta e della corporate reputation; sul monitoraggio effettuato; su fenomeni di pubblicità indiretta; sul rispetto delle pari Pag. 12opportunità; sugli esiti del monitoraggio; sulla presenza e sul contrasto delle forme di pubblicità occulta.
  Per quanto attiene alle dinamiche della gestione, la RAI è tenuta a trasmettere agli stessi soggetti, e in aggiunta al Ministero dell'economia e delle finanze, una relazione sui risultati economici e finanziari dell'esercizio. La RAI è altresì tenuta a trasmettere ai Ministeri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, entro 15 giorni dalla loro approvazione, i piani industriali, le previsioni economiche, i bilanci consuntivi di esercizio e della contabilità separata, e i bilanci infrannuali al 30 giugno. Analogo obbligo di comunicazione riguarda la documentazione che la RAI dovrà fornire al Ministero sul monitoraggio della qualità tecnica del servizio di diffusione.
  Come ulteriori obblighi nel nuovo testo sono stati previsti quello di trasmettere, nei 30 giorni successivi alla scadenza di ogni trimestre, all'Autorità e al Ministero le rilevazioni dei messaggi pubblicitari trasmessi per ciascun palinsesto delle reti generaliste, semigeneraliste e tematiche, con l'indicazione dei rispettivi orari di trasmissione.
  Inoltre, venendo incontro all'esigenza manifestata da più parti di verificare l'opportunità e la necessità per la RAI di trasmettere nuovi canali, anche con riferimento ai relativi costi, è stabilito che entro il 31 dicembre di ciascun anno la RAI debba presentare all'Autorità e al Ministero, per eventuali nuovi canali che dovessero essere avviati entro i 12 mesi successivi, una relazione corredata del relativo piano di sviluppo economico-finanziario, che dimostri la sostenibilità dell'equilibrio economico con gli obiettivi e gli specifici obblighi inerenti alle attività di pubblico servizio.
  Le norme finali riguardano all'articolo 22 il già previsto deposito cauzionale a garanzia degli obblighi assunti, una nuova norma all'articolo 23 in cui si prevede l'effettuazione delle indagini demoscopiche da parte della RAI in previsione della data di scadenza della concessione del servizio pubblico, fissata al 6 maggio 2016, e le disposizioni sull'entrata in vigore e la scadenza del contratto.
  A conclusione di quest'esposizione, che – mi rendo conto – è stata in parte noiosa, perché riguarda articoli nuovi e articoli che erano già noti, vorrei dire che anche il Governo ritiene che il termine di cui gode questa Commissione per esprimere il parere sia un termine ordinatorio. Siamo intenzionati ad attendere le vostre indicazioni, prima di concludere il contratto definitivo.

  MARIO MARAZZITI. Mi scuso per aver chiesto la parola per primo, ma sono stimolato innanzitutto dall'importanza del documento, poi ho purtroppo una sovrapposizione di impegni.
  In primo luogo è importante che sia aumentato visibilmente il desiderio di offrire un servizio pubblico, come appare dal documento che abbiamo ricevuto.
  Passo ai contenuti. Ai fini della riconoscibilità, oltre alla dicitura «con il contributo del canone», credo che sarebbe forse utile valutare di inserire un segno visibile sullo schermo, come un bollino colorato, che immediatamente possa far percepire che un dato programma sia interamente finanziato dal canone.
  Per quanto riguarda il tema dei minori, mi sembra che sia stato fatto uno sforzo rilevante.
  In relazione invece ai linguaggi e al pluralismo nella RAI, mi chiedo se dentro al discorso del pluralismo e dei generi, non vada colta la specificità che la RAI ha, grazie anche alla Convenzione con la Santa Sede, sul tema dell'informazione religiosa. Mi chiedo se non sia il caso di valutare il pluralismo culturale religioso, ovvero se tutto questo grande tema sia in realtà contenuto dentro l'informazione e dentro la cultura. Mi domando se questo non sia un punto di forza della RAI come soggetto internazionale, perché vi è una contiguità che in questo momento storico dà una chance in più.
  Per quanto concerne l'Italia per l'estero, registro che nel contratto è scritto «utilizzazione e diffusione» della cultura Pag. 13italiana e del modo di vita italiano: manca la parola «produzione». Secondo me si tratta di una restrizione. L'immenso numero di italiani all'estero non rappresenta più solo una presenza di natura folkloristica, ma spesso è decisivo in settori produttivi e della vita di interi mondi. Mi domando quindi se in questo settore non si debba applicare un'idea non one way, ma two ways, cioè andata e ritorno. L'Italia che è già all'estero può essere un grande veicolo per la promozione dell'Italia all'estero, anche nei contenuti.
  Concludo con due osservazioni. Ho ascoltato con interesse il discorso sull'informatica. Credo che l'alfabetizzazione informatica delle generazioni anziane sia un obiettivo molto importante. È interessante ciò che lei osservava a proposito dei bambini come veicolo di servizio pubblico per le generazioni anziane. Se non vogliamo tagliar fuori il 20-25 per cento del Paese dalle trasformazioni, questo potrebbe essere un obiettivo che la RAI può perseguire.
  Infine, c’è il tema del canone. Si continua a parlare di servizio pubblico finanziato dal canone, ma forse possiamo riflettere con più forza sull'eventualità di superare il canone con l'introduzione di un contributo nazionale per tutta l'offerta informativa televisiva su tutte le piattaforme, da versare direttamente allo Stato, che poi rialloca le risorse in base al servizio pubblico.

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Vorrei ringraziare il Viceministro Catricalà per la puntuale esposizione e illustrazione di questo contratto di servizio, che credo contenga effettivamente alcune significative novità. Si coglie lo sforzo e anche il lavoro che è stato fatto, soprattutto nella direzione di considerare gli aspetti sociali più diversi, con un'attenzione ai temi della dignità delle persone e del pluralismo, e alle questioni di grande allarme sociale, come la violenza sulle donne, e con la volontà di evitare ogni forma possibile di discriminazione.
  Sono cose molto importanti, così come è importante l'attenzione ai minori. Mi riferisco alla scelta di rinunciare alla pubblicità nei programmi per i minori in età prescolare, che evidentemente avrà un prezzo abbastanza alto dal punto di vista economico, e forse penalizzerà la RAI rispetto ai suoi competitori. Forse il Governo dovrebbe porsi anche il problema di intervenire affinché questo svantaggio non sia troppo pesante.
  Proprio perché ho apprezzato questa attenzione alla dimensione sociale, mi colpisce alla lettura del contratto la mancanza di una parola che dovrebbe esserci: integrazione. Anche questo è un tema molto attuale. Credo che la televisione, e in particolare il servizio pubblico, debba svolgere un ruolo importante e strategico rispetto al compito dell'integrazione, soprattutto a favore dei minori e delle famiglie più disagiate. Le famiglie più disagiate hanno minori che passano molto tempo davanti agli schermi. Soprattutto i più piccoli possono trovare nella televisione una forma di conoscenza e di accesso alle comunità in cui si vengono a trovare, per conoscerle, per inserirsi e per integrarsi maggiormente. Quest'aspetto secondo me, dovrebbe essere esplicitato con maggiore evidenza.
  Infine, ho una domanda. Lei, illustrando le soglie minime ha detto che queste si attestano al 70 per cento di programmazione di servizio pubblico per Raiuno e Raidue, e all'80 per cento per Raitre. Vorrei sapere perché sopravvive questa differenziazione tra le reti, che, secondo me, forse non ha più senso, nel momento in cui si dichiara che tutta la programmazione, e quindi tutta la struttura della RAI, deve essere sostanzialmente aperta a questo tipo di programmazione caratterizzata dal servizio pubblico.

  FEDERICO FORNARO. Vorrei fare una riflessione, che è una sorta di a priori. Molte delle indicazioni contenute nell'articolato (gli impegni, le garanzie e le tutele) hanno come precondizione – può sembrare una banalità – il corretto arrivo del segnale. Questo tema è richiamato correttamente nel preambolo del Testo Pag. 14unico in materia di servizi di media audiovisivi, quando si afferma che tra gli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo c’è la diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio della società concessionaria con copertura integrale del territorio nazionale. La copertura integrale viene già derogata all'articolo 2, comma 1, quando sostanzialmente si accetta l'esistenza di reti che coprono l'80 o il 90 per cento del territorio.
  C’è una questione che credo sia a conoscenza del Ministero, e che è stata oggetto anche dell'intervento dell'AGCOM, rilevata all'articolo 16, comma 4. Mi riferisco all'impegno che il Ministero si assume di verificare eventuali situazioni d'interferenza lamentate dalla RAI. A parte che il termine «eventuali» mi sembra pleonastico, perché le interferenze ci sono, e nel piano industriale sono dettagliatamente evidenziate, a me pare insufficiente quanto previsto all'articolo 21, comma 7, cioè la semplice fornitura con cadenza annuale di tutta la necessaria documentazione sul monitoraggio.
  Riterrei più incisiva la costituzione di un tavolo tecnico permanente tra RAI, Ministero e AGCOM sulla questione delle interferenze, perché questo è un problema da risolvere, anche alla luce del recupero del canone. In molti territori ci sono stati e ci saranno scioperi del canone, anche sostenuti dagli enti locali. Non è un'evasione nascosta. D'altronde ci sono interi comuni che non ricevono il segnale. La mia richiesta è che su questo specifico aspetto, che a mio giudizio non è assolutamente di secondo livello, ci sia la possibilità d'inserire una maggiore incisività.
  Chiudo permettendomi di darvi un suggerimento generale da un punto vista giuridico: in più punti si fa riferimento alla fornitura di documenti da parte della RAI, con cadenza annuale. Chiederei di inserire una data ultima, altrimenti si lascia un carattere indefinito che può lasciare spazio a discussioni e spiacevoli equivoci. Soprattutto ai fini dell'attività di controllo che è stata affidata a questa Commissione, credo che avere delle scadenze aiuti gli uffici a organizzare meglio il lavoro.

  ALBERTO AIROLA. Anch'io la ringrazio della sua presenza. Vorrei richiamare la sua attenzione su una questione molto importante, che riguarda i contenuti culturali. Ho notato che nel contratto è specificato l'impegno della RAI a fare coproduzioni, o comunque a collaborare con enti e operatori del settore, anche esteri. Esiste in Europa un mercato d'eccellenza di documentari in coproduzione con altre emittenti televisive. Il problema è che le società che producono progetti indipendenti – tra l'altro, anche loro vengono indicate come da favorire nel contratto – quando vanno sui mercati internazionali a cercare coproduzioni, dovrebbero avere una lettera d'impegno al pre-acquisto della RAI, qualora quest'ultima accetti e riconosca il progetto valido per essere coprodotto. Purtroppo questa lettera si può fare solo sull'arco di un anno, mentre invece spesso sono progetti biennali o pluriennali.
  La RAI, in poche parole, non si può impegnare oltre l'anno sull'acquisto, e quindi al limite può redigere delle lettere di interessamento. Ciò limita moltissimo la competitività degli operatori italiani del settore nel lavorare in coproduzione estere, e soprattutto la possibilità di dare alla RAI dei prodotti di documentario d'alto livello e ben spendibili dal palinsesto del servizio pubblico. Questo problema è centrale.
  Anche la quota dedicata alla trasmissione dei documentari sarebbe da aumentare, perché adesso è molto ridotta. Non ho ancora esaminato nel dettaglio il contratto.
  C’è la questione della qualità dell'informazione, che purtroppo è difficilmente risolvibile. A parole si afferma che vadano garantiti una certa qualità e il pluralismo, però forse bisognerebbe stabilire qualche criterio ulteriore, non solo quantitativo, che circostanzi un po’ meglio che cosa questo voglia dire. Spesso facciamo interrogazioni in merito e ci Pag. 15vengono comunicati dati quantitativi, che purtroppo non esprimono la qualità dell'informazione. Ripeto che non è un argomento semplice da affrontare, perché valutare in modo obiettivo e imparziale non è mai facile. Comunque, secondo me, sarebbe da approfondire anche questo punto.
  Un'ultima cosa che mi hanno segnalato è la questione degli spot sui giochi d'azzardo in fasce protette. È una questione a cui gli italiani sono molto sensibili.

  SALVATORE MARGIOTTA. Ho un'annotazione generale e una particolare. Quella generale vale per tutti noi componenti di questa Commissione. Dall'esposizione della bozza di contratto di servizio viene fuori quella che forse deve essere l'azione maggiormente fondante del lavoro che dobbiamo svolgere in questa Commissione. Abbiamo un documento importante, che affronta questioni fondamentali e che riguarda effettivamente la vita della RAI. Credo sia un dovere di tutti noi approfondire molto il lavoro che faremo, nei tempi giusti. Bene ha detto il Presidente: la strozzatura di norma non potrà essere applicata in questo caso.
  Ho molto apprezzato l'intervento del collega Garofani in relazione all'integrazione, che è obiettivamente un target della RAI dei tempi nuovi, essendo tempi nuovi quelli che stiamo vivendo oggi. Come appare dagli interventi dei colleghi, ci sarà molto da riflettere. Anche noi faremo il nostro ciclo di audizioni, lavoreremo e poi avremo un confronto col Governo, che credo sarà molto proficuo e positivo, ma anche molto stringente. Compiremo fino in fondo il dovere che ci è assegnato e svolgeremo il ruolo che dobbiamo svolgere.
  Ho una sola annotazione particolare, che riguarda un tema di cui ho già parlato ieri con Gubitosi, trovando peraltro ascolto e rispondenza. Mi riferisco alla questione dei non udenti. Ho visto che dedicate un articolo, e un comma in particolare, alle categorie disagiate. Noi della Commissione porremo la massima attenzione possibile su questo tema, e in maniera particolare sulla questione degli interpreti dei segni e sui pochi programmi che oggi hanno questa copertura. Ieri il direttore Gubitosi mi ha risposto dicendo che molte trasmissioni sono sottotitolate. Tuttavia, è ben noto che una cosa sono i sottotitoli e altro è il linguaggio dei segni, che riesce a parlare a un pubblico molto più ampio, per esempio ai bambini che vedono canali come quelli a cui si faceva riferimento prima, tra cui Rai YoYo. Penso che su questo torneremo, ma volevo anch'io, come gli altri colleghi, accennare almeno a un punto che mi pare caratterizzante questo contratto.

  MIRELLA LIUZZI. Ringrazio il Viceministro per l'esposizione. Mi trovo abbastanza concorde con gli interventi dei miei colleghi, ma vorrei andare più nel dettaglio. Credo infatti che questo nuovo contratto potrebbe essere positivo per il pluralismo dell'informazione in Italia, ma è o potrebbe essere destinato a essere un libro dei sogni se non si applicano sanzioni serie per le norme non rispettate parte della RAI.
  Mi chiedo, allora, perché non inserire nel contratto anche una sorta di class action da parte dei cittadini, che in prima persona non si sentono tutelati o non vedono in alcuni programmi della RAI un giusto rispetto del contratto di cui stiamo discutendo.
  Inoltre, forse sbaglierò, ma l'articolo 6 riguarda l'offerta televisiva: quando si parla di generi, non c’è menzione dell'intrattenimento. Ci sono programmi e rubriche di servizio, di promozione culturale, ma manca l'intrattenimento. Mi chiedevo se fosse inglobato in qualche genere preciso o, in alternativa, vorrei conoscere la motivazione per cui non è stato inserito.
  All'articolo 23, invece, si parla della nuova convenzione. Non voglio assolutamente andare contro l'azienda RAI, cui spero possa essere rinnovata la concessione dopo il 2016, ma è abbastanza singolare che sia data quasi per scontata, laddove in realtà ne stiamo parlando Pag. 16nelle varie sedi istituzionali, in Parlamento e anche qui in Commissione vigilanza RAI.
  Quanto e cosa è finanziato dal canone dei cittadini, credo che il principio sia giustissimo. Mi chiedo come, nel particolare, sarà applicato. Dovremmo riflettere tutti insieme, ma è un principio che riteniamo comunque perfetto e che condividiamo.
  È ovvio che i telegiornali e il canale telematico all-news dovrebbero essere finanziati a prescindere dal canone perché, appunto, rendono un servizio di tipo pubblico, fanno informazione. Non possono, dunque, non essere inseriti, ma il loro servizio pubblico dovrebbe essere implicito.

  GIORGIO LAINATI. Ringrazio il presidente, il signor Viceministro e gli onorevoli colleghi.
  A nome del gruppo del Popolo della Libertà – Forza Italia, esprimo al Viceministro il nostro vivo compiacimento per l'illustrazione che ha svolto in Commissione. Non è il primo contratto di servizio che seguo, ma debbo significare a tutti voi che, rispetto al passato, ci sono dei passi avanti, come evidenziavano coloro che mi hanno preceduto. Mi riferisco a quel che riguarda, in generale, la trasparenza e, in particolare, anche all'annotazione della demarcazione sul finanziamento del canone. Che poi si possa trovare, come chiedeva il collega Marazziti, o meno anche un ulteriore modo di evidenziare che quel determinato programma è collegato direttamente al canone pagato da 16 milioni di famiglie, ben venga.
  Onorevole Viceministro, nel confermarle una valutazione positiva in generale su tutto l'impianto, mi permetterei di richiamare la sua attenzione sulla questione della tutela dei minori, ma mi sembra molto significativa anche la valorizzazione e la tutela dell'immagine della donna nel servizio pubblico, altro argomento che ha richiamato nel suo intervento.
  Per quanto riguarda la questione della pubblicità, in particolare nel canale Rai YoYo, sottolineerei con molta franchezza, alla luce di quanto di estremamente significativo è scritto – è difficile contestare valutazioni così importanti – che è altrettanto vero che 11 milioni di euro raccolti in questo momento dalla pubblicità e che andrebbero al canale YoYo, che peraltro sta andando benissimo e ce ne rallegriamo, non potrebbero più esserci. Chiedo, allora, se non esistano, innanzitutto, dei margini per immaginare il mantenimento di una presenza degli spot magari solo in determinate fasce orarie – mi riferisco sempre alla programmazione Rai YoYo – e chiaramente, come se non erro è già in vigore, con una sorta di autoregolamentazione. Sto parlando dei più digeribili tra i tanti spot commerciali che invadono le TV per quanto riguarda i bimbi. Mi chiedo se non si possa ipotizzare dei margini per mantenere una presenza molto soft della parte commerciale soltanto di alcune tematiche, escludendo, ad esempio, quelle delle merendine, che sono legate al problema dell'alimentazione dei ragazzi. Le chiedo con molta cortesia se intravede la possibilità di mantenere, in prospettiva, una presenza molto leggera della pubblicità non all'interno dei programmi, ma in determinati orari, tra un programma e l'altro, senza che questo appaia come un'intrusione intollerabile.

  GIAN MARCO CENTINAIO. Innanzitutto, ringrazio il Viceministro per la relazione. Visto che è il primo di contratto che analizzo, diversamente dal mio collega, ho preso un po’ di appunti. Sicuramente, riteniamo molto interessante la riconoscibilità e la valorizzazione dei programmi finanziati con il canone. Come hanno già evidenziato alcuni altri colleghi, effettivamente evidenziarlo al pubblico, magari con un bollino, come accade con altre trasmissioni, potrebbe conferire un valore aggiunto e un ulteriore servizio a disposizione dei telespettatori. Pag. 17
  Altrettanto interessanti sono: la cura per il pubblico giovanissimo, aspetto che ho analizzato con interesse; la valorizzazione dei programmi musicali, perché mi sembra che, rispetto al passato, si siano compiuti un passaggio e un passo in più; l'attenzione il pubblico con disabilità.
  Elencherei alcune proposte che mi sono venute in mente ascoltando la sua relazione. Una è sicuramente una maggiore attenzione e un progetto di valorizzazione delle sedi decentrate e dei centri di produzione locale. Magari su questo argomento in futuro avanzerò qualche proposta e soprattutto qualche richiesta di informazioni.
  Ho notato, ma forse è sfuggito solamente a me, che si è parlato poco, per esempio, della valorizzazione dello sport, non tanto inteso come il calcio, lo sport per eccellenza in televisione, ma come attività e discipline sportive di cui esistono eventi anche a livello internazionale, che però non sono seguiti. Questo potrebbe rappresentare un servizio aggiuntivo. Un ulteriore interesse potrebbe essere rappresentato dalle attività sportive legate al mondo giovanile, in questo caso inserendo anche il calcio.
  Allo stesso modo, sono interessato alle minoranze linguistiche e alle culture locali. Ho rilevato un passaggio e vorrei capire concretamente cosa si ha intenzione di fare. Ritengo interessante, ad esempio, il discorso sul canale Isoradio, a livello radiofonico un servizio molto seguito, in particolare da chi lavora sulla strada. Dai dati in mio possesso so che è tra i canali col più alto tasso di gradimento anche tra i canali RAI. Valorizzare questo tipo di servizio potrebbe essere, a mio avviso, interessante.
  Per quanto riguarda il discorso ripreso anche dai colleghi sulla pubblicità nel canale YoYo, a dir la verità non sono molto d'accordo sulla questa proposta di eliminare la pubblicità. Per i canali dedicati ai bambini, questo discorso era già stato portato avanti con una legge negli Stati Uniti negli anni Sessanta con riguardo alle aziende di giocattoli. All'inizio ebbe un discreto successo, ma successivamente si era tornati a ripristinare la pubblicità esclusivamente dedicate ai bambini.
  A mio avviso è interessante la proposta del collega di prevedere eventualmente della pubblicità esclusivamente dedicata ai bambini con una regolamentazione tra un programma e l'altro, in modo da permettere anche in questo caso una forma di finanziamento.

  PRESIDENTE. Scusi, sa perché si era ritornati alla pubblicità ?

  GIAN MARCO CENTINAIO. Mi informerò.
  L'ultima questione è forse quella di un neofita. Si sta parlando di un contratto di servizio per il 2013-2015: la domanda che sorge spontanea, non tanto da senatore quanto da cittadino, riguarda il reale rispetto di quello attualmente in vigore. In che misura l'attuale contratto è rispettato ? Se, infatti, di quello attuale è rispettata soltanto il 20 per cento o, comunque, neanche il 50, dovremmo cercare delle forme di controllo e di coordinamento insieme all'azienda.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio dare anch'io il benvenuto al collega Centinaio, con cui quasi mai ci troviamo d'accordo, soprattutto quando ci incrociamo nel territorio, ma che mi fa piacere faccia parte di questa Commissione e lavori con noi.
  Alcune questioni sono già state sollevate da altri colleghi del gruppo del PD e saranno oggetto, per quanto ci riguarda, anche di una serie di emendamenti che presenteremo nel corso della discussione per la formulazione del parere.
  Voglio anch'io «sfruttare» la presenza del Viceministro Catricalà per approfondire ulteriormente e utilmente delle questioni in questa occasione. Credo, infatti, si tratti di questioni nodali, di interesse e rilievo anche per il lavoro che ci apprestiamo a svolgere.
  All'articolo 23, la parte che riguarda la consultazione pubblica, è prevista il coinvolgimento della RAI anche con indagini Pag. 18demoscopiche focalizzate. Ricordo che nelle precedenti audizioni, Viceministro Catricalà, aveva parlato, in vista del rinnovo della concessione, di un percorso di coinvolgimento molto ampio. Le riconfermo che, per quanto riguarda il gruppo PD, riteniamo che sia necessario che sia svolto un percorso davvero ampio, coinvolgendo tutti i soggetti, dando sostanza all'idea di una mobilitazione di tutti soggetti aventi causa dell'opinione pubblica, sulla falsariga di quanto accade in Inghilterra in maniera consolidata con il percorso dei Royal charters.
  Credo, quindi, che sia importante che si vada a un ulteriore definizione del coinvolgimento di tutti i soggetti, non solo dell'azienda o del Governo, ma del Parlamento. Ricordo, per esempio, che in Inghilterra il fulcro non è il Governo, ma un ente terzo. È costituita, infatti, anche una commissione che consente il coinvolgimento di tutti. A mio avviso dunque questa resta una questione aperta.
  Giudico nodale anche la seconda questione. Peraltro, si è fatto riferimento, nel corso di vari interventi, a una questione che si è portata avanti anche nelle precedenti discussioni sui contratti di servizio siglati prima di questo e riguarda i programmi di genere predeterminato di servizio pubblico, ovvero come dare evidenza non solo in termini di contabilità separata, ma anche a chi fruisce della programmazione televisiva.
  Come notava, inoltre, la collega Liuzzi, a mia volta sono stato colpito dal fatto che non vi siano programmi di intrattenimento. Ancora tenendo presente l'esempio inglese, tra le parole chiave sempre richiamate in termini di servizio pubblico dalla BBC, vi è l'intrattenimento. Sono colpito, quindi, anch'io dal fatto che nel nostro caso sia stato espunto.
  Oltretutto, questa discussione risulta di particolare difficoltà se pensiamo alle precedenti discussioni intorno al bollino blu. Credo che questa sia una parte rilevante della nostra discussione e dovrà esserlo del nostro lavoro. È giusto ricordare che, guardando ai conti della RAI, una parte della programmazione cosiddetta di servizio pubblico in senso stretto è, in realtà, finanziata dalla raccolta pubblicitaria. Questo serve a indicare quanto sia complicata la definizione.
  Quanto al canone, legato anche alla considerazione appena svolta, nell'articolo 19.3 c’è un richiamo specifico dove si fa riferimento alle quote del canone corrispondenti al costo di fornitura del servizio pubblico risultante dalla contabilità separata. Significa che non ci si muove più rispetto alla definizione di carattere più ampio della relazione sui costi complessivi della programmazione. Forse questo, anche in relazione a quanto appena osservato, è un elemento da specificare ulteriormente.
  Infine, credo anch'io, come è stato già evidenziato, che abbiamo bisogno di un percorso auditivo ampio, come in parte abbiamo già previsto che è essenziale per un percorso di discussione sul contratto di servizio ed esprimere un parere che sia il frutto di una discussione la più ampia possibile, con il coinvolgimento del maggior numero possibile dei soggetti.

  PRESIDENTE. Mi unisco a quanto osservato da molti commissari, ovvero che si avvia un lavoro che deve essere molto profondo. Dobbiamo esprimere un parere sì favorevole, ma davvero autorevole e che si riesca a licenziare un contratto di servizio con contenuti molto forti. L'intero contratto di servizio dovrà essere realmente applicato, per cui è sicuramente necessaria una riflessione anche su questo.
  Sono totalmente d'accordo sul fatto che il percorso partecipativo sia ampio.
  Anch'io ho delle domande da rivolgere al Viceministro. Nella sua relazione, si dice che è stabilito che la RAI possa svolgere attività commerciali, inclusa l'offerta a pagamento in regime di concorrenza: gradirei una specificazione maggiore su questo punto. Si prevede, ad esempio, una sorta di pay per view o qualcosa di simile ?
  Quanto alla trasparenza e agli stipendi a fasce, ai costi medi: come accade anche alla Camera dei deputati, inserirei almeno all'interno del sito anche i curricula dei capi capistruttura, dei dirigenti apicali.Pag. 19
  Vorrei anche una maggiore chiarezza nella contabilità separata rispetto ai contenuti che i cittadini guardano. Alla fine della trasmissione, ad esempio, bisognerebbe riuscire a capire quanto realmente è finanziato dal contributo pubblico e quanto non lo è. In questo modo, si potrebbe capire se la pubblicità, e quindi la raccolta commerciale, sovrasta davvero l'importo del canone rispetto a quella trasmissione. Sono d'accordo anche sulla proposta di segnalarlo perfettamente, cioè che ci sia un bollino con dei criteri, e anche sulla segnalazione, alla fine della trasmissione, del sito internet, in modo che tutti possano controllare ed essere informati.
  Un altro punto riguarda una maggiore chiarezza sui sondaggi. Tutti quelli mandati in un servizio pubblico non possono, a mio avviso, non essere chiari sul modo in cui sono stati raccolti. All'occorrenza, come anche per gli avvertimenti delle medicine, scritti in caratteri molto piccoli, serve almeno l'esposizione del conduttore o un cartello che spieghi bene quante persone e in che modo sono state intervistate e con quale meccanismo. Non si creerebbero, così, aree di ombra e, al contrario, relativamente all'informazione che si eroga in generale, si dovrebbe essere molto specifici per la tutela di tutte le persone che pagano il canone.
  Forse serve ancora maggiore trasparenza sul bilancio anche medio dei costi delle trasmissioni, senza necessariamente specificare l'entità dei costi relativi a persone o servizi, ma indicando alla fine delle trasmissioni un bilancio medio unito alla contabilità separata.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Premesso che si tratta di un atto negoziale, che ha bisogno di due consensi per ogni parola e per ogni virgola, risponderò nei limiti in cui questo è possibile.
  Inizierei da una considerazione di carattere generale molto interessante dell'onorevole Liuzzi sulla possibilità di una class action a tutela dei cittadini. Il problema è il seguente: quello tra una pubblica amministrazione e una qualunque azienda è un contratto di servizio che ha come terzo favorito il cittadino ? Ha come parte il cittadino ? Gli obblighi si assumono direttamente nei confronti del cittadino, e l'autorità amministrativa o politica che stipula il contratto è obbligata nei confronti del cittadino ?
  Era anche una mia aspirazione come presidente dell'Antitrust chiarire che, se la Società Autostrade, la Società Ferrovie dello Stato, fa qualcosa che contrasta con gli obblighi di servizio, debba vedersela direttamente con l'utente. Di fronte, però, al tipo di obiezioni che mi sono state presentate, anch'io a un certo punto ho rinunciato a quest'idea.
  Immaginare un meccanismo di risarcimento pieno per questi disservizi a favore di utenti rimasti scottati da un comportamento scorretto di una di queste agenzie dello Stato o, comunque, concessionari di servizi pubblici, porterebbe al disastro della stessa società per quanto al meglio amministrata.
  In ogni caso, è solo una questione di sensibilità giuridica, della giurisprudenza che si andrà formando sulla tutela dei consumatori. Nel codice del consumo, infatti, sono previste autorità competenti, ben individuate, a far sì che i consumatori, definiti come persone fisiche che hanno concluso quel contratto per scopi personali o relativi alla propria famiglia, e quindi i viaggiatori, gli utenti dell'autostrada, coloro che guardano la televisione, che ascoltano la radio, che viaggiano in aereo, tutti coloro che hanno a che fare con una grande azienda dalla quale devono subire condizioni contrattuali – si pensi all'erogazione della luce, del gas, dell'acqua – hanno diritto a una tutela da parte delle autorità speciali, una tutela di sanzione alla pratica commerciale scorretta sulla base della violazione di uno specifico obbligo anche assunto con altri. Una tutela di tipo amministrativo quindi esiste. Non è ancora pienamente attuata dalla nostra giurisprudenza perché è una novità del sistema. Si tratta infatti di definire degli illeciti amministrativi non definiti dalla Pag. 20legge, come siamo abituati nel nostro iter amministrativo, in cui l'illecito è tipico, ma sono clausole generali, comportamenti sleali, scorretti, a volte difetto di informazione, di diligenza. Personalmente, li chiamerei abusi di potere privato, ma questa categoria non esiste ancora nel nostro ordinamento. Non vi è entrata perché la tutela del consumatore non è originaria italiana. Non è come il contratto, che ha forza di legge tra le parti, come era scritto nel 1865, non è la lex mercatoria, nata con lo Stato italiano, ma una legislazione di origine comunitaria, mutuata quasi integralmente dai tedeschi, per i quali il BGB, il codice tedesco, all'inizio già prevedeva all'articolo 1 chi fosse il consumatore, al paragrafo 2 chi il professionista: è un'altra cultura.
  I francesi, che hanno il Code de la consommation, come noi, hanno però avuto sempre l'idea dell'abuso del diritto, che invece nella nostra giurisprudenza non è mai entrata.
  Per arrivare, dunque, a sostenere che la tutela sarà effettiva nei confronti degli utenti, bisognerà aspettare che culturalmente, nella nostra attività delle Authority e nella giurisprudenza che seguirà, vi sia un pieno accoglimento di questi principi, di soggetti estremamente più deboli dell'altra parte contrattuale e che hanno, di conseguenza, necessità di una tutela asimmetrica, nel senso che devono essere tutelati di più.
  Non riusciamo, invece, a inserire nel contratto di servizio una regola di immediata risarcibilità a carico dell'azienda nei confronti del singolo abbonato. Probabilmente, potrebbe essere nei principi generali sulla class action, ma sappiamo quali sono le difficoltà nel nostro ordinamento, anche processuali, di formare l'organizzazione dalla classe. Il nostro ordinamento sta maturando queste sensibilità, ma non ci siamo ancora. Non voglio dire che siamo a un chilometro di distanza, ma a qualche centinaio di metri sì, da questi risultati invece auspicabili.
  Sono molto contento del fatto che abbiate capito e apprezzato lo spirito di questo tentativo di riconoscibilità. È un tentativo ancora grezzo, quindi siamo pronti ad accogliere qualsiasi suggerimento che vada verso il miglioramento di questa forma. È un po’ il dato caratterizzante, che consente al cittadino, al telespettatore di riconoscere i prodotti per cui sono stati utilizzati i suoi soldi. Può anche essere forse una forma di fidelizzazione, per cui il telespettatore pensa che ha pagato, che una trasmissione gli è piaciuta, che ha imparato qualcosa. Potrebbe anche rappresentare un fatto negativo e vengo alla ragione per cui manca l'intrattenimento. Inserire l'intrattenimento, infatti, significa – non c'era neanche nei precedenti contratti – che un programma sicuramente interessante e pregevole come L'isola dei famosi fa parte del servizio pubblico. Probabilmente non sarebbe capito da tutti.

  SALVATORE MARGIOTTA. Mi scuso per l'interruzione, ma ho una curiosità: è vero che l'unico programma di intrattenimento ritenuto di servizio pubblico è Sanremo ? Così mi è stato riferito.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Lo è in quanto spettacolo musicale dal vivo. Adesso, in ogni caso, ci rientrerebbe come...

  PRESIDENTE. Per comprenderci: lei ci sta dicendo che L'isola dei famosi potrebbe o è stata pagata con il servizio pubblico e che questo potrebbe non essere capito fino in fondo dai cittadini ?

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Penso che sia stato pagato solo con la pubblicità.

  PRESIDENTE. Se anche per quelle trasmissioni precisassimo che sono pagate al 100 per cento dalla pubblicità, forniremmo un'informazione ulteriore ai cittadini. Sono loro che devono valutare. I soldi, infatti, appartengono a loro.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Certo. Non precisiamo, infatti, cosa sia servizio pubblico Pag. 21o meno, ma cosa è stato pagato con il servizio pubblico. Se penseranno di finanziare bagnini o ombrelloni con il servizio pubblico, con i soldi del canone, ovviamente il discorso sarà trasparente. Tutti lo capirete.
  Accettiamo tutte le giuste considerazioni dell'onorevole Marazziti. È giusto che si parli anche di pluralismo culturale e religioso ed è anche importante l'aggiunta sulla produzione. Verificheremo come regolarci per l'estero; va bene anche il suggerimento sulla digitalizzazione.
  È positivo il suggerimento sull'integrazione, che manca effettivamente nel testo. Probabilmente, non ci abbiamo pensato, ma credo che non vi sia nessuna difficoltà di inserimento. Va bene la multiculturalità, ma l'integrazione oggi riveste un valore particolare.
  Quanto alle soglie, alle differenziazioni, la pratica è risalente. Abbiamo riprodotto una prassi tralaticia. Non so se esistano riferimenti normativi specifici, immagino che abbiamo copiato il contratto precedente: si potrà sempre riproporre la questione con la RAI, per una migliore comprensione.

  PRESIDENTE. Si tratta, più che altro, di una pratica ripetuta.

  VINCENZO CUOMO. Chiederei solo un approfondimento sulla risposta del Viceministro alla collega Liuzzi. In relazione al comma 9 dell'articolo sulle sanzioni, il deposito cauzionale appare poco approfondito e, per certi aspetti, molto sproporzionato.
  È vero, infatti, che probabilmente non possiamo introdurre la norma che disciplina l'automatismo della class action – sento di condividere una certa carenza dell'ordinamento – ma è vero anche che questo contratto per certi aspetti fa salvi i diritti dei terzi sempre, come è ovvio che sia: lei pensa che un milione di euro, almeno da quanto è riportato, come deposito cauzionale sia adeguato rispetto agli obblighi e alle potenziali sanzioni ?

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. Le sanzioni sono previste dalla legge. Arrivano addirittura fino alla revoca della concessione. Stiamo parlando quindi di sanzioni anche sopravvalutate. Non credo che la cauzione abbia pressoché più che un valore meramente simbolico. C'era e l'abbiamo mantenuta. Non credo possa essere la cauzione ad avere un effetto deterrente così grave e forte per la RAI da indurla ad adempiere ai propri doveri da contratto.

  VINCENZO CUOMO. Non parlavo di un nesso logico, di un collegamento, ma la proporzione di un milione di euro di deposito cauzionale, a fronte degli obblighi contrattuali, è meramente simbolica, come riconosce, mentre dovrebbe avere un altro valore.

  ANTONIO CATRICALÀ, Viceministro dello sviluppo economico. La verità è che il canone è trasferito dall'amministrazione erariale. La RAI non lo riceve direttamente. Esiste questa garanzia.
  Le sanzioni, d'altra parte, arrivano fino al 3 per cento di fatturato. Volendo, gli strumenti esistono. Come qualcuno sottolineava, bisognerà capire fino a che punto vi siano la volontà, la forza, la capacità anche di utilizzare questi strumenti che, per la verità, l'ordinamento prevede.
  Guarderemo meglio l'articolo 21, comma 7, come ci ha suggerito il senatore Fornaro e approfondiremo l'idea di costituire un tavolo di una certa durata, una certa permanenza tra MISE, AGCOM e RAI. Di recente, in ogni caso, ne abbiamo avuto uno che ha svolto un buon lavoro di programmazione per le frequenze. Si tratta di un accordo meramente procedimentale. Oggi infatti non abbiamo nuove frequenze da concedere né alla RAI né alle televisioni private.
  È giustissima l'osservazione sulla cadenza annuale senza la precisazione della data. Questo andrebbe corretto.
  Il senatore Airola ha formulato giuste considerazioni, soprattutto sui documentari. Abbiamo l'importantissimo Istituto Luce, che ovviamente trarrebbe vantaggio da una norma del genere ed effettivamente merita salvaguardia.Pag. 22
  Mi fa piacere che siano state apprezzate le norme sui minori e sui disabili e anche l'inserimento del genere musicale.
  Senatore Centinaio, vedremo come procedere per valorizzare al massimo i centri di produzione locale. Oltretutto, questo discorso rientra in un concetto di spending review attiva, che non è solo tagli, ma valorizzazione delle risorse.
  Vedremo come sarà possibile procedere per la valorizzazione dello sport e degli sport, per le minoranze linguistiche e le culture locali.
  Lei, come anche l'onorevole Lainati, manifestavano su Rai YoYo i giusti timori che la qualità scada in assenza di una fonte di finanziamento importante come la pubblicità. Alla fine, si è trattato di una scelta condivisa anche dalla RAI, certo con qualche mal di pancia anche da parte nostra, con qualche perplessità e qualche preoccupazione, ma credo che sia una via obbligata. Su questo, sarei per tenere ferma la scelta che finora è stata fatta. Abbiamo ottenuto il voto del consiglio d'amministrazione della RAI e non era facile. Effettivamente, il canale ha molto successo, i programmi per i bambini sono buoni. Credo però che ormai dappertutto nel mondo ci si stia orientando a tutelare questi soggetti particolarmente – diciamolo – suggestionabili, assieme alle loro famiglie, sui bisogni che i messaggi pubblicitari possono generare a volte in forma fittizia, solo virtuale, in questi bambini, che poi tormentano madre e padre per l'acquisto di quello o di quell'altro bene. Magari si potesse, come proponeva Lainati, studiare un meccanismo per evitare questa perdita secca di fatturato. Naturalmente, lavoreremo anche su questo.
  Per la consultazione pubblica, vorrei dire all'onorevole Peluffo che siamo pienamente d'accordo su una soluzione simile a quella della Royal Charter. In quel caso, durò tre anni. Noi ne abbiamo solo due ed è chiaro che la centralità del Parlamento è indiscutibile. Personalmente, sarei per evitare addirittura che il Governo presenti da solo un disegno di legge, che comunque è necessario per scegliere di nuovo la RAI. Semmai, il Governo potrebbe assemblare vari disegni di legge o presentare il suo e far sì che siano le Commissioni a unificare le varie proposte legislative. Effettivamente, è un tema di pluralismo e non di governo. Anzi devo dire che, per come sono costruiti il contratto, la stessa concessione e la stessa legge, la RAI risponde al Parlamento, mentre al Governo risponde ben poco. Chiudiamo questo contratto di servizio ed è poi un'autorità indipendente a controllarne l'esatta esecuzione.
  Presidente Fico, il riferimento all'offerta a pagamento in regime di concorrenza è a qualsiasi offerta. Se la RAI si attrezza per fare concorrenza a Sky o a Mediaset Premium, non saremo contrari, anzi. Era presente anche nel precedente contratto: non è stato fatto o non è stato fatto a sufficienza da renderla tangibile.
  Quella sui curricula dei dirigenti mi sembra un'ottima idea. Naturalmente, dovremo trattarla con la controparte interessata. Cercheremo di capire come segnalare meglio la proporzione di quel contributo ai singoli programmi.
  Va benissimo la proposta sulla chiarezza dei sondaggi, mentre per la media del bilancio della singola trasmissione dovremo trattare con la controparte e non so con quali risultati.
  In ogni caso, ci auguriamo che da parte di questa Commissione si svolga un lavoro di approfondimento ulteriore rispetto a quanto siamo riusciti a fare noi. Naturalmente, il Governo è molto ben disposto ad accogliere i preziosi suggerimenti che arriveranno.

Sull'ordine dei lavori.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringraziando il Viceministro, vorrei che fosse chiaro – sull'ordine dei lavori – che oggi il Gruppo del Partito Democratico ha acconsentito per senso di responsabilità delle istituzioni e, ovviamente, anche per rispetto al Viceministro Catricalà, allo svolgimento dell'audizione e dei lavori della Commissione. Pag. 23
  Tuttavia, per quanto ci riguarda, la discussione sollevata ieri non è risolta. Come avevamo preannunciato, abbiamo scritto ai Presidenti di Camera e Senato, dai quali attendiamo una risposta in merito. Ribadisco infatti che quella di ieri non era, come forse qualche volta accade, uno scambio di dichiarazioni o di agenzie di stampa, ma una questione essenziale, che attiene ai lavori di questa Commissione, al ruolo e alla funzione delle istituzioni e di chi le guida. Attendiamo che i Presidenti delle Camere dirimano la questione.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.