XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 4 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan (Attività conoscitiva preliminare all'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 7 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 8 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 9 ,
Cariello Francesco (M5S)  ... 9 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 9 ,
Fassina Stefano (SI-SEL)  ... 9 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 11 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 11 ,
Tabacci Bruno (DeS-CD)  ... 13 ,
Cariello Francesco (M5S)  ... 13 ,
Comaroli Silvana Andreina  ... 14 ,
Marcon Giulio (SI-SEL)  ... 15 ,
Marchi Maino (PD)  ... 16 ,
Santini Giorgio  ... 18 ,
Baldelli Simone (FI-PdL)  ... 19 ,
Dell'Aringa Carlo (PD)  ... 20 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 22 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 23 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 23 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 23 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 24 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 24 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, l'audizione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato della Repubblica, del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.
  Prima di iniziare, ricordo che nella seduta di ieri il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, nel corso della sua audizione, da un lato, ha reso nota la non validazione relativa alla Nota di aggiornamento del DEF 2016, comunicando alla Commissione di aver trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze i propri rilievi critici, che evidenziano un eccessivo ottimismo delle previsioni ufficiali per il 2017. Dall'altro lato, in assenza di una revisione coerente con tali rilievi del quadro programmatico pubblicato nella stessa Nota di aggiornamento, ha ribadito la posizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio di non poter procedere a una validazione positiva. A questo riguardo ricordo altresì che, ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 4, del Regolamento (CE) n. 473 del 2013, recante Disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro, «i programmi di bilancio nazionali a medio termine e i progetti di bilancio di cui ai paragrafi 1 e 2 si basano su previsioni macroeconomiche indipendenti e indicano se le previsioni di bilancio sono state elaborate o approvate da un ente indipendente. Tali previsioni sono rese pubbliche insieme ai programmi di bilancio nazionale a medio termine e ai progetti di bilancio che sostengono».
  Chiedo pertanto al Ministro di esporre nel corso della presente audizione, anche in relazione alle previsioni della legislazione vigente, se il Governo ritiene di confermare le proprie valutazioni, illustrandone i motivi, ovvero se ritiene di conformarle a quelle dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Do la parola al Ministro Padoan.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Grazie per questa opportunità.
  Nel corso dell'anno si sono progressivamente deteriorate le prospettive di crescita del prodotto a livello internazionale, che oggi appaiono più modeste e caratterizzate da significativi rischi al ribasso. Nonostante le politiche monetarie fortemente espansive, l'eccesso di risparmio e Pag. 4l'insufficiente propensione all'investimento condizionano negativamente le previsioni, insieme a tassi di interesse e di inflazione su livelli storicamente assai contenuti e prossimi allo zero.
  Nelle stime degli organismi internazionali anche il volume del commercio globale nel 2016 è in rallentamento rispetto al 2015. In questo quadro l'Eurozona appare particolarmente esposta al rischio di crescita bassa per un periodo prolungato. Le cause specifiche di queste prospettive sono l'invecchiamento demografico, un tasso di innovazione modesto e aspettative di bassi tassi di inflazione più diffuse e radicate nei mercati.
  L'incertezza sulla governance dell'area, i persistenti squilibri macroeconomici che riguardano anche Paesi tradizionalmente in surplus e i costi di avvio della riforma del sistema finanziario ostacolano l'accelerazione della crescita in tempi brevi.
  Pur a fronte di un contesto così problematico, dopo una doppia e profonda recessione nel periodo 2009-2013, la crescita in Italia è tornata positiva nel 2014 ed è aumentata nel 2015 e nel 2016, anche grazie a una politica di bilancio più favorevole alla crescita. Nonostante ciò, il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta rivelando più lento di quanto desiderabile.
  Il ritmo della ripresa, così come la durezza della recessione, riflette il rallentamento dell'economia globale ed europea insieme all'insufficiente azione di riforma dell'economia italiana negli anni precedenti la crisi, durante i quali sono stati solo marginalmente aggrediti gli impedimenti strutturali alla crescita. D'altra parte, anche le riforme implementate richiedono tempo per dispiegare appieno i loro effetti.
  Mentre la politica monetaria della Banca centrale europea mantiene un orientamento espansivo, il Governo è intervenuto con un mix di interventi che agiscono simultaneamente sul piano della politica di bilancio, sul piano delle riforme strutturali e sul sostegno agli investimenti, piani che si sostengono reciprocamente. È questo mix che, presente anche nella manovra di finanza pubblica per il 2017, consente di spingere la crescita. Il sostegno coordinato delle diverse componenti della domanda e dell'offerta contemplato nella manovra consentirà di amplificare gli effetti degli interventi congiunturali e di rafforzare quelli degli interventi strutturali.
  Le stime presentate nella Nota di aggiornamento pongono l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per il 2016 al 2,4 per cento del PIL, sostanzialmente in linea con la previsione del DEF e in riduzione rispetto al 2015.
  In linea con il mutato quadro macroeconomico nel 2017, l'indebitamento netto tendenziale si porta all'1,6 per cento del PIL e il programmatico al 2 per cento. La diminuzione dell'indebitamento netto, avviata nel 2014, si conferma anche nel 2017. Il deficit scende.
  Il saldo di bilancio corretto per gli effetti del ciclo economico nel 2017 viene stimato sullo stesso livello del 2016, pari all'1,2 per cento, ed è in linea con un percorso di consolidamento delle finanze pubbliche che colloca l'Italia tra i Paesi più virtuosi dell'Eurozona. Un ulteriore miglioramento del saldo è atteso per gli anni successivi, fino al conseguimento di un deficit sostanzialmente nullo a fine periodo.
  L'effetto netto della manovra per il 2017 viene stimato in circa 7 miliardi di euro di maggiore ricchezza prodotta, equivalenti allo 0,4 per cento del PIL. Il valore programmatico del PIL per il 2017 è quindi atteso in crescita dell'1 per cento. Si tratta di un obiettivo ottimistico secondo alcuni, ambizioso secondo altri, ma anche realizzabile. Quest'ambizione è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà una spinta alla crescita.
  Il PIL programmatico non è una scommessa. Riflette la valutazione dell'effetto che la manovra produce sul prodotto. Senza la manovra il prodotto è stimato in crescita dello 0,6 per cento. La manovra è costruita con la cura alla composizione che spesso è stata evocata, tra gli altri, dal presidente della BCE, e che ieri è stata richiamata durante l'audizione della Banca Pag. 5d'Italia, quale elemento cruciale di una strategia sostenibile. A parità di saldi di finanza pubblica diverse composizioni delle entrate e delle uscite possono determinare effetti diversi sul prodotto, anche in funzione del contesto macroeconomico.
  Fornisco qui alcune anticipazioni del disegno di legge di bilancio che presto verrà discusso e approvato dal Consiglio dei ministri, affinché vi sia possibile apprezzarne l'effetto.
  Il quadro programmatico di finanza pubblica è costruito su due assi portanti: la disattivazione delle clausole di salvaguardia per 0,9 punti percentuali di PIL, che scongiura l'aumento delle imposte e pertanto sostiene i consumi e la domanda, e nuove misure programmatiche per la crescita e lo sviluppo economico e sociale. Tra le misure aggiuntive per sostenere la crescita figurano gli incentivi agli investimenti, all'innovazione, alla ricerca e sviluppo, il supporto alle piccole e medie imprese, i maggiori investimenti pubblici e le iniziative di sostegno alla famiglia e alle pensioni basse.
  Per quanto riguarda la riduzione del debito pubblico, resta ferma l'intenzione del Governo di proseguire con il programma di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e di privatizzazioni, rallentato quest'anno dalle condizioni di elevata volatilità dei mercati finanziari.
  Il quadro normativo nazionale di riferimento prevede che eventuali scostamenti temporanei del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico siano consentiti in caso di eventi eccezionali, in relazione all'andamento del ciclo economico e previa autorizzazione del Parlamento a maggioranza assoluta.
  Il Governo, tenuto conto della coerenza con le regole europee della ridefinizione del piano di rientro, richiede l'autorizzazione al Parlamento per aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica in quanto ritiene ricorrano le condizioni indicate dall'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243: in primo luogo, il peggioramento delle stime dell’output gap, che indica un sostanziale deterioramento delle condizioni cicliche rispetto a quanto previsto lo scorso aprile; in secondo luogo, eventi eccezionali, quali il sisma del 24 agosto che, terzo evento di rilevante intensità negli ultimi anni, attesta l'esigenza urgente di mettere mano a un piano organico di messa in sicurezza del territorio nazionale, oltre che imporre l'urgenza della ricostruzione; in terzo luogo, l'intensità del fenomeno migratorio e la necessità di impostare una politica di ampio respiro nella gestione dell'immigrazione.
  In ragione di queste circostanze eccezionali il Governo chiede al Parlamento l'autorizzazione a utilizzare, ove necessario, ulteriori margini di bilancio sino a un massimo dello 0,4 per cento del PIL per il prossimo anno.
  Il progresso dell'economia è programmato lungo un sentiero stretto tra esigenze di crescita e di consolidamento. Il sostegno alla crescita fornito dal prossimo disegno di legge di bilancio si deve combinare con l'esigenza di consolidare i saldi di finanza pubblica. Pertanto, il percorso di aggiustamento dell'indebitamento netto continua e il deficit sarà in contrazione anche nel 2017. Questo risultato è reso possibile dalla prosecuzione del processo di revisione della spesa, che ha liberato le risorse da destinare alla riduzione delle imposte e del costo del lavoro. Con riferimento al 2016 si tratta di circa 25 miliardi di euro di risparmi lordi generati grazie alle misure implementate nel 2014 e nel 2015.
  Per il futuro il processo di programmazione della spesa sarà più efficiente grazie alla riforma del bilancio dello Stato, della quale si parla poco ma che avrà un impatto crescente grazie all'integrazione della revisione della spesa nel ciclo di bilancio e al rafforzamento delle procedure per il monitoraggio del grado di effettivo raggiungimento degli obiettivi. Questo favorisce una sistematica valutazione dell'efficacia delle misure adottate, di cui si potrà tenere conto nel successivo ciclo di programmazione.
  Al finanziamento delle misure previste con il prossimo disegno di legge di bilancio contribuisce la strategia di contrasto Pag. 6 all'evasione, che privilegia attività in grado di incentivare l'assolvimento degli obblighi tributari e di favorire l'emersione spontanea delle basi imponibili rispetto ai tradizionali interventi di controllo e accertamento ex post.
  In linea con la riduzione della spesa e delle imposte sui redditi di famiglie e imprese prosegue anche la diminuzione della pressione fiscale. La somma delle diverse riduzioni di imposta o di misure equivalenti, a partire dagli 80 euro, ha portato la pressione fiscale al 42,1 per cento nel 2016 dal 43,6 per cento nel 2013.
  Nel 2017 l'IRES scenderà dal 27,5 al 24 per cento. Questo intervento segue i tagli del cuneo fiscale implementati mediante gli interventi sull'IRPEF dei lavoratori con i redditi più bassi e la cancellazione della componente lavoro dell'IRAP, oltre che l'eliminazione della TASI sulla prima casa, che ha effetti redistributivi rilevanti in un Paese in cui l'81,5 per cento dei nuclei familiari possiede l'appartamento in cui vive.
  Ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale verranno realizzati con la prossima legge di bilancio, disattivando il previsto incremento dell'IVA e introducendo ulteriori misure di alleggerimento per le imprese. Tali misure si collegano alla strategia che il Governo ha avviato fin dal suo esordio. Particolare enfasi è attribuita agli interventi a favore degli investimenti pubblici e privati, il cui impatto sulla crescita è particolarmente elevato in un ambiente caratterizzato da bassi tassi di interesse.
  Gli investimenti in infrastrutture sono in grado di stimolare la domanda e la crescita della produttività in settori diversificati dell'economia e trovano in Europa un contesto favorevole. Al momento, l'Italia risulta il secondo Paese europeo in termini di investimenti operanti tramite il Piano Juncker, con 13 progetti finanziati pari a 1,8 miliardi investiti, che presentano un effetto leva pari a 5,7 miliardi.
  Inoltre, come ricordato, prosegue il rilancio degli investimenti pubblici, che ha prodotto risultati apprezzabili già nel 2015, quando erano risultati in crescita dell'1,2 per cento dopo cinque anni di continua contrazione.
  L'accelerazione degli investimenti pubblici non dipende tanto o solo dall'assegnazione di fondi con la legge di bilancio, quanto soprattutto dalla capacità delle pubbliche amministrazioni nella realizzazione della progettazione, nella gestione dei bandi, nell'effettiva esecuzione della spesa e nell'efficacia del monitoraggio.
  Nel quadro tendenziale a legislazione invariata gli investimenti pubblici crescono sistematicamente. Questa impostazione di bilancio riflette lo sforzo di accrescere le risorse per investimenti effettuato negli scorsi anni e incorpora la spesa per cofinanziamenti nazionali dei progetti di investimento per i quali il Governo ha ottenuto margini di flessibilità addizionali previsti dal Patto di stabilità e crescita.
  Nel quadro programmatico gli investimenti pubblici crescono ulteriormente e progressivamente, portando l'incidenza sul PIL dal 2,2 per cento nel 2016 al 2,6 per cento nel 2020. Questo processo sosterrà nell'immediato la crescita e contribuirà a elevare la produttività. Nel prossimo triennio l'indebitamento netto verrà quindi utilizzato per finanziare gli investimenti pubblici.
  Accanto al rilancio degli investimenti pubblici il Governo considera cruciale il ruolo degli investimenti privati. Per promuoverne una ripresa sostenuta sono stati adottati e verranno rafforzati diversi provvedimenti nel quadro del programma «Finanza per la crescita», quali: strumenti agevolativi per gli investimenti in beni strumentali, attraverso il rifinanziamento della cosiddetta «Nuova Sabatini» e il super ammortamento, e per le imprese innovative; incentivi per l'apertura del capitale delle imprese e la loro quotazione in borsa; interventi volti a canalizzare il risparmio privato verso l'economia reale e a favorire la crescita dimensionale e l'internazionalizzazione delle imprese.
  Le prospettive di crescita del Paese miglioreranno progressivamente via via che le riforme strutturali esplicheranno i propri Pag. 7 effetti. Le riforme strutturali, in fondo, sono come una molla, che si carica quando vengono adottate e scatta quando entrano a regime, anche grazie alla cura per l'attuazione, che richiede un contesto stabile.
  In particolare, sulle riforme istituzionali ricordo che l'evidenza a livello internazionale dimostra chiaramente che le riforme istituzionali hanno un significativo impatto positivo sulla crescita di lungo termine. La stabilità politico-istituzionale va, inoltre, coniugata con un sistema economico inclusivo in grado di contrastare la diseguaglianza crescente, che rappresenta un impedimento alla crescita nel lungo periodo.
  Misure per contrastare le crescenti diseguaglianze sono state incluse nel recente disegno di legge delega sulla lotta alla povertà, che ha introdotto il reddito di inclusione: una misura di sostegno economico accompagnata da servizi personalizzati per l'inclusione sociale e lavorativa.
  Nella prossima legge di bilancio vi saranno anche interventi di sostegno ai pensionati a rischio di povertà e a favore della flessibilità in ingresso al sistema previdenziale, senza tuttavia modificarne i parametri fondamentali e senza intaccarne la sostenibilità di lungo termine, che rappresenta uno dei punti di forza delle finanze pubbliche del Paese.
  Onorevoli senatori e onorevoli deputati, la crescita a livello internazionale si è deteriorata rispetto alle aspettative e quella dell'Eurozona stenta ancor di più a riguadagnare slancio, per ragioni di natura strutturale e non. A fronte di uno scenario non favorevole, il Governo prosegue nella propria strategia che contempera il sostegno alla crescita e il consolidamento delle finanze pubbliche, attivando la politica di bilancio in maniera coordinata e complementare alle riforme strutturali e mantenendo massima l'attenzione alla sostenibilità del debito nel medio e lungo periodo.
  È necessario del tempo perché gli interventi e le riforme promossi dispieghino appieno il loro effetto, malgrado effetti positivi già nell'immediato. Con la crisi l'economia del Paese è stata colpita da uno shock senza precedenti, le cui conseguenze si stanno rivelando più persistenti del previsto. In particolare, le decisioni di consumo e di investimento da parte di famiglie e imprese sono improntate a maggiore cautela rispetto al passato.
  Il nuovo quadro viene percepito come ancora instabile e incerto ed è stato frequentemente scosso da eventi eccezionali. Tra questi, è compito del Governo affrontare le emergenze legate alle conseguenze del sisma del 24 agosto e all'immigrazione.
  Al di là della necessaria ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, i tragici eventi succedutisi negli ultimi anni rendono prioritario programmare interventi antisismici per mettere in sicurezza la popolazione, il territorio e il patrimonio abitativo, artistico e culturale del Paese, come pure riveste importanza decisiva la messa in sicurezza complessiva del territorio attraverso interventi urgenti di risanamento ambientale e idrogeologico.
  Sul fronte dell'immigrazione, oltre alle risposte nazionali, è anche necessario condividere gli sforzi a livello europeo per ricevere e gestire i flussi migratori, sorvegliare le frontiere e assicurare il rispetto dei diritti e della dignità umana. Si tratta di investimenti rilevanti, che potranno generare altrettanto importanti benefici di lungo periodo sui mercati del lavoro, la sostenibilità dei sistemi previdenziali e le finanze pubbliche dei Paesi dell'area.
  Nell'Unione monetaria la massima efficacia delle politiche economiche nazionali si potrà raggiungere solo attraverso un maggior coordinamento a livello europeo. Alla politica monetaria espansiva vanno affiancate politiche fiscali nazionali coordinate, sostenute in particolare dai Paesi che dispongano di sufficienti spazi di bilancio. Solo rimettendo al centro della propria strategia il rilancio della crescita e dell'occupazione il progetto europeo potrà ambire a riguadagnare solidità e coesione.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro.
  Do la parola ai colleghi che intendano Pag. 8intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor presidente. Grazie, signor Ministro. Colleghi, siamo di fronte probabilmente a un percorso nuovo per queste Commissioni e per il Parlamento. Ci troviamo, cioè, di fronte a un fatto nuovo, perché l'Ufficio parlamentare di bilancio ieri sera ha ufficializzato il suo non poter procedere alla validazione, come gli è consentito dalla legge, della Nota di aggiornamento del DEF presentata dal Governo.
  Dalla relazione di oggi del signor Ministro abbiamo appreso la conferma dei dati, dell'impianto e della differenza tra tendenziale e programmatico, tanto per usare un po’ di terminologia di lavoro. Quindi, continuiamo a essere di fronte a uno iato, a una differenza. O il signor Ministro si impegna a ritornare qui già oggi ovvero nei prossimi giorni con una revisione del programmatico, o con motivazioni tali da poter convincere queste Commissioni e l'Ufficio parlamentare di bilancio, o le due cose insieme, cioè riduce di uno, due o tre punti il livello del programmatico, in maniera tale da essere credibile, oppure, verosimilmente, l'Ufficio parlamentare di bilancio manterrà il suo non poter procedere.
  A questo punto, ci troveremmo di fronte a una Nota di aggiornamento del DEF non validata e a un conseguente disegno di legge di bilancio, equivalente al vecchio disegno di legge di stabilità, figlio di una Nota di aggiornamento del DEF non validata e, quindi, verosimilmente, se il Governo sarà coerente, a una legge di bilancio anch'essa non validata dall'Ufficio parlamentare di bilancio, in quanto figlia della valutazione macroeconomica.
  Mi chiedo, stando dalla parte dell'Italia e non dalla parte dell'opposizione, ossia stando dalla parte degli interessi del nostro Paese, se sia utile, signor Ministro, presentarci in Europa in queste condizioni. Sono condizioni che consentiranno, molto probabilmente, all'Europa di respingere il documento o di aprire una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, in un momento come questo, in un momento di congiuntura negativa, in un momento di confusione nella governance europea, in un momento in cui il nostro Paese in particolare, ma non solo il nostro Paese se pensiamo a Deutsche Bank, percorre un narrow path, anzi, più che stretto, uno scosceso sentiero, un difficile sentiero, un pericoloso sentiero nel campo bancario.
  Pensiamo a cosa succede e sta succedendo alle quattro goodbank – si fa per dire, perché, se fossero state good, se le sarebbero già comprate. Evidentemente non sono abbastanza good da essere appetibili sul mercato. Pensiamo a cosa può succedere nei prossimi giorni o nelle prossime settimane alla Monte dei Paschi di Siena e ad altre banche.
  Mi chiedo, nell'interesse del Paese, se sia utile, signor Ministro, questo braccio di ferro tra il Governo, da un lato, e il Parlamento e l'Ufficio parlamentare di bilancio, dall'altro. Non sarebbe molto meglio dire, signor Ministro, a nome del Governo: «Ci siamo sbagliati. Siamo stati eccessivamente ambiziosi, eccessivamente volonterosi, e accettiamo le osservazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio e» – penso – «della maggioranza del Parlamento e ridimensioniamo, con le relative conseguenze ovviamente, i numeri della Nota di aggiornamento»?
  Arrivare a un braccio di ferro con la Commissione europea e con l'Unione europea, in un momento delicatissimo come questo, non sarà foriero di alcun bene per il nostro Paese. Io potrei essere tra quelli, per il mio ruolo, del «tanto peggio, tanto meglio», ma preferirei, signor Ministro, che lei dicesse: «Ci siamo sbagliati. Abbiamo ecceduto. Siamo stati troppo ambiziosi. Ridimensioniamo i conti e i numeri» e, come dice la Banca d'Italia: «Siamo pronti a fare una legge di bilancio attenta e responsabile». In caso contrario, gli irresponsabili sareste voi, sarebbe il Governo.
  Mi faccia dire una sola considerazione di natura economica, perché queste erano valutazioni di opportunità politica e istituzionale. Se, come dicono a Cambridge, il buongiorno si vede dal mattino, il 2017 Pag. 9è il figlio – banalità assoluta – del 2016. Il 2016 non nasce o non è avanzato sotto una buona stella, talché le stime di crescita, ormai a settembre-ottobre, portano a valutazioni che sono della metà, o circa, di quelle che erano state preventivate programmaticamente e ribadite nel mese di aprile scorso.
  Questo vuol dire, signor Ministro, signori colleghi e signor presidente, che il finale d'anno sarà un finale non in crescendo, ma in calando. Chi ha un po’ di nozioni basiche di statistica sa benissimo che il trascinamento di fine anno consente un'eredità positiva, neutra o negativa per l'anno successivo. Quindi, noi potremmo dire che il trascinamento del 2016 sul 2017 non può che essere un trascinamento, nel migliore dei casi, neutrale, ma molto più probabilmente negativo, cosa che ci può far dire – e ho concluso – che il 2017 sarà tendenzialmente, anzi molto probabilmente, ancor peggiore di quello indicato dal Governo nel tendenziale e che il gap, ossia la differenza, rispetto al 2017 sul programmatico sarà ancora più ampio.
  Per tutte queste ragioni, signor Ministro, le chiedo di rivedere, e glielo chiederò anche formalmente nelle prossime ore e nei prossimi giorni, in base all'articolo 18 della legge n. 243 del 2012, il programmatico per il 2017. In caso contrario, se il Governo tetragono ribadirà le sue cifre, si assumerà tutta la responsabilità di un conflitto con l'Unione europea che certamente non gioverà alla credibilità del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brunetta.
  Abbiamo ora iscritti a parlare l'onorevole Fassina, l'onorevole Palese e l'onorevole Marcon. Chiedo ai colleghi di segnalare alla Presidenza le eventuali, ulteriori richieste di intervento.

  FRANCESCO CARIELLO. Chiedo scusa, signor Presidente, il mio non è un intervento. Posso chiedere, per cortesia, la disponibilità della nota letta dal Ministro?

  PRESIDENTE. Sì. Chiediamo al Ministro di consentire agli uffici di distribuire la sua nota.

  STEFANO FASSINA. Grazie, presidente. Ringrazio anche il signor Ministro e gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze per il lavoro che hanno fatto. Spero di essere pienamente rispettoso del lavoro svolto. Chiederei, però, al Governo di avere lo stesso rispetto per le Commissioni e per il Parlamento in generale. Credo che quanto riportato in questa nota non sia pienamente rispettoso delle competenze e anche dell'intelligenza di queste Commissioni e di questo Parlamento.
  Lei ha ripetuto un passaggio che è contenuto nelle prime pagine della Nota di aggiornamento riguardo alle riforme istituzionali, attribuendo ad esse, sulla base della letteratura, un intrinseco valore positivo. Vorrei segnalarle che quello di «riforme» è un termine generico, anche se nel lessico degli ultimi decenni ha assunto un senso positivo: riforme non vuol dire nulla, anche quelle che Orbán ha fatto in Ungheria sono chiamate riforme e spero non vi sia letteratura che attribuisca loro una portata positiva.
  Considero quindi queste valutazioni squisitamente politiche, perché è tutto da vedere che diano maggiore stabilità, posto che, se le riforme che vengono proposte come impattanti in senso positivo trovano nel Paese un largo dissenso, credo che l'effetto sulla stabilità formale possa essere decisamente diverso rispetto all'effetto che avrebbero sulla stabilità sostanziale.
  Bisognerebbe quindi lasciar stare la propaganda su documenti che dovrebbero avere un forte contenuto tecnico, e quel passaggio – se mi permette, con grande rispetto, signor Ministro – è un passaggio esclusivamente propagandistico, che credo non faccia neanche bene al Paese perché, se i risultati del referendum saranno diversi rispetto a quelli che il Governo auspica, avrete costituito le condizioni per produrre aspettative che si autorealizzano, perché avrete costruito le condizioni per generare effetti negativi di fronte a Pag. 10una scelta democratica che fa parte del campo ordinario della politica.
  Credo che si manchi di rispetto quando si scrivono dei numeri, sui quali non voglio tornare sopra, perché trovo francamente surreale questa discussione sui decimali. Almeno dal 2007, infatti, quando siamo a questo punto dell'anno, tra fine settembre e inizio ottobre, con la Nota di aggiornamento viene sempre ripetuta la stessa frase: «Le prospettive si sono deteriorate, le aspettative non vengono raggiunte».
  Questo è il ritornello in riferimento alle previsioni di consenso, e non c'è stato un anno in cui le previsioni di consenso siano state confermate dagli obiettivi, c'è stato sempre uno scarto enorme; ma non è la realtà che non si adegua alle aspettative, probabilmente bisognerebbe cominciare a prendere in considerazione che quelle aspettative sono costruite su una teoria economica che non funziona.
  Oggi ci troviamo di fronte addirittura una Nota di aggiornamento che scavalca le previsioni di consenso, che sono state sistematicamente smentite dai dati della realtà. Non voglio perdere tempo in una discussione surreale, basterebbe guardare ai dati che avete scritto nel quadro macroeconomico programmatico rispetto al tendenziale: nel tendenziale gli investimenti aumentano dell'1,5 per cento nel 2017 sul 2016, nel programmatico l'aumento passa al 3,2 per cento magicamente, dovuto all'effetto, sin dal primo anno, di questi straordinari incentivi a pioggia che introdurrete con la prossima legge di bilancio.
  Potrei andare avanti con questi numeri ma mi pare che la Banca d'Italia e l'Ufficio parlamentare di bilancio abbiano già detto a sufficienza, e qui non si tratta di ambizione o di ottimismo, che sono virtù: un Governo deve essere ambizioso ed ottimista e lo deve essere anche il Parlamento di un Paese, anche le forze di opposizione, ma qui siamo di fronte a un plateale irrealismo nella previsione.
  Nel DEF supponevate un allentamento dell'obiettivo programmatico di indebitamento di 0,4 punti percentuali, esattamente come nella Nota di aggiornamento, sebbene muovendo da valori migliori rispetto a quelli che oggi ci sono, cioè dal meno 1,4 al meno 1,8 per cento rispetto a quelli di oggi. Allora supponevate un moltiplicatore di 0,5, con un effetto positivo sul PIL dello 0,2 per cento, mentre adesso supponete un moltiplicatore che raddoppia e passa a 1.
  Sarebbe interessante capire le ragioni del raddoppio del moltiplicatore in qualche mese, ma – ripeto – è una discussione surreale, perché stiamo discutendo di fantasia, di numeri che vengono inventati e sistematicamente smentiti, mentre sarebbe decisamente più interessante una discussione seria, una discussione di verità, perché vede, Ministro, quando lei dice che c'è stato un eccesso di risparmio e un'insufficiente propensione all'investimento, lei non spiega, lei descrive, e per spiegare ricorre a fenomeni strutturali.
  L'invecchiamento demografico c'era anche un anno fa, c'era anche sei mesi fa, quando è stato scritto il Documento di economia e finanza, come pure la propensione all'innovazione: non sono variabili congiunturali che spiegano variazioni congiunturali. Sarebbe ora che ci cominciassimo a dire la verità, ma non solo qui, perché è un discorso che andrebbe fatto a livello di Eurozona.
  L'agenda della politica economica dell'Eurozona produce svalutazione del lavoro, produce deflazione, produce contrazione, produce un deficit cronico di domanda interna, che porta sistematicamente a rivedere al ribasso le previsioni. Quando cominceremo a fare una discussione di verità? È difficile, me ne rendo conto, ma possiamo continuare a giocare con gli zero virgola, facendo finta che ci voglia solo più tempo e poi queste mitiche riforme strutturali produrranno quella crescita e la molla a un certo punto scatterà? Quanti anni devono passare, quanti fallimenti dovremo ancora vedere?
  Credo che vada aperto un conflitto con la Commissione europea, né ci spaventa aprire un conflitto con una Commissione che continua a raccomandare un'agenda che non funziona. Il punto è con quali Pag. 11obiettivi si apre il conflitto con la Commissione.
  Noi avremmo auspicato, di fronte alla situazione difficile del nostro Paese, una manovra davvero coraggiosa, che per un triennio concentrasse risorse adeguate, e non lo 0,1 all'anno fino al 2020, per una strategia di investimenti pubblici aggiuntivi fino a un punto percentuale di PIL, anche sopra il 3 per cento considerando che si tratta di spesa una tantum, che potesse dare davvero un impulso alla ripresa.
  Avremmo auspicato che gli incentivi agli investimenti privati fossero costruiti su una griglia selettiva e non si ripetesse il clamoroso errore, costosissimo, che è stato fatto con la decontribuzione sul cosiddetto «contratto a tutele crescenti», il più costoso spot elettorale della storia. Quantifichiamo quanto è costato ogni lavoratore aggiuntivo, non sostitutivo di quelli che ci sarebbero stati!
  Apriamo quindi un conflitto con la Commissione europea, in tal caso la nostra parte politica sarebbe a sostegno completo del Governo per un conflitto che fa le cose serie, non che costruisce spazi per l'ennesimo bonus elettorale, che alla fine lascia il tempo che trova.
  Prima che puntare a rivedere i numerini del quadro programmatico, vorremmo puntare a rivedere l'impianto della manovra. Rivediamo l'impianto della manovra, perché – è una previsione banale, facile, che si è già verificata negli ultimi sette anni – siamo di fronte all'ennesima operazione virtuale, che a primavera prossima, con il Documento di economia e finanza, ci porterà a rivedere al ribasso tutti gli obiettivi qui contenuti.
  Rivediamo l'impianto della manovra e a quel punto, se rivediamo adeguatamente l'impianto della manovra, quei numerini che oggi sono irrealistici possono diventare ambiziosi e ottimistici, ma realistici.
  Se non avete la disponibilità, la serietà, il senso di responsabilità per rivedere l'impianto della manovra, allora ha ragione il presidente Brunetta: dovete rivedere gli obiettivi programmatici, perché sono palesemente irrealistici.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fassina. Do la parola all'onorevole Palese, al quale chiedo sintesi perché è in debito con le Commissioni per l'intervento di ieri sera.

  ROCCO PALESE. Veramente noi dovremmo derogare alla tempistica proprio in virtù di quello che abbiamo appreso ieri sera in occasione dell'audizione della Banca d'Italia e della Corte dei conti e in parte anche rispetto ad alcuni numeri dell'ISTAT e dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che pone un problema formale e sostanziale.
  Il Parlamento si trova per la prima volta ad affrontare una situazione impensabile, perché è veramente impensabile predisporre uno strumento contabile come la Nota di aggiornamento del DEF, che è il presupposto per la costruzione del bilancio dello Stato – e gli strumenti contabili hanno valore istituzionale, non di parte – che, in base a quanto evidenziato non solo dall'Ufficio parlamentare di bilancio, ma anche da Banca d'Italia e Corte dei conti, viola l'articolo 81 della Costituzione, perché di questo parliamo.
  Dal punto di vista giuridico-formale abbiamo una violazione di fatto, non solo per la disparità di valutazione che il Ministro ha confermato ancora una volta nell'illustrazione, e forse è il caso di chiedersi se attraverso la Presidente della Camera non sia il caso di fermarsi e verificare cosa ne pensi l'intero Parlamento, che bisogna mettere davanti alle responsabilità, ed eventualmente anche il Presidente della Repubblica come tutore della Costituzione. Oppure l'articolo 81 vale solo a giorni alterni?
  È fin troppo evidente – non ripeto quanto appena detto dal presidente Brunetta e dal collega Fassina – il riferimento a quanto è successo negli anni passati. Veramente occorre che vengano l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Banca d'Italia a farci comprendere la situazione, se lo stesso Ministro è venuto a dirci che a livello internazionale non c'è la crescita perché una serie di situazioni esterne e interne al Paese non la consentono? Si tratta quindi di una conferma Pag. 12 di come non potesse essere realizzata di fronte a queste cifre: purtroppo i numeri sono pesanti nel contesto dei giudizi finali.
  Davanti a una situazione del genere si sostiene che un'eventuale crescita dovrebbe realizzarsi attraverso le riforme, ma, signor Ministro, scherziamo? Ne prendiamo una a caso che è stata devastante: lei sa a cosa ha portato la riforma del Codice degli appalti, che pure era necessaria, perché si dovevano vietare le varianti in corso d'opera, gli arbitrati, e fare il controllo preventivo degli atti che riguardavano gli investimenti pubblici da parte dell'ANAC? Quel disastro non ha fatto altro che fermare gli investimenti: meno 8 per cento quest'anno rispetto all'anno precedente in un Paese che registra già il meno 30 per cento negli ultimi anni!
  Parliamo di riforme che potrebbero incidere, come quella prevista dal referendum. Ma se il referendum vedrà la vittoria del «no», cosa succederà: non avremo più la crescita prevista in questa fase?
  Noi riteniamo necessaria un'inversione di rotta rispetto a questo tipo di situazione, perché lei ci parla di 25 miliardi di euro di risparmio per la spending review, che sulla carta ci saranno pure, non ho dubbio, ma sono stati fatti realmente? Dovremmo fare un'operazione di verità sui motivi per cui il debito pubblico aumenta spaventosamente, dovremmo chiedercelo, la gente ci chiede perché aumenta il debito pubblico se diminuisce la spesa di 25 miliardi.
  Ritengo che si debba risolvere soprattutto la situazione formale, perché bisogna fare altro che andare in Europa a chiedere flessibilità! Anche su questo ci sarebbe da ragionare, perché l'anno scorso abbiamo avuto 4 miliardi di euro per gli investimenti e non so se quest'anno li spendiamo, perché ci sono tante altre cose che non vanno nel senso dovuto.
  Noi non possiamo puntare su una certezza in riferimento a cose che non accadono o vengono continuamente variate perché dipendono anche da fattori esterni, come i mercati o le privatizzazioni. L'auspicio è che i tassi rimangano sempre gli stessi.
  Quanta preoccupazione pensiamo possa determinare rispetto alla crescita del Paese la situazione degli istituti di credito? Ovviamente mi riferisco non solo alle quattro banche che non si riesce a vendere, a MPS e a UniCredit, ma a tutta la situazione che non riguarda solo il nostro Paese, e non è che questa sia una variabile indipendente rispetto al problema crescita, e non solo per la parte privata.
  L'altro punto riguarda quanto si pensa di realizzare attraverso la lotta all'evasione fiscale. Lei in una recente trasmissione ha parlato di una norma in grado di consentire il rientro dei capitali dall'estero, individuando una cifra relativa ai maggiori introiti che si aggira intorno ai 4 miliardi, ma abbiamo elementi di conferma rispetto a questo?
  Si legge da più parti che si starebbe pensando per la prossima legge di bilancio ad una specie di ulteriore condono per l'evasione, perché, a quanto riportato dalla stampa, si passa dal ravvedimento operoso ad adempimenti operosi. C'è conferma di tutto ciò e veramente si può pensare di garantire la crescita con condoni mascherati dal punto di vista fiscale?
  L'ultimo elemento: l'anno scorso, in sede di approvazione della legge di stabilità, ci fu un grande dibattito sulla situazione del Mezzogiorno e sugli strumenti da varare in riferimento a questa area del Paese in grande difficoltà rispetto alla crescita, quali il credito d'imposta, che è stato varato, e la decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Inizialmente non ci furono le risorse per questa misura e si disse che occorreva una ricognizione dell'Agenzia per la coesione territoriale per farla partire dal 1° gennaio 2017. Abbiamo avuto oggi stesso l'audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti, che ci ha detto che il monitoraggio ha verificato la mancanza di disponibilità finanziarie, quindi questa misura non parte.
  Siccome il problema dell'occupazione, Pag. 13al di là delle misure per le regioni del Mezzogiorno dell'Obiettivo 1 , è serissimo, non ritiene che la mancanza di questo strumento, che potrebbe dare consistente stimolo alla crescita, possa ulteriormente deprimere la crescita prevista, definita da tutti troppo ottimistica?
  L'altro elemento è rappresentato dai fondi strutturali, che sono le uniche risorse disponibili in termini di competenza e cassa, senza dover fare tagli o aumentare la pressione fiscale, ma per quanto riguarda quelli relativi al periodo 2014-2020 forse dopo trenta mesi si inizia a fare qualche bando. Anche questo ritardo comporterà misure inefficaci rispetto alla crescita, perché per i primi stati di avanzamento arriveremo al 2018.
  Si tratta di un ulteriore elemento che sta nelle pieghe della Nota di aggiornamento e nella previsione di tutti gli strumenti di crescita, che però nei fatti diventa irreale, per cui entreremo di nuovo nella stessa dinamica, così come si è fatto negli ultimi dieci anni, prevedendo un aumento del PIL tendenziale e programmatico e poi trovandoci dopo tre o quattro mesi a doverlo rivedere.
  Ritengo che questa situazione vada evitata, anche perché un organo dello Stato come l'Ufficio parlamentare di bilancio, che peraltro è direttamente collegato alle istituzioni europee, sostiene alcune cose. Mi auguro che questi rilievi vengano superati dal Governo, che davanti a una situazione oggettiva possa rivedere e rivisitare quello che è stato già presentato.

  BRUNO TABACCI. Signor Ministro, io ovviamente ho grande rispetto per il suo lavoro e non sono tra quelli che si augurano il «tanto peggio, tanto meglio», tuttavia credo che sul terreno istituzionale le questioni poste nelle audizioni di ieri, in particolare quella dell'Ufficio parlamentare di bilancio, richiedano da parte del Governo un supplemento nella definizione del quadro programmatico per il 2017, al fine di poterne valutare appieno il peso e il valore.
  È un suggerimento che mi permetto di dare, perché diversamente ci infileremmo in un braccio di ferro che non ci porta da nessuna parte. Le cose non sono andate come avremmo voluto o comunque desiderato, e questo è un elemento che non riguarda solo noi.
  Sul terreno politico poi mi permetto di suggerire di stemperare il peso delle riforme istituzionali sull'economia per quel che può essere valutato a livello internazionale. Registro il fatto che la Spagna sta crescendo più di noi senza Governo, il che non significa che possa essere un esempio, però questo deve evitare di spiazzarci strumentalizzando vicende che secondo me hanno bisogno di essere affrontate con grande serenità, e io sono ovviamente a sostegno delle riforme che abbiamo insieme deciso.
  Sui rapporti con l'Europa mi permetto di dire che, se un braccio di ferro può essere considerato positivamente, esso riguarda il tema dei migranti. La questione della messa in sicurezza del territorio non può essere spiegata come una decisione conseguente ad eventi eccezionali, perché dovrebbe essere normale cura di un Paese mettere in sicurezza il proprio territorio, fatta eccezione per la spesa diretta per la ricostruzione delle aree terremotate.
  Penso che questi siano elementi che dovrebbero portare lei e il suo Ministero a fornire quelle integrazioni sul quadro programmatico per il 2017 che possono essere utili a stemperare quei contrasti, dei quali – ripeto – non abbiamo assolutamente bisogno.

  FRANCESCO CARIELLO. Ringrazio il presidente e il Ministro per questa nota che tarda ancora ad arrivare sui nostri banchi. Faccio notare che durante l'esposizione del Ministro sono stati ammessi cameramen, telecamere, fotografi, che non hanno permesso a noi tutti di ascoltare nella maniera più opportuna le parole del Ministro.
  Questa è una nota anche al presidente perché, non avendo un testo scritto da seguire, l'unico modo per ascoltare il Ministro è sentire le sue parole, e se siamo anche disturbati, non vedo come si possa concentrare l'attenzione, quindi attendo questa nota almeno fino alla fine di questa discussione. Pag. 14
  Vorrei evidenziare la questione della credibilità internazionale di questo Governo, un Governo che ha a disposizione il dialogo con il Parlamento e con una struttura di cui il Parlamento si è dotato, ossia l'Ufficio parlamentare di bilancio, per venir fuori almeno con qualcosa di condiviso e credibile.
  A livello internazionale non stiamo facendo una bella figura. Il nostro Paese viene fuori con una visione estremamente ottimistica da parte del Governo, che viene puntualmente smentita dalla Banca d'Italia e dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che è l'organo di cui il Parlamento si serve per valutare e validare le note del Governo, quindi ritengo che a livello internazionale si obietterà che, se non ci crediamo nemmeno noi, come potremo far credere che questo Paese abbia un'idea di sviluppo per i prossimi anni?
  Voglio altresì rilevare una questione relativa al debito. Ricordo benissimo un'audizione sulla Nota di aggiornamento del DEF dello scorso anno, quando il Ministro disse che il rapporto debito/PIL nel 2016 avrebbe sicuramente invertito la sua tendenza. Siamo qui ed effettivamente con questa Nota di aggiornamento del DEF si cambia prospettiva, questo è un dato di fatto. All'epoca gli elementi già lo mostravano e personalmente avevo già addotto come valutazione il fatto che, se questo Paese infrange una regola semplicissima, quella di uno sviluppo generato inferiore al costo globale degli interessi sul debito, il debito obiettivamente non può che salire, quindi sulla base dei valori dello scorso anno c'era da aspettarsi questo risultato, mentre il Governo lo smentiva, ma oggi puntualmente i dati dello stesso Governo ci danno ragione.
  Voglio chiudere sulla spesa pubblica e sulla sua revisione, un argomento sempre e solo marginalmente toccato. Nelle Note di aggiornamento vengono indicati di norma i provvedimenti di spending review, ma come già detto in più occasioni, inclusa una recente discussione nell'Aula parlamentare, abbiamo fatto rilevare come questo Governo sia timido verso il taglio degli sprechi o di quelli considerati tali, mentre sia indirizzato sempre a tagli di servizi che poi ricadono sugli enti locali e quindi sui cittadini. L'approccio a una spending review realizzata in maniera più efficace, in modo da valorizzare la spesa produttiva, la spesa efficiente del nostro Paese, servirebbe a limitare i danni sul debito.
  Sono quindi d'accordo con tutti coloro che hanno espresso una profonda critica verso questa Nota di aggiornamento del DEF, che latita ancora di elementi chiari su cui basare il futuro, auspicato rilancio dell'economia. Tutti dovremmo nutrire per natura ottimismo, ma in questo caso – sono d'accordo – parliamo di irrealismo.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ieri abbiamo fatto delle audizioni, giustamente, per comprendere meglio la Nota di aggiornamento del DEF. Che cosa si è evinto ieri? Si è evinto quello che si evidenzia molto bene nella tabella a pagina 38 della relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ovvero che tutte le stime del quadro programmatico sono completamente fuori dai vari panel di analisi. Oltre all'Ufficio parlamentare di bilancio, anche la Corte dei conti, la Banca d'Italia e l'ISTAT hanno rimarcato che c'è troppo ottimismo.
  Consideriamo anche che lo scorso anno, signor Ministro, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato il quadro programmatico anche perché, sia per il mercato sia per l'Unione europea, tutte le condizioni erano favorevoli. Eppure, quest'anno abbiamo visto che quelle stime sono state disilluse. Inoltre, dobbiamo considerare che, se andiamo a vedere i vari moltiplicatori delle politiche di bilancio, non si è mai verificato quello che voi avete previsto nella Nota di aggiornamento.
  Un altro elemento di perplessità è dato dal fatto che una parte cospicua della copertura viene assicurata tramite il contrasto all'evasione fiscale, ma quanto al fatto di prevedere la copertura finanziaria delle spese e delle varie politiche che si ha intenzione di fare attraverso i proventi della lotta all'evasione fiscale, l'esperienza ci insegna che bisogna avere molta cautela con le stime.
  Tutto questo premesso, Ministro, vorrei Pag. 15chiederle quali sono, proprio alla luce di quanto evidenziato, le informazioni in suo possesso e se possa fornircele in modo dettagliato, non con quei due accenni che ha fatto nella sua relazione. Vorrei che in modo dettagliato lei ci dicesse perché ha fatto quelle stime in disaccordo con l'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Si metta nelle nostre condizioni. Ieri abbiamo audìto enti autorevoli che ci hanno detto una cosa; questo Governo e lei, Ministro, oggi ce ne state dicendo un'altra. Vuole cortesemente fornirci queste considerazioni? Diversamente, potremmo pensare che l'Ufficio parlamentare di bilancio non sappia fare il suo lavoro. Questo discorso vale, Ministro, per la stima che noi dobbiamo avere nei suoi confronti, ma che anche lei e il suo Governo dovete avere nei confronti di questo Parlamento, di tutti noi, che oggi siamo qua ad ascoltarla e a cercare di capire, altrimenti mi viene da pensare che il referendum sia già stato fatto e sia passato il sì, visto che non contiamo nulla.
  Vengo alla seconda domanda, Ministro: in considerazione del fatto che si va in Europa a chiedere la flessibilità, nonché del fatto che il parere dell'Ufficio parlamentare di bilancio verrà trasmesso all'Unione europea, che ne terrà conto, le domando se nell'eventualità che l'Unione europea, magari la Merkel, dica no, voi abbiate un piano B? È già stato considerato questo?

  GIULIO MARCON. Intervengo molto brevemente. Anzitutto, vorrei ringraziare il Ministro Padoan e gli uffici per il lavoro svolto, ovviamente molto prezioso per noi anche per valutare le scelte nonché la consistenza e l'accuratezza dei conti che ci sono stati proposti attraverso la Nota di aggiornamento.
  La prima domanda non è mia, bensì del presidente Boccia. All'apertura di questa audizione, il presidente Boccia le ha fatto una richiesta, alla quale lei non ha risposto. Vorrei cortesemente chiederle se può pertanto darci un cenno rispetto a questa sollecitazione, anche una risposta interlocutoria, e vorrei sapere, rispetto alla richiesta che viene dalle Commissioni a seguito dell'audizione di ieri dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che cosa pensa di fare il Ministero, che cosa pensa di fare lei. Riformulo, quindi, la richiesta che il presidente Boccia ha fatto. Sarei interessato a sapere che cosa il Ministro intende fare.
  La seconda considerazione è questa. Ieri, è stato un mezzo disastro. È venuta la Banca d'Italia, che ci ha detto sostanzialmente che le stime sono troppo ottimistiche. In particolare, ci ha detto alcune cose abbastanza nette, per esempio che, riguardo alla stima dell'impatto positivo derivante dal mancato aumento dell'IVA, che voi valutate in 0,3 punti percentuali, si tratta di un effetto piuttosto forte rispetto a stime econometriche basate sui dati del passato. L'espressione, per quanto diplomatica ed istituzionale, mi sembra però abbastanza netta.
  La stessa Banca d'Italia ci dice che, rispetto alla valutazione che voi fate sull'aumento dell'indebitamento netto di quasi mezzo punto percentuale di PIL, il moltiplicatore implicito in questa previsione è elevato, dati anche i ritardi che normalmente caratterizzano la risposta della spesa privata alle misure di bilancio. Anche qui c'è dunque un rilievo specifico.
  La stessa Banca d'Italia non si esprime, invece, sulla valutazione che voi fate di una crescita di 0,3 punti percentuali per effetto delle altre misure. Dice che, per una valutazione compiuta, occorrerà attendere i dettagli, ovvero le informazioni. La Banca d'Italia ha fatto, quindi, una prima audizione con noi molto significativa con riferimento ai rilievi e alle osservazioni sulla Nota di aggiornamento.
  Poi è arrivato l'ISTAT, che ci ha detto che l'aumento del PIL per quest'anno – rimando in proposito alla relazione del professor Alleva – non è allo 0,8 per cento, ma è più vicino allo 0,6. Per l'esattezza, ha parlato di 0,63 punti percentuali, quindi di un'ulteriore riduzione rispetto alle previsioni che avete indicato nella Nota di aggiornamento.
  Poi arriva la Corte dei conti, che fa una disamina molto approfondita e dice che ci sono molti elementi di fragilità Pag. 16rispetto al quadro economico, anche derivanti dal contesto internazionale.
  Come ciliegina sulla torta, arriva infine l'Ufficio parlamentare di bilancio. I rilievi sono molto netti e si arriva alla conclusione, che il professor Pisauro ieri ci ha esposto, secondo cui l'Ufficio parlamentare di bilancio non è in grado di validare i conti del 2017.
  Come risponderete? Risponderete dando maggiori informazioni all'Ufficio parlamentare di bilancio, in modo tale da consentire anche a noi di comprendere il processo che ha portato alla conclusione che l'Ufficio parlamentare di bilancio non ritiene plausibile sui conti, o correggerete le vostre stime? Questa è la seconda domanda.
  Anch'io reputo, come hanno ricordato gli onorevoli Fassina e Tabacci, che si ponga un'enfasi eccessiva sull'impatto delle misure relative alle cosiddette riforme strutturali. Anzitutto, come ricordava l'onorevole Fassina, esso dipende dalle singole riforme e dalle modalità attraverso cui vengono attuate, nonché da quale incidenza possano avere sul processo di decisione economica.
  Tra l'altro, sarei curioso anche di capire quali sono i modelli econometrici e statistici posti alla base anche di stime che avete fatto in passato, per esempio quando dite che col Jobs Act ci sarà un aumento del PIL dello 0,5 per cento in tot anni ovvero che con la «Buona scuola» ci sarà un aumento del PIL. Sono curioso di capire quali calcoli sottostanno a queste stime, che ovviamente sarebbero molto positive, ma bisognerebbe capire quali sono i fondamenti dal punto di vista tecnico delle stime che fate rispetto alle riforme di cui rivendicate la giustezza e che noi, invece, abbiamo criticato in modo serio.
  Sulla stabilità l'osservazione dell'onorevole Tabacci non è peregrina. La Spagna quest'anno aumenterà il PIL di circa il 3 per cento senza un Governo. Conosco l'obiezione del presidente Tonini, ma ricordo che il deficit e il debito pubblico in Spagna è aumentato, più o meno in linea con gli altri Paesi europei, di circa 30 punti dall'inizio della crisi a oggi. Oggi, siamo circa al 100 per cento di debito. Il rapporto deficit/PIL è superiore al 3 per cento, ma è una scelta che noi, come ricordava l'onorevole Fassina, potremmo fare, quella cioè di sostenere politiche di investimenti e di sviluppo attraverso misure che vanno in quella direzione. Concludo sul punto seguente. Mi sembra di capire che le audizioni di ieri, alle quali la relazione del Ministro Padoan oggi non ha dato risposte, testimonino che questi conti non stanno in piedi, o perlomeno recano elementi di grandissima fragilità. Penso che sia necessario non rivendicare, come è stato fatto, la correttezza dei conti che ci vengono presentati con la Nota di aggiornamento, ma entrare nel merito delle obiezioni e delle critiche. Se la Banca d'Italia fa quelle osservazioni, io mi attenderei una risposta. Se l'ISTAT dice che il PIL di quest'anno non è pari allo 0,8 per cento ma allo 0,63 per cento, mi attenderei una risposta.
  Mi attenderei un'interlocuzione maggiore sia a partire dalla richiesta che il presidente Boccia ha rivolto all'inizio, sia rispetto alle osservazioni, che non vengono dall'opposizione ma da importanti istituti con i quali c'è un dialogo continuo del nostro Governo, rispetto alle quali non si può far finta di niente, ma che bisogna prendere con grande serietà.

  MAINO MARCHI. Credo che siamo certamente di fronte a un fatto nuovo dal punto di vista procedurale e istituzionale, con il quale ci dobbiamo misurare, che però non corrisponde a tutto ciò che veniva ricordato nell'ultimo intervento. La Banca d'Italia ieri non ha parlato di eccesso di ottimismo, ma di programma e di obiettivi ambiziosi. Ed ha fatto riferimento anche a questioni che potranno avere valutazioni solo quando saranno conosciute nel dettaglio, che è una cosa abbastanza normale come giudizio.
  L'ISTAT ha parlato dello 0,63 per cento come PIL acquisito, ma per quanto riguarda il 2016 l'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato le previsioni del Governo. Che la Corte dei conti parli di fragilità del contesto internazionale mi pare ovvio, è una cosa evidente. La novità Pag. 17è la non validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio per il 2017. È con questo che ci dobbiamo misurare, anche dal punto di vista procedurale.
  Anche in questo caso, però, rispetto a cose che sono state dette mi sento di sostenere che non è vero che siamo di fronte a una situazione che si verifica in maniera identica ogni anno. Abbiamo appena approvato il rendiconto relativo all'esercizio finanziario 2015. Nel 2015, si sono realizzate tutte le previsioni che il Governo aveva fatto per il 2015 ed il PIL è cresciuto dello 0,7 per cento.
  L'anno scorso, in questa fase, prevedevamo che si andasse oltre quell'obiettivo, tanto che lo avevamo portato allo 0,9 per cento, quindi non eravamo in una situazione in cui rivedevamo al ribasso le stime; poi ci sono stati gli attentati terroristici di Parigi, che hanno avuto degli effetti, ma in questa fase eravamo in una situazione in cui si rivedevano le stime al rialzo.
  Abbiamo raggiunto l'obiettivo del deficit così come programmato. Si è sostanzialmente stabilizzato il rapporto debito/PIL, quindi non è vero che siamo sempre di fronte a situazioni uguali tutti gli anni, in cui le previsioni non si avverano. Dopo due anni, abbiamo saputo che si sono avverate anche le previsioni di questo Governo per il 2014, che erano quelle per cui la ripresa si sarebbe avviata già dal 2014. Con la revisione degli ultimi giorni dell'ISTAT, infatti, questo è il dato. Nel 2014 dunque non eravamo ancora in recessione, ma la recessione era finita ed era cominciata la ripresa.
  Non mi pare nemmeno che siamo di fronte a un quadro di valutazioni diverse, che portino a dire che siamo di fronte a un plateale irrealismo. Qui non c'è una situazione in cui qualcuno prevede la recessione e qualcun altro la crescita o in cui ci siano differenze enormi in termini di punti percentuali. Siamo di fronte a uno 0,6 per cento, comunque considerato da tutti come tendenziale, e c'è una previsione del Governo dell'1 per cento. L'Ufficio parlamentare di bilancio dice che ciò va oltre le altre stime di 0,2-0,3 decimali, ma non siamo di fronte a valutazioni enormemente differenti.
  Sulla questione del debito, l'onorevole Palese chiedeva perché il debito aumenta se si riduce la spesa: si è ridotta la spesa, ma non siamo arrivati a una situazione di pareggio di bilancio, quindi il deficit c'è, sebbene contenuto, e va ad aggiungersi in termini di somma del debito. Contavamo nel rapporto debito/PIL di poter avere un'inversione di tendenza quando c'erano previsioni ritenute attendibili di una crescita nell'ordine di uno o due punti percentuali. La seconda parte dell'anno, già dal secondo trimestre, è andata in un certo modo, e quindi rivedendo le previsioni è chiaro che si determina un effetto anche per quanto riguarda il debito.
  Io credo che sia del tutto condivisibile che il Governo mantenga la sua impostazione, quella che ha presentato con la Nota di aggiornamento e che sarà la base sulla quale costruire il disegno di legge di bilancio. Credo anche che questo sia il Governo che maggiormente opera in Europa perché ci sia un cambiamento delle politiche economiche europee. Certamente si può proporre anche di andare oltre il 3 per cento nel rapporto deficit/PIL.
  Io credo tuttavia che in un Paese come l'Italia, con il debito pubblico che ha, se facessimo una cosa del genere la credibilità sui mercati si ridurrebbe notevolmente e pagheremmo il conto in termini di aumento degli interessi sul debito pubblico. Il fatto di aver portato avanti una politica che ha puntato a utilizzare al massimo i margini di flessibilità, ma nello stesso tempo ad avere anche una riduzione graduale del deficit, ci ha portato dei benefìci sul versante della spesa per tassi di interesse, che non è cosa di poco conto.
  Spesso diciamo che spendiamo in tanti settori, in percentuale sul PIL, meno di altri Paesi: questo è vero, perché abbiamo quella voce in cui spendiamo molto di più che negli altri Paesi. Ridurre quel tipo di spesa è dunque un elemento certamente importante.
  Considerato il fatto che il Governo conferma la sua impostazione, io non Pag. 18auspico che il Governo stesso dica che si è sbagliato, perché sono convinto che l'onorevole Brunetta il momento immediatamente successivo ne chiederebbe le dimissioni, e mentre penso che il Governo debba andare avanti nella sua azione anche sul versante delle riforme, come ha fatto in questi anni.
  C'è, però, un elemento. L'Ufficio parlamentare di bilancio ci ha detto ieri anche che non dispone di tutti gli elementi per valutare gli effetti così come stimati dal Governo, perché non ha un dettaglio delle misure che entreranno nel disegno di legge di bilancio. Ci sarà un altro appuntamento, che è quello del 15 ottobre prossimo, data entro la quale il Governo deve inviare il Documento programmatico di bilancio all'Unione europea. Su quello ci dovrà essere una valutazione anche dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Io credo che di fronte alla novità, certamente rilevante sul piano istituzionale e che non può essere sottovalutata, di una non validazione allo stato attuale da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio, sia opportuna un'interlocuzione ulteriore anche in riferimento alle scadenze che si presentano e rispetto alle quali deve ulteriormente intervenire l'Ufficio parlamentare di bilancio, affinché il Governo fornisca sia all'Ufficio stesso, sia ovviamente al Parlamento, tutti gli elementi di conoscenza che hanno portato a una stima relativa alla crescita del PIL del prossimo anno nell'ordine dell'1 per cento in riferimento alle misure che il Governo intende assumere con il disegno di legge di bilancio.
  In questo modo, prima che si arrivi alla risoluzione parlamentare sulla Nota di aggiornamento del DEF, potranno essere disponibili quegli elementi affinché – per lo meno lo auspico – possa esserci una validazione della Nota stessa da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio.

  GIORGIO SANTINI. Sul piano delle previsioni e della valutazione ex post delle previsioni, credo che collocare la discussione in maniera un po’ più pacata nel quadro internazionale ci permette di evidenziare due fatti. Al di là delle variazioni che ci sono state, non è stata solo l'Italia a crescere di meno. Questo è un dato incontestabile. In altri termini, al di là dei numeri di dettaglio, la tendenza delle previsioni è stata sempre rispettata, è stata cioè sempre una tendenza che ha manifestato una sia pur lieve e fragile, come spesso abbiamo detto, tendenza alla crescita. Mi pare che tale tema possa essere valutato in questo modo. Su questo non trovo neanche molto documentato costruire previsioni ulteriormente negative.
  Mi pare, invece, che vada attentamente valutata, come diceva peraltro il collega Marchi, questa «novità». La procedura di validazione dell'UPB è una novità in quanto tale. Siamo, mi pare, solo al terzo anno in cui sperimentiamo questa modalità. Per la prima volta si verifica, come è anche fisiologico che sia, una valutazione che non è ancora in grado di esprimere una validazione. Questo è un punto che è giusto valutare nel merito, di cui è giusto parlare. Ha fatto bene il presidente Boccia a chiedere al Ministro quali siano le intenzioni e quali argomentazioni si potranno portare.
  Io credo di aver capito, anche ascoltando la relazione del signor Ministro, nella quale è stata data una spiegazione anticipando alcune misure del disegno di legge di bilancio per sostanziare il tema oggetto di diversa valutazione, cioè l'effetto aggiuntivo dello 0,4 per cento nel quadro programmatico. La discussione, secondo me, sta qui.
  Siamo all'inizio di una procedura, anche democratica, che porterà l'Aula tra qualche giorno a deliberare su questa Nota di aggiornamento. C'è, a mio avviso, il tempo per arricchire, per integrare meglio le motivazioni del quadro programmatico e di una crescita programmatica in aumento di 0,4 punti percentuali. Credo di intravedere, in alcune cose che il Ministro ha in questa sede detto, alcuni elementi che possono rafforzare tale orientamento.
  È vero, per esempio, che il tema degli investimenti è sempre difficilmente prevedibile in termini di effetto e che in Pag. 19Italia abbiamo avuto negli anni scorsi anche qualche sorpresa negativa in questo campo. È anche vero tuttavia che, dopo un inizio faticoso, la tribolata vicenda della nuova disciplina sugli appalti sta recuperando, in maniera anche molto forte negli ultimi tre o quattro mesi, non appena il sistema ha capito il meccanismo, che gli effetti del Piano Juncker possono essere ulteriormente sviluppati e che sicuramente i fondi strutturali della prossima programmazione entreranno a regime. Ci sono, a mio avviso, elementi di dettaglio che possono, ovviamente se il Governo lo ritiene, ulteriormente integrare e spiegare le motivazioni date.
  Concludo dicendo che, per quanto ci riguarda, riteniamo che fa bene il Governo ad avere una posizione di non accettazione passiva dello status quo tendenziale. Fa anche bene ad avere, come qualcuno ha detto, l'obiettivo ambizioso di sostenere comunque la crescita, nell'ambito della discussione in atto in Europa sul sostegno alla crescita, anche con misure volte alla possibilità di impiegare risorse.
  Questa giusta impostazione, da ora sino a quando si discuterà e si approverà in Parlamento la Nota di aggiornamento del DEF, è bene che sia integrata da tutti gli elementi che possono servire a dare più attendibilità e credibilità, anche sostanziale, alla previsione stessa.

  SIMONE BALDELLI. Credo che sia già stata toccata per diversi aspetti la questione della crescita, e quindi non voglio troppo addentrarmi su questo scontro tra l'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione, o forse, per meglio dire, tra la proiezione di un'ambizione celeste e la serietà terrena di alcuni dati.
  Lasciamo così en passant una considerazione sulle coperture derivanti dal recupero dell'evasione fiscale, che rappresentano una coperta molto corta, che spesso viene utilizzata – non è la prima volta – ma dobbiamo anche domandarci se l'Unione europea accetta ancora queste coperture, vista l'aleatorietà che in qualche modo le caratterizza.
  La cosa che, invece, più mi preme domandare al Ministro, che ricordo essere stato, ed essere comunque, nella sua vita precedente a quella di Ministro di questo Governo un docente di economia, una persona stimata e conosciuta come seria e autorevole, è se non ritenga quanto meno singolare lasciarsi andare ad affermazioni quali, e cito testualmente: «Se vince il no, staremo peggio, perché ci sarà una crisi generalizzata di sfiducia», «Sono convinto che le riforme saranno approvate anche dal referendum», «Dove si fanno riforme per semplificare i processi legislativi, alla fine si cresce di più. Non me lo sono inventato, è un'evidenza disponibile».
  L'attuale Ministro dell'economia e delle finanze del nostro Paese, a cui peraltro guardano con attenzione osservatori internazionali, mercati, investitori, non è un ministro politico. Voglio sottolinearlo, proprio perché credo che questo abbia un valore. Il Ministro dell'economia e delle finanze ha conosciuto il Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi il giorno del giuramento. Non si è candidato con Matteo Renzi e non ha vinto le elezioni, anche perché Matteo Renzi non ha vinto le elezioni. Credo che affermazioni di questo genere non siano un esempio di grande responsabilità.
  Lo dico perché, come è certamente noto al Ministro, la vittoria del no al referendum non fa che confermare la Costituzione vigente allo stato attuale, un sistema parlamentare che funziona da circa 65-66 anni. Non getta il Paese nel caos, la vittoria del no. Getta forse il Parlamento nel caos la vittoria del sì, perché è un meccanismo di sperimentazione costituzionale con dieci sistemi diversi che incastrano il meccanismo legislativo. Forse quello è un elemento di caos. Forse quello è un elemento di innovazione da inventare giorno per giorno. Forse quello può essere un elemento di instabilità.
  La riforma costituzionale può essere respinta o approvata. Io credo che il dovere di un ministro dell'economia, così come del Presidente del Consiglio, ma di questo parleremo in un altro capitolo visto che oggi qui abbiamo il Ministro Pag. 20dell'economia e delle finanze, sia quello di rassicurare i mercati internazionali, gli operatori, gli investitori, sul fatto che questo è un Paese sano, solido, a prescindere dal risultato del referendum. Non è quello di dire che, se vince il no al referendum, staremo tutti peggio. Non è questo, Ministro Padoan, quello che ci si attende un ministro dell'economia responsabile faccia.
  Al di là delle stime sulla crescita e delle coperture, è tutt'altra partita quella che si apre. È una partita che apre lo spazio a speculazioni internazionali, al giochino dello spread! Ci siamo già passati! L'abbiamo già vista!
  Allora, perché innescare queste aspettative? Chi glielo fa fare di fare dichiarazioni di questo genere, quando ha ben altre e molte cose di cui occuparsi? Abbiamo una lista lunghissima di cose di cui occuparci. Dobbiamo occuparci della messa in sicurezza dei conti pubblici, a prescindere dall'esito, che sarà stabilito semplicemente dalla volontà popolare, di quella consultazione, dovendo approvare una manovra che, per quello che mi consta, in un sistema istituzionale di correttezza non dovrebbe avere nulla di elettorale e dovrebbe essere ispirata a nient'altro che al meccanismo della solidità e della crescita.
  Io credo che questa sia una riflessione – glielo dico con rispetto, Ministro Padoan – che lei ha il dovere di fare, perché lei non è un professore di economia che passa per caso. Lei è il Ministro dell'economia e delle finanze di questo Paese. Se lei dice qualcosa a mercati aperti, ci sono conseguenze. Non inneschiamo aspettative, magari speculative. È una cosa dalla quale abbiamo la necessità di proteggerci.
  Già il Presidente del Consiglio che va a raccontare che in due mesi ci giochiamo i prossimi vent'anni fa un azzardo. Già chi mette nelle condizioni un Paese, se fosse vero, ma non lo è per fortuna, di giocarsi in due mesi i prossimi vent'anni, farebbe un azzardo irresponsabile!
  Non può farlo una persona seria, stimata, che se dice qualcosa nell'ambito dell'economia, per la competenza e l'autorevolezza che ha e per il ruolo che ricopre, rischia che questo qualcosa che viene detto abbia delle conseguenze. Faccio, quindi, un appello alla responsabilità, perché la situazione è delicatissima.
  La Costituzione è qualcosa di serio, è la Carta fondamentale. Ci sarà un confronto, che si giocherà fuori da queste aule. La parte che si è giocata in queste aule abbiamo visto come è andata, e non è stata una bella pagina di democrazia. Fuori da queste aule si giocherà un confronto. Il dovere di un ministro dell'economia è quello di proteggere il sistema da eventuali colpi d'urto in un modo o nell'altro. E il Governo, a mio avviso, ha un atteggiamento irresponsabile quando proietta sulla vittoria del sì o del no la stabilità o l'instabilità del sistema. Non è questo ciò di cui si parla.
  È stato citato l'esempio spagnolo. Ci sono Paesi che hanno una situazione economica forse addirittura comparativamente migliore della nostra senza il Governo, figuriamoci di cosa stiamo parlando. Non cominciamo a fare terrorismo psicologico! Non cominciamo ad alimentare il gioco di chi specula al massacro sulle finanze, sulle risorse, sui risparmi degli italiani e sul Paese!

  CARLO DELL'ARINGA. Ringrazio il signor Ministro. Io tornerei sul tema della Nota di aggiornamento, da cui risulta se non altro che il Governo giudica il Paese, per usare le parole del precedente intervento, sano e solido se addirittura è fin troppo ottimista sul tasso di crescita del prossimo anno. In ogni caso, nel disegno di legge di bilancio questi risultati non mi sembra che siano condizionati dal risultato del referendum, né credo che esso rientri nei modelli econometrici che sono stati utilizzati per fare queste previsioni, che qualcuno dice peccano per eccessivo ottimismo della ragione, anche qui per riprendere l'intervento precedente.
  Certamente, c'è l'aspetto istituzionale o, come è stato detto, procedurale. A questo riguardo non ho nulla da aggiungere rispetto a quello che è stato detto dai colleghi Marchi e Santini, che mi hanno preceduto, giacché esso rappresenta in Pag. 21effetti un aspetto rilevante che va affrontato, ma per il quale si possono prospettare soluzioni, e che in ogni caso non aiuta nel confronto che si dovrà aprire con le autorità europee per quanto riguarda l'impianto complessivo.
  D'altra parte, che questo confronto ci sia e sia anche aspro è inevitabile, perché anche a livello europeo si scontrano posizioni diverse, che ben conosciamo. Una posizione richiede che assoluta priorità sia quella della riduzione del nostro debito, del rapporto tra debito e PIL, con misure di rigore e politiche fiscali restrittive; secondo altre posizioni invece, con cui ci identifichiamo, naturalmente senza andare oltre il ragionevole, si deve fare il possibile per sostenere le economie con manovre di bilancio che, date le condizioni generali dell'economia, siano meno restrittive di quelle previste fino a qualche mese fa.
  Partendo quasi dalla fine, credo che i numeri della manovra, che in sostanza riguardano questo 0,4 per cento in più di ulteriori margini di bilancio, per cui si arriva ad un deficit del 2,4 per cento, siano in quella misura che non intende aprire un conflitto enorme con le autorità europee, come qualcuno dell'opposizione suggerisce. Non siamo in grado, non lo vogliamo fare e non è sostenibile. D'altro canto, nemmeno possiamo accodarci a interpretazioni molto restrittive dei nostri margini di flessibilità.
  Per tornare invece a quest'elemento di sostanza che riguarda la diversa posizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, non conosco nei particolari gli elementi statistici e di utilizzo dei dati statistici che hanno portato a diverse conclusioni. In ogni caso, al di là del fatto che alcuni elementi da tutti sono considerati come positivi per quanto riguarda la previsione del PIL dell'anno prossimo, un deficit maggiore non deve essere valutato solo dal punto di vista quantitativo, ma anche alla luce della sua composizione.
  Più che in passato si punta a stimolare componenti della domanda fino a oggi poco stimolate: gli investimenti, da un lato, e la redistribuzione del reddito, dall'altro. Qui parliamo di misure che tutti noi conosciamo, su cui si può discutere, che si possono migliorare e in parte modificare, ma che comunque sono dirette alle fasce più deboli della popolazione, quelle per cui esistono vincoli di liquidità molto forti. La redistribuzione potrebbe avere un effetto sui consumi molto maggiore di quanto non sia successo in passato con misure dello stesso segno.
  Vorrei fare inoltre due ulteriori osservazioni, la prima molto tecnica. Io non sono in grado di dare un giudizio definitivo, ma sulla base del buonsenso, per quanto riguarda gli effetti della sterilizzazione dell'IVA, su cui si è discusso e l'Ufficio parlamentare di bilancio ha posto l'accento, devo rilevare che occorre tenere conto non solo dell'1 per cento programmatico, ma anche dello 0,6 per cento tendenziale, che è molto basso.
  Sono stati ricordati il dato dell'ISTAT, ma anche le previsioni di consenso, che molto spesso sono basate sul tendenziale, o in larga misura sul tendenziale. Lo 0,6 per cento è un valore basso. Questo vuol dire, ritengo, che gli effetti dell'IVA sono stati ritenuti importanti, nel senso che se dovesse rimanere l'aumento dell'IVA avremmo un tasso di crescita molto basso, lo 0,6 per cento; rimuovendo quelle clausole, questo tasso invece è destinato a crescere. Può esserci, quindi, una coerenza in tutto ciò. In questa sede nessuno l'ha rilevato, ma può darsi che il Governo abbia fatto un ragionamento simile.
  Questo potrebbe essere un elemento di discussione anche con l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel senso di una diversa impostazione, di una diversa valutazione. Si tende a dire che sterilizzando l'eventuale aumento dell'IVA non si ottiene altro, giacché gli operatori hanno già scontato il fatto che la maggiore IVA non si pagherà. Concordo ma che cosa succederebbe se, invece, la maggiore IVA dovesse essere pagata? Avremmo un tasso di crescita allo 0,6 per cento, questo è il punto.
  Quanto agli effetti delle riforme, penso che sia naturale che qualsiasi Governo o maggioranza parlamentare che abbia fatto o si appresti a rafforzare delle riforme – Pag. 22possono essere anche sbagliate, come dice l'onorevole Fassina, per quanto ciò sia molto discutibile – e che insista su queste, sebbene migliorabili, si aspetti un effetto positivo sul potenziale. Di questo si tratta, perché è l'effetto positivo sul potenziale che fa aumentare anche il reddito effettivo, oltre all'azione sulla domanda aggregata. Mi sembra strano che non ci sia questa forte aspettativa. Può darsi che gli altri istituti non gli riconoscano la stessa importanza, dopodiché tutto è molto discutibile e si deve discutere.
  In conclusione, le previsioni sono andate bene quando i fattori internazionali erano tranquilli, nel 2015, ma bastano dei fattori internazionali turbolenti per far saltare qualsiasi previsione. Rendiamoci conto che, in effetti, queste variazioni di uno o due punti decimali di percentuale, che secondo qualcuno creano solo problemi, sono invece importanti per le misure che dobbiamo prendere a favore degli investimenti e dei consumi. Rendiamoci conto, però, del fatto che parliamo di margini che, rispetto ad andamenti del quadro internazionale, potrebbero veramente rivelarsi marginali.
  Quegli andamenti incideranno molto e, come sappiamo, le previsioni si rispettano, grosso modo, quando i fattori internazionali non sono di grande turbativa. Certamente, non sappiamo che cosa succederà l'anno prossimo. Questo è il vero grande punto di domanda.
  Ciò detto, penso che un 2,4 per cento di indebitamento netto, quale punto finale di caduta, rappresenti una misura equilibrata che non ci espone a grossi rischi sui mercati, su cui vale la pena di confrontarsi in maniera anche dura con la Commissione europea e che non risponde unicamente a un rispetto un po’ pedissequo e sterile delle regole vigenti.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Prima di passare la parola al Ministro Padoan per la replica, chiarisco ancora un aspetto ai colleghi delle Commissioni e, in particolar modo, al Ministro stesso. Si tratta di un aspetto già chiarito ieri sera con il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro.
  Noi stiamo analizzando la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 sulla base della nuova legge di contabilità e finanza pubblica. Ovviamente, le analisi non sarebbero cambiate, ma probabilmente, se fosse stata rispettata la predetta nuova legge di contabilità nella formulazione della Nota di aggiornamento, queste Commissioni e forse anche lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio avrebbero avuto ulteriori informazioni per esprimere un giudizio.
  Vede, onorevole Dell'Aringa, è facile capire le valutazioni di impatto che fa l'Ufficio parlamentare di bilancio, che peraltro sono state distribuite, e chiunque maneggi un po’ di economia capisce perché si giunga a quella determinazione. Se fosse stato rispettato l'articolo 10-bis della legge di contabilità appena riformata, che prevede, al comma 1, lettera c-bis), che la Nota di aggiornamento del DEF contenga «l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, con una sintetica illustrazione degli effetti finanziari attesi dalla manovra stessa in termini di entrata e di spesa, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui alla lettera a)» del medesimo comma 1, se ci fossero state queste informazioni, probabilmente anche i componenti delle Commissioni bilancio di Camera e Senato sarebbero stati messi nella condizione di compiere una valutazione comparativa.
  Questa opportunità non ci è stata data, sebbene la nuova legge di contabilità preveda questo tipo di Nota di aggiornamento del DEF. La Nota di aggiornamento del DEF che è arrivata è invece esattamente come quella dell'anno precedente, per quanto, probabilmente, i risultati sarebbero forse stati gli stessi.
  Lo dico perché sullo stesso tema a cui si è fatto riferimento – mi pare che la senatrice Comaroli facesse cenno al quadro programmatico contenuto a pagina 38 della relazione depositata dall'Ufficio parlamentare di bilancio – quando c'è una differenza così ampia tra il contributo della domanda interna (0,6 contro 1,2 per cento), dei consumi finali (0,2 contro 0,8 Pag. 23per cento) e degli investimenti fissi lordi (1,8 contro 3,2 per cento), o c'è la possibilità di fare una valutazione comparativa di questi aspetti, oppure l'alternativa è una pratica antica: uno chiude gli occhi e si fida.
  È evidente che poi la maggioranza sceglierà una strada e l'opposizione un'altra, ma abbiamo la necessità rispetto al ruolo che tutti abbiamo voluto a maggioranza assoluta – ricordo che i componenti dell'Ufficio parlamentare di bilancio sono stati votati dall'80 per cento di questo Parlamento, con i meccanismi che abbiamo costruito insieme, maggioranza e opposizioni varie, nella scorsa legislatura e in questa – di legare l'attività dell'Ufficio medesimo al percorso che poi consente all'Unione europea di esprimere un giudizio.
  Detto questo, gli stessi temi connessi allo scenario programmatico per il 2017 vengono richiamati, nelle rispettive relazioni, a pagina 10 dalla Banca d'Italia e a pagina 19 dalla Corte dei conti. Mi pare che lo dicesse l'onorevole Marchi: di qui al 15 ottobre c'è ancora tempo, nel senso che il 15 ottobre il Governo dovrà trasmettere il Documento programmatico di bilancio a Bruxelles e poi entro il 20 ottobre dovrà trasmettere la manovra nella sua interezza alla Camera dei deputati per la prima lettura parlamentare. È evidente, dunque, che c'è ancora tempo.
  In questo quadro, la discussione della Nota di aggiornamento era prevista in Aula per martedì prossimo. Se in Aula arriviamo con due o tre giorni di ritardo, non accade nulla. L'importante è farlo prima del 15 ottobre, che poi è la data per l'invio del Documento programmatico di bilancio. Probabilmente le Commissioni e lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio potrebbero essere aiutate da una composizione della Nota di aggiornamento del DEF rispettosa della nuova legge di contabilità di cui stiamo parlando, ed in particolare del citato articolo 10-bis che, per la verità, non solo era stato previsto, ma era stato anche scritto insieme da Governo e Parlamento.
  Penso che non ci sia null'altro da aggiungere. Onorevole Brunetta, non possiamo riaprire la fase degli interventi. Sentiamo la replica del Ministro.

  RENATO BRUNETTA. Signor presidente, vorrei solo un chiarimento. Lei ha detto con molto garbo che il Governo non ha rispettato la nuova legge di contabilità pubblica.

  PRESIDENTE. Non è che non l'abbia rispettata, ma c'è un comma specifico che prevedeva alcune sintesi che non ci sono.

  RENATO BRUNETTA. Allora – ed avanzo una proposta ad adiuvandum – è possibile che la rispetti nei prossimi giorni? Diventa necessario per noi, a questo punto, chiedere l'applicazione dell'articolo 18 della legge n. 243 del 2012, vista la discrepanza tra Ufficio parlamentare di bilancio e documentazione carente da parte del Governo. Chiediamo, quindi, che il Ministro Padoan torni presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato con le integrazioni, ma non di sua spontanea volontà, ossia se è così gentile da farlo entro il 15 ottobre prossimo. Chiediamo piuttosto che torni sulla base di quanto previsto dalla legge, sia dall'articolo 18 della citata legge n. 243, sia dalla nuova legge di contabilità pubblica, che, le ricordo – ma lei lo sa, presidente – è stata votata anche dall'opposizione, almeno dalla mia opposizione.
  Pertanto, chiedo formalmente che il Ministro Padoan, vista la carenza delle informazioni, che non hanno rispettato la nuova legge di contabilità pubblica, e visto il parere difforme dell'Ufficio parlamentare di bilancio, torni a riferire presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato domani, dopodomani o quando è pronto, per gli opportuni approfondimenti. Ribadisco quanto ho detto all'inizio: voglio che ci sia il parere favorevole dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ma che quest'ultimo sia messo in grado di esprimere un parere favorevole, assieme a tutte le presenti Commissioni. In caso contrario, ci sarebbe un conflitto, che non mi auguro.
  Pertanto, chiedo formalmente, e lo farò Pag. 24nei modi e nelle forme dovute, che il Ministro Padoan torni a riferire.

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, la sua richiesta è legittima, ma non abbiamo ancora sentito la replica del Ministro. Quest'audizione era prevista anche ai sensi di quell'articolo. Come sempre, abbiamo previsto l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze al termine del ciclo di audizioni. Poiché c'erano già alcune richieste da parte di alcuni Gruppi di opposizione, abbiamo aspettato prima di sentire il Ministro. Poi valuteremo insieme se il tempo che abbiamo di fronte ci consente di avere ulteriori informazioni.
  Anche l'onorevole Scotto aveva chiesto la parola, ma penso sia opportuno ascoltare la replica del Ministro.
  Do quindi la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Cercherò di mantenermi entro i dieci minuti.
  Innanzitutto faccio una premessa di metodo. Vorrei rassicurare tutti gli onorevoli parlamentari che l'approccio che il Governo tiene sia nei confronti delle istituzioni italiane sia di quelle internazionali è sempre quello del dialogo. Quindi, non c'è alcun braccio di ferro o alcuno scontro frontale, ma uno scambio di opinioni su argomenti oggettivamente difficili, come il rispetto dei vincoli internazionali e interni e il sostegno alla crescita del Paese. Questo è il primo punto.
  Come secondo punto, mi scuso con il presidente Boccia, perché pensavo di aver risposto alla sua domanda iniziale. Comunque, glielo dico più esplicitamente. Il Governo conferma il suo quadro programmatico per il 2017 all'1 per cento e lo conferma sulla base della consapevolezza che questo è il risultato, come ho detto nella mia introduzione, della valutazione degli impatti delle misure comprese nel disegno di legge di bilancio sul tasso di crescita.
  Implicito in quello che sto dicendo è che, nel caso dell'UPB e anche di altri previsori, tutte queste informazioni non erano disponibili, ragion per cui è chiaro che ci siano i margini, a mio avviso, per chiudere il gap tra le previsioni. Questo per quanto riguarda il tema generale e credo che ciò risponda alla domanda fondamentale che anche l'onorevole Brunetta poneva. Cerco rapidamente di seguire i miei appunti per rispondere ai vari punti sollevati.
  Onorevole Fassina, vengo ai quattro termini che lei ha usato. Lei ha parlato di «propaganda». Non è propaganda dire che c'è evidenza abbondante del fatto che le riforme istituzionali – e potrei essere specifico su quale tipo – abbiano un impatto sulla crescita.
  In secondo luogo, lei ha parlato di «numeri inventati». Le chiedo un po’ di rispetto, se non per me, almeno per i miei colleghi, che non stanno inventando i numeri.
  Quanto al moltiplicatore che cambia, è chiaro che cambia e tutti lo sappiamo. Se cambia la composizione in termini di voci di spesa, il moltiplicatore di un aggregato è diverso. Questo è ovvio.
  Le parole su cui sono invece pienamente d'accordo sono quelle di «investimenti pubblici». Ne ho parlato parecchio in termini relativi nella mia introduzione, sia in termini di risorse, sia in termini di processi. Un'accelerazione e una maggiore efficacia degli investimenti pubblici rappresentano una delle chiavi per capire perché si può crescere di più di un tendenziale, di per sé molto debole. Già questo dovrebbe dare un'indicazione del fatto che è possibile avere, sia pure in contesti difficili, un effetto di stimolo da parte del Governo.
  Onorevole Palese, lei mi chiedeva se tra le misure in considerazione nel disegno di legge di bilancio ci sono misure di condono. Assolutamente no. Vorrei essere molto chiaro.
  Lei citava, alla pari di qualcun altro, l'impatto eventuale della legge sugli appalti. Questo impatto, se esiste, è un impatto temporaneo, che andrà affievolendosi nel tempo via via che la nuova normativa entra in vigore. Pag. 25
  Sulla spending review svolgo soltanto una considerazione. La spending review – l'ho già detto pubblicamente, sia in Italia sia presso le istituzioni internazionali – è uno strumento che ha a che fare con la riduzione della spesa, ma soprattutto con il cambiamento dei meccanismi di spesa, come, per esempio, l'accentramento delle centrali di acquisto presso la Consip per quanto riguarda intanto la spesa sanitaria, operazione che poi sarà estesa ad altri segmenti.
  Onorevole Tabacci, ripeto, il braccio di ferro non c'è e non è previsto. È previsto un dialogo continuo con gli organismi della Commissione europea, cosa che continuerà nei prossimi giorni, in modo tale da valutare tutti gli aspetti tecnici anche legati ai meccanismi di valutazione di grandezze come il prodotto potenziale e l’output gap che, come sapete, sono molto critici e criticabili dal punto di vista della fissazione dei margini di spesa.
  Sulla Spagna fatemi dire una cosa. La Spagna cresce essenzialmente a tassi veramente invidiabili, in gran parte perché il suo indebitamento è almeno doppio di quello italiano. Pensiamo a cosa sarebbe l'Italia con un aumento della spesa di 20 miliardi, più o meno, in termini di dinamica del debito. La dinamica del debito sarebbe completamente stravolta. È chiaro che c'è un problema. È chiaro che tutti, io per primo, vorremmo crescere di più. Ci sono dei vincoli dati non dalla contabilità, ma dalla credibilità sui mercati.
  Con riguardo al debito, onorevole Cariello, è vero che in quest'anno non si registra quella inversione della dinamica, che avevo più volte sostenuto l'anno scorso. Mi basavo su previsioni, condivise a livello internazionale, della dinamica del PIL nominale, e soprattutto dell'inflazione, che è andata molto peggio di quanto atteso. Purtroppo, l'inflazione è un elemento che il Governo non può controllare. Le banche centrali lo fanno con molta difficoltà. Il rischio di deflazione continua ed è un elemento che ci fa dire che siamo in circostanze eccezionali negative.
  La senatrice Comaroli chiede, giustamente, ulteriori dettagli. Ribadisco quello che dicevo prima: i dettagli saranno rapidamente messi a punto e poi condivisi nei prossimi giorni, quando si sarà concretizzata la struttura in dettaglio del disegno di legge di bilancio.
  Sulla lotta all'evasione – che anche qualcun altro ha evidenziato, e chiedo scusa se non lo cito direttamente – le stime sono molto prudenziali. È ovvio che saranno poi validate a livello specifico dalla Commissione europea.
  Quanto ad un piano B con la Commissione europea, ciò ha a che fare con il dialogo. Non c'è un piano B. C'è invece un dialogo continuo pensato proprio per evitare situazioni di conflitto che non farebbero bene a nessuno, e neppure alla Commissione europea, vista la situazione di difficoltà di governo dell'Europa in questa situazione.
  Onorevole Marcon, le stime sono ottimistiche e questo lo dice la Banca d'Italia? La Banca d'Italia diceva che non c'era una sovrastima. Il vicedirettore generale lo ha specificato, da ottimo statistico qual è. Un conto è la sovrastima, un conto è l'ottimismo in un range di stima. Sono due cose molto diverse. Non c'è una sovrastima nelle stime prodotte dal Governo nella Nota di aggiornamento del DEF.
  I moltiplicatori sono elevati? Possono essere elevati? Sì, soprattutto in una fase di tassi d'interesse zero e di vicinanza alla deflazione. Questo è uno dei fatti nuovi della macroeconomia in cui ci troviamo. Facciamo fatica a stimare i moltiplicatori, ma siamo molto sicuri che, casomai, i moltiplicatori siano sottostimati piuttosto che sovrastimati. Ci potrebbero essere, quindi, delle sorprese positive, come si dice in gergo, dei quadri macroeconomici.
  Anche quello dell'impatto delle riforme strutturali è un tema sollevato da molti, ma in particolare dall'onorevole Marcon. I dati sono presi dalle valutazioni che istituzioni internazionali come l'OCSE, il Fondo monetario e la stessa Commissione europea fanno in modo dettagliato in merito alle specifiche riforme strutturali. È un lavoro che va avanti ormai da molti anni, un lavoro utilizzato dal G20 per Pag. 26dare indicazioni di politica economica ai Paesi che vi aderiscono.
  L'onorevole Marchi citava la questione del PIL acquisito. Non commento ulteriormente, perché ovviamente ritengo che siano punti rilevanti.
  L'onorevole Santini ci ricordava la questione degli investimenti. L'ho detto prima e lo ribadisco: una svolta quantitativa, ma soprattutto in termini di implementazione dell'efficacia degli investimenti pubblici, è una delle chiavi per far andare la crescita sopra alle attese e giustificare anche il quadro programmatico che abbiamo presentato.
  Onorevole Baldelli, lei ha citato molte cose che hanno a che fare anche con la mia posizione di cittadino, che non viene esaurita. Vorrei soltanto dire una cosa, però, rispetto alle considerazioni che lei ha fatto. Assicuro a lei e a tutti i membri delle Commissioni che è mio impegno costante difendere l'immagine dell'Italia soprattutto a livello internazionale con i fatti e con i miei statement. Se c'è un timore a livello internazionale che lega gli esiti del referendum alla stabilità sui mercati, non è qualcosa che ho messo in giro io. È qualcosa che le investment bank fanno regolarmente, purtroppo, ormai da molte settimane. Si sta cercando di convincerle del contrario, ma questo è molto difficile.
  Infine, onorevole Dell'Aringa, concordo con molte delle cose da lei dette. Ribadisco un punto che lei sollevava giustamente: se nei tendenziali rimane l'ammontare di clausole di salvaguardia e di IVA e questo produce dei tendenziali così deboli, vuol dire che queste clausole di salvaguardia hanno un effetto importante di sostegno una volta che sono rimosse e questo giustifica un moltiplicatore più elevato. È aritmetica semplice. Credevo che fosse implicito. Non mi aspettavo tanto stupore nella differenza fra due decimali. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro Padoan.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.

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