CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 giugno 2017
839.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Giovedì 15 giugno 2017. — Presidenza del presidente della VIII Commissione, Ermete REALACCI.

  La seduta comincia alle 14.10.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Iniziativa per lo sviluppo sostenibile dell'economia blu nel Mediterraneo occidentale.
COM(2017) 183 final.

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  Le Commissioni riunite iniziano l'esame del provvedimento in titolo.

  Enrico BORGHI (PD), relatore per la VIII Commissione, ricorda che la VIII Commissione avvia oggi, congiuntamente con la X Commissione, l'esame della comunicazione «Iniziativa per lo sviluppo sostenibile dell'economia blu nel Mediterraneo occidentale» (COM(2017)183), presentata dalla Commissione europea il 19 aprile scorso. Le azioni prioritarie che la Commissione europea intende realizzare entro i prossimi cinque anni sono volte a garantire maggiore sicurezza e protezione nello spazio marittimo; a promuovere una crescita blu sostenibile e la creazione di posti di lavoro; a preservare gli ecosistemi e la biodiversità.
  L'iniziativa poggia sulla lunga esperienza maturata dalla Commissione europea con le strategie destinate a bacini marittimi o macroregioni, come la strategia per l'Atlantico, la strategia dell'UE per la regione del Mar Baltico e quella per la regione adriatica e ionica. È inoltre frutto di anni di dialogo tra dieci Paesi del Mediterraneo occidentale che hanno riconosciuto il valore della cooperazione ai fini della realizzazione di interessi condivisi nella regione: cinque Stati membri dell'UE (oltre all'Italia, Francia, Portogallo, Spagna e Malta) e cinque Paesi partner meridionali (Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia). Essa fa seguito alla dichiarazione ministeriale sull'economia blu adottata il 17 novembre 2015 dall'Unione per il Mediterraneo (UpM), di cui fanno parte i 28 Stati membri dell'UE e 15 Paesi delle coste meridionali e orientali del Pag. 8Mediterraneo. Poiché interessa sia l'UE che i paesi partner, l'iniziativa dovrà essere approvata a livello politico in primo luogo in sede UE e poi nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo. Il campo d'azione e i potenziali vantaggi dell'iniziativa potrebbero estendersi anche al di là del sottobacino del Mediterraneo occidentale. Essendo le zone marine e costiere sistemi interconnessi, gli interventi previsti nell'ambito dell'iniziativa potranno coinvolgere anche partner del Mediterraneo centrale e dell'Atlantico nordorientale e saranno aperti alla partecipazione di altri paesi interessati.
  L'iniziativa integra la dichiarazione MedFish4Ever, adottata lo scorso 30 marzo a Malta, che definisce un programma di lavoro dettagliato per i prossimi dieci anni volto a salvare gli stock ittici del Mediterraneo. I due progetti si rafforzeranno quindi reciprocamente a tutela della prosperità ecologica ed economica della regione.
  All'Iniziativa contribuiscono inoltre la cooperazione nell'ambito della Convenzione di Barcellona per la protezione dell'ambiente marino e delle regioni costiere del Mediterraneo e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, nonché gli sforzi compiuti nell'attuazione della strategia mediterranea per lo sviluppo sostenibile.
  Nonostante le risorse e il potenziale di sviluppo in diversi settori, la regione del Mediterraneo occidentale si trova ad affrontare una serie di sfide, che vanno ad aggiungersi alla sua instabilità geopolitica generale, tra cui: la crescente urbanizzazione delle zone costiere, l'eccessivo sfruttamento degli stock ittici e l'inquinamento marino; la crisi dei rifugiati. Il cambiamento climatico, in particolare, incide pesantemente sulla regione e soprattutto l'innalzamento del livello del mare rappresenta una grave minaccia per gli ecosistemi e per le economie delle zone costiere.
  In base ai dati forniti dalla Commissione europea, in media nel Mediterraneo occidentale si verificano, ogni anno, circa 60 incidenti nel trasporto marittimo, di cui 15 riguardano navi cisterna per il trasporto di petrolio o prodotti chimici. Nell'ultimo decennio, inoltre, quasi la metà degli incidenti che hanno provocato sversamenti significativi (100 o più tonnellate) ha avuto luogo proprio in questo bacino. Rischi maggiori di collisioni, inquinamento ambientale e acustico e incidenti riguardano per lo più le zone in cui il traffico marittimo è congestionato, come lo stretto di Gibilterra, le Bocche di Bonifacio o lo Stretto di Sicilia, e all'interno di porti e terminali.
  A giudizio della Commissione, inoltre, le attuali tendenze demografiche – considerando che le acque del Mediterraneo sono attraversate ogni mese da un flusso considerevole di migranti clandestini – e i cambiamenti climatici in atto potrebbero rafforzare ulteriormente la concorrenza per le risorse e contribuire all'instabilità geopolitica della regione.
  Nonostante la dichiarata volontà politica di risolvere i problemi che affliggono l'ambiente e la pesca, la regione del Mediterraneo occidentale continua a risentire, come sottolinea la Commissione nella parte introduttiva della comunicazione, della mancanza di un'adeguata azione di sensibilizzazione e informazione e di politiche trasversali fondate su elementi concreti. Sono state evidenziate anche gravi lacune nelle conoscenze sulle caratteristiche geologiche ed ecologiche delle acque meridionali e una diminuzione degli investimenti pubblici per programmi di monitoraggio nelle acque settentrionali.
  Per quanto riguarda nel dettaglio il contenuto dell'Iniziativa, si individuano tre obiettivi principali: uno spazio marittimo più sicuro e protetto; un'economia blu intelligente e resiliente; una migliore governance del mare.
   Identificando lacune e sfide, per ciascun obiettivo la Commissione fissa una serie di priorità e azioni mirate indicando i risultati da raggiungere e le fonti potenziali di finanziamento.
  Nell'ambito dell'obiettivo di uno spazio marittimo più sicuro e protetto, allo stato attuale, le due principali sfide da affrontare Pag. 9riguardano gli incidenti nel trasporto marittimo e la migrazione clandestina via mare.
  Per rendere più mirati ed efficaci gli interventi in atto volti a far fronte ai rischi messi in evidenza nel testo della comunicazione – come la Strategia per la sicurezza marittima dell'UE, la Guardia costiera e di frontiera europea e la rete Seahorse per il Mediterraneo – la Commissione europea ritiene necessario rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri dell'UE e i Paesi partner del Sud favorendo l'interoperabilità e lo scambio di dati, sviluppando capacità e migliorando la risposta in tempo reale a situazioni di emergenza. Come potenziali fonti di finanziamento, la Commissione fa riferimento al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), allo strumento europeo di vicinato (ENI), al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e allo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI).
  Per quanto riguarda la sicurezza marittima e la lotta all'inquinamento marino, la Commissione preannuncia azioni volte ad incoraggiare lo scambio di dati sul traffico marittimo offrendo ai Paesi meridionali un sostegno per migliorare le loro infrastrutture e per accedere alle piattaforme esistenti, nonché per migliorare la capacità di reagire e lottare contro l'inquinamento marino causato da incidenti.
  Il secondo obiettivo, volto a promuovere una crescita blu sostenibile e la creazione di posti di lavoro, è in gran parte fondato su iniziative esistenti quali BLUEMED e la sua agenda strategica per la ricerca e l'innovazione.
  Con riferimento alla ricerca strategica e l'innovazione, in particolare, la Commissione preannuncia una serie di azioni volte a: promuovere le industrie e i servizi innovativi a base biologica; sviluppare nuove tecnologie di osservazione e monitoraggio degli oceani; promuovere l'elaborazione di protocolli da parte di imprese private e operatori marittimi, al fine di ottimizzare l'uso di infrastrutture, navi e piattaforme a fini scientifici, ambientali e di sicurezza; mettere a punto tecnologie che consentano di sfruttare le energie marine rinnovabili; sviluppare capacità per il trasferimento di conoscenze e tecnologie. Oltre ai fondi già citati per il primo obiettivo, tra le fonti potenziali di finanziamento, sono indicati anche Horizon 2020, i fondi nazionali, il programma LIFE e il Fondo verde per il clima.
  Il terzo obiettivo riguarda la gestione sostenibile delle attività economiche marittime e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità. Un solido quadro istituzionale, giuridico e tecnico, che consenta di trovare il giusto equilibrio tra le domande concorrenti per l'uso di spazio e risorse naturali limitati, è, secondo la Commissione, fondamentale per ottenere ecosistemi marini e costieri sani e promuovere nel contempo lo sviluppo socioeconomico.
  In base ai dati forniti dalla Commissione europea, la regione del Mediterraneo occidentale vanta la maggiore biodiversità e il maggior numero di specie endemiche dell'intero bacino, ma molti degli stock ittici che essa ospita sono da tempo sovrasfruttati. Inoltre, le zone marine protette designate a livello nazionale rappresentano circa il 3,5 per cento delle sue acque, percentuale di gran lunga inferiore all'obiettivo di conservazione del 10 per cento per le zone marine e costiere. Nella regione son ospitate almeno 7 delle 13 zone del Mediterraneo in cui sussistono forti interazioni tra un'attività economica intensa e problematiche di conservazione con la conseguenza che attività economiche marittime potenzialmente concorrenti nelle stesse acque possono scoraggiare o impedire gli investimenti, aumentare la produzione di rifiuti e il consumo di energia e di acqua, aggravare lo sfruttamento delle risorse biologiche e causare infine un maggiore inquinamento e un grave deterioramento degli ecosistemi marini e costieri.
  Per l'obiettivo di una migliore governance del mare, le quattro priorità individuate dalla Commissione sono: la pianificazione spaziale e gestione delle zone costiere; le conoscenze marine e marittime; la biodiversità e conservazione degli habitat marini; lo sviluppo sostenibile Pag. 10della pesca e delle comunità costiere. Per quanto concerne in particolare la biodiversità e la conservazione degli habitat marini, la Commissione richiama l'attenzione sulle gravi minacce che insistono sulla regione: inquinamento, eutrofizzazione, distruzione di habitat marini e costieri, perturbazione delle rotte migratorie della fauna, mutamenti nelle dinamiche costiere, rumore e rifiuti marini. Pertanto, la Commissione preannuncia azioni dirette a: valutare le pressioni esercitate sull'atmosfera, sulla terra e sul mare e i rischi per gli ecosistemi e la salute umana; contribuire alla creazione e alla gestione di zone marine protette, alla riduzione dei rifiuti marini, alla gestione delle acque di zavorra e al monitoraggio dell'inquinamento acustico; rafforzare la capacità locale di identificare le specie esotiche invasive e le loro rotte di invasione nonché la struttura e il funzionamento degli ecosistemi marini; promuovere campagne di sensibilizzazione sull'ambiente marino e la biodiversità e il volontariato ambientale in tutta la regione.
  Al fine di garantire lo sviluppo sostenibile della pesca e delle comunità costiere, la Commissione intende rafforzare il coordinamento e la cooperazione regionale grazie all'attuazione della strategia a medio termine della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (2017-2020) e promuovere lo sviluppo sostenibile della pesca su piccola scala e delle comunità costiere aumentando la capacità della regione di gestire gli stock ittici, ad esempio mediante piani pluriennali e zone di divieto. È anche prevista la costituzione di gruppi tecnici locali incaricati di analizzare possibilità e minacce specifiche e di definire misure e tecniche di intervento comuni.
  Nell'ambito del terzo obiettivo la Commissione europea individua sei risultati da raggiungere: garantire che la pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere e i relativi meccanismi di attuazione coprano il 100 per cento delle acque soggette a giurisdizione nazionale e il 100 per cento dei litorali entro il 2021; garantire che almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine sia coperto da zone marine protette e da altre efficaci misure di conservazione basate sul territorio entro il 2020; ridurre del 20 per cento i rifiuti marini depositati sulle spiagge entro il 2024; includere i Paesi del Mediterraneo meridionale nella rete di osservazione marina europea EMODNET entro il 2020; adoperarsi affinché tutti gli Stati dispongano di un quadro giuridico adeguato e delle capacità umane e tecniche necessarie per far fronte alle loro responsabilità in materia di controllo e di ispezione della pesca in qualità di Stati di bandiera, Stati costieri e Stati di approdo entro il 2020; garantire che il 100 per cento dei principali stock del Mediterraneo sia oggetto di un'adeguata raccolta dei dati e di valutazioni scientifiche periodiche e venga gestito mediante un piano di pesca pluriennale entro il 2020.
  Il coordinamento operativo dell'iniziativa in esame sarà assicurato da una task force WestMED dell'Unione per il Mediterraneo e comprenderà punti di contatto nazionali dei ministeri competenti, della Commissione europea e del segretariato dell'Unione per il Mediterraneo. Alla task force potrebbero essere invitati a partecipare anche rappresentanti delle organizzazioni regionali esistenti del Mediterraneo. Inoltre, viene stabilito che i Governi dei Paesi interessati controllino, riferiscano alla task force, valutino i progressi compiuti a livello nazionale e forniscano orientamenti in materia di attuazione. Entro il 2022 la Commissione riferirà al Consiglio e al Parlamento europeo in merito all'attuazione dell'iniziativa sulla base delle relazioni presentate dai Paesi interessati.
  Proponendo un approccio integrato, l'iniziativa in esame intende collegare strettamente tra loro politiche e iniziative dell'UE esistenti, quali la politica marittima, la politica comune della pesca, la politica di coesione, le politiche per l'ambiente e le zone marine e costiere, la strategia globale per la politica estera e di sicurezza, il pacchetto relativo alla guardia costiera e di frontiera europea, le strategie sulla Pag. 11crescita blu, la sicurezza marittima, MEDFISH4EVER, la biodiversità, l'adattamento al cambiamento climatico, il 7 programma d'azione per l'ambiente e la governance internazionale degli oceani, con la quale la Commissione europea e l'Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno proposto azioni finalizzate al conseguimento di oceani sicuri, puliti e gestiti in modo sostenibile.
  Da ultimo, segnala che l'iniziativa assunta dalla Commissione europea si inserisce coerentemente nel solco del dibattito internazionale sul tema della salvaguardia dei mari e degli oceani, ricordando in particolare la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, svoltasi la scorsa settimana e conclusasi con l'assunzione di impegni da parte degli Stati membri volti a promuovere un uso sostenibile di oceani, mari e risorse marine.

  Tiziano ARLOTTI (PD), relatore per la X Commissione, ricorda che, per quanto concerne i profili che investono le competenze della X Commissione, occorre anzitutto apprezzare lo sforzo di delineare alcuni indirizzi strategici e alcune priorità che cercano di conciliare le esigenze di salvaguardia dell'ambiente marino e di contrasto ai fattori inquinanti con quelle della valorizzazione delle opportunità di crescita economica e di produzione di ricchezza.
  Occorre, al riguardo, rilevare, come peraltro non manca di sottolineare la Commissione europea, che l'area interessata presenta situazioni molto differenziate sotto il profilo del livello di sviluppo e delle prospettive di crescita.
  Oltre al divario tra i Paesi della sponda settentrionale e quelli della sponda meridionale del Mediterraneo, sussistono forti differenze anche all'interno dei singoli Paesi. Differenze che con la crisi economica dell'ultimo decennio si sono accentuate.
  Il dato più vistoso che accomuna, seppur in misura diversa, quasi tutti i Paesi dell'area è costituito dall'elevato tasso di disoccupazione e, in particolare, dalla crescita della disoccupazione giovanile.
  Il basso livello di attività e la disponibilità di una così ingente quantità di manodopera che non trova impiego costituisce il segnale più evidente del fatto che vi sono margini molto ampi di crescita che occorre recuperare. Ciò vale, in primo luogo con riferimento alle attività turistiche, posto che, per la ricchezza e la varietà delle condizioni climatiche, paesaggistiche e geografiche e del patrimonio culturale e artistico che contraddistingue il bacino occidentale del Mediterraneo, le possibilità di sviluppo di questo campo sono rilevantissime. L'aumento dei flussi turistici, in particolare di provenienza dalle cosiddette economie emergenti, in cui nei prossimi anni si registrerà una crescita vertiginosa del numero dei cittadini appartenenti alla classe media che disporranno di significative possibilità di spesa, deve essere intercettato dai Paesi che si affacciano nel Mediterraneo occidentale che si devono a tale scopo attrezzare migliorando la qualità dell'offerta turistica e offrendo un livello di servizi più elevato.
  Sotto questo profilo, tutte le iniziative che potranno rafforzare le occasioni di collaborazione e di integrazione delle offerte turistiche per promuovere pacchetti che possano avvantaggiare tutti i Paesi, anziché esasperare la competizione tra gli stessi, risulteranno opportune.
  Il turismo è, infatti, un settore ad alta intensità di lavoro che può offrire grandi opportunità di impiego, in particolare per le giovani generazioni. Tutto ciò richiede, tuttavia, che vi sia uno sforzo congiunto per migliorare la formazione del personale impiegato nelle aziende turistiche e la capacità di corrispondere alle aspettative della clientela.
  Va considerato che le previsioni demografiche indicano la popolazione in età lavorativa nella parte meridionale della regione aumenterà di oltre 100 milioni di unità nel 2030. È evidente che tutti i progressi che potranno essere perseguiti nel comparto turistico saranno decisivi anche per ridurre la propensione ad emigrare.
  Una delle condizioni per contenere i flussi migratori, che hanno raggiunto dimensioni Pag. 12difficilmente sostenibili nel lungo termine, dalle coste dell'Africa settentrionale verso l'Europa e in particolare verso la rotta del Mediterraneo centrale che investe direttamente il nostro Paese, è favorire concretamente il decollo delle economie dei Paesi di provenienza e dei Paesi di transito, in modo da prevenire gli sbarchi.
  È auspicabile che l'Unione europea, in collaborazione con l'Unione per il Mediterraneo, persegua con coerenza, con le necessarie risorse finanziarie, i progetti già avviati con alcuni Paesi africani (i cosiddetti migration compact) e le iniziative promosse in particolare dal nostro Paese per sostenere lo sviluppo del continente africano.
  Su questo terreno l'Europa deve recuperare il ruolo trainante che naturalmente le compete per la vicinanza geografica e che oggi è minacciato dall'attivismo con il quale la Cina sta investendo in molti Paesi africani acquisendo il controllo delle materie prime necessarie per sostenere lo sviluppo impetuoso della sua economia.
  Una presenza più sistematica e strutturata nell'Europa nel suo complesso, in coerenza con le iniziative e le politiche di aiuto dei singoli Paesi membri, potrà risultare decisiva per contenere i flussi migratori e promuovere la stabilizzazione di Paesi che negli ultimi anni sono stati investiti da profondi processi di trasformazione, anche dal punto di vista politico e istituzionale.
  La comunicazione sottolinea, in particolare, l'obiettivo di un aumento del 20 per cento delle presenze turistiche fuori stagione e di un aumento della stessa misura del volume della produzione acquicola sostenibile. L'aumento del turismo fuori stagione appare un obiettivo facilmente realizzabile quando si considerano le condizioni climatiche dell'area interessata particolarmente favorevoli.
  Accanto allo sviluppo del turismo costiero, nella comunicazione si pone giustamente l'accento sulle prospettiva di sviluppo delle attività della pesca e dell'acquacoltura che implicano necessariamente anche una maggiore attenzione per la salvaguardia dell'ambiente marino e la tutela della sua fauna.
  Vi è sicuramente l'esigenza di un aggiornamento delle flotte e di un sistematico contrasto a pratiche insostenibili di pesca che possono pregiudicare la biodiversità, come anche di un'ulteriore modernizzazione e sviluppo del settore dell'acquacoltura che già ha registrato in tutto il Mediterraneo, nello scorso decennio, un considerevole tasso di crescita, nell'ordine del 70 per cento. Così come potrà trarre sicuramente considerevoli vantaggi in termini occupazionali ed economici lo sviluppo dei traffici di merci via mare e del turismo crocieristico, ferma restando l'esigenza di assicurarne la piena sostenibilità sotto il profilo ambientale.
  Queste considerazioni richiamano l'esigenza di una strategia più coerente, non soltanto a livello nazionale ma anche a livello europeo e del Mediterraneo occidentale, per quanto concerne la portualità.
  Sotto questo profilo, la Comunicazione giustamente pone l'accento sull'esigenza di un coordinamento tra le diverse realtà portuali e anche di una razionalizzazione del sistema portuale in modo da specializzare l'offerta e collegare più efficacemente i porti con l'entroterra e le infrastrutture stradali e ferroviarie. Si individua poi l'obiettivo di aumentare del 25 per cento il numero dei porti e dei porti turistici ecocertificati entro il 2022.
  Il complesso delle misure e delle iniziative prospettate nella comunicazione richiede l'attivazione di risorse considerevoli e di professionalità elevate anche per quanto concerne lo sviluppo delle attività di ricerca strategica e di innovazione. Al riguardo, la comunicazione fa riferimento alle risorse che sono attivabili a valere di una serie di fondi già esistenti e di programmi tra cui, in particolare, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca; lo Strumento europeo di vicinato; il Fondo europeo di sviluppo regionale; lo Strumento di cooperazione allo sviluppo e Horizon 2020 oltre che ai fondi che potranno mettere a disposizione i singoli Paesi membri. Pag. 13
  In proposito, occorre valutare se non sia opportuno corredare la comunicazione di una valutazione, sia pure approssimativa, dei fabbisogni finanziari che ciascuna delle iniziative e priorità previste implica e verificare quali margini effettivi sussistano di utilizzo dei fondi cui si fa riferimento senza che ciò comporti un definanziamento dei programmi già avviati.
  Si tratta di un chiarimento su cui potrà essere opportuno acquisire la valutazione del Governo italiano che giustamente è stato tra i promotori, nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, dell'iniziativa che è stata adottata dalla Commissione europea con la comunicazione all'esame.

  Ermete REALACCI, presidente, rinvia alla riunione degli Uffici di presidenza congiunti delle Commissioni VIII e X, prevista per la prossima settimana, anche la valutazione sulle modalità del prosieguo dell'esame dell'atto dell'Unione europea, segnalando la rilevanza del tema, soprattutto in considerazione della sua stretta connessione, oltre che con gli aspetti economici, anche con la questione dei flussi migratori.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.20.