CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 febbraio 2016
593.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 68

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 16 febbraio 2016. — Presidenza della presidente Pia Elda LOCATELLI.

  La seduta comincia alle 13.05.

Conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sul Piano d'azione per i diritti umani e la democrazia del 20 luglio 2015 (2015-2019).
10897/2015.

(Esame istruttorio e rinvio).

  Il Comitato inizia l'esame istruttorio dell'atto in titolo.

  Pia Elda LOCATELLI, presidente, ricorda che, a conclusione dell'esame istruttorio dell'atto in titolo, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare un documento finale, a norma del comma 2 dell'articolo 127 del Regolamento.
  Ringrazia, quindi, l'onorevole Nicoletti per la disponibilità a mettere a disposizione del Comitato la sua specifica competenza in tema di diritti umani, anche in ragione della sua qualità di presidente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, di cui è anche autorevole vicepresidente. Ricorda che l'onorevole Nicoletti è anche membro effettivo della Commissione Migrazioni e della Commissione Monitoraggio del Consiglio d'Europa, nonché membro supplente della Commissione Diritti Umani e questioni giuridiche. Le preme sottolineare che non a tutti è noto che il collega è stato relatore presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa del Rapporto «Dopo Dublino: il bisogno urgente di un sistema di asilo europeo», approvato nel settembre del 2015, che ha anticipato molti dei contenuti dell'attuale dibattito sulla questione profughi e migranti dalle aree di conflitto verso l'Europa Pag. 69e che ha correttamente inquadrato la questione tra le sfide maggiori dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Evidenzia che l'approvazione del Rapporto è stata conseguita con un consenso quasi unanime e ciò malgrado la tematica sia divisiva e assai complessa.
  La recente decisione dei Paesi del cosiddetto «gruppo Visegrad» di erigere un muro lungo il confine orientale dell'Unione – per bloccare il flusso di profughi proprio laddove gli stessi Paesi hanno a lungo sofferto e si sono battuti per l'abbattimento di muri ideologici e di odio – rappresenta un monito per tutti noi nel senso che in tema di diritti umani nulla è scontato e conquistato per sempre e che la storia tragicamente tende a ripetersi. Sottolinea che non è dunque per retorica o per esigenze di una politically correctness che il Comitato avvia oggi l'esame del Piano 2015-2019 dell'UE per i diritti umani, con cui inaugura un approfondimento sulle politiche europee in questo delicato ambito.
  Si tratta di un passaggio necessario per cogliere tutta la concretezza e attualità del rapporto tra politica estera e questioni umanitarie e che deriva al diritto internazionale ed europeo al quale, a norma dell'articolo 11 della Costituzione, il nostro ordinamento ha ceduto parte di sovranità in nome di pace e giustizia. Lo impone, a suo avviso, soprattutto l'epilogo tragico della scomparsa di Giulio Regeni.

  Michele NICOLETTI (PD), relatore, per quanto concerne l'azione europea in tema di diritti umani ricorda che, come disposto dagli articoli 2 e 3 del Trattato sull'Unione, quest'ultima si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. L'articolo 21 dello stesso Trattato prevede che l'azione dell'Unione si fondi sui principi della democrazia, dello Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. L'Unione è vincolata nelle sue azioni, oltre che dalle proprie dichiarazioni, anche dalla Carta dei diritti fondamentali proclamata nel 2000, in occasione della Conferenza intergovernativa di Nizza e alla quale il Trattato sull'Unione europea attribuisce lo stesso valore giuridico dei Trattati. Per questo la tutela dei diritti umani costituisce pertanto un obbligo dell'Unione europea sul piano interno e un obiettivo prioritario nelle relazioni esterne. Si tratta di un elemento da rafforzare tanto più in ragione della messa in discussione della natura universale ed indivisibile dei diritti umani sullo stesso suolo europeo, anche in tema di libertà di stampa o di tutela dei diritti delle minoranze.
  Al proposito, evidenzia che il 22 giugno 2015 il Consiglio dell'Unione ha adottato le priorità dell'Unione stessa in vista della settantesima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, prestando particolare attenzione verso le principali aree di crisi: la situazione in Iraq e Siria, in Ucraina orientale o nella Repubblica Centrafricana per citare solo alcuni contesti.
  Ritiene, altresì, opportuno ricordare che, con la decisione 2012/440/PESC del 15 luglio 2012, il Consiglio dell'Unione europea ha istituito la figura del Rappresentante Speciale dell'Unione europea per i diritti umani, con l'obiettivo di rafforzare la presenza e la visibilità dell'Unione per la protezione e promozione dei diritti umani, potenziando e migliorando la sua azione complessiva in materia. Tale figura è il primo tra i rappresentanti speciali ad essere definito per tema e non per zona geografica e che svolge il suo mandato sotto la supervisione dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, operando in pieno coordinamento con il Servizio europeo per l'azione esterna. Tale carica è attualmente ricoperta da Stavros Lambrinidis, nominato il 1o settembre 2012, e il cui mandato è stato prorogato fino al febbraio 2017. Una sua eventuale audizione presso questo Comitato potrebbe essere di estrema utilità Pag. 70per il lavoro istruttorio in corso e per fare emergere l'approccio onnicomprensivo proprio dell'Europa alla tematica dei diritti umani.
  Non è poi da dimenticare il ruolo decisivo svolto dall'Unione nel corso dell'intero processo di istituzione del Consiglio per i diritti umani nell'ambito delle Nazioni Unite, nonché il contributo per arrivare all'adozione della risoluzione su una moratoria internazionale in materia di pena di morte il 18 dicembre 2007 da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
  Nel rammentare inoltre le 11 linee guida adottate dal Consiglio dell'Unione rispettivamente in tema di pena di morte, dialoghi in materia di diritti umani, tortura, bambini e conflitti armati, difensori dei diritti umani, promozione del diritto umanitario internazionale, diritti dei fanciulli, violenze contro le donne, promozione e protezione della libertà di religione o credo, promozione e protezione dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali, e transessuali e libertà di espressione off-line e on-line, pone in rilievo che dal 1995 l'Unione europea inserisce una clausola sui diritti umani negli accordi politici quadro con i Paesi terzi. Ciò conferma la rilevanza del tema dei diritti umani anche ai fini delle relazioni esterne dell'Unione. Tale clausola, attualmente contenuta in accordi con più di 120 Stati terzi, costituisce la base della cooperazione nel campo dei diritti umani e della loro promozione in tutti i settori investiti dagli accordi, prevedendo anche forme sanzionatorie quali la sospensione delle riunioni e dei programmi di cooperazione tecnica, in caso di mancato rispetto da parte del Paese interessato.
  Sottolinea che tra le linee guida figura anche la considerazione del rapporto tra diritti umani e business, con la chiamata in corresponsabilità degli attori economici pubblici e privati.
  Al fine di ricordare gli strumenti finanziari ad hoc di cui si è dotata l'Unione europea, segnala l'importante impegno finanziario dell'Unione finalizzato alla promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo EIDHR, European Instrument for Democracy and Human Rights, che, nell'ambito della programmazione finanziaria 2014-2020, dispone di un budget di 1,2 miliardi di euro – sia l'azione volta a promuovere la fiducia nei processi elettorali, mediante missioni di osservazione elettorale e il sostegno alle organizzazioni locali della società civile coinvolte in tali processi. In merito a queste ultime, è da rammentare che dal 1993 l'Unione europea ha svolto 110 missioni di osservazione. Parimenti importante è lo strumento per contribuire alla stabilità ed alla pace (IcSP), di cui al regolamento 230/2014/UE, dell'11 marzo 2014, che fornisce sostegno diretto alle politiche esterne dell'Unione nei settori della risposta alle crisi, della prevenzione dei conflitti, della costruzione della pace e nel fare fronte a minacce globali e transregionali, e che dispone di un budget pari a 2,4 miliardi di euro per il periodo finanziario 2014-2020. Non ultimo, va ricordato l'impegno dell'Unione nella pianificazione delle azioni comuni in tema di Politica estera e difesa comune, attraverso l'individuazione di punti focali sulla difesa dei diritti umani e dell'identità di genere.
  Premesse tali considerazioni sull'attività dell'Unione nel campo dei diritti umani, ricorda che il Consiglio dell'Unione europea riunitosi nella formazione «Affari esteri» il 20 luglio 2015, accogliendo con favore la comunicazione congiunta «Mantenere i diritti umani al centro dell'azione dell'UE», presentata dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dalla Commissione europea, ha adottato il nuovo Piano d'azione sui diritti umani e la democrazia per il periodo 2015-2019. Il Piano d'azione individua, in particolare, una serie di azioni ed iniziative articolate in 34 obiettivi, suddivisi in cinque aree strategiche: il coinvolgimento degli attori locali; l'equilibrio tra diritti civili e politici da un lato, e quelli economici, sociali e culturali dall'altro, questione su cui richiama l'approccio unitario proprio della Carta dell'ONU e della Dichiarazione Universale distinto da quello del diritto comunitario Pag. 71europeo, caratterizzato dalla trattazione separata delle due grandi tipologie; l'approccio globale sui diritti umani in situazioni di conflitto e di crisi; la coerenza nell'affrontare il tema dei diritti umani nelle politiche dell'Unione quali il commercio e gli investimenti, la migrazione e l'asilo, lo sviluppo, e la lotta al terrorismo; la maggiore efficacia e la cultura dei risultati nei diritti umani e nella democrazia, con lo sviluppo di approcci più strategici e orientati ai risultati.
  Nelle conclusioni del Consiglio è anzitutto evidenziato che, sulla base del quadro strategico sui diritti umani e la democrazia e del Piano d'azione 2012-2014, l'Unione europea ha compiuto notevoli progressi nel migliorare l'impatto e la coerenza delle sue azioni in materia di diritti umani e democrazia e che l'Unione stessa ha ulteriormente elaborato orientamenti su questioni chiave in materia di diritti umani, ha rafforzato l'efficacia dei lavori bilaterali in materia di diritti umani e democrazia, ha promosso proficuamente l'azione a livello multilaterale ed ha migliorato l'integrazione dei diritti umani nell'insieme dell'azione esterna dell'Unione. Nello stesso documento è poi rilevato che il Consiglio ha accolto con favore l'importante lavoro del già ricordato Rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, Stavros Lambrinidis.
  Il Consiglio europeo evidenzia altresì che la complessità delle crisi attuali e le violazioni e gli abusi generalizzati dei diritti umani e delle libertà fondamentali richiedono da parte della stessa Unione sforzi sempre più decisi. Il Piano d'azione per i diritti umani e la democrazia 2015-2019 dovrebbe consentire all'Unione europea di far fronte a tali sfide attraverso interventi più mirati, un uso sistematico e coordinato degli strumenti a sua disposizione e un maggiore impatto delle sue politiche e dei suoi strumenti sul terreno.
  È posto un accento particolare sulla titolarità delle istituzioni e dei meccanismi locali, comprese le istituzioni nazionali per i diritti umani, e della società civile e sulla cooperazione con tali attori, promuovendo i principi della non discriminazione, parità di genere ed emancipazione femminile. Inoltre, particolare rilievo è attribuito ad un approccio globale per i diritti umani nella prevenzione e risoluzione dei conflitti e delle crisi, ed all'ulteriore integrazione del tema dei diritti umani negli aspetti esterni delle politiche dell'Unione, al fine di garantire una maggiore coerenza delle politiche, in particolare nei settori della migrazione, degli scambi e degli investimenti, della cooperazione allo sviluppo e della lotta al terrorismo.
  Evidenzia le problematiche connesse a casi di intervento militare da parte della comunità internazionale, anche in ottemperanza di obblighi di natura umanitaria, finalizzati nella protezione delle popolazioni civili, ma in assenza di un approccio di carattere onnicomprensivo alle crisi. In taluni casi tali interventi hanno addirittura avuto un effetto moltiplicativo della crisi.
  Nel documento approvato il 20 luglio scorso, inoltre, è posto in evidenza che l'Unione manterrà il proprio impegno nell'attuare l'intera agenda in materia di diritti umani e democrazia, come previsto nel quadro strategico dell'UE sui diritti umani e la democrazia del 2012, che continua a guidare le azioni dell'Unione, e negli orientamenti dell'Unione in materia di diritti umani, nelle conclusioni del Consiglio e in documenti di strategia. Si evidenzia, in particolare, che l'Unione europea continuerà a promuovere e difendere l'universalità e l'indivisibilità di tutti i diritti umani, in partenariato con Paesi di tutte le regioni, in stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali e regionali, nonché con la società civile, comprese le istituzioni nazionali per i diritti umani. A tale proposito ribadisce l'urgenza della istituzione anche in Italia dell'autorità nazionale indipendente in tema di protezione e tutela dei diritti umani, accelerando l’iter legislativo delle proposte giacenti presso il Parlamento, e ciò anche per l'impegno assunto dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei confronti della comunità internazionale.Pag. 72
  Nell'assicurare poi che l'Unione intensificherà gli sforzi per promuovere un ambiente sicuro e favorevole, in cui la società civile e i media indipendenti possano prosperare, nelle conclusioni è posto in risalto il contributo fondamentale che gli attori della società civile e i difensori dei diritti umani rendono alla pace e alla sicurezza, alla stabilità e alla prosperità.
  Il Consiglio esprime infine apprezzamento per l'importante ruolo svolto dall'Alto Rappresentante e Vicepresidente e dalla Commissione europea nel promuovere un'attuazione sistematica e coerente della politica dell'Unione in materia di diritti umani, rilevando che il Piano d'azione sarà attuato con la stretta partecipazione del Parlamento europeo e in periodica consultazione con le parti interessate competenti, in particolare con le organizzazioni della società civile. L'Unione europea si è impegnata a migliorare la diplomazia pubblica e la comunicazione sulle azioni che conduce in materia di diritti umani e nel 2017 avrà luogo una revisione intermedia del Piano d'azione, che coinciderà con la revisione intermedia degli strumenti di finanziamento esterno per garantire una maggiore coerenza. Il Consiglio invita, in conclusione, tutti i partner a contribuire al successo del Piano d'azione e a promuovere i diritti umani e la democrazia in tutto il mondo.
  Conclude ringraziando la presidente Locatelli per le parole usate nei suoi confronti e anche per avere valorizzato la centralità della revisione del regolamento di Dublino nell'interesse dei diritti umani dei richiedenti asilo, come emerge dal Rapporto approvato dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa in accoglimento di istanze che il nostro Paese ha fatto valere in quella sede. Auspica, infine, che il Comitato possa contribuire con il proprio lavoro conoscitivo a dare impulso all'azione del Governo e del Parlamento italiani per l'attuazione del Piano d'azione in titolo.

  Franco CASSANO (PD) chiede chiarimenti in ordine ai rapporti di priorità che possono instaurarsi tra le diverse tipologie di diritti umani e anche al fine di comprendere se possano insorgere conflitti tra i diversi diritti. Ritiene, in buona sostanza, da chiarire come possa essere conseguita la indivisibilità e universalità dei diritti umani.

  Michele NICOLETTI (PD), relatore, considera di grande rilievo il quesito posto dal collega Cassano. Ribadisce che le grandi Carte dei diritti adottate dalle Nazioni Unite e dalla Comunità internazionale vanno nella direzione di una visione unitaria dei diritti umani, sia che essi attengano ai grandi temi di libertà sia che essi riguardino questioni di natura sociale. Nel diritto europeo, invece, i diritti civili e politici sono oggetto di tutela nell'ambito della Convenzione europea per i diritti umani mentre i diritti sociali ed economici sono presi in considerazione dalla successiva Carta dei diritti dell'Unione europea. Tale dicotomia ha consentito che i Paesi dell'Unione europea che hanno reagito all'emergenza profughi limitandone o affievolendone i diritti sociali ed economici hanno invocato a proprio sostegno lo stesso diritto europeo. Tale dicotomia emerge, ad esempio, nella controversia concernente il trattamento differenziato che si registra nel Regno Unito tra lavoratori britannici e lavoratori appartenenti ad altri Paesi europei. È, a suo avviso, necessario contrastare questa visione al fine di evitare che dall'affievolimento dei diritti sociali ed economici derivi in Europa l'indebolirsi della stessa idea di democrazia.

  Pia Elda LOCATELLI, presidente, concorda con l'importanza della questione sollevata dal collega Cassano, ricordando come la Conferenza di Vienna del 1993 sia il punto di riferimento collettivo per il mutamento di approccio ai diritti umani da parte della comunità internazionale, fino ad allora attestata sul metodo della gradualità nella tutela dei diritti umani. La stessa Conferenza ha avuto il merito di avere codificato i diritti delle donne come diritti umani tout court, affidando poi alla Conferenza di Pechino l'ulteriore elaborazione della questione di genere. Pag. 73
  Alla luce della attualità del dibattito in corso, auspica, quindi che il Comitato voglia contemplare la elaborazione di un documento finale quale contributo di indirizzo da sottoporre alla deliberazione della Commissione.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) concorda convintamente con la proposta della presidente Locatelli, considerato che lo scenario internazionale recente rafforza la necessità di portare il tema dei diritti umani al centro del discorso sulla politica estera.

  Pia Elda LOCATELLI, presidente, intervenendo ulteriormente sui lavori del Comitato permanente, preannuncia che, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso di svolgimento, il Comitato potrà svolgere audizioni di rappresentanti di un meritevole progetto di studio sugli stupri e le violenze di genere nei conflitti armati.

  Il Comitato conviene.

  Pia Elda LOCATELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame dell'atto in titolo ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.35.

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENTE

  Martedì 16 febbraio 2016. — Presidenza della presidente Pia Elda LOCATELLI.

  La seduta comincia alle 13.35.

Sugli esiti della missione svolta a Sofia in occasione della Conferenza dei Presidenti delle Commissioni Affari esteri dei Parlamenti degli Stati membri del Consiglio d'Europa (8-9 febbraio 2016).

  Pia Elda LOCATELLI, presidente, svolge una relazione sulla missione in titolo, sottolineando il carattere innovativo della Conferenza di Sofia che, per la prima volta e su iniziativa della presidente della Commissione esteri del Parlamento bulgaro, Dzhema Grozdanova, ha riunito i rappresentanti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dei Paesi membri del Consiglio d'Europa (vedi allegato).
  Nessuno chiedendo di intervenire dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 13.40.

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