CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 febbraio 2016
588.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 9 febbraio 2016. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 13.40.

Programma di lavoro della Commissione per il 2016 – È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione (COM(2015)610 final).
Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4).
Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016 - 30 giugno 2017) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze neerlandese, slovacca e maltese (15258/15).
(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, sottolineato il carattere programmatico dei documenti in esame, comunica che la Relazione programmatica è esaminata congiuntamente con gli strumenti di programmazione politica e legislativa dell'UE, secondo la procedura prevista dal parere della Giunta per il regolamento della Camera del 14 luglio 2010: tutte le Commissioni permanenti (per i profili ricadenti nell'ambito delle rispettive competenze) esprimono un parere, mentre l'esame generale è svolto dalla XIV Commissione Politiche dell'UE, che presenta una relazione all'Assemblea; la discussione in Assemblea di norma si conclude con l'approvazione di atti di indirizzo al Governo
  La relazione introduttiva e il dibattito di carattere generale presso la X Commissione avranno luogo nella seduta odierna, mentre la presentazione della proposta di parere e la relativa votazione sono rinviate alla seduta già fissata il prossimo giovedì 11 febbraio.

  Ludovico VICO (PD), relatore, espone in sintesi i contenuti dei provvedimenti in esame, parti di una vera e propria «sessione Pag. 133europea di fase ascendente», dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle istituzioni europee e quelle del Governo, introdotta a partire dal 2011 per effetto della combinazione di modifiche legislative e di pronunce della Giunta per il regolamento della Camera.
  In particolare, la Relazione programmatica è predisposta ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 234 del 2005 (che riproduce in larga misura l'articolo 15 della legge n. 11 del 2012). In base a tale disposizione, il Governo presenta ogni anno, entro il 31 dicembre, una relazione recante indicazione di obiettivi, priorità e orientamenti che intende seguire a livello europeo nell'anno successivo ed entro il 28 febbraio, una Relazione consuntiva, recante indicazione delle attività svolte a livello europeo nell'anno precedente.
  Il 27 ottobre 2015 la Commissione europea ha presentato il Programma di lavoro per il 2016, il secondo del suo mandato, frutto di un dialogo strutturato con il Parlamento europeo e il Consiglio per il 2016 avviato in base alla lettera di intenti inviata il 9 settembre scorso dal Presidente Juncker e dal primo Vicepresidente Timmermans dopo il discorso sullo stato dell'Unione pronunciato dal Presidente Juncker dinanzi al Parlamento europeo riunito a Strasburgo. Il programma di lavoro per il 2016 ribadisce l'impegno a favore delle dieci priorità indicate negli orientamenti politici presentati dal presidente Juncker nel luglio 2014, confermando l'obiettivo di un'Unione europea più grande e più ambiziosa sui temi importanti e più piccola e più modesta su aspetti meno rilevanti che non richiedono l'azione dell'UE.
  Le dieci priorità del Presidente Juncker – che rappresentano il mandato politico della Commissione Juncker e la base sulla quale è stata nominata – affrontano le grandi sfide sulle quali l'UE è chiamata attualmente a confrontarsi, tra cui il rilancio dell'occupazione, la crescita economica e la carenza di investimenti, la crisi dei rifugiati, i cambiamenti climatici e la pressione sulle risorse naturali, la mancanza di fiducia sul ruolo dell'Europa nel nuovo ordine mondiale che sta emergendo.
  Il Programma di lavoro, che consta di una Comunicazione e di sei allegati, illustra innanzitutto le principali iniziative che l'Esecutivo europeo intende avviare nel 2016 relativamente alle seguenti priorità:
   1. un nuovo impulso all'occupazione alla crescita e agli investimenti;
   2. un mercato unico digitale connesso;
   3. un'Unione dell'energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici;
   4. un mercato unico più profondo e più equo con una base industriale più solida;
   5. un'Unione economica e monetaria più profonda e più equa;
   6. un accordo realistico e equilibrato di libero scambio con gli Stati Uniti;
   7. uno Spazio di libertà, sicurezza, giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia;
   8. verso una nuova politica della migrazione;
   9. un ruolo più incisivo a livello mondiale;
   10. un'Unione di cambiamento democratico.

  Si tratta di 23 nuove iniziative, indicate nell'Allegato 1; tali iniziative comprendono:
   misure volte a combattere la disoccupazione e promuovere gli investimenti del capitale umano, tra cui una nuova strategia per garantire la crescita economica e la sostenibilità sociale e ambientale oltre il 2020. La Commissione ha annunciato che continuerà l'attuazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici, che si prefigge di mobilitare 315 miliardi di euro, e procederà alla revisione della Strategia UE 2020;Pag. 134
   il nuovo pacchetto sull'economia circolare, che la Commissione ha presentato nel dicembre 2015;
   misure volte a dare seguito alla strategia per il mercato unico digitale, alla strategia per il mercato unico, alla strategia sul commercio e gli investimenti e a dare attuazione all'Unione dell'energia;
   misure volte a dare seguito alla relazione dei cinque Presidenti sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, includendovi un pilastro sui diritti sociali;
   misure volte ad attuare l'Agenda europea sulla sicurezza, a migliorare la gestione della migrazione e la gestione delle frontiere, alcune delle quali sono state adottate nel dicembre 2015;
   misure in materia di asilo, quali la revisione del sistema di Dublino sull'asilo, e di reinsediamento dei rifugiati.

  La Commissione europea preannuncia la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale che verterà su come orientare al meglio i finanziamenti in funzione delle priorità – tra cui quella relativa alla dimensione interna ed esterna della crisi dei rifugiati – e l'elaborazione di una strategia volta ad incentrare maggiormente il bilancio UE sui risultati. Nella consapevolezza che i cittadini giudicheranno l'UE in funzione dei risultati ottenuti riguardo alle sfide principali che le società sono chiamate ad affrontare, la Commissione europea invita il Parlamento europeo e il Consiglio a dare la priorità all'attività legislativa sulle proposte più urgenti. Poiché non tutto può essere realizzato in un anno, il programma di lavoro presenta anche un quadro per le successive azioni, che farà parte dei programmi di lavoro per gli anni futuri, i cui lavori preparatori, consistenti tra l'altro in valutazioni, consultazioni e valutazioni di impatto, inizieranno nel 2016.
  Il Programma individua, sulla base delle dieci priorità, 17 proposte attualmente in sospeso, elencate nell'Allegato n. 3, che meritano di essere adottate in tempi brevi dai colegislatori e 20 proposte da ritirare o modificare, indicante nell'Allegato n. 4, perché non più rilevanti, bloccate o non abbastanza ambiziose. Le proposte saranno ritirate nell'arco di sei mesi, a partire da aprile 2016. Annuncia inoltre l'abrogazione di 28 norme non più attuali, elencate nell'Allegato 5 e nell'Allegato n. 6 presenta un elenco della nuova legislazione UE che entrerà in vigore nel prossimo anno.
  Il programma legislativo della Commissione europea per il 2016 prevede una serie di iniziative per combattere la disoccupazione (in particolare quella giovanile e quella di lunga durata) e promuovere gli investimenti nel capitale umano. A tal fine, la Commissione intende presentare una nuova strategia per garantire la crescita economica e la sostenibilità sociale e ambientale oltre l'orizzonte temporale del 2020. Nel corso del 2016 proseguirà l'attuazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (cd. «piano Juncker», istituito con il regolamento (UE) 2015/1017) che avrebbe dovuto mobilitare fino a 315 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati nel triennio 2015-2017.
  Per quanto riguarda i progetti finanziabili, il FEIS si concentrerà sui seguenti settori:
   infrastrutture;
   ricerca, sviluppo e innovazione;
   istruzione e formazione, sanità, tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
   sviluppo del settore energetico.

  Circa un quarto del Fondo sarà dedicato a progetti a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) e delle imprese a media capitalizzazione. Allo stato attuale, la BEI ha approvato progetti per 7,5 miliardi di euro (che dovrebbero mobilitare un totale di 50 miliardi di euro di investimenti). Per quanto riguarda l'Italia, risultano approvati o in via di approvazione i finanziamenti relativi ai seguenti progetti (per un totale di 1,8 miliardi di Pag. 135euro, che dovrebbero mobilitare 4,3 miliardi):
   Trenitalia (acquisto nuovi treni regionali): 300 milioni di euro;
   modernizzazione del gruppo siderurgico Arvedi: 100 milioni;
   Telecom (banda ultra larga): 500 milioni;
   ENI (raffineria di Milazzo): 120 milioni;
   Rete gas (installazione contatori intelligenti): 200 milioni;
   Novamont SpA (Tecnologie per plastica bio): 60 milioni;
   Autovie venete (terza corsia Venezia-Trieste): 600 milioni.

  Nella Relazione programmatica per il 2016 il Governo indica che le priorità per l'Italia riguardano le infrastrutture, gli investimenti ambientali, la Digital Agenda, gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione con il settore industriale privato, il finanziamento a piccole e medie imprese (aziende con meno di 250 dipendenti) e Mid-caps (imprese di media dimensione con un numero di dipendenti compreso tra duecentocinquanta e tremila).
  Nell'ambito della priorità un nuovo impulso all'occupazione, alla crescita e agli investimenti, la Commissione segnala l'importanza di ottimizzare l'uso delle risorse per garantire che la crescita sia verde e inclusiva. A tal fine, il 2 dicembre 2015 è stato presentato un pacchetto di iniziative, dirette a promuovere la transizione da un'economia lineare ad una più circolare, in cui i materiali e l'energia utilizzati per fabbricare i prodotti mantengono il loro valore il più a lungo possibile, i rifiuti sono ridotti al minimo e si utilizzano quante meno risorse possibili. Viceversa, l'economia lineare – basata su un modello che prevede la produzione di un bene, il suo utilizzo ed alla fine l'abbandono – comporta un elevato spreco di risorse con un forte impatto ambientale. La transizione verso un'economia circolare risponde ad una logica tanto ambientale quanto economica. Potrebbe infatti allentare le pressioni sull'ambiente, con ricadute positive sugli ecosistemi, la biodiversità e la salute umana, ed aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, dal momento che l'UE importa attualmente, in equivalente materie prime, circa la metà delle risorse che consuma. Sul versante economico, secondo la Commissione, la prevenzione dei rifiuti, la progettazione ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l'8 per cento del fatturato annuo, generando 580.000 nuovi posti di lavoro e riducendo nel contempo l'emissione di gas a effetto serra del 2-4 per cento pari a 450 milioni di tonnellate per anno.

  La Commissione europea nel Programma di lavoro per il 2016 ricorda la presentazione, nel maggio 2015, della Strategia per il mercato unico digitale COM(2015)192 attualmente in corso di esame presso le Commissioni riunite IX e X e finalizzata allo sviluppo di un'economia digitale in grado di espandere i mercati e creare nuova occupazione attraverso il superamento della frammentazione esistente. Secondo le proiezioni della Commissione, la strategia potrebbe generare in Europa fino a 250 miliardi di euro di crescita aggiuntiva nel corso del suo mandato. L'obiettivo della Commissione è di presentare tutte le proposte legislative necessarie entro la fine del 2016.

  Come preannunciato nel Programma, la Commissione entro il mese di dicembre 2015 ha presentato:
   una comunicazione recante i piani della Commissione per un quadro normativo più moderno e più europeo sui diritti d'autore che tenga conto della rivoluzione digitale (si tratta della comunicazione COM(2015)626, cui ha fatto seguito la proposta di regolamento COM(2015)627, che garantisce la portabilità transfrontaliera dei servizi di contenuti online nel mercato interno);Pag. 136
   proposte sui diritti in materia di contratti digitali (si tratta della comunicazione COM(2015) 633, cui hanno fatto seguito due proposte di direttiva, COM(2015) 634 e COM(2015) 635, riguardanti, rispettivamente, la fornitura di contenuti digitali e le vendite a distanza di beni materiali.

  In materia di IVA, si prevede che il relativo piano d'azione, che mira a instaurare regimi IVA efficienti e a prova di frode, comprenderà anche una proposta sull'applicazione dell'IVA al commercio elettronico.
  Nella Relazione programmatica per il 2016, sono richiamate le misure per facilitare il commercio online, inclusa la semplificazione e l'armonizzazione dei regimi IVA, e la registrazione online, anche transfrontaliera, delle imprese.
  Per quanto riguarda la riforma del diritto d'autore, ad avviso del Governo, essa deve garantire adeguata remunerazione a tutti gli operatori dell'industria culturale, con un riequilibrio tra titolari dei diritti e intermediari. Per un Paese manifatturiero come l'Italia, inoltre, secondo la Relazione, è cruciale facilitare la transizione verso la «manifattura digitale» e creare un quadro favorevole agli investimenti e alla creazione di imprese innovative.
  Sul tema della portabilità dei contenuti tutelati da copyright, la relazione concorda con le iniziative che la Commissione intende adottare: un regolamento sulla portabilità dei contenuti digitali; l'individuazione di accordi di licenza per l'utilizzo cross-border; l'individuazione di eccezioni che tengano conto dell'ambiente digitale (istruzione, ricerca e accesso alla conoscenza); misure legate al funzionamento delle piattaforme digitali e al regime di esonero di responsabilità degli operatori.
  Sul fonte del contrasto al fenomeno della pirateria digitale, il Governo continuerà a seguire la fase finale della proposta di direttiva concernente le misure per assicurare un elevato livello comune per la sicurezza delle reti e delle informazioni tra gli Stati membri, che presumibilmente sarà adottata nella prima metà del 2016. Il Governo ritiene che la Commissione potrebbe valutare la necessità di modificare il quadro giuridico vigente per l'applicazione transfrontaliera di misure interdittive e per il risarcimento dei danni.
  Riguardo al settore della tutela dei consumatori, il Governo italiano intende partecipare attivamente al processo di revisione del Regolamento CE n. 2006/2004 sulla cooperazione amministrativa tra Stati per la protezione dei consumatori, di cui la Commissione europea dovrebbe presentare una prima bozza entro la primavera 2016.
  In materia di fiscalità indiretta, il Governo italiano attribuisce grande importanza ad una armonizzazione fiscale che allinei le aliquote IVA dei prodotti digitali a quelle dei loro corrispettivi materiali, come nel caso dell’e-book, e ritiene necessaria un'azione che riduca gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese che operano online per effetto dei differenti regimi IVA vigenti nell'UE.
  Nella relazione il Governo ricorda di aver presentato nel novembre 2014 la Strategia per la crescita digitale 2014-2020, che identifica le azioni prioritarie per il conseguimento degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana e il recupero del ritardo del nostro Paese rispetto allo scoreboard dell'Agenda digitale europea.
  In base ai risultati, l'Italia è inserita nel gruppo dei low performers insieme a Repubblica Ceca, Lettonia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Cipro, Polonia, Croazia, Grecia, Bulgaria and Romania. L'Italia ha, infatti, un risultato complessivo di 0.37 ed è al venticinquesimo posto tra i 28 Stati membri.
  Le imprese italiane sono ancora largamente non digitali e potrebbero trarre benefici dall'uso dell'e-commerce (solo il 5,1 per cento delle piccole e medie imprese vende online, ed il fatturato dell'e-commerce per le imprese italiane è pari a solo il 4,9 per cento del fatturato totale).
  Per quanto concerne la priorità relativa all'Unione dell'energia il programma annuncia una serie di iniziative volte a dare seguito al pacchetto di misure presentato Pag. 137nel febbraio 2015, con le quali la Commissione europea ha avviato la costruzione di un'Unione dell'energia articolata intorno ad un'ambiziosa politica per il clima, in grado di garantire ai consumatori energia sicura, sostenibile e competitiva a prezzi accessibili. Obiettivo dell'Unione dell'energia è quello di trasformare i 28 mercati nazionali in un unico mercato integrato, basato sulla concorrenza e sull'uso ottimale delle risorse, che consenta ai flussi di energia di transitare liberamente attraverso le frontiere. L'Unione dell'energia si basa su cinque dimensioni, strettamente collegate tra loro: sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; decarbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività. Per ciascuna di queste dimensioni la Commissione ha previsto una serie di azioni, illustrate nella Tabella di marcia allegata al pacchetto del febbraio 2015.
  Ricorda che il pacchetto istitutivo dell'Unione dell'energia è stato esaminato dalle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) della Camera dei deputati, che nel documento finale (Doc. XVIII, 24) hanno espresso una valutazione positiva, con alcune osservazioni, in particolare sulla promozione delle fonti rinnovabili, l'ampliamento della generazione distribuita, il potenziamento e ammodernamento delle reti elettriche e del gas, promozione dell'efficienza energetica. La Commissione europea, nella risposta inviata il 26 novembre relativamente al documento trasmesso, concorda con la Camera dei deputati in merito alla sua richiesta di revisione del sistema di scambio delle quote di emissione dell'UE. Nella lettera si conferma anche che è obiettivo dell'UE «mantenere la leadership nelle tecnologie, nei prodotti e nei servizi energetici puliti ed efficienti e perseguire politiche ambiziose ma realistiche».
  Il Programma di lavoro della Commissione europea annuncia che nel 2016 saranno presentate la maggior parte delle iniziative previste dalla Tabella di marcia. Si segnala al riguardo che il 18 novembre 2015 la Commissione europea ha presentato una nuova Tabella di marcia, che contiene un aggiornamento delle iniziative che sono già state adottate o eventuali modifiche del calendario. La nuova tabella di marcia accompagna la prima Comunicazione sullo stato dell'Unione dell'energia 2015, nella quale la Commissione ha analizzato, per ciascuna delle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia, i progressi compiuti e le azioni future, e ha individuato, in linea con il programma di lavoro, le questioni chiave su cui si dovranno concentrare gli sforzi nel 2016. Il programma di lavoro prevede che la Commissione europea proseguirà la valutazione dei progressi compiuti anche nel 2016, ai fini della pubblicazione della prossima relazione periodica sullo stato di attuazione dell'Unione dell'energia. Tra le misure previste dall'Esecutivo europeo per 2016 vi è un pacchetto di proposte legislative riguardanti il nuovo assetto del mercato dell'energia elettrica ed il relativo quadro normativo, al fine di raggiungere l'obiettivo fissato per il 2030 del 15 per cento di interconnessione elettrica. Il pacchetto comprenderà anche il riesame dell'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali di energia (ACER) nonché la revisione dei regolamenti sulla sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica e gas e della decisione riguardante gli accordi intergovernativi.
  Per quanto concerne le azioni per il clima, visto il ruolo attivo dell'UE nei negoziati della Conferenza di Parigi sul clima (COP 21), la Commissione europea nel 2016 darà priorità alla corretta attuazione del Quadro 2030 per le politiche dell'energia e del clima. Presenterà una proposta relativa alla ripartizione degli sforzi nei settori non coperti dal sistema scambio quote di emissione (ETS) – l'edilizia e agricoltura – nonché alla decarbonizzazione dei trasporti. Inoltre, provvederà all'inclusione del settore «uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura» (LULUCF) nel quadro sul clima per il 2030. Presenterà poi un pacchetto sull'energia rinnovabile e uno sull'efficienza energetica, compresa quella degli Pag. 138edifici. Infine elaborerà una strategia integrata per la ricerca, l'innovazione e la competitività volta a sfruttare il potenziale per l'occupazione e la crescita dell'economia a basse emissioni di carbonio. A queste iniziative, che sono illustrate nel dettaglio nell'Allegato I, si aggiungeranno quelle condotte nell'ambito del programma REFIT, illustrate nell'Allegato II che, in molti casi, faranno seguito a valutazioni ancora in corso. Tra esse un'iniziativa relativa agli obblighi di informazione nel quadro dell'Unione dell'energia, una sulla qualità dei carburanti, una sugli obblighi di informazione in materia ambientale.
  L'Unione dell'Energia è una delle priorità del Programma di 18 mesi del Consiglio dell'UE. Al riguardo, il programma prevede un'attenzione particolare per il settore delle interconnessioni elettriche, per il rafforzamento della sicurezza energetica e della diversificazione delle fonti, delle risorse e delle rotte, così come la riforma del sistema di governance. Per quanto riguarda il clima le Presidenze assicureranno il follow up della Conferenza di Parigi sul clima (COP 21) tenutasi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015 e si concentreranno sull'attuazione del Quadro 2030 per il clima e l'energia, con riferimento alle proposte di revisione del sistema ETS e alla proposta di riduzione delle emissioni nei settori non coperti da tale sistema.
  Nella Relazione programmatica, per quanto attiene all'Unione dell'energia, il Governo italiano afferma si impegnerà affinché tutte le proposte che saranno presentate dall'Esecutivo europeo siano corredate da adeguate analisi di impatto che tengano conto degli effetti incrociati e delle interrelazioni delle varie politiche. Si sottolinea inoltre l'esigenza di disporre di un sistema di reportistica comune che usufruisca di indicatori atti a valutare le performance degli Stati membri nel raggiungere gli obiettivi al 2030.
  Particolare attenzione sarà posta al pacchetto della Commissione europea sul nuovo assetto del mercato dell'energia elettrica e in particolare sulle due proposte legislative in materia di sicurezza degli approvvigionamenti del gas e dell'energia elettrica, annunciate dalla Commissione europea, e sulle quali, anche su iniziativa della Presidenza olandese – che pone l'Unione dell'energia tra le quattro priorità del proprio programma – si avvierà subito una discussione a livello tecnico in vista del dibattito politico previsto per il 6 giugno 2016 al Consiglio energia. Nell'ambito della revisione del regolamento sulla sicurezza delle forniture del gas l'Italia sostiene l'opportunità di tradurre il principio di solidarietà in azioni concrete, facendo ricorso a strumenti anche non di mercato ai quali ad oggi si ricorre solo in caso di emergenza. Pertanto l'Italia incoraggia la fissazione di misure di solidarietà ex ante nell'ambito dei piani regionali, determinate sulla base di una valutazione dei potenziali rischi e della configurazione fisica delle reti di gas.
  Ulteriore priorità del Governo, parallelamente al programma della Presidenza olandese, sarà la proposta di revisione della decisione sullo scambio di informazioni in materia di accordi intergovernativi con paesi terzi (IGA). Su questo aspetto il Governo porterà avanti la posizione italiana, condivisa anche dalla maggioranza degli Stati membri, che è contraria ad un controllo ex ante obbligatorio da parte della Commissione europea per gli Accordi intergovernativi con i Paesi terzi.
  Per quanto riguarda la proposta legislativa in materia di assetto del mercato dell'energia elettrica e del relativo quadro normativo, il Governo vi darà priorità nel secondo semestre del 2016, sotto la presidenza slovacca. Sulla revisione del regolamento dell'Agenzia europea dei regolatori (ACER), il Governo sosterrà un ruolo più forte della stessa nell'ambito della gestione del mercato interno dell'energia. Si ricorda che sull'assetto del mercato dell'energia la Commissione europea nel luglio 2015 ha presentato una Comunicazione COM(2015) 340 sulla quale verterà la riunione informale dei Ministri dell'energia, che si terrà l'11 aprile 2016 ad Amsterdam e sulla quale la Presidenza olandese prevede l'adozione di un testo di Pag. 139conclusioni da parte del Consiglio energia nel giugno 2016. La comunicazione è stata esaminata, insieme alla comunicazione «Un «New Deal» per i consumatori di energia» (COM(2015)339 dalla Commissione X della Camera che il 2 dicembre 2015 ha approvato un documento finale (Doc. XVIII, n. 27) in cui esprime una valutazione positiva con alcune osservazioni. Infine, altra priorità del Governo nell'ambito dell'Unione dell'energia sarà quella di concludere i negoziati sulla proposta di regolamento sull'etichettatura energetica, per la quale la presidenza olandese prevede di avviare triloghi con il Parlamento europeo nella parte finale del proprio semestre.
  Per quanto riguarda le politiche sul clima, il Governo italiano si impegnerà nella definizione degli atti legislativi necessari ai fini dell'applicazione del Quadro 2030 per l'energia e il clima adottato dal Consiglio europeo nell'ottobre 2014. In tale contesto, sta conducendo un'analisi approfondita della proposta di modifica della direttiva 2003/87/CE relativa al sistema di scambio quote emissioni (ETS), al fine di definire la posizione nazionale. Tra gli elementi già rappresentati in sede negoziale quello di garantire che il sistema ETS sia più robusto, con regole di assegnazione gratuita che riflettano il progresso tecnologico e siano a favore degli impianti più efficienti, più armonizzato per quanto riguarda la gestione del «carbon leakage diretto» ovvero la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio in paesi con limiti di emissione meno severi, più semplice, con regole più lineari, procedure meno laboriose e semplificazioni amministrative. In proposito, ricorda che le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive hanno approvato lo scorso 2 febbraio un documento finale (Doc. XVIII, 31) sulla proposta di modifica della direttiva in materia di riduzione delle emissioni di carbonio.
  Al fine di rendere il mercato interno più profondo e più equo con una base industriale più solida, nel Programma di lavoro per il 2016 la Commissione europea affronta i seguenti aspetti del mercato unico: una strategia generale; unione dei mercati dei capitali; libera circolazione dei lavoratori; potenziamento di alcuni settori strategici; fiscalità.

  La Commissione ribadisce l'importanza di consolidare i punti di forza del mercato unico, permettendo a quest'ultimo di liberare appieno il proprio potenziale. A questo fine preannuncia la realizzazione di misure concrete. L'Allegato I specifica che il follow-up della strategia si tradurrà in iniziative sia legislative che non legislative. Verranno elaborati, tra l'altro, orientamenti sul modo in cui il diritto dell'UE si applica ai modelli aziendali dell'economia collaborativa; azioni per favorire la crescita delle PMI e delle start-up; una regolamentazione delle professioni; la definizione di un nuovo approccio al fallimento delle imprese e all'insolvenza; l'agevolazione della prestazione transfrontaliera di servizi; azioni di standardizzazione.
  L'Allegato I fa altresì riferimento al riesame, in seno al programma REFIT, del quadro per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Dai dati citati dalla Commissione europea nella comunicazione sul mercato unico risulta che: i settori ad alta intensità di proprietà intellettuale rappresentano il 39 per cento del PIL e il 35 per cento degli occupati nell'UE. Per quanto riguarda le PMI, da un recente studio dell'Ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno (OHIM), è emerso che soltanto il 9 per cento delle PMI nell'UE è proprietaria di diritti di proprietà intellettuale, ma in media le PMI che dispongono di tali diritti producono il 32 per cento in più di utili per addetto rispetto a quelle che non ne possiedono.
  Il programma di lavoro specifica che la realizzazione di un mercato unico dei capitali, del finanziamento e del risparmio svolgerà un ruolo fondamentale per rimuovere gli ostacoli agli investimenti ed aiutare le imprese a crescere in tutto il mercato unico.

  La Commissione dichiara l'intenzione di concentrarsi in particolare su alcuni settori, in virtù del loro potenziale di Pag. 140crescita o perché affrontano sfide specifiche. Sul potenziamento di settori strategici, sono indicati come prioritari la nuova strategia in materia di aviazione, un piano d'azione sull'industria europea della difesa, il follow-up dell'imminente strategia spaziale per l'Europa e l'ulteriore sviluppo delle relazioni dell'UE con l'Agenzia spaziale europea. Nel settore aerospaziale si intende promuovere la crescita di competenze sia di base che tecnologiche e sperimentali, anche attraverso una forte collaborazione con gli organismi internazionali, quali l'Agenzia Spaziale Europea. L'Italia continuerà ad assicurare la propria partecipazione ai programmi a bandiera UE nel settore aerospaziale, quali il programma di navigazione satellitare Galileo e quello di osservazione della terra Copernicus.
  In tema di servizi, la Relazione programmatica riferisce la volontà di portare avanti azioni di miglioramento e rafforzamento per la piena attuazione e corretta applicazione della direttiva 2006/123/CE (cd. «direttiva servizi»), tra l'altro mediante il potenziamento del portale www.impresainungiorno.gov.it e dei singoli Sportelli unici per le attività produttive.
  In tema di proprietà intellettuale, si afferma la necessità di un miglioramento del sistema di concessione dei diritti. Questo, pur basato sulle diversità nazionali, deve tuttavia restare fondato sul consenso dei titolari.
  Con specifico riferimento alla proprietà industriale, il Governo ricorda:
   l'imminente entrata in vigore del cosiddetto «pacchetto marchi» (direttiva 2015/2436/UE e regolamento 2015/2424/UE). Oltre a rendere più accessibile, efficiente e meno oneroso per le imprese il deposito di marchi industriali, il pacchetto istituisce l'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo);
   la fase avanzata dei lavori sulla proposta di direttiva sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti (COM(2013)813), mirante ad instaurare un sistema di protezione dei segreti commerciali solido, equilibrato ed armonizzato, che tuteli soprattutto le piccole e medie imprese. La data indicativa per l'esame nella Plenaria del Parlamento europeo è fissata all'8 marzo 2016;
   la possibile entrata in vigore dell'accordo sul Tribunale unificato dei brevetti. La sottoposizione al Parlamento del relativo disegno di legge di ratifica dovrebbe essere imminente.

  In materia di fiscalità, essendo scaduta nel dicembre 2015 la proroga dell'aliquota ordinaria IVA al 15 per cento, il Governo ipotizza la presentazione di proposte di modifica della direttiva IVA in tema di aliquote normali e ridotte. Segnala inoltre che i lavori della Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi tra il 30 novembre e l'11 dicembre 2015 possano essere propedeutici alla definizione di possibili strategie in merito alla fiscalità delle emissioni di carbonio e, quindi, dei prodotti energetici.
  Ricorda che, sul piano della politica commerciale, un'altra priorità della Commissione europea per il 2016 è rappresentata dal Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), l'accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti che prevede la creazione di una zona di libero scambio tra le due parti, l'abbattimento dei dazi doganali, la rimozione del maggior numero di ostacoli, tariffari e non tariffari agli scambi e agli investimenti, generando nuove opportunità economiche in termini di creazione di posti di lavoro e di crescita.
   Rammenta altresì che la Commissione europea conduce i negoziati con gli Stati Uniti sulla base del mandato conferitole dal Consiglio nel giugno 2013, evidenziando che ad oggi sono stati svolti undici round negoziali, l'ultimo dei quali ha avuto luogo a Miami dal 19 al 23 ottobre scorsi, che il prossimo round di negoziati è previsto per questo mese, e che proprio le prossime tornate negoziali dovranno affrontare Pag. 141alcuni temi sensibili attualmente in sospeso, quali la risoluzione delle controversie tra investitore e Stato nell'ambito del capitolo relativo alla protezione degli investimenti, le indicazioni geografiche, gli appalti pubblici, l'energia e le materie prime.
  Evidenzia che un elemento sensibile è la trasparenza stessa dei negoziati, sulla quale è attualmente in corso una riflessione tra UE e Stati Uniti. Al riguardo, segnala che la Commissione europea ha recentemente reso nota l'intenzione di consentire l'accesso ai documenti negoziali ai parlamentari nazionali e che, sul tema del TTIP, la Camera dei deputati ha approvato, il 17 novembre scorso, alcune mozioni nelle quali si richiede, tra l'altro, al Governo di tenere costantemente informato il Parlamento sull'andamento dei negoziati e di favorire la partecipazione della società civile, di tutelare i prodotti italiani agroalimentari di qualità e di vigilare su un approccio equilibrato ai meccanismi arbitrali (ISDS) e di prevedere meccanismi di tutela e salvaguardia per il sistema delle piccole e medie imprese. Osserva quindi che spetta al Parlamento il compito di mantenere costantemente aperto un canale di confronto e di dialogo con il Governo, per seguire l'andamento dei negoziati per quanto attiene tutti i capitoli del Partenariato, anche attraverso l'accesso ai documenti negoziali, così come è stato assicurato dalla commissaria Cecilia Malmström, nel corso di un'audizione tenutasi il 26 novembre scorso presso le Commissioni congiunte 3a, 9a, 10a e 14a del Senato della Repubblica e III, X, XIII e XIV della Camera.
  Parallelamente alla negoziazione di questo accordo il programma della Commissione europea definisce – ad integrazione del sistema multilaterale di scambi dell'OMC – un'ambiziosa agenda per altri scambi bilaterali, che coinvolge già 27 partner negoziali. Tra essi l'accordo di libero scambio UE-Giappone e quello UE-Cina sugli investimenti sui quali l'Esecutivo europeo intende intensificare i negoziati. È inoltre intenzione della Commissione europea chiedere l'autorizzazione a negoziare accordi di libero scambio anche con l'Australia e la Nuova Zelanda, solo per citare i principali.
  La Commissione europea procederà inoltre al follow-up della nuova strategia su commercio e investimenti varata nell'ottobre 2015, al fine di garantire che le opportunità create dagli accordi commerciali portino risultati concreti, soprattutto per le PMI. Inoltre, porterà avanti i lavori volti a rafforzare la trasparenza dei negoziati commerciali per le parti interessate e per i cittadini.
  Si ricorda che la strategia su commercio e investimenti si concentra su tre settori:
   vantaggi commerciali per tutti: per l'economia UE in generale, per i consumatori, gli imprenditori, le PMI e i paesi più poveri;
   l'impegno di politica commerciale per la promozione dei valori europei nel mondo;
   la trasparenza e la responsabilità, rendendo pubblici documenti commerciali prima segreti, aumentando il dialogo e le consultazioni con il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e la società civile.

  Ricorda che la Presidenza olandese attualmente in carica pone tra le questioni al centro della agenda commerciale europea i negoziati UE sugli accordi di libero scambio e il follow-up della 10a Conferenza ministeriale dell'OMC. Una delle priorità del Governo italiano è quella di collaborare all'approfondimento delle relazioni transatlantiche e al rafforzamento delle sinergie tra l'UE, gli Stati Uniti e il Canada, continuando a svolgere un ruolo propositivo. In tale ottica il Governo continuerà a sostenere i negoziati sul Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), la cui conclusione è considerata un paradigma per la governance della globalizzazione. Il Governo punterà ad un accordo ambizioso e bilanciato, basato sui principi di reciprocità e onnicomprensività in grado di garantire gli interessi e le priorità nazionali e di offrire Pag. 142opportunità in termini di crescita economica, occupazione e mobilità.
  La Relazione programmatica 2016 dà conto delle attività e degli impegni del Governo in ambito europeo indipendentemente dalle dieci priorità della Commissione. Vi sono, quindi, affrontati argomenti che non trovano riscontro nel programma della Commissione.
  Il Governo ricorda che, in base alle Linee guida del Presidente Juncker del 15 luglio 2014, la politica di concorrenza nel 2016 avrà il compito di sostenere l'azione della Commissione nei settori individuati nell'Agenda per l'occupazione, la crescita, l'equità e il cambiamento democratico, anche attraverso l'apertura di indagini conoscitive (quale, ad esempio, quella sul commercio elettronico, avviata dalla DG Concorrenza nel 2015).
  In materia di concorrenza, il Governo seguirà le iniziative per rafforzare la cooperazione nell'applicazione, da parte delle autorità antitrust nazionali, delle misure ipotizzate dalla Comunicazione della Commissione europea del 9 luglio 2014, con l'obiettivo di intensificare il livello di convergenza delle procedure e delle sanzioni degli ordinamenti nazionali. In tale ottica, il Governo ricorda che, a inizio novembre 2015, la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica per approfondire le possibili misure da adottare per il conseguimento di tali obiettivi, anche in vista di una possibile iniziativa legislativa.
  In materia di aiuti di Stato, nel 2016 la Commissione europea dovrebbe adottare la Comunicazione sulla nozione di aiuto, a seguito della quale l'impegno del Governo sarà volto ad assicurare la coerenza dell'ordinamento interno con tali previsioni.
  Inoltre, nel corso del 2016 il Governo, nell'ambito della propria azione di coordinamento, potenzierà le seguenti attività: informazione preventiva sugli aiuti; supporto alle amministrazioni pubbliche sugli interventi agevolativi in corso, anche mediante un'azione di controllo ex ante; collaborazione con la Commissione, al fine di costruire un rapporto interattivo stabile, in grado di assicurare la corretta interpretazione della disciplina sugli aiuti di Stato.
  Sempre nel 2016, per garantire la massima trasparenza delle misure di aiuto, si intensificherà l'azione di coordinamento per la realizzazione delle seguenti iniziative:
   pubblicazione sui siti web istituzionali delle amministrazioni pubbliche delle misure soggette a notifica e di quelle esentate;
   attuazione degli impegni assunti con l'Accordo di Partenariato italiano 2014-2020 per l'utilizzo dei fondi strutturali, il mancato rispetto dei quali condizionerà l'erogazione dei fondi stessi (tra le iniziative assunte dal Governo vi è l'istituzione del Registro nazionale aiuti di Stato, da realizzare entro il 1o gennaio 2017, che le amministrazioni saranno obbligate ad alimentare con le norme e con i dati sulle concessioni e le erogazioni);
   predisposizione di linee guida per l'attuazione uniforme e coordinata della disciplina degli aiuti in settori economici compatibili, come infrastrutture, energia e trasporti.

  Il Governo ricorda, altresì, che la Commissione europea proseguirà nell'elaborazione dei nuovi orientamenti in materia di aiuti di Stato nel settore delle infrastrutture, con particolare riferimento ai seguenti temi:
   nuovi strumenti di analisi per la verifica degli aiuti di Stato nel finanziamento di opere infrastrutturali;
   Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS);
   uso combinato dei fondi strutturali e dei finanziamenti della BEI con garanzia UE;
   il regime degli aiuti di Stato in caso di cofinanziamento con fondi strutturali e nazionali di progetti FEIS.

  Nell'ambito della politica della concorrenza, infine, l'Italia nel 2016 intende promuovere:Pag. 143
   l'apertura di un negoziato che riconosca le Autorità portuali italiane come enti pubblici non economici, considerato che la Commissione europea le considera non come enti pubblici di regolamentazione del traffico marittimo, ma quali soggetti di mercato, assimilandole ad imprese private;
   la realizzazione nel distretto logistico-industriale della Piana di Gioia Tauro di una zona economica speciale (ZES), con l'obiettivo di attrarre investimenti mediante la previsione di vantaggi fiscali, economici e finanziari.

  A livello generale, il Governo sta predisponendo un documento strategico sulla cosiddetta Industria 4.0, vale a dire la quarta rivoluzione industriale determinata dalla trasformazione digitale dell'industria. Secondo il Governo, lo sviluppo di una nuova manifattura rappresenta un importante volano per la crescita e per la creazione di posti di lavoro a lungo termine. Si registra, altresì, l'esigenza di affiancare il sostegno alla trasformazione digitale dell'industria con misure finalizzate a specializzare, sostenere ed amplificare gli effetti dello sviluppo industriale sul territorio per evitare forti perdite occupazionali e per poter riassorbire nel breve e medio termine le fuoriuscite di occupati a bassa e media qualifica con l'incremento di lavoratori, qualificati, impegnati in attività ad alto valore aggiunto. In più occasioni il Commissario europeo per l'economia e la società digitali, Günther H. Oettinger, ha preannunciato l'intenzione della Commissione europea di predisporre una strategia sull'argomento, basata su quattro linee di azione al fine di massimizzare i benefici delle tecnologie digitali in ogni settore industriale in Europa:
   assicurare facile accesso alle tecnologie digitali a tutte le imprese industriali, specialmente alle piccole e medie imprese, dovunque esse siano localizzate in Europa, e per ogni settore, costruendo e integrando le infrastrutture nazionali e regionali;
   mirare alla leadership europea nelle piattaforme industriali digitali, basata sulle potenzialità europee in aree importanti della manifattura e dell'ingegneria, come il settore automobilistico, l'aeronautica e l'energia;
   preparare la forza lavoro europea a beneficiare della trasformazione digitale, promuovendo lo sviluppo di competenze digitali in Europa e nelle sue regioni a tutti i livelli e stadi dell'istruzione e della formazione;
   identificare soluzioni regolatorie intelligenti per l'industria intelligente, trovando il giusto approccio a difficili questioni, come la responsabilità e la sicurezza di sistemi autonomi o la proprietà e l'uso di dati industriali.

  Ricorda che, nella lettera inviata dalla Commissione europea lo scorso 26 novembre in risposta al documento finale approvato dalla Commissione sulla comunicazione in materia di rinascita industriale (Doc. XVIII, n. 23), si sottolinea che la strategia per il mercato unico digitale (COM(2015) 192 final) «rappresenta un passo significativo verso la digitalizzazione e la modernizzazione dell'industria dell'UE, con una serie di misure volte a conferire all'Europa un contesto normativo idoneo al suo scopo. La Commissione intende assicurare che le disposizioni normative che consentono di promuovere il modello di «industria 4.0» siano chiare sia per le imprese sia per i consumatori. Gli ambiti e le azioni fondamentali mirano anche a raggiungere una maggiore chiarezza giuridica in nuovi settori, come i big data e il cloud computing, e ad assicurare sia presenza di standard sia l'interoperabilità nel quadro delle tecnologie digitali». Queste indicazioni sono molto importanti per l'indagine conoscitiva su «Industria 4.0» deliberata dalla Commissione lo scorso 2 febbraio.
  Per quanto riguarda il settore dell'acciaio, il Governo intende lavorare a livello europeo sia sulla dimensione interna che su quella esterna. Per quanto riguarda la prima, gli obiettivi sono:Pag. 144
   semplificare l'accesso, oggi troppo complesso e vincolato, agli aiuti ammessi per il settore e al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, istituito con il regolamento (CE) n. 1927/2006 con l'obiettivo di fornire un adeguato sostegno ai lavoratori in esubero in conseguenza di trasformazioni rilevanti nella struttura del commercio mondiale, nei casi in cui tali esuberi abbiano un notevole impatto negativo sull'economia regionale o locale in uno degli Stati Membri;
   rafforzare il collegamento tra appalti pubblici e utilizzo di acciaio «sostenibile», prestando particolare attenzione al rischio di delocalizzazione cui è sottoposta l'industria siderurgica a causa dei costi del carbonio; nel contesto della riforma del sistema europeo di scambio delle quote di emissione ETS, si dovrebbe consentire secondo il Governo una piena allocazione di quote gratuite per il settore siderurgico;
   rivedere l'intero regime degli aiuti di stato per il settore dell'acciaio.

  La normativa UE sugli aiuti di Stato non permette nel settore siderurgico l'erogazione di sostegno pubblico per soccorrere e ristrutturare le imprese in difficoltà. Consente però agli Stati membri di erogare aiuti volti a migliorare la competitività delle acciaierie europee su scala mondiale, ad esempio a fini di ricerca e sviluppo, formazione e sostegno alle attività ad alta intensità energetica. Nella dimensione esterna secondo il Governo occorre procedere immediatamente, nell'ambito del Consiglio Commercio, all'adozione delle seguenti misure:
   reintrodurre il sistema di sorveglianza «ex-ante» sui prodotti siderurgici in vigore fino al 2012. Si tratta di uno strumento che consentiva di anticipare i trend dei flussi commerciali e rispondere tempestivamente al manifestarsi di fenomeni fuori dalla norma;
   applicare gli strumenti di difesa commerciali, in modo sistematico, anche in caso di minaccia di pregiudizio;
   procedere all'approvazione e al rinnovo delle misure anti dumping e anti sovvenzione riguardanti il settore dell'acciaio.

  Al tema della crisi del settore dell'acciaio è stato dedicato il Consiglio Competitività del 9 novembre 2015, che ha riconosciuto la gravità della situazione e la necessità di adottare misure concrete che contribuiscano a garantire la redditività a lungo termine di un settore siderurgico europeo moderno. In considerazione dei risultati della discussione, la Presidenza ritiene occorra intraprendere le seguenti azioni concrete in via prioritaria:
   intensificare o avviare discussioni che coinvolgano tutti i principali produttori di acciaio nell'ambito del comitato acciaio dell'OCSE e mediante i dialoghi bilaterali in materia di acciaio con paesi terzi quali Cina, Russia, Bielorussia, Turchia e India;
   utilizzare appieno e tempestivamente l'intera gamma di strumenti di politica commerciale dell'UE al fine di garantire condizioni di parità a livello globale ed affrontare la questione delle misure restrittive nei paesi terzi;
   assumere un atteggiamento costruttivo rispetto alla modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale per semplificarne e accelerarne il funzionamento;
   migliorare ulteriormente l'accesso dell'industria siderurgica dell'UE ai mercati dei paesi terzi anche tramite appalti pubblici e negoziati bilaterali e multilaterali;
   avvalersi appieno del piano Juncker per riqualificare e modernizzare il settore siderurgico;
   utilizzare al meglio le possibilità offerte dalle norme rivedute in materia di aiuti di Stato per – sostenere le industrie ad alta intensità energetica;
   migliorare la competitività dei settori maggiormente a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di CO2, nell'ambito della riforma del sistema europeo di scambio Pag. 145delle quote di emissione, considerando, tra le altre cose, un meccanismo per l'assegnazione gratuita di quote;
   sostenere la rapida attuazione dell'Unione europea dell'energia per garantire l'accesso ad un'energia sicura, a costi abbordabili e rispettosa del clima;
   sfruttare pienamente le possibilità offerte dall'iniziativa sull'economia circolare;
   utilizzare al meglio gli strumenti e i finanziamenti dell'UE disponibili per riqualificare i lavoratori e agevolarne il reinserimento nel mercato del lavoro in caso di licenziamenti di massa.

  Per quanto riguarda la chimica, il Governo italiano è impegnato attivamente nell'attuazione del regolamento REACH, in materia di registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche. A tale proposito si segnala che tale regolamento è inserito nella lista degli atti normativi sottoposti al controllo di adeguatezza (programma REFIT). Le azioni previste dalla Commissione riguardano: un regolamento di esecuzione relativo alla semplificazione delle procedure di autorizzazione; un regolamento di esecuzione in materia di trasparenza e ripartizione dei costi relativi ai forum per lo scambio di informazioni sulle sostanze; l'avvio di una valutazione, da completare nel 2017, in merito all'attuazione di REACH.
  Sul versante made in l'attività del Governo sarà incentrata principalmente a sostenere l'articolo 7 della proposta di regolamento relativo alla sicurezza dei prodotti (COM(2013) 78, presentata il 13 febbraio 2013. Con tale disposizione, la Commissione europea ha introdotto l'obbligo per fabbricanti e produttori di indicare la provenienza di origine per i prodotti non alimentari venduti nel mercato comunitario.
  Il 15 aprile 2014 il Parlamento europeo – in sede di esame in prima lettura – ha approvato la proposta di regolamento, mantenendo tale obbligo: gli emendamenti presentati da alcuni deputati (soprattutto tedeschi e britannici) per sopprimere l'articolo 7 sono infatti stati respinti a larga maggioranza (205 favorevoli, 419 contrari e 25 astensioni). Sulla base del testo approvato dal Parlamento europeo, i produttori UE potranno scegliere se mettere sull'etichetta la dicitura «Made in EU» oppure il nome del loro paese. Per le merci prodotte in due o più paesi o territori, il «paese di origine» è quello in cui il bene ha subito «l'ultima trasformazione o lavorazione sostanziale, economicamente giustificata», che si sia conclusa con la «fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione» (come definito nel codice doganale UE).
  All'esame della proposta sono state dedicate diverse riunioni del Consiglio, senza tuttavia raggiungere un accordo su tale aspetto, che è l'unico controverso. L'Italia e diversi altri Stati membri (Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria, Cipro, Malta, Slovenia e Croazia) sono favorevoli ad inserire l'obbligo di indicazione d'origine, ritenendo che tale previsione migliorerà la tracciabilità dei prodotti e la qualità delle informazioni al consumatore. Sul fronte opposto si ritiene che una simile misura non sia giustificata e rappresenti un onere per gli operatori economici. Su tali basi sono stati respinti anche i tentativi di mediazione, che limitavano l'applicazione dell'articolo 7 ad un numero limitato di settori. In ultima analisi, si potrebbe valutare l'introduzione di una norma sull'indicazione obbligatoria dell'origine nelle normative dell'UE che disciplinano i singoli settori.
  Il Governo promuove, per l'anno 2016, obiettivi e priorità finalizzate altresì:
   alla promozione di un approccio integrato al patrimonio culturale attraverso un maggiore coordinamento delle politiche UE e nazionali;
   a rafforzare l'integrazione tra turismo, cultura, tutela e valorizzazione.

  Il Governo intende rafforzare l'integrazione tra turismo, cultura, tutela e valorizzazione e portare al centro delle politiche europee del turismo i concetti di Pag. 146cultura e patrimonio culturale (intesi anche come tradizione, patrimonio immateriale, artigianato di eccellenza, innovazione, creatività) ritenendoli contenuti determinanti per una strategia d'eccellenza coerente con gli obiettivi di «Europa 2020». Nel solco di quanto delineato già dalla Comunicazione della Commissione «L'Europa, prima destinazione turistica mondiale – un nuovo quadro politico per il turismo europeo» del 30 giugno 2010, il Governo intende sviluppare politiche a sostegno del turismo sostenibile promuovendo un modello di governance che favorisca la condivisione degli obiettivi e rafforzi i legami tra piani locali, nazionali e europei.
  In merito ai diversi dossier attualmente in discussione sui diversi tavoli dell'Unione, l'Italia chiederà una valutazione dell'impatto complessivo delle politiche europee nel settore del turismo; sosterrà l'innovazione digitale e le politiche per la formazione per un turismo di qualità; proporrà un più adeguato investimento dei fondi europei del comparto, come quelli del programma COSME (Programme for the Competitiveness of enterprises and SMEs) per le piccole e medie imprese e la rete EDEN (European Destinations of Excellence) dedicata alle destinazioni europee d'eccellenza; favorirà le iniziative volte alla creazione del marchio «destinazione Europa» per una maggiore competitività del prodotto turistico europeo sui mercati internazionali; contribuirà allo sviluppo delle strategie macro-regionali dell'UE per la regione alpina (EUSALP) e quella adriatico-jonica (EUSAIR); sosterrà iniziative europee che implementeranno i principi della strategia «Crescita blu», che individua nel settore del turismo costiero e marittimo un comparto con particolari potenzialità per promuovere un'Europa intelligente, sostenibile e solidale, sulla quale lo scorso anno la Commissione ha approvato il documento finale Doc. XVIII, n. 22. L'obiettivo strategico di medio termine è di promuovere, nel corso dei prossimi cinque anni, un cambiamento del posizionamento dell'Italia nello scenario internazionale quale laboratorio diffuso per l'adozione di buone pratiche e mercato di riferimento per il turismo sostenibile per l'intera area euro-mediterranea.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessuno chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.