CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 giugno 2014
260.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per le autorizzazioni
COMUNICATO
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COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Mercoledì 25 giugno 2014. – Presidenza del Presidente Ignazio LA RUSSA.

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla richiesta di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata dal deputato Fabrizio Cicchitto nell'ambito del procedimento civile intentato nei suoi confronti dall'onorevole Antonio Di Pietro presso il tribunale di Roma (doc. IV-quater, n. 3).

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, comunica che il tribunale di Roma ha trasmesso la sentenza con cui rigetta la domanda risarcitoria avanzata nei confronti del deputato Fabrizio Cicchitto dall'onorevole Antonio Di Pietro.
  Ricorda che la Giunta aveva formulato la proposta all'Assemblea di deliberare nel senso dell'insindacabilità delle opinioni oggetto del giudizio (doc. IV-quater, n. 3).
  Si intende pertanto che il documento licenziato dalla Giunta si deve considerare cancellato dall'ordine del giorno dell'Assemblea.

AUTORIZZAZIONI AD ACTA

Domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Giancarlo Galan (doc. IV, n. 8).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Giunta riprende l'esame della richiesta in titolo, rinviato da ultimo il 18 giugno 2014.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda che nella seduta dello scorso 11 giugno, il relatore, onorevole Rabino ha svolto la relazione introduttiva e che, nella medesima giornata, l'autorità giudiziaria ha trasmesso – in formato elettronico – la documentazione contenuta nel fascicolo, che quindi è stata resa disponibile alla Giunta sette giorni dopo la trasmissione dell'ordinanza in oggetto.
  Comunica altresì che il deputato Galan, nella giornata di lunedì 23 giugno, ha trasmesso una memoria, corredata da numerosi allegati, che è stata immediatamente messa a disposizione dei colleghi e Pag. 4che risulta essere stata consegnata anche agli organi di informazione ad opera del deputato interessato.
  Procede pertanto ad introdurre l'audizione dell'onorevole Galan.
  (Viene introdotto il deputato Giancarlo Galan).

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) desidera illustrare i principali elementi di valutazione sviluppati nella memoria depositata agli atti della Giunta, che era peraltro sua intenzione portare preliminarmente a conoscenza dell'autorità giudiziaria, la quale non ha però a ciò consentito.
  Il primo punto su cui invita la Giunta a riflettere riguarda il rifiuto dell'autorità giudiziaria di ascoltare la sua versione dei fatti.
  Sin dalle primissime indiscrezioni apparse sugli organi di stampa circa le dichiarazioni accusatorie rese a suo carico da quelli che si sono rivelati essere i suoi principali accusatori colpiti da mandato di custodia cautelare, aveva dichiarato la propria disponibilità a rispondere a tutte le domande degli organi inquirenti. La procura procedente non ha però ritenuto di convocarlo, reputando di escutere solamente i suoi odierni accusatori. Anche dopo l'emissione dell'ordinanza cautelare, ha formulato due istanze con cui chiedeva di rendere spontanee dichiarazioni, rigettate con motivazioni a suo avviso singolari. Identica sorte è toccata alla richiesta di incontro tra i suoi legali e il giudice per le indagini preliminari. Da tali circostanze egli desume che l'autorità giudiziaria abbia intenzione di ascoltarlo solo una volta eseguita l'ordinanza, nella condizione di carcerato. In questa fase, pertanto, l'unico luogo in cui svolgere le proprie considerazioni difensive è dinanzi alla Giunta.
  Un secondo aspetto che ritiene meritevole di attenzione – sia per l'importanza conferitagli dagli inquirenti sia per la divulgazione che esso ha avuto negli organi di informazione – riguarda gli esiti degli accertamenti patrimoniali condotti sul bilancio del suo nucleo familiare. Sul punto la Guardia di finanza ha effettuato un confronto tra le entrate e le uscite nel periodo 2000-2010, ma per certi versi anche fino al 2013, concludendo nel senso di una evidente sproporzione delle uscite, pari a un saldo negativo di 1.281.552,64 euro.
  Gli errori compiuti dalla Guardia di finanza sono a suo giudizio numerosi e meritevoli di essere analiticamente richiamati.
  Al riguardo, non gli appare condivisibile, sotto il profilo del metodo, porre in verifica solamente il decennio che va dal 2000 al 2010, atteso che negli anni precedenti egli aveva già accumulato un consistente patrimonio: nel biennio 1993-1994 aveva guadagnato 660 mila di lire quale dirigente di Publitalia, e successivamente aveva ricevuto, sempre da quell'azienda, una liquidazione di 700 mila di lire, poi investiti in Banca Antonveneta, con un guadagno di ulteriori 400 mila di lire.
  Ancora più evidenti risulterebbero, a suo avviso, gli errori nei calcoli compiuti dalla Guardia di Finanza nella parte in cui sono computate le entrate per le sole somme imponibili. Non sono, invece, calcolati gli ingenti emolumenti non imponibili ricevuti in ragione dei suoi mandati elettivi, il cui totale supera abbondantemente il milione di euro, spiegano incontrovertibilmente le ragioni di quella sproporzione derivante dai calcoli operati dalla Guardia di finanza, senza contare poi il patrimonio che possedeva prima di entrare in politica.
  Rileva, ad esempio, che le somme non imponibili ricevute in qualità di presidente di Regione nel periodo 1997-2010 assommano a 671.323,71 euro, cui si devono aggiungere il trattamento di fine rapporto ricevuto, gli emolumenti percepiti da deputato e da senatore, un indennizzo assicurativo ed altre voci minori, peraltro tutte soggette a rivalutazione secondo l'indice Istat.
  Evidenzia all'attenzione dei colleghi che si tratta di entrate espressamente previste dalle norme e tutte documentate e documentabili. Sorprende, pertanto, che gli organi preposti non si siano attivati per effettuare gli opportuni accertamenti.Pag. 5
  Ha, comunque, incaricato un professionista di stilare di stilare una consulenza in ordine al suo patrimonio, le cui conclusioni intende testualmente leggere: «Infatti si rileva con evidenza documentale e non in modo presuntivo come fatto dai militari della G. di F. che non vi è alcuna sproporzione negativa (quantificata erroneamente dai militari della G. di F. in – 1.281.552,64) fra i redditi dichiarati nel periodo 2000-2013 dal nucleo famigliare Galan/Persegato ed il proprio tenore di vita personale, ma bensì si rileva che le entrate reddituali/patrimoniali, fiscalmente e non rilevanti, percepite dai due coniugi Galan negli anni 2000/2013, se aggiunte ai risparmi accumulati dagli stessi negli anni pregressi (ante anno 2000), sono più che sufficienti a giustificare le spese e gli investimenti patrimoniali della famiglia Galan, così come rilevate dalla Guardia di Finanza di Venezia nei loro prospetti di ricostruzione, facendo emergere un differenziale positivo tra le entrate complessive di – 3.461.709,55 e le uscite complessive – 2.758.813,89 con risultato differenziale positivo di – + 702.895,66».
  Un terzo argomento difensivo circa i fatti oggetto di imputazione, riguarda la presunta dazione avvenuta con il versamento di 50 mila euro presso una banca di San Marino su un conto a suo nome. Ricorda di aver aperto il conto bancario come iniziativa simbolica a suggello del primo accordo intervenuto tra una Regione ed uno Stato estero, che faceva seguito ad una previsione dello Statuto veneto che fu oggetto di forte polemica politica con l'allora titolare del dicastero preposto. L'apertura del conto avvenne in modo palese e regolare, addirittura con la sua carta d'identità nel mese di luglio 2004. Invero, non ha mai effettuato nessun movimento su quel conto. Le ulteriori operazioni di deposito della suddetta somma, nel gennaio 2005, e di prelievo della medesima, nel dicembre 2005, sono invece avvenute da parte di terzi con una evidente falsificazione delle sue firme come attestato da ben due perizie da lui acquisite. Deve, invece, rilevare che gli organi inquirenti non hanno ritenuto di svolgere analogo accertamento investigativo peritale, che pure sarebbe stato opportuno di fronte ad un'accusa di tale gravità.
  La quarta argomentazione difensiva che sviluppa in questa sede è solo apparentemente processuale mentre si manifesta, in realtà, come un'ulteriore spia del fumus persecutionis nei suoi confronti. Si riferisce alla circostanza secondo cui la gran parte degli episodi corruttivi a lui addebitati sono in realtà già certamente colpiti da prescrizione.
  Infatti, poiché viene indagato per un delitto che, all'epoca dei fatti, prevedeva una pena edittale massima di cinque anni, la prescrizione dovrebbe maturare in sei anni dalla consumazione dei fatti e dovrebbe essersi quindi già prodotta per numerosi capi d'imputazione. Si riferisce, in particolare, alla presunta dazione di un milione dall'inizio del 2005 al mese di maggio 2008; alla dazione di 900 mila euro, quantomeno sino al maggio 2008 per la Commissione Salvaguardia del 20 gennaio 2004; alla dazione di 900 mila euro per le due Commissioni VIA regionali, essendo avvenuta, secondo quanto riportato nel capo d'imputazione tra il 2006 e il 2007; alla dazione di 200 mila euro da parte della Minutillo per conto di Baita presso l'Hotel S. Chiara a Venezia nel 2005; ai lavori di ristrutturazione del corpo principale dell'abitazione di Cinto Euganeo avvenuti tra il 2007 e il 2008; al versamento di 50 mila euro nel 2005 nel conto acceso in una banca di San Marino.
  Osserva che l'intervenuta prescrizione degli elencati episodi non è stata rilevata né dai pubblici ministeri in sede di richiesta della misura cautelare personale né, tantomeno, dal giudice per le indagini preliminari in sede di ordinanza cautelare, che sul punto non ha speso una sola parola, dimenticando che è fatto divieto irrogare una misura cautelare relativamente a fatti oramai prescritti.
  Denuncia quindi il fumus persecutionis che si evince dal comportamento tenuto dall'autorità giudiziaria atteso che ha scelto consapevolmente di irrogare la misura cautelare più afflittiva. A suo avviso, Pag. 6la riprova della consapevolezza dell'intervenuta prescrizione di quelle pretese dazioni corruttive la si individua nella richiesta di sequestro preventivo depositata dai pubblici ministeri. In quella richiesta ed in particolare nella parte relativa all'individuazione del prezzo del reato essi mostrano di essersi confrontati con tale questione, e individuano l'ammontare del prezzo «sequestrabile» solo sulla base dei fatti che non si sono ancora prescritti.
  Un quinto elemento di valutazione che offre alla Giunta riguarda la sua iscrizione tardiva nel registro degli indagati. Ricorda che sin dal primo interrogatorio del 4 marzo 2013, la signora Minutillo ha reso dichiarazioni gravissime nei suoi confronti. Si chiede per quali motivi i pubblici ministeri non abbiano eseguito la doverosa iscrizione nel registro delle notizie di reato. Né essa risulta tra gli atti depositati dalla procura di Venezia a sostegno della richiesta della misura cautelare. Al riguardo, nonostante abbia rivolto una specifica istanza, gli organi inquirenti hanno ritenuto di non dare alla difesa alcuna risposta. Il sospetto che dunque emerge è che l'iscrizione sia avvenuta tardivamente allo scopo di portare avanti le indagini per un lungo periodo senza alcun avviso nei suoi confronti, conculcando in tal modo i diritti della difesa.
  Si sofferma incidentalmente su una sesta censura all'operato dell'autorità giudiziaria, segnatamente riferita alla incompetenza territoriale del giudice che ha emesso l'ordinanza.
  Evidenza infatti che il primo reato contestato sarebbe commesso a San Marino quindi, essendo in uno stato estero, la competenza dovrebbe essere determinata in ragione del luogo di residenza dell'autore del fatto. Precisa che a quel tempo sia lui che la signora Minutillo erano residenti in provincia di Padova.
  Desidera infine richiamare la Giunta su uno dei profili più delicati della vicenda che lo riguarda, che concerne la radicale insussistenza dei presupposti per irrogare la misura cautelare della custodia in carcere. Non solo non sussistono gravi indizi di colpevolezza per le ragioni che ha ampiamente esposto ma, soprattutto, non sussiste il cosiddetto pericolo di reiterazione.
  Il giudice argomenta in ordine a tale fondamentale profilo riservando un'identica motivazione per tutti i soggetti destinatari, in tesi di accusa, delle dazioni corruttive descrivendo le condotte come gravissime e i loro autori come «soggetti dimostratisi tutti meritevoli della massima misura, unica in grado di prevenire i comportamenti descritti, la cui sistematicità e reiterazione nel tempo è tale da fondare un certo pericolo di reiterazione di condotte analoghe».
  Si chiede se sia legittimo applicare la misura cautelare più afflittiva a distanza di più di tre anni dall'ultimo episodio di reato in contestazione, giustificandola nel senso che il pericolo di reiterazione è «attuale». Ribadisce, ancora una volta, che la ristrutturazione della sua abitazione è terminata nel 2007, e non nel 2011, come è facilmente dimostrabile, sia con mezzi fotografici, sia acquisendo le testimonianze dei suoi ospiti che vi hanno dimorato, a partire dallo stesso Berlusconi in occasione del suo matrimonio nel 2009. Pertanto, a tutto concedere, sono passati tre anni. In più dal 2010 ha cessato definitivamente dalla carica di Presidente della Giunta regionale. A suo giudizio appare quindi palesemente illogica, prima che indimostrata, l'affermazione secondo la quale, oggi, vi sarebbe certamente il pericolo di reiterazione, del tutto priva di substrato motivazionale non potendosi certamente ritenere tale l'argomento del tutto inconsistente ed evanescente del suo presunto attuale potere politico oppure del suo ipotetico asservimento al gruppo criminale. Peraltro, quanto al suo potere d'influenza sull'apparato amministrativo regionale, osserva come l'attuale Governatore del Veneto non è persona politicamente a lui vicina.
  Ritiene inoltre censurabile la valutazione dell'autorità giudiziaria circa la proporzionalità e l'adeguatezza della misura cautelare irrogata nei suoi confronti. Pur tralasciando ogni valutazione sulla possibilità che altre misure cautelari – meno Pag. 7afflittive – siano altrettanto idonee a soddisfare le esigenze cautelari, ci tiene a precisare come la carcerazione preventiva colpirebbe un soggetto inquisito per un reato punito, all’ epoca dei fatti, da due a cinque anni, per di più incensurato. Verosimilmente qualora intervenisse una sentenza di condanna, la pena irrogata sarà calibrata sul minimo edittale e gli sarebbe certamente consentito di non scontarla in carcere. Ciò rende evidente come la richiesta nei suoi confronti sia contrastante con il principio di proporzionalità.
  Conclusivamente, fermo restando che nessuno lo ha direttamente chiamato in causa come percettore di denaro, pone ai membri della Giunta un interrogativo sulla credibilità ed attendibilità dei suoi accusatori, anche alla luce degli immediati benefici processuali che sono conseguiti alle loro dichiarazioni. Sul punto ricorda che sia la signora Minutillo sia l'ingegnere Baita erano stati colpiti a loro volta da ordinanze di custodia cautelare per capi d'imputazioni gravissimi. Eppure per i reati contestati in quel procedimento, che prevedono pene molto elevate, tali soggetti hanno patteggiato con i pubblici ministeri delle pene estremamente miti, ovvero un anno e quattro mesi per la signora Minutillo, ed un anno e dieci mesi per Baita. Entrambi, peraltro, usufruiscono della sospensione condizionata della pena.
  Dubbi sull'attendibilità delle accuse coinvolgono anche l'ingegnere Mazzacurati, atteso che egli stesso ha ammesso di avere in più occasioni attinto denaro dal Consorzio per sue esigenze personali. Ed anche per tale soggetto non si sono più aperte le porte del carcere.
  Gli sembra quindi incredibile che mentre lui stesso viene reputato, dopo tre anni dall'ultimo presunto episodio corruttivo, soggetto che certamente può reiterare il reato, invece, per coloro che si autodefiniscono corruttori seriali con contestazioni gravissime e diffusamente esaminate in gran parte della ordinanza di custodia cautelare, l'organo inquirente abbia scelto di non proporre alcuna misura cautelare.
  Venendo alla contestazione specifica dei singoli addebiti, egli invoca l'evidente inverosimiglianza delle dazioni corruttive ciascuna da 900 mila euro che avrebbe ricevuto per agevolare o comunque influire sulla Commissione di Salvaguardia del 20 gennaio 2004 e sulle Commissioni VIA regionali del 4 novembre 2002 e 28 gennaio 2005. Rileva preliminarmente che la Commissione di Salvaguardia per Venezia, cui ha preso parte un'unica volta, è composta da un nutrito numero di soggetti e non si configura come organo regionale. D'altronde, come noto, il progetto di costruzione del MOSE non è certamente un'opera gestita dalla Regione Veneto ma direttamente dallo Stato centrale. In merito alla Commissione VIA, precisa che non ne faceva parte, che non vi ha mai partecipato e che, peraltro, non aveva alcun potere sulla stessa. Gli appare dunque incredibile che abbia percepito le dazioni corruttive a distanza di anni dal rilascio del singolo provvedimento amministrativo oggetto di corruzione e che la tangente più importante gli sia stata consegnata addirittura dopo quattro anni dall'atto contrario ai doveri di ufficio.
  Quanto all'accusa sostenuta dal solo ingegnere Mazzacurati di avergli elargito all'anno ben 1 milione di euro per i presunti interventi volti ad accelerare l’iter di approvazione degli atti di competenza regionale necessari all'esecuzione del MOSE, evidenzia che le dichiarazioni accusatorie sono state rese in forma estremamente vaga, con tentennamenti e ripensamenti anche sull'importo esatto della somma, nonché con importanti ammissioni di appropriazione del denaro per esigenze personali dello stesso Mazzacurati. Nessuna prova è stata invece acquisita sul passaggio di quel denaro a suo favore.
  Un altro addebito riguarda l'accusa di aver ricevuto denari o altre utilità per aver agevolato i project financing della società ADRIA INFRASTRUTTURE. Sul punto, si limita ad evidenziare l'incongruenza derivante dalla circostanza che lo stesso amministratore della società, dichiara che nel corso del secondo mandato da Presidente Pag. 8della Regione (2005-2010) non ha mai vinto alcuna gara concernente la finanza di progetto, ed esclude di aver mai corrisposto alcunché a suo favore.

  Paola CARINELLI (M5S) inviata il deputato Galan a chiarire le motivazioni connesse alla delibera n. 252 del 2006 della Giunta regionale che avrebbe determinato l'attribuzione al settore infrastrutture della presidenza della Commissione VIA, in violazione della legge regionale in materia che ne prevede un'attribuzione al settore ambiente.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) precisa di non avere ricordi diretti della vicenda, che ha scoperto solo leggendo gli atti processuali. Nel premettere che nessuno dei funzionari regionali preposti agli incarichi è stato oggetto di indagine a suo carico, trattandosi di persone di riconosciuto e indiscusso livello professionale, ricorda come i primi atti del suo mandato di Presidente della Giunta regionale siano stati improntati alla responsabilizzazione delle strutture tecniche. In questo senso egli ha posto fine alla prassi che vedeva gli assessori presiedere le commissioni tecniche regionali.

  David ERMINI (PD) chiede al deputato Galan se è in grado di chiarire se nel complesso delle spese da lui dichiarate siano comprese soltanto spese per investimenti ovvero anche le spese che lui ha ordinariamente sostenuto in questi anni per lo svolgimento degli incarichi istituzionali da lui ricoperti quali ad esempio quelle erogate a favore di gruppi parlamentari o collaboratori.
  Gli chiede inoltre di informare la Giunta in ordine alla proposizione o meno della istanza di riesame dell'ordinanza cautelare a suo carico e a chiarire quale sia la sua opinione sulle motivazioni per le quali l'autorità giudiziaria o i suoi accusatori possano avere intenti persecutori nei suoi confronti.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ritiene corretto chiedere precisazioni sulle dichiarazioni rese dal deputato Galan in merito al suo bilancio familiare. Ritiene tuttavia opportuno che la domanda in merito sia riformulata al fine di fare generico riferimento alle voci in uscita, senza costringere l'onorevole Galan ad impegnarsi in una dettagliata ricostruzione delle sue spese, connesse o meno ai suoi mandati elettivi.

  David ERMINI (PD) precisa che la finalità della sua domanda era esclusivamente quella di acquisire elementi di conoscenza sui dati reali, oggetto di contestazione del patrimonio del deputato.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) premettendo di non avere alcuna obiezione a fornire con massima trasparenza ogni elemento di informazione che gli sia chiesto, ricorda di aver rivestito la carica di parlamentare per un periodo della XII, della XIV e dell'attuale legislatura. Medio tempore ha ricoperto la carica di Governatore del Veneto per quindici anni e quella di Ministro nell'ultimo Governo Berlusconi. Ha quindi fatto riferimento alle erogazioni attestate ufficialmente dagli organi istituzionali ai quali ha preso parte.
  Quanto all'istanza di riesame, afferma di non avere informazioni, avendo demandato ogni valutazione in merito ai suoi legali.
  Infine, tiene a precisare di non sentirsi certamente come un perseguitato. Anzi giustifica l'operato dei giudici in ragione degli atti erroneamente formulati, portati alla loro attenzione, fermo restando che non avrebbe comunque, al loro posto, irrogato una misura cautelare quale quella emessa nei suoi confronti senza riscontri adeguati, del tutto assenti nel caso di specie e senza aver acquisito la versione dei fatti dell'indagato.
  Non si sofferma invece sulle possibili motivazioni che avrebbero animato i suoi accusatori, ritenendo di aver già risposto sufficientemente nel corso della sua audizione.

  Mariano RABINO (SCpI), relatore, si sofferma sulla censura mossa dal deputato Pag. 9Galan in ordine ai tempi di iscrizione nel registro degli indagati. Rileva come l'indagine abbia preso le mosse diversi anni or sono e che lo stesso Galan ha riferito di averne avuto indiscrezioni all'inizio dello scorso anno. Sappiamo ora che nel dicembre del 2013 è stata formulata la richiesta di applicazione della misura cautelare per numerosi indagati e che tale richiesta è stata ampiamente accolta con l'ordinanza emessa nel giugno del 2014. Gli sembra quindi utile ricevere da Galan un chiarimento sul momento in cui egli ha ricevuto il primo atto giudiziario in merito.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) ricorda che il giorno 3 giugno 2014 alle 7,30 mentre era in uno studio televisivo ha ricevuto la comunicazione che era stata notificata al suo domicilio l'ordinanza. Nessuna informazione era stata a lui precedentemente data in ordine al suo coinvolgimento nell'indagine. Come ha avuto già occasione di chiarire, ha ritenuto di serbare il silenzio in attesa di una convocazione della magistratura fino a quando tale possibilità gli è stata negata, proprio per rispetto della magistratura.

  Franco VAZIO (PD), richiamando i contenuti della nota difensiva concernente la presunta dazione illecita sul conto della banca di San Marino, chiede al deputato Galan se abbia sospetti su chi possa aver operato su quel conto.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) pur avendo sospetti legati alla grafia femminile della firma artefatta, dichiara di non essersi soffermato sulla vicenda avendo soltanto pochi giorni or sono ricevuto la perizia calligrafica che attesta la falsificazione della sua firma.

  Anna ROSSOMANDO (PD), prendendo atto che è stata depositata una nota difensiva destinata ad essere acquisita agli atti della Giunta, nonché una seconda memoria difensiva, chiede di sapere se questa seconda memoria fosse stata in realtà predisposta per essere prodotta in sede processuale.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) conferma tale circostanza, precisando che non essendo stato possibile consegnarla agli organi giudiziari, ha ritenuto opportuno eliminarne alcuni passaggi prima di metterla a disposizione dell'organo parlamentare.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda che la richiesta dei pubblici ministeri era formulata nel senso di eseguire misure cautelari nei confronti di quaranta indagati e che il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari per dieci soggetti e la custodia in carcere per altri venticinque. Chiede all'onorevole Galan se abbia informazioni sull'attuale stato di detenzione di tali soggetti.

  Giancarlo GALAN (FI-PdL) dichiara di non essere in possesso di informazioni precise ma di avere l'impressione che solo un numero esiguo di soggetti colpiti dalla custodia cautelare siano ancora in stato di detenzione. Tra questi vi è sicuramente il suo commercialista Paolo Venuti e l’ex assessore Chisso.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ringrazia l'onorevole Galan per gli elementi di informazione forniti alla Giunta e dichiara conclusa la sua audizione.
  (Il deputato Giancarlo Galan si allontana dall'aula).

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, chiede al relatore se intenda formulare una proposta nella seduta odierna o in una prossima seduta.

  Mariano RABINO (SCpI), relatore, ribadisce il suo convincimento circa l'importanza di addivenire, mediante uno sforzo collettivo, a posizioni unitarie, soprattutto nei casi in cui, come quello in esame, la Giunta è chiamata ad esprimersi in merito all'autorizzazione all'esecuzione della più grave tra le misure cautelari previste dal nostro ordinamento. Ritiene opportuno, pertanto, formulare la sua proposta solo dopo lo svolgimento di un Pag. 10dibattito che auspica il più possibilmente ampio.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ritiene che la Giunta debba esaminare la domanda utilizzando tutto il tempo a sua disposizione per garantire un dibattito approfondito, con ciò naturalmente evitando dilazioni immotivate. Osserva peraltro che nel caso in esame, a differenza di quello dell'onorevole Genovese, non vi sia necessità di acquisire ulteriore documentazione rispetto a quella già trasmessa. Valuta, pertanto, che la Giunta possa concludere l'esame della richiesta riservando una prima seduta nella prossima settimana al dibattito, per poi procedere nella settimana successiva alle dichiarazioni di voto e alla votazione della proposta del relatore.

  Paola CARINELLI (M5S) nel richiamare l'attenzione sulla necessità di rispettare il termine regolamentare entro il quale la Giunta è chiamata ad assumere le sue decisioni, che nel caso specifico scade il 4 luglio, osserva che dall'organizzazione dei lavori testé prospettata dal Presidente sembrerebbe emergere, invece, l'intenzione di chiedere una proroga del termine al Presidente della Camera. In tal caso, riterrebbe opportuno che la Giunta fosse chiamata a pronunciarsi con un voto in ordine a tale richiesta.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, ricorda preliminarmente che il Regolamento nello stabilire il termine di trenta giorni dalla trasmissione degli atti da parte del Presidente della Camera per la presentazione della relazione all'Assemblea, fa salva comunque la possibilità di richiedere una proroga. A tal proposito occorre considerare che parte della documentazione è stata depositata l'11 giugno scorso, vale a dire una settimana dopo la trasmissione dell'ordinanza. A suo avviso tale circostanza legittimerebbe di per sé una richiesta di proroga di sette giorni del termine per riferire all'Assemblea.
  Precisa che ha ritenuto di sottoporre direttamente alla Giunta, e non all'Ufficio di Presidenza, la decisione sui tempi dell'esame della domanda proprio in ragione dell'opportunità di sottoporre tale decisione al voto della Giunta, auspicando che la stessa si esprima in modo unitario.
  Propone pertanto di richiedere al Presidente della Camera una proroga, fino all'11 luglio 2014, del termine previsto dall'articolo 18, comma 1, del Regolamento, consentendo in tal modo alla Giunta di poter disporre di altre due settimane piene per la conclusione dell'esame. Ciò garantisce adeguatamente a tutti i componenti la possibilità di partecipare al dibattito, senza comunque incidere in modo significativo sulla congruità dei tempi a disposizione dell'Assemblea nel periodo che precede la pausa estiva dei lavori parlamentari.

  Anna ROSSOMANDO (PD) ritiene condivisibile la proposta del Presidente, atteso che la Giunta ha già a sua disposizione l'intera documentazione necessaria per un'analisi completa della domanda. Non sembrano esservi questioni aperte che possano far sorgere l'esigenza di acquisire ulteriore documentazione e la stessa audizione odierna ha sostanzialmente confermato gli elementi già presenti nella memoria difensiva prodotta. Ciò non toglie l'esigenza di approfondire nei tempi disponibili la notevole mole di documentazione afferente la questione e di svolgere un adeguato dibattito. A tal fine non si oppone ad una richiesta di breve proroga del termine, per soli sette giorni, al Presidente della Camera.

  Paola CARINELLI (M5S) giudica che la Giunta possa organizzare i propri lavori nel rispetto del termine regolamentare, senza necessità di richiedere una proroga. Preannuncia pertanto il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta del Presidente.

  Mariano RABINO (SCpI), relatore, pur condividendo l'esigenza prospettata dal Presidente di disporre di un tempo congruo per valutare la domanda in esame, ritiene tuttavia opportuno che la Giunta Pag. 11non escluda anche l'ipotesi di concludere l'esame della domanda nei trenta giorni previsti dal Regolamento, anche alla luce del fatto che, come osservato dall'onorevole Rossomando, non sono fin qui emersi nuovi elementi documentali da acquisire.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, alla luce degli orientamenti emersi dal dibattito, propone di formulare la richiesta di proroga fino all'11 luglio 2014 del termine di cui all'articolo 18, comma 1, del Regolamento alla Presidenza della Camera, con la precisazione che di tale proroga, richiesta in via precauzionale, la Giunta si avvarrà solo ove non si verifichino le condizioni per concludere l'esame entro il termine ordinario del prossimo 4 luglio.

  La Giunta, a maggioranza dei presenti, approva la proposta formulata dal Presidente.

  La seduta termina alle 15.15.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI