CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 febbraio 2014
177.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa
COMUNICATO
Pag. 239

  Martedì 11 febbraio 2014. – Presidenza del Presidente Ignazio LA RUSSA.

  La seduta comincia alle 8.40.

  Il Comitato inizia i propri lavori in seduta segreta, ai sensi dell'articolo 5 del regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa, indi, su proposta del Presidente delibera di proseguire in seduta pubblica, disponendo altresì l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

DENUNCE CONCERNENTI I REATI DI CUI ALL'ARTICOLO 90 COST.

Seguito dell'esame degli atti di denuncia trasmessi dal deputato D'Incà e dal senatore Santangelo.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, avverte che i senatori Carlo Giovanardi e Giacomo Caliendo, impossibilitati a prendere parte alla seduta odierna del Comitato, sono sostituiti, rispettivamente, dai senatori Luigi Compagna ed Andrea Mandelli, ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa.
  Fa presente che la odierna seduta è stata convocata sulla base di quanto convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, riunitosi nella serata di ieri, al termine delle votazioni presso l'Assemblea della Camera. La decisione è stata assunta d'intesa con il Presidente Stefano, sulla base della prevista organizzazione dei lavori presso le Assemblee di Camera e Senato, che non lasciava altri spazi adeguati ai lavori del Comitato.
  Nella citata riunione dell'Ufficio di Presidenza i rappresentanti dei gruppi, a larga maggioranza, si sono espressi nel senso di non adottare ulteriori strumenti di pubblicità dei lavori del Comitato (trasmissione satellitare e web-tv), rispetto ai quali egli non avrebbe personalmente avuto obiezioni.

  La deputata Anna ROSSOMANDO (PD) comunica che, come preannunziato nella seduta di ieri, ha predisposto uno schema di ordinanza di archiviazione delle denunzie presentate dal deputato D'Incà e dal senatore Santangelo. Tale schema di ordinanza, Pag. 240di cui dà lettura, è presentato a nome dei Gruppi del Partito Democratico, Nuovo Centrodestra, Sinistra ecologia libertà, Scelta civica per l'Italia, Per l'Italia, Per le Autonomie (SVP-UV-PATT-UPT)-PSI-MAIE e Misto-PSI-PLI (vedi allegato).

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, preso atto della presentazione di uno schema di ordinanza di archiviazione delle denunzie presentate, avverte che si passerà adesso alle dichiarazioni di voto su tale documento. Informa che, secondo quanto concordato ieri, avrà la parola un rappresentante per ciascun Gruppo per dieci minuti, nonché gli ulteriori componenti del Comitato che ne faranno richiesta per non più di cinque minuti ciascuno.

  Il senatore Mario Michele GIARRUSSO (M5S) formula la richiesta, a nome del suo Gruppo, di svolgere un supplemento di istruttoria con riferimento sia ai fatti che sono stati oggetto di discussione in relazione alle denunzie presentate, sia agli ulteriori elementi emersi nel corso della giornata di ieri.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, fa presente che il Comitato è chiamato a deliberare in primo luogo sulla proposta di archiviazione formulata, a nome di diversi Gruppi, dall'onorevole Rossomando. Qualora il Comitato respingesse tale proposta, si determinerebbe come conseguenza l'apertura di un'indagine nell'ambito della quale il Comitato potrebbe determinare ogni ulteriore attività, in conformità a quanto auspicato dal collega Giarrusso.

  Il deputato Marco DI LELLO (Misto-PSI-PLI) osserva che il dibattito svolto non ha aggiunto elementi di sostanziale novità rispetto alla tesi accusatoria iniziale, che reca addebiti non circostanziati.
  A suo giudizio, anche la documentazione integrativa depositata dal MoVimento 5 Stelle nella seduta di ieri risulta carente in quanto indica una serie di fatti senza che vengano individuate violazioni della Costituzione.
  Rileva che molte delle contestazioni mosse dall'atto di accusa rientrano nell'attività tipica del Presidente della Repubblica codificata dall'articolo 87 della Costituzione. Ritiene pertanto meritevole di una riflessione il fatto che dall'esercizio di tali funzioni, non solo previste ma in qualche modo imposte dalla Costituzione, possa nascere dolosamente un atto di accusa nei confronti del Capo dello Stato.
  Evidenzia come la rinnovata sintonia tra i rappresentanti del Movimento 5 Stelle e i rappresentanti del gruppo Forza Italia nel richiedere un supplemento di istruttoria da parte del Comitato denoti una straordinaria contraddizione. Infatti, da un lato, il MoVimento 5 Stelle rimprovera al Presidente Napolitano un eccesso di benevolenza nei confronti di Berlusconi, avendo consentito la promulgazione del Lodo Alfano e di altre leggi ad personam, dall'altro, il Gruppo Forza Italia evoca l'orchestrazione di un complotto, da parte dello stesso Presidente Napolitano, che sarebbe in questo caso in danno sempre nei confronti di Berlusconi.
  Ritiene che la palese contraddizione tra le due argomentazioni sia sintomatica della inconsistenza delle accuse mosse al Capo dello Stato e, paradossalmente, avvalori la correttezza e l'equilibrio del Presidente Napolitano.
  In relazione a quanto richiesto dalla collega del Movimento 5 Stelle, che nel corso della discussione di ieri aveva auspicato la possibilità di disporre di tempi ampi per il dibattito, ritiene che essi siano stati assicurati dalla presidenza, cui rivolge un ringraziamento per l'equilibrio dimostrato nella conduzione dei lavori. Tuttavia ricorda che il Comitato, essendo dinnanzi ad un attentato alla credibilità del Presidente della Repubblica, deve concludere tempestivamente i propri lavori, anche al fine di evitare che le questioni oggetto di dibattito, che nascono da accuse non fondate, trovino indebito spazio nella stampa e nei media.
  Ritiene, pertanto, che sia compito del Comitato concludere al più presto il dibattito Pag. 241ed evitare di mettere in discussione i valori costituzionali e la credibilità del Capo dello Stato, che rappresenta l'unità della Repubblica.
  Conclude esprimendo il voto favorevole sull'ordinanza di archiviazione, avanzata dall'onorevole Rossomando anche a nome della sua forza politica.

  Il senatore Enrico BUEMI (Aut (SVP, UP, PATT, UPT)-PSI-MAIE), nell'associarsi alle considerazioni espresse dall'onorevole Di Lello, intervenendo anche in rappresentanza del Gruppo delle Autonomie, annuncia il proprio voto favorevole sullo schema di ordinanza di archiviazione, ribadendo l'esigenza che i lavori del Comitato si concludano il più rapidamente possibile, fugando ogni intento dilatorio nell’iter. Infatti, approvando lo schema di archiviazione si fornisce una risposta certa al Paese, reputando insussistenti gli argomenti impiegati da coloro che hanno promosso la denuncia, argomenti che, a suo avviso, servono soltanto a delegittimare la figura del Presidente della Repubblica. Inoltre, la decisione di archiviare le denunce presentate assume una valenza ulteriore legata alla chiusura di una polemica anche di tipo giornalistico, diretta a minare la credibilità del Capo dello Stato in una fase assai delicata per il Paese.
  Come già ha avuto modo di ricordare durante la discussione generale, occorre in primo luogo tutelare gli interessi nazionali ed il bene rappresentato dall'unità del Paese che si riconosce intorno alla figura istituzionale del Capo dello Stato, figura che non può essere messa in discussione per effetto di argomenti del tutto pretestuosi e privi di ogni rilievo giuridico.

  Il deputato Domenico ROSSI (PI), associandosi ai ringraziamenti al presidente per le modalità con cui ha condotto i lavori del Comitato, consentendo a ciascun gruppo di esprimere in maniera compiuta ed esaustiva le proprie considerazioni, ribadisce quanto da lui affermato nella seduta di ieri circa l'infondatezza delle accuse mosse al Capo dello Stato.
  Un accurato approfondimento delle singole argomentazioni addotte dai colleghi del MoVimento 5 Stelle a sostegno della loro denuncia, ha rafforzato il suo convincimento che si tratti di valutazioni di carattere esclusivamente politico, come tali inidonee a fondare un procedimento di accusa nei confronti del Presidente della Repubblica per un reato così grave come quello di attentato alla Costituzione.
  Si sofferma, in particolare, su due accuse contenute nel documento integrativo prodotto dal senatore Crimi nella seduta di ieri, che ritiene paradossali e che, pertanto, a suo avviso, mettono in evidenza la carenza di prove degli addebiti mossi al Capo dello Stato. In primo luogo, con riferimento alla rielezione del Presidente Napolitano, osserva che, se si ipotizzasse la messa in stato di accusa del Capo dello Stato, il Parlamento in seduta comune si troverebbe nella situazione paradossale di valutare l'incriminazione del Presidente della Repubblica per una determinazione assunta dallo stesso Parlamento in seduta comune nella piena libertà e coscienza di tutti i suoi membri, non potendosi ravvisare in essa alcun profilo di responsabilità del Presidente Napolitano.
  In secondo luogo, con riferimento alla riunione del Consiglio supremo di difesa del 3 luglio 2013, alla quale avrebbe fatto seguito un comunicato del Quirinale che dimostrerebbe «la tensione presidenzialistica e la spiccata insofferenza che il Capo dello Stato nutre nei confronti degli istituti di democrazia rappresentativa» rileva che vi è una inesattezza. Ciò che è apparso sul sito del Quirinale non è infatti un comunicato della Presidenza della Repubblica, bensì una nota del Consiglio supremo di difesa che, come noto, è un organo di natura collegiale presieduto dal Presidente della Repubblica, e a tale organo collegiale va riferita, dunque, la nota di cui si parla.
  Infine, traendo spunto dalla notizia di cronaca della decisione assunta dalle autorità indiane di applicare la Sua Act nei confronti dei marò, ossia la legge antipirateria Pag. 242che fa ricadere sull'imputato l'onere di dimostrare la propria innocenza, osserva che, in ultima analisi, il MoVimento 5 Stelle sembra aver inteso applicare lo stesso trattamento al Presidente Napolitano.
  Per le ragioni illustrate preannuncia, pertanto, il proprio voto a favore della proposta di archiviazione, che è stata presentata anche a nome del suo gruppo.

  Il senatore Benedetto DELLA VEDOVA (SCpI) ricorda preliminarmente che il Comitato dovrebbe in teoria valutare i presupposti che, secondo le prospettazioni dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, imporrebbero la messa in stato di accusa del Capo dello Stato per attentato alla Costituzione e in particolare per avere compiuto atti idonei ad impedire e a turbare l'attività degli organi costituzionali. I predetti parlamentari hanno scelto di fare un uso distorto dell'istituto giuridico contemplato evidentemente all'articolo 90 della Costituzione, prefigurando la messa in stato d'accusa del Capo dello Stato al solo fine di utilizzare tale disposizione strumentalmente per l'effettuazione di una lotta politica e per «fare opposizione», non solo rispetto all'Esecutivo e alla maggioranza di Governo, ma anche rispetto alle istituzioni nel loro complesso. Un istituto di garanzia dell'ordinamento è in tal modo diventato un mezzo al servizio di un fine del tutto diverso dalla salvaguardia degli equilibri costituzionali.
  I Costituenti non hanno immaginato un filtro giurisdizionale per i procedimenti d'accusa del Capo dello Stato, ma hanno affidato alle Camere l'esercizio di questo potere e alla Corte costituzionale in composizione allargata come previsto dall'articolo 135 della Costituzione, la responsabilità del giudizio. Tale quadro presuppone che le forze politiche non usino arbitrariamente tale istituto, ma al contrario siano sensibili a un dovere rafforzato di auto-disciplina rispetto al suo utilizzo. Se la messa in stato d'accusa diventa un modo come un altro per colpire un Capo dello Stato sgradito o eletto da una maggioranza parlamentare diversa da quella rappresentata dagli «accusatori», a quel punto il sistema degli equilibri e delle garanzie costituzionali verrebbe totalmente sovvertito.
  L'iniziativa del Movimento 5 Stelle si muove purtroppo in questa direzione e poco rileva, da questo punto di vista, che i parlamentari di tale Gruppo – che hanno depositato la denuncia – non abbiano la consistenza numerica per portare a conclusione i propri intendimenti. Il tentativo, effettuato nella presente situazione da una minoranza parlamentare, potrebbe in futuro essere posto in essere da forze politiche di maggioranza, con conseguenze devastanti.
  La tesi accusatoria non è corroborata nemmeno dal precedente della denuncia in passato rivolta nei confronti del presidente Cossiga, atteso che in tale circostanza tale denuncia riguardava le presunte responsabilità del Capo dello Stato nell'organizzazione segreta «Gladio», per cui lo stesso Cossiga, nel rivendicare il suo ruolo, ma anche la lealtà costituzionale della sua azione di governo, inviò una provocatoria auto-denuncia alla Procura di Roma.
  Nel caso di specie, invece, si riscontra una paradossale imputazione politica di atti compiuti dal Capo dello Stato secondo la più pacifica legalità costituzionale e in un caso – ossia in quello relativo alla rielezione – di atti compiuti dallo stesso Parlamento che dovrebbe per questo accusare e chiedere la condanna del Capo dello Stato.
  Il presidente Napolitano, a fronte di una situazione eccezionale nella quale si trovava il Paese, atta a porre a rischio la tenuta economica e sociale dello stesso, ha operato senza travalicare in alcun modo il perimetro delle proprie prerogative.
  La tesi accusatoria da un lato è volta a prospettare un supposto intervento del presidente Napolitano finalizzato a favorire l'ulteriore permanenza in carica del Governo Berlusconi, attraverso il differimento del voto sulla mozione di sfiducia, circostanza che può smentire, per esperienza diretta di quelle vicende, dall'altro, in modo contraddittorio, tende a sottolineare Pag. 243un intervento rivolto dallo stesso Presidente contro il predetto Governo.
  Per tutte le argomentazioni sin qui esposte, dichiara anche a nome del proprio Gruppo parlamentare, di condividere lo schema di archiviazione prospettato dall'onorevole Rossomando.

  Il deputato Daniele FARINA (SEL) osserva che i fatti esposti nelle denunzie presentate dal deputato D'Incà e dal senatore Santangelo non possono in alcun modo configurare le ipotesi di alto tradimento e di attentato alla Costituzione da parte del Presidente della Repubblica. Anche i fatti esposti nella memoria integrativa presentata ieri hanno aggiunto ben pochi elementi di novità al riguardo.
  Neppure le notizie giornalistiche emerse nella giornata di ieri – in proposito sarebbe interessante una riflessione circa la tempistica di certi avvenimenti – non hanno introdotto elementi di significativa rilevanza nel dibattito.
  Come accennato nel suo intervento di ieri, nella memoria integrativa è contenuto anche qualche spunto interessante: in particolare si riferisce alla questione dell'intervento in Libia e del rapporto di questo avvenimento con l'articolo 11 della Costituzione. Tuttavia sarebbe assolutamente ingeneroso fare carico specificamente al Presidente della Repubblica in carica di un episodio che si inserisce in una tendenza sviluppatasi in un arco temporale più lungo di discutibile rilettura di quella disposizione, che risale ben più indietro rispetto alla attuale presidenza.
  Preannunzia pertanto il voto favorevole sullo schema di ordinanza presentato dalla collega Rossomando, anche a nome del suo gruppo.

  Il deputato Antonio LEONE (NCD) ritiene opportuno sottolineare come dagli interventi dei colleghi emerga l'incoerenza e le contraddizioni delle accuse rivolte al Capo dello Stato. Infatti, il Presidente Napolitano da alcuni viene accusato adducendo determinate motivazioni, mentre da altri viene accusato sulla base di motivazioni opposte alle precedenti.
  Questa contraddizione, a suo giudizio, è indicativa del fatto che si tratta di addebiti di natura prettamente politica.
  Ricorda, inoltre, che nella seduta svoltasi ieri ha tentato di ricondurre il dibattito nell'ambito, doveroso, della prospettiva squisitamente giuridica, in quanto ritiene che il Comitato debba valutare solo gli aspetti concernenti la rilevanza penale degli addebiti, al di là della disquisizione dottrinaria sulla derivazione penalistica o meno delle fattispecie oggetto di imputazione.
  Osserva, a tale proposito, come il Comitato nelle precedenti legislature ha sempre ancorato il proprio operato ad una valutazione di natura penale del comportamento del Capo dello Stato. Ritiene quindi che il compito di quest'organo sia quello di verificare se i comportamenti del Presidente della Repubblica rientrino o meno nell'ambito della fattispecie penale dei reati a lui ascrivibili, e di accertare se le accuse mosse concernono l'attribuzione di colpe di natura oggettiva o di colpe di natura soggettiva.
  Al di là di una legittima critica di natura politica nei confronti dei comportamenti del Presidente della Repubblica, osserva che se i comportamenti denunciati non hanno – come è suo convincimento – travalicato i limiti delle funzioni del Presidente della Repubblica nel quadro della ripartizione dei poteri prevista dalla Carta costituzionale, le accuse mosse dal MoVimento 5 Stelle non hanno alcuna ragione d'essere.
  Ribadisce, quindi, che – da un punto di vista soggettivo – non è rinvenibile un dolo specifico nel comportamento del Presidente della Repubblica, e allo stesso modo sul piano oggettivo non è ravvisabile il compimento di alcun reato.
  Pur senza stigmatizzare l'iniziativa del MoVimento 5 Stelle, ribadisce che le accuse nei confronti del Presidente della Repubblica – a suo giudizio aventi natura politica – sono prive di fondamento giuridico e non hanno nulla a che vedere con quanto previsto dalla Costituzione in materia di responsabilità Presidenziale.Pag. 244
  Condivide, quindi, l'ordinanza di archiviazione per manifesta infondatezza, presentata anche a nome del suo gruppo.

  Il senatore Luigi COMPAGNA (NCD), nel ricordare come la stessa Costituzione contempli differenti moduli di politica costituzionale inerenti il ruolo del Capo dello Stato e che, sia in sede politica che storiografica, tale ruolo è stato oggetto di diverse interpretazioni, fa rinvio alla propria esperienza di parlamentare che, già in occasione dei primi anni Novanta, come membro del Comitato parlamentare, fu chiamato a valutare le denunce presentate contro l'allora Presidente della Repubblica Cossiga. In quella circostanza storica, impiegò le stesse argomentazioni poc'anzi sviluppate dall'onorevole Leone per sostenere l'esigenza di una archiviazione per manifesta infondatezza delle denunce presentate.
  Nello svolgere alcune considerazioni critiche in merito alle personalità politiche ed economiche chiamate in causa da recenti articoli di stampa relativi alla formazione del Governo presieduto dal professor Monti a partire dall'autunno del 2011, sottolinea che la propria formazione liberale lo induce a difendere sempre la libertà di interpretazione e di espressione di ciascuno; tuttavia, a suo parere, è improprio trasformare valutazioni di ordine esclusivamente politico circa l'operato del Presidente della Repubblica in accuse vere e proprie da sottoporre al Comitato parlamentare.
  In conclusione, reputa che il comportamento tenuto dal Presidente della Repubblica non sia passibile di interpretazioni politiche, stante l'impossibilità di configurare i reati previsti dall'articolo 90 della Costituzione per i quali sarebbe stato necessario esibire ben altre prove rispetto a quelle contenute nelle denunce presentate dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle.

  Il deputato Gianfranco CHIARELLI (FI-PdL) fa presente che il suo Gruppo ritiene che sia stata adottata in questi giorni una procedura non usuale. In particolare, nella seduta e nella riunione dell'Ufficio di Presidenza svoltesi ieri, aveva chiesto che fossero acquisiti agli atti del Comitato documenti ritenuti necessari per consentire una valutazione a trecentosessanta gradi dei fatti oggetto di esame. La decisione di non accedere a tale richiesta e di svolgere un esame affrettato suscita notevoli perplessità, anche in relazione alla tempistica adottata in precedenti analoghe occasioni. Vi è stata, infatti, una inopportuna accelerazione rispetto all'esigenza di adeguata valutazione di denunzie che avrebbero meritato un maggiore approfondimento. Tutto questo attiene in effetti alla conduzione dei lavori del Comitato. Una scelta più meditata avrebbe consentito di lasciare agli atti dei lavori del Comitato una documentazione ancora più significativa.
  Nel merito, la sua parte politica prende le distanze dalle accuse mosse al Capo dello Stato nelle due denunzie di alto tradimento e di attentato alla Costituzione, non sussistendo nei fatti addebitati i necessari presupposti per proseguire nella procedura di messa in stato di accusa.
  In effetti, per nessuno dei sei punti nei quali si articolavano le denunzie sussiste una qualche fondatezza. Non può certamente essere considerato attentato alla Costituzione l'esercizio del potere di grazia, intimamente connesso alla funzione presidenziale; né, a maggior ragione, può essere addebitato alcunché al Presidente della Repubblica per la sua rielezione.
  Quanto al rapporto con la magistratura ed alla presunta trattativa Stato-mafia, ricorda che Forza Italia ha sovente richiamato l'attenzione – censurando l'opposta tendenza dei partiti di sinistra – sulla necessità di intervenire e di risolvere con atti normativi i problemi connessi all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche. L'occasione odierna costituisce un momento significativo per evidenziare quanto sia rilevante questa materia, e non solo perché nel caso di specie la questione investe il Presidente della Repubblica.Pag. 245
  Sulla base delle motivazioni esposte annunzia che i rappresentati del Gruppo di Forza Italia – Il Popolo della libertà – Berlusconi Presidente non parteciperanno alla votazione.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, evidenzia al collega Chiarelli che alcune delle sue argomentazioni si devono confrontare con le procedure che regolano i lavori del Comitato. Infatti, mentre sarebbe stato possibile per il suo Gruppo produrre documenti chiedendone l'acquisizione agli atti, il Comitato non può disporre la raccolta di documentazione aggiuntiva prima di una formale delibera di apertura di un'indagine.

  Il senatore Mario Michele GIARRUSSO (M5S) preannuncia, a nome del suo gruppo, il voto contrario in ordine allo schema di ordinanza di archiviazione prospettato dalla onorevole Rossomando, evidenziando che la fattispecie contemplata dall'articolo 90 della Costituzione non può essere inquadrata in una prospettiva meramente penalistica, atteso che la stessa si configura invece come una fattispecie di matrice politica. In particolare l'attentato alla Costituzione si connota come il tentativo da parte del Presidente della Repubblica di instaurare un potere personale orientato in contrasto con i principi e le disposizioni della Costituzione stessa.
  Nel caso di specie, la tesi accusatoria è finalizzata a dimostrare l'esercizio da parte del presidente Napolitano del predetto potere personale, al di fuori dei limiti previsti dalla Costituzione, essendo del tutto irrilevante la circostanza che tale potere sia stato esercitato a vantaggio o a svantaggio del Presidente del Consiglio all'epoca in carica, Silvio Berlusconi. Nonostante che il candidato premier del Partito Democratico in tale circostanza fosse l'onorevole Bersani, il presidente Napolitano si attivò indebitamente per individuare prima il professor Monti quale premier – approfittando della crisi personale in cui versava Berlusconi – e, successivamente, l'onorevole Letta. Con riferimento al Governo Monti, sottolinea che tale manovra fu posta in essere in un contesto in cui tutta l'attenzione era concentrata su un parametro, ossia il livello dello spread, del tutto fuorviante e inconsistente, non idoneo a costituire un indicatore oggettivamente attendibile della condizione economica di un Paese.
  Per quel che concerne la trattativa Stato-mafia il senatore Giarrusso richiama «indicibili accordi» citati dal consigliere D'Ambrosio, come pure le conversazioni tra l'onorevole Mancino e il presidente Napolitano, evidenziando che anche con riferimento a tale questione emerge l'esercizio da parte del presidente Napolitano di un potere personale atto a travalicare i limiti imposti dall'ordinamento costituzionale vigente.
  In conclusione, nel ribadire il proprio voto contrario rispetto allo schema di ordinanza di archiviazione, ribadisce la proposta del MoVimento 5 Stelle di attivare un'indagine formale volta ad accertare le responsabilità del presidente Napolitano.

  La deputata Anna ROSSOMANDO (PD) fa presente che nell'intervento svolto ieri ha chiarito i motivi per i quali le denunzie presentate dai componenti del MoVimento 5 Stelle sono assolutamente infondate, tanto da un punto di vista giuridico quanto sul piano politico e su quello istituzionale.
  Appare evidente, anche alla luce dei loro interventi in discussione generale, che da parte di chi ha presentato quelle denunzie non vi è consapevolezza né della sede in cui si sta operando, né del significato di quanto è effettivamente in discussione.
  Ritiene, infatti, che l'uso palesemente strumentale di una procedura parlamentare di particolare delicatezza dimostri – oltre alla confusione tra le valutazioni di ordine politico e quelle di ordine giuridico – l'evidente debolezza di quella parte politica. È chiara la volontà di iniziare una campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo incentrata sulla denuncia di una sorta di complotto internazionale contro gli interessi nazionali, che Pag. 246costituisce peraltro un tentativo un po’ maldestro di ricalcare precedenti poco illustri.
  Dall'altro lato, testimonia l'isolamento politico del movimento di Grillo divenuto inesorabile nel momento in cui si è sottratto al confronto sulle riforme istituzionali, isolamento che ha prodotto un distacco anche dagli elettori che pure gli avevano concesso fiducia. Da qui discende una strategia volta ad alzare il livello dello scontro istituzionale, che ha visto dapprima l'occupazione delle aule parlamentari e, in questo caso, persino l'attacco al Presidente della Repubblica.

  La deputata Giulia GRILLO (M5S), interrompendo, invita la collega ad attenersi all'oggetto della discussione, astenendosi dal pronunciare critiche sulle scelte politiche di altri gruppi.

  La deputata Anna ROSSOMANDO (PD), precisando di essersi attenuta strettamente all'oggetto del dibattito, ricorda che nella scorsa seduta il deputato Giulia Grillo aveva sollevato polemicamente un interrogativo in ordine a quale fosse la volontà del Partito Democratico. Ebbene, ribadisce che il suo partito intende difendere l'istituzione della Presidenza della Repubblica, e colui che ne ricopre la carica, da una denuncia che si pone al di fuori della correttezza istituzionale e della dialettica parlamentare.
  Reputa, infine, quanto meno singolare che si siano assunte a pretesto di ulteriori polemiche le anticipazioni di un libro pubblicate su un quotidiano nella giornata di ieri. Se può comprendersi la risonanza giornalistica di alcune vicende, che pure – da tempo – erano assurte agli onori della cronaca, non può assolutamente essere perdonato alle forze politiche di fare un uso strumentale di fatti dai quali non può desumersi alcun elemento di contestazione circa il comportamento del Capo dello Stato.
  Intende, dunque, reagire ad ogni tentativo, che giudica estremamente grave, di delegittimare le istituzioni e di minare l'equilibrio tra i poteri dello Stato, principio fondamentale di ogni sistema democratico.
  Per tali ragioni, integrando le valutazioni di ordine giuridico-costituzionale espresse nell'intervento svolto nella scorsa seduta, invita i colleghi ad approvare lo schema di ordinanza di archiviazione della notizia di reato per manifesta infondatezza da lei precedentemente presentato.

  Il senatore Maurizio BUCCARELLA (M5S) esprime il proprio disappunto per il fatto che i lavori dell'odierna seduta del Comitato non siano stati trasmessi in diretta televisiva, dal momento che tale modalità di pubblicità avrebbe permesso di far comprendere all'opinione pubblica l'effettivo spirito dell'iniziativa promossa dalla propria parte politica, iniziativa diretta in primo luogo proprio alla difesa delle istituzioni repubblicane, a partire dalla figura del Presidente della Repubblica.
  In tal senso, respinge le argomentazioni sostenute dalla onorevole Rossomando che ha dipinto come demolitoria l'iniziativa assunta dal MoVimento 5 Stelle; in particolare, ricorda che, come si evince dalla rassegna stampa, solo a partire dal 13 luglio 2011 – quindi in un tempo successivo a quello emerso dalle notizie giornalistiche di ieri – sono rintracciabili articoli di stampa e retroscena giornalistici che fanno riferimento alla possibilità di un Esecutivo di natura tecnica presieduto dal professor Monti.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, non essendovi altri iscritti a parlare, comunica che sarà posto in votazione prioritariamente lo schema di ordinanza di archiviazione della notizia di reato per manifesta infondatezza, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, secondo periodo, della legge n. 219 del 1989, illustrato dall'onorevole Rossomando.
  Avverte che la sua eventuale reiezione comporterà automaticamente la deliberazione di apertura delle indagini. Viceversa, ove approvata, l'archiviazione disposta dal Pag. 247Comitato sarà comunicata ai Presidenti di Camera e Senato e da questi annunziata – ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge n. 219 del 1989 – alle rispettive Assemblee.
  Ricorda, altresì, che entro dieci giorni dall'annuncio, un quarto dei membri del Parlamento in seduta comune possono chiedere che il Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa presenti comunque una relazione al plenum delle Camere riunite entro un mese. Altrimenti, decorso il termine, l'archiviazione diventa definitiva. Dell'intervenuta definitività è dato annuncio alle Assemblee, ai sensi dell'articolo 11, comma 4, del regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa.

  La deputata Dalila NESCI (M5S) chiede ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento della Camera di procedere allo scrutinio mediante votazione nominale.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, con riferimento alla richiesta di votazione nominale, evidenzia che il Regolamento parlamentare sui procedimenti d'accusa non reca alcuna disposizione in merito alle modalità di scrutinio. Pertanto ai sensi del rinvio operato dall'articolo 14 del medesimo Regolamento, occorre riferirsi alla normativa vigente presso la Camera dei deputati. Essa non prevede la votazione nominale per le deliberazioni assunte dalle Commissioni in sede referente, mentre la ammette in altre sedi quali, ad esempio, quella legislativa ovvero le deliberazioni di pareri su atti del Governo, oltre che ovviamente per le votazioni che si svolgono in Assemblea.
  Ciò posto, le funzioni che il Comitato è chiamato ad esercitare appaiono solo parzialmente assimilabili a quelle svolte dalle Commissioni in sede referente: infatti, se è vero che il Comitato svolge un'attività istruttoria nei confronti del Parlamento in seduta comune, è altrettanto vero che, in relazione ad una deliberazione di archiviazione, come nel caso di specie, questa ha effetti potenzialmente definitivi sullo svolgimento della procedura parlamentare.
  Quindi, pur in assenza di precedenti, ritiene di poter dar seguito alla richiesta di votazione nominale, reputandola coerente con le peculiari funzioni del Comitato, che del resto hanno finora indotto la presidenza a scelte di carattere procedurale volte il più possibile a soddisfare esigenze di massima trasparenza e chiarezza del dibattito.
  Preannuncia, al riguardo, che ha condiviso con il collega Stefano, presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato, la decisione di non partecipare al voto, in coerenza con il ruolo della presidenza d'Assemblea nelle votazioni.
  Indìce, pertanto, la votazione nominale sullo schema di ordinanza di archiviazione presentato dalla deputata Rossomando.

  (Segue la votazione).

  Proclama il risultato della votazione:
    Hanno votato  28    
    Hanno votato no   8    

  Il Comitato delibera l'archiviazione per manifesta infondatezza ai sensi dell'articolo 8, comma 2, secondo periodo, della legge n. 219 del 1989, degli atti di denuncia presentati dall'onorevole D'Incà e dal senatore Santangelo.

  Hanno votato sì: Amoddio, Augello, Bragantini, Buemi, Casson, Compagna, Cucca, De Monte, Della Vedova, Di Lello, Ermini, Daniele Farina, Filippin, Giulietti, Impegno, Leone, Leva, Lo Moro, Marchi, Moscardelli, Pagliari, Pezzopane, Rossi, Rossomando, Stefani, Vazio, Verini, Zoggia.

  Hanno votato no: Buccarella, Carinelli, Crimi, Fucksia, Giarrusso, Grillo, Nesci, Tacconi.

  Ignazio LA RUSSA, Presidente, desidera conclusivamente ringraziare i colleghi per l'impegno profuso in un dibattito che si è Pag. 248sviluppato in modo sempre proficuo ed ampio.
  La seduta termina alle 10.15.

ERRATA CORRIGE
  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 5 febbraio 2014, alla pagina 307, nel SOMMARIO, terzo rigo, sostituire la parola «D'Angelo» con la seguente: «Santangelo».
  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 10 febbraio 2014, alla pagina 13, nel SOMMARIO, terzo rigo, sostituire la parola «D'Angelo» con la seguente: «Santangelo».

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