CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 25 giugno 2013
44.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 25 giugno 2013. — Presidenza del presidente Elio VITO. — Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Roberta Pinotti.

  La seduta comincia alle 14.

Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 e relativi allegati.
COM (2012)629 final.

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2013-30 giugno 2014.
17426/12.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013.
Doc. LXXXVII-bis, n. 1.

(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame degli atti in titolo.

  Carlo GALLI (PD), relatore, osserva che la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2013 – ritrasmessa alla Camera lo scorso 5 giugno – è stata presentata ai sensi della legge n. 234 del 2012, che ha, tra l'altro, ridisegnato il coinvolgimento del Parlamento nel processo decisionale europeo, rafforzando anche la partecipazione delle regioni, delle autonomie locali, delle parti sociali e delle categorie produttive.
  Quanto agli altri due documenti in esame, essi sono esaminati congiuntamente alla Relazione in ossequio al parere della Giunta per il regolamento del 14 luglio 2010.
  In merito alla richiamata nuova disciplina, è opportuno segnalare che essa ha fissato al 31 dicembre di ogni anno il termine per la presentazione da parte del Governo di una relazione programmatica Pag. 33per l'anno successivo che indichi orientamenti e priorità con riferimento agli sviluppi del processo di integrazione europea, ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell'Unione europea, tenendo conto delle indicazioni contenute negli strumenti di programmazione legislativa e politica delle istituzioni dell'UE.
  Fa, quindi, presente che il ritardo maturato nella presentazione della Relazione in esame è da imputare, come riferito dal sottosegretario Alfano presso l'omologa Commissione del Senato, al recente passaggio di legislatura che ha, tra l'altro, comportato la stesura di un documento a carattere essenzialmente informativo e di orientamento. Come recita, infatti, la premessa che reca la firma dell'allora Ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, «il documento si astiene dall'assumere impegni come soltanto un Governo e un Parlamento nel pieno esercizio delle funzioni potrebbero fare» pur non rappresentando un adempimento formale ed essendo da leggere in un'ottica di miglioramento della qualità della partecipazione italiana all'UE.
  A tal proposito, pur comprendendo le ragioni di natura istituzionale che hanno allora suggerito tali cautele, evidenzia che la partecipazione dell'Italia all'Unione europea costituisce da decenni una direttrice fondamentale della politica interna ed estera del nostro Paese, che non conosce e non può conoscere attenuazioni né soluzioni di continuità, soprattutto alla luce della fase di delicatezza congiunturale ed istituzionale che il nostro Paese, fondatore dell'Unione europea, sta attraversando.
  Tali considerazioni valgono soprattutto nella prospettiva del rinnovo del Parlamento europeo, programmato per la tarda primavera del 2014; del semestre italiano di presidenza di turno, fissato per la seconda metà dello stesso anno; e, soprattutto, per quanto concerne le competenze di questa Commissione, in vista della riunione del Consiglio europeo del prossimo mese di dicembre, interamente incentrato sui temi della difesa.
  Su quest'ultimo appuntamento ricorda che fu il Consiglio europeo del 2012 ad indicare la necessità di rafforzare la collaborazione europea nella politica di sicurezza e di difesa comune, sollecitando gli Stati membri a fornire capacità adeguate alle future sfide, sia nel settore civile sia in quello della difesa. Tale collaborazione si rende necessaria per la situazione di ristrettezza finanziaria determinata dall'attuale crisi economica, nonché per i potenziali benefici in termini di occupazione, crescita, innovazione e competitività industriale.
  Sottolinea, dunque, che il Consiglio europeo del prossimo dicembre dovrà valutare i progressi compiuti e definire gli orientamenti, stabilendo priorità e termini e lavorando sulla base di proposte che l'Alto Rappresentante e la Commissione dovranno elaborare entro settembre.
  Ciò premesso, come anche taluni atti di indirizzo adottati nella precedente legislatura hanno stigmatizzato, il ritardo del Governo nella presentazione di questi documenti programmatici si traduce inevitabilmente nella parziale inutilità del relativo esame per l'anno in corso ed è pertanto da auspicare che tale prassi non debba perpetuarsi anche in questa legislatura.
  Passando all'analisi dei contenuti della Relazione programmatica, segnala il Capitolo II, Sezione II, dedicato all'illustrazione degli orientamenti e delle priorità in tema di politica estera e di sicurezza comune (PESC).
  Osserva che, sul piano generale, le iniziative europee muoveranno nella direzione di un rafforzamento del ruolo di coordinamento che il Trattato di Lisbona affida all'Alto rappresentante, nonché dell'ottimizzazione dell'impiego dei diversi strumenti PESC a disposizione, tra cui figurano le capacità civili e militari per la gestione delle crisi, attraverso un approccio sistemico e nell'obiettivo di una progressiva elaborazione di un'autentica politica estera comune, anche in attuazione della fondamentale risoluzione ONU del 3 maggio 2011 – adottata con il forte sostegno e contributo italiano – sullo status Pag. 34rafforzato dell'Unione europea in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
  Come già nel 2012, la priorità strategica è riconosciuta al quadrante mediterraneo e mediorientale, tenuto conto delle sfide alla sicurezza europea provenienti da tali aree e dell'opportunità di ricorrere a nuovi strumenti PSDC per farvi fronte, quale una missione nel settore del controllo delle frontiere in Libia.
  La Relazione menziona, inoltre, l'area balcanica, interessata da un processo di integrazione europea in funzione di stabilizzazione e sviluppo, e richiama la gestione delle crisi regionali, anche attraverso le missioni e le operazioni di politica di sicurezza e di difesa comune, con particolare attenzione al Corno d'Africa e al Sahel, che rappresenterebbero esempi di successo dell'approccio civile/militare dell'UE.
  Evidenzia, inoltre, che nel quadro della disamina delle collaborazioni con i Paesi terzi e degli accordi internazionali, la Relazione non trascura di definire essenziale il ruolo delle relazioni transatlantiche, anche in un'ottica di ulteriore integrazione del mercato euro-atlantico a fronte delle sfide globali.
  Quanto alla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) essa è definita parte essenziale della dimensione esterna dell'Unione europea, in linea con quanto, peraltro, affermato dal Ministro Mauro nella sua audizione sulle linee programmatiche, che ha anche sottolineato come la dimensione politica del progetto europeo passi attraverso lo sviluppo di una politica estera e di difesa, quest'ultima dotata di maggiori capacità operative.
  Anche nella prospettiva dell'appuntamento di dicembre, la Relazione enfatizza la necessità di insistere sul cosiddetto «approccio globale» dell'UE (comprehensive approach), consistente nell'uso coordinato di tutti gli strumenti a disposizione, dalle risorse militari alla cooperazione, allo sviluppo ed al rafforzamento delle competenze. La Relazione segnala, altresì, problematiche carenze delle capacità militari europee, superabili con programmi e metodi nuovi che vanno dalla cooperazione industriale alle fonti alternative di finanziamento, al mercato unico della difesa, nell'ottica di dare concretezza al diffuso auspicio di «più Europa» nel settore della difesa.
  Sottolinea, poi, che il documento dettaglia i contenuti dell'approccio globale, prevedendo una strategia articolata su cinque pilastri essenziali: l'impegno politico europeo in campo internazionale; la multidimensionalità degli strumenti civili e militari nelle strategie di intervento; le capacità militari di intervento (capability) adeguate anche in una fase di austerità di bilancio; la non duplicazione con gli strumenti NATO; la cooperazione con nuovi partner, anche geograficamente distanti, coesi su un modello «condiviso» di sicurezza internazionale. In particolare, si evidenzia che l'austerità finanziaria e il riorientamento degli interessi geostrategici degli Stati Uniti verso l'Asia e l'area del Pacifico richiedono che l'Europa assuma collettivamente maggiori responsabilità in seno a una rinnovata comunità di sicurezza transatlantica.
  Quanto al tema degli investimenti per la difesa in funzione di stimolo alla crescita economica, segnala che i finanziamenti previsti per il settennio 2014-20 dal Programma quadro della Commissione «Orizzonte 2020» – quantificati in 80 miliardi di euro, da confermare in sede di accordo finale sul quadro finanziario pluriennale – offrono all'industria europea consistenti opportunità di crescita nel quadro di aree di sviluppo della ricerca nel campo della sicurezza, essenzialmente dei prodotti a duplice uso (dual-use) che risultano di grande interesse nei settori della ricerca e tecnologia e delle capacità. Coerentemente, l'Agenzia Europea per la Difesa (EDA) sta ora sviluppando l'Agenda Strategica per la Ricerca» che individuerà le roadmap tecnologiche nelle diverse aree scientifiche di pertinenza della difesa, sulle quali si articoleranno i futuri progetti e verranno orientate le prossime partecipazioni nazionali, anche italiane.Pag. 35
  La Relazione, inoltre, sollecita gli Stati membri a consolidare un'azione di indirizzo nazionale, affinché l'EDA, in considerazione del proprio ruolo istituzionale, possa ulteriormente esercitare con sistematicità un ruolo dinamico di coordinamento delle iniziative nei confronti della Commissione.
  In relazione, invece, al contributo che può venire da un rafforzamento del mercato unico della difesa, ricorda la costituzione, da parte della Commissione, del gruppo di lavoro sulle industrie e i mercati della Difesa (Task Force on Defense Industry & Market, TFD), con il compito di definire una strategia europea volta a rendere più efficiente il mercato europeo della difesa contribuendo al rafforzamento delle capacità di difesa europee. Questa iniziativa è finalizzata alla futura comunicazione della CE (2016) nella quale presentare al Parlamento e al Consiglio europeo un ventaglio di proposte. Tale iniziativa per l'Italia implica scelte importanti sotto il profilo politico, considerata la necessità di incidere attivamente fin dalla fase preparatoria su possibili future comunicazioni al fine di orientare le priorità nelle scelte e influenzare i lavori nella direzione di una migliore e maggiore tutela degli interessi, anche nazionali, per la difesa in chiave europea.
  Dalla Relazione si evince che per consentire al nostro Paese di esercitare un'azione di indirizzo strategico è stato costituito un Gruppo di lavoro tecnico interministeriale, cui partecipa anche il Dicastero della Difesa, posto sotto la supervisione dell'Ufficio del consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Gruppo dovrà impostare la risposta nazionale alla TFD anche in un'ottica di «sistema paese» per promuovere iniziative che incentivino, con finanziamenti europei e nazionali, lo sviluppo di alta tecnologia in specifici settori strategici; regolamentino la cessione di tecnologia (offset strategico impiegato per favorire le esportazioni); stimolino le imprese ad una maggiore cooperazione prevedendo delle specifiche forme di joint venture; favoriscano l'incremento della competitività delle piccole e medie imprese; valutino, infine, la possibilità di ricorrere prevalentemente all'impiego della «licenza generale» per il trasferimento di prodotti militari verso le Forze armate degli Stati membri.
  Al riguardo ricorda che il Ministro della Difesa in occasione della sua audizione sulle linee programmatiche ha richiamato la necessità di favorire un'integrazione a livello europeo dell'industria della difesa italiana, assicurandone la competitività su scala continentale.
  Passando al Programma di lavoro della Commissione per il 2013, osserva come esso coniughi le linee strategiche e le priorità pluriennali della Commissione con gli obiettivi specifici di breve periodo, prospettando un programma operativo fondato su decisioni concrete da adottare nel corso del periodo di riferimento.
  Il documento in esame, che non tratta in modo sistematico questioni di competenza di questa Commissione, esordisce affermando che la priorità assoluta è affrontare la crisi economica e riportare l'Unione europea sulla strada della crescita sostenibile a partire da settori chiave tra i quali indubbiamente figurano la politica industriale, insieme a quella estera e di difesa. Nell'ambito degli obiettivi dell'Europa come attore globale, il Programma di lavoro della Commissione menziona l'approccio globale alla gestione delle crisi al di fuori dell'UE in cui gli Stati membri collaborano in modo coerente agendo sull'intero ciclo delle crisi, dalla prevenzione alla ricostruzione.
  Quanto al Programma di 18 mesi del Consiglio, elaborato dalle future presidenze irlandese, lituana e greca e dall'Alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri», esso delinea in una prima parte il quadro strategico nella prospettiva di più lungo termine degli obiettivi perseguiti durante le tre presidenze di turno; e in una seconda parte, di cifra più operativa, le priorità da trattare nell'arco temporale considerato, da conseguire in stretta collaborazione con il Parlamento europeo, rafforzato nel suo ruolo dal Trattato di Lisbona. Pag. 36
  Come già per il Programma della Commissione, il Programma di 18 mesi del Consiglio individua come priorità il rafforzamento della capacità dell'Unione di rispondere alle attuali sfide economiche, finanziarie e sociali a partire dalla strategia «Europa 2020» per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. In questo contesto l'industria, la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione rappresentano leve essenziali, che possono essere opportunamente e doverosamente declinate anche con riferimento al comparto della difesa.
  Nel settore delle relazioni esterne il Programma prevede l'adozione di azioni per combattere le minacce globali e transregionali, quali la pirateria e altre minacce alla sicurezza marittima, il terrorismo, le minacce alla sicurezza informatica e altre minacce emergenti di carattere globale, mantenendo più stretto il nesso tra sicurezza interna ed esterna. Il documento precisa, poi, che la prevenzione dei conflitti e la costruzione della pace saranno integrate in tutta l'azione esterna dell'UE, rafforzando ulteriormente e integrando le capacità di prevenzione delle crisi di cui l'Unione dispone, segnatamente nei settori dell'allarme preventivo e dell'azione rapida.
  Dando seguito alle conclusioni del Consiglio del giugno 2011 sulla prevenzione dei conflitti, saranno avviati i lavori per rafforzare la capacità di mediazione dell'UE quale strumento, efficace ed efficiente sotto il profilo dei costi, da dispiegare in tutte le fasi del ciclo di un conflitto.
  Per quanto riguarda la PSDC, lo svolgimento efficace di missioni civili ed operazioni militari, e il potenziale dispiegamento di nuove missioni e operazioni di gestione delle crisi, rimarranno aspetti prioritari. Sarà mantenuta viva l'attenzione per quanto riguarda il rafforzamento delle capacità, sia militari che civili. A questo proposito, rimane prioritario il miglioramento delle capacità di risposta rapida dell'UE.
  In conclusione, non ravvisando nel provvedimento profili di particolare problematicità per la Commissione, si riserva di presentare una proposta di parere che valorizzi la cooperazione tra gli Stati membri per il rafforzamento della PSDC.

  Massimo ARTINI (M5S) osserva, come peraltro evidenziato anche dal relatore, che i documenti in esame sono stati ritrasmessi al Parlamento con notevole ritardo in seguito al passaggio di legislatura.
  Rileva che la Relazione programmatica espone numerose priorità che tuttavia non dovrebbero riguardare solo le situazioni di crisi in atto nell'ambito della politica di sicurezza e difesa comune, come ad esempio quella in Siria, ma dovrebbero anche riguardare la definizione dei meccanismi di prevenzione.
  Per tali ragioni ritiene auspicabile che la Commissione possa esprimersi sui provvedimenti solo dopo aver svolto un ulteriore approfondimento dei documenti testé illustrati dal relatore.

  Donatella DURANTI (SEL) concorda con la richiesta dell'onorevole Artini di rinviare ad una successiva seduta la votazione sul parere da rendere alla Commissione Politiche dell'Unione europea.
  Ritiene, infatti, necessario avere maggior tempo per approfondire sia l'esame degli atti in discussione, sia alcuni passaggi dell'intervento del relatore.
  Sottolinea come la posizione del proprio gruppo sia favorevole a un maggior peso delle istituzioni europee nella politica di sicurezza e difesa comune, ma non può esimersi dal rilevare che la Relazione programmatica non presenti al riguardo alcuna novità o riferimento a strumenti innovativi come, ad esempio, l'istituzione di corpi civili di pace. Osserva inoltre che la Relazione si sofferma sulla esigenza di pervenire ad un mercato unico europeo per l'acquisizione dei sistemi d'arma laddove sarebbe stato auspicabile un richiamo all'esigenza di ridurre, in prospettiva, la spesa complessiva in armamenti.
  Manifesta preoccupazione per il richiamo operato al riorientamento degli obiettivi geostrategici degli Stati Uniti a favore di aree geografiche diverse dal Mediterraneo e dal Medio Oriente e alla conseguente maggiore responsabilità collettiva Pag. 37che l'Unione europea sarebbe chiamata ad assumersi per garantire la sicurezza in tale contesto regionale.
  Ribadisce, dunque, come la Relazione programmatica non presenti in generale novità, se non quelle già evidenziate, e prospetta la difficoltà del suo gruppo ad esprimere un orientamento favorevole sui provvedimenti in titolo già dalla seduta odierna.

  Salvatore CICU (PdL), intervenendo a nome del suo gruppo, esprime una condivisione di fondo sui contenuti e sulle finalità dei provvedimenti in titolo, di cui il relatore ha dato ampio riscontro evidenziando la convinta linea di continuità che caratterizza questi temi. Pur non manifestando una contrarietà alla richiesta, avanzata dai colleghi di opposizione, per un ampliamento dei tempi di esame, auspica che tale richiesta non sia motivata dall'intenzione di segnare un rallentamento nel cammino verso la realizzazione di una politica dell'Unione europea in materia di difesa. Tale esigenza si spiega anche alla luce della necessità di conferire stabilità agli operatori dei settori interessati, che sono centrali per la vita del Paese. Ricorda, inoltre, ai colleghi finora intervenuti che la Commissione ha già assunto ampi elementi conoscitivi sulla materia in occasione delle audizioni dei ministri degli affari esteri e della difesa, in cui è stato possibile fare il punto sulle nostre priorità in campo europeo. Sottolinea, pertanto, l'esigenza che ogni approfondimento sia finalizzato a promuovere il pieno rilancio da parte italiana della PSDC, nella consapevolezza dei nostri obiettivi geostrategici e delle necessità che si pongono, conseguentemente, sul piano delle attività di prevenzione e di gestione delle crisi.

  Federica MOGHERINI (PD), non avendo nulla in contrario rispetto alle proposte avanzate dai colleghi di opposizione per lo svolgimento di ulteriori approfondimenti sui provvedimenti in titolo, esprime apprezzamento per l'esaustiva relazione, illustrata dal collega Galli, che, a suo avviso, consente di muovere con efficienza nella direzione degli obiettivi europei sul terreno della politica di difesa. Ritiene che la nuova legislatura offra l'occasione per dare concretezza alla giusta enfasi che finora è stata manifestata con le parole sui temi dell'Unione europea e che appaia paradossale che proprio di fronte a tale occasione la reazione possa essere quella di porre un freno e di prendere tempo. Sottolinea l'importanza dei riferimenti, operati dal relatore, all'intreccio tra interventi civili e militari nell'economia dell'azione europea per la difesa e alla necessità di promuovere una comprensione reale delle minacce che attualmente incombono sull'Europa. Segnala, inoltre, l'opportunità di ampliare la nozione di «sicurezza» per estenderla dagli ambiti strettamente militari a quelli ulteriori, non adeguatamente considerati da questa Commissione, e che riguardano, ad esempio, gli ambiti della cyber security o della sicurezza alimentare.
  Ritiene che lo sforzo da compiere in sede europea debba concentrarsi sulle attività di prevenzione dei conflitti e di monitoraggio degli stati di crisi pre-conflitto. Apprezza i cenni fatti dal relatore all'esigenza di valorizzare il nesso tra sicurezza interna ed esterna e al rafforzamento della capacità di mediazione da parte dell'Unione europea, quale strumento da dispiegare in tutte le fasi del conflitto. A tal proposito, osserva che il nostro Paese deve compiere un passo in avanti verso un'ottica di più matura integrazione tra i profili di politica estera e quelli di difesa, secondo un approccio integrato che molti Parlamenti dell'Unione europea hanno ormai interiorizzato ricorrendo, tra l'altro, all'assegnazione delle due competenze ad un'unica commissione permanente.
  Tutto ciò premesso, preannuncia l'orientamento favorevole del suo gruppo sui provvedimenti in titolo.

  Il sottosegretario Roberta PINOTTI, nel ringraziare i commissari per i qualificati interventi, sottolinea l'importanza del dibattito odierno in vista degli importanti appuntamenti che attendono il nostro Pag. 38Paese, a partire dal Consiglio europeo di dicembre. In tal senso, considera centrale il contributo che il Parlamento vorrà assicurare anche ai fini della definizione delle priorità dell'Italia a quell'importante consesso. Si tratta in ogni caso, di un importante passo avanti nella direzione di una visione integrata tra politica estera e politica di difesa europea, che ad oggi ha trovato scarse forme di attuazione concreta.

  Elio VITO, presidente, ringrazia a sua volta il sottosegretario Pinotti, cui dà il benvenuto e di cui richiama l'autorevole ruolo svolto in qualità di presidente della Commissione difesa delle Camera dei deputati della XV legislatura. Richiamata, inoltre, la proposta di rinvio dell'esame avanzata dal collega Artini, condivisa dal gruppo di SEL e che non ha incontrato contrarietà da parte dei gruppi di maggioranza, ricorda che il parere sui provvedimenti in titolo dovrà essere espresso al più tardi entro martedì 2 luglio.

  Carlo GALLI (PD), relatore, accoglie a sua volta la proposta del gruppo SEL e del M5S per un rinvio dell'esame al fine di disporre di tempi ulteriori per l'approfondimento degli importanti documenti all'esame, pur ritenendo che essi, collocandosi in un processo di lungo periodo, non possano essere considerati radicalmente innovativi della materia. Presenta, quindi, una proposta di parere favorevole con un'osservazione anche al fine di promuovere una riflessione ponderata in vista di una conclusione auspicabilmente positiva dei provvedimenti in titolo (vedi allegato).

  Elio VITO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.40 alle 14.50.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 39 del 18 giugno 2013, a pagina 77, seconda colonna, quarantatreesima riga, sostituire le parole: «e valutazione favorevole con rilievi», con le seguenti: «e conclusione»; a pagina 79, prima colonna, quindicesima riga, sostituire le parole: «e deliberazione di rilievi» con le seguenti «e conclusione»; a pagina 81, seconda colonna, decima riga, inserire il seguente capoverso: «rilevato, altresì, che il comma 7 del medesimo articolo 8 proroga, per il 2013, l'autorizzazione che permette al Ministro della difesa di impiegare un contingente non superiore a 135 unità di personale delle Forze armate per servizi di vigilanza e produzione del territorio dei comuni terremotati, in funzione anticrimine in concorso con le Forze di polizia,».

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