CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 aprile 2015
426.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI

  Giovedì 16 aprile 2015. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI. — Interviene la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 12.40.

5-04366 Prodani: Promozione e realizzazione di circuiti nazionali di eccellenza a sostegno dell'offerta turistica e del sistema Italia.

  La sottosegretaria Sesa AMICI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Aris PRODANI (Misto-AL) osserva preliminarmente che la risposta giunge a quasi quattro mesi di distanza dalla presentazione del suo atto ispettivo. Sottolineata la difficoltà di accesso alle informazioni relative a circuiti turistici di eccellenza introdotti dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 83 del 2014, esprime rammarico per il fatto che non sia stata prevista nel medesimo decreto una fase di sperimentazione che consentisse di avere informazioni strutturate e coerenti sul sistema che potrebbe rappresentare un volano delle politiche di produzione del turismo.

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5-04479 Vallascas: Rispetto della normativa sui tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione.

  La sottosegretaria Sesa AMICI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Andrea VALLASCAS (M5S) replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta. Sottolinea che l'interrogazione nasce dalla necessità di ottenere dal Governo un chiarimento sull'adempimento del decreto legislativo n. 192 del 2012, in attuazione della direttiva dell'Unione europea sulla lotta ai ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali, e del decreto legislativo n. 33 del 2013, che prevede, tra le altre cose, la pubblicazione con cadenza annuale di un indicatore dei tempi medi di pagamento. Osserva che la Presidenza del Consiglio dei Ministri risulta essere un pessimo pagatore; per il 2013, l'indicatore di tempestività dei pagamenti è 70,71 giorni, più del doppio rispetto ai 30 giorni indicati dal decreto. Nel 2014 l'indicatore è pari a 60,17 (il dato non era disponibile all'atto della presentazione dell'interrogazione). Ricorda che il Governo si era impegnato, a partire dal 2013, a smaltire il debito commerciale accumulato fino a tutto il 2012 dalle pubbliche amministrazioni, impegno ribadito anche nel corso del 2014. Rileva che dalla lettura del DEF 2015 emerge che, al 30 gennaio 2015, a fronte di uno stanziamento pari a 42,8 miliardi per consentire alle amministrazioni pubbliche di smaltire i debiti pregressi, sono stati effettuati pagamenti per 36,5 miliardi. Lamenta infine che i dati forniti da molte amministrazioni pubbliche forniscono risultano non esaustivi e di difficile lettura venendo meno, pertanto, al prescritto dovere di trasparenza e pubblicità dell'indicatore.

5-04537 Capone: Rischi connessi alla presenza di ordigni inesplosi nel mare Adriatico in riferimento alle attività di trivellazione.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, avverte che, su richiesta del Governo e d'accordo con il presentatore, l'interrogazione in titolo sarà svolta in altra seduta.

5-05082 Tullo: Ipotesi di scorporo del settore della meccanica nel cantiere di Riva Trigoso.

  La sottosegretaria Sesa AMICI comunica che il Governo non è ancora in grado di rispondere ai quesiti posto nell'interrogazione in titolo.

  Mario TULLO (PD), sottolineata la delicatezza delle questioni poste nel suo atto ispettivo, sollecita il Governo a fornire tempestivamente le informazioni richieste.

  La sottosegretaria Sesa AMICI assicura che riferirà al Ministro competente la richiesta del deputato Tullo.

5-05138 Sani: Incentivi a favore delle imprese agrituristiche.

  La sottosegretaria Sesa AMICI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Luca SANI (PD), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta. Sottolinea che il decreto «Art-bonus» è stato positivamente salutato da tutto il sistema turistico nazionale in cui rientrano appieno tutte le attività agrituristiche. Osserva che l'agriturismo è un'attività complementare all'attività delle aziende agricole che consente promozione dei territori con ampie ricadute sul loro tessuto economico.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 13.05.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 16 aprile 2015. — Presidenza del presidente Ettore Guglielmo EPIFANI.

  La seduta comincia alle 13.05.

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Documento di economia e finanza 2015.
Doc. LVII, n. 3 e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Luigi TARANTO (PD), illustra il Documento in titolo, che costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020. Il DEF enuncia, pertanto, le modalità e la tempistica attraverso le quali l'Italia intende conseguire il risanamento strutturale dei conti pubblici e perseguire gli obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale definiti nell'ambito dell'Unione europea.
  Quanto alla struttura, il DEF si compone di tre sezioni e di una serie di allegati. In particolare, la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
  Nella seconda sezione sono indicate le regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l'esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell'andamento della spesa pubblica.
  La terza sezione del DEF 2015 reca lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020».
  In allegato al DEF sono indicati gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentarsi alle Camere entro il mese di gennaio. In base alla legge di contabilità nazionale, in allegato al DEF devono essere riportate una serie d'informazioni supplementari:
   a) una relazione di sintesi sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate e sui risultati conseguiti;
   b) il Programma delle infrastrutture strategiche, previsto dalla «Legge obiettivo» e il relativo stato di avanzamento;
   c) un documento relativo allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra;
   d) un documento recante l'esposizione delle risorse del bilancio dello Stato destinate alle singole regioni;
   e) il rapporto sullo stato di attuazione della legge di contabilità e finanza pubblica.

  Con riferimento al quadro macroeconomico, nella prima sezione sul Programma di Stabilità, è esposta l'analisi relativa all'anno 2014 e le previsioni per l'anno in corso e per il periodo 2016-2019, che riflettono i primi segnali di graduale ripresa dell'economia, nonostante gli elementi d'incertezza che ancora caratterizzano le prospettive di crescita globali.
  Con riferimento al 2014, il DEF evidenzia come nella seconda metà dell'anno sono emersi i primi segnali di stabilizzazione del quadro economico italiano; nel quarto trimestre dell'anno, in particolare, si è interrotta la caduta dei livelli generali d'attività dopo tre flessioni trimestrali consecutive. Nel complesso, tuttavia, nel 2014 il PIL ha registrato una contrazione dello 0,4 per cento, su cui ha inciso, in maniera rilevante – si osserva nel DEF – la debolezza della domanda interna, ed in particolare Pag. 153degli investimenti. Un apporto positivo è, invece, disceso dalla domanda estera. Le esportazioni hanno infatti beneficiato della favorevole dinamica della domanda mondiale e del miglioramento di competitività indotto, a fine 2014, dal deprezzamento dell'euro.
  Con riguardo alle prospettive di crescita, il DEF evidenzia come nel 2015 l'economia italiana sia entrata in una fase di moderata ripresa. I dati congiunturali disponibili confermano il superamento del punto di minimo del ciclo economico e l'avvio di una fase ciclica moderatamente espansiva, che sta beneficiando di diversi fattori quali il deprezzamento dell'euro e l'ampia flessione del prezzo del petrolio. Inoltre, nel medio termine, il complesso delle misure espansive implementate dalla BCE dovrebbe favorire una ripartenza del credito al settore privato e, conseguentemente, la crescita di consumi e investimenti, e una graduale risalita dell'inflazione al consumo verso l'obiettivo di medio termine. In considerazione di ciò, il DEF fissa le stime tendenziali di crescita del PIL allo 0,7 per cento per il 2015 e all'1,3 per cento per il 2016, al rialzo rispetto alle previsioni programmatiche indicate ad ottobre 2014 nel Documento programmatico di bilancio (DPB).
  Per gli anni successivi, il DEF prevede una crescita tendenziale del PIL più contenuta, pari nel 2017 all'1,2 per cento e pari in media dell'1,1 per cento nel biennio successivo. Tale flessione, tuttavia, non discenderebbe da considerazioni negative circa l'andamento dell'economia italiana, ma riflette – secondo quanto illustrato nel DEF – un principio di cautela circa la valutazione delle principali variabili di finanza pubblica. In particolare, il Governo ha sottratto dalla previsione del tasso di crescita tendenziale del PIL l'impatto positivo sulla crescita che il Governo stima provenire da alcune riforme strutturali. Tale impatto è stato, invece, considerato nella formulazione delle previsioni programmatiche di crescita a partire dal 2018. Lo scenario previsivo tendenziale è, infatti, affiancato nel DEF dallo scenario programmatico che, ferme restando le componenti derivanti dagli andamenti economici internazionali include gli effetti sull'economia prodotti dalle politiche governative previste nel Documento. Ne deriva un andamento programmatico che per il primo anno del periodo di previsione – il 2015 – conferma il risultato del tendenziale, mentre risulta più elevato per il periodo successivo, rispettivamente di 0,1, 0,3, 0,3 e 0,2 punti percentuali di PIL per ciascuno degli anni 2016-2019.
  L'incremento del PIL deriva da un andamento più positivo, rispetto al tendenziale, di pressoché tutte le componenti, che si riflette su una più favorevole dinamica dell'occupazione e su un minor livello di disoccupazione nel periodo considerato. Risulta più sostenuta, tranne che nell'anno terminale, la dinamica dei prezzi.
  Con riferimento al quadro di finanza pubblica, i dati riportati nel DEF 2015 relativi al consuntivo 2014 espongono un risultato dell'indebitamento netto pari al 3 per cento del PIL, in lieve incremento rispetto all'anno precedente ma comunque in linea con l'obiettivo programmatico esposto nelle stime contenute nella Nota di aggiornamento del DEF 2014 dello scorso settembre. Per le entrate la stabilità del dato rispetto all'anno precedente deriva da dinamiche tra loro opposte delle imposte dirette e di quelle indirette, le prime diminuite di 0,3 punti e le seconde invece aumentate di 0,5 punti percentuali; aumento intervenuto pur in presenza di una dinamica dei consumi che ha risentito della perdurante sfavorevole situazione congiunturale (pur migliore di quella del 2013, con il Pil in territorio negativo per 1,7 punti, a fronte del –0,4 per cento del 2014) ma tenuto conto degli effetti di gettito connessi alle maggiori aliquote IVA rispetto all'anno precedente.
  Quanto alla dinamica della spesa, la stessa si è determinata prevalentemente per il consistente incremento della voce relativa alle prestazioni sociali, aumentata di 0,4 punti di PIL (dal 19,9 del 2013 al 20,3 dell'anno in esame) solo parzialmente compensata dalla minor spesa per interessi, diminuita di circa 2,7 miliardi, e Pag. 154dalla riduzione della spesa (per circa 1 miliardo) per i redditi da lavoro dipendente. Da precisare peraltro che il suddetto incremento deriva in larga parte dalla contabilizzazione in tale categoria di spesa del bonus Irpef riconosciuto ai lavoratori a basso reddito introdotto dal decreto-legge n. 66 del 2014. Rimane invece stabile in quota PIL la spesa di conto capitale, che non inverte il suo trend discendente iniziato dal 2010, quando era diminuita di un punto percentuale (dal 5,2 al 4,2) rispetto all'anno precedente. All'interno di tale categoria va tuttavia evidenziato il calo della spesa per investimenti, ridotti del 6 per cento (0,2 punti in quota PIL) facendo seguito ad un analogo calo avvenuto l'anno precedente, che è tuttavia compensato sul piano contabile da una riclassificazione di spesa che ha incluso nella categoria medesima alcune tipologie di crediti fiscali.
  Il calo della spesa per interessi e per i redditi da lavoro ha in parte contenuto la diminuzione dell'avanzo primario, che dopo essere già calato nel 2013 all'1,9 per cento di PIL rispetto ai 2,2 punti dell'anno precedente, scende ulteriormente nel 2014 all'1,6 per cento, riflettendo un andamento dell'economia meno favorevole di quanto preventivato in corso d'anno.
  Rimane sostanzialmente stabile la pressione fiscale, al 43,5 per cento del PIL, in lieve rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente, riflettendo sostanzialmente l'aumento delle imposte indirette di cui sopra si è detto. Le previsioni per il quinquennio 2015-2019 sono costruite sulla base delle risultanze dell'anno 2014, sopra illustrate, e del nuovo quadro macroeconomico riportato nel DEF, nonché tenendo conto degli effetti finanziari derivanti dai provvedimenti legislativi approvati al 31 marzo di quest'anno. I dati espongono una progressiva riduzione della spesa primaria, che nel periodo di previsione passa dal 46,3 al 43,2 per cento di PIL, per effetto principalmente della spesa corrente primaria, che cala di 2,6 punti percentuali.
  Quanto alle entrate, si registra una crescita di oltre mezzo punto di PIL nel 2016, prevalentemente per effetto dell'incremento delle aliquote IVA disposto a titolo di clausola di salvaguardia nella legge di stabilità 2015 nonché, si rammenta, anche nella legge di stabilità 2014, quest'ultima successivamente disattivata per il 2015 ma ancora operante (seppur in misura ridotta rispetto alla norma originaria) dal 2016. L'operare di tale clausole – di cui peraltro si prevede la sterilizzazione nel quadro programmatico – unitamente al miglioramento del quadro macroeconomico, determina un andamento crescente delle entrate tributarie in quota PIL – dal 30,3 al 30,7 per cento nel periodo – che ovviamente, dato l'operare delle disposizioni sopradette per tutto il periodo di previsione, deriva esclusivamente dall'incremento delle imposte indirette, che salgono di 0,8 punti percentuali; andamento parzialmente controbilanciato dal minore impatto sul PIL delle imposte dirette nonché dei contributi sociali, che si riducono a seguito delle disposizioni introdotte con la legge di stabilità 2015 che hanno previsto l'erogazione in busta paga del trattamento di fine rapporto per il triennio 2015-2018, con corrispondente minor versamento da parte del datore di lavoro, nonché in conseguenza degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni a tempo determinato.
  Sotto il profilo delle spese, le stime a legislazione vigenze espongono una progressiva riduzione della spesa primaria, che nel periodo di previsione passa dal 46,3 al 43,2 per cento di PIL, per effetto principalmente della spesa corrente primaria, che cala di 2,6 punti percentuali. Va però segnalato che nel 2015, la spesa complessiva in conto capitale aumenta del 2,5 per cento e del 5,9 per cento nel 2016 (per poi calare nel 2017 e nel 2018). L'evoluzione del prossimo biennio indica una ripresa significativa degli investimenti fissi lordi (ossia quelli in attrezzature e macchinari), che rappresentano gli investimenti infrastrutturali nelle attività produttive, con una crescita dell'1,9 per cento nel 2015 e del 4,5 per cento nel 2016. Pag. 155Infine, la pressione fiscale passa dal 43,5 per cento del PIL del 2014 al 43,7 per cento del PIL del 2019.
  Le previsioni evidenziano variazioni non omogenee nel periodo considerato. Infatti, viene confermato nel 2015 il valore del 2014 (43,5 per cento), successivamente incrementato nel 2016 (44,1 per cento) e confermato nel 2017. Si registra una inversione di tendenza nel 2018 (44 per cento) e nel 2019 (43,7 per cento).
  Come evidenziato nel DEF, le stime indicate scontano gli effetti positivi introdotti dalla legge di stabilità 2015, che ha modificato la clausola di salvaguardia introdotta dalla legge di stabilità 2014. Tale ultima clausola, se applicata, avrebbe comportato una riduzione delle agevolazioni fiscali (e quindi un maggior gettito) pari a 3 miliardi di euro per il 2015, a 7 miliardi per il 2016 e a 10 miliardi annui a decorrere dal 2018. Con la legge di stabilità 2015 è stata totalmente disattivata la clausola prevista per il 2015 e sono stati ridotti di 3,728 miliardi annui gli obiettivi di maggior gettito fissati dalla legge di stabilità 2014 a decorrere dal 2016.
  Contestualmente, tuttavia, le previsioni incorporano gli effetti relativi all'aumento delle aliquote IVA (dal 2016) e delle accise (dal 2018) stimati in 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 miliardi nel 2017 e circa 22 miliardi dal 2018.
  Tali ultime misure, afferma il DEF, incidono sul valore massimo (44,1 per cento) raggiunto dalla pressione fiscale negli anni 2016 e 2017. In un apposito focus, il DEF precisa che, ai fini della contabilità nazionale gli effetti finanziari legati all'agevolazione di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 66/2014 e alla legge di stabilità 2015 (c.d. bonus 80 euro) sono registrati tra le spese delle Amministrazioni pubbliche nella categoria delle prestazioni sociali. Al riguardo, il DEF evidenzia che qualora gli effetti della predetta misura fossero qualificati come minore entrata tributaria in luogo di maggiore spesa per prestazioni sociali, i valori della pressione fiscale nel 2014 e negli anni successivi risulterebbero più contenuti.
  Il nuovo quadro programmatico presentato nel programma di stabilità 2015, nel confermare gli obiettivi di indebitamento netto indicati per il quinquennio 2014/2018 dal Documento programmatico di Bilancio (Draft Budgetary Plan, DBP) inviato alla Commissione europea lo scorso ottobre – peraltro con un lieve miglioramento (0,2 punti percentuali di PIL) nel 2018 e programmandone anche un ulteriore miglioramento nell'anno successivo, nel quale il saldo risulta positivo per 0,4 punti di PIL – espone un percorso di conseguimento dell'obiettivo di medio termine (MTO) previsto per l'Italia dalle regole europee vale a dire il pareggio strutturale del bilancio, che utilizza i margini di flessibilità consentiti dalle riforme strutturali in corso. A tal fine, pur risultando conseguibile l'obiettivo di medio termine già dal 2016, anno in cui sussisterebbe uno spazio di bilancio per portare al pareggio il saldo strutturale, viene invece confermato l'obiettivo in questione al 2017, confermando la previsione contenuta nel Documento programmatico di bilancio.
  Per quanto riguarda l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, l'indebitamento tendenziale, a politiche invariate, è previsto del 2,5 per cento nel 2015, dell'1,4 per cento nel 2016, dello 0,2 per cento nel 2017, mentre nel 2018 si dovrebbe conseguire un avanzo di bilancio dello 0,5 per cento; gli obiettivi programmatici per l'indebitamento sono invece quelli del 2,6 per cento nel 2015, dell'1,8 per cento nel 2016, dello 0,8 per cento nel 2017, mentre per il 2018 si fissa l'obiettivo del pareggio di bilancio. Si configura pertanto per i prossimi anni una politica di bilancio espansiva, per un valore pari alla differenza tra obiettivi programmatici e obiettivi tendenziali: 0,1 per cento del PIL nel 2015, 0,4 per cento del PIL nel 2016, 0,6 per cento del PIL nel 2017 e 0,5 per cento del PIL nel 2018.
  Quanto al debito, dopo una ulteriore crescita nel 2015 che ne porta il livello al 132,5 per cento del Pil – dato comunque inferiore al 133,1 per cento stimato nel DBP, sulla base di una serie di fattori Pag. 156esposti nel DEF – dal 2016 si avvia la fase di discesa, con una prima riduzione di 1,6 punti percentuali rispetto all'anno precedente: la discesa prosegue nel 2017 e nel 2018, rispettivamente per circa 3,5 e 4 punti di Pil, fino a raggiungere il livello del 120 per cento nell'anno terminale del periodo di previsione con una riduzione complessiva ne periodo medesimo di oltre 12 punti percentuali.
  In proposito, nel DEF si rileva come tale andamento sia coerente con il rispetto della regola del debito per il triennio 2015-2018, precisandosi nel contempo come tale risultato sia condizionato al conseguimento degli avanzi primari indicati nel quadro programmatico e ad introiti da privatizzazioni per gli anni dal 2015 al 2018 pari rispettivamente a 0,4, 0,5, 0,5 e 0,4 punti di PIL.
  Come sopra ricordato, la terza sezione del DEF 2015 reca lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) che definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020».
  In tale ambito sono indicati:
   le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, e i tempi previsti per la loro attuazione;
   i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione;
   lo stato di avanzamento delle riforme avviate, in relazione alle raccomandazioni formulate dal Consiglio UE al termine del «semestre europeo» 2014;
   gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività.

  Come è noto le Raccomandazioni rivolte all'Italia dal Consiglio UE l'8 luglio 2014, a chiusura del semestre europeo 2014, sulla base delle valutazioni della Commissione sul PNR e sul Programma di stabilità contenuti nel DEF 2014, si riferiscono ad otto ambiti di intervento: Sostenibilità delle finanze pubbliche; Sistema fiscale; Efficienza e qualità della Pubblica Amministrazione; Sistema finanziario; Mercato del lavoro; Istruzione e formazione; Semplificazione e concorrenza; Infrastrutture. La Commissione europea inoltre, sulla base dell'Analisi annuale della crescita per il 2015, nonché degli elementi contenuti nella Relazione 2015 sul meccanismo di allerta per la prevenzione degli squilibri macroeconomici, rilascia analisi specifiche relative a ciascun paese, ciascuna comprensiva dell'esame approfondito sulla prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici.
  Per quanto concerne il nostro Paese, l'esame approfondito è riportato nella «Relazione per paese relativa all'Italia 2015», del 18 marzo 2015 i cui contenuti possono distinguersi, in estrema sintesi, tra quelli più strettamente macroeconomici e quelli anche strutturali. Quanto ai profili economici, la Relazione muove dalla considerazione che, dopo una prolungata contrazione, la crescita dovrebbe tornare su valori positivi nel 2015, pur rimanendo ben al di sotto della media UE, e il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aumentare ulteriormente. Di cruciale importanza per la ripresa, trainata dalle esportazioni, sono la domanda esterna e l'andamento dell'inflazione. Il persistere di bassi livelli di crescita della produttività continua tuttavia a perpetuare gli squilibri macroeconomici dell'Italia, ossia il livello molto elevato del debito pubblico e la debolezza della competitività esterna. A sua volta, peraltro, il livello molto elevato del debito pubblico continua a pesare considerevolmente sull'economia italiana e a rappresentare una delle maggiori fonti di vulnerabilità, specialmente in un contesto di prolungata debolezza della crescita. Quanto alla competitività, non si sono ancora registrati miglioramenti: la debole crescita della produttività continua a spingere al rialzo il costo del lavoro per unità di prodotto, mentre i fattori non di costo restano sfavorevoli; gli investimenti, inoltre, Pag. 157sono stati duramente colpiti dalla crisi, il che ha aggravato il deterioramento a lungo termine della loro qualità.
  Per gli aspetti macroeconomico-strutturali e strutturali, la Relazione rileva poi come le carenze della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario compromettano la qualità del contesto imprenditoriale e riducano la capacità di attuare efficacemente le riforme. La mancanza di concorrenza sui mercati del prodotto, le carenze infrastrutturali e i bassi livelli di spesa per ricerca e sviluppo, in particolare da parte delle imprese, ostacolano la crescita della produttività. Continua a permanere bassa la partecipazione al mercato del lavoro e le politiche attive del mercato medesimo sono deboli. Il sistema dell'istruzione italiano continua a soffrire di problemi mai risolti, il sistema fiscale ostacola l'efficienza economica e si accentuano le disparità sociali e regionali e da ultimo, la revisione della spesa (spending review) non fa ancora parte del normale processo di bilancio, e anche il programma di privatizzazioni ha subito ritardi nel 2014.
  In presenza di questa analisi, la Relazione rileva nel contempo alcuni fattori positivi, osservando come nel complesso l'Italia abbia compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomandazioni del 2014. Ne derivano alcune importanti sfide politiche:
   il risanamento di bilancio favorevole alla crescita;
   l'attuazione delle riforme strutturali per accrescere la produttività;
   il superamento delle strozzature infrastrutturali;
   una maggiore efficienza del sistema fiscale e della pubblica amministrazione, ivi compreso il sistema giudiziario.

  Nella parte del DEF dedicata al Programma Nazionale di Riforma (PNR) sono individuati dunque gli ambiti prioritari dell'azione governativa e definiti gli interventi volti ad ottemperare ad impegni presi in sede europea.
   Per quanto attiene alla parti di più stretta competenza della X Commissione rileva quanto segue.
  Tra le sfide principali cui l'Italia deve far fronte è centrale quella volta a sostenere la competitività del proprio sistema industriale. Dallo scoppio della crisi gli investimenti produttivi in Italia sono diminuiti in misura significativa, superiore alla media della zona euro. Infatti già nel DEF 2014 il Governo si poneva l'obiettivo di incentivare gli investimenti nei beni strumentali di impresa. Rispetto a tale obiettivo, è stato completato il processo attuativo della c.d. nuova «legge Sabatini» con la quale sono stati introdotti un finanziamento e un contributo in conto interessi per l'acquisto di macchinari, impianti, beni strumentali d'impresa, attrezzature hardware, software e tecnologie digitali. In particolare, è stata aumentata la dotazione delle risorse al massimo previsto di 5 miliardi (con la legge di Stabilità per il 2015) e reso facoltativo il ricorso alla provvista CDP per banche e intermediari finanziari che erogano i finanziamenti alle PMI (con il c.d. «DL Investment Compact»). Tali misure sono state valutate con favore nel Documento della Commissione UE sugli squilibri macroeconomici di marzo 2015.
  Proseguendo in tale direzione di sostegno all'ammodernamento degli impianti produttivi, il PNR 2015 evidenzia l'intenzione del Governo di prorogare, a tutto il 2015, l'ambito oggettivo di applicazione della misura (articolo 18 del decreto-legge n. 91/14) che prevede un credito di imposta del 15 per cento sugli investimenti aggiuntivi in beni strumentali effettuati tra il 25 giugno 2014 e il 30 giugno 2015.
  Il Governo intende inoltre, entro settembre 2015, promuovere una piattaforma nazionale di investimenti pubblico-privati per progetti integrati di Smart cities che dovrebbero avere un significativo impatto su crescita, competitività e occupazione. Si tratta dell'applicazione ad una città, ad un territorio, o ad un distretto di una strategia integrata volta ad implementare in particolare tecnologie e strumenti per l'efficienza energetica e l'integrazione di fonti Pag. 158rinnovabili, nonché la diffusione di piattaforme tecnologiche e di connettività che consentano la promozione di nuovi sistemi di servizi digitali per migliorare la qualità della vita di cittadini ed imprese. Il ruolo cruciale dell'innovazione tecnologica nel stimolare la produttività, la crescita economica e il tenore di vita, già riconosciuto nel DEF 2014, è tra gli obiettivi programmatici indicati nel DEF 2015. L'Italia ha infatti accumulato nel corso dell'ultimo decennio un divario significativo in termini di innovazione e crescita rispetto alla maggior parte dei suoi partner. Nell'analisi sugli squilibri macroeconomici dell'Italia contenuta nel documento di Marzo 2015, la Commissione UE evidenzia che l'intensità delle attività di R&S delle imprese italiane era pari allo 0,67 per cento nel 2013, rispetto ad una media UE dell'1,29 per cento.
  A fronte di ciò il Governo, nel corso dell'anno passato, ha individuato, quali strumenti per sostenere la ricerca e l'innovazione, l'ampliamento del vigente quadro di crediti d'imposta per la ricerca e lo sviluppo (la cui nuova disciplina è contenuta nella legge di stabilità 2015) e l'introduzione di un regime di tassazione agevolata (Patent box) per i redditi derivanti dall'uso o dalla vendita di brevetti e marchi. In particolare il cd. patent box, consiste in una agevolazione fiscale sui proventi derivanti da opere dell'ingegno, da brevetti industriali, da marchi d'impresa, come pure da processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili. La piena operatività di tali misure, che hanno peraltro ricevuto una valutazione positiva da parte della Commissione UE, nel Documento sugli squilibri macroeconomici, è subordinata, come rammenta il DEF, all'approvazione del relativo decreto attuativo.
  D'altro lato, per aumentare la propensione all'innovazione delle imprese italiane il Governo punta, nel DEF 2015, sulla completa attuazione delle misure (previste nel c.d. DL Investment Compact) che prevedono l'estensione delle agevolazioni a supporto delle startup innovative alle PMI innovative, ossia quelle piccole e medie imprese che si qualificano per essere in possesso dei (almeno due) requisiti del volume di spese in R&S almeno pari al 3 per cento del maggior valore tra fatturato e costo della produzione; dell'impiego di personale altamente qualificato in misura almeno pari a un quinto della forza lavoro complessiva; della detenzione, licenza o deposito di un brevetto o un software registrato alla SIAE. Per superare le difficoltà di accesso ai finanziamenti e problemi di liquidità delle PMI, sotto il profilo dell'attenuazione del rischio di credito, il PNR 2015, in continuità con quanto indicato nel PNR dello scorso anno, indica tra gli obiettivi strategici quello di un ulteriore potenziamento del Fondo di garanzia alle PMI, che segue una serie di interventi attuati nel corso dell'anno passato volti all'assegnazione di risorse e all'ampliamento dell'accesso a una platea più ampia di piccole e medie imprese, tramite in particolare la revisione dei criteri di accesso per il rilascio della garanzia.
  La platea dei destinatari della garanzia è stata poi ulteriormente ampliata (dalla legge di stabilità per il 2015, n. 190/2014) alle imprese con un numero di dipendenti non superiore a 499 (dunque non più esclusivamente le piccole e medie imprese). L'efficacia di tale disposizione è stata tuttavia sospesa (decreto-legge 192/2014) fino al 31 dicembre 2015.
  L'ulteriore potenziamento del Fondo, da attuarsi entro ottobre 2015, dovrebbe consistere nella revisione del modello di governance, nonché nell'introduzione del ricorso a sistemi di ammissione alla garanzia del Fondo basati su un modello di valutazione del rischio del credito, espresso come probabilità di default. Ulteriore novità dovrebbe consistere nell'ampliamento dell'ambito operativo del Fondo anche alle compagnie di assicurazione, ai fondi credito e alle società di cartolarizzazione per tenere conto della liberalizzazione del credito diretto alle imprese (operata dal c.d. «Dl competitività»).
  Sotto il profilo dell'accesso ai finanziamenti non bancari l'Unione Europea ha Pag. 159raccomandato all'Italia l'adozione di misure volte a promuoverne l'accesso delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni (Raccomandazione n. 4). La Commissione, nel Documento sugli squilibri macroeconomici di marzo 2015, ha riconosciuto i progressi notevoli che l'Italia ha compiuto al riguardo, in particolare con riferimento all'agevolazione e la diversificazione dell'accesso ai finanziamenti. Sotto il profilo dell'erogazione diretta del credito alle imprese da parte di soggetti non bancari, si è consentito alle imprese di assicurazione (anche senza residenza fiscale in Italia) ed alle società di cartolarizzazione italiane di concedere finanziamenti diretti alle imprese. Un analogo mandato è stato recentemente attribuito a Cassa Depositi e Prestiti, direttamente o tramite SACE, ovvero tramite una diversa società controllata (decreto-legge n. 3 del 2015).
  Alcune misure fiscali adottate per sostenere la liquidità delle imprese hanno peraltro avuto un'implementazione autonoma: tra di esse, sia la Commissione UE che il Documento di economia e finanza in particolare ricordano – accanto ai già citati patent box e credito d'imposta per spese di ricerca e sviluppo – il potenziamento delle agevolazioni fiscali per investimenti in capitale di rischio, (ACE – Aiuto alla crescita economica), di cui è stato esteso l'ambito operativo soggettivo ed oggettivo.
  La Commissione UE ha inoltre valutato con favore le misure fiscali che hanno corredato le già citate innovazioni relative al mercato dei capitali (agevolazioni per l'investimento in strumenti finanziari delle PMI e in particolare i cd. mini-bond; agevolazioni sui project bond).
  Ulteriore punto qualificante delle politiche per sostenere il finanziamento non bancario delle imprese è rintracciabile, nel DEF 2015, nella fase di avvio l'operatività dei portali di equity crowdfunding, che consentono alle imprese innovative di reperire con modalità innovative le risorse finanziarie.
  Accanto alle misure fiscali e finanziarie, ai predetti scopi il Governo ha inteso facilitare l'attività delle imprese, specie le piccole e medie, mediante importanti modifiche al diritto societario: gli interventi hanno riguardato tra l'altro la costituzione di società (ad es. la riduzione del capitale sociale minimo per la costituzione di Spa), la nuove definizione dimensionale delle PMI emittenti azioni quotate, le modifiche alla disciplina delle offerte pubbliche di acquisto. Ulteriori disposizioni hanno inteso incentivare gli investitori professionali all'ingresso nel capitale delle PMI quotate, nonché consentire alle società quotate e quotande di prevedere – in via statutaria – l'attribuzione di diritti di voto maggiorato.
  Nel DEF 2015 il Governo ribadisce la centralità dell'obiettivo del consolidamento della struttura patrimoniale delle imprese italiane, già enunciato nel DEF dello scorso anno, a partire dal rafforzamento delle reti d'impresa e dei consorzi, con misure che ne incentivino la diffusione sul territorio e la proiezione verso l'esterno. In tale direzione va, ad esempio la misura (contenuta nella legge di stabilità 2015) che ha aumentato la dotazione del Fondo «Reti di Impresa» al fine di promuovere la digitalizzazione delle imprese.
  Tra gli strumenti per raggiungere l'obiettivo suddetto, il Governo indica inoltre una serie di puntuali misure agevolative, che dovrebbero essere adottate entro settembre 2015, in particolare sui contratti di rete. Si tratta, da un lato di agevolazioni fiscali da estendere a tutte le reti, con una particolare attenzione per le reti «green» e per quelle finalizzate all'internazionalizzazione. Inoltre dovrebbero essere introdotti incentivi alle iniziative di reti guidate da imprese di medio-grandi dimensione in grado di gestire alcuni elementi di complessità connessi con la realizzazione del Programma di rete. Infine la riforma dovrebbe essere volta a semplificare la normativa in relazione all'aspetto della mobilità dei lavoratori interni alle imprese partecipanti e prevede la costituzione di un Fondo nazionale che integri il singolo finanziamento regionale per supportare le imprese appartenenti al contratto di rete interregionale non beneficiarie. Pag. 160
  Con riguardo infine alla patrimonializzazione delle imprese, il DEF 2015 fa riferimento (in particolare nel PNR, Sez. III, dedicata alle Risposte alle Raccomandazioni) al Fondo privato di servizio per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese. In realtà tale Fondo è stato sostituito (con il c.d. decreto-legge Investment compact) da una Società per azioni, il cui capitale sarà interamente sottoscritto da investitori istituzionali e professionali e il cui scopo è la ristrutturazione, il sostegno e il riequilibrio della struttura finanziaria e patrimoniale di imprese caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato. Si tratta dunque di un nuovo soggetto con natura e finalità diverse rispetto al Fondo di servizio, che era tenuto ad investire in aziende non solo prospetticamente, ma anche correntemente in utile. Il costo dell'energia, e in particolare dell'energia elettrica, rappresenta un fattore di svantaggio competitivo per le imprese italiane.
  La riduzione del costo dell'energia costituiva dunque un obiettivo strategico nel DEF dello scorso anno. Pertanto, nel corso del 2014 il Governo ha lanciato un pacchetto per la riduzione dei costi dell'energia elettrica (cd. «taglia bollette»), che include la revisione degli incentivi alle rinnovabili e la riduzione di numerose agevolazioni tariffarie di varia natura (ad esempio per le ferrovie, per i dipendenti delle imprese distributrici, per lo Stato del Vaticano). Il DEF 2015, parte dalla stima che consentirebbe di ottenere con il «taglia bollette» una riduzione del costo dell'energia elettrica per le PMI dell'ordine dell'8-10 per cento nell'arco del 2015, in aggiunta alle riduzioni derivanti dal calo dei prezzi dei combustibili impiegati per la produzione elettrica. Alla luce di ciò gli intenti governativi consistono in primo luogo nel monitoraggio dell'attuazione delle misure adottate.
  Inoltre il Governo sembra puntare sulle nuove infrastrutture di interesse strategico – in particolare l'elettrodotto Rizziconi-Sorgente, per collegare la Sicilia al continente – che dovrebbero consentire un migliore funzionamento del mercato e ulteriori riduzioni dei prezzi.
  Accanto alla riduzione dei costi, quale elemento caratterizzante della propria politica energetica, il Governo intende realizzare, entro dicembre 2015, il completamento del processo (partito il 24 febbraio 2015), di market coupling secondo il quale i mercati elettrici di tre delle cinque frontiere italiane, ovvero Francia, Austria e Slovenia, sono stati «allineati» (o in gergo «accoppiati») tra loro tramite la sincronizzazione delle rispettive Borse elettriche e il coordinamento dei rispettivi sistemi che definiscono ex ante la quantità massima di energia elettrica che può essere immessa in una zona e prelevata in un'altra. Per le frontiere elettriche tra Italia-Svizzera e Italia-Grecia il processo partirà invece nei prossimi mesi.
  La Commissione UE, nel Documento sugli squilibri macroeconomici di marzo 2015, ha messo in rilievo i principali deficit del sistema imprenditoriale italiano caratterizzato da una demografia sbilanciata verso le piccole imprese a bassa produttività, con una specializzazione relativa in prodotti ad intensità tecnologica medio-bassa, che pesa sulla competitività non di prezzo dell'economia italiana ed in particolare sulla propensione dell'Italia alle esportazioni.
  La tendenza positiva della bilancia commerciale – secondo i dati Istat, nel 2014 l'avanzo commerciale raggiunge 42,9 miliardi – è dovuta principalmente alla contrazione delle importazioni nominali, mentre le esportazioni sono aumentate solo moderatamente. Secondo la Commissione europea, affinché la capacità di esportazione possa diventare il motore di una crescita potenziale significativamente più elevata, l'Italia avrebbe bisogno di un recupero delle quote dei settori dei beni scambiabili (in particolare agricoltura e industria). La Commissione pone al riguardo l'accento soprattutto sull'erosione del settore manifatturiero italiano, che rappresenta il 95 per cento delle esportazioni Pag. 161di beni, e che potrebbe avere un impatto negativo sulle capacità di esportazione del paese.
  In un quadro macroeconomico congiunturale che profila, secondo le stime europee, un'ulteriore evoluzione favorevole dei tassi di cambio assieme al rafforzamento della domanda esterna, il Governo ha avviato, a febbraio 2015, e intende attuare entro l'anno, il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia (previsto dal decreto-legge n. 133/2014 e finanziato con la legge di stabilità 2015), finalizzato al sostegno delle imprese italiane (soprattutto PMI) che si rivolgono ai mercati esteri, all'assistenza agli investitori esteri in Italia nonché alla promozione dei prodotti italiani nei diversi mercati. Alcune azioni previste dal Piano sono rivolte a tutti i settori produttivi (ad es. sostegno alle manifestazioni fieristiche, come Vinitaly per l'agroalimentare, e all'e-commerce), altre riguardano comparti quali, in particolare, il comparto agroalimentare che mostrano un andamento delle esportazioni particolarmente favorevole e crescente (nel 2014 il valore delle esportazioni è stato pari a 34,3 miliardi), riservatario di una quota di risorse del Piano e di specifiche azioni di sostegno (azioni a tutela all'estero dei marchi e delle certificazioni di qualità, realizzazione di un segno distintivo unico volontario per le iniziative di promozione all'estero e per l'Expo e lotta al cd. Italian sounding).
  Sono state inoltre poste in essere alcune misure volte a rafforzare l'attività a supporto dell'export, prima fra tutte la possibilità di utilizzare i fondi provenienti dalla gestione separata della Cassa Depositi e prestiti per tutte le operazioni volte a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, prevista dal decreto «Investment Compact».
  Un significativo filone di interventi volti all'obiettivo dello stimolo della competitività del sistema imprenditoriale è rappresentato, nel DEF 2015, dalle politiche per la concorrenza.
  L'Unione Europea ha sottolineato l'importanza (Raccomandazione n. 7) di promuovere l'apertura del mercato e rimuovere gli ostacoli rimanenti e le restrizioni alla concorrenza. Il DEF 2015, in continuità col precedente, considera obiettivo strategico quello di rimuovere le barriere all'ingresso per permettere l'ingresso di nuovi soggetti sul mercato nonché per facilitare il libero esercizio dell'attività imprenditoriale. In particolare il Governo, sulla base delle segnalazioni dell'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, ha adottato, a febbraio 2015 il primo disegno di legge annuale per la concorrenza, che è attualmente all'esame della Camera (C. 3012).
  Con riguardo ai settori coinvolti il Governo intende intervenire, tramite il disegno di legge, in una serie di ambiti, che corrispondono in larga parte a quelli indicati nelle Raccomandazioni, quali le assicurazioni e fondi pensione, le comunicazioni, i servizi postali, l'energia, le banche, le professioni e la distribuzione farmaceutica. Nel cronoprogramma il Governo fissa alla fine del 2015 l'implementazione delle predette misure.

  Ettore Guglielmo EPIFANI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.20.

TESTO AGGIORNATO AL 28 APRILE 2015

AUDIZIONI INFORMALI

  Giovedì 16 aprile 2015.

Audizione di rappresentanti di Associazione italiana politiche industriali, nell'ambito della discussione della risoluzione 7-00574 Taranto, riguardante la valorizzazione dei contratti di rete.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14 alle 14.45.

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