CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 ottobre 2017
886.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-12134 Arlotti: Totalizzazione dei periodi assicurativi italiani ed esteri ai fini del perfezionamento dell'anzianità contributiva richiesta per l'accesso all’«Ape sociale».

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'APE sociale è una prestazione nuova e sui generis non catalogabile tra le prestazioni classiche di sicurezza sociale e, pertanto, da considerare fuori dal campo di applicazione sia dei regolamenti dell'Unione europea sia delle convenzioni bilaterali, che, peraltro, hanno un campo di applicazione più limitato che non si estende alle prestazioni assistenziali. Pertanto, con la circolare n. 100 del 2017 l'INPS ha precisato che il requisito contributivo richiesto (30/36 anni) non può essere perfezionato totalizzando i periodi assicurativi italiani con quelli esteri, maturati in paesi dell'Unione europea, Svizzera, Spazio Economico Europeo (SEE) o in paesi extracomunitari convenzionati con l'Italia.
  Voglio, tuttavia, precisare che, al fine di evitare un aumento non quantificabile e non prevedibile dei costi dovuti all'ampliamento della platea dei destinatari, durante i lavori preparatori della citata circolare era emersa l'opportunità di adottare il predetto orientamento solo in sede di prima applicazione; si era fatta salva la possibilità di assumere una posizione più aperta una volta superata la fase di prima applicazione della nuova normativa.
  In conclusione, al fine di favorire nella seconda fase di monitoraggio – che terminerà il 30 novembre 2017 – l'ingresso di potenziali beneficiari con contribuzione estera, l'INPS sta valutando la possibilità di consentire il perfezionamento del requisito contributivo minimo per l'accesso all'APE sociale totalizzando i periodi assicurativi italiani con quelli esteri, maturati in Paesi dell'Unione europea, Svizzera, SEE o in paesi extracomunitari convenzionati con l'Italia.

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ALLEGATO 2

5-12244 Fedriga: Reintegrazione nel posto di lavoro in conseguenza della tardiva contestazione di un illecito disciplinare.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli Fedriga e Simonetti, passo ad illustrare quanto segue.
  Gli interroganti riferiscono di una vicenda, di cui è stata data notizia anche dagli organi di stampa, di un lavoratore licenziato da Poste italiane Spa, per aver sottratto nel 2012 del denaro da una cassaforte della sede delle Poste di Vasto, licenziato dall'azienda nel 2016 e successivamente reintegrato a seguito di provvedimento del giudice del lavoro al quale il lavoratore aveva proposto ricorso.
  Dagli elementi acquisiti dal Ministero della giustizia, è emerso che il Tribunale di Chieti ha annullato il licenziamento per tardività, in quanto irrogato all'esito di procedimento disciplinare avviato a distanza di anni dal momento in cui il datore di lavoro era venuto a conoscenza del fatto e solo a seguito della condanna penale.
  Il Tribunale, facendo applicazione del principio generale dell'immediatezza contestativa in materia disciplinare, non sancito formalmente ma scaturente da esigenze generali del diritto di difesa nonché affermato da giurisprudenza costante, ha quindi annullato il provvedimento espulsivo disponendo la rientegra del lavoratore.
  Peraltro il datore di lavoro, nel corso degli anni non aveva esternato il venir meno del rapporto fiduciario, limitandosi a disporre un mero trasferimento interno e quindi manifestando, sia pure implicitamente, la possibilità di prosecuzione del rapporto.
  Non è stato comunicato se è stata proposta impugnazione.
  Alla luce di quanto esposto, posso quindi affermare che la vicenda in questione non rileva alcuna necessità di intervenire sulla normativa in materia, posta a tutela dei casi, come quello in esame, in cui il licenziamento sia annullato a seguito della illegittimità del provvedimento espulsivo, riconosciuta in via giudiziale e riconducibile al comportamento del datore di lavoro.

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ALLEGATO 3

5-12274 Lombardi: Licenziamenti operati dal gruppo Ericsson.

TESTO DELLA RISPOSTA

Voglio innanzitutto chiarire che la problematica occupazionale del Gruppo Ericsson è ben nota al Governo ed in particolare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nell'ambito della fase amministrativa della procedura di licenziamento (avviata dalla Società il 14 marzo scorso) si sono tenuti presso il Ministero del lavoro diversi incontri tra le Parti ai quali hanno partecipato rappresentanti del Governo e i rappresentanti delle regioni Campania, Liguria, Lombardia e Lazio.
  Nel corso di tali riunioni il Ministero e le regioni hanno ripetutamente invitato l'azienda a valutare la possibilità di adottare una soluzione non traumatica per la gestione degli esuberi, ivi compreso l'utilizzo di ammortizzatori sociali. Tuttavia, nonostante gli sforzi messi in campo, è stato inevitabile prendere atto delle divergenti posizioni delle Parti e dell'impossibilità di addivenire ad un'intesa.
  Nonostante il mancato accordo recepito nel verbale del 1o giugno 2017, sulla base delle richieste presentate dalle organizzazioni sindacali, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico hanno incontrato i referenti aziendali nella metà del mese di luglio 2017 per verificare possibili alternative ai licenziamenti prospettati dalla Società nel corso della vertenza.
  Rappresento, inoltre, che l'ispettorato territoriale del lavoro di Roma, su specifica richiesta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha riferito che lo scorso 3 ottobre si è svolto un incontro tra Società e Organizzazioni sindacali nel corso del quale sono state poste le basi per la discussione di un nuovo piano industriale che, purtroppo, prevede ulteriori licenziamenti da gestire entro il prossimo mese di giugno.
  Rappresento, altresì, che le organizzazioni sindacali hanno indetto per la mattinata di oggi uno sciopero dei lavoratori Ericsson con manifestazione nei pressi del Ministero dello sviluppo economico chiedendo anche un incontro con rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Tale incontro si terrà nel corso della mattinata di oggi.
  Aggiungo che al fine di contrastare i fenomeni di delocalizzazione di imprese che hanno usufruito di agevolazioni pubbliche, sia in relazione a programmi di investimento che a progetti di ricerca e sviluppo, il Ministro dello sviluppo economico, lo scorso 14 aprile, ha adottato una specifica direttiva. In conformità alle indicazioni fomite con tale direttiva e a partire da tale data, i nuovi interventi a favore delle imprese prevedono la decadenza dalle agevolazioni ricevute qualora, nei 5 anni successivi alla data di conclusione del progetto agevolato, le società beneficiarie decidano di delocalizzare, cessare o ridurre l'attività in misura tale da incidere significativamente sui livelli occupazionali.
  Per quanto concerne la società in parola, il Ministero delle sviluppo economico ha reso noto che non sussistono elementi tali da far emergere un tentativo della società Ericsson di dislocare la sua produzione industriale secondo la logica delle delocalizzazioni.