CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 maggio 2017
819.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE

(dal n. 607/2956 al n. 609/2962)

  CROSIO, RONDINI, PAGANO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   assistiamo troppo frequentemente ad un'aggressione nei confronti della famiglia, nucleo fondamentale della società e primo ammortizzatore sociale, da parte dei mezzi di comunicazione, che diventano strumento di un'ideologia che vuole snaturarne il concetto stesso;
   questa tendenza viene riscontrata anche in alcuni programmi di intrattenimento trasmessi dalla tv pubblica, in cui le posizioni di chi difende i valori tradizionali sociali, culturali e religiosi propri della nostra identità millenaria sono derubricati come idee di un passato che appartiene ad un'area bigotta e conservatrice e per questo derisi e banalizzati;
   la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2 comma 3 del contratto di servizio siglato fra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, «è tenuta a realizzare un'offerta complessiva di qualità, rispettosa dell'identità nazionale e dei valori e degli ideali diffusi nel Paese e nell'Unione Europea, che non siano in alcun modo contrari ai principi costituzionali...», garantendo comunque «il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione...»
   si chiede di sapere:
    se, nel rispetto dell'identità e dei valori di appartenenza del nostro Paese, di cui all'articolo 2 del contratto di servizio, non si ritenga opportuno raccomandare ai responsabili di rete di vigilare affinché sia dedicato all'istituzione della famiglia il giusto e meritato rispetto. (607/2956)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La Rai nello sviluppo della propria offerta si attiene al Contratto di Servizio che, tra l'altro, all'art. 1 comma 2 stabilisce che «La missione di servizio pubblico, più in particolare, consiste nel garantire all'universalità dell'utenza un'ampia gamma di programmazione e un'offerta di trasmissioni equilibrate e varie, di tutti i generi, al fine di soddisfare, con riferimento al contesto nazionale ed europeo, le esigenze democratiche, culturali e sociali della collettività, di assicurare qualità dell'informazione, pluralismo, inclusa la diversità culturale e linguistica intesa nel quadro della più ampia identità nazionale italiana e comunque ribadendo il valore indiscutibile della coesione nazionale (...)»
  Lo stesso Contratto, ancora, all'art. 2 comma 3 stabilisce che la Rai deve «assicurare una gamma di programmi equilibrata e varia, in grado di garantire l'informazione e l'apprendimento; di sviluppare il senso critico civile ed etico della collettività nazionale; di mantenere un livello di ascolto idoneo per l'adempimento delle proprie funzioni e di rispondere alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società nel suo insieme» nonché «stimolare l'interesse per la cultura e la creatività, l'educazione e l'attitudine mentale all'apprendimento e alla valutazione e sviluppare il senso critico dei telespettatori».
  Da ultimo, il Contratto di Servizio prevede ancora – all'art. 2 comma 4 – che «La Rai è tenuta ad applicare nell'esercizio della propria attività i principi, i criteri e le Pag. 336regole di condotta contenuti nel Codice etico e nella Carta dei doveri degli operatori del servizio pubblico, inteso come l'insieme dei valori che Rai riconosce, accetta e condivide e l'insieme delle responsabilità che Rai assume verso l'interno e l'esterno, e conseguentemente a sanzionare, con le modalità ivi previste, ogni comportamento contrario alla lettera e allo spirito dei suddetti documenti. La Rai garantisce il rispetto effettivo e concreto del Codice etico da parte dei suoi destinatari anche attraverso un organismo di controllo interno previsto dal medesimo Codice».
  Tali impegni sono assunti, nel rispetto della libertà editoriale, da tutte le Reti e Testate Rai secondo il linguaggio e le modalità di comunicazione proprie di ciascun canale.

  LIUZZI – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nella risposta fornita dalla Rai (prot. n. 2830 del 23/03/2017) all'interrogazione della scrivente (prot. n. 2775 del 8/03/2017), la mancata comunicazione del Tg3 Basilicata sulle intercettazioni relative al caso Consip dalle quali sarebbero emerse i nomi di Marcello Pittella e Gianni Pittella, è stata così motivata «[...] poiché nello specifico si fa riferimento a frasi che sarebbero state pronunciate da relato cioè da soggetti che parlano di altri soggetti non indagati ed oggetto di valutazioni presuntive e deliberatamente ipotetiche che potrebbero rendere gli stessi soggetti citati parti lese perché indicati come latori di prerogative a priori tutte da dimostrare»;
   altresì, nella replica è specificato che «le frasi su Pittella sono state riportate solo da alcuni giornali e che l'agenzia ANSA [...] si è astenuta dal pubblicarle»;
   si chiede di sapere:
    se tutte le testate giornalistiche del servizio pubblico seguano la ratio e il modus operandi del Tg3 Basilicata.
(608/2957)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  L'informazione della Rai, in linea con le disposizioni del Contratto di Servizio, è volta ad «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ivi comprese le trasmissioni di informazione quotidiana e le trasmissioni di approfondimento, i cui tratti distintivi sono costituiti dall'orizzonte europeo ed internazionale, il pluralismo, la completezza, l'imparzialità, obiettività, il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati».
  In tale quadro, fermo restando il rispetto dei principi generali, i capiredattori delle redazioni regionali esercitano la propria funzione giornalistica compiendo scelte editoriali caratterizzate da ampia e responsabile autonomia di giudizio.

  CROSIO, PINI – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il 3 aprile 2017 è andata in onda, in prima serata su Rai3, una delle puntate dal titolo «La chiamano trinità: zucchero, grasso, sale» della trasmissione «Indovina chi viene a cena»;
   la trasmissione è stata incentrata sull'industria alimentare e sui suoi prodotti, non lesinando accuse su pratiche ingannevoli che l'industria alimentare metterebbe in atto e che nuocerebbero alla salute del consumatore. Accuse che, ad avviso dell'interrogante, sono molto gravi;
   i programmi di servizio pubblico hanno il dovere di rendere edotti i consumatori su questioni attinenti la sicurezza dei prodotti alimentari, attraverso un'informazione completa e imparziale volta a far conoscere il cibo e il relativo processo di produzione, anche se troppo Pag. 337spesso si trasformano in trasmissioni che, utilizzando anche immagini e musiche particolarmente coinvolgenti, veicolano l'opinione pubblica, cercando di creare incertezza, il dubbio che tutte le imprese italiane siano avvezze ad atteggiamenti ingannevoli;
   programmi televisivi contenenti informazioni incomplete, parziali e faziose inevitabilmente hanno ripercussioni sull'industria alimentare, la cui immagine viene irreversibilmente danneggiata, e a cascata su tutto l'indotto, con il rischio di chiusura di attività con ovvi contraccolpi sull'economia e sul versante occupazionale;
   su questa trasmissione è stato coinvolto l'Osservatorio di Pavia, che si occupa di effettuare analisi di scenario su tv, stampa e web e di svolgere indagini approfondite sulla rappresentazione mediatica di temi e soggetti;
   nelle conclusioni della sua analisi, l'Osservatorio evidenzia che l'intento della trasmissione era quello di asserire la tesi secondo la quale l'industria alimentare si comporta scorrettamente sotto più profili: e cioè inserirebbe nei prodotti delle sostanze che come «droghe» abituano il nostro organismo a non poter più farne a meno, creando assuefazione; che tali sostanze sono così pericolose da portare addirittura alla morte; che ostacola chi cerca di smascherare la strategia; che il consumatore sarebbe trattato come oggetto privo di volontà e autonomia e che attuerebbe forme di corruzione del potere politico e di asservimento della scienza;
   le modalità con le quali vengono perseguiti questi obiettivi presentano svariate criticità sotto il profilo delle argomentazioni proposte; ad esempio, vi è una forte componente allarmistica basata sulla presentazione dello strapotere di una parte (l'industria) e dell'impotenza e assenze di tutele per l'altra parte (il consumatore). Rinviando alla dicotomia naturale-artificiale si insinua il pregiudizio che il prodotto industriale è «cattivo» mentre quello naturale è «positivo», integro e incorrotto;
   questo fa emergere un'immagine di una industria alimentare fonte di prodotti poco salutari, artefatti, dedita solo al profitto e generatrice di corruzione, che non rappresenta assolutamente la maggior parte delle aziende;
   se le informazioni inesatte e fuorvianti sono in ogni caso condannabili, quando sono rese dalla concessionaria del servizio pubblico che, come previsto dal contratto di servizio ha l'obbligo di essere imparziale, pluralista e completa, il fatto rappresenta un grave oltraggio;
   si chiede di sapere:
    quali provvedimenti si intendano adottare al fine di impedire la messa in onda di servizi televisivi contenenti informazioni incomplete, parziali e faziose sull'industria alimentare, che generano negli utenti un senso di panico sulle proprie abitudini alimentari e insinuano dubbi e incertezze sulla integrità di tutte le numerose aziende impegnate con serietà e correttezza nel settore;
    se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritengano di dover bilanciare, all'interno dei programmi trasmessi sulle reti Rai, i servizi che sottolineano criticità sull'industria alimentare con altri volti ad evidenziare le eccellenze italiane nel medesimo settore, col duplice scopo di rendere un servizio pubblico di qualità con informazioni chiare e veritiere e, al contempo, di salvaguardare le aziende che lavorano con trasparenza nel rispetto delle leggi, per scongiurare un immeritato danno reputazionale ed economico per il comparto produttivo, fondamentale risorsa del nostro Paese. (609/2962)

  RISPOSTA – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Il programma «Indovina chi viene a cena» si inserisce nella linea editoriale di Rai Tre, che si caratterizza, più in particolare, per il suo forte connotato di contenuti informativi. Tale impostazione si inserisce nell'ambito delle previsioni del Contratto di servizio che, tra l'altro, impegna la Rai a favorire «lo sviluppo del senso Pag. 338critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati».
  Nel quadro sopra sintetizzato, con riferimento più specifico alla puntata di «Indovina chi viene a cena» del 3 aprile, nel servizio citato nell'interrogazione di cui sopra si affrontava con un taglio internazionale il tema dell'aggiunta di sale, zucchero e grassi ai cibi industriali con una particolare attenzione all'aspetto salutistico di questi tre ingredienti, dando conto della best practice delle aziende finlandesi del cosiddetto semaforo sul quantitativo di sale nei prodotti alimentari industriali.