CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 giugno 2016
660.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione 5-03661 Faenzi: Iniziative per prevenire i danni causati dalla fauna selvatica all'allevamento.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Già da tempo, anche con il Ministero dell'ambiente, il Ministero è impegnato per trovare soluzione ad una serie di problematiche afferenti la sfera di applicazione della legge n. 157 del 1992, in particolare, quella dei danni al settore agricolo causati da fauna selvatica.
  Nel corso del 2015, su iniziativa del Ministero e in accordo con il predetto Dicastero, sono stati intrapresi una serie di incontri con i portatori di interesse (Organizzazioni professionali agricole, Enti parco e Associazione dei comuni italiani, ecc.) che hanno consentito di fare nuova luce su una serie di questioni legate al continuo incremento delle popolazioni degli ungulati selvatici, sugli interventi realizzati per il contenimento della specie, sui danni alla biodiversità (compresi quelli liquidati) e sulle buone pratiche messe in opera in questi anni.
  Particolare attenzione è stata riservata ai possibili rischi sanitari, all'impatto della specie sulla biodiversità (che in alcuni casi contrasta con il raggiungimento degli obiettivi di conservazione e delle finalità dei parchi), alla valutazione dei dati di monitoraggio della specie e delle buone pratiche di gestione da mettere a sistema.
  In tale contesto, di particolare complessità appare il risarcimento dei danni propriamente detto. Infatti, la normativa sugli aiuti di Stato limita il risarcimento dei danni da fauna selvatica ai soli animali «protetti» (ad esempio, il lupo).
  Pertanto, ad oggi, le regioni possono compensare i danni causati solo da animali protetti (come il lupo), ed esclusivamente alle imprese attive nella produzione agricola primaria, sulla base degli Orientamenti per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali 2014-2020 (2014/C 204/01); i danni causati da fauna selvatica non protetta, invece, possono essere indennizzati dalle Regioni, nella misura massima di 15.000 euro per azienda nel triennio, ai sensi del Regolamento n. 1408 del 2013 (sugli aiuti di Stato de minimis).
  Occorre poi tener presente che è sempre possibile il ricorso a misure preventive (recinzioni, muretti, reti elettrificate) da finanziare, eventualmente, attraverso i Piani di Sviluppo Regionali (PSR) la cui percentuale di intervento, per investimenti non produttivi, è pari al 100 per cento.
  Si fa inoltre presente che, considerata la complessità della materia e gli innumerevoli risvolti, è stato costituito, con parere favorevole della Conferenza Unificata dell'11 febbraio scorso, un Tavolo di coordinamento sulla fauna selvatica, con il coinvolgimento delle regioni (responsabili dell'attuazione della legge n. 157 del 1992 e della gestione dei Piani di sviluppo rurale), la cui riunione di apertura si è tenuta il 27 aprile scorso. In tale ambito, potranno essere utilizzati dati e notizie acquisite in occasione degli incontri effettuati con i vari portatori di interesse, al fine di giungere all'elaborazione di una serie di proposte per l'avvio di soluzioni condivise sulla problematica in questione.
  Ciò posto, si conferma che nella provincia di Grosseto, negli ultimi tempi, si è riscontrato un incremento esponenziale di animali della specie canidae, sia del tipo appartenente al lupo, sia dei c.d. ibridi che dei cani inselvatichiti. Dalle prime verifiche Pag. 244di settore è emerso che tra tutti questi animali la popolazione di lupo puro rappresenta circa il 50 per cento.
  Del resto, occorre tener presente che la metà degli ovini presenti in tutta la Toscana insistono nella provincia di Grosseto nelle cui aree boscate e agricole si è verificato anche un rilevante accrescimento di ungulati che contribuiscono all'incremento e alla persistenza dei predatori tra cui, appunto, il lupo.
  L'intensificazione del fenomeno ha condotto, negli ultimi due anni, alla denuncia di circa duecento attacchi di predatori agli allevamenti di ovini e al rinvenimento di varie carcasse di Canidae (talune rivelatesi essere lupo) per cause riconducibili anche all'opera dell'uomo, in violazione delle leggi vigenti.
  D'altra parte occorre evidenziare che, per fronteggiare gli eventi rappresentati, il Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con le altre Autorità interessate, ha intensificato i controlli e coinvolto attivamente, sin dall'agosto 2014, le principali Associazioni provinciali di allevatori ed agricoltori, nonché quelle animaliste e ambientaliste.
  Si fa altresì presente che la Delibera della Giunta Regionale Toscana n. 354 del 28 aprile 2014, (Attuazione di interventi in materia di conservazione del lupo «canis lupus» e prevenzione/riduzione del randagismo), ha impegnato la competente USL di Grosseto Dipartimento della prevenzione – alle attività che riguardano la prevenzione del randagismo.
  Si ricorda infine che tra gli strumenti operativi speciali, a finanziamento pubblico ed europeo, per ovviare in maniera più efficace tali problematiche, i progetti «Life» (IBRIWOLF e MEDWOLF) prevedono una serie di azioni volte a finanziare le difese passive degli allevatori di ovini, il risarcimento dei danni, il contenimento degli ibridi, l'azione di antibracconaggio in difesa del lupo puro.

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ALLEGATO 2

Interrogazione 5-07611 Amoddio: Iniziative per la tutela del pomodoro pachino IGP.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si fa presente che con riguardo agli scambi commerciali di prodotti ortofrutticoli intercorsi tra Marocco e Unione europea dopo l'Accordo siglato nel 2012, la Commissione europea sta costantemente effettuando, anche su pressione dell'Italia, il monitoraggio necessario a verificare il rispetto dell'accordo commerciale suddetto, in particolare per quanto riguarda le importazioni di pomodoro.
  Il Ministero delle politiche agricole, oltre a monitorare costantemente la situazione di mercato, è impegnato a portare all'attenzione dell'Esecutivo europeo, sia a livello di Consiglio europeo che in ambito di Comitati di gestione settoriali, la problematica rappresentata, al fine di valutare l'opportunità di intraprendere azioni mirate, anche eccezionali, nell'ambito delle misure previste nella regolamentazione comunitaria e negli accordi internazionali vigenti.
  Si rileva inoltre che, lo scorso 18 marzo, con il supporto dei Ministeri degli affari esteri e dello sviluppo economico, abbiamo già richiesto alla Commissione europea di attivare, con estrema urgenza, la clausola di salvaguardia prevista dall'articolo 7 del Protocollo n. 1, Allegato I, «Accordo tra l'Unione europea e il Regno del Marocco in merito a misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli, i prodotti agricoli trasformati, il pesce e i prodotti della pesca».
  I competenti Uffici del Ministero delle politiche agricole, in collaborazione con la filiera di settore e i rappresentanti della Regione Siciliana, hanno quindi predisposto il pertinente dossier tecnico a supporto della citata richiesta, inviato alla Commissione europea l'8 maggio scorso.
  Preme inoltre evidenziare che ci siamo altresì attivati presso la Commissione europea per richiedere un intervento in merito al livello dei prezzi di ritiro applicabili per taluni prodotti ortofrutticoli, tra i quali le diverse tipologie di pomodoro.
  Si evidenzia inoltre che, sempre su nostra richiesta, la Commissione europea ha recentemente presentato una bozza di Regolamento delegato che prevede la proroga al 30 giugno 2017 delle attuali misure di sostegno eccezionali a carattere temporaneo, conseguenti all'embargo introdotto dal governo russo, per i produttori di taluni ortofrutticoli, tra i quali il pomodoro.
  Si fa infine presente che, per affrontare le problematiche esposte dall'interrogante, un valido strumento è rappresentato anche dall'incentivazione dell'associazionismo, attraverso il finanziamento di programmi di attività realizzati da Organizzazioni di produttori ortofrutticoli riconosciute, che prevedono anche specifiche misure per prevenire ed affrontare situazioni di crisi di mercato. Tuttavia, l'efficacia di tale strumento è legata alla propensione dei produttori di aggregarsi che, nelle Regioni meridionali, ed in particolare in Sicilia, risulta essere ancora bassa e vicina al 20 per cento della produzione ortofrutticola regionale.