CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 giugno 2016
656.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO

5-08895: Sul livello di innovazione e di digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione in oggetto, nella quale si chiede di sapere quale siano le iniziative intraprese per migliorare lo stato di innovazione e digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni.
  Al riguardo, segnalo, anzitutto, che per cogliere la complessità del processo di digitalizzazione di un paese è necessario utilizzare metodologie che siano in grado di misurare diverse dimensioni oltre la mera disponibilità di servizi sui siti istituzionali e che al contempo adottino sistemi di valutazione trasparenti, con chiara esplicitazione delle assunzioni e dei metodi adottati.
  In tal senso, due sono quelli che presentano queste caratteristiche e che – anche in ragione dell'autorevolezza dell'istituzione – sono considerati più affidabili: l'E-Government Development Index (EGDI) dell'ONU e il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione europea.
  L'ultima rilevazione EGDI risale al 2014 e su oltre 190 paesi, l'Italia occupa il 23o posto (subito prima di noi Germania e Irlanda, subito dopo Lussemburgo e Belgio).
  La Commissione europea, come detto, ha elaborato un indice sintetico (DESI, Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) che aggrega una serie di indicatori strutturati intorno a cinque dimensioni: la connettività, che misura lo sviluppo e la qualità dell'infrastruttura disponibile per la «banda larga»; il capitale umano, che misura la presenza delle competenze necessarie per trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalla società digitale; l'utilizzo di Internet, che descrive la diversa gamma di attività che i cittadini di un paese effettuano in rete; l'integrazione della tecnologia digitale, che indica la capacità dell'iniziativa imprenditoriale di sfruttare la tecnologia digitale per migliorare l'efficienza, ridurre i costi, procurarsi nuovi clienti, allargare i mercati di riferimento; i servizi pubblici digitali, che misura la capacità di erogare servizi pubblici attraverso il web, ossia l'offerta di e-government.
  Questo è uno dei principali sistemi di misurazione del posizionamento e degli avanzamenti del nostro paese, da prendere semmai a riferimento. L'Italia, con un punteggio complessivo pari a 0,4 è al 25o posto nella classifica dei 28 Stati membri dell'UE. Nel 2015 ha fatto progressi nella maggior parte degli indicatori. La copertura delle reti a banda larga è passata dal 36 per cento delle famiglie nel 2014 al 44 per cento nel 2015. Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, l'Italia si avvicina alla media dell'UE. L'Italia fa parte del gruppo di paesi che stanno recuperando il ritardo (ossia dei paesi il cui punteggio è al di sotto della media UE ma è aumentato più velocemente di quello dell'UE nel suo insieme).
  Questo è dunque il settore nel quale il nostro paese registra le performance migliori:
   superiore alla media UE per completezza dei servizi online (14a posizione) e open data (6a posizione).

  Gli interventi che possono far migliorare il posizionamento dell'Italia e che sono nell'ambito delle politiche di digitalizzazione Pag. 53della PA sono tutti relativi alla dimensione dei servizi pubblici digitali (lato offerta).
  Sotto tale profilo nel 2016 dovremmo registrare ulteriori miglioramenti in particolare in relazione agli interventi nei seguenti ambiti:
   qualità dei siti web (che saranno via via riprogettati secondo le linee guida emanate da AgID);
   disponibilità di modulistica unificata e compilabile online;
   semplificazione nell'accesso ai servizi online (in virtù della diffusione di SPID);
   diffusione del sistema dei pagamenti elettronici;
   fatturazione elettronica;
   anagrafe nazionale della popolazione residente;
   carta di identità elettronica.

  Inoltre si forniscono i seguenti elementi di dettaglio:
   1) dal mese di marzo 2016 è operativo il Sistema Pubblico per la gestione dell'Identità Digitale (SPID), che rappresenta la nuova «infrastruttura di login» che permette a cittadini e imprese di accedere, con un'unica identità, a tutti i servizi online della PA, garantendo una radicale semplificazione per il cittadino e innalzando i livelli di sicurezza dell'accesso ai servizi.
  Nella fase di primo avvio dello SPID sono oltre 300 i servizi online della PA accessibili. Peraltro, per garantire l'operatività del sistema nel suo complesso, l'Agid ha avviato, fin dal settembre 2015, le procedure di accreditamento nel registro dei gestori di identità digitale, vigilando, insieme al Garante per la Privacy, sul loro operato. In ogni caso, l'adesione a SPID di tutta la pubblica amministrazione italiana è prevista entro il mese di dicembre 2017;
   2) in secondo luogo, il sistema dei pagamenti elettronici «PagoPA», obbligatorio per tutte le pubbliche amministrazioni sottoposte alla normativa del Codice dell'amministrazione digitale, chiamate ad aderire in qualità di enti beneficiari dei pagamenti, è già perfettamente funzionante dal 2012. Attualmente, sono circa 10.023 le pubbliche amministrazioni e i gestori di pubblici servizi che hanno formalmente aderito a PagoPA e 331 le pubbliche amministrazioni che hanno concluso la procedura di attivazione e sono quindi operative sul sistema dei pagamenti elettronici;
   3) l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), prenderà il posto delle oltre 8.000 anagrafi dei comuni italiani, costituendo un riferimento unico per la pubblica amministrazione, le società partecipate e i gestori di servizi pubblici. Con l'ANPR si realizza, infatti, un'unica banca dati con le informazioni anagrafiche della popolazione residente a cui faranno riferimento non solo i Comuni, ma l'intera pubblica amministrazione e tutti i soggetti interessati ai dati stessi, in particolare i gestori di pubblici servizi. Attualmente, è in corso la prima fase di sperimentazione dell'ANPR, alla quale partecipano 26 comuni italiani pilota, per un numero totale di 6.5 milioni di cittadini coinvolti;
   4) l'obiettivo di introdurre la fatturazione elettronica nella pubblica amministrazione italiana è stato positivamente raggiunto nel rispetto delle scadenze di legge. Infatti, dal 6 giugno 2014, data di avvio dell'obbligo della fatturazione elettronica per Ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza, fino al 30 novembre 2015, sono state quasi 23.000.000 le fatture elettroniche gestite dal sistema d'interscambio. Nel complesso, da gennaio 2015, oltre il 90 per cento delle fatture elettroniche gestite dal suddetto sistema sono state correttamente inoltrate alle amministrazioni di riferimento; circa il 10 per cento sono state scartate a causa della presenza di varie tipologie di errori e solo lo 0,2 per cento non è stato recapitato per l'impossibilità di identificare o raggiungere l'ufficio destinatario. I Pag. 54numeri richiamati dimostrano, quindi, l'assoluta funzionalità del sistema di fatturazione elettronica;
   5) infine, la Carta di identità elettronica che dopo anni di sperimentazione finalmente vede la luce con un progetto nuovo: si potrà richiedere online, pagare con carta di credito (o allo sportello del Comune, se si preferisce), ricevere direttamente a casa. Per i cittadini di oltre 160 comuni la carta sarà disponibile da settembre (si tratta dei comuni che già sperimentavano la vecchia carta di identità elettronica e dei 26 comuni di sperimentazione dell'Anagrafe unica), ed entro il 2017 tutti i comuni saranno abilitati al rilascio.

  Quanto appena ricordato dimostra, infine, che la pubblica amministrazione italiana sta operando per la digitalizzazione totale dei propri processi interni, puntando a stimolare la creazione e l'offerta di servizi per la crescita digitale di cittadini e imprese. Nella stessa ottica, nell'ambito della delega Madia sulla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, mi preme evidenziare che è all'esame di codesta Commissione il decreto legislativo di riforma del Codice dell'amministrazione digitale che reca istituti contenuti nel Regolamento eIDAS del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea. Il Governo conta di approvare rapidamente il decreto, non appena acquisiti i pareri parlamentari, in modo da disporre di un adeguato strumento normativo che consenta di completare il processo di digitalizzazione del nostro Paese.
  Ci preme, da ultimo, salutare positivamente la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per verificare il livello di digitalizzazione raggiunto nelle pubbliche amministrazioni, sia statali che locali, e che possa offrire al Governo ulteriori elementi utili per migliorare politiche e azioni sulla innovazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione.