CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 aprile 2016
621.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE
(dal n. 419/2018 al n. 428/2079)

  BRUNETTA, ROMANI, GASPARRI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   il 18 febbraio 2016 il Consiglio di amministrazione della Rai ha espresso il prescritto parere consultivo, circa le nomine dei nuovi direttori di rete, proposte dal direttore generale Antonio Campo Dall'Orto, esprimendosi con sette voti favorevoli e due voti contrari;
   anche le recenti nomine dei direttori di rete confermano la linea già seguita per le precedenti nomine effettuate dai vertici della Rai, che hanno privilegiato figure esterne all'azienda. Negli scorsi mesi, infatti, sono stati nominati: il direttore marketing della Rai, Cinzia Squadrone, con una passata esperienza in La7; Carlo Verdelli, ex Repubblica, chiamato a ricoprire l'inedito ruolo previsto appositamente dal direttore generale Campo Dall'Orto, di direttore editoriale dell'informazione Rai; Gian Paolo Tagliavia, precedente esperienza in Mtv, nominato dallo scorso dicembre responsabile della strategia del digitale non lineare, cioè del web, dei social network e tv connesse del servizio pubblico e a breve diventerà responsabile di Rai Digital, una struttura con circa 150 persone alle sue dipendenze; Pierpaolo Cotone, con un'esperienza pregressa in Bnl Bnp Paribas, neo responsabile affari legali e societari; Genseric Cantoumet, nuovo responsabile della direzione security, militare francese che ha, precedentemente, lavorato in Telecom Italia;
   per quanto riguarda le nomine alla direzione delle reti Rai, soltanto il nuovo direttore di Rai1, Andrea Fabiano e quello di Rai4, Angelo Teodoli, sono dipendenti interni all'azienda. Tutte le altre, sono scelte che premiano figure esterne volute, in sostanza, ad insindacabile giudizio del direttore generale: la neo direttrice di Rai2, Ilaria Dallatana, è nata professionalmente in Mediaset ed è cofondatrice della casa di produzione televisiva Magnolia; la neo direttrice di Rai3, Daria Bignardi, è giornalista e conduttrice televisiva che ha lavorato negli ultimi tempi a La7, con risultati piuttosto deludenti; infine il neo direttore di RaiSport è Gabriele Romagnoli, scrittore e giornalista di Repubblica, che può vantare un'assoluta inesperienza in campo televisivo;
   le tante professionalità dell'azienda vengono ancora una volta mortificate da scelte più che discutibili dei vertici Rai che prediligono figure esterne con emolumenti esorbitanti, ancora una volta ben al di sopra del tetto ai compensi (240 mila euro) previsto dal decreto n. 66 del 2014, che risulta tutt'ora disatteso; sono presenti in Rai moltissimi validi dirigenti che non sono adeguatamente valorizzati e che per l'ennesima volta si vedono scavalcati, da figure cooptate dall'esterno, con molte incertezze circa le reali expertise e competenze, solo perché gradite al direttore generale;
   da notizie di stampa, che non hanno trovato conferma ufficiale in Rai, la neo direttrice di Raitre Daria Bignardi si vedrebbe corrispondere un compenso che oscillerebbe tra i 260 e i 280 mila euro lordi annui; non è pertanto difficile immaginare il tenore dei compensi per gli altri direttori di rete appena nominati;
   risulta inoltre inaccettabile il fatto che il direttore generale Campo dall'Orto Pag. 378illustri in un'intervista ad un noto quotidiano, le linee editoriali di prossima attuazione in Rai, con tanto di riferimenti puntuali a programmi da chiudere al più presto; alcuni giorni fa, in vari articoli apparsi su diversi giornali, tra le trasmissioni a rischio chiusura risulterebbero alcuni programmi di punta di Raitre, come il talk show «Ballarò» e le trasmissioni di inchiesta «Report» e «Presadiretta»; sarebbero già in atto delle profonde modifiche nel programma «Domenica In» e sarebbe ormai stabilita la chiusura di un programma di grande successo di RaiUno «Ti lascio una canzone» per espresso volere del direttore generale Campo Dall'Orto;
   si chiede di sapere:
    se i vertici della Rai non ritengano doveroso riferire, in sede di audizione in Commissione di vigilanza Rai, sulle recenti nomine effettuate e sulle scelte editoriali che vengono preannunciate sui giornali, piuttosto che nelle opportune sedi istituzionali;
    se i vertici della Rai intendano riferire, in audizione, sullo stato di attuazione del Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, previsto dall'articolo 2, comma 8, lettera g), della legge n.220 del 2015, di riforma della governance Rai;
    se i vertici della Rai non ritengano doveroso applicare, senza ulteriori ritardi, il tetto ai compensi dei dirigenti, fissato in 240 mila euro. (419/2018)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In linea generale si ritiene opportuno mettere in evidenza come la Rai abbia avviato nei mesi scorsi – all'interno del complesso percorso di rinnovo della concessione che vede, quale punto qualificante, la ridefinizione del perimetro e dei contenuti della missione di servizio pubblico – un processo di profonda trasformazione di tutta l'azienda, incentrato anzitutto su offerta e organizzazione, al fine di rendere un servizio migliore a tutti i cittadini che pagano il canone.
  Questo ha reso quanto mai necessario strutturare meccanismi di gestione della complessa macchina operativa della Rai tali da garantire l'efficacia del processo stesso; in tale quadro sono due le linee direttrici sin qui perseguite:
  Creazione di nuove strutture aziendali in grado di progettare con efficacia lo sviluppo dei processi evolutivi sopra richiamati (si richiamano, a tal fine, la Direzione Editoriale per l'offerta informativa e la Direzione Rai Digital);
  Costituzione di un nucleo di vertice dell'azienda che abbia in sé tutte le competenze necessarie per far fronte a quest'importante fase di cambiamento e che sia in grado di affrontare con adeguata tempestività e in modo organico ed unitario le rilevanti sfide imposte in questa decisivo momento della vita dell'azienda.
  In coerenza con le dinamiche sopra riportate si è quindi proceduto alla definizione dei relativi incarichi dirigenziali, dopo aver prioritariamente verificato la presenza all'interno dell'azienda di profili coerenti con il disegno complessivo.
  Con riferimento, invece, alla tematica dell'offerta, è stato avviato un articolato processo – che, alla luce della sua complessità, richiederà ancora tempo per la sua progressiva finalizzazione – per trasformare l'Azienda in una media company, al fine di accrescere le modalità di fruizione e di dialogo con gli utenti che potranno, così, riconoscersi sempre più in ciò che la Rai produce. Tale percorso ambisce alla costruzione di un sistema armonico, con una «sola Rai» dal punto di vista della mission e tanti componenti che ne possano rappresentare la varietà di voci ed espressioni, con l'obiettivo finale di rispondere alle aspettative culturali, di informazione e di intrattenimento dei cittadini.
  Per quanto concerne il «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale», si mette in evidenza come lo stesso sia attualmente in fase di definizione operativa (attività non di semplice attuazione tenuto conto del fatto che il Piano stesso deve Pag. 379essere costruito al fine di «rendere conoscibili alla generalità degli utenti le informazioni sull'attività complessivamente svolta dal consiglio di amministrazione...» e contenere – oltre ai curricula e ai compensi lordi percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello – anche dati su tutta l'attività aziendale quali gli investimenti totali destinati ai prodotti audiovisivi nazionali e ai progetti di coproduzione internazionale, la verifica del gradimento della programmazione generale e specifica della società, ai fini del perseguimento degli obiettivi di servizio pubblico, ecc.). Tale Piano – che costituisce una rilevante innovazione rispetto al passato – consentirà di effettuare una valutazione organica e puntuale delle logiche gestionali adottate dall'attuale vertice nella gestione aziendale.
  Per quanto riguarda i profili retributivi – nel mettere in evidenza come una organica e puntuale valutazione potrà essere attraverso il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale – si ritiene in ogni caso opportuno evidenziare come per le assunzioni citate nell'interrogazione di cui sopra sia stata adottata una politica retributiva che ha come obiettivo il contenimento dei costi rispetto alle precedenti retribuzioni annue lorde in corrispondenti situazioni; ancora, i livelli stipendiali della Rai si collocano (in alcuni casi anche significativamente) al di sotto di quelli delle corrispondenti posizioni del mercato di riferimento.

  FICO. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   negli ultimi anni sono state introdotte nell'ordinamento italiano norme che, in applicazione dei principi di trasparenza, efficienza e contenimento della spesa pubblica, disciplinano la governance, i compensi e le procedure per la scelta degli amministratori e del personale delle società direttamente o indirettamente controllate dalla pubblica amministrazione;
   gli amministratori con deleghe (articolo 23-bis, commi 5 e 5-bis, della legge n. 214 del 2011, di conversione del decreto-legge n. 201 del 2011) e il personale delle società pubbliche (articolo 13, comma 1, della legge n. 89 del 2014, di conversione del decreto-legge n. 66 del 2014) non possono ricevere compensi superiori al limite di euro 240 mila lordi;
   ai sensi dell'articolo 34, comma 38, della legge n. 221 del 2012, di conversione del decreto-legge n. 179 del 2012, le citate norme non si applicano alle «società emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati», una disposizione la cui ratio va ricercata nella necessità di garantire una maggiore flessibilità a quelle società pubbliche caratterizzate da strutture finanziarie particolarmente complesse;
   pur non essendo destinatarie delle norme specificamente rivolte alle altre società pubbliche, le società pubbliche quotate sono tenute, secondo quanto specificato dalla direttiva del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 giugno 2013, «ad adottare politiche remunerative nel rispetto delle migliori pratiche internazionali, che tengano comunque conto delle performance aziendali e assicurino il rispetto di criteri di piena trasparenza e di moderazione dei compensi, alla luce delle condizioni economiche generali del Paese»;
   nel bilancio della Rai approvato nel 2015 dall'assemblea degli azionisti si precisava, a pagina 19, che l'azienda «si è adeguata al limite di cui al citato articolo 13, sia per le retribuzioni del presidente e del direttore generale, sia per quelle degli altri dirigenti con retribuzione sopra il tetto limite»;
   in data 20 maggio 2015 la concessionaria pubblica avviava il collocamento di un bond e il successivo 25 maggio l'assemblea straordinaria della Rai approvava una serie di modifiche allo Statuto sociale, fra cui quella dell'articolo 11, comma 3, prevedendo che l'assemblea ordinaria possa autorizzare il consiglio di amministrazione a emettere strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati, disposizione Pag. 380ora contenuta, in altra forma testuale, nell'articolo 11 dello Statuto recentemente modificato;
   nel corso del 2015 la Rai ha perfezionato l'emissione di un prestito obbligazionario non convertibile fino a un importo massimo di 350 milioni di euro, in seguito al quale l'azienda si è ritenuta non più vincolata al rispetto dei limiti ai compensi previsti dalla legge, riportando così in vita le retribuzioni superiori a 240 mila euro;
   in sede di discussione parlamentare della riforma della Rai, la 5a Commissione Bilancio del Senato, nel parere del 20 giugno 2015, ha osservato che «l'applicazione ai vertici della Rai dell'articolo 23-bis, comma 5-quater, del decreto-legge n. 201 del 2011, relativamente ai tetti stipendiali, in quanto autorizzata all'emissione di obbligazione su mercati regolamentati, appare poco appropriata alla natura della concessionaria pubblica radiotelevisiva che si finanzia in maniera determinante con il canone, che ha natura di tributo»;
   la pur legittima esigenza della Rai di ristrutturare il proprio debito a condizioni economicamente più vantaggiose, e cioè attraverso l'emissione di obbligazioni, non può contrastare con i principi di efficienza e contenimento della spesa pubblica che devono ispirare in modo particolare la Rai, che è una società pubblica differente dalle altre in quanto finanziata in gran parte attraverso il cd. canone di abbonamento;
   proprio per tale ultima ragione la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nel suo parere dell'11 novembre 2015 sulle modifiche allo Statuto della Rai, ha posto come condizione esclusiva la previsione che la Rai si attenga «a quanto stabilito nell'articolo 13 della legge n. 89 del 2014 nel determinare il limite massimo delle retribuzioni spettanti agli amministratori con deleghe e ai propri dipendenti»;
   oltre all'entità dei compensi, rivestono cruciale importanza i temi della pubblicità, dell'imparzialità e dell'oggettività delle procedure di nomina dei dirigenti apicali della concessionaria, nonché quello della massima trasparenza sui compensi percepiti dagli stessi;
   l'articolo 27, comma 7, del Contratto di servizio 2010-2012, ancora vigente, prescrive alla Rai di pubblicare sul proprio sito «gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
   a tale ultima disposizione la concessionaria pubblica ha dato esecuzione mediante mera pubblicazione nel proprio sito del numero dei dirigenti suddivisi per tre fasce di retribuzione (fino a 100 mila euro, fra 100 e 200 mila euro, sopra i 200 mila euro);
   la legge n. 220 del 2015, in materia di riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, prevede che entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge l'amministratore delegato della concessionaria proponga all'approvazione del consiglio di amministrazione il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, che prevede la pubblicazione nel sito internet della società, fra gli altri, dei «criteri per il reclutamento del personale», nonché dei «curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello, ivi compresi quelli non dipendenti della società di cui all'articolo 49-quater, e comunque dai soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica, che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore ad euro 200.000, con indicazione delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato, nonché delle informazioni relative allo svolgimento da parte dei medesimi di altri incarichi o attività professionali ovvero alla titolarità di cariche in enti di diritto Pag. 381privato regolati o finanziati dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ivi comprese le autorità amministrative indipendenti»;
   dall'insediamento del nuovo direttore generale e del consiglio di amministrazione sono state effettuate varie nomine dirigenziali facendo ricorso a soggetti esterni alla struttura aziendale, fra cui: Ilaria Dallatana a Rai 2, Daria Bignardi a Rai 3, Gabriele Romagnoli a Rai Sport, Carlo Verdelli alla direzione editoriale, Gian Paolo Tagliavia alla direzione digitale, Roberto Bagatti alla vicedirezione creativa, Luigi Coldagelli a capo dell'ufficio stampa, Pierpaolo Cotone agli affari legali, Cinzia Squadrone alla direzione marketing, Genséric Cantournet alla direzione security;
   si chiede di sapere:
    quali nomine dei dirigenti citati in premessa siano state effettuate attraverso una procedura aperta (job posting) e quali a chiamata diretta, quali dirigenti siano stati assunti a tempo determinato, con contratti di durata coincidente con quella del mandato del consiglio di amministrazione, e quali a tempo indeterminato;
    se intendano procedere all'approvazione del Piano per la trasparenza, e quindi alla pubblicazione nel sito internet dei singoli compensi e curricula dei dirigenti, anche prima dei centoventi giorni dall'entrata in vigore della riforma del servizio pubblico radiotelevisivo;
    quali fra i dirigenti apicali nominati dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione siano stati assunti con contratti superiori al tetto di cui all'articolo 13, comma 1, della legge n. 89 del 2014;
    se non ritengano che l'assunzione di dirigenti con contratti superiori al tetto dei 240 mila euro, pur legittima formalmente, sia incoerente con gli sforzi di contenimento della spesa che in questa fase storica sono richiesti a tutta la pubblica amministrazione e in particolare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, che si differenzia dalle altre società pubbliche in quanto è finanziata direttamente dai cittadini attraverso il cd. canone di abbonamento. (420/2019)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In linea generale si ritiene opportuno mettere in evidenza come la Rai abbia avviato nei mesi scorsi – all'interno del complesso percorso di rinnovo della concessione che vede, quale punto qualificante, la ridefinizione del perimetro e dei contenuti della missione di servizio pubblico – un processo di profonda trasformazione di tutta l'azienda, incentrato anzitutto su offerta e organizzazione, al fine di rendere un servizio migliore a tutti i cittadini che pagano il canone.
  Questo ha reso quanto mai necessario strutturare meccanismi di gestione della complessa macchina operativa della Rai tali da garantire l'efficacia del processo stesso; in tale quadro sono due le linee direttrici sin qui perseguite:
  Creazione di nuove strutture aziendali in grado di progettare con efficacia lo sviluppo dei processi evolutivi sopra richiamati (si richiamano, a tal fine, la Direzione Editoriale per l'offerta informativa e la Direzione Rai Digital);
  Costituzione di un nucleo di vertice dell'azienda che abbia in sé tutte le competenze necessarie per far fronte a quest'importante fase di cambiamento e che sia in grado di affrontare con adeguata tempestività e in modo organico ed unitario le rilevanti sfide imposte in questa decisivo momento della vita dell'azienda
  In coerenza con le dinamiche sopra riportate si è quindi proceduto alla definizione dei relativi incarichi dirigenziali, dopo aver prioritariamente verificato la presenza all'interno dell'azienda di profili coerenti con il disegno complessivo.
  Nel quadro sopra sintetizzato, ancora, si ritiene opportuno mettere in evidenza come la tematica della comunicazione delle logiche perseguite dall'attuale vertice nella gestione aziendale potrà trovare in tempi Pag. 382brevi una organica e puntuale rappresentazione attraverso il «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale»; tale Piano, infatti, prevede la pubblicazione sul sito internet della società – tra l'altro – dei «curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello»; attraverso le informazioni di tale Piano, in altri termini, sarà possibile poter effettuare una valutazione organica e puntuale delle logiche gestionali adottate dall'attuale vertice. Sotto il profilo della tempistica – fermo restando il pieno rispetto delle relative disposizioni normative – il Piano è attualmente in fase di definizione operativa (attività tutt'altro che di semplice attuazione tenuto conto del fatto che il Piano stesso deve essere costruito al fine di «rendere conoscibili alla generalità degli utenti le informazioni sull'attività complessivamente svolta dal consiglio di amministrazione...» e contenere – oltre ai curricula e ai compensi lordi – anche dati su tutta l'attività aziendale quali gli investimenti totali destinati ai prodotti audiovisivi nazionali e ai progetti di coproduzione internazionale, la verifica del gradimento della programmazione generale e specifica della società, ai fini del perseguimento degli obiettivi di servizio pubblico, ecc.).
  Tutto ciò premesso, quindi, e a integrazione di quanto sopra indicato, si ritiene opportuno mettere in evidenza come in linea generale siano stati adottati meccanismi di individuazione dei responsabili coerenti con i contenuti delle singole posizioni; in un tale contesto il job posting presenta alcune limitazioni, tenuto conto del fatto che risulta maggiormente efficace per la individuazione dei responsabili da assegnare a posizioni nel loro complesso già «storicamente» strutturate e che presentano minori necessità di innovazione gestionale (è questo il caso, ad esempio, della ricerca dei capiredattori della Testata Giornalistica Regionale).
  Per quanto attiene alle modalità di assunzione, si è proceduto in stretta coerenza con le disposizioni dell'articolo 37 dello Statuto che, in applicazione della riforma recentemente approvata dal Parlamento, stabilisce espressamente il numero massimo dei «dirigenti non dipendenti della Società che possono essere assunti con contratto a tempo determinato».
  Per quanto riguarda i profili retributivi – nel mettere in evidenza come una organica e puntuale valutazione potrà essere attraverso il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale – si ritiene in ogni caso opportuno evidenziare come per le assunzioni citate nell'interrogazione di cui sopra sia stata adottata una politica retributiva che ha come obiettivo il contenimento dei costi rispetto alle precedenti retribuzioni annue lorde in corrispondenti situazioni; ancora, i livelli stipendiali della Rai si collocano (in alcuni casi anche significativamente) al di sotto di quelli delle corrispondenti posizioni del mercato di riferimento.

  LUPI. – Al Presidente e al Direttore Generale della RAI – Premesso che:
   la Rai s.p.a. è un'impresa pubblica, sotto forma societaria (in cui lo Stato ha una partecipazione rilevante), operante nel settore dei servizi pubblici di telecomunicazioni radio e televisive in concessione. Oltre ad essere assoggettata a penetranti poteri di vigilanza e di nomina da parte dello Stato, essa è costituita per soddisfare l'interesse generale (ai sensi dell'articolo 7 D.lg. 31 luglio 2005 n. 177) della collettività nazionale al pluralismo, alla democraticità e all'imparzialità dell'informazione;
   la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, deve realizzare una programmazione che sia in linea con i principi del pluralismo dei mezzi di comunicazione, a tutela della libertà di espressione di ogni individuo, dei principi di obiettività, completezza, lealtà, imparzialità dell'informazione, anche riguardo alle diverse opinioni e tendenze politiche e sociali, come stabilito all'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo Unico della radiotelevisione;Pag. 383
   il contratto di servizio, stipulato il 6 luglio 2011 e scaduto a fine 2012, ma tuttora vigente, in quanto non rinnovato, all'articolo 2, al comma 3, lettera d), sui i principi generali prevede che la concessionaria debba: «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ... i cui tratti distintivi sono costituiti dal pluralismo, la completezza, l'imparzialità, obiettività, ..., la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati;»
   inoltre all'articolo 4, primo comma, il contratto afferma che «La Rai assicura la qualità dell'informazione quale imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»;
   con riferimento al provvedimento sulle Unioni civili, ora alla Camera col numero C.3634, per un'intera stagione della trasmissione televisiva «Che tempo che fa» in onda su Rai3, non è mai stato dato tempo di parola ad un esponente del mondo cattolico, né mai si è dato rilievo alla posizione contraria al suddetto progetto di legge, mentre vari ospiti hanno avuto la possibilità di descriverlo difenderlo, esaltarlo, dichiararlo centrale per lo sviluppo dei diritti civili in Italia e al tempo stesso denigrare, anche in forme grottesche, coloro che vi si oppongono;
   Luciana Littizzetto (ospite fisso nelle serate domenicali del programma, con 23 presenze su 46 puntate) ha potuto duramente attaccare, ironizzare e spesso tentare di ridicolizzare tale posizione politica;
   delle due l'una: o si sostiene per assurdo (difficile da sostenere, data la frequente presenza di politici in studio che la trasmissione «Che tempo che fa» non è una trasmissione che si occupa di politica, o se si occupa di politica è tenuta al rispetto, come tutte le altre trasmissioni, di una equa rappresentazione delle posizioni politiche di merito;
   in particolare, in data 31 gennaio, Luciana Littizzetto ha come di consueto chiuso la puntata con un monologo di circa 7 minuti quasi interamente dedicato alla manifestazione del Family Day. In tale contesto ha avuto, senza alcuna possibilità di contraddittorio, la possibilità di rappresentare in modo ridicolo la posizione da lei non condivisa, tentando di mostrare come ragionevole unicamente la sua idea in merito;
   si chiede di sapere:
    quali provvedimenti intendano adottare i dirigenti interrogati al fine di assicurare il pluralismo informativo nella modalità di comunicazione politica della trasmissione «Che tempo che fa», non in linea con i principi, nonché con gli obblighi del contratto di servizio sopra citati.

Allegato:
Elenco puntate con ospiti:
   26 settembre: Riccardo Scamarcio, Flavia Pennetta e Fabio Aru, Nino Frassica, Giorgio Aliprandi;
   27 settembre: Giovanni Trapattoni, Yanis Varoufakis e i Negramaro;
   3 ottobre: Valeria Golino, Serena Dandini, Alice Sabatini, Nino Frassica, Damiano Marchi, Valerio Mastandrea, Malika Ayane;
   4 ottobre: Pooh, Niccolò Ammaniti, Clapis, Favij, Decarli, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   10 ottobre: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Isabella Rossellini, Nino Frassica, Fabio Volo, Alice Sabatini, e in collegamento Maurizio Ferrini, Verdena;
   11 ottobre: Matteo Renzi, Michele Serra, Leonardo Boff, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;Pag. 384
   17 ottobre: Armin Zòggeler, Margherita Buy, Maria Sole Tognazzi, Geppi Cucciari, Fabio Volo, Nino Frassica e in collegamento Marc Augé, Antonio Di Bella, Verdena;
   18 ottobre: Samantha Cristoforetti, Walter Veltroni, X Ambassadors, Riccardo Scamarcio, Flavio Caroli, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   24 ottobre: Claudio Santamaria, Giorgetto Giugiaro, Max Gazze, Fabio Volo, Nino Frassica, e in collegamento Christopher Lloyd, Francesco Guccini, Dolcenera;
   25 ottobre: Francis Ford Coppola, Cesare Cremonini, Gianluigi Buffon, Marco Marsullo, Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback;
   31 ottobre: Andrea Iannone, Ambra Angiolini, Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Elio Germano, Nino Frassica, Fabio Volo;
   1 novembre: Dacia Maraini, Gianni Morandi, Enrico Brignano, Paolo Mieli, Luca Carboni con Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback;
   7 novembre: Renato Pozzetto, Nino Frassica, Fabio Volo, Gianluca Zambrotta, Carlo Cracco, Arisa, Luca Carboni;
   8 novembre: Rufus Wainwright, Antonio Albanese, Giuseppe Sala, Enrico Montesano, Beppe Severgnìni, con Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback;
   14 novembre: #paroleperParigi;
   15 novembre: Romano Prodi, Andrea Bocelli, Giorgio Panariello, Isabella Ferrari, Claudio Magris, Diego De Silva, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   21 novembre: Valerio Mastandrea, Sergio Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese, Maria Pia Calzone, Roberta Vinci, Marco Mengoni, Fabio Volo, Nino Frassica;
   22 novembre: Francesco Guccini, Leonardo Pieraccioni, Benoft Poelvoorde, Jaco Van Dormaei, Daniele Luchetti, Piero Maranghi, Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback;
   28 novembre: Roberto Mancini, Aldo, Giovanni e Giacomo, Massimo Ranieri, Kasia Smutniak, Fabio Volo, Nino Frassica;
   29 novembre: Ron Howard, Ezio Mauro, The Kolors, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   5 dicembre: Renzo Arbore, Joe Bastianic, Marisa Laurito, Laura Pausini (in collegamento), Maurizio Ferrini, Fabio Volo, Nino Frassica;
   6 dicembre: Adele in esclusiva;
   12 dicembre: Amanda Lear, Stefano Bolìani, Tania Cagnotto, Geppi Cucciari, Fabio Volo, Nino Frassica;
   13 dicembre: Richard Gere, Marco Mengoni, Vincenzo Salemme, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   19 dicembre: Gianni Rivera, Laura Morante, Carolina Crescentini, Renato Pozzetto, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   20 dicembre: Ignazio Visco, Laura Pausini, Checco Zalone, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   9 gennaio : Christof Innerhofer, Vincenzo Salemme, Tosca D'Aquino, Miriam Leone, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   10 gennaio: Riccardo Muti, Giuseppe Tornatore, Olga Kurylenko, Gianni Clerici, Lapsley, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   16 gennaio: Gigi Proietti, Orietta Berti, Benedetta Parodi, Giuseppe Zeno, Maurizio Ferrini, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   17 gennaio: Eugenio Scalfari, Carlo Verdone, Antonio Albanese, Skunk Anansie, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;Pag. 385
   23 gennaio: Federica Pellegrini, Filippo Magnini, Umberto Tozzi, Mario Tozzi, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   24 gennaio: Géza Ròhrig, Gad Lerner, Francesca Michielin, Flavio Caroli, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   30 gennaio: Katia Ricciarelli, Fausto Brizzi e Claudia Zanella, Massimo Bottura, Federico Pellegrino, Nino Frassica, Fabio Volo, Maurizio Ferrini, Gigi Marzullo;
   31 gennaio: Adonis, Lino Banfi, Max Gazze, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   6 febbraio: Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Gianni Togni, Roberto Giacobbo, Maurizio Ferrini, Gigi Marzullo, Nino Frassica;
   7 febbraio: Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Luciano Fontana, Jack Garratt, Cristina Chiperi, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   14 febbraio: Fabio De Luigi, Vittoria Puccini, Giuliana Longari, Ludovico Peregrini, Flavio Caroli, Urban Strangers, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   20 febbraio: Daniele Silvestri, Claudio Santamaria, Rocco Papaleo, Elisa Di Francisca, Francesco Piccolo, Chiara Gamberale, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   21 febbraio: Gianfranco Rosi, Pietro Bartolo, Ronaldo, Elio e le Storie Tese, Enrico Vaime, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   27 febbraio: Antonino Cannavacciuolo, Fabio De Luigi, Francesca Michielin, Clemente Russo, Renato Pozzetto, Gigi Marzullo, Fabio Volo, Nino Frassica;
   28 febbraio: Stefania Sandrelli, Christian De Sica, Alessandro Siani, Stefano Bollarli, Flavio Caroli, Luciana Littizzetto, Filippa Lagerback;
   5 marzo: Samantha Cristoforetti, Luisa Ranieri, Mario Cipollini, Enrico Ruggeri, Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta, Nino Frassica, Fabio Volo, Gigi Marzullo;
   6 marzo: Teo Teocoli, Nicola Piovani, Pietro Bartolo, Lukas Graham, Luciana Littizzetto e Filippa Lagerback. (421/2034)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In primo luogo, si ritiene opportuno mettere in evidenza come tra gli ospiti dell'attuale edizione di «Che tempo che fa» i soggetti politici siano tutt'altro che preponderanti; l'unico politico presente nelle prime 50 puntate (fino al 20 marzo) è infatti il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenuto nella terza settimana (11 ottobre 2015), invitato per il suo ruolo istituzionale. Tale situazione risulta peraltro ormai una prassi consolidata: nelle ultime 10 edizioni del programma, infatti, il conduttore Fabio Fazio – possibilmente per la prima puntata del programma stesso – ha sempre invitato il Presidente del Consiglio in carica: Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, ecc..
  In secondo luogo, con riferimento al pluralismo culturale e quindi alla misura della presenza di ospiti di orientamento cattolico in trasmissione, non essendo possibile misurare il grado e l'ortodossia religiosa degli ospiti, si ritiene preferibile limitarsi al rispetto di un certo equilibrio dei soggetti invitati; per quanto riguarda Matteo Renzi, ad esempio, pur se sostenitore delle Unioni Civili, appare difficile non considerarlo appartenente al mondo cattolico per vita sociale e politica trascorsa: scout nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani, iscritto a partiti di ispirazione cattolica, ecc.
  Per quando riguarda Luciana Littizzetto (che in realtà non è un ospite ma un comico che fa parte del cast della trasmissione) i suoi interventi, il più delle volte «anti governativi» (cioè anti potere) sono esclusivamente satirici. Sull'uso della satira esistono sentenze di vario grado (Cassazione compresa) che tutelano integralmente la libertà della satira e l'impossibilità di costringerla entro i limiti che si possono Pag. 386applicare ad altre forme di comunicazione. Più specificatamente esiste una delibera dell'AGCOM che esclude chiaramente che alla satira possa essere applicato il regime della par condicio.
  Da ultimo, si segnala che nella puntata del sabato (che da quest'anno ha una formula completamente diversa dalla domenica come lo stesso titolo «Che fuori tempo che fa» mette in evidenza) nell'anteprima il giornalista Massimo Gramellini (che non è un ospite ma fa parte del cast come la Littizzetto) nella rubrica «Parole della settimana» ha più volte parlato delle Unioni civili partendo dalla cronaca del dibattito politico tra governo e opposizione; Gramellini, ad esempio, ha preso anche una posizione netta – sempre nel rispetto delle scelte individuali – contro il leader di SEL Niki Vendola e del suo compagno per la scelta di diventare genitori con il procedimento della «maternità surrogata».

  LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore Generale della RAI – Premesso che:
   Rai Eri è il marchio con il quale la Rai svolge la sua attività editoriale mediante la pubblicazione di libri, riviste e prodotti multimediali connessi con la programmazione radiotelevisiva, allo scopo di valorizzarne e approfondirne i contenuti;
   l'offerta di Rai Eri cerca di rispondere al desiderio di conoscenza e di approfondimento del pubblico nei vari campi della cultura, dalla narrativa alla saggistica;
   uno dei principali obiettivi di Rai Eri è quello di apportare un contributo allo studio del mondo della comunicazione e dei media, ma anche quello di documentare, analizzare e testimoniare, attraverso la pagina scritta, la migliore attività del servizio pubblico radiotelevisivo;
   dagli anni novanta, Rai Eri sviluppa la propria attività editoriale collegandola strettamente alla produzione radiofonica e televisiva, pubblicando libri dei protagonisti delle trasmissioni Rai e reportage giornalistici che suscitano vasta attenzione nel pubblico dei lettori (tra cui i saggi di Enzo Biagi, Bruno Vespa, Sergio Zavoli, Piero Angela e i più recenti di Antonio Caprarica). Rai Eri, inoltre, contribuisce a editare Elettronica e telecomunicazioni, Nuova rivista musicale italiana e Nuova civiltà delle macchine e lo storico DOP – Dizionario di ortografia e pronunzia;
   rispetto al passato Rai Eri sembra rivestire un ruolo più marginale, se è vero, come risulta alla scrivente, che la sua struttura sia stata drasticamente ridotta. Al contrario, in una logica di servizio pubblico, dovrebbero essere considerate ed esaltate le enormi potenzialità di Rai Eri per una seria politica di promozione del libro e della lettura;
   risulta alla scrivente che nel 2011 la consociata Rai per il settore commerciale, Rai Trade, veniva assorbita nell'azienda madre per divenire una direzione commerciale della stessa, mentre Rai Eri veniva riconfigurata come un settore della direzione relazioni esterne. Nel 2014 la direzione commerciale della Rai è tornata ad essere una consociata con il nome di Rai Com, al cui interno è stata ricondotta anche la casa editrice Rai Eri: una serie di passaggi che nel corso del tempo hanno determinato un quadro manageriale e di indirizzo altamente confuso;
   Rai Com S.p.A. (prima Rai World) è una società del Gruppo Rai che gestisce la distribuzione e la commercializzazione nel mondo dei programmi Rai all'estero, grazie ad accordi con operatori televisivi mondiali;
   Rai Com persegue una stretta logica commerciale e di marketing per i prodotti della concessionaria, mentre Rai Eri dovrebbe perseguire obiettivi differenti e mettere in campo una strategia culturale e di promozione del libro di ampio respiro;
   si chiede di sapere:
    se i fatti citati in premessa corrispondano al vero;
    chi sia il soggetto che ricopre la carica di direttore di Rai Eri e quali siano le sue specifiche competenze in materia editoriale;Pag. 387
    quali ragioni giustificano l'inclusione di Rai Eri nella consociata Rai Com e se non ritengano che le due strutture debbano operare in autonomia, considerato che Rai Eri e Rai Com seguono logiche aziendali diverse in quanto diversa è la mission che le contraddistingue.
(422/2037)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In primo luogo si ritiene opportuno evidenziare come Rai Com sia la Società Commerciale del Gruppo Rai con la mission di valorizzare il patrimonio intellettuale dell'Azienda e sviluppare prodotti commerciali, non limitando quindi la propria attività alla distribuzione e commercializzazione dei canali Rai all'estero; in tale ottica, Rai Com nasce e si sviluppa come presidio unico ed integrato dei ricavi commerciali, per cogliere al meglio le opportunità di business di Rai supportando, al contempo, la mission di servizio pubblico di quest'ultima.
  Per quanto riguarda Rai Eri, l'obiettivo storico è quello di valorizzare i contenuti della programmazione radiotelevisiva, tenendo sempre presente la sua missione di divulgazione e la necessità di rispondere agli interessi e alle necessità del più vasto numero di lettori possibile. In quest'ottica, Rai Eri pubblica varie collane, dall'informazione allo spettacolo, dalla cultura ai libri per ragazzi.
  Rai Eri, come casa editrice del Gruppo Rai, sente fortemente il dovere di contribuire alla massima diffusione della lettura mantenendo alti tanto la qualità quanto il gradimento della sua proposta presso il pubblico più vasto possibile; in tale quadro si inserisce la proposta di una presenza di rilievo nell'ambito del prossimo Salone del libro di Torino, con la presentazione di autori di primaria importanza nell'obiettivo di affermazione e proposizione di un brand forte e competitivo nel mondo della lettura e della comunicazione.
  I volumi pubblicati o in corso di pubblicazione hanno l'obiettivo di approfondire, attraverso racconti narrati da grandi personaggi e scrittori del nostro tempo (Allevi, Mons. Vigano’, Galeazzi, Pennetta, Angela, De Cataldo) i grandi avvenimenti e le eccellenze dell'Italia di ieri e di oggi valorizzando altresì la grande produzione televisiva Rai come la recente pubblicazione dedicata a Rischiatutto.
  Oltre a portare avanti lo sviluppo di attività tipiche di ogni azienda editoriale presente sul mercato, Rai Eri ha posto e pone particolare attenzione al segmento della Narrativa, attraverso la gestione di un corso di scrittura creativa che annovera fra i relatori alcuni tra i più grandi nomi della letteratura italiana (Dacia Maraini, Giancarlo De Cataldo, etc..); ha inoltre cercato di dare voce ai giovani talenti italiani attraverso l'ideazione di un concorso nazionale per scrittori esordienti e con meno di 39 anni, «La Giara» (1o edizione 2012), il cui vincitore viene pubblicato e promosso da Rai Eri. Il tutto gratuitamente, nell'ottica della ricerca e della valorizzazione dei talenti sul territorio e della massima inclusione.
  Il lavoro dell'editore, profondamente mutato negli ultimi anni, richiede oggi al responsabile di una direzione editoriale, oltre alle indispensabili competenze manageriali, una formazione e un'esperienza di gestione, anche commerciale, dei contenuti a 360 gradi, con il supporto di validi collaboratori. Sotto tale profilo si segnala che la responsabile dell'area è Annalisa Bellini, con 15 anni di esperienza nel settore del consumer products (licensing e home video) e dell'editoria con continui e consolidati rapporti sia con la stampa quotidiana che libraria vista la gestione di numerosi prodotti editoriali.
  La collocazione di Rai Eri all'interno della Direzione Commerciale Rai prima e, successivamente con la sua esternalizzazione, nell'ambito della consociata Rai Com, risponde alle esigenze di Rai Eri – per poter assolvere alla sua funzione di valorizzazione e diffusione dei contenuti della prima emittente televisiva del Paese – di poter conquistare e mantenere un posto di rilievo all'interno di un mercato fortemente competitivo come quello editoriale; ragione per cui i contenuti della nuova produzione Pag. 388editoriale non sono limitati alla sola programmazione televisiva ma vengono ricercati e costruiti con uno sguardo attento ai personaggi e agli avvenimenti di attualità. Si evidenzia, infatti, che con tale riorganizzazione Rai Eri è stata inquadrata in un'area specializzata nello sviluppo e nella realizzazione di iniziative editoriali e di publishing e che tale nuova collocazione ha consentito una razionalizzazione delle attività proprie della Rai Eri (a titolo esemplificativo, una semplificazione delle collane che sono passate da oltre 35 a circa 10) con il raggiungimento di un pareggio economico (ciò a differenza di quanto avveniva con la collocazione nell'ambito della Direzione Relazione Esterne).

  NESCI, PAOLO BERNINI. – Al Presidente della RAI – Premesso che:
   secondo quanto si legge all'articolo 2, comma 3 del Contratto nazionale di Servizio stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo Economico, si raccomanda di «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, ivi comprese le trasmissioni di informazione quotidiana e le trasmissioni di approfondimento, i cui tratti distintivi sono costituiti dall'orizzonte europeo ed internazionale, il pluralismo, la completezza, l'imparzialità, obiettività, il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale»;
   tale principio è ribadito anche nel c.d. «Testo Unico della Radiotelevisione» (d. lgs. n.177/2005), secondo cui la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo «è tenuta ad adempiere nell'ambito della sua complessiva programmazione, anche non informativa, ivi inclusa la produzione di opere audiovisive europee realizzate da produttori indipendenti, al fine di favorire l'istruzione, la crescita civile e il progresso sociale, di promuovere la lingua italiana e la cultura, di salvaguardare l'identità nazionale e di assicurare prestazioni di utilità sociale»;
   nella trasmissione televisiva «I nostri amici animali», in onda su Rai 2, sono utilizzati contributi video del noto addestratore statunitense, Cesar Millan;
   l'addestratore Cesar Millan è stato oggetto di numerose critiche da parte dell'Associazione statunitense «American Veterinary Society of Animal Behavior» (Avsab), in merito all'utilizzo dei metodi crudeli e coercitivi utilizzati dallo stesso;
   in Italia, per le medesime motivazioni, sia la «Federazione nazionale degli ordini dei medici veterinari italiani» (Fnovi) che la «Società italiana di scienze comportamentali applicate» (Sisca) hanno duramente contestato i metodi di addestramento praticati, richiedendo che non fossero pubblicizzati e promossi in Italia in virtù del fatto che sono causa di maltrattamento per gli animali;
   al riguardo le suddette associazioni hanno sottoscritto un documento specifico;
   sulla stessa linea, anche la «Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia» e la «Associazione di Studi Etologici e Tutela della Relazione con gli Animali» si sono unite al coro di condanna dei metodi di Millan che prevedono l'uso sistematico della forza e della coercizione, che causa il maltrattamento fisico e psicologico del cane;
   a parere degli interroganti, è ovvio che, oltre a non educare ed informare i proprietari al rispetto del benessere dell'animale, tali video spingono all'utilizzo di accessori come i collari a strozzo con punte interne, utilizzati sistematicamente da Millan;
   tra i vari oggetti di cui si serve Millan c’è anche il collare elettrico, il cui utilizzo è considerato maltrattamento animale in Italia, reato perseguito anche dal nostro codice penale; Pag. 389
   in un servizio della trasmissione di Canale 5 «Striscia la Notizia», realizzato da Edoardo Stoppa, si mostrava come i metodi di Millan fossero violenti, anche proprio a causa dell'utilizzo del collare elettrico;
   agli interroganti preme ricordare che l'uso del collare elettrico è stato finanche studiato scientificamente, non lasciando spazi ad interpretazioni né sul presunto uso «corretto» né sugli effettivi danni che causa;
   su tutte, si ricorda quanto emerso dallo studio «Training dogs with help of the shock collar: short and long term behavioural effects», che riconosce come tale strumento sia dannoso e fonte di stress, dolore e danni psico-fisici;
   l'ordinamento giuridico si è espresso in merito all'uso dei collari elettronici e, tra le tante, nella sentenza del 17 settembre 2013, n. 38034 della Terza Sezione Penale della Cassazione si legge con chiarezza che «il collare elettronico è certamente incompatibile con la natura del cane, fondandosi sulla produzione di scosse o altri impulsi elettrici che, tramite un comando a distanza, si trasmettono all'animale provocando reazioni varie»;
   si chiede di sapere:
   se non intenda sospendere immediatamente la messa in onda delle trasmissioni con la presenza di Cesar Millan e di qualunque altro educatore/soggetto che utilizzi metodi coercitivi e violenti, in ottemperanza ai principi ricordati in premessa, del Contratto nazionale di Servizio e del Testo Unico della Radiotelevisione;
   quali iniziative intenda assumere per promuovere trasmissioni educative riguardo al trattamento degli animali, in linea con le succitate raccomandazioni delle associazioni di categoria. (423/2047)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Nell'ambito del ciclo di documentari e docureality «I nostri amici animali» Rai2 ha trasmesso due speciali da un'ora: Cesar Millan Doggie Nightmares e Cesar Millan Love my Pitbull ed in particolare la serie, sempre curata da Cesar Millan, dal titolo «Leader of the pack» (12 episodi risalenti al 2012). Tutti titoli targati National Geografic.
  In particolare «Leader of the pack» si prefigge lo scopo di selezionare i candidati più adatti per adottare cani abbandonati e salvarli dunque dai canili e/o dall'eutanasia. Si tratta di cani affetti da problemi comportamentali a cui viene data l'opportunità di trovare nuove case e padroni premurosi e attenti.
  In ogni episodio Millan, sulla base di una serie di prove e test, seleziona tra tre gruppi di candidati quelli con i requisiti più adatti ad adottare il cane abbandonato. L'assunto è che il successo di un'adozione non dipenda tanto dalla razza, dall'età, dalla taglia o dal passato del cane quanto dal comportamento dell'essere umano che si prende cura del cane stesso.
  Come si evince dalle poche righe di descrizione del programma sopra riportate lo scopo del programma è quello di creare consapevolezza circa la situazione disperata dei cani abbandonati e reclusi nei canili in giro per il mondo.
  In tali documentari, realizzati per conto di National Geografic, gruppo di rinomata fama per quanto riguarda la divulgazione, non vengono utilizzati metodi violenti né strumenti di coercizione quali quelli citati nella contestazione.
  La scelta del ciclo di documentari appare, in definitiva, coerente con la linea editoriale della Rete, da sempre sensibile al tema del rapporto tra famiglie e animali domestici, con un programma quotidiano dal titolo «Cronache Animali», particolarmente attento e rigoroso nel promuovere le corrette prassi che regolano il rapporto tra umani e amici a quattro zampe.

  LIUZZI, NESCI, AIROLA. – Al Presidente e al direttore generale della RAI – Premesso che:
   l'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici individua Pag. 390fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
   ai sensi dell'articolo 7 del citato Testo unico, l'informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti» e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
   l'articolo 45, comma 2, lettera d) del Testo unico stabilisce che il servizio pubblico e generale radiotelevisivo deve garantire «l'accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalità indicati dalla legge, in favore dei partiti e dei gruppi rappresentati in Parlamento e in assemblee e consigli regionali [...] dei movimenti politici, degli enti e delle associazioni politici e culturali [...]»;
   la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a), del contratto nazionale di servizio 2010-2012 stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, attualmente in prorogatio, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose»;
   ai sensi dell'articolo 4 del citato contratto di servizio, la RAI assicura la qualità dell'informazione in quanto «imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»;
   l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi 1'11 marzo 2003, stabilisce che «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista;
   ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
   ai fini di un'informazione completa, leale ed imparziale riveste una funzione cruciale il principio del contraddittorio, che nell'ambito dell'informazione politica può essere applicato sia direttamente attraverso il confronto fra i soggetti politici sia, come sempre più spesso accade nelle trasmissioni di informazione televisive e radiofoniche, mediante il ruolo attivo del giornalista o del conduttore della trasmissione;
   il giorno 9 marzo 2016 alle ore 17,42 è andata in onda su Radio l la trasmissione radiofonica «Bianco e Nero» che ha ospitato Carlo Sibilia, deputato appartenente al gruppo parlamentare del M5S, ed Enrico Zanetti, Viceministro dell'economia e delle finanze, andatosene nel corso della trasmissione «per una riunione improvvisa»;
   i due ospiti si sono soffermati sulla problematica relativa alla direttiva 2014/17/UE in merito ai contratti di credito ai consumatori relativi a beni immobili residenziali che in questi giorni è stata oggetto di denuncia mediatica del M5S;
   andatosene Zanetti, il conduttore della trasmissione ha posto altre domande a Sibilia sempre sul tema delle nuove procedure di esecuzione previste dalla direttiva. Nel momento in cui il deputato, allargando il suo ragionamento, ha iniziato a parlare più in generale degli interventi del Governo volti, a suo parere, a favorire i grandi istituti di credito, è stato bruscamente interrotto dal giornalista, che ha giustificato il taglio con la seguente motivazione: «però ci dobbiamo fermare Onorevole Pag. 391Sibilia perché non avendo più il contraddittorio non posso lasciarla troppo...»;
   il richiamo al principio del contraddittorio addotto dal conduttore non appare in alcun modo conferente al caso di specie, tanto più considerato che la decisione di un ospite di abbandonare una trasmissione per motivi personali non può in alcun caso tradursi in una limitazione temporale o contenutistica degli interventi degli altri soggetti che hanno dato la propria disponibilità a partecipare al dibattito;
   si chiede di sapere:
    se non ritengano che il comportamento del conduttore della trasmissione in oggetto sia stato manifestamente lesivo dei principi del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione;
    se alla luce dei principi, delle norme e della prassi vigenti, non ritengano grave, inopportuno e infondato il richiamo del conduttore al principio del contraddittorio. (424/2062)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Il programma «Bianco e nero» ha questo nome per rappresentare al meglio e con immediatezza che il format è incentrato su un dibattito tra opinioni contrapposte.
  Nello specifico della puntata trasmessa il 9 marzo 2016 alla quale si fa riferimento, si ritiene opportuno porre in evidenza i seguenti passaggi: su una durata effettiva prevista di 37 minuti, il Viceministro dell'Economia e delle Finanze Enrico Zanetti ha dovuto lasciare (con preavviso ricevuto durante la trasmissione) al minuto 21; a quel punto, il conduttore ha proseguito con il solo Onorevole Carlo Sibilia fino al minuto 27 circa, facendogli numerose altre domande, fino al momento nel quale la formula della trasmissione, come avviene ogni giorno, prevede la messa in onda delle telefonate degli ascoltatori. Sibilia dunque ha continuato ad esprimere il suo parere per più di sei minuti, diventato a quel punto ospite unico del programma.
  Tutto ciò premesso, in conclusione della trasmissione la preoccupazione del conduttore relativamente alla mancanza di contraddittorio, rivela, proprio, l'intenzione (espressa anche in modo esplicito) di tutelare l'equilibrio del pluralismo e l'imparzialità dell'informazione.

  FICO. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   con decreto del Presidente della Repubblica del 15 febbraio 2016 è stato indetto il referendum popolare per l'abrogazione del comma 17, terzo periodo, dell'articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come sostituito dal comma 239 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, anche noto come referendum sulle trivellazioni, i cui comizi sono convocati per il giorno 17 aprile 2016;
   l'articolo 52 della legge n. 352 del 1970, recante norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa legislativa del popolo, garantisce ai promotori delle consultazioni referendarie e ai soggetti politici il diritto di svolgere la propaganda referendaria;
   la campagna referendaria sui mezzi di informazione radiotelevisiva è disciplinata dalla legge n. 28 del 2000 e, per quanto di rispettiva competenza, dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
   a tutte le emittenti è richiesto di destinare parte della propria programmazione alla comunicazione dei soggetti politici sul referendum, in particolar modo la concessionaria del servizio pubblico è tenuta a garantire ai cittadini-utenti il massimo di informazione e di conoscenza sui quesiti referendari, anche nelle trasmissioni che non rientrano nei generi della comunicazione e dei messaggi politici;Pag. 392
   in attuazione dei citati principi costituzionali e normativi, la Commissione parlamentare di Vigilanza ha approvato nella seduta del 3 marzo 2016 la delibera recante disposizioni in materia di comunicazione politica, tribune, messaggi autogestiti e informazione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo relative alla campagna per il referendum popolare indetto per il giorno 17 aprile 2016;
   ai sensi dell'articolo 4 della delibera, «la Rai cura l'illustrazione del quesito referendario e informa sulle modalità di votazione, ivi comprese le speciali modalità di voto previste per gli elettori che non hanno accesso ai seggi elettorali, sulla data e sugli orari della consultazione», rendendo la programmazione fruibile alle persone non udenti, anche attraverso le pagine di Televideo redatte dai soggetti legittimati ad accedere alle trasmissioni e «recanti l'illustrazione delle argomentazioni favorevoli o contrarie al quesito referendario e le principali iniziative assunte nel corso della campagna referendaria»;
   ai sensi dell'articolo 7 tutti i notiziari e i programmi a contenuto informativo o di approfondimento devono conformarsi «con particolare rigore, per quanto riguarda i temi oggetto del quesito referendario, ai criteri di tutela del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, della completezza, dell'obiettività e della parità di trattamento fra i diversi soggetti politici»;
   più in dettaglio, il medesimo articolo 7 prescrive ai direttori responsabili dei programmi, ferma restando l'autonomia editoriale, di osservare «in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche», nonché «a curare che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata», attraverso ricostruzioni sempre rigorose dei fatti esposti;
   l'articolo 7 prescrive inoltre alla concessionaria di garantire «una rilevante presenza degli argomenti oggetto del referendum nei programmi di approfondimento, a cominciare da quelli di maggior ascolto, curando una adeguata informazione», nonché di assicurare «la chiarezza e la comprensibilità dei temi in discussione»;
   nella puntata di «Uno Mattina» del 16 marzo 2016, il conduttore Di Mare ha dedicato uno spazio della trasmissione al referendum sulle trivellazioni;
   nel presentare il contenuto del referendum, Di Mare ha subito specificato che «in realtà la legge di stabilità già definisce che non possono esserci nuove trivellazioni perciò il referendum non riguarda l'ipotesi di fare nuove trivellazioni quanto piuttosto quelle già esistenti» e che solo «gli abitanti delle aree delle regioni coinvolte dovranno essere chiamati a esprimere la loro opinione sull'esistenza di quelle piattaforme che già esistono»;
   le affermazioni di Di Mare appaiono di notevole gravità, considerato che il conduttore di una trasmissione informativa o di approfondimento, a maggior ragione del servizio pubblico, non può permettersi di non sapere che ad un referendum popolare ex articolo 75 della Costituzione possono partecipare tutti i cittadini aventi diritto al voto;
   al di là delle informazioni errate, a parere dello scrivente il modo in cui Di Mare ha introdotto il tema delle trivellazioni era sostanzialmente volto a sminuire l'importanza del referendum, violando in tal modo non solo le prescrizioni contenute nella citata delibera, ma anche i più basilari principi di lealtà, imparzialità, obiettività e completezza dell'informazione che contraddistinguono, in generale, l'informazione radiotelevisiva e, in particolare, quella del servizio pubblico nei principali momenti della vita democratica del Paese;
   anche in altre trasmissioni informative la rappresentazione del quesito non è Pag. 393stata corretta dal punto di vista formale e/o sostanziale. Basti citare, fra gli altri, il servizio sul referendum dell'edizione del Tg3 del 16 marzo 2016, ore 14,42, nel quale si dice che le regioni proponenti sono 6 (anziché 9) e nel quale le ragioni del «no» sono ancorate, o meglio confuse, con l'argomento, pure legittimo, della perdita dei posti di lavoro. Oppure il servizio di Rainews del 13 marzo 2016, ore 9.19, nel quale si afferma che per la prima volta un referendum abrogativo è proposto dalle regioni, notizia errata in quanto tale procedura è già avvenuta in passato, da ultimo con il referendum sul Ministero dell'agricoltura dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con sentenza n. 29 del 1993;
   si tratta di una serie di errori in apparenza marginali ma che nell'insieme denotano un certo pressappochismo dell'informazione diffusa dal servizio pubblico su questo importante referendum;
   si chiede di sapere:
    se non ritengano che il conduttore di una trasmissione di approfondimento informativo debba introdurre con rigore e correttezza l'oggetto di un quesito referendario;
    se non ritengano che le affermazioni del conduttore Di Mare, oltre ad essere manifestamente errate, abbiano leso il principio secondo cui i cittadini-utenti non debbono trovarsi nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata;
    quali iniziative intendano assumere nei confronti della testata a cui è ricondotta la trasmissione «Uno Mattina» al fine di ripristinare la corretta informazione sul referendum;
    se non ritengano che i fatti esposti in premessa denotino nel loro insieme una certa superficialità dell'informazione del servizio pubblico sul tema in oggetto e quali iniziative intendano assumere al fine di garantire ai cittadini-utenti la più ampia e rigorosa informazione sulle ragioni favorevoli e contrarie al referendum del 17 aprile;
    se la Rai stia attuando le disposizioni della delibera della Commissione di Vigilanza volte a garantire alle persone con disabilità una piena informazione sul quesito referendario. (425/2067)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
  In primo luogo, si ritiene opportuno segnalare come il giorno stesso della messa in onda della trasmissione «Uno mattina» che aveva riservato lo spazio per offrire ai telespettatori l'informazione referendaria, nel cui ambito sono state rilevate le dichiarazioni del conduttore Franco di Mare, la Rai aveva provveduto ad emanare il seguente comunicato alle agenzie: «In merito all'accusa di disinformazione rivolta dal M5S allo spazio di Uno mattina dedicato al Referendum sulle trivellazioni, la Rai precisa che non si è trattato di disinformazione, ma di un semplice errore umano, peraltro prontamente corretto nel corso dello stesso spazio dedicato da Uno mattina al Referendum sulle trivellazioni. Comunque, la Rai si scusa per l'accaduto ? con i telespettatori e comunica che domani nel corso di Uno mattina ci sarà una rettifica. Del Referendum se ne parlerà ancora nei prossimi giorni sui canali Rai».
  In secondo luogo, per quanto riguarda gli adempimenti di Rai rispetto all'informazione referendaria specificamente rivolta alle persone con disabilità si evidenzia che Rai sta puntualmente applicando le specifiche disposizioni del regolamento approvato dalla Commissione di Vigilanza. Più in particolare, ai sensi dell'articolo 4, la Rai sta sviluppando una campagna informativa (spot: «presentazione Referendum», «voto domiciliare e assistito» e «come si vota») articolata su oltre 800 passaggi su tutte le reti (sia generaliste che tematiche); inoltre, con riferimento alle Tribune referendarie e agli altri spazi della comunicazione politica (previsti dagli articoli 5 e 6), Rai ha predisposto la sottotitolazione sulle pagine del Pag. 394Televideo. Da ultimo, la Rai ha messo a disposizione le pagine di Televideo, ai sensi dell'art. 9, per un'ulteriore comunicazione informativa su tutta la campagna referendaria.
  Con riferimento al comunicato aziendale di cui sopra, per completezza si forniscono di seguito i testi di alcune delle agenzie che lo hanno ripreso:
   Rai1: su referendum trivelle solo un errore, domani rettifica.
   Non si è trattato di disinformazione da Unomattina
   Roma, 16 mar. (askanews) – Sul referendum trivelle solo «un  errore umano», nessuna disinformazione. Domani Unomattina trasmetterà una rettifica. La precisazione arriva da Rai1 dopo la  denuncia del M5S.
   Trivelle: Rai1 si scusa, errore umano, domani rettifichiamo (v. Trivelle: M5s, Unomattina...delle 18.08)
    (ANSA) – ROMA, 16 MAR – In merito all'accusa di disinformazione rivolta dal M5S a Unomattina per lo spazio dedicato al referendum sulle trivellazioni, Rai1 precisa che «non si è trattato di disinformazione, ma di un semplice errore umano, peraltro prontamente corretto nel corso dello stesso spazio dedicato da Unomattina al referendum sulle trivellazioni.
   Rai1 comunque si scusa per l'accaduto ? con i telespettatori e comunica che domani nel corso di Unomattina sarà effettuata una rettifica». (ANSA).
   COM-TH 16-MAR-16 19:58 NNNN
   RAI1 «SU REFERENDUM NO DISINFORMAZIONE MA ERRORE, DOMANI RETTIFICA»
   ROMA (ITALPRESS) – «In merito all'accusa di disinformazione rivolta dal M5S a Unomattina per lo spazio dedicato al Referendum sulle trivellazioni, Rai1 precisa che non si è trattato di disinformazione, ma di un semplice errore umano, peraltro prontamente corretto nel corso dello stesso spazio dedicato da Unomattina al Referendum sulle trivellazioni. Rai1 comunque si scusa per l'accaduto ? con i telespettatori e comunica che domani nel corso di Unomattina sarà effettuata una rettifica». È quanto si legge in una nota di Rai1. (ITALPRESS).sat/com 16-Mar-16 19:43 NNNN

  GASPARRI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   in mezz'ora è un talk show televisivo che va in onda, dal 9 ottobre 2005, nella giornata di domenica dalle 14.30 alle 15.00 su Rai 3 e che è condotto dalla giornalista Lucia Annunziata, che in passato ha già ricoperto il ruolo di presidente della Rai,;
   il quale sovente, vengono invitati personaggi pubblici – prevalentemente del mondo politico – nel numero di uno per puntata, anche se in alcune occasioni il confronto si è svolto tra due esponenti;
   da notizie in possesso dell'interrogante, in occasione delle votazioni primarie della sinistra, la summenzionata conduttrice ha invitato tutti i partecipanti ed ha addirittura prolungato a 45 minuti la durata della trasmissione, mentre nel caso della città di Roma, per quanto riguarda il centrodestra, benché non ci siano state delle vere e proprie votazioni primarie, ha evitato il confronto fra i candidati principali, privilegiando talune scelte ed inventando, successivamente, inviti ad altri che non risulterebbe fossero stati effettuati;
   a giudizio dell'interrogante, essendo una trasmissione che va in onda nel primo pomeriggio della domenica, e che quindi è seguita da un vasto pubblico, sarebbe opportuno che venissero riequilibrate le presenze dei vari esponenti dei maggiori partiti politici nonché venisse fatta chiarezza sulle incompatibilità delle conduttrice, sig.ra Annunziata;
   si chiede di sapere:
    quali siano i criteri con cui Lucia Annunziata organizza la trasmissione «In Mezz'ora» e, conseguentemente, quanto costi alla Rai la medesima;Pag. 395
    quale sia il tipo di rapporto contrattuale che intercorre tra Lucia Annunziata e l'azienda Radiotelevisiva;
    se la Rai ritenga compatibili, con la funzione di conduttrice di «In mezz'ora», le ulteriori attività giornalistiche e di consulenza che la sig.ra Annunziata svolge;
    se la Rai intenda intervenire per un riequilibrio complessivo delle presenze dei vari esponenti politici che, nell'edizione 2015-2016, non ha mai visto in studio esponenti di Forza Italia a vantaggio di tutte le altre forze politiche;
    se la Rai, sulla base di quanto sovra esposto, non ritenga di dover ammettere la palese faziosità e inadeguatezza della sig.ra Lucia Annunziata. (426/2074)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In linea generale, si ritiene che «In 1/2 ora» sia un programma che rispecchia pienamente la funzione e i valori dell'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo, con particolare riguardo all'imparzialità, al pluralismo, alla correttezza, alla completezza: essendo appunto un programma di approfondimento informativo, ha il dovere di riferirsi all'attualità delle notizie e dei personaggi, come criterio giornalistico di fondo.
  Ciò premesso, si ritiene opportuno evidenziare che, in generale, nell'edizione in corso di «In 1/2 ora» si è ridotta la presenza di personaggi politici a vantaggio di voci del mondo della società civile, della cultura, dell'economia, della cultura e del giornalismo. Tuttavia, è vero che nella puntata dedicata ai protagonisti delle primarie del centrosinistra a Roma (scelta conseguita al fatto che si trattava di un avvenimento di forte interesse giornalistico) si è determinata la necessità di portare alla partecipazione contemporanea di più candidati di quell'area e ad un allungamento della durata normale della trasmissione, come per altro già accaduto in passato in circostanze che lo richiedevano. Successivamente, è stata data voce a candidati dell'area di centrodestra e altri saranno presenti: in particolare, si segnala che era già stata concordata la presenza di Guido Bertolaso per la scorsa puntata del 3 aprile, poi a seguito della vicenda delle intercettazioni che hanno determinato le dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico Guidi e le inevitabili ripercussioni sul Governo, l'agenda è cambiata ed è stato ospitato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. L'invito per Guido Bertolaso è tuttavia solo rinviato, come annunciato dalla stessa Lucia Annunziata in apertura di trasmissione.
  In precedenza (sempre nell'arco dell'attuale stagione televisiva), si segnala che sono stati rivolti inviti ad esponenti di F.I.: più volte al leader Silvio Berlusconi e, ad esempio, anche a Mara Carfagna. Tutti inviti cortesemente rifiutati dagli interlocutori.
  Da ultimo, si ritiene opportuno evidenziare come a Lucia Annunziata, conduttrice e principale autrice del programma, sia riconosciuta una importante storia professionale ed indiscussa competenza giornalistica, anche di caratura internazionale, e «In 1/2 ora» sia un programma dagli ottimi risultati anche in termini di ascolti. Le altre attività giornalistiche svolte dalla conduttrice non rappresentano un problema né da un punto di vista contrattuale né da quello editoriale.

  GASPARRI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   da notizie di stampa si è appreso che la Rai avrebbe proceduto ad effettuare nuove assunzioni avvalendosi di personale esterno;
   nel recente passato si è stigmatizzato tale modo di procedere da parte della Rai, tenuto conto che all'interno dell'azienda vi sono dipendenti privi di incarico,
   si chiede di sapere:
    a quanto ammontino i costi sostenuti per le ulteriori assunzioni esterne che sono state effettuate dal Direttore Generale della Rai, e che riguarderebbero un Pag. 396vice direttore di Rai 3, Alessandro Lostia, Francesca Canetta, a sua volta vice direttore di Rai 2, e Massimo Coppola assunto come consulente del Direttore Generale;
    quale sia il limite delle assunzioni esterne che è stato stabilito e se lo stesso non sia stato superato;
    per quali motivi non si collochino in queste e in altre funzioni dirigenti Rai rimasti privi di incarico, che rappresentano un rilevante costo per l'azienda e nel contempo vengono mortificati dalla mancanza di una utilizzazione adeguata;
    se ritenga doversi procedere ad una ulteriore audizione del direttore Generale della Rai in Commissione parlamentare di vigilanza perché risponda degli sprechi, con la nomina di direttori, vice direttori e numerose altre figure prese dall'esterno, anche a fronte della presenza all'interno dell'azienda Rai di molti dipendenti qualificati, alcuni dei quali peraltro con contenziosi legali in corso per il demansionamento subito e la mancanza di funzioni adeguate. (427/2075)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, nel rimandare per una valutazione più complessiva della questione ai riscontri già forniti su interrogazioni di analogo contenuto, si informa di quanto segue.
  In primo luogo, si ritiene opportuno mettere in evidenza come le assunzioni citate nell'interrogazione di cui sopra rientrino all'interno di un processo sulla costituzione di un nucleo di vertice dell'azienda che abbia in sé tutte le competenze necessarie per far fronte a quest'importante fase di cambiamento e che sia in grado di affrontare con adeguata tempestività e in modo organico ed unitario le rilevanti sfide imposte in questa decisivo momento della vita dell'azienda.
  Per quanto attiene alla tematica degli aspetti economici, si ritiene opportuno mettere in evidenza come su questi sarà possibile poter effettuare una valutazione organica e puntuale attraverso il «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale»; tale Piano, infatti, prevede la pubblicazione sul sito internet della società – tra l'altro – dei «curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello»; in ogni caso, per quanto riguarda i profili retributivi si ritiene opportuno evidenziare come sia stata adottata una politica retributiva che ha come obiettivo il contenimento dei costi rispetto alle precedenti retribuzioni annue lorde in corrispondenti situazioni; ancora, i livelli stipendiali della Rai si collocano (in alcuni casi anche significativamente) al di sotto di quelli delle corrispondenti posizioni del mercato di riferimento.
  Per quanto attiene ai criteri quali-quantitativi delle assunzioni di cui sopra, si è proceduto nel rispetto delle disposizioni dell'articolo 37 dello Statuto che, in applicazione della riforma recentemente approvata dal Parlamento, stabilisce espressamente «nel 5% (cinque per cento) del numero dei dirigenti dipendenti in servizio alla chiusura del precedente esercizio il limite massimo dei dirigenti non dipendenti della Società che possono essere assunti con contratto a tempo determinato»; l'articolo 39, ancora, prevede che gli stessi debbano essere in possesso di «requisiti di particolare e comprovata qualificazione professionale e di specifiche competenze attinenti all'esercizio dell'incarico da conferire».

  NESCI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
   ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi, di cui al decreto legislativo n.177 del 2005, «sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose»;Pag. 397
   soltanto il rispetto di tali principi garantisce una «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni, comunque non consentendo la sponsorizzazione dei notiziari» (articolo 7 del Testo unico);
   tali principi sono ribaditi anche nel Contratto di Servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI-Radiotelevisione Italiana Spa per il triennio 2010-2012, il cui articolo 5 prescrive alla concessionaria del servizio pubblico di assicurare «la qualità dell'informazione quale imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche e sociali» nel rispetto dei «principi di correttezza, lealtà e buona fede dell'informazione», affinché si favorisca «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
   a parere della scrivente, negli ultimi giorni i telegiornali del servizio pubblico stanno assumendo un comportamento incoerente con i citati principi, a causa di resoconti giornalistici non veritieri e parziali;
   negli ultimi giorni ha tenuto banco la polemica tra il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, e diversi esponenti del Partito Democratico, riguardante il blocco dei fondi per le vittime della mafia;
   la questione è stata affrontata da Di Maio nel corso di un'interpellanza alla Camera dei deputati, venerdì 18 marzo, rivolta al ministro dell'Interno;
   nel corso del suo intervento, Di Maio ha sottolineato che il fondo per le vittime della mafia è bloccato dal momento che «su proposta del Ministro Alfano, il Governo ha nominato un commissario di questo fondo. Ora, qualcuno dirà: ma se il Ministro Alfano, indagato, nomina il commissario per il Fondo per le vittime dei reati di mafia, di cosa ti lamenti  ? E anche questo è vero. Questo commissario ha deciso di bloccare tutti i pagamenti e ha chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato per avere delle delucidazioni. In particolare, ha chiesto se debba liquidare le spese legali a tutte le associazioni che ne fanno richiesta o solo ad alcune»;
   tale situazione di stallo è stata confermata anche dal sottosegretario del ministero dell'Interno, Domenico Manzione, che, in un passaggio della sua risposta, ha affermato: «Nel corso del mese di novembre, il Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso ha chiesto un parere al Consiglio di Stato circa la corretta interpretazione da dare alla normativa di settore, in considerazione del fatto che, per le associazioni antimafia, non sono previsti particolari «requisiti di affidabilità», uso l'espressione ovviamente tra virgolette, ai fini della legittimazione all'accesso al Fondo, come invece avviene per le associazioni antiracket e antiusura»;
   la notizia, dunque, che da cinque mesi le vittime di mafia e usura non percepiscono fondi pubblici corrisponde al vero, come confermato dal dott. Manzione;
   a parere della scrivente, tuttavia, i telegiornali di venerdì 18 marzo, sabato 19 marzo e domenica 20 marzo non hanno offerto un resoconto veritiero e imparziale della vicenda, limitandosi ad una narrazione estremamente superficiale, basata unicamente sui pareri dei soggetti politici, senza entrare nel merito della questione e rendere così edotti i telespettatori sulla realtà dei fatti;
   a conferma di quanto finora esposto, si riportano alcuni esempi:
    nell'edizione delle ore 20 del Tg1 di sabato 19 marzo, viene riportato l'attacco del ministro Maria Elena Boschi (»bassa propaganda politica e menzogna») a Luigi Di Maio. Viene dunque illustrata la posizione del vicepresidente della Camera, ma subito dopo sono riportati gli attacchi del Pd, in particolare quelli di Rosy Bindi e degli altri esponenti del partito;Pag. 398
    nell'edizione del pranzo di domenica 20 marzo viene riportata la polemica con le posizioni di Di Maio e Rosato, mentre alle 20 la questione ha un pezzo dedicato anche se precedentemente sono riportati gli attacchi di Renzi a Di Maio. Nel servizio dedicato di Paola Cervelli viene riportata la posizione in voce del vicepresidente della Camera, cui seguono però gli attacchi di ben tre esponenti del Pd con in coda l'intervista al capogruppo Pd alla Camera che attacca frontalmente Di Maio: «Quando doveva parlare ha taciuto. Oggi il vicepresidente Di Maio strumentalizza con delle menzogne le vittime della camorra. È il momento che si dimetta. Prenda atto che il suo atteggiamento non è rispettoso delle istituzioni». Alle parole di Rosato non segue alcuna replica di esponenti del Movimento Cinque Stelle;
   appare utile ricordare anche le edizioni del Tg2 di domenica 20 marzo. Nell'edizione delle 13 all'interno di un servizio con più voci vengono riportate la denuncia di Di Maio e la replica di Rosato che ne chiede le dimissioni. Nell'edizione delle ore 20,30 del Tg2 c’è invece un servizio specifico sul tema: prima gli attacchi di Renzi, poi quelli del vicesegretario Pd Debora Serracchiani, poi l'intervista al capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato che chiede le dimissioni di Di Maio. Segue l'appello di Di Maio, quindi le repliche di Sibilia e Nuti, chiude il tweet di Di Battista;
   secondo quanto appurato dall'interrogante, nessuno dei principali notiziari del servizio pubblico (Tg1, Tg2 e Tg3) di sabato 20 e domenica 21 marzo ha affrontato la questione né si è premurato di specificare che le critiche mosse dagli esponenti del Partito Democratico erano infondate poiché, nei fatti, il fondo è oggi bloccato. Nessun servizio, al netto della polemica politica, ha inoltre affrontato la questione del fondo spiegandone il funzionamento e le problematiche;
   alla scrivente preme sottolineare che, di contro, la notizia emersa domenica 20 marzo secondo la quale tutti i componenti dell'ultimo cda di Banca Etruria, quello presieduto da Lorenzo Rosi e di cui ha fatto parte in qualità di vicepresidente anche Pier Luigi Boschi, padre del ministro Maria Elena, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Arezzo, con l'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta, ha trovato spazio soltanto residuale nei telegiornali del servizio pubblico, a cominciare dal Tg1;
   a titolo di esempio si ricorda nell'edizione delle ore 13,00 del Tg1 di domenica 20 marzo, la notizia dell'indagine veniva soltanto letta dal mezzobusto senza che sia stato realizzato alcun servizio specifico sulla vicenda;
   soltanto nell'edizione serale di domenica 20 marzo è andato in onda un breve servizio durante il quale si dice che sono indagati anche i vicepresidenti «Alfredo Berni e Pier Luigi Boschi, padre del ministro»;
   per quanto riguarda, ancora, il Tg2, non è stato fatto proprio alcun cenno in merito alle indagini che coinvolgono anche il padre del ministro Boschi, nell'edizione delle ore 20.30, mentre nell'edizione delle ore 13 c’è un servizio di cronaca;
   in nessun servizio è citata la polemica politica inerente l'indagine a carico di Pier Luigi Boschi, nonostante diversi esponenti del Movimento 5 Stelle abbiano chiesto nella giornata di domenica le dimissioni dello stesso ministro Boschi;
   è opportuno rammentare che, secondo quanto affermato all'articolo 4, comma 1, lettera e), del Testo unico, la Rai garantisce «la trasmissione di apposita rettifica, quando l'interessato si ritenga leso nei suoi interessi morali o materiali da trasmissioni o notizie contrarie a verità, purché tale rettifica non abbia contenuto che possa dare luogo a responsabilità penali o civili e non sia contraria al buon costume»;
   tale diritto di rettifica è garantito inoltre dall'articolo 10 della legge n. 223 del 1990, che prevede la possibilità, per Pag. 399chiunque si senta leso da trasmissioni contrarie a verità, di chiedere rettifica. E, peraltro, la medesima va «effettuata entro quarantotto ore dalla ricezione della richiesta, in fascia oraria e con il rilievo corrispondenti a quelli della trasmissione che ha dato origine alla lesione degli interessi»;
   si chiede di sapere:
    quali iniziative urgenti intendano assumere affinché i telespettatori vengano edotti sullo stato delle cose relativo all'erogazione del fondo per le vittime di mafia, ad oggi bloccato, come confermato dallo stesso Governo;
    quali siano state le scelte giornalistiche dei direttori di testata attraverso le quali si sia preferito dare ampio spazio, per giorni interi, alla polemica (infondata, come dimostrato in premessa) tra Luigi Di Maio e gli esponenti del Partito Democratico, silenziando al contrario la notizia d'indagine a carico del padre di un ministro della Repubblica italiana;
    quali misure intendano adottare, nel rispetto del principio di autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, affinché nei principali notiziari della concessionaria sia ripristinata una situazione di piena compatibilità con i principi che regolano l'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo. (428/2079)

  RISPOSTA. – In linea generale Rai è impegnata a fornire una offerta informativa improntata ai principi di imparzialità, completezza e correttezza, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati, adottando una linea editoriale incentrata su attualità e notiziabilità; in tale quadro i Direttori responsabili delle Testate operano – in piena coerenza con le previsioni normative dell'ordinamento della professione giornalistica – nell'ambito della propria autonomia e libertà editoriale. Ciò premesso, in merito all'interrogazione sopra menzionata di seguito si forniscono gli elementi chiarificatori rispettivamente predisposti dal Tg1, Tg2 e Tg3.

Tg1
  Con riferimento ai servizi del Tg1 relativi ai fondi per le vittime della mafia si evidenzia che ogni volta che la testata si è occupata del tema (in particolare, nelle edizioni principali del 19 e del 20 marzo) lo ha fatto riportando correttamente la posizione dell'On. Luigi Di Maio (M5S), da un lato, e quella di esponenti della maggioranza dall'altro.
  Per quanto concerne poi le modalità con cui è stata trattata la notizia dell'indagine a carico di Pier Luigi Boschi, si mette in evidenza che tale notizia è stata pubblicata da alcuni organi di stampa domenica 20 marzo e che alle 13.30 dello stesso giorno, pur in assenza di conferme ufficiali, il Tg1 se ne è occupato con una notizia letta in studio dal conduttore. Poi nell'edizione delle 20.00, sempre dello stesso giorno, un servizio di cronaca ha dato conto dei particolari della vicenda.
  Il giorno successivo, lunedì 21 marzo, il capogruppo del M5S alla Camera, On. Michele Dell'Orco, a cui era stato chiesto un commento sulle prossime elezioni amministrative, ha preferito parlare del «caso Boschi» chiedendo le dimissioni del Ministro e dell'intero Governo, dichiarazione andata in voce nell'edizione delle 13.30 (con replica del PD).

Tg2
  Con riferimento all'informazione data dal Tg2 sul Fondo per associazioni antiracket si mette in evidenza che sul tema nell'edizione delle 20.30 di sabato 19 marzo è stato dato spazio all'interrogazione dell'On. Di Maio (M5S) in un ampio pezzo che partiva con il Blog di Grillo (che attaccava Berlusconi sulle Elezioni Amministrative e poi che parlava della candidatura di Brambilla per il M5S a Napoli); in tale servizio venivano dapprima illustrata la posizione del M5S sui Fondi Antiracket con un sonoro del On. Di Maio raccolto proprio in occasione della giornata che ricordava la morte di don Peppino Diana vittima di camorra e, a seguire, la replica in sonoro della Presidente della Commissione Antimafia, Sen. Rosi Bindi e la posizione del Pag. 400Governo sui Fondi Antiracket e, da ultimo, anche un tweet del Vicesegretario PD, On. Lorenzo Guerini.
  Il giorno seguente, nel servizio politico, il telegiornale è tornato sulla polemica dei Fondi Antiracket mostrando il sito dell'On. Di Maio e raccontando quanto l'esponente del M5S aveva postato sulla sua pagina facebook in merito, a seguire poi una replica non sonora del capogruppo del PD alla Camera, On. Ettore Rosato.
  Relativamente alla notizia sul caso Banca Etruria, il Tg2 domenica 20 marzo nell'edizione delle 13.00 ha trasmesso un pezzo dove veniva letteralmente detto: «Concorso in bancarotta fraudolenta per il CdA di Banca Etruria. Sarebbe questa l'accusa contestata all'intero CdA dalla Procura di Arezzo». Poi si parlava degli indagati «tra cui Pierluigi Boschi padre del Ministro per le riforme Maria Elena».
  Poi, il giorno stesso, nell'edizione delle 20.30 la notizia veniva messa sul «rullo» che passa durante il notiziario mediamente ogni 60-90 secondi. E sempre nella stessa edizione, nell'ambito di un lungo servizio, nella prima parte dedicato alla polemica sui Fondi Antiracket, nella seconda parte, dove venivano riportati commenti vari di esponenti del M5S ripresi dalla rete tra cui un tweet dell'On. Alessandro Di Battista (letto e mostrato) che diceva : «Alfano e papa’ Boschi indagati, Verdini condannato per corruzione ma il PD chiede dimissioni di Di Maio che difende vittime di camorra #PdDimettiti».
  Il giorno seguente, lunedì 21 marzo nell'edizione delle 13.00 nel pezzo politico andava in onda una lunga dichiarazione dell'On. Dell'Orco del M5S che chiedeva le dimissioni del Ministro Boschi, con a seguire la replica dell'On. Ernesto Carbone del PD.

Tg3
  Per quanto riguarda l'informazione del Tg3 nei giorni del 19 e 20 marzo scorso, si evidenzia, in primo luogo, che l'attenzione è stata dedicata soprattutto a due temi: le circostanze e le implicazioni dell'arresto del ricercato Salah Abdeslam e la trattativa fra Europa e Turchia sui profughi, con servizi che complessivamente hanno occupato più di metà del tempo di ciascuna edizione del telegiornale; di conseguenza, lo spazio riservato alla politica interna è stato ridotto all'essenziale.
  In secondo luogo, si rileva che la testata ha, in quei giorni, fatto una scelta editoriale diversa rispetto ad altri telegiornali; nella sua piena autonomia ha ritenuto di non dedicare molto spazio alla polemica fra l'On. Di Maio del M5S e gli esponenti del PD sui fondi anti-racket, e invece, domenica 20 marzo, ha offerto più ampia informazione sulle indagini riguardanti Banca Etruria. Una scelta editoriale precisa che distingue, anche in termini di interesse per il pubblico, fra una polemica politico-elettorale, ed una vicenda giudiziaria che presenta elementi di notizia, risvolti di sistema per i risparmiatori e ricadute non irrilevanti sul Governo.
  Più in particolare, nell'edizione delle 19.00 di sabato 19 marzo, il Tg3 ha inserito la polemica sull'antimafia all'interno del servizio che dava conto soprattutto della presentazione del candidato Brambilla del M5S a Napoli, con due sonori dello stesso candidato, e poi delle altre scelte del Movimento nelle altre città. In conclusione del servizio, si dava conto delle dichiarazioni dell'On. Di Maio e della replica della Presidente della Commissione Antimafia, Sen. Bindi.
  Nell'edizione delle 14.20 del 20 marzo, edizione che la domenica dura 15 minuti, il notiziario ha realizzato solo un pezzo politico sulle amministrative, incentrato sulle divisioni nel centrodestra, ma ha anche fatto un pezzo molto dettagliato sulla vicenda Banca Etruria dicendo chiaramente che l'indagine riguardava il padre del Ministro Boschi.
  Sempre domenica 20 marzo, nella edizione delle 19.00, la polemica sull'antimafia, già trattata il giorno precedente, è stata ripresa nell'ambito di un servizio complessivo sul PD dando conto, senza sonori, sia delle nuove accuse di Di Maio, sia delle nuove risposte del Governo e della maggioranza. Più spazio si è ritenuto di dover dedicare invece alla vicenda di maggiore Pag. 401attualità, cioè l'indagine che riguardava Pier Luigi Boschi, con un ampio e dettagliato servizio che, anche in questa edizione, non ometteva di dire che si trattasse del padre del Ministro. Nel servizio, dopo la ricostruzione giudiziaria, si dava conto delle reazioni politiche delle opposizioni compresa la richiesta di dimissioni del Ministro avanzata dal M5S. In conclusione, si ritiene che l'informazione data della vicenda Banca Etruria abbia occupato uno spazio importante.