CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 11 febbraio 2016
590.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Programma di lavoro della Commissione per il 2016 – È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione (COM(2015)610 final) e relativi allegati.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4).

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017) (15258/15).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminati, per le parti di competenza, la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016, il Programma di lavoro della Commissione europea per l'anno 2016 e relativi allegati, nonché il Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2016 – 30 giugno 2017;
   rilevato che:
    il Governo continuerà a sostenere l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza e Vice presidente della Commissione nell'azione di guida della politica estera e di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea;
    tra le priorità del Governo ci sono la gestione delle migrazioni e la stabilizzazione del vicinato, con particolare riguardo alla Siria e alla Libia. Per quanto riguarda, in particolare, la Libia, il Governo ribadisce che l'Italia è disponibile ad assumere un ruolo di capofila nello sforzo internazionale per la stabilizzazione del Paese, non appena l'Esecutivo di concordia nazionale sarà stato formato, dietro invito libico e in un quadro di legittimità internazionale, in collaborazione con altri Paesi;
    il Governo intende continuare a promuovere un approccio civile-militare integrato nelle missioni di pace che tenga conto delle esigenze delle popolazioni nelle aree di crisi e post-crisi e, nel contempo, a sostenere la costruzione di una efficace dimensione di sicurezza e difesa comune;
    il Governo intende mantenere gli attuali livelli di partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali;
    il Consiglio dell'Unione europea individua la lotta al terrorismo come una delle priorità del suo programma di lavoro;
    tra le nuove iniziative che la Commissione intende intraprendere figura, nell'ambito degli interventi nel settore dell'imprenditorialità e per la creazione di posti di lavoro, un pacchetto intitolato «Piano d'azione europeo sulla difesa», il cui obiettivo è quello di porre in essere un quadro legislativo e politico per garantire che il mercato, le industrie e le competenze dell'Europa siano in grado di realizzare le priorità in termini di capacità militare collegate a eventuali future necessità degli Stati membri sul piano della sicurezza,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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  con le seguenti osservazioni:
   a) il Governo accentui il suo impegno affinché l'Europa mantenga costante l'attenzione sui Paesi dell'area balcanica ed in particolare sulla Bosnia, che non solo vede affermarsi una crescente e rapida radicalizzazione di stampo wahhabita, ma, tenuto conto del numero di abitanti, è divenuta il quarto Paese per provenienza dei combattenti stranieri (foreign fighters) che si sono uniti all'ISIS;
   b) il Governo sostenga, nell'ambito dell'Unione europea, le politiche volte a favorire lo sviluppo di convergenze delle industrie nazionali di produzione dei sistemi d'arma, in modo da promuovere la formazione di un'industria europea della difesa;
   c) prendendo spunto dalla positiva esperienza della missione Eunavfor Med «Sophia», che vede per la prima volta 22 Stati membri dell'Unione europea partecipare congiuntamente a un'operazione militare di interesse comune, il Governo si adoperi affinché l'Unione europea arrivi a dotarsi di una struttura di comando integrata e permanente che eserciti il raccordo con gli assetti militari di tutti i Paesi membri, in modo da garantire la rapida attivazione, in caso di necessità, di dispositivi militari sul modello di quello impiegato nell'operazione «Sophia».

Pag. 49

ALLEGATO 2

Programma di lavoro della Commissione per il 2016 – È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione (COM(2015)610 final) e relativi allegati.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4).

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017) (15258/15).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL GRUPPO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

  La IV Commissione (Difesa),
   esaminati, per le parti di competenza, il Programma di lavoro della Commissione per il 2016 – È il momento di andare oltre l'ordinaria amministrazione (COM(2015)610 final) e relativi allegati; la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 (Doc. LXXXVII-bis, n. 4); e il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2016-30 giugno 2017) (15258/15);
   rammaricandosi dell'occasione persa da parte dell'Italia d'incidere nell'agenda europea dei prossimi due anni, con un semestre italiano di presidenza di turno che non ha lasciato segni evidenti di «un cambio diverso»;
   considerato il fatto che i documenti in esame insistono nel reiterare una politica europea basata sul Fiscal Compact e su linee economiche dell'austerità che hanno accentuato e sono per certi versi causa, della grave crisi che sta colpendo l'Unione e del crescente distacco dei popoli europei dalle istituzioni comunitarie;
   come un orologio svizzero le stime di crescita sono state recentemente ritoccate verso il basso dall'Unione europea: l'Italia passa dall'1,5 per cento all'1,4 per cento per il 2016 e il deficit sale dal 2,3 per cento al 2,5 per cento. I presupposti stessi su cui si basava la legge di stabilità per il 2016 sembrano non reggere più di fronte all'effettiva contrazione della crescita prevista;
   sui conti pubblici dell'Italia pesano 15 miliardi di clausole di salvaguardia per il 2017 e 20 miliardi per il 2018 di aumenti di accise e Iva e/o tagli di spesa equivalenti. La tanto decantata flessibilità dell'Unione europea sui conti dei Paesi membri sembra rivelarsi ben poca cosa, visto che tutti i margini sono stati utilizzati dal Governo italiano per evitare un secco aumento delle tasse per il 2016;
   il Piano di lavoro della Commissione si riassume semplicemente in una supposta ottimizzazione delle risorse e rafforzamento delle politiche di coordinamento economico europeo. È un programma privo di spinta e di innovazione, che si addice più ad una amministrazione di condominio che ad una Unione europea, la quale avrebbe bisogno di massicci investimenti per l'occupazione e il rilancio dell'economia reale;
   la disoccupazione è passata da 11 milioni del 2007 a quasi 17 milioni nel 2015. Uno studio recente della BCE ha Pag. 50evidenziato come l'economia europea sia sempre più condizionata dai consumi interni (in netta contrazione) che dal commercio estero. L'Europa rimane l'unica area economica mondiale in cui la politica economica e l'economia pubblica sono considerate un vincolo e non una opportunità. Tutte le proposte della Commissione sono supply side, mentre la domanda rimane sempre e solo un problema di mercato. Il FEIS (Fondo europeo per gli investimenti strategici) è non solo largamente insufficiente, ma sostanzialmente inutilizzabile, dati gli anacronistici vincoli burocratici;
   sottolineato che, sul terreno della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), la collaborazione tra gli Stati membri si rende necessaria per la situazione di ristrettezza finanziaria, determinata dall'attuale situazione economica, ma anche per i potenziali benefici in termini di occupazione, crescita, innovazione e riconversione e competitività industriale;
   considerata la necessità che, proprio per i deludenti risultati ottenuti dal semestre di presidenza italiano ad oggi, il Parlamento contribuisca alla definizione delle priorità dell'Italia ai fini del rilancio della PSDC dell'Unione, in ossequio al più pregnante ruolo che il Trattato di Lisbona ha riconosciuto ai Parlamenti nazionali anche in sede di definizione e di attuazione delle politiche dell'Unione stessa;
   considerato, inoltre, che la spesa militare dell'Unione europea nel 2010 ha raggiunto quota 194 miliardi di euro, approssimativamente la cifra del deficit annuale di Grecia, Italia e Spagna messe insieme, che gli alti livelli di spesa militare, nei Paesi ora nell'epicentro della crisi dell'euro, hanno giocato un ruolo significativo nel provocare la crisi del loro debito e che i debiti provocati dalla vendita di armi sono sovente il risultato di affari di corruzione tra funzionari dei governi, pagati con soldi dei cittadini, gli stessi che devono sopportare tagli pesantissimi nei servizi sociali;
   sottolineato che i tagli alla spesa militare, dove sono avvenuti, sono quasi interamente ricaduti sulle persone – riduzioni di personale, salari più bassi e pensioni più basse – e non sulla spesa per l'acquisto di armi e che l'ampia consistenza di esportazioni di armamenti da parte degli Stati membri verso numerosi Paesi del Sud del mondo e verso le aree di maggior tensione del pianeta (si pensi alle bombe tedesche, fabbricate in Italia ed esportate all'Arabia Saudita e usate per bombardare lo Yemen) obbliga la Commissione europea ad una profonda riflessione sull'effettiva applicazione dei criteri restrittivi enunciati nella Posizione Comune dell'Unione europea del 2008 sulle esportazioni di armamenti;
   ritenuto importante, invece, segnalare il preoccupante attivismo degli stessi capi di Governo dei Paesi dell'Unione europea presso le rappresentanze politiche di vari Stati esteri per assicurare alle industrie del proprio Paese contratti per forniture militari di notevole valore e che la crisi economica sta trasformando alcuni ministri della difesa in promotori delle esportazioni esplicitamente riconosciuti;
   sottolineato, altresì, l'opportuno inserimento tra gli strumenti della PESC delle capacità civili e militari dell'Unione europea nella gestione delle crisi e il riconoscimento degli scenari geopolitici della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente – anche alla luce della recrudescenza terroristica con gli attentati di Tunisi e Parigi e la mortifica iniziativa contro le popolazioni del cosiddetto Califfato (Daesh/Isis) – quali priorità strategiche ai fini della sicurezza europea, sicurezza che non può che essere conseguita attraverso il moltiplicarsi dell'iniziativa diplomatica, il riconoscimento dei diritti umani e dei diritti dei popoli, dell'implementazione delle politiche di disarmo, della cooperazione e del ripudio della guerra;
   considerato che la situazione in Libia continua ad essere di caos totale, con il cosiddetto governo di unità nazionale bocciato a larghissima maggioranza dal Parlamento di Tobruk e che questo fatto Pag. 51impedisce il passaggio alla terza fase dell'operazione EUNAVFOR MED (per la quale si richiede il consenso dello stato costiero e/o risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU);
   rilevato che, sia pur con un flusso ridotto rispetto alla nuova rotta balcanica, dalle coste libiche continuano a partire verso la frontiera meridionale dell'Europa decine di migliaia di persone ostaggio di trafficanti senza scrupolo. Sono ormai già migliaia le persone – in larga parte minori – annegati nel Mar Mediterraneo, una vera e propria ecatombe umanitaria;
   richiamata l'importanza dell'area balcanica, destabilizzata per l'arrivo di flussi senza precedenti di rifugiati (destabilizzazione che rischia di minare il processo di quei Paesi di integrazione europea in funzione di stabilizzazione e sviluppo);
   sottolineata la necessità di sostenere le iniziative dell'ONU e dell'Unione Africana nell'Africa, evitando il ripetersi di spedizioni militari unilaterali di singoli o associati Paesi dell'Unione europea in quel continente;
   richiamato – in seguito alla crisi del conflitto in Ucraina – il grave deterioramento dei rapporti tra Unione europea e Usa, da una parte, e Russia, dall'altra, che rischia di far sprofondare il nostro continente in un clima di guerra fredda dando l'avvio ad una nuova corsa al riarmo;
   ricordato come le sanzioni economiche nei confronti della Russia si siano dimostrate non solo inefficaci ma assolutamente controproducenti, così come insensata appare la militarizzazione della frontiera Ue-Russia;
   considerato che la decisione di stringere i tempi dei negoziati sul partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli Stati Uniti e l'Unione europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP), con l'obiettivo di concluderli entro la fine del 2015, rappresenta anch'esso un elemento destinato ad accrescere le tensioni in un continente che, invece, dovrebbe essere inclusivo di tutti i popoli che lo abitano;
   ribadita la necessità di riavviare un reale processo di disarmo nucleare del nostro continente attraverso una conferenza internazionale delle Nazioni Unite a cui siano chiamati a cooperare in questa direzione tutti i Paesi e le potenze dotate dell'arma atomica;
   considerato che il ruolo della Turchia, potenzialmente strategico nella costruzione di una Europa solidale e democratica, è in questa fase fortemente caratterizzato, sul piano interno, da una deriva autoritaria (contro la libertà di stampa, le opposizioni e minoranze in primo luogo quella curda) e, su quello esterno, dall'ambiguo rapporto con Daesh e con il sempre più alto livello di scontro con la Federazione Russa;
   rilevato inoltre che i tre miliardi di aiuti annunciati dall'Unione europea alla Turchia per far fronte all'emergenza rifugiati devono essere opportunamente condizionati alla richiesta di cessate il fuoco nei confronti della guerra contro la popolazione curda, la fine della complicità e dei traffici illegali con il cosiddetto Califfato, il ritiro del veto turco a che le forze politiche del Rojava (Kurdistan siriano) possano sedersi al tavolo della conferenza di pace sulla Siria di Ginevra;
   richiamati, anche in questa ottica, l'impegno politico europeo in campo internazionale nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite, la multidimensionalità degli strumenti civili e militari nelle strategie di intervento di prevenzione dei conflitti e la cooperazione con nuovi partner, anche geograficamente distanti, coesi su un modello «condiviso» di sicurezza basato sul rispetto del diritto internazionale e dell'autodeterminazione dei popoli, quali tasselli fondamentali su cui è basato il già citato approccio europeo onnicomprensivo; si devono inserire in tale quadro anche la promozione dell'iniziativa nazionale volta al rafforzamento delle capacità di intervento rapido e di risposta alle crisi Pag. 52dell'UE (con particolare riferimento all'impugnabilità e all'efficacia dei gruppi di reazione rapida – Battlegroups), e un maggior impulso alle politiche europee di difesa cibernetica;
   considerata la necessità che l'Italia contribuisca efficacemente al complessivo disegno europeo per la PSDC, sia nella fase di definizione delle proposte che in quella di implementazione, nell'impegno complessivo per il rafforzamento della capacità di difesa europea;
   richiamata, in generale, la necessita di rafforzare l'Unione europea sul piano delle sfide economiche, finanziarie e sociali, favorendo con una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, lo sviluppo delle leve fondamentali dell'industria, della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione, da declinare anche con riferimento al comparto della difesa, implementando la cooperazione e la progettazione comune nell'ambito della PSDC;
   nell'auspicio, infine, che la presentazione dei provvedimenti in titolo possa avvenire in modo tempestivo nel rispetto della nuova disciplina sulla partecipazione dell'Italia alla «formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea»,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   che la Commissione europea vari finalmente un processo di revisione della difesa europea, trasformando in realtà il coordinamento dei processi nazionali di pianificazione della difesa a livello dell'Unione europea e, sulla base di tale valutazione, imponga delle precise scadenze alla Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza per la redazione del Libro bianco sulla sicurezza e la difesa, al fine di razionalizzare le ambizioni strategiche e i processi di sviluppo delle capacità dell'Unione europea;
   che la Commissione europea istituisca un fondo europeo per la riconversione dell'industria bellica in industria civile, anche per dare risposta alla razionalizzazione del settore, minimizzando la perdita dei posti di lavoro ed evitando la dispersione di conoscenze scientifiche e tecnologiche;
   che la Commissione europea adotti una politica che premi i sistemi integrati europei della difesa e scoraggi l'acquisto di sistemi d'arma la cui ricaduta occupazionale e tecnologica per l'Unione europea – come nel caso degli F35 – è marginale e non adeguatamente proporzionale al costo dell'investimento;
   che sia dato impulso ad una politica euromediterranea comune e che l'Unione europea nel suo insieme – anche alla luce dei limiti dell'operazione EUNAVFOR MED e delle recenti stragi di migranti nel canale di Sicilia e in quello dell'Egeo – si faccia carico della gestione dell'afflusso dei profughi e della sicurezza del mare, attraverso sia la revisione di Dublino II, sia il coordinamento, mediante un'unica centrale operativa, sotto la supervisione della Unione europea, tra Italia e Malta del soccorso in mare. Bisogna che l'Unione europea, nel suo insieme e suddividendo i carichi tra i Paesi, rafforzi le operazioni di search and rescue nel Mediterraneo e nell'Egeo, con uno sforzo congiunto, e che queste operazioni vengano condotte in modo regolare e sistemico;
   che siano aperti accessi sicuri e legali per l'Europa a chi fugge dai conflitti e dalle persecuzioni, così che più nessuno sia costretto a mettere a repentaglio la propria vita in viaggi pericolosi; che sia assicurato l'accesso alla protezione internazionale, una volta raggiunti i confini d'Europa; e che si interrompa la cooperazione intrapresa con quei Paesi che non garantiscono un sufficiente rispetto dei diritti umani, allo scopo di frenare i flussi migratori diretti verso l'Unione europea;Pag. 53
   che si eviti di sommare alla tragedia prodotta dalla sconsiderata guerra alla Libia del 2011 una nuova avventura militare europea e Nato in quel Paese e che si insista invece sul dialogo e sulla riconciliazione nazionale come terreno fondamentale per stabilizzare la zona;
   che sia finalmente aperta su scala europea una discussione circa le norme che, all'interno dell'Unione, devono disciplinare lo sviluppo, l'acquisizione, l'utilizzo e le esportazioni di droni, armati e non, nonché la ricerca in materia, garantendo la pubblicità della base giuridica per l'utilizzo di droni, la responsabilità operativa, la fissazione di criteri mirati, il loro impatto, nonché le informazioni circa presunte violazioni, indagini e procedimenti penali, garantendo altresì che dati statistici e metodologici di base come quelli citati non siano tenuti segreti con il pretesto della sicurezza;
   che si provveda a bloccare il commercio delle armi con Paesi impegnati in guerre come quella contro lo Yemen o che continuano ad avere atteggiamenti ambigui nei confronti di Daesh;
   che si proceda alla rapida revoca delle sanzioni dell'Unione europea nei confronti della Federazione Russa e si contribuisca ad un processo di distensione con la stessa, evitando la militarizzazione dei confini orientali dell'Unione europea;
   che si operi finalmente affinché tutti i Paesi membri dell'Unione europea diano piena attuazione nella propria legislazione nazionale alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che stabilisce il diritto dei militari di associarsi in sindacati;
   che si valorizzi infine l'impegno specifico dell'Italia, finalizzato anche al rilancio della PSDC, in un'ottica di implementazione della cooperazione e della progettazione comune nell'impegno complessivo per il rafforzamento delle politiche di disarmo, di riduzione delle spese militari, di bando delle armi nucleari all'interno di una idea di difesa europea basata sul ripudio della guerra anche ai fini di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dell'Unione europea nel suo complesso.

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ALLEGATO 3

Istituzione della Giornata nazionale delle vittime civili di guerra (C. 1623 Burtone).

EMENDAMENTI

ART. 1.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 1.
(Istituzione della Giornata nazionale delle vittime civili e militari di guerra).

  1. La Repubblica riconosce il giorno 1o febbraio di ciascun anno quale Giornata nazionale delle vittime civili e militari di guerra al fine di conservare la memoria di tutti i caduti civili e militari durante la seconda guerra mondiale, nonché di promuovere, ai sensi dell'articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra».

  Conseguentemente, nel titolo della proposta di legge, dopo le parole: vittime civili aggiungere le seguenti: e militari.
1. 1. Ottobre.

  Sostituire il comma 1 con il seguente:
  1. La Repubblica riconosce il giorno 1o febbraio di ciascun anno quale «Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo», al fine di conservare la memoria delle vittime civili di tutte le guerre e di tutti i conflitti nel mondo, nonché di promuovere, secondo principi dell'articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra.

  Conseguentemente:
   all'articolo 2, sostituire le parole: della seconda guerra mondiale con le seguenti: delle guerre mondiali e sull'impatto dei conflitti successivi sulle popolazioni civili di tutto il mondo;
   sostituire il titolo della proposta di legge con il seguente: Istituzione della giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo.
1. 2. La Relatrice.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo le parole: durante la seconda guerra mondiale aggiungere le seguenti: celebrata con la deposizione di una corona commemorativa presso l'Altare della Patria, in Roma.
1. 3. Ottobre.

ART. 2.

  Al comma 1, dopo le parole: in ciascuna provincia inserire le seguenti: o ambito territoriale, così come previsto dalla legge n. 56 del 2014 o dagli specifici ordinamenti degli enti locali delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
2. 1. Piras, Duranti.

  Al comma 1, dopo le parole: in ciascuna provincia inserire le seguenti: o ente territoriale di livello equivalente, secondo Pag. 55quanto previsto dalla legge n. 56 del 2014 o dagli specifici ordinamenti degli enti locali delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
2. 1. (Nuova formulazione) Piras, Duranti.
(Approvato)

  Al comma 1, sostituire la parola: provvedono con le seguenti: sono chiamati.
2. 2. La Relatrice.
(Approvato)

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Il Presidente della Repubblica, per la prima ricorrenza della Giornata nazionale delle vittime civili e militari di guerra, conferisce una medaglia alla memoria ai familiari delle vittime.
2. 3. Ottobre.

ART. 4.

  Sostituire il comma 1 con i seguenti:
  1. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca stabilisce le direttive per il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado nella promozione delle iniziative di cui all'articolo 2, per l'alto valore educativo, sociale e culturale che riveste la «Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo».
  2. Alla realizzazione delle iniziative di cui al comma 1 sono chiamati a partecipare, sulla base di un protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Onlus e il suo Osservatorio internazionale sulle vittime civili dei conflitti.
4. 1. La Relatrice.
(Approvato)

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-07577 Basilio: Su un procedimento disciplinare attivato nei confronti di un delegato Cocer.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sulle questioni oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in esame il Governo ha già avuto modo di riferire, di recente, in risposta all'interrogazione n. 5-07495, a firma dell'Onorevole Vito, svolta dinanzi a questa Commissione in data 3 febbraio 2016.
  Nel ribadire, in questa sede, i contenuti di quella risposta, si riferiscono di seguito elementi di informazione sulla vicenda.
  Secondo quanto riportato dallo Stato Maggiore dell'Esercito, un primo procedimento disciplinare si è concluso con l'irrogazione di 1 giorno di consegna (non di rigore) nei confronti di un sottufficiale, per violazione dell'articolo 1472, comma 1, del Codice dell'Ordinamento Militare che, nel riconoscere ai militari libertà nella manifestazione del pensiero, vieta loro, tuttavia, di trattare pubblicamente argomenti di servizio in assenza di specifica autorizzazione.
  Il procedimento, per quanto comunicato dalle competenti autorità, è stato avviato nel rispetto della normativa e dei diritti di difesa nonché accuratamente istruito, in quanto è stata accertata e documentata la condotta disciplinarmente rilevante posta in essere dal militare.
  È stato avviato, inoltre, nei confronti di un altro militare un secondo procedimento disciplinare che, allo stato, non risulta definito.
  Al riguardo si evidenzia che, diversamente da quanto indicato nell'atto di sindacato parlamentare, l'articolo 751, comma 1, lettera «a», punto 46, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 si limita a escludere che l'invio o il rilascio alla stampa o a organi di informazione di comunicazioni o dichiarazioni a nome di un organo di rappresentanza militare comporti la possibilità di punire i delegati COCER con consegna di rigore.
  Peraltro lo stesso decreto del Presidente della Repubblica, all'articolo 882, comma 5, lettera b), vieta ai singoli delegati della rappresentanza militare di rilasciare comunicati o dichiarazioni o svolgere attività di rappresentanza al di fuori degli organi di appartenenza.
  In merito agli ulteriori aspetti riportati nell'atto, si rende noto che non risulta essere svolto alcun monitoraggio dei profili del personale militare presenti sui Social Network; tuttavia, nell'ambito delle attività di verifica riferite alla fattispecie in esame, l'ufficiale incaricato, analizzando la pagina di Facebook pubblica di una giornalista – autrice dell'articolo oggetto degli accertamenti, pubblicato sul quotidiano Libero – è risalito ai profili Facebook, anch'essi pubblici, dei militari interessati, rilevando in tal modo condotte passibili di vaglio disciplinare.
  Infine si precisa che l'inchiesta disposta sui fatti relativi a «EXPO 2015» dallo Stato Maggiore dell'Esercito ha preso in esame, tra l'altro, anche l'organizzazione logistica riservata ai militari impiegati nei compiti di sorveglianza, senza rilevare comportamenti censurabili.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-07735 Vito: Sulla limitazione dell'utilizzo dei social network da parte dei militari.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si conferma che lo Stato Maggiore dell'Esercito ha diramato una comunicazione interna finalizzata a disciplinare l'utilizzo da parte del personale militare dei social networks.
  Detta comunicazione non rappresenta nulla di più di un semplice «decalogo», con un richiamo all'osservanza di alcune basilari norme comportamentali che ogni militare, in ragione dello status rivestito, è tenuto ad osservare, anche nell'uso dell'ultimo nato tra le piattaforme di comunicazione di massa.
  In tale ottica, l'Esercito ha voluto richiamare l'attenzione dei propri militari ad un uso consapevole dei social networks, nell'impiego dei quali, al pari di quanto avviene con tutti gli altri mezzi di comunicazione, non si può prescindere dall'osservanza dei doveri di riservatezza e decoro.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-07737 Artini: Sul dispiegamento in Iraq di una capacità militare nazionale per il recupero del personale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In passato, il Personnel Recovery (PR) ed il Combat Search and Rescue (CSAR) citato dall'onorevole interrogante, sono stati, spesso, intesi come sinonimi indicanti la stessa tipologia di attività.
  Questa interpretazione, che trae le sue origini dalla visione storica che portava ad identificare il personale isolato con gli equipaggi di volo di aeroplani abbattuti in territorio nemico o conteso, appare non più valida nella realtà attuale dei moderni teatri operativi.
  Infatti, negli attuali scenari, assetti nazionali militari e civili operano all'interno dei maggiori teatri di crisi in forma sempre più distribuita.
  Questo rende necessario un rinnovato approccio al Personnel Recovery in un'ottica interforze e multidisciplinare.
  Il personnel recovery deve, dunque, essere inteso come la somma degli sforzi militari, diplomatici e civili posti in essere al fine di facilitare ed effettuare il recupero e la reintegrazione di personale isolato in teatro di operazioni.
  Va da sé che, nello specifico, non esiste una tipologia precostituita di assetti per il «recupero del personale» che possa essere impiegata in tutte le operazioni o che garantisca il soddisfacimento di tutti i requisiti richiesti in ogni situazione. Per poter coprire tutte le possibili esigenze è richiesto un mix di assetti molto pregiati il cui assemblaggio è la risultante di una attenta osservazione e valutazione della situazione ambientale all'interno dell'Area di Operazioni.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-07736 Duranti: Sulle iniziative di modifica del contingente militare italiano in Iraq.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come già esposto dal Governo in sede di riscontro ad interrogazione a risposta immediata, svolta dinanzi a questa Commissione in data 21 gennaio 2016, sulle medesime questioni richiamate nel presente atto, ogni ipotesi di impiego dello strumento militare necessita, prima della relativa attuazione, di essere adeguatamente sottoposta al processo di pianificazione e studio al fine di determinare i relativi lineamenti.
  A valle dell'approvazione dell'impiego si darà corso, con tempistiche diversificate, alla concreta preparazione e alle fasi successive che, per passi, porteranno all'avvio vero e proprio delle operazioni.

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-07738 Marantelli: Sul conferimento di un'onorificenza al gonfalone di Varese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Riguardo all'interrogazione presentata dall'Onorevole Marantelli, pur condividendo le considerazioni espresse dall'interrogante e dalla Prefettura di Varese in merito alla rilevanza e all'importanza degli eventi che videro la popolazione protagonista di eroici episodi e pur con ogni favorevole predisposizione, si rappresenta che la richiesta non può trovare favorevole accoglimento, in quanto sono decorsi i termini di legge previsti dal decreto legislativo n. 66 del 2010.
  A tal proposito, si specifica che – come, peraltro, segnalato dall'Associazione «VARESE PER L'ITALIA» – essendo stata abrogata la legge istitutiva delle «città benemerite del Risorgimento nazionale», le decorazioni alle città furono ricondotte entro l'alveo delle medaglie al valor militare, al valor civile e al merito e, quindi, riconducibili agli articoli 1416 e 1417 del citato decreto legislativo.
  Nello specifico, l'articolo 1416 stabilisce che le proposte, corredate dalla necessaria documentazione, debbano essere trasmesse al Ministero competente entro il termine perentorio di sei mesi dalla data dell'evento.
  Per completezza d'informazione, si evidenzia che la legge 20 giugno 1956, n. 658, istitutiva della ricompensa al «Merito Civile», non pone limiti temporali entro i quali proporre istanza di concessione al Ministero dell'interno per i fatti di cui stiamo parlando.

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ALLEGATO 9

Interrogazione n. 5-07739 Basilio: Sull'eventuale proroga dell'incarico dell'attuale Capo di Stato Maggiore della Marina.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Prescindendo da qualsiasi ricostruzione giornalistica, ricordo che, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 32 del Codice dell'Ordinamento Militare, i Capi di Stato maggiore di Forza armata sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della difesa, sentito il Capo di Stato maggiore della Difesa.