CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 novembre 2015
546.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE

(dal n. 358/1828 al n. 364/1838)

  FICO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   al Parlamento, attraverso la Commissione parlamentare di vigilanza, sono attribuiti compiti di indirizzo e vigilanza anche sulla gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il cosiddetto canone di abbonamento;
   nella trasmissione di Rai 3 «Che tempo che fa» del 27 settembre 2015 è stato ospite l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis;
   nel proprio sito internet, l’ex ministro greco pubblica costantemente i compensi a vario titolo ricevuti per tenere conferenze a livello mondiale oppure in qualità di ospite di trasmissioni televisive;
   con riferimento alla citata puntata di «Che tempo che fa» Varoufakis dichiara di aver ricevuto 24 mila euro al netto del costo del viaggio in prima classe;
   la vicenda sollecita, più in generale, interesse in relazione all'ammontare dei compensi (e alle modalità con cui questi sono riconosciuti) percepiti dagli ospiti delle trasmissioni della Rai;
   è un dovere della concessionaria del servizio pubblico, specialmente nell'attuale fase economico-finanziaria, improntare la propria attività al principio della massima trasparenza, considerato che non si intravedono – e sarebbero in ogni caso recessivi rispetto ai principi del servizio pubblico radiotelevisivo – particolari profili concorrenziali che imporrebbero all'azienda di mantenere il riserbo sul punto;
   in risposta alle polemiche sorte in seguito alla notizia, la Rai ha comunicato che «l’ex politico greco è stato contattato dalla società produttrice del programma Endemol, che ha la gestione diretta economica degli ospiti della trasmissione, all'interno di un plafond complessivo e concordato»;
   in ogni caso non sembra automatico che a tutti gli ospiti della trasmissione debba essere riconosciuto un compenso. Lo stesso Varoufakis, come attestato nel proprio sito internet, normalmente non riceve compensi per la presenza alle trasmissioni televisive. Infatti, come ospite alla BBC il 27 settembre scorso, l’ex ministro greco non ha percepito alcun compenso, ad eccezione del rimborso delle spese del viaggio in economy;
  si chiede di sapere:
   se non ritengano che sia un dovere della concessionaria pubblica offrire sempre agli utenti la massima trasparenza, senza trincerarsi, come nel caso in oggetto, dietro il contratto stipulato con la società di produzione della trasmissione «Che tempo che fa»;
   se il riconoscimento di compensi agli ospiti sia una prassi della trasmissione «Che tempo che fa» e se in ogni caso non ritengano che la Rai debba riservarsi la possibilità di escludere per determinati ospiti il riconoscimento di un compenso. Non tutti gli ospiti, infatti, partecipano alle trasmissioni dietro compenso, e questa valutazione caso per caso consentirebbe Pag. 252alla concessionaria di non sprecare inutilmente risorse pubbliche;
   quale sia, nell'ambito del «plafond complessivo e concordato» con la società di produzione, il costo medio di una puntata della trasmissione «Che tempo che fa»;
   se i compensi e rimborsi riconosciuti agli ospiti della trasmissione condotta da Fabio Fazio siano sempre corrisposti dalla società Endemol. (358/1828)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Il contratto triennale di «Che tempo che fa» per le edizioni 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017 con la società di produzione Endemol, prevede – tra le altre clausole – un rimborso spese forfettario per ospiti onnicomprensivo; è quindi Endemol a trattare e definire la cifra spettante all'ospite a titolo oneroso, all'interno di un plafond complessivo che vale per tutta la stagione. La scelta effettuata negli anni scorsi di stabilire un forfait per gli ospiti è nata da esigenze editoriali legate al carattere e ai contenuti fortemente influenzati dall'attualità che potrebbero rendere complesso il puntuale rispetto delle rigorose tempistiche previste dalla Rai.
  In tale quadro, l'approvazione degli ospiti – da parte della rete – riveste dunque un carattere meramente editoriale, fermo restando che la società si impegna ad inviare sempre preventivamente alla competente struttura editoriale l'ammontare delle spese e a produrre, all'avvenuta realizzazione di ciascuna edizione, idonea documentazione probatoria del consuntivo dettagliato dei costi sostenuti. Questo al fine di consentire alla rete di verificare suddetto importo e considerare esclusivamente le spese in linea con gli standard aziendali di riferimento.
  Nel caso di specie, l'intervista a Yanis Varoufakis era stata programmata per la prima puntata domenicale di «Che tempo che fa», il 27 settembre, quando ormai, dimessosi da Ministro dell'Economia della Grecia e non ricandidatosi in Parlamento, lo stesso non rivestiva più un ruolo istituzionale, ma veniva intervistato in qualità di ospite di spicco internazionale. A tale richiesta la rete ha dato parere editoriale positivo, vista l'importanza del personaggio, protagonista negli ultimi anni del dibattito economico internazionale.
  Sotto il profilo meramente economico, il prezzo pattuito da Endemol per Varoufakis appare sostanzialmente in linea con quanto ricevuto dall'ex ministro per un intervento ad un congresso a Singapore per il quale ha percepito un compenso di 28 mila euro.

  CROSIO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il 27 settembre scorso l’ex ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis è stato ospite alla trasmissione di Rai3 condotta da Fabio Fazio «Che tempo che fa» ed ha ricevuto come compenso per la sua partecipazione 24 mila euro, più il viaggio in prima classe;
   l’ex ministro, rispondendo alle accuse di alcuni media britannici sui suoi eccessivi compensi per incontri e convegni, ha presentato la nota spese di tutti gli appuntamenti pubblici cui ha partecipato dopo le dimissioni di luglio: la grandissima parte partecipati a titolo gratuito, viaggio compreso, tra cui uno alla Bbc e uno alla Bocconi di Milano; alcuni saldati solo con il rimborso dei costi del volo, quasi sempre in economica tra cui l'intervento al Forum Ambrosetti (trasferta in business a carico dell'organizzazione). Due invece sono inseriti in un'apposita lista B, definita eventi «commerciali», «programmati per mantenere la mia indipendenza da interessi equivoci», scrive Varoufakis: quello a Rai3, appunto, più uno per una presentazione a Singapore, pagata 28.800 euro più viaggio in business;
   la Rai è una società per azioni interamente partecipata dallo Stato, ed è caratterizzata da un modello di finanziamento cosiddetto «misto» che vede la compresenza di risorse pubbliche, costituite dal canone pagato dai cittadini sul possesso di un apparecchio televisivo, e commerciali, costituite dalla pubblicità; Pag. 253
   la scelta di pagare un ospite 24.000 euro per 22 minuti di trasmissione appare all'interrogante sproporzionata, e in questo periodo di grave crisi, quasi offensiva nei confronti dei cittadini che versano in difficoltà economiche;
   sembra quanto mai auspicabile intervenire in materia di compensi massimi per il trattamento economico di chiunque abbia rapporti di lavoro dipendente o autonomo con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, così come degli ospiti che intervengono nelle trasmissioni televisive;
  si chiede di sapere:
   se la direzione generale fosse a conoscenza anticipatamente del compenso pattuito con Yanis Varoufakis per l'intervento nella trasmissione «Che tempo che fa» del 27 settembre scorso;
   se non ritenga doveroso mettere in atto ogni azione necessaria affinché le scelte aziendali della concessionaria del servizio pubblico siano orientate ad un ridimensionamento dei costi, anche prevedendo dei limiti massimi al trattamento economico omnicomprensivo degli ospiti delle trasmissioni televisive. (359/1831)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata – nel rinviare anche ad elementi già forniti a riscontro di precedenti interrogazioni su analogo tema – si informa specificamente di quanto segue.
  In primo luogo, per quanto concerne la gerarchia delle responsabilità, il contratto triennale di «Che tempo che fa» per le edizioni 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017 con la società di produzione Endemol, prevede – tra le altre clausole – un rimborso spese forfettario per ospiti onnicomprensivo; è quindi Endemol a trattare e definire la cifra spettante all'ospite a titolo oneroso, all'interno di un plafond complessivo che vale per tutta la stagione.
  In tale quadro, pertanto, l'approvazione degli ospiti del programma «Che tempo che fa» da parte della rete riveste un carattere meramente editoriale, fermo restando che la società di produzione si impegna ad inviare sempre preventivamente alla competente struttura editoriale l'ammontare delle singole voci di spesa e a produrre, all'avvenuta realizzazione di ciascuna edizione, idonea documentazione probatoria del consuntivo dettagliato dei costi sostenuti. Questo al fine di consentire alla rete di verificare suddetto importo e considerare esclusivamente le spese in linea con gli standard aziendali di riferimento.
  In secondo luogo, per quanto attiene al tema dei costi degli ospiti del programma, si ritiene opportuno evidenziare come – in linea con il più generale processo di contenimento dei costi – il plafond complessivo di cui sopra è stato ridotto, nella stagione corrente rispetto alla precedente, nella misura di circa il 30 per cento.

  FICO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il servizio pubblico radiotelevisivo, sulla base del Contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuto a realizzare un'offerta complessiva di qualità;
   attraverso l'intera programmazione, in specie l'informazione giornalistica, la Rai contribuisce allo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati;
   la Rai è inoltre tenuta ad applicare nell'esercizio della propria attività i principi, i criteri e le regole deontologiche contenute nella Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, nonché nel Codice etico, ed è tenuta inoltre a sanzionare, attraverso il proprio organismo di controllo interno, i comportamenti contrari alla lettera e allo spirito di questo corpus di principi e regole di natura deontologica;
   la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, prescrive alla concessionaria di «caratterizzare la propria programmazione Pag. 254anche con la correttezza del linguaggio e con il comportamento di chi vi partecipa»;
   nel Codice etico si legge che «la Rai, nella sua attività di servizio pubblico, deve essere attraversata orizzontalmente dal concetto di qualità, intendendosi per tale la costante ispirazione al sistema di valori in cui la RAI si riconosce e la capacità di tradurlo in prodotti e servizi efficaci, interessanti e di buon gusto»;
   nell'apertura della trasmissione «L'Arena» del 1o novembre del 2015 si è svolto un dibattito sui biglietti omaggio riservati ai consiglieri comunali per le partite interne della Società sportiva calcio Napoli. A partire dalle dichiarazioni dei consiglieri e dell'assessore Fucito relative al mantenimento di tale privilegio, il conduttore e gli ospiti della trasmissione hanno colto l'occasione per accennare, più in generale, alle gravi problematiche che da tempo affliggono la città, quali la presenza della criminalità organizzata e l'emergenza dei rifiuti;
   l'occasione di fare del vero servizio pubblico è stata, ancora una volta, tradita a causa dell'atteggiamento del conduttore Massimo Giletti e degli ospiti invitati alla trasmissione, che hanno trasformato il dibattito in una indecorosa e imbarazzante bagarre;
   ai toni accesi e ai comportamenti scomposti ha contribuito in prima persona lo stesso conduttore: attaccando la città di Napoli, silenziando gli interventi degli interlocutori oppure, in alcuni casi, irridendoli, e finanche perdendo le staffe con il consigliere comunale Crocetta;
   un cenno a parte, per la sua gravità, merita il momento in cui Massimo Giletti, sviando dal tema principale, si è accodato alle dichiarazioni, o sarebbe meglio dire ai luoghi comuni su Napoli sciorinati dal principale ospite politico della trasmissione, Matteo Salvini, pronunciando frasi offensive nei confronti della città e addirittura affermando che a Napoli «ci vuole un'altra politica». Così facendo, Giletti non ha soltanto violato il più basilare principio del contraddittorio, ma ha alimentato la modalità deteriore di discutere dei problemi, quella dell'attacco gratuito, dello slogan e del luogo comune, senza preoccuparsi di ricondurre il dibattito al suo oggetto principale oppure di approfondire con la dovuta serietà e professionalità temi cruciali quali la lotta alla criminalità organizzata e l'emergenza dei rifiuti;
   fra i compiti caratterizzanti il servizio pubblico, vale la pena ribadirlo, c’è la rappresentazione non stereotipata della realtà, anche e soprattutto quando si toccano temi di grave rilevanza, quali la presenza della criminalità organizzata o l'emergenza ambientale che affliggono una città;
   del resto, la trasmissione «L'Arena» non è nuova a tali violazioni dei principi del contraddittorio, dell'imparzialità e della completezza dell'informazione. Sia sufficiente ricordare la puntata del 17 maggio 2015, in piena campagna elettorale, nel corso della quale è stato ospite il Presidente del Consiglio dei ministri. Anche in quella circostanza la struttura della puntata e le modalità di conduzione sono apparse manifestamente lesive dei più basilari principi dell'informazione radiotelevisiva, specialmente nei periodi elettorali. Non per caso la rete è stata richiamata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
   tornando alla puntata del 1o novembre 2015, si è assistito, in sostanza, ad un dibattito di infima qualità, a partire da un registro non consono ai principi che dovrebbero ispirare il servizio pubblico non soltanto nell'attività di informazione, ma anche in quelle di intrattenimento o di infotainment, che non sono meno significative e utili per raccontare la realtà;
   per affrontare una seria discussione sulle problematiche della città di Napoli, le modalità avrebbero dovuto essere altre. Tuttavia, la chiave che si è voluta seguire è stata quella del sensazionalismo, della bagarre che coinvolge persino il responsabile Pag. 255principale della trasmissione, nella quale nessuno ascolta l'interlocutore e quindi al cittadino è negato qualunque elemento di comprensione, di confronto, di approfondimento e di informazione degni di un servizio pubblico;
  si chiede di sapere:
   se non ritengano che la trasmissione in oggetto, nella parte concernente il dibattito sulla città di Napoli, sia stato svolto nella più totale superficialità, attraverso un linguaggio e dei comportamenti assolutamente non consoni al servizio pubblico radiotelevisivo né in grado di offrire agli utenti un prodotto «efficace, interessante e di buon gusto»;
   se, per le ragioni esposte in premessa, non ritengano che le modalità di conduzione di Massimo Giletti abbiano contribuito ad alimentare una indecorosa bagarre e se, soprattutto, non siano state in contrasto con i principi di imparzialità e completezza dell'informazione;
   quali iniziative intendano prontamente assumere affinché, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, nel programma «L'Arena» e nelle analoghe trasmissioni della concessionaria temi di una tale delicatezza siano affrontati sempre con un linguaggio e dei comportamenti corretti e, più in generale, con modalità tali da restituire al cittadino elementi di comprensione, analisi e approfondimento degni di un servizio pubblico. (360/1832)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Con riferimento alla puntata de L'Arena del 1o novembre 2015 e in particolare alla parte dedicata al dibattito sulle problematiche della città di Napoli si ritiene opportuno evidenziare che non c’è stato alcun intento denigratorio della popolazione di Napoli o della città stessa da parte del conduttore Massimo Giletti.
  Al riguardo, si ritiene possa essere utile il chiarimento offerto dallo stesso Giletti nella puntata successiva (cioè domenica 8 novembre 2015) come si può rileggere nella trascrizione di seguito fornita.

  Puntata de L'Arena dell'8/11/2015
  Orario: 13:59:44
  Giletti: «Io devo fare un passo indietro, non mi è mai capitato in tutti questi anni di fare un passo indietro su una vicenda che ho vissuto qui in questo studio, è la prima volta, ma lo devo fare perché ho troppo rispetto per la città di Napoli, per i cittadini napoletani, ma ho anche rispetto per me, per la mia storia, per quello che ho fatto in tutti questi anni in Azienda.
  Allora, che cosa è successo la scorsa settimana, vi faremo vedere tra qualche istante le immagini, c’è stata un'animata discussione. Qual è il punto, che il sindaco di Napoli, De Magistris, mi ha querelato per dieci milioni di Euro, dieci milioni di Euro. Perché ? Quale sarebbe l'accusa ? L'accusa è che io avrei detto una frase che, in realtà, non ho mai pronunciato. Avrei detto: «Napoli è indecente». Allora, proprio perché io non nascondo nulla vi faccio rivivere quel momento in modo tale che tutti i cittadini di Napoli, e non solo, possano esattamente ascoltare quello che io ho detto che è ben diverso e, soprattutto, non era rivolto ai cittadini napoletani ma alla classe dirigente, ascoltate... vi ricordo solo un fatto: eravamo in una discussione con due consiglieri comunali e il motivo della discussione era: si discuteva nel consiglio comunale se era giusto avere biglietti gratis per andare allo stadio. Il Consiglio comunale della città di Napoli ha deciso che è giusto avere per i consiglieri i biglietti gratis, in quel consiglio c'era stata una baraonda c'erano state posizioni diverse e per quello loro erano stati invitati».
  «Ascoltate che cosa succede»:
  Orario: 14:01:34 RVM Puntata dell'1/11/2015
  Orario: 14:02:44 rientro in studio
  Giletti: «riascoltandola mi fa anche sorridere che un consigliere comunale dica che parlare di Camorra è un problema “minimalista” però libertà di pensiero, libertà di espressione assoluta. Lui la pensa così io no. Ma il punto è un altro, come avete ben Pag. 256sentito, io mi rivolgevo a una classe dirigente, ho detto «andate a fare qualcosa per la vostra città, perché in alcuni punti è indecorosa e abbandonata, in alcuni punti, come avevo detto alcune settimane fa rivolgendomi al degrado della città di Roma. Roma è degradata, c’è immondizia in tantissimi posti, non basta pulire bene il centro di una città, il salotto buono, Piazza di Spagna a Roma e Piazza del Plebiscito a Napoli. Ci sono le periferie, ci sono le zone più abbandonate, ed io lo ritengo e lo ribadisco quindi la parola «Napoli è indecente», come avete ascoltato, non è mai stata detta e non mi appartiene, ma non mi appartiene per cultura rispetto a qualsiasi tipo di città, non solo a Napoli. Ma perché esce questa «indecente», Giletti ha detto «indecente» guardate che cosa un giornalista sicuramente come minimo poco informato imbocca il sindaco di Napoli De Magistris. Ascoltate, la parola «indecorosa e abbandonata in alcuni punti» diventa «Napoli è indecente», sentite»:
  Orario: 14:04:10 RVM, intervista a De Magistris del 2/11/2015
  Orario: 14:05:20 rientro in studio
  Giletti: «e io mi assumo la responsabilità proprio di quello che dico, sempre. Non di quello che non ho mai detto. Non ho mai detto «Napoli è indecente», l'ha sentito adesso Signor Sindaco ? Io, ecco, se penso e posso essere che lei fosse in buona fede, nel senso che un giornalista le ha detto che io ho detto questa frase, ecco avrebbe avuto il tempo però di andarsi a sincerare, basta una telefonata, la stessa telefonata che io le ho fatto per invitarla anche oggi, non solo domenica scorsa perché io oggi avrei voluto che lei venisse qui e si chiarisse con me proprio per raccontare l'altra Napoli, l'altra Napoli, ma raccontare l'altra Napoli non vuol dire non vedere quelle altre Napoli, sulle quali la politica, non sua, ma di tutto il sistema degli ultimi anni certamente qualcosa non ha fatto come sarebbe stato doveroso fare, proprio per il rispetto dei cittadini napoletani e poi un'altra cosa: si ricorda signor Sindaco De Magistris quando Erri De Luca, lo scrittore napoletano disse: «si può sabotare la TAV» e fu processato per questa frase «sabotare». Lei disse all'assoluzione di Erri De Luca: «Evviva, per fortuna, io sarò sempre per la libertà di pensiero». Le faccio una domanda e l'aspetto qui volentieri con grande serenità: ma la libertà di pensiero vale solo per Erri De Luca o anche per me può valere una minima libertà di dire quello che ho detto ? Grazie, l'aspetto qui davvero volentieri per chiarirci».
  Orario: 14:06:50 fine replica su Napoli.

  RAMPELLI. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   lo scorso 27 settembre l’ex Ministro delle Finanze della Grecia, Yanis Varoufakis, è stato ospite della trasmissione di RaiTre «Che tempo che fa» condotta da Fabio Fazio;
   stando alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Varoufakis, per tale apparizione televisiva, durata 22 minuti, avrebbe incassato ventiquattromila euro, vale a dire più di mille euro al minuto, oltre ad avere il viaggio aereo pagato in prima classe;
   sempre stando alle dichiarazioni rilasciate dall'ex Ministro il compenso ricevuto in Italia costituisce una eccezione quasi unica rispetto alle sue altre apparizioni televisive, per nessuna delle quali ha percepito del denaro;
  si chiede di sapere:
   per quali motivi la Rai abbia deciso di corrispondere una somma così elevata all'ex Ministro greco e quali opportune iniziative intenda assumere affinché simili sprechi di denaro pubblico non si ripetano in futuro. (361/1833)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata – nel rinviare anche ad elementi già forniti a riscontro di precedenti interrogazioni su analogo tema – si informa specificamente di quanto segue.
  L'intervista a Yanis Varoufakis era stata programmata per la prima puntata domenicale di «Che tempo che fa», il 27 settembre scorso, quando ormai, dimessosi da Ministro dell'Economia della Grecia e non ricandidatosi Pag. 257in Parlamento, lo stesso non rivestiva più un ruolo né istituzionale, né politico, ma veniva intervistato in qualità di professore di economia e ospite di spicco internazionale. A tale richiesta la rete ha dato parere editoriale positivo, vista l'importanza del personaggio, protagonista negli ultimi anni del dibattito economico internazionale.
  Per quanto concerne il profilo strettamente economico, il contratto triennale di «Che tempo che fa» per le edizioni 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017 con la società di produzione Endemol, prevede – tra le altre clausole – un rimborso spese forfettario per ospiti onnicomprensivo; è quindi Endemol a trattare e definire la cifra spettante all'ospite a titolo oneroso, all'interno di un plafond complessivo che vale per tutta la stagione. In tale quadro, l'approvazione degli ospiti – da parte della rete – riveste dunque un carattere meramente editoriale. Ciò premesso, il prezzo pattuito da Endemol per Varoufakis appare sostanzialmente in linea con quanto ricevuto dall'ex ministro per un intervento ad un congresso a Singapore per il quale ha percepito un compenso di 28 mila euro.

  RAMPELLI. – Al Direttore generale della RAI – Premesso che:
   lo scorso 28 ottobre su Rai Radio uno tra le 8:30 e le 10 è andata in onda la trasmissione «Radio anch'io»;
   l'argomento della trasmissione era la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la trascrizione dei matrimoni tra soggetti dello stesso sesso contratti all'estero;
   la trasmissione è apparsa palesemente sbilanciata in favore del riconoscimento dei diritti dei soggetti omosessuali in materia di matrimonio e di adozioni;
   in studio era presente come unico ospite unico una esponente delle Famiglie Arcobaleno, mentre altre opinioni sono state raccolte solo mediante collegamenti esterni dalla durata limitata;
   nel corso della medesima trasmissione il conduttore ha definito il gruppo cattolico delle «Sentinelle in Piedi» come «oltranzista», e ha tenuto a rimarcare più volte le simpatie del giudice estensore della sentenza verso associazioni e movimenti di ispirazione cattolica, come se fosse un'onta;
   una trasmissione incentrata su temi eticamente e socialmente così rilevanti dovrebbe garantire agli ascoltatori il massimo pluralismo di opinioni e un vero contraddittorio;
  si chiede di sapere:
   come valuti quanto esposto in premessa e come intenda evitare il ripetersi di episodi simili in futuro. (362/1834)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
  In primo luogo, si segnala che la puntata di «Radio anch'io» del 28 ottobre scorso è stata dedicata alla recente notizia della sentenza n. 4745/2015 del Consiglio di Stato che ha annullato la trascrizione in Italia dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso, che tanto interesse aveva suscitato sui media.
  In secondo luogo, si deve tenere conto della struttura del programma che lo vede suddiviso in tre parti (in onda dalle 8.35 alle 10.00).
  In studio quel giorno, con il conduttore, era presente Marilena Grassadonia, Presidente dell'associazione Arcobaleno, che ha contratto un matrimonio con un'altra donna a Barcellona, matrimonio che è stato il primo trascritto dal Sindaco Ignazio Marino a Roma. Per tale ragione l'ospite scelta è sembrata alla redazione giornalisticamente interessante.
  Nella prima parte sono intervenuti Luigi Amicone, Direttore di Tempi.it, sito giornalistico di cultura cattolica, e Furio Honsell, Sindaco di Udine, tra i sindaci che hanno trascritto un matrimonio contratto all'estero. Nella seconda parte oltre alla sig.ra Grassadonia presente in studio, è stata data la parola a Francesco Belletti, Presidente Forum della Associazioni familiari e organizzatore del Family day, e a Giovanni Pag. 258Maria Flick, ex Presidente della Corte Costituzionale, di orientamento cattolico. Nella terza parte, si è parlato del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, con la partecipazione della stessa Cirinnà e di due esponenti politici contrari al disegno di legge e decisamente contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ovvero Lucio Malan (FI) e Eugenia Roccella (NCD).
  Erano stai invitati in trasmissione sia il giudice estensore della sentenza del Consiglio di Stato sia un rappresentante del movimento delle cosiddette «Sentinelle in piedi», ma entrambi hanno preferito non partecipare. Gli ascoltatori intervenuti in trasmissione e i messaggi letti dal conduttore sono stati rappresentativi della varietà delle posizioni sul tema.
  Da ultimo, si ritiene opportuno dare alcuni chiarimenti sui toni del dibattito.
  La fede cattolica del giudice estensore è stata sottolineata dal conduttore non certo per esprimere una valutazione di merito ma perché tutti i quotidiani avevano insistito molto su questo elemento e la polemica politica si era incentrata molto su questo aspetto.
  «Le Sentinelle in piedi» sono state definite nel corso del programma «un movimento oltranzista cattolico» nell'accezione che del termine oltranzismo offre il dizionario Treccani: «atteggiamento di chi sostiene in modo intransigente le proprie posizioni e idee, senza accettare il dialogo». Tale espressione, che potrebbe sembrare eccessiva, è stata usata a causa dell'atteggiamento assunto dal movimento di parlare soltanto con la loro presenza in piazza, rifiutando il confronto pubblico; per tale ragione si è ritenuto possibile consentire l'uso del termine in trasmissione, e senza alcuna volontà di offendere la sensibilità e l'impegno civico degli appartenenti al movimento.
  Tenuto conto di tutto quanto sopra argomentato, si ritiene che nella trasmissione «Radio anch'io» del 28 ottobre scorso siano stati rispettati i principi cardine di una corretta informazione, garantendo il pluralismo in quanto apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, e rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà.

  RAMPELLI. – Al Direttore generale della RAI – Premesso che:
   su diversi quotidiani è apparsa la notizia relativa all'imminente trasferimento dell'archivio storico della canzone napoletana dagli studi napoletani della Rai alla mediateca Santa Teresa di Milano;
   la storia della canzone napoletana raccolta attraverso filmati, audio, spartiti, testimonianze, foto e canzoni costituisce un patrimonio esclusivo e trasferirlo fuori della sua sede naturale è un grave danno arrecato al patrimonio artistico, culturale e storico della città di Napoli;
   la difesa del nostro meridione passa certamente anche attraverso la protezione e la valorizzazione del suo bagaglio storico, culturale, di conoscenze e di testimonianze che deve essere tutelato e promosso al fine di garantire il suo rilancio;
  si chiede di sapere:
   se quanto esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non ritenga di riconsiderare la decisione relativa al trasferimento dell'archivio citato. (363/1835)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni sopra citate si informa di quanto segue.
  Va innanzitutto considerato che l'archivio della canzone napoletana è una banca dati digitale che, in quanto tale, non può essere trasferita e alla quale si può dunque accedere in contemporanea da più terminali; peraltro il collegamento con Milano è attivo già da anni così come è attivo quello con il Centro di Produzione TV di Napoli.
  L'archivio è attualmente consultabile e attivo all'interno del Centro di Produzione TV di Napoli e si sta valutando, assieme al Comune di Napoli, un luogo più centrale rispetto all'area di Fuorigrotta per renderlo più fruibile sia alla cittadinanza che ai turisti; sono già in corso le opportune valutazioni di carattere tecnico per la Casina pompeiana all'interno della Villa comunale di proprietà del Comune.
  In conclusione, la notizia del trasferimento appare priva di qualsiasi fondamento.

Pag. 259

  BONACCORSI. – Al Presidente della Rai – Premesso che:
   un comunicato di Radio Rai ha annunciato, tra lo sconcerto generale, che l'Archivio storico della canzone napoletana, allestito nella sede Rai di Napoli-Fuorigrotta, sarà presto trasferito nella mediateca Santa Teresa di Milano;
   «L'operazione – si legge nel comunicato diffuso da Radio Rai – porta a Milano, sotto la Madunina, nella prestigiosa mediateca di Santa Teresa, l'Archivio storico della canzone napoletana, il jukebox della melodia perduta, il più grande museo virtuale della canzone italiana, nata, appunto, a Napoli, ed emigrata a Milano, dove trovò editori e discografici in grado di farle assumere una dimensione industriale»;
   l'archivio storico della canzone napoletana è appunto un progetto di RadioRai, sviluppato in collaborazione con Regione, Provincia e Comune di Napoli; si tratta di un database immenso di spartiti, foto, video, canzoni (più di 40 mila), dove sono conservati ricordi dei più grandi interpreti della melodia napoletana, con cantanti napoletani e no;
   si tratta di un catalogo che propone un repertorio vastissimo, che spazia da Enrico Caruso a Sergio Bruni, ma anche Pino Daniele, Almamegretta, 99 Posse; che va da Gennaro Pasquariello e Gilda Mignonette, a Nino Taranto e Maria Paris, a Roberto Murolo, Renato Carosone e Mario Merola, Peppino Di Capri... ma anche Elvis Presley e Paul Mc Cartney, Dulce Pontes e Caetano Veloso, Mireille Mathieu e Charles Aznavour, Frank Sinatra e Frank Zappa;
   l'archivio è punto di riferimento non solo per gli addetti ai lavori ma anche per gli appassionati del repertorio, che possono usufruire, e anche arricchire, quello che si presenta come uno spazio aperto e in continua espansione;
   togliere tale archivio alla città di Napoli non rappresenta solo uno scippo senza alcuna motivazione ma anche un autentico paradosso, tanto più che il Comune di Napoli dichiara di non essere mai stato informato di questo trasferimento, di essere contrariato e sorpreso anche perché esisteva il progetto di sistemarlo nella Casina Pompeiana nella Villa Comunale»;
   contro la scelta del trasferimento a Milano si sta sollevando un'onda di protesta soprattutto da parte del ricco tessuto artistico e culturale locale, che ritiene di avere pieno titolo e diritto a conservare sul territorio cittadino un pezzo della sua memoria musicale:
  si chiede di sapere:
   se la Presidenza della Rai non ritenga paradossale e sbagliata la scelta di spostare l'Archivio storico della canzone napoletana da Napoli a Milano;
   se non ritenga di intervenire per impedire tale dannosa scelta. (364/1838)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
  Va innanzitutto considerato che l'archivio della canzone napoletana è una banca dati digitale che, in quanto tale, non può essere trasferita e alla quale si può dunque accedere in contemporanea da più terminali; peraltro il collegamento con Milano è attivo già da anni così come è attivo quello con il Centro di Produzione TV di Napoli.
  L'archivio è attualmente consultabile e attivo all'interno del Centro di Produzione TV di Napoli e si sta valutando, assieme al Comune di Napoli, un luogo più centrale rispetto all'area di Fuorigrotta per renderlo più fruibile sia alla cittadinanza che ai turisti; sono già in corso le opportune valutazioni di carattere tecnico per la Casina pompeiana all'interno della Villa comunale di proprietà del Comune.
  In conclusione, la notizia del trasferimento appare priva di qualsiasi fondamento.