CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 11 novembre 2015
538.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Modifiche allo statuto della Rai.

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
   premesso che
    in base all'articolo 5 del decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 428, le variazioni dello statuto sociale della Rai sono approvate dal Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
    in data 25 maggio 2015 l'assemblea straordinaria di Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. ha approvato le modifiche agli articoli 4, 11, 21 e 31 dello statuto della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A.;
    il Ministro dello sviluppo economico, con lettera del 25 settembre 2015, ha trasmesso alla Presidente della Camera la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale, recante approvazione di modifiche agli articoli 4, 11, 21 e 31 dello statuto della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. (Atto del Governo n. 206);
    la Presidente della Camera, d'intesa con il Presidente del Senato, ha assegnato il suddetto schema di regolamento ministeriale, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento della Camera, alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, perché esprima il prescritto parere;
    agli articoli 4, commi 1, lettere a) e b), e 2, lettere a) e c), e 21, comma 9, sono state apportate alcune modifiche di aggiornamento e di adeguamento normativo, concernenti, in particolare, l'oggetto dell'attività sociale;
    all'articolo 11 è stato aggiunto il comma 3 che prevede l'emissione di strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, in coerenza con quanto previsto dalla direttiva del Ministro dell'Economia e delle finanze del 24 aprile 2013;
    all'articolo 21 è stato inserito un nuovo comma 4 (con conseguente rinumerazione dei commi successivi), che prevede il possesso di determinati requisiti di onorabilità dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai e connesse cause di ineleggibilità e decadenza;
    agli articoli 21, commi 1 e 8, e 31, comma 1, sono state recepite le disposizioni normative in materia di parità di genere;
   considerato che
    l'articolo 13, comma 1, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, ha fissato in euro 240 mila annui il limite massimo dei compensi e delle retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni;
    nel bilancio della Rai approvato lo scorso 25 maggio dall'assemblea degli azionisti si precisa, a pagina 19, che l'azienda si è adeguata al limite di cui al citato articolo 13, sia per le retribuzioni Pag. 146del presidente e del direttore generale, sia per quelle degli altri dirigenti con retribuzione sopra il tetto;
    in base alla vigente normativa il limite di cui al citato articolo 13, comma 1, non troverebbe applicazione per i compensi e le retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai dipendenti delle società direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati;
    a seguito della modifica di cui al comma 3 dell'articolo 11, e alla conseguente emissione sui mercati internazionali di un prestito obbligazionario non convertibile, la Rai non sarebbe più tenuta a rispettare il limite di cui all'articolo 13 della legge n. 89 del 2014;
    la legittima esigenza della Rai di ristrutturare il proprio debito a condizioni economicamente più vantaggiose non può avere riflessi sulle retribuzioni dei propri amministratori con deleghe e dei propri dipendenti;
    dal mancato rispetto del limite di cui al citato articolo 13, comma 1, la Rai si troverebbe a corrispondere ai propri amministratori e dipendenti per le retribuzioni alcuni milioni di euro in più, con ciò in parte vanificando i benefici per il bilancio dell'azienda derivanti dall'emissione sui mercati internazionali di un prestito obbligazionario non convertibile;
    già in altre occasioni la Rai ha modificato il proprio statuto sociale, al fine di recepire disposizioni normative adottate dal legislatore anche per altre tipologie di società;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   in relazione alla disposizione che si propone di introdurre al comma 3 dell'articolo 11, sia opportunamente inserita nello statuto anche la previsione che la Rai si attiene a quanto stabilito dall'articolo 13 del citato decreto-legge n. 66 del 2014 nel determinare il limite massimo dei compensi e delle retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai propri dipendenti.

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ALLEGATO 2

Modifiche allo statuto della Rai.

PROPOSTA DI PARERE RIFORMULATA DAL RELATORE E APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
   premesso che
    in base all'articolo 5 del decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 428, le variazioni dello statuto sociale della Rai sono approvate dal Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
    in data 25 maggio 2015 l'assemblea straordinaria di Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. ha approvato le modifiche agli articoli 4, 11, 21 e 31 dello statuto della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A.;
    il Ministro dello sviluppo economico, con lettera del 25 settembre 2015, ha trasmesso alla Presidente della Camera la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale, recante approvazione di modifiche agli articoli 4, 11, 21 e 31 dello statuto della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. (Atto del Governo n. 206);
    la Presidente della Camera, d'intesa con il Presidente del Senato, ha assegnato il suddetto schema di regolamento ministeriale, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento della Camera, alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, perché esprima il prescritto parere;
    agli articoli 4, commi 1, lettere a) e b), e 2, lettere a) e c), e 21, comma 9, sono state apportate alcune modifiche di aggiornamento e di adeguamento normativo, concernenti, in particolare, l'oggetto dell'attività sociale;
    all'articolo 11 è stato aggiunto il comma 3 che prevede l'emissione di strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati, in coerenza con quanto previsto dalla direttiva del Ministro dell'Economia e delle finanze del 24 aprile 2013;
    all'articolo 21 è stato inserito un nuovo comma 4 (con conseguente rinumerazione dei commi successivi), che prevede il possesso di determinati requisiti di onorabilità dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai e connesse cause di ineleggibilità e decadenza;
    agli articoli 21, commi 1 e 8, e 31, comma 1, sono state recepite le disposizioni normative in materia di parità di genere;
   considerato che
    l'articolo 13, comma 1, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, ha fissato in euro 240 mila annui il limite massimo dei compensi e delle retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni;
    nel bilancio della Rai approvato lo scorso 25 maggio dall'assemblea degli azionisti si precisa, a pagina 19, che Pag. 148l'azienda si è adeguata al limite di cui al citato articolo 13, sia per le retribuzioni del presidente e del direttore generale, sia per quelle degli altri dirigenti con retribuzione sopra il tetto;
    in base alla vigente normativa il limite di cui al citato articolo 13, comma 1, non troverebbe applicazione per i compensi e le retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai dipendenti delle società direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati;
    a seguito della modifica di cui al comma 3 dell'articolo 11, e alla conseguente emissione sui mercati internazionali di un prestito obbligazionario non convertibile, la Rai non sarebbe più tenuta a rispettare il limite di cui all'articolo 13 della legge n. 89 del 2014;
    la legittima esigenza della Rai di ristrutturare il proprio debito a condizioni economicamente più vantaggiose non può avere riflessi sulle retribuzioni dei propri amministratori con deleghe e dei propri dipendenti;
    dal mancato rispetto del limite di cui al citato articolo 13, comma 1, la Rai si troverebbe a corrispondere ai propri amministratori e dipendenti per le retribuzioni alcuni milioni di euro in più, con ciò in parte vanificando i benefici per il bilancio dell'azienda derivanti dall'emissione sui mercati internazionali di un prestito obbligazionario non convertibile;
    già in altre occasioni la Rai ha modificato il proprio statuto sociale, al fine di recepire disposizioni normative adottate dal legislatore anche per altre tipologie di società;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   in relazione alla disposizione che si propone di introdurre al comma 3 dell'articolo 11, si raccomanda che nello Statuto si stabilisca quanto previsto dall'articolo 13, comma 1, del citato decreto-legge n. 66 del 2014, che determina in euro 240 mila il limite massimo dei compensi e delle retribuzioni spettanti, rispettivamente, agli amministratori con deleghe e ai propri dipendenti.

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ALLEGATO 3

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE
(dal n. 354/1808 al n. 357/1819)

  CROSIO, CAPARINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il decreto ministeriale n.166 del 24 dicembre 2013 fissa un tetto ai compensi degli amministratori delle società non quotate controllate dal ministero dell'Economia che non può superare i 240 mila euro annui;
   a giugno 2015, il consiglio di amministrazione della Rai in scadenza aveva deliberato che a tutta l'azienda si applicasse il tetto fissato dalla legge per la pubblica amministrazione, ma dopo soli due giorni la Rai ha avviato il collocamento di un bond da 350 milioni;
   con questa azione è stata di fatto annullata la delibera aziendale considerato che un'azienda che emette un bond sui mercati quotati viene trattata come le aziende a controllo pubblico le cui azioni sono negoziate in borsa, con molti azionisti privati nel capitale, alla stregua di Enel, Finmeccanica o Eni. Se l'assenza di tetto agli emolumenti ha senso per aziende che cercano top manager performanti sul mercato, non ha alcun senso per cariche che vengono assegnate politicamente;
   allo stato dei fatti quindi, il nuovo direttore generale Campo Dall'Orto si vede garantiti 650.000 euro annui per tre anni (la stessa cifra che riceveva Gubitosi nel 2011) e la presidente Maggioni guadagna circa 366.000 mila euro, di cui 300.000 del precedente stipendio da direttore di Rai News24 più il gettone da consigliere di amministrazione di 66.000 euro;
   l'attuale assetto della Rai, così modificato pochi mesi fa mentre era aperto il dibattito su una governance dell'azienda meno politicizzata e con retribuzioni più eque, è stato voluto e avallato dall'attuale maggioranza politica e, visti questi presupposti, sembra ben lontano dall'inseguire obiettivi di ridimensionamento dei costi;
  considerato che:
    l'azienda ha reso noto che l'emissione del bond era stata decisa da mesi e che non ha nulla a che vedere con i limiti ai compensi bensì con la ristrutturazione dell'oneroso debito della Rai;
  si chiede di sapere:
   quali siano le motivazioni per cui la delibera di giugno 2015 non ha preso in considerazione questa imminente emissione del bond prevedendo che il tetto agli emolumenti si sarebbe applicato in ogni caso;
   se i vertici dell'azienda non ritengano opportuno proporre un ridimensionamento dei propri emolumenti, equiparandoli a quelli dei dirigenti delle aziende pubbliche, in un'ottica di risparmio e di equità;
   quali siano le ragioni per cui l'azienda televisiva pubblica, alla luce del bond emesso che la equipara alle società quotate, non si sia ancora uniformata anche agli obblighi di trasparenza delle società quotate, rendendo pubblici gli stipendi in modo dettagliato. (354/1808)

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  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  In linea generale va rilevato che la Rai ha sempre applicato i tetti retributivi, sia quello previsti dalla cosiddetta legge Monti, sia il nuovo, introdotto dalla L. 89/2014. In particolare, tutti i dirigenti assunti dopo l'entrata in vigore di dette leggi sono stati sottoposti ai limiti retributivi previsti e anche coloro che, già in Azienda, avessero maturato retribuzioni superiori ai tetti medesimi, hanno visto bloccate le rispettive progressioni stipendiali, con riferimento ad interventi di natura discrezionale, ma anche ad adeguamenti o remunerazioni (per es. maggiorazioni per lavoro domenicale, festivo o notturno per i giornalisti) previsti dai vigenti C.C.L. Non a caso non si era intervenuti retroattivamente: la L. Monti espressamente escludeva tale retroattività e la L. 89/2014 nulla conteneva che lasciasse intendere alcuna modifica sul punto, come del resto testimoniato dagli autorevoli pareri acquisiti sul punto.
  Nello specifico si rileva che, in seguito all'applicazione del limite al trattamento economico annuo (cosiddetto tetto retributivo) come previsto dall'articolo 13, decreto-legge n. 66 del 24 aprile 2014, convertito nella L. n. 89 del 23 giugno 2014 che ha comportato il passaggio di tutte le retribuzioni fisse lorde annue a 240 mila euro, a seguito delle indicazioni pervenute dal M.E.F., la Rai ha provveduto a formalizzare una serie di provvedimenti individuali in applicazione di suddetta Legge.
  Questi interventi hanno comportato un generale appiattimento dei livelli retributivi, portando i responsabili delle Direzioni di maggior rilievo dell'Azienda sostanzialmente al livello dei propri più stretti collaboratori e, in generale, di responsabili di posizioni sensibilmente meno rilevanti.
  Da non sottovalutare, inoltre, che tali provvedimenti rendono i profili coinvolti più qualificati fortemente aggredibili dal mercato esterno e dalle aziende concorrenti, ovvero determinano la possibile tendenza a ricercare nuove opportunità professionali meglio retribuite al di fuori di RAI o anche semplicemente meno stressanti e complesse di quanto non siano le funzioni ricoperte dagli interessati all'interno di Rai medesima.
  Del resto, occorre considerare che le retribuzioni del top management della Rai erano tradizionalmente inferiori a quelle del mercato di riferimento anche prima dell'introduzione dei nuovi tetti: al di là dei classici esempi riferiti alla comparazione tra i Direttori di Testata della Rai e quelli delle altre principali emittenti/testate della carta stampata, il discorso è sempre valso anche in generale con riguardo alla quasi totalità delle posizioni di top management. Ad ogni buon conto, per puro scrupolo, si è proceduto ad una ulteriore verifica tramite una specifica indagine retributiva (che, peraltro, viene periodicamente – ogni 3 anni circa – commissionata ad una Società leader e di riferimento nazionale ed internazionale, in questo caso HAY) nell'ambito della quale sono stati confrontati gli attuali livelli retributivi di RAI con quelli del mercato esterno (sia su un campione «Executive Italia» composto da 268 aziende italiane o controllate estere in Italia che su un campione «Top Europe Media e ICT» composto da 49 aziende europee del settore con focus su retribuzioni di posizioni di alta dirigenza). Le posizioni sono state analizzate utilizzando parametri oggettivi (finanziari, organizzativi, manageriali, comportamentali) che hanno reso i confronti omogenei e coerenti. Da tale metodologia è emerso chiaramente confermato come il livello retributivo delle principali posizioni dei Direttori RAI sia ora – con l'introduzione del nuovo tetto – ancora più sbilanciato verso il basso.

  GASPARRI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la Rai – Radiotelevisione Italiana S.p.A. è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nel nostro Paese;
   la missione del servizio pubblico generale radiotelevisivo trova fondamento nei principi posti dalla nostra Costituzione Pag. 151e dall'Unione europea con la direttiva TV senza frontiere del 1989 e successive modifiche;
   tale missione è disciplinata dalla normativa nazionale legislativa e regolamentare in conformità ai predetti principi. In particolare gli obblighi di servizio pubblico risultano definiti dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, dalla legge 3 maggio 2004, n. 112, dal testo unico dei servizi dei media audiovisivi e radiofonici della radiotelevisione, approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 e dal Contratto di servizio sottoscritto con il Ministero delle comunicazioni;
   da notizie in possesso dell'interrogante, tra i primi atti del presidente della Rai, dott.ssa Monica Maggioni, e del direttore generale, dott. Antonio Campo Dall'Orto, sembrerebbe sia in corso l'assunzione di personale esterno tra cui il futuro capo del marketing, sig.ra Cinzia Squadrone, e un dirigente all’auditing, sig.ra Rosetta Giuliano;
   altresì sarebbe stato contattato, in qualità di capo staff, il sig. Guido Rossi, il cui legame con l'attuale direttore generale risalirebbe al periodo in cui entrambi lavoravano nella rete MTV;
   piuttosto che valorizzare e utilizzare le numerose risorse interne, il nuovo vertice continua ad attuare la folle pratica di assumere personale esterno con lo sperperio di denaro pubblico, incrementando i benefici in termini di consenso e spartizione di posti di potere in atto;
   a giudizio dell'interrogante, al di là delle simpatie personali che taluna persona può detenere, di succitate persone non sono note né le generalità, né il pregresso, né il curriculum e, se quanto denunciato corrisponde al vero, sarebbe un fatto gravissimo che provocherebbe una destabilizzazione all'interno della televisione di Stato, viste, anche, le numerose cause di servizio già in corso;
  si chiede di sapere:
   quali orientamenti intenda esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per non esporre l'azienda al rischio di ulteriori cause di servizio facendo emergere la veridicità di quanto denunciato;
   per quali ragioni si stia, di fatto, procedendo all'assunzione di dirigenti esterni, pagati con i contributi dei cittadini, quando l'azienda dispone di personale interno altamente qualificato. (355/1809)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Sul tema delle assunzioni per elevati livelli di responsabilità la Rai, in linea generale, procede, come da consolidata
policy aziendale, prima con una ricerca tra il personale interno all'azienda, esaminando diversi curriculum; solo dopo aver verificato l'impossibilità di individuare all'interno dell'Azienda i profili ricercati ci si rivolge al mercato esterno.
  È questo il quadro di riferimento in cui si inseriscono gli interventi citati nell'interrogazione di cui sopra. Per quanto attiene più specificamente, ad esempio, alla posizione di Direttore del
Marketing (ruolo che da tempo è affidato ad interim al Vice Direttore Generale per il Coordinamento dell'Offerta) si è valutata prioritariamente l'ipotesi della scelta di un dirigente interno all'Azienda; alla luce di tale indagine, si è ritenuto opportuno provvedere ad una ricerca all'esterno con l'assunzione a tempo determinato per un periodo di tre anni della Dott.ssa Cinzia Squadrone ritenuta, per esperienza e competenza professionale, adeguata e funzionale alla copertura di un incarico incentrato sulla ricerca e la proposta editoriale.
  Per quanto riguarda il caso di Guido Rossi (nominato Direttore dello Staff del Direttore Generale), lo stesso è stato individuato da un lato in considerazione del rapporto strettamente fiduciario connesso al ruolo da ricoprire e, dall'altro, in funzione Pag. 152della professionalità acquisita attraverso specifiche esperienze maturate nei contesti di importanti aziende operanti a livello internazionale, esperienze che costituiscono un valore strategico per la Rai.
  Un altro elemento che si ritiene opportuno evidenziare è quello relativo al
job posting recentemente lanciato per valutare candidature per la Direzione Creativa.

  FORNARO ED ALTRI. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   l'articolo 1, primo comma, della legge 14 aprile 1975, n. 103, e successive modificazioni, recante «Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva» dispone che «la diffusione circolare di programmi radiofonici via etere o, su scala nazionale, via filo e di programmi televisivi via etere, o, su scala nazionale, via cavo e con qualsiasi altro mezzo costituisce, ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale, in quanto volta ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione. Il servizio è pertanto riservato allo Stato»;
   l'articolo 1, primo comma, del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, recante «Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni», convertito nella legge 4 giugno 1938, n. 880, e successive modificazioni, stabilisce che «chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento»;
   la sentenza 26 giugno 2002, n. 284 della Corte costituzionale ha riconosciuto la «natura di imposta impressa al canone, che esclude ogni nesso di necessaria corrispettività in concreto fra obbligo tributario e fruizione effettiva del servizio pubblico» (punto 5, considerato in diritto);
   l'articolo 14 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede che «in considerazione dell'importanza dei servizi di interesse economico generale nell'ambito dei valori comuni dell'Unione, nonché del loro ruolo nella promozione della coesione sociale e territoriale, l'Unione e gli Stati membri, secondo le rispettive competenze e nell'ambito del campo di applicazione del presente trattato, provvedono affinché tali servizi funzionino in base a principi e condizioni, in particolare economiche e finanziarie, che consentano loro di assolvere i propri compiti»;
  considerato che:
   nel territorio montano del Piemonte, che occupa il 52 per cento della superficie del Piemonte ed in cui vivono circa 800.000 persone che contribuiscono al pil della Regione nella misura del 12 per cento, il segnale Rai è debole o addirittura assente;
   il malcontento per il servizio carente è diffuso in modo capillare in tutta le zone montane e collinari della Regione: Valle Grana, Monregalese e Langa Cebana nel cuneese, Val Curone nell'alessandrino, Valle Cervo nel biellese, alcune aree del Verbano-Cusio-Ossola, la zona di Canelli nell'astigiano;
   l'UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha realizzato diverse iniziative (campagne per individuare le zone non adeguatamente coperte, petizioni, ecc.) per sollecitare un miglioramento del segnale televisivo;
   si sono moltiplicate le manifestazioni di protesta da parte dei cittadini, in alcuni casi costretti a ricorrere alla ricezione satellitare e quindi a sopportare i costi relativi all'installazione di antenne e decoder che ne conseguono;
   il pagamento del canone tramite la bolletta dell'energia elettrica renderebbe ancora più stringente l'obbligo per cittadini di fatto esclusi dal servizio; questo disservizio si unisce ad altri disagi che i cittadini residenti in montagna devono sopportare;
  si chiede di sapere:
   se siano a conoscenza dei disservizi riferiti in premessa;Pag. 153
   quali siano le ragioni delle problematiche che determinano la mancata ricezione del segnale Rai sul territorio nazionale, e in particolare nella Regione Piemonte;
   quali iniziative intendano intraprendere al fine di garantire la fruizione dei servizi Rai nel territorio montano del Piemonte;
   se ritengano possibile prevedere l'esonero o la riduzione dell'importo del canone Rai per i residenti nelle aree montane di cui in premessa, a fronte della comprovata assenza, o presenza fortemente deficitaria, del segnale Rai in questi territori. (356/1817)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Si riportano di seguito gli elementi di base relativamente alla ricevibilità dei segnali televisivi Rai nelle zone considerate nell'interrogazione di cui sopra:
  Valle Grana: è servita principalmente da impianti di Comunità Montana, pertanto non di pertinenza Rai. La località Valgrana è servita con qualità buona dall'impianto Rai di «Cima Varengo»;
  Monregalese e Langa Cebana nel cuneese: sono servite da impianti di proprietà di Comunità Montana;
  Val Curone (AL): è servita dall'impianto Rai di «San Sebastiano Curone» sul canale 25 che, attualmente, è fortemente interferito da impianti dell'emittenza privata di «Giarolo» e di «Valcava». È prevista, proprio in questi giorni, la ricanalizzazione di tale impianto sul canale 22 con risoluzione definitiva del problema;
  Valle Cervo (BI): tutta servita da impianti di Comunità Montana;
  alcune aree del Verbano-Cusio-Ossola: la valle centrale è servita da impianti Rai mentre quelle «laterali» sono servite da impianti della Comunità Montana.
  Zona di Canelli nell'astigiano: è regolarmente servita dall'impianto omonimo e non risultano disservizi nell'ultimo periodo.
  Al fine di risolvere i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivù Sat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del territorio italiano. Per accedere a Tivù Sat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivù Sat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti.
  Da ultimo si ricorda che l'articolo 6 del vigente Contratto di Servizio 2010-2012 tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Rai stabilisce gli obblighi minimi di copertura per le diverse reti di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale.

  GINOBLE, GRASSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il passaggio al sistema digitale terrestre ha coinvolto il territorio di Minervino Murge (BAT) nel maggio 2012;
   da subito fu evidente che tale sistema presentava, nella ricezione dei canali della Rai, gravi lacune dovute ad una cattiva e frammentaria ricezione del segnale che, in specie nelle ore serali, scompariva del tutto;
   di tali problematiche il Comune di Minervino informò immediatamente la Rai perché intervenisse tempestivamente, al fine di migliorare la qualità del servizio pubblico;
   perdurando il problema, nel settembre del 2012, fu notificata alla Rai, corredata da oltre mille firme di cittadini minervesi esasperati, una diffida a risolvere definitivamente i problemi di ricezione del segnale nel territorio comunale;
   tale diffida non ebbe esito alcuno, visto che nel dicembre 2012 l'Ufficio Legale della Rai comunicò che i limiti di copertura erano rispettati, con ciò dimostrando di non curarsi del fatto che i Pag. 154cittadini minervesi, ancorché pagassero il canone, non riuscissero a vedere i canali della Rai;
   nel frattempo, in occasione di un incontro con alcuni dirigenti della Rai a Cerignola, venne promesso un monitoraggio specifico del territorio di Minervino, che però non fu mai effettuato;
   nel luglio 2013 la Rai, rispondendo ad un'interrogazione presentata dallo scrivente, affermò che l'inconveniente patito dai cittadini minervesi era dovuto ad un'interferenza con il segnale proveniente dalle antenne posizionate sul monte Conero (Marche). La soluzione che veniva prospettata era quella di installare un mini ripetitore nel territorio di Minervino Murge:
   nel dicembre 2013 il presidente del Corecom Puglia informò il sindaco di Minervino, Gennaro Superbo, dell'impegno assunto dalla Rai di installare entro poche settimane il mini ripetitore che avrebbe risolto definitivamente il problema;
   ciò non è avvenuto, visto che da allora sono passati altri quattro mesi;
   il presidente del Corecom ha comunicato di non avere più notizie del mini ripetitore;
   nell'ottobre 2014 lo scrivente ha nuovamente posto la questione in Commissione di vigilanza sulla RAI;
   il Comune ha da tempo informato della questione il Ministero dello sviluppo economico, la Rai, la Rai Puglia, il Corecom, il Presidente del Consiglio della Regione Puglia, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, senza però che nessuno di loro sia riuscito a risolvere la questione;
  si chiede di sapere:
   quali misure la Rai intenda assumere per risolvere un problema di cui è stata individuata la causa e del quale si conosce la soluzione;
   se la Rai intenda dare indicazioni a RaiWay perché proceda tempestivamente all'installazione del mini ripetitore.
(357/1819)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
  Le criticità di ricezione dei segnali televisivi Rai sul territorio del Comune di Minervino Murge sono state più volte oggetto di comunicazioni tecniche anche nei confronti delle diverse istituzioni competenti.
  Nell'attuale fase Rai Way ha avviato le procedure per la realizzazione di un nuovo impianto ad hoc per sanare in modo definitivo le criticità riscontrate; Rai, a sua volta, sta terminando il processo di approvazione dell'offerta economica di Rai Way che – ai sensi del contratto di servizio in essere tra le parti – è propedeutico alla realizzazione operativa dell'impianto in questione.
  Nel quadro descritto, in sostanza, sono in via di esecuzione le attività necessarie all'adozione di una soluzione in grado di far superare le criticità riscontrate.