CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 luglio 2015
479.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. C. 3098 Governo, approvato dal Senato.

PARERE APPROVATO

  La Commissione giustizia,
   esaminato il nuovo testo del disegno di legge C. 3098 come risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione di merito,
   valutate positivamente le modifiche apportate dalla I Commissione volte ad assicurare la trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione anche con finalità di contrasto della corruzione;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 2

Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. C. 3098 Governo, approvato dal Senato.

PARERE ALTERNATIVO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

  La Commissione Giustizia,
   premessa la competenza per il provvedimento in esame all'articolo 6 comma primo lettere A e C, che contiene delega al governo da esercitarsi in sei mesi dall'entrata in vigore,
   rilevato che:
    l'articolo 6 è stato sostanzialmente modificato in commissione referente con una proposta emendativa del relatore;
    l'originaria formulazione avrebbe consentito al governo di intervenire in materia di prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni con disposizioni integrative e correttive di due decreti legislativi emanati in attuazione della legge n. 190 del 2012 (la c.d. legge Severino o legge anticorruzione) relativi rispettivamente alla trasparenza degli atti e delle informazioni delle pubbliche amministrazioni (D.Lgs. 33/2013) e alla inconferibilità e incompatibilità di determinati incarichi presso le pubbliche amministrazioni (D.Lgs. 39/2013);
    la proposta emendativa ha stralciato la previsione della delega relativa al dlgs n. 39/2013 sulla incompatibilità e inconferibilità degli incarichi e ha riscritto interamente la lettera «c» indicando, quale contenuto della delega, la precisazione dei contenuti e del procedimento di adozione del Piano Nazionale Anticorruzione, dei piani per la prevenzione della corruzione e della relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione anche ai fini della differenziazione per settori e dimensioni del coordinamento con strumenti di misurazione e valutazione della perfomance;
    quanto disposto consegue alla segnalazione da parte del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione e il Garante per la privacy, in ordine al d.lgs n. 33 del 2013 concernente gli obblighi di pubblicità a carico delle pubbliche amministrazioni di intervenire sulle criticità del decreto in oggetto. I rilievi proposti sono molteplici e «attengono, essenzialmente, al carattere indifferenziato degli obblighi di pubblicità» che si applicano «con analogo contenuto, ad enti e realtà troppo diversi tra loro, senza distinguerne la portata in ragione del grado di esposizione dell'organo al rischio di corruzione, dell'ambito di esercizio della relativa azione o, comunque, delle risorse pubbliche assegnate, della cui gestione l'ente debba quindi rispondere»;
   ritenuto che si debba comunque esprimere parere contrario in quanto:
    pur apprezzando l'avvenuto stralcio della delega, oggetto anche di una proposta emendativa del Movimento cinque stelle, in ordine al dlgs 39/2013 anche se si volesse valutare l'opportunità di una revisione o precisazione dell'ambito oggettivo di cui al dlgs 33/2013, non si riterrebbe condivisibile siffatta modalità che costituisce sostanzialmente una delega in bianco. Si contesta, in primo luogo, quindi, il modus operandi che prevede, in questa sede, l'approvazione di una legge delega dai contenuti particolarmente ampi, con i Pag. 87rischi connessi alla fase di attuazione: uno svilimento o una incisiva e non opportuna compressione del decreto legislativo n. 33/2013;
    appare eccessivamente discrezionale il margine di intervento da parte del governo su una materia tanto complessa e delicata che sarebbe stato necessario trattare seguendo l'iter normativo ordinario che consentisse un serio dibattito politico anche alla luce delle criticità segnalate dall'autorità nazionale anticorruzione;
    pur ritenendo apprezzabile l'intervento in materia di accesso agli atti, anche in favore dei Parlamentari, lascia forti perplessità che non siano state valutate positivamente le proposte emendative volte a modificare in maniera estensiva, nel senso di garantire una maggiore accessibilità ai documenti amministrativi da parte dei cittadini stessi. Tale diritto di accesso potrebbe, infatti, concretamente garantire il principio di trasparenza della PA e arginare, in taluni casi, i dilaganti fenomeni di corruzione;
    nel merito, inoltre, l'intervento in oggetto non solo non lo si ritiene necessario alla luce degli orientamenti già pubblicati sul sito della Autorità nazionale anticorruzione, volti a chiarire il perimetro applicativo della disciplina normativa di cui al dlgs n. 33/2013, ma nemmeno opportuno in quanto sarebbe, comunque, auspicabile mantenere un regime più rigido, che veda coinvolti tutti i soggetti pubblici, anche gli enti più piccoli, che non sono assolutamente immuni da fenomeni di corruzione.
  Ciò, almeno, nella prima fase applicativa del decreto al fine di effettuare, con maggiore cognizione, una valutazione più approfondita sulla necessità di adeguamento della normativa,
  esprime

PARERE CONTRARIO

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ALLEGATO 3

Legge annuale per il mercato e la concorrenza. C. 3012 Governo.

PARERE APPROVATO

  La Commissione Giustizia,
   esaminato il provvedimento in oggetto,
   premesso che:
    a) l'articolo 3, comma 1, capoverso Art. 132-ter, comma 1, lettere d) ed e), prevede tra le diverse condizioni che, qualora accettate, diano luogo ad uno sconto significativo del prezzo della polizza assicurativa, rispettivamente la rinuncia alla cessione del credito e il risarcimento in forma specifica presso carrozzerie convenzionate. Con riferimento alla disposizione di cui alla lettera d), si rileva una grave limitazione delle facoltà contrattuali degli assicurati espressamente riconosciute dal codice civile, e si attribuisce, invece, maggiore forza contrattuale all'assicuratore. La disposizione non risulta, inoltre, sorretta da adeguata giustificazione sotto il profilo dell'efficacia del contenimento del fenomeno delle frodi assicurative, la cui origine non risiede nell'istituto della cessione del credito in sé considerato. A fronte della prevedibile inefficacia rispetto allo scopo perseguito, si determina invece sotto il profilo del bilanciamento degli interessi, una compressione sproporzionata e discriminatoria delle facoltà contrattuali di una specifica categoria di creditori. La disposizione, pertanto, dovrebbe essere soppressa.
  Con riferimento alla disposizione di cui alla lettera e), si osserva che l'assicurato- danneggiato, a fronte del previsto sconto sul premio di polizza, perderà il diritto al risarcimento integrale del danno al mezzo, essendo obbligato a ripararlo presso una carrozzeria convenzionata, in totale stravolgimento dei principi codicistici in materia. La disposizione attribuisce inoltre, di fatto, all'assicuratore il potere di decidere le condizioni di mercato dell'autoriparazione, con prevedibile riduzione degli standard qualitativi e di sicurezza delle riparazioni. Si creerebbe altresì il rischio di creare un percorso privilegiato verso le imprese fiduciarie dell'assicuratore, spingendo le imprese indipendenti fuori dal mercato e limitando fortemente la capacità contrattuale in tale settore. Per tali ragioni, la disposizione andrebbe soppressa. Conseguentemente, andrebbe soppressa anche la disposizione di cui alla successiva lettera f). In subordine, ove si ritenesse di non sopprimere le disposizioni di cui alle lettere d), e) ed f), andrebbero specificate le modalità di applicazione e l'entità dello sconto sulla polizza assicurativa, in modo da non pregiudicare i principi della concorrenza;
    b) l'articolo 6, comma 1, è diretto ad introdurre nell'articolo 135 del codice delle assicurazioni private i commi 3-bis, 3-ter e 3-quater. Il nuovo comma 3-bis dell'articolo 135 del codice delle assicurazioni private, stabilisce che, in caso di sinistri con soli danni alle cose, l'identificazione di eventuali testimoni sul luogo di accadimento dell'incidente deve essere comunicata entro il termine di presentazione della denuncia di sinistro «e» deve risultare dalla richiesta di risarcimento presentata all'impresa di assicurazione. Fatte salve le risultanze contenute in verbali delle autorità di polizia intervenute sul luogo dell'incidente, l'identificazione dei Pag. 89testimoni avvenuta in un momento successivo comporta l'inammissibilità della prova testimoniale addotta. Il comma 3-quater stabilisce che, nelle controversie civili promosse per l'accertamento della responsabilità e per la quantificazione dei danni, il giudice, anche su documentata segnalazione delle parti che, a tale fine, possono richiedere i dati all’ Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS), trasmette un'informativa alla procura della Repubblica, per quanto di competenza, in relazione alla ricorrenza dei medesimi nominativi di testimoni già chiamati in più di tre cause concernenti la responsabilità civile da circolazione stradale negli ultimi cinque anni. Il presente comma non si applica agli ufficiali e agli agenti delle autorità di polizia che sono chiamati a testimoniare. Rilevato che:
   1) come è stato già rilevato nel parere che la Commissione Giustizia ha espresso il 22 gennaio 2014 sul disegno di legge C. 1920 di conversione in legge del decreto legge n. 145 del 2013 (Destinazione Italia) in relazione ad una disposizione di identico tenore, il nuovo comma 3-bis in esame pone delicate questioni di bilanciamento degli interessi, poiché introduce una deroga alle vigenti norme in materia di acquisizione delle prove testimoniali, giustificata dalla condivisibile ratio di contenimento del fenomeno delle frodi. Qualora si ritenesse di fondamentale importanza per la finalità anti-frode della norma porre una anticipazione del termine di identificazione dei testimoni, questo termine non potrebbe essere quello previsto dalla disposizione in esame, ma potrebbe essere quello della richiesta di risarcimento presentata all'impresa di assicurazione oppure quello relativo all'invito alla stipula della negoziazione assistita. Si potrebbe pertanto riformulare la norma, nel senso di prevedere che l'identificazione di eventuali testimoni sul luogo di accadimento dell'incidente deve risultare dalla denuncia di sinistro, «ovvero» dalla richiesta di risarcimento presentata all'impresa di assicurazione o dall'invito alla stipula della negoziazione assistita e, quindi, in un tempo considerevolmente più ampio rispetto a quello attualmente previsto dalla norma. Peraltro, in tale caso, analogo obbligo dovrebbe essere posto a carico delle compagnie di assicurazione, determinandosi in difetto un ingiustificabile sbilanciamento dei diritti processuali delle parti;
   2) il comma 3-quater impone al giudice di effettuare una verifica sulla ricorrenza dei medesimi testimoni già chiamati a rendere testimonianza in altri contenziosi, senza precisare le modalità con cui effettuare la predetta verifica. In base alla formulazione del comma 3-quater, si impone al giudice una condotta la cui inosservanza potrebbe dar luogo ad un illecito disciplinare conseguente alla violazione di legge, il che espone in modo ingiustificato il magistrato al rischio di un procedimento disciplinare per l'inadempienza ad una norma obiettivamente inesigibile. Per corrispondere alle finalità antifrode prefissate, appare necessario riformulare la disposizione in modo da onerare la compagnia di assicurazione che, avvalendosi della banca dati dell'IVASS a sua disposizione, potrà segnalare al giudice la circostanza relativa alla ricorrenza delle testimonianze rese dal medesimo soggetto in diverse cause civili, affinché il giudice, esaminata la segnalazione, trasmetta alla Procura della Repubblica un'informativa al riguardo per quanto riterrà di sua competenza. È, inoltre, da valutare attentamente l'opportunità di consentire l'accesso alla banca dati dell'IVASS non solo alle assicurazioni, ma anche alle parti del processo civile, nel rispetto della normativa sulla privacy;
    c) l'articolo 7 individua una nuova disciplina del danno non patrimoniale inserendola nel codice delle assicurazioni private, modificando gli articoli 138 e 139, volti a disciplinare il danno non patrimoniale rispettivamente per lesioni di non lieve entità e di lieve entità, aprendo così la strada a diversi criteri di determinazione del danno a secondo delle circostanze dalle quali derivi, quando invece questi criteri dovrebbero essere previsti in via generale dal codice civile. Una sistemazione Pag. 90definitiva della materia sarebbe, infatti, opportuna anche per stabilire ex lege le diverse voci di danno risarcibile. Solo alla luce della nuova disciplina generale se ne potrebbe prevedere una specifica nell'ambito del codice delle assicurazioni.
  Inoltre, nel merito, la disciplina prevista riduce notevolmente l'ambito risarcitorio. Ad esempio, i pregiudizi dinamico-relazionali (danno esistenziale) devono essere «rilevanti» accertati su base documentale, mentre le «sofferenze psicofisiche» possono venire liquidate soltanto laddove di «particolare intensità». Nella disposizione in esame sembra che si voglia fare riferimento, quale unica voce risarcibile a titolo di danno non patrimoniale, al solo danno biologico, escludendo quello morale. Si rileva poi che la personalizzazione del risarcimento è fatta su basi di partenza inferiori rispetto ai parametri milanesi, considerato che all'inglobazione del danno morale non corrisponde un consequenziale aumento di percentuale di valore. Si evidenzia che sia l'articolo 138 che l'articolo 139 prevedono espressamente che l'ammontare complessivo del risarcimento riconosciuto è esaustivo del risarcimento del danno non patrimoniale conseguente a lesioni fisiche.
  Considerato che il comma 2 dell'articolo 7 consente comunque l'ultrattività, per i centoventi giorni successivi alla data di entrata in vigore della legge, delle disposizioni precedentemente vigenti circa l'adozione della tabella sulle macrolesioni, al momento non ancora adottata con l'apposito decreto del Presidente della Repubblica, è da ritenere che la futura Tabella Unica Nazionale sarà predisposta sulla falsariga delle c.d. Tabelle di Milano, ma il valore del punto di invalidità sarà limitato a quello che oggi è definito «danno biologico», quindi senza l'aumento dovuto a quello che fino ad ora è definito «danno morale».
  La materia della quantificazione del danno non patrimoniale è, peraltro, oggetto della proposta di legge C. 1063 Bonafede (Modifiche al codice civile, alle disposizioni per la sua attuazione e al codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale), il cui esame è stato avviato dalla Commissione Giustizia il 12 settembre 2013. All'esito di una indagine conoscitiva effettuata durante la fase istruttoria, è stato costituito un Comitato ristretto, nel cui ambito il relatore ha presentato una proposta di nuovo testo che, tenendo conto delle audizioni svolte, è impostata partendo proprio dalle modifiche al codice civile in materia di risarcimento del danno non patrimoniale. In effetti, considerata la complessità di questo tema, sembrerebbe opportuno esaminarlo specificamente, piuttosto che nell'ambito di un disegno di legge di contenuto ampio. In tale prospettiva si potrebbe procedere allo stralcio dell'articolo 7, per poi abbinarlo alla proposta di legge C. 1063 e, quindi, esaminarlo in maniera più approfondita di quanto è possibile fare finché costituisce un articolo di un ampio disegno di legge che tocca diverse e complesse tematiche. In via alternativa appare opportuno sopprimere l'articolo;
    d) l'articolo 8, comma 1, introduce nel decreto legislativo n. 209 del 2005 (Codice delle assicurazioni private) l'articolo 145-bis, il cui comma 1 stabilisce che «quando uno dei veicoli coinvolti in un incidente risulta dotato di un dispositivo elettronico che presenta le caratteristiche tecniche e funzionali stabilite ai sensi dell'articolo 132-ter, comma 1, lettere b) e c), e fatti salvi, in quanto equiparabili, i dispositivi elettronici già in uso alla data di entrata in vigore delle presenti disposizioni, le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo. La predetta disposizione riproduce sostanzialmente quanto previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera b) del già citato decreto-legge n. 145 del 2013 (Destinazione Italia), per cui si richiamano integralmente le Pag. 91perplessità evidenziate nel richiamato parere della Commissione Giustizia in merito;
    e) l'articolo 9, nel novellare l'articolo 148, comma 2 bis, del codice delle assicurazioni private, estende i casi nei quali, sussistendo elementi che siano sintomo di frode, si applica una specifica procedura che consente all'impresa di assicurazioni di non presentare offerta di risarcimento. Qualora l'impresa attivi tale procedura, rifiutandosi di formulare l'offerta di risarcimento, l'assicurato può proporre l'azione di risarcimento davanti al giudice solo dopo aver ricevuto le determinazioni conclusive dell'impresa o in mancanza allo spirare del termine di sessanta giorni di sospensione della procedura. Tale ultima disposizione andrebbe soppressa, anche in ragione della prevista abrogazione della disposizione di cui al vigente articolo 148, comma 2 bis, del codice delle assicurazioni, che fa salvi i diritti del danneggiato in merito alla proponibilità dell'azione di risarcimento nei termini previsti dall'articolo 145, nonché il diritto del danneggiato di ottenere l'accesso agli atti nei termini previsti dall'articolo 146, salvo il caso di presentazione di querela o denuncia;
    f) l'articolo 26, comma 1, lettera b) detta una nuova disciplina dell'esercizio della professione forense in forma societaria, introducendo nella legge 31 dicembre 2012, n. 247 (legge di riordino della professione forense) l'articolo 4-bis, che pertanto introduce una nuova disciplina in una materia che era stata oggetto di delega proprio nella richiamata legge ed, in particolare, nell'articolo 5. Tale delega è scaduta senza essere stata esercitata. L'articolo 4-bis si discosta dai principi e criteri direttivi di delega in un punto fondamentale, in quanto, al contrario della delega, prevede la possibilità che l'esercizio della professione forense sia consentito a società di capitali senza precisare che i soci debbano essere iscritti all'Albo professionale. Si tratta di una differenza di non poco conto, che suscita fortissime perplessità. La delega richiedeva il requisito dell'iscrizione all'albo forense dei soci di capitale in ragione della specialità – anche sotto il profilo costituzionale – della professione forense rispetto alle altre professioni regolamentate. Questa specialità, che si incentra sulla salvaguardia come bene fondamentale del diritto di difesa, aveva portato il legislatore delegante ad escludere per la professione forense l'applicabilità della disciplina generale di cui all'articolo 10, della legge n. 183 del 2011 e l'ingresso anche se parziale del socio di capitale non iscritto all'albo, al fine di tutelare l'autonomia, la libertà e l'indipendenza dell'avvocato, garantita dall'articolo 2, comma 1 della legge n. 247 del 2012. Inoltre, l'articolo 4-bis del provvedimento in esame non prevede limite al socio non professionista, per cui la disposizione risulta nel complesso peggiore persino della disciplina generale di cui all'articolo 10 della legge n.183 del 2011.
  Con riferimento alle disposizioni relative all'esercizio della professione forense in forma societaria, si esprime una forte contrarietà all'impostazione dell'articolo 26 del disegno di legge. Si ritiene infatti che la partecipazione alle società professionali che svolgono attività forense senza porre alla stessa precisi limiti soggettivi possa trasformare tale società in mere imprese con fini di lucro che, in alcuni casi, potrebbero non essere compatibili con quello che rappresenta il fondamentale principio che dovrebbe ispirare l'attività dell'avvocato: la tutela del diritto di difesa del proprio cliente.
  Pertanto, ove si ritenga di accedere alla previsione della possibilità che l'esercizio della professione forense in forma societaria sia consentito anche a società di capitali così come segnalato al Parlamento dall'AGCOM, la condizione essenziale è che il numero dei soci professionisti e la loro partecipazione al capitale sociale debba essere tale da determinare la maggioranza di almeno due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci.
  Inoltre deve essere specificatamente indicato che:
   ciascun avvocato può far parte di una sola società; Pag. 92
   la denominazione o ragione sociale debba contenere l'indicazione «società tra avvocati»;
   i componenti dell'organo di gestione non possono essere estranei alla compagine sociale;
   la sospensione, cancellazione o radiazione del socio dall'albo nel quale è iscritto costituisce causa di esclusione della società.

  Per le ragioni sopra illustrate, è necessario modificare l'articolo 26 del disegno di legge, sopprimendo le disposizioni di cui al capoverso articolo 4 bis e riaprendo i termini per l'esercizio della delega di cui all'articolo 5 della legge n. 247 del 2012, attraverso l'inserimento dei principi e criteri direttivi sopra specificati. Si potrebbe, inoltre, prevedere un'apertura delle società tra avvocati anche nei confronti di altri soci professionisti, seppure non avvocati, al fine di costituire società multidisciplinari, per assicurare al cliente prestazioni anche a carattere multidisciplinare, che nella quotidianità sono sempre più spesso richieste dai clienti;
    g) l'articolo 28 prevede la possibilità che gli atti di trasferimento di immobili non abitativi, di valore catastale non superiore a 100.000 euro, siano stipulati senza fare ricorso all'atto notarile, bensì ad un atto con sottoscrizioni autenticate da parte di un avvocato abilitato al patrocinio. Rilevato che:
   1) la disposizione in questione presenta evidenti profili di criticità, non apparendo compatibile con taluni principi generali di diritto dell'Unione europea, tra i quali quello della certezza giuridica. L'articolo 28 della legge notarile impone, infatti, al notaio, anche nell'autenticazione delle scritture private, l'esercizio di un controllo di legalità e di liceità, dovendo lo stesso verificare, in qualità di pubblico ufficiale, oltre che la conformità alla legge, all'ordine pubblico e al buon costume, anche la capacità di agire delle parti e volontarietà dell'atto da compiere. Il sistema italiano affida al notaio, come riconosciuto espressamente anche dalla Corte di giustizia, il precipuo compito di assicurare certezza giuridica a determinate posizioni soggettive e a determinati rapporti di diritto privato, imponendo obblighi di documentazione rigorosi, prevedendo un penetrante e rigoroso sistema di controlli sull'esercizio dell'attività professionale, nonché una serie di incombenze necessarie per la pubblicità degli atti, ivi compresa la verifica della loro regolarità fiscale. Detto sistema di regole, volto ad assicurare il rispetto del principio di legalità e a soddisfare i requisiti di certezza del diritto, non è estendibile alla categoria degli avvocati, soggetta ad una disciplina del tutto diversa, propria della professione forense, e distinta da quella notarile con riferimento sia al regime di controlli, sia ai più limitati doveri di documentazione ed archiviazione dell'attività svolta;
   2) l'articolo 28 del disegno di legge in esame appare altresì contrario al principio costituzionale della ragionevolezza (articolo 3), dal momento che il valore economico degli immobili, sia pure limitato, non può rappresentare il parametro sul quale graduare il livello di certezza giuridica. L'introduzione di un sistema «semplificato» in ragione del minore valore del bene, esporrebbe infatti il trasferimento dello stesso a gravi rischi di incertezza giuridica, in palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione, configurando un regime di certezza «affievolita» per gli immobili di modesto valore economico;
    h) l'articolo 29, nel modificare l'articolo 2463-bis del codice civile, prevede che l'atto costitutivo delle società a responsabilità limitata semplificata, che attualmente riveste la forma pubblica notarile, possa essere stipulato a mezzo di scrittura privata non autenticata. Rilevato che:
   1) l'articolo in questione si pone anch'esso in contrasto, analogamente al precedente, con il principio della legalità e della certezza giuridica, richiamati dalla normativa europea. L'articolo 11 della direttiva 2009/101/CE del Parlamento europeo Pag. 93e del Consiglio, del 16 settembre 2009, infatti, espressamente dispone che in tutti gli Stati membri in cui la legislazione non preveda, all'atto della costituzione, un controllo preventivo, amministrativo o giudiziario, l'atto costitutivo, lo statuto delle società e le loro modifiche debbano rivestire la forma dell'atto pubblico. La direttiva sopra richiamata, pertanto, prevede, allo scopo di soddisfare la certezza dei traffici giuridici, un preventivo controllo di legalità, amministrativo o giudiziario, svolto da un soggetto titolare di una funzione pubblicistica. Con la legge 24 novembre del 2000, n. 340 (Disposizioni per la delegificazione di norme per la semplificazione di procedimenti amministrativi), è stato soppresso il giudizio di omologazione dell'atto costitutivo delle società da parte del Tribunale, sostituito dal controllo, egualmente preventivo, di legalità esercitato dal notaio, quale pubblico ufficiale (articolo 2330 del codice civile). In particolare, sul notaio grava il compito di verificare la regolarità sostanziale sia della documentazione dell'atto costitutivo della società, sia dell'iscrizione della stessa nel Registro delle imprese, limitandosi il Conservatore del predetto Registro, ai sensi dell'articolo 2330, comma 3, del codice civile, ad esercitare un controllo di tipo meramente formale. L'atto notarile garantisce quindi la certezza e la sicurezza giuridica in ordine ai requisiti legalmente esigibili per l'iscrizione delle società nel Registro delle imprese, in conformità alla ratio dell'articolo 11 della direttiva 2009/101/CE, ratio che appare del tutto disattesa dalle disposizioni contenute nell'articolo 29 del disegno di legge;
   2) le disposizioni di cui all'articolo 29 si prestano, inoltre, ad essere utilizzate come facile strumento di elusione della normativa antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo. Nel sistema delineato dall'articolo in discussione, che prevede che la scrittura privata venga trasmessa al registro delle imprese, con comunicazione unica da parte degli stessi amministratori della società, non è infatti assicurata alcuna certezza né in ordine all'effettiva identità di coloro che sottoscrivono la scrittura, né di colui che procede alla trasmissione dei dati, non essendovi alcun soggetto che si trovi nella posizione di destinatario degli obblighi derivanti dalla direttiva 2005/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2005, relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo;
    i) considerazioni analoghe a quelle relative all'articolo 29 possono svolgersi con riferimento all'articolo 30 del disegno di legge, laddove la mancanza di controlli sull'identità e la capacità giuridica e di agire delle parti, nonché sulla legittimità degli atti in settori come quello delle società di persone e del trasferimento delle partecipazioni societarie presenta i medesimi profili di criticità;
    l) l'articolo 31 reca una norma di interpretazione autentica, attraverso la quale il legislatore estende alle società di ingegneria costituite in forma di società di capitali o cooperative la disciplina della legge n. 266 del 1997, che per prima ha consentito l'esercizio della professione forense in forma societaria. Tale intervento normativo consente così di affermare la validità dei contratti conclusi, a decorrere dall'11 agosto 1997, tra le suddette società di ingegneria e i privati. In particolare, per risolvere il problema degli appalti privatistici conclusi dalle società di ingegneria prima del 2013, l'articolo in questione, al comma 1, riconduce all'entrata in vigore della legge sopra richiamata la possibilità per gli ingegneri di svolgere la professione attraverso la costituzione di società di capitali (società per azioni, in accomandita per azioni e a responsabilità limitata) e società cooperative, facendo conseguentemente salvi i rapporti contrattuali già intercorsi. Viene, pertanto, abrogato il comma 2 dell'articolo 24 della legge n. 266 del 1997, relativo alla necessità di un regolamento di esecuzione per la determinazione dei requisiti per l'esercizio delle attività in forma societaria (comma 2). Le disposizioni sopra illustrate sono contrarie ai principi di cui all'articolo 10 della legge Pag. 94n. 183 del 2011 sulle società tra professionisti e ribaditi con la sentenza del Consiglio di Stato n. 103 del 2015, che chiarisce in via definitiva che nessuna società commerciale, al di fuori di quelle previste dalla legge n. 183 del 2011, può svolgere attività professionali riservate ai professionisti iscritti agli albi. Secondo il Consiglio di stato, infatti, «il sistema normativo delineato dalla legge n. 183 del 2011 rappresenta un ragionevole, e non superabile in via interpretativa, punto di equilibrio tra l'esigenza di consentire l'esercizio di attività professionali attraverso moduli organizzativi professionali di natura societaria e l'esigenza di salvaguardare comunque alcuni dei caratteri indefettibili che caratterizzano, anche riguardo ai principi di cui all'articolo 33, quinto comma, della Costituzione, l'esercizio delle attività proprie di «sistemi ordinistici». Tra questi, in primis, rimane fermo il carattere eminentemente personale, in ragione dell'essenzialità che deve intercorrere con il cliente della prestazione professionale e delle relative responsabilità». È pertanto evidente che le disposizioni dell'articolo 31 determinerebbero una evidente condizione «anticoncorrenziale», in aperta contraddizione con lo spirito della legge n. 183 del 2011, più volte richiamata;
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni:
   1) all'articolo 3, comma 1, capoverso Art. 132-ter, comma 1, sopprimere le lettere d), e) ed f) ovvero in subordine, ove si ritenesse di non procedere alla predetta soppressione, siano specificate le modalità di applicazione e l'entità dello sconto sulla polizza assicurativa;
   2) l'articolo 6 sia soppresso ovvero, in subordine: a) al capoverso «3-bis», primo periodo, le parole «e deve risultare dalla richiesta di risarcimento» siano sostituite dalle seguenti: «ovvero deve risultare dalla richiesta di risarcimento o dall'invito alla stipula della negoziazione assistita»; b) il primo periodo del capoverso «3-quarter» sia sostituito con il seguente: «Nelle controversie civili attivate per l'accertamento della responsabilità e la quantificazione dei danni, il giudice, su documentata segnalazione dell'IVASS o delle parti, trasmette un'informativa alla Procura della Repubblica, per quanto di competenza, in relazione alla ricorrenza dei medesimi nominativi di testimoni già chiamati in più di tre cause concernenti la responsabilità civile da circolazione stradale negli ultimi cinque anni.»;
   3) sopprimere l'articolo 7, qualora non se ne richieda lo stralcio all'Assemblea;
   4) all'articolo 9, comma 1, sopprimere le parole da: «Nei predetti casi» fino a: «denuncia»;
   5) all'articolo 26, comma 1, sia soppressa la lettera b) e sia sostituita la lettera c), con la seguente:
   «c) l'articolo 5 è sostituito dal seguente:
  «Art. 5 – (Delega al Governo per la disciplina dell'esercizio della professione forense in forma societaria e per l'introduzione delle società multidisciplinari). – 1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo per disciplinare, tenuto conto di quanto previsto dall'articolo 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183, e in considerazione della rilevanza costituzionale del diritto di difesa, le società tra avvocati. Il decreto legislativo è adottato su proposta del Ministro della giustizia, sentito il CNF, e successivamente trasmesso alle Camere perché sia espresso il parere da parte delle Commissioni competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario. Il parere è reso entro il termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto è emanato anche in mancanza del parere. Qualora detto termine venga a scadere nei trenta giorni antecedenti allo spirare del termine previsto per l'emanazione del decreto legislativo, Pag. 95o successivamente, la scadenza di quest'ultimo è prorogata di trenta giorni. Entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo, il Governo può emanare disposizioni correttive e integrative, con lo stesso procedimento e in base ai medesimi principi e criteri direttivi previsti per l'emanazione dell'originario decreto.
  2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:
   a) prevedere che l'esercizio della professione forense in forma societaria sia consentito a società di persone, società di capitali o società cooperative, i cui soci, per almeno due terzi del capitale sociale, siano avvocati iscritti all'albo, o avvocati iscritti all'albo e altri professionisti iscritti in albi professionali;
   b) prevedere che ciascun avvocato possa far parte di una sola società di cui alla lettera a);
   c) prevedere che la denominazione o ragione sociale contenga l'indicazione: «società tra avvocati», eventualmente corredata dell'indicazione delle altre professioni associate;
   e) disciplinare l'organo di gestione della società prevedendo che i suoi componenti non possano essere estranei alla compagine sociale;
   d) stabilire che l'incarico professionale, conferito alla società ed eseguito secondo il principio della personalità della prestazione professionale, possa essere svolto soltanto da soci professionisti in possesso dei requisiti necessari per lo svolgimento della specifica prestazione professionale richiesta dal cliente;
   e) prevedere che la responsabilità della società e quella dei soci non escludano la responsabilità del professionista che ha eseguito la prestazione;
   f) prevedere che la società sia iscritta in una apposita sezione speciale dell'albo tenuto dall'ordine territoriale nella cui circoscrizione ha sede la stessa società;
   g) regolare la responsabilità disciplinare della società, stabilendo che essa è tenuta al rispetto del codice deontologico forense ed è soggetta alla competenza disciplinare dell'ordine di appartenenza;
   h) stabilire che la sospensione, cancellazione o radiazione del socio dall'albo nel quale è iscritto costituisce causa di esclusione dalla società;
   il) qualificare i redditi prodotti dalla società quali redditi di lavoro autonomo anche ai fini previdenziali, ai sensi del capo V del titolo I del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni».
   6) sia soppresso l'articolo 28;
   7) sia soppresso l'articolo 29.
   8) sia soppresso l'articolo 31.

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ALLEGATO 4

Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena. C. 2798 Governo ed abbinate proposte di legge C. 370 Ferranti, C. 372 Ferranti, C. 373 Ferranti, C. 408 Caparini, C. 1285 Fratoianni, C. 1604 Di Lello, C. 1957 Ermini, C. 1966 Gullo, C. 1967 Gullo, C. 3091 Bruno Bossio.

SUBEMENDAMENTI AGLI EMENDAMENTI 2.0100, 2.0101, 2.0102, 13.101 E 23.0100 DEL GOVERNO

Subemendamenti all'emendamento 2.0100 del Governo

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere le lettere a) e b).
0. 2. 0100. 4. Daniele Farina, Sannicandro.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere la lettera a).
0. 2. 0100. 2. Daniele Farina, Sannicandro.

  Al comma 1, lettera a), le parole: da tre a sei anni e con la multa da euro 927 a euro 1.032 sono sostituite dalle seguenti: da quattro a otto e con la multa da euro 927 a euro 1500.
0. 2. 0100. 6. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  Al comma 1, lettera a), le parole: e con la multa da euro 927 a euro 1.032 sono sostituite dalle seguenti: e con la multa da euro 927 a euro 1500.
0. 2. 0100. 7. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere la lettera b).
0. 2. 0100. 3. Daniele Farina, Sannicandro.

  Al comma 1, lettera b), le parole: da quattro a dieci anni e della multa da euro 275 a euro 1.549 sono sostituite dalle seguenti: da cinque a dieci anni e della multa da euro 927 a euro 2000.
0. 2. 0100. 8. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  Al comma 1, lettera b), le parole: e della multa da euro 275 a euro 1.549 sono sostituite dalle seguenti: e della multa da euro 927 a euro 2000.
0. 2. 0100. 9. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere l'ultimo periodo.
0. 2. 0100. 5. Daniele Farina, Sannicandro.

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  Dopo il comma 1, inserire il seguente:
  1-bis. All'articolo 416-ter del codice penale, al primo comma le parole: «da 4 a 10 anni» sono sostituite dalle seguenti: «da 8 a 12».
0. 2. 0100. 1. Mattiello.

Subemendamenti all'emendamento 2.0101 del Governo

  Al comma 1, le parole: da due a sei anni e della multa da euro 206 a euro 1.032 sono sostituite dalle seguenti: La pena per il fatto previsto dall'articolo 624 è della reclusione da quattro a otto anni e della multa da euro 927 a euro 1.500.
0. 2. 0101. 1. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  Al comma 1, le parole: e della multa da euro 206 a euro 1.032 sono sostituite dalle seguenti: della multa da euro 927 a euro 1.500.
0. 2. 0101. 2. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

Subemendamenti all'emendamento 2.0102 del Governo

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere le lettere a) e b).
0. 2. 0102. 3. Daniele Farina, Sannicandro.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere le lettere a) e c).
0. 2. 0102. 5. Daniele Farina, Sannicandro.

  Al comma 1, lettera a) le parole: con la reclusione da quattro a dieci anni e con la multa da 688 a euro 2065 sono sostituite dalle seguenti: è punito con la reclusione da cinque a dodici anni e con la multa da euro 927 a euro 2.500.
0. 2. 0102. 1. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  Al comma 1, lettera a) le parole: e con la multa da 688 a euro 2065 sono sostituite dalle seguenti: e con la multa da euro 927 a euro 2.500.
0. 2. 0102. 2. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere le lettere b) e c).
0. 2. 0102. 6. Daniele Farina, Sannicandro.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere la lettera b).
0. 2. 0102. 7. Daniele Farina, Sannicandro.

  All'articolo 2, capoverso Art. 2-bis, comma 1, sopprimere la lettera c).
0. 2. 0102. 4. Daniele Farina, Sannicandro.

Subemendamento all'emendamento 13.101 del Governo

  Le parole: della metà se si procede per una contravvenzione e le parole: se si procede per un delitto sono soppresse.
0. 13. 101. 1. Ferraresi, Sarti, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.

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Subemendamento all'emendamento 23.0100 del Governo

  Al comma 1, lettera a):
   dopo le parole: per i quali sia in libertà aggiungere le seguenti: salvo che il giudice disponga diversamente;
   dopo le parole: nelle quali deve essere esaminato quale testimone aggiungere le seguenti: salvo che il giudice disponga diversamente.
0. 23. 0100. 1. Sarti, Ferraresi, Colletti, Agostinelli, Bonafede, Businarolo.