CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 gennaio 2015
370.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-03585 Di Benedetto: Sulla problematica situazione del cinema America di Roma.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Di Benedetto, unitamente ad altri, chiede notizie in merito al perfezionamento del vincolo sul cinema America di Roma.
  Vorrei riferire, a tale proposito, che con decreti del direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio n. 137 e n. 139, ambedue in data 19 novembre 2014, è stato dichiarato l'interesse culturale architettonico e storico-artistico del Cinema America di Trastevere, in ragione delle caratteristiche tipologiche architettoniche sia interne che esterne dell'immobile nonché per l'apparato decorativo, gli elementi musivi ed i dettagli funzionali, e al contempo ornamentali, dell'interno, che costituiscono un tutt'uno inscindibile.
  L'interesse culturale, rilevato dalle competenti soprintendenze che hanno curato l'istruttoria dei provvedimenti, è quello previsto dall'articolo 10, comma 3, lettera d), del decreto legislativo n. 42 del 2004, ovvero l'interesse storico relazionale del Cinema America in quanto importante esempio in riferimento alla storia dell'arte e della cultura romana della seconda metà del XX secolo.
  Colgo l'occasione offertami dall'onorevole Di Benedetto per precisare che l'attenzione di questo Ministero, in merito al problema delle sale cinematografiche in generale, è alta.
  È dell'agosto scorso la direttiva del Ministro Franceschini sulle sale cinematografiche di interesse storico, nell'ambito della quale è previsto un censimento delle sale cinematografiche.
  Ho con me una copia della direttiva che consegno volentieri all'onorevole interrogante.
  Vorrei precisarlo poiché, come è noto, il sostegno di questo Ministero alle sale cinematografiche (attraverso il decreto legislativo n. 28 del 2004 cosiddetto «legge cinema») è dovuto al fatto che esse costituiscono «strumento» di attività culturale, indipendentemente dalla qualifica, attribuita e/o attribuibile, alla sala ex se, di bene culturale meritevole di tutela.
  L'esigenza di coordinamento, da parte della competente direzione generale del cinema, con gli altri uffici del Ministero che curano la tutela del patrimonio è in ogni caso presente nella direttiva (articolo 1, lettera c)) ai fini della ricognizione delle sale qualificabili come «storiche», ossia «esistenti almeno dal 1o gennaio 1980» anche se non più attive, (proprio come il caso del cinema America) con precipuo riferimento alla loro attività di sala cinematografica. Anche ai fini dei benefici fiscali previsti dall'articolo 6, commi da 2-bis a 2-sexies, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106.
  Il censimento al quale ho dianzi accennato è stato avviato con richiesta formale inviata il 30 ottobre scorso alle Associazioni di categoria (AGIS, ANEC, ANEM) di «censire» regione per regione le sale «storiche» esistenti, quali potenziali beneficiarie della nuova misura fiscale.
  Ad oggi le Associazioni suindicate hanno trasmesso l'elenco delle sale, da considerarsi «storiche», relativo ad almeno una decina di regioni.

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ALLEGATO 2

5-04047 Malisani: Sulla tutela artistica, culturale e urbanistica della città di Palmanova.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Malisani chiede notizie in merito ai cedimenti occorsi ad alcune Porte della cinta muraria bastionata di Palmanova.
  Vorrei riferire che lo stato di degrado della cinta fortificata di Palmanova, soprattutto di quella esterna, è ben conosciuto ed è purtroppo, concordo con l'onorevole Malisani, di notevole gravità.
  In molti tratti crolli di notevoli entità hanno interessato la cortina muraria. La struttura difensiva manifesta, infatti, cedimenti, espulsioni, distacchi e crolli parziali della muratura e del retrostante terrapieno, costituendo altresì pericolo per la pubblica incolumità. Sono già avvenuti, in diverse zone, cedimenti che hanno provocato successivi crolli delle strutture, con ingombro dei percorsi esistenti nel fossato e conseguenti possibili rischi per la sicurezza del pubblico, considerato che la vasta estensione e i molteplici accessi rendono problematica – segnala la competente soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici – l'inibizione alla fruizione.
  La causa dei gravi dissesti e dello stato generalizzato di degrado risiede innanzitutto nella mancata manutenzione negli anni, nell'inesistenza di un sistema di regimentazione delle acque del terrapieno retrostante, nella vegetazione infestante esistente sia sul terrapieno che sul paramento murario.
  La competente soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, per circa due anni (dal 2013 al 2014) è stata impegnata negli unici interventi di messa in sicurezza, consolidamento e restauro in atto sulle mura di Palmanova, interventi che si sono posti anche l'obiettivo di individuare una «metodologia operativa» ripetibile per il recupero dell'intera cinta muraria.
  In particolare la soprintendenza, con fondi ministeriali e su incarico della direzione regionale, stazione appaltante, ha operato sulla cinta muraria storica con due distinti interventi finalizzati alla messa in sicurezza del tratto adiacente a Porta Udine interessato da dissesti di vario genere nella cortina, che avevano già determinato l'estesa frana della struttura difensiva nei pressi della porta.
  Il primo intervento effettuato afferisce (per effetto di una precisa determinazione assunta dalla direzione regionale quale stazione appaltante) all'accorpamento di più finanziamenti (della direzione regionale e della direzione centrale per i beni architettonici e paesaggistici) per un totale di euro 415.154,78. Il contratto dei lavori è stato stipulato dalla direzione regionale (stazione appaltante), per un importo di euro 342.861,41.
  Il secondo intervento afferisce ad un finanziamento di euro 250.000,00 inserito nella programmazione lavori pubblici della direzione regionale per l'anno finanziario 2012.
  L'intervento nel suo complesso, pur se motivato da cause legate, come accennato, non solo alla messa in sicurezza del bene culturale ma anche alla pubblica incolumità, è stato condotto secondo i canoni del restauro conservativo, sia nei tratti già oggetto di crolli, distacchi ed espulsioni parziali che in quelli oggetto di frana della muratura e del terrapieno.Pag. 73
  Si tratta di un «intervento pilota» per la messa in sicurezza della cinta fortificata (il cui risultato – riferisce la soprintendenza – è stato illustrato ed apprezzato durante vari convegni, tra cui quello internazionale sull'Architettura militare di Venezia tenutosi nel novembre 2013 a Palmanova) realizzato anche con la finalità di contribuire a delineare una metodologia operativa per i lavori di consolidamento e di restauro dell'importante monumento, a valenza mondiale, costituito dalla cinta fortificata.
  La stessa soprintendenza ha curato la progettazione di un terzo intervento di messa in sicurezza nel tratto di mura adiacenti a Porta Aquileia (relativo ad un finanziamento di euro 250.000,00 inserito nella programmazione lavori pubblici della direzione regionale per l'anno finanziario 2013), intervento per il quale la direzione regionale, stazione appaltante, deve ancora espletare la procedura di gara.
  Circa il crollo nella copertura di Porta Aquileia, si tratta della caduta di elementi del manto di copertura nella parte interna. L'ufficio del demanio, in accordo con la soprintendenza, è già intervenuto, con propri fondi, per la messa in sicurezza del manufatto.
  Concludo precisando che il Ministro è ben consapevole dell'alto valore culturale di Palmanova, una delle più significative città di fondazione rinascimentali con la maggiore caratteristica di città fortezza. L'attuale stato di degrado è frutto di decenni di incuria, nonostante gli interventi parziali su singoli manufatti della cinta muraria che vi ho dianzi illustrato. Gli ultimi cedimenti hanno posto la questione del restauro della cinta muraria tra le emergenze del Ministero.
  Ampliando la prospettiva, un intervento generale e definitivo richiederebbe somme veramente consistenti, ipotizzabili in via di larga massima fra i 20 e i 30 milioni per la sola cinta muraria e intorno ai 60 milioni se il restauro comprende il complesso delle Caserme e la Polveriera Napoleonica, con una scansione temporale degli interventi di 10-15 anni.
  Sono somme cui non si può far fronte con le disponibilità ordinarie. Peraltro la soluzione più ragionevole sembra essere quella di un intervento per parti, anche scaglionato nel tempo.
  Pertanto il Ministro verificherà la possibilità di inserire nelle programmazioni del Ministero una serie articolata di interventi di restauro puntuale dei principali manufatti ed opere della fortezza, per una spesa complessiva di circa 2 milioni. Per poter invece avviare l'auspicato intervento strategico che prenda in considerazione tutte le componenti architettoniche della cinta muraria, si dovrà costruire un percorso, d'intesa con la regione Friuli Venezia Giulia, volto ad attivare sia i fondi europei di competenza regionale sia i fondi nazionali del Fondo sviluppo e coesione.
  Non dimentichiamo infatti che, nel 2011, la città di Palmanova ha richiesto, ed ottenuto, l'inclusione della città fortezza stellata nella candidatura alla UNESCO World Heritage List nell'ambito del sito «Le opere di difesa veneziane tra XV e XVII secolo».
  La sua conservazione, unitamente al corretto uso del territorio che la circonda e quindi la salvaguardia del paesaggio, di cui la stessa Palmanova è elemento costitutivo, è dunque un impegno del Ministero anche al fine di evitare che interventi incongrui ne possano affievolire il valore culturale e magari comprometterne l'iscrizione nella Word Heritage List.

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ALLEGATO 3

5-04053 Vezzali: Sul Coordinamento nazionale conferenze AFAM.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'atto parlamentare gli onorevoli interroganti contestano la rappresentatività, nell'ambito del sistema dell'Alta formazione artistica e musicale, di un nuovo organismo, il Coordinamento nazionale conferenze AFAM (CNCA), in quanto tra coloro che ne fanno parte non c’è alcun delegato degli ex Istituti musicali pareggiati.
  Si chiede, pertanto, se il Ministero intenda sanare tale situazione al fine di evitare il rischio di una marginalizzazione degli stessi istituti.
  Come ricordato dagli interroganti, tale recente organismo nazionale è composto dai presidenti eletti delle conferenze ufficialmente costituite e riconosciute dal Miur e nasce il 3 novembre 2014 dall'autonoma determinazione di quest'ultimi di collaborare in modo unitario all'analisi della situazione e all'elaborazione di proposte per il rilancio del sistema AFAM. Anche il presidente della conferenza dei direttori dei Conservatori di musica prende parte al Coordinamento nazionale conferenze AFAM.
  A quest'ultima conferenza già partecipano, da tempo, anche i direttori degli ex Istituti musicali pareggiati. Tant’è che tra i componenti dell'attuale direttivo figura il direttore dell'istituto di Taranto. I conservatori di musica e gli ex istituti pareggiati hanno inteso in tal modo dotarsi di un unico organismo di rappresentanza e di studio proprio per permettere una analisi progettuale organica dell'intero settore.
  Venendo alla specifica questione sollevata dall'onorevole interrogante, si precisa che la costituzione del coordinamento nazionale conferenze AFAM è avvenuta in virtù di un'autonoma determinazione delle conferenze, attraverso un processo loro interno e nell'ambito delle loro autonomie. In merito, quindi, il Ministero non ha alcun potere di intervento, atteso che, allo stato dell'arte, i rapporti istituzionali vengono intrattenuti dal Miur con i presidenti delle conferenze riconosciute con appositi decreti ministeriali.
  Alla luce di quanto premesso, non si rileva quindi un deficit di rappresentatività degli ex Istituti musicali pareggiati all'interno del sistema di rappresentanza istituzionale AFAM.

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ALLEGATO 4

5-04056 Ascani: Su un episodio di presunta violenza a sfondo omofobo avvenuto presso l'istituto alberghiero di Assisi (Perugia).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli onorevoli interroganti chiedono in particolare chiarimenti riguardo ad un episodio di presunta omofobia verificatosi presso l'istituto professionale alberghiero di Assisi e, più in generale domandano quali interventi intenda assumere il Ministero per garantire l'effettivo godimento del diritto all'istruzione senza discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere.
  Il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia, indetta dall'Unione europea, cui il mondo della scuola partecipa attivamente. Infatti, come ha dichiarato in occasione di tale ultima ricorrenza il Ministro Giannini, «il contrasto alle discriminazioni, di cui l'omofobia è uno degli aspetti non secondari, si fa anche e soprattutto a scuola... È fra i banchi che deve partire l'educazione all'alterità attraverso percorsi didattici e progetti condivisi da insegnanti, famiglie, studenti. Gli istituti scolastici rappresentano oggi un presidio determinate per la prevenzione di ogni forma di bullismo...».
  Il Miur supporta le scuole nell'educazione al contrasto delle discriminazioni e nella prevenzione al disagio giovanile attraverso il sito www.noisiamopari.it e il portale www.smontailbullo.it.
  Le iniziative del Ministero si inseriscono anche nel quadro degli obiettivi fissati dal protocollo di intesa sottoscritto con il dipartimento delle pari opportunità il 30 gennaio 2013. Con esso le parti si sono impegnate a promuovere un piano pluriennale di attività comuni indirizzate ai giovani e volte a promuovere, nel rispetto dei valori riconosciuti dalla nostra Costituzione, la cultura del rispetto e dell'inclusione, nonché la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di violenza, bullismo e discriminazione. Il protocollo ha altresì istituito la settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione.
  Con decreto ministeriale n. 762 del 2014 è stato erogato un finanziamento di 100.000,00 euro per realizzare un portale dedicato a «Educazione al rispetto reciproco, all'affettività, alle pari opportunità e alla lotta al bullismo e al cyberbullismo».
  In riferimento all'episodio specifico citato nell'interrogazione, si sottolinea come il Ministero si sia prontamente attivato per approfondire il caso e individuare le misure opportune da intraprendere. La presenza del Sottosegretario Faraone, d'intesa con il Ministro, ad Assisi ha pienamente rappresentato l'attenzione del MIUR su questa vicenda.
  Prontamente lo studente è stato trasferito ad altra classe del medesimo istituto. Tale decisione, adottata in via cautelare, è stata poi confermata per espresso intendimento della famiglia e dello stesso ragazzo.
  Contestualmente, l'ufficio scolastico regionale per l'Umbria ha subito disposto accertamenti ispettivi e richiesto un rapporto immediato alla dirigente dell'istituto interessato.
  All'esito di tali verifiche, nei confronti del docente è stato dapprima adottato il Pag. 76provvedimento di sospensione dal servizio in via d'urgenza. In un secondo momento, espletati tutti gli atti istruttori previsti a garanzia dei diritti dell'interessato e dell'interesse pubblico, in data 9 gennaio 2015 è stato disposto il trasferimento per incompatibilità ad altra scuola della provincia di Perugia ed è stata formulata altresì contestazione degli addebiti per l'avvio del procedimento disciplinare.

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ALLEGATO 5

5-00344 Bossa: Sull'integrazione delle «Indicazioni nazionali» relative all'insegnamento della letteratura italiana con autori del sud d'Italia e con autrici di tutte le regioni italiane.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'atto parlamentare in esame l'onorevole interrogante lamenta l'esclusione di autori e autrici meridionali del ’900 italiano dalle «Indicazioni nazionali» per i licei, emanate con decreto ministeriale n. 211 del 2010 e chiede una integrazione delle stesse.
  Le «Indicazioni nazionali» degli obiettivi specifici di apprendimento per i licei hanno un valore orientativo rispetto al Piano dell'offerta formativa predisposto autonomamente da ciascuna istituzione scolastica. Esse rappresentano un'intelaiatura non prescrittiva ma orientativa. Con esse non si intende in alcun modo restringere la libera scelta dei singoli docenti e degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche che costituiscono in piena autonomia i curriculi di letteratura, anche tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle peculiarità territoriali.
  Premesso ciò, si evidenzia che nell'anno scolastico in corso giunge a compimento il riordino del secondo ciclo di istruzione e in particolare, per quanto concerne la questione sollevata dall'onorevole interrogante, entrano pienamente a regime i nuovi licei di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010. Come previsto dall'articolo 12 del decreto, i percorsi liceali sono oggetto di un processo di monitoraggio e valutazione che in questa fase dovrà intensificarsi affinché si realizzi un'approfondita riflessione sui curricoli del nuovo ordinamento. Solo al termine di questo complessivo processo di verifica sarà possibile procedere ad un aggiornamento delle Indicazioni Nazionali per i Licei, come previsto dal comma 2 del citato articolo.
  Al riguardo il Ministero sta valutando diverse ipotesi, tra cui anche quella di procedere, piuttosto che ad una integrazione dell'attuale lista di autori, alla sua sostituzione con linee di indirizzo più generali che semplicemente richiamino l'opportunità di sottoporre agli alunni testi rappresentativi di tipologie letterarie diverse e di un ampio numero di autori, esemplificativi della ricchezza della tradizione letteraria italiana, colta anche nelle sue declinazioni regionali.
  A tal proposito si cita pure il lavoro di ricerca che sul tema del «canone» degli autori del Novecento della letteratura italiana il Ministero sta coordinando attraverso il progetto di analisi e azione «Compita», cui aderiscono dodici università e circa cinquanta scuole secondarie superiori. Il dibattito avviato dal MIUR sulla questione del «canone» consentirà di raccogliere, da più voci, utili elementi di giudizio su possibili soluzioni da adottare in sede di aggiornamento e revisione delle «Indicazioni nazionali».