CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 gennaio 2015
370.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO

5-04374 Rossomando: Sui progetti sperimentali per promozione dell'attività lavorativa in carcere.
5-04409 Iori: Sui progetti sperimentali per promozione dell'attività lavorativa in carcere.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nell'ambito del Programma Esecutivo d'Azione (P.E.A.) n. 14 del 2003 è stato approvato un progetto relativo al confezionamento pasti nelle cucine detenuti, che ha progressivamente coinvolto gli istituti penitenziari di Trani, Torino, Roma Rebibbia Nuovo Complesso, Roma Rebibbia (casa di reclusione), Ragusa, Padova, Siracusa, Milano-Bollate, Ivrea e Rieti.
  Secondo quanto comunicato dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, il progetto prevedeva l'affidamento della gestione dei servizi cucina a cooperative – individuate dalle Direzioni – che provvedevano alla formazione dei detenuti addetti ed alla supervisione nella preparazione dei pasti ed assumevano, secondo i contratti collettivi di categoria, i lavoratori così formati. I termini dell'iniziativa prevedevano che le cooperative ricevessero, a titolo di corrispettivo, un «gettone» giornaliero per ciascun detenuto presente in istituto, impiegando materie prime fornite dalla stessa Amministrazione.
  Obiettivo del P.E.A. era di consentire lo sviluppo di attività collaterali di catering e di produzione di alimenti da forno, con conseguente espansione imprenditoriale delle attività delle cooperative cosicché le stesse, ampliando il volume di affari, potessero, da un lato, incrementare il numero dei detenuti lavoranti e, dall'altro, procedere ad una progressiva riduzione del «gettone» giornaliero.
  Di fatto, nel 2009, alla scadenza del progetto, il finanziamento della iniziativa fu trasferito alla Cassa delle Ammende, senza che vi fosse stata la prevista riduzione del gettone pro capite, nonostante l'avvio di alcune attività di catering e di pasticceria.
  Il Dipartimento ha comunicato altresì che, con deliberazione del 18 dicembre 2013, il Consiglio di Amministrazione della Cassa delle Ammende revocò il finanziamento della iniziativa, sulla scorta della normativa che disciplina le finalità e gli interventi della Cassa e tenuto conto che la stessa può finanziare soltanto «progetti dell'Amministrazione Penitenziaria o programmi che tendono a favorire il reinserimento» mediante erogazioni di contributi limitati nel tempo e per progetti che, in prospettiva, prevedano una reale concreta possibilità di continuità autonoma, non assistita da ulteriori sovvenzioni.
  Secondo tale rappresentazione, il gettone giornaliero corrisposto per il confezionamento pasti (pari ad euro 1,50 + IVA al giorno per singolo detenuto) ha, invece, rappresentato il mero corrispettivo di un servizio e si è rivelato inidoneo all'avvio di progettualità o programmi finalizzati ad alimentare commesse esterne in grado di ampliare il volume di affari ed il numero dei detenuti lavoranti.
  Inoltre, il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria – presso il quale è per legge istituito l'autonomo ente Cassa delle Ammende – comunicava di ritenere che l'ente predetto non avrebbe potuto continuare a svolgere il ruolo di finanziatore Pag. 27primario in favore di soli dieci istituti, impiegando gran parte delle proprie risorse ed a fronte di limitate entrate annuali.
  Il mancato ulteriore rinnovo del progetto – la cui scadenza era stata peraltro più volte prorogata – appare, pertanto, scelta degli organi di amministrazione attiva dettata da obiettivi ostacoli normativi.
  Del resto, anche l'analisi dei costi ha evidenziato – secondo quanto riferito – una certa variabilità da istituto ad istituto e, comunque, una loro maggiore onerosità rispetto alla gestione diretta del servizio, praticata generalmente in tutti gli altri istituti penitenziari.
  Dai dati pervenuti dalla Cassa delle Ammende, risulta, inoltre, che il numero complessivo di lavoratori detenuti impiegati a tempo pieno nell'anno 2014 nell'ambito del progetto ammonta a 116 unità, mentre il numero dei lavoratori detenuti impiegati in servizi connessi ammonta a 53 unità.
  Alla luce delle evidenziate motivazioni, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria – preso atto della cessazione della erogazione del finanziamento da parte della Cassa delle Ammende – ha comunicato che tutti gli istituti interessati al progetto hanno assicurato di poter proseguire il servizio in economia, con affidamento diretto e con impiego di egual numero di detenuti, ed hanno in tal senso già da tempo predisposto le necessarie misure organizzative.
  Tale soluzione – secondo quanto riferito dal Dipartimento, che ha opportunamente sensibilizzato i Provveditorati Regionali ad adottare ogni iniziativa e controllo sul passaggio di gestione – garantirà la regolare prosecuzione del servizio, negli stessi termini in cui viene assicurato in tutti gli istituti penitenziari della Repubblica.
  Al fine di non disperdere il prezioso patrimonio conoscitivo sviluppato nel corso del progetto, inoltre, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha intrapreso, all'esito di opportuna interlocuzione con il Ministro, iniziative finalizzate a verificare la possibilità di prosecuzione del rapporto di collaborazione con le cooperative esclusivamente per attività diverse dal confezionamento dei pasti.
  In generale, il Ministro della Giustizia, sin dall'inizio del suo incarico di Governo, ha sempre riservato grande attenzione alla questione del lavoro penitenziario, considerandolo quale strumento indispensabile per garantire un modello detentivo realmente finalizzato al compimento dei percorsi individuali di risocializzazione sociale.
  A tale ottica si ispira la recente emanazione, di concerto con i Ministri dell'Economia e del Lavoro, del decreto ministeriale 24 luglio 2014, n. 148, concernente il «Regolamento recante sgravi fiscali e sgravi contributivi a favore di imprese che assumono lavoratori detenuti», che assicura oltre 30 milioni di euro di sgravi fiscali e contributivi a favore delle imprese che vorranno investire nel lavoro penitenziario, assumendo lavoratori detenuti per periodi non inferiori a trenta giorni.
  Il Ministero sta comunque promuovendo specifiche iniziative finalizzate ad incentivare ulteriormente le opportunità di accesso al lavoro in ambito carcerario anche verificando la possibilità di riforma organica della normativa in materia.