CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 marzo 2014
193.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO

Decreto-legge 2/2014: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C. 2149 Governo, approvato dal Senato.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL GRUPPO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

  La Commissione Giustizia,
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge di conversione del decreto-legge  n. 2 del 2014, recante «Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione»;
   rilevato che:
    l'articolo 6 rinvia, per l'applicazione delle disposizioni in materia penale relative alle missioni previste dal decreto-legge in esame, all'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 20088, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali ed all'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge n. 152 del 2009;
    attraverso il rinvio alle disposizioni di cui all'articolo 5 del decreto-legge n. 209 del 2008, si prevede l'applicabilità al personale militare impegnato nelle missioni internazionali della disciplina del codice penale militare di pace e della disciplina prevista dall'articolo 9, commi 3, 4 (lettere a, b, c, d), 5 e 6, del decreto-legge n. 451 del 2001;
    tale rinvio al decreto-legge sulla missione «Enduring Freedom» comporta, in particolare: l'attribuzione della competenza territoriale al tribunale militare di Roma; la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria militare di procedere all'arresto di chiunque sia colto in flagranza di uno dei seguenti reati militari: a) disobbedienza aggravata; b) rivolta; c) ammutinamento; d) insubordinazione con violenza e violenza contro un inferiore aggravata. Se gli eventi non consentono di porre tempestivamente l'arrestato a disposizione dell'autorità giudiziaria, l'arresto mantiene efficacia purché il verbale sia inviato, anche con mezzi telematici, entro 48 ore al PM e l'udienza di convalida si svolga, con la partecipazione necessaria del difensore, nelle successive 48 ore. Gli interrogatori potranno svolgersi mediante un collegamento videotelematico od audiovisivo; la possibilità, con le stesse modalità, di procedere all'interrogatorio della persona sottoposta alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere; che i reati commessi dallo straniero nei territori in cui si svolgono le missioni e gli interventi militari, in danno dello Stato o di cittadini italiani partecipanti alle stesse missioni, siano puniti a richiesta del Ministro della giustizia, sentito il Ministro della difesa per i reati commessi a danno di appartenenti alle Forze armate; che per tali reati – come per quelli comuni commessi dai cittadini italiani durante le missioni – la competenza spetti al Tribunale di Roma, al fine di evitare conflitti di competenza e consentire unitarietà di indirizzo Pag. 22nella qualificazione delle fattispecie, nonché un più diretto e efficace collegamento tra l'autorità giudiziaria ordinaria e quella militare;
    l'applicazione di tali disposizioni viene estesa anche al personale che, seppure non organicamente inserito nelle missioni internazionali previste dal presente provvedimento, sia eventualmente inviato in supporto alle medesime missioni per fronteggiare imprevedibili e urgenti esigenze, anche connesse con il repentino deteriorarsi delle condizioni di sicurezza nelle diverse aree in cui sono impiegati i contingenti militari italiani. Diversamente, per tale personale opererebbe la disciplina ordinaria, che prevede, tra l'altro, in simili contesti l'applicazione del codice penale militare di guerra;
    deplorando che per l'ennesima volta la proroga della partecipazione italiana a missioni militari all'estero avviene con un decreto unico che impedisce la libera espressione del voto sulle singole missioni, alcune molte diverse di segno e finalità dalle altre. La pur positiva divisione per aree geografiche delle missioni infatti non risolve il problema di una libera espressione del voto parlamentare, insistendo diverse missioni nella stessa area ma avendo finalità e obiettivi diversi tra di loro;
   considerato che:
    la fallimentare partecipazione italiana all'invasione dell'Afghanistan a seguito degli Stati Uniti di America fosse, dal punto di vista del diritto internazionale, del tutto illegittima, avendo lo scopo di infliggere una punizione collettiva al popolo afghano nonostante fosse provato che gli attentatori dell'11 settembre 2001 erano tutti cittadini dell'Arabia Saudita;
    la guerra in Afghanistan ha prodotto una destabilizzazione di tutta quella area, rafforzando l'odio verso l'occidente e potenziando il fondamentalismo islamico e terroristico;
    la storia di questi decenni dell'Afghanistan ha sempre dimostrato che l'invasione militare straniera (Impero Britannico, Sovietica ed infine Nato) non ha mai portato soluzioni ma solo aggravato la situazione della popolazione e contribuito a rendere endemico il conflitto armato;
    sia necessario invertire questa tragica situazione, conferendo nelle mani del popolo afghano il proprio destino e ritirando al più presto le nostre truppe da quel Paese;
   ricordato che:
    l'attuale vigenza dell'accordo tra l'Italia e la Libia sottoscritto da Berlusconi e Gheddafi per la collaborazione tra i due Paesi nel respingimento dei migranti ha comportato immense tragedie umane e la sistematica violazione dei più elementari diritti della persona;
    è urgente congelare e ripensare la collaborazione militare con il governo libico in quanto non garantisce in alcun modo l'unitarietà dello Stato libico, il rispetto dei diritti umani, nonché degli impegni sottoscritti;
   ricordato inoltre che:
    il protrarsi di diverse e disorganiche missioni contro la cosiddetta pirateria internazionale deve essere rivisitata alla luce dei frequenti incidenti in mare e della destabilizzazione prodotta in Somalia. Non risolvendosi inoltre il contenzioso con l'India sul destino dei nostri due fucilieri di Marina, la Repubblica Italiana e l'Unione Europea dovrebbero opportunamente ritirarsi dalla missione antipirateria fino a quando non saranno garantiti i diritti del personale militare impiegato;
    il Governo ha unilateralmente cassato le parti inserite dalla Camera dei deputati nel precedente decreto missioni che prevedevano la presenza anche di personale civile;
    appare grave che l'approccio di costruzione della pace e di ricostruzione delle infrastrutture e delle istituzioni civili non veda un pieno coinvolgimento delle Ong ma continui a limitarsi alla sola iniziativa militare;Pag. 23
    nel decreto sono inseriti finanziamenti che niente hanno a che vedere con le finalità del presente decreto come lo stanziamento – sempre più cospicuo – per la ristrutturazione del Quartier Generale della Nato a Bruxelles e la promozione al grado di maggiore dei capitani dell'Arma dei carabinieri;
    sottolineato che lo sforzo economico necessario per la prosecuzione delle numerose missioni internazionali in cui è impegnata l'Italia è sempre più incompatibile con la grave crisi economica del Paese,
   esprime

PARERE CONTRARIO
Turco, Agostinelli, Bonafede, Businarolo, Colletti, Ferraresi, Micillo, Sarti.