CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 dicembre 2013
135.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (limitatamente alle parti di competenza).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONI DEL GRUPPO M5S

  La Commissione XIV (Politiche Unione Europea),
   esaminati, per le parti di competenza, il disegno di legge relativo alla legge di stabilità per il triennio 2014-2016 ed il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per il medesimo triennio;
   premesso che il Consiglio ECOFIN del 9 luglio 2013 ha approvato in via definitiva raccomandazioni specifiche per ciascun Paese dell'UE, sui relativi Piani nazionali di riforma (PNR) e sui programmi di stabilità, ove è confermato l'obiettivo di finanza pubblica dell'aprile 2013 di mantenere il deficit al di sotto del 3 per cento del PIL e il raggiungimento stabile a partire dal 2014 dell'obiettivo di medio termine (OMT) del pareggio strutturale di bilancio e la progressiva riduzione del rapporto debito/PIL;
   considerato che la raccomandazione di cui sopra, contenente le linee guida necessarie a stimolare la crescita economica dell'UE, prescrive di potenziare l'efficienza della pubblica amministrazione, semplificare il quadro amministrativo e normativo per i cittadini e le imprese, abbreviare la durata dei procedimenti civili potenziare il quadro giuridico relativo alla repressione della corruzione, apportare modifiche strutturali al fine di migliorare la gestione dei fondi dell'UE nelle regioni del Mezzogiorno in vista del periodo di programmazione 2014-2020, aumentare l'efficienza e la semplificazione del sistema creditizio e del carico fiscale sul lavoro e spostare il peso fiscale dal lavoro a consumi e proprietà, ma che i provvedimenti qui valutati sembrano andare in tutt'altra direzione;
   considerato che a seguito delle modifiche al disegno di legge di stabilità 2014 approvate dal Senato, nella Nota di Variazioni lo stanziamento previsto per il Programma 3.1 – Partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE – è pari a 23.106 milioni di euro e si prevede un aumento dello stanziamento per i successivi anni finanziari del triennio considerato, pari a 24.005,9 milioni di euro per il 2015 e per il 2016;
   considerato che a seguito delle modifiche al disegno di legge di stabilità 2014 approvate dal Senato, nella Nota di Variazioni lo stanziamento previsto per il programma 21.3 – Presidenza del Consiglio dei ministri – nel quale rientra anche il centro di responsabilità e spesa del dipartimento per le politiche comunitarie, risulta essere di 474 milioni di euro, con un aumento di 31,2 milioni di euro rispetto Pag. 406alla previsione iniziale, dei quali non si conosce ancora la ripartizione esatta tra centri di responsabilità;
   rilevato che dal Bollettino statistico pubblicato dalla RGS sulla situazione complessiva riferita all'anno 2012, risulta che nel corso dell'esercizio l'Italia ha versato al Bilancio generale dell'Unione europea 15.973,19 milioni di euro ed ha ricevuto 9.768,94 milioni di euro per quanto riguarda le risorse attivate per i Fondi strutturali e le altre linee di intervento, facendo pertanto registrare un saldo negativo (ovvero la differenza tra i movimenti in entrata e quelli in uscita) pari a 6.204,25 milioni di euro, confermando la tendenza del nostro paese a superare abbondantemente i rientri con i versamenti al bilancio generale UE;
   ritenendo opportuna una modifica dell'articolo 1 comma 160 per prevedere che in taluni casi di pronunce di condanna per il mancato o ritardato recepimento dei provvedimenti dell'Unione europea siano i diretti responsabili del danno a pagare le relative sanzioni;
   ritenendo opportuno precisare la natura dell'impegno e il tipo di iniziativa che si andrà a realizzare con il Semestre Europeo di cui all'articolo 1 comma 174, dove al fine di assicurare il tempestivo adempimento degli indifferibili impegni connessi con l'organizzazione della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea del 2014 e con il funzionamento della delegazione, è prevista un'autorizzazione alla spesa di euro 56.000.000 per l'anno 2014, a nostro avviso eccessiva, anche visto lo stanziamento previsto nel precedente semestre di presidenza del 2003, pari a circa la metà di quello del 2014. Riteniamo quindi opportuno quanto meno ridurre lo stanziamento 2014 e annullare quello di euro 2.000.000 per l'anno 2015;
   ritenendo inoltre doveroso che prima dell'inizio del semestre europeo il Governo informi il Parlamento, mediante nota puntuale, relativamente al riparto delle risorse stanziate, suddivise per finalità ed iniziative e che tale informazione venga mantenuta anche durante lo svolgimento di tutto il semestre di presidenza, mediante relazioni periodiche e puntuali sulle spese sostenute;
   ritenendo auspicabile che gli incontri previsti nell'ambito del semestre di presidenza, si svolgessero tutti in un'unica città, onde evitare un aumento vertiginoso dei costi di gestione e delle indennità di missione;
   ritenendo altresì desiderabile un'applicazione rigorosa della normativa vigente, senza deroghe di varia natura, come quelle previste all'articolo 1 comma 174, vista la non eccezionalità dell'evento, prevedibile anche con diversi anni di anticipo;
   ritenendo opportuno stabilire dei requisiti minimi di conoscenza, quantomeno linguistica (inglese, francese e italiano) e delle regolari selezioni pubbliche per quanto concerne il comma 174, che autorizza la spesa di euro 1.032.022 per l'anno 2014 per l'assunzione di personale con contratto temporaneo per le esigenze della Rappresentanza Permanente a Bruxelles connesse con il semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea, senza specificare i requisiti e le modalità di selezione,

  delibera di

RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Pag. 407

ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (limitatamente alle parti di competenza).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONI DEL GRUPPO SEL

  La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge A.C. 1686 «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016» e le parti corrispondenti del disegno di legge A.C. 1685 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014)»;
   premesso che:
    dopo tanti sacrifici i cittadini italiani attendevano che la manovra economica del governo Letta ridesse fiato all'economia italiana, la quale dal 2007 ad oggi ha perso addirittura il 9 per cento della produzione di beni e servizi e ha visto raddoppiare la disoccupazione, da un milione e mezzo a tre milioni di unità. Si possono avere molti dubbi sul fatto che la manovra riuscirà a portare il Pil a crescere almeno di un punto percentuale nel 2014 come il governo prevede;
    come più volte sottolineato, anche di recente da Confindustria, Rete Imprese Italia e dalla principali Associazioni Sindacali di categoria, sei anni di crisi finanziaria, prima globale e poi dei debiti sovrani nell'Eurozona, e due recessioni hanno colpito duramente l'economia europea e quella italiana, dove le conseguenze sono state più gravi che nella maggior parte degli altri paesi;
    rispetto al picco toccato sei anni fa, il prodotto interno lordo italiano si è ridotto del 9 per cento, il PIL procapite è diminuito del 10,4 per cento, ossia circa 2.700 euro correnti in meno per abitante, ed è così tornato ai livelli del 1997, caso unico tra i Paesi dell'euro (in Spagna e Francia, il PIL procapite, nonostante la crisi, è comunque più alto di oltre il 15 per cento rispetto al 1997);
    la riduzione della domanda interna è stata di una intensità che dall'Unità d'Italia non ha precedenti in periodo di pace ed è stata la determinante del calo dell'attività economica, dato che le esportazioni sono tornate sopra i livelli del 2007. In seguito alla caduta del reddito disponibile, che in termini reali è sceso dell'11,1 per cento, la contrazione dei consumi delle famiglie è risultata del 7,8 per cento;
    l'occupazione è caduta del 7,2 per cento, pari a 1,8 milioni di unità di lavoro in meno. Molte delle persone che hanno perduto l'impiego non riusciranno a ricollocarsi nel sistema produttivo; Pag. 408
    la produzione industriale è a un livello inferiore del 24,2 per cento rispetto al picco pre-crisi del terzo trimestre del 2007; in alcuni settori la diminuzione supera il 40 per cento;
    il credit crunch ha trasmesso la crisi dalla finanza all'economia reale. È stato particolarmente severo in Italia, soprattutto dall'estate 2011. Nell'agosto scorso il credito erogato alle imprese italiane è risultato dell'8,0 per cento più basso che nel settembre 2011, con una contrazione media mensile dello 0,4 per cento. In valore si tratta di una riduzione di 74 miliardi di euro;
    la restrizione creditizia sta proseguendo. Tante imprese faticano a ottenere prestiti bancari: l'indagine ISTAT indica che a settembre l'11,4 per cento di quelle che ne hanno fatto richiesta non li hanno ricevuti, molto più del 6,9 per cento registrato nella prima metà del 2011. Altre imprese hanno rinunciato a domandare credito a fronte di costi troppo alti;
    la carenza di credito ostacola l'operatività di molte imprese, anche finanziariamente solide;
    nel manifatturiero la disponibilità di liquidità resta molto ridotta rispetto alle esigenze e le aziende continuano a prevederla in calo, anche se c’è stato un miglioramento negli ultimi mesi, verosimilmente a seguito dell'immissione di liquidità derivante dal pagamento di oltre 11 miliardi di debiti commerciali della pubblica amministrazione;
    le iniziative che il Governo avrebbe dovuto perseguire al fine di risollevare la condizione economica delle imprese appaiono del tutto deludenti, anche a seguito delle modifiche introdotte dal Senato, a partire di quanto previsto in materia di riduzione del cuneo fiscale e contributivo per aumentare il reddito disponibile delle persone, restituire competitività alle imprese e mantenere la coesione sociale, sostegno agli investimenti privati in ricerca e innovazione, con interventi semplici da gestire, rilancio della domanda pubblica e privata di beni di investimento, allentamento del patto di stabilità interno, rinnovo degli incentivi all'edilizia, sostegno alla liquidità del sistema e allentamento della morsa del credit crunch;
    il cuore economico e politico della Legge di Stabilità consiste nella riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo che mediamente le imprese sostengono per ogni lavoratore e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso. Una differenza dovuta, naturalmente, al peso di tasse e contributi che gravano sulle tasche degli imprenditori e dei lavoratori, e che in Italia è piuttosto elevato (secondo l'OCSE il cuneo assorbe il 47,6 per cento del costo del lavoro, contro una media del 35,6 per cento dell'insieme dei Paesi OCSE). La riduzione del cuneo fiscale nella misura in cui riduce il costo del lavoro per le imprese, determina una contrazione dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita delle merci e dei servizi, facendo aumentare la competitività dell'industria nazionale. In questo modo, si rilanciano le esportazioni e si invogliano i consumatori a un maggiore acquisto di merci nazionali, e ciò porta a una riduzione delle importazioni. Dall'altro lato, nella misura in cui aumenta il reddito disponibile dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale determina una crescita della domanda di beni di consumo e ciò spinge le imprese ad aumentare la produzione e l'occupazione. Insomma, l'abbattimento del cuneo fiscale fa crescere la competitività e alimenta la domanda interna, tutte cose di cui abbiamo assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo;
    ma il beneficio in busta paga per un lavoratore dipendente inferiore a 200 euro in un anno. Non si può certo definire utile una simile misura per far ripartire i consumi nel nostro paese. Non dobbiamo dimenticare che la stessa arriva dopo un biennio in cui le politiche di rigore hanno letteralmente stremato il sistema produttivo, fatto lievitare a dismisura il carico fiscale e calare vistosamente il livello della domanda interna;Pag. 409
    l'intervento dunque è solo teoricamente buono. Va chiarito, infatti, che l'intervento del governo – tra sgravi Irpef e Irap, e decontribuzioni Inail – taglia il cuneo di 10,6 miliardi nel triennio, appena 2,5 miliardi nel 2014. A ben vedere, si tratta di un intervento estremamente contenuto, che nel 2014 metterà nelle tasche di un lavoratore medio solo una manciata di euro al mese e ben poco respiro darà alle imprese che non vedranno variare significativamente il costo del lavoro per unità di prodotto. Considerata la sua entità, si tratta dunque di un intervento che avrà effetti limitatissimi e che avrebbe potuto cominciare ad avere un qualche rilievo solo se l'intero importo previsto nel triennio avesse riguardato il solo 2014;
    la manovra per il 2014, nel suo complesso, vale circa 15 miliardi. Le risorse provengono soprattutto da tagli di spesa pubblica, da dismissioni, da qualche maggiore entrata e dal solito blocco della contrattazione e del turnover nel pubblico impiego;
    ma i tagli della spesa pubblica, gli aumenti delle tasse e la mannaia sui lavoratori pubblici portano con loro una minore domanda di merci e servizi proveniente direttamente o indirettamente dal settore pubblico e da quello privato, e questo azzera i già risicati effetti positivi dell'aumento del reddito disponibile delle famiglie assicurato dal taglio del cuneo. Se, infatti, il taglio del cuneo alimentava la domanda, tagli e tasse la riducono in misura maggiore. E se la domanda complessiva non torna a crescere non possiamo sperare che l'economia riparta. A riguardo è bene ricordare che dal 2002 al 2012 l'Italia ha registrato una dinamica della domanda interna complessivamente negativa (-1,6 per cento), contro valori significativamente in crescita nell'area euro (più 9 per cento) e soprattutto negli USA (più 15 per cento);
    in questo quadro risulta altrettanto risibile la previsione di una riduzione della pressione fiscale di un punto percentuale in tre anni, come è stato fatto osservare, giustamente, dalle stesse associazioni degli imprenditori, a maggior ragione se si considera che l'Iva è appena passata dal 21 al 22 per cento;
    manca una politica concentrata sulla domanda di lavoro mentre si continua ad operare, e con misure minime, sull'offerta di lavoro. Invece di Piano del lavoro incentrato sul dissesto idrogeologico (per il quale si destinano 30 milioni !), la messa in sicurezza delle scuole, l'innovazione tecnologica, di 10-20 miliardi, si insiste su lo spot puramente pubblicitario della riduzione delle tasse sul lavoro;
    lo scopo principale della manovra è restare dentro i tanto discussi vincoli europei, e in particolare tenere il deficit pubblico (la differenza annua tra uscite ed entrate pubbliche) entro il limite del 3 per cento del Pil. In Europa sono in atto processi cumulativi di divergenza territoriale alimentati dalle politiche di austerità. Questi processi portano a una divaricazione drammatica tra aree centrali in crescita (in primis, la Germania) e aree periferiche in declino (l'Italia e gli altri Piigs);
    qualunque manovra si muova dentro la cornice attuale dei vincoli non può riuscire a invertire i processi di divergenza in atto, e quindi a metterci al passo delle aree centrali d'Europa. Con la certezza che presto o tardi, in assenza di un cambiamento delle politiche europee, il gioco dell'euro salterà;
    dobbiamo registrare, inoltre, la falsa disubbidienza di Letta e Saccomanni rispetto a Bruxelles. Dopo che la Commissione europea ha espresso la sua preoccupazione sul progetto di bilancio invitando le autorità italiane «a prendere le misure necessarie» per assicurare che la Finanziaria per il 2014 rispetti le norme del Patto di stabilità e crescita relative alla diminuzione del debito pubblico, Letta rispose affermando che «di troppa austerità si muore». Ma neanche una settimana dopo ha presentato un nuovo Programma per la revisione della spesa: infatti, la legge di stabilità, sanciva che «nessun risparmio» Pag. 410è previsto per il 2014 mentre negli anni successivi i risparmi sono pari a 3,6 miliardi nel 2015, 8,3 miliardi nel 2016 e 11,3 miliardi a decorrere dal 2017;
    adesso il Programma della spending review arriva a quota 32 miliardi nel solo triennio 2014-2016 (prima erano previsti 11,9 miliardi); ed inoltre si prevede un piano di privatizzazioni di 12 miliardi;
    è importante ricordare che per la prima volta, dalla nascita dell'Europa di Maastricht, il progetto di legge di stabilità sarà prima vagliato dalla Commissione europea, che potrà imporre correttivi e comminare sanzioni in caso di inadempienza, e poi discusso ed approvato dal Parlamento;
    con l'entrata in vigore del cosiddetto «two-pack», il pacchetto di due regolamenti approvato dal parlamento di Strasburgo nel maggio scorso, si è infatti chiuso il cerchio in tema di «sorveglianza» europea sui bilanci dei Paesi dell'Eurozona, con tutto quello che ciò comporta per la «sovranità» e l'autonomia politica degli stessi;
    dentro un meccanismo così congegnato la funzione dei parlamenti nazionali è quasi del tutto esautorata: le forze politiche parlamentari non avranno grandi margini di manovra per modificare l'impianto e la filosofia del documento di bilancio se alla Commissione europea è stato riconosciuto un sostanziale diritto di veto sui bilanci nazionali;
    la legge di stabilità ed i provvedimenti collegati a differenza che nel passato, sono in primo luogo manovre contabili atte a correggere l'andamento dei conti pubblici, e solo secondariamente strumenti attraverso cui incidere sui processi economici e sociali;
    in Europa c’è un problema di risorse insufficienti, e c’è un problema di democrazia. La linea dell'austerità, combinata con l'esautoramento della democrazia, sta arrecando danni gravissimi alle nostre società, dove crescono disagio sociale e sfiducia nelle istituzioni. Gli unici che finora sembrano guadagnarci da questa situazione sono, su un versante, banche speculatori, sull'altro versante populisti e demagoghi;
   considerato che, per quanto riguarda le parti di competenza della XIV Commissione:
    sono disciplinati i cofinanziamenti a titolarità di Regioni e province autonome (comma 151), delle Amministrazioni centrali (comma 152) e i cofinanziamenti relativi ad interventi complementari (comma 153);
    sono disciplinate inoltre la concessione di anticipazioni delle quote comunitarie e di cofinanziamento nazionale e la possibilità la possibilità di recupero, nei confronti delle Amministrazioni o altri organismi titolari di interventi, delle risorse precedentemente erogate dal Fondo di rotazione anche mediante compensazione di altri importi spettanti alle medesime Amministrazioni o organismi (commi 154 e 155);
    il comma 156 pone in capo alla Ragioneria generale dello Stato il monitoraggio degli interventi cofinanziati, mentre il comma 157 dispone in ordine al controllo preventivo di regolarità amministrativa e contabile dei provvedimenti che li riguardano;
    il comma 158 prevede che le amministrazioni statali titolari di programmi cofinanziati che intendono avvalersi di una centrale di committenza per l'acquisizione di beni e servizi in relazione ai suddetti programmi, si avvalgono di Consip SpA stipulando apposite convenzioni. Anche le altre amministrazioni titolari di programmi cofinanziati hanno la possibilità di avvalersi della stessa Consip;
    il comma 159 prevede la possibilità di destinare risorse del Fondo di rotazione per programmi di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea, mediante trasferimento al bilancio del Ministero degli affari esteri. La disposizione destina un importo massimo di 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, a Pag. 411valere sulle disponibilità del fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, risorse a favore delle azioni di cooperazione allo sviluppo realizzate dal Ministero degli affari esteri, in coerenza ed a complemento della politica di cooperazione dell'Unione europea. Le somme annualmente individuate sono versate dal fondo di rotazione all'entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al pertinente capitolo di spesa del Ministero degli Affari Esteri che provvede al relativo utilizzo in favore delle azioni stesse. Dunque questo fondo permette allo Stato di finanziare la quota dei fondi dell'Unione Europea destinati alla cooperazione allo sviluppo;
    il comma 160 dispone in ordine al pagamento, da parte della Presidenza del Consiglio, delle somme dovute per mancato o imperfetto recepimento della normativa comunitaria;
    l'obbligo di ricorrere alla Consip spa, di cui al comma 158, anche a seguito delle recenti e recentissime rivelazioni degli organi di informazione, come centrale di committenza, non appare conforme alle esigenze di economicità ed efficienza delle pubbliche amministrazioni interessate;
    mentre parecchi dubbi emergono sulla reale utilizzabilità dei fondi di cui al comma 159 e sui meccanismi pratici attraverso cui il Ministero Affari Esteri (MAE) e la Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo (DGCS) possano accedere e gestire le risorse del Fondo di Rotazione. È da segnalare che questo fondo si aggiunge ai 171 milioni che sono stati destinati alla cooperazione allo sviluppo per il 2014 (legge n. 49 del 1987), con una riduzione del 28 per cento rispetto al 2013 (le risorse stanziate erano pari 228 milioni di euro),

  delibera di

RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Pag. 412

ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONI APPROVATE DALLA COMMISSIONE

  La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 1865 Governo, approvato dal Senato, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014)»;
   preso atto che il provvedimento si inserisce nel quadro degli obiettivi programmatici indicati nei documenti di programmazione di bilancio e finanza pubblica, consentendo il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine del pareggio strutturale di bilancio e della progressiva riduzione del debito pubblico, come previsto dagli impegni assunti in Europa;
   richiamato il comma 133 dell'articolo 1, che consente di risolvere la contestazione mossa dalla Commissione europea all'Italia in ordine alla mancata ottemperanza dell'articolo 11 della direttiva 2003/109 in materia di parità di trattamento per quanto concerne l'assistenza e la protezione sociale;
   richiamati altresì i contenuti del comma 174 dell'articolo 1, con il quale si provvede a stanziare risorse per l'adempimento degli impegni connessi con l'organizzazione e lo svolgimento del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea nel 2014,
  delibera di

RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

   esaminato altresì, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 1866 Governo, approvato dal Senato, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016» e relativa nota di variazione (C. 1866-bis), e la Tabella n. 2: «Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016», limitatamente alle parti di competenza;
   preso atto del parere presentato il 15 novembre 2013 dalla Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell'Italia – come anche sui documenti programmatici di bilancio di altri 12 paesi della zona euro non soggetti ad un programma di aggiustamento economico – e rilevato che la Commissione non ha constatato in nessuno dei Pag. 413documenti programmatici esaminati gravi inadempienze rispetto al Patto di stabilità e crescita;
   auspicato che nel provvedimento sia data opportuna evidenza contabile ai dati relativi alla contribuzione dell'Italia al Meccanismo europeo di stabilità (MES), di difficile individuazione nell'attuale struttura del disegno di legge di bilancio,
  delibera di

RIFERIRE FAVOREVOLMENTE.