CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 novembre 2013
124.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

8-00020 Michele Bordo ed altri: Sull'esercizio delle deleghe recate dalla legge di delegazione europea per l'anno 2013.

TESTO DELLA RISOLUZIONE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XIV Commissione Politiche dell'Unione europea,
   considerato che la legge di delegazione europea 2013 (Legge 6 agosto 2013, n. 96), entrata in vigore il 4 settembre 2013, è stata approvata in via definitiva il 31 luglio scorso, a conclusione di un iter parlamentare particolarmente celere, in cui il disegno di legge presentato dal Governo è stato emendato dal solo Senato, senza alcuna modifica da parte della Camera dei deputati;
   evidenziato che l'impegno del Parlamento a concludere in tempi rapidi l'esame del provvedimento ha risposto all'esigenza di apprestare gli idonei meccanismi procedurali volti a consentire il recepimento nell'ordinamento nazionale di numerose direttive il cui termine di recepimento era già scaduto o era di prossima scadenza, anche a causa del ritardo accumulatosi nella scorsa legislatura per la mancata approvazione dei disegni di legge comunitaria per gli anni 2011 e 2012;
   ricordato che la legge n. 234 del 24 dicembre 2012 introduce apposite disposizioni proprio al fine di evitare ritardi nel recepimento delle direttive;
   rilevato che la legge di delegazione europea 2013 – la prima in assoluto – contiene le deleghe per la predisposizione di ben 43 decreti legislativi, 40 dei quali relativi al recepimento di direttive dell'Unione europea;
   considerato che il Governo non ha ancora presentato alle Camere diversi atti attuativi di tali deleghe, salvo eccezioni come, ad esempio, lo schema di decreto legislativo che riguarda i beneficiari di protezione internazionale;
   evidenziato che, in assenza di provvedimenti attuativi, il conferimento delle deleghe per il recepimento delle direttive, operato dalla legge di delegazione europea per il 2013, non mette il Paese al riparo dall'avvio di nuove procedure di infrazione da parte della Commissione europea o dalla prosecuzione di quelle in corso, anche con il rischio di incorrere, in futuro, in sanzioni da parte della Corte di giustizia;
   tenuto conto che diverse disposizioni di delega sono finalizzate al recepimento di direttive il cui termine è già da tempo scaduto e rispetto alle quali si dovrebbe presumere che le competenti amministrazioni governative abbiano, per tempo, avviato il relativo lavoro istruttorio;
   considerato che, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 6 agosto 2013, n. 96, gli schemi dei decreti legislativi recanti attuazione delle direttive elencate nell'allegato B della legge di delegazione europea, sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica affinché su di essi sia espresso il parere dei competenti organi parlamentari;
   valutata, in tale contesto, l'opportunità di dare piena attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 20 della legge n. 234 del 2012 in materia di nuclei di valutazione degli atti dell'Unione europea;

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impegna il Governo

   a presentare tempestivamente alle Camere, per il prescritto parere parlamentare, gli schemi di decreto legislativo aventi ad oggetto il recepimento delle direttive contenute nell'allegato B della legge di delegazione europea 2013 per le quali è in scadenza il termine di esercizio della delega legislativa.
(8-00020) «Bordo Michele, Tancredi, Buttiglione, Mosca, Ricciatti, Colonnese, Galgano».

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ALLEGATO 2

Sulla L riunione della COSAC, svolta a Vilnius, il 27-29 ottobre 2013.

Relazione dei vicepresidenti della XIV Commissione, onorevoli Paola Carinelli e Paolo Tancredi.

  Il 28-29 ottobre si è svolta a Vilnius la L riunione della Conferenza delle Commissioni per gli affari europei dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo (COSAC) alla quale hanno partecipato, in rappresentanza della Camera dei deputati, i Vicepresidenti della Commissione politiche UE Tancredi e Carinelli. Per il Senato erano presenti i Vicepresidenti della omologa Commissione, D'Anna e Fattori, e il Senatore Mirabelli.
  In via preliminare, va sottolineato che lo svolgimento della Conferenza è stato fortemente condizionato – come già avvenuto in occasione della precedente riunione, a Dublino nello scorso giugno – dall'eccessivo numero di punti all'ordine del giorno: erano contemplate ben sette sessioni più una sessione celebrativa del giubileo della COSAC (senza dibattito), nonché una sessione informale sul ruolo dei Parlamenti nella formazione della normativa europea (nel corso della prima giornata di lavori) e un forum delle delegate donne (prima dell'inizio della seconda giornata di lavori).
  Ne è derivata una compressione dei tempi dedicati alla discussione di ciascun tema, amplificata da una discutibile conduzione dei lavori da parte della Presidenza lituana; essa ha, per un verso, lasciato spazio eccessivo ai numerosi relatori previsti per ciascun punto e, per altro verso, non ha saputo imporre il rispetto dei già limitati tempi di parola imposti all'inizio di ciascuna sessione ai delegati (due o addirittura un solo minuto). Pertanto, sui punti all'ordine del giorno di maggiore rilievo non sono potuti intervenire numerosi delegati già iscritti a parlare.
  Più in generale, non si è potuto articolare un reale dibattito su temi di particolare rilevanza, impedendo quello scambio di valutazioni e migliori pratiche che dovrebbe essere l'obiettivo primario della COSAC.
  Si pone dunque con evidenza la questione, già sollevata dalla delegazione della XIV Commissione nella passata legislatura, di concentrare i lavori della Conferenza su pochi temi di portata generale e di effettivo interesse comune. Dedicare intere sessioni della COSAC alla cibersicurezza o ai rapporti con l'Ucraina – a fronte di una giornata e mezza di lavori complessivi – presenta una scarsa utilità: si tratta di temi importanti ma di carattere settoriale che possono essere meglio affrontanti nelle riunioni periodiche delle Commissioni competenti.
  Meglio sarebbe riservare maggiore spazio alla discussione delle grandi priorità politiche e legislative dell'Unione, alle questioni di portata «orizzontale» (come l'Unione economica e monetaria e il Quadro finanziario pluriennale), all'evoluzione del quadro istituzionale e dei processi decisionali europei.
  Le Commissioni per le politiche dell'UE di Camera e Senato entreranno, a partire dal prossimo 1o gennaio, nella Troika Presidenziale della COSAC (unitamente alla Grecia e alla Lituania). Appare opportuno, anche in vista del semestre di Presidenza italiano, proporre da subito una razionalizzazione dell'ordine del Pag. 176giorno della riunione plenaria nonché delle riunioni dei Presidenti, in cui spesso si anticipa il dibattito su temi che sono poi discussi nella stessa riunione plenaria.
  Passando allo svolgimento della Conferenza, dopo le allocuzioni introduttive della Presidente del Parlamento lituano, Loreta Graužinienė, e del Presidente della Commissione Barroso (mediante un videomessaggio), si è svolta la prima sessione riservata, come di consueto, alle questioni procedurali. È stato presentato, in particolare, l'ultimo rapporto semestrale, predisposto dal Segretariato COSAC, che include una rassegna delle attività dei Parlamenti nazionali in relazione alla preparazione delle prossime elezioni europee, alla legittimità democratica e al ruolo dei parlamenti nell'UE e alla attuazione della Strategia 2020.
  La seconda sessione, introdotta dal Primo Ministro lituano Butkevičius, è stata dedicata ad una valutazione delle principali realizzazioni della Presidenza lituana dell'UE nel corso del suo semestre di Presidenza, anche con riguardo agli esiti del Consiglio europeo del 24-25 giugno. Butkevičius ha passato in rassegna i principali temi e progetti legislativi esaminati sotto la Presidenza lituana ponendo grande enfasi sul Partenariato orientale e sull'agenda digitale; singolarmente, a pochi giorni dalla tragedia di Lampedusa non ha fatto alcun cenno alle questioni connesse ai flussi migratori.
  Nel dibattito sono intervenuti 17 oratori (altri 7 non hanno preso la parola per l'esaurimento dei tempi previsti per la sessione) formulando osservazioni su gran parte delle politiche dell'Unione europea, alcune delle quali sono state peraltro trattate anche nell'ambito di altri punti all'ordine del giorno, quali l'attuazione della Strategia 2020 e l'agenda digitale. I rappresentanti di quasi tutti i Paesi mediterranei (Italia, Malta, Slovenia, Francia, Grecia e Cipro) hanno richiamato gli eventi di Lampedusa chiedendo un intervento più efficace e tempestivo dell'Unione europea a fronte della gravità e delle dimensioni del fenomeno migratorio. In particolare, il Vicepresidente Tancredi ha espresso una profonda delusione per la scarsa e tardiva attenzione dimostrata dal Consiglio e dalle altre Istituzioni dell'UE per le questioni relative all'immigrazione e, più in generale, per il Mediterraneo. Ha ricordato di aver, già in occasione della riunione dei Presidenti COSAC nello scorso luglio, chiesto conto al Ministro degli esteri lituano, Linkevičius, del rilievo marginale attribuito a questi temi nel programma della Presidenza, ricevendo ampie rassicurazioni. Tancredi ha osservato come gli eventi abbiano dimostrato la fondatezza delle sue preoccupazioni. Ha quindi sottolineato che gli interventi adottati in materia dal Consiglio europeo del 24-25 ottobre su richiesta dell'Italia, interventi modesti e insufficienti, confermano come l'UE sia affetta da una grave miopia politica e come gli egoismi nazionali prevalgano sull'interesse comune; in particolare ha stigmatizzato la posizione di quegli Stati che si oppongono ad una maggiore solidarietà e condivisione delle responsabilità per il fatto di ospitare sul proprio territorio un numero dei rifugiati e richiedenti asilo nettamente superiore a quello dell'Italia o di Malta. Questa argomentazione confonde fenomeni diversi, ignorando le situazioni di grave emergenza umanitaria determinate dal massiccio afflusso di migliaia di persone in poche ore sulle coste italiane e di altri Paesi. Tancredi ha quindi concluso che una risposta adeguata dell'Unione presuppone invece un intervento in due direzioni. Per un verso, occorre una vera politica comune dei flussi migratori e dell'integrazione, nonché una gestione comune delle frontiere esterne e l'attivazione di strumenti di solidarietà – come previsto dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione. Per altro verso, i rapporti con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo devono essere posti al centro dell'agenda dell'Unione, nell'ambito di una reale politica estera europea. Si è infine detto certo che le prossime due Presidenze, greca ed italiana, sapranno procedere in questa direzione.
  In sede di replica all'intervento del Vicepresidente Tancredi, il Primo Ministro Pag. 177lituano Butkevičius, oltre ad un generico riconoscimento della gravità degli eventi di Lampedusa, ha auspicato, con tono provocatorio e irrituale, che l'Italia attui le riforme strutturali raccomandate dal Consiglio nell'ambito del semestre europeo.
  Non è stato purtroppo possibile, per la conclusione della sessione, replicare all'intervento di Butkevičius, che denuncia una scarsa capacità di gestione dei rapporti a livello europeo e dei lavori del Consiglio.
  Dopo la seconda sessione si è svolta una allocuzione celebrativa del giubileo della COSAC da parte del Ministro degli esteri francese Laurent Fabius che, in qualità di Presidente dell'Assemblea nazionale francese, promosse l'istituzione della COSAC stessa nel 1989.
  Fabius ha osservato anzitutto che le ragioni sottese alla istituzione della COSAC rimangono valide, pur nel mutato contesto istituzionale dell'UE. A fronte delle crescenti condivisioni di sovranità, in particolare nell'ambito della nuova governance economica e finanziaria, la cooperazione interparlamentare può concorrere ad assicurare la legittimazione delle decisioni assunte a livello europeo. Occorre che tutte le Istituzioni, ai rispettivi livelli, agiscano secondo una logica democratica: in particolare, occorre rafforzare il raccordo tra ciascun Parlamento e il rispettivo Governo in materia europea.
  Fabius ha quindi espresso forti preoccupazioni in vista delle prossime elezioni europee, con riferimento sia al tasso di astensionismo sia alla crescita dei consensi per le forze politiche antieuropee. Ha quindi auspicato a questo riguardo che la COSAC contribuisca a promuovere il dibattito pubblico sull'attività dell'UE al fine di rimuovere luoghi comuni e incomprensioni che alimentano lo scetticismo verso la costruzione europea.
  La terza sessione, introdotta da Pat Cox, ex Presidente del Parlamento europeo, e Andrew Duff, membro della Commissione affari costituzionali della medesima Assemblea è stata dedicata alle elezioni europee del 2014 quale piattaforma per un dibattito con i cittadini sul futuro dell'UE.
  Cox ha ripreso le preoccupazioni manifestate da Fabius in merito alla scarsa fiducia dei cittadini verso l'UE e al possibile successo di forze euroscettiche alle prossime elezioni europee, che potrebbe essere amplificato dalla perdurante crisi economica e, in particolare, dalla crescita del tasso di disoccupazione e della povertà. Ha quindi evidenziato che solo affrontando tali problemi è possibile evitare che le elezioni europee abbiano un esito negativo per la costruzione europea. Cox ha altresì elogiato l'intenzione dei partiti politici europei di indicare un proprio candidato alla Presidenza della Commissione, valorizzando il ruolo del Parlamento europeo al riguardo. Ha concluso sottolineando il superamento, ai fini dell'ulteriore sviluppo del processo di integrazione, delle tesi tradizionali volte alla difesa della sovranità o alla promozione di un'Europa federale. A suo avviso, l'avanzamento della costruzione europea presuppone che si prenda atto della diversa velocità con cui gli Stati membri intendono partecipare a nuove condivisioni di sovranità, come dimostra il caso recente dell'Unione bancaria.
  Duff, condividendo le preoccupazioni sull'esito delle prossime elezioni europee, ha deplorato la mancata adozione delle innovazioni che erano state prospettate al riguardo dal Parlamento europeo, quale la previsione di liste di candidati transnazionali e lo svolgimento delle elezioni in un'unica giornata in tutta l'UE. Riconoscendo la debolezza del legame tra i partiti politici europei e i partiti nazionali ad essi affiliati, ha raccomandato l'associazione tra i rispettivi simboli sulle schede elettorali e nella pubblicità elettorale in ciascuno Stato membro.
  Nel dibattito successivo hanno preso la parola 13 oratori, sottolineando principalmente, al fine di accrescere la partecipazione alle elezioni europee e contrastare l'ascesa delle forze euroscettiche, la necessità di affrontare i problemi concreti dei cittadini, a partire dalla risposta alla crisi Pag. 178economica. Alcuni interventi (in particolare del Parlamento britannico e di quello olandese) hanno invece rivendicato quale antidoto all'euroscetticismo maggiori competenze per i Parlamenti nazionali. Il Vicepresidente Tancredi ha espresso apprezzamento per le misure raccomandate dal Parlamento europeo in vista delle prossime elezioni, ricordate da Duff. Tuttavia, ha osservato, analogamente ad altri oratori, che la sfiducia dei cittadini verso la costruzione europea discende dalla palese inadeguatezza dimostrata dall'Unione a fronte di questioni quali la crisi economica e i flussi migratori, la cui complessità rende insufficiente l'azione dei soli Stati membri e postula l'intervento europeo. Per superare questa grave fase critica occorre, a suo avviso, superare i nazionalismi e le esigenze di politica interna dei singoli Stati membri, procedendo verso il completamento dell'unione economica e soprattutto la realizzazione di un'unione politica. Solo un'unione dotata di un governo economico, di un'autonoma capacità fiscale, di una reale politica estera, e di politiche comuni efficaci negli altri settore chiave potrebbe infatti rispondere alle aspettative dei cittadini e giocare un ruolo a livello globale. Tancredi ha quindi auspicato che la prossima legislatura sia chiaramente percepita dai cittadini come legislatura «costituente», volta ad avviare un processo di riforma dell'Unione in senso federale e democratico, con il pieno coinvolgimento dei Parlamenti.
  La quarta sessione è stata dedicata allo sviluppo della «diplomazia parlamentare», con particolare riferimento al caso della istituzione da parte del Parlamento europeo nel maggio 2012 di una missione (guidata dall'ex presidente del Parlamento europeo, Cox e dall'ex Capo di stato della Polonia Kwasniewski), che ha sostenuto in maniera significativa gli sforzi dell'UE per monitorare i casi di giustizia selettiva e assicurare cure mediche adeguate ad alcuni detenuti. Dopo l'introduzione dello stesso Cox sono intervenuti dieci oratori, soffermandosi sulla situazione dell'Ucraina e sul ruolo della Russia.
  La quinta sessione – introdotta da Maros Šefčovic, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per i rapporti con i Parlamenti nazionali e da Pervenche Berès, Presidente della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo – ha riguardato la valutazione dei risultati sinora conseguiti dall'UE e dai singoli Stati membri nell'attuazione degli obiettivi fissati dalla Strategia dell'UE per la crescita e l'occupazione Europa 2020.
  Šefčovic si è limitato ad illustrare le iniziative assunte dalla Commissione e da altre Istituzioni ai fini dell'attuazione della Strategia 2020, in particolare nell'ambito del semestre europeo e della tabella di marcia per un'autentica UEM. Di maggiore interesse è stato l'intervento di Berès che ha sottolineato il nesso tra i ritardi nel conseguimento della Strategia e l'inadeguatezza degli strumenti di coordinamento previsti per la sua attuazione. Anche dopo l'introduzione del semestre europeo e degli altri pilastri della nuova governance economica è rimasta infatti ferma l'asimmetria tra l'enfasi posta sugli obiettivi macroeconomici e di finanza pubblica e la scarsa attenzione riservata alla dimensione sociale della crisi e alla lotta alla disoccupazione. La nuova governance ha pertanto esacerbato anziché ridurre le divergenze economiche tra gli Stati membri. Ad avviso di Berès l'attuazione degli obiettivi di crescita e occupazione della Strategia 2020 postula quattro interventi: porre sullo stesso piano gli obiettivi macroeconomici e quelli sociali; conferire poteri di codecisione al Parlamento europeo nella definizione dell'analisi annuale della crescita che apre il semestre europeo; assicurare un effettivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'approvazione dei programmi nazionali di riforma; prevedere un adeguato sostegno del bilancio europeo agli obiettivi della Strategia, creando nuove risorse proprie allo scopo di reperire gli stanziamenti necessari. Ha infine sottolineato l'esigenza di sviluppare un meccanismo finanziario di solidarietà Pag. 179al fine di assicurare che tutti gli Stati membri possano erogare una indennità minima di disoccupazione.
  Sul tema – a causa della compressione dei tempi denunciata in premessa – hanno preso la parola soltanto dieci oratori mentre altri otto iscritti non hanno avuto modo di intervenire. Tra questi il Vicepresidente Tancredi che intendeva formulare proposte in buona misura analoghe a quelle della Presidente Berès.
  Al termine della prima giornata di lavori si è svolta la consueta riunione dei Presidenti delle delegazioni cui ha preso parte per la Camera il Vicepresidente Tancredi. Oltre a discutere dei progetti di contributo e conclusioni della Conferenza, la riunione ha approvato per consenso la nomina, proposta dalla Troika, di Christiana Fryda, funzionaria del Parlamento cipriota, quale nuovo membro permanente del segretariato Cosac.
  La sesta sessione, relativa al contributo che i Parlamenti nazionali ed il Parlamento europeo offrono per assicurare la legittimazione democratica nell'UE, è stata introdotta da tre oratori: i Presidenti delle Commissioni per gli affari europei dei Parlamenti danese e irlandese, Kjer Hansen e Hannigan, dall'ex Presidente del Parlamento europeo Poettering.
  Kjer Hansen ha denunciato il deficit di legittimazione democratica del nuovo sistema di governance economica, che non può essere colmato a suo avviso dal Parlamento europeo. Occorre a questo scopo che i Parlamenti nazionali si dotino di nuovi strumenti (senza creare nuove istituzioni e organi), ricordando l'esempio del Parlamento danese che ha creato «un semestre nazionale» al fine di indirizzare e controllare l'azione del Governo nell'ambito del semestre europeo. Ha quindi sottolineato la necessità di rafforzare il dialogo politico con la Commissione europea e di ripensare i modelli di cooperazione interparlamentare, accordando la preferenza a riunioni dei parlamenti interessati su questioni specifiche anziché grandi conferenze su temi generici.
  Hannigan ha anzitutto condiviso le preoccupazioni, espresse nella apposita sessione del giorno precedente, per la crescita dell'astensionismo alle elezioni europee, rilevando che essa ha avuto luogo parallelamente al rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo. Ha quindi auspicato un rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali, in particolare attraverso il dialogo politico con la Commissione europea e l'organizzazione di riunioni interparlamentari mirate su temi specifici, quali ad esempio la comunicazione della Commissione stessa sulla dimensione sociale della governance economica.
  Poettering ha sostenuto la complementarità del ruolo del PE e dei Parlamenti nazionali, che dovrebbero esercitare ai rispettivi livelli le proprie competenze al fine di rafforzare la legittimità democratica dell'UE. Ha pertanto contestato duramente l'approccio del Tribunale costituzione federale tedesco volto a disconoscere il ruolo del PE quale fonte di legittimazione e ad accrescere pericolosamente le prerogative dei Parlamenti nazionali. Infine, ha auspicato il riconoscimento ai Parlamenti nazionali del diritto di promuovere un’«iniziativa legislativa», analogo a quello riconosciuto dai Trattati al Parlamento europeo.
  Nel dibattito seguente sono intervenuti 27 oratori, che hanno formulato considerazioni e proposte, talora conflittuali, soprattutto in merito al ruolo dei Parlamenti nel nuovo sistema di governance economica, alla cooperazione interparlamentare, alla complementarità dei ruoli del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali. La Vicepresidente Carinelli ha sottolineato come tutti concordino sulla debolezza dei Parlamenti nazionali, che effettivamente hanno perso in gran parte i propri poteri. Le grandi decisioni sono assunte a Bruxelles in modo poco trasparente, al punto che in certi casi non è chiaro neanche chi e come abbia adottato nella sostanza la decisione. In questo contesto, le forze politiche di maggioranza in ogni Paese dovrebbero assumersi la responsabilità di obbligare i rispettivi Governi a coinvolgere i Parlamenti nella Pag. 180formazione della posizione nazionale e quindi nel processo decisionale europeo. Ha quindi concluso osservando che la crescita delle forze euroscettiche – denunciato da numerosi oratori – trova fondamento nella scarsa trasparenza e democraticità dell'Unione.
  Nella sua replica Poettering ha riconosciuto la fondatezza dell'analisi della Vicepresidente Carinelli, reiterando l'invito ad attivare in ogni ordinamento gli strumenti di raccordo tra i Parlamenti nazionali e i rispettivi Governi in materia europea.
  L'ultima sessione è stata dedicata all'Agenda digitale europea con particolare riferimento alla cibersicurezza (tema introdotto da Rudolf Peter Roy, Capo divisione presso il Servizio per l'azione esterna dell'UE) e ai benefici per le imprese (tema introdotto da Ilja Laurs, amministratore delegato di GetJar). Nel dibattito seguente sono intervenuti 15 oratori sollevando questioni specifiche relative ad entrambi i profili nonché, in generale, all'importanza dell'Agenda digitale europea.
  In chiusura dei suoi lavori la COSAC ha adottato come di consueto il contributo e le conclusioni, che includono tre emendamenti presentati dalla delegazione della Camera insieme a quella del Senato e approvati per consenso nel corso della riunione preparatoria dei Presidenti.
  Con il primo emendamento, sostenuto anche dai Parlamenti francese, spagnolo, greco, cipriota, portoghese e maltese, è stato inserito nel contributo un apposito capoverso che chiede la costruzione di un approccio coordinato alle questioni legate ai flussi migratori, al fine di evitare il ripetersi di nuove tragedie nel Mediterraneo. In particolare, l'emendamento accoglie con favore le misure prospettate dall'ultimo Consiglio europeo ma sottolinea la necessità di costruire una reale politica comune fondata sui principi di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità, espressamente previsti dall'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE.
  Il secondo emendamento, anch'esso relativo al contributo, ha soppresso un frase in cui si esprimeva il compiacimento della COSAC per l'accordo di massima raggiunto sul quadro finanziario pluriennale dell'UE 2014-2020; si è inteso in tal modo sottolineare l'inadeguatezza di un accordo, per la prima volta, riduce le risorse del bilancio europeo, diminuendone il contributo alla crescita e all'occupazione.
  Il terzo emendamento ha soppresso nelle conclusioni un periodo che era volto a promuovere la convocazione di COSAC straordinarie per l'esame di questioni di interesse per una maggioranza – non si comprende se semplice o qualificata – di Parlamenti. Questa previsione appariva inopportuna per quattro ragioni. Anzitutto, le quattro riunioni annuali che si svolgono a livello COSAC sono più che sufficienti per discutere temi di interesse comune. Occorre semmai migliorare la programmazione dei nostri lavori in modo da concentrarsi su questioni prioritarie ed evitare duplicazioni. In secondo luogo, la COSAC, come ogni altra sede di cooperazione, non può essere uno strumento al servizio degli interessi di una maggioranza di Parlamenti. In terzo luogo, la convocazione di ulteriori riunioni COSAC comporterebbe costi ulteriori che, in un momento di austerità, appaiono poco giustificati. Infine, occorre evitare inutili duplicazioni: la COSAC non dovrebbe esaminare questioni o progetti legislativi europei specifici che sono oggetto di riunioni interparlamentari tra le commissioni di settore.
  Si segnala infine che, dopo la fine della Conferenza e la partenza della delegazione della Camera, il Presidente della Commissione affari europei del Parlamento cipriota Neofytou ha preannunciato alla delegazione del Senato l'intenzione di proporre l'organizzazione di una riunione dei Presidenti delle commissioni per gli affari europei dei Parlamenti dei Paesi meridionali dell'Unione, che si svolgerebbe regolarmente a Cipro. A tale scopo Neofytou ha inviato una lettera ai suoi omologhi dei Parlamenti italiano, maltese, greco, portoghese Pag. 181e spagnolo. Il Presidente della Commissione per gli affari europei del Senato, Chiti, avrebbe, secondo quanto indicato nel resoconto del 30 ottobre scorso della seduta della medesima Commissione, inviato una lettera di sostegno alla proposta cipriota.
  Lo svolgimento di un'apposita riunione preparatoria tra un gruppo di parlamenti non appare necessaria e comporterebbe costi aggiuntivi. Si potrebbe semmai – senza necessità di alcuna formalizzazione – svolgere un incontro preparatorio ai margini delle riunioni ordinarie della conferenza.
  L'esperienza delle ultime due riunioni della COSAC ha peraltro evidenziato una naturale convergenza tra le delegazioni dei Parlamenti mediterranei su questioni di interesse comune, quali l'immigrazione, tradottasi nella presentazione di appositi emendamenti.