CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 luglio 2013
56.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO

TESTO AGGIORNATO AL 30 LUGLIO 2013

ALLEGATO 1

5-00170 Marantelli: Tempi di realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio, ai fini del collegamento diretto Lugano-Varese-Milano Malpensa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli Interroganti pongono in evidenza le problematiche connesse alla realizzazione del progetto del nuovo collegamento ferroviario Arcisate Stabio che il Governo si impegna a seguire e monitorare fino alla loro soluzione.
  Lo scorso 25 giugno, presso questa Commissione, l'argomento in esame è stato già oggetto di interrogazione parlamentare; in tale sede, pertanto, si è già avuto modo di ripercorrere le vicende che hanno determinato il ritardo dei lavori nel tratto italiano.
  Illustro nuovamente le criticità emerse e mi riferisco, in particolare, alle terre da scavo.
  Devo ricordare che l'opera, pur rientrando fra quelle strategiche di legge obiettivo, è sottoposta a VIA Regionale, per cui la soluzione delle questioni ambientali emerse dopo la consegna dei lavori è di esclusiva competenza della regione Lombardia.
  Circa il rispetto del cronoprogramma, il gruppo Ferrovie dello Stato, come noto agli Interroganti, ci ha confermato che dopo la consegna dei lavori avvenuta a luglio 2010 sono emersi ritardi riconducibili all'impossibilità di movimentare i materiali di scavo per via del superamento della concentrazione di arsenico nelle terre. A seguito di ciò, l'appaltatore ha acceso un contenzioso con la stazione appaltante che si è concluso con accordo bonario del 9 ottobre 2012.
  È stato poi avviato il percorso approvativo gestito dagli Enti locali per ottenere l'autorizzazione al conferimento delle terre in esubero (variante urbanistica area Rainer nel comune di Arcisate quale sito di deposito definitivo).
  Nel periodo immediatamente successivo alla definizione dell'accordo bonario e fino al dicembre 2012 sono state effettuate le lavorazioni di scavo in galleria e nelle trincee all'aperto con numerose ispezioni effettuate da parte delle Autorità, senza rilievi di sorta.
  Come precisato da RFI, in seguito a diverse segnalazioni nel mese di dicembre 2012, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) – Dipartimento di Varese – ha emesso una richiesta di chiarimenti in merito alla gestione delle terre e rocce da scavo proveniente dalla galleria Bevera, alla gestione delle acque reflue, alla gestione dell'impianto di lavaggio betoniere e alle caratteristiche dell'impianto di betonaggio. L'ARPA ha inoltre richiesto che, in pendenza del riscontro ai chiarimenti richiesti, venissero sospese le attività di trasporto e deposito del materiale dalla galleria Bevera.
  Il 6 febbraio 2013 la regione Lombardia, sulla base della nota redatta da ARPA, evidenziava che i materiali di scavo effettuati in galleria erano da ritenersi rifiuti e conseguentemente da assoggettare alla gestione secondo tale regime normativo (a meno di un passaggio alla nuova normativa, presentando il Piano di utilizzo delle terre).
  Sempre nel mese di febbraio il comune di Arcisate ha emanato la delibera che incamerava (tra le altre prescrizioni) una disposizione della provincia di Varese che prevedeva un supplemento di indagini al fine di definire la presenza di arsenico nel Pag. 161suolo dell'area. In merito, sulla base di un apposito studio di Italferr, ARPA certificava, già nell'ottobre 2011, che l'arsenico contenuto nei terreni in argomento fosse di origine naturale e attribuibile alla specifica geologia dei luoghi.
  L'appaltatore, pur rifiutandosi di elaborare le integrazioni progettuali, ha condotto le indagini rilevando anche la (debole), presenza di idrocarburi; in tempi pressoché immediati la provincia ha quindi emanato una nota nella quale dichiarava l'area «sito potenzialmente inquinato».
  La regione Lombardia ha proposto anche l'utilizzo della cosiddetta cava Femar come eventuale deposito definitivo dei materiali in esubero ma l'adozione di tale soluzione necessita di un apposito iter autorizzativo, purtroppo non immediato.
  Per individuare una soluzione condivisa, nell'ultimo periodo sono intercorse riunioni tra regione Lombardia, ARPA, RFI/Italferr e altri Enti nel corso delle quali si è discusso su due ipotesi di conferimento delle terre in esubero: area Rainer (come previsto da Piano di gestione delle terre e rocce da scavo PGTR) e cava Femar (nuova ipotesi per cui bisogna presentare un nuovo progetto e su cui è necessario anche il coinvolgimento della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici).
  Al termine di tali incontri, l'Assessore regionale ha quindi istituito e convocato un apposito Tavolo di concertazione istituzionale (compresi i Sindacati) con RFI e l'appaltatore.
  Il primo incontro si è svolto l'11 giugno 2013. In tale occasione è stato stabilito che la regione Lombardia impiegherà circa 3 mesi per individuare la soluzione definitiva sul tema delle terre e rocce da scavo; nel frattempo l'appaltatore dovrà lavorare negli ambiti che non prevedono scavi per mantenere l'obiettivo della regione Lombardia dell'attivazione entro EXPO 2015.
  Inoltre, la Regione ha ipotizzato la sottoscrizione di un Protocollo di intesa e/o Accordo quadro (una volta trovata la soluzione alle terre e rocce da scavo) unitamente all'introduzione di un apposito Collegio di Vigilanza ed ha chiesto all'appaltatore di restare in cantiere verificando le lavorazioni proposte da RFI per 3 mesi.
  Infine, sempre in tale sede, ARPA ha disposto l'istituzione di una task force per riverificare tutta la procedura sin qui seguita per lo stoccaggio delle terre, composta da esperti (un chimico, un idrogeologo e un funzionario di ARPA). Il compito specifico è di indagare ancora una volta sulla cessione di arsenico dalle terre alle acque di falda e sulla individuazione di un sito compatibile (all'interno o all'esterno della Valle della Bevera) in caso di rilascio. I lavori della task force dovrebbero durare circa un mese.
  RFI ha comunicato che in attesa dell'individuazione (di competenza della regione Lombardia) del sito di conferimento delle terre in esubero, non è comunque possibile effettuare le lavorazioni sul percorso critico (scavo gallerie e trincee).
  Al riguardo, devo evidenziare che a fronte di ciò, il MIT e la Struttura Tecnica di Missione deputata al monitoraggio delle infrastrutture strategiche, non ha alcun potere di intervento, tale da poter accelerare il superamento delle problematiche ambientali riscontrate in corso d'opera e consentire la effettiva (e totale) ripresa dei lavori.
  In ogni caso, è fermo l'impegno del MIT a valutare ed istruire nel più breve tempo possibile eventuali varianti al progetto approvato che dovessero rendersi necessarie all'esito degli studi ambientali della regione Lombardia, così da sottoporle all'approvazione del CIPE senza indugio.
  Nella consapevolezza che tale opera transfrontaliera, è di rilevanza strategica per il territorio e le questioni attengono a normative nazionali, confermo l'importanza del progetto e la ferma volontà della sua realizzazione: proprio in tale ottica il Governo continuerà ad adoperarsi affinché possano essere superate quanto prima tutte le criticità emerse che impediscono la normale ripresa dei lavori.

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ALLEGATO 2

5-00385 Tullo: Conseguenze sulla qualità del servizio ferroviario e possibili ricadute occupazionali derivanti dall'ipotesi di chiusura delle officine di manutenzione del materiale rotabile di Genova Brignole e Terralba.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Va premesso, sulla scorta delle informazioni del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che le motivazioni che hanno reso necessaria la dismissione dell'Impianto di Genova Trasta (nel 2007) e la conseguente riallocazione delle relative attività produttive sugli Impianti di Savona e Genova Terralba sono riconducibili essenzialmente:
   a gli elevati tempi di movimentazione dei rotabili dalla stazione all'impianto;
   all'attraversamento di un tratto di strada urbana con conseguente interruzione del traffico cittadino;
   alla mancanza di attrezzature per la manutenzione programmata e correttiva a «treno completo» (comprensiva di mezzo di trazione).

  Il progetto di riorganizzazione delle attività di manutenzione della Liguria, finalizzato alla concentrazione e al riassetto degli Impianti operativi, prevede principalmente la razionalizzazione del ciclo produttivo attraverso la realizzazione di siti polifunzionali adibiti alla manutenzione cosiddetta «a treno completo» per migliorare l'offerta e l'affidabilità del materiale rotabile impiegato nei servizi ferroviari regionali, perseguendo obiettivi di ottimizzazione produttiva, organizzativa e tecnologica.
  Il progetto iniziale di Trenitalia prevedeva, tra l'altro, la dismissione dell'Officina di Genova Brignole (caratterizzata da obsolescenza e non adeguabile alle lavorazioni a «treno completo»), la realizzazione di un nuovo impianto a Genova Terralba – con la ricostruzione del piano del ferro a cura di RFI – presso il quale effettuare le attività di manutenzione secondo il modello a «treno completo» e la costruzione di fabbricati da destinare ad uso ufficio; nell'ambito del piano era stato progettato l'ampliamento dei fabbricati industriali già esistenti a Savona.
  Successivamente, a seguito dell'aggiornamento del Contratto di Programma 2007-2011 tra il Ministero delle infrastrutture e trasporti e il Gestore dell'Infrastruttura (RFI), non essendo più disponibili parte delle risorse finanziarie necessarie agli interventi progettuali e infrastrutturali previsti, nell'ambito del potenziamento del Nodo di Genova, per il nuovo impianto di Terralba, RFI ha comunicato l'impossibilità di restituire all'esercizio l'area dell'impianto stesso ricostruita al piano del ferro.
  Inoltre, sulla base di nuove esigenze progettuali inerenti, fra l'altro, al tema della sicurezza delle opere sotterranee relative al piano di lavoro per il potenziamento del Nodo di Genova, la superficie del nuovo impianto di Terralba risultava ridimensionata negli spazi rispetto al perimetro precedentemente previsto.
  In considerazione di tale situazione, è stata individuata – in alternativa a Terralba – l'area di Savona Parco Doria quale sito per la realizzazione di un impianto da destinare alle lavorazioni di manutenzione programmata e ciclica dei rotabili impiegati nel servizio ferroviario regionale ligure; tra l'altro l'area di Savona Parco Pag. 163Doria risulta compatibile con l'esigenza infrastrutturale, come emerge da recenti studi.
  Al riguardo devo precisare che la zona di Terralba è attualmente interessata (come d'altra parte previsto nel progetto iniziale dei lavori di potenziamento del Nodo di Genova) da una progressiva trasformazione in area di cantiere, con conseguente ridotta disponibilità della propria capacità produttiva e, pertanto, circa il 50 per cento delle attività svolte in precedenza presso tale Impianto, è stato già trasferito presso il sito operativo di Savona.
  Relativamente, poi, all'Impianto di Genova Brignole (Piazza Giusti), per il quale il comune di Genova ha in progetto i lavori di prosecuzione della linea metropolitana, oggi attestata presso la locale Stazione, è previsto il mantenimento delle attività di pulizia e lavaggio dei rotabili, essendo l'impianto già dotato delle attrezzature tecniche necessarie per tali lavorazioni (platee di lavaggio); di conseguenza, non sono previste ricadute di carattere occupazionale tra le maestranze delle imprese appaltatrici. Dunque, come riferisce il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, la riorganizzazione dell'apparato manutentivo del servizio ferroviario regionale, oltre a migliorare il servizio ferroviario presso la stazione di Genova Brignole, consente di rendere disponibile un'area di un'ampia e popolosa zona di Genova utile per attuare un riassetto infrastrutturale ottimale al servizio di trasporto pubblico e di mobilità urbana, attraverso la prosecuzione del servizio ferroviario metropolitano Voltri-Brignole, con una nuova fermata cittadina a Terralba e l'ulteriore eventuale sviluppo della metropolitana comunale nel tratto terminale Brignole-Terralba.
  Per quanto concerne, infine, gli aspetti riguardanti il personale ferroviario impiegato presso gli impianti, il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ci ha assicurato che non sono al momento previste modifiche delle attuali piante organiche. Non si registrerà pertanto alcuna riduzione. Anzi, anche grazie agli efficientamenti prodotti dai nuovi impianti è previsto un incremento delle attività manutentive, realizzabile attraverso l'internalizzazione di manutenzioni cicliche ai rotabili, attualmente svolte fuori dal territorio regionale e da terzi.