CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 luglio 2013
52.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazioni nn. 5-00230 Fabbri e 5-00283 Rubinato: Ripristino delle risorse economiche a favore delle agevolazioni per l'autoimprenditorialità.

TESTO DELLA RISPOSTA CONGIUNTA

  Si risponde congiuntamente agli atti in esame, in quanto gli stessi trattano analoga tematica.
  In considerazione dell'efficacia del decreto legislativo 185/2000 recante «Incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego» nel contrastare la disoccupazione giovanile e accompagnare percorsi di start up d'impresa qualificati e qualificanti per gli interventi in esame, negli ultimi anni è stata attivata e costantemente incrementata, nell'ambito dei Programmi Operativi, una dotazione finanziaria «ad hoc» attraverso:
   l'assegnazione di 150 milioni di euro, a valere sulle risorse liberate dal Programma Operativo Nazionale «Sviluppo Imprenditoriale Locale» 2000-2006, per effetto di quanto stabilito con Decreto Direttoriale del MISE del 30 luglio 2009;
   l'allocazione, nell'ambito dei «progetti prima fase», di 83,7 milioni di euro a valere sulle risorse del PON Ricerca & Competitività 2007-2013 (PON R&C), Asse II – Sostegno all'innovazione – Obiettivo Operativo «Rafforzamento del sistema produttivo», per effetto della convenzione firmata il 5 ottobre 2010 tra Invitalia, soggetto titolare della gestione delle misure per l'Autoimpiego e l'Autoimprenditorialità, e il MISE, soggetto responsabile dell'attuazione del PON R&C;
   un cofinanziamento, per un importo pari a euro 54.313.381,12 e nell'ambito del Programma Operativo Interregionale (POIn)»Attrattori culturali, naturali e turismo», di iniziative già agevolate dal decreto legislativo n. 185/2000, a seguito della convenzione conclusa tra Invitalia e il MISE in data 31 gennaio 2012;
   un'ulteriore assegnazione di risorse, perfezionata tramite Decreto Direttoriale del MISE del 7 gennaio 2013, per complessivi 90 milioni di euro, di cui 40 a valere sulle risorse del PON R&C e 50 a valere sul Piano di Azione Coesione (PAC) – Aggiornamento n. 2, presentato dal Ministro per la coesione territoriale al Consiglio dei Ministri in data 11 maggio 2012 e oggetto di presa d'atto da parte del CIPE con delibera n. 96/2012 del 3 agosto 2012, registrata dalla Corte dei Conti in data 13 novembre 2012.

  Con delibera del CIPE n. 36 del 23 marzo 2012, inoltre, al fine di garantire l'operatività delle misure agevolative di cui al decreto legislativo n. 185/2000, titoli I e II, è stata disposta un'assegnazione di 60 milioni di euro a favore di Invitalia, con oneri a carico del Fondo Sviluppo e Coesione.
  Al riguardo, si segnala che il Governo, con decreto legge n. 76 del 28 giugno 2013, ha approvato il finanziamento di misure urgenti per l'occupazione giovanile e contro la povertà nel Mezzogiorno. In particolare è stato stabilita l'assegnazione di complessivi 80 milioni di euro per le misure per l'autoimpiego e autoimprenditorialità previste dal decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, nel limite di 26 milioni di euro per l'anno 2013, 26 milioni di euro per l'anno 2014 e 28 milioni di euro per l'anno 2015.
  Per completezza di informazione, si segnala, altresì che è stata prevista anche l'assegnazione di risorse per:
   misure del Piano di Azione Coesione rivolte alla promozione e realizzazione di Pag. 41progetti promossi da giovani e da soggetti delle categorie svantaggiate per l'infrastrutturazione sociale e la valorizzazione di beni pubblici nel Mezzogiorno, nel limite di 26 milioni di euro per l'anno 2013, 26 milioni di euro per l'anno 2014 e 28 milioni di euro per l'anno 2015;
   borse di tirocinio formativo a favore di giovani che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione, di età compresa fra i 18 e i 29 anni, residenti e/o domiciliati nelle Regioni del Mezzogiorno. Tali tirocini comportano la percezione di un'indennità di partecipazione, conformemente a quanto previsto dalle normative statali e regionali, nel limite di 56 milioni di euro per l'anno 2013, 56 milioni di euro per l'anno 2014 e 56 milioni di euro per l'anno 2015.

  La copertura finanziaria delle suddette misure nei territori del Mezzogiorno è garantita «a valere sulla corrispondente riprogrammazione delle risorse del Fondo di rotazione di cui alla legge 16 aprile 1987, n. 183 già destinate ai Programmi operativi 2007/2013, nonché per garantirne il tempestivo avvio, alla rimodulazione delle risorse del medesimo Fondo di rotazione già destinate agli interventi del Piano di Azione Coesione, ai sensi dell'articolo 23, comma 4, della legge 12 novembre 2011, n. 183, previo consenso, per quanto occorra, della Commissione europea».

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00365 Bobba: Conseguenze della cessazione definitiva della centrale termoelettrica Galileo Ferraris di Trino.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come sottolineato dall'On.li Interroganti, in data 28 maggio 2013, la Società Enel Produzione S.p.A. ha chiesto al MiSE l'autorizzazione a cessare l'esercizio delle unità di produzione elettrica installate presso la Centrale termoelettrica «G. Ferraris». Tale richiesta è motivata dalle nuove condizioni del mercato elettrico italiano che hanno limitato fortemente l'utilizzo della Centrale.
  In linea generale, bisogna considerare che, negli ultimi anni, la riduzione della domanda di energia elettrica – conseguenza della recessione economica ma anche del forte impegno dell'Europa a favore dell'efficienza e del risparmio energetico – e la parallela crescita dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, hanno ridotto le ore di funzionamento degli impianti termoelettrici convenzionali (gas, olio e carbone) e modificato il ruolo di questi impianti che, in relazione anche a specifiche localizzazioni, assumono sempre più una funzione di bilanciamento rispetto alle rinnovabili non programmabili.
  In più, il nostro Paese registra una notevole sovraccapacità produttiva rispetto alla domanda, oltre il doppio della potenza richiesta alla punta, e questo contribuisce a decisioni di fermata di impianti particolarmente sottoutilizzati. Ad oggi, ammontano quasi a 2.000 MW gli impianti – di Enel ed altri produttori – che hanno chiesto la cessazione dell'attività, contro circa 130.000 MW di potenza installata.
  In particolare, negli ultimi anni, ad esclusione dei periodi di funzionamento per prove, derivanti dal rispetto degli obblighi ambientali, la Centrale termoelettrica di Trino è stata raramente chiamata in esercizio. Le mutate condizioni di funzionamento della Centrale, già risultavano, tra l'altro, nel parere della Commissione Istruttoria IPPC, approvato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) del 25/09/2009 dal quale già risultava che «... a partire dal 2000 è stato richiesto all'impianto un tipo di funzionamento meno continuo ma più flessibile ed articolato, per contribuire alla copertura delle punte di richiesta di energia elettrica. Un'ulteriore evoluzione si è avuta poi in relazione all'avvio in Italia nel 2004 del Mercato elettrico per cui all'impianto di Leri è stato e viene attualmente richiesto un tipo di funzionamento diverso dal passato, cioè sempre meno continuo e costante ma più flessibile e disponibile a riscontare le risultanze giornaliere che emergono dalle contrattazioni della Borsa dell'energia; di conseguenza la produzione netta complessiva a partire dal 2004, ed ancor più nel 2005 ... è risultata inferiore a quella registrata negli anni precedenti. ...».
  Per poter procedere alla definitiva messa fuori servizio, in virtù della normativa vigente, la Società Enel Produzione S.p.A. ha proceduto a presentare al MiSE apposita richiesta, con la comunicazione del 28 maggio citata dall'Onorevole interrogante. La norma, recante «Disposizioni per la sicurezza e la funzionalità del settore elettrico», prevede che il Ministero esprima il proprio avviso sulla definitiva messa fuori servizio degli impianti per la produzione di energia elettrica, sentito il Pag. 43Gestore del sistema di trasmissione nazionale sulla funzione dell'impianto e sul programma temporale di messa fuori servizio, mentre le modalità e i termini con cui dovrà avvenire tale messa fuori servizio sotto il profilo ambientale e del ripristino del sito, sono definiti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Pertanto, coerentemente al sopra riportato assetto normativo, il Ministero dello Sviluppo Economico, ricevuta la succitata richiesta della Società Enel ha chiesto, con nota del 12 giugno 2013, alla Società Terna Rete Italia S.p.A. le proprie valutazioni in merito all'impatto che la definitiva cessazione dell'esercizio delle unità di produzione della Centrale in parola può avere sulla sicurezza e funzionalità del sistema elettrico. La valutazione anticipata da Terna, in corso di ufficializzazione, è che la cessazione dell'attività dell'impianto è compatibile con il mantenimento in sicurezza e con la funzionalità del sistema.
  Il Ministero trasmetterà pertanto, ad Enel la propria valutazione favorevole in ordine alla messa fuori servizio definitiva e contestualmente investirà il Dicastero dell'Ambiente della definizione di modalità e termini di dismissione, nel cui ambito potranno pertanto essere approfonditi gli aspetti ambientali, attenenti tra l'altro la bonifica dell'area, citati dagli Onorevoli interroganti.
  Per quanto attiene l'aspetto occupazionale, da notizie apprese dalla stessa Enel, risulta che per le attività attualmente ancora in corso, attenenti principalmente il mantenimento in sicurezza della Centrale, fino alla definitiva chiusura dell'impianto, verrà mantenuto un presidio presso la Centrale medesima. A chiusura definitiva, la Società prevede comunque che tutto il personale sarà ricollocato nell'ambito delle strutture aziendali.
  Il Ministero del Lavoro ha comunicato al riguardo che per quanto concerne la gestione del personale è stata attivata una trattativa sindacale in ambito nazionale (FILCTEM-CGIL, FLAEI-CISL e UILCTEM-UIL), che ha demandato ad accordi territoriali la gestione delle singole realtà. Per la sede di Trino è stato calendarizzato un incontro per il giorno 11 luglio 2013 nel quale verrà esaminata la posizione dei 29 dipendenti ENEL.
  Circa l'indotto, si precisa che presso la centrale Galileo Ferraris di Trino operano attualmente 9 lavoratori di aziende esterne.
  Con riferimento all'esistenza di un piano di sviluppo, si fa presente che, al momento, non si è definito un programma di azioni istituzionali per la riconversione/valorizzazione dell'area, peraltro ancora interessata dalla centrale.
  Per quanto concerne le iniziative locali di recupero del Borgo di Leri Cavour non si hanno notizie in merito, tuttavia appare difficile che un impianto fotovoltaico, ancorché di grandi dimensioni, possa utilmente costituire alternativa occupazionale per gli addetti alla centrale, data la significativa diversità in termini di intensità di forza lavoro delle due tipologie di installazioni, a meno che all'impianto fotovoltaico e alle risorse derivanti dalla produzione di energia, siano abbinati altri tipi di investimenti nell'area.
  L'eventuale impianto non dovrebbe comunque essere autorizzato dal MiSE, ma dalla Regione e/o enti locali, in relazione alla tipologia e alla dimensione dell'installazione.
  Si fa presente infine che allo stato, le risorse economiche messe a disposizione per incentivi alla produzione da impianti fotovoltaici (costo indicativo cumulato annuo pari a 6,7 miliardi di euro) sono esaurite e pertanto, dal 6 luglio 2013, in base alla delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (250/2013/R/EFR), non sono più accettate nuove istanze di incentivazione.
  Il cosiddetto «Conto Energia» ha consentito, con le sue cinque edizioni, di raggiungere gli obiettivi di sviluppo di energia fotovoltaica, originariamente previsti al 2020 dal Piano di azione nazionale delle energie rinnovabili (PAN).

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00426 Baldassarre: Continuità produttiva e riqualificazione degli stabilimenti italiani del gruppo Natuzzi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel quadro generale del distretto produttivo del mobile imbottito, che vive un periodo di crisi industriale e occupazionale, principalmente dovuto alla forte concorrenza sul mercato internazionale, si sono attuate alcune misure che sinteticamente descrivo.
  Il Ministero dello sviluppo economico, la regione Puglia e la regione Basilicata, hanno stanziato complessivamente 101 milioni di euro per il rilancio e lo sviluppo industriale del settore del mobile imbottito della Murgia. L'impegno è stato formalizzato con un accordo di programma siglato il 13 marzo 2013, che ha come obiettivi:
   la salvaguardia e consolidamento delle imprese operanti nel settore del mobile imbottito;
   l'attrazione di nuove iniziative imprenditoriali;
   il reimpiego dei lavoratori espulsi dalla filiera produttiva.

  Per il perseguimento di tali obiettivi, naturalmente, saranno attivati diversi strumenti.
  Con riferimento agli interventi di competenza del Ministero dello sviluppo economico, si aggiunge che sono stati previsti:
   incentivi per nuovi investimenti produttivi per sostenere le iniziative imprenditoriali in grado di contribuire al recupero e consolidamento delle attività industriali esistenti e/o alla creazione di nuove opportunità di sviluppo in grado di determinare un ritorno significativo in termini di prospettive di mercato e di addetti e che risultino funzionali allo sviluppo dell'intera area (DGIAI – Invitalia – Contratti di Sviluppo) – dotazione finanziaria euro 20.000.000,00;
   aiuti per progetti di riqualificazione produttiva e innovazione, incentivi all'innovazione per incrementare la competitività delle imprese del Distretto attraverso programmi di sviluppo sperimentale e non preponderante ricerca industriale (DGIAI – Legge n. 46/82) – dotazione finanziaria euro 20.000.000,00.

  Inoltre, al fine di creare le migliori condizioni di contesto relativamente all'accesso al credito, all'ottimizzazione dell'organizzazione del lavoro e della concessione delle autorizzazioni per l'insediamento delle imprese è previsto l'avvio di tavoli di concertazione con le rappresentanze nazionali e locali del sistema bancario, con le rappresentanze nazionali e locali dei sindacati e delle associazioni datoriali, con i comuni e le ASI del territorio di riferimento.
  In particolare, per la situazione del Gruppo NATUZZI, che pur registrando un aumento del 3,4 per cento (+5,1 per cento in volumi) delle vendite nette del salotto rispetto al primo trimestre 2012 (risultati consolidati relativi al primo trimestre del 2013), sta attraversando da anni una fase particolarmente critica, con livelli di attività nettamente inferiori alla capacità industriale, il Ministero dello sviluppo economico ha tenuto, il 5 luglio, un «tavolo di confronto «per esaminare l'attuale situazione di crisi del citato Gruppo e valutare di conseguenza gli eventuali interventi. Pag. 45
  All'incontro, a cui ho partecipato, erano presenti i rappresentanti delle Istituzioni territoriali (Regione Puglia e Basilicata), i rappresentanti dell'Azienda, i rappresentanti di Confindustria Bari, le 00.SS. Nazionali e territoriali
  Nel corso dell'incontro l'Azienda ha illustrato il Piano di salvaguardia del Polo Italia nell'ambito del quale sono stati descritti gli assetti organizzativi e industriali, di sviluppo commerciale 2014 – 2018 nonché gli scenari occupazionali conseguenti.
  Si è preso atto di quanto illustrato dall'Azienda nonché della conferma da parte della stessa dell'avvio della procedura di mobilità per numero 1726 unità e si è espressa forte preoccupazione per le conseguenze produttive e occupazionali che ricadranno su un territorio già fortemente interessato da crisi economica, a seguito di questa decisione.
  Il Governo, comprendendo le richieste avanzate dalle OO. SS. e dalle istituzioni territoriali ha, pertanto, richiesto formalmente all'Azienda di sospendere la procedura di mobilità avviata e di attivare un confronto con le parti sociali e le Istituzioni sul Piano Industriale.
  Dopo ampia discussione le Parti tutte, fatte salve le posizioni rispettivamente illustrate nel corso dell'incontro, hanno aderito alla richiesta avanzata in conclusione dal Governo di sospendere e differire i termini della citata procedura in modo da consentire un confronto in armonia con i termini e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali in essere.
  Si è, infine, proposto l'istituzione di un Gruppo Tecnico composto dai rappresentanti dell'Azienda, delle 00.SS delle Istituzioni territoriali e del Governo che si occuperà di valutare tale Piano Industriale. Il primo incontro del Gruppo Tecnico è fissato per lunedì 15 luglio 2013 presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, relativamente al medesimo Gruppo NATUZZI, comunica, che in data 22 settembre 2011, la suddetta società e le parti sociali hanno siglato un verbale di accordo relativo alla richiesta di cassa integrazione per la riorganizzazione aziendale.
  L'accordo prevede l'utilizzo degli ammortizzatori sociali nel corso del biennio che va dal 16 ottobre 2011 al 15 ottobre 2013, per un numero massimo di 2858 lavoratori in forza presso le unità organizzative e produttive che insistono nelle province di Bari, Matera, Taranto ed Udine, e a fronte di un piano di investimenti di 50 milioni di euro.
  Ritengo che si possa essere fiduciosi sulla possibilità di imprimere una svolta a questa pesante crisi produttiva che si trascina da anni, per il senso di responsabilità espresso, da entrambe le parti che, anche di fronte alle gravi difficoltà della situazione, hanno accettato la su detta proposta del Governo, che non è quella di chiedere la revoca della procedura di mobilità, ma è quella di una sospensione del provvedimento per permettere un confronto sereno e approfondito sul piano industriale che l'azienda è invitata a presentare, nella consapevolezza che la crisi dell'azienda richiede una discontinuità rispetto all'evoluzione riscontrata negli ultimi anni. Al tempo stesso, si apprezza l'atteggiamento dei lavoratori che, pur di garantire un futuro produttivo all'impianto e a quanti vi sono impiegati, si sono dichiarati disponibili al negoziato.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00452 Carra: Continuità produttiva e prosecuzione del risanamento ambientale dello stabilimento IES di Mantova.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La raffineria IES di Mantova, di proprietà della multinazionale ungherese MOL, utilizza alcune infrastrutture logistiche di Eni SpA situate a Venezia, attraverso le quali riceve olio grezzo che alimenta ai propri impianti. Il greggio raffinato a Mantova arriva, infatti, attraverso un oleodotto di 120 km dal deposito IES di Marghera che, a sua volta, è alimentato dall'Isola dei Petroli Eni che rifornisce la raffineria ENI di Marghera.
  Da informazione acquisite presso ENI SpA, risulta che la Società MOL, proprietaria della raffineria di Mantova, ha chiesto a ENI una breve proroga del contratto – che è giunto a naturale scadenza a fine giugno 2013 – per l'utilizzo delle suddette strutture logistiche ed Eni ha concesso la proroga richiesta.
  ENI ha confermato che allo stato attuale MOL ed ENI hanno rinnovato il contratto per l'utilizzo dell'Isola dei Petroli di Marghera fino al 31 dicembre 2013.
  Risulta inoltre, a ENI che la multinazionale ungherese (MOL) ha recentemente dichiarato che sono in corso ulteriori trattative tra le due parti.
  Da quanto evidenziato, si ritiene pertanto, che sia in corso tra le parti una fase interlocutoria delle trattative per le quali non è stato richiesto l'intervento del Governo, né dalle parti interessate IES o ENI, né dalle Associazioni di categoria (Unione Petrolifera, Confindustria Energia o altro) né dalle Associazioni sindacali.
  Si reputa inoltre che vi siano sufficienti margini affinché le parti trovino nelle regole di libero mercato un accordo per il futuro che soddisfi le esigenze di entrambe, tenendo conto degli esistenti vincoli operativi delle infrastrutture.
  In ogni caso il Ministero dello Sviluppo Economico è sempre a disposizione qualora fosse richiesto un intervento dalle parti e al riguardo, si evidenzia che è operativo da tempo presso l'Amministrazione, un Tavolo tecnico sulla raffinazione per l'esame delle problematiche del settore.
  Al Tavolo partecipano l'Unione petrolifera e tutte le Compagnie interessate (Alma petroli, API-IP, ENI, ERG, ESSO, IES, IPLOM, ISAB, Kuwait, SARAS, Shell, Tamoil e Total Erg), ed è stato esteso anche alle parti sociali, in particolare CISL, CGIL, UIL e Confindustria energia.
  La sua costituzione a fine 2011 è legata all'approfondirsi della crisi del settore, che ha tratto origine da un insieme di fenomeni strutturali e contingenti, poi aggravatasi nel quadro della recessione dell'economia europea, con il conseguente forte calo della domanda di prodotti petroliferi a livello nazionale ed europeo.
  Il Tavolo ha quindi ampliato la portata degli interventi sul tema dal livello nazionale a quello europeo attraverso un'opera di sensibilizzazione delle Istituzioni comunitarie, dove si è sempre più presa coscienza della forte competizione internazionale nel settore, spesso distorsiva. Soprattutto sul fronte asiatico vi sono, infatti, mercati emergenti in crescita e condizioni economiche più competitive per effetto di sistemi fiscali più favorevoli, minor costo del lavoro, minor severità nelle normative ambientali e di sicurezza, un più facile e conveniente accesso al credito, se non anche un sistema di sovvenzioni.Pag. 47
  Per fronteggiare tale fenomeno le imprese del settore hanno dovuto porre in essere, a livello europeo, radicali processi di riorganizzazione e riposizionamento produttivo.
  Anche a livello nazionale si sta procedendo in questo senso e, per quanto riguarda in particolare l'area del nord-est, ENI sta realizzando un importante – e ben noto alle istituzioni e al mercato – progetto di riassetto e di efficientamento della logistica e della produzione, che prevede tra l'altro, proprio la trasformazione della raffineria di Venezia in una «green refinery», ossia in una struttura produttiva moderna e coerente con i nuovi modelli di business imposti dalle evoluzioni strutturali del mercato.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00485 Bellanova: Informazioni in merito alla realizzazione del gasdotto TAP (Trans-Adriatic Pipeline).

TESTO DELLA RISPOSTA

  In riferimento al sindacato ispettivo n. 5-00485 si comunica quanto segue:
   la società Trans Adriatic Pipeline AG – TAP, i cui soci sono la società svizzera Axpo (42.5 per cento), la società norvegese Statoil (42.5 per cento) e la società tedesca E.ON Ruhrgas (15 per cento), ha presentato a questo Dicastero il 30 agosto 2011 un progetto di gasdotto transfrontaliero il cui punto di partenza è previsto al confine Greco – Turco ed il cui percorso dovrebbe svilupparsi lungo la Grecia e l'Albania per approdare in Italia. Il gasdotto sarà lungo 800 km circa, di cui 105 km sottomarini nel mar Adriatico e trasporterà circa 10 miliardi di metri cubi/anno; in futuro la Società prevede la possibilità di un incremento ulteriore di 10 miliardi di metri cubi/anno senza bisogno di ulteriori interventi nella parte italiana del gasdotto.
  Il progetto, per la parte di competenza italiana, è costituito da una condotta sottomarina lunga 45 km, che corre dalla linea mediana del Mare Adriatico fino al punto di approdo, un microtunnel per l'attraversamento della linea di costa lungo circa 1.5 km; una condotta interrata in terraferma lunga circa 10 km, e un Terminale di Ricezione del Gasdotto, dove sono ubicate la stazione di misura e controllo, anche fiscale, del gas importato. Da tale punto partirà un gasdotto di collegamento alla Rete nazionale di trasporto del gas, gestita da SnamReteGas.
  L'operatività è prevista entro il 2019.
  Il progetto TAP costituisce una infrastruttura strategica per trasportare gas naturale dai giacimenti dell'area del Caspio, in particolare dalla seconda fase di sviluppo del giacimento azero di Shah Deniz II, nel Mar Caspio, verso l'Europa. Esso è stato selezionato nell'ambito di un gruppo di vari progetti, facenti parte del cosiddetto «Corridoio Sud» che alternativamente prevedevano di far giungere il gas in Europa attraverso l'area balcanica o, come poi è avvenuto, attraverso la Grecia e l'Italia.
  L'apertura del Corridoio Sud è considerata nel suo insieme una priorità dell'Unione europea e la Commissione europea ha fortemente promosso il suo sviluppo, proprio per aprire una nuova via di approvvigionamento di gas per l'Europa, che potrà svilupparsi in futuro con rotte complementari, in modo da accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti e soprattutto la diversificazione delle forniture, ancora fortemente legate ai partner tradizionali, quali Russia e Algeria.
  Questo è tanto più importante in quanto, anche alla luce della roadmap europea per il 2050, il gas continuerà a rivestire ancora nel medio termine una fonte energetica imprescindibile per i Paesi UE, anche in considerazione del previsto calo della produzione di gas europea, e in previsione della ripresa dell'economia e quindi dei consumi.
  Al fine di promuovere la realizzazione del gasdotto TAP il 13 febbraio 2013 i Ministri dell'Energia dei Governi della Repubblica d'Italia, d'Albania e della Grecia, hanno firmato ad Atene un Accordo sul Gasdotto TAP, che è stato già ratificato dai parlamenti greci e albanese.
  Il 24 maggio 2013, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato il disegno di legge per la ratifica e l'esecuzione di tale Accordo, che è stato presentato alle Camere Pag. 49per la ratifica. Attualmente è in discussione al Senato come A.S.n.884.
  Il 28 giugno 2013, il consorzio Shah Deniz II ha quindi ufficializzato la scelta del gasdotto TAP come rotta preferenziale per il trasporto del gas azero in Europa, rispetto al progetto rimasto Nabucco West, finalizzato a trasportare invece il gas azero fino in Austria attraverso i Balcani, progetto che potrà essere realizzato in una seconda fase più avanti nel tempo, quando saranno disponibili volumi di gas aggiuntivi.
  La scelta di Tap per l'apertura del Corridoio Sud delle infrastrutture gas strategiche europee accrescerà la sicurezza degli approvvigionamenti, la diversificazione delle fonti e delle rotte di provenienza del gas e l'aumento dell'offerta e del numero di fornitori in concorrenza sul mercato italiano ed europeo. La sua realizzazione consentirà di andare verso un mercato sempre più concorrenziale e più integrato con quello europeo, con effetti positivi per i consumatori anche in termini di prezzo.
  L'approdo del metanodotto a nord di San Foca secondo quanto dichiarato dalla Società nello studio di impatto ambientale, procurerebbe impatti ambientali pressoché nulli in quanto il gasdotto attraverserebbe la linea di costa mediante un micro tunnel che partirebbe a un chilometro dalla battigia e non richiederebbe lavori di superficie, approdando in terraferma oltre la stessa linea, senza quindi intaccare minimamente la costa salentina.
  Riguardo il tracciato in terraferma il gasdotto interesserebbe il Comune di Melendugno, evitando tutte le zone protette da vincoli di carattere ambientale e paesaggistico previsti dal piano urbanistico territoriale.
  Anche nella scelta della cabina terminale di approdo la società TAP sta studiando il miglior tracciato al fine di preservare il territorio nella sua integrità paesaggistica. Saranno inoltre adottati tutti i requisiti di progettazione e realizzazione previsti dalle norme di sicurezza.
  In ogni caso si fa presente che lo studio di impatto ambientale è in fase di revisione, anche per rendere ancora meno rilevanti le incidenze sul territorio, in particolare per l'ubicazione e le dimensioni del terminale di ricezione, ed entro settembre verrà presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e pubblicato sui quotidiani locali e nazionali per la fase di consultazione. Pertanto, durante tale fase tutte le incidenze sul territorio potranno essere valutate, acquisendo il parere definitivo degli enti locali interessati e della popolazione interessata dall'infrastruttura.
  In tale occasione sarà possibile una corretta informazione e un confronto approfondito, che il Governo intende promuovere con tutti i soggetti interessati, sugli effettivi impatti di carattere territoriale e ambientale e sui vantaggi di carattere nazionale e locale derivanti dalla realizzazione dell'opera, che consentirà di avere una valutazione compiuta degli stessi su basi tecniche e dati concreti.
  Aggiungo che la soc. TAP ha già dato la propria disponibilità a investire in progetti locali a beneficio dei Comuni, dei residenti e della comunità locale, tra cui sostenere, mediante una convenzione, lo studio e la realizzazione di un intervento di tutela della costa dall'erosione costiera stanziando 5 milioni di euro. Infine, secondo prime valutazioni, in fase di costruzione si avrà un investimento di 80 milioni di euro l'anno per quattro anni e 150 posti di lavoro diretti nonché effetti totali (diretti e indotti) sul PIL pugliese pari a 290 milioni di euro l'anno e a circa 2000 posti di lavoro. Nella fase poi di gestione operativa del Gasdotto si stimano 220 posti di lavoro complessivi all'anno (diretti e indotti) per 50 anni.
  Per quanto riguarda infine gli aspetti autorizzativi, solo una volta emanato il decreto di pronuncia di compatibilità ambientale a valle del parere della Commissione VIA del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico convocherà le riunioni della Conferenza dei servizi decisoria alla quale saranno invitati a partecipare tutti gli enti locali interessati. Si precisa infine che le norme prevedono che le autorizzazioni alla costruzione dei gasdotti siano emanate dal Ministero dello sviluppo economico di intesa con la Regione interessata.