CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 giugno 2013
45.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00180 D'Incecco: Sulla dotazione organica della casa circondariale di Pescara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La casa circondariale di Pescara registra attualmente la presenza di 322 detenuti e una forza di polizia penitenziaria che ammonta a 159 unità, a fronte di una previsione organica di 194 unità.
  La parziale scopertura dell'organico non incide, tuttavia, in modo apprezzabile sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario; lo stesso svolge, infatti, regolari turni di servizio e, solo in casi eccezionali, alcuni appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria sono chiamati ad effettuare, oltre al lavoro programmato, anche del lavoro straordinario; risulta, altresì, che la direzione dell'Istituto abbia dato esecuzione al piano ferie estivo senza alcun pregiudizio per i periodi di riposo concessi.
  Le condizioni di lavoro del personale penitenziario sono destinate, peraltro, a migliorare grazie alla recente attivazione del nuovo padiglione penale presso il quale è stato previsto un reparto a regime di custodia attenuata a trattamento avanzato, che implica un modello di sorveglianza dinamica che, oltre a migliorare le condizioni detentive, incide positivamente anche sui carichi di lavoro del personale.
  L'istituzione di un tale reparto è stata resa possibile dalla Circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 30 maggio 2012, mediante la quale sono state fornite le linee programmatiche dirette alla realizzazione di circuiti regionali nei quali la media sicurezza si caratterizza come un regime detentivo dove poter aumentare ed ampliare, progressivamente, gli spazi utilizzabili dai detenuti ed il tempo di permanenza al di fuori della camera di pernottamento, garantendo i diritti fondamentali dei detenuti ed incentivando le iniziative trattamentali ed i rapporti con la comunità esterna.
  I vantaggi di un regime penitenziario così configurato, se appaiono di immediata evidenza per la popolazione detenuta, sono, altrettanto, rilevanti ai fini della prevenzione degli eventi critici e del miglioramento dei compiti affidati alla polizia penitenziaria, non più ancorata al posto di servizio fisso.
  Attraverso tali nuove modalità detentive, si vuole pervenire a un sistema di controllo più efficace per assicurare l'ordine all'interno degli istituti; un sistema fondato sulla semplificazione, la razionalizzazione, la qualificazione dei carichi di lavoro, la distinzione dei livelli di competenza, la condivisione dei flussi informativi tra le diverse figure professionali; un sistema che, diversamente da quanto paventato dall'interrogante, fa proprio della conoscenza del detenuto il presupposto per qualsiasi tipo di intervento trattamentale o di sicurezza.
  Tanto premesso, si osserva che l'apertura del reparto a trattamento avanzato, dotato di 96 posti – reso possibile grazie al PROGETTO SPACE (acronimo per Sezione penale aperta centrata sull’empowerment), elaborato dal locale provveditorato regionale – ha richiesto, al fine di assicurare tutti i relativi servizi nelle due sezioni appositamente dedicate, un incremento di organico di complessive 27 unità così provenienti:
   n. 15 unità distaccate provvisoriamente, dal Provveditorato, da istituti penitenziari del distretto Abruzzo e Molise;Pag. 30
   n. 9 unità trasferite, dalla competente Direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, da altri Istituti del distretto Abruzzo e Molise;
   n. 3 unità attualmente distaccate, provvisoriamente, sempre da detta Direzione generale, da istituti della penisola posti fuori dal distretto Abruzzo e Molise.

  Inoltre, va rilevato che al termine del 166o corso di formazione per agenti di polizia penitenziaria, di prossima conclusione, sarà cura della competente Direzione generale del personale valutare, in un quadro d'insieme che tenga conto di tutte le esigenze a livello nazionale, la possibilità di incrementare ulteriormente il personale dell'istituto di Pescara.
  A questo riguardo, si osserva che il recente decreto ministeriale 22 marzo 2013 di ridefinizione delle piante organiche ha previsto per gli istituti penitenziari ricadenti nel provveditorato di Pescara una forza organica di 1.596 unità, che sarà ridistribuita tra le diverse realtà tenendo conto della particolare tipologia di istituto e della tipologia di utenza detenuta: anche in tale circostanza saranno sicuramente tenute nella giusta considerazione le necessità dell'istituto pescarese la cui attuale previsione organica potrebbe essere suscettibile di variazioni.
  Quanto, invece, all'altro reparto detentivo citato nell'interrogazione, trattasi di un «reparto di tutela mentale», composto da 5 camere detentive con ricettività di 6/8 posti, già completamente ristrutturato e la cui attivazione è prevista entro il prossimo mese di settembre.
  L'istituzione di tale reparto risponde a quanto previsto nell'Accordo raggiunto in sede di Conferenza unificata Stato-regioni in data 13 ottobre 2011, che prevede che ogni regione o provincia autonoma, attraverso i propri Dipartimenti di salute mentale, programmi – d'intesa con l'amministrazione penitenziaria – l'attivazione all'interno degli Istituti penitenziari ordinari di articolazioni del servizio sanitario, ovvero di specifici reparti sanitari esclusivamente dedicati alla assistenza psichiatrica, in grado di assicurare la tutela intramuraria della salute mentale con servizi di prevenzione e cura, al fine di impedire o attenuare il disagio dello stato detentivo.
  Relativamente, infine, alle attività lavorative in favore dei detenuti, si osserva che:
   i fondi assegnati all'istituto di Pescara ad inizio anno per la remunerazione del lavoro dei detenuti ammontano ad euro 157.769,00; di recente, su richiesta della Direzione della locale casa circondariale, il provveditorato ha disposto un ulteriore integrazione di euro 40.000,00;
   il capannone industriale (che è unico, mentre cinque sono le lavorazioni previste all'interno dello stesso), è stato attivato lo scorso anno, ha un'ampiezza di circa 2.400 mq e si estende su due piani:
    il piano terra è destinato ad ospitare lavorazioni industriali e al momento è ivi attiva un'officina di calzoleria con un progetto interamente finanziato dalla Cassa Ammende;
    nel prossimo mese di settembre sarà attivato un laboratorio destinato alla raccolta differenziata di rifiuti urbani non pericolosi che sarà gestito da una cooperativa sociale;
    il piano superiore è destinato allo svolgimento di corsi professionali e scolastici: attualmente è in corso di svolgimento un corso sulla dematerializzazione dei documenti della pubblica amministrazione con impiego di n. 10 detenuti.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00163 Magorno: Sulle circostanze relative alla morte ed alla scomparsa dei resti del corpo del signor Pompeo Panaro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La vicenda oggetto dell'interrogazione proposta dall'onorevole Magorno ebbe inizio il 28 luglio 1982, allorché il signor Pompeo Panaro, consigliere comunale di Paola (Cosenza) nelle file della D.C., scomparve dopo avere chiuso, verso le ore 21:00, il proprio negozio di generi alimentari, sito in Paola alla via Duomo; il Panaro si sarebbe dovuto recare, a bordo dell'autovettura Fiat 127 di proprietà di suo cognato Francesco Surace, ad un appuntamento con la moglie, che lo stava attendendo a Paola in piazza IV Novembre, dove però il Panaro non ebbe mai modo di giungere.
  La scomparsa di Pompeo Panaro venne denunciata dal fratello Francesco il successivo 30 luglio; nella medesima data, i carabinieri rinvennero in via Baracche, regolarmente parcheggiata e chiusa a chiave, l'autovettura Fiat 127 con la quale Pompeo Panaro si era allontanato dal suo negozio.
  In ordine alla scomparsa del Panaro venne aperto presso la procura della Repubblica di Paola il procedimento penale n. 1297/82, che non registrò particolari novità per circa un anno, sebbene il personale del commissariato di pubblica sicurezza di Paola, sulla scorta di notizie acquisite confidenzialmente (come tali non utilizzabili processualmente), ne avesse attribuito fin da subito la responsabilità ad affiliati al clan mafioso «Serpa».
  In data 15 giugno 1983, sulla base di altre notizie confidenziali e fonti anonime, vennero rinvenuti, in una località montana del comune di Paola denominata Trifoglio, alcuni resti del cadavere del Panaro, in particolare un osso omerale ed alcune ciocche di capelli, e parte degli indumenti che questi indossava quando fu ucciso, consistenti in frammenti di tessuto di pantaloni e biancheria intima, oltre a una penna e ad una lattina che aveva contenuto dell'olio per motore, recante tracce di liquido infiammabile.
  Nel corso di un ulteriore accesso effettuato sul luogo del ritrovamento il giorno successivo (16 giugno), vennero rinvenuti, così come riportato nella segnalazione che il commissariato di pubblica sicurezza di Paola trasmise alla procura della Repubblica, «frammenti ossei umani, verosimilmente di cranio, carbonizzati, un laccio di scarpa annodato a fiocco e un pezzo di tela verosimilmente residuo di scarpa estiva».
  Il successivo 20 giugno, il personale dello stesso commissariato di pubblica sicurezza ritornò in località Trifoglio e rinvenne i resti sgualciti di un pantalone di colore blu, una busta che aveva contenuto dei guanti da chirurgo e della carta da imballaggio recante la scritta «Farmacia Cilento Paola».
  Ulteriori ricerche furono esperite il 24 giugno, questa volta utilizzando alcune unità cinofile, e in tale occasione, nella terra rimossa, ove in precedenza erano stati trovati gli altri reperti, furono trovati una moneta canadese da 25 centesimi, una chiave e, nei pressi, un piccone con il manico spezzato, verosimilmente utilizzato da chi aveva proceduto all'occultamento del cadavere del Panaro.
  I predetti resti di indumenti e la chiave furono mostrati ai familiari dello scomparso, i quali, con riferimento ai primi, dichiararono che poteva trattarsi di parte Pag. 32degli indumenti indossati dal loro congiunto e che il loro congiunto il giorno della sua scomparsa calzava scarpe di tela di colore blu; con riguardo alla chiave, i familiari riferirono con certezza che si trattava di quella della porta d'ingresso di un magazzino di proprietà del Panaro sito in Paola alla via Marina.
  Furono svolti accertamenti anche presso la farmacia «Cilento» di Paola per risalire a chi avesse acquistato i guanti da chirurgo rinvenuti in località Trifoglio, ma con esito negativo.
  L'omicidio di Pompeo Panaro è stato oggetto di trattazione nell'ambito del procedimento penale n. 155/97, iscritto presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro – Direzione distrettuale antimafia, nell'ambito di un procedimento più ampio, riguardante le cosche mafiose della zona del Tirreno cosentino.
  In data 18 giugno 2004, il pubblico ministero richiese al GIP l'archiviazione della notizia di reato relativa all'omicidio del Panaro, da considerarsi infondata in ragione della ritenuta inidoneità degli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari a sostenere l'accusa in giudizio; con decreto del 28 giugno 2004, il GIP, condividendo le considerazioni svolte dal pubblico ministero, dispose l'archiviazione del procedimento.
  In data 19 febbraio 2013, il procuratore della Repubblica, sulla base dell'istanza di nuove indagini proposta da Paolo Panaro, figlio di Pompeo, avanzava richiesta di riapertura delle indagini preliminari e il GIP, condividendone le ragioni, autorizzava la riapertura delle indagini medesime.
  Il mese successivo il procuratore, anche sulla scorta di nuovi elementi forniti da Paolo Panaro, conferiva alla squadra mobile di Cosenza la delega a procedere a una più compiuta ricostruzione dei fatti.
  La squadra mobile di Cosenza dava esecuzione alla predetta delega riferendo con nota del 27 aprile 2013, dalla quale emergevano ulteriori temi di indagine che gli inquirenti stanno attualmente vagliando e sviluppando attraverso attività investigative tuttora in corso, come tali allo stato non divulgabili.
  Il contenuto del provvedimento conclusivo delle indagini preliminari verrà tempestivamente portato a conoscenza dell'interrogante.