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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 894 di giovedì 30 novembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 8,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Capelli è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2942 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili. Modifica alla disciplina dell'estinzione del reato per condotte riparatorie (Approvato dal Senato) (A.C. 4741) (ore 8,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal senato, n. 4741: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili. Modifica alla disciplina dell'estinzione del reato per condotte riparatorie.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 4741)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Il gruppo Socialista voterà la fiducia al Governo, anche se dobbiamo ancora una volta sottolineare l'abuso del ricorso a questo strumento nella legislatura. E se questa volta la richiesta di fiducia è giustificata dall'urgenza e dalla natura del provvedimento, che va necessariamente approvato entro l'anno, ci siamo trovati molte volte - troppe - a votare la fiducia su provvedimenti che avrebbero meritato un ampio dibattito parlamentare e non una semplice ratifica da parte della Camera. Allora, visto che il ricorso alla fiducia appare generalizzato e diffuso in maniera anomala, mi auguro che se ne voglia abusare anche su altri provvedimenti che stanno a cuore ai cittadini e che sarebbe opportuno approvare entro la fine della legislatura, primo fra tutti, ma non solo, il testamento biologico. E' chiaro, noi ribadiamo la nostra contrarietà al ricorso patologico, nel senso di eccessivo, alla fiducia, ma visto che ci sono tanti provvedimenti, usiamola questa volta per non vanificare il lungo lavoro che abbiamo fatto in questi anni.

Il collega Pastorelli entrerà più diffusamente nel merito di questo provvedimento, che contiene alcune misure che abbiamo fortemente sostenuto nelle scorse settimane. Tra gli elementi positivi, voglio esprimere soddisfazione per la decisione del Governo di correggere un grave errore contenuto nella riforma del codice penale, che consentiva di estinguere il reato di stalking con una semplice pena pecuniaria. Avevo segnalato la questione al Ministro Orlando nel corso di un question-time; il Ministro si era impegnato e sono felice che abbia mantenuto la promessa: la correzione è una risposta concreta ad un errore che avrebbe vanificato la capacità di deterrenza della norma, oltre che un messaggio di banalizzazione del reato di stalking.

Voteremo la fiducia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente. Annunciamo il nostro voto di fiducia e chiediamo di poter consegnare il testo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. È l'ennesima fiducia, Presidente, membri del Governo, in contemporanea alla Camera e al Senato, per blindare la politica economica di fine legislatura, accontentando molti, ma, per la stessa ragione, scontentandone altrettanti. È una questione di scelte: con 10 volte il Governo Letta, 66 il Governo Renzi, 29 il Governo Gentiloni, premier da poco meno di un anno - il 12 dicembre sarà un anno -, la fiducia è stata posta 105 volte da inizio legislatura. Berlusconi l'aveva posta 45, Monti 51, in totale la fiducia nella XVI legislatura era stata di 96 volte; qui non abbiamo ancora finito e, come ho appena detto, siamo a 150. Il punto è: chi ha fiducia in chi o, meglio ancora, chi non si fida di chi? È evidente che il Governo non si fida della sua maggioranza, quando è impegnata in un confronto democratico con una dialettica tutta parlamentare; non si fida, ma pretende fiducia, vero paradosso, che sconcerta il Paese.

Il Governo Gentiloni: il 42 per cento delle leggi sono passate con il voto di fiducia. È vero che siamo al di sotto della percentuale del Governo Monti, per il quale il 45 per cento delle leggi erano passate con il voto di fiducia, ma manca ancora il tempo necessario per colmarlo con le poche fiducie che mancano per superare il record Monti; il tutto all'insegna della velocità, dell'autoreferenzialità, della svalutazione sistematica del Parlamento. La fiducia, infatti, si è resa necessaria per velocizzare l'iter del decreto fiscale ed evitare ulteriori emendamenti e per questo il Governo ha blindato il decreto. C'è una promessa: che nella prossima legge di bilancio il Parlamento, la Camera, potrà fare qualcosa di più e di meglio, promessa tutta da verificare. Per questo motivo l'UDC non voterà la fiducia.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 4741)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Buongiorno, Presidente, grazie. Buongiorno al rappresentante del Governo. Presidente, l'abbiamo già ascoltato in questi giorni, ci sono un paio di aspetti che non ci convincono rispetto all'ennesima fiducia. Questo è evidentemente un passaggio tecnico, per cui abbiamo votato a favore di tutte le pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate qui alla Camera e, nello specifico, le rinnovo, Presidente, due aspetti: la decretazione d'urgenza, ancora ed ancora una volta. Prima, la collega Binetti ha ricordato quanto anche il Governo Gentiloni sta abusando del suo potere nei confronti del Parlamento, che, di fatto, con questa ennesima fiducia, è sempre meno sovrano e sempre meno capace di poter applicare delle scelte piuttosto che delle proposte emendative interessanti rispetto a quanto ci state e state facendo trangugiare con amaro calice agli italiani, ancora ed ancora una volta.

Dopodiché, Presidente, e passo al secondo aspetto, questo è ancora una volta un decreto cosiddetto omnibus: al Senato si passa da 20 a 63 articoli, senza la possibilità di poter emendare o quantomeno discutere del provvedimento stesso in uno dei due rami del Parlamento, ovvero la Camera dei deputati. Il decreto fiscale è stato deciso, cucinato e sfornato al Senato della Repubblica, qui alla Camera non abbiamo avuto la possibilità di toccare palla.

Per quanto riguarda i contenuti - è del tutto evidente che noi voteremo ancora “no” a questa ennesima fiducia -, i contenuti sono piuttosto scarsi. Al netto di alcune sottolineature, che cercherò brevemente di illustrare nel mio intervento, Presidente, la cosiddetta rottamazione non è niente altro che un ulteriore condono. Dobbiamo chiamare ancora una volta le cose con il proprio nome. Non c'è stato coraggio - e mi rivolgo al Governo - per quanto riguarda un'eventuale scelta da fare rispetto al rinnovo delle cosiddette agenzie fiscali, le agenzie fiscali che necessitano, evidentemente, è sotto gli occhi di tutti, di una revisione importante, per poi andare a riferire tutto quanto stanno facendo le agenzie fiscali - o non facendo le agenzie fiscali - nei confronti della cosiddetta casa madre, che è l'Agenzia delle entrate. Ecco, questa roba qui non è stata fatta, quindi un Governo che, per l'ennesima volta, fa soltanto dei meri annunci pubblicitari rispetto alla lotta all'evasione fiscale; sulla carta non si fa nulla rispetto all'evasione fiscale, non si fa nulla rispetto alla grande evasione fiscale. Andate probabilmente - anzi, senza il probabilmente - a prendervela con qualche artigiano, che evade qualche migliaio di euro all'anno, per propria sopravvivenza perché se no chiude, mentre - lo ripeto - la grande evasione fiscale non la toccate neanche di striscio e qui si poteva fare qualcosa, proprio con una revisione importante dello strumento delle agenzie fiscali.

Ieri abbiamo assistito, tutti quanti, ad una protesta, secondo me legittima, da parte degli operatori delle cosiddette sigarette elettroniche, le e-sig, perché mi pare, da quanto mi han detto, in una notte è stato infilato qualcosa al Senato, andando a premiare gli uni a danno di altri e non considerando che qui c'eran fuori centinaia, migliaia di persone, spesso rappresentate da ragazzi sotto i 40-45 anni, che, se tutto va avanti in questo senso - chiaramente noi ci auguriamo di no o speriamo che si sia quantomeno una fase emendativa importante, almeno nella legge di stabilità o almeno in quello che voi metterete dentro la legge di stabilità, che sarà il decreto mille proroghe, per evidenti motivi in termini di scadenza della legislatura -, dicevo, molti di questi ragazzi, molte di queste piccole imprese, si troveranno costretti a chiudere i battenti dal prossimo anno, perché ci sono e sono state fatte delle scelte a favore di alcuni e a scapito di altri, che, invece, hanno investito i propri denari rispetto ad un'attività a cui credono e a cui credevano.

Posso dirmi e possiamo dirci sufficientemente soddisfatti rispetto a quanto si è andato ad ampliare in termini di perimetro rispetto al cosiddetto equo compenso, anche se l'Antitrust, abbiamo capito e abbiamo visto, ha bocciato questo tipo di passaggio.

Una raccomandazione, se posso, umilmente: è chiaro che, in questo percorso, va tenuta in ampia considerazione anche la parte della pubblica amministrazione, che è stata sì messa all'interno del provvedimento o dell'allargamento in termini di steccato, come prima ricordato, dell'equo compenso, ma serve evidentemente controllare quanto paga la pubblica amministrazione, perché i casi di una pratica ad un euro sono emersi agli onori della cronaca anche qualche settimana fa. Una pratica, se non ricordo male, di un ingegnere o di alcuni ingegneri, pagata dalla pubblica amministrazione ad un euro. Quindi, questa effettivamente era una vergogna da sanare.

Magari, iniziate anche a pagare i cosiddetti debiti della pubblica amministrazione, per cui imprenditori che sono già strozzati da una crisi che perdura e perdura negli anni, da un lato, non riescono neanche, in questo senso, a vedersi pagata o pagate delle fatture da parte di colui o di colei, ovvero la pubblica amministrazione, che dovrebbe essere garanzia, quantomeno, di pagamento immediato. Quindi, anche su questo aspetto c'è da lavorare.

La misura - mi rivolgo al Governo - “Resto al sud” è una misura, secondo noi, anche qui, quasi sufficientemente interessante. Abbiamo visto che, però, con questo tipo di misure non si amplia tutto quello che effettivamente è lo schema in termini di welfare, in termini di lavoro al sud d'Italia: misure come queste ne erano già state fatte. Ricordo semplicemente che questa misura arriva sino ai trentasei anni: molto spesso, le persone a quaranta, quarantadue, quarantacinque anni sono ancora in famiglia perché non riescono a trovare un lavoro. Quindi, per quanto ci riguarda, è una misura che dovrebbe essere estesa comunque almeno per altri dieci o quindici anni di età in più rispetto ai trentasei anni ed, evidentemente, non soltanto al Sud, perché - lo rinnovo -, con questa crisi perdurante, probabilmente, il sud d'Italia inizia, forse, qualche regione più in su rispetto allo stesso Sud così comunemente inteso.

Male, molto male su Alitalia, ancora una proroga. Si va, di fatto, a sbattere sul concetto di impresa privata: non si capisce più oramai, con i vostri Esecutivi, quanto è privato e quanto è pubblico o, perlomeno, quanto si interseca rispetto alle due cose.

Chiudo, Presidente, ringraziandola e dicendo che, ovviamente - lo ripeto -, voteremo in modo assolutamente convinto contro questo tipo di riforma, contro questo tipo di decreto, contro queste che sono delle misure che, di fatto, vanno a scontentare molti per non accontentare nessuno. Non c'è stato il coraggio di una scelta importante, anche in pancia al decreto fiscale, per quanto riguarda alcuni totem fondamentali del nostro Paese, che, negli ultimi anni, da parte di Governi di centrosinistra, sono stati sbeffeggiati, derisi: parlo di pensioni, parlo - lo rinnovo - di welfare, parlo di gente, di pensionati, di esodati, di gente che vorrebbe andare in pensione, ma non riesce ad andare in pensione. Non avete scritto nulla rispetto a tutto questo che ci siamo appena detti. Anzi, il fondo per quanto riguarda gli esodati sarà ritoccato verso il basso, andando, di fatto, a toccare anche il numero di coloro che sono esodati, che vorrebbero legittimamente andare in pensione, perché il danno è vostro, chiudendo, di fatto, qualche numero in questo senso. Quindi, Presidente, lo rinnovo, convintamente voteremo contro la questione di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Grazie, Presidente. Signor Presidente, rappresentante del Governo, ancora una volta, in questa ormai consolidata forma di monocameralismo reale, ci troviamo a dover approvare un decreto, si può dire, a scatola chiusa. C'è stato un rituale abbastanza scontato in Commissione bilancio, ma senza un confronto reale.

Affrontiamo un decreto collegato, che, forse, sarebbe il caso di chiamare “anteposto”, alla legge di bilancio, e qui, forse, nella prossima legislatura, dovrebbe intervenire il Parlamento per configurare questo strumento inventato dalla prassi.

In uno scenario di ripresa, seppur non ancora sufficientemente consolidata, ci saremmo aspettati un decreto fiscale ed una manovra, che vedremo nelle prossime ore, in grado di accompagnare questo percorso di ripresa con strumenti effettivi di sostegno all'economia, alle imprese, alle professioni, mettendo in campo interventi in grado di colmare il divario attuale tra noi e gli altri partner europei. Attendevamo dal Governo Gentiloni, nonostante la fase critica, questa fase preelettorale, una manovra leggera, va bene, ma con una visione di medio-lungo termine in materia economica e finanziaria.

Non solo questo non è stato, ma siamo in presenza di un provvedimento che si può chiamare elettoralista senza offendere nessuno, in cui le poche risorse disponibili sono state frantumate in tanti interventi che accontentano un poco qua e un poco là. Avremmo voluto discutere e confrontarci, signor rappresentante del Governo, nel merito del provvedimento, sia su quello varato dall'Esecutivo che sulle parti che i colleghi senatori hanno aggiunto nelle notturne del Senato.

Avremmo voluto poter sentire in audizione anche il presidente Pitruzzella, che ha aspettato l'altro giorno per puntualizzare la sua posizione sul tema dell'equo compenso, potendogli magari chiedere come intenda lui tutelare i giovani professionisti che non hanno alcun potere contrattuale nei confronti, in primo luogo, della pubblica amministrazione e rischiano contratti iniqui e svilenti le professionalità.

Potevamo anche parlare delle norme introdotte al Senato sulle sigarette elettroniche, per citare uno dei tanti temi, per le quali si è aperta la strada ad un regime di tassazione e di licenze che rischia di far saltare 30 mila posti di lavoro.

Per quanto riguarda le clausole di salvaguardia e gli interventi sulle accise, ancora una volta, si butta la palla avanti, si rimanda di un anno: bene sterilizzare, ma nel 2019 e nel 2020, i nodi saranno al pettine.

Sulla rottamazione delle cartelle, ricordo solo che quando le opposizioni avevano, a suo tempo, già tentato di spiegare che i tempi ipotizzati erano troppo esigui e che per la maggior parte dei contribuenti il meccanismo rischiava di penalizzare tanti contribuenti, si è fatto finta di nulla. Ora, a fronte delle sballate previsioni - concludo, Presidente -, si corre ai ripari per fare cassa.

Sono alcune delle ragioni che ci portano, altre le consegnerò con l'intervento…

PRESIDENTE. Che è autorizzato a consegnare.

COSIMO LATRONICO. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Però, abbiamo proprio finito il tempo, onorevole Latronico.

COSIMO LATRONICO. …per confermare il voto contrario da parte della componente di Direzione Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Colleghi, Governo, il decreto che oggi convertiamo definitivamente in legge è la prima fondamentale tappa dell'ultima sessione di bilancio di questa legislatura che si sta per concludere.

La scadenza temporale non è certo indifferente per il nostro lavoro: si tratta, infatti, di una manovra che ha importanti implicazioni sul piano politico, sia per quanto è stato possibile fare sinora sia per i prossimi interventi che il nuovo Parlamento sarà chiamato a intraprendere, ovviamente nella sua totale libertà di azione, fin dalla primavera del 2018.

Come ormai capita da tempo - e non è un dato positivo per il funzionamento del nostro sistema parlamentare, che resta un bicameralismo perfetto -, il vero lavoro sul decreto è stato compiuto solo da una Camera, in questo caso il Senato, che ha provveduto a modificare e integrare quanto predisposto dal Governo nel decreto originario. Non neghiamo, però, di aver partecipato attivamente con le nostre proposte, anche attraverso i nostri rappresentanti al Senato, a detti lavori.

Va detto che il lavoro che hanno intrapreso i colleghi dell'altro ramo, appunto, e del Governo è stato in sostanza positivo, con il tentativo di stare per quanto più possibile nel merito delle questioni poste dal decreto stesso, senza eccessive esibizioni ideologiche e pregiudiziali, che non sarebbero state davvero accettabili in un momento come questo.

Maggioranza, opposizione e Governo hanno svolto i loro ruoli in modo costruttivo, migliorando, come detto, il decreto che oggi, di fatto, noi qui ratifichiamo non avendo avuto tempo e modo di intervenire direttamente attraverso i lavori della Commissione bilancio della Camera.

PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, grazie.

ROBERTO CAPELLI. Molte questioni sono state affrontate, non tutte risolte sicuramente, con la volontà di migliorare per quanto possibile la situazione delle persone, delle famiglie, delle imprese, dei territori in difficoltà, difficoltà causate da calamità naturali, terremoti e alluvioni.

Per fare solo un esempio, tra queste, porto quello della Sardegna, per la quale si è ottenuto un importante contributo relativamente al settore agropastorale, che da sempre è in forte difficoltà e che oggi soffre ancora di più anche per gli eventi (cambiamenti climatici, siccità prolungate, gelate improvvise), che riducono la capacità produttiva della terra e, quindi, mettono in difficoltà le stesse aziende agropastorali, oltre a discutibili scelte e regole di mercato.

Ma non si intende fare un discorso meramente territorialista. Gli interventi, come detto, sono stati numerosi ed importanti ed è per questo che voteremo la fiducia e il provvedimento stesso. Ma non per questo non possiamo tacere le mancanze che, a nostro parere, si sono registrate, sia nel decreto sia nell'intero sistema dei provvedimenti fiscali di questi anni. A fine legislatura è infatti giusto fare un punto della situazione ed esaminare anche le criticità che non sono state risolte. Le lasceremo in eredità alle prossime Camere.

È certo mancato, ad esempio, un intervento importante sul tema dell'IMU per la prima casa. Non è infatti pensabile continuare a non distinguere tra prime case. In Europa, infatti, accade esattamente questo: se si possiede una prima casa di pochi metri quadri, non si paga quanto se la suddetta prima casa è una specie di reggia. Non si tratta certo di attaccare la proprietà della casa, ma di una normale e razionale idea di equità fiscale, che non può ammettere che tutte le prime case siano uguali. È questo un punto che certamente il nuovo Parlamento dovrà affrontare, per ottenere maggiore equità tra i cittadini, ma anche un più efficace gettito fiscale.

Un'altra iniziativa che appare indispensabile realizzare, sempre a nostro parere, nella prossima legislatura, è l'attivazione di quello che abbiano definito contrasto di interessi e sul quale abbiamo presentato una proposta, che - lo comprendiamo - non si avrà sicuramente il tempo di discutere in questo fine legislatura e che abbiamo già ricordato al Governo anche in precedenti interventi di tipo fiscale. Ma questo tipo di iniziativa andrà sicuramente ripresa, proprio in funzione di una maggiore equità fiscale e di una reale lotta all'evasione fiscale, evitando quei micidiali condoni, che erano esaltati, in epoche non lontane, anche da esponenti di Governi, come mezzo per fare cassa, quasi giustificando gli evasori, costretti ad evadere per colpa delle troppe tasse presenti in Italia.

Non è certo questo il metodo che intendiamo appoggiare per motivi pratici, ma anche - scusate se ci permettiamo di usare queste parole - per una questione morale. Infatti, la lotta all'evasione fiscale è da fin troppo tempo un impegno che Governi e Parlamento affermano di volere affrontare. Si è trattato spesso di una sincera volontà, ma è del tutto chiaro che i risultati non sono stati sufficienti. Attuare una seria politica di contrasto all'evasione fiscale costituisce un elemento ineludibile per una politica che intende aiutare concretamente le fasce sociali più deboli della popolazione, quelle più esposte alle crisi, che ciclicamente colpiscono l'economia degli Stati e che vengono penalizzate fortemente da una evasione fiscale, che costringe lo Stato stesso a pesare su chi normalmente non può evadere un controllo fiscale, che quindi viene avvertito come ingiusto e penalizzante, con evidenti ricadute anche sul piano della coesione sociale, oltre che fortemente dannoso per lo Stato, che si vede privato di una parte non trascurabile delle entrate ad esso dovute, oltre che di molta credibilità nei confronti dei cittadini onesti che si vedono tartassati, proprio per la disonestà di coloro che dovrebbero pagare e sfuggono ai controlli e che, magari, vengono pure premiati con scudi fiscali di cattiva memoria. L'evasione comporta, come noto, effetti negativi molto pesanti, distorcendo l'allocazione delle risorse e interferendo con il normale funzionamento del mercato. Inoltre, essa altera l'equità e la progressività del sistema tributario e, infine, anche se spesso questo fattore viene colpevolmente trascurato, è sinergica alla corruzione e alla criminalità economica organizzata. Inoltre, chi non dichiara quanto dovuto, non soltanto ottiene per sé un vantaggio immediato in termini di maggiori disponibilità finanziarie, ma gode ingiustamente dei vantaggi dovuti dall'onestà di coloro che non vogliono, non possono, evadere le tasse. E per le imprese l'evasione genera condizioni di concorrenza sleale tra le imprese stesse, distorcendo le scelte economiche degli operatori, creando inefficienza nel sistema produttivo e fornendo ingiusti vantaggi a chi, con i soldi dell'evasione fiscale, può fare investimenti non possibili per chi onestamente ha assolto i propri doveri.Per queste ragioni, appare necessario un correttivo organico, come quello che noi proponiamo, quello del contrasto di interessi, ossia un meccanismo fiscale, che abbia come obiettivo la riduzione del prelievo sui cittadini, ma che contemporaneamente arruoli questi stessi cittadini contribuenti, rendendoli parte attiva di un'azione che, comportando maggior gettito fiscale, possa garantire servizi nuovi e più efficienti. Ciò sarebbe possibile, consentendo detrazioni in favore di chi, effettuando una determinata spesa per l'acquisto di un bene o di un servizio, paghi regolarmente, con ricevuta o fattura fiscale emessa dal fornitore del bene o dello stesso servizio. È fin troppo noto, infatti, che spesso fornitore ed utente si accordano per un pagamento fuori fattura o ricevuta, inferiore a quello che si avrebbe rispettando le regole. È noto a tutti che la domanda è: con fattura o senza? Il cliente risparmia qualcosa e il fornitore ha un incasso pieno, senza dovere tenere conto della parte da dare al fisco. La nostra proposta immagina di introdurre un meccanismo di contrasto di interessi, che preveda la possibilità di detrarre in dichiarazione dei redditi, fino a un massimo di cinque categorie di fornitori di beni e servizi e, quindi, di tipologie di spese estratte a sorte dall'Agenzia delle entrate. Possono essere approntati anche altri sistemi. E già esistono situazioni che evidenziano come la collaborazione dei contribuenti privati stia facendo emergere i redditi autonomi, che molto spesso faticano ad essere identificati. Nel momento in cui, infatti, si riconosce al compratore la possibilità di portare in deduzione dal proprio reddito una parte consistente del valore del bene e del servizio acquistato, si aumenta l'incentivo per il suddetto compratore a farsi rilasciare dal venditore un'evidenza fiscale, che sia essa fattura, ricevuta o scontrino.

Ma andiamo oltre, il tempo non consente ovviamente di fare un'esposizione dettagliata di questa proposta. Si tratta, comunque, di un intervento - questo, il decreto in esame - che durante questa la legislativa è stato spesso sollecitato con la nostra proposta. Ma non abbiamo avuto riscontri, per la difficoltà anche delle coperture che bisognerebbe rappresentare. Ci auguriamo che quest'idea possa essere ripresa e realizzata in tempi rapidi dal prossimo Parlamento. Sia la differenziazione dell'IMU che il contrasto di interessi sarebbero, infatti, due norme che avrebbero positive ripercussioni dal punto di vista fiscale. Per il momento, però, dobbiamo limitarci a quanto fatto finora, pur non negandoci una visione prospettica, sia per il futuro immediato (la legge di bilancio, appunto, che dovremo esaminare) sia per quello più lontano (la nuova legislatura). Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà la fiducia e, in seguito, darà voto favorevole anche alla conversione in legge del decreto fiscale in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Sottolineo anch'io, sebbene ormai sia diventato rituale, la grave anomalia di non potere discutere anche in questa Camera provvedimenti rilevanti, che fanno parte della manovra di bilancio, una pessima abitudine, che comunque vogliamo continuare a stigmatizzare. Il decreto che oggi viene convertito, attraverso l'ennesimo voto di fiducia, è parte di una manovra di finanza pubblica, che ha poi il pezzo principale in discussione e in approvazione al Senato.

Ritengo che, prima di entrare nel merito di alcuni contenuti di un decreto, che doveva essere fiscale, ma in cui evidentemente la parte fiscale è rimasta in parte marginale, perché si sono aggiunti tutta una serie di interventi, per carità, in alcuni casi anche utili - poi dirò - ma del più vario genere, vorrei richiamare anche in questa sede il quadro macro-economico, dentro il quale si inserisce la manovra di finanza pubblica e, in particolare, il decreto che stiamo affrontando, perché è rilevante, perché è dal quadro macro-economico che poi prende l'avvio questo decreto, come il disegno di legge di bilancio.

Un quadro macro-economico sul quale, a mio avviso, il Governo ha esercitato una lettura davvero eccessivamente autocelebrativa, che non critico sul piano, come dire, della propaganda politica, critico sul piano delle prospettive che lascia aperte, perché, a fronte di quella autocelebrazione, è evidente che poi non vengono aggrediti i nodi fondamentali che, invece, sarebbero dovuti essere affrontati dagli interventi di finanza pubblica.

Si è insistito molto, in queste settimane, sulla ripresa, sulle performance del PIL, ebbene, io vorrei ricordare il quadro dell'eurozona, perché quando un Governo si autocelebra in riferimento al dato del PIL, dovrebbe ricordare anche il contesto. Nel primo anno di Governo Renzi, l'economia, come dice il Presidente del Consiglio e l'ex Presidente del Consiglio, è ripartita: 0,2 per cento del PIL nel primo anno di Governo Renzi; peccato che nel resto dell'eurozona quella performance è stata di 1,2 per cento del PIL; nell'ultimo anno, alle spalle del Governo Gentiloni, quindi diciamo metà 2016, metà 2017, è vero, l'Italia ha fatto 1,5 per cento di PIL, l'eurozona in media ha fatto il 2,3 per cento.

E poi guardiamo anche i dati sull'occupazione: un milione di posti di lavoro in più, peccato che non si tratta di posti di lavoro, ma si tratta di occupati; gli occupati, secondo la definizione Eurostat, sono tali quando nella settimana della rilevazione lavorano almeno un'ora; un mare di precarietà: a fronte di questo milione in più di occupati, ci sono 1 miliardo e 200 milioni di ore di lavoro in meno, quindi occupazione precaria, occupazione part-time, involontaria, occupazione sfruttata e sottopagata, come evidenziano anche le cronache degli ultimi giorni. E anche qua, ora non ho tempo per richiamare tutti i dati, ma la performance del nostro mercato del lavoro, in relazione a quella dell'eurozona, è, come quella del PIL, largamente sotto la media. E allora servirebbe davvero poca autocelebrazione, prendere atto che l'Italia continua perché non è una novità degli ultimi quattro anni, è un trend che va avanti almeno da vent'anni, un ritardo - che si è cronicizzato - delle performance dell'economia italiana rispetto alla media dell'eurozona. La variabile sulla quale intervenire - l'abbiamo detto tante volte - è quella degli investimenti pubblici, perché ci sono centinaia di migliaia di micro, piccole imprese italiane, che vivono di domanda interna, che non ce la fanno se non riparte la domanda pubblica, se non ripartono gli investimenti pubblici utili, in piccole opere. E invece gli investimenti pubblici, anche in questa manovra, rimangono al palo.

Ovviamente, noi parliamo di una strategia keynesiana, non della sgangherata demagogia che sentiamo in questi giorni non solo da quelli che si suole chiamare populisti, ma anche dal PD di lotta, che, con una singolare contraddizione, fa il canto al PD di Governo.

Ma veniamo nel merito del provvedimento. Io voglio richiamare innanzitutto una norma vergognosa, lo dico, guardate, non uso in modo disinvolto questo aggettivo, però, sulla vicenda degli esodati si compie un atto davvero grave. A quel danno - inferto non dalla Ministra Fornero, perché è facile personalizzare, ma dal Governo di allora, da chi ha votato quella manovra e anche da chi non l'ha votata ma stava nei partiti che la hanno votata, come il sottoscritto - abbiamo cercato di porre rimedio sin dall'avvio della prima legge di stabilità della legislatura e avevamo costruito un fondo dedicato agli esodati, dove confluivano i risparmi delle varie salvaguardie che si sono succedute nel corso degli anni.

Quel fondo serviva a utilizzare i risparmi che si venivano a determinare nelle varie salvaguardie per poter estendere le salvaguardie. Ebbene, con questo decreto fiscale si compie uno scippo immorale nei confronti di quelle persone, si utilizzano circa 800 milioni, che sono stati risparmiati sulle salvaguardie e che sarebbero dovuti essere utilizzati per ulteriori salvaguardie. E invece quegli 800 milioni si utilizzano per altri scopi, non si fa nulla per migliaia di esodati che rimarranno dal 1° gennaio senza lavoro e senza reddito, non si fa nulla per migliaia di donne per le quali si sarebbe potuta estendere “Opzione donna” e si sarebbe potuto consentire - con un sacrificio individuale, perché quella soluzione implica un taglio della pensione – su base volontaria di andare in pensione. E invece quegli 800 milioni - che, ripeto, secondo una legge, costituiscono un impegno politico e morale preso da questo Parlamento all'avvio della legislatura - vengono destinati ad altro. E nelle misure pensionistiche, che sono state incluse con un emendamento nel disegno di legge di bilancio in discussione al Senato, il capitolo non viene affrontato, come tanti altri, ma qua c'è un danno in più, c'è un grave fatto politico, perché, ripeto, avevamo preso l'impegno di utilizzare quelle risorse per estendere le salvaguardie e questo credo sia un fatto grave che mina ancora di più la credibilità delle istituzioni rappresentative.

E poi, sull'equo compenso: una norma che abbiamo voluto fortissimamente in questi anni, che finalmente trova spazio nel decreto che si va a convertire, è una norma che è ancora insufficiente rispetto all'obiettivo e che, tuttavia, fa un passo avanti significativo, innanzitutto sul termine di principio. Ebbene, quella norma è sotto attacco da chi ancora è accecato dall'ideologia che vorrebbe vedere il diritto del lavoro come una branca del diritto commerciale. Tra chi vende lavoro e chi compra lavoro c'è una insopprimibile asimmetria, quindi quell'equo compenso va mantenuto, va mantenuto e va esteso.

E infine, altre norme importanti su Alitalia: colgo anche questa occasione per ricordare al Ministro Delrio e al Governo che hanno preso l'impegno, di fronte alle Commissioni riunite, trasporti e industria, di procedere a una soluzione unitaria per quanto riguarda Alitalia. Continuiamo a sentire ipotesi che contraddicono questa prospettiva e che sono inaccettabili per quanto riguarda il futuro di quell'azienda, per quanto riguarda 12 mila lavoratori solo della azienda stessa. Per tutte queste ragioni e per altre, sulle quali non mi sono potuto soffermare, ad esempio il pasticcio demagogico sul Corpo forestale dello Stato, dove si continuano a mettere delle toppe qua e là, dopo il disastro che abbiamo avuto quest'estate per l'improvvisazione con la quale si è proceduto a sopprimere un Corpo significativo. Per tutte queste ragioni, Sinistra Italiana-Possibile voterà contro la fiducia a questo provvedimento e contro il provvedimento stesso quando, più tardi, andrà al voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega voterà “no” alla fiducia e di certo questa non è una notizia, ovviamente. Non è una notizia quanto, invece, è una notizia, ci auguriamo, che questa sia l'ultima fiducia che quest'Aula sarà costretta a votare, perché ci auguriamo che subito dopo il voto sulla legge di bilancio, il Presidente della Repubblica, nel pieno delle sue prerogative, sciolga velocemente le Camere e ci rimandi al voto, permetta agli italiani di tornare al voto, perché di tutto abbiamo bisogno, l'Italia di tutto ha bisogno, tranne che continuare ad essere governata da un Esecutivo abusivo, non autorizzato da un voto popolare, a prendere scelte che stanno sempre più impoverendo l'Italia.

Perché, a differenza di quello che Matteo Renzi va a raccontare sul suo trenino in giro per l'Italia, trenino dove funziona tutto, perché su quel treno funziona tutto: i bagni sono puliti, si ferma nelle stazioni che, guarda caso, sono pulite, però poi il treno di Matteo Renzi è ben diverso dai treni, per esempio, dei pendolari, che ogni mattina vedono centinaia e centinaia di persone salire come se stessero salendo su una gabbia, dove diventa quasi difficile respirare, perché i treni passano sempre meno o dove, magari, si riesce a salire dopo ore e ore di attesa perché, appunto, di treni ce ne sono sempre meno rispetto a quelli che sarebbero necessari per garantire un sistema di trasporto pubblico degno di chiamarsi tale in Italia.

Dicevo che siamo stanchi di sentire che va tutto bene e siamo stanchi di sentire che l'Italia cresce. E poi basta guardare i dati e qualche collega prima di me li ha citati: i dati dicono che, se c'è un piccolo margine di crescita, quel piccolo margine ci vede ancora penultimi in Europa; quei dati ci dicono che in Italia ci sono milioni e milioni di poveri; quei dati ci dicono che in Italia il livello dell'occupazione è ancora in emergenza, c'è ancora un altissimo tasso di disoccupazione, che vede colpiti soprattutto giovani e donne; i dati ci dicono che gli anziani, dopo una vita di sacrifici, magari secondo qualche buon suggerimento - e, ovviamente, sono ironica in tal senso - da parte di qualche collega deputata del Partito Democratico, non trovandosi più una pensione dignitosa, magari gli viene suggerito di andarsi ad ipotecare la casa, pur di avere qualche soldo da poter spendere, magari per le proprie cure mediche.

Gli italiani sono stanchi di avere un Servizio sanitario nazionale che è sempre più difficile da usufruire, ad eccezione delle regioni virtuose del nord (penso alla Lombardia e al Veneto).

Gli italiani sono stanchi delle balle, sono stanchi di quelle balle che proprio il 4 dicembre 2016 - quasi un anno fa - hanno fatto sì che il referendum promosso da quel signore, che era il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fosse sonoramente bocciato.

In un anno la maggioranza non ha capito qual era il suono d'allarme che era stato inviato. Ha voluto continuare, in maniera presuntuosa e arrogante, ad approvare provvedimenti a colpi di fiducia, evitando che il Parlamento potesse discutere, tra l'altro permettendo al Parlamento anche, attraverso quella che è la naturale missione che il Parlamento ha di discussione, di elaborazione e di confronto, di evitare magari al Governo qualche brutta figuraccia, come quella sullo stalking, che il Governo ha commesso rendendo facile - e per fortuna glielo abbiamo evitato all'ultimo - e addirittura prevedendo che il reato di stalking fosse estinto con 1.500 euro. Cioè, avete cercato, in tutti i modi possibili e immaginabili, di impedire che il Parlamento potesse darvi una mano e, soprattutto, che i gruppi parlamentari dell'opposizione potessero darvi una mano ad evitare ulteriori brutte figure, ma anche questo avete negato.

E, allora, i soldi che diminuiscono per gli esodati, la trattativa su Alitalia di cui non si sa ancora nulla, i soldi che diminuiscono per le fasce povere, un decreto in cui c'è tutto e il contrario di tutto. Una cosa sola non diminuisce nell'azione di questo Governo: i soldi per l'immigrazione incontrollata, che sta continuando ad arrivare in Italia. Quei soldi non diminuiscono mai; diminuiscono sempre i soldi rivolti agli italiani, ma mai i soldi rivolti a chi arriva in Italia e che non ha diritto ad arrivare qui, sul nostro territorio nazionale.

Dicevo che tutti i numeri previsti all'interno di questo decreto dicono che avete continuato a fallire giorno dopo giorno. Allora, noi ci auguriamo che la vostra epoca sia finita, perché l'Italia ha bisogno di ben altro.

L'Italia innanzitutto ha bisogno di verità e non di balle; l'Italia ha bisogno di sapere esattamente come stanno le cose e non come le raccontano gli esponenti del Partito Democratico, più legati al loro segretario di partito su un trenino, o come le raccontano magari tante belle trasmissioni televisive asservite all'epoca renziana e similrenziana con Gentiloni - dico “simile” per non dire identica.

Gli italiani hanno bisogno di verità, gli italiani devono sapere come stanno le cose e voi, invece, puntualmente gliele nascondete; ma, soprattutto, gli italiani hanno bisogno di risposte serie, di risposte utili a risolvere i loro problemi e i problemi non si risolvono mettendo in un decreto qualche “normetta”, così, giusto per tamponare qualche situazione (vedi, per fortuna, il caso delle zone colpite dal terremoto, dove avete - li sì - ascoltato un appello fortissimo che è arrivato non solo dal gruppo della Lega Nord al Senato, ma anche dalla popolazione, di permettere a quei poveri terremotati di rimanere in quelle casette che si sono nel frattempo costruite, per poter rimanere sulla propria terra e non essere costretti a qualche container gelato).

Dicevo che si tratta di quegli italiani a cui serve dare una prospettiva e un futuro, di quei giovani a cui voi state permettendo di farsi la valigia e di andare fuori dall'Italia a cercarsi un lavoro, perché qui, purtroppo, non avete creato le condizioni per far ridecollare il piano dell'occupazione, come, del resto, un piano degno per le infrastrutture e per la politica industriale. È tutto fermo, è tutto immobile.

Quello che si muove è soltanto il tornaconto personale di qualcuno che oggi governa l'Italia e penso, per esempio, alla cosa assurda che avete inserito nel decreto fiscale, ossia la possibilità della proroga, fino a tre anni, dei vertici delle forze di polizia e delle forze dell'ordine, come a dire: sta per arrivare un nuovo Governo - perché lo sapete anche voi che arriverà un nuovo Governo di colore sicuramente diverso dal vostro -, però noi intanto blocchiamo i vertici con le persone che ci abbiamo messo noi, così continuiamo a controllare e a monitorare tutta una serie di attività.

Ecco, questo è Matteo Renzi, questo è il Governo Gentiloni, questa è la maggioranza di centrosinistra, con alcuni piccoli rivoli centristi, che sostiene tutto ciò. Un ignobile Governo che nulla ha risolto, un ignobile Governo che continua a pensare di poter prendere in giro gli italiani.

Allora, di fronte a tutto questo, noi non possiamo che riconfermare il nostro “no” convinto sul voto di fiducia, come sarà contrario il nostro voto sul provvedimento stesso. Noi ci auguriamo veramente di tornare presto al voto per dare una nuova opportunità al nostro territorio, alle nostre comunità locali, ai nostri concittadini, ma, soprattutto, a quei giovani che meritano ben altro rispetto a quello che hanno visto in questi anni di Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della fiducia posta dal Governo sul decreto-legge. Riconosciamo e condividiamo le ragioni d'urgenza che hanno indotto il Governo a mettere la fiducia. Abbiamo sentito, anche questa mattina, considerazioni abbastanza fuori dalla realtà. All'interno di questo decreto ci sono delle norme che devono assolutamente entrare in vigore all'inizio della prossima settimana, in particolare quelle sulle cartelle e quelle sul terremoto, e l'urgenza, quindi, è a favore dei cittadini e delle imprese e non del Governo.

Certo, non si è potuto lavorare alla Camera su questo decreto, ma abbiamo registrato e apprezziamo la disponibilità, espressa dal Governo in Commissione bilancio, ad intervenire su questo testo in sede di approvazione della legge di bilancio.

Certo, qualcuno dice sempre che ci vuole altro e che c'è ben altro che bisognerebbe fare. In realtà, qui dentro ci sono misure molto concrete, realistiche e utili.

Innanzitutto, ricordo le disposizioni relative all'introduzione di misure fiscali e, tra queste, la principale è la rottamazione delle cartelle, ovvero la definizione agevolata dei carichi con proroga delle rate scadute nel 2017 e l'estensione del beneficio ai carichi affidati fino al 30 settembre 2017; questo è a favore dei cittadini e delle imprese, non certo del Governo.

Un altro gruppo importante di misure interviene in tema di calamità naturali, sia per gli eventi sismici avvenuti nell'Italia centrale tra il 2016 e il 2017 che per il terremoto di Ischia del 21 agosto di quest'anno, sia con disposizioni di favore fiscale che con lo stanziamento di risorse per la ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici e delle infrastrutture.

Ricordiamo anche gli aumenti della dotazione finanziaria di alcuni fondi dedicati alle piccole e medie imprese e l'implementazione delle risorse economiche nei settori dei trasporti, come, ad esempio, l'assegnazione di risorse pari a 420 milioni agli investimenti nel settore ferroviario.

L'articolo 11 incremento il Fondo crescita sostenibile, viene destinato anche agli interventi a favore delle imprese in crisi di grande dimensioni che siano in stato di insolvenza, ai fini della continuazione di queste stesse attività e del mantenimento dei livelli occupazionali. Su questo nessuno si è soffermato, ma il Parlamento, in tutti questi anni, all'unanimità ha chiesto a gran voce che questi interventi ci fossero e finalmente ci sono.

In materia di strade, va segnalata l'introduzione di una specifica disciplina sul riaffidamento di alcune concessioni autostradali, nonché l'autorizzazione di spesa per la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali provinciali di connessione insistenti sul fiume Po.

Certamente, sul tema degli investimenti pubblici - mi riferisco all'intervento del collega Fassina - occorre fare di più. Oggettivamente manca il contributo degli investimenti pubblici alla crescita del PIL. Il PIL che cresce è dovuto sostanzialmente al lavoro che fanno le imprese, agli investimenti del settore privato, non a quelli del settore pubblico.

Da questo punto di vista, crediamo che un problema sia soprattutto legato alle norme; come la riforma del mercato del lavoro e della scuola hanno aiutato l'economia, così occorre rivedere, secondo noi, le norme sugli appalti, perché questa rigidità, che non consente, anche laddove ci siano le risorse, di poter fare le opere, diventa veramente un fattore di blocco del PIL. Riconosciamo la positività anche sugli interventi per il trasporto aereo e per cercare di far sì che Alitalia possa proseguire la sua attività, così come riteniamo di grande rilievo l'estensione alle imprese del settore dell'alta tecnologia della cosiddetta goldenpower governativa nelle società considerate strategiche: lo riteniamo un elemento importante di un Governo che torna a fare, anche su questo, politica industriale.

Abbiamo insistito al Senato - e l'abbiamo chiesto a gran voce - che venissero reintrodotte le disposizioni volte a garantire agli avvocati e a tutti gli altri professionisti lavoratori autonomi il diritto a percepire un equo compenso nei rapporti con clienti diversi dai comuni consumatori, ovvero con i clienti cosiddetti forti, come le banche e le assicurazioni. Questa battaglia la portiamo avanti da anni e siamo molto orgogliosi del fatto che oggi si possa concludere positivamente.

A questo riguardo, non condividiamo assolutamente le critiche dell'Antitrust, l'abbiamo già detto altre volte, anche in tema di concorrenza e liberalizzazioni. Mi chiedo: se non ci deve essere un equo compenso, cosa vuole l'Antitrust, che ci sia un compenso iniquo? Non credo che possa essere una soluzione. Troppo spesso le liberalizzazioni invocate anche dall'Antitrust intervengono unicamente su settori come le professioni e le piccole imprese, dove ci sono decine, se non centinaia, di migliaia di operatori, e normalmente si risolvono a favore di oligopoli e monopoli. Noi crediamo che la vera liberalizzazione sia per gli oligopoli e i monopoli, non certamente dove il mercato vede decine o centinaia di migliaia di soggetti che operano. Da questo punto di vista, crediamo che questa sia invece una grande misura positiva.

Riteniamo positive le norme per le Forze di polizia e le Forze armate: si incrementano i fondi per le assunzioni per l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Polizia penitenziaria e il Corpo della Guardia di finanza; aumentiamo la dotazione organica delle persone che ci proteggono, che proteggono la vita di tutti i cittadini ogni giorno, alle quali va il nostro grazie.

Sempre in tema di difesa e Forze armate, rifinanziamo le missioni internazionali, per 140 milioni, nel 2017.

Riteniamo importante ancora l'incremento delle risorse del Fondo sociale per l'occupazione per il periodo 2017-2025 (200 milioni per il 2017 e 150 negli anni successivi), a valere sulle risorse derivanti dai minori oneri derivanti dall'attuazione della cosiddetta ottava salvaguardia. A tale proposito, vorrei ricordare al collega Fassina che gli esodati non ci sono più! Sono passati oltre cinque anni dalla “legge Fornero”, sono tutti in quiescenza! Certo, qualcuno preferisce fare le salvaguardie agli “esodandi”, non agli esodati, noi invece riteniamo che le risorse vadano messe per le politiche attive del lavoro e, soprattutto, che vengano rivolte - ci auguriamo che in legge di bilancio su questo ci sia attenzione - alla decontribuzione per gli over 50 che perdono il posto di lavoro. Noi vogliamo le persone attive, quando possono esserlo, e su questo credo che si debba e si possa fare di più.

Infine, vorrei segnalare la fine dell'attuale regime di esclusiva della SIAE, questa sì una misura per la concorrenza e una grande liberalizzazione, non certamente quelle che intervengono sui carrozzieri e sui farmacisti.

Quindi, riteniamo che le misure contenute in questo decreto siano utili al Paese, un Paese che, grazie alle scelte e alle riforme di questi Governi e di quelli precedenti, è uscito, dopo anni di recessione e di stagnazione economica, da una grave crisi economico-sociale, che ha intaccato, con conseguenze negative, il nostro tessuto economico e produttivo e ha provocato un aumento grande del disagio sociale e delle disuguaglianze.

Il prodotto interno lordo è cresciuto, è cresciuto con numeri che non vedevamo da anni, così come è cresciuta l'occupazione. Questo non significa che noi crediamo che vada bene così, certamente c'è da fare ancora, c'è da fare tanto. Si è fatto tanto in questi anni; ho ricordato prima e ricordo nuovamente le riforme che hanno aiutato questa crescita, come la riforma della scuola e del mercato del lavoro, così come anche altre politiche, come Industria 4.0, un nuovo modello di politica industriale, e la realizzazione degli istituti tecnici superiori, che hanno dei dati assolutamente importantissimi in termini di occupabilità.

Oggi siamo fuori dalla recessione.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLO VIGNALI. Presidente, chiudo dicendo che certamente questo non basta, occorre implementare le politiche, soprattutto ricordarci un po' di più delle piccole imprese, che sono la nostra forza, lavorare sul debito pubblico e continuare a rivedere la spesa pubblica. Comunque, la ripresa del Paese c'è ed è consistente.

Noi siamo orgogliosi di questi risultati, non crediamo che i populismi o i benaltrismi servano a qualcosa, perché servono semplicemente a minare la fiducia, che invece è il vero fattore fondamentale ed essenziale per la convivenza civile e per l'economia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Presidente, il decreto per il quale è stato chiesto il voto di fiducia prelude alla legge di bilancio, che a giorni andremo ad esaminare, e sappiamo l'intreccio sostanziale che c'è fra i due atti. Speriamo che ci sia data la possibilità di discutere in quella sede, visto che oggi ci viene negata.

Tutte le nostre proposte non sono state prese in considerazione e oggi arriviamo qui con tanti problemi irrisolti, che pesano sul giudizio che andremo a esprimere sulla legge. Abbiamo detto in discussione generale alcuni dei punti critici e i motivi per cui non ci sentiamo di condividere le scelte fatte dal Governo e dalla maggioranza, soprattutto, ma non solo, sulla parte fiscale del decreto, a cominciare dal condono - perché tale è - sulle cartelle esattoriali: sorridono i grandi evasori e coloro che diligentemente hanno rispettato gli impegni con il fisco si sentono, ancora una volta, offesi dallo Stato, che non fa alcuna differenza fra i contribuenti onesti e chi, invece, non lo è.

Tutti i condoni, sanatorie e rottamazioni, a mio giudizio, rendono lo Stato più debole e sempre meno credibile nel rapporto con i propri cittadini. Ribadisco che per noi rimane fondamentale il dettato dell'articolo 53 della Costituzione, cioè che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Infatti, se così fosse, chi ha di più dovrebbe pagare di più, senza sconti o facilitazioni, per permettere allo Stato di garantire in modo solidale la tutela delle categorie più fragili, i giovani, le donne, per una politica sul lavoro che veda negli investimenti e non nei bonus la chiave di volta, e che possa garantire una scuola e una sanità pubblica universale ed inclusiva, garantendo il diritto a un'esistenza dignitosa, per un sistema previdenziale più giusto, soprattutto per i giovani e le donne.

In sintesi, l'impressione che riceviamo dall'esame di questo decreto è di un decreto omnibus, utilizzato per risolvere situazioni che necessitano di soluzioni - vedi le clausole di salvaguardia -, ma che a volte sono difficili da comprendere: una per tutte, il mandato ai vertici militari. E se arriviamo a capire che in un decreto come questo ci possono essere anche interventi apparentemente minori, utili a sanare improvvide decisioni, tipo l'uscita dei ragazzi dalle scuole medie, ci riesce più difficile capire la necessità di inserire la banda della Polizia penitenziaria. Dovevamo avere un occhio più disponibile, come da noi richiesto, per alcuni interventi più incisivi sul grande tema delle conseguenze del terremoto e delle alluvioni, soprattutto consentendo più flessibilità in ambito fiscale. Non voglio ripercorrere gli argomenti da me sostenuti in discussione generale; pur tuttavia ci sono questioni che non possono essere taciute e vorrei chiudere con una che mi sta particolarmente a cuore.

Vede, Presidente, ancora una volta si mortificano i comuni italiani, si tolgono loro ancora spazi di autonomia decisionale, ora anche quella di decidere su come procedere per il recupero dei propri tributi, si obbligano a rivolgersi ai concessionari anche per le funzioni di supporto all'accertamento ed alla riscossione sulle entrate, allo scopo di tutelare l'integrità dei bilanci e delle entrate dei comuni. Ma chi, meglio dei comuni, può tutelare l'integrità dei bilanci? Affidare ad un soggetto che, mi si lasci dire, non sempre è stato affidabile ed all'altezza del compito - anzi, in alcuni casi è stato determinante per mettere in crisi proprio quel bilancio che oggi si dice debba garantire -, insomma ancora una volta si incide in modo pesante, disconoscendo la pari dignità fra le istituzioni.

Abbiamo abolito le province in modo improvvido e frettoloso, con tutti i problemi annessi e connessi, solo per dire che si tagliavano delle poltrone, e mi si lasci dire che forse, più modestamente, si trattava di sedi e per giunta anche scomode. Ora diamo un altro colpo all'autonomia gestionale dei comuni. Ma vogliamo davvero minare l'ossatura istituzionale di questo Stato? Eppure vediamo quanto sia fondamentale e insostituibile il ruolo degli enti territoriali, quando occorre la presenza delle istituzioni per tanti eventi tragici che affliggono il nostro Paese e che lo Stato da solo non saprebbe gestire. Presenteremo emendamenti su questo tema in sede di bilancio, ci attendiamo dalla maggioranza e dal Governo l'attenzione che l'argomento merita.

L'ultima nota, relativa al rinnovo della concessione del gratta e vinci a Lottomatica. Siamo convinti che, per convenienza e trasparenza, sarebbe stato giusto procedere all'affidamento tramite gara, al di là della correttezza e del rispetto delle regole comunitarie e sulla legge degli appalti. Si poteva davvero pensare ad un incremento di entrata, ci abbiamo rinunciato a priori facendo oggettivamente un bel regalo a Lottomatica; di questi regali, noi vorremo ne facessimo meno, meglio se nessuno.

Voteremo “no” alla richiesta di fiducia da parte del Governo e lo faremo convinti, ma profondamente amareggiati, soprattutto perché in questi anni un pezzo di società ha visto, su temi fondamentali quali quelli della scuola, del lavoro, dell'ambiente e del fisco, una rottura con quel partito che anche noi pensavamo fosse il nostro. Abbiamo votato oltre cento fiducie in questa legislatura, e forse anche questa non sarà l'ultima, togliendo così al Parlamento la possibilità di svolgere il proprio ruolo. Non accettiamo il fatto di essere relegati al ruolo di passacarte, soprattutto su temi che rivestono un'importanza strategica per la vita della nostra gente.

Alcuni di noi, anche quelli che militavano in un altro partito, si sono visti più d'una volta costretti dalla propria coscienza a non votare tante delle fiducie richieste. Io, ed altri, non abbiamo votato la cosiddetta “Buona scuola”, l'Italicum, il famoso Jobs Act, fino, in dissenso con il partito di allora, a votare contro quello sciagurato referendum costituzionale del 4 dicembre. È del tutto evidente che, quando su una legge elettorale quale l'ultima si costringono le Camere a procedere con ben otto voti di fiducia, la rottura diventa insanabile.

Lavoreremo fino all'ultimo, a partire dai prossimi giorni, affinché si possano porre alcuni correttivi alla nuova legge di bilancio, che nelle prossime ore arriverà qui alla Camera, sui punti che riteniamo di particolare rilevanza; l'abbiamo detto ieri in discussione generale e lo ripetiamo oggi. Signor Presidente, per tutti questi motivi ribadisco il “no” alla fiducia, chiesta dal Governo sul decreto fiscale, del gruppo Articolo 1-MDP (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente. Anche il gruppo parlamentare di Forza Italia voterà contro la questione di fiducia, avendo letto e riletto questo decreto nel tentativo di trovare una ratio, una visione di medio periodo: nulla di tutto questo. L'unica ratio che informa il provvedimento in esame è quella del rinvio, del rinvio delle questioni nevralgiche, delle questioni più importanti per il Paese, dal tema del lavoro, al risanamento dei conti, alle tasse, alla prossima legislatura. Questo decreto è, ahimè, la fotografia di come, in questa legislatura, i Governi che si sono succeduti non siano stati in grado di affrontare e risolvere i problemi del Paese.

Con questo provvedimento ci si limita, infatti, a stanziare pochi spiccioli distribuiti in tanti settori, importi talmente bassi e polverizzati da risultare irrilevanti. Ben altro sarebbe stato, invece, il coraggio di concentrare le risorse, seppur poche, su un unico intervento: meglio fare una cosa grande bene che tante piccole cose, senza sortire alcune effetto. Se poi il tutto lo si fa in deficit e a debito, come da quattro anni a questa parte, allora, forse, sarebbe stato meglio addirittura non fare nulla.

Questa è la valutazione dal punto di vista economico. Già i colleghi hanno sollevato tutte le questioni, invece, di natura giuridica. Siamo di fronte, infatti, all'ennesimo decreto che viene esaminato in un solo ramo del Parlamento, in questo caso il Senato, e su cui poi alla Camera viene posta la questione di fiducia, ennesimo decreto collegato alla legge di bilancio, ma non si capisce quale legge, quella approvata in Consiglio dei ministri o quella che il Senato sta licenziando? Il provvedimento, in realtà molto modesto e destinato a non lasciare alcuna traccia in questo Paese, aveva semplicemente un duplice compito: quello di coprire i buchi di bilancio dello Stato 2017 e di realizzare risorse per la legge di bilancio 2018.

Allora, quali sono questi straordinari interventi? Beh, innanzitutto, la riapertura dei termini per il pagamento agevolato dei carichi fiscali, le liti fiscali pendenti e l'estensione dello split payment anche a tutte le società controllate dalla pubblica amministrazione. Questo si traduce, però, nell'ennesimo danno e nell'ennesima beffa per le nostre imprese, le quali avranno, di fatto, una nuova tassa sulla liquidità, che rischia di produrre una ulteriore riduzione di risorse nei confronti delle società fornitrici della pubblica amministrazione, che grazie alla liquidità proveniente dal pagamento dell'IVA riescono a far fronte, seppur temporaneamente, alla necessità di fondi.

Le maggiori entrate, poi, vengono utilizzate per anticipare una frazione della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, che arrivano pari pari alla prossima legislatura, essendo un tema assolutamente irrisolto. Da un lato, dunque, si rimanda la soluzione di problemi essenziali, preferendo lasciarla ai posteri, e dall'altro si insiste con una misura una tantum, pescando soldi dalla fiscalità generale, con interventi spot. Mentre noi veniamo da un week-end nel quale abbiamo incontrato le categorie, i sindacati, gli stakeholders, e la richiesta che sale dal Paese è quella di affrontare il tema della fiscalità generale, nella quale si dovrebbe avere il coraggio di privilegiare interventi di matrice strutturale e soprattutto volti a rispettare il principio costituzionale della progressività, per cui i benefici di natura pubblica dovrebbero essere destinati alle fasce socialmente più deboli e non spalmati in maniera uniforme sull'intera platea della popolazione. Ma i Governi di centrosinistra di questa legislatura hanno sempre utilizzato questa filosofia: il metodo di non risanare i conti, ma di appesantire la spesa pubblica distribuendo soldi a pioggia, piuttosto che elaborare politiche di sostegno socio-economico più mirate. E lo si è visto in tutti questi anni, con il rischio concreto di vanificare i timidi segnali di ripresa che oggi interessano l'Europa e molto meno l'Italia, la quale continua ad essere, pur con un segno più davanti alla crescita del PIL, il fanalino di coda in Europa.

La nostra economia è la più debole, segno inequivocabile della politica inefficace dei Governi di centrosinistra di questi anni, mentre, grazie alle iniezioni di liquidità della BCE, all'euro forte, al basso prezzo del petrolio, dal 2014-2015, la nostra economia avrebbe dovuto progredire in maniera più forte, come quella degli altri Paesi europei. Ma, da quando la sinistra ha preso il potere, le stime di crescita del PIL, sulle quali si fonda la strategia di politica economica del Governo, sono state ogni anno - mi si passi il termine - gonfiate, salvo poi doverle rivedere al ribasso e correggere i conti con misure più o meno sanguinose. Schema, questo, messo in piedi, da un lato, per avere più spazio di azione e varare tutti quei provvedimenti di stampa clientelare, come i bonus necessari a comprarsi il consenso, e, dall'altro, per edulcorare il rapporto deficit-PIL da sottoporre alla valutazione della Commissione europea, per poter così raccontare che l'Italia cresce e che aumentano gli occupati.

Il copione si ripete, puntualmente, ogni anno: a ottobre-novembre si fanno annunci mirabolanti e leggi di bilancio insostenibili e, poi, a giugno, si fanno i conti con la realtà e, allora, si cerca, non essendo stati in grado di risanare le condizioni economiche del Paese, di scaricare le responsabilità sulla cattiva Europa, che chiede la manovra correttiva.

Lo stesso si è visto per il pareggio di bilancio, che doveva essere anticipato, e, invece, poi, è stato, da ultimo, posticipato al 2020, per finanziare bonus che non hanno risollevato il numero degli occupati in questo Paese.

Una situazione difficile come quella italiana meritava una manovra sicuramente più accorta, in grado, quantomeno, di offrire al Paese politiche con una prospettiva di medio-lungo periodo e, invece, la direzione del combinato disposto del decreto fiscale e della manovra assume sempre più i termini di un provvedimento tampone, di una partita di giro, che blocca temporaneamente l'aumento dell'IVA, ma che non risolve le questioni del Paese.

E c'è un fatto di cui non ho sentito parlare in quest'Aula, rispetto al quale è grande la responsabilità del Governo: quello nei confronti dei terremotati delle zone del centro Italia. Sono diversi i provvedimenti nei quali si fa cenno, ma non si affronta la condizione dei terremotati che vivranno la stagione del Natale, delle feste natalizie, in tende, perché non si ha avuto il coraggio di rimuovere le macerie, di accelerare il censimento delle abitazioni danneggiate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e, rispetto alle richieste delle case in legno, su 3.500 siamo a 300-400 casette consegnate.

Ma dalle televisioni, dai telegiornali, la condizione dei terremotati è completamente scomparsa, perché questo Governo vuole parlare solo di cose positive e, quindi, preferisce dimenticare coloro che vivono da mesi, ormai da più di un anno, una condizione di precarietà, senza trovare dentro questo provvedimento le risorse vere, ingenti, per dare delle risposte.

Anche per questa ragione, noi riteniamo questo provvedimento una presa in giro, di una modestia assoluta dal punto di vista dei contenuti, improntato alla tecnica del rinvio. Per tutte queste ragioni, il nostro giudizio è profondamente negativo e il voto rispetto alla fiducia è, ovviamente, “no” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Interveniamo su questa fiducia: siamo arrivati, se non sbaglio, alla numero quarantadue, se sommiamo il Governo Renzi al Governo Gentiloni, dodici del solo Governo Gentiloni. Insomma, diciamo che è un vizio che i Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni non riescono a perdere. Vengono in Parlamento e ci portano dei “decreti macedonie”, nel senso che contengono di tutto, incostituzionali per questo motivo, che durante l'iter parlamentare vengono completati con una serie di misure altrettanto diversificate tra loro, che praticamente fanno perdere l'idea di quello che doveva essere il decreto originale e la mission per la quale viene fatto.

Questo decreto si chiama “decreto fiscale”: doveva contenere misure fiscali e si pensava fin dall'inizio che dovesse contenere solo le misure utili a disinnescare le famose clausole di salvaguardia. In realtà così non è, perché questo decreto non serve solo per trovare soldi, ma serve, soprattutto, a spendere soldi. E, siccome probabilmente siamo alla fine della legislatura e il Governo, la maggioranza, cerca di spendere a proprio vantaggio tutto ciò che può mettere in campo, praticamente, siamo di fronte a un Governo che, come le attività commerciali globali più conosciute, sta facendo il suo black friday: sta facendo i suoi sconti, le sue promozioni, per cercare di accalappiare qualche voto in più.

La cosa ci rende molto tristi. Perché ci rende tristi? Perché, al posto di salvaguardare l'identità, l'integrità, la crescita del nostro Paese - intendo crescita dal punto di vista del benessere dei cittadini -, si punta solo a erogare mancette per qualcuno, favori per qualcuno, giusto solo per prendere qualche voto in più. Questo non va bene, non va bene nell'interesse del nostro Paese.

Ma entriamo nello specifico di questo decreto fiscale. Partiamo dalla cosiddetta misura utile per le cartelle esattoriali. A noi fa piacere che molti cittadini trovino sollievo attraverso questa misura, con la quale riescono a spendere un pochino meno soldi, a risparmiare sulle famose cartelle Equitalia o ex Equitalia - chiamiamola un po' come ci pare -, ma non dimentichiamo però tutti quei cittadini che sono riusciti - e hanno spesso scelto - di pagare direttamente. Mi riferisco a quei cittadini che hanno scelto di pagare attraverso il famoso accordo bonario, con il quale, comunque, hanno accettato di pagare circa il 10 per cento di sanzioni. Ebbene, queste sanzioni non vengono pagate, invece, da quei cittadini che accettano di pagare, appunto, attraverso la rottamazione delle cartelle esattoriali.

Ci sembra veramente una misura che può dare fastidio a molti cittadini, a quei cittadini che, in realtà, magari, hanno a disposizione delle risorse per pagare questi debiti con il fisco. Ci lascia perplessi, perché non si può rendere strutturale - perché, alla fine, questo state facendo, la state rendendo strutturale - una misura che invoglierà i cittadini a non pagare le tasse: perché i cittadini che hanno pagato, appunto, attraverso gli accordi bonari, queste tasse nei tempi ristretti, senza neanche avere il tempo di controllare in modo approfondito quello che gli viene chiesto di pagare dall'Agenzia delle entrate oppure dagli altri enti impositori, sono rimasti fregati, perché hanno pagato il 10 per cento in più rispetto a coloro che, invece, hanno deciso di aspettare la classica misura - chiamiamola così - di salvaguardia per chi non ha potuto pagare prima, con la quale riceve un bello sconto sulle sanzioni. Infatti, non pagherà sanzioni.

È una cosa che veramente ci lascia molto perplessi, perché, oltre a questo, ricordiamo che ci sono altre misure, comunque, di natura fiscale delle quali beneficeranno molti cittadini. Ci riferiamo alla possibilità di pagare meno sanzioni per quelle somme detenute all'estero o per quelle tasse che avrebbero dovuto pagare su immobili detenuti all'estero. Anche qui, altri benefici, altre proroghe, cose che a noi non fanno per nulla piacere, perché in questi casi, secondo noi, bisogna comunque cercare di tutelare l'erario e anche di andare a cercare in modo più accurato chi per anni ha evaso il fisco.

Purtroppo, dobbiamo riconoscerlo: non mi riferisco alle cartelle esattoriali di Equitalia, ma mi riferisco a coloro che per anni hanno detenuto somme all'estero in modo, a volte, anche fraudolento. Secondo noi, dovremmo fare di più per migliorare i controlli e non fornire, ogni volta, un'opportunità per svincolarsi da questi obblighi.

Andiamo avanti. Parliamo delle agevolazioni per coloro che hanno subito una calamità naturale. Ebbene, a noi sembra di capire che queste misure vengano continuamente complicate, tanto da rendere necessario per forza, per un cittadino colpito da questi avvenimenti, doversi riferire a un tecnico molto esperto per capire quali siano le misure delle quali può beneficiare e il modo, soprattutto, per beneficiarne. Anche questa è una cosa che ci lascia un po' pensierosi per il fatto che, magari, molte misure potrebbero essere assolutamente semplificate.

Per non parlare, poi, di tutte le misure adottate nel campo delle infrastrutture, nel campo delle concessioni anche autostradali. Insomma, alla fine, ci sembrano veramente favori verso qualcuno o qualcosa, cosa che veramente avremmo potuto risparmiare.

Il decreto-legge fiscale, quindi, alla fine, che cos'è? Non è altro che un anticipo di quello che vedremo tra pochi giorni, un anticipo delle classiche mancette; le mancette che vedremo strutturate nella legge di bilancio che arriverà tra pochi giorni.

Ora state mettendo una fiducia qui, al Senato viene messa un'altra fiducia sulla legge di bilancio: una serie di fiducie finalizzate a legittimare o a cercare di legittimare un continuo, secondo noi, sperpero di risorse pubbliche a vantaggio di qualcuno.

Questo, purtroppo, lo si è visto in modo specifico ogni volta che si discute la legge di bilancio. Ora, sul decreto fiscale, noi non abbiamo potuto neanche intervenire. Sono stati compressi i tempi di discussione e non si è potuto neanche intervenire nella modifica di questo testo. È una cosa che delegittima il ruolo del Parlamento e della Camera dei deputati, una cosa che veramente ci lascia così, ci lascia con l'amaro in bocca. Con l'amaro in bocca, perché avremmo potuto veramente fare grandi cose.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pesco. Grazie.

DANIELE PESCO. Infatti, su un decreto del genere, si poteva intervenire, cercando di porre l'accento e puntare veramente i riflettori su quello che, secondo noi, è utile in questo momento, cioè cercare di aiutare il nostro Paese dal punto di vista delle attività produttive. Spesso si dimenticano i liberi professionisti, spesso si dimenticano le piccole imprese, spesso si dimenticano i cardini principali, su cui dovremmo intervenire, cioè il rispetto dell'ambiente tutelando le imprese. So che sono due cose che possono sembrare molto lontane tra loro, però agendo e veramente facilitando la possibilità di rispettare l'ambiente, attraverso nuove norme veramente finalizzate alle imprese e al rispetto dell'ambiente, si potrebbe veramente fare qualcosa. Sappiamo che noi, purtroppo, parliamo di visioni, di cose che possono essere rese attuabili, solo se vi è veramente una visione concreta e globale, su quello che si intende fare dal punto di vista fiscale e ambientale, cose che purtroppo vengono dimenticate e vengono ignorate da questo Governo.

Le potenzialità di fare grandi cose ci sono, ma spesso vengono utilizzate male, come ad esempio anche in ambito fiscale. Abbiamo visto che c'è stato un tentativo del Governo di rendere più trasparenti gli adempimenti fiscali. Mi riferisco al famoso invio telematico dei dati delle fatture, che verrà sostituito tra poco dalla fatturazione elettronica, cose di cui noi parliamo veramente da anni in questo Parlamento. Però vengono, come al solito, fatte male. Come al solito, dovete intervenire per cercare di porre rimedio, come in questo caso, con gli obblighi e con i termini di adempimento che vengono logicamente resi, per così dire, meno numerosi in parte. Ed è sempre un tentativo di cercare di andare incontro unicamente alle esigenze dei contribuenti, però allo stesso tempo mettendo in luce il fatto che purtroppo si è sbagliato e che si poteva fare le cose in modo assolutamente migliore.

Presidente, non aggiungo molto altro. Aggiungo solo il fatto che il Parlamento dovrebbe veramente cercare di impegnarsi nel fare delle norme più serie, più rispettose per i cittadini, ma soprattutto guardando avanti, guardando alla crescita del benessere dei cittadini della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paola Bragantini. Ne ha facoltà.

PAOLA BRAGANTINI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il testo del decreto-legge n. 148, il cosiddetto decreto fiscale, è costituito da numerose misure, coerenti rispetto agli obiettivi, ma piuttosto estese come ambiti di azione. Al corpo già piuttosto significativo di provvedimenti, si sono sommate alcune indicazioni, emerse nel dibattito avvenuto al Senato, andando a costituire un testo ancora più articolato.

Il cuore del provvedimento è, comunque, rivolto alla massima sterilizzazione possibile delle cosiddette clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti di IVA e di accise, previsti per il 2018. La disattivazione totale per il 2018 e la riduzione per il 2019 di questi aumenti viene realizzata con l'approvazione congiunta del testo in esame oggi e con l'articolo 5 della legge di bilancio, che occuperà, come di consueto, i nostri lavori di Aula e di Commissione da qui a fine anno. Per ottenere questo obiettivo, vengono destinati quasi 1,2 miliardi nel biennio 2018-2019 e i due provvedimenti, appunto studiati con azioni parallele, contribuiscono a migliorare anche i nostri saldi per il biennio.

La definizione agevolata dei carichi, cioè, insomma, la rottamazione delle cartelle, rivede poi alcune scadenze e consente allo Stato un rientro di crediti, che altrimenti rischiano di diventare inesigibili. Il contenzioso pregresso e potenziale, infatti, non consente un rientro di vecchi debiti, comunque iscritti nei bilanci, e costituisce un peso, che deve essere nostro obiettivo eliminare e anche prevenire. Si prevede la proroga delle rate scadute nel 2017 e l'estensione del beneficio ai carichi affidati fino al 30 settembre 2017.

Sul fronte del cosiddetto spesometro, che è stato fonte di grandi problemi per chi opera professionalmente e si è trovato di fronte ad un enorme peso burocratico da sostenere, si ritara lo strumento introdotto sperimentalmente, con l'obiettivo proprio di renderlo più agevole e sostenibile. Si stabilisce, quindi, la scadenza semestrale per le comunicazioni IVA e la disapplicazione delle sanzioni relative al primo semestre 2017.

Speciale attenzione viene rivolta ai territori coinvolti da terremoti e alluvioni. A Livorno, a Rosignano Marittimo e Collesalvetti, coinvolti nell'alluvione del 9 settembre 2017, ci si può avvalere della sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari. E, ad Ischia, colpita dal sisma in agosto, di una proroga. Sono contenute poi importanti proroghe per i territori colpiti dal sisma del centro Italia, riguardanti anche i contributi previdenziali e assistenziali, i mutui, la riscossione, e misure per i territori colpiti in Abruzzo, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

È da valutare positivamente la concessione, agli enti non commerciali, della possibilità di avvalersi dell'anticipo del credito d'imposta per gli investimenti pubblicitari anche on-line. Insieme agli articoli 5 e 8, che contengono misure fiscali vantaggiose per le ONLUS, si conferma così l'attenzione del Governo verso il mondo del terzo settore, oggetto della prima grande riforma complessiva, approvata dopo un grande lavoro da questo Parlamento e che sarà oggetto ancora per qualche tempo di decreti legislativi delegati.

Alcune norme riguardano direttamente l'ambito lavorativo, con l'incremento del fondo sociale per l'occupazione 2017-2025, con risorse derivanti da minori oneri. L'articolo 12-bis concerne i requisiti per il trattamento pensionistico di categorie professionali particolari, relative al settore della navigazione aerea. Ma queste materie meritano una sede più consona, quale la legge di bilancio, che tra breve esamineremo in quest'Aula.

Una novità interessante riguarda la SIAE, il cui monopolio termina con l'approvazione di questo testo. Per gestire i diritti d'autore, non potrà più operare solamente il soggetto SIAE, ma anche altri soggetti intermediari di gestione collettiva no profit. È una norma favorita dalle indicazioni dell'Unione europea, ma che va incontro anche ad una richiesta diffusa e sentita dal mondo della cultura e della musica. Naturalmente, in particolare, spinge verso meccanismi concorrenziali, che possono favorire un miglioramento del servizio di riscossione dei diritti d'autore, spesso vissuto come ostile e farraginoso dagli operatori.

Poi c'è il sostegno alle imprese e allo sviluppo. Si potenzia l'attività del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, con l'intervento di Cassa depositi e prestiti, per favorire la propensione, che già è in aumento, all'investimento. Rientrano nella platea di partecipazione ai confidi, come garanzia per gli investimenti, anche i liberi professionisti. Altre novità per loro, rispetto all'equo compenso e sulla possibilità di detrarre i contributi per le prestazioni assistenziali per gli enti bilaterali.

E, infine, c'è un capitolo molto ampio sul tema trasporti, infrastrutture e viabilità, un settore cruciale per costruire crescita e sviluppo. Si sblocca - da torinese mi corre l'obbligo di farlo notare - la possibilità di utilizzare un contributo straordinario, da parte della regione Piemonte, per GTT, l'azienda pubblica di trasporti di Torino. Per gestire una difficile situazione aziendale, questo contributo è un tassello essenziale. Ma senza il sangue freddo e la capacità di studiare un piano industriale serio da parte del comune di Torino, rischiamo di non colpire gli obiettivi. In questo senso, nell'interesse dei torinesi, noi facciamo la nostra parte, ma speriamo che tutti gli enti coinvolti facciano il proprio dovere.

È stata poi posta molta attenzione anche alle problematiche del cittadino consumatore. Abbiamo dovuto ristabilire per legge che il mese fa trenta giorni e non ventotto. Penso alla fatturazione delle bollette, per quanto riguarda la telefonia e altro, con i famosi ventotto giorni che diventano mensili oppure pluri-mensili, chiarendo una norma a vantaggio dei consumatori.

Il ritmo con cui ha ripreso a crescere il nostro prodotto interno lordo è costante. Questo più 1,5 per cento può indurci ad un cauto ottimismo, circa le prospettive economiche dei prossimi anni. La recessione e i segni meno sono alle nostre spalle. La riduzione del nostro deficit si stima possa arrivare nel 2020, che è davvero domani, al pareggio di bilancio. E il rapporto debito-PIL non può che migliorare in relazione al primo dato.

Il testo, in discussione oggi, accompagna l'ultima legge di bilancio di questo Governo e di questo Parlamento, mentre si disegnano i collegi elettorali. Mentre il settore dei sondaggisti e dei rilevatori delle opinioni è in gran fermento, il Paese cerca strumenti per superare gli anni della crisi, lunghi e dolorosi, nel quale il nostro mondo produttivo ha anche cambiato pelle, ma senza ancora trovare una marcia nuova, per ripartire con tutta la forza necessaria. La ripresa è ancora timida. Questo Parlamento può dire di avere convissuto con gli anni più difficili. Può dire di avere rappresentato un Paese in difficoltà, a tratti arrabbiato, ma sempre con una grande voglia di riscatto.

Ora ci troviamo ad una svolta: chi governerà, chi rappresenterà il Paese nei prossimi anni, avrà davanti un'economia con segni “più”, su cui puntare ed investire, a differenza di come ci siamo trovati a lavorare in questi anni noi. Se questi segni “più” sono rilevati e rilevabili, lo si deve alle azioni dei Governi che in questi anni, nonostante i marosi, hanno tenuto la barra dritta rispetto alla necessità di misure di sostegno della spesa, all'economia, al contenimento dei costi pubblici e della politica. Anche in questo decreto ci sono molti segnali rivolti ad un'economia reale, che vogliamo più forte e robusta. Molti altri segnali saranno contenuti...

PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, vogliamo urlare da un'ala all'altra... non lo so io. Prego.

PAOLA BRAGANTINI. Grazie, Presidente. Molti altri segnali saranno contenuti nella legge di bilancio. L'Italia che lavora e che scommette su se stessa: è questa l'Italia che ci piace di più ed è quella che merita sempre maggiore attenzione da parte della politica tutta. Ed è questa - ne sono convinta - che solleverà le sorti dell'economia del Paese e che rafforzerà questa timida ripresa, che oggi noi vediamo, e di conseguenza sosterrà anche un welfare più solido e insieme tutti coloro, tutti quei cittadini che di quel welfare hanno bisogno. Per tutti questi motivi e con questi auspici, il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ne approfittiamo per salutare gli alunni e i docenti della terza classe della scuola media di Chiusa, in provincia di Bolzano, che assistono i nostri lavori, grazie e benvenuti (Applausi).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 10,30, sospendo la seduta fino a tale ora. Prima, però, procediamo alla estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Pannarale. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,35.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4741)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Avverto, inoltre, che, a seguito della richiesta formulata con lettera, in data di ieri, dal Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, senatore Pier Ferdinando Casini, sarà consentita l'anticipazione del voto ai deputati componenti di tale Commissione.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere, così, più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio dalla deputata Annalisa Pannarale.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama. Invito, soprattutto, i colleghi a lasciare libero lo spazio ai colleghi affinché possano recarsi al voto.

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo spazio per passare grazie.

Colleghi, diciamo che siamo in una fase particolare, perché se c'è una prima chiama e c'è una seconda chiama e ci ritroviamo, di fatto, a fare una terza chiama mi sembra che ciò sia un po' esagerato.

Adesso concludiamo, però per il futuro pregherei, visto ci sono una prima e una seconda chiama, di essere presenti alla prima e alla seconda chiama, anche perché tutti quelli che erano presenti alla prima e alla seconda chiama sono penalizzati da tutti coloro che arrivano per la presunta terza chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti………………… 447

Votanti…………............. 446

Astenuti……………………1

Maggioranza…………… 224

Hanno risposto sì…………284

Hanno risposto no……….. 162

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Agostini Luciano

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Auci Ernesto

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Battaglia Demetrio

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Boccadutri Sergio

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bordo Michele

Borghi Enrico

Bosco Antonino

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bressa Gianclaudio

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Burtone Giovanni Mario Salvino

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capelli Roberto

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Caruso Mario

Casati Ezio Primo

Casellato Floriana

Casero Luigi

Cassano Franco

Castricone Antonio

Catania Mario

Cenni Susanna

Censore Bruno

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuperlo Giovanni

Currò Tommaso

D'Agostino Angelo Antonio

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Faraone Davide

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Galgano Adriana

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Garavini Laura

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Gelli Federico

Ghizzoni Manuela

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Giorgis Andrea

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Lainati Giorgio

La Marca Francesca

Lattuca Enzo

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Losacco Alberto

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Marzano Michela

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Monaco Francesco

Monchiero Giovanni

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nicoletti Michele

Oliaro Roberta

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Pagani Alberto

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Salvatore

Piepoli Gaetano

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rigoni Andrea

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Domenico

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rughetti Angelo

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sbrollini Daniela

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sgambato Camilla

Tabacci Bruno

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanetti Veronica

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Agostini Roberta

Airaudo Giorgio

Albini Tea

Allasia Stefano

Altieri Trifone

Archi Bruno

Attaguile Angelo

Baroni Massimo Enrico

Basilio Tatiana

Benedetti Silvia

Bernini Massimiliano

Bianchi Nicola

Biancofiore Michaela

Biasotti Sandro

Binetti Paola

Bonafede Alfonso

Bordo Franco

Borghesi Stefano

Bossi Umberto

Brescia Giuseppe

Brugnerotto Marco

Brunetta Renato

Busin Filippo

Busto Mirko

Buttiglione Rocco

Calabria Annagrazia

Capezzone Daniele

Capodicasa Angelo

Carfagna Maria Rosaria

Cariello Francesco

Caso Vincenzo

Castelli Laura

Castiello Giuseppina

Cesaro Luigi

Ciprini Tiziana

Ciracì Nicola

Colletti Andrea

Colonnese Vega

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Costantino Celeste

Cozzolino Emanuele

Crimi Rocco

Crippa Davide

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dall'Osso Matteo

D'Attorre Alfredo

Da Villa Marco

De Girolamo Nunzia

Del Grosso Daniele

Della Valle Ivan

Dell'Orco Michele

Di Battista Alessandro

Di Benedetto Chiara

Dieni Federica

D'Incà Federico

Distaso Antonio

Di Stefano Fabrizio

Di Stefano Manlio

Di Vita Giulia

Duranti Donatella

D'Uva Francesco

Fantinati Mattia

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferraresi Vittorio

Folino Vincenzo

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fraccaro Riccardo

Fucci Benedetto Francesco

Gagnarli Chiara

Galli Carlo

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gelmini Mariastella

Giacomoni Sestino

Giammanco Gabriella

Giordano Giancarlo

Giorgetti Alberto

Giorgetti Giancarlo

Gregori Monica

Grillo Giulia

Grimoldi Paolo

Guidesi Guido

Gullo Maria Tindara

Iannuzzi Cristian

Invernizzi Cristian

Kronbichler Florian

L'Abbate Giuseppe

Laboccetta Amedeo

Labriola Vincenza

Laforgia Francesco

Latronico Cosimo

Leva Danilo

Lombardi Roberta

Lorefice Marialucia

Lupo Loredana

Mannino Claudia

Marcon Giulio

Martino Antonio

Martino Pierdomenico

Marzana Maria

Matarrese Salvatore

Melilla Gianni

Micillo Salvatore

Mognato Michele

Molteni Nicola

Murer Delia

Nastri Gaetano

Nicchi Marisa

Nuti Riccardo

Occhiuto Roberto

Pagano Alessandro

Palese Rocco

Palmizio Elio Massimo

Parentela Paolo

Pesco Daniele

Picchi Guglielmo

Pili Mauro

Pini Gianluca

Piras Michele

Piso Vincenzo

Placido Antonio

Polverini Renata

Prataviera Emanuele

Prestigiacomo Stefania

Quaranta Stefano

Rabino Mariano

Ravetto Laura

Ricciatti Lara

Rizzo Gianluca

Romele Giuseppe

Rondini Marco

Rostan Michela

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sammarco Gianfranco

Sarro Carlo

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Scotto Arturo

Secco Dino

Sibilia Carlo

Simonetti Roberto

Sorial Girgis Giorgio

Spadoni Maria Edera

Speranza Roberto

Spessotto Arianna

Terzoni Patrizia

Toninelli Danilo

Turco Tancredi

Vacca Gianluca

Vallascas Andrea

Vargiu Pierpaolo

Vella Paolo

Villarosa Alessio

Vito Elio

Zappulla Giuseppe

Zoggia Davide

Si sono astenuti:

Cera Angelo

Sono in missione:

Adornato Ferdinando

Alfano Angelino

Alli Paolo

Amoddio Sofia

Artini Massimo

Baldelli Simone

Bellanova Teresa

Bianchi Dorina

Bobba Luigi

Bocci Gianpiero

Bonifazi Francesco

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bragantini Matteo

Brambilla Michela Vittoria

Caparini Davide

Castiglione Giuseppe

Causin Andrea

Cesaro Antimo

Cicchitto Fabrizio

Cirielli Edmondo

D'Ambrosio Giuseppe

Epifani Ettore Guglielmo

Fedriga Massimiliano

Fontana Gregorio

Gentiloni Silveri Paolo

Giachetti Roberto

Gozi Sandro

Grande Marta

La Russa Ignazio

Lorenzin Beatrice

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Meloni Giorgia

Paglia Giovanni

Palma Giovanna

Pannarale Annalisa

Rampelli Fabio

Romano Francesco Saverio

Scalfarotto Ivan

Scanu Gian Piero

Sereni Marina

Sottanelli Giulio Cesare

Taranto Luigi

Vignaroli Stefano

Zanetti Enrico

Zolezzi Alberto

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4741)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Vito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4741/92.

ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo solo per il rilievo che ha non tanto il mio ordine del giorno ma la questione che poniamo: con questo decreto è stato anche modificata la legge quadro sulle missioni internazionali, recentemente varata del Parlamento. È stata modificata, a mio giudizio, ma non solo, anche a giudizio della Commissione difesa, che ha inserito una apposita condizione non accolta dalla Commissione bilancio, nuocendo gravemente alle funzioni del Parlamento, nel senso che per le nuove missioni deliberate dal Consiglio dei ministri è prevista un'anticipazione di tesoreria pari al 75 per cento dell'importo della missione da finanziare prima del voto della Camera che autorizza la missione stessa, mentre per la prosecuzione di missioni già autorizzate, correttamente, l'anticipo di tesoreria viene dato entro dieci giorni dalla delibera della Camera che vota la relazione del Consiglio dei ministri.

Quindi è un gravissimo vulnus, una disparità fra le nuove missioni e la proroga delle vecchie missioni a danno delle nuove missioni, che sono proprio quelle sulle quali, invece, sarebbe necessario attendere la pronuncia del Parlamento sulla delibera del Consiglio dei ministri. Era questo lo spirito della legge quadro che ha inteso porre fine alla prassi dei decreti-legge di proroga delle missioni internazionali che mettevano il Parlamento di fronte al fatto compiuto. Credo che si sia trattato di un errore in buona fede, anche se pare strano che si facciano due modifiche espresse alla legge quadro e che queste modifiche avvengano con decreto-legge in materia fiscale, ma tant'è. L'ordine del giorno impegna il Governo a modificare questo punto della legge quadro già con la prossima legge di stabilità. Ripeto, non è una questione di parte, è una questione di funzione e rispetto del ruolo del Parlamento, mi auguro che il Governo lo voglia accogliere, ma soprattutto che con la prossima legge di stabilità, già a partire dalla settimana prossima, si riesca a sanare questo vulnus ai danni dell'intero Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, devo dire che questa votazione degli ordini del giorno viene in un momento particolare e a una settimana prima dell'inizio della discussione dell'ultima legge di bilancio di questa legislatura alla Camera dei deputati. Devo anche dire che tutti gli ordini del giorno presentati contengono moltissimi spunti interessanti e degni di approfondimento; alcuni, degli spunti interessanti, altri degli impegni, tipo quello citato adesso dall'onorevole Vito, che richiede un'azione già la settimana prossima, nel senso che per noi l'ultima possibilità è quella di intervenire la settimana prossima.

Visto che tanti di questi ordini del giorno, come dicevo, hanno spunti interessanti, molti sono importanti e molti intervengono su temi che trovano una visione unanime di quest'Aula, come interventi a sostegno di alcune categorie disagiate, su cui c'è sicuramente la necessità di intervenire e su cui si dovrà cercare di intervenire dalla settimana prossima, come dicevo, il Governo, visti anche i tempi, il fatto che si sta in questo momento votando la legge di bilancio al Senato, quindi molti elementi sono già stati affrontati nella stessa al Senato (poi vedremo se sono stati risolti o meno) e altri dovranno essere affrontati o rivisti nella stessa legge di bilancio qui alla Camera la prossima settimana, ritiene di accogliere come raccomandazione tutti gli ordini del giorno, come momento di apertura e dialogo al confronto che ci sarà dalla prossima settimana che durerà due settimane, confronto che sarà sicuramente importante e serio per il futuro del Paese. Quindi, tutti gli stimoli verranno considerati, se ne terrà conto, verranno valutati, e su questi temi si aprirà sicuramente un momento di confronto e di dialogo.

PRESIDENTE. Colleghi, per lo svolgimento ordinato dei nostri lavori, proporrei questo: se non ho inteso male, signor Viceministro, c'è un accoglimento come raccomandazione - così con le premesse che sono state individuate - da parte del Governo su tutti gli ordini del giorno; adesso elencherò nome per nome, così capiamo come vanno le cose, e se qualcuno non accetta la riformulazione del Governo alza la mano e si fa vedere. Chi non accetta è pregato di manifestarsi, perché è chiaro che, se non accetta l'ordine del giorno, verrà messo ai voti con il parere contrario del Governo, in quel caso come di consueto.

Prendo atto che i colleghi del Partito Democratico accettano l'accoglimento come raccomandazione dei loro ordini del giorno.

Quindi, ordine del giorno D'Incecco n. 9/4741/1, è accettato come raccomandazione. Ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4741/2, va bene; ordine del giorno Gribaudo n. 9/4741/3, va bene; ordine del giorno Mannino n. 9/4741/4

LARA RICCIATTI. Signor Presidente, nel suo interesse, nell'interesse dei lavori e delle tempistiche di quest'Aula, il gruppo di Articolo-1 accetta tutte le raccomandazioni che il Vice Ministro ha voluto rivolgere ai nostri ordini del giorno, con una raccomandazione, però, questa per rispetto anche del lavoro parlamentare: che ci sia innanzitutto un'apertura vera, sia nei termini di contenuto sia nei termini di tempo e di rispetto del lavoro parlamentare, sia in Commissione bilancio sugli emendamenti alla legge di bilancio sia in quest'Aula, perché oggi è stata posta la fiducia, quindi strozzando merito e tempistiche delle prerogative parlamentari. L'apertura di credito sui lavori è quella di accogliere tutte le raccomandazioni, con la speranza che, con la legge di bilancio, però, non avvenga quello che è successo oggi (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto bisogna sapere dall'onorevole Mannino se accetta il parere del Governo, ma non la vedo, non c'è.

Ordine del giorno Laforgia n. 9/4741/5, va bene; ordine del giorno Speranza n. 9/4741/6, va bene; ordine del giorno Albini n. n. 9/4741/7, va bene; ordine del giorno Pierdomenico Martino n. 9/4741/8, va bene; ordine del giorno Zoggia n. 9/4741/9, va bene; ordine del giorno Bersani n. 9/4741/10, va bene; ordine del giorno Martelli n. 9/4741/11, va bene; ordine del giorno Giorgio Piccolo n. 9/4741/12, va bene; ordine del giorno Piras n. 9/4741/13, va bene; ordine del giorno Zappulla n. 9/4741/14, va bene; ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/4741/15, va bene; ordine del giorno D'Attorre n. 9/4741/16, va bene; ordine del giorno Nicchi n. 9/4741/17, va bene; ordine del giorno Kronbichler n. 9/4741/18, va bene; ordine del giorno Ragosta n. 9/4741/19, va bene; ordine del giorno Zaratti n. 9/4741/20, va bene; ordine del giorno Stumpo n. 9/4741/21, va bene; ordine del giorno Zaccagnini n. 9/4741/22, va bene; ordine del giorno Capodicasa n. 9/4741/23, va bene; ordine del giorno Folino n. 9/4741/24, va bene; ordine del giorno Franco Bordo n. 9/4741/25, va bene; ordine del giorno Quaranta n. 9/4741/26, va bene; ordine del giorno Mognato n. 9/4741/27, va bene; ordine del giorno Murer n. 9/4741/28, va bene; ordine del giorno Fossati n. 9/4741/29, va bene; ordine del giorno Cimbro n. 9/4741/30, va bene; ordine del giorno Fontanelli n. 9/4741/31, va bene; ordine del giorno Duranti n. 9/4741/32, va bene; ordine del giorno Bossa n. 9/4741/33, va bene; ordine del giorno Melilla n. 9/4741/34, va bene; ordine del giorno Carlo Galli n. 9/4741/35, va bene; ordine del giorno Scotto n. 9/4741/36, va bene; ordine del giorno Epifani n. 9/4741/37, va bene; ordine del giorno Fava n. 9/4741/38, va bene; ordine del giorno Rostan n. 9/4741/39, va bene; ordine del giorno Sannicandro n. 9/4741/40, va bene; ordine del giorno Lacquaniti n. 9/4741/41, va bene; ordine del giorno Ferrara n. 9/4741/42, va bene; ordine del giorno Ricciati n. 9/4741/43, va bene; ordine del giorno Simoni n. 9/4741/44, va bene; ordine del giorno Matarelli n. 9/4741/45, va bene; ordine del giorno Formisano n. 9/4741/46, va bene; ordine del giorno Leva n. 9/4741/47, va bene; ordine del giorno Marzano n. 9/4741/48 va bene; ordine del giorno Baldelli n. 9/4741/49, va bene; ordine del giorno Miotto n. 9/4741/50, va bene; ordine del giorno Baruffi n. 9/4741/51, va bene; ordine del giorno Rigoni n. 9/4741/52, va bene; ordine del giorno Boccadutri n. 9/4741/53, va bene; ordine del giorno Gebhard n. 9/4741/54, va bene; ordine del giorno Alfreider n. 9/4741/55, va bene.

Ordine del giorno Miccoli n. 9/4741/56, va bene. Ordine del giorno Scuvera n. 9/4741/57, va bene. Ordine del giorno Gnecchi n. 9/4741/58, va bene. Ordine del giorno Cenni n. 9/4741/59, va bene. Ordine del giorno Rotta n. 9/4741/60, va bene. Ordine del giorno Nesi n. 9/4741/61, va bene. Ordine del giorno Lavagno n. 9/4741/62, va bene. Ordine del giorno Latronico n. 9/4741/63, va bene. Ordine del giorno Tino Iannuzzi n. 9/4741/64, va bene. Ordine del giorno D'Arienzo n. 9/4741/65, va bene. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4741/66, va bene. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/4741/67, va bene. Ordine del giorno Fiorio n. 9/4741/68, va bene. Ordine del giorno Dallai n. 9/4741/69, va bene. Ordine del giorno Sottanelli n. 9/4741/70, va bene.

Ordine del giorno Moscatt n. 9/4741/71, va bene. Ordine del giorno Vargiu n. 9/4741/72, va bene. Ordine del giorno Carrescia n. 9/4741/73, va bene. Ordine del giorno Catalano n. 9/4741/74, va bene. Ordine del giorno Menorello n. 9/4741/75, va bene. Ordine del giorno Galgano n. 9/4741/76, va bene. Ordine del giorno Mucci n. 9/4741/77, va bene. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4741/78, va bene. Ordine del giorno Pastorelli n. 9/4741/79, va bene. Ordine del giorno Binetti n. 9/4741/80, va bene.

Ordine del giorno De Rosa n. 9/4741/81, va bene. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/4741/82, va bene. Ordine del giorno Crippa n. 9/4741/83, va bene. Ordine del giorno Gallinella n. 9/4741/84, va bene. Ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/4741/85, va bene. Ordine del giorno Basilio n. 9/4741/86, va bene. Ordine del giorno Micillo n. 9/4741/87, va bene. Ordine del giorno Daga n. 9/4741/88, va bene. Ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/4741/89, va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4741/90 credo che Biancofiore invece voglia intervenire.

MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, solo per ringraziare in questo caso il Governo per aver accolto come raccomandazione questo ordine del giorno fondamentale, perché la mia terra rischia di travalicare ancora una volta le regole e di non voler addivenire ad una gara pubblica per l'assegnazione di un'importante infrastruttura internazionale viaria italiana, che vale 11 miliardi di euro e che inspiegabilmente il Partito Democratico vuole…Vuole evadere ovviamente la gara, e vuole dare in concessione con uno strumento peraltro in realtà molto poco confacente a quelle che sono le regole del mercato. Io certo vorrei l'assegnazione alla mia terra e al territorio della concessione autostradale, ma la vorrei secondo le regole. Grazie; mi riservo di parlarne sulla legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, stavo risolvendo un altro problema, non ho seguito: lei accoglie la riformulazione? Grazie, mi scusi.

Ordine del giorno Occhiuto n. 9/4741/91, presumo che vada bene, onorevole Occhiuto? Va bene.

Ordine del giorno Vito n. 9/4741/92, va bene la riformulazione?

Ordine del giorno Laffranco n. 9/4741/93, va bene la riformulazione? Presumo di sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4741/94, l'onorevole Russo invece vuole intervenire.

PAOLO RUSSO. Presidente, per chiedere sommessamente al Governo, che vedo autorevolmente rappresentato, di valutare se mutare questa raccomandazione in accoglimento pieno dell'ordine del giorno. Si tratta di una vicenda che riguarda le certificazioni antimafia per 800 mila imprese agricole, sottoposte ad un inutile vessazione che comporterà il disimpegno di importanti risorse destinate all'Italia e agli agricoltori italiani, risorse che saranno restituite all'Europa. Credo in questo senso, nel rispetto di tutti gli ordini del giorno, che forse questo merita una particolare attenzione per la specificità della materia.

PRESIDENTE. Non mi pare di vedere una diversa opinione da parte del Governo, quindi lo accoglie comunque come raccomandazione? Sta bene.

Ordine del giorno Biasotti n. 9/4741/96, va bene. Ordine del giorno Palese n. 9/4741/97, va bene.

Ordine del giorno Bergamini n. 9/4741/95, va bene, presumo? Va bene.

Ordine del giorno Carra n. 9/4741/98, va bene. Ordine del giorno Burtone n. 9/4741/99, va bene. Ordine del giorno Marrocu n. 9/4741/100, va bene. Ordine del giorno Cardinale n. 9/4741/101, va bene. Ordine del giorno Pannarale n. 9/4741/102, va bene. Ordine del giorno Pellegrino n. 9/4741/103, va bene. Ordine del giorno Paglia n. 9/4741/104, va bene. Ordine del giorno Daniele Farina n. 9/4741/105, va bene. Ordine del giorno Placido n. 9/4741/106, va bene. Ordine del giorno Gregori n. 9/4741/107, va bene. Ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/4741/108, va bene. Ordine del giorno Becattini n. 9/4741/109, va bene. Ordine del giorno Morani n. 9/4741/110, va bene.

Ordine del giorno Patrizia Maestri n. 9/4741/111, va bene. Ordine del giorno Coppola n. 9/4741/112, va bene. Ordine del giorno Venittelli n. 9/4741/113, va bene. Ordine del giorno Romanini n. 9/4741/114, va bene. Ordine del giorno Caparini n. 9/4741/115? Colleghi della Lega, va bene? Anche l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4741/116? Sta bene.

Ordine del giorno Rondini n. 9/4741/117, va bene. Vanno bene tutti? Ordine del giorno Busin n. 9/4741/118, va bene. Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4741/119, va bene. Ordine del giorno Fedriga n. 9/4741/120, va bene.

Ordine del giorno Saltamartini n. 9/4741/121, va bene. Ordine del giorno Simonetti n. 9/4741/122, va bene. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4741/123, va bene. Ordine del giorno Allasia n. 9/4741/124, va bene. Ordine del giorno Attaguile n. 9/4741/125, va bene. Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4741/126, va bene. Ordine del giorno Invernizzi n. 9/4741/127, va bene. Ordine del giorno Altieri n. 9/4741/128, va bene. Ordine del giorno Castiello n. 9/4741/129, va bene. Ordine del giorno Molteni n. 9/4741/130, va bene.

Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4741/131, va bene. Ordine del giorno Picchi n. 9/4741/132, va bene. Ordine del giorno Pagano n. 9/4741/133, va bene. Ordine del giorno Fauttilli n. 9/4741/134, va bene. Ordine del giorno Fanucci n. 9/4741/135, va bene.

Ordine del giorno Bueno n. 9/4741/136… Bueno? Onorevole Bueno? Va bene la raccomandazione? Sta bene.

Ordine del giorno Terzoni n. 9/4741/137… Prego, onorevole Terzoni.

PATRIZIA TERZONI. Sì, l'accetto come raccomandazione, però vorrei fare un appunto su tutti gli ordini del giorno sulla questione del terremoto: sono accettati come raccomandazioni, si sa che nella legge di bilancio ci sarà una finestra aperta proprio per il terremoto, quindi io spero che queste raccomandazioni siano un impegno serio per poi approvare gli emendamenti nella legge di bilancio. E, inoltre, l'ultimo ordine del giorno, che è quello per cui sono intervenuta, è un caso molto particolare, perché non si può aspettare il nuovo Governo per indire i tavoli di crisi industriale.

PRESIDENTE. Onorevole Terzoni, le chiedo scusa… Sì, ecco.

PATRIZIA TERZONI. Quindi, per favore di mettere una particolare luce su questa questione e portarla avanti.

PRESIDENTE. Colleghi, devo una precisazione. Tutto quello di cui abbiamo parlato, gli ordini del giorno sono da parte del Governo accolti come raccomandazione, senza alcuna riformulazione: ha sbagliato il Presidente.

LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Chiedo di parlare a questo proposito.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sì, è proprio un intervento finale, per chiarire: il Governo, per quanto riguarda tutti gli ordini del giorno relativi all'intervento sul terremoto, ad incominciare da quello firmato da tutti i gruppi che impegna il Governo…

PRESIDENTE. A prima firma Baldelli.

LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Sì. …ad utilizzare i risparmi della Camera per il sostegno alle popolazioni delle zone terremotate, li ha accolti tutti come raccomandazione, e su questo, a fronte anche delle ultime parole dette, c'è un impegno ad affrontare la settimana prossima nella legge di bilancio, con un intervento ancora più approfondito nella sede opportuna (perché poi è logico che servono degli interventi legislativi) questo tema. È un impegno che ho già preso in Commissione; lo riprendiamo in Aula, davanti a tutta l'Aula, perché mi sembra una cosa importante ridefinirlo.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4741)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

Colleghi, ovviamente adesso abbiamo un po' prima del voto finale: lasciamo che chi deve intervenire lo possa fare in condizioni apprezzabili. Quindi chi deve uscire lo faccia possibilmente nel silenzio, in maniera che così si possa svolgere un dibattito ordinato. Grazie. Prego, onorevole Pastorelli.

ORESTE PASTORELLI. Presidente, Governo, onorevoli colleghi, entrerò nel merito e farò delle considerazioni su dei punti fondamentali. Il “decreto fiscale” che oggi siamo chiamati a convertire rappresenta uno strumento concreto di ripresa economica del Paese: le misure contenute nel testo sono…

PRESIDENTE. Attenda, onorevole Pastorelli. No, colleghi, così proprio non va bene, non ci siamo intesi! Chi non è interessato a stare in Aula per favore esca, ma consenta a chi deve parlare di farlo in una condizione decente. Onorevole Boccia, lo dico anche a lei: mi aiuti insieme a tutti gli altri. Chi deve parlare esca, abbiamo del tempo a disposizione; ma un po' di rispetto per chi parla, e magari anche per chi vuole ascoltare. Prego, onorevole Pastorelli.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, Presidente. Le misure contenute nel testo sono infatti fondamentali per sostenere ed incrementare la crescita economica timidamente in atto. Partendo da qui, ci preme sottolineare come il provvedimento contenga un'ulteriore serie di misure in favore dei territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, interessate dagli eventi sismici del 24 agosto 2016. Particolarmente soddisfacente il piccolo contributo, anche se avremmo preferito fosse più ingente, che arriverà per i vigili del fuoco, con la riassegnazione di alcune risorse per il pagamento delle ore di straordinario. Riguardo ai temi ambientali, a noi sempre cari, riteniamo corretto l'inserimento degli enti gestori delle aree protette tra i soggetti beneficiari designabili dai contributi per l'accesso a riparto della quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, a decorrere dall'anno 2018.

Da mettere in risalto, dunque, come le disposizioni contenute nel decreto siano tutte volte alla diminuzione della rigidità burocratica e fiscale e alla semplificazione delle attività di vari settori…

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Pastorelli; onorevole D'Incà, bisogna lasciare libero il Governo di ascoltare.

ORESTE PASTORELLI. … settori del tessuto produttivo italiano, delle piccole e medie imprese, fino ai professionisti. È chiaro allora che un parere negativo a questo testo complicherebbe non poco la vita a quei cittadini, famiglie e contribuenti, che da tempo attendono misure di questo tipo. Appare allora evidente come gli strumenti contenuti nel decreto possano agevolare la ripresa economica. Esprimo, quindi, il voto favorevole della componente socialista e chiedo al Presidente di consegnare il testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, rappresentante del Governo, avendo già espresso la mia opinione negativa sulla fiducia posta su questo disegno di legge, avendo anche votato contro, m'interessa in questo momento, in questa dichiarazione di voto, segnalare alcuni punti positivi di questa norma e due perplessità che per me hanno un impatto molto forte. Tra gli articoli di questo decreto fiscale che io considero positivi c'è il finanziamento concesso ad alcune strutture accreditate, come sono quelle per esempio della terapia dell'infanzia, quindi a strutture che si dedicano specificatamente a ospedali psichiatrici, per terapie avanzate altamente specialistiche, che utilizzano l'innovazione tecnologica che può essere messa in pratica una volta che si è dimostrata che la radioterapia di per sé abbia superato i suoi confini. Mi sembra anche molto positivo lo stop alle bollette a 28 giorni, nonché, come è stato appena fatto rilevare anche con gli ordini del giorno, tutte le nuove risorse messe per i terremotati del centro Italia. Sono anche contenta che i reati di stalking non possono più essere estinti con le cosiddette condotte riparatorie, dal momento che queste condotte riparatorie erano semplicemente una sorta di contributo economico che veniva dato alla vittima per tacitarne le proteste, ma sicuramente non per ripararne l'umiliazione subita.

I due punti chiave su cui non sono d'accordo, e che veramente hanno condizionato in maniera pesante anche il parere negativo al decreto, sono uno quello che riguarda tutto il grande tema dei giochi. Sono lieta che sia qui in Aula il sottosegretario Baretta, che su questi temi è particolarmente sensibile, ma la posizione presa dal Governo che si tratti di materia intoccabile, untouchable, perché l'unico parametro di riferimento è il gettito che se ne ricava, mi sembra veramente mortificante per quello che riguarda la dignità della persona.

La seconda cosa per cui intendo esprimere ancora una volta pubblicamente la mia perplessità riguarda la velocità con cui è stato preso tutto ciò che riguarda la normativa della cannabis, approvata in quest'Aula poche settimane fa, e inserito sic et simpliciter nel corso del decreto fiscale, in qualche modo, senza poter apportare quei fattori di correzioni che avrebbero potuto rendere questa norma un po' meno ambigua e pericolosa. Concretamente, mi riferisco al fatto che l'enfasi positiva messa sul fatto che la cannabis possa essere utilizzata come terapia contro il dolore, il meccanismo che la cannabis va bene perché la cannabis toglie qualunque tipo di dolore, anche a quelli che sono refrattari ad altri trattamenti, passa, di fatto, come ragionamento che la cannabis va bene così tout-court e semplicemente. Sappiamo che recentemente ci sono stati tutti quei fenomeni che si sono verificati anche in alcune scuole romane, penso per esempio al liceo Virgilio, e non solo; penso a una serie di episodi compromettenti in cui una serie di eventi che si sono verificati dimostrano come a monte c'era stato un uso e un abuso di droghe. Penso che l'approvazione e il trasferimento nel decreto fiscale di tutto il contenuto, il context, che caratterizza la legittimazione, e anche in qualche modo la legalizzazione della cannabis sotto forma terapeutica (quindi anche l'enfasi messa sul fatto che è a carico del Sistema sanitario nazionale), avrebbe meritato qualche distinguo in più. Avrebbe meritato un dibattito specificamente dedicato al Senato con una serie di indicazioni precise che dicessero “questo fa bene, questo fa male”. Mi auguro che tutto questo possa di fatto tradursi adesso nella campagna informativa, che peraltro il decreto in qualche modo enfatizza, proprio perché dovrebbe introdurre un cambiamento di mentalità nei medici, nel personale, ma, in un certo senso, anche sicuramente in una parte dei potenziali pazienti; mi auguro possa essere accompagnato, accanto al segnale positivo, anche da tutti i segnali di warning che rendono difficile poter usare e abusare di questo tipo di sostanza.

L'averla messa così, non avere nemmeno discusso (io avevo un ordine del giorno su questo che ringrazio sia stato approvato come raccomandazione), che non ci sia stata nemmeno la possibilità di sviscerare tutto ciò in qualche modo, a me sembra che renda questo decreto un decreto omnibus, confuso e pasticciato. Nonostante il decreto abbia anche qualche aspetto positivo, tutto sommato, tutto questo ci obbliga a votare “no” su questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Abbiamo votato “no” alla fiducia e naturalmente voteremo “no” rispetto al provvedimento. Sia consentito, signor Presidente: dai banchi di un'opposizione piccola, ma propositiva, rivendichiamo il lavoro che abbiamo svolto per tre anni, proponendo a questo Parlamento e ai Governi rispetto ai quali eravamo all'opposizione, non urla, non strepiti, ma proposte serie, simultanei tagli di tasse e spesa pubblica per 40 miliardi, con emendamenti che erano sempre tecnicamente ammissibili, a dimostrazione del fatto che tagliare le tasse si può e tagliare la spesa si può, ma ai quali il Governo ha sempre detto “no”.

Oggi diciamo noi “no” a questo provvedimento, non solo per ragioni di merito, per la sua evidente insufficienza e inadeguatezza (è un provvedimento di galleggiamento tanto quanto la manovra della quale discuteremo nei prossimi dieci giorni, una fine legislatura poco gloriosa; c'è stato il black Friday e questo è il black budget, una specie di sconti di fine stagione, di sconti natalizi, di piccoli cerotti preelettorali), ma anche per ragioni di metodo, che vogliamo risottolineare.

Sia chiaro: anche i Governi di altro colore commisero errori di questo tipo, ma io vorrei sottolineare a lei, signor Presidente, che è persona attenta anche alla tecnica normativa, come funzioni ormai la tecnica normativa dei Governi su questa materia. Appena vedono un treno che può arrivare in stazione (questo è insieme un decreto fiscale, un milleproroghe, un provvedimento di fine stagione), ci infilano tutte le schifezze che possono infilarci; vedono chi si arrabbia nel tempo che intercorre tra la stesura del provvedimento e il suo effettivo deposito parlamentare; se chi si è arrabbiato è riuscito ad avere un po' di spazio sui media, come è accaduto a noi nelle scorse settimane, un paio di quelle schifezze se ne vanno via e si tengono le altre.

Allora, rivendichiamo almeno di avere fatto togliere al Governo due orrori che avevate provato a inserire qui dentro ed è una vergogna che ci aveste provato. Il primo, era quello di riallungare la prescrizione fiscale a dieci anni, una specie di persecuzione fiscale contro il contribuente; almeno questo avete dovuto ritirarlo. E ancora, peggio mi sento, avevate tentato - e anche questo ve l'abbiamo fatto ritirare - di cedere ai privati i crediti di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate, cosa che avrebbe consentito giustamente al riscossore privato, ma sarebbe stato un disastro per i cittadini, di eliminare quelle minime garanzie pro contribuenti che proprio noi - sia consentito anche a chi parla nella breve stagione in cui sono stato presidente alla Commissione finanze della Camera, ma in questo caso con il concorso di tante forze politiche - eravamo riusciti ad ottenere: l'impignorabilità della prima casa, l'impignorabilità della seconda casa, l'impignorabilità dei beni aziendali. Se fosse passato il vostro desiderio di cedere quei crediti ai riscossori privati, è evidente che essi avrebbero avuto la possibilità di travolgere perfino quelle garanzie. Ci avevate provato.

Almeno queste due schifezze siamo riusciti a impedirvele. Non siamo purtroppo riusciti a impedirvi una terza che avevate collocato qui, poi l'avete semplicemente spostata nella manovra, ed è la cosiddetta riforma delle agenzie fiscali, che rischierà di creare un ulteriore mostro, consentendo al capo delle agenzie fiscali - non è una polemica con il capo attuale, ma è semplicemente una visione di quello che può accadere con un capo futuro, se sarà politicizzato e malintenzionato - di usare quell'arma come un'arma puntata contro alcuni cittadini; e che tutto questo avvenga da parte di chi - voi! - ha osato parlare in questi anni di fisco amico sa veramente di beffa nei confronti dei contribuenti, una beffa atroce e insopportabile.

Ma chiudo da dove abbiamo cominciato: da questi banchi di Direzione Italia rivendichiamo di avere offerto una possibilità alternativa. Si chiude un triennio poco glorioso, nel quale i Governi Renzi uno, Renzi due e Gentiloni uno avevano usufruito di condizioni magiche: il quantitative easing della Banca centrale europea, un rapporto euro-dollaro favorevole, il petrolio basso. C'era spazio per una grande operazione di crescita, ma avete sciupato tutto questo. Dovevamo essere già oltre il 2 per cento di crescita e invece voi vi accontentate di livelli di crescita assolutamente fragili e insufficienti, quando quelle condizioni si vanno esaurendo, mancano pochi mesi al quantitative easing e lasciate sotto il tavolo delle bombe: 15 miliardi di clausole di salvaguardia pronte a esplodere e, quindi, una condizione di fragilità per cui il Paese rischia di non poter fare tesoro delle condizioni di ripresa che invece vi sarebbero.

Portate una grande responsabilità per questo, ma temo nemmeno ve ne accorgiate, presi e persi come siete in piccole dispute elettorali condominiali. Ma non è il momento solo di litigare sulle elezioni e sulle bandierine del centrodestra e del centrosinistra; sarebbe anche il momento di ragionare sul Paese, su quello che vorremmo fare, quando le urne saranno chiuse, quando la contesa elettorale sarà terminata e, allo stato, voi del centrosinistra avete solo da piangere su tre anni di occasioni perse. Il centrodestra potrebbe seguire i propri elettori, che indicano una via saggia, ma speriamo; per il momento ancora non c'è la prospettazione, da parte di questo schieramento, di un programma forte, credibile, convincente, di segno liberale su tasse, spesa, debito e schiena dritta nel rapporto con l'Europa, dalla quale Europa può venirci un danno gravissimo sia sulla questione debito sia sulla questione Npl. Ne riparleremo molto presto, speriamo di non avere brutte sorprese nella primavera del 2018. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia esprime il netto voto contrario all'ennesimo provvedimento incostituzionale in quanto eterogeneo, omnibus e, aggiungo, inutile per l'economia del Paese. Si tratta, infatti, di un decreto-legge che contiene una serie di interventi che nulla hanno in comune, nulla hanno di omogeneo, se non il presupposto, solo dichiarato da parte del Governo, della necessità ed urgenza; norme contenute in questo decreto che derivano da uno stralcio della legge di bilancio, che fanno pulizia di quello che non andava discusso o dibattuto nella legge di bilancio; ne è stato una derivazione e quindi ha una natura prettamente ordinamentale, che non andrebbe compresa in una decretazione d'urgenza.

Qui non si parla di interventi, di sviluppo, di crescita, perché ci sono, ad esempio, ancora le macerie di case o edifici che non sono stati ancora messi in sicurezza. Altro che nuove abitazioni! Abbiamo popolazioni che stanno rischiando di passare il secondo inverno in condizioni deprecabili. Presidente Gentiloni, lei in primis per risolvere i problemi degli italiani.

Prestiamo 300 milioni ad Alitalia per uscire da una crisi momentanea, tanto saranno rimborsabili; quei 300 milioni ormai sono andati e nessuno potrà più pensare di incamerare quella cifra. Un capitolo che riguarda l'Alitalia che non fa altro che rendere definitivo quello che doveva essere un commissariamento temporaneo per la ricerca del miglior compratore, una nazionalizzazione di fatto, fatta a tappe attraverso decretazioni d'urgenza come questa, che però, nella sostanza, rende definitiva una situazione che è assolutamente inaccettabile.

Anche questo lede un articolo preciso dalla Costituzione, l'articolo 41, che prevede, appunto, la libertà di impresa e di mercato.

Insomma, siamo di fronte a un disegno di legge di conversione del decreto-legge 16 ottobre 2017, è l'ennesimo esempio di abuso di questo strumento, che si somma ad una serie di provvedimenti di urgenza sprovvisti talvolta totalmente dei presupposti costituzionali di straordinaria necessità e urgenza. Il DL spazia dalla proroga del condono Equitalia al terremoto, addirittura a norme su “nonna Peppina”, vale a dire sulla costruzione delle casette per conto proprio, che è stata infilata dal Senato, all'interpretazione autentica di norme, alla cessione di Alitalia, come dicevo prima, all'assunzione nei corpi di polizia e nella pubblica amministrazione, alla riduzione della dotazione organica delle bande musicali del Corpo della polizia penitenziaria (è proprio il titolo di un articolo), alla gestione dell'aeroporto di Trapani, alla Croce Rossa, alle infrastrutture sul Po, eccetera.

Durante l'esame in Commissione al Senato, perché poi in Aula hanno messo la fiducia e quindi non avete approvato più alcuna modifica, il provvedimento è passato da 20 a 65 articoli, per non parlare della miriade di commi aggiuntivi inseriti. Le varie materie trattate, come dicevo, sono sicuramente tante. A questa materie, poi, se ne sono aggiunte altre durante l'esame della Commissione bilancio, che rendono il testo ancora più disomogeneo nei contenuti.

La verifica del criterio di omogeneità costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da sempre fondato i percorsi argomentativi legati alla presenza/assenza del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. La debolezza, a nostro parere, del provvedimento è nel proporre interventi legislativi che mirano a risolvere problematiche che avrebbero già dovuto trovare soluzione da tempo. In pratica, la decretazione d'urgenza sembra voler porre rimedio ad una mancanza di analisi preventiva ed accurata di un problema. L'assenza di verifica e di controllo di come una situazione di criticità evolve determina, infine, obbligatoriamente la necessità da parte del Governo di dover intervenire nuovamente, improvvisamente ed urgentemente, per evitare che la situazione peggiori o continui a rappresentare un problema per il Paese. Tuttavia, affrontando una situazione in questo modo, difficilmente una situazione critica trova stabilità, potendo probabilmente degenerare in cronicità.

Questo decreto-legge è l'ennesimo esempio di abuso della decretazione d'urgenza sistematicamente praticato da questo Governo o da quelli che lo hanno preceduto. In definitiva, quello che dovrebbe essere l'ultimo dei provvedimenti monstre di questo Governo, essendo a fine legislatura, non affronta minimamente uno degli elementi di rottura del nostro sistema economico, che è il sistema fiscale, come si è visto. Voi avete dimostrato con questo decreto-legge di essere assolutamente inadeguati rispetto agli interessi di ampie aree geografiche del nostro Paese, un decreto-legge che rispecchia molto la visione politica ed economica del Partito Democratico a trazione, anzi a freno renziano. Per questo motivo, il nostro voto non sarà sicuramente favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. In sede di dichiarazione di voto sulla fiducia posta dal Governo ho posto l'accenno su alcuni argomenti, che noi del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico avremmo gradito trattare anche in sede di discussione del decreto fiscale -ricordo, in particolare, il tema riferito all'equità fiscale - e portare al confronto questi temi con il Governo e con l'intero Parlamento, tra questi in primis la nostra proposta sul contratto di interesse, come ho già detto, o sulla differenziazione – sintetizzo -, sulla esenzione IMU prima casa.

In questa sede, invece, a integrazione appunto di quella dichiarazione di voto di qualche ora fa, osservo che il decreto in materia fiscale che stiamo per convertire reca un ampio quadro di misure principalmente fiscali, ma anche importanti interventi in altri settori, interventi poi ampliati in modo significativo dal Senato - come ho ricordato -, che ha apportato modifiche rilevanti in sostanza, a nostro avviso positive, al decreto originario.

Va ricordato che il decreto fiscale è, potremmo dire, il primo tempo della manovra di bilancio, in discussione in queste ore al Senato e che approderà nei prossimi giorni alla Camera. Si tratta, quindi, di un primo tempo non certo interlocutorio. Proprio grazie alle misure previste in questo decreto, verrà sterilizzato l'aumento dell'IVA, altrimenti previsto dal 1° gennaio 2018. Inoltre, ricorderei il comma 3 dell'articolo 20, che istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, un fondo in termini di saldo netto da finanziare il fabbisogno con una dotazione pari a 600 milioni di euro per l'anno 2018. Si tratta, in pratica, dei fondi necessari per gli interventi del 2018 previsti dalla legge di bilancio.

Oltre a quanto ricordato ora, nel decreto vi sono numerosi punti importanti, che sarebbe impossibile e complesso elencare in questa sede, ma, tra gli altri, vorrei ricordare l'intervento sull'articolo 1 della legge di conversione, che al comma 2 esclude che il delitto di atti persecutori, il cosiddetto stalking, possa essere estinto a seguito di condotte riparatorie previste dall'articolo 162-ter del codice penale. Apprezzabili appaiono, inoltre, gli interventi previsti in favore delle popolazioni colpite dalle, purtroppo sempre più numerose, calamità naturali. Il rinvio degli adempimenti fiscali è un atto dovuto verso popolazioni ferite dalla natura, ma, spesso e volentieri, dall'incuria criminale degli uomini ed appare positivo che il Governo e il Parlamento abbiano mostrato una qualche forma di attenzione e solidarietà con la sospensione dei termini per l'adempimento degli obblighi tributari e contributivi nei territori colpiti da dette calamità naturali.

Invece, appaiono comunque apprezzabili le misure in favore degli studenti universitari fuori sede e, in particolare, l'estensione della detrazione di imposta per i canoni di locazione prevista per gli studenti universitari fuori sede, anche nell'ipotesi in cui l'università sia ubicata in un comune distante da quello di residenza - almeno 50 chilometri - e gli studenti fuori sede siano residenti in zone montane o disagiate, sopprimendo, in ogni caso, la previsione che il comune di ubicazione dell'università sia situato in una provincia diversa da quella di residenza dello studente. Si tratta di un intervento che evidenzia attenzione verso coloro che per studiare si sono spostati dalla loro sede di residenza e che si trovano, quindi, ad affrontare anche disagi economici che, almeno in parte, vengono affrontati dal provvedimento in discussione.

Dicevo che appare positivo l'incremento di 130 milioni di euro per l'anno 2020 del Fondo per la riduzione della pressione fiscale istituito dalla legge di stabilità del 2014 e sostenuto in larga parte dalle misure di contrasto all'evasione fiscale. Ecco, su un punto non possiamo apprezzare il decreto: ancora una volta, infatti, si è ricorsi, senza ovviamente chiamare le cose con il loro nome, ad un ennesimo condono (l'articolo 5-septies introdotto dal Senato). In dichiarazione di voto sulla fiducia abbiamo osservato quanto importante sia la vera lotta all'evasione e il senso non solo finanziario ed economico che essa ha per la coesione del nostro Paese. L'ennesimo condono non va in questa direzione e ci auguriamo che nella prossima legislatura non se ne debbano vedere degli altri.

Ribadisco, infine, quanto detto nel voto di fiducia, durante l'esposizione del voto di fiducia, che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore anche della legge di conversione del decreto fiscale in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ci dispiace constatare da parte del Governo l'intento di colpire, con questo decreto, più la fantasia dell'elettore e guadagnare qualche consenso, piuttosto che lavorare per migliorare la collaborazione del contribuente, per il quale poco cambia e, in alcuni casi, cambia in peggio, soprattutto per le partite IVA. Siamo di fronte all'ennesima riapertura dei termini della voluntary disclosure, collaborazione volontaria, per i redditi prodotti all'estero, da cui si prevedono entrate fin troppo ottimistiche, se non azzardate, ed evidentemente si spera molto nell'emersione dei contanti, che è la novità introdotta che, così come congegnata dal Governo, rappresenta un rischio di grave ingiustizia per i contribuenti onesti, quelli che pagano le tasse e, soprattutto, per chi è posizionato in uno scaglione di reddito medio-alto.

Poi, seguono norme controproducenti che generano più danni che soluzioni, cioè le cosiddette norme per contrastare l'evasione dell'IVA. È utile ricordare che oggi le aziende italiane hanno il triste primato in Europa per il numero di adempimenti burocratici legati al fisco e ai contributi: 269 ore medie annue rispetto ad una media europea di 173, il costo è stimato in circa 30 miliardi di euro.

In questo quadro a dir poco desolante e punitivo per le nostre imprese, il Governo introduce una misura pesantissima, che è la dichiarazione trimestrale di tutte le fatture ricevute ed emesse da parte delle aziende, insieme con il resoconto delle dichiarazioni IVA. Un'obbligatorietà che, attraverso la fatturazione elettronica, produce una diffusione forzata dello strumento senza che Sogei ed Agenzia delle entrate abbiano lo stimolo di elaborare un software chiaro e di facile fruibilità per le aziende. Siamo stati contrari anche durante la permanenza al Governo del nostro Vice Ministro Enrico Zanetti, siamo a maggior ragione contrari ora che siamo all'opposizione di questo Governo. Se questo è mettere al centro le imprese e facilitarne la loro operatività lascio ai colleghi il giudizio.

Anche le norme sui depositi IVA non agevolano l'impresa, perché, ovviamente, appesantiscono quello che è il loro operato e la loro liquidità, favorendo le importazioni di merci extraeuropee da Paesi nostri concorrenti, con ripercussioni sull'occupazione, nel settore della logistica e ripercussioni, anche dirette, sulle entrate per il fisco alla voce “dazi doganali”, cosa che non ha considerato il Governo in questo decreto-legge.

Voglio ricordare in questa occasione che i cosiddetti servizi non commerciabili, che sono l'insieme dei servizi dati dalle amministrazioni pubbliche, sono determinanti per la produttività delle nostre imprese, che è uno dei punti deboli su cui bisogna lavorare. E questo appesantimento grava ancora di più sulle nostre aziende nel confronto tra i Paesi - si pensi, in particolare, alla Germania - che condividono con noi la stessa moneta. L'introduzione dell'euro doveva essere il presupposto per una convergenza dei sistemi fiscali: logicamente, invece, con questi provvedimenti, che non tengono conto del contesto europeo, si va dalla parte opposta e si appesantisce ancora di più un settore produttivo già decimato dalla crisi che è iniziata nel 2008. Eravamo pronti a dare il nostro contributo in modo costruttivo in Commissione, ma la blindatura del testo non ci ha consentito neanche di inserire emendamenti che avevamo proposto per ridare alle partite IVA la dignità che loro spetta. Non solo: il rischio concreto di questo decreto è che aumenti ulteriormente la burocrazia, con la conseguenza non augurabile di ritrovarci nel nuovo anno con un saldo ancor più negativo nella chiusura di migliaia di piccole e medie imprese, che sono il motore vero della nostra economia. Per tutti questi motivi, annuncio il voto negativo a nome del gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia, che però non vedo in Aula: quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Questo decreto convertito in legge oggi con il voto di fiducia contiene la famosa rottamazione delle cartelle e l'estensione, la proroga e l'ampliamento del perimetro della cosiddetta voluntary disclosure, cioè l'ennesimo condono. Da parte della maggioranza mi asserivate, di fronte a questo titolo che noi diamo, a queste iniziative fiscali, che di condono non si tratta perché la somma evasa o, comunque, la somma iscritta a ruolo viene pagata per intero ad esclusione delle sanzioni. Io vorrei ricordare che le sanzioni che riguardano, appunto, le cifre contestate dell'Agenzia delle entrate iscritte a ruolo possono variare da un 30 a un 120 per cento della somma contestata e c'è chi queste somme le ha normalmente pagate all'Agenzia delle entrate. Quindi, di condono si tratta, ma, peggio ancora, di un condono che viene riproposto nelle stesse forme del passato, con le stesse modalità e, quindi, un condono che viene reiterato, oltretutto inserito in un decreto fiscale che dovrebbe avere i presupposti dell'urgenza e della necessità, anche sul fronte delle entrate, e che, quindi, dovrebbe portare con sé, per coerenza, il postulato che queste entrate dovrebbero come minimo essere certe. L'esperienza ci dice - perché non è una novità - che certe non sono, tant'è vero che queste proroghe di condoni fiscali che sono state proposte nel decreto intervengono a sanare delle mancate entrate di precedenti condoni che avevano le stesse identiche caratteristiche. Quindi, se le entrate non ci sono state in passato, è come minimo azzardato mettere in un decreto-legge entrate che sono del tutto inverosimili, del tutto ipotetiche e teoriche.

Questo, come altri nel decreto, non sono altro che espedienti per coprire delle falle di bilancio, utili solamente a fare cassa; fare cassa in un caso come l'estensione dello split payment alle aziende partecipate dalla pubblica amministrazione a danno del settore privato che abbia la sventura di avere come interlocutore lo Stato o sue partecipate. Molte aziende, una platea più vasta di quelle attuali - perché lo split payment è già applicato in forme più circoscritte e adesso viene esteso - andranno sicuramente in credito di IVA e, soprattutto, chi fornisce prevalentemente o chi rivolge prevalentemente i propri servizi, i propri prodotti alla pubblica amministrazione; di contro, abbiamo uno Stato che incassa prima, ma che non dà nessuna certezza sulla restituzione del credito IVA. Noi avevamo chiesto che almeno in questo, visto che si chiede uno sforzo ulteriore a imprese private già provate dalla crisi, già provate dal credit crunch, dalla crisi bancaria, che si riflette per un sistema bancocentrico come è quello italiano, direttamente sul settore produttivo, avevamo chiesto almeno che lo Stato facesse lo sforzo di garantire, entro 30 giorni, il pagamento delle somme di IVA poste a credito. Questo non è stato accettato e, secondo noi, lede in qualche modo quello che è lo Stato di diritto.

Poi troviamo il capitolo proroghe e, anche qui, proroghe a geometrie variabili, senza una logica, senza soprattutto il rispetto delle direttive europee, che, sul tema della concorrenza e delle gare pubbliche è molto chiaro, ma anche senza tener conto dell'interesse pubblico, cioè non si capisce con che logica agisca il Governo nell'evitare le gare e, quindi, dare delle proroghe e delle concessioni, come - cito, tra le più importanti - quella della A22 del Brennero, per trent'anni, dopo che era scaduta nel 2014 e quindi dopo un tempo più che consono per riproporre una gara europea per questo tipo di concessione; non si capisce la logica o cosa sia stato chiesto in contropartita alle province autonome di Trento e di Bolzano. Ma lo stesso vale per la proroga per nove anni di Lottomatica, il cosiddetto “gratta e vinci”, per gli 800 milioni, che sono la stessa identica cifra chiesta nove anni prima, quindi proroga per altri nove anni senza gara, quando, per stessa dichiarazione e ammissione di Lottomatica, solo nell'ultimo anno si è registrato un aumento del 5 per cento di questo tipo di gioco e le previsioni sono per un incremento ancora superiore, visto il contingentamento - che c'è sempre sullo stesso settore e quindi con lo stesso tipo di utenza, diciamo così - che riguarda, invece, le slot machine. E quindi non solo il rispetto della legge è stato violato, ma anche l'interesse generale non viene in qualche modo soddisfatto, non si dà una ragione a questo modo di agire.

Quando, invece, ci si trova di fronte a una categoria più debole e meno compatta, meno ben rappresentata e con un potere contrattuale evidentemente minore, allora si usa la vecchia formula ‘ce lo chiede l'Europa' e questo riguarda, per esempio, la categoria dei balneari, i quali non hanno visto soddisfatte le loro rivendicazioni e per i quali, invece, la legge sulla concorrenza europea viene applicata in modo fermo e in modo risoluto.

Finiamo poi con il capitolo triste, che pare non finire mai, di Alitalia: un contributo di 300 milioni, che si aggiungono ai 600 milioni già erogati all'attuale commissario nei mesi recenti, quindi ci avviciniamo ormai alla cifra di un miliardo per una, di fatto, nazionalizzazione di un'azienda pubblica, che ha già prodotto buchi miliardari a carico della collettività dei contribuenti e, voglio dire, non solo che ha fatto danni diretti per le casse dello Stato e, quindi, indirettamente per il contribuente...

PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Battelli, onorevole Mantero, sta proprio davanti a voi... grazie.

FILIPPO BUSIN. ...ma che ha anche bloccato qualsiasi iniziativa privata, concorrenziale, nel settore del trasporto aereo italiano, a tutto beneficio, invece, dei vettori stranieri, che, di questo blocco, ovviamente, non sentivano la presenza. Si continua con queste proroghe, che diventeranno definitive, per non risolvere una questione che è sul tavolo da minimo dieci anni. Insomma, è un decreto fiscale ampiamente deludente, che mette insieme una serie di argomenti disparati, senza nessuno tipo di omogeneità, tanto che è difficile anche fare un intervento e dare un giudizio omogeneo su questo decreto, visto che alcune parti sono anche condivisibili; niente di risolutivo, il solito modo di mettere una toppa su delle falle che ormai diventano ingestibili e che si preannunciano anche in futuro molto più difficili da gestire e che riguardano il problema principale del nostro bilancio pubblico, cioè il debito pubblico; interventi assolutamente estemporanei, non condivisibili né sul piano del diritto, né sul piano politico, né su quello dell'interesse generale.

Il nostro voto non può che essere, conseguentemente, contrario e, quindi, dichiaro il voto contrario del gruppo Lega Nord e Autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi, che però non è presente in Aula e quindi si intende che vi abbia rinunciato.

Colleghi, anche l'onorevole Paglia, non era in Aula, era in Commissione a Palazzo San Macuto; se non vi sono obiezioni, come fatto in altre occasioni, diamo la parola per qualche minuto all'onorevole Paglia, che poi consegnerà il testo, se vorrà. Prego, onorevole Paglia, ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Ci sono alcune cose che noi avremmo voluto trovare o che inseriremmo all'interno di un decreto fiscale: inseriremmo, per esempio, una maggiore progressività delle aliquote IRPEF, perché in questo Paese c'è chi guadagna moltissimo e paga molto poco e c'è chi, invece, guadagna poco e paga moltissimo in termini di tasse.

Avremmo voluto inserire interventi sulla tassazione sui patrimoni, perché viviamo in un'Italia in cui nemmeno chi è molto ricco paga imposte persino su una casa di lusso, mentre invece viene tartassato sempre chi ha di meno.

Avremmo voluto, finalmente, vedere, in un Paese che è gravato da grandissime disuguaglianze di ricchezza, un'imposta sui grandi patrimoni: nemmeno questo c'è.

Avremmo voluto vedere misure contro l'evasione fiscale, che continua ad essere la grande piaga italiana: non ci sono.

Avremmo voluto vedere interventi veri, per colpire tutti quelli - e ne abbiamo elenchi su elenchi, ormai - che quotidianamente trasportano la loro ricchezza all'estero, la nascondono nei paradisi fiscali e lì rimane senza che più nessuno possa toccarla, a danno di tutti noi e a danno di un welfare sempre più difficile da finanziare, visto che i ricchi non contribuiscono: ma anche di questo non c'è assolutamente traccia.

Cosa c'è, invece? C'è l'ennesima proroga dell'ennesimo condono fiscale e credo che questo Governo, sotto questo profilo, abbia ormai fatto il record. Peraltro, prorogare i condoni ha sempre un aspetto particolarmente sgradevole, ossia che chi ultimo arriva meglio alloggia e questo, quando si parla di fisco, è intollerabile.

Vi siete inventati, persino, il fatto che chi abbia nascosto soldi all'estero e abbia vissuto all'estero, se ritorna in Italia, con un 3 per cento sana tutto. Voglio ricordare, appunto, che ad un lavoratore dipendente chiedete non meno del 28 per cento sul proprio reddito, ma per chi ha nascosto soldi all'estero un 3 per cento e passa la paura.

Avete messo, persino, la proroga a Lottomatica per i “gratta e vinci”: 2,5 miliardi di euro di fatturato interessati, proroga che la UE ha sempre dichiarata illegittima e Lottomatica ha portato la propria sede fiscale all'estero, sempre a proposito di come va con il fisco in Italia e cosa dovrebbe esserci all'interno di un decreto fiscale.

Tutte cose che, francamente, noi riteniamo assolutamente intollerabili e che vanno nella direzione sbagliata, che non è quella di un fisco più giusto e più adatto a colpire il dramma della disuguaglianza e a rendere un po' migliore, un po' più equo e un po' più giusto questo Paese, ma che vanno esattamente nella direzione contraria. Per questa ragione, evidentemente, daremo un parere contrario a questo decreto (Applausidei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Allora, facciamo la stessa cosa con l'onorevole Tancredi, che era in Commissione a Palazzo San Macuto e gli diamo la parola per qualche minuto. Prego, ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Io la ringrazio, Presidente. Quando il tempo è scaduto, mi interromperà. Anche noi di Alternativa Popolare voteremo favorevolmente a questo decreto, che contiene numerose misure, sia in campo fiscale, che noi condividiamo, sia su altri argomenti. Faccio, per quel che mi è possibile dato il tempo, un breve riassunto.

Innanzitutto, c'è la prima parte della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, cosa importantissima, impegno politico che abbiamo mantenuto in tutto il corso della legislatura e che andremo a portare a termine con la prossima approvazione della legge di bilancio. Ripeto, non è - come qualcuno ha detto - uno spostare oltre: no, le clausole di salvaguardia entravano nel 2018 e quelle del 2018 sono disinnescate, messe in precedenza.

Noi apprezziamo soprattutto - perché di misure ce ne sono molte - alcune misure contenute nel decreto fiscale: la disapplicazione della sanzione soggettiva per errata trasmissione delle fatture emesse e ricevute per il primo semestre del 2017, non perché non pensiamo siano giuste le misure di disclosure di comunicazione da parte dei contribuenti, crediamo che sia il metodo giusto, piuttosto che gli accertamenti preventivi.

Però, Presidente, sulla questione delle sanzioni bisogna, secondo me, essere cauti. Il fisco italiano è già riempito di documentazione. Noi puntiamo alla fatturazione elettronica e l'obiettivo del Governo è questo, da raggiungere il più brevemente possibile per un'effettiva trasparenza. L'estensione dello split payment anche a tutte le società collegate al mondo della pubblica amministrazione va in questo senso. Sono le misure di accertamento fiscale che a noi piacciono e non quelle draconiane - ripeto - di accertamento preventivo. Tra l'altro, lo split payment per noi è una misura favorevole anche per coloro che lo subiscono, perché questi soggetti non si dovranno trovare a lavorare per il fisco o a fare, diciamo, da cassieri per lo Stato, perché è un meccanismo molto semplice e una volta che andrà a regime, secondo noi, la sua estensione porterà anche all'emersione di nuovo gettito.

Ci sono una serie di misure legate al terremoto. Qui vorrei ringraziare, per il suo lavoro eccellente, la sottosegretaria Paola De Micheli, che da qualche tempo ha anche l'incarico di commissario. Ci sono misure importanti per la progettazione e risorse sia umane sia monetarie per quanto riguarda i comuni. C'è la famigerata proroga per la presentazione di progetti, proroga necessaria, Presidente, perché ci troviamo in una situazione in cui c'è una grossa incertezza e su questo punto io sollecito anche il Governo a fare attenzione, perché oggi abbiamo ancora molto ritardo nella partenza della ricostruzione pubblica e privata. Aumento del Fondo di garanzia delle PMI, accesso al credito e partecipazione di professionisti ai confidi sono tutte misure buone.

Voglio dire, in finale, due cose in materia di liberalizzazione della gestione dei diritti d'autore. Io lo considero un passo avanti importantissimo in una direzione di liberalizzazione europea. Per me devono entrare anche gli organismi indipendenti - non abbiamo ancora finito - salvaguardando naturalmente il ruolo della SIAE, ma dobbiamo andare in quella direzione. Voglio dire anche che per quanto riguarda la disposizione sulla circolazione e vendita di sigarette elettroniche, Presidente, la norma che abbiamo stabilito è sicuramente ragionevole. Dobbiamo togliere dal divieto di vendita online l'apparecchio, perché è stato introdotto erroneamente e dobbiamo occuparci del fatto che la sentenza della Corte costituzionale ci impone una tassazione per quei prodotti che sono a minor rischio, il che rischia di farli diventare non competitivi rispetto ai prodotti per il fumo tradizionale. Questo è un problema che la maggioranza e il Governo si dovranno porre.

Concludo dicendo che saluto anche felicemente, da genitore, la disposizione che consente ai presidi e ai professori di lasciare uscire tranquillamente da scuola i nostri figli sotto i 14 anni in presenza di una dichiarazione di responsabilità da parte dei genitori, perché in alcuni casi la vita civile delle nostre comunità si era bloccata veramente. Grazie, Presidente, e mi scusi ancora per il ritardo.

PRESIDENTE. No, non c'è da scusarsi. Sia lei sia l'onorevole Paglia non stavate facendo una passeggiata; eravate impegnati nella Commissione di inchiesta sulle banche e quindi è ovvio che purtroppo questo non era compatibile con i lavori dell'Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. La Camera dei deputati non ha potuto discutere per migliorare questo decreto-legge. È un fatto grave che la dice lunga sul livello di umiliazione del Parlamento in questi ultimi anni. Del resto, per più di cento volte è stato chiesto in questa legislatura il voto di fiducia, stroncando il dibattito e violando, nei fatti, lo spirito costituzionale che fonda la nostra democrazia sul Parlamento e sul bicameralismo parlamentare. Dunque, siamo costretti alla Camera solo a replicare quello che abbiamo fatto al Senato con le nostre senatrici Cecilia Guerra e Lucrezia Ricchiuti.

Il Governo ha voluto, con questo decreto, assecondare la voglia matta di condoni e sanatorie che nella maggioranza di oggi e nella maggioranza di centrodestra di ieri ha sempre goduto di grandissima popolarità. L'innovazione più grande, tra quelle introdotte con questo decreto, è che non si vanno a rottamare solo le cartelle vecchie, su cui ovviamente le pretese del fisco si erano affievolite, ma anche quelle nuove, di pochi giorni fa, per le quali le possibilità di riscossione sono invece molto alte.

Perché questa rinuncia a priori? Stiamo dicendo che, nonostante la tanto sbandierata riforma di Equitalia, la riscossione non funziona?

O che rinunciamo, per principio, ad ogni attività seria e rigorosa di riscossione? Oppure, stiamo dicendo che chi non paga le imposte deve essere sempre premiato? Riflettiamoci, però; si tratta di un premio particolarmente ingiusto dal punto di vista sociale. Del resto, Berlusconi e - mi dispiace - anche Renzi spesso dicono che il loro obiettivo è tagliare le tasse. Si vuole coltivare l'idea malsana che le tasse siano un furto e che chi evade lo faccia solo per necessità. I condoni, dunque, si farebbero per venire incontro ai contribuenti in difficoltà economica; non è così. I piccoli evasori per necessità vengono usati come scudi umani per favorire i grandi evasori. I piccoli guadagneranno da queste misure di condoni poche migliaia di euro, mentre i grandi evasori prenderanno - perché li hanno presi negli anni passati - milioni, centinaia di milioni di euro.

Bisogna dire, con coraggio e anche controcorrente, che il fisco è lo Stato; è lo Stato che raccoglie democraticamente le tasse per finanziare i beni comuni e, prima di tutto, il welfare universale. Senza le tasse, pagate in modo progressivo, lo Stato non avrebbe risorse per la sanità pubblica, la scuola, l'università, la sicurezza, la difesa, la giustizia, l'assistenza ai disabili e ai poveri, la copertura dei disavanzi del sistema previdenziale.

Naturalmente, le persone non pagano spontaneamente le imposte. Del resto, le tasse si chiamano “imposte” perché vengono imposte ai cittadini. Nel prelievo c'è un elemento coattivo che deve avvalersi, a volte, anche di strumenti odiosi come i pignoramenti, a tutela, però, del benessere collettivo. L'evasione fiscale sottrae - si dice - qualcosa come 140 miliardi di euro allo Stato italiano, miliardi che in buona parte potrebbero essere utilizzati per risanare il disavanzo pubblico e anche per ridurre le imposte, ma a chi le paga fedelmente.

Con questo decreto il Governo ha pensato, peraltro, non solo agli evasori, ma anche ad altri speciali amici. Penso al rinnovo ex lege della concessione per il Gratta e Vinci a Lottomatica, azienda che, peraltro, ha trasferito all'estero la sua sede fiscale, e questo la dice lunga. Non si è trattato di una proroga, perché la proroga si poteva fare con un atto amministrativo da parte dell'Agenzia delle dogane all'esito di un'apposita istruttoria.

Dunque, visto che siamo di fronte a un rinnovo disposto per legge, sono forse state rispettate le disposizioni del diritto comunitario, il codice degli appalti e la giurisprudenza nel merito? Abbiamo violato tutte queste normative e, inoltre, incasseremo meno di quello che avremmo incassato se avessimo proceduto alla gara. Non stiamo discutendo di noccioline: stiamo discutendo di ricavi pari a 370 milioni di euro all'anno per nove anni, cioè 3,3 miliardi di euro. Infatti, l'aggio per il concessionario del Gratta e Vinci rappresenta il 3,9 per cento della raccolta annua, che ammonta a 9,5 miliardi di euro. Un'enormità, un regalo di Natale vergognoso è stato fatto a Lottomatica.

Sono state respinte molte nostre proposte ragionevoli, non solo quelle contro la rottamazione delle cartelle esattoriali e sul regalo a Lottomatica, ma anche quelle sulla sanità pubblica e sulla bonifica ambientale dell'Ilva.

In materia pensionistica abbiamo sposato la rivolta che c'è nel Paese quando si accetta l'aumento automatico dell'età pensionistica rispetto all'aggancio automatico all'aspettativa di vita, e saremo il 2 dicembre a manifestare in tutta Italia affianco del sindacato.

Emendamenti ragionevoli, come quelli, per esempio, sui treni dei pendolari, sul ferro-bonus, perché le ferrovie non sono solo l'alta velocità. Qualcosina è passato, pensiamo allo stalking, all'emendamento volto a sopprimere l'esclusione del reato con il pagamento di una somma di denaro; pensiamo anche alla correzione del vuoto normativo in materia di uscita degli alunni dalle scuole medie in autonomia; ma poche rondini non fanno primavera.

Il dato di fondo è che questo decreto porta benefici indecenti agli evasori fiscali e a furbetti di vario conio. È un'altra beffa per i lavoratori e i pensionati, che pagano sino all'ultimo euro le tasse e i contributi previdenziali. Per questo motivo il gruppo di Articolo-1 Movimento Democratico Progressista voterà contro la conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signor Presidente, il provvedimento su cui l'Aula è chiamata ad esprimersi fra pochi minuti, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili, già approvato dal Senato, anche lì con voto di fiducia, è l'ennesimo esempio di abuso di questo strumento da parte del Governo.

Forza Italia denuncia ancora una volta il metodo arrogante e scorretto da parte del Governo ed è contro per il metodo e il merito del provvedimento. Il metodo: siamo all'ennesima richiesta di fiducia, la numero 105, con l'aggravante che alla Camera non è stato consentito né di poterlo esaminare né tanto meno di apportare modifiche correttive o integrazioni al testo del decreto in esame.

Sul merito, signor Presidente: questo decreto è direttamente connesso con la legge di bilancio 2018, poiché il bilancio dello Stato è stato costruito prevedendo, fra le altre, nel capitolo delle entrate, la considerevole cifra di 5,1 miliardi di euro da realizzare nel 2018 attraverso il recupero dell'evasione fiscale.

Forza Italia - e non solo, perché anche l'Europa ha manifestato perplessità, tanto che si preannuncia una correzione nella prossima primavera tra i 5 e i 7 miliardi di euro di questa manovra - ritiene che la cifra prevista dal Governo sia significativamente sovrastimata, almeno per due ordini di motivi. Il primo: quanto previsto dal decreto in termini di rateizzazione non è sufficiente a realizzare gli obiettivi, secondo il nostro punto di vista. Se veramente si vuole agevolare i contribuenti non in regola con il fisco, bisogna metterli nelle condizioni ideali per poterlo fare, prevedendo un maggior numero di rate rispetto a quelle previste dal Governo e consentendo ai contribuenti in forte difficoltà per la crisi che ha investito il nostro Paese di poter pagare e mettersi in regola con il fisco.

Il secondo motivo è rappresentato, signor Presidente, dalla circostanza che in questa legislatura i Governi che si sono succeduti a più riprese hanno varato di fatto dei mini condoni, compreso anche il rientro dei capitali all'estero; quindi si tratta, a nostro avviso, di raschiare il barile nei confronti dei contribuenti inadempienti. Per questo motivo sarà difficile far entrare nelle casse dello Stato la cifra di 5,1 miliardi di euro.

Comunque, signor Presidente, Forza Italia evidenzia che i Governi di questa legislatura, con la maggioranza di sinistra, hanno dato vita a condoni fiscali e, non avendo il coraggio di chiamarli con il loro vero nome, li hanno così etichettati: definizione agevolata, adempimento operoso, ravvedimento operoso; e per il rientro dei capitali dall'estero hanno utilizzato una terminologia addirittura inglese. Ma immaginiamo solo per un attimo: se questi provvedimenti fossero stati fatti dal Governo Berlusconi, che cosa sarebbe successo? Non oso immaginare il diluvio di accuse e le manifestazioni di piazza a cui la sinistra avrebbe dato luogo.

Signor Presidente, nel decreto le norme fiscali sono contenute solo nell'articolo 1 e, per il resto, così come ha ben evidenziato con l'intervento in discussione generale il collega Alberto Giorgetti, contiene una serie enorme di articoli proposti dal Governo e una serie infinita di commi e articoli aggiuntivi approvati in sede di conversione dal Senato, misure che incidono su settori tematici tra loro eterogenei, rispetto ai quali, per brevità, rimando a una semplice lettura dell'indice delle schede di lettura.

Signor Presidente, il volume contenente le schede di lettura, predisposto dal Servizio studi, è composto da 350 pagine, e la parte strettamente fiscale riguarda solo le prime 33 pagine. È un decreto che nasce per assicurare la realizzazione di 5,1 miliardi di euro di entrate per l'anno 2018 attraverso il recupero di evasione fiscale e che viene ampliato da mille norme ordinamentali e anche da interventi con previsione di spesa. Rappresenta una grande contraddizione, che Forza Italia denuncia unitamente ad alcuni interventi molto discutibili, come, per esempio, i continui prestiti per Alitalia, su cui da cinque anni si annunciano soluzioni senza che mai si veda la luce; la proroga riguardante le concessioni autostradali; la proroga per Lottomatica; nuovi poteri alle società di riscossione, agli agenti degli enti locali, che sono uno scandalo che noi abbiamo denunciato da anni, perché queste società, questi agenti riscuotono le risorse, le tasse dai cittadini e poi non le versano ai comuni. Veramente offensivo, signor Presidente, il comma che afferma che, al fine di stabilizzare i bilanci dei comuni, si affidano nuovi compiti e nuove competenze alla società di riscossione! Una vergogna!

Signor Presidente, Forza Italia dice “basta all'oppressione fiscale!”. Solo nel 2016, tra leggi e decreti-legge, nella sola materia fiscale, sono stati approvati 11 provvedimenti, che a loro volta, a cascata, hanno modificato 110 normative già esistenti; poi sono stati esaminati ben 36 decreti ministeriali, tre ogni mese, composti complessivamente da 138 articoli. Il direttore dell'Agenzia delle entrate ha apposto la sua firma su 72 provvedimenti, mentre gli uffici competenti del Ministero delle Finanze e della stessa Agenzia delle Entrate hanno pubblicato 50 circolari e 122 risoluzioni, per un totale di quasi 2.000 pagine di testo! Altro che codice del contribuente, signor Presidente. Dove è andato a finire il codice del contribuente? I cittadini, inoltre, oltre alle tasse centrali, sono aggrediti da tasse regionali, tasse provinciali, tasse comunali, per non parlare di IMU, Tasi, Tari, mense scolastiche, asili nido! Ovviamente, anche in questo caso il tutto viene condito da migliaia di pagine di leggi, regolamenti, circolari regionali, provinciali e comunali. Addirittura, in alcune regioni, come la mia, la Puglia, si sono inventati anche una tassa suppletiva sui rifiuti, l'ecotassa, che spero la Corte costituzionale quanto prima dichiari anticostituzionale.

Tutto ciò provoca una vera e propria aggressione fiscale, non più tollerabile in un contesto di vero e proprio delirio normativo, con la conseguenza di un grande ed esteso conflitto tra Stato e contribuenti che sfocia nelle cosiddette liti pendenti, stimate per un valore non inferiore a 60 miliardi di euro, e con l'aggravante dei ripetuti scandali riguardanti le commissioni tributarie. Per questi ed altri motivi Forza Italia vota contro questo decreto, anche perché, ironia della sorte, signor Presidente, i media oggi hanno definito questa giornata, quella del 30 novembre, la giornata delle tasse: Irpef, Ires, IVA, ma anche cedolare sugli affitti e contributi per commercianti ed artigiani, senza dimenticare la terza rata a saldo della rottamazione sulle cartelle esattoriali. Il conto presentato dal fisco gli italiani per il taxday che ricorre oggi è salatissimo: 32,2 miliardi di euro! Peraltro, c'è stato anche un prologo. Infatti, il 15 novembre scorso gli italiani hanno già dovuto pagare 26,5 miliardi di euro di tasse. Oggi, purtroppo, il conto è più salato.

Pertanto, signor Presidente, considerato che siamo alle ultime battute della legislatura, per Forza Italia e per il suo presidente, Berlusconi, risolvere l'oppressione, la continua aggressione fiscale a cui sono sottoposti i cittadini nel nostro Paese è una priorità assoluta. Basta con una sinistra tassa e spendi! Basta con questi Governi che hanno tassato anche l'aria che respiriamo e poi spendono! Ne è prova quella vergogna che sta avvenendo al Senato, dove una legge di bilancio, che dovrebbe mettere al riparo i conti pubblici, consegnerà al Governo che dovrà succedere nella prossima legislatura un fardello incredibile. Abolizione vera di Equitalia, flattax e semplificazione normativa fiscale, soluzione delle liti pendenti e riforma delle commissioni tributarie, creazione di una nuova cultura e di un nuovo rapporto tra fisco e contribuente, nel solco di quanto previsto dal codice del contribuente: saranno punti cardine del programma di Forza Italia e del centrodestra, che realizzeremo, signor Presidente, nella prossima legislatura, vincendo per volontà degli elettori e senza complotti le ormai prossime elezioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

VINCENZO CASO. Presidente, annuncio da subito che il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo decreto-legge. Voteremo contro non solo per il merito, ma anche per il metodo con cui è stato portato avanti: a colpi di fiducia sia al Senato che alla Camera, con l'azzeramento dei lavori in Commissione, con il solito bavaglio al controllo parlamentare sull'operato del Governo, con il solito monocameralismo di fatto, nonostante il referendum costituzionale abbia dimostrato che i cittadini non ci stanno a vedere distrutto l'assetto istituzionale attuale; di sicuro non adesso, e non in un clima così autoritario, con Governi che calpestano le opposizioni e confondono la governabilità con l'antidemocraticità.

Ed infatti, come è successo tante volte in questi cinque anni, il testo è arrivato dal Senato praticamente blindato in Commissione bilancio, in cui c'era il solito clima surreale in cui tutti sanno che non c'è nulla da fare, nessuno degli oltre 600 emendamenti al testo è stato preso in considerazione. Questo sarebbe già un buon motivo per essere contrari, ma ce ne sono altri.

Entrando nel merito, è difficile riassumere in poche parole il contenuto di questo provvedimento: si tratta del solito decreto-legge omnibus, e quindi parliamo contemporaneamente di giustizia, ambiente, sanità, trasporti, attività produttive, lavoro, cultura, contabilità; le materie più disparate messe insieme nel nome di un'urgenza che, nella maggior parte dei casi, non esiste, e se esiste è quasi sempre solo il frutto di errori di valutazione commessi in precedenza dallo stesso Governo. E a quale costo si procede in questo modo? A costo di rendere illeggibili i testi, a costo di tradire il dettato costituzionale, a costo di creare confusione tra la popolazione che si trova inondata da nuove norme random.

Non si capisce come mai non si riesca a dare un minimo di organicità agli interventi normativi in questo Paese. O forse, a pensarci bene, si capisce eccome: si capisce che l'intervento di questi signori è solo quello di mettere qualche pezza sui propri errori precedenti ed elargire qualche favore qua e là per tenersi strette le proprie clientele; di confondere sempre le acque, in modo tale da rendere oscuro il quadro generale del proprio operato: con una mano si dà qualche contentino qui e là, qualche piccola elargizione per tenersi buona qualche categoria, e si dà spazio a qualche norma di sacrosanta necessità, come l'eliminazione della fatturazione a 28 giorni; con l'altra mano si procede invece a ingenti tagli dettati dalla mai superata, checché se ne dica, austerity: quasi 1 miliardo di euro in meno ai Ministeri in un colpo solo. Ma ad una cosa non si rinuncia mai: ai favori agli amici. In questo caso è eclatante l'esempio di Lottomatica, ma anche il favore alle società di riscossione, andando a favorirle contro invece i comuni, e si spera tanto che nella legge di bilancio si rimedierà a questa situazione.

L'alternativa esiste: si possono affrontare le problematiche del nostro Paese per tematiche principali, e tenendo conto di tutti quelli che vengono coinvolti dalle riforme, non solo di chi è più forte e di chi fa la voce più grossa, di chi ha più amici o più soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E la visione dev'essere a lungo termine, e non legata alla legislatura o peggio al successivo appuntamento elettorale: così si comporta uno Stato serio! Questo oggigiorno manca, ed allontana le persone dalla politica (lo dimostrano i dati delle affluenze alle elezioni).

E invece cosa abbiamo in questo ennesimo decreto-legge? Facciamo alcuni esempi. Non si riesce a trovare una soluzione al disastro Alitalia, E quindi continuiamo a buttare altri soldi dei cittadini nel calderone: siamo arrivati a 900 milioni di euro, presto l'intera società sarà svenduta, quasi sicuramente ad imprese straniere; come è successo già con Alitalia Maintenance Systems, la storica officina motori di Alitalia, già svenduta ad una società americana e che ha trasferito all'estero tutti gli impianti e la tecnologia di cui eravamo orgogliosi nel mondo, lasciando il deserto industriale e centinaia di professionisti specializzati in riparazione, manutenzione e revisione aerea a casa senza un futuro. Ma cosa importa se stiamo perdendo un pezzo importante e strategico della nostra economia? Tra l'altro in controtendenza con l'andamento del settore dei trasporti aerei, che vede una costante crescita del traffico in Italia! Qui sembra che l'unica cosa che conta sia non far scoppiare il polverone prima delle elezioni, per non fare brutta figura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In questo decreto abbiamo anche elargito un milione di euro alla regione Lombardia per il finanziamento della promozione della candidatura di Milano come sede dell'Agenzia EMA, emendamento proposto e approvato tre giorni prima che poi la sede, invece, fosse assegnata ad Amsterdam.

Io mi auguro che si prenderà un provvedimento anche in legge di bilancio, perché, se leggiamo l'emendamento approvato, si parla di un contributo di un milione di euro per la progettazione di interventi “connessi al trasferimento”, un trasferimento che non ci sarà; quindi, non si capisce perché dovremmo dare un milione di euro alla regione Lombardia, in questo caso. Mi auguro che anche la Lega ci darà una mano a eliminare questo finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a meno che gli sprechi di “Roma ladrona” non valgano se i soldi vanno a Maroni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ho accennato prima ai favori agli amici: un esempio tra tutti è che con questo decreto il Governo italiano rinnova, senza gara, la concessione a Lottomatica per i Gratta e vinci, altri nove anni di lauti profitti assicurati, assicurati sulla pelle - non ce lo dimentichiamo - di tanti che finiscono nella spirale terribile della ludopatia. Intanto, abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione che il principio di libera concorrenza vale solo quando fa comodo e che, in questo Paese, se sei un monopolista che opera un business da 2,7 miliardi e porti all'estero la tua residenza fiscale, avrai un trattamento privilegiato, soprattutto se sei molto generoso nel finanziare i partiti di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Cambiando totalmente fronte, notiamo le differenze di trattamento tra le grandi lobby e i cittadini normali. Pensiamo ai cittadini che sono stati colpiti dall'alluvione di Livorno: in questo caso, la linea del Governo e della maggioranza è esattamente la stessa tenuta nei confronti di tutti coloro che sono stati colpiti da calamità naturali in questo Paese, una linea a dir poco folle. Si sospende il pagamento dei tributi, ma il tempo concesso è sempre troppo poco e, quindi, si procede di proroga in proroga, ma alla fine si chiede fino all'ultimo centesimo, strangolando i poveri cittadini che, oltre ai danni, devono fare fronte alla beffa di uno Stato spesso assente sul lato del dare, ma sempre presente sul lato dell'avere.

Cambiando ancora una volta discorso, ricordo che in questo decreto sono state recepite anche alcune norme della proposta di legge approvata di recente alla Camera sull'uso della cannabis per uso medico. Siamo molto lieti che, in questo modo, sarà possibile velocizzare l'iter di norme molto utili per i cittadini, ma non possiamo non dire che sul tema è stato fatto veramente troppo, troppo poco.

Risulta ancora incomprensibile, ad esempio, come mai si neghi il diritto dei malati di coltivarla in casa per l'autoconsumo; evidentemente, non interessa far risparmiare soldi allo Stato, se questi vanno a rimpinguare le casse delle grandi case farmaceutiche. I risparmi sono invocati, invece, solo quando c'è da tagliare servizi ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nell'universo infinito di norme e di temi trattati da questo decreto c'è anche quello degli incentivi fiscali per le campagne pubblicitarie. Qualcuno mi spieghi come mai dalla mattina alla sera ci dicono che non ci sono soldi e poi si trovano soldi per supportare il ricorso alla pubblicità. In che modo aumenterà il benessere dei cittadini, se aumentiamo la pubblicità? A me sembra che sia molto più facile dimostrare il contrario.

Ho fatto solo alcuni esempi, ci sarebbero tanti aspetti di questo decreto che non ci convincono, ma ripeto che sono molte le norme su cui non siamo d'accordo o su cui pensiamo si sarebbe potuto fare di più e fare meglio; ma quello che più ci spinge a prendere le distanze da un provvedimento del genere è la totale mancanza di programmazione che ha alle spalle. Dopo cinque anni qui dentro, Presidente, ancora mi chiedo come sia possibile che dentro di voi non ci sia neanche un piccolissimo dubbio che questo modo di fare sia, oltre che estremamente squallido, dannoso per il nostro Paese, per i nostri cittadini e per il loro futuro. Oppure, semplicemente, voi queste cose le sapete, ma è molto più semplice stare zitti per una poltrona al caldo.

Noi siamo qui, Presidente, non per mettere una pezza su un vestito ridotto a brandelli, non ci interessa fare il minimo indispensabile per garantire lo status quo e di certo non siamo qui per difendere a tutti i costi le nostre poltrone. Noi vogliamo gettare il vestito, se serve, ricostruirne uno nuovo totalmente diverso; vogliamo rovesciare questo sistema, non curanti delle conseguenze a breve termine che questo avrà sulle nostre posizioni personali, ma fieri di costruire qualcosa di più grande di una poltrona in un Parlamento, che ormai non decide più nulla, ma che si contende le briciole per elargire qualche marchetta elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Amaldi-Nevio di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, che sono presenti in tribuna (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Grazie, Presidente. Il decreto n. 148, il provvedimento che ci apprestiamo a convertire, insieme alla legge di bilancio, è l'ultimo provvedimento di politica economica prima dello scioglimento delle Camere.

Nel 2013, la legislatura si era aperta con l'economia in recessione, con la disoccupazione a livelli record, con un deficit vicino al 3 per cento e un debito pubblico in crescita. Quattro anni e mezzo dopo, chiuderemo il 2017 con una crescita economica che, secondo l'OCSE, sarà dell'1,6 per cento, un dato superiore persino alle stime del Governo. Chiuderemo l'anno con 840.000 posti di lavoro in più rispetto all'inizio della legislatura, oltre mezzo milione stabili. Chiuderemo con un deficit che nel frattempo è diminuito al 2,1 per cento e con un debito che finalmente ha iniziato un percorso discendente.

Certo, signor Presidente, sono molte le ferite aperte dalla crisi che non si sono rimarginate ancora. Rimangono tanti problemi economici e sociali in Italia e molto lavoro resta da fare, ma oggi l'Italia, il nostro Paese, è in condizioni migliori rispetto a quattro anni fa; è un dato oggettivo riconosciuto da tutte le istituzioni internazionali e nessuna propaganda, nessun blog, nessuna fake news, potrà negare questa realtà dei fatti.

Il decreto n. 148 è stato duramente criticato dagli esponenti dell'opposizione, anche poco fa. Lo hanno definito anticostituzionale, scandaloso, decreto omnibus, offensivo. Le critiche sono sempre legittime naturalmente, a pochi mesi dalle elezioni ci sta che dall'opposizione si usino toni più aspri, ma questi sono giudizi fuori misura, che non possiamo condividere non per partito preso, ma perché non hanno fondamento nella realtà. E vorrei invitare tutti i colleghi a guardare al merito di questo provvedimento, ai contenuti e all'effetto concreto di queste misure sulla vita degli italiani. Noi pensiamo che sia positivo dare una possibilità in più ai contribuenti di mettersi in regola pagando quanto dovuto e con questo decreto noi lo facciamo, allargando la rottamazione delle cartelle a decine di migliaia di contribuenti che erano rimasti fuori per vari motivi dalla tornata precedente.

Con questo decreto aiutiamo chi vive nelle zone colpite dei terremoti e dalle alluvioni, prevedendo una proroga degli adempimenti e dei pagamenti. È solo una parte naturalmente di ciò che serve e di ciò che stiamo facendo per quei territori, ma adempimenti e pagamenti sono un problema vero per chi sta combattendo, giorno per giorno, per ricostruire ciò che è andato distrutto e per chi non si arrende a lasciare le terre in cui è nato e vuole ripartire.

Noi diamo una mano alle imprese italiane, rafforzando il Fondo crescita sostenibile e il Fondo di garanzia per le PMI. Semplifichiamo la vita alle partite IVA, prevedendo scadenze più umane per le comunicazioni e disapplicando le sanzioni per i primi sei mesi del 2017.

Proseguiamo la lotta all'evasione fiscale e interveniamo anche su Alitalia; sì, interveniamo anche su Alitalia, un tema su cui molti si esercitano e si ergono a fare i censori, dimenticando che sono in gioco migliaia di posti di lavoro, un grande patrimonio aziendale, in una fase delicatissima in cui è in corso una procedura di cessione di questa azienda.

Aiutiamo, torno a sottolinearlo, la vita concreta degli italiani. Guardate, con questo decreto, rendiamo impossibile estinguere il reato di stalking a seguito di condotte riparatorie, cioè non si potrà più estinguere quel reato pagando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ed è significativo che questa scelta noi l'assumiamo a pochi giorni dal 25 novembre, dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Con questo decreto risolviamo un problema apparentemente secondario, ma che in realtà è grande per tante famiglie, le famiglie di 1.700.000 ragazzi e ragazze che frequentano le nostre scuole medie inferiori. D'ora in poi, queste ragazze e questi ragazzi potranno uscire in autonomia dalle loro scuole, superando i problemi che erano stati aperti dai pronunciamenti della Corte di cassazione.

Con questo decreto noi estendiamo la detrazione degli affitti per gli studenti universitari fuorisede delle zone montane, delle zone disagiate. Sono territori in cui vivono 4 milioni e mezzo di italiani e in cui i ragazzi hanno gli stessi diritti di andare all'università di chi ha la fortuna di abitare nei centri urbani.

Con questo decreto diamo una risposta concreta ai consumatori italiani, che nei mesi scorsi si erano ribellati, giustamente, di fronte la furbata della fatturazione a 28 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con cui le compagnie telefoniche, le società di pay-tv, volevano far passare in modo surrettizio un aumento delle tariffe in barba ai richiami dell'Autorità. Badate, parliamo di numeri enormi, parliamo di 86 milioni di abbonamenti di cellulare, di un mercato da 16 miliardi. Parliamo di nove milioni di famiglie abbonate alle pay-tv e 3,4 miliardi di fatturato. Con questo decreto costringiamo queste aziende a tornare alla fatturazione mensile o plurimensile, ristabilendo un rapporto trasparente e corretto tra le aziende e i consumatori.

Infine, signor Presidente, l'equo compenso per gli avvocati e per tutti i liberi professionisti nei rapporti con i clienti forti. Il mondo delle libere professioni è molto cambiato in questi anni, spesso in peggio, purtroppo. Avevamo promesso di ridisegnare il sistema di tutele e lo abbiamo fatto approvando la legge sullo statuto del lavoro autonomo. Avevamo il dovere di combattere lo sfruttamento di tanti professionisti, tra questi tantissimi giovani.

Abbiamo iniziato a farlo stabilendo un principio, anzi un diritto importante in un Paese in cui siamo arrivati alla vergogna di amministrazioni pubbliche e di bandi pubblici a zero compenso, con un vero e proprio caporalato intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che noi vogliamo estirpare da questo Paese, come abbiamo fatto approvando la legge contro il caporalato agricolo. Spiace, signor Presidente, che l'Autorità antitrust, in nome di un principio astratto di libera concorrenza, sottovaluti la portata sociale della competizione selvaggia, della logica del massimo ribasso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che in questi anni si è diffusa nel mercato delle libere professioni.

Signor Presidente, questo è il merito, non le chiacchiere, il merito delle misure contenute in questo provvedimento. Sono parziali, naturalmente, ma sono misure che migliorano la vita di tanti gli italiani, di tante italiane e di tante imprese. Proprio per questo, il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente a favore della conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Auci. Ne ha facoltà.

ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Il decreto che stiamo discutendo, secondo me, è un decreto che potrei definire di mantenimento. Non è particolarmente innovativo, però contiene una serie di misure positive e altre misure che, invece, sono opinabili.

Tuttavia, questo decreto risponde a quello che è l'obiettivo prioritario del momento e cioè quello di consolidare la ripresa della nostra economia. Oggi, contrariamente a quello che ho sentito qua, la nostra crescita è robusta; l'OCSE, proprio in questi giorni, ha confermato che nel 2017 potremmo crescere dell'1,6; l'occupazione sta crescendo.

Quindi, valutando i pro e i contro di questo decreto, credo che esso risponda alle esigenze del mantenimento e del rafforzamento della nostra ripresa. Per questo, annuncio il mio voto a favore.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4741)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4741:

S. 2942 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili. Modifica alla disciplina dell'estinzione del reato per condotte riparatorie" (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Interventi di fine seduta (ore 13,28).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. Marica Ricutti è una lavoratrice dell'Ikea, lavora all'Ikea da 17 anni, all'Ikea di Corsico a Milano; qualche giorno fa ha ricevuto una lettera di licenziamento, perché si è interrotto il rapporto di fiducia, ha detto l'impresa.

Ora io vorrei dire tre cose. La prima: esiste una sproporzione incredibile tra la lettera di licenziamento ricevuta e i fatti che vengono addebitati a Marica Ricutti. Due: i fatti che le vengono addebitati si chiamano difficoltà a tenere insieme la sua vita familiare, di donna separata con due bambini, di cui uno disabile, in una fase terribile della sua vita. I fatti sono dunque questi: la difficoltà di tenere insieme questa complicata sua vita con i turni richiesti dall'azienda, che le ha chiesto di cambiare mansione, quindi una sproporzione assurda, incredibile tra la lettera di licenziamento e i fatti. I fatti sono questi. Tre: la maternità, Presidente e colleghi, non può essere un ostacolo in un Paese in cui nascono, rispetto all'anno scorso, 100.000 bambini in meno. Che la maternità non sia un ostacolo è un problema, una responsabilità di tutti, tutti quanti devono assumersi la responsabilità di fare la propria parte perché ciò non avvenga. Noi abbiamo cominciato a farlo in questi anni, lo devono fare le imprese. Da un'impresa come l'Ikea, che del welfare svedese fa la sua immagine, non è possibile aspettarsi e ricevere un licenziamento rispetto a una lavoratrice madre e di fronte a questi problemi. Per questo chiedo e chiediamo che l'Ikea ci ripensi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 1 dicembre 2017 - Ore 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: DANIEL ALFREIDER, COSIMO LATRONICO E ORESTE PASTORELLI (A.C. 4741)

DANIEL ALFREIDER. (Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia – A.C. 4741). I deputati delle Minoranze Linguistiche voteranno la questione di fiducia posta dal governo sul decreto fiscale. Il provvedimento collegato alla legge di bilancio è già stato significativamente modificato al Senato, in intesa fra il governo e i gruppi parlamentari della maggioranza. Il ruolo della Camera è di confermare l'approvazione del provvedimento mentre più ampio sarà il confronto anche in questo ramo del Parlamento sulla legge di bilancio.

Al Senato ed alla Camera i parlamentari delle autonomie e delle minoranze linguistiche hanno condiviso e sostenuto l'esigenza di sostenere alcuni punti fondamentali che hanno avuto il consenso del governo, sono stati introdotti al Senato ed oggi sono confermati dal voto di fiducia della Camera.

In primo luogo, giacché costituisce un risultato storico per la nostra autonomia, abbiamo ottenuto che fosse inserito nel provvedimento quanto da noi proposto in merito alle importante politiche ti trasporto TEN-T sul corridoio del Brennero e sul corridoio Est Ovest. Cosí abbiamo confermato una norma per realizzare la soluzione in house per la concessione delle Autostrade del Brennero e delle Autovie Venete, consentendo così di introdurre una base giuridica certa e stabile per la conclusione della concessione/convenzione tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, enti locali e Autostrada del Brennero. Confermiamo il nostro auspicio di poter giungere alla stipula della nuova concessione/convenzione nei primi mesi del 2018.

Il quadro legislativo che così si determina è essenziale per una gestione stabile ed efficiente dell'importante corridoio di trasporto e salvaguarda il carattere unitario e strategico sia della realizzazione della Galleria del Brennero che delle relative tratte di accesso lungo il percorso Fortezza-Verona, come opera essenziale nell'ambito dei corridoi di trasporto europei TEN-T e in relazione alla quale i governi Renzi e Gentiloni hanno condiviso l'impegno per un aumento delle quote di co-finanziamento europeo.

Abbiamo presentato un ordine del giorno alla Camera, che auspichiamo sia accolto dal governo, con il quale proponiamo “di lasciare la possibilità agli enti locali di continuare a gestire in proprio le funzioni e le attività di supporto propedeutiche all'accertamento ed alla riscossione delle entrate anche con società in house o a controllo pubblico”. A nostro giudizio va nella direzione di chiarire le disposizioni in materia di riscossione introdotte nel decreto al Senato.

Altri punti di rilievo proposti ed inseriti nel decreto su proposta delle autonomie e delle Minoranze linguistiche riguardano la previsione di una riserva dell'un percento per il contingente bilingue delle forze di polizia la salvaguardia del ruolo e delle funzioni delle farmacie rurali, in primo luogo nei territori di montagna, la tutela degli studenti fuori sede con l'estensione della detrazione d'imposta per canoni di locazione anche a coloro che sono residenti in zone distanti non meno di 50 km dall'università frequentata.

COSIMO LATRONICO. (Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia – A.C. 4741). Presidente, colleghi, membri del Governo.

Ancora una volta, in questa ormai consolidata forma di "semi-monocameralismo reale", ci troviamo a dover approvare un decreto a scatola chiusa, con una fiducia annunciata da giorni, senza dibattito, se non quello — me lo consenta — stancamente rituale condotto in Commissione Bilancio.

Affrontiamo un decreto collegato, che forse sarebbe il caso di chiamare decreto anteposto alla Legge di Bilancio. E qui forse la prossima legislatura dovrebbe intervenire per meglio configurare questo strumento inventato dalla prassi: se l'azione degli esecutivi in materia di politica finanziaria trova la sua completezza nel combinato disposto tra il decreto fiscale di novembre e la legge di bilancio, formando, de facto, un unicum, lo si sancisca con una modifica della legge 163/2016.

In uno scenario di ripresa, seppur non ancora sufficientemente consolidata, ci saremmo aspettati un decreto fiscale e una manovra — ma di questo ne riparleremo di qui a qualche giorno — in grado di accompagnare questo percorso di ripresa con strumenti di sostegno all'economia, alle imprese, alle professioni e mettendo in campo interventi in grado di colmare il divario rispetto ai nostri partner europei che viaggiano mediamente al doppio rispetto al nostro Paese.

Attendevamo dal Governo Gentiloni, nonostante la fase pre-elettorale e come preannunciato qualche mese fa, una manovra sì leggera, ma con una visione di medio-lungo termine del Paese sia in materia economica che finanziaria.

Non solo questo non è stato, ma siamo all'apoteosi del provvedimento "elettoralista" in cui le poche risorse disponibili vengono frantumate in rivoli che accontentano poco un po' tutti gli interlocutori politici di questa maggioranza.

Avremmo voluto discutere e confrontarci, nel merito del provvedimento sia su quello varato dall'esecutivo che sulle parti aggiunte dai colleghi senatori, che in più punti hanno introdotto modifiche su temi di tale importanza da non potersi liquidare con l'approvazione di un qualche emendamento in notturna al Senato.

Avremmo voluto poter sentire in audizione il Presidente Petruzzella, che ha aspettato l'altro giorno per puntualizzare la sua posizione sull'Equo Compenso, potendogli magari chiedere come intendesse lui tutelare i giovani professionisti, che non hanno alcun potere contrattuale nei confronti in primo luogo della pubblica amministrazione, da contratti iniqui e svilenti la loro professionalità. Magari ci convinceva, magari avremmo potuto migliorare il testo. Questo non ci è consentito.

Potevamo anche parlare delle norme introdotte dal Senato sulle sigarette elettroniche, per le quali si è aperta la strada a un regime di tassazione e di licenze che rischia di far saltare 30mila posti di lavoro.

Per quanto riguarda le clausole di salvaguardia e gli interventi sulle accise, ancora una volta si butta la palla avanti, si rimanda di anno in anno. Bene sterilizzare, ma nel 2019-2020 i nodi verranno al pettine.

Sulla rottamazione delle cartelle ricordo solo che, quando le opposizioni — e anche molti della maggioranza - avevano a suo tempo già tentato di spiegarvi che i tempi da voi ipotizzati erano troppo esigui e che per la maggior parte dei contribuenti il meccanismo rischiava di essere penalizzante, avete fatto finta di nulla. Ora, a fronte delle sballate previsioni di entrata, correte ai ripari prolungando, modificando, ampliando... Tutto per far cassa.

Come evidenziato dalla CGIA di Mestre l'anno scorso tra leggi e decreti legge in materia fiscale ne sono stati approvati 11, modificando 110 normative esistenti; sono stati emanati 36 decreti ministeriali e il direttore dell'Agenzia delle Entrate ha firmato 72 provvedimenti, senza contare circolari di ministero delle Finanze e dell'Agenzia delle entrate.

Ecco, basta uscire da quest'aula e parlare con imprenditori, sindacati, professionisti e amministratori. Tutti chiedono la stessa cosa: meno burocrazia, meno adempimenti, meno bonus e mancette, più interventi strutturali a cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale.

Chiedete ai commercialisti e alle imprese cosa pensano dello split payment.

Chiedete al mondo dell'edilizia e agli amministratori locali come valutano il codice degli appalti.

Abbiamo, invece, una serie di provvedimenti (alcuni anche interessanti), ma che comunque non vanno nella direzione chiesta dal Paese e che nemmeno sono in raccordo (soprattutto quelli inseriti nottetempo dal Senato) con l'impianto complessivo della Legge di Bilancio che, peraltro, è ancora in fase di definizione a Palazzo Madama.

Vedete, non solo non mettete in campo gli strumenti per consolidare la ripresa, ma, perseverate nell'approvare norme che creano incertezza, modificando in continuazione lo scenario in cui famiglie e imprenditori operano.

Non consentite alle famiglie di programmare il proprio futuro, dalla nascita dei figli, alla scuola, alle pensioni; non lo consentite all'impresa che ha bisogno di certezze per poter progettare il proprio sviluppo; non incentivate investimenti esteri che non tollerano più un tessuto normativo che si modifica in continuazione, privo di ogni qualsiasi garanzia di stabilità nel medio-lungo periodo.

Per queste ragioni la componente Direzione Italia non darà la fiducia a questo Governo.

ORESTE PASTORELLI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4741). Il decreto fiscale che oggi siamo chiamati a convertire rappresenta uno strumento concreto di ripresa economica del Paese.

Le misure contenute nel testo sono, infatti, fondamentali per sostenere ed incrementare la crescita economica timidamente in atto.

Partendo da qui, ci preme sottolineare come il provvedimento contenga una serie di ulteriori misure in favore dei territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo interessati dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016.

Con queste norme saranno snellite le procedure amministrative per la ricostruzione, ci saranno le opportune deroghe o comunque saranno forniti strumenti speciali ai cittadini e alle amministrazioni pubbliche impegnate nelle attività di progettazione ed esecuzione dei lavori di ricostruzione, specie quelli di lieve entità: un passo avanti importante.

Essenziale per ripartire, poi, la proroga della sospensione dei termini di pagamento delle fatture relative ai servizi di energia elettrica, acqua e gas, assicurazioni e telefonia nei comuni del cratere, così come la sospensione dei termini per la notifica delle cartelle di pagamento e per la riscossione delle somme risultanti dagli atti di accertamento esecutivo fino a giugno 2018.

Da evidenziare con forza inoltre le misure in favore delle famiglie colpite dagli eventi sismici del 2009 in Abruzzo e n1 2012 in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Anche in questo caso ad essere agevolati saranno gli interventi di ricostruzione e di assorbimento del personale assunto all'indomani delle calamità ed oggi in sovrannumero.

Particolarmente soddisfacente il piccolo contributo - anche se avremmo preferito fosse più ingente - che arriverà per i Vigili del Fuoco con la riassegnazione di alcune risorse alla remunerazione delle ore di straordinario.

Riguardo ai temi ambientali, a noi sempre cari, riteniamo corretto l'inserimento degli enti gestori delle aree protette tra i soggetti beneficiari designabili dai contribuenti per l'accesso al riparto della quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a decorrere dall'anno 2018.

Da mettere in risalto, dunque, come le disposizioni contenute nel decreto siano tutte volte alla diminuzione della rigidità burocratica e fiscale ed alla semplificazione delle attività di vari settori del tessuto produttivo italiano, dalle piccole e medie imprese fino ai professionisti.

È chiaro, allora, che un parere negativo a questo testo complicherebbe non poco la vita a quei cittadini, famiglie e contribuenti che da tempo attendono misure di questo tipo.

Senza contare poi le difficoltà a cui andrebbero incontro le casse dello Stato e allo stesso tempo alcuni comparti decisivi per la nostra economia.

Appare allora evidente come gli strumenti contenuti nel decreto possano agevolare la ripresa economica.

Esprimo, quindi, il voto favorevole della componente Socialista al decreto fiscale.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Di Battista e Sarti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e la deputata Piazzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4741 - voto finale 396 393 3 197 237 156 43 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.