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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 885 di martedì 14 novembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNALISA PANNARALE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 10 novembre 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Capezzone, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Cenni, Censore, Antimo Cesaro, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dal Moro, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Nicoletti, Orfini, Orlando, Paglia, Pes, Picchi, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rughetti, Ruocco, Sanga, Sani, Sandra Savino, Scalfarotto, Sibilia, Sottanelli, Tabacci, Tancredi, Taranto, Turco, Valeria Valente, Vazio, Velo, Vignali, Villarosa, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: Businarolo ed altri: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 3365-B) (ore 10,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 3365-B: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 10 novembre 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 10 novembre 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la II Commissione (Giustizia), l'onorevole Businarolo.

FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la II Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi, ritorna all'esame di quest'Aula, per la seconda lettura, il provvedimento approvato, in prima lettura, il 21 gennaio 2016 e il 18 ottobre scorso licenziato dall'Aula del Senato, che ha approvato con una maggioranza trasversale il testo modificato dalla I Commissione in sede referente il 10 ottobre scorso. Il provvedimento, che sembrava non essere destinato all'approvazione, giunge dopo uno stallo di ben 600 giorni. Mi auguro che il Parlamento colga l'occasione di approvare finalmente una legge che dota l'Italia di un'adeguata tutela degli autori di segnalazioni riguardanti irregolarità e fatti illeciti di cui siano venuti a conoscenza in ambito lavorativo sia pubblico che privato, i whistleblower.

Questo provvedimento può diventare la chiave di volta per scardinare i complessi meccanismi legati a quel grave fenomeno, la piaga del nostro secolo, che è la corruzione. Nonostante il ruolo fondamentale svolto dai whistleblower nel fare emergere corruzioni e illegalità, sono infatti ancora molto limitate, o meglio pressoché inesistenti, le tutele di cui dispongono coloro che in ambito lavorativo segnalino irregolarità o fatti penalmente illeciti. Al riguardo segnalo che un'indagine condotta da Demopolis, per l'associazione “Riparte il futuro”, lo scorso settembre, conferma su scala nazionale quanto emerso anche su scala europea: il 52 per cento degli italiani tra i diciotto e i quaranta anni ritiene che la tutela del dipendente pubblico o privato che segnali illeciti sul posto di lavoro sia uno degli strumenti più importanti per prevenire e contrastare la corruzione. È emerso, inoltre, che il 30 per cento del campione rilevato probabilmente effettuerebbe tali segnalazioni se venisse a conoscenza di illeciti o irregolarità. Ciò significa che una stringente normativa diretta a tutelare i whistleblower creerebbe i presupposti per fare emergere sempre più casi di corruzione.

Ricordo che la protezione di whistleblower è sancita anche da numerosi atti internazionali, come la Convenzione ONU contro la corruzione del 2003, articolo 33, ratificata dall'Italia con la legge n. 116 del 2009, e la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla corruzione, articolo 9, ratificata con la legge n. 112 del 2012. La necessità di tale protezione è rintracciabile anche nelle raccomandazioni del Working Groupon Bribery, che si occupa del monitoraggio sull'attuazione della Convenzione OCSE del 1997 sulla lotta alla corruzione degli impiegati pubblici nelle operazioni economiche internazionali, ratificata con la legge n. 30 del 2000, nelle raccomandazioni del GRECO, Groupe d'Etats contre la corruption, organo del Consiglio d'Europa deputato al controllo dell'adeguamento degli Stati alle misure anti-corruzione, ed al G20 Anti-corruption Working Group, costituito in ambito OCSE, che ha predisposto i guiding principles for whistleblower protection legislation.

Nell'ordinamento italiano, la legge n. 190 del 2012, cosiddetta legge anticorruzione, ha introdotto, nel testo unico del pubblico impiego di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001, l'articolo 54-bis, successivamente modificato dal decreto-legge n. 90 del 2014.

Ciò premesso, in riferimento specifico ai contenuti del provvedimento, che consta di tre articoli, segnalo che le modifiche apportate dal Senato hanno sensibilmente migliorato il testo, eliminando alcuni aspetti di criticità presenti in quello precedente. Mi soffermo quindi sulle novità più significative.

La prima: l'onere della prova è a carico del datore di lavoro, che dovrà dimostrare che la ritorsione subita dal lavoratore denunciante non è in alcun modo conseguenza della segnalazione stessa. La seconda: è stato poi eliminato il requisito della buona fede, non verrà dunque lasciata al giudice la discrezionalità di valutare la condizione soggettiva del segnalante che ha effettuato la denuncia, bensì soltanto la validità dell'oggetto della segnalazione, l'attenzione dovrà essere posta sulla rilevanza dell'informazione portata a conoscenza del whistleblower e non sulle ragioni che lo hanno indotto a effettuare la segnalazione. Sulla terza: sono state modificate, inoltre, e inasprite anche le disposizioni di carattere sanzionatorio nei confronti di chi mette in atto misure discriminatorie verso il segnalante e viene introdotto un nuovo illecito destinato a colpire nel settore pubblico i responsabili anticorruzione che non svolgono le dovute indagini a seguito di una segnalazione.

La quarta modifica di estremo rilievo è, altresì, il divieto di rivelare l'identità del segnalante sia nel procedimento disciplinare sia in quello contabile e penale, con alcune limitazioni. In particolare, l'articolo 1 sostituisce l'articolo 54-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevedendo una nuova disciplina: colui il quale, nell'interesse dell'integrità della pubblica amministrazione, segnali al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, individuato di norma tra i dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia, o all'ANAC, ovvero denunzi all'autorità giudiziaria ordinaria o contabile le condotte illecite riscontrate in ragione del suo ufficio, non può essere, per motivi collegati alla segnalazione, soggetto a sanzioni, demansionato, licenziato, trasferito, sottoposto ad altre misure organizzative che abbiano effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinate dalla segnalazione. L'adozione di misure ritenute ritorsive è comunicata in ogni caso all'ANAC dall'interessato e dalle organizzazioni sindacali più rappresentative nell'amministrazione nella quale le stesse sono state poste in essere. L'ANAC informa il Dipartimento della funzione pubblica o gli altri organismi di garanzia o di disciplina per le attività e gli eventuali provvedimenti di competenza. L'ambito della segnalazione è sottratto al diritto di accesso agli atti previsto dalla legge n. 241 del 1990.

Sotto il profilo soggettivo, il Senato ha soppresso l'estensione della disciplina ai collaboratori o consulenti con qualsiasi tipologia di contratto o di incarico prevista nel testo approvato alla Camera, mentre la nuova disciplina riguarda, oltre i dipendenti della pubblica amministrazione, anche i dipendenti degli enti pubblici economici, quelli di diritto privato sottoposti a controllo pubblico, i lavoratori e i collaboratori delle imprese fornitrici di beni o servizi.

Si specifica che l'ambito di applicazione riguarda le segnalazioni o denunce effettuate nell'interesse e nell'integrità della pubblica amministrazione. Viene, dunque, soppresso il requisito della buona fede, rispetto al testo approvato dalla Camera.

Si prevede la tutela dell'identità del segnalante, che non può essere rivelata sia nel procedimento disciplinare che in quello penale e contabile. Nel procedimento penale la segretezza dell'identità è coperta in relazione e nei limiti del segreto delle indagini di cui al 329 del codice di procedura penale; nel processo contabile l'identità non può essere rivelata fino alla fine della fase istruttoria; nel procedimento disciplinare resta confermato che l'identità del segnalante non può essere rivelata senza il suo consenso. Tuttavia, se la contestazione disciplinare sia fondata, anche solo parzialmente, sulla segnalazione, l'identità può essere rivelata dietro consenso del segnalante, altrimenti la segnalazione resta inutilizzabile ai fini del procedimento disciplinare. La scelta di fondo è l'esclusione di segnalazioni in forma anonima. Si dispone, inoltre, che l'ANAC, sentito il Garante dei dati personali, adotti apposite linee guida alle procedure per la presentazione e gestione delle segnalazioni, anche attraverso modalità informatiche, promuovendo il ricorso a strumenti che garantiscano la riservatezza dell'identità del segnalante.

I commi 6, 7 e 8 del medesimo articolo 1 prevedono alcune novità. Il comma 6 prevede e introduce alcune modifiche relative al regime sanzionatorio: se durante l'istruttoria dell'ANAC sia accertata l'adozione di misure discriminatorie nei confronti del dipendente, l'ANAC irroga una sanzione amministrativa pecuniaria a carico del responsabile da 5.000 a 30.000 euro, fermi restando gli altri profili di responsabilità. All'adozione di procedure non conformi alle linee guida prima citate o all'assenza di procedure per la gestione della segnalazione consegue una sanzione da 10.000 a 50.000. Il limite edittale è stato aumentato al Senato; il testo approvato alla Camera, infatti, prevedeva una sanzione da 5.000 a 20.000.

Il comma 7 prevede l'inversione dell'onere della prova, stabilendo che è a carico del datore di lavoro, cioè spetterà allo stesso dimostrare che le misure discriminatorie o ritorsive adottate nei confronti del segnalante sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione; sono altresì nulli gli atti discriminatori o ritorsivi adottati dall'amministrazione o dall'ente.

Il comma 8, introdotto dal Senato, prevede la reintegra nel posto di lavoro per il segnalante licenziato a motivo della segnalazione.

Il comma 9 prevede una clausola di esclusione per cui le tutele non sono garantite alle segnalazioni rispetto alle quali sia accertata, anche con sentenza di primo grado, la responsabilità penale del segnalante per i reati di calunnia o diffamazione o, comunque, reati commessi con la denuncia del medesimo segnalante, ovvero la sua responsabilità simile nei casi di dolo e colpa grave.

Il Senato ha, invece, soppresso la disposizione secondo la quale ove, al termine del procedimento penale, civile o contabile o all'esito di accertamento da parte dell'ANAC, risulti l'infondatezza della segnalazione e l'assenza di buona fede da parte del segnalante. Questi è sottoposto a procedimento disciplinare che, secondo quanto previsto dai contratti collettivi, può concludersi anche con il licenziamento senza preavviso.

L'articolo 2 riguarda le segnalazioni da parte dei lavoratori privati di reati o altre specifiche violazioni di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito del proprio rapporto di lavoro.

Le prime novelle integrano la disciplina della sola responsabilità amministrativa degli enti privati di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001. In particolare, viene modificato l'articolo 6 e vengono aggiunti i commi 2-bis, 2-ter, 2-quater; viene aggiunto l'articolo 3 con riguardo alle ipotesi di segnalazione e denuncia in ambito pubblico o privato e viene introdotta la giusta causa di rivelazione del segreto d'ufficio, di segreto professionale, di segreto scientifico e industriale. Al riguardo, rammento che l'articolo 3 è stato introdotto al Senato a seguito dell'approvazione nel corso dell'esame dell'Aula di un emendamento presentato dal relatore. Vado verso la conclusione.

PRESIDENTE. No, vada proprio alla conclusione, perché ha finito il suo tempo.

FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la II Commissione. Cinque righe ed ho finito.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la II Commissione. Ho sentito la campanella perciò ho accelerato. In qualità di relatrice, nonché prima firmataria dell'originaria proposta di legge, desidero formulare un auspicio affinché il provvedimento possa ricevere, anche nel corso di questa terza lettura, il più ampio consenso possibile tra i colleghi, nella convinzione che l'approvazione di una autentica tutela per il whistleblowing rappresenterebbe motivo di orgoglio per l'intero Parlamento, quali tangibile contributo del legislatore per il contrasto alla lotta alla corruzione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Casellato, relatrice per la Commissione lavoro.

FLORIANA CASELLATO, Relatrice per la XI Commissione. Grazie, Presidente. Brevemente, ringrazio la collega Businarolo per l'ampia illustrazione del provvedimento che oggi giunge all'esame dell'Assemblea della Camera dopo l'approvazione, in prima lettura, da parte di questo ramo del Parlamento e le modifiche introdotte dal Senato.

Colleghi, come ricorderete, il testo nasce da una iniziativa del MoVimento 5 Stelle, alla quale si è affiancato, con una specifica proposta di legge, il Partito Democratico, che ha contribuito in modo significativo a definire i contenuti del provvedimento che oggi stiamo discutendo. Come sapete, il tema della disciplina della segnalazione degli illeciti è progressivamente emerso nell'ambito del dibattito sulle misure volte al contrasto della corruzione ed è stato posto, nel tempo, dalle istituzioni europee.

Nella Relazione sulla lotta alla corruzione presentata nel febbraio del 2014, la Commissione europea aveva in particolare rilevato che, nel campo del contrasto alla corruzione, la strategia italiana era stata per lungo tempo esclusivamente imperniata su un approccio repressivo che necessita di essere integrato con il ricorso a strumenti di prevenzione, che abbiano l'obiettivo di promuovere un cambiamento culturale in grado di sollecitare lo spirito civico individuale, il rispetto delle regole e l'impegno di tutti i consociati a favore del bene comune. In questo ambito, la Commissione indicò, tra l'altro, la necessità di rafforzare la tutela dei dipendenti pubblici e privati che segnalano illeciti.

Successivamente, nel febbraio 2017, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul ruolo degli informatori nella protezione degli interessi finanziari dell'Unione europea, sollecitando l'introduzione di interventi che assicurino un livello minimo di protezione a livello europeo. Un'analoga richiesta alla Commissione europea di adottare una proposta legislativa è stata formulata all'inizio dello scorso mese di ottobre dalla Commissione giuridica del Parlamento europeo.

L'Italia si era mossa per tempo con la legge n. 190 del 2012, con la cosiddetta legge Severino, che introdusse all'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 una normativa relativa alla tutela dipendente pubblico che segnala illeciti. Si è trattato di un primo importante intervento che, però, non si applica al settore privato e che necessitava di alcune integrazioni e revisioni legate anche all'evoluzione della normativa sul pubblico impiego.

Il testo che è all'esame della Camera oggi intende farsi carico di questa esigenza, anche alla luce delle indicazioni emerse nel corso del dibattito svoltosi in entrambi i rami del Parlamento. Si tratta di una normativa assai più ampia di quella vigente, che intende individuare un punto di equilibrio con la legislazione del lavoro e con le altre discipline settoriali che prevedono obblighi o facoltà di segnalazione, la normativa penalistica e sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Sarà, però, molto importante per il legislatore seguire con attenzione il percorso attuativo delle disposizioni che verranno introdotte, anche avvalendosi dell'ausilio dell'Autorità nazionale anticorruzione - l'ANAC -, alla quale sono affidati compiti molto rilevanti nell'ambito dell'applicazione della nuova disciplina. Alla luce dell'esperienza che sarà maturata, si potrà, quindi, valutare l'impatto della nuova disciplina sia con riferimento al rafforzamento del contrasto alla corruzione sia in relazione alla tutela degli altri interessi giuridici coinvolti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che immagino non abbia intenzione di intervenire ora.

È iscritto a parlare l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, io credo che questa sia una giornata importante per noi in Parlamento, credo che lo sia per il Partito Democratico che, con il MoVimento 5 Stelle, ha lavorato molto in questi anni su questo testo. Questo testo, che auspichiamo tutti venga definitivamente approvato in questi giorni, compone, arricchisce un lavoro che abbiamo fatto in questi anni a sostegno di una verità fattuale che noi vogliamo far diventare anche impegno politico e forza di legge. Quale è questa verità fattuale? Che in Italia c'è un problema: il problema è la quantità di persone che, ahinoi, rubano in questo Paese. E noi vogliamo con questa legge, che è una legge sorella, mi vien da dire, del provvedimento n. 3500 Bindi-Gaetti che sta in Senato e che riguarda i testimoni di giustizia, che in Italia il problema è rappresentato da coloro che rubano, non da coloro che denunciano quelli che rubano. Invece, ahinoi, nel nostro Paese, capita ancora spesso che vengano considerati come un problema coloro che puntano il dito, coloro che fanno i nomi, coloro che denunciano gli illeciti, la corruzione, i furti, perché, poi, la corruzione altro non è che è un modo sofisticato per rubare.

Noi vogliamo dire con questa legge, così come diciamo con il provvedimento n. 3500 che sta in Senato e che riguarda i testimoni di giustizia, che i cittadini italiani che puntano il dito, che fanno i nomi e i cognomi, che aiutano la giustizia a fare il proprio corso sono la soluzione al problema e non il problema. Non è banale fare questa affermazione, tanto è vero che questa proposta di legge sulla quale stiamo lavorando la chiamiamo ancora per lo più usando un nome inglese - whistleblowing -, perché facciamo fatica a trovare un termine italiano adeguato a tradurre quest'attività. Perché noi, nel nostro vocabolario italiano, abbiamo vocaboli precisi, ma che hanno uno stigma negativo per fare riferimento a coloro i quali, anziché girarsi dall'altra parte, anziché piegare la testa, anziché fregarsene, fanno i nomi e i cognomi: spesso li chiamiamo “spioni”, li chiamiamo “infami”, usando peraltro un termine squisitamente mafioso, li chiamiamo “sbirri”, dando alla parola sbirro un'accezione negativa.

Quando, invece, dobbiamo trovare un vocabolo che stigmatizzi positivamente il contributo di trasparenza, di onestà dato dai cittadini che denunciano, fanno i nomi di quelli che hanno le mani nella marmellata, facciamo fatica a trovare un vocabolo italiano, tanto che ricorriamo a un vocabolo inglese, e quando lo traduciamo in italiano parliamo di “segnalante”. Io credo che sia un termine inadeguato, perché la traduzione letterale di whistleblower fa riferimento a colui che fischia, ma non tanto e semplicemente a colui che fischia per attirare l'attenzione su di sé, ma a colui che fischia per fermare un'azione. È il fischio dell'arbitro durante una partita di calcio; il whistleblower non fischia solo per attirare l'attenzione, ma per interrompere un'azione. È il denunciante, il whistleblower, è colui che denuncia e si assume la responsabilità di questa denuncia. Tanto è vero che ci sono in Italia cittadini onesti che, avendo denunciato, si espongono ad un rischio tale per la propria vita, ahinoi, e lo Stato deve proteggere queste persone con le speciali misure di protezione. Sono i testimoni di giustizia. Mentre auspichiamo che venga approvata definitivamente questa legge, auspichiamo che il Senato approvi definitivamente quell'altra legge.

Un ultimo passaggio prima di concludere. Questa normativa non è una normativa che esalta l'anonimato della delazione, come qualche detrattore ancora ha voluto dire falsamente, ancora una volta mettendosi dalla parte di coloro che se ne stanno zitti e si fanno i fatti propri, anziché dei cittadini che denunciano. Non è l'esaltazione dell'anonimato. È falsa questa cosa! Semplicemente la segnalazione vivrà nei processi penale, contabile e disciplinare, secondo le regole di quei processi. Tanto è vero che con questa normativa noi tuteliamo il segnalante dalle eventuali ritorsioni, che il segnalante subisce in forza della segnalazione. Quindi, quale anonimato? Noi diciamo soltanto che l'identità del segnalante va tenuta riservata, fintanto che le regole processuali lo permettono. Poi, quando le regole processuali richiedono che, invece, l'identità del segnalante entri nel gioco dibattimentale, se a quel punto, il datore di lavoro, pubblico o privato, adotta delle misure ritorsive, avendo finalmente scoperto chi è l'“infamone” che ha fatto la segnalazione, lo Stato interviene per dire: no, non ti puoi permettere di fare questo e sono nulle tutte le misure che tu adotti con una vocazione ritorsiva, perché hai scoperto chi è l'“infamone” Noi è questo che facciamo: non l'anonimato per l'anonimato, ma dire al datore di lavoro, pubblico e privato, che non ti puoi permettere nessuna azione ritorsiva nei confronti di chi, per onestà, trasparenza e nell'interesse generale, ha fatti i nomi e i cognomi, ha scoperchiato la pentola.

E noi sappiamo quanto nel nostro Paese - e concludo-, Presidente e colleghi, tutto ciò sia ancora faticoso. Molti di noi conoscono, tra gli altri, l'esperienza di Andrea Franzoso, che ha fatto il suo lavoro, che ha fatto il suo dovere, che ha denunciato il malaffare nell'azienda per la quale lavorava. E che cosa ha dovuto subire per quella denuncia pulita e cristallina? Facendo il suo dovere, il suo mestiere era esattamente quello: doveva segnalare.

Ecco perché sono state importanti e saranno importanti in questa, che è una battaglia legislativa, ma ancor più una battaglia culturale in questo Paese, il ruolo dell'ANAC, come canale principale che filtra e che accompagna queste segnalazioni, ma il ruolo delle associazioni, le associazioni sindacali e associazioni non sindacali. Penso a Transparency, penso a Libera, penso ad Avviso Pubblico, che avranno il compito di continuare a sostenere che in Italia il problema è chi ruba, non chi denuncia. Non chi denuncia!

Poi - e ho proprio finito - la speranza è che approviamo queste due leggi - che tutelano dalle ritorsioni coloro che denunciano e che tutelano dalle minacce della vita i testimoni di giustizia- , che approviamo queste leggi per dirci una volta di più che queste persone sono preziose per la Repubblica e vanno tutelate dalla Repubblica. Le approviamo e, poi, la speranza è che non servano. La speranza è che queste leggi non servano. La speranza è che non ci sia bisogno della norma per tutelare dalla ritorsione, perché un po' per volta in questo Paese passa il concetto che gli avversari, coloro che ci sottraggono il futuro, sono i corrotti, sono i mafiosi, sono quelli che rubano, sono quelli che prendono i denari pubblici per farsi i fatti propri e non le persone che denunciano, che le persone che denunciano non sono straordinarie e, quindi, non sono particolarmente esposte al rischio e alla ritorsione, perché dovremmo esserlo ognuno di noi, quando saremo semplicemente e normalmente ognuno di noi a fare quello che va fatto, i nomi e i cognomi. Allora, queste leggi semplicemente non serviranno più. Ma oggi servono e, quindi, meno male che le approviamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Piccolo, che però non vedo in Aula.

Saluto studenti e insegnanti della scuola media “Divina Provvidenza” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

È iscritta a parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà, vicepresidente Polverini.

RENATA POLVERINI. Presidente, colleghi, sottosegretario, dirò subito che l'argomento che trattiamo oggi sta molto a cuore al nostro gruppo. Forza Italia, infatti, è da sempre favorevole ad una pubblica amministrazione trasparente, al servizio dei cittadini, e combatte ogni episodio di illeceità e di corruzione che ne possa pregiudicare il corretto funzionamento.

Il testo in esame che riguarda la segnalazione anonima di fatti illeciti nella pubblica amministrazione o in aziende che abbiano rapporti con il perimetro pubblico, ha registrato però la netta contrarietà del gruppo di Forza Italia in prima lettura, nell'attesa di interventi correttivi e migliorativi. Il successivo passaggio in Senato ha diffusamente modificato quel testo - è vero -, ma non ha eliminato le criticità che, a nostro avviso, dopo quasi due anni, non solo permangono, ma si sono addirittura, in alcuni passaggi, amplificate.

Il testo della proposta di legge in discussione parte da un presupposto assolutamente condivisibile, cioè la segnalazione di attività illecite nell'amministrazione pubblica o in aziende private, da parte di un dipendente che ne venga a conoscenza. Riteniamo che coloro che segnalino tali irregolarità, dando un contributo concreto a sradicare comportamenti scorretti nell'ambito della pubblica amministrazione, vadano tutelati. La volontà di lottare contro la corruzione e, per inciso, contro chi per interesse personale prende decisioni contrarie al bene pubblico è alla base politica di Forza Italia e noi rappresentanti del partito e dei cittadini, non solo la condividiamo, ma la pratichiamo, soprattutto in quest'Aula.

Purtroppo, però, le aspettative su questo provvedimento sono state disattese da un testo decisamente non all'altezza dell'importanza del tema. Non si può, infatti, pensare di tradurre i buoni propositi di questo provvedimento, trasformando il nostro Paese e i nostri luoghi di lavoro, pubblici e privati, in uno Stato di polizia e di delazione, senza delle regole precise che evitano la strumentalizzazione del tema.

Il testo attuale, ahi noi, si presta a segnalazioni di carattere strumentale, che danno modo a chi le effettua di ottenere talune tutele, più che doverose, nel caso che il contributo della giustizia sia rilevante. Le disposizioni presenti in questo provvedimento difettano principalmente laddove manca la richiesta di determinatezza delle accuse e delle segnalazioni. E ciò rischia fortemente di creare un cattivo funzionamento del meccanismo, nonché un'ulteriore rallentamento dei processi della pubblica amministrazione, che - lo ribadiamo - deve principalmente garantire servizi, in modo efficiente ed equo, ai cittadini e non può essere assolutamente gravata da ulteriori adempimenti, quasi esclusivamente burocratici e non sostanziali.

Durante tutto l'iter parlamentare, l'atteggiamento sempre costruttivo del gruppo di Forza Italia, sia nel passaggio al Senato sia durante la trattazione alla Camera, è stato indirizzato a dimostrare come il testo sia perfettibile in moltissimi passaggi. Ma i nostri sforzi sono stati vanificati da un Governo che non ascolta, un Governo più attento ad assecondare e a ricorrere alla “annuncite” propagandistica del MoVimento 5 Stelle, che ci informa che la corruzione va combattuta. Lo sappiamo, ma vogliamo farlo con interventi strutturali ed efficaci. Questo Governo, invece, nella foga di seguire il modus operandi del MoVimento 5 Stelle, si avventura in un terreno che produce provvedimenti sbagliati e inefficienti o insufficienti.

E non è la prima volta. Si ripresenta un problema quasi cronico di questa legislatura. Un titolo condivisibile, buoni propositi e poi? Poco altro, se non testi sconclusionati e privi di passaggi fondamentali. Ciò neutralizza quanto c'è di buono nelle intenzioni e, anzi, rischia di peggiorare la situazione. E anche questa volta, secondo noi, è così. Nello specifico si è detto che questo testo si propone di difendere chi segnala irregolarità o fatti illeciti nella pubblica amministrazione: condivisibile. Si è detto che si vuole punire chi approfitti di posizioni pubbliche per recare danno alla cosa pubblica che si amministra: condivisibile anche questo.

Si è detto che si vuole contrastare la violazione delle regole dei concorsi pubblici, di gare di appalto e di altre cose di questo genere, perché, proprio dove dovrebbe esserci la regolarità e la competizione leale con regole chiare, specialmente quando le regole sono dettate dallo Stato, ci deve essere una severità nei confronti di chi commette irregolarità. Anche qui condividiamo, si è detto, ma non si è fatto, o meglio non si è tradotto in disposizioni chiare ed efficienti quelli che sembravano principi che potessero mettere tutti d'accordo. Con le disposizioni attuali si dà la possibilità a qualunque lavoratore di guadagnarsi diversi anni di tutela da qualsiasi tipo di atto organizzativo - così viene definito nel testo di legge - che possa avere ripercussioni negative sulla persona stessa. Ma questo è un assunto ovvio, il problema è che non è così semplice attuare un testo così generico e privo di regole precise nella vita di tutti i giorni, altrimenti basterebbe ricordare che il bene vince sul male e avremmo risolto gran parte dei problemi del nostro Paese. La corruzione va combattuta, ma non si può dare per scontato tutto ed incollare buoni ed ovvi propositi alla vita reale. Non è detto che in chiunque segnali in modo generico qualche condotta illecita da parte della pubblica amministrazione sia il buono e che la persona colpita da questa segnalazione sia il cattivo.

A tal proposito, vale la pena segnalare che una normativa analoga a quella al nostro esame è stata introdotta nel Testo unico bancario dal legislatore, in recepimento alla direttiva n. 2013/36/UE dell'Unione europea, così come va rilevato che il Testo unico sulla finanza è stato integrato mediante la legge n. 154 del 2014, in attuazione alla direttiva citata. Ma la grande, decisiva differenza rispetto al testo in esame è che in quei testi viene garantita la riservatezza dei dati personali del segnalante, ma anche quella del segnalato, che viene sempre ritenuto presunto responsabile della violazione sino alla conclusione dell'eventuale procedimento giudiziario. Al contrario, con l'imposizione data dalla proposta in esame, si rischia di mandare in pasto ai media e agli addetti ai lavori colui che viene segnalato, senza poter adottare misure contro il segnalante che si rivelasse in mala fede, nemmeno a procedimento concluso. La segnalazione deve essere un atto certamente tutelabile, se però si tutela anche il segnalato, che, fino a prova contraria, deve essere considerato un presunto innocente.

Non si può che prendere le distanze da questo testo, che intacca nei suoi esiti la possibilità del segnalato di difendersi, laddove il segnalante gode di anonimato e tutela. Non è possibile immaginare che, solo perché il dipendente ha assistito ad un fatto con una soggettiva buona fede o buona intenzione, tutte dinamiche personali ovviamente, questo possa legittimare un'accusa o una denuncia che risulta, poi, salvifica nei confronti di chi la fa. Questo provvedimento è inadeguato e, secondo noi, anche molto rischioso. Occorrerebbe, quindi, costruire un sistema bilanciato, anche rispetto ai diritti individuali e costituzionali del lavoratore segnalato.

Vi invito, colleghi onorevoli, ad analizzare alcune semplici modifiche che il gruppo di Forza Italia ha tentato di introdurre con emendamenti al testo in esame e che avrebbero reso questo provvedimento più vicino alla situazione reale e più lontano da meri fini propagandistici: l'intenzione di circoscrivere l'ambito di applicazione della disposizione in parola ai lavoratori subordinati, ai soli collaboratori coordinati e continuativi, una riformulazione del genere avrebbe reso tali disposizioni riferite esclusivamente ai lavoratori subordinati e ai collaboratori rientranti nel quadro del rapporto unitario e continuativo con il committente del lavoro e funzionalmente inseriti nell'organizzazione aziendale e avrebbe escluso tutte quelle figure, per le quali le tutele previste dal testo in esame risultano inapplicabili; la previsione di un periodo transitorio per l'entrata in vigore delle norme in esame e la garanzia delle segnalazioni che riguardassero illeciti commessi successivamente all'entrata in vigore dalla normativa stessa; l'introduzione di un termine che garantisse la contestualità tra il momento in cui il segnalante apprendeva la notizia o veniva a conoscenza dei fatti e la sua denuncia per evitare dilazioni, strumentalizzazioni o uso distorto delle informazioni. Ma questo Governo ha deciso di andare avanti per la sua strada e il risultato è un testo che per noi è impossibile da condividere.

La pubblica amministrazione è già lenta, paralizzata e ingolfata per tante ragioni, e in questa sede, dove si dovrebbero risolvere i problemi del Paese, si procede con una legge in base alla quale si renderà ulteriormente difficile offrire ai cittadini un servizio equo ed efficiente. Come si può innestare nella pubblica amministrazione un meccanismo di delazione vero, di accusa segreta, che non produrrà nessun effetto sul denunciante, ma che, invece, sul denunciato produrrà un effetto catastrofico? La pendenza di quel procedimento impedirà a questo denunciato qualsivoglia tipo di movimento, che sia di carriera o di progressione, a parte i danni personali, laddove l'accusa si rilevi poi infondata.

È brutto dire: “ve l'avevamo detto” e non è nel nostro stile, ma l'atteggiamento irresponsabile di questo Governo ci condurrà verso un testo completamente slegato dalla realtà e allora saremo costretti a dire che sì, ve l'avevamo detto, ve lo diciamo da due anni, oramai. Noi di Forza Italia vorremmo che l'Italia non si trasformasse in uno Stato di polizia ma restasse un Paese dove lo Stato di diritto e, quindi, la certezza del diritto restino una garanzia e un fondamento, anche per essere più onesti e allontanare spontaneamente la corruzione. Questa norma si rivelerà estremamente efficace, sì, ma non per lottare contro la corruzione, bensì per impedire alla pubblica amministrazione e alle nostre aziende di lavorare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio Presidente, anche per la cortesia di farmi intervenire, seppur non iscritto.

PRESIDENTE. Ecco, se questo se lo risparmiava come ringraziamento, era meglio. Comunque, prego.

WALTER RIZZETTO. Insomma, sono venuto a chiedere...

PRESIDENTE. Lasciamo perdere, prego intervenga che è meglio.

WALTER RIZZETTO. Ebbene, sono sincero assolutamente, le riconosco un merito.

Presidente, noi voteremo a favore rispetto a questo provvedimento. La corruzione, Presidente, sia in Italia, sia in Europa, porta in seno qualche punto di PIL, se pensiamo che c'è qualche miliardo che balla in seno proprio al fattore corruzione, lo rinnovo, sia in Europa, sia in Italia. Ho ascoltato con attenzione le relazioni fatte dai colleghi e posso tranquillamente dire loro che sarebbe bello vivere in un Paese dove chi denuncia la corruzione non perde il posto di lavoro, come prima citato dal collega e ha citato giustamente il caso di Andrea Franzoso, che a scelto coscientemente di denunciare con nome e cognome un episodio grave di corruzione e ha perso il posto di lavoro, di fatto, questa persona.

Ebbene, Presidente, io penso che questa sia una risposta importante, sicuramente un primo passo sul quale il gruppo Fratelli d'Italia ha ragionato anche e devo dire in termini di garantismo, al netto del fatto che in Senato, evidentemente, sono state apposte delle cosiddette migliorie rispetto allo stesso testo. L'ANAC stessa, lo stesso Cantone, sovente non si è dichiarato soddisfatto rispetto a qualche misura normativa e legislativa che potesse dare una mano alla stessa ad Anac per il contrasto alla corruzione. Ebbene, questo, lo rinnovo, potrebbe essere un primo passo. Non siamo probabilmente ancora abituati a questo tipo di passaggi? Ebbene, forse sì, la stessa terminologia inglese, che mal si addice ad una traduzione in lingua italiana, fa sì che probabilmente non siamo ancora molto pronti a questo tipo di passaggio, ma è un tipo di passaggio assolutamente necessario, tanto è vero che in parecchi Paesi anglosassoni questo è uno strumento all'ordine del giorno e con cui si fanno, evidentemente, anche dei bei centri, delle belle cose, questo è poco ma sicuro.

Diciamo che non siamo contrari a questo tipo di provvedimento, anzi, lo rinnovo, voteremo a favore, seppure in una prima fase qui, quantomeno in prima lettura alla Camera, ci siamo astenuti, ma con un iter che, secondo noi, è stato sicuramente molto interessante e ci siamo assolutamente convinti a votare a favore. Ed è anche vero che, io immagino, non possono esserci dei punti di caduta in termini di esplosione dello strumento, anche con qualche pratica poco interessante e poco virtuosa proprio in termini di esplosione dello strumento, poiché è anche vero che, nel testo stesso della legge, quando effettivamente una persona non va a denunciare un caso reale, è grave in termini di corruzione, ma va a denunciare semplicemente perché il collega d'ufficio o qualcuno della sua stessa azienda non gli sta molto simpatico, c'è di fatto il codice penale che parla di calunnia e di diffamazione in questo senso. Quindi, io vedo che le garanzie, in un certo senso, ci sono e sono state, evidentemente, ampliate. Questo, lo ricordo per la seconda volta, è un primo passo, che, eventualmente ed evidentemente anche con qualche interpretazione applicativa e attuativa dello stesso, può essere reso ancora migliore e questa può essere una prima risposta anche a quanti chiedono più legalità anche in questo senso, perché con tutto quello che si spende in termini di corruzione, anzi, che si butta via in termini di corruzione, probabilmente ci faremmo una o due leggi di stabilità.

Ieri eravamo in conferenza stampa, una conferenza stampa fortunatamente partecipata, in modo piuttosto trasversale, e c'era con noi colui che potremmo chiamare il testimonial rispetto a questo passaggio, che si chiama - lo rinnovo - Andrea Franzoso: ricordo di aver letto un'intervista allo stesso in cui diceva che effettivamente i colleghi in ascensore gli davano una gran pacca sulla spalla ma, una volta aperte le porte dell'ascensore, non si ricordavano nemmeno di lui. Ecco, forse questo è un aspetto più culturale che non prettamente attinente alla norma, senza dimenticare che in quel caso - e chiudo, Presidente, ringraziandolo nuovamente per la cortesia - anche i sindacati probabilmente avrebbero dovuto fare di più, ma evidentemente sono stati per l'ennesima volta assenti. Quindi, per noi sarà un voto favorevole.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto. La Presidenza ovviamente le ricorda che la cortesia spesso, insieme alla perseveranza, conduce al risultato, non altrettanto spesso la sincerità conduce alla verità. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice Businarolo, la relatrice Casellato e la rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione della proposta di legge: Di Salvo ed altri: Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori (A.C. 1041-A) (ore 10,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1041-A: Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

La XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Valentina Paris.

VALENTINA PARIS, Relatrice. Presidente, siamo molto felici che la discussione su questo provvedimento arrivi oggi in Aula, perché la Commissione lavoro ha fatto uno sforzo intenso anche di revisione della proposta originaria. Stiamo parlando di modalità di pagamento per la retribuzione dei lavoratori. Parliamo di un terreno molto scivoloso e di ulteriori fratture che si creano molto spesso nel mondo del lavoro che troppe volte non trovano voce. Il lavoro che abbiamo inteso fare nei mesi in cui il provvedimento è stato appunto al vaglio della Commissione è stato quello di individuare pochi articoli, di principio e di garanzia: abbiamo ritenuto necessario dire chiaramente che il datore di lavoro debba remunerare il lavoratore attraverso strumenti tracciabili. Ne abbiamo indicati tre, in questa proposta di legge: l'emissione di assegno, il contante presso uno sportello bancario o postale, e la possibilità ovviamente di versamento direttamente sul conto del lavoratore.

Abbiamo ritenuto questa un'operazione che semplifica, semplifica la vita del datore di lavoro ma semplifica soprattutto la vita del lavoratore, che, se dovesse trovarsi in condizione di ricatto perché licenziabile se non accetta una retribuzione inferiore a quella prevista dalla busta paga, attraverso la tracciabilità avrà uno strumento per difendersi, qualora avrà la possibilità e la forza di denunciare un abuso di tal specie. Abbiamo ritenuto ovviamente che a questa modifica delle modalità di pagamento non dovessero essere inseriti ulteriori obblighi, che pure erano previsti nella proposta di legge iniziale a prima firma Di Salvo, e lo abbiamo fatto perché riteniamo che il punto oggi non sia un'ulteriore comunicazione, un ulteriore appesantimento degli ispettorati, ma abbiamo ritenuto fosse necessario sancire il principio che solo la circolazione del contante rende più vulnerabile il soggetto più debole, in questo caso il lavoratore. Abbiamo ritenuto che la tracciabilità mettesse il lavoratore in una condizione di maggiore forza, per questo, appunto, in una proposta snella e di pochi articoli, riteniamo di potere inserire un altro tassello fondamentale nel lavoro che in questi anni la Commissione ha svolto appunto nell'allargare il campo dei diritti e delle tutele. La tracciabilità delle modalità di pagamento, dal nostro punto di vista, si inserisce in questo tentativo fatto con tanti altri provvedimenti: penso alle norme contro il caporalato, penso ovviamente alle dimissioni in bianco e a tutte quelle norme su cui la Commissione ha lavorato che hanno consentito ai lavoratori di essere meno soli di fronte ad un abuso subito.

Sappiamo che andiamo verso la fine di questa legislatura, per questo avevamo chiesto anche un'accelerazione per questo provvedimento; abbiamo avuto in Commissione il consenso di larga parte dei gruppi parlamentari a chiedere anche l'esame in sede legislativa alla Presidenza della Camera. Tutto questo per dimostrare ovviamente quanto tutta la Commissione lavoro fosse impegnata a far sì che questo provvedimento vedesse la luce entro la fine di questa legislatura. Sappiamo che - qui ovviamente mi rivolgo soprattutto al Governo, che è presente - non dipende necessariamente da noi che siamo qui: c'è un'altra delle proposte di legge su cui pure la Commissione lavoro ha lavorato, a prima firma Albanella, al momento ferma al Senato, che rischia di essere sovrapposta o confusa, ma che riguarda sempre la definizione delle buste paga e quindi tutti quegli strumenti di trasparenza a supporto del lavoratore per far sì che lo stesso possa rivendicare i propri diritti

Devo dire che, almeno rispetto al lavoro fatto qui alla Camera, larga parte del provvedimento è stato concertato con tutti i soggetti che dovranno poi fare in modo che esso viva, ma - credo anche per il provvedimento di cui parlavo prima - il nostro obiettivo è che queste norme possano vedere insieme la luce, perché sono quelle che consentono di ripristinare un punto di equilibrio tra datore di lavoro e lavoratore. Non intendiamo continuare a produrre - e questo è stato uno sforzo enorme della Commissione lavoro - norme securitarie con la paura e la preoccupazione che ci sia sempre e necessariamente chi è cattivo e chi è buono, chi abusa e chi subisce, siamo convinti che oggi, soprattutto in questa legislatura e molto più che in passato, per tanti lavoratori che si sono trovati nella condizione di percepire un compenso inferiore a quello previsto da contratto e scritto nella busta paga o, peggio ancora, trovati nella condizione di dover restituire parte della propria retribuzione, dobbiamo dare uno strumento, e lo strumento della tracciabilità, che attraverso questa norma introduciamo, è a nostro avviso il minimo per ripristinare delle condizioni di tutela dei diritti dei lavoratori ma anche di rispetto, dentro un mercato del lavoro che cambia tra datori di lavoro, perché è evidente il danno che un datore di lavoro arreca ad un collega laddove fa gravare solo e soltanto sull'abbassamento del costo del lavoro il proprio vantaggio competitivo. Per queste ragioni ovviamente auspico che il provvedimento possa rapidamente proseguire l'iter d'Aula in modo tale da poter dire al mondo del lavoro e dei lavoratori che abbiamo posto un altro tassello importante.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di iniziativa parlamentare che giunge oggi all'esame dell'Aula è volto a rafforzare davvero le tutele dei lavoratori. Lo fa arginando quelle condotte di sfruttamento da parte di alcuni datori di lavoro in materia di pagamento delle retribuzioni ai propri lavoratori qualora vengano corrisposte somme inferiore a quelle indicate nella busta paga. È un provvedimento finalizzato ad assicurare una maggiore trasparenza attraverso la tracciabilità del pagamento delle retribuzioni ai lavoratori, e lo fa prevedendo anche un sistema sanzionatorio a carico del datore di lavoro, qualora vìoli le norme contenute nel disegno di legge in esame.

Come già ampiamente illustrato dalla relatrice, il testo introduce l'obbligo per il datore di lavoro di versare le retribuzioni attraverso gli istituti bancari o uffici postali con specifici mezzi, tra i quali il bonifico in favore del conto identificato da un codice IBAN indicato dal lavoratore, oppure il pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale indicato dal datore di lavoro, o ancora attraverso l'emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore.

Le modalità di pagamento previste hanno una doppia finalità: consentire la tracciabilità e la trasparenza del pagamento delle retribuzioni ai lavoratori e, nel contempo, contrastare il fenomeno dell'economia sommersa. Dunque, il datore di lavoro non può fare più ricorso a somme in contanti di denaro per provvedere al pagamento diretto della retribuzione al lavoratore.

Ciò detto, vorrei brevemente concludere esprimendo apprezzamento da parte del Governo per la proposta di legge in esame, un testo normativo che introduce davvero tutele per i lavoratori e, tra l'altro, un provvedimento veramente molto snello. Ringrazio, quindi, il presidente della Commissione, la relatrice e tutta la Commissione, che ha contribuito al lavoro di affinamento del testo attraverso alcune mirate modifiche migliorative apportate in quella sede con la finalità, come sempre, di avere un testo importante anche per questo passaggio elettorale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Miccoli. Ne ha facoltà.

MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. Non c'è un settore del mondo del lavoro dipendente che non abbia conosciuto questo vergognoso fenomeno, quello relativo, appunto, ai datori di lavoro che corrispondono una retribuzione inferiore a quella presentata in busta paga. Purtroppo, l'ultimo episodio è sui giornali di stamattina: un imprenditore di Agrigento, peraltro candidato alle recenti elezioni siciliane con un'importante forza politica che del tema dell'onestà ne ha fatto un cavallo di battaglia, è stato arrestato per estorsione per aver costretto i suoi dipendenti proprio a firmare delle buste paga false. E non possiamo non ricordare che all'indomani del decesso della bracciante agricola Paola Clemente, avvenuto nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015, il giudice per le indagini preliminari di Trani emise un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone a conclusione dell'attività di indagine per contrastare il fenomeno del caporalato in quel territorio. Dalle indagini emerse che le giornate lavorative e il relativo compenso risultanti nelle buste paga dei lavoratori erano falsi; le braccianti lavoravano molte più giornate e molte più ore di quelle dichiarate. In un'azienda di Tortona, sempre nel campo dell'agricoltura, un imprenditore agricolo, appunto, attivo nella zona utilizzava un simile metodo nei confronti di ben 54 lavoratori di origine extracomunitaria. A Specchia, in provincia di Lecce, un imprenditore è stato condannato a sei anni di reclusione per estorsione ai danni delle lavoratrici, quasi tutte madri di famiglia, perché minacciate di licenziamento nel caso non avessero firmato le buste paga, anche queste false. A Palermo, invece, passiamo a un imprenditore che aveva attività sparse in tutta l'isola, da Sciacca a Mazara del Vallo, da Caltagirone a Capo d'Orlando, ed era gestore di un impero di milioni di euro tra punti vendita Benetton, Geox, Golden Point e Oviesse. È stato rinviato a giudizio, anche lui per estorsione, perché secondo l'accusa avrebbe pagato i propri dipendenti con somme inferiori a quelle riportate nelle buste paga. A Reggio Calabria la Guardia di Finanza - e qui passiamo al settore degli alimentari - ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di un imprenditore del settore alimentare accusato di estorsione ai danni di propri dipendenti utilizzando lo stesso metodo di pagamento sopra descritto. Potrei continuare.

Tutti questi casi sono uniti da un unico comune denominatore: l'estorsione compiuta sotto la minaccia di licenziamento e la possibilità di successo di questa pratica grazie alla crisi economica e all'alto tasso di disoccupazione nei territori dove tutto ciò avviene. La paura di perdere il posto di lavoro, la consapevolezza di non poterne trovare uno nuovo, determinano debolezza dei lavoratori - soprattutto delle lavoratrici - di fronte a datori di lavoro senza scrupoli. Per questi motivi, sia la magistratura sia la Guardia di Finanza incontrano sempre grandi difficoltà nello svolgere queste inchieste, perché si tratta di inchieste difficili da concludere senza la testimonianza e le denunce dei lavoratori. L'omertà, proprio per le situazioni di difficoltà sopra descritte, la fa da padrone. Non a caso in quasi tutti gli esempi analizzati le incriminazioni e le condanne sono state determinate dalle denunce delle lavoratrici e dei lavoratori.

Il fenomeno delle buste paga false non si ferma allo sfruttamento e all'estorsione per garantire più proventi ad ogni singolo datore di lavoro, spesso proprietario di piccole imprese, ma viene utilizzato anche da imprenditori molto spesso aiutati da esperti consulenti che emettono migliaia di buste paga finalizzate all'evasione contributiva e fiscale e a volte per favorire l'immigrazione clandestina, come, ad esempio, è avvenuto a Prato. Qui imprenditori cinesi e consulenti italiani emanavano 80 mila buste paga false, scoperte dalla Guardia di Finanza su un'inchiesta avviata dalla stessa procura locale proprio per fare ottenere i permessi di soggiorno. Si tratta di un'inchiesta che ha coinvolto ben 17 imprenditori nel settore dell'abbigliamento operanti in Toscana, Campania, Veneto, Piemonte e Umbria.

Bastano questi casi a far capire l'importanza e la giustezza di questo provvedimento che può sembrare piccola cosa ma che, invece, potrà rivelarsi importante soprattutto in termini di prevenzione di tali fenomeni.

Sono fenomeni dietro ai quali non ci sono solo le storie che parlano di sfruttamento, di caporalato e di estorsione, ma ci sono anche decine di inchieste, effettuate dal Trentino alla Sicilia, dove imprenditori, commercialisti, avvocati e consulenti fiscali sono i registi di reti di società intestate a prestanome o a false cooperative, veri e propri racket con lo scopo di sfruttare lo Stato sfruttando agevolazioni e utilizzando gli ammortizzatori sociali che non spetterebbe loro, evadendo contributi e tasse. I tempi di intervento, quindi, sono determinanti soprattutto per rendere giustizia agli stessi lavoratori. I controlli spesso sono difficili, anche per lo scarso numero di ispettori, e spesso quando gli investigatori arrivano alle società le trovano in liquidazione, si trovano di fronte a patrimoni pari a zero e ad amministrazioni fittizie, a volte addirittura inconsapevoli.

Per questo l'obbligo dei datori di lavoro di pagare le retribuzioni attraverso istituti bancari, uffici postali o altre modalità che garantiscano la tracciabilità degli stessi pagamenti renderebbe molto più difficile e complicata l'estorsione e il relativo sfruttamento dei lavoratori e comporterebbe anche un più celere controllo dei dati incrociati, tra l'effettivo pagamento degli stipendi, i contributi previdenziali versati e le tasse pagate, consentendo così agli inquirenti di portare avanti indagini anche di controllo a distanza. Facevo l'esempio delle 80 mila buste paga emesse in modo falso; quella modalità non sarebbe stata resa possibile se fosse stata approvata questa legge, perché avrebbero dovuto sborsare centinaia di migliaia di euro prima di fare la truffa.

È necessario, quindi, evitare l'utilizzo di contanti e di assegni, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato. È chiarissimo, in merito, quanto disposto dalla sentenza della Corte di cassazione del 1° febbraio 2012, n. 4290, che integra nel delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell'offerta sulla domanda, costringa i lavoratori, con la minaccia larvata di un licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate e, più in generale, a condizioni di lavoro contrarie alla legge e contrarie ai contratti collettivi. È altrettanto necessario inserire nella comunicazione obbligatoria fatta al centro per l'impiego competente le indicazioni sulle modalità di pagamento delle retribuzioni nonché gli estremi dell'istituto bancario o dell'ufficio postale che provvede al pagamento delle retribuzioni.

Costringere un lavoratore a firmare una busta paga con un importo maggiore di quello percepito è un reato grave da un punto di vista penale. Ciò che purtroppo è mancato in questi anni sono state le misure di prevenzione che oggi con questo provvedimento vengono introdotte opportunamente. Si tratta di misure semplici che non comportano maggiori oneri a carico dei datori di lavoro - infatti, va detto che la stragrande maggioranza utilizza già modalità di pagamento tracciabili - ma che possono rivelarsi determinanti per debellare definitivamente questo vergognoso fenomeno. Peraltro, all'articolo 3 vedrete proprio che il Governo stipula una convenzione con le confederazioni dei lavoratori e degli imprenditori maggiormente rappresentative a livello nazionale, con l'associazione delle banche italiane - con l'ABI, quindi - e con Poste Italiane SpA, con le quali saranno individuati gli strumenti di comunicazione idonei a promuovere la corretta attuazione della legge.

Inoltre, non sfugge un elemento che potrebbe aiutare a comprendere e ad intervenire sulla giungla dei contratti di lavoro frutto di “accordi pirata” con minimi retributivi più bassi anche del 30 per cento. Proprio in questi giorni il CNEL ha fornito dei dati allarmanti: su 868 contratti solo 300 sono firmati da organizzazioni rappresentative. Si tratta, dunque, di 500 “accordi pirata”; un altro modo di creare condizioni di dumping, lo stesso determinato dalle false buste paga. Ci troviamo di fronte a due facce della stessa medaglia: l'utilizzo di espedienti per pagare di meno i lavoratori. È chiaro, quindi, che questo provvedimento fa fare un passo importante in avanti verso il riconoscimento di diritti elementari dei lavoratori. Certo, non risolve tutti i problemi; modalità per compiere illeciti, come quelli descritti, potranno sempre essere trovate, ma è pur vero che gli imprenditori e i datori di lavoro che aderiranno a queste corrette modalità, così come quelli che applicheranno contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, daranno vita a una banca dati di imprenditori onesti e affidabili, isolando sempre di più quelli più propensi a delinquere e a sfruttare i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame è volto a superare la purtroppo diffusa prassi adottata dai diversi datori di lavoro che, sotto il ricatto del licenziamento o della mancata assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, facendo firmare loro una busta paga con la quale è, invece, attestato il pagamento di una retribuzione regolare. La proposta di legge in esame si propone di garantire la corresponsione di retribuzioni conformi a quanto stabilito dalla contrattazione collettiva, introducendo l'obbligo per il datore di lavoro di versare le retribuzioni attraverso gli istituti bancari o uffici postali.

Si esprime particolare apprezzamento per la previsione di un sistema sanzionatorio che, con un'opportuna graduazione in relazione alla gravità dei comportamenti, disincentivi condotte di sfruttamento dei lavoratori particolarmente odiose.

In conclusione, si osserva che la proposta di legge in esame ha inteso aumentare progressivamente le tutele dei lavoratori con riferimento al pagamento delle loro retribuzioni. Tale sistema, ad esempio nel settore edile, elimina il dumping economico, che si attiva anche se si pagano mensilità di 173 ore come da contratto collettivo nazionale del lavoro invece delle 90 che certificano, come regolari, le Casse edili, o se i lavoratori sono inquadrati come specializzati invece se manovali, come attestano per regolari le CE e gli enti bilaterali che finanziano Confindustria e sindacati.

Aggiungo che la vecchia busta paga e gli aumenti di stipendio, per come li abbiamo sempre conosciuti, stanno per diventare nella maggior parte dei Paesi europei pura archeologia. A corto di liquidità e bisognose di non farsi sfuggire i migliori talenti, le aziende studiano sempre più forme di benefit personalizzate per i dipendenti, con l'obiettivo di intercettare i bisogni dei dipendenti e proporre soluzioni mirate che garantiscano gratificazione, realizzazione, riconoscimento e fidelizzazione. Si chiama Total Reward Statement e sta diventando un paradigma di retribuzione vero e proprio. E questo è un bene.

Cos'è il Total Reward Statement? Si tratta della comunicazione mirata e personalizzata di come è composto il pacchetto retributivo di ciascun dipendente, che riunisce stipendio, bonus, incentivi, integrazioni pensionistiche e sanitarie, con relativi benefit, questi ultimi molto spesso scelti dal dipendente stesso in base alle sue esigenze e preferenze. Un pacchetto retributivo calibrato sulle singole caratteristiche del dipendente, dove alcune voci possono cambiare nel corso degli anni, in base a mutate esigenze e situazioni: età, progetti di carriera, necessità familiari, formazione e aggiornamento professionale, eccetera. Il tutto comunicato in maniera chiara e trasparente a ciascun dipendente.

La nuova filosofia retributiva e di trasparenza si sta velocemente affermando in tutto il mondo, ma vede l'Italia sensibilmente in ritardo rispetto al trend globale: il 37 per cento delle aziende a livello mondiale adotta il Total Reward Statement in maniera sistematica - quello che vi ho detto prima -, a fronte del 33 per cento delle aziende in Europa e appena il 3 per cento di quelle italiane.

Sempre più aziende tendono ad attrezzarsi in quest'ottica, proponendo pacchetti di benefitad hoc, che vanno dal “benefit maternità” (contributi per l'asilo nido, baby-sitter, eccetera) ai corsi di aggiornamento professionale (corsi di lingue, informatica), ad assistenza e previdenza sanitaria (home caring anziani), a corsi e vacanze sportive (corsi e campus per i giovani o figli di dipendenti).

Ad adottare flexible benefit in Europa è il 35 per cento delle aziende in maniera sistematica, il 18 per cento in maniera parziale (per esempio, solo a determinate fasce di dipendenti), mentre il 47 per cento non li propone. In Italia è già stata approvata la norma che regola il welfare aziendale, ma, ad oggi ,solo il 12 per cento delle aziende italiane li ha proposti in maniera sistematica, il 14 per cento in maniera parziale e ben il 74 per cento non li ha proposti. È lì che dovremmo andare ad agire!

Con la proposta di legge in esame sarà, quindi, vietato pagare lo stipendio in contanti, anche se si tratta di piccoli importi. L'unico modo che l'azienda avrà, per versare la retribuzione al dipendente, come sopra detto, sarà quello del bonifico bancario o postale. Ciò per evitare che al lavoratore venga materialmente consegnata una somma inferiore rispetto a quella riportata in busta paga. È vero: ci sono anche aziende che, dopo aver bonificato lo stipendio sul conto, se ne fanno poi restituire una parte in contanti, ma, in tal caso, al lavoratore resta la prova dell'illecito, grazie appunto al prelievo bancario che ha fatto o al bonifico che ha fatto. Senza contare che questi, poi, potrebbe anche rifiutarsi, senza per questo essere licenziato in maniera illegittima. Concludo affermando che, per i motivi sopra esplicitati, esprimiamo il nostro parere favorevole e permettetemi una battuta, che ho fatto più volte in quest'Aula: non ci vuole un ingegnere per dirlo, ma visto che non avete mai accettato i miei suggerimenti, noto con soddisfazione che li state assorbendo ora. Brava Titti, avanti così! Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Io naturalmente annuncio soltanto che Forza Italia voterà favorevolmente a questo provvedimento e chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo dell'intervento. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. È autorizzata.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. La relatrice e la rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Scanu ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80) (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione – Doc. XXII, n. 80)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La IV Commissione (Difesa) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il presidente della Commissione difesa, deputato Francesco Saverio Garofani.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Presidente della IV Commissione. Grazie, Presidente, sarò molto breve. Come i colleghi sanno, il 30 giugno 2015 l'Assemblea ha deliberato l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dall'esplosione di materiale bellico e a eventuali interazioni.

Le proposte di istituzione della Commissione d'inchiesta erano state presentate dal gruppo Sinistra ecologia libertà e dal gruppo MoVimento 5 Stelle. Il termine per la conclusione dei lavori della Commissione è stato fissato a 24 mesi dal momento della sua costituzione, che è avvenuta il 17 dicembre 2015; allo stato, dunque, la Commissione cessa il 16 dicembre di quest'anno.

Come emerge dalla relazione di accompagnamento dell'atto in esame, la Commissione ha concluso solo in parte l'istruttoria tecnica preliminare all'elaborazione delle conclusioni dell'inchiesta e, al fine di poter predisporre un ulteriore periodo di lavori per mettere a punto la fase conclusiva della sua attività, alcuni componenti della Commissione, a cominciare dal presidente Scanu, si sono fatti promotori dell'iniziativa che è oggi in esame, volta a prorogare la durata della Commissione fino al termine della legislatura.

In sintesi, l'atto di cui oggi l'Assemblea avvia la discussione consiste nella proposta di modificare l'articolo 4, comma 1, della deliberazione della Camera dei deputati del 30 giugno 2015 istitutiva della Commissione d'inchiesta che stabilisce il termine dei suoi lavori al fine di far coincidere tale termine con quello della XVII legislatura. Conseguentemente, viene proposta una modifica dell'articolo 6, comma 1, della stessa deliberazione per attribuire alla Commissione le risorse finanziarie necessarie alla prosecuzione della sua attività fino alla fine legislatura.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare l'onorevole Cova. Ne ha facoltà.

PAOLO COVA. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Mi perdoni. Approfitto, prima che lei inizi il suo intervento, per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo di Frascati, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Prego, onorevole Cova.

PAOLO COVA. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi ,questa Commissione d'inchiesta ha proseguito e continuato il lavoro svolto dalle tre Commissioni che erano state istituite nelle legislature precedenti. Queste Commissioni avevano svolto un loro lavoro, anche un ottimo lavoro, ed avevano cominciato a cercare di determinare le cause del problema della mortalità dei nostri militari per la presenza dell'uranio impoverito. Queste Commissioni, però, non avevano concluso il proprio lavoro; allora, questa Commissione, grazie al lavoro di tutti i colleghi deputati e al prezioso contributo degli esperti e dei consulenti, ha proseguito proprio in questa indagine sulle condizioni di lavoro dei militari e dei lavoratori delle Forze armate nonché dei civili nelle missioni all'estero, ma anche nei poligoni militari e nei depositi dei proiettili e dell'armamento militare: condizioni di lavoro del passato e del presente, con la preoccupazione per ognuno di noi di avere per il futuro un rispetto delle norme sul lavoro per tutelare la salute dei nostri militari. Noi abbiamo cercato di fare questo lavoro perché, nel futuro, nessuno dei militari debba incorrere nuovamente in questi rischi e possa correre il rischio di imbattersi in malattie causate dal fatto che erano militari e lavoravano in alcune situazioni non vincolate e non vigilate da responsabili della sicurezza.

Sono certo che il lavoro svolto fino ad ora giungerà a compimento, anche con l'approvazione della legge presentata dal presidente della Commissione, l'onorevole Scanu, che interviene proprio a normare in modo differente i controlli per la sicurezza, per uscire dalla gestione interna o domestica, come è stata chiamata più volte all'interno della Commissione, dei controlli, il riconoscimento dei danni subiti dai militari, degli infortuni, delle malattie che i nostri militari hanno contratto proprio per aver svolto il loro lavoro durante le missioni all'estero oppure per la presenza nei poligoni.

Questo lavoro ha messo in luce anche i limiti dei controlli sanitari che sono svolti dall'amministrazione militare, della gestione dei nostri militari, che è stata spesso priva dei dati sanitari, con la difficoltà di reperire da parte degli stessi militari i loro dati sanitari e del loro percorso sanitario, cioè quanto i nostri militari hanno fatto e prodotto nella loro carriera militare.

Limiti anche delle strutture che dovevano gestire questo percorso: in particolare, penso a tutti i medici militari o anche a quelle strutture che avevano il compito di vedere e studiare quali erano le ripercussioni sanitarie dell'attività svolta dai nostri militari, ciò che è risultato lampante e quello che è emerso dalle analisi dell'Istituto epidemiologico militare.

Il confronto è stato fatto con il datore di lavoro, i responsabili della sicurezza, della prevenzione e della protezione dai rischi, i medici competenti, i consulenti esterni che sono intervenuti, che hanno lavorato soprattutto su queste malattie: spesso, su questo c'è stata una grande difficoltà di avere dei dati ed avere una precisa conoscenza, e questo si è ripercosso, poi, sulla salute diretta degli stessi militari.

La Commissione ha già presentato due relazioni intermedie, una nel 2016, una nel 2017, che vanno ad analizzare e ad approfondire questo tema, che hanno offerto anche al Parlamento delle possibili soluzioni e dei possibili interventi. Però, riguardo a questo, mi preme sottolineare come diversi sono gli ambiti che sono stati affrontati: accennavo prima a tutto il tema dei monitoraggi e dei dati epidemiologici, tutte le analisi anche riguardo a questo, le analisi anche ai fini ispettivi dei documenti di valutazione di rischio redatti per i militari e per i lavoratori. Sono tutti ambiti che noi abbiamo affrontato e che, comunque, non hanno ottenuto una soluzione. Ancora: il controllo sull'operato degli organi di vigilanza e dei medici competenti per i lavoratori militari e civili della Difesa.

Abbiamo effettuato anche sopralluoghi e verifiche dello stato ambientale dei poligoni militari e del personale che lì viene impiegato. Questo apre anche una motivazione per continuare e proseguire questo lavoro proprio con riferimento al tema del risanamento ambientale di quei luoghi e, soprattutto, del risanamento ambientale anche per le popolazioni che vivono nelle vicinanze dei poligoni militari che subiscono gli effetti e i rischi di una mancata bonifica o della mancata attuazione di norme di sicurezza.

Anche la verifica di dati passati sul sistema di vaccinazione pone delle prospettive anche per il futuro: è uno dei capitoli ancora aperti a cui la Commissione si premura di dare delle soluzioni.

L'altro tema molto importante che è stato affrontato, ma con riferimento al quale si attendono anche verifiche, conclusioni, soluzioni conclusive è quello che riguarda la presenza dell'amianto e le analisi dei rischi correlati alla presenza dell'amianto. Durante il lavoro compiuto dalla Commissione, nel corso delle audizioni svolte, durante tutto il percorso di questi due anni, più volte è emerso il problema della presenza dell'amianto, non ancora risolto all'interno delle Forze armate: è un tema presente nella società civile, ma che all'interno dell'amministrazione militare è ancora da risolvere.

Un po' per tutti questi temi che restano ancora aperti e proprio perché bisogna arrivare a dare una soluzione concreta al problema ancora aperto della prevenzione, della sicurezza, di adottare norme ancora più stringenti per risolvere la gestione domestica della sicurezza nell'ambito militare, ma anche per dare soluzioni sul tema delle bonifiche, bisogna arrivare a definire in modo conclusivo quali sono gli obiettivi che questa Commissione ha analizzato, ha verificato e che vuole andare a raggiungere, ponendo e portando all'attenzione della Camera delle possibili soluzioni.

Per cui, io credo che sia necessario proseguire e terminare questo lavoro, proprio perché è stato un lavoro ampio e produttivo, ma che ha bisogno di concludersi. Sono state fatte delle proposte e accennavo prima proprio a una proposta di legge. C'è una proposta anche sul tema delle bonifiche ambientali. L'ambizione, forse anche grande, da parte della Commissione, è proprio di arrivare a porre anche delle soluzioni conclusive e anche, magari, prioritarie rispetto ad altre, proprio su quei temi che ho detto, il tema della sicurezza, il tema anche di avere dei dati e un'analisi epidemiologica verificabile e il tema proprio anche della bonifica dei siti contaminati, che sono i poligoni o di posizionamento degli armamenti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signora sottosegretaria, col provvedimento in esame oggi viene prevista la proroga dei termini di durata della Commissione d'inchiesta, che in questi due anni ha indagato i casi di morte e malattia grave, per esposizione a uranio impoverito o a metalli pesanti o come effetto presunto della somministrazione di vaccini ai militari impegnati nelle missioni estere. Utilizzo questa formula così, un po' abbreviata, nella denominazione della Commissione, esclusivamente a scopo esemplificativo. La Commissione, come è stato ricordato poc'anzi dal mio collega, avrebbe dovuto terminare i propri lavori a fine 2017, pertanto se ne prescrive la durata di qualche altro mese, fino a fine legislatura.

Com'è noto, come è stato ricordato più volte, si tratta della quarta Commissione che si è occupata di questo problema nelle ultime legislature. Nel farlo, ha voluto acquisire e fare propri i risultati a cui erano pervenute le precedenti Commissioni. Nello stesso tempo, però, debbo aggiungere - e lo faccio anche in quanto suo componente - gli strumenti adottati, in particolare il ricorso allo strumento dell'esame testimoniale e non della mera audizione in forma libera, il numero delle audizioni svolte - credo si sia superata largamente la soglia delle 200 audizioni -, il numero e l'impegno delle missioni effettuate (numerose sono le basi militari, i poligoni di tiro e i porti militari che sono stati visitati).

In particolare, voglio qui ricordare la missione in Sardegna, che ci ha impegnato un'intera settimana un anno fa, nell'autunno del 2016, da Olbia a Palau, da La Maddalena a Tortoli, da Cagliari a Perdasdefogu, da Capo Teulada a Capo Frasca, nella visita di poligoni, basi militari, basi navali, depositi, munizioni, scuole sottufficiali. Abbiamo incontrato il presidente della regione, gli assessori regionali all'ambiente e alla sanità, sindaci, comandi militari, i rappresentanti delle famiglie delle vittime, medici e il procuratore della Repubblica di Cagliari. Dunque, ricordavo le numerose missioni, le audizioni nella forma dell'esame testimoniale. Ma il lavoro di questa Commissione ha segnato una svolta. Questa Commissione è riuscita a mettere a fuoco i problemi, a indicare responsabilità e a proporre soluzioni, forse soprattutto per il ricorso a tecnici ed esperti, personale di polizia giudiziaria, magistrati inquirenti, che hanno svolto un lavoro importante, un lavoro improntato al più rigoroso metodo scientifico.

La Commissione, proprio come frutto del proprio lavoro, ha infine depositato ben due proposte di legge, come è stato ricordato poco fa e come avrò modo di ricordare anch'io più avanti. E che la Commissione fosse destinata a segnare finalmente una svolta nell'attività di indagine, sulle numerose morti avvenute tra le nostre Forze armate, lo si comprese subito quando, in occasione di una delle prime audizioni - era il 25 febbraio 2016 -, venne eccepita al professor Giorgio Trenta, audito in quanto presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione medica, poca chiarezza, per così dire, poca chiarezza quanto al ruolo delle nanoparticelle di uranio impoverito nell'insorgenza delle malattie dei nostri militari. E poco dopo, il 9 marzo 2016, fu la volta della dottoressa Maura Paolotti, direttore generale della Previdenza militare e della leva, a cui io stesso contestai, dati alla mano, la scorrettezza dell'esclusione del linfoma di Hodgkin tra le cause di servizio.

Dall'indagine svolta in questi anni, è emersa una situazione allarmante e drammatica. La sicurezza dei lavoratori delle Forze armate, la prevenzione, il riconoscimento delle malattie e dei decessi, sono stati tragicamente e colpevolmente sottovalutati. Facendo ricorso al principio di specificità delle funzioni svolte dai militari, prima si è preteso di comprimere, nel comparto militare, l'applicazione della disciplina chiamata a garantire la sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro e, poi, di ricorrere ad una sorta di giurisdizione domestica, cioè rispondere a domande risarcitorie e ricorsi, una giurisdizione domestica dove tutto inizia e si sviluppa all'interno di un circuito autoreferenziale e in cui, di fatto, è assente l'elemento di terzietà, per così dire, di laicità di chi è chiamato a decidere il ricorso.

Non si intendano queste mie affermazioni, signor Presidente, non si intenda la stessa attività della Commissione come condizionate da una sorta di antimilitarismo d'antan, che proprio non ci appartiene. In questa sede, due anni fa, in occasione della discussione generale per la conversione in legge del decreto-legge, chiamato allora a prorogare le missioni internazionali delle nostre Forze armate, con tutto il corollario di iniziative di cooperazione allo sviluppo, sostegno ai processi di ricostruzione, partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali, - l'ultimo provvedimento di questo genere, mi pare, prima dell'approvazione della legge che oggi disciplina questa materia - in quell'occasione, in questa stessa Aula, ribadii che, quando si tratta di missioni all'estero, prima di qualsiasi altra valutazione che attenga alla ragion di Stato o alla politica estera o alla sicurezza nazionale e internazionale, prima di tutto questo, dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che abbiamo a che fare con delle persone, persone militari che partecipano a queste missioni, persone civili che vivono nei teatri di conflitto in cui si svolgono le missioni, persone che operano in quelle stesse regioni, nei programmi di aiuto delle organizzazioni non governative, della Croce Rossa e anche di missioni e comunità religiose. Sto citando, signor Presidente, testualmente quel mio intervento di due anni fa, che venne apprezzato anche dalla Ministra Pinotti.

E, dunque, avere a che fare con le persone significa che abbiamo a che fare con la logica stringente delle necessità impellenti di ogni giorno, dei sacrifici individuali e, purtroppo, della sofferenza delle persone. E, tuttavia, signor Presidente, proprio in quanto persone, ai nostri militari, e certo anche in considerazione delle missioni che hanno svolto e che svolgeranno, separando le parti in conflitto, dando primo soccorso alle popolazioni in fuga da fame e guerra, supportando la ricostruzione, ma prima di tutto, in quanto persone, ai nostri militari non dovremmo e non dobbiamo assicurare loro una piena applicazione di tutta quanta la normativa, di tutti quanti gli strumenti atti a tutelare anche a loro, alla stregua di qualsiasi altro lavoratore, gli strumenti atti a garantire loro la sicurezza sul posto di lavoro? Altro che principio di specificità delle funzioni!

Per quanto possa apparire un paragone antistorico, mi permetto ugualmente di usare quest'immagine, signor Presidente. Quell'anniversario tragico, che da poco abbiamo celebrato, il centenario della ritirata di Caporetto, ci dovrebbe insegnare, almeno idealmente, che dopo quell'evento storico, dopo Caporetto, non c'è più alcun principio di specificità che riguardi i nostri militari, che possa essere invocato oggi, a giustificazione di quanto questa Commissione in questi anni ha scoperto. I militari sono persone e sono lavoratori.

La Commissione non ha ancora completato la propria indagine. Per questo, col provvedimento in esame, se ne chiede la proroga per i pochi mesi che ci separano da qui alla conclusione della legislatura e alle prossime elezioni politiche, ben sapendo che il compimento effettivo dei suoi lavori potrà avvenire solo dall'approvazione delle proposte di legge, che essa ha elaborato e che sono state depositate.

La prima, in particolare, il cui iter nelle Commissioni a cui è stata assegnata è ormai in stato avanzato.

Per la prima volta viene estesa la difesa e la disciplina della sicurezza sul posto di lavoro, viene introdotto il principio della terzietà del giudizio sulle misure risarcitorie per decessi e menomazioni, che farà capo all'INAIL finalmente e non più a commissioni interne ai singoli Ministeri, il principio della multifattorialità delle cause, la piena tutela di personale militare, personale ausiliario e dei civili dalla contaminazione da metalli pesanti.

Con la seconda proposta di legge, si intende integrare il codice dell'ambiente, applicabile ai poligoni di tiro, con un controllo continuo delle aree interne ed esterne ai poligoni e dell'azione di bonifica.

Urge una disciplina organica di tutta questa materia. L'intervento del legislatore non è più differibile, ce lo dice anche la recente sentenza con cui, pochi giorni fa, il tribunale di Padova ha condannato per omicidio colposo Agostino Di Donna, ex direttore generale della sanità militare. È una sentenza storica, perché per la prima volta viene riconosciuto un rapporto fra il radon e il tumore al polmone. I fatti si riferiscono all'installazione militare del Monte Venda, le cui elevate concentrazioni di radon erano conosciute fin dagli anni Ottanta dalla NATO, che effettivamente attivò tutta una serie di misure a tutela del proprio personale di stanza. Non così la nostra Difesa, che lasciò per anni che i nostri militari fossero esposti al radon. Di Donna e la Difesa sono stati condannati anche a risarcire tre militari, ammalatisi di tumore ai polmoni dopo aver lavorato per anni nella base del Monte Venda.

Questi fatti, signor Presidente, erano stati già oggetto nei mesi scorsi di specifiche audizioni della Commissione, che aveva già accertato le conclusioni a cui è poi giunto nelle scorse settimane il tribunale di Padova.

Signor Presidente, signora sottosegretaria, fra tutte le audizioni svolte in questi mesi dalla Commissione, certo non dimenticheremo mai, certo non dimenticherò quelle in cui abbiamo audito i militari vittime delle esposizioni e i familiari di militari morti dopo un calvario durato anni, fatto di ricoveri, interventi chirurgici, terapie inefficaci, fatto anche di inutili e inconcludenti ricorsi all'autorità militare per avere giustizia, per ottenere un risarcimento, ricorsi inconcludenti dove spesso è mancato anche un interlocutore che ascoltasse.

Lo scorso 15 marzo, la Commissione d'inchiesta ha ascoltato, in una drammatica seduta, la testimonianza del caporal maggiore scelto Antonio Attianese, ammalatosi di tumore tredici anni fa, dopo due missioni in Afghanistan. Attianese era accudito dalla moglie, le sue condizioni di salute erano visibilmente molto precarie. Ci raccontò la sua odissea, i suoi trentacinque interventi chirurgici, ci raccontò anche di minacce rivoltegli da alcuni superiori per azzittire la sua denuncia, per fermare la sua battaglia per ottenere giustizia. Le minacce erano documentate e circostanziate e la Commissione decise di trasmettere gli atti al procuratore militare. Il caporal maggiore Attianese è deceduto nel mese di agosto. Attianese è solo l'ultima di oltre 300 vittime, quasi tutti militari, che, servendo il nostro Paese, si sono ammalati per l'esposizione ad uranio impoverito, amianto o altri metalli pesanti: oltre 300 vittime, migliaia di malati, personale militare e anche civili.

Se la Commissione d'inchiesta non dovesse concludere il proprio iter, se soprattutto almeno la prima delle due proposte di legge depositate non sarà approvata prima che termini la legislatura, o il suo dispositivo non dovesse trovare altra diversa attuazione, chi a lungo ha ostacolato questi militari e le loro famiglie nella ricerca di giustizia dovrà risponderne, se non davanti alla propria coscienza, un giorno, ne sono convinto, davanti al Paese (Applausidei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Doc. XXII, n. 80)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente della Commissione difesa e il Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 4461, 4462, 4463 e 4464.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Discussione del disegno di legge: S. 2052 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4461) (ore 11,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4461: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4461)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Fabio Porta.

FABIO PORTA, Relatore. Grazie Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, questa Assemblea oggi è chiamata ad avviare l'esame dei due importanti provvedimenti, concernenti i rapporti tra l'Italia e la Colombia, entrambi già licenziati dall'Aula del Senato nel maggio scorso.

Prima di entrare nel merito del primo disegno di legge al nostro esame, riguardante il delicato profilo della cooperazione bilaterale in materia di difesa, desidero ricordare il processo positivo attualmente in corso in Colombia, a un anno dalla sigla dell'Accordo del 23 giugno del 2016 tra il Presidente Santos e il comandante delle FARC, le cosiddette Forze armate rivoluzionarie della Colombia, alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite e di Raúl Castro, dopo oltre cinquant'anni di guerriglia costati più di 200 mila vittime, migliaia di feriti, sequestri, stupri, indicibili sofferenze e devastazioni a carico della popolazione civile colombiana.

Ricordo che questo Accordo, che è l'Accordo tra le FARC e la Colombia, fu sottoposto a referendum il 2 ottobre del 2016, referendum rispetto al quale gli elettori colombiani hanno espresso a sorpresa un voto contrario, seppur di misura. Nel successivo mese di ottobre, è stato firmato un nuovo accordo di pace, a cui è seguita una ratifica definitiva da parte del Parlamento colombiano e, in dicembre, una legge di amnistia o grazia ai guerriglieri delle FARC accusati di reati politici. Come è emerso anche nella discussione al Senato, è adesso pienamente avviato il percorso di reinserimento sociale dei circa 7 mila guerriglieri e il Governo sta progressivamente facilitando la smilitarizzazione e la consegna delle armi.

Vi è poi uno specifico problema di sminamento del territorio, un lavoro che, tra l'altro, si sta compiendo anche grazie alla cooperazione di ONG italiane. In generale, si tratta di un processo che ha subito rallentamenti e che richiede tempo e sostegno.

Oggi, ci tengo a dirlo, la Colombia è anche un Paese che contribuisce positivamente alla comunità internazionale, accogliendo al proprio interno migliaia di sfollati e profughi provenienti dal Venezuela, governato dal dittatore Maduro. Si tratta, forse, anche di una modalità, da parte di Bogotà, per restituire l'impegno internazionale ricevuto, che è culminato dallo scorso settembre con la visita di Papa Francesco.

Passando, infine, al contenuto del disegno di legge, ricordo ai colleghi che richiama in preambolo la cornice giuridica già esistente tra i due Paesi, a partire dall'Accordo di cooperazione tecnica e scientifica del 1971, fino all'importante Trattato generale di cooperazione, siglato nel 1994 e ratificato dall'Italia nel 1999, la cui portata viene adesso estesa grazie all'Accordo in esame. Come, infatti, emerge già dall'articolo 1, questo Accordo estende la portata del Trattato del 1994, incrementando il livello di cooperazione per promuovere, facilitare e rafforzare le capacità, sviluppando la cooperazione nel settore della ricerca, sviluppo e produzione delle nuove tecnologie e dell'accesso ai materiali di difesa, in base ai principi della reciprocità, buona fede e mutuo interesse tra le parti.

Ritengo significativo citare che le attività di cooperazione militare, oltre ai tradizionali ambiti, si estenderanno anche agli aspetti ambientali e alla sanità militare, e che vi è un apparato normativo specifico dedicato alle iniziative commerciali comuni e ai profili di cooperazione industriale.

Al riguardo è particolarmente interessante l'articolo 6 dell'Accordo, in tema di scambio di armamenti, perché estende la cooperazione all'acquisizione di dotazioni militari nell'ambito di programmi comuni di produzione in condizione di mutuo interesse e di cooperazione industriale. L'acquisto congiunto di materiale d'interesse delle parti sarà realizzato in conformità con l'Accordo e potrà essere effettuato sia per mezzo di accordi tra i Governi che per mezzo di ditte private autorizzate e appoggiate dai rispettivi Governi. Quanto alla legislazione nazionale, è opportuno richiamare l'applicazione della legge n. 185 del 1990, in linea con questo profilo. Tutto ciò premesso, anche nella mia qualità di parlamentare eletto nella ripartizione Sudamerica, auspico una celere approvazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 2184 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 4462) (ore 11,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4462: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4462)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Fabio Porta.

FABIO PORTA, Relatore. Presidente, signor sottosegretario, colleghi, richiamo ovviamente quanto ho appena detto sul precedente provvedimento in merito alla fase politica in atto in Colombia, e mi accingo ad illustrare il disegno di legge recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, già approvato dal Senato lo scorso 4 maggio.

Il Governo della Colombia, Paese, come abbiamo appena detto, importante per la cooperazione internazionale, per i rapporti con l'Italia, un Paese apparentemente lontano ma in realtà molto vicino a tutti noi, in particolare sui temi della sicurezza, dell'ordine pubblico e della difesa, vanta un impegno specifico sul versante dell'azione di contrasto al narcotraffico, un traffico che aveva connessioni anche con la complessa galassia delle Farc, atteso che molti combattenti dissidenti, rispetto agli accordi del 2016, sono ancora oggi impegnati nel traffico di droga. È noto quindi quanto l'instabilità politica colombiana abbia giovato in passato alla grande criminalità organizzata locale e internazionale specializzata nella gestione del narcotraffico, basti ricordare il famigerato cartello di Medellin, certamente il gruppo criminale internazionale più noto tra quelli colombiani.

La Colombia di oggi, come emerso anche dalla discussione al Senato, non è più quel Paese: è un Paese che ha superato la guerra civile; Bogotà è riuscita anche nello smantellamento di un forte contropotere criminale interno, pur scontando tuttora il perdurare di traffici connessi alla sua natura di Paese produttore di stupefacenti e chiamato dunque ad agire con specifica severità su sodalizi criminali che dalla Colombia esportano droga in tutto il mondo. Da qui deriva la speciale rilevanza di un provvedimento che mette in connessione i nostri Paesi, accomunati da una responsabilità e anche da un forte expertise nella lotta contro il crimine organizzato transnazionale. Non a caso, il preambolo di questo Accordo ricorda le Convenzioni delle Nazioni Unite siglate a Palermo nel 2000 contro la criminalità organizzata transnazionale, sugli stupefacenti e contro la tratta delle persone, nonché le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e le Convenzioni delle Nazioni Unite contro il terrorismo. Il provvedimento prevede infatti anche un fronte specifico di collaborazione nella prevenzione, nella repressione di atti terroristici, ma i settori di cooperazione includono anche la tratta delle persone, il traffico di migranti e quello di armi, nonché i reati economici. Appare cruciale quindi l'apparato normativo in esame, che disciplina la collaborazione bilaterale anche sul terreno delle attività di polizia nei tradizionali formati degli scambi di esperienze e di informazioni stabilendo connessioni dirette, soprattutto sfruttando i canali offerti dall'Interpol. Si definiscono poi le modalità di cooperazione bilaterale, prevedendo scambio di informazioni, prassi operative e misure per l'attuazione di operazioni congiunte, scambio di esperti.

Evidenzio infine l'attenzione che su questo delicato terreno è stata comunque riservata anche al tema dei diritti umani e alle libertà fondamentali, laddove si disciplina l'ipotesi del rifiuto dell'assistenza ex articolo 5 dell'Accordo. Analoghe cautele sono adottate nella gestione dei dati personali, ai sensi del successivo articolo 7. Tutto ciò premesso, considerato quanto detto in precedenza e l'importanza quindi di rafforzare la nostra cooperazione, in questo caso della polizia con la Colombia, auspico una rapida e definitiva - visto che il provvedimento è stato già ratificato anche dal Senato - approvazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare l'onorevole D'Ottavio. Ne ha facoltà.

UMBERTO D'OTTAVIO. Presidente, ho chiesto di intervenire su questo Accordo per aggiungere, alle cose che ha già detto il relatore Fabio Porta che, nel mese di agosto, una delegazione parlamentare composta da senatori e deputati del nostro Parlamento ha svolto una missione in Colombia nell'ambito dei rapporti di amicizia fra il Parlamento italiano e quello colombiano. Abbiamo accettato l'invito che c'era pervenuto, e lo scopo principale di quell'invito è stata la verifica sul campo dell'attuazione dell'accordo di pace fra il Governo e le organizzazioni armate rivoluzionarie.

Questa missione, che si è svolta con la proficua collaborazione della nostra ambasciata, ci ha consentito anche di verificare come l'approvazione di questo provvedimento fosse indispensabile. Anzi, ci è stato chiesto espressamente di sostenerne l'approvazione, perché la collaborazione tra le forze di polizia italiane e quelle colombiane è indispensabile per la lotta al narcotraffico. Anche per questo vorrei rivolgere un particolare ringraziamento ai nostri agenti, ufficiali e non, che con passione, impegno e anche a rischio personale sono impegnati nella repressione di un mercato illegale che semina morte e che vede nelle mafie del nostro Paese, purtroppo, un protagonista importante.

Non voglio qui ripercorrere quanto già in modo chiaro hanno descritto autori, giornalisti e magistrati di indagini che hanno dato vita anche a serie televisive - magari gli italiani le conoscono più per aver seguito serie televisive -, ma voglio ribadire che purtroppo la realtà è addirittura oltre le immagini televisive e molto più grave. La Colombia è un Paese straordinario per la sua natura e le sue risorse. Oggi la parte migliore del Paese - lo ricordava molto bene il relatore - è impegnata nel superare cinquant'anni di lotta armata, che ha condizionato la possibilità di sviluppo e che ha lasciato senza controllo legale intere zone, favorendo soprattutto lo sfruttamento dei campesinos e spesso anche il loro assoggettamento ai cartelli criminali, che hanno sfruttato le favorevoli condizioni climatiche per la produzione della cocaina, pagando una miseria i coltivatori e facendo enormi guadagni con la sua raffinazione e la sua vendita.

Oggi quel Paese - ce lo ha raccontato il Ministro della difesa colombiano, che abbiamo ascoltato in audizione al Senato - è impegnato nella sostituzione della coltivazione della cocaina con altre produzioni. È un processo lungo e che ha bisogno della pace, per questo l'Italia deve sostenere l'ONU nel seguire le operazioni di superamento del conflitto e appoggiare le tante nostre ONG che sono presenti in Colombia con molti giovani, tra l'altro soprattutto donne, che seguono progetti puntuali di cooperazione internazionale e che sono molto concreti nel sostenere lo sviluppo agricolo nel rispetto dell'ambiente e della cultura contadina.

Con l'approvazione di questo provvedimento, rafforziamo i rapporti tra Colombia e Italia contro l'illegalità e lo sfruttamento dei più poveri; una battaglia che non ha confini e che ci deve vedere uniti nel contrasto alla criminalità organizzata, e che vede nella collaborazione fra le forze di polizia dei due Paesi un tassello importante per la sua riuscita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 4462)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1828 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 4463) (ore 11,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4463: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4463)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Rabino.

MARIANO RABINO, Relatore. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi onorevoli, dopo l'approvazione del provvedimento nel maggio scorso da parte dell'altro ramo del Parlamento anche quest'Aula è chiamata a esaminare il disegno di legge di ratifica di una serie di accordi di coproduzione cinematografica sottoscritti dall'Italia tra il 2007 e il 2013 con quattro Paesi: Brasile, Croazia, Israele e Ungheria.

Prima di addentrarmi nell'esame del testo, desidero qui richiamare talune obiezioni di metodo avanzate dai colleghi senatori e che tutti i gruppi non hanno mancato di rilevare presso la III Commissione della Camera con riferimento alla prassi che vede accorpati in un unico provvedimento accordi internazionali analoghi per materia ma difformi per Paesi firmatari. La questione è stato oggetto anche di una lettera del presidente della Commissione, onorevole Cicchitto, al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ha inteso così rappresentare l'imbarazzo dell'istituzione parlamentare di fronte a ratifiche multiple che appiattiscono l'esame parlamentare non consentendo di diversificare il confronto politico in base ai Paesi parte degli accordi. Tale prassi presenta come unico vantaggio quello di accelerare il percorso di ratifica di accordi siglati dal nostro Governo, ma non appare consona ad un approfondito e differenziato esame parlamentare di atti internazionali.

Ciò detto, il provvedimento in titolo è certamente utile per definire e mettere a confronto l'impianto normativo a sostegno delle relazioni culturali tra l'Italia e i Paesi contraenti e presenta aspetti di innegabile praticità proprio in ragione della contestuale trattazione parlamentare dei quattro accordi. Le intese in esame hanno un contenuto sostanzialmente analogo tra di loro, pur se con talune differenze, e sono state tutte finalizzate a consolidare lo sviluppo delle relazioni culturali e commerciali facilitando le coproduzioni di film e consentendo l'accesso ai benefici previsti dai diversi ordinamenti per le produzioni nazionali.

L'accordo con il Brasile, sottoscritto nel 2008 e composto di 21 articoli e di un allegato, dopo aver definito la categoria dei film in coproduzione, individuato le autorità competenti per l'applicazione - per l'Italia è la Direzione generale per il cinema - elenca le condizioni richieste per l'accesso ai finanziamenti. L'intesa detta anche norme sull'approvazione di progetti cinematografici, sull'effettuazione delle riprese, sull'apporto finanziario dei coproduttori e sulle coproduzioni internazionali. È prevista anche l'istituzione di una commissione mista per vigilare sull'applicazione dell'accordo e sul rispetto dell'equilibrio numerico e percentuale delle coproduzioni.

Di contenuto analogo è l'accordo con la Croazia, sottoscritto nel settembre 2007 e composto di 23 articoli e di un allegato. Il testo disciplina anche le produzioni multilaterali, le ipotesi di coproduzioni gemellate e la presentazione delle opere coprodotte in festival internazionali. Anche in questo caso si prevede l'istituzione di una commissione mista che vigili sull'applicazione dell'intesa.

Anche l'accordo con Israele, siglato nel dicembre 2013, presenta un impianto complessivo analogo. Il testo dispone sui finanziamenti previsti per le produzioni in comune e i requisiti per ottenerli, individua le nazionalità dei partecipanti coinvolti nella coproduzione cinematografica e definisce le tipologie delle lingue ammissibili delle coproduzioni. L'accordo fissa altresì le quote da osservare nella contribuzione finanziaria dei coproduttori, definisce i dettagli tecnici relativi ai diritti di proprietà intellettuale e stabilisce regole sulla commercializzazione.

L'accordo con l'Ungheria presenta elementi di maggiore dettaglio. Dopo aver definito la categoria dei film in coproduzione e riconosciuto agli stessi i benefici accordati dalle parti ai rispettivi film nazionali, stabilisce i luoghi di realizzazione delle riprese, le nazionalità dei partecipanti, l'apporto dei coproduttori delle due parti e la possibilità di realizzare coproduzioni internazionali. Detta, inoltre, misure sui negativi e sulle versioni linguistiche delle produzioni, sui termini per il saldo della partecipazione del coproduttore minoritario, sulla ripartizione degli introiti anche in presenza di un pool dei mercati, sugli obblighi finanziari dei contratti tra i coproduttori in merito alla ripartizione degli oneri.

Concludendo, signor Presidente, vista la rilevanza degli accordi descritti per il mercato cinematografico italiano, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 2051 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4464) (ore 11,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4464: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011.

Saluto studenti e insegnanti dell'istituto tecnico statale “Arturo Bianchini” di Terracina, in provincia di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalla tribuna.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4464)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Tidei.

MARIETTA TIDEI, Relatrice. Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi deputati, l'accordo con la Repubblica del Gabon segue il modello tipico degli accordi nel settore della cooperazione militare e di difesa ed è finalizzato a fissare la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione bilaterale tra Italia e Gabon, con l'intento di rafforzare le relazioni fra i due Paesi, di consolidare le capacità difensive, di stimolare i rispettivi settori produttivi e commerciali. L'accordo tra l'Italia e il Gabon, come si evince dalla relazione del Governo allegata al progetto di legge presentato al Senato, deve essere inteso nel quadro di un'azione stabilizzatrice di un'area di particolare valore strategico e di alta valenza politica, tenuti presenti gli interessi nazionali e gli impegni internazionali assunti dall'Italia nell'Africa centrale anche in considerazione dei consolidati livelli di stabilità politica e pace sociale che fanno del Gabon un interlocutore privilegiato in quella regione.

Il testo del provvedimento detta innanzitutto i principi ispiratori e lo scopo dell'intesa per poi disciplinare aspetti generali della cooperazione. Sono previsti piani annuali e pluriennali di collaborazione elaborati dai rispettivi Ministeri della difesa atti a definire linee guida operative nonché lo svolgimento di consultazioni tra le parti da tenersi alternativamente nelle capitali Libreville e Roma. La cooperazione potrà svilupparsi nei campi della politica di sicurezza e difesa, delle operazioni umanitarie, della formazione e addestramento come pure delle questioni attinenti l'ambiente e l'inquinamento provocato da attività militari, la sanità, la storia e lo sport militare, attraverso visite reciproche, scambio di esperienze, partecipazione a corsi di formazione. Menziono le norme di cui alla sezione VI sull'eventuale cooperazione nel campo dei materiali per la difesa, in cui si denunciano le categorie di armamenti interessati, dalle navi agli aeromobili fino alle armi da fuoco e ai sistemi elettronici, escludendo esplicitamente gli strumenti vietati dalle convenzioni internazionali, le mine antiuomo in primis, nonché le relative modalità operative, stabilendo un generale impegno di garanzia della proprietà intellettuale. Con riferimento al reciproco riequipaggiamento di materiali delle rispettive Forze armate, il testo dell'accordo precisa che l'eventuale riesportazione verso Paesi terzi di beni acquisiti potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della parte cedente, conformemente ai principi di cui alla legge n. 185 del 1990. Appare poi rilevante la sezione VII, che detta norme per la sicurezza delle informazioni classificate.

In conclusione, auspico una celere approvazione del disegno di legge al nostro esame, già approvato dal Senato il 4 maggio scorso. L'intesa con il Gabon, siglata nel 2011 e che oggi è giusto ratificare, potrà infatti concorrere alla stabilizzazione del Paese favorendo anche il percorso di unificazione nazionale del Gabon.

PRESIDENTE. Il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare (ore 11,58).

PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data 9 novembre 2017 il presidente del gruppo parlamentare Alternativa Popolare - Centristi per l'Europa - NCD ha reso noto che l'onorevole Vincenzo Garofalo è stato eletto tesoriere del gruppo.

Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione della proposta di legge n. 4653 in materia di distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli-Venezia Giulia.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Amoddio, Boccia, Cicchitto, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Monchiero, Rossomando, Scanu, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventiquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Presidente della I Commissione (Affari costituzionali), deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Presidente, siccome è in corso in Commissione la discussione sul tema per il quale ci siamo aggiornati la scorsa settimana, cioè la proposta di legge per il distacco del comune di Sappada, e non avendo ancora concluso, chiederei una sospensione della seduta, almeno fino alle 16.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non ci sono obiezioni, data la delicatezza del tema e il fatto che dobbiamo procedere con questo argomento, sospendo la seduta fino alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 16.05

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 951-1082 - D'iniziativa dei senatori: De Monte; Bellot ed altri: Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 4653).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 4653: Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Presidente, abbiamo concluso il dibattito in Commissione, dove è stato raggiunto un consenso su una soluzione che mi accingo a trasferire alla Presidenza della Camera e che prevede…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mazziotti Di Celso. Colleghi, vi pregherei, in primo luogo, di lasciare in pace i membri del Governo, onorevole Cova, e, secondo, di ascoltare, perché il presidente Mazziotti Di Celso ci deve fare una comunicazione che vorrei che i colleghi ascoltassero. Prego, onorevole.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Dunque, come avevamo detto nel precedente intervento, la scorsa settimana c'è stato un rinvio ad oggi dovuto all'arrivo di una comunicazione del presidente del consiglio regionale della regione Veneto che sostanzialmente faceva dei rilievi sul procedimento seguito in Aula al Senato e in Commissione in relazione a questa proposta di legge.

La Commissione, verificato e confermato che il procedimento seguito è stato corretto e completo, ai sensi dell'articolo 132 della Costituzione, ha convenuto sull'opportunità di chiedere un rinvio del provvedimento a mercoledì della prossima settimana, come primo punto all'ordine del giorno, e, al contempo, sull'invio di una comunicazione al presidente del consiglio regionale del Veneto, nella quale, precisata la correttezza e completezza del procedimento seguito, si comunichi appunto questo rinvio affinché il consiglio regionale Veneto possa, ove lo ritenesse, pronunciarsi nuovamente sul tema entro tale data, fermo restando che c'è un consenso dei gruppi sul fatto che, a prescindere dalle determinazioni del consiglio regionale eventualmente assunte o non, mercoledì della prossima settimana si procederà con l'esame in Assemblea del provvedimento.

PRESIDENTE. Sta bene, prendo atto di quanto rappresentato. Mi sembra che, su questo punto, i gruppi abbiano espresso tutti un accordo in Commissione, per cui così si intende rimanga stabilito.

Seguito della discussione della proposta di legge: Decaro ed altri: Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica (A.C. 2305-A/R); e delle abbinate proposte di legge: Realacci ed altri; Bratti ed altri; Cristian Iannuzzi ed altri; Scotto ed altri; Busto ed altri (A.C. 73-111-2566-2827-3166) (ore 16,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2305-A/R: Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica; e delle abbinate proposte di legge nn. 73-111-2566-2827-3166.

Ricordo che, nella seduta del 19 ottobre 2016, l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 2305-A e che, a seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis,del Regolamento.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il deputato Cristian Iannuzzi è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Colleghi, bisogna che lasciate in pace il rappresentante del Governo. Prego, onorevole Gandolfi.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. 1.20 Busto favorevole.

PRESIDENTE. 1.10 Busto.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Invito al ritiro.

PRESIDENTE. Emendamento 1.100, conseguente alla condizione della V Commissione (Bilancio).

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.22 Galgano.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Invito al ritiro sia sull'emendamento 1.22 Galgano sia sull'emendamento 1.21 Busto.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme a quello espresso dal relatore, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Prego i colleghi di prendere posto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Intanto, avverto che sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti 6.12 e 6.13 De Lorenzis.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.100 derivante dalla condizione formulata dalla Commissione bilancio, risultano precluse le seguenti votazioni: l'emendamento 3.22 Castiello; l'emendamento 3.21 Galgano; l'emendamento 4.22 Galgano; gli emendamenti 4.20 e 4.13 De Lorenzis; tutte le proposte emendative riferite all'articolo 5, nonché la votazione dell'articolo medesimo; l'emendamento 6.10 De Lorenzis; la votazione dell'articolo 10; l'emendamento 12.10 De Lorenzis.

Avverto, infine, che l'emendamento 2.11 Busto risulta precluso limitatamente alla parte consequenziale relativa all'articolo 5 e sarà quindi posto in votazione per la restante parte e che l'emendamento 7.10 De Lorenzis deve intendersi formulato come aggiuntivo alle parole introdotte all'articolo 7, comma 1, primo periodo, dell'emendamento 1.100.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Galgano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Presidente, intervengo su questo emendamento per fare un po' anche il punto di quello che è successo su questo provvedimento. Noi oggi ci stiamo trovando a poche ore dal voto in Aula con la Commissione bilancio che ha cassato in gran parte un'operazione che abbiamo tentato di fare ed è stata quella di salvare un altro provvedimento, insieme a questo, che era il provvedimento sulla mobilità dolce, nell'ottica, diciamo così, di rilanciare un tema così importante come quello della mobilità dolce e della mobilità ciclistica, tema che è stato spesso in questi anni oggetto di dichiarazioni mediatiche - molte dichiarazioni - ma a cui purtroppo, dopo cinque anni, non è seguito nulla di concreto se non questo documento che ci troviamo oggi davanti.

Questo emendamento era uno degli emendamenti più importanti nel creare questa fusione tra il concetto di mobilità dolce e quello di mobilità ciclistica, quindi di creare una rete italiana che consentisse uno sviluppo di un turismo sostenibile, un turismo ciclabile che consentisse anche un rilancio economico, perché parliamo di tanti e tanti posti di lavoro. Pensiamo soltanto che l'Organizzazione mondiale della sanità ci dice che per ogni miliardo di euro investito in mobilità sostenibile e in mobilità dolce e ciclabile noi abbiamo 21 mila posti di lavoro. Quindi, parliamo di turismo, parliamo di posti di lavoro, parliamo di economia, parliamo di un settore che in altri Paesi genera migliaia di posti di lavoro. Pensiamo a quello che succede in Olanda, a quello che succede in Germania. Ecco, noi ci troviamo a poche ore dal voto e proprio adesso viene cassata questa operazione di unione. Ci troviamo di fatto una proposta che rappresenta veramente qualcosa di misero, qualcosa di misero rispetto all'ambizione che si cercava di portare avanti e rispetto anche all'ambizione delle dichiarazioni che sono state portate avanti, in questi anni, dal Ministro Franceschini e dal Ministro Delrio, il Ministro con la bicicletta. Ecco, noi stiamo decidendo di votare comunque favorevolmente questa legge, ma veramente lo facciamo con l'amaro in bocca, perché non c'è nulla qui dentro. Che si faccia adesso poi, che si faccia alla fine della legislatura, quando non si è fatto nulla per cinque anni, in un settore così importante per l'economia, ma anche, pensiamo, per la qualità della vita delle persone; io vengo dalla Pianura Padana; in Italia, ma in particolare in Pianura Padana, muoiono ogni anno, morti precoci, 91 mila persone per la qualità dell'aria. Sono luoghi dove è fondamentale investire in una mobilità ciclistica, in una mobilità dolce per favorire un trasporto più sostenibile. E quindi, perché il Governo per una cosa così importante, che genera posti di lavoro, che tutela la salute, non ci mette nulla, non ci mette denaro, elimina qualsiasi intervento che richieda un aggravio per le casse dello Stato? Perché questo Governo continua a mettere soldi nelle grandi infrastrutture stradali, a mettere soldi negli inceneritori, mettere soldi e far partire nuovi impianti industriali, che stanno soffocando i cittadini del Nord ma anche di tutta l'Italia, mentre per questo tipo di interventi così importanti per il futuro del nostro Paese, per quello che noi possiamo dare a questo mondo in termini anche di offerta di bellezza, il nostro turismo, il turismo sostenibile, il paesaggio, non ci mette nulla? Perché per questo noi non ci mettiamo niente, perché non ci mettete nulla, non ci mettete del denaro, per quale motivo? Che idea di Paese c'è dietro a questa mancanza di investimento nel futuro? Io me lo chiedo e ve lo chiedo. Questo emendamento non ha senso che venga bocciato!

Ora noi interverremo anche sugli altri emendamenti per far presente che questo è un grave, è un gravissimo errore, oltre che una mancanza di rispetto per un grande lavoro che abbiamo fatto in Commissione ambiente, in Commissione trasporti, anche di concerto con i relatori della maggioranza, per portare avanti un tema che non ha un colore politico, perché dev'essere un tema che è talmente lampante, talmente giusto ed utile per questo Paese che non ha colore: è un tema da portare avanti, punto. Quindi per questo noi chiediamo che questo tema venga trattato in modo diverso: non potete oggi far passare, e non possiamo far passare una proposta così scarna, così vuota, che dà così poco, che sembra soltanto servire a farsi uno “spottone” prima delle elezioni, quando avremmo dovuto portare avanti ben altro, e potevamo farlo perché c'erano tutti i presupposti politici e c'erano i tempi, c'era tutto quanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, brevemente, per dire che le parole del collega hanno centrato il quesito, nel senso che (e poi avremo modo e maniera di esplicitare alcune considerazioni di carattere più politico nel corso della dichiarazione di voto) ahinoi, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, a seguito del parere della Commissione bilancio e dell'emendamento che è stato poc'anzi approvato, è stato sostanzialmente, anzi oserei dire complessivamente svuotato in tutta la parte di natura finanziaria, e quindi, di fatto, è un provvedimento che non serve più a nulla. E questo a noi dispiace moltissimo, perché il provvedimento era un buon provvedimento; era un provvedimento di civiltà, che andava nella direzione giusta, sulla quale si sono incamminati molti Paesi moderni e capaci di guardare avanti, e che adesso invece, alla luce di scelte che - attenzione! - non sono scelte di carattere tecnico, ma di carattere politico…perché, quando la Ragioneria generale dello Stato dà dei pareri e, quando il MEF li conferma, significa che il Governo decide che le risorse vanno in una direzione invece che in un'altra, e quindi in quell'altra direzione le risorse non ci sono più.

Allora io dico: forse, serietà vorrebbe che si facesse una pausa di riflessione, perché noi ci accingiamo ad approvare delle magnifiche norme che tentano di portare questo Paese allo stesso livello dei Paesi del Nord Europa, ad iniziare dall'Olanda e dalla Danimarca, che inventano il piano di qua, il piano di là, il piano di sotto, il piano di sopra in materia di mobilità ciclistica, e poi però non ci sono sostanzialmente risorse necessarie e sufficienti, anzi non ci sono affatto risorse per attuare queste norme.

Io vedo qui in Aula il Ministro Delrio e sarebbe importante, almeno da parte sua, qualche parola per magari dimostrarci che stiamo commettendo un errore nel compiere questa valutazione: magari io e il collega che mi ha preceduto fossimo incorsi in un marchiano errore di valutazione! Ma, avendo sotto mano il parere della Commissione bilancio e avendo visto le norme che sono state modificate, che lei, Presidente, ha poi indicato come norme che fanno decadere una montagna di emendamenti e di articoli della legge stessa, io dico: se il Governo non ci dà qualche elemento per poter dire “c'è qualcosa da salvare”, onestamente lo dico, non so perché noi andiamo avanti, tenendo occupata quest'Aula per qualche altra ora per approvare un provvedimento che, a livello di principi, è assolutamente condivisibile, ma che poi non troverebbe alcun tipo di conferma da parte degli attuatori, perché non vi sono le risorse necessarie per farlo.

Concludo allora dicendo che, anche dalle parole che eventualmente il Ministro vorrà esprimere, noi poi trarremo delle conclusioni. Noi siamo intenzionati a votare questo provvedimento, ma in tutta onestà non ci sentiamo né di prendere in giro i cittadini, né di “autoprenderci in giro” con pannicelli caldi rispetto ad un provvedimento che - ripeto - condividiamo, ma che non comprendiamo come poi possa avere attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Presidente, in merito all'emendamento 1.21 Busto, confermo che era assieme ad altri due emendamenti frutto di un lavoro comune delle due Commissioni al fine di cercare di recuperare all'interno di questo testo di legge, che ha una sua autonomia e una sua capacità di stare in piedi ovviamente da solo, un altro importante disegno di legge fermo alla Commissione ambiente, che è quello denominato “mobilità dolce”, e già in altre occasioni era stato anche chiesto eventualmente di poterli unificare. Questo lavoro è stato fatto; purtroppo, la mia espressione di parere, l'invito al ritiro di tale emendamento, deriva dal parere espresso oggi pomeriggio dalla Commissione bilancio, che evidentemente ha ritenuto che fosse possibile un rischio di oneri per conto dello Stato. Questo vale per questo emendamento, vale per un altro degli emendamenti Busto con questa finalità; il primo, invece, è stato approvato, ed era il primo su questa legge.

Questi emendamenti non intervengono sulla parte economica, come giustamente diceva l'onorevole Laffranco. La parte economica è stata oggetto di un parere, di una strutturata relazione della Commissione bilancio, che però non ha intaccato - questo lo dico in tutta onestà, per cercare di riprendere la buona intenzione, e senza nulla togliere al fatto che il Ministro poi interverrà lui su questa materia - quella che è la base di finanziamento consistente che abbiamo acquisito negli ultimi due anni tramite le leggi di stabilità, di 380 milioni di euro finalizzati alla realizzazione della rete ciclabile nazionale oggetto per la prima volta di questa legge, proprio perché i tempi di questa legge hanno fatto sì che ci fossero occasioni precedenti.

Voglio, in questo senso, ricordare anche che la rete nazionale di percorribilità ciclistica è stata inserita nell'ultimo DEF, quindi abbiamo costruito a monte effettivamente una serie di azioni che hanno permesso che quella parte non fosse oggetto delle valutazioni negative da parte né del MEF né della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2- A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Grazie, Presidente. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 2.10 Busto, nonché sull'emendamento 2.11 Busto, limitatamente alla parte non preclusa. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 2.20 Busto, per il parere contrario della Commissione bilancio, e sull'articolo aggiuntivo 2.010 Busto.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Conforme al relatore, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io approfitto della presenza del Ministro Delrio per interloquire, tramite lei, Presidente, con il Governo.

Presidente, il Partito Democratico per anni ha fatto credere al Paese che ci fosse la possibilità, anche in Italia, di svincolarsi dalle lobby petrolifere, dalle lobby automobilistiche, e avviare una rivoluzione che in altri Paesi è cominciata quarant'anni fa, penso all'Olanda banalmente, in altri, penso alla Spagna e alla Francia, anche dieci anni fa, e i cui risultati cominciano a vedersi oggi.

Allora, Presidente, qui ci troviamo davanti a una grande presa in giro, perché stiamo discutendo un emendamento che riguarda l'articolo 2, cioè le definizioni, senza alcun intervento soggetto alla mannaia della Commissione bilancio. Quindi, io trovo veramente strano che il Ministro Delrio, conosciuto come l'ex sindaco di Reggio Emilia in bicicletta, non abbia evidentemente il coraggio di intervenire per spiegare la ragione del parere su questi emendamenti, che erano stati valutati in maniera contraria del relatore perché c'era ancora un ultimo tentativo con il presidente della Commissione ambiente, Realacci, di pervenire a un ulteriore testo che potesse tenere insieme le leggi rispetto a cui c'è stato il tentativo di fusione. Nonostante questo ennesimo tentativo, questa legge viene svuotata anche nelle parti di definizione, nelle parti che non hanno alcun impegno economico.

Presidente, è veramente suggestivo avere un rappresentante del Governo che ha fatto della mobilità sostenibile, della mobilità in bicicletta soprattutto, un suo cavallo di battaglia personale e poi ovviamente di partito, e non sentirlo esprimersi in questa sede (in questi pochi anni abbiamo avuto poche occasioni), quando c'è in Aula un provvedimento che riguarda questo tema che è ritenuto da molta parte dell'opinione pubblica, dai mezzi di informazione, e da gran parte della politica, un tema marginale, un tema che non porta occupazione, un tema di cui di fatto si occupano soltanto quei pochi quattro ambientalisti a cui piace fare la escursione domenicale in bicicletta.

Noi sappiamo, Presidente e Ministro, che non è così: il tema della mobilità sostenibile è un tema assolutamente fondamentale non per il futuro delle prossime generazioni, è un tema fondamentale per la nostra sopravvivenza non solo come specie umana, ma come persone ad oggi su questo pianeta, perché ci sono 91.000 morti in Italia, 91.000 morti premature, dovute allo smog, con quattro regioni che sono alla camera a gas. Voi mi dovete dire con quale senso di pudore e di vergogna non riuscite ad approvare un emendamento che è di tutto rispetto e di tutto buonsenso.

Mi aspetto veramente, per il rispetto che il Governo dovrebbe dare fuori da queste Aule agli italiani, un intervento del Ministro Delrio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.11 Busto, limitatamente alla parte non preclusa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Io non posso che unirmi a quanto detto dal mio collega adesso, Diego De Lorenzis: è chiaramente veramente insensata la posizione che sta tenendo il Governo in questo momento. È insensata quando guardiamo - l'ha ricordato prima - i dati della mortalità, quando guardiamo i dati del possibile sviluppo economico che può comportare una mobilità dolce, una mobilità ciclistica, una rete viaria, una rete di infrastrutture che connetta le città italiane e consenta anche in Italia di far partire davvero un turismo sostenibile, un turismo che così valorizzerebbe a cascata tutto quello che è il paesaggio, che è l'economia della produzione alimentare, del made in Italy e la cultura. Tutto questo che solo noi possiamo offrire come Paese più di ogni altro e che invece oggi vediamo offerto da Paesi come l'Olanda e come la Germania. Noi lo perdiamo per una mancanza di visione, per una mancanza di pianificazione oppure non lo so, spiegatemelo voi per quale motivo lo dobbiamo perdere.

È veramente aberrante pensare che ci si dica, come si dice nel parere dalla Commissione bilancio rispetto a questo emendamento, che non ci sono i fondi, quando nel nostro Paese ancora oggi destiniamo 15,2 miliardi di euro di sussidi alle fossili. Benissimo, non abbiamo i fondi per parlare di mobilità dolce, di mobilità ciclistica, per questo non ci sono i fondi. Ma questo significa non guardare in avanti, significa non pensare per esempio - dico un'altra cosa di cui spesso ci occupiamo in Commissione ambiente - agli accordi di Parigi, perché investire in mobilità ciclistica, in mobilità dolce, significa ridurre l'emissione di gas a effetto serra, significa cercare di rispettare quegli accordi che abbiamo preso due anni fa e che adesso andiamo a confermare a Bonn proprio in questi giorni. Ricordiamoci che c'è un'associazione europea che si chiama Transport and Environment che ha messo l'Italia al penultimo posto tra i Paesi che stanno realizzando gli impegni che hanno preso a Parigi; noi siamo al penultimo posto con nove punti su cento, insieme alla Polonia e ad altri Paesi dell'Est Europa. Questo provvedimento è importante. Non avere i soldi per questo intervento sulla mobilità dolce e la mobilità ciclistica è veramente una mancanza di rispetto e non solo per il grande lavoro che ha fatto il Parlamento, che hanno fatto le Commissioni, un lavoro - lo ribadisco - di concordia politica veramente inedita, mai vista su tanti altri temi. È questione di completo buonsenso. Vedere che il Governo, tramite la Commissione bilancio, tramite il MEF, dà un parere negativo e azzoppa, rende sostanzialmente vuota, questa legge, è veramente qualcosa di aberrante, insensato. Noi siamo arrivati al punto di votare a favore lo stesso questo provvedimento, anche se è svuotato, perché non vogliamo dare nessun tipo di giustificazione, perché siamo alla fine di una legislatura, questo deve ancora andare al Senato, e se morirà, come è facile che succeda, al Senato, la responsabilità politica di non aver fatto nulla in cinque anni ve la prendete tutta. Noi votiamo anche a favore di questa cosa vuota, anche se passa qualche principio vago, senza degli impegni concreti, perché vogliamo che vi schiantiate contro un muro di una mancanza di visione politica che avete dimostrato in cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Busto limitatamente alla parte non preclusa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.20 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Prendo la parola per parlare di questo emendamento. Rientra sempre nell'articolo 2, quindi nella parte delle definizioni senza alcun impegno di spesa; eppure ha il parere contrario del relatore e del Governo. Questo emendamento tratta delle ferrovie dismesse, cioè di quei sedimi ferroviari che oggi potrebbero essere agilmente recuperati, qualora, ovviamente, sia impossibile recuperarli come tratta ferroviaria, per promuovere e migliorare gli spostamenti in bicicletta. Parlo di spostamenti per dire che non si tratta della gita turistica della domenica, ma proprio di spostamenti quotidiani, magari tra un paese e l'altro. Quindi, sarebbe ovviamente una grande facilitazione per tutti quegli studenti, per quei pendolari, per quei turisti che vogliono usare questa parte di territorio per fruirla in maniera sostenibile.

Ora, Presidente, trattando di questo tema, è ovvio che, oltre al Ministero dei trasporti, è interessato anche il Ministero dei beni e delle attività culturali, e questo emendamento è proprio frutto del lavoro addirittura del presidente della Commissione ambiente Realacci, che è il primo firmatario anche dell'altra proposta di legge che cerchiamo, in qualche modo, di veicolare in questa. Vorrei capire come mai questi emendamenti, che sono stati proposti congiuntamente non soltanto dai parlamentari, ma con l'avallo del Ministero dei trasporti e del Ministero dei beni culturali, ricevano parere negativo dal Governo, perché credo che ormai sia palese il conflitto interno al Governo.

Da una parte ci sono il Ministro Franceschini e il Ministro Delrio che vanno in giro per l'Italia a dire che noi siamo un Paese sostenibile e un Paese rinnovabile; poi, invece, dall'altra parte, abbiamo il Ministero delle sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze che hanno, evidentemente, un'altra impostazione, o meglio, tradiscono quelle che sono le reali intenzioni, la reale visione del Partito Democratico, e cioè un partito che è ancora legato alle lobby dei combustibili fossili. Qualche giorno fa, Ministro Delrio, è stata presentata - lei lo sa bene - la Strategia energetica nazionale. In questa Strategia energetica nazionale - tra l'altro, è la brutta copia del programma nazionale del MoVimento 5 Stelle per la parte energia - si discute molto della transizione al gas. In questa transizione, però, Presidente, non si vede quale sia il punto di arrivo.

Allora, è ovvio che quello che sta avvenendo oggi è un gioco delle parti: da una parte si dice, i parlamentari del PD lo ripetono, il relatore anche, che è tutta colpa della Ragioneria generale dello Stato, perché non ha dato il parere favorevole alla Commissione bilancio, e quindi, ovviamente, non c'è la possibilità di avere una legge che abbia dei fondi e che preveda delle azioni concrete per rilanciare uno sviluppo sostenibile; dall'altra parte, però, faccio notare che la Ragioneria generale dello Stato è soltanto la foglia di fico di una volontà politica, perché è chiaro che, quando il Ministero dell'economia e delle finanze stanzia in legge di bilancio diversi miliardi e tra le destinazioni, tra gli usi, i fini di queste risorse, c'è anche la mobilità sostenibile, bene, è ovvio che si potrebbero usare quei fondi stanziati in legge di bilancio e ad appannaggio del Consiglio dei ministri per sostenere questa proposta.

Allora, delle due l'una: o il Ministro Delrio e il Ministro Franceschini stanno prendendo in giro non soltanto questo Parlamento e l'Italia o, come è più probabile, siamo di fronte a una mistificazione, in cui il Governo sta esautorando, di fatto, non soltanto il Parlamento, ma anche la volontà dei cittadini e la volontà di cambiamento, perché, banalmente, se ci fosse la volontà politica, Presidente, le risorse si troverebbero, e segnale più confortante in questo senso sarebbe approvare degli emendamenti che non hanno neanche bisogno di copertura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Questa brutta copia è così fatta che noi abbiamo indicato delle scadenze precise, come il 2020, per la chiusura delle centrali a carbone. Questo Governo nei suoi slogan ha detto: beh, facciamo 2050. Poi, il giorno dopo, sulla stampa è comparso 2025. In ogni caso, oltre i limiti persino della prossima legislatura, perché questo Governo le biciclette non le vuole usare e i pedali proprio non li vuole mai muovere, ma delega altri a farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.010 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. Presidente, altre argomentazioni per spiegare perché era importante che da questo Parlamento uscisse una legge ben costruita, una legge forte, ambiziosa e che mettesse in atto un processo che trasformasse questo Paese nei prossimi anni, e per dimostrare anche perché questa è un'occasione persa in questa forma. È stato ricordato prima: c'è un problema di qualità dell'aria nel nostro Paese. Nella mia esperienza precedente di vita sono stato spesso nei Paesi del Nord Europa e ho visto che cosa vuol dire la mobilità ciclistica in Paesi come l'Olanda e come la Danimarca.

E, quindi, vedere dei Paesi dove c'è una forte propensione all'utilizzo della mobilità ciclistica perché ci sono delle infrastrutture adatte affinché questo avvenga e c'è la possibilità anche, come in Olanda, di sviluppare un turismo, comporta - oltre, chiaramente, una diversa conformazione orografica nel caso del confronto con la Pianura Padana - una qualità dell'aria molto migliore. E la qualità dell'aria, è stato ricordato prima, comporta in Italia 91 mila morti, morti premature, ed è un danno anche economico, oltre che un danno sociale; è un danno per la vita, per le persone che si ammalano. Tutti noi che viviamo in Pianura Padana ne conosciamo tante, ne conosciamo tantissime, capiamo e conosciamo la loro sofferenza, però questo danno ci costa anche, secondo l'OMS, 88,5 miliardi di euro, il 5 per cento del PIL. Quindi, era importante ed era fondamentale che questo Parlamento desse un segnale chiaro, un segnale per mettere in atto una pianificazione per costruire delle infrastrutture, le greenways dell'articolo precedente, che connettessero il nostro Paese a una rete viaria adatta al trasporto ciclistico.

In Italia, lo sappiamo tutti, chi tenta di fare cicloturismo è a rischio perché si trova in strade non adatte, si trova spesso in situazione di difficoltà, senza nessun tipo di indicazione, senza nessun tipo di segnaletica, e quindi manca una pianificazione generale. Di nuovo, e lo faremo, nei prossimi emendamenti lo ricorderemo, era fondamentale che questo Parlamento desse un segnale forte. Ribadisco, noi stiamo qua, vi attendiamo al varco, perché c'è ancora il Senato. Vogliamo vedere che cosa arriverà, se mai arriverà al Senato, o se pure si risolverà tutto, come temiamo, in una bolla di sapone. In ogni caso così come esce è un annuncio, è semplicemente un annuncio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.010 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Grazie, Presidente. La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti 3.10 e 3.11 Castiello.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.10 Castiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. L'emendamento in esame, come quello successivo da me presentato, mette in evidenza l'altro punto debole del provvedimento. Il primo è chiaramente l'appostamento di risorse economiche e finanziarie che di fatto rende il provvedimento completamente vuoto: diventa uno spot elettorale che ci mette in grande difficoltà. Condividiamo l'essenza del provvedimento stesso e la finalità, tuttavia è chiaro che, se viene approvata una legge ma non ci sono risorse finanziare, non stiamo facendo nulla di positivo per il Paese. Detto questo, c'è l'altro elemento che consiste nell'espropriazione fatta dal provvedimento del ruolo che debbono necessariamente avere gli enti locali e le regioni rispetto al tema. Rivendichiamo la necessità di coinvolgimento e la competenza degli enti locali perché c'è una sorta di prevaricazione da parte dello Stato in compiti che dovrebbero, invece, essere affidati agli enti locali. Infatti la logica imporrebbe che proprio i comuni debbano individuare i progetti legati alla mobilità ciclistica. Invece, si dà una delega in bianco completa al Governo nazionale e, quindi, non si lascia spazio a quelle che debbono essere decisioni degli enti locali perché sono questi ultimi che dovranno poi individuare eventualmente le aree attrezzate per sostenere la mobilità in bicicletta. Quindi, ci sembra veramente assurdo non tenere in considerazione tale aspetto perché - lo ripetiamo - è un provvedimento che riguarda tutti gli enti locali e le regioni le quali dovrebbero avere una competenza importante, fondamentale rispetto a tale obiettivo. Quindi, non capiamo per quale motivo il Governo esprima un parere negativo sull'emendamento rispetto a un dato fondamentale: vogliamo fare la mobilità in bicicletta? Va bene, ma dove? Come? Negli enti locali. E allora perché lo Stato ha una delega in bianco e non è prevista, invece, la compartecipazione e la condivisione delle regioni al riguardo?

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Grazie, Presidente. Da questo punto di vista vorrei interloquire, sempre tramite lei, con la collega Castiello per osservare il seguente punto: la proposta di legge, così come l'approveremo oggi rimanendo il testo come è stato presentato in Aula, stabilirà il compito del Governo di realizzare la rete ciclistica nazionale con funzione di cicloturismo. Si parla più o meno di una rete di 10.000 chilometri che è stata finanziata dal comma 640 della legge di stabilità per il 2016 con un totale di 380 milioni se si sommano gli stanziamenti delle due leggi di stabilità.

Qual era il punto su cui volevo interloquire? Il seguente: così come è oggi, cioè senza la proposta di legge in esame, abbiamo dato i soldi al Governo senza dargli un metodo di lavoro che preveda il coinvolgimento delle regioni. Oggi il Governo - se la proposta di legge non venisse approvata la disciplina rimarrebbe così - ha a disposizione le risorse che gli abbiamo già dato per fare le ciclovie turistiche e le può fare, per dir così, senza un particolare riferimento al lavoro con le regioni. La proposta di legge invece, all'articolo 6, introduce un preciso metodo di lavoro che coinvolge le regioni e fa sì che siano le regioni a fare le proposte al Governo per lo sviluppo della rete ciclistica nazionale. Quindi in una qualche misura riconosco e capisco che poteva sempre essere fatta meglio, come tutte le cose che facciamo qui dentro. Tuttavia la proposta di legge va proprio nella direzione di costruire un rapporto efficace nell'azione congiunta tra il Governo e le regioni e, bisogna aggiungere, anche con i comuni per la realizzazione della rete che viene finanziata e che costituisce la parte fondamentale, che nessuno ci toglierà, del lavoro che abbiamo fatto in questi anni, se la proposta di legge verrà approvata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.11 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, un breve intervento. L'articolo 3 prevede il piano generale della mobilità ciclistica che è ovviamente un intervento assolutamente necessario. Solo che, con la proposta di legge in esame, considerati i tempi di approvazione in prima lettura alla Camera - infatti ricordo che il provvedimento è già stato discusso alla Camera anche in sede di discussione generale quasi un anno fa per poi essere rinviato in Commissione sempre per gli stessi problemi di natura finanziaria, ossia perché non si trovano le coperture dei provvedimenti utili per i cittadini - l'intervento è assolutamente necessario. Peccato che, allo stesso modo, il provvedimento certifica… vorrei avere la piena attenzione del Ministro, Presidente…

PRESIDENTE. Non so chi sia… Onorevole Verini, mi scusi …

DIEGO DE LORENZIS. Dicevo, Presidente, l'intervento è assolutamente necessario. Peccato però che di fatto questo articolo è come se fosse una delega perché il piano generale della mobilità civilistica nazionale verrà redatto - si dice - entro sei mesi dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Credo che tra sei mesi il Ministro Delrio non sarà più Ministro dei trasporti. Quindi questo certifica qualcosa che poteva essere fatto quattro anni fa perché ricordo che la proposta di legge Decaro è stata presentata dal renzianissimo onorevole Decaro, oggi sindaco di Bari, che l'ha proposta ben oltre quattro anni fa. Quindi c'era tutto il tempo per discuterla e approvarla. Invece avete aspettato di essere praticamente a due mesi dalla campagna elettorale dalle prossime elezioni politiche per farvi di nuovo il solito slogan. Spero veramente che il prossimo Governo, anzi sono sicuro che il prossimo Governo prenderà la proposta di legge e la attuerà in maniera decente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Il primo emendamento 4.22 Galgano è precluso. Prego, onorevole Gandolfi.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Grazie, Presidente. Emendamento 4.10 De Lorenzis, invito al ritiro; emendamento 4.11 Busto, invito al ritiro; emendamento 4.21 Galgano, parere favorevole; emendamento 4.1 Castiello, invito al ritiro; emendamento 4.12 De Lorenzis, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 4.20 e 4.13 De Lorenzis sono preclusi. C'è l'articolo aggiuntivo 4.010 Busto.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 4.010 Busto, formulo un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.10 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, solo due parole. Questo Governo - perché, ovviamente, il Governo Gentiloni è la fotocopia del Governo Renzi - ha approvato, qualche anno fa, il decreto Sblocca Italia. Il decreto Sblocca Italia definiva i gasdotti e le altre strutture di approvvigionamento energetico “strategici”, quindi, non soltanto di interesse nazionale, ma strategici, urgenti e indifferibili.

Ora, io ho provato a fare una provocazione, perché vorrei che la rete ciclabile nazionale, denominata Bicitalia, non soltanto avesse il riconoscimento di essere la nostra infrastruttura principale per gli spostamenti in bicicletta di raggio interregionale, ma vorrei che l'attenzione del Parlamento, della politica e del Governo fosse molto più forte su questo tema. Ricordo ancora che, un anno fa, partecipai, insieme all'onorevole Gandolfi, a una manifestazione importante, alla più grande fiera su questo tema, che si tiene a Verona, anzi, che si teneva a Verona; l'anno scorso il Ministro Delrio, pur invitato, non venne, era già Ministro, e quest'anno, addirittura, quella fiera, CosmoBike Mobility, che solitamente si tiene, appunto, a Verona, alla Fiera di Verona, non si è tenuta, segno del grande disinteresse non soltanto della politica, ma anche dell'opinione pubblica.

Allora, l'intenzione è quella, in qualche modo, di caratterizzare la rete ciclabile nazionale non soltanto come di interesse, appunto, nazionale, ma come un intervento strategico, urgente e indifferibile, perché, vede, Presidente, i 380 milioni di cui parlava l'onorevole Gandolfi, che sono stati stanziati nelle scorse leggi di stabilità del 2016 e del 2015, assolutamente non saranno sufficienti per fare, non soltanto la realizzazione della rete nazionale, ma anche della sua manutenzione. Faccio notare che, per solo tre ciclovie, sono stati stanziati 90 milioni di euro nella legge di stabilità 2015; quindi, prevedere che 380 milioni di euro basteranno per realizzare le ciclovie nazionali, ovviamente, questo è un sogno che stiamo di nuovo raccontando agli italiani, anzi, che state raccontando agli italiani.

Quindi, veramente, Ministro Delrio, io la prego di prendere il microfono e spiegare agli italiani in che maniera intendete considerare la mobilità sostenibile, perché da questo provvedimento risultano soltanto una serie di slogan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.11 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busto. Ne ha facoltà. Se me lo segnalate prima facciamo anche più velocemente.

MIRKO BUSTO. Va bene, va bene, allora, lo segnalerò prima. Di nuovo, il tema è sempre il medesimo, questo è un altro emendamento che viene cassato e che è frutto di un lavoro concorde che è stato portato avanti; il cassarlo rappresenta una mancanza di rispetto per il lavoro del Parlamento. Però, io mi voglio di nuovo focalizzare su quello che sta succedendo in questo Paese; noi, adesso, in questi giorni, siamo a Bonn per parlare di cambiamento climatico; il cambiamento climatico, chiaramente, non è soltanto dovuto al trasporto privato, all'automobile e, chiaramente, non è che se noi oggi iniziamo a costruire un percorso o una serie di percorsi di rete viaria e ciclabile lo risolviamo in cinque minuti, però, è ovvio che una politica che guardi in avanti, una politica che guardi alle prossime generazioni e non soltanto a far contente le lobby che gli finanzieranno le prossime campagne politiche, una politica di questa natura dovrebbe cominciare a investire dei soldi nel futuro, quindi, nelle reti viarie e ciclabili.

Questi soldi, teniamo presente che noi, già oggi, li stiamo buttando fuori dalla finestra, per esempio, come? Li stiamo buttando fuori, per esempio, con le infrazioni comunitarie per la qualità dell'aria che ci costeranno, nei prossimi anni, probabilmente, un miliardino, lo ripeto, un miliardino. Li stiamo buttando fuori dalla finestra, pagando questi 91.000 morti e 88 miliardi di danno sanitario ed economico che costano al Sistema sanitario nazionale. Quindi, veramente, lo ricordo, lo ripeto di nuovo, è aberrante che ci venga detto che, per la mobilità dolce e la mobilità sostenibile, non ci sono i soldi. Questa è veramente una mancanza di rispetto, lo ripeto, è una mancanza di visione politica e il segno evidente di una contingenza con interessi altri, che sono quelli che abbiamo raccontato in tutti gli altri provvedimenti, che hanno favorito le fonti fossili e continuano a farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Intanto, avverto che l'emendamento 9.11 Becattini è stato ritirato dal presentatore.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Galgano, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.12 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, con questo emendamento noi proviamo a destinare parte delle risorse previste per la rete nazionale di mobilità ciclistica anche per la manutenzione. Infatti, tra gli obiettivi viene inserita, appunto, la parola “manutenzione”. Siamo stati di recente con i miei colleghi in Olanda e non è che in Olanda non si costruiscano più strade e che non ci siano più automobilisti; semplicemente, si finanzia la costruzione di qualunque altro intervento, che sia per la mobilità ciclistica o per la mobilità su gomma o per la mobilità ferroviaria, ma oltre a finanziarne l'intervento e la realizzazione si prevedono adeguati fondi per la manutenzione ordinaria.

Presidente, gli italiani credo che siano stufi di vedere realizzate anche delle opere che a volte - raramente da questo Governo e da quelli precedenti - sono utili per i cittadini, ma soprattutto si arrabbiano quando queste infrastrutture, appunto magari utili, vengono poi lasciate all'abbandono e non ci sono i fondi necessari per la manutenzione. Questo credo che sia un tema assolutamente centrale nel dibattito politico e chiedo anche su questo che il Ministro Delrio intervenga.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.12 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

I successivi due emendamenti sono preclusi.

Passiamo alla votazione dell'articolo 4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Intervengo sull'articolo 4, sulla votazione dell'articolo 4, proprio perché appunto l'articolo 4 tratta dell'istituzione della rete ciclabile nazionale denominata “Bicitalia” e all'articolo 3 avevamo visto che c'è da redigere il piano generale della mobilità ciclistica. Ora, queste due iniziative sono assolutamente indispensabili, dicevamo, ma a causa del parere negativo della Commissione bilancio, che deriva, a sua volta, dall'osservazione della Ragioneria generale dello Stato e, cioè, dall'impostazione che il Ministro Padoan ha dato, non ci sarà l'articolo 6. L'articolo 6 definiva la Direzione generale - in sede del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - per la mobilità ciclistica, cioè in qualche modo si stabiliva che al Ministero dei trasporti c'è una cabina di regia per portare avanti le iniziative, le azioni e le strategie che questo provvedimento mette, in maniera molto condivisibile e nero su bianco, in questo testo.

Allora, io vorrei che il Ministro Delrio chiamasse il suo collega, il Ministro Padoan, perché forse avremmo dovuto interloquire con lui, perché, nel momento in cui il Ministro Delrio con i parlamentari del PD, con il relatore, con il Ministro Franceschini, con il presidente della Commissione ambiente e con il presidente della Commissione trasporti, si mette a interloquire e a stabilire che questo è un buon testo di legge perché - lo ricordo - questo testo di legge è del Partito Democratico ma alla fine lo stesso Governo dà parere negativo, allora, è evidente che noi qui davanti oggi… Posso? Dicevo che è evidente, Presidente, che questo Parlamento qui oggi davanti non ha un Ministro con poteri o con competenze; è semplicemente un burattino che evidentemente (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)… Ribadisco il concetto, Presidente…

PRESIDENTE. Stavo parlando con il collega Baldelli.

DIEGO DE LORENZIS. Ribadisco il concetto. Non ho detto nulla di sconveniente…

PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, la richiamo all'ordine perché ho capito la parola.

DIEGO DE LORENZIS. No, per cosa Presidente? Non ha neanche ascoltato, era distratta!

PRESIDENTE. La richiamo all'ordine e al rispetto dei ruoli e delle persone qui dentro, onorevole De Lorenzis. Finisca il suo intervento!

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, io ho il massimo rispetto, ma se qui c'è una persona che fa scena muta, accorda degli emendamenti e poi evidentemente questi emendamenti vengono, come dire, bollati con un parere contrario perché quel parere evidentemente l'ha dato qualcun altro, evidentemente qui davanti abbiamo una persona che fa le veci di un fantoccio e non (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis!

DIEGO DE LORENZIS. No, è la verità, Presidente (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, la richiamo all'ordine per la seconda volta! Concluda il suo intervento in maniera rispettosa, altrimenti la devo espellere dall'Aula.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente (Commenti)…Colleghi, non c'è alcun problema, non c'è alcun problema (Commenti). Sto dicendo semplicemente che evidentemente in quest'aula chi prende le decisioni e chi ha dato questi pareri non è il Ministro Delrio. Se questo voi lo riuscite a negare io ne sarei contento.

Allora, Presidente, dicevo che grazie alla triangolazione Ragioneria dello Stato, Commissione bilancio e Governo, che dà il parere, avete assolutamente bocciato l'articolo 6 che era il cuore di questo provvedimento, cioè avere una cabina di regia, presieduta dal Ministro dei trasporti, che potesse dare attuazione a una visione di lungo periodo con effetti immediati e benefici per tutti i cittadini italiani già nell'immediato e questo, purtroppo, non siete riusciti a garantirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.010 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Ricordo, tuttavia, che l'articolo 5 è interamente precluso dalla votazione che abbiamo fatto prima.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa residua ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 6.11 De Lorenzis.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Grazie, Presidente. Emendamento 6.11 De Lorenzis, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.11 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Chi si occupa di questo tema sa benissimo che le maggiori difficoltà per usare la bicicletta, invece dell'automobile, sono riconducibili a due preoccupazioni: la prima è legata all'insicurezza, cioè alla possibilità di essere, diciamo, investito in quelli che oggi vengono chiamati incidenti ma che sono più correttamente definiti come collisioni, cioè il fatto che in qualche modo l'ambiente, soprattutto quello urbano, non sia sicuro per tutte le categorie di utenti della strada; il secondo pericolo che avvertono le persone che vorrebbero utilizzare la bicicletta e che invece sono costrette a usare altri mezzi - il trasporto pubblico ma anche, ovviamente, l'automobile - è quello legato al furto del proprio mezzo, della propria bicicletta.

Presidente, credo che in tutti i garage dei cittadini italiani ci sia una bicicletta. Però, il problema è che vengono appunto lasciate in depositi, lasciate parcheggiare, soprattutto in molte città italiane, proprio perché non c'è la volontà e non ci sono misure idonee a contrastare il fenomeno del furto di bicicletta. Con questo emendamento noi chiediamo che tra le finalità previste da questa legge ci sia anche quella di guardare a questo fenomeno. In che modo? Dando semplicemente la priorità nella ripartizione dei fondi ai comuni, quindi agli enti locali, dove appunto i comuni abbiano attuato delle politiche di contrasto al furto delle biciclette; quindi ci sembra una cosa assolutamente condivisibile, e speravamo in un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.11 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. Emendamento 7.10 De Lorenzis, come riformulato a seguito dell'approvazione dell'altro emendamento, invito al ritiro. Emendamento 7.11 De Lorenzis, invito al ritiro. Emendamento 7.12 De Lorenzis, invito al ritiro. Emendamento 7.13 De Lorenzis, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.10 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.11 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, con l'emendamento che l'Aula ha appena bocciato si voleva definire un tempo limite per approvare i piani urbani della mobilità ciclistica, i bici plan, che rientrano nei più generali piani urbani per la mobilità sostenibile, i cosiddetti PUMS. Ora in questo emendamento noi chiediamo non soltanto di stabilire, tramite anche le linee guida che recentemente sono state emanate, quali sono gli obiettivi che ogni ente locale, che ogni amministrazione deve darsi per avere una mobilità sostenibile potenziata e migliorata, ma anche di stabilire degli indicatori precisi, degli indicatori sulla base dei quali poi ovviamente si compiono anche delle azioni correttive: non è possibile mettere in campo delle azioni, delle strategie, senza però avere una fotografia dello stato da cui si parte, e soprattutto senza misurare quella che è l'efficacia dell'azione messa in campo. Questo rientra nei più banali criteri di qualunque azione non solo amministrativa, e quindi ritenevamo giusto riproporre in maniera esplicita in questa norma, perché sappiamo ovviamente che nei piani ci sono delle linee guida: le linee guida emanate dal Ministero prevedono in parte una serie di indicazioni, di linee guida, di indicatori che possono aiutare le amministrazioni a misurare l'efficacia delle azioni messe in campo; però se questo fosse previsto da una norma di rango primario, sarebbe assolutamente meglio, perché appunto non si lascerebbe spazio all'interpretazione e poi ai ricorsi che già immaginiamo esserci sull'attuazione di queste iniziative.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.11 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.12 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, anche qui un piccolo intervento, perché uno dei meriti che ha questa legge, lo riconosciamo, è appunto all'articolo 7 definire i Biciplan e definire quali sono le caratteristiche dei Biciplan: cosa definiscono questi piani per la mobilità ciclistica. Questi piani ovviamente hanno tutta una serie di caratteristiche assolutamente importanti; riteniamo però alla lettera n), quando si parla delle azioni che i Biciplan devono prevedere - devono definire le azioni utile ad estendere gli spazi dedicati alla sosta delle biciclette prioritariamente in prossimità degli edifici scolastici adibiti a pubbliche funzioni -, ci sia una parola di troppo, cioè la parola “scolastici”. Questo perché? Perché in qualche modo si sta definendo una priorità, quando questa priorità non è necessaria: noi riteniamo che i Biciplan debbano assolutamente intervenire per migliorare gli spazi adibiti alla sosta, a prescindere che un edificio pubblico, adibito a pubbliche funzioni sia scolastico o meno. Mi sembra assurdo dover porre una priorità tra un tribunale e una scuola, tra una scuola e un ospedale, e via dicendo; mi sembra assurdo che un Biciplan non abbia come priorità dedicare uno spazio per la sosta delle biciclette per esempio negli spazi del comune, per gli uffici comunali, oppure per tutti gli altri edifici che sono pubblici, o adibiti a pubbliche funzioni, che non hanno la definizione di edificio scolastico. Ci sembra un emendamento correttivo rispetto al testo originale: non si comprende davvero quale sia il senso di bocciare questo emendamento.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.12 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.13 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'articolo 7.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente. Approfitto dell'approvazione di questo importante articolo per stressare dal nostro punto di vista, sottolineare dal nostro punto di vista, quanto sia importante oggi la discussione in quest'Aula e questa legge sulla ciclabilità.

Abbiamo bisogno di dare un messaggio di strategia molto chiaro al Paese e credo che questa strategia sia stata già indicata delle azioni di Governo in questi tre anni, perché il Governo ha messo in campo dei programmi di sviluppo, ma mancava una cornice legislativa adeguata che potesse consentire di mettere in evidenza come la ciclabilità rappresenti una reale alternativa alla mobilità cittadina, rappresenti un reale potenziale di sviluppo per l'economia.

È stato già menzionato in questa Aula quanto sia rilevante per l'economia dei grandi Paesi occidentali il cicloturismo. Abbiamo milioni di cicloturisti in Germania, più di 6 milioni, abbiamo fatturati che sfiorano i 7-8 miliardi in alcuni Paesi. Sappiamo che la gran parte della logistica nelle città può essere svolta dalla ciclabilità, come abbiamo sottolineato negli ultimi Consigli europei, insieme ai miei colleghi Ministri, dedicati proprio alla ciclabilità. Persino la logistica cittadina può essere sviluppata attraverso la bicicletta che dentro gli spostamenti di cinque chilometri è il mezzo più conveniente, più sicuro, più veloce persino. Quindi, oggi si celebra soprattutto un fatto culturale, un fatto in cui lo Stato assume pienamente la pianificazione della mobilità ciclistica, assume di fare questa pianificazione insieme alle regioni, assume che la ciclabilità è esattamente…

PRESIDENTE. Onorevole Ricciatti, scusi, può abbassare un po' la voce.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Il sistema autostradale o il sistema ferroviario fanno parte di una strategia di mobilità che diventa prioritaria nei centri urbani, ma che diventa anche prioritaria per lo sviluppo del turismo nel nostro Paese.

Io credo che si possa sempre fare meglio e noi ne siamo consapevoli. Nella nostra esperienza amministrativa abbiamo sempre cercato piano piano di mettere in campo delle iniziative che potessero migliorare la vita dei nostri cittadini e che potessero determinare una svolta reale nelle scelte dei nostri cittadini. Senza infrastrutture, la scelta della ciclabilità non è possibile, e questo interpella tutti gli amministratori a tutti i livelli; chi è capace di fare meglio di noi, lo faccia pure tranquillamente nelle città che amministra. Noi abbiamo provato a mettere in campo come Governo, per la prima volta, una rete di ciclovie turistiche di oltre 6.000 chilometri, con un finanziamento. Lo dico rispondendo all'onorevole che chiedeva “ma questa legge è inutile?”: no, questa legge non è inutile, perché ha un finanziamento complessivo, la ciclabilità nel nostro Paese, di oltre 424 milioni, che sono impegnabili a seconda della maturizione dei progetti, e su cui ovviamente, aprendo un capitolo di bilancio, si avrà la possibilità di poter implementare ulteriormente nei prossimi anni, a mano che i progetti arriveranno a maturazione, il pieno finanziamento. Abbiamo chiuso i protocolli d'intesa con le principali regioni. Avremo ciclovie turistiche bellissime, dalla ciclovia dell'Acquedotto pugliese, la ciclovia del Garda, la Venezia Torino. Si tratta in gran parte progettazioni nate dal basso, nate dal protagonismo dell'associazione dei ciclisti, nate del protagonismo degli enti locali con cui abbiamo lavorato, nate anche da una maggiore consapevolezza della rilevanza economica della scelta della ciclabilità e non solo per la nostra salute (quando valutiamo il costo e i benefici di una ciclabile dobbiamo valutare i costi sanitari che vengono evitati in termini di malattia, in termini di inquinamento).

Sappiamo per esempio che se si riesce a stimolare l'uso della bicicletta nei primi cinque chilometri, si può ottenere una riduzione del traffico cittadino del 40 per cento, cose che nessuna tecnologia può fare. Questo cambiamento culturale, questo cambiamento di mentalità, è un cambiamento che credo oggi venga sancito qua in maniera molto solenne, molto seria. Io spero che il mio Ministero sarà in grado nei prossimi mesi di andare rapidamente alla definizione del piano della mobilità ciclistica, su cui peraltro stiamo lavorando da anni, quindi spero di poter smentire il pessimismo che alcuni colleghi hanno messo in campo. Ma ancora una volta, io credo anche che sia una scelta giusta quella che provi a concentrarsi su questo settore anche in presenza di alcuni pareri negativi, lo dico rispondendo agli onorevoli colleghi che hanno sollevato questo problema. Lo dico perché è meglio raccogliere oggi questo risultato e mirare ad approvarlo definitivamente anche al Senato, piuttosto che dovere intavolare una discussione molto complicata su altre questioni e questo vale anche per la direzione del mio Ministero.

Il Ministro ha tutte le facoltà, ha tutto il potere, per indirizzare i suoi dirigenti a lavorare sulla ciclabilità, anche se non c'è un ufficio specifico, ed è quello che abbiamo già fatto. Ma vorrei sottolineare che la mobilità dolce non viene oggi solo celebrata con questo provvedimento, ma è stata celebrata proprio in quest'Aula con l'approvazione della legge sulle ferrovie turistiche. Viene celebrata dal fatto che abbiamo fatto programmi con il MiBAC, come sapete, per il recupero delle ferrovie dismesse, stiamo lavorando con gli enti locali. È stato pubblicato da Ecomondo pochi giorni fa l'albo delle ferrovie dismesse e invito gli onorevoli colleghi ad andarlo a esplorare, perché è un albo che fa vedere le bellezze che sono lungo queste ferrovie e anche i progetti di riqualificazione che sono in campo in questo settore. Dentro il contratto di programma di rete ferroviaria italiana ci sono le ciclostazioni nelle ferrovie, ci sono i soldi per il recupero di queste ferrovie dismesse. Quindi, cammini, ferrovie dismesse, ciclovie turistiche e sistema ciclabile nazionale stimolano i PUMS. Io credo che davvero ci sia un quadro complessivo che viene presentato qui non per uno spot elettorale, ma giustamente per dare una cornice legislativa a iniziative che erano già in campo e che rivendichiamo con forza come scelte non di qualche ecologista malato, di qualche appassionato della bicicletta, ma come scelte di presente per il nostro Paese, di economia nuova e di possibilità nuove per i nostri cittadini di godere sempre di più le nostre città.

Laddove le città fanno la scelta della ciclabilità, e chi è sindaco dimostri con i fatti di credere nella ciclabilità, anche la mobilità per le persone a ridotta mobilità è più facile, perché la città diventa più amica dei cittadini, diventa più luogo di relazione e diventa più luogo vivibile. Quindi, è oggi un grande risultato quello che il Parlamento ottiene se voterà, se riuscirà a votare con grande consenso questa legge, perché dirà a tutto il Paese che è questo è un modo moderno, serio, che comporta notevoli benefici a tutta la nostra comunità, e potrà finalmente dire di un Paese che, attraverso programmi di mobilità turistica, di ferrovie dismesse, di cammini e di ciclabilità, si incammina, in senso lato, su una strada differente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro per aver preso la parola perché ha ripetuto quello che sentiamo dire dal Ministro in diverse occasioni e in diverse circostanze, e cioè che questo Paese ha bisogno di cambiare verso, ha bisogno di cambiare strada. Siamo d'accordo, ma il problema è che, al di là di quello che il Ministro ha detto, gli italiani possono valutare i voti di quest'Aula. I voti di quest'Aula dicono che la direzione generale, quindi un'impostazione strutturale di questo Paese, verso quella visione, non c'è, quindi ci si affida alla buona volontà del Ministro di turno, magari, chissà. Gli italiani fuori possono valutare la possibilità che viene data alle regioni di istituire un ufficio della mobilità ciclistica; beh non ci serviva una legge per dire che le regioni possono, nell'ambito della loro autonomia, istituire un ufficio della mobilità ciclistica. Se veramente questo Governo, questo Paese, vuole andare in quella direzione, se veramente il Partito Democratico ritiene che questa strada sia da percorrere e sia strategica, signor Ministro, allora si doveva istituire per legge in ogni regione l'ufficio della mobilità sostenibile, della mobilità ciclistica.

Allo stesso modo, è molto facile dire oggi: “beh, se gli amministratori locali, se i comuni - e mi rivolgo ai colleghi parlamentari perché so che molti di loro sono stati sindaci - vogliono istituire l'ufficio nelle proprie amministrazioni lo possono fare”. Difficile farlo, Ministro, quando i nostri comuni, tutti i comuni a prescindere da chi li governa, sono affamati dai tagli che continuate a fare in tutte le leggi di bilancio. Quindi, Presidente, da una parte abbiamo il Ministro che dice che questa è la strategia da portare avanti. Ma faccio notare al Ministro che le cosiddette ciclovie, quelle nate dal basso, dalle associazioni, dai comitati che le hanno volute promuovere, come la stessa rete Bicitalia, esistono già. Non è che questa legge le istituisce e da domani vengono realizzate. Ci sono già, sono soltanto da riconoscere, da manutenere, da rendere fruibili, da rendere accessibili, da rendere note anche al turismo. Quindi, da questo punto di vista, il Ministro, ovviamente, omette di dire alcuni dettagli fondamentali. Rimane, quindi, Presidente, lo sconcerto, lo sconforto di ascoltare di nuovo quello che il Ministro dice in tanti convegni, che questo Paese finalmente ha cambiato strada, ma l'unica cosa che il Partito Democratico sta facendo in quest'Aula in questi anni è semplicemente il minimo sindacale, perché rivendicare le linee guida sui piani urbani della mobilità ciclistica è veramente il minimo sindacale.

Noi forse siamo uno degli ultimi Paesi ad aver promulgato queste linee guida. Lei sa benissimo, signor Ministro, che Parigi sta andando verso il 100 per cento della mobilità ciclabile; lo stesso stanno facendo molte città della Spagna, lo stanno facendo in tanti Paesi europei. Quindi, prendere degli accordi - parlo, per esempio, di quelli di Parigi della Cop21 -, andare a discutere a Bonn dei cambiamenti climatici, e poi, però, non essere ambiziosi, non mettere un'istituzione forte che possa fungere da cabina di regia, significa essere tendenzialmente molto timidi su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento 8.21 Cristian Iannuzzi.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.21 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 9.10 De Lorenzis.

PRESIDENTE. L'emendamento 9.11 Becattini è ritirato.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento 9.12 De Lorenzis.

PRESIDENTE. E sull'articolo aggiuntivo 9.010 De Lorenzis?

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Conforme al relatore, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.10 De Lorenzis, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.12 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 9.010 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Intervengo perché, dicevo, una delle maggiori ragioni per non usare la bicicletta, soprattutto in ambito urbano, è la paura di non ritrovarla più; quindi, di posteggiarla e non ritrovarla. Allora, volevamo inserire in questo testo, che in qualche modo tratta della promozione dell'uso della bicicletta, una modifica al codice civile, inserendo l'aggravante per coloro che rubano la bicicletta quando la stessa è esposta alla pubblica fede, quindi è in un luogo pubblico assolutamente visibile da tutti, oppure quando sia assicurata con mezzo idoneo, tramite una chiusura o una catena antifurto, a una rastrelliera oppure a un'altra struttura saldamente ancorata al terreno. Il relatore in Commissione ha detto che la motivazione per il suo parere contrario è che, ovviamente, questa norma è disomogenea rispetto al resto.

A parte il fatto che in questo articolato si interviene modificando anche il codice della strada, quindi c'è già un'eterogeneità delle norme, ma poi vorrei capire quando, secondo il Partito Democratico, è opportuno inserire queste norme nel codice civile, perché io ricordo che il codice civile, come quello penale, sono stati oggetto delle riforme di quest'Aula e del Governo diverse volte, ma, per modificare una singola aggravante per un caso molto specifico, per una fattispecie molto specifica, dubito che vada in Aula, qui, un provvedimento di legge che tratti esclusivamente quella norma. Quindi, ci sembra il veicolo più opportuno per trasportare questa norma assolutamente utile per contrastare il fenomeno del furto di biciclette.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.010 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Dovremmo passare all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), tuttavia la votazione è preclusa dall'approvazione dell'emendamento 1.100.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 11.10 De Lorenzis e invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo 11.010 De Lorenzis.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.10 De Lorenzis, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.010 De Lorenzis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Anzitutto una piccola nota riferita all'articolo aggiuntivo 9.010 De Lorenzis. Prima ho parlato di aggravanti al codice civile ovviamente era una modifica del codice penale perché la modifica al codice civile è prevista, invece, dall'articolo aggiuntivo 11.010 da me presentato, con il quale effettivamente non inventiamo nulla di nuovo ma stiamo semplicemente aggiungendo al codice civile la possibilità, come già previsto per gli interventi di riqualificazione energetica, di deliberare in maniera più semplice e facilitata la installazione o la riserva di spazio per il posteggio delle biciclette. Ciò avviene tramite una maggioranza di condomini che non è qualificata: quindi basta la maggioranza semplice degli intervenuti in assemblea per poter deliberare. Qualcuno dirà che il provvedimento prevede già una modifica dei regolamenti edilizi dei comuni. Sappiamo bene però che tra il momento in cui la norma verrà approvata e quello in cui i regolamenti edilizi di ottomila comuni verranno modificati passerà del tempo. Dunque la norma consente ai condomini e ai cittadini che vogliono avere uno spazio riservato negli spazi comuni del condominio, uno spazio adeguato per installare rastrelliere e rendere quindi più agevole l'uso della bicicletta, possano immediatamente farlo. L'articolo aggiuntivo ovviamente è stato valutato contrariamente dal Partito Democratico e dalla maggioranza di quest'Aula e dal Governo e, quindi, i cittadini italiani ne traggano le dovute conclusioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.010 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 12.11 Castiello.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 12.10 De Lorenzis è precluso.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 12.20 De Lorenzis.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.11 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 De Lorenzis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO GANDOLFI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 13.10 Castiello e sull'articolo aggiuntivo 13.010 Busto.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti.

Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.10 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 13.010 Busto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

MIRKO BUSTO. L'articolo aggiuntivo riguarda l'istituzione dell'Osservatorio sulla mobilità dolce, un osservatorio che era presente nella proposta di legge a prima firma Realacci, come pure nella nostra, che promuove e coordina le iniziative e gli accordi finalizzati all'incentivazione e alla diffusione della mobilità dolce a livello nazionale e internazionale, uno strumento utile per promuovere la cultura della bicicletta e la mobilità tanto importante come prima ha ricordato il Ministro. Ritornando al precedente intervento del Ministro è un ottimo intervento: mi sento, come tutti noi, di sposarlo completamente ma un ottimo intervento di insediamento al Ministero tre anni fa. Oggi, dopo tre anni, è un intervento che sa di presa per i fondelli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora voglio ricordare a quest'Aula…

PRESIDENTE. Onorevole Busto…

MIRKO BUSTO. Non credo che “per i fondelli” sia una brutta parola…

PRESIDENTE. …proviamo a stare sull'italiano corretto…

MIRKO BUSTO. …presa in giro, va bene. Ora, ci sono dei dati in nostro possesso che sono i dati che riguardano gli investimenti che in questo Paese si fanno per i sussidi ambientalmente dannosi e riguardano, per il 49 per cento, circa otto miliardi, i trasporti. Quindi, l'Italia regala otto miliardi, all'incirca, ai trasporti non sostenibili, mentre per la mobilità dolce e la mobilità ciclistica mette zero. Questa è la realtà. Ora, c'era un certo Totò che diceva che esistono uomini, ominicchi e quaquaraquà; io lascio a quest'Aula e alla storia, decidere a quale di queste tre categorie appartenga il Ministro Delrio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Solo per ricordare al collega che la citazione è impropria. Era Sciascia ne “Il giorno della civetta”. Totò distingueva in uomini e caporali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

GAETANO PIEPOLI. Io vorrei solo pregare i colleghi di usare la dovuta comprensione anche per gli interventi un po', come dire, eccentrici; noi possiamo solo difenderci, non iscrivendoci mai al partito di “bazooka, ogni colpo una buca”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Ora che siamo in vista di citazioni, la citazione egualmente non è corretta, perché ci sono gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi e i quaquaraquà; sono quattro, no tre.

PRESIDENTE. Va bene, adesso abbiamo finito questa parentesi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.010, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se non ci sono illustrazioni, chiedo al Governo di esprimere il parere.

Glieli chiamo, sottosegretario, a meno che non ci sia un parere cumulativo, ma non mi pare.

Ordine del giorno n. 9/2305-AR/1 Palese…

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti.

Presidente, quasi cumulativo. Il Governo esprime parere favorevole a 13 ordini del giorno su 14. Quindi, soltanto al n. 9/2305-AR/11, vado per esclusione…

PRESIDENTE. Chi è il fortunato? L'onorevole Minardo.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti.

Sull'ordine del giorno n. 9/2305-AR/11 Minardo, c'è un invito al ritiro e, differentemente, parere contrario. Per gli altri tredici, parere favorevole del Governo.

PRESIDENTE. Perfetto. Allora, a questo punto, se non vi sono richieste, comunque, di messa in votazione, li diamo tutti quanti per accolti, ma sull'ordine del giorno n. 9/2305-AR/11 Minardo c'è un invito al ritiro che non viene accolto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2305-AR/11 Minardo, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

A questo punto, tutti gli altri sono accolti.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore, magari, se usciamo, facciamolo in silenzio. Prego.

ORESTE PASTORELLI. Presidente, la mobilità urbana di molte città italiane versa in condizioni critiche. L'obiettivo di renderla più sostenibile ed efficiente è stato disatteso più volte, con gravi conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini oltre che sulla sicurezza degli stessi centri urbani. Ebbene, la proposta di legge in esame contiene una serie di misure volte alla diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto, allo sviluppo della mobilità ciclistica in tutto il Paese e alla creazione delle necessarie infrastrutture di rete.

Si tratta di un passaggio decisivo nell'organizzazione di tutto il territorio nazionale, poiché quella ciclistica diverrà una componente essenziale di qualsiasi piano di mobilità, con un cambio di prospettiva, in grado di metterci al passo dei grandi Paesi europei.

A questa sfida, inoltre, si lega quella più generale di una maggiore ecosostenibilità delle città che non può che passare attraverso la promozione di sistemi di locomozione alternativi, come, appunto, la bicicletta. Quello della ecosostenibilità è un obiettivo ambizioso che da tempo noi socialisti portiamo avanti in Parlamento, tramite la presentazione di svariati atti che vanno proprio nella direzione della mobilità sostenibile e dell'abbassamento dell'emissione di CO2.

La presente proposta di legge, quindi, potrà imprimere una spinta decisiva verso nuovi modelli urbanistici e culturali. Rispetto ad essa, dunque, esprimo il convinto voto favorevole della componente socialista.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,05)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, i deputati dell'UDC voteranno a favore di questo provvedimento, non con grandissimo entusiasmo, devo confessarlo; parecchi emendamenti della minoranza avrebbero potuto essere accolti, avrebbero meritato di essere accolti e avrebbero aiutato a costruire un consenso generale su una politica che usa il territorio e lo spazio in modo più conforme alle grandi tradizioni italiane che hanno saputo coltivare, insieme, l'efficienza e la bellezza del territorio. In alcune regioni italiane la bicicletta è uno strumento fondamentale che decongestiona il traffico urbano e contribuisce, in tal modo, alla salvaguardia del territorio e anche della salute dei cittadini. Poi, noi siamo affezionati alle biciclette; i più giovani fra di voi non ricorderanno il famoso discorso delle biciclette di De Gasperi; credo che l'abbia fatto ad Argenta nel 1949 o giù di lì; arrivò e non aveva niente da promettere agli italiani, perché eravamo in una condizione di povertà assoluta. Disse, però: italiani datevi da fare, lavorate, studiate per migliorare la qualità del vostro lavoro, risparmiate, io vi garantisco che nessuno vi porterà via i frutti del vostro lavoro e vi faccio una promessa, ci ritroviamo qui fra un anno, oggi, siete venuti a piedi, fra un anno verrete in bicicletta e direte: De Gasperi ha avuto ragione. Un anno dopo tornò e davvero la gente tornò in bicicletta, che fu la prima forma della motorizzazione degli italiani, in quegli anni, e davvero la gente gli diede ragione. È il modello di una politica che funziona non con gli insulti, non con le grida, non con le accuse pretestuose, non con la delegittimazione dell'avversario, ma con i fatti, con la capacità di mobilitare le energie del popolo verso un finalità positiva.

È anche nella memoria di questo grande insegnamento che noi, adesso, votiamo questo provvedimento di legge. Devo dire che sono molto compiaciuto nel vedere la cultura letteraria dei colleghi e il loro amore per Sciascia. Nella tipologia di Sciascia, però, c'è ancora un'altra categoria che è stata omessa, oltre agli uomini, oltre ai mezzi uomini, oltre ai femminicchi e prima dei quaquaraquà, ci sono anche i pigliainculo. Chiedo scusa per l'espressione…

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, ci si mette anche lei, stasera? Ma la prego…

ROCCO BUTTIGLIONE. Assolutamente, è una citazione letteraria.

PRESIDENTE. Ho capito ma proviamo a citare qualcos'altro.

ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, è una citazione letteraria ed è accompagnata da un augurio, che nessuno in quest'Assemblea voglia ricadere in tale categoria, facendo uso di un linguaggio non consono alla dignità dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

Lei le faccia in sardo, se mai, se proprio le deve fare, così almeno rimangono tra noi.

PIERPAOLO VARGIU. Io ho fatto le elementari dalle suore e non conosco le parolacce, Presidente.

PRESIDENTE. Bravo, grazie.

PIERPAOLO VARGIU. Scherzo, ci mancherebbe, col massimo rispetto per i colleghi. Insomma, noi viviamo nel Paese che ha la più alta densità di auto d'Europa e, anche, la minor propensione agli usi alternativi. Dai dati che sono in nostro possesso in Italia c'è il 17 per cento delle auto di tutta Europa, a fronte del solo 7 per cento della popolazione. Abbiamo 65 auto ogni 100 abitanti; ad Amsterdam ce ne sono 25, a Roma 70, a Torino 62. La federazione europea dei ciclisti dice che noi faremmo un passo avanti se riuscissimo a far crescere dal 4 al 15 per cento gli spostamenti delle persone attraverso mezzi sostenibili e se riuscissimo a ridurre del 50 per cento gli incidenti ai ciclisti, anche perché abbiamo dei dati che sono, da questo punto di vista, incontrovertibili: in Italia il 60 per cento degli spostamenti sotto i 5 chilometri avviene con l'automobile e anche il 40 per cento di quelli sotto i 2 chilometri e persino il 15 per cento di quelli sotto un chilometro. È questo il motivo per cui Direzione Italia crede che sia impossibile votare contro e voterà a favore di quello che noi consideriamo essere un manifesto generale a sostegno di quella che oggi abbiamo sentito definire come “la mobilità dolce”. Quindi, una sfida per il futuro e una sfida che oltre ad avere dentro il risparmio energetico e l'ecocompatibilità ha anche il messaggio dello stile di vita, perché è evidente che i percorsi pedonali o quelli ciclabili hanno, dal punto di vista della qualità della vita dell'individuo e della sua salute, una valenza importantissima.

Però, detto questo credo che sia importante anche rilevare alcune perplessità su questa proposta di legge. Vengo alla prima. Io ho paura, noi abbiamo paura che questa, come tante altre, sia un manifesto, quindi una legge che enuncia una serie di ambizioni, una serie di volontà che sarebbero favorevoli se potessero essere espresse pienamente, se si potessero realizzare pienamente, ma che si corre il rischio che rappresentino il manifesto delle occasioni perdute quando noi andiamo a verificare che i soldi che abbiamo messo sopra un provvedimento di questo genere non sono sufficienti a fare quasi niente o assolutamente niente.

La seconda valutazione è un'altra valutazione a braccia allargate, che tende a sottolineare come spesso le occasioni siano perdute. Dentro questo provvedimento c'è una quantità di burocrazia, una quantità di enunciazioni formali, una quantità di enunciazioni di commissioni, sottocommissioni, intese Stato-regioni, aggiornamenti annuali, pareri, piani urbani, piani generali, piani regionali, che più che una legge sembra veramente un manifesto, sia dal punto di vista delle intenzioni sia dal punto di vista della capacità di realizzazione. Forse, se si fosse messo dentro a questa proposta di legge un po' di burocrazia in meno e si fosse lasciata alla libera iniziativa del cittadino e alla capacità di fare delle cose buone da parte degli enti locali anche in maniera autonoma, qualcosa in più forse avremmo fatto con i quattro soldi che stiamo mettendo dal punto di vista del finanziamento su questa legge. Avremmo fatto una cosa più utile e forse - ma forse noi non ci saremo - quando assisteremo alla relazione annuale, che davanti a questo Parlamento il Ministero delle infrastrutture dovrà rendere per raccontare come sono andate le cose, allora forse ci stupiremo - noi non tanto - nel valutare che le cose non si sono spostate molto da ieri a oggi e che, contrariamente a quanto il collega Buttiglione ha attribuito a De Gasperi, se i parlamentari vengono oggi con mezzi a trazione a motore in Parlamento ci verranno purtroppo anche fra un anno e se non ci verranno io ho paura che non sarà merito di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Nel solo 2016 sono stati 275 i ciclisti che hanno perso la vita nelle nostre strade e molti di loro hanno perso la vita mentre andavano al lavoro. Abbiamo fatto, da questo punto di vista, passi in avanti, istituendo l'infortunio nel tragitto casa-lavoro, percorso in bicicletta, tra le coperture assicurative. Oggi parliamo di un provvedimento che punta a promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto alternativo all'automobile. Si parla di reti ciclabili e ciclovie mettendo in capo ai vari enti, ciascuno per la sua competenza, la responsabilità di programmare, realizzare e coordinare interventi di realizzazione di piste ciclabili, itinerari ciclopedonali e vie verdi e ciclabili. Si pone come obiettivo quello di una programmazione regionale, nazionale ed europea, si dispone come scegliere le priorità e si individuano i fondi per questi interventi.

La parte più rilevante del provvedimento è il riconoscimento, tanto atteso, della rete ciclabile nazionale “Bicitalia”, che entra finalmente a far parte dell'infrastruttura transeuropea “EuroVelo”.

Questa rete ha al suo attivo ben 45 mila chilometri di percorsi ciclabili.

L'obiettivo di “Bicitalia” è raggiungere i 20 mila chilometri e collegare aree naturali protette, luoghi turistici, pezzi di piste ciclabili esistenti, forme stradale dismesse. Pensiamo al valore di un progetto simile per la promozione di percorsi culturali ed enogastronomici nonché per la valorizzazione delle bellezze del nostro Paese. È una legge innovativa che pone al centro del dibattito politico e urbanistico il cittadino che decide di muoversi in maniera ecologica.

L'unico appunto che mi sento di fare rispetto al provvedimento è che in alcuni punti c'è un'impostazione che si rivela eccessivamente burocratica. Gli eccessivi adempimenti, gli innumerevoli piani e la frammentazione amministrativa sono un ostacolo al progetto della continuità fisica dell'infrastruttura. In questo campo c'è bisogno di concretezza e semplificazione, se intendiamo vedere dei risultati nei prossimi anni. Nel complesso, comunque, la proposta di legge è certamente condivisibile ed è una buona legge e, pertanto, la componente di Civici e Innovatori voterà favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fauttilli. Ne ha facoltà.

FEDERICO FAUTTILLI. Grazie. Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario, la ciclabilità è indubbiamente l'alleato numero 1 nello sviluppo di una mobilità sempre più sostenibile che possa rendere le nostre città più vivibili e sicure. Questa affermazione, apparentemente semplice e lapalissiana, è sicuramente uno dei punti cardine di questo provvedimento e il Ministro anche oggi in quest'Aula lo ha ribadito. Da qualche anno il dibattito sullo sviluppo di una mobilità urbana sostenibile sta assumendo una valenza fondamentale in più settori del vivere sociale, dall'ambiente alla saluta umana al fisco e ad altro. La città è un contesto comunicativo, la città sicuramente è un'opera d'arte, la città è il luogo della politica, la città è il guscio produttivo e a questa definizione della valenza della città si potrebbe aggiungere che nel quarto punto delle strategie individuate a Kyoto per ridurre le emissioni di gas serra si tratta esplicitamente della modificazione e razionalizzazione del settore dei trasporti. Quindi, la città moderna dei Paesi ricchi è un luogo principale di inquinamento. L'importanza di questa dichiarazione sta nella rilevanza internazionale con cui è stata esplicitata la centralità dell'urbanistica nella questione ambientale e nell'enfasi con cui si è dichiarato che la qualità dell'aria risulta vincolata alle strategie nazionali e alle politiche locali della mobilità urbana. In Europa quindi, nel continente delle città storiche ma ancora di più in Italia, nel Paese delle cento città, questi temi hanno un ulteriore risvolto strategico per l'organizzazione del territorio. Si tratta di mettere in atto una sfida per modificare il futuro, per trasformare quello che ora appare come un destino segnato dall'ingombrante presenza di automobili e di edifici ad alto consumo energetico in un progetto sostenibile per le generazioni prossime. Questa sfida urbana si fonda sui modelli innovativi urbanistici e di trasporto, in opposizione alla complessa articolazione degli impianti negativi del modello attuale: consumo di spazio, consumo energetico, inquinamento acustico e atmosferico, incidentalità, tempo perso, malattie e ancora stress. Molti di questi impatti sono dipendenti dalla distribuzione delle funzioni urbane, cioè dalla pianificazione urbana e territoriale e indipendenti dalla tecnologia dei motori.

Ma a proposito della salute, varrebbe la pena anche di riflettere che, nel caso dei trasporti, oltre ai costi per morti anticipate, incidenti e malattie indotte dall'inquinamento, gli stessi interventi sanitari, cure con medicinali e cure ospedaliere per non andare oltre, costano energia mentre la prevenzione delle malattie sociali, come l'infarto derivato da stress e da vita sedentaria, si raggiunge con un maggior moto fisico. Il moto fisico come prevenzione; non solo consuma calorie e riequilibra il rapporto tra energia individuale assunta e consumata, ma fa risparmiare energia nel settore dei trasporti urbani e questo può avvenire purché sia diversa la città e siano diverse tutte le strade, non solo quelle urbane; su un nuovo progetto delle strade e sui nuovi modi di trasporti pubblici si gioca la sfida urbana.

È chiaro ormai come la mobilità urbana, affidata prevalentemente alla motorizzazione privata, sia in crisi profonda ed irreversibile. Occorre ricordare anche l'inquinamento acustico, quello visivo, l'occupazione del suolo pubblico, divenuto ormai un bene economico scarso e sottratto ad ogni altro utilizzo che non sia quello delle auto in sosta e in movimento; e poi ancora i costi economici, in termini di infortunistica, della motorizzazione privata, in costante crescita. Quindi non è più il tempo per pensare solo ad investimenti, sempre più rilevanti e di lungo periodo, che ridiano spazio all'automobile: occorre pensare invece seriamente anche alle alternative di trasporto, se davvero vogliamo garantire la mobilità nelle nostre città e non solo.

Una di queste alternative, non l'unica e nemmeno quella decisiva ma certamente utile, soprattutto nel breve periodo, è costituita dalla bicicletta, dalla ciclabilità. L'obiettivo è quindi di stimolare l'utilizzo della bicicletta in città, per contribuire a migliorare il traffico e l'ambiente urbano, che dovrebbe essere perseguito con ben maggiore convinzione di quanto si verifichi nel nostro Paese, sia dagli amministratori pubblici locali sia dai superiori livelli di governo, regionale e nazionale, nell'ambito di appropriate politiche dei trasporti e ambientali; lo stesso obiettivo dovrebbe essere maggiormente condiviso anche dall'insieme dei cittadini, tenuto conto che, se migliorano traffico e ambiente, i vantaggi coinvolgono tutti. In altre parole, e per fare un esempio, se in una certa realtà urbana si riuscisse, con opportuni provvedimenti, a far salire la quota degli spostamenti quotidiani in bici dal 3 al 10 per cento, ne guadagnerebbero certamente coloro che adottano la bici come mezzo di trasporto quotidiano, ma anche gli utenti dei mezzi pubblici e quanti invece continuerebbero ad utilizzare l'auto.

Contrariamente a quanto taluni si attardano a pensare, non vi è conflitto di interessi tra automobilisti e ciclisti: dare strade alla bici nella situazione attuale delle nostre città altro non rappresenta che un opportuno contributo ad un uso più razionale dei mezzi di trasporto. Non vi è dubbio infatti che sulle brevi distanze la bicicletta costituisce il mezzo di trasporto più confacente e conveniente: se si pensa che il 40 per cento degli spostamenti in ambito urbano sono al di sotto dei 4-5 chilometri, si capisce quale possa essere il campo di espansione dell'uso della bicicletta; campo ulteriormente dilatabile se si opera anche per favorire l'integrazione della bici con i mezzi pubblici di trasporto. Gli esperti valutano in 100 chilometri quadrati la dimensione del bacino di utenza delle stazioni: dunque, con opportuni provvedimenti nelle aree più urbanizzate e dotate di linee di trasporto pubblico, la quasi totalità dei cittadini che si spostano quotidianamente potrebbero raggiungere fermate e stazioni per arrivare alla propria meta con il mezzo pubblico.

In definitiva il sostegno alla circolazione delle biciclette non deve essere pensato banalmente ed in modo fuorviante come un mezzo per accontentare gli appassionati di questo mezzo di trasporto, ma piuttosto come una componente indispensabile della politica a favore della mobilità sostenibile. In questo contesto, può essere considerato riduttivo o parzialmente esaustivo far coincidere il sostegno alla bici con la predisposizione di piste ciclabili: di sicuro è un primo importantissimo passo, che tuttavia però necessita di essere agganciato ad una strategia più strutturata per il raggiungimento di una modalità sostenibile della mobilità nelle nostre città. Per ottenere concreti risultati in termini di aumento della circolazione delle biciclette, occorre dunque un insieme articolato e contestuale di interventi e provvedimenti nell'ambito di una vera e propria politica della mobilità ciclistica attuata in modo coordinato dei vari livelli di governo, dallo Stato alle regioni agli enti locali; per la progettazione e la gestione di questa politica, è opportuno inoltre che ai vari livelli di governo, ed in particolare al livello degli enti locali, vengano costituiti appositi uffici, com'è possibile rilevare nelle migliori esperienze di altri Paesi europei.

In questo contesto, crediamo che il provvedimento in esame risponda in modo concreto ed articolato alla domanda di mobilità sostenibile che non può più essere ignorata.

Il tema degli spostamenti in bicicletta, quindi, si lega alla qualità urbana e allo sviluppo sostenibile, rispettoso dell'ambiente, della vita sociale e di quella delle generazioni future: e proprio in questa prospettiva, affinché la mobilità ciclistica non sia un'utopia, bisogna costruire una nuova strategia dei trasporti pubblici della qualità della città e della strada.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO FAUTTILLI. In questo senso (concludo) l'impegno di 424 milioni ricordati anche dal Ministro è già preso dal Governo, e le norme che qui stiamo per approvare non saranno sufficienti, sicuramente, ma possono far dire a noi che anche nel nostro Paese ci stiamo muovendo sulla strada giusta. E ancora, se fino a qualche tempo fa eravamo costretti a guardare alle città estere per avere esempi efficaci, oggi dobbiamo rilevare che sono sempre più i modelli virtuosi di mobilità ciclistica adottati nelle nostre città. Quindi il passaggio successivo e decisivo (e questa legge è lo strumento giusto) sarà quello di ricondurre tali modelli ad un unico paradigma da rendere valido per l'intero territorio nazionale. Ci sembra quindi che il provvedimento in esame vada in questa direzione, e per tale motivo il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore dell'approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, in Europa la bicicletta ormai coinvolge 50 milioni di cittadini che vanno al lavoro ogni giorno sulle due ruote; ha un valore economico di oltre 200 miliardi di euro l'anno e dà occupazione a 650 mila persone; sono oltre 400 le città che hanno un servizio di bike sharing; anche il cicloturismo, con 70 mila chilometri di piste ciclabili EuroVelo, ha una crescita costante di viaggiatori e costituisce un pilastro per il turismo sostenibile.

Nel nostro Paese invece la mobilità legata la bicicletta resta ancora molto indietro rispetto ai maggiori partner europei, e solo il 3,3 per cento dei cittadini utilizza la bicicletta quotidianamente. Questo provvedimento rappresenta un passo avanti importante per lo sviluppo, quindi, di una mobilità nuova e sostenibile, che deve avere tra i primi obiettivi quello di potenziare la mobilità ciclistica anche attraverso l'integrazione modale tra bicicletta e mezzi di trasporto locali e regionali, con positivi risvolti sulla logistica e gli spostamenti per motivi professionali oltre che ludici.

L'Italia era rimasta tra i pochi Paesi europei a non disporre ancora di un piano nazionale della mobilità ciclistica; da questo inquadramento il coordinamento a livello nazionale ha inoltre previsto che abbia origine la rete nazionale di percorribilità ciclistica, bici Italia, da individuare nel Piano generale della mobilità ciclistica sulla base delle reti regionali di percorribilità delineate nei singoli piani regionali. Con questo provvedimento si va quindi a colmare una grave lacuna in maniera da ridurre il forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei, prevedendo altresì una rete infrastrutturale di livello strategico nazionale inserita nel sistema delle reti ciclabili europee, finalizzata principalmente all'incentivazione di forme di mobilità e di turismo sostenibile.

La valorizzazione del trasporto integrato rappresenta un doveroso completamento modale dei piani di sviluppo dei trasporti, nei quali si trovano abitualmente solo quasi progetti per il potenziamento delle infrastrutture pesanti, siano esse stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali, assolutamente impermeabili all'utente in bicicletta. Favorire l'intermodalità deve rappresentare uno dei principali obiettivi di un Paese moderno e turisticamente attrattivo come è il nostro.

Su questo consentiteci di fare una breve riflessione: la realizzazione di un sistema di reti ciclabili ai diversi livelli di scala favorirebbe tra l'altro lo sviluppo del turismo in bicicletta, una forma di turismo sostenibile che non risente molto della crisi economica e che muove in Europa ogni anno oltre 10 milioni di persone. Attualmente il mercato cicloturistico più importante in Europa è quello tedesco, con 35 milioni di ciclo-escursionisti e circa 6 milioni di cicloturisti, che trascorrono almeno una notte in albergo. Il 42 per cento dei cicloturisti tedeschi usa il treno per raggiungere, con la bicicletta al seguito, i luoghi di vacanza; a parte l'Alto Adige, l'Italia non figura nella top ten dei Paesi europei dove i cicloturisti tedeschi trascorrerebbero le loro ferie in bicicletta nella stagione che va da marzo a settembre. Tutto ciò avviene non per mancanza di bellezze paesaggistiche e culturali, ma per una insufficienza infrastrutturale che limita l'accesso potenziale di migliaia di turisti ogni anno. Recuperare questo gap rappresenterebbe per il nostro Paese un aumento del livello di servizi per la mobilità sostenibile, l'apertura di un nuovo mercato turistico oltre, ovviamente, alla diminuzione dell'inquinamento atmosferico, con palesi risvolti positivi sulla qualità della nostra vita. Ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole al provvedimento da parte di Scelta Civica-ALA.

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gregori, che non vedo e, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie Presidente. Colleghi, finalmente dopo qualche anno, arriva in Aula questo provvedimento di legge sulla mobilità in bicicletta. Un provvedimento che persegue l'obiettivo di promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto sia per le esigenze quotidiane, sia per attività turistiche e ricreative, al fine di migliorare anche l'efficienza, la sicurezza e la sostenibilità della mobilità urbana. Viene infatti prevista l'adozione da parte del Governo di un Piano generale della mobilità ciclistica di durata triennale che interverrà in ambito urbano e metropolitano su percorrenze definite a livello regionale, nazionale ed europeo. Si dà, quindi, il compito al Governo di individuare le ciclovie d'interesse nazionale e all'ordine di priorità degli interventi da realizzare, oltre a quello di coordinare l'azione amministrativa dei vari enti locali.

Dobbiamo però rilevare, come già abbiamo fatto in precedenza, l'inopportunità della prevaricazione all'interno di questo provvedimento dello Stato in compiti che noi riteniamo dovrebbero invece essere affidati agli enti locali. Ci sembrerebbe infatti logico che fossero in primo luogo i comuni ad individuare i progetti legati alla mobilità ciclistica, sia per le aree attrezzate, sia per piste ciclabili, che le proposte dei comuni fossero poi rese note alle regioni per eventuali integrazioni, e che solo in base alle indicazioni ricevute, lo Stato coordinasse poi quella che deve essere la rete nazionale. Invece qui si prevede che entro sei mesi dall'approvazione della legge, quindi soltanto praticamente sei mesi, si vada a delegare il Governo nazionale per un Piano generale di mobilità ciclistica e che entro i successivi dodici mesi le regioni dovrebbero prevedere al Piano regionale. Le competenze comunali quindi sembrano venire ancora meno, anzi sembrano venire dopo, laddove si prevede che le città metropolitane, le province, vanno a individuare la rete ciclabile e ciclo-pedonale nel territorio di competenza, in attuazione proprio dell'integrazione della rete di livello regionale. Negli altri comuni vengono definiti i Biciplan, cioè i Piani urbani per la mobilità ciclistica, all'interno della programmazione pluriennale delle opere, senza quindi definire tempistiche certe, né obblighi di realizzazione o sanzioni per i mancati interventi. Gli emendamenti, che come gruppo della Lega avevamo presentato erano proprio finalizzati a contrastare un accentramento immotivato e lontano dalle varie esigenze della collettività, istituendo un ruolo importante alle regioni da cui dovrebbero arrivare le proposte prima della definizione del Piano nazionale. Secondo una corretta divisione delle competenze, lo Stato deve subentrare, così come appunto prevede l'articolo 4, per gestire la rete ciclabile nazionale Bicitalia composta dalle ciclovie, i relativi accessori, pertinenze definite di interesse strategico nazionale. Bicitalia dovrà svilupparsi su tutto il territorio nazionale con sistemi di integrazione e interconnessione con tutte quelle che sono le reti infrastrutturali a supporto delle altre modalità di trasporto, prevedendo anche l'integrazione con altre vie di percorrenza turistica, nonché con tutte quelle aree naturali protette, anche recuperando forme stradali dismesse. E qui il provvedimento si ricongiunge all'altro tema, che è stato già affrontato in precedenza congiuntamente, e che oggi è oggetto purtroppo di un distinto progetto di legge sul recupero della rete ferroviaria dismessa, visto che noi nel nostro Paese abbiamo un immenso patrimonio ferroviario dismesso e non recuperabile, parliamo appunto di circa 5.000 chilometri, che potrebbero essere utilizzati per percorribilità ciclistica e comunque adattati a utenti non motorizzati. Ma questo progetto di legge sull'uso delle reti ferroviarie si è bloccato proprio sulla sostenibilità economica, peraltro un problema che ha interessato anche l'iter di questo provvedimento in Aula. Sembra quasi ridicolo che su un tema come quello della mobilità ciclistica debbano convivere nello stesso momento e nella stessa Camera due proposte di legge che potrebbero invece far parte di un unico provvedimento semplice, snello, che preveda interventi mirati a sostegno della mobilità ciclistica.

Certo il testo che oggi ci troviamo a esaminare è stato sicuramente migliorato nel passaggio qui in Aula, recependo anche alcuni suggerimenti che tendono a fugare almeno in parte dei dubbi che comunque erano stati più volte sollevati dalla Ragioneria di Stato sulla copertura economica.

Ricordiamo, infatti, che nella seduta di fine settembre della V Commissione, a pochi giorni da quello che doveva essere finalmente l'agognato approdo in Aula di questo provvedimento, il Viceministro Morando avevo sottolineato le numerose criticità dal punto di vista finanziario, imponendo la predisposizione di apposita relazione tecnica, cosa veramente grave per un progetto di legge il cui esame è iniziato nel maggio del 2015 e dibattuto a lungo in Commissione. Faceva presente appunto il Viceministro di non avere ancora ricevuto da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti i necessari elementi istruttori e informativi da sottoporre poi al vaglio della Ragioneria dello Stato e per l'ennesima volta questo provvedimento subito uno stop. A fine ottobre poi è arrivata la nota della Ragioneria generale che ha bocciato la relazione tecnica. Effettivamente la copertura economica del progetto di legge così come è uscito dalla Commissione si presentava incerta, insufficiente, non dando certezze relative alle risorse a disposizione e non dando un'indicazione di massima per il costo degli interventi che sembra invece essere fondamentali per legiferare oggi. Soprattutto con le modifiche apportate nelle Commissioni, con il lavoro fatto in Aula, sicuramente alcune di queste perplessità sono state superate, certo rimane sicuramente alla luce di quello che è stato poi evidenziato il problema dell'appostamento delle risorse finanziarie che riguardano un provvedimento così importante e tanto atteso. Noi siamo preoccupati da questo punto di vista e quindi vorremmo un impegno forte da parte del Governo, serio, rispetto a quelle che devono essere le risorse economiche e finanziarie, perché riteniamo che sia un provvedimento atteso da moltissimo, un provvedimento che non si può non votare - su questo la Lega è fortemente convinta - che però non deve poi, finita la discussione in quest'Aula, diventare un provvedimento monco, che resta fermo. L'obiettivo, la finalità, del provvedimento interessano i cittadini. Quindi noi riteniamo - e su questo mi auguro che si possa ancora lavorare in seguito - che si possano dare più ruoli e competenze a quelli che sono gli enti regioni e comuni che sono coloro i quali che devono intervenire in modo serio e forte per quanto riguarda la finalità del provvedimento, l'attuazione della mobilità in bicicletta, ma soprattutto su quello che deve essere il Fondo finanziario ed economico, altrimenti finiamo la giornata con l'approvazione di un buon provvedimento, ma che non ha la sostanza principale che sono le risorse economiche e finanziarie per poter far sì che il provvedimento possa vedere luce non solo in quest'Aula, ma che possa essere attuato. Come Lega, pur esprimendo un parere favorevole rispetto a questo provvedimento, noi chiediamo con forza che l'iter successivo che lo vedrà anche al Senato possa in qualche modo essere più concreto, rispetto a quello che deve essere un fondo economico finanziario importantissimo se vogliamo realmente poi mettere in atto questo provvedimenti. Se vogliamo che le finalità che sono contenute all'interno della mobilità in bicicletta possano trovare luce, visto che parallelamente ci sono altri provvedimenti di legge che potevano invece far parte di un unico provvedimento legislativo. Si è ritenuto, il Governo e la maggioranza hanno ritenuto, di fare il contrario. Cerchiamo, in qualche modo, di rendere operativo il lavoro fatto in questi giorni e che si possa realmente parlare di mobilità in bicicletta e, quindi, finalmente di dare un segnale serio, positivo e concreto ai cittadini soprattutto che lo Stato è vicino da questo punto vista, coinvolgendo soprattutto le regioni e gli enti locali che sono poi quelli che devono individuare le aree attrezzate, che devono essere coloro i quali devono anche individuare, così come è contenuto nel provvedimento, i fondi finanziari per poter rendere operativo questo provvedimento. Per cui, concludo dicendo che, nell'esprimere quindi questo voto favorevole, chiediamo un impegno serio e concreto da parte di questo Governo affinché, almeno su questo, non sia il solito slogan elettorale, ma ci sia la volontà comune di fare qualcosa di positivo, di concreto e di importante per questo Paese e per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Grazie. Il riconoscimento della bicicletta come mezzo di trasporto, consacrato anche dalla fondamentale decisione assunta dai ministri europei del trasporto in occasione del summit della mobilità ciclistica in Lussemburgo, ha ormai assunto un significato concreto nel panorama del tema dedicato alla mobilità.

In Europa ci sono oltre 50 milioni di cittadini che utilizzano le biciclette per recarsi al posto di lavoro e per svolgere varie attività. Un fenomeno che assume particolare significato economico e sociale, generando un valore di oltre 200 miliardi di euro e fornendo occupazione a quasi 700 mila persone. Un contesto nel quale più di quattrocento città hanno già attivato un servizio di bike sharing e il cicloturismo ha dato luogo alla creazione di oltre 80 mila chilometri di piste ciclabili nell'ambito di un turismo sempre più sostenibile.

Numeri e vantaggi sostengono e spingono questo fenomeno nel quale vengono scoperti nuovi percorsi economico-sociali da supportare e sviluppare ulteriormente, e l'Europa, in questo senso, ha già fatto molta strada; ma l'Italia, sino ad ora, non ha fatto molto in questo settore, e solo una percentuale minima di cittadini ne ha avvertito l'utilità e la potenzialità.

Ma ora il nostro Paese intende recuperare il tempo perduto ed allinearsi alla logica che ne ha fatto una importante voce in ambito socioeconomico negli altri Paesi europei. In questo contesto, dopo un intenso e anche lungo lavoro in Commissione, giunge pertanto oggi all'esame dell'Assemblea il progetto di legge recante le disposizioni per lo sviluppo della mobilità ciclistica. In realtà, ancora oggi il trasporto, soprattutto nelle grandi aree urbane, è prevalentemente assicurato dalle autovetture, un fenomeno che incide sulla viabilità delle città e comporta innegabili riflessi negativi sulla gestione complessiva della medesima, causando effettive problematiche in termini di congestione del traffico urbano, e tale fenomeno, quello della mobilità in bici, che ha assunto grande importanza nell'intera Europa, riguarda svariati campi della società ed è capace di generare sviluppo e valori economici di grande significato.

A tal proposito, solo per citare - lo abbiamo fatto anche prima - alcuni studi che sono stati presentati dalla federazione che raggruppa tutte le federazioni nazionali, tra le quali la FIAB, che promuovono l'uso della bicicletta, essi parlano di cifre che sono assolutamente importanti, e l'economia vale totalmente, considerando anche gli effetti sull'aspetto energetico e anche della salute, 513 miliardi di euro. Quindi, numeri importantissimi. Appare pertanto necessario, al fine di ottenere concreti risultati in termini di implementazione dell'uso delle biciclette da parte degli utenti, predisporre un programma di interventi ed una politica della mobilità ciclistica che risulti all'avanguardia anche in relazione a quanto avviene in altri Paesi europei.

In questo senso, il cosiddetto Piano generale della mobilità ciclistica previsto dal progetto di legge al nostro esame si prefigge di promuovere lo sviluppo nazionale della mobilità ciclistica coinvolgendo lo Stato, le regioni e gli enti locali, che, nell'ambito delle rispettive competenze, devono sviluppare politiche del trasporto confacenti con la sostenibilità e la vivibilità dei territori. Parlare di interventi, comunque, non può e non dovrà prescindere dall'indicare quali siano quelli effettivamente prioritari al fine di assicurare i collegamenti e le connessioni della rete ciclabile nazionale con le ulteriori modalità di trasporto. Un tale progetto, infatti, non può non prevedere, ad esempio, la realizzazione di aree destinate all'accoglienza delle biciclette nelle zone adibite ai parcheggi, stazioni ferroviarie, metropolitane, porti e aeroporti.

E non meno importante sarà tutto ciò che predisporrà i mezzi pubblici adibiti al trasporto delle biciclette. Come sempre accade allorquando vi è da realizzare piani innovativi nel campo dei trasporti, non può mancare l'impegno, ovviamente, per reperire le risorse, quelle finanziarie pubbliche e private da destinare alla mobilità ciclistica, insieme all'indicazione delle modalità di finanziamento degli interventi previsti. A tal proposito, rifacendoci alla necessità di attuare progetti di competenza regionale, il piano dovrà prevedere una equa ripartizione delle risorse finanziarie tra le regioni medesime a scadenza annuale.

Da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, ricordiamo tra gli obiettivi del piano la definizione delle azioni necessarie a sostenere lo sviluppo della mobilità ciclistica in ambito urbano, con una particolare attenzione riservata al tema della sicurezza dei ciclisti. Il progetto di legge qualifica, inoltre, la rete ciclabile nazionale denominata Bicitalia come rete infrastrutturale di livello nazionale integrata nel sistema della rete ciclabile transeuropea denominata EuroVelo. Le infrastrutture inserite nella rete ciclabile nazionale vengono definite di interesse strategico nazionale. In particolare, la rete denominata Bicitalia presenta alcune caratteristiche che costituiscono importanti punti ed elementi sia per l'integrazione e l'interconnessione con le reti infrastrutturali a supporto di altre modalità di trasporto sia con altre reti ciclabili presenti sul territorio.

Una delle caratteristiche di Bicitalia è inoltre costituita dal collegamento con le aree naturali e protette e dall'integrazione con altre reti di percorrenza turistica. Ciò permette di implementare lo sviluppo del turismo con effetti positivi per le città di interesse storico-culturale e per la popolazione residente in quei territori. Il nostro Paese vanta, infatti, importanti siti di pregevole interesse storico-paesaggistico che vanno valorizzati e utilizzati per promuovere le attività turistiche e quelle ad esse più strettamente collegate, al fine di creare condizioni positive per lo sviluppo delle aree interessate sempre in ambito di sviluppo sostenibile. Tornando al provvedimento in senso generale, va sottolineato che un maggiore uso della bicicletta, ove possibile, migliorerebbe l'efficienza e la sicurezza della mobilità urbana, a tutto vantaggio della sostenibilità ambientale e della salute dei cittadini. Siamo sicuri che con la diffusione della bicicletta e con l'impegno forte di tutte le amministrazioni competenti si possono avere anche nel nostro Paese ottimi risultati in termini di mobilità sostenibile.

La presente proposta di legge, quindi, promuove un quadro strategico nazionale per rispondere all'esigenza e alle necessità di valorizzare l'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto. Una misura, quindi, per recuperare il ritardo nella dotazione e nella qualità dell'infrastrutturazione ciclabile rispetto agli altri Paesi europei. Attraverso questo progetto organico si crea un sistema della mobilità ciclistica organizzato, sicuro e continuo per rendere effettivo il ruolo della mobilità ciclistica sia in modo autonomo che integrato da altre forme di trasporto. Parlavamo dei numeri e dei vantaggi che questo fenomeno ha generato in Europa: è sulla scorta di tali indicazioni che desideriamo sottolineare come l'approvazione di questo testo costituisca un elemento importante, anche se non, ovviamente, definitivo, per agganciare un trend che ha già dimostrato il suo valore economico-sociale nell'intero continente. Ribadiamo, quindi, il voto favorevole di Alternativa popolare al provvedimento di legge, confidando in una sua rapida approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mognato. Ne ha facoltà.

MICHELE MOGNATO. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, quando, nell'aprile 2014, in tanti di noi abbiamo depositato e sottoscritto la legge a prima firma Decaro sullo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica, e poi con le altre proposte di legge presentate da altri colleghi di diversi gruppi parlamentari, in molti eravamo ottimisti, e, se volete, anche ingenuamente troppo ottimisti, di arrivare ben prima di oggi all'approvazione in entrambi i rami del Parlamento della legge quadro sulla mobilità ciclistica. All'inizio di questa legislatura è stato costituito un intergruppo parlamentare per la mobilità nuova e ciclistica, non solo per la grande sensibilità che c'è tra molti colleghi, ma perché convinti che anche questo avrebbe aiutato l'iter di una legge per un sistema organico di interventi volti a promuovere l'uso trasportistico della bicicletta sia per gli spostamenti tra casa, scuola, lavoro e servizi sia per le attività turistiche ricettive, il cicloturismo, mediante la realizzazione di un sistema adeguato di infrastrutture e di rete di servizi.

Infatti, come anche il signor Ministro ha più volte affermato, si è convinti che il cambiamento culturale a favore delle bici sia già una realtà, e questo ormai lo confermano anche le statistiche e i numeri sull'uso crescente della bicicletta quale mezzo di trasporto a tutti gli effetti. Invece, ci arriviamo oggi con estrema fatica, dopo un continuo ping-pong tra il Ministero delle infrastrutture e il MEF, e nel rapporto con le Commissioni sulle coperture economiche, che, in alcuni momenti, ne hanno messo in discussione l'approvazione.

Ricordiamoci che il testo, nell'ottobre 2016, era già arrivato in Aula e rinviato in quanto privo del parere della Commissione bilancio. Questo dovrebbe far riflettere - per questo mi rivolgo alla Presidenza della Camera - su quanto sia complicato l'iter per la discussione e l'approvazione di una proposta di legge di iniziativa parlamentare anche quando c'è un lavoro in gran parte condiviso dai parlamentari di diversi gruppi politici. Mi auguro che nella prossima legislatura ci siano le condizioni per inserire eventuali correttivi volti a migliorare l'iter delle leggi che non siano solo quelle di iniziativa del Governo. Comunque, al di là di ciò considero il risultato ottenuto un decisivo salto di qualità, una base di partenza non solo perché la precedente legge n. 366 è del 1998 e nel frattempo molto è cambiato, ma soprattutto per i suoi contenuti. Cito al riguardo l'obiettivo di cui al comma 2 dell'articolo 1, Oggetto e finalità della legge, che è quello di rendere lo sviluppo della mobilità ciclistica e delle necessarie infrastrutture di rete una componente fondamentale delle politiche della mobilità in tutto il territorio nazionale e far sì che ci sia un sistema generale e integrato della mobilità accessibile a tutti i cittadini. Queste finalità della proposta di legge devono diventare la premessa nell'agire quotidiano quando si afferma il tema della mobilità a tutti i livelli di Governo nel nostro Paese e nelle nostre città. È una legge quadro che introduce nell'ordinamento la definizione normativa delle ciclovie e delle reti cicloviarie e delle altre diverse classificazioni stradali; l'adozione del Piano generale della mobilità ciclistica; la qualificazione della rete ciclabile, denominata Bicitalia, come rete infrastrutturale di livello nazionale integrata nel sistema di quella transeuropea EuroVelo; il ruolo di programmazione degli enti territoriali con i piani regionali e i piani urbani della mobilità ciclistica o Biciplan. Quindi, un provvedimento che offre solidi punti di riferimento normativi di cui c'è assolutamente bisogno. Ho citato solo alcuni titoli proprio per ricordarne la rilevanza e il lavoro puntuale che è stato fatto in Commissione e dal Comitato dei nove con grande attenzione e pazienza di tutti, a cominciare dal presidente della Commissione e dal relatore. Certo non possiamo nascondere che negli ultimi passaggi sono venuti meno alcuni articoli o commi che erano utili e quanto mai opportuni per organizzare al meglio il lavoro che si dovrà fare come quello riguardante una direzione generale per la mobilità ciclistica o quello sulla destinazione di una quota non inferiore al 20 per cento dei proventi da sanzioni per violazione del codice la strada alle attuali misure a favore della mobilità ciclistica o quelli ancora riferiti alla mobilità dolce. Ma si tratta di una di legge che è stata più volte sollecitata a gran voce dalle associazioni dei ciclisti, come la FIAB e altre ancora che da anni conducono una giusta battaglia per provvedimenti come questo e che nelle nostre città e nei nostri paesi sollecitano alle amministrazioni interventi verso quella che possiamo definire una rivoluzione nello spostarsi offrendo contributi reali e concreti con documenti tecnici e proposte progettuali, alimentando la cultura dell'educazione alla mobilità sostenibile e scontrandosi anche con il partito degli automobilisti a cui magari il ciclista dà fastidio perché lo costringe ad andare piano o perché la pista ciclabile ruba qualche parcheggio. L'uso della bicicletta può indurre non solo una mobilità diversa ma promuove una cultura della sicurezza, in particolare per gli utenti vulnerabili; migliora complessivamente la qualità urbana e consente una pianificazione in città, fatte per muoversi anche a piedi e con il trasporto pubblico. Si ridisegnano quartieri e strade sviluppando progetti di moderazione di traffico e di promozione della convivenza e l'integrazione tra modi diversi di spostamento, contribuendo quindi a disegnare una città fatta per le persone e non per le auto. Questo come altri provvedimenti che sono stati approvati nella legislatura in corso quali il programma sperimentale di mobilità sostenibile, casa-scuola e casa-lavoro, e il relativo decreto ministeriale, i primi finanziamenti per le ciclovie nazionali o, più semplicemente, il riconoscimento dell'infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta non sono stati fatti per pochi affezionati cicloamatori ma sono scelte per tutti i cittadini. La priorità alla mobilità ciclabile ci consente pertanto di ridisegnare complessivamente le nostre città. Esse, a differenza di altre realtà nazionali, precedono lo stesso Stato nazionale e si sono costituite attraverso un processo di lunga e graduale crescita, quasi Stato per Stato.

PRESIDENTE. Colleghi, abbassiamo un po' il tono della voce perché quando l'Aula è semivuota si sente moltissimo…

MICHELE MOGNATO. È stato un processo lungo almeno cinque-seicento anni che ha radicato le città come tratto distintivo del nostro paesaggio. Ciò ha determinato la straordinaria ricchezza dei nostri centri storici, come pure le realtà critiche di molte nostre periferie. Tessere il cucito di questi sedimenti urbani è possibile solo attraverso modalità di connessione dolce e leggere come la ciclabilità. Possiamo dire che la bici è un mezzo: il fine sono città migliori, città che devono essere restituite alle persone.

Ricordiamo che siamo il Paese con il maggior indice di motorizzazione privata in Europa, nonostante più della metà degli spostamenti sia solo di qualche chilometro. Ricordiamoci dei costi in termini di vite umane per incidenti stradali, dei danni ambientali e alla salute provocati dall'inquinamento da auto e da altri mezzi di trasporto su gomma. Ma la proposta di legge aiuta anche per quella che possiamo chiamare l'economia di bicicletta perché, come ho detto, si traduce in risparmi, a partire dalla spesa sanitaria: l'Organizzazione mondiale della sanità stima questo risparmio in 110 miliardi di euro in Europa.

L'altra economia riguarda la congestione stradale che, secondo i dati che abbiamo, ha un costo economico-sociale di oltre 50 miliardi di euro all'anno e può essere ridotta considerevolmente con l'uso della bicicletta. Risparmi dunque ma anche volano in grado di innescare un'economia valutata in Europa in oltre 200 miliardi, mentre per l'Italia il beneficio economico può essere rilevante se consideriamo che siamo il secondo produttore europeo di biciclette e accessori con ricadute positive anche sul piano occupazionale. Senza considerare che infine si tratta di un'opportunità per valorizzare il nostro Paese dal punto di vista turistico, artistico ed enogastronomico. Secondo dati Enit, infatti, il ritorno economico del cicloturismo ha una potenzialità di 3,2 miliardi.

Recenti studi di Legambiente, ripresi qualche giorno fa dai quotidiani, dimostrano come, ad esempio, il settore del cicloturismo dell'Unione europea genera un fatturato intorno ai 44 miliardi e il nostro Paese è solo settimo in graduatoria. Certo, la trasformazione del nostro territorio non è semplice, tuttavia c'è un patrimonio come quello delle ferrovie dismesse che sarebbe una grande occasione da sfruttare, una grande potenzialità. I chilometri delle linee ferroviarie in disuso ci sono e mi rammarico che nel provvedimento sia stato soppresso l'articolo specifico sulle ferrovie dismesse o in disuso, frutto di una proposta di legge e di un lavoro in Commissione ambiente. Tutto questo per dire che, a medio e lungo termine, l'investimento nel settore sarebbe ampiamente remunerativo.

L'auspicio dunque, per tornare all'oggetto e alla finalità della proposta di legge, è che tutto questo faciliti nelle nostre città una maggiore attenzione, gestione, qualificazione dello spazio pubblico e, nello stesso tempo, un nuovo modello di mobilità, una mobilità sostenibile rilanciando anche la grande questione strategica del trasporto pubblico. C'è un'altra ambizione nella proposta di legge quadro cioè ridurre il divario che esiste tra le regioni e le città del nostro Paese anche nella mobilità ciclistica. È un Paese diviso in due: al nord e in alcune parti del centro dove le biciclette vengono sistematicamente utilizzate per la mobilità urbana contrapposti alla gran parte delle città del centro e del sud dove l'utilizzo delle due ruote è decisamente limitato. Occorre quindi ridurre il divario esistente.

Concludo, Presidente. L'origine della bicicletta, che era di legno e pesava 22 chili, risale esattamente a duecento anni fa, nel 1817. In italiano era chiamata “draisina” e fu opera in Germania di Karl von Drais: era una bicicletta, per così dire, che non aveva pedali ed era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi. I pedali furono aggiunti quarant'anni dopo. Speriamo che la proposta di legge non abbia bisogno di tutto questo tempo per avere i pedali e renderla applicabile e vederne i primi risultati. Ripeto che è stato fatto un lavoro importante, c'è una grande attenzione nella legislatura in corso proprio per dare impulso al nuovo modello di mobilità sostenibile nel nostro Paese, promuovendo risposte efficaci, in grado di favorire lo sviluppo di nuove pratiche e città a misura di persone. Con l'auspicio che questa votazione favorisca e spinga anche l'altro ramo del Parlamento ad approvare la proposta di legge entro la legislatura in corso, esprimo il voto favorevole del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore del provvedimento perché riteniamo che qualcosa è meglio di nulla, perché non vogliamo lasciare alibi alla maggioranza e al Governo e perché pensiamo che, nonostante le considerazioni di carattere politico che andremo poi rapidamente a sviluppare, la proposta di legge contenga comunque obiettivi assolutamente condivisibili.

Nell'ambito del più ampio concetto di mobilità sostenibile, la mobilità ciclabile può avere un ruolo e può conseguire una serie di obiettivi importanti. Intanto può essere un rilevante motore di sviluppo per l'economia e per il turismo; può avere un suo significato per quanto riguarda la salute e il benessere psico-fisico dei cittadini; può portare al decongestionamento del traffico motorizzato, alla diminuzione dell'impatto ambientale, sia in termini di inquinamento acustico, che di inquinamento atmosferico, può portare a forme di mobilità eco-sostenibili e all'aumento della sicurezza stradale, può portare al miglioramento dell'efficienza della viabilità, per una evidente diminuzione dei mezzi privati circolanti, e anche alla tutela degli utenti della strada quali, soprattutto, ciclisti e pedoni. Allora, questi sono obiettivi che noi non possiamo non condividere. Dirò di più, li condividiamo a tal punto che ne faremo un punto qualificante del nostro programma di governo.

Detto questo, però, Presidente, non possiamo non sottolineare due significative criticità di questo provvedimento. Innanzitutto, questo provvedimento parte in Commissione, mi pare, nel maggio del 2015, viene approvato e portato in Aula nell'ottobre 2016 e, poi, scompare - scompare perché ci sono delle criticità di ordine economico finanziario, su cui poi torneremo - e riesce a tornare in Aula soltanto nel mese di novembre 2017, cioè adesso. È di tutta evidenza che il rischio di non approvazione da parte del Senato è assolutamente consistente. È chiaro ed evidente che noi rischiamo, oggi, di fare una bella chiacchierata tra amici e di non vedere alcun tipo di risultato a livello normativo e questo, evidentemente, per volontà e per responsabilità della maggioranza e del Governo che è in carica.

Seconda questione…

PRESIDENTE. Se il Governo ascoltasse gli interventi, sarebbe meglio. I colleghi dovrebbero lasciare in pace il Governo.

PIETRO LAFFRANCO. La ringrazio, Presidente, ma, insomma, il Governo ha ben poco da ascoltare, avrebbe potuto ascoltare prima, il Ministro Delrio, ma forse è troppo impegnato nello sciopero della fame per lo ius soli, non so bene, francamente, cosa stia facendo, perché, se avesse ascoltato, avrebbe potuto facilmente portarci degli elementi per convincerci sul fatto che questo provvedimento abbia le risorse necessarie per essere attuato, questione che noi ed altri gli abbiamo contestato in alcuni interventi nel corso di questa discussione. Perché, vedete, io ho ascoltato con attenzione e rispetto le parole del relatore, ma mi consentirà il relatore stesso di formulare almeno delle riserve sul fatto che sia così certo che le risorse che lui ha citato saranno assolutamente destinate alla ciclabilità. Perché è vero che ci sono, in una legge di bilancio - quella del 2015 - 90 milioni, eccetera, eccetera, per le ciclovie nazionali ma, intanto, si tratta di capire se saranno utilizzabili, oltre che per progetti nazionali, anche per altri, alla luce di quanto contenuto nella legge; secondo, per quello che riguarda le risorse contenute, invece, nel 2016, ebbene, il più ampio concetto di mobilità sostenibile è stiracchiabile a seconda delle circostanze. Quindi, oggi, voi ci dite che verranno utilizzate per la ciclabilità e magari, invece, il Governo che verrà deciderà di utilizzarle per altri obiettivi.

Allora non vi diamo alibi, ma diciamo: condividiamo i principi e gli obiettivi di questa legge; avrebbe potuto essere fatta meglio; siamo molto preoccupati per la tempistica, perché temiamo che voi non portiate il provvediemnto all'ordine del giorno del Senato entro la fine della legislatura; e diciamo anche che, per un verso, abbiamo non soltanto la preoccupazione che le risorse non siano sufficienti, ma abbiamo la certezza che voi ne siate consapevoli e questo perché? Perché, aver voluto inserire la norma che destinava il 20 per cento dei proventi delle multe, poi cassata, significava, di per sé, essere già consapevoli che non vi erano risorse sufficienti.

Detto questo, senza volere essere tutte le volte critici e polemici per forza, noi diciamo che questo è un passo in avanti, è una legge che va nella direzione di portare il nostro Paese a provare a recuperare posizioni significative per quanto riguarda questo tipo di mobilità sostenibile, perché siamo agli ultimi posti in Europa, distanti anni luce dai Paesi del Nord Europa che ne fanno uno strumento importante, ormai, non da anni, ma da decenni.

Però, come al solito, riuscite a fare dei pastrocchi e in questo caso, sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista normativo, non avete mancato, per non smentirvi, neanche nella fine della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, gli altri colleghi intervenuti prima di me hanno già detto quanto il nostro Paese abbia necessità di una legge di questo tipo e degli interventi in essa contenuti, inclusi quelli che la Commissione bilancio ha bocciato con il suo parere. Altresì, è stato detto in quest'Aula che noi, come Paese Italia, facciamo una pessima figura nel contesto europeo, ma non nei saloni internazionali, dove si prendono impegni, dove si firmano accordi, facciamo una pessima figura non con i giornalisti, non con gli altri rappresentanti istituzionali, ma facciamo una pessima figura con il nostro stesso popolo, con i cittadini italiani, perché sono loro i primi e gli unici a pagare le conseguenze di una mancanza di volontà, di convinzione nel portare avanti una strategia, una visione che è soltanto enunciata in questi convegni e consessi internazionali.

Allora, come dicevo, Presidente, come hanno ricordato i colleghi, gli obiettivi di questa legge sono assolutamente condivisibili, i principi altrettanto, però non le giustificazioni che vengono poi addotte dalla maggioranza per dire che si è provato a fare di tutto, perché non ci stiamo a essere presi in giro e a prendere in giro gli elettori che, da qui a qualche mese, si esprimeranno sulla credibilità e sulla coerenza delle forze politiche.

Questa legge è stata depositata ad aprile 2014, ergo sono passati più di tre anni; l'anno scorso, a ottobre del 2016, siamo stati, dopo un lungo iter in Commissione, chiamati a discutere le linee generali in Aula. In quella occasione c'era una convergenza di tutte le forze politiche per approvarla; avremmo avuto un altro anno per discutere con il Ministero come declinare l'applicazione di questa legge, invece, grazie al Partito Democratico, al Ministro Delrio e a tutti - qualcuno dice “responsabili”, io li chiamo “colpevoli” - di questo Governo, questa legge, ancora, non è stata approvata e non solo non è stata approvata, ma ci si nasconde dietro a un dito, dicendo che non ci sono risorse o, meglio, che le risorse che sono state già assegnate sono sufficienti per gli interventi previsti in queste norme.

Allora, intanto cominciamo col dire che quando la Ragioneria generale dello Stato dice che alcuni provvedimenti contenuti in questa legge possono comportare degli oneri a carico della finanza pubblica, degli enti centrali o locali, ebbene, una forza politica, una maggioranza, un Governo che si dice, come dire, portatore di questa visione, interverrebbe per risolvere, stanziando le risorse opportune, tutti i rilievi che la Ragioneria generale dello Stato fa nella sede opportuna e, quindi, quando vengono poi relazionati nella Commissione bilancio. Ma, ovviamente, questo non è stato fatto.

Si è detto: dato che alcune norme possono comportare dei costi per lo Stato - che poi in realtà non sono costi per i cittadini, ma è un investimento che, ovviamente, ritorna in risparmio in altre voci di spesa -, ebbene, per evitare che ci siano questi costi, aboliamo, togliamo, cancelliamo queste norme. Questo è assolutamente un atteggiamento miope. In più, si dice: per tutte le altre voci di spesa previste ci sono già le norme in legge di bilancio, quindi, i finanziamenti e le risorse ci sono. Anzi, addirittura, si è detto: noi abbiamo adottato questa visione di voler garantire al nostro Paese una rete ciclabile nazionale, una priorità della mobilità ciclistica in ambito urbano e anche per scopi turistici, quindi, avevamo già stanziato nella legge di bilancio del 2015 e poi del 2016 le risorse ad hoc. Serviva soltanto il contesto - come dire - normativo, la cornice-quadro per poter meglio attuare quelle norme che, appunto, regolavano la gestione delle risorse.

Ora, Presidente, questa è una mistificazione. Lo dico senza preoccupazione di smentita perché intanto in questa proposta di legge e in questa discussione che è avvenuta oggi c'era il tentativo, l'ennesimo tra l'altro, di fondere un'altra proposta di legge, a prima firma di un altro collega del Partito Democratico, l'onorevole Realacci, che riguardava, appunto, l'utilizzo di una rete per la mobilità dolce. Quindi, parliamo di chilometri e chilometri di sedimi fluviali e di altri tipi di percorsi che possono sviluppare non soltanto la parte turistica ma anche i collegamenti quotidiani per gli spostamenti magari tra una città e un'altra, oppure tra il posto di lavoro e la propria abitazione per tanti italiani che quotidianamente vorrebbero dei percorsi verdi, dei percorsi puliti, dei percorsi non in mezzo alle macchine, dei percorsi sicuri per andare al lavoro, per andare a scuola, e non soltanto, quindi, a fruizione dei turisti che vogliono conoscere meglio il nostro territorio. Questa fusione è stata - pur non richiedendo un euro di spesa - assolutamente bocciata tout-court nonostante al tavolo di queste trattative ci fossero anche i rappresentanti dei Ministeri che, quindi, prima accordano delle riformulazioni e poi vengono smentiti in Aula dagli stessi rappresentanti politici.

Poi ancora, Presidente, si diceva: “Questa è una visione - diceva il Ministro - che noi vogliamo portare avanti. Per noi è strategica”. Io chiedo con quale convinzione si definisca questa visione strategica se poi il piano generale della mobilità ciclistica e il riconoscimento della rete “Bicitalia” non vengono coordinati da una cabina di regia che era, appunto, il fulcro di questo provvedimento, cioè l'istituzione della Direzione generale della mobilità ciclistica nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per dare alla mobilità ciclistica la stessa dignità che hanno tutte le altre modalità di trasporto. Allora, oggi è un gran parlare di mobilità attiva, di mobilità leggera, di mobilità sostenibile, ma poi, in realtà, mancano quei tasselli e quei meccanismi chiave che permettono a questo tipo di mobilità di essere effettivamente messa in atto. E lo dico non perché manchi soltanto la Direzione generale della mobilità ciclistica in seno al Ministero ma perché anche i piani regionali della mobilità ciclistica, anche gli interventi ad opera delle città metropolitane e delle province sono assolutamente privi di un qualunque coordinamento, visto che gli uffici della mobilità ciclistica sono lasciati alla discrezionalità degli enti locali; e parlo, appunto, delle regioni, delle province, delle città metropolitane e anche dei comuni.

Avevamo chiesto di inserire un obbligo sia per le regioni, sia per le città metropolitane, sia per i comuni. Abbiamo provato a chiedere di usare una leva di incentivo nella ripartizione delle risorse già stanziate come leva premiale, ma ovviamente tutti i nostri emendamenti in questo senso sono stati bocciati. Quindi, come dicevo, si interviene in questo provvedimento in tanti modi ma senza dare poi effettivamente continuità nell'attuazione e all'applicazione di questa normativa. Addirittura, si dice che i biciplan, ovvero quei piani che dovrebbero fare gli enti locali, in primis i comuni ma anche ovviamente province, città metropolitane e regioni, per raccordare i propri interventi sul territorio con la visione strategica del Ministero, sono assolutamente privi di una qualunque forma di slancio e di promozione. Quindi, io mi chiedo come il Ministro possa rivolgersi ai sindaci del Partito Democratico e dire che questa è una legge che migliorerà la ciclabilità urbana.

Ancora, Presidente, abbiamo per fortuna inserito almeno nei principi delle modifiche al codice della strada migliorando quella che è l'impostazione generale del codice della strada ma ovviamente non le possiamo ritenere sufficienti.

Avevamo formulato altre due proposte di modificare il codice civile e il codice penale inserendo piccole norme per rendere la mobilità ciclistica non qualcosa per addetti ai lavori, perché oggi anche in quest'Aula ho sentito dire che chi vuole questi provvedimenti sono gli ambientalisti o i ciclisti, come se i ciclisti non fossero anche automobilisti e non fossero anche cittadini che tutti i giorni possono scegliere e possono decidere. Semplicemente, Presidente, noi votiamo a favore su questo provvedimento per evitare di dare al Partito Democratico un alibi che impedisca poi al Senato di calendarizzare e di approvare celermente questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, oggi l'Assemblea si appresta a votare un provvedimento sul quale la Commissione trasporti ha lavorato a lungo. Il complesso iter parlamentare però è giustificato dall'importanza dell'intervento normativo. A nostro avviso, infatti, esprime un'esigenza fondamentale e indifferibile: sviluppare forme di mobilità sostenibile alternative all'automobile anche per promuovere nei cittadini una nuova coscienza trasportistica. È sotto gli occhi di tutti la necessità di favorire una maggiore qualità della vita soprattutto nelle aree urbane, dove insiste una pressione antropica che si traduce in un insostenibile traffico veicolare. Occorre, dunque, ridisegnare il ruolo della mobilità ciclistica, coniugando la promozione dell'uso della bicicletta per le attività turistico-ricreative con la funzione propria di mezzo di trasporto per le esigenze quotidiane.

Tengo a sottolineare - e lo dico anche rispetto agli altri interventi - che non si tratta di un'iniziativa estemporanea. L'attenzione che la maggioranza e il Governo hanno dimostrato per le finalità citate di mobilità sostenibile nel corso dell'intera legislatura, con particolare riguardo a quella ciclabile, è testimoniata da una serie di atti concreti. Mi limito a ricordare le risorse stanziate anche per la mobilità sostenibile nella legge di bilancio per il 2017 nonché le importanti e attese misure di sviluppo dell'infrastruttura cicloviaria nazionale, che sono state inserite nelle ultime due leggi di bilancio per la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie turistiche, nonché la progettazione e la realizzazione di ciclostazioni e di interventi concernenti la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina. Aggiungo che il Parlamento in questa legislatura ha approvato anche la legge sulle ferrovie turistiche, proprio nell'ottica della valorizzazione di modalità di trasporto alternative all'automobile.

Per la realizzazione del sistema nazionale - a proposito di finanziamenti - delle ciclovie turistiche sono stati stanziati, per il triennio 2016-2018, 95 milioni di euro nella legge di bilancio 2016 e ulteriori 283 milioni per il periodo 2017-2024. Sono già in corso di realizzazione alcuni progetti: la “Ciclovia del Sole” Verona-Firenze, quella Venezia-Torino, la ciclovia dell'Acquedotto pugliese e il GRAB di Roma. Sono stati firmati, inoltre, ad agosto 2017 altri protocolli d'intesa tra MIT, MiBACT e regioni che riguardano altre tre delle nuove sei ciclovie: Garda, Sardegna e Magna Grecia. In particolare, la ciclovia della Magna Grecia, andandosi a collegare a quella dell'Acquedotto pugliese soprattutto nel sud, rappresenterà una delle più grandi ciclovie d'Europa.

Insieme alla finalità nobile - ripeto - e alla necessità di pervenire ad una diversa coscienza riguardo alla mobilità e di assumere iniziative per riequilibrare le diverse modalità di trasporto, il provvedimento rappresenta anche uno strumento di forte stimolo per un settore economico con un rilevante indotto. Il mercato delle biciclette si è dimostrato più resistente di altri alla crisi economica, come dimostra l'analisi del panorama internazionale. L'Italia, infatti, è un forte produttore europeo di biciclette, con una lunga e seria tradizione alle spalle, vantando anche centri di ricerca specializzati in robotica. Se consideriamo che l'insieme degli spostamenti a pedali genera un fatturato di più di 6 miliardi di euro come somma della produzione di biciclette, accessori, del cicloturismo e dell'insieme delle esternalità positive generate dall'utilizzo delle biciclette, appare ancora più evidente quanto sia importante sviluppare il mercato della ciclabilità. Cito al riguardo i dati dall'Ente nazionale per il turismo, che stima il ritorno economico in Italia del cicloturismo in 3,2 miliardi di euro di fatturato: i cicloturisti italiani e stranieri che scelgono di trascorrere le loro vacanze nel nostro territorio spendono già mediamente in Italia in servizi più di quanto non spendano nel resto dell'Europa. Non vi è quindi chi non veda la grande opportunità del nostro Paese di diventare leader in questo settore, promuovendo ancora di più un'offerta cicloturistica di qualità attraverso piste ciclabili sicure e attrezzate, ma anche attraverso la costruzione di una diversa coscienza di mobilità.

Purtroppo, però, come di recente evidenziato anche nel primo Rapporto sull'economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città, non altrettanto cresce il popolo della bicicletta: la percentuale di italiani che utilizzano la bicicletta per gli spostamenti è rimasta immutata al 3,6 per cento, probabilmente anche legata a un'altra questione importante che riguarda la sicurezza stradale.

Finisco con una considerazione, che merita il ruolo che il provvedimento assegna a regioni ed enti locali: se da un lato è necessaria una regia nazionale nella progettazione e realizzazione delle infrastrutture, dall'altro è necessario che il coinvolgimento degli enti locali nella pianificazione di politica nazionale possa rendere effettivi gli obiettivi prefissati dalla legge. Per questo ritengo che un punto qualificante del testo oggi in esame risieda proprio in questa attenzione alle competenze e alle prerogative degli enti territoriali: credo che si tratti di un esempio virtuoso di una legge dello Stato che, lungi dal comprimerlo, favorisce il potenziamento programmatorio delle regioni. Dai più recenti dati ISTAT si conferma infatti che, nonostante il migliorare dei dati rispetto alla realizzazione delle infrastrutture, rimane ancora nei comuni una tendenza a non pianificare.

Concludo rilevando come le forze politiche, anche in questo caso, hanno messo da parte precostituite logiche di schieramento, nonostante anche le osservazioni, per contribuire in uno sforzo unitario a costruire un testo che ambisce a migliorare la qualità e la sicurezza della vita, nei nostri impegni, nei tragitti scuola-casa dei nostri figli, nel nostro tempo libero. Esprimo pertanto il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento, auspicando che anche l'altro ramo del Parlamento possa pervenire ad una rapida approvazione, al fine di dare pronta attuazione alle rilevanti misure in esso contenute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2305-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2305-A/R:

“Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 73-111-2566-2827-3166.

Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono ora alcuni interventi di fine seduta: chiederei ai colleghi di lasciare l'Aula silenziosamente, più silenziosamente possibile.

ANDREA DE MARIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA. Presidente, ieri il comune, il Comitato onoranze, l'ANPI di Marzabotto hanno denunciato con forza quanto accaduto domenica durante una partita di calcio in quel comune, quando un calciatore, che indossava una maglia con simboli che richiamavano la Repubblica sociale italiana, ha fatto il saluto romano. Chi vi parla ha avuto l'onore di essere sindaco in quel comune, medaglia d'oro al valor militare e vittima del più grande eccidio di civili compiuto dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale: sono certo che tutti voi, colleghi, bene comprendete cosa significhino quel saluto e quel simbolo per la comunità di Marzabotto. A quella comunità va tutta la solidarietà del Partito Democratico, testimoniata ieri dallo stesso segretario nazionale Matteo Renzi. Dico a tutti i colleghi che, se noi oggi siamo qui, possiamo discutere liberamente e democraticamente, lo dobbiamo a chi è caduto per la libertà, vittima del nazifascismo. Per questo quello che è accaduto domenica è intollerabile, e credo che il dovere di tutte le forze politiche sia essere al fianco della comunità di Marzabotto che è stata così gravemente oltraggiata (Applausi).

EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI. Presidente, chiediamo che il Ministro Minniti venga a riferire in Aula in merito agli accordi tra Italia e Libia, gli accordi che mirano a ridurre i flussi migratori. Nelle ultime ore anche l'Alto rappresentante per i diritti umani delle Nazioni Unite ha denunciato quello che sta accadendo in Libia, dove ci sono torture nei centri di detenzione dei migranti. Noi chiediamo al Ministro di venire a riferire sugli accordi tra Italia e Libia, per capire qual è il ruolo dell'Italia in questa situazione e quello che intende fare il nostro Paese per tutelare i diritti umani anche in Libia, perché non si può derogare a questo principio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA. Presidente, io sono qui a segnalare una grave emergenza, un SOS che voglio lanciare al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, perché in questo momento nella mia città, città che è stata teatro di un famosissimo terremoto, il terremoto del 1980, c'è un famoso istituto scolastico, che incide per 1.200 studenti, che è stato sequestrato dalla procura per problemi relativi alla sicurezza edilizia. È inaccettabile che ci sia stato un piano che doveva mettere in sicurezza le scuole di tutta la provincia di Avellino, scuole che sono state il teatro di un cratere del terremoto del 1980, e che viceversa oggi ancora una volta vivono lo spettro della scarsa sicurezza. Sono stato a manifestare con gli studenti, che purtroppo lamentano la carenza della vicinanza da parte delle istituzioni. Io ho appena presentato un'interrogazione parlamentare, vorrei che fosse data una forte priorità a questo tema, e mi chiedo che fine abbiano fatto tutti quei fondi - chi dice 7, chi dice 9 miliardi tra la Fedeli e la Boschi - che dicono siano stati destinati alla sicurezza edilizia. Non so dove siano andati a finire nella nostra provincia, nella provincia di Avellino, e voglio chiedere appunto che tutta questa situazione venga finalmente chiarita, e che finalmente i ragazzi, il nostro futuro possano avere un tetto sicuro sotto cui studiare e potersi tranquillamente dedicare a quello che è il diritto allo studio, cosa che in questo momento non è garantita proprio per le negligenze della politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Presidente, molto velocemente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo sulla situazione che si è creata in questi giorni nell'Appennino emiliano a fronte della recentissime nevicate, nevicate peraltro attese e previste dalla Protezione civile, che hanno provocato e stanno provocando una serie di disagi notevoli a quella popolazione. L'autostrada del sole è stata bloccata per molte ore, ci sono problemi sulle reti telefoniche mobili, ma soprattutto c'è un problema di erogazione della corrente elettrica, che sta lasciando in condizioni difficili molti nostri concittadini. Più di 20 mila persone hanno avuto problemi nella provincia di Bologna e in quella di Reggio Emilia. Nella provincia di Bologna, i comuni di Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli e Camugnano, sono particolarmente colpiti, sono senza corrente elettrica molte abitazioni, molte attività produttive, i servizi, fra cui le scuole e alcuni ospedali. L'ENEL sta lavorando intensamente, 500 tecnici, apprendiamo dalla stampa, e 200 gruppi elettrogeni, però la situazione che sembra si vada normalizzando deve essere, a nostro avviso, particolarmente seguita dal Governo. Le condizioni climatiche particolarmente rigide anche in quelle quote abbastanza elevate, fanno sì che una serie di situazioni possano diventare critiche ove non si concluda al più presto il ripristino dell'erogazione dell'energia elettrica. Per questo, noi chiediamo che il Governo e il Ministro dello sviluppo economico pongano particolare attenzione a questa situazione, al fine di riportarla il più velocemente possibile alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 15 novembre 2017, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine del punto 6)

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

BUSINAROLO ed altri: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 3365-B)

Relatrici: BUSINAROLO, per la II Commissione; CASELLATO, per la XI Commissione.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge:

DI SALVO ed altri: Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori. (C. 1041-A)

Relatrice: PARIS.

3.  Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

SCANU ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni. (Doc. XXII, n. 80)

Relatore: GALPERTI.

4. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 2052 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010 (Approvato dal Senato).   (C. 4461)

Relatore: PORTA.

S. 2184 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013 (Approvato dal Senato).   (C. 4462)

Relatore: PORTA.

S. 1828 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 (Approvato dal Senato). (C. 4463)

Relatore: RABINO.

S. 2051 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 4464)

Relatrice: TIDEI.

  (ore 15)

5.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,30)

6.  Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera, modificata, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e per la votazione finale, a maggioranza assoluta). (C. 56-D)

Relatore: FRANCESCO SANNA.

La seduta termina alle 19,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RENATA POLVERINI (A.C. 1041-A)

RENATA POLVERINI. (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1041-A). Il provvedimento quest'oggi all'esame dell'Assemblea rappresenta un passo importante verso una maggiore tutela dei lavoratori. Le disposizioni contenute nel testo, infatti, sono volte a superare quella prassi, oggigiorno purtroppo sempre più diffusa, adottata da diversi datori di lavoro che, sotto il ricatto del licenziamento o della mancata assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione che ha un importo inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, facendo firmare loro una busta paga con la quale è attestato il pagamento di una retribuzione diversa.

Si tratta, nei fatti, di una prassi vergognosa che rappresenta un grave danno per i lavoratori i quali non solo vedono il proprio lavoro miseramente sfruttato, ma si sentono giustamente lesi nella propria dignità e nel diritto a percepire una retribuzione giusta ma soprattutto proporzionata, con conseguenti violazioni degli articoli 1, 35 e, soprattutto, 36 della Costituzione. Per di più, la corresponsione di una retribuzione inferiore all'attività lavorativa prestata si risolve in un vantaggio illecito per il datore di lavoro.

Ed è proprio per impedire una simile pratica che questa proposta di legge prevede che i datori di lavoro, ovvero i committenti, corrispondano la retribuzione, nonché ogni anticipo di essa, attraverso gli istituti bancari o gli uffici postali, con specifici mezzi, tra i quali, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, si prevede il bonifico in favore del conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore; il pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale indicato dal datore di lavoro o, in ultima analisi, l'emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore.

Peraltro, sappiamo come molto spesso i lavoratori si trovino in una condizione di assenza di un adeguato potere contrattuale sufficiente a determinare condizioni lavorative e livelli retributivi che, uniti allo spauracchio della mancanza di assunzione, si trovano costretti a firmare buste paghe non rispondenti al trattamento ricevuto.

Sotto tale aspetto, ricordo come il comma 4 dell'articolo 1 della proposta di legge, nel disporre che la firma della busta paga apposta dal lavoratore non costituisce una prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione, molto opportunamente recepisce alcune recenti pronunce giurisprudenziali che hanno confermato come la mera firma della busta paga da parte del lavoratore non possa rappresentare una prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione da parte del datore di lavoro potendo, peraltro, rappresentare un elemento da valutare ai fini della prova dell'adempimento.

Proprio da alcuni articoli giornalistici si rinviene la recente sentenza del tribunale di Bari del 12 ottobre 2016 (n. 4754), nella quale il giudice evidenzia che tale sottoscrizione può far presumere l'esatto adempimento e che, per superare la presunzione, occorre che il lavoratore fornisca la prova dell'insussistenza del carattere di quietanza della dichiarazione sottoscritta.

Introducendo l'obbligo per il datore di lavoro di versare le retribuzioni attraverso gli istituti bancari o gli uffici postali è chiaro, dunque, come il legislatore intenda perseguire la principale finalità di consentire la tracciabilità del pagamento delle retribuzioni dei lavoratori, assicurando una maggiore trasparenza nella corresponsione degli emolumenti non solo, quindi, per tutelare i loro diritti ma altresì al fine di contrastare il fenomeno dell'economia sommersa.

È per le ragioni testé enunciate che noi di Forza Italia condividiamo pienamente il contenuto della proposta di legge che ci troviamo ad esaminare, esprimendo un vivo apprezzamento nei confronti di questo provvedimento che, intervenendo in modo puntuale su un tema di grande attualità e rilevanza, consente di rafforzare significativamente l'intero sistema dei presidi ordinamentali posti a tutela dei lavoratori.

Ci auguriamo, quindi, che tale provvedimento possa essere approvato definitivamente al più presto dall'Assemblea, in quanto è estremamente necessario entrare nell'ottica dell'assoluta urgenza di procedere alla repressione delle gravi condotte poste in essere proprio ai danni degli stessi lavoratori che ricevono retribuzioni inferiori a quelle indicate nella busta paga, ovvero sono costretti a restituire una parte delle somme ricevute, così da permettere agli stessi lavoratori di ricevere un compenso che sia rispettoso e dignitoso del lavoro svolto.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 9 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 2 la deputata Malisani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 7 e 8 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 14 i deputati Covello e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 15 il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 19 la deputata Spessotto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 20 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 21 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 22 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 23 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 24, alla n. 27 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 28 e 30 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 28 alla n. 31 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni dalla n. 28 alla n. 35 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 29 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 30 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 34 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 44 la deputata Giuliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 45 le deputate Argentin e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 2305 A/R e abb. - em. 1.20 385 381 4 191 381 0 102 Appr.
2 Nominale em. 1.10 393 312 81 157 95 217 102 Resp.
3 Nominale em. 1.100 394 314 80 158 314 0 102 Appr.
4 Nominale em. 1.22 400 393 7 197 60 333 99 Resp.
5 Nominale em. 1.21 411 375 36 188 147 228 96 Resp.
6 Nominale articolo 1 410 410 0 206 408 2 95 Appr.
7 Nominale em. 2.10 412 373 39 187 144 229 96 Resp.
8 Nominale em. 2.11 407 372 35 187 138 234 95 Resp.
9 Nominale em. 2.20 412 374 38 188 144 230 95 Resp.
10 Nominale articolo 2 413 412 1 207 409 3 95 Appr.
11 Nominale art. agg. 2.010 404 366 38 184 136 230 95 Resp.
12 Nominale em. 3.10 412 408 4 205 67 341 95 Resp.
13 Nominale em. 3.11 408 406 2 204 65 341 95 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 3 413 413 0 207 411 2 95 Appr.
15 Nominale em. 4.10 413 353 60 177 85 268 95 Resp.
16 Nominale em. 4.11 407 323 84 162 92 231 95 Resp.
17 Nominale em. 4.21 406 403 3 202 401 2 95 Appr.
18 Nominale em. 4.1 399 396 3 199 142 254 95 Resp.
19 Nominale em. 4.12 413 409 4 205 143 266 95 Resp.
20 Nominale articolo 4 414 414 0 208 413 1 94 Appr.
21 Nominale art. agg. 4.010 413 335 78 168 111 224 94 Resp.
22 Nominale em. 6.11 406 320 86 161 96 224 94 Resp.
23 Nominale articolo 6 408 405 3 203 404 1 94 Appr.
24 Nominale em. 7.10 414 412 2 207 146 266 94 Resp.
25 Nominale em. 7.11 411 409 2 205 144 265 94 Resp.
26 Nominale em. 7.12 405 403 2 202 142 261 94 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 7.13 403 389 14 195 80 309 94 Resp.
28 Nominale articolo 7 392 392 0 197 390 2 94 Appr.
29 Nominale em. 8.21 392 344 48 173 86 258 94 Resp.
30 Nominale articolo 8 387 386 1 194 382 4 94 Appr.
31 Nominale em. 9.10 399 397 2 199 396 1 94 Appr.
32 Nominale em. 9.12 400 386 14 194 129 257 94 Resp.
33 Nominale articolo 9 403 399 4 200 398 1 94 Appr.
34 Nominale art. agg. 9.010 395 352 43 177 84 268 94 Resp.
35 Nominale em. 11.10 399 353 46 177 348 5 94 Appr.
36 Nominale articolo 11 398 397 1 199 395 2 94 Appr.
37 Nominale art. agg. 11.010 397 397 0 199 136 261 94 Resp.
38 Nominale em. 12.11 407 406 1 204 137 269 94 Resp.
39 Nominale em. 12.20 394 392 2 197 129 263 94 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 12 395 394 1 198 392 2 94 Appr.
41 Nominale em. 13.10 390 389 1 195 129 260 94 Resp.
42 Nominale articolo 13 399 399 0 200 398 1 94 Appr.
43 Nominale art. agg. 13.010 374 304 70 153 70 234 95 Resp.
44 Nominale odg 9/2305 A/R/11 384 319 65 160 63 256 95 Resp.
45 Nominale Pdl 2305 A/R e abb. - voto finale 349 347 2 174 347 0 93 Appr.