Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 883 di mercoledì 8 novembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIULIO CESARE SOTTANELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Cirielli, Dellai, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Ginefra, Greco, Laforgia, Locatelli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Migliore, Miotto, Pes, Piepoli, Pisicchio, Polverini, Portas, Realacci, Rossomando, Sanga, Valeria Valente, Venittelli e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2287-bis - Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (Approvato dal Senato; risultante dallo stralcio, deliberato dal Senato il 6 ottobre 2016, dell'articolo 34 del disegno di legge n. 2287) (A.C. 4652); e delle abbinate proposte di legge: Caparini ed altri; Brambilla; Brambilla; Cesa; Battelli ed altri; Gagnarli ed altri; D'Ottavio ed altri; Rizzetto ed altri; Borghese e Merlo; Rampi ed altri; Lodolini ed altri; Ricciatti ed altri; Zanin ed altri (A.C. 417-454-800-964-1102-1702-2861-2989-3636-3842-3931-4086-4520).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, risultante dallo stralcio, deliberato dal Senato il 6 ottobre 2016, dell'articolo 34 del disegno di legge n. 2287, n. 4652: Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia; e delle abbinate proposte di legge nn. 417-454-800-964-1102-1702-2861-2989-3636-3842-3931-4086-4520.

Ricordo che nella seduta del 6 novembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati.

Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Nicchi 2.9, 2.47 e 2.24, Ricciatti 2.63 e Bossa 2.35 sono stati ritirati dai presentatori.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione di ieri, non ritiene ammissibile, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto reca nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, l'emendamento Gagnarli 2.2.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine i gruppi Lega Nord e Autonomie, Sinistra Italiana-Ecologia Libertà-Possibile e la componente politica del gruppo Misto Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Presidente, il parere è quello di un invito al ritiro, diciamo, molto caloroso o parere contrario. Spiego il perché del “caloroso” semplicemente col fatto che molti di questi emendamenti sostengono il taglio della legge, ma vanno nella direzione di precisare alcune questioni. Noi riteniamo che si possano precisare, magari, con una trasformazione in ordini del giorno, senza però, per questo, perdere l'opportunità di trasformare questo disegno di legge, entro la giornata di oggi, in una legge dello Stato, che credo sia un obiettivo comune. Per cui invito caldamente al ritiro, altrimenti il parere sarà contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Parere conforme ai pareri espressi dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Bechis. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Bechis, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

Il numero legale è raggiunto per due deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Battelli, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Bechis, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Pannarale, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Borghesi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Bechis, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.7 Palmieri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Vorrei, tramite lei, richiamare l'attenzione del relatore Rampi, se possibile, e della Presidenza. Se ricordo bene, in Commissione il relatore si era detto disponibile ad accettare un ordine del giorno su questo punto: se conferma questa intenzione, noi ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Rampi?

ROBERTO RAMPI, Relatore. Sì, confermo. Dopo deciderà il Governo, però…

PRESIDENTE. Onorevole Rampi, si alzi in piedi, magari, grazie.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Confermo la volontà, poi, naturalmente, i pareri li darà il Governo. Però l'intenzione è questa.

PRESIDENTE. Allora è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Borghesi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Borghesi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Di Benedetto, con il parere…

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Chiedo scusa, dobbiamo passare all'emendamento 1.8 Borghesi… Vi chiedo scusa, l'emendamento 1.8 Borghesi lo abbiamo appena votato. Allora dobbiamo votare l'emendamento 1.9 Di Benedetto, con il parere contrario… È ritirato, onorevole Spadoni? No. Scusate, colleghi. Revoco l'indizione della votazione. Grazie, onorevole Crippa, per il consiglio, sempre prezioso.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Di Benedetto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Bechis, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Per tutti, presumo.

Il Governo?

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Conforme ai pareri espressi dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Di Benedetto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Battelli, a pagina 6 del fascicolo, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Battelli, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Battelli, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Borghesi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Borghesi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Nicchi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Bossa, a pagina 8 del fascicolo, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Di Benedetto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Giancarlo Giordano, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.13 Di Benedetto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.14 Giancarlo Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Giancarlo Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.18 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.21 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.22 Giancarlo Giordano e 2.23 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.25 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.27 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.28 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.29 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.30 Di Benedetto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.31 Pannarale, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.32 Battelli, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.33 Battelli, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.34 Giancarlo Giordano, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.37 Borghesi, con il parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.38 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.39 Borghesi e 2.40 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.41 Giancarlo Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.42 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.43 Murgia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Per carità, non voglio disturbare la veloce galoppata nell'esame di questo provvedimento. Io mi appello al relatore Rampi, che è persona molto sensibile. Qui si tratta di dare peso alla tradizione del balletto italiano; la gran parte delle fondazioni lirico-sinfoniche non ha un corpo di ballo stabile, è come dire che un'istituzione che fa concerti non ha l'orchestra, per cui noi chiediamo che il Governo ripensi alla propria politica sulla danza, stabilendo che per le fondazioni vi sia un corpo di danza stabile, piuttosto che andare a comprare non solo gli spettacoli da fuori, ma prendere anche professionisti, normalmente, dall'estero. Mi pare una battaglia sacrosanta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.43 Murgia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.44 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.45 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.46 Murgia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Approfitto per salutare gli alunni e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore statale “Cigna - Baruffi - Garelli” di Mondovì, in provincia di Cuneo, che assistono ai nostri lavori in tribuna (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.48 Gagnarli e 2.49 Bossa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Murgia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.51 Gagnarli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

CHIARA GAGNARLI. Grazie Presidente. Con questo emendamento chiediamo di mettere un limite temporale all'uso degli animali nei circhi. Quindi dare un termine temporale entro cui, con questa norma, che il Ministro Franceschini aveva inserito in maniera più decisa nel testo originario (poi al Senato è stata indebolita), i circhi non potranno più usare gli animali. Noi abbiamo proposto più volte la dismissione dell'uso degli animali nei circhi, ma è stata sempre bocciata. Finalmente è arrivato un testo che va nella giusta direzione e per questo chiediamo che vi siano delle norme più stringenti, oltre al limite temporale, anche perché capiamo che vi è bisogno di una organizzazione anche dei tempi per poter riallocare gli animali selvatici.

Ma se non mettiamo un limite entro il quale i circhi potranno ancora utilizzarli, probabilmente non ci arriveremo mai a quel punto.

Io ricordo che ormai il circo con gli animali è una pratica che la maggior parte dei cittadini non tollera più, quindi siamo indietro dal punto di vista normativo, rispetto a quello che è il sentire comune dei cittadini. Insomma, si è sviluppato nella comunità un rispetto per le esigenze etologiche degli animali, per il fatto che sono esseri viventi, che hanno la loro dignità e che il circo che usa gli animali è soltanto sofferenza e non può avere una valenza né ludica né educativa, come si cerca di fare passare a volte.

Anche la federazione dei veterinari europei, oltre la FNOVI, la federazione nazionale italiana, ha ufficialmente dichiarato che non esiste un benessere degli animali nei circhi che li utilizzano e il rispetto delle esigenze non può essere garantito, nonostante l'intervento dei veterinari all'interno delle strutture. Quindi, è evidente che gli animali, in particolare selvatici, non possono essere ritenuti per scopi ludici. E con queste attività, definite tradizionali nell'attuale contesto socioculturale, sono anacronistiche, propongono una visione distorta del rapporto uomo-animale e i metodi che vengono utilizzati, per ottenere comportamenti innaturali, sono intollerabili e spesso sono opposti alle caratteristiche di specie.

Quindi, chiedo al Governo e al Ministro di ritrovare, anche poi nell'applicazione di questa norma, il modo di rendere effettivamente più stringente i tempi e più stringente il modo in cui verrà applicata la norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Gagnarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Brignone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.53 Gagnarli e 2.54 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.55 Gagnarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.56 Gagnarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.57 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo all'emendamento 2.58 Brignone.

ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Questo emendamento ha a che fare con quella questione non risolta al Senato, ed evidentemente irrisolvibile anche qui alla Camera, almeno su un piano emendativo, cioè la presenza degli animali nei circhi. Non ne parlerò, perché ho già avuto modo di registrare la disattenzione di quest'Aula durante l'intervento della collega Gagnarli, sicuramente molto interessante, a proposito delle condizioni degli animali all'interno dei circhi.

Noi abbiamo una preoccupazione e sono certa che sia condivisa dal Governo, che possa essere salvato il circo, che possa essere rilanciato e valorizzato nel senso dell'innovazione, della ricerca e di un rinnovato interesse da parte del pubblico. Il punto è esattamente questo, cioè quello della tutela degli animali, una forma veramente sacrosanta di civiltà, e quello della possibilità di continuare ad amare il circo, puntando su attività alternative rispetto a quelle del divertimento ad uso e consumo delle persone attraverso lo sfruttamento degli animali.

Proprio perché puntiamo a rendere concreta questa possibilità anche all'interno dei decreti attuativi - lo dico al relatore, ma lo dico anche al Governo, al Ministro qui presente, oltre che al sottosegretario -, noi ritiriamo questo emendamento, ma ci auguriamo che ci sia piena disponibilità da parte del Governo all'approvazione del nostro ordine del giorno, che va esattamente in questa direzione, cioè quella di salvare il circo e di andare ad eliminare progressivamente gli animali entro una soglia di tempo. Lo dico al relatore Rampi, che ha cercato in Commissione, in maniera - devo dire - abbastanza complicata, di giustificare la scelta della sostituzione appunto della parola “eliminazione”. Manca un termine di tempo entro il quale gli animali non siano più utilizzati all'interno del circo. Se continua a mancare quel termine, in realtà rischiamo di vanificare questo impegno. Quindi, Presidente, ritiro l'emendamento, ma confido nella saggezza e nell'impegno da parte del Governo sul nostro ordine del giorno. Grazie.

PRESIDENTE. Quindi, l'emendamento 2.58 Brignone è ritirato.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.59 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.60 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.61 Gagnarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.62 Murgia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Questo emendamento, Presidente, non si occupa in maniera specifica della questione delle attività circensi, però, credo, sia un emendamento a costo zero, che l'Aula potrebbe tranquillamente approvare e il relatore, in particolare, approvare. È vero che la nostra posizione, benché ci sia un dibattito interno anche al mio gruppo e il collega Rizzetto ha delle altre posizioni, la nostra posizione è che definire, come sta succedendo nel dibattito nell'opinione pubblica e anche in quest'Aula, chi si occupa di attività circense, di circo con gli animali, praticamente delinquenti, non ci vede assolutamente d'accordo. Noi avremmo voluto poter sviluppare meglio questi ragionamenti …

PRESIDENTE. Scusi un attimo. Onorevole Iacono, le dispiace se noi andiamo avanti col dibattito e il Ministro segue il dibattito? Grazie, Ministro, anche a lei. Prego.

BRUNO MURGIA. Avremmo voluto avere in audizione i rappresentanti del mondo circense, per spiegare come trattano gli animali. Culturalmente, per noi, il circo senza animali non ha molto senso; lo difenderemo. È ovvio che ci dovranno essere delle modifiche, ci dovranno essere delle evoluzioni, però siamo a favore di un'attività che, tradizionalmente, ha creato non solo ricchezza, ma ha creato anche piacere per tanti cittadini in Italia. Se questo emendamento non verrà approvato, cercheremo di farlo approvare con un ordine del giorno e cercheremo di accendere una luce su questo tema, che oggi vede praticamente tutta l'Aula contraria, ma secondo noi in maniera assolutamente ingiusta, anche sotto il profilo scientifico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.62 Murgia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo a pagina 21 del fascicolo: emendamento 2.64 Pannarale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.64 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.65 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.66 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.67 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.68 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.69 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Conforme ai pareri espressi dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.7 Palmieri e 3.8 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Conforme al parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 80).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO RAMPI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Conforme al parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.01 Vacca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Presidente, davvero prendo la parola per un ringraziamento non formale alla Camera, al relatore, alla Commissione e a tutti i gruppi parlamentari che hanno consentito l'approvazione, stanno per consentire l'approvazione, senza modifiche, di questo disegno di legge che consentirà che le norme entrino in vigore prima dello scioglimento delle Camere, con l'inizio del nuovo anno. Veramente, ci sono molte cose innovative, cose chieste da molto tempo, da molti anni, attese dalle categorie e dagli operatori del settore, a cominciare da più risorse sul Fondo unico per lo spettacolo, il tax credit per la musica, l'estensione dell'art bonus che è stato più volte richiesto da quest'Aula su altri provvedimenti e che oggi viene esteso a una serie di altre categorie di teatro, in modo che non ci sia più differenza tra le diverse tipologie di spettacolo dal vivo che, con le normative precedenti, potevano usufruire dei vantaggi dell'art bonus o meno, come le nuove forme di spettacolo, dalle rievocazioni storiche alla canzone d'autore e la musica popolare.

Insomma, molte cose positive attese da tempo. Quindi è un provvedimento importante, che si aggiunge all'approvazione della nuova legge sul cinema, anche quella attesa da molti anni. Mi fa piacere potere ringraziare, ovviamente oltre la maggioranza, che ha lavorato su questi provvedimenti, anche le opposizioni. Spero che vi sarà anche un voto conseguente al voto del Senato. Non sarebbe la prima volta che, sui provvedimenti che riguardano la cultura, dall'art bonus stesso alla legge sul cinema e oggi la legge sullo spettacolo, c'è un consenso - manifestato in modo diverso dai diversi gruppi di opposizione - più largo rispetto alla maggioranza parlamentare: questo mi fa sperare che nella prossima legislatura, comunque vadano le elezioni, le politiche culturali restino centrali nelle scelte strategiche del Paese, dopo anni in cui sono state trascurate e colpite da tagli e da disattenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

Colleghi, dovremmo ora passare all'esame degli ordini del giorno, ma siccome sono arrivati ordini del giorno proprio all'ultimo momento, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,45.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,45.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Presidente, sull'ordine del giorno Galgano n. 9/4652/1, parere favorevole. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4652/2, parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”. Gli ordini del giorno Nesi n. 9/4652/3 e Carrescia n. 9/4652/4 sono accolti.

Ordine del giorno Palese n. 9/4652/5, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare iniziative normative” a cui poi si aggiungono le parole: “compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica e con le misure di sostegno all'intero settore”.

Ordine del giorno Artini n. 9/4652/6, accolto. Ordine del giorno Bechis n. 9/4652/7, accolto con la seguente riformulazione: eliminare la seconda delle premesse, quindi dalle parole: “non sono tuttavia previsti” fino alla parola: “amatoriale” vanno eliminate.

Gli ordini del giorno Narduolo n. 9/4652/8, Ghizzoni n. 9/4652/9, Iori n. 9/4652/10, Blažina n. 9/4652/11, Malpezzi n. 9/4652/12, Crivellari n. 9/4652/13, Manzi n. 9/4652/14, Bonaccorsi n. 9/4652/15, Coscia n. 9/4652/16, Carocci n. 9/4652/17, Rocchi n. 9/4652/18, Tentori n. 9/4652/19, Giuseppe Guerini n. 9/4652/20, Gandolfi n. 9/4652/21 e Camani n. 9/4652/22 sono accolti.

Ordine del giorno Scotto n. 9/4652/23, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo, nelle more del previsto definitivo superamento dell'utilizzo degli animali dai circhi e dagli spettacoli viaggianti, a valutare l'opportunità di prevedere”.

Ordine del giorno Nichi n. 9/4652/24, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare”.

Ordine del giorno Ricciati n. 9/4652/25, accolto con riformulazione: “impegna il Governo, al fine di garantire ai carnevali storici un flusso costante e adeguato di risorse finanziare, a prevedere uno specifico e finalizzato contributo”, al posto della parola: “incremento”.

Ordine del giorno Bossa n. 9/4652/26, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

L'ordine del giorno Matarrelli n. 9/4652/27 è accolto. Ordine del giorno Brambilla n. 9/4652/28, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare le opportune iniziative normative volte a sospendere gradualmente il superamento degli spettacoli circensi”; poi, sempre per l'ordine del giorno Brambilla n. 9/4652/28, riformulare il secondo impegno nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di prevedere”.

L'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4652/29 è accolto. Ordine del giorno Pellegrino n. 9/4652/30, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Sottosegretario, ne approfitto per salutare alunni e docenti dell'Istituto comprensivo “Antonio De Curtis” di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Ordine del giorno n. 9/4652/31 Pannarale, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

L'ordine del giorno Malisani n. 9/4652/32 è accolto. Ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/4652/33, accolto con una riformulazione del seguente tenore: “impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere il rifinanziamento” a cui si aggiungono le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e con le misure di sostegno all'intero settore del contributo a favore del teatro”.

Gli ordini del giorno n. 9/4652/34 Palmieri, n. 9/4652/35 Crimi, n. 9/4652/36 Marzano, n. 9/4652/37 D'Ottavio, n. 9/4652/38 Realacci, n. 9/4652/39 Tino Iannuzzi, n. 9/4652/40 Fregolent, n. 9/4652/41 Mucci, n. 9/4652/42 Tinagli, n. 9/4652/43 Marrocu, n. 9/4652/44 Pili, n. 9/4652/45 Piccoli Nardelli, n. 9/4652/46 Gagnarli, n. 9/4652/47 Marzana, n. 9/4652/48 Luigi Gallo, n. 9/4652/49 Di Benedetto, n. 9/4652/50 Brescia, n. 9/4652/51 Vacca e n. 9/4652/52 Murgia sono accolti.

L'ordine del giorno n. 9/4652/53 Rizzetto è accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative”.

L'ordine del giorno n. 9/4652/54 Rampelli è accolto con la seguente riformulazione: al terzo rigo degli impegni sottoposti all'attenzione del Governo, dopo le parole: “degli animali nei circhi sotto il profilo”, sostituire le parole: “esistenziale e psicologico degli animali” con le seguenti: “delle condizioni di vita degli animali”.

PRESIDENTE. Colleghi, siccome non ho pareri contrari e ho solo delle riformulazioni proposte, se qualcuno è contrario alle riformulazioni proposte, li mettiamo ai voti; diversamente consideriamo accolte le riformulazioni e accolti quelli con il parere favorevole. Non vedo richieste e quindi mi pare... Onorevole Paolo Russo, prego.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere gli ordini del giorno n. 9/4652/52 Murgia e n. 9/4652/54 Rampelli.

PRESIDENTE. Bene, rimane agli atti. Allora così rimane stabilito, sono accolte le riformulazioni.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà... Deve dirmelo se intende consegnare, onorevole Ciracì.

NICOLA CIRACI'. Presidente, consegno il testo scritto.

PRESIDENTE. Bene, è autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Sottosegretario Cesaro, il disegno di legge che stiamo per approvare reca: “Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia”. È un provvedimento particolarmente virtuoso, un lavoro importante, che nasce con l'obiettivo di dare supporto allo spettacolo dal vivo, che noi, Civici e Innovatori, riteniamo essere una grande ricchezza per il nostro Paese.

Sottolineiamo che la Repubblica italiana promuove e sostiene lo spettacolo dal vivo quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale, per la diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiana in Europa e nel mondo, dell'imprenditoria culturale e creativa e dell'offerta turistica nazionale.

Inoltre, la nostra Repubblica riconosce il valore educativo e formativo dello spettacolo anche per favorire l'integrazione e per contrastare il disagio sociale e il valore delle professioni artistiche e della loro specificità.

Dopo l'istituzione del Fondo unico per lo spettacolo con la legge n. 163 del 1985, non c'è mai stata una riforma organica del settore, ma interventi, sia pur numerosi, per specifiche necessità. Oggi, invece, finalmente, approviamo un disegno di legge di riforma organica, con il quale si intende rilanciare e sviluppare il settore dello spettacolo.

Uno dei passaggi più significativi è proprio quello che riguarda la definizione del Fondo unico per lo spettacolo. Fino a oggi questo fondo era unico; con questo provvedimento, invece, si distingue tra le risorse destinate alle fondazioni lirico-sinfoniche e le risorse destinate a tutto il resto del mondo dello spettacolo.

Ne viene poi riconosciuto il valore educativo e formativo con interventi specifici per la scuola: il 3 per cento di questo fondo andrà, infatti, alla scuola con un accordo preciso e questo testimonia quanto si crede nei giovani per il nostro futuro.

Si crede nel futuro anche poiché si prevede l'attivazione di piani straordinari di durata pluriennale per la ristrutturazione e l'aggiornamento tecnologico di teatri, strutture e spazi stabilmente destinati allo spettacolo, misura che noi Civici e Innovatori condividiamo fortemente e che auspichiamo consenta di adeguare le nostre strutture ai migliori standard internazionali.

Con questo provvedimento, il Codice dello spettacolo per la prima volta riguarda anche i carnevali e le rievocazioni storiche, ammessi all'erogazione del Fondo. Si riconosce in questo modo dignità culturale e valore economico a manifestazioni tipiche del nostro Paese, che contribuiscono alla specificità italiana e alla produttività di tante economie locali.

È stata anche prevista una disciplina che regolamenti il rapporto di lavoro nel settore dello spettacolo in modo sistematico e unitario, con le opportune differenziazioni correlate alle specifiche attività e tenuto conto della intermittenza della prestazione. Si è così data risposta alle giuste aspettative dei lavoratori della cultura, che da troppo tempo la aspettavano.

Apprezziamo che il Governo - e lo ringraziamo - abbia approvato il nostro ordine del giorno sulla trasparenza e sulla pubblicizzazione dei bilanci degli operatori dello spettacolo che riceveranno il contributo pubblico. Sono informazioni che sono dovute ai cittadini.

Questa legge rappresenta l'occasione storica per il nostro Paese di colmare un vuoto normativo e di proporsi in maniera moderna verso la promozione culturale per affermare lo spettacolo quale momento strategico di crescita artistica, sociale, occupazionale ed economica della nazione. L'Italia è la massima espressione della cultura, apprezzata e conosciuta in tutto il mondo, perciò abbiamo il dovere di far camminare velocemente questo provvedimento, naturalmente nei passaggi successivi, nell'atto della delega, sul quale esprimo, a nome dei Civici e Innovatori, voto convinto e favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civici e Innovatori per l'Italia e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Sì, signor Presidente, andrò veloce. Questo provvedimento ha tanti aspetti, alcuni anche molto interessanti, però noi abbiamo fatto una valutazione e ci asterremo. Ci sono, quindi, delle parti condivisibili, ma la strozzatura, la modalità parlamentare, il dibattito troppo scarno, ci portano a questa decisione. Molti punti vengono trattati, perché lo spettacolo dal vivo sicuramente è importante. I sistemi normativi nel settore del teatro, della musica, della danza e degli spettacoli viaggianti, così come anche gli spettacoli circensi e i carnevali storici, come è stato detto, devono sicuramente essere riformati e, quindi, siamo anche d'accordo sui principi ispiratori, però siamo convinti che la cultura sia il volto e le eccellenze umane, lo strumento in cui l'identità nazionale viene percepita realmente. Abbiamo bisogno di norme piene di concretezza e basate su casi reali e a volte questo non ci è sembrato. Quindi, la blindatura di un testo che ha qualche genericità di troppo, che non ha permesso all'Aula di dialogare in maniera costruttiva per migliorare i settori coinvolti...

PRESIDENTE. Colleghi...colleghi.

BRUNO MURGIA. Pensiamo che si sia persa un'occasione, come dice Roger Scruton, un filosofo britannico conservatore, il quale spiega che la bellezza ha un significato proprio nella nostra quotidianità, la cultura ha un valore universale, reale, radicato nella nostra vita. Quindi, non sappiamo come una delega onnicomprensiva possa pensare di ricalibrare la disciplina in settori così pervasivi nel nostro sistema e nel nostro immaginario soprattutto.

Nell'ultimo rapporto di Federculture, che è stato presentato ieri a Roma, si nota una inquietante correlazione statistica tra consumi culturali e reddito: più si è ricchi, più si consuma cultura, si va nei teatri, nei musei, si leggono libri, e le ultime azioni hanno visto incentivare prettamente alcune specifiche categorie. Bisogna, quindi, rendere accessibile la cultura a tutti. Questo può essere un primo passo, ma non è ancora per noi soddisfacente, ecco i motivi per cui ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie Presidente. Governo, colleghi, oggi ci accingiamo a votare un provvedimento sullo spettacolo dal vivo, che prova a rendere più moderna e meno spezzettata la legislazione esistente, che punta a modificare in modo organico e omogeneo le norme di riferimento che negli anni si sono sovrapposte creando non poche difficoltà all'intero settore. Un testo che giunge dopo numerosi tentativi intrapresi nelle precedenti legislature e che rappresenta la migliore sintesi possibile fra molte proposte abbinate. Ancora una volta, è una delega al Governo per arrivare ad un Codice dello spettacolo che nasce dallo stralcio dell'articolo 34 del disegno di legge di disciplina del settore del cinema e dell'audiovisivo che abbiamo approvato a fine 2016.

Troppo spesso nel passato si è parlato di spettacolo con superficialità, considerando le arti come qualcosa di poco serio, dimenticando che dietro ogni espressione artistica ci sono competenze, studi, professionalità, cultura, emozioni e capacità, che creano sinergia tra esibizioni e luoghi che le ospitano. Piazze, cinema, teatri, sono luoghi spesso carichi di storia e tradizioni, che con la presenza di artisti si trasformano in spazi di incontro e socializzazione. Così come le rappresentazioni consentono di valorizzare differenze culturali, di mescolare tradizioni, e permettono il superamento delle diverse forme di disabilità, svolgendo di fatto un'importante funzione sociale.

È un settore, quello delle arti, che non si limita a produrre emozioni, ma contribuisce allo sviluppo economico locale e fornisce l'opportunità di valorizzare i talenti. Offre lavoro, sia pure in modo discontinuo, a molti giovani e in non pochi casi, con la sperimentazione, introduce elementi tecnologici in processi tradizionalmente classici.

Questo provvedimento, attraverso il finanziamento del Fondo unico per lo spettacolo, inverte la tendenza che nel passato, per una serie di tagli, aveva messo in crisi il settore. È positivo anche il fatto che ad esso si abbinino misure come l'art bonus e gli sgravi fiscali, per coloro che investono in cultura. Tutte iniziative che vanno nella direzione di valorizzare l'immenso patrimonio, di cui il nostro Paese è ricco e che il mondo ci invidia, che consentono di promuovere le arti come un settore strategico per l'economia nazionale, perché dare valore allo spettacolo dal vivo vuol dire anche incrementare l'offerta turistica, rivalutare le tradizioni e creare interesse intorno a rievocazioni storiche e tradizioni popolari, di cui le nostre comunità sono testimoni.

Ancora una volta vengono allocate ingenti risorse in favore degli enti lirici. Ad essi si è destinata quasi la metà della disponibilità totale, anche se troppo spesso hanno fatto registrare sofferenze e perdite a danno dei teatri di tradizione, che invece assicurano non un cartellone di eventi, ma attività continue e collaborazioni con il territorio. I teatri di tradizione lavorano costantemente con le accademie e i conservatori, promuovono corsi di formazione e laboratori, coinvolgono, grazie anche a progetti con le scuole, i giovani, svolgendo di fatto anche un'azione sociale, visto che rappresentano in non pochi casi luoghi di aggregazione e di crescita culturale.

Il lavoro svolto per mettere a punto il testo attuale è stato complesso ed è il frutto di collaborazione tra le due Camere e tiene conto delle posizioni espresse dalle diverse realtà, che compongono questo articolato mondo. L'auspicio è che grazie a questo provvedimento possa divenire più facile promuovere tutte le forme di espressione artistica e finanziare progetti innovativi start-up e distretti delle arti. A nome del gruppo Scelta Civica-ALA esprimo il voto favorevole sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Sottosegretario, un disegno di legge sullo spettacolo dal vivo e sulle arti espressive in Italia avrebbe meritato, anche in questo ramo del Parlamento, una discussione e un confronto veri, capaci di affrontare con serietà i nodi e le mancanze di questo provvedimento uscito dal Senato.

Non è stato possibile. Ogni voce e ogni contributo emendativo è stato piegato alla pedissequa ricezione del testo approvato dal Senato, perché quello che conta - ci avete detto in questo scorcio di legislatura - è incassare l'approvazione di un testo di legge tanto atteso da anni. Bisogna avere il coraggio di dirlo, però, a tutti quegli artisti che l'onorevole Rampi ha sognato di vedere entrare sorridenti in quest'Aula. Quello che portiamo a casa è una delega al Governo tutta da scrivere e ben poche risorse, perché a questo Governo è sempre mancato il coraggio di confrontarsi davvero con le istanze reali, fino a portarle davvero nei testi normativi, senza il filtro e la protezione delle camere ministeriali, dove si scrivono i decreti.

Il mondo dello spettacolo e della cultura più in generale è stato colpito negli ultimi anni da tagli pesanti e ulteriori, che si sono aggiunti a quelli già operati da chi riteneva che con la cultura non si mangia, come tutti ricordiamo. Ebbene quei tagli…

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Pannarale. Onorevole Monchiero, per favore. Grazie.

ANNALISA PANNARALE. Ebbene, quei tagli sono stati riproposti anche in questa legislatura, per quanto accompagnati da una narrazione certamente più elegante - devo dire -, ma meno schietta, mirata ad occultarli.

I dati parlano chiaro. La legge di bilancio 2017 non ha aggiunto risorse al bilancio del Mibac e i fondi del FUS nel triennio 2017-2019 sono stati sostanzialmente definanziati, malgrado le aspettative alimentate dal nuovo regolamento. L'ammontare per il 2016 è stato di 406 milioni e persino i 9,5 milioni, previsti con questa legge per il 2018-2019, e i 22 per il 2020 non riescono a raggiungere l'ammontare dedicato al FUS nel 2016. I numeri, i freddi numeri, parlano con crudezza e realismo dell'insufficienza di un provvedimento, atto ad allargare l'accesso al FUS a soggetti finora esclusi, senza tuttavia essere accompagnato da un adeguato contestuale incremento delle risorse.

Eppure, la domanda di arte, di cultura e di bellezza non sarebbe in decremento, se non fosse che i consumi culturali sono i primi fatalmente ad essere tagliati, in un periodo di grave crisi occupazionale e riduzione del potere d'acquisto. Ne è dimostrazione il fatto che i cittadini partecipano ampiamente agli eventi gratuiti, anche meritoriamente organizzati dal Ministero e da alcuni grandi comuni.

Eppure, gli operatori del mondo dello spettacolo e della cultura sono costretti a muoversi in un quadro molto difficile e l'accesso alla cultura del pubblico resta un serio problema, a cui con fatica si cerca di rispondere con nuove forme di partecipazione e autorganizzazione, sia di cittadini sia di operatori culturali. Le occupazioni di spazi culturali, di cinema e teatri, l'apertura di nuovi spazi associativi, dedicati alle produzioni, il sorgere di progetti co-working legati alle attività creative culturali dicono bene della capacità di ripensarsi e trovare nuovi modelli di gestione e sostenibilità, perché esclusi dal finanziamento e dai sostegni pubblici.

Persino il citato riequilibrio territoriale, in particolare a favore del sud del Paese, può contare solo su PON cultura e non su altre risorse, a dimostrazione della non volontà di farsi effettivamente carico delle enormi disparità che dividono il sud dal nord e che frantumano tutte le grandi città.

È vero che da lungo tempo una legge di riordino era attesa, ma non si può raccontare con tanta retorica di avere soddisfatto quell'attesa, se le scelte concrete non sono conseguenti e se la relazione pubblico-privato continua ad affidare al privato il compito di intervenire, laddove i tagli pubblici non riescono più a garantire il funzionamento del sistema.

Si è annunciato con clamore l'arrivo di finanziamenti da parte di privati e anche i 180 milioni, provenienti dall'art bonus, sono da considerarsi risorse sostitutive del finanziamento pubblico e non aggiuntive, come abbiamo provato a segnalare con un nostro emendamento. Questo si chiama taglio ulteriore, si chiama definanziamento.

Il disegno di legge in esame prevede la separazione delle fondazioni liriche per l'accesso al FUS. Bene, dico. Risponde ad una continua antica richiesta, fatta alla politica da chi si occupa di spettacolo. Ma di risorse aggiuntive, anche qui, non vi è traccia e molte questioni restano ancora aperte, benché si tratti del quarto intervento legislativo in quattro anni sulle fondazioni liriche. Abbiamo già attestato che le risorse private non sono state risolutive, perché nessun privato si fa carico del debito, dei debiti del pubblico.

Da questo disegno di legge in esame ci saremmo aspettati un riconoscimento della funzione pubblica dei teatri, chiarendo bene lo status, i compiti e le responsabilità di gestione delle fondazioni liriche e garantendo un forte controllo dello Stato sulle stesse. Tra il 2008 e il 2013 sono stati sottratti alle fondazioni 60 milioni, tagli che hanno colpito le produzioni e che hanno avuto gravi conseguenze sulle condizioni occupazionali del personale, tagli cui hanno fatto seguito in questi anni pochi spiccioli nell'ambito del FUS.

Certo, le fondazioni in molti casi sono state gestite male e in maniera opaca, ma questo pezzo enorme del problema non si risolve in maniera punitiva e con meno impegno e controllo da parte dello Stato. Le fondazioni dovrebbero tornare ad essere i pilastri della cultura in questo Paese, dovrebbero essere corposamente finanziate, controllate e sganciate da logiche aziendalistiche e di mercato. E invece si corre il rischio che, in maniera surrettizia, senza risorse statali in più, vengano sottoposte a criteri ulteriormente privatistici. State portando, per così dire, a termine quello che era un progetto già antico.

Voi volete perseguire il pareggio di bilancio, mortificando il mondo delle arti. Noi vi diciamo che dovreste investire tanto in cultura, proprio per fare quadrare i conti, proprio per onorare quell'odioso dispositivo che avete persino inserito in Costituzione. Risorse pubbliche statali, ma anche delle regioni, degli enti locali, certo in un'altra cornice, che non sia quella dei soliti tagli di bilancio cui sono sottoposte. Emerge - e lo sottolineo - un'apparente contraddizione tra l'atteggiamento lassista, quando si tratta di centralizzare le risorse, e quello accentratore, quando si tratta di riservarsi come Ministero il diritto di scelta delle componenti all'interno degli organismi direttivi o financo consultivi. Ma, appunto, è una contraddizione solo apparente perché ha a che fare con il potere, ha a che fare con la conservazione del potere senza dispendio di energie.

È evidente che il consiglio superiore sia un organo solo apparentemente consultivo, visto che si occupa degli indirizzi generali alla base degli interventi normativi sul sostegno, la promozione e la diffusione dello spettacolo ed emana le linee guida a cui deve attenersi il Ministero nella programmazione delle attività dello spettacolo dal vivo. Questo consiglio superiore dello spettacolo comprende 15 membri: undici membri sono di nomina ministeriale e quattro di nomina anch'essa ministeriale, anche se su una rosa proposta dalle associazioni di settore. Questo non mi sembra un dettaglio, e lo dico al sottosegretario. Il contributo delle associazioni di settore in questo organo consultivo è palesemente marginale e non riesce a dare dignità né la rappresentanza alla molteplicità e alla complessità delle arti espressive. La promozione della musica e di tutto quel bagaglio ricchissimo di conoscenze artistiche e tecniche, spesso incomparabili nel panorama europeo e internazionale, si attua favorendo il legame con i territori, attraverso il sostegno pubblico. Sarebbe stato necessario riordinare l'intero sistema musicale. Avreste dovuto affrontare i nodi come la ricostituzione dei corpi di ballo dipendenti dalle fondazioni liriche, ma anche tutte quelle attività tipiche che in questi anni sono state esternalizzate in appalto spesso determinando il taglio dei posti di lavoro e senza stabilita dei posti di lavoro non si rilancia la cultura, non si inverte, non si costruisce nessuna prospettiva in questo Paese per invertire l'impoverimento culturale che è andato di pari passo con il taglio a questo settore che avete operato in tutti questi anni, sia a destra sia, diciamo, in quel centrosinistra ormai defunto.

L'ultimo passaggio lo dedico ai circhi e alla scelta di non definire già nel testo del disegno di legge l'eliminazione dell'utilizzo degli animali negli spettacoli circensi. I dati, quelli reali, ci dicono che negli ultimi anni il circo sconta una crisi complessiva di partecipanti agli spettacoli e gli unici circhi in attivo sono proprio quelli che hanno rinunciato all'uso degli animali e che hanno scelto la ricerca e la sperimentazione. È necessario ripensare questa forma d'arte tradizionale; è necessario per salvarla, per rivolgersi ad un pubblico più ampio e giovane, per creare nuove opportunità lavorative, per valorizzare la sperimentazione nell'arte, per metterci in sintonia con una nuova consapevolezza dell'opinione pubblica. Invece, è mancato il coraggio. Avete preferito guardare indietro, avete preferito formule vaghe e rassicuranti per non prendere impegni vincolanti. Vi siete presi la delega e avete, diciamo, anteposto a tutti gli impegni negli ordini del giorno il solito “a valutare l'opportunità di”, che significa, sostanzialmente, darvi una carta in bianco su tutto. Non ci avete convinto, purtroppo, e non ci avete convinto su un settore che consideriamo strategico in questo Paese. Noi continueremo a seguire l'iter per fare in modo che i vostri impegni vaghi non siano altrettanto vaghi nei decreti attuativi. Vediamo se riusciremo a guardare al futuro - noi ci proviamo con il controllo - dello spettacolo, dello spettacolo dal vivo, delle tradizioni, delle arti circensi e di tutte quelle forme espressive che, ancora una volta, non avete saputo valorizzare.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pannarale.

ANNALISA PANNARALE. Per tutte queste ragioni non potremo che votare contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Come prima cosa mi permetta di esprimere il dissenso e la preoccupazione del nostro gruppo per un provvedimento che conferisce, a nostro avviso, una delega troppo ampia al Governo rispetto a tematiche sicuramente rilevanti ed importanti che riguardano la cultura, lo spettacolo ma anche l'economia del nostro Paese sotto molti punti di vista. È una delega eccessiva non solo nei confronti del Governo ma anche del Ministro e noi non la condividiamo. È una strada che avremmo preferito fosse percorsa con un maggior coinvolgimento delle Aule parlamentari, poiché in questa fase il Parlamento rischia di assumere esclusivamente il ruolo di ratificatore delle decisioni prese da altri.

Alla luce di ciò è evidente che non possiamo dare un parere positivo ad un tale provvedimento in quanto vi è incertezza su quelli che saranno i futuri atti che adotterà il Governo rispetto a pochi articoli in cui sono elencate alcune intenzioni e alcuni obiettivi che dovranno, evidentemente, trovare sostanza attraverso l'azione del Governo stesso. Abbiamo cercato di coglierne gli aspetti positivi, mettendo però in evidenza le lacune che sono state oggetto della nostra azione emendativa ma che, purtroppo, non hanno ottenuto il consenso dalla maggioranza.

Vorrei evidenziare, in particolare, un paio di punti deboli presenti in questo provvedimento. Il primo riguarda il futuro delle fondazioni lirico-sinfoniche e, in particolare, sulla suddivisione delle risorse del Fondo unico dello spettacolo tra quelle che verranno destinate alle fondazioni lirico-sinfoniche e quelle che verranno invece destinate a tutti gli altri settori della cultura italiana, dal teatro alla musica, alla danza, agli spettacoli viaggianti, ai carnevali e alle rievocazioni storiche, che vengono aggiunte alle discipline che possono essere oggetto della distribuzione di tali fondi.

Un'eccessiva rigidità rispetto alle risorse che verranno destinate alle fondazioni liriche non produrrà effetti positivi. Da molti queste ultime sono considerate dei pozzi senza fondo, male amministrate. Ciò in parte è vero, ma questo approccio non riguarda tutte le fondazioni; ci sono, infatti, anche approcci imprenditoriali di qualità, che possono essere naturalmente migliorati, ma che non possono essere distrutti dalla posizione di moda in questo momento di chi afferma che tali fondazioni sono ormai irrecuperabili e rappresentano esclusivamente un peso per le casse dello Stato.

Non tutte le fondazioni assorbono tante risorse che vengono gestite male. Esistono situazioni di alcune fondazioni che, invece, producono non solo cultura, ma anche turismo e, quindi, rappresentano delle entrate per le casse dello Stato, rendendo vitale l'economia di alcuni territori. A nostro avviso, sarebbe servito un approccio più equilibrato, che consentisse una valorizzazione di quelle realtà che hanno ben operato e punisse, invece, chi si è reso colpevole di mala gestione, senza di fatto penalizzare un intero settore.

Il secondo aspetto negativo riguarda uno dei tanti settori dello spettacolo che, però, va comunque difeso, compreso e apprezzato, in quanto fa anch'esso parte della storia della nostra cultura. Mi riferisco agli spettacoli viaggianti, in particolare ai circhi, che vengono penalizzati da una norma, a nostro avviso, ideologica. A nostro parere, è assolutamente sbagliata la scelta di inserire nel provvedimento in esame una norma che introduce come obiettivi del Governo la graduale eliminazione - non la riduzione - dell'utilizzo degli animali nello svolgimento di queste attività. La scelta ha carattere ideologico.

Anche in questo caso si segue una moda, la moda di essere animalisti a tutti i costi. Non può passare adesso la visione ideologica per cui il circo deve privarsi della presenza di animali a prescindere. Ciò determinerebbe la morte dei circhi italiani con la perdita di numerosi posti di lavoro o, in alternativa, la fuga all'estero di tutte le attività circensi.

Dobbiamo comunque capire che questo provvedimento non avrà effetti esclusivamente sulla tenuta di tutti i comparti dello spettacolo e della cultura, ma avrà anche ricadute sul mondo del lavoro. Dobbiamo essere assolutamente consci di questo, dobbiamo tutelare chi fa spettacolo, chi fa cultura, ma anche chi porta avanti professioni, magari di nicchia, che magari riguardano poche migliaia di persone, ma che, comunque, vanno tutelate e rispettate.

Per tutti questi motivi preannuncio il voto di astensione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lainati. Ne ha facoltà.

GIORGIO LAINATI. Grazie, signor Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore del disegno di legge, recante “Disposizioni in materia di spettacolo e delega al Governo per il riordino della materia stessa”.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lainati. Onorevole Bianconi, colleghi, sta parlando. Grazie. Prego, onorevole Lainati.

GIORGIO LAINATI. Questo disegno di legge, Presidente, intende promuovere e sostenere lo spettacolo nella sua pluralità di espressioni come elemento di sviluppo della cultura e dell'arte del nostro Paese, per implementare la sua diffusione in Europa e nel mondo. Il settore dello spettacolo rappresenta certamente un importante patrimonio del Paese che va valorizzato e sostenuto, perché riconosciuto da tutti come elemento che caratterizza la formazione e l'educazione dei più giovani e perché interviene a sostegno di politiche tese a contrastare il disagio sociale e a favorire l'integrazione. Per il nostro Paese risulta pertanto necessario fornire tutte quelle misure idonee e adeguate per superare, attraverso la diffusione della cultura come dicevo prima, quelle sacche di degrado che ancora esistono.

Per questo motivo riteniamo che il Governo sia intervenuto con grande impegno attraverso misure concrete a favore di quella parte della popolazione che soffre di maggiori fragilità. La diffusione della cultura può, signor Presidente, infatti rappresentare un ulteriore passo in avanti per migliorare le condizioni socio-economiche delle classi più deboli del Paese: attraverso la divulgazione del fenomeno culturale si possono creare quelle condizioni di convivenza civile fondamentali, in particolare, per la crescita dei più giovani. La legge infatti prevede la promozione dell'integrazione e dell'inclusione attraverso attività formative, nonché mediante la pratica e la fruizione delle attività di spettacolo anche in contesti disagiati.

Attraverso la diffusione della cultura si possono pertanto gettare le basi per un futuro più favorevole alle nuove generazioni, accrescendo i valori e l'identità e utilizzando, anche da un punto di vista economico, le possibilità per loro di trovare un lavoro, magari gratificante, in un settore particolare per i più giovani davvero affascinante, come quello dello spettacolo.

Questa legge va nella direzione auspicata, perché, in attuazione della Costituzione e anche nel rispetto del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, detta principi cardine, favorendo una serie di misure essenziali per la nostra cultura e la valorizzazione delle nostre tradizioni, come ha poco fa accennato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Franceschini. Cultura e tradizioni di cui il nostro Paese è ricco e che vanno sostenute con il massimo rigore, al fine di favorire lo sviluppo e la diffusione del fenomeno culturale come strumento di promozione anche di carattere socio-economico del Paese.

Il provvedimento, oltre a riordinare la materia in sé, incrementa il Fondo per lo spettacolo e autorizza la spesa di 4 milioni di euro in favore di attività culturali nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessate agli eventi sismici. Reca poi disposizioni volte ad estendere l'art bonus, che ha prodotto ottimi risultati, e lo ha ricordato pochi minuti fa intervenendo in Aula il Ministro Franceschini: infatti, dispone il credito d'imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura, erogazioni liberali in denaro effettuate per il sostegno delle istituzioni concertistico-orchestrali dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival, delle imprese e dei centri di produzione teatrale e di danza, nonché dei loro circuiti di distribuzione. Un provvedimento, quindi, con misure concrete, che va nella direzione auspicata dal nostro gruppo parlamentare, perché è utile a diffondere la cultura in un Paese che ha dimostrato e che dimostra di avere ancora grandi energie per superare i momenti più critici.

PRESIDENTE. Onorevole Rampi! Prego.

GIORGIO LAINATI. E, oggi, il Governo offre un ulteriore strumento utile alla soluzione delle problematiche esistenti, concentrandosi su un settore fondamentale per i nostri concittadini.

Nel ribadire, signor Presidente, signor Ministro, il voto favorevole del gruppo parlamentare di Alternativa Popolare a questa legge, vogliamo sottolineare ancora una volta come, anche in questo caso, il Governo abbia agito con grande determinazione, creando le condizioni per uno sviluppo nella diffusione della cultura tanto importante per un Paese che è uscito e sta uscendo da una grave crisi economica e sociale e che deve affrontare problematiche, come quella delle diseguaglianze, che vanno sconfitte anche attraverso provvedimenti come questo (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente e colleghi deputati, signor sottosegretario, signor Ministro, vorrei partire dall'articolo 9 della nostra Carta costituzionale, che recita: la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Mi pare che, come sempre, la nostra Costituzione sia capace in poche parole di dire tutto. Promuovere non la cultura, ma lo sviluppo della cultura: quindi non il dato in sé, ma il divenire, non quello che c'è, ma quello che deve esserci; promuovere significa ampliare, aprire gli spazi, rompere gli steccati, far venire giù i muri e le separazioni, contaminare.

L'articolo 9 costruisce poi una non casuale correlazione tra sviluppo della cultura, ricerca scientifica e tecnica e tutela del paesaggio con il patrimonio storico e artistico; un filo unico quindi, che tiene insieme bellezza naturale, tutela ambientale, memoria storica, patrimonio artistico e ricerca; come dire, in poche parole, cos'è il cuore dell'Italia.

La legge di cui discutiamo oggi in Aula arriva qui dopo un lunghissimo lavoro: un lavoro già fatto in questa Camera, poi al Senato, con non poche correzioni, poi di nuovo qui; arriva dopo lo stralcio della parte sul cinema, che è già norma e di cui attendiamo i decreti. Dico subito che il giudizio su questa norma alla fine è positivo, seppure con inevitabili riserve su alcuni punti. Ci sono passaggi positivi sullo spettacolo dal vivo, sulla musica popolare, sul teatro di tradizione, sulla musica contemporanea, sull'aggregazione giovanile e sociale, sui temi della cultura, ci sono importanti strumenti sul terreno della formazione. Un passaggio fondamentale mi pare quello del welfare di chi lavora nello spettacolo, in professioni che per loro natura sono atipiche, discontinue, parcellizzate, inevitabilmente precarie.

Il rapporto della CGIL intitolato Vita d'artista è stato uno strumento importante, e, per certi versi, disarmante: sono 140 mila i lavoratori dello spettacolo, ma solo il 4 per cento di essi supera un reddito netto annuale di 25.000 euro, la metà di questi non arriva a 5.000 euro netti l'anno. Un'indigenza totale dunque, che peraltro costringe molti di questi lavoratori ad abbandonare le proprie vocazioni o a costringerle dentro coabitazioni complesse e faticose con altre attività.

C'è ancora molto da fare in questo senso: la tutela dei lavoratori dello spettacolo, soprattutto sul fronte retributivo e previdenziale, è stata al centro di alcuni emendamenti presentati al Senato dal nostro partito MDP, che in parte hanno contribuito a migliorare questo testo. Lo stesso è avvenuto per le azioni per favorire la diffusione di opere di giovani artisti, di compositori che emergono, così come significative sono le misure per garantire la fruizione dello spettacolo dal vivo anche alle persone con disabilità.

Una riflessione a parte meriterebbe la situazione delle fondazioni liriche e sinfoniche. Non sto qui a ricordare, non c'è tempo, che cosa rappresenta questo settore per la cultura italiana: il melodramma è nato qui in Italia nel Settecento, è una tradizione che affonda le sue radici appunto nei secoli; di essa è innervata tutta la nostra storia, che è transitata nei più bei teatri del mondo, nelle nostre città, con i nomi di compositori italiani studiati e ricordati dappertutto. È il nome dell'Italia che echeggia nell'arte lirica e sinfonica, ma la crisi che attraversa questo settore è davvero molto seria. Nella discussione al Senato alcuni colleghi hanno elencati i numeri di questa emergenza: la maggior parte delle fondazioni lirico-sinfoniche ha un debito complessivo di 300 milioni di euro; in molti casi per ripagarlo hanno potuto usufruire di agevolazioni e prestiti trentennali, ma non è stato sufficiente. Il settore rischia molto! La risposta, le risposte date in termini di riduzione dei salari, di tagli di posti di lavoro, di tentativi di recuperare quote di mercato sono stati insufficienti: il debito delle fondazioni continua a crescere, in qualche caso è anche superiore al patrimonio di cui dispongono. È necessario dunque, come ha ricordato il mio collega Gotor al Senato, che si apra nel Paese, al di là di questa legge, una discussione per capire come intervenire, cosa fare con urgenza: parliamo di enti particolari, che non possono essere valutati solo dentro parametri mercantili.

Dunque, nell'epoca in cui le specificità sembrano smarrirsi in nome di una sorta di pensiero unico perfino sull'identità, parliamo di tratti culturali che diventano connotati irrinunciabili, contengono, come un DNA immateriale, il codice genetico dei luoghi, della lingua, dei linguaggi, del pensiero, della storia e della tradizione. Curarcene non è solo un dovere sociale e costituzionale, ma è un investimento sull'identità che dobbiamo realizzare, mettendo un mattone per volta, senza fermarci mai. Con la speranza che tutto ciò possa avvenire, annuncio il voto favorevole del Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e docenti del Liceo Classico “Alessandro Manzoni” di Milano, che sono in tribuna (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Tramite lei, Presidente Giachetti, mi rivolgo al Ministro Franceschini, che non vedo più in Aula, al rappresentante del Governo, l'ottimo sottosegretario Antimo Cesaro, e le dico, Presidente Giachetti - e approfitto della sua cortesia perché lei, come me, è in quest'Aula dal 2001 e noi che siamo qui da molto tempo abbiamo anche il dovere della memoria - io mi sono mortificato, prima, sentendo l'intervento del Ministro Franceschini, e ho fatto un fioretto, anche se non siamo in Quaresima e siamo in realtà prossimi all'Avvento. Mi sarebbe piaciuto vedere lo stesso atteggiamento da parte del collega Franceschini, capogruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura, e mi sarebbe piaciuto vedere l'invocazione di quell'atteggiamento sano e corretto in una democrazia, per il quale si guarda il merito delle proposte e non solo il proponente, che purtroppo non abbiamo mai potuto sperimentare nei nostri anni di governo, in un'era di bipolarismo totalmente muscolare, dove appunto, rispetto a ogni proposta di riforma dei Governi Berlusconi, da parte del Partito Democratico, nelle sue varie denominazioni, c'è sempre stata una ferrea e fortissima chiusura. Franceschini aveva ragione e ha ragione su un punto: come abbiamo dimostrato noi, nelle altre legislature di opposizione e in questa legislatura di opposizione e sui provvedimenti importanti che lui ha portato in quest'Aula, non abbiamo mai avuto un atteggiamento di chiusura preconcetta, abbiamo sempre cercato di lavorare nel merito dei provvedimenti per cercare di portare a casa l'interesse migliore, soprattutto nel campo culturale, nel quale rivendichiamo con orgoglio gli interventi fatti durante i nostri Governi e che sono la base degli interventi che il Governo attuale pro tempore ha portato avanti in questi anni, perché ha potuto giovarsi di quello che abbiamo fatto noi, quando è toccato noi l'onore e l'onere di governare.

Per questo mi sono mortificato prima - come ho detto, ho fatto il fioretto di non intervenire, perché non volevo turbare l'ordinato andamento dei lavori che lei stava portando avanti con la consueta maestria e velocità, però bisogna sottolineare questo aspetto dirimente accanto al secondo aspetto -: Franceschini ci riporta in Aula nuovamente una legge delega, sostanzialmente, con la delega temporale di un anno di durata.

Nel suo intervento ha venduto, per così dire, l'approvazione della norma oggi, testo che ci è giunto in seconda lettura blindato dal Senato, mentre normalmente sulle grandi riforme la terza lettura non si nega a nessuno, proprio per dare la possibilità alla seconda Camera, che non è seconda in graduatoria nella classifica e quindi non ha titolo per intervenire sul primo in classifica, ma è seconda perché in questo caso l'iter è cominciato al Senato. Dicevo, il Ministro nuovamente ha dato per venduta e già operativa una norma che tale non è, cioè l'articolo 2, che è l'articolo che nella rubrica, nel titolo, parla delle deleghe, deleghe che hanno un anno per essere espletate ed è evidente a tutti che un anno questo Governo non ce l'ha, perché non c'è un anno da qui a fine legislatura.

Questo, nuovamente, rientra in un atteggiamento che io capisco - siamo tutti in campagna elettorale - di propaganda, perché tale si deve chiamare, nei confronti dell'esterno e nei confronti di tutte le categorie dello spettacolo dal vivo, che però in alcuni casi possono portare l'anello al naso per motivi di spettacolo, ma non perché non siano attenti e in grado di non leggere una norma e quindi di non comprendere che di operativo c'è ben poco.

Allora, su questi punti, terzo rilievo negativo: la delega. La delega è stata una prassi costante in questa legislatura nella forma della delega sostanzialmente in bianco. Mi direte: ma anche voi avete usato le leggi delega quando eravate al Governo. Certamente le abbiamo usate, sono lo strumento che tutti i Governi utilizzano per tentare di fare grandi riforme, ma normalmente le nostre deleghe erano assolutamente circoscritte; lo erano perché ci piace, da un lato, far le cose per bene, dall'altro canto lo erano perché noi praticavamo un ascolto delle istanze delle opposizioni e su quei punti cercavamo di arrivare a un prodotto finito che fosse un prodotto legislativo di qualità. Invece, in questo che io ho ribattezzato più volte, l'ho già detto più volte in quest'Aula, che è il nuovo centralismo democratico che è stato imposto dal PD a guida renziana sia quando Renzi era Premier e sia adesso con la prosecuzione del Governo Renzi, portato avanti dal Premier Gentiloni, questa nuovamente è una delle caratteristiche fondanti e fondamentali del vostro modo di governare.

Questi sono motivi che vale la pena di rilevare, per una correttezza e direi anche per una lealtà di comportamenti non solo verso il mio gruppo, il gruppo di Forza Italia, non solo verso i nostri elettori, ma verso l'intero Parlamento, l'intera Camera, e soprattutto verso i cittadini e verso coloro i quali sono oggetto di questa legge delega. Il punto…

PRESIDENTE. No, onorevole Manfredi, grazie.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, le mi ha interrotto un'emozione …

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ha ragione, perché poi i penalizzati siete voi, purtroppo. Prego.

ANTONIO PALMIERI. #sischerza. Il punto rimane questo. Torniamo al merito del provvedimento. Sul merito del provvedimento io annuncio che Forza Italia, in coerenza con quanto avvenuto al Senato, darà un voto di astensione, anche se al Senato il voto di astensione ha ben altra valenza, proprio per il motivo che ho detto all'inizio. Siccome noi, negli anni di governo, siamo stati, da un lato, aperti al contributo delle opposizioni, pur avendo, dall'altra parte - adesso lo ridico al Ministro Franceschini, che è tornato - il Franceschini capogruppo, che un po' dottor Jekyll e un po' mister Hyde oggi è venuto a giocare due parti in commedia, proprio perché siamo consapevoli che, su questo tema e su questi temi, è opportuna una rivisitazione delle norme, è opportuno l'uso di nuovi incentivi fiscali di premialità, è opportuno un coinvolgimento più stretto delle regioni, per questo motivo, perché noi appunto guardiamo il merito, io annuncio - e termino - il voto di astensione del gruppo di Forza Italia. Chiudo con la speranza di non sentire più, da qui a fine legislatura, in quest'Aula, questi atteggiamenti propagandistici, perché, altrimenti, questa volta il fioretto non lo farò più e, come già ho fatto in occasione della legge sul cinema, che approvammo a ridosso del referendum costituzionale dello scorso anno, mi toccherà intervenire subito nei confronti del Ministro, al quale ovviamente va il mio totale rispetto umano e politico, ma la politica ha le sue regole e anche i suoi limiti. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Voglio iniziare la mia dichiarazione di voto sottolineando la scelta di questo Governo di normare un settore come quello dello spettacolo dal vivo facendo ricorso alla delega. Una riforma che si attendeva da decenni viene normata, alla fine, attraverso un metodo che il MoVimento 5 Stelle ha sempre contestato, per il limite che inevitabilmente pone all'intervento del legislatore e del Parlamento. La delega è il massimo che questo Governo ci concede e concede al settore dello spettacolo dal vivo.

La discussione in Aula di questo provvedimento, che ci arriva già approvato al Senato, si è aperta con il riferimento del relatore, l'onorevole Rampi, ai lavoratori dello spettacolo, ai danzatori, ai musicisti, agli attori, che ci donano la propria arte con la A maiuscola, eppure dei lavoratori non si tiene gran conto nel testo del provvedimento che oggi votiamo. Purtroppo non è previsto nulla per sostenere lo sviluppo della cultura, esattamente come ci ricordava la collega Bossa in riferimento all'articolo 9 della Costituzione, per sostenere i giovani artisti italiani, che ormai guardano altrove, guardano all'estero. Una volta, Presidente, arrivavano i giovani da tutto il mondo per studiare e per formarsi nel settore dello spettacolo dal vivo in Italia: oggi questa tendenza appare tragicamente invertita.

I lavoratori dello spettacolo non hanno un pieno riconoscimento giuridico e, in particolar modo, dal punto di vista retributivo e previdenziale. Quando si è voluto, però, si è parlato dei lavoratori in senso negativo, addirittura punitivo: mi riferisco alle norme che sanzionano il personale, anche direttivo, in caso di mancato raggiungimento del pareggio economico-finanziario per le fondazioni lirico-sinfoniche, alla stregua di qualsiasi altra impresa privata. Le fondazioni sono un ibrido giuridico, la cui natura è di diritto privato, ma la cui finalità consiste nel perseguimento di un interesse pubblico. Il problema principale è che la nomina dei ruoli apicali di tali fondazioni - quindi, soprattutto i ruoli di sovrintendente e di direttore artistico, ma anche di tutti i vari direttori amministrativi - sono considerati come un parking per posizionare soggetti magari politicamente vicini al Governo, anche se questi non hanno dimostrato in occasioni precedenti, magari, di essere virtuosi nella gestione o anche se gli stessi non avevano un curriculumvitae adatto a motivare la loro nomina.

I sovrintendenti che si sono macchiati di una gestione che si può definire quantomeno poco virtuosa, invece di essere rimossi, appunto, sono stati premiati con uguali incarichi in altre fondazioni. A farne le spese, ovviamente, Presidente, è sempre l'arte, è sempre la cultura e sono sempre i lavoratori di questo settore. Abbiamo tutti letto sui giornali le notizie tristi riguardanti lo smantellamento dell'intero corpo di ballo di alto livello di istituzioni come il Maggio Fiorentino e come quello dell'Arena di Verona quest'anno. Si è sacrificato il corpo di ballo per rientrare nel pareggio di bilancio a seguito di una gestione economico-finanziaria non virtuosa e di cui i lavoratori, ovviamente, non sono i responsabili.

In Senato, Presidente, in prima lettura, grazie a un emendamento della senatrice Montevecchi del MoVimento 5 Stelle è stato finalmente riconosciuto un principio per cui, nei casi di responsabilità accertata per lo scorretto svolgimento delle funzioni relative alla gestione economico-finanziaria, al sovrintendente dovrà essere preclusa la possibilità di essere nominato per lo stesso ruolo o ruoli affini anche in altre fondazioni. Questo mi sembra il minimo: un piccolo-grande intervento in fase di dibattito parlamentare finalmente - dico finalmente dato che ormai le deleghe ci arrivano blindate -, che si pone come migliorativo del sistema della governance delle fondazioni. Ciò però non basta, evidentemente, a colmare la distanza che c'è tra il modello supportato e sostenuto dal Governo e quello che, sin dall'inizio della legislatura, il MoVimento 5 Stelle ha sempre portato avanti e sempre proposto. Occorrerebbe, quindi, rivedere i meccanismi che portano alle nomine, le quali non dovrebbero essere di diretta emanazione della politica, ma dovrebbero avvenire per titoli di merito, di studio, di esame; colui che ricopre il ruolo di sovrintendente, inoltre, non deve avere competenze sono nel campo dell'economia, ma anche una solida cognizione su cosa siano e come funzionino l'opera lirica e le professionalità ad essa relative. Al netto della differenza di punti di vista, il modello di fondazione sostenuto e portato avanti dal Governo, comunque, non sembra essere tanto virtuoso visti i bilanci delle fondazioni lirico-sinfoniche.

La strategia nel lungo termine appare, purtroppo, molto chiara, ovvero quella di segnare una distinzione tra enti di serie A, enti di serie B e di procedere poi gradualmente allo smantellamento del settore per farlo rinascere a vantaggio di un sistema del tutto privatistico. L'intervento del privato e la previsione di incentivi dello stesso, come l'art bonus o come il tax credit, non sono dei provvedimenti negativi e sono state, tra l'altro, delle proposte MoVimento 5 Stelle, qualche anno fa, in un provvedimento relativo al settore cinematografico, quelle di ripristinare proprio il tax credit per il settore cinematografico, ma non può e non devono essere interventi sostitutivi di quello statale, poiché il privato, ovviamente, il più delle volte, finisce per perseguire delle mere logiche di profitto.

Per quanto riguarda il Fondo unico per lo spettacolo è previsto un aumento delle disposizioni del Fondo che non può che essere, ovviamente, positivo per un settore tanto martoriato in tutti questi decenni, ma, probabilmente, dovrebbero essere ripensati quantomeno i criteri di riparto, in particolar modo considerando la qualità di un'opera artistica come criterio prioritario di selezione ai fini dell'assegnazione del contributo statale e considerando, magari, di minor peso la quantità, per esempio, del numero di biglietti staccati.

Vorrei precisare, Presidente, un'ultima cosa per quanto riguarda i circhi e l'utilizzo degli animali al loro interno, di cui si è dibattuto molto anche in Senato e anche in sede d'esame in Commissione cultura.

È una questione di civiltà l'immediata eliminazione degli spettacoli circensi e non che prevedano l'impiego, il coinvolgimento di animali, di qualsiasi animale. Siamo abbastanza soddisfatti che il Governo abbia approvato alcuni ordini del giorno che impegnano ad intervenire entro il termine di due anni, perché, Presidente, non possiamo pensare che sia più importante il nostro diletto in ordine al rispetto di un essere vivente; anche perché, personalmente, non provo nessun diletto, nessun piacere nel vedere animali, esseri viventi senzienti, mortificati, violentati nella loro dignità, continuamente costretti a compiere azioni che non rispondono alla loro natura. Questo non può portare al diletto, Presidente, ma deve portare casomai all'indignazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Perciò, tra gli altri, abbiamo presentato un ordine del giorno in cui si impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, sin dalla prossima legge di bilancio, incentivi alle attività circensi che producono spettacoli senza l'utilizzo di animali, e, a quelle in fase anche di riconversione, che, per fortuna, è stato oggi approvato. L'eliminazione degli spettacoli che utilizzano gli animali può, ovviamente, essere sostituita da esibizioni di artisti senza, quindi, comportare alcun danno per i lavoratori.

Sarebbe stato un segnale importante prevedere delle migliorie al testo anche alla Camera, sottolineando in maniera ancora più incisiva, e non timida, l'importanza e il valore del settore dello spettacolo dal vivo per il nostro Paese. È una nostra eccellenza a cui oggi, con l'approvazione di questo testo, non stiamo dando il giusto riconoscimento e la centralità che merita. Per i motivi su esposti, Presidente, oltre che per il fatto che ci aspettavamo che la riforma dello spettacolo, attesa da più di trent'anni, sarebbe avvenuta dopo un'ampia discussione sulle norme vere e proprie e non solo sui criteri generali, sui principi generali ai quali non sappiamo bene esattamente come verrà data poi attuazione, il MoVimento 5 Stelle si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI. Grazie, signor Presidente. Onorevole Ministro, colleghi, vorrei iniziare questo mio intervento prendendo a prestito le parole che mi sono state rivolte, poche settimane fa, da un operatore dello spettacolo dal vivo a commento dell'approvazione di questo disegno di legge: “Sono tanti anni che ne sentiamo parlare, ma sinceramente non pensavo che questa volta ci sareste riusciti”. Cito le parole di un amico che da molti anni lavora con impegno, successo e professionalità in questo settore per provare a far comprendere ai colleghi che sono in quest'Aula il clima di comprensibile attesa che regna intorno a questo provvedimento e al traguardo, che definirei storico se la parola, per la verità, non fosse a volte abusata, che stiamo per tagliare: l'approvazione di una legge quadro, tematica e di sistema dedicata allo spettacolo dal vivo. Un traguardo importante, appunto, per un settore che aspetta ormai da troppi decenni una riforma ed una legislazione organica e che, molto spesso, di legislatura in legislatura, è sempre sembrata sul punto di essere approvata, salvo, poi, per tanti motivi, veder sfumare il traguardo. E per farlo, per raggiungere questo traguardo, abbiamo dovuto anche sacrificare possibili interventi emendativi in quest'Aula, perché non ci sarebbe stato il tempo per una terza lettura e sarebbe sfumato ancora una volta il nostro obiettivo.

È comprensibile, allora, che non ci si credesse anche questa volta e, invece, con comprensibile soddisfazione, in quest'Aula possiamo dire oggi che ci siamo riusciti, grazie anche al lavoro paziente ed accurato svolto da e con i colleghi del Senato, approvando un testo che, sin dai suoi principi fondamentali, riconosce lo spettacolo quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura e quale elemento di coesione e di identità nazionale, affermandone l'utilità sociale e valorizzandone il valore formativo ed educativo come strumento per favorire l'integrazione e il contrasto del disagio sociale.

È importante che il testo che stiamo per approvare si apra con questi principi, riconoscendo, tra l'altro, il ruolo e di valore delle professioni artistiche ed assicurandone la tutela. È il segnale inequivocabile non solo di un riconoscimento, ma anche dell'assunzione di un dovere e di una responsabilità da parte della Repubblica verso chi opera in questo settore, riaffermandone il valore culturale, sociale, identitario ed economico che riveste per il nostro Paese. Un valore da cui non si può prescindere rispetto a tutte le attività che la legge cita, forme di arte che concorrono a comporre lo spettacolo dal vivo. Badate, non è secondario o accessorio il riconoscimento da parte dello Stato del dovere di prendersi cura di questo settore: è l'esplicitazione della necessità di un intervento pubblico da cui non si può prescindere e che, nello specifico, dobbiamo favorire e promuovere.

Sono principi a cui si associano, però, e questo mi piace ricordarlo, non solo delle misure generali, ma delle misure concrete, precise: dall'attribuzione al Governo della delega alla redazione del codice dello spettacolo, con criteri guida precisi e specifici nell'ordinamento complessivo del settore, all'incremento del Fondo unico dello spettacolo, un incremento reale considerato che, fino al 2017, in quelle risorse confluivano anche le risorse previste a favore del cinema che, ora, grazie alla legge sul cinema, avranno un fondo apposito e riservato, all'estensione dell'art bonus, al tax credit della musica, all'utilizzo degli immobili pubblici dismessi e dei beni confiscati per le attività di spettacolo, all'attivazione di piani straordinari per la ristrutturazione e l'aggiornamento dei teatri, delle strutture e degli spazi destinati allo spettacolo.

Sono dei temi chiave, che hanno accompagnato questa legislatura, tutta questa legislatura, in campo culturale; misure avanzate che si associano a quanto previsto, anche, nella legge di bilancio, ora in discussione al Senato, e che costituiscono il frutto di un grande lavoro di ascolto, condotto con tutti gli operatori pubblici e privati del settore, ma, ancora prima, nei tanti incontri promossi in questi anni in tutta Italia. Occasioni durante le quali abbiamo raccolto proposte, idee, suggerimenti che ora, in questa legge, trovano, finalmente, un forte riconoscimento.

Un lavoro di confronto e condivisione indispensabile, espressione di un'idea di fondo. Intendiamo, come politici e legislatori, farci carico di questi settori, offrire gli strumenti di cui hanno bisogno per crescere, per rafforzarsi, per divenire, sempre di più, un elemento chiave per lo sviluppo di questo Paese, uno sviluppo economico, ovviamente, ma non soltanto di tipo economico, perché, come giustamente ha ricordato il collega Roberto Rampi, relatore del provvedimento, l'investimento culturale si intreccia strettamente con lo sviluppo democratico delle nostre istituzioni, perché la democrazia vive e cresce grazie alla cultura diffusa, si sviluppa se ci sono luoghi dove stare insieme, dove aggregarsi, dove conoscere e riconoscersi, perché la cultura è il sale della democrazia.

Approvando questo testo noi, oggi, diciamo ai cittadini, alle donne e agli uomini che tutti i giorni lavorano nel settore dello spettacolo nei più differenti ruoli e responsabilità, che le istituzioni per crescere e restare vitali hanno bisogno di loro; noi diciamo loro - e non è così scontato, dopo Governi che hanno considerato questo settore come un settore futile, di spreco, da contrapporre a spese ben più pressanti ed urgenti, mi riferisco all'annosa e inutile contrapposizione tra il welfare e le spese dedicate alla cultura - che noi non siamo indifferenti nei loro confronti, ma che abbiamo bisogno di loro e vogliamo investire su di loro, nella specificità del loro lavoro, quale strumento rilevante per contribuire alla crescita democratica di questo Paese e lo facciamo, tra l'altro, destinando, in stretto raccordo con quanto abbiamo previsto nella legge n. 107, una quota del 3 per cento, dello stesso Fondo unico dello spettacolo, a favore delle attività di formazione nelle scuole, contribuendo concretamente a far crescere i futuri cittadini, anche attraverso l'arte e la cultura, sviluppando ed incoraggiandone il pensiero critico, superando le marginalità e investendo sulla crescita e lo sviluppo dei talenti. Lo facciamo, approvando un provvedimento che, mi si permetta di dirlo, vale, davvero, un'intera legislatura, rappresentativo del lavoro fatto e rappresentativo, anche, è inevitabile, è un lavoro di bilancio, giungendo la legislatura ormai a conclusione, di un'occasione per rileggere insieme il lungo lavoro svolto in questi quattro anni.

Un lavoro che è passato attraverso l'incremento consistente ed esponenziale delle risorse del Mibact a favore della cultura, con il coinvolgimento e la sollecitazione del mecenatismo privato, attraverso l'art bonus, con la presa in carico del tema delle imprese culturali e creative, l'istituzione dei Caschi blu della cultura, il tema fondamentale della cultura come diritto pubblico essenziale, il bonus a sostegno dei consumi culturali, le capitali italiane della cultura, fino ad arrivare alla legge sul cinema, i cui decreti attuativi sono in discussione proprio in queste settimane nelle Commissioni competenti, e alle disposizioni odierne sullo spettacolo dal vivo. Un lavoro entusiasmante, impegnativo, di costante relazione e confronto tra il Governo - e ringrazio il Ministro Franceschini per questo - e il Parlamento, che ha visto in questo confronto tra maggioranza e opposizione, anche al di là di quelli che sono ordinariamente gli schieramenti politici, un campo programmatico di lavoro comune e penso che sia un elemento molto importante.

Non è solo una questione di carattere economico, perché non sono solo le risorse a fare la differenza. È una questione di visione e di prospettiva, di consapevolezza profonda del ruolo che la cultura può avere in un Paese come il nostro, come il ruolo di investimento programmatico e centrale che assumiamo su di noi. È un lavoro che non si esaurisce, ovviamente, con l'approvazione di questo provvedimento; c'è ancora un lungo cammino da fare, che affidiamo alla legislatura prossima, augurandoci, però, una cosa, che tra qualche anno, spero non molti, stimati musicisti, direttori d'orchestra o attori non si sentano più chiedere, con fare stupefatto e curioso, quale lavoro fanno davvero nella vita, perché tanti ce lo raccontano. Sono lavoratori dello spettacolo dal vivo, sono viaggiatori della luna, come li ha chiamati il collega Rampi, donne e uomini della creatività, del sogno, dell'immaginario, che contribuiscono concretamente a rendere migliore la nostra vita e a far crescere la qualità della nostra democrazia. Ne ho conosciuti tanti, in questi anni, che portano quotidianamente avanti con passione ed impegno la loro professione e molti di loro ci stanno ascoltando, in questo momento.

Dichiarando, quindi, il voto favorevole del Partito Democratico, è proprio a loro che voglio dedicare questo momento e questo provvedimento. Perché questa volta, anche per voi, ci siamo riusciti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4652)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4652: S. 2287-bis. - "Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia" (Approvato dal Senato;risultante dallo stralcio, deliberato dal Senato il 6 ottobre 2016, dell'articolo 34 del disegno di legge n. 2287).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 85).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 417, 454, 800, 964, 1102, 1702, 2861, 2989, 3636, 3842, 3931, 4086, 4520.

Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, la Ministra per i rapporti con il Parlamento, il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro all'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Intendimenti in merito al rispetto delle previsioni del “Codice di buona condotta in materia elettorale” della cosiddetta Commissione di Venezia, nell'ambito del procedimento per la determinazione dei collegi elettorali, anche tramite il coinvolgimento delle forze politiche presenti in Parlamento – n. 3-03340)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Toninelli ed altri n. 3-03340 (Vedi l'allegato A). Il collega Cecconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario. Le ricordo che ha un minuto.

ANDREA CECCONI. Presidente, ci stiamo avvicinando alla data di promulgazione della legge elettorale, quindi al giorno in cui il Ministro dell'Interno dovrà nominare la commissione di esperti che dovrà descrivere i collegi uninominali e plurinominali nel nostro territorio, quindi descrivere quella che sarà la democrazia della legge elettorale nel territorio italiano. Questa è evidentemente un'operazione molto delicata, cui il MoVimento 5 Stelle si appresta anche con una certa apprensione, proprio perché i tempi sono molto ristretti - venivano dati soltanto 30 giorni per la promulgazione del decreto legislativo - e perché la delega presenta all'interno delle storture che la Commissione di Venezia ha definito appunto come una violazione dei diritti dell'uomo. Quindi, ci stiamo semplicemente chiedendo se questi parametri non debbano essere rispettati dal Governo italiano, tanto che nel 2012 la Corte dei diritti dell'uomo ha bocciato la legge del 2005 della Bulgaria proprio su questi punti, e se non sia necessaria una partecipazione ai tavoli della commissione anche da parte di esponenti dei gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge elettorale approvata pochi giorni fa dal Parlamento e già promulgata dal Presidente della Repubblica delega il Governo, come è stato già detto dall'onorevole interrogante, ad adottare un decreto legislativo per la determinazione dei collegi nominali e plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Tra i criteri direttivi previsti dalla legge vi è quello di formare i collegi con una distribuzione della popolazione sufficientemente equilibrata e in particolare con uno scostamento dalla media, nell'ambito di ogni circoscrizione elettorale di Camera e Senato, di non oltre il 20 per cento in eccedenza o in difetto. L'esercizio della delega, come loro sanno, non è affidato all'iniziativa del Ministero dell'Interno, bensì al Governo nella sua collegialità. Di conseguenza chiarisco subito che sono del tutto destituite di ogni fondamento ricostruzioni giornalistiche apparse come retroscena circa una trattativa in atto con alcune forze politiche al Viminale in ordine alla definizione dei collegi.

Nel merito, gli onorevoli interroganti si soffermano sull'asserita violazione del principio di uguaglianza del voto, che discenderebbe dalla previsione di una soglia di scostamento dei collegi del 20 per cento. Al riguardo si fa presente che, alla luce del codice di buona condotta in materia elettorale della Commissione europea per la democrazia, cosiddetta di Venezia, la valutazione della soglia di scarto non prescritta ma suggerita dalla Commissione può essere effettuata in relazione allo specifico contesto normativo in cui si inserisce. Nella legge elettorale appena approvata il limite del 20 per cento dello scostamento non costituisce una misura media, bensì il limite massimo che va considerato alla luce degli altri stringenti criteri direttivi contenuti nella norma di delega, tra i quali ricordo quello della coerenza del bacino territoriale di ciascun collegio nonché dell'integrità del territorio comunale e dell'omogeneità dei collegi per i profili economico-sociali e storico-culturali. Il Governo è peraltro vincolato dalla norma di delega, tenuto conto dell'alto contenuto tecnico dell'intervento di definizione dei collegi, ad avvalersi di una commissione composta da esperti della materia di alto profilo scientifico e affidata alla responsabilità del presidente dell'Istat.

Quanto alla richiesta di trasmettere alle Camere il lavoro propedeutico svolto da un gruppo tecnico operante presso la Presidenza del Consiglio ai sensi del DPCM 23 ottobre 2017, non è previsto dal provvedimento istitutivo che tali atti, meramente preparatori al lavoro della commissione, siano oggetto di trasmissione al Parlamento. Va peraltro rilevato che il procedimento di definizione dei collegi elettorali prevede l'intervento delle Camere attraverso l'espressione del parere delle competenti Commissioni parlamentari sullo schema di decreto legislativo.

Infine, quanto all'approvazione della legge elettorale nell'attuale fase conclusiva della legislatura, evidenzio che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 35, depositata lo scorso 9 febbraio, ha rilevato che la Costituzione esige che i sistemi elettorali adottati per i due rami del Parlamento non ostacolino, all'esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee. La necessità di intervenire sul quadro normativo, quindi, era direttamente collegata a questo pronunciamento.

PRESIDENTE. Il collega Danilo Toninelli ha facoltà di replicare.

DANILO TONINELLI. Presidente, la ringrazio. Le sue parole, Ministro Minniti, prendono in giro gli italiani e calpestano la democrazia. Qui abbiamo un articolo del Corriere della Sera, a firma Verderami, che dice, testuali parole: fonti autorevoli descrivono un clima di grande collaborazione tra il Ministro Minniti - cioè lei -, il capogruppo azzurro Romani - uno condannato in via definitiva per peculato, cioè ha rubato soldi pubblici - e il vicesegretario del Carroccio, Giorgetti. Lei ha smentito e ci aspettiamo che non faccia come la sua collega sottosegretario alla Presidenza, la signora Boschi, che diceva che De Bortoli non diceva la verità ma non l'ha mai querelato: quereli Verderami, Ministro Minniti.

Poi abbiamo una seconda cosa: noi l'abbiamo sempre detto che i collegi l'avreste disegnati voi, e voi dite che avete creato, con questo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, una commissione che fa una pre-istruttoria per quella commissione che voi dovreste nominare e che dovrebbe essere indipendente perché è con i collegi. Dal disegno di quei collegi dipende chi verrà o chi non verrà eletto, lo sappiamo perfettamente; lo sappiamo noi e lo sanno i cittadini. Ma lei sa chi avete nominato? Tra i tecnici di questa pre-commissione c'è una capolista del Partito Democratico alle ultime elezioni di Napoli: che bei tecnici che avete! Quindi, Ministro, le diciamo che, se quella parte della Commissione cosiddetta di Venezia afferma che la forbice tra il massimo e il minimo, non media, debba essere al 10 per cento, voi nella delega che avete ricevuto da questo Parlamento ci potete stare. Le chiediamo anche di rispettare sempre quella Commissione, il codice di buona condotta in materia di legge elettorale, cioè permettere di monitorare, da parte dei gruppi parlamentari, i lavori di quella Commissione. Le chiediamo anche magari di rendere pubblici i lavori di quella pre-commissione pre-istruttoria che avete già formato, perché altrimenti, signor Ministro, anche questa volta avremo ragione noi, perché il vostro modo di operare è lo stesso di chi fa le ammucchiate di convenienza con tanto di impresentabili - come è successo in Sicilia, con un arrestato dopo quarantotto ore - solo per frodare gli elettori e rubare il loro voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte alla revisione della normativa in materia di misure alternative al carcere, anche in considerazione di recenti casi di violenza sessuale nei confronti di minorenni – n. 3-03341)

PRESIDENTE. La deputata Barbara Saltamartini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03341 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, signora Ministro, come lei saprà, lo scorso 10 maggio due ragazze di 14 anni sono state tratte in trappola e drammaticamente violentate e stuprate da due bosniaci. Uno di questi, famoso e conosciuto sui social come “Alessio il sinto”, risulterebbe già essere stato raggiunto da alcuni provvedimenti a carico di precedenti commessi come autore di reati contro il patrimonio, e sarebbe stato lui quello che avrebbe usato violenza nei confronti delle due ragazze. Questa persona risulterebbe altresì aver minacciato la madre di una delle due al solo scopo di ottenerne il silenzio. Entrambi risiedevano in un campo rom del comune di Roma, nel VI Municipio. Quanto è avvenuto dimostra quanto sia urgente procedere a un maggiore monitoraggio e a una maggiore vigilanza dei campi. Soprattutto, chiediamo al Governo quali iniziative intenda assumere per rivedere le norme concernenti le misure alternative al carcere, che di fatto consentono a determinati soggetti la libertà di agire e di continuare a delinquere macchiandosi di reati sempre più gravi.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi fornitimi dal Ministro della giustizia, che è impossibilitato a intervenire. In riferimento ai fatti oggetto dell'interrogazione, esprimo intanto la mia profonda solidarietà alle giovani vittime e manifesto la più ferma condanna per atti di violenza di una tale gravità.

Per i gravissimi fatti per cui si procede risulta che gli indagati, che formalmente sono incensurati - formalmente incensurati -, entrambi infraventunenni, si trovavano in stato di custodia cautelare per i reati di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona in virtù di un'ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Roma.

Nell'ambito del procedimento alle vittime è stata prestata ogni forma di assistenza, psicologica, legale, e ne è stata assunta la testimonianza nelle forme dell'incidente probatorio protetto. In attesa delle determinazioni della magistratura, va qui ribadito il costante impegno del Governo nella repressione di tali forme di violenza, sia attraverso il potenziamento del sistema preventivo e sanzionatorio, sia attraverso il complesso delle misure di tipo multidisciplinare che ampiamente sono state illustrate nella trattazione delle mozioni, che proprio ieri quest'Aula ha approvato.

Sul versante della tutela delle vittime, il nostro sistema penale e processuale si è sempre più affinato nel corso della presente legislatura e assicura un livello rafforzato di tutela in tutte le fasi procedimentali, incluso il momento dell'esecuzione della pena. Proprio a quest'ultimo riguardo, l'attuazione della delega al Governo per la riforma dell'ordinamento penitenziario rappresenta la sede ideale affinché siano contemperate, in aderenza alla delega, nella maniera più equilibrata, le esigenze di sicurezza delle vittime con quelle di reinserimento sociale dei condannati, sotto il profilo della revisione delle modalità e dei presupposti di accesso alle misure alternative al carcere, con riferimento sia ai presupposti soggettivi, sia ai limiti di pena. Sul versante della sicurezza pubblica, è costantemente assicurato il controllo del territorio, anche con riguardo agli insediamenti di campi rom. Inoltre, i servizi di prevenzione sono rimodulati e intensificati nel corso di riunioni tecniche periodiche interforze, alla luce delle criticità riscontrate di volta in volta attraverso piani mirati di controllo e specifiche strategie. Ulteriori risorse volte rafforzamento della sicurezza della collettività potranno essere rese disponibili anche all'esito della riorganizzazione del Corpo della polizia penitenziaria, che è in corso di definizione.

PRESIDENTE. La collega Saltamartini ha facoltà di replicare.

BARBARA SALTAMARTINI. Io ringrazio il Ministro anche per l'espressione di una solidarietà nei confronti di queste due ragazze, che, purtroppo, molti pochi hanno dato, in questi giorni, a distanza di ore da questo drammatico ed ennesimo episodio che ha vissuto Roma, la mia città. Una solidarietà che io mi sarei aspettata anche dal sottosegretario con delega alle pari opportunità, la sottosegretaria Maria Elena Boschi, che non ci ha voluto mettere la faccia neanche in questo caso, come non ce l'ha messa ieri quando non è venuta in quest'Aula, quando si discuteva di contrasto alla violenza sulle donne, quindi una cosa a nostro parere gravissima. Quindi, la solidarietà che lei, oggi, dà alle ragazze sicuramente è un atto in più, che era dovuto e doveroso.

Rispetto a questo, la Lega ha presentato parecchie proposte di legge, che vanno proprio nella direzione di rivedere quelle che sono alcune delle misure alternative al carcere: una su tutte, la castrazione chimica. Chi si macchia di simili reati, non deve poterne più commettere, così come chi si macchia di simili reati, non deve avere alcuno sconto di pena e, soprattutto, magari, non poter accedere al rito abbreviato - un'altra delle nostre proposte che è in discussione proprio in questi minuti in Commissione giustizia - al fine di evitare, appunto, quegli sconti di pena che fanno doppiamente male alle vittime e che violentano ancora una volta le vittime. Ma non sappiamo se da questo Governo avremo queste risposte, temiamo di no (Applausi dei deputati del gruppoLega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Iniziative per il rilancio della fondazione Idis e dell'area di Bagnoli, anche al fine di salvaguardare la stabilità occupazionale del personale – n. 3-03342)

PRESIDENTE. Il collega Arturo Scotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03342 (Vedi l'allegato A).

ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro De Vincenti, è proprio di queste ore, successive al deposito dell'interrogazione, la diffida da parte della regione Campania al consiglio d'amministrazione della Fondazione Idis, che gestisce le attività e il patrimonio Città della Scienza. Si è prodotto, nel corso degli ultimi cinque mesi, un dato molto preoccupante: l'interruzione delle retribuzioni dei lavoratori e l'occupazione, da parte dei lavoratori stessi, di quella struttura, che ormai prosegue da due settimane.

Noi ci auguriamo che questa diffida riesca almeno a scongelare lo stallo amministrativo e gestionale che si è prodotto nelle ultime settimane, ma è di vitale e prioritaria importanza, signor Ministro, per le famiglie e i lavoratori, competenti e qualificati, di quella struttura, riuscire a dare uno sbocco definitivo a Città della Scienza, che in quell'area, che lei conosce bene, ha un valore strategico e simbolico.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto all'attenzione di questa Assemblea un tema di grande rilievo. Come è noto, l'area dove sorge il complesso di Città della Scienza, di proprietà della Fondazione Idis, ricade nell'area di rilevante interesse nazionale, comprensorio Bagnoli-Coroglio. Su quest'area è stata presentata una proposta di programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana, successivamente aggiornata anche a seguito dell'accordo interistituzionale sottoscritto, come ricordano gli onorevoli interroganti, tra il Governo, la regione Campania e il comune di Napoli, in data 19 luglio 2017 e successivamente condiviso e recepito nell'ambito della cabina di regia del 4 agosto scorso.

Per Città della Scienza, nell'ambito del suddetto accordo, su richiesta del comune di Napoli è stata sviluppata una proposta che prevede di acquisire al lungomare tutte le aree di sedime dei volumi incendiati, lasciando lungo il percorso fronte mare solo i ruderi dell'antica vetreria. Pertanto, è stato deciso di costruire il nuovo Science Center alle spalle dei volumi esistenti, in area ex Italsider, oggi di proprietà Invitalia, adiacente al grande parco urbano che verrà realizzato all'interno dell'area, con la condizione che avvenga il relativo scambio di proprietà delle aree tra Fondazione e Invitalia. Ai fini della bonifica, come riportato anche dalla medesima Fondazione Idis in numerose note, la stessa Fondazione sta proseguendo nelle attività previste nel progetto di bonifica. Tra l'altro, segnalo che, con riguardo agli interventi per il comprensorio Bagnoli-Coroglio, è stato recentemente previsto un ulteriore finanziamento di 27 milioni di euro in allegato alla legge fiscale attualmente all'esame del Senato.

Per quanto attiene a quanto specificamente richiesto dagli onorevoli interroganti, la regione Campania, alla quale spetta la vigilanza sulla Fondazione, ha assicurato di essere attivamente impegnata in un percorso che conduca a ristabilire le condizioni di regolarità amministrativa e finanziaria, indispensabili a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e un rilancio dell'attività della stessa Fondazione, che sicuramente è ritenuta, sia dalla regione Campania, che dal Governo, di rilievo importante anche per il futuro dell'area di Bagnoli e del progetto di rigenerazione urbana dell'area di Bagnoli. Il Governo, pertanto, si impegna, nell'ambito delle proprie competenze, a seguire con attenzione questa vicenda, tenendo costantemente informato il Parlamento.

PRESIDENTE. Il collega Scotto ha facoltà di replicare per due minuti.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Ministro, la ringrazio per la risposta, le preoccupazioni tuttavia permangono. Siamo felici che il Governo seguirà direttamente questa vicenda e terrà il Parlamento informato, ma lei sa benissimo il valore politico, culturale e simbolico di Città della Scienza. È stata un seme di rigenerazione di quell'area alla fine della stagione lunga dell'Italsider e, purtroppo, il 4 marzo del 2013 quell'area venne incendiata e dentro quelle fiamme rischiava di bruciare una grande speranza per la città. Ci sono stati momenti importanti di ricostruzione, l'inaugurazione di Corporea e aspettative che sembrano concretizzarsi, ma tuttavia bisogna evitare che le lancette dell'orologio tornino indietro. E bisogna riuscire a immaginare per quell'area, oltre alla salvaguardia del lavoro, che c'è uno sviluppo, una prospettiva che riesca ad essere in qualche modo un'occasione di rilancio per l'intera città. Le avanzo una proposta, signor Ministro: nel rispetto degli accordi già presi e delle soluzioni urbanistiche già assunte, che, come ebbi già a dire qualche tempo fa, non mi convincevano del tutto rispetto allo spostamento dell'area della Città della Scienza, è necessario immaginare un futuro, che non può essere soltanto lasciato nelle mani del territorio.

Se si fa Human Technopole a Milano, sulla ricerca medica, biotecnologica e alimentare, occorre immaginare anche su Napoli un investimento simile, con quella prospettiva e quella dimensione, magari rispetto al grande tema della transizione ecologica, al grande tema della ricerca sulle risorse naturali. Da Human Technopole a Earth Technopole…

PRESIDENTE. Collega…

ARTURO SCOTTO. …è così difficile immaginarlo al sud, nel Mediterraneo? È così difficile che anche il Governo di questo Paese assuma questo tema? Ho concluso. Il Presidente Macron, che viene molto spesso omaggiato dal segretario del suo partito, sembra ispirarsi ad una linea …

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il tempo.

ARTURO SCOTTO. …molto chiara: dare risorse per la transizione ecologica, 53 miliardi in cinque anni. Si faccia lo stesso in Italia e nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

(Iniziative in ambito europeo a sostegno della proposta di revisione dei criteri di ripartizione dei fondi strutturali della prossima programmazione e iniziative volte a ripristinare un vincolo di destinazione a favore del Mezzogiorno per le risorse per le politiche di coesione territoriale – n. 3-03343)

PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03343 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. In Italia, in particolare nel Mezzogiorno, tutti gli indicatori mostrano una situazione estremamente preoccupante, specie dal punto di vista del reddito e della disoccupazione giovanile, ma anche per la qualità delle amministrazioni regionali. Secondo la stessa Commissione dell'Unione europea, tali regioni, tra cui appunto, quelle del Mezzogiorno d'Italia - il rapporto Svimez dell'altro giorno parla chiaro -, non sono abbastanza avanzate da essere autonome per poter competere.

Sulla base di questi dati, la Commissione ritiene opportuni tre interventi da mettere in atto nel prossimo quadro pluriennale di sostegno - quindi, dal 2020 in poi -, tra cui la modifica degli attuali criteri di ripartizione dei fondi strutturali tra gli Stati membri: non più solo il reddito pro capite come avviene oggi, ma anche l'età e la composizione della popolazione, i cambiamenti climatici, la disoccupazione, il tasso di migrazione.

Questa modifica comporterebbe una diminuzione delle risorse destinate all'est Europa, con conseguente aumento di quelle destinate agli Stati membri dell'Unione europea. Signor Presidente, parliamo del fatto che le cifre stimate che dovrebbero venire in più, se fossero adottati questi criteri da parte dell'Unione europea, ammontano a circa 10 miliardi ulteriori.

PRESIDENTE. Grazie.

ROCCO PALESE. Chiediamo se il Ministro interrogato intenda sostenere con ogni mezzo in sede europea la proposta di modifica dei criteri di ripartizione dei fondi strutturali della prossima programmazione…

PRESIDENTE. Grazie.

ROCCO PALESE. …e se intenda, poi, mantenere, ripristinare l'85 per cento di assegnazione di queste risorse alle regioni del Mezzogiorno e il restante 15 per cento…

PRESIDENTE. Grazie. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere. Cerchiamo di stare nei tempi, per favore.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli interroganti anche con il loro quesito mi consentono di illustrare la posizione italiana nell'ambito dell'intenso dibattito in corso in sede europea sul futuro delle politiche di coesione. A tal proposito, intendo sottolineare in questa sede che la posizione italiana è quella di sostenere con assoluta fermezza la necessità di una conferma, anche nel futuro ciclo di programmazione, delle dimensioni complessive della politica di coesione, considerato che questa costituisce la politica europea avvertita come la più vicina ai cittadini e ai loro bisogni reali. Per questo abbiamo chiesto in sede europea che questa politica non soltanto sia confermata in valore assoluto, se non addirittura rafforzata, ma che debba essere più semplice in termini di regole che sovrintendono alla relativa gestione, addivenendo, quindi, ad un'armonizzazione del quadro regolatorio rispetto ad altri strumenti europei a disposizione. In merito a tale esigenza di semplificazione, abbiamo registrato una forte condivisione da parte di molti Stati membri. Per questo continueremo a ribadirla in ogni sede opportuna.

Attualmente, il dibattito sul futuro della coesione è ancora aperto a livello europeo, visto che la Commissione presenterà un proprio documento su obiettivi e metodologia di riparto dei fondi strutturali nel corso del primo semestre 2018. L'Italia, quindi, è costantemente impegnata a vigilare affinché le scelte che saranno prese non siano penalizzanti per il nostro Paese e consentano, anzi, di assicurare misure in grado di colmare sempre più il divario esistente tra le regioni del Mezzogiorno e il resto del Paese.

Riguardo ai criteri su cui si sta discutendo in sede europea circa il riparto delle risorse, stiamo facendo le nostre valutazioni, anche con apposite simulazioni, per verificare che l'introduzione di nuovi criteri abbia effetti positivi per il nostro Paese e, quindi, la nostra posizione corrisponderà, poi, ai risultati di queste simulazioni che stiamo facendo.

Per quanto attiene al riparto percentuale dei fondi nazionali del Fondo sviluppo e coesione, attualmente pari all'80 per cento a favore del Mezzogiorno e al 20 per cento a favore delle regioni del centro-nord, è utile ricordare che tale riparto risulta, a livello percentuale, più elevato rispetto a quello degli analoghi fondi europei 2014-2020, che risultano rispettivamente 70 e 30 per cento.

In ogni caso, in considerazione del fatto che, come evidenziato in precedenza, il quadro europeo di riferimento per il prossimo ciclo di programmazione non è stato ancora delineato, anche con riguardo ai criteri di individuazione delle aree in ritardo di sviluppo, ritengo che sia prematuro affrontare questa tematica specifica in considerazione del fatto che l'individuazione delle migliori soluzioni per assicurare il corretto equilibrio nel riparto dei fondi tra le diverse aree del nostro Paese potrà avvenire solo una volta che sarà compiutamente definito il quadro europeo di insieme.

PRESIDENTE. Il collega Palese ha facoltà di replicare. Ricordo che ha due minuti. Prego.

ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Sono parzialmente soddisfatto della risposta che ha fornito qui il Ministro. Soddisfatto perché ha ribadito che, in sede europea, sostanzialmente, il Governo italiano è impegnato a sostenere che i criteri con cui finora sono state assegnate le risorse dal bilancio europeo per le politiche di sviluppo e coesione vadano cambiati. Peraltro, noi siamo veramente un Paese a cui l'Europa deve molto, non solo come socio fondatore, ma perché noi come Paese partecipiamo al bilancio della comunità europea, versando delle cifre nettamente superiori rispetto a quelle che vengono riassegnate al nostro Paese. Quindi, io sono soddisfatto per questo tipo di impegno. Mi auguro che ci sia un impegno, una forza da parte del Governo del nostro Paese molto più evidente, molto più pregnante, per esempio, rispetto alla situazione degli NPL, in cui stiamo subendo di nuovo una penalizzazione senza precedenti unilaterale o rispetto a pure alla situazione dell'Agenzia del farmaco.

Per quello che riguarda, invece, la parte della programmazione dei criteri, cioè la parte nostra endogena, non sono soddisfatto, perché, signor Ministro, signor Presidente, non è per niente prematuro: dobbiamo iniziare già a valutare adesso, a predisporre sin d'ora quelle che sono le programmazioni, quelli che sono i criteri e quant'altro, perché i dati parlano chiaro. Queste risorse, i fondi strutturali, sono assegnati alle aree, alle regioni cosiddette una volta dell'Obiettivo 1, che sono in difficoltà e, quindi, lo Stato ha un doppio compito insieme all'Europa: quello di far destinare queste risorse, farle spendere bene, farle spendere nei tempi dovuti. Noi, come Forza Italia, riteniamo che questa sia la strada che perseguiremo, che abbiamo sempre perseguito e che continueremo a perseguire.

(Iniziative volte ad intensificare l'azione di contrasto del caporalato in agricoltura, con particolare riguardo alla filiera del pomodoro – n. 3-03344)

PRESIDENTE. Il collega Sani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio n. 3-03344 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA SANI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, è trascorso un anno dall'approvazione della legge n. 199 sul contrasto al caporalato: una legge fortemente voluta da lei, dal Governo e sostenuta con convinzione dal Partito Democratico. La legge si fonda sostanzialmente su due pilastri: uno repressivo, che ha funzionato bene per aumento ed efficacia dei controlli, per la stessa ammissione di organizzazioni sindacali; l'altro preventivo, più articolato e complesso, che comprende anche la cosiddetta rete del lavoro di qualità. In particolar modo, su quest'ultimo aspetto, anche rispetto alla filiera del pomodoro, le chiediamo quali iniziative intenda promuovere a tutela dei lavoratori, delle aziende agricole oneste, che sono la stragrande maggioranza del tessuto agricolo nazionale, e del made in Italy agroalimentare italiano.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a un anno dall'entrata in vigore della legge sul contrasto al caporalato, effettivamente, i risultati ottenuti sono molti, in particolare sul versante della repressione, come è stato richiamato. Abbiamo rafforzato concretamente gli strumenti penali per la tutela effettiva delle lavoratrici e dei lavoratori. Do due dati importanti: l'aumento dell'occupazione in agricoltura del 5 per cento e, soprattutto, l'aumento dei contributi versati in agricoltura del 7 per cento. Sono indicazioni che, secondo me, segnalano l'importanza del lavoro messo in atto, anche attraverso la legge di contrasto al caporalato.

Il Governo è ulteriormente impegnato a rafforzare queste azioni: proprio due settimane fa abbiamo aperto questa seconda fase di sperimentazione, in particolare, di modelli di incontro fra domanda e offerta più efficaci per il coinvolgimento delle organizzazioni agricole e sindacali. Abbiamo proposto di partire da Foggia come luogo simbolo cruciale per la presenza di migliaia di aziende agricole che rispettano la legge e che subiscono la concorrenza, spesso sleale, di chi sfrutta.

Posso comunicare, qui, oggi, che si è svolta proprio oggi, a Foggia, la riunione preliminare della prima sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, proprio nel senso delle indicazioni che anche l'interrogante richiamava.

Voglio anche aggiungere che, proprio oggi, per lavorare sulla trasparenza di filiera, in particolare, nel comparto del pomodoro, proprio questa mattina, al Ministero, abbiamo riunito le organizzazioni agricole sindacali, l'industria, la grande distribuzione, i soggetti del terzo settore, tutti insieme per rilanciare un impegno comune su questo fronte. Si tratta di tutelare una delle esperienze agricole più rappresentative del made in Italy, difendendo la credibilità e isolando chi sfrutta e si pone chiaramente fuori dalle regole. A questo scopo, abbiamo dato vita a un gruppo di lavoro ristretto tecnico, che individui rapidamente strumenti più efficaci per la totale tracciabilità dei prodotti in vista della prossima campagna di raccolta; nella stessa direzione va anche il decreto interministeriale, che abbiamo già firmato, per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine dei derivati del pomodoro. Mi pare che sia un complesso di azioni nuove, straordinarie, che dà conto dell'attività del Governo a tutela del buon lavoro in agricoltura, della dignità dei lavoratori e, in generale, a sostegno di un comparto strategico per lo sviluppo del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il collega Oliverio ha facoltà di replicare.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, ringrazio, innanzitutto, il Ministro Martina e tutto il Governo per i risultati conseguiti nella lotta per contrastare il caporalato, un fenomeno che nessuno, finora, era riuscito a fermare, una piaga che vive e si alimenta con la violenza, il sopruso e che coinvolge direttamente le bande della criminalità, comune e organizzata. Un plauso va alle forze dell'ordine e alla magistratura per le operazioni di contrasto di questi ultimi mesi. È assolutamente positiva l'iniziativa di rilanciare ancora sul fronte della prevenzione; è questa la sfida che pone anche la legge che abbiamo fortemente voluto lo scorso anno. L'avvio della sperimentazione della Rete di lavoro agricolo di qualità a Foggia è un segnale molto positivo, perché dimostra l'impegno concreto per aiutare le imprese agricole oneste e dare più opportunità ai lavoratori.

Il mondo agricolo italiano è in prima linea nella battaglia per il rispetto dei diritti e per la legalità. Il caporalato conta un esercito di 400 mila arruolati, sono gli invisibili della terra, i fantasmi in nero, le braccia armate dell'agricoltura, quelli che lavorano da sfruttati senza mai fermarsi, per una manciata di euro. Ma dobbiamo puntare i riflettori anche su quello che si può definire il caporalato bianco, una forma silenziosa, ma devastante, di sfruttamento, che subiscono le imprese agricole, costrette, da un sistema speculativo impietoso, a vendere i prodotti agroalimentari sottocosto, a condizioni e a prezzi inaccettabili. A Rosarno, ancora, per comprare un caffè occorre vendere 12 chilogrammi di arance. È un sistema sul quale si devono, ora, concentrare il Governo e il Parlamento.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Abbiamo avviato efficacemente il percorso per battere il caporalato, grazie ad una serie di norme durissime, chiare, applicabili in ogni caso, ora non dobbiamo abbassare la guardia e continueremo sulla strada della legalità, a difendere le imprese oneste e a migliorare la produzione agroalimentare italiana. Grazie, signor Presidente, anche per la pazienza di questo ulteriore minuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Si figuri.

(Iniziative volte a indennizzare i pescatori dell'area di Ostia, penalizzati dalla impraticabilità del canale di Fusano – n. 3-03345)

PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03345 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FABIO RAMPELLI. Ministro, negli anni Trenta a Roma fu realizzato un canale artificiale profondo più di 5 metri per collegare il fiume Tevere al Mar Tirreno, all'altezza, per l'appunto, di Ostia, un porto canale affiancato da un grazioso borghetto a uso dei pescatori, per agevolare il lavoro legato al mare. Negli ultimi dieci anni, le attività di pesca, di porto e di turismo culturale collegate con la riserva marina di Tor Paterno hanno subito danni ingenti a causa del graduale e, ora, totale insabbiamento del canale stesso, a causa della mancanza di manutenzione da parte dell'amministrazione pubblica. Tre quarti di giornate lavorative in meno, tre quarti di guadagni in meno. Chiediamo di sapere come si intenda agire, come intende agire il Governo per indennizzare le aziende penalizzate dalla inefficienza pubblica.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli colleghi, con la doverosa premessa che gli interventi di manutenzione delle strutture portuali sono affidate alle cure di altre amministrazioni, in particolare, di quelle locali territorialmente competenti, ricordo che con il decreto-legge n. 91 del 2017 sono stati stanziati, per l'anno in corso, 7 milioni di euro per indennizzare i lavoratori del settore, nelle ipotesi di arresto temporaneo delle attività di pesca, diverse dal fermo obbligatorio. In questa fattispecie può rientrare quella relativa al Canale dei Pescatori di Ostia. Pertanto, nel decreto interministeriale previsto per dettagliare i casi specifici, a cui fa riferimento la legge, potranno essere prese in considerazione casistiche come quelle oggetto dell'interrogazione.

PRESIDENTE. Il collega Rampelli ha facoltà di replicare.

FABIO RAMPELLI. Ringrazio del suggerimento, Ministro. Immagino che in qualche maniera sia indirizzato, questo suggerimento, alle autorità comunali competenti ovvero anche a quelle regionali, perché le competenze sul dragaggio ricadono pure sulla regione, in questo caso, la regione Lazio. Tuttavia, il problema esiste e non mi risulta che, fin qui, ci sia stata la capacità di risolverlo; problema, tutto sommato, abbastanza facile; insomma, non parliamo di opere megagalattiche, lunghe nel tempo da realizzarsi, con progettazioni chissà quanto complesse, parliamo di un semplice dragaggio di un canale artificiale lungo pochi chilometri e profondo, appunto, cinque metri che, in questo momento, è calpestabile, per capire la drammaticità del problema e quanto sia stato trascurato nel corso del tempo, degli ultimi anni in particolare. Quindi, noi le chiediamo, comunque, di prendere contatto con l'amministrazione comunale, con la sindaca Raggi, in particolare, affinché questo problema possa essere risolto, perché se addirittura esistono, come lei ci ha comunicato, delle possibilità di indennizzo per delle attività produttive legate al mare che sono di fatto interdette, perché chi abita a ridosso di questo canale, di fatto, è prigioniero della sabbia, penso che sia opportuno che chi ha questa competenza, questa autorità e questo potere intervenga per dare agio e ristoro a cittadini che sono incolpevoli di questa situazione, ma che non possono lavorare e, quindi, non possono portare i soldi a casa per le proprie rispettive famiglie.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto “Marsilio Ficino” di Figline e Incisa Valdarno, Firenze, che seguono i nostri lavori dalle tribune.

(Chiarimenti sulla mancata applicazione delle soluzioni del cosiddetto decreto Clini-Passera, volte ad evitare il transito delle grandi navi nel canale della Giudecca a Venezia – n. 3-03346)

PRESIDENTE. La deputata Serena Pellegrino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Marcon ed altri n. 3-03346 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Ministro, nonostante il decreto Passera-Clini di cinque anni fa, le navi continuano a oltraggiare la laguna di Venezia, uno degli ecosistemi ambientali, storici e culturali più delicati e complessi. Con questa interrogazione noi volevamo sollecitarvi positivamente a ragionare su un progetto che tenesse in considerazione tutte le variabili, comprese le proposte a basso impatto ambientale e, anche, economico, come quello fuori dalle bocche di porto, che ha già ottenuto la valutazione di impatto ambientale. Ma, ieri, il cosiddetto Comitatone ha riempito le pagine dei giornali e ci ha comunicato che è stato approvato l'ennesimo progetto divoratore di servizi eco-sistemici a favore dei tanto redditizi dragaggi. Ci auguriamo che nella sua risposta non ci sia l'avvallo di questo ennesimo regalo alle infrastrutture utili solo a chi le realizza, con megalitici e megalomani appalti, con il ringraziamento delle grandi navi che continueranno a sfilare ancora per quattro anni nel magnifico canale della Giudecca.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Ministero dell'ambiente ha più volte ribadito, negli incontri istituzionali, che l'individuazione di vie di navigazione alternative ai canali di San Marco e Giudecca è necessaria e indispensabile per dare piena attuazione al decreto Clini-Passera del 2 marzo 2012, ricordato anche dall'onorevole interpellante. Proprio ieri, come è noto, si è riunito il Comitato interministeriale per Venezia.

È stata valutata, tra l'altro, la possibilità di riesaminare l'impianto del decreto stesso, laddove indica la necessità di individuare vie di navigazione praticabili, alternative al canale della Giudecca, per il raggiungimento della marittima, coinvolgendo anche altre aree comprese nell'ambito della circoscrizione demaniale marittima, di competenza dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, che, nel contesto del nuovo assetto organizzativo dell'attività portuale, appaiono oggi raggiungibili in piena sicurezza. L'atto di indirizzo, emerso all'esito dell'incontro, rappresenta sicuramente un punto di equilibrio convincente tra la prioritaria tutela ambientale, lo sviluppo territoriale e l'attività imprenditoriale che contraddistingue Venezia, ed è il frutto - io credo - di un ottimo lavoro congiunto da parte delle istituzioni interessate.

La soluzione adottata dal Governo, condivisa con i principali enti territoriali coinvolti, è quella proposta dall'Autorità portuale, secondo cui l'ingresso delle grandi navi non sarà più previsto dalla bocca di porto del Lido, ma avverrà dalla bocca di porto Malamocco, fermandosi a Marghera, senza interferire con il traffico commerciale e consentendo alle attività di coesistere. In questa fase, in attesa che venga organizzato il porto di Marghera, verranno messi in atto, da parte dell'Autorità marittima, una serie di azioni volte a fissare nuovi criteri oggettivi che tengano conto di tutte le variabili architettoniche, paesaggistiche e ambientali, allo scopo di preservare l'intero ecosistema della laguna. Il mio Ministero continuerà ad operare, assieme alle altre istituzioni competenti, con lo stesso livello di attenzione, avendo ben chiaro l'obiettivo principale: un attraversamento sostenibile di Venezia da parte delle grandi navi che non pregiudichi ma anzi valorizzi ancora di più la straordinaria attrattiva di una città unica, ammirata in tutto il mondo, senza chiaramente mettere a repentaglio la sicurezza ambientale della laguna.

PRESIDENTE. Il collega Marcon ha facoltà di replicare.

GIULIO MARCON. Grazie Presidente. Signor Ministro, non siamo soddisfatti della sua risposta. Ricordo che sono passati 1.835 giorni dall'emanazione del decreto “Clini-Passera”, che è stato ricordato, e non è stato fatto niente fino a oggi. Sono passati 1.351 giorni da quando lei è stato nominato Ministro dell'ambiente, e in questi 1.351 giorni, per il canale della Giudecca sono passate 8.106 grandi navi. Diciamo che ce la siamo presa comoda, perché il comitato di ieri, dopo tanto tempo, come ricordava lei, ha fatto un atto di indirizzo, senza però una comparazione dei vari progetti. Ricordo che c'era una mozione, approvata al Senato, che chiedeva al Governo di comparare diversi progetti e, da quanto ci dice lei, questo non è stato fatto. Io sarei meno trionfalistico di lei. Diciamo che ci sono quattro cose che non vanno bene nel progetto che avete individuato con l'atto di indirizzo.

Primo, che per dare attuazione a questa soluzione si dovrà scavare, continuare a scavare, il canale dei Petroli, si dovrà allargare probabilmente; e ricordo che si chiama canale dei Petroli e non delle ginestre, perché in questi anni quel canale ha visto depositare sostanze tossiche e fanghi che sarebbe meglio non smuovere. In laguna non bisogna più scavare, questo è il punto fondamentale. Secondo, il progetto non ha ovviamente ancora ottenuto la valutazione di impatto ambientale, ed è un po' sintomatico che, insomma, anche da parte del Ministro dell'ambiente, non ci sia stato nessun cenno a questa necessità, a cui sicuramente bisognerà adempiere, ma che attualmente non c'è. Terzo, quelle navi passeranno accanto a siti industriali a rischio. È vero che già ci passano le navi commerciali, ma, se a queste aggiungiamo le navi passeggeri, ci sarà un ingorgo, un ingorgo vero e proprio, e questo aumenterà i rischi per quei siti industriali. Quarto - e questa era anche la preoccupazione dei sindacati -, si trasformerà Porto Marghera in una sorta di hub turistico, insomma un'incentivazione a quel modello di gigantismo turistico che non ha fatto certamente bene a Venezia.

C'erano soluzioni alternative? Sì, la collega Pellegrino lo ricordava. C'era la possibilità di avere una soluzione fuori dalla laguna, ma questa soluzione non è stata esperita, non è stato valutata, e questo è molto grave. Per cui, noi pensiamo che la soluzione che avete trovato è peggio della situazione esistente, per certi versi. Pensiamo che l'unica soluzione sia, come dice il decreto “Clini-Passera”, impedire che le navi entrino nella laguna e continuare a lavorare per quella soluzione che noi auspichiamo: portare le navi fuori dalla laguna, creare un porto, una soluzione appunto fuori dalle bocche di porto, ed evitare quel modello di gigantismo turistico che ha rovinato Venezia e la laguna in questi anni, e salvaguardare un ecosistema…

PRESIDENTE. Concluda.

GIULIO MARCON. Concludo. Un ecosistema lagunare che non può tollerare più altri scavi, altri canali e soprattutto lo scavo di canali, che…

PRESIDENTE. La ringrazio.

(Chiarimenti in ordine all'autorizzazione integrata ambientale concessa alla Fluorsid di Cagliari – n. 3-03347)

PRESIDENTE. Il deputato Samuele Segoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03347 (Vedi l'allegato A).

SAMUELE SEGONI. Presidente, la Fluorsid è un'industria chimica ricompresa tra le attività a rischio d'incidente rilevante, ubicata ad Assemini, vicino Cagliari. Alternativa Libera, come gruppo locale e come componente parlamentare, si è sempre interessata delle attività di questa industria, che non ci sembra sia supportata, a livello di attività, da un iter autorizzativo regolare. Noi ravvisiamo delle gravi mancanze e criticità nell'iter autorizzativo.

Inoltre, recentemente la magistratura ha aperto dei fascicoli, ipotizzando disastro ambientale, emissioni in aria non controllate e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. E ricordo che stiamo parlando di produzione di acido solforico e di scarti come anidride solforosa, quindi sostanze estremamente pericolose. Siamo quindi a sollecitare una riesame approfondito, in ordine alle prescrizioni dell'autorizzazione, che - ripeto - non ci sembra affatto regolare.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente, con riferimento alle questioni poste dall'onorevole interrogante, va osservato innanzitutto che lo stabilimento in questione è incluso nel novero di quelli su cui ISPRA effettua la propria attività di vigilanza e controllo, incluse ispezioni ambientali periodiche. L'istituto ha esercitato ad oggi il proprio compito di vigilanza tramite tre ispezioni ambientali eseguite nel 2017, nel corso delle quali sono state accertate alcune inadempienze. Una quarta ispezione è prevista a breve, come seguito delle precedenti.

Facendo seguito a tali attività, il mio Ministero ravvisa l'opportunità di procedere a breve ad un riesame dell'AIA relativa all'impianto in oggetto. Questo è stato autorizzato all'esercizio con decreto n. 233 del 2011, ovvero in un periodo antecedente al rilascio del provvedimento di VIA. A tal proposito va fatto presente che l'AIA non deve necessariamente richiamare tutte le prescrizioni della valutazione di impatto ambientale e viceversa. I procedimenti di valutazione di impatto ambientale e di AIA afferiscono, infatti, a diversi ambiti: il primo si focalizza sulla compatibilità con il contesto ambientale, mentre il secondo sul miglioramento, attraverso l'introduzione delle migliori tecniche disponibili, delle prestazioni ambientali di esercizio dell'attività produttiva. Inoltre, prevedono diverse modalità di verifica di ottemperanza delle specifiche prescrizioni.

Ad ogni modo, si riconosce la necessità di raccordare gli eventuali aspetti comuni, connessi ai due distinti procedimenti. Alcune prescrizioni del provvedimento di VIA del 2012 corrispondono a quelle contenute nel provvedimento di AIA antecedente, del 2011. Altre prescrizioni contenute nella VIA non sono, invece, pertinenti all'oggetto proprio dell'autorizzazione integrata ambientale, poiché riguardano, ad esempio, fasi di cantieri e monitoraggio della qualità dell'ambiente fuori dello stabilimento o impatti paesaggistici. Con riferimento al riesame, sono dunque in corso di definizione, tramite interlocuzione con ISPRA, gli specifici aspetti che dovranno essere oggetto di tale riesame, al fine di garantire che esso possa affrontare tutte le principali criticità, rilevate o sospettate.

Per completezza di informazione, aggiungo che il procedimento di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale del progetto di incremento dell'attuale assetto produttivo, attraverso il raddoppio della capacità produttiva di targa dell'impianto per la produzione di acido solforico, si è concluso con il provvedimento direttoriale del 7 agosto 2012, di esclusione della procedura VIA con prescrizioni. Alla luce di tutte le informazioni esposte, posso garantire che il mio Ministero, come ha fatto fino ad oggi, continuerà a svolgere le proprie attività con il necessario livello di attenzione.

PRESIDENTE. Il collega Segoni ha facoltà di replicare.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta puntuale, e vorrei sottolineare che, da una parte, quello che dice il Ministro è vero. Però, se il Ministero fa delle prescrizioni in sede di VIA, ci appare schizofrenico che poi, in sede di AIA, si abbia una valutazione diversa. Inoltre, sono molto soddisfatto di avere ricevuto la notizia che ISPRA, nei suoi sopralluoghi, ha rilevato delle inadempienze. Questo vuol dire che l'essersi attivati su questa situazione era fondato.

E anche accolgo con favore l'apertura del Ministero a un possibile riesame dell'istruttoria, dell'iter autorizzativo. Giacché ci siamo, io pregherei il Ministro di verificare anche la presenza dell'eventuale parere sanitario del sindaco, che ci risulta essere obbligatoria in tutto il succedersi dell'iter autorizzativo e di cui noi non abbiamo trovato traccia sul sito del Ministero che dovrebbe mettere in chiaro tutti i passaggi dell'iter burocratico. Quindi, diciamo che il mistero, per quanto ci riguarda, è sempre fitto, però ci auguriamo che a seguito di questa interrogazione sia possibile fare un po' di luce per dissiparlo almeno un po'.

(Iniziative a sostegno degli investimenti nel campo della green economy – n. 3-03348)

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Carlo Francesco Mottola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03348 (Vedi l'allegato A).

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente, e grazie Ministro. Nel nostro Paese il settore della green economy ha molte eccellenze. Sono infatti circa 385 mila le imprese che vi fanno riferimento, per un giro d'affari ormai prossimo ai 200 miliardi di euro e in grado di creare nuova occupazione come nessun altro settore industriale. Io le domando quali iniziative il Governo intenda adottare, oltre a quelle già attivate, per implementare gli investimenti per le imprese che si occupano di green economy, in modo da coniugare effetti positivi sia sull'ambiente che sullo sviluppo del tessuto produttivo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio gli onorevoli interroganti che mi consentono di fare un punto della situazione su quanto stia facendo il Governo per favorire lo sviluppo della green economy in Italia. Sono moltissime le iniziative in campo e per motivi di tempo non riuscirò ad elencarle tutte. L'ambizione che ci ha sempre animato in questi anni è affermare la trasversalità dell'ambiente nelle scelte economiche e la sostenibilità come modello di riferimento della produzione italiana, fattore trasversale di una nuova crescita economica forte e duratura in linea con gli impegni globali della Cop21 di Parigi e con gli accordi siglati a livello europeo. Sono diverse le strategie in campo, tutte coerenti con questa visione. Voglio innanzitutto citare la SEN, la strategia energetica nazionale, un testo complesso definito insieme al Ministero dello sviluppo economico che definisce l'orizzonte di cambiamento del nostro sistema energetico dei prossimi decenni, con una forte accelerazione delle fonti rinnovabili, l'incremento dell'efficienza energetica, il graduale processo di decarbonizzazione e un solido impegno per lo sviluppo delle tecnologie verdi. Si è poi di recente conclusa la consultazione sul documento strategico verso un modello di economia circolare per l'Italia. Questo documento inquadra con chiarezza lo stato corrente della green economy in Italia e le diverse iniziative che il Governo intende sostenere per facilitare la transizione verso il nuovo modello economico circolare. Va inoltre ricordata la strategia per lo sviluppo sostenibile, che ci impegna a dare concretezza agli obiettivi dell'ONU sulla sostenibilità, e, ancora, il piano di adattamento dei cambiamenti climatici e il piano clima-energia.

Tutte insieme queste strategie andranno a definire un vero e proprio piano industriale e, dunque, un percorso di indirizzo per quel tessuto imprenditoriale italiano che sta già accogliendo l'importanza dell'ambiente quale elemento di competitività sul mercato. A rafforzare il binomio tra ambiente e finanza si è recentemente costituito l'osservatorio nazionale per la finanza sostenibile, con la partecipazione di quattro Ministeri e dei principali rappresentanti del mondo finanziario. Ricordo che in questa legge di stabilità abbiamo puntato in particolare sull'eco-bonus, che già in questi anni ha dato importanti risposte. Infatti, per effetto della manovra sarà detraibile il 36 per cento delle spese per interventi di sistemazione a verde del privato. Continueremo su questa strada nella convinzione che il futuro dell'economia sia proprio nelle buone pratiche ambientali.

PRESIDENTE. Il deputato Mottola ha facoltà di replicare.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Ministro. Io non dubitavo del suo impegno né di quello del Governo e la ringrazio per questo, a nome anche di tutti i cittadini. Quello che mi preoccupa, però, sono altri fattori. Se si parla di green economy qui dentro sono tutti concordi e se se ne parla nel Paese sono tutti concordi, ma c'è un pressappochismo che invece di rassicurarmi mi allarma. In questi giorni, per esempio, ho sentito parlare di inquinamento atmosferico dovuto ai gas serra. Ora, i dati sono in effetti giustamente allarmanti, perché dal 1750 c'è stato un aumento dei gas serra fino ad oggi del 152 per cento. Però, ci si dimentica di alcuni dati, tipo quello che nel 1750 è cominciata la rivoluzione industriale; oppure di un altro piccolo dettaglio, cioè che nel 1750 la popolazione mondiale era meno di 500 milioni e oggi è più di 7 miliardi. Quindi, si escludono determinati fattori che invece sono fondamentali per voler stabilire un equilibrio tra il pianeta e l'uomo. Oggi vengono forniti alcuni dati, ed oggi quando si parla dell'eccellenza italiana naturalmente si esclude qualunque tipo di intervento genetico o di mutazione genetica sugli alimenti e tutto questo è dato per scontato da tutti. Ci si dimentica, però, soltanto di un piccolo dettaglio, cioè che una delle eccellenze italiane, il grano duro, è creato con una mutazione genetica. Questo, però, nessuno lo ricorda e sono questi i fattori che mi preoccupano di più. Mi preoccupa il pressappochismo di chi blocca la circolazione delle auto, come avviene a Roma in questi giorni, proprio nei giorni in cui cominciano le piogge che da sole lavano l'aria. Ecco, è questo pressappochismo che mi preoccupa, non l'intervento del Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Michele Bordo, Braga, Matteo Bragantini, Capelli, Antimo Cesaro, Cicchitto, D'Ambrosio, Epifani, Franceschini, Garofani, Laforgia, Marcon, Mazziotti Di Celso, Monchiero, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Polverini, Portas, Rampelli, Realacci, Sanga, Tabacci, Valeria Valente e Zampa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Coppola ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Doc. XXII, n. 81) (ore 16,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Doc. XXII, n. 81).

Ricordo che nella seduta del 6 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Avverto che non sono stati presentati emendamenti all'articolo unico del provvedimento (Vedi l'allegato A) e a norma l'articolo 87, comma 5, del Regolamento procederemo pertanto direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII n. 81)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vargiu. Ne ha facoltà, ma non vedo il collega Vargiu in Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Per oltre un anno come Commissione d'inchiesta abbiamo lavorato per inquadrare lo stato di avanzamento della digitalizzazione e dell'ammodernamento delle nostre pubbliche amministrazioni. In sintesi, il problema è che non basta né una Commissione d'inchiesta una tantum né un commissario a tempo, ma serve credere nel digitale e che siano la politica e la classe dirigente del Paese a crederci. È necessario trovare strumenti permanenti che modifichino attitudini e risultati perché, colleghi, la situazione attuale non è esattamente rosea, che è quanto emerge dai lavori della Commissione d'inchiesta…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, il tono della voce per favore. Prego.

MARA MUCCI. …perché siamo ancora mediamente nel punto in cui l'uso del digitale è inteso come conversione digitale della burocrazia analogica. Siamo al punto in cui ancora si mettono on line documenti pdf che sostituiscono i moduli di carta e dunque si esercita una banale mappatura di quelle che erano una volta le procedure analogiche. Tutto questo si traduce in burocrazia digitale. Noi Civici e Innovatori, invece, vorremmo servizi veri, che si parlano tra loro e che snelliscano il lavoro dal lato del dipendente. Evitiamo che il cittadino si trovi in mano due certificati di due comuni in cui in uno è sposato e in un altro no, perché questo è quello che avviene ancora oggi. Evitiamo che un cittadino debba ritirare a mano i referti perché una regione, in questo caso il Lazio, sospende il servizio per problemi con il sistema o perché, come accade in molte regioni, non esiste il fascicolo sanitario elettronico. Su questo, che è un progetto strategico, la Commissione d'inchiesta, infatti, vuole ulteriormente indagare, perché il risultato in questi termini è assolutamente misurabile e si chiama perdita di tempo per il cittadino, che si vede costretto a dover chiedere un permesso dal lavoro per andare a ritirare degli esami che, invece, dovrebbe avere nel proprio computer. Come Commissione d'inchiesta abbiamo dunque cercato di muoverci con un approccio organizzato, acquisendo dapprima la visione del quadro generale per poi addentrarci via via nei filoni che ritenevamo più urgenti e impellenti. La prima grave falla che abbiamo riscontrato è riferita all'Anagrafe nazionale della popolazione residente, punto su cui la Commissione d'inchiesta vuole anche tornare e continuare ad indagare. Tale progetto avrebbe dovuto dare una svolta a livello nazionale in termini di efficientamento e di interoperabilità dei servizi e delle banche dati, quello che invece abbiamo riscontrato è che ci siamo trovati davanti a un progetto stanzialmente bloccato: tutti i comuni dovevano aderire al progetto sull'Anagrafe nazionale della popolazione residente ma tre soltanto avevano aderito. Oggi siamo a diciannove comuni, ma l'obiettivo è ancora lontano. È un capitolo dunque tuttora aperto.

In contemporanea, abbiamo affrontato il problema della gestione del Sistema informativo agricolo nazionale, il cosiddetto SIAN. Colleghi, esso rappresenta la maggiore banca dati del settore agricolo e forestale e, cosa ben più importante, gestisce milioni di euro di fondi europei. Vorrei ricordare che il sistema negli ultimi anni è costato 85 milioni di euro, una cifra non da poco. Il SIAN rappresenta poi in forma plastica il modo in cui, in particolare dagli anni Novanta in poi, abbiamo inteso la relazione tra pubblica amministrazione e i fornitori, anche attraverso le società in house. Queste ultime, anche quando a prevalente capitale pubblico e anche quando selezionate attraverso gare ad evidenza pubblica, acquisiscono purtroppo enorme potere rispetto alla pubblica amministrazione, che si priva delle proprie competenze interne spostandole su tali società o delegando completamente lo sviluppo di applicazione dei sistemi informativi a tale società senza però mantenere all'interno il know how e le competenze necessarie per valutare i progetti che queste società portano avanti, e quindi il modo in cui usano le risorse pubbliche e i risultati che portano a termine.

La Commissione d'inchiesta, quindi, si è concentrata anche su tale punto, che sembra essere in via di risoluzione perché, anche per volontà del Ministero delle politiche agricole, si è indetta nuova gara suddivisa in quattro lotti, e uno di questi quattro lotti prevede anche il monitoraggio. Resta evidente comunque, ed è stato sottolineato anche dal commissario straordinario Piacentini, che l'immissione nella pubblica amministrazione di nuove figure professionali con competenze informatiche manageriali e divisione dei processi della pubblica amministrazione è alquanto decisiva. Restano anche altri problemi del SIAN: la mancata interazione tra il SIAN e i sistemi informativi degli organi pagatori regionali e tra essi e il restante sistema della pubblica amministrazione. Le lacune e le irregolarità riscontrate derivano soprattutto da una mancanza di competenza delle amministrazioni, questo è il punto dirimente.

Altro capitolo affrontato è quello della stazione appaltante, cioè la capacità di Consip di affrontare le gare inerenti il settore digitale, che negli anni è profondamente cambiato, perché non parliamo più di soli banali software ma di connettività, cloud, open data, analytics, big data: insomma, tutte questioni non esattamente mappabili con i classici function point, strumento di misurazione dei software, quindi insufficienti per determinare le basi d'asta nelle legare sull'informatica e sul digitale. Ricordo qualche numero: in sei anni, 34.000 gare bandite da parte delle pubbliche amministrazioni nel settore digitale aggiudicando appalti per 20 miliardi di euro. Pensate un po' se poi non riusciamo a controllare tali appalti perché nella pubblica amministrazione non abbiamo le competenze per valutare i progetti. Ciò che deve preoccupare maggiormente è il fatto che nell'85 per cento di queste gare si è presentato un solo partecipante e, nella maggior parte dei casi, l'offerta non ha proposto nessun ribasso rispetto alla gara d'asta basta. Questo è un punto su cui la Commissione d'inchiesta vuole indagare ulteriormente.

È del tutto evidente che siamo davanti alla violazione delle basilari regole della concorrenza, e su questo il mio gruppo spinge dall'inizio della legislatura. Anche in questo caso serve quindi un potenziamento di Consip, rafforzando ulteriormente anche il ruolo di AgID, con cui collabora. Per quanto riguarda le competenze e quindi anche la tutela della concorrenza, serve un'ulteriore approfondimento di indagine. Sul capitolo delle competenze si apre quindi una voragine, perché è inutile pretendere risultati in un momento in cui non risolviamo il problema d'origine. Per citare solo un esempio, il codice della amministrazione digitale, all'articolo 17, prevede una figura strategica per la pubblica amministrazione, che è il responsabile della transizione al digitale: è accaduto che durante la Commissione d'inchiesta ci siamo resi conto che le amministrazioni centrali non avevano ottemperato alla norma e non avevano nominato queste figure altamente strategiche. Come dicevo, ciò combacia con la mancanza di opportunità di poter controllare il lavoro svolto dalle società partecipate ma anche il lavoro interno per valutare i progetti. Quindi anche su tale questione, se volete divertirvi e siete un po' annoiati, andate a vedervi il resoconto stenografico, perché le risposte date dai dirigenti pubblici sono state alquanto bizzarre. Siamo davanti al solito problema, quindi, della presenza di norme sulla carta che non trovano alcun riscontro nella pratica. Quello che è importante che si comprenda è che la qualità dell'operato nella nostra pubblica amministrazione è proporzionale alla capacità organizzativa dell'atto back end dell'organizzazione e la capacità di produrre processi digitali innovativi. Tuttavia, se mancano le competenze, è evidente che tale passaggio non può avvenire. Se ne deve rendere conto prima di tutto la politica, se ne devono rende conto prima di tutto i dirigenti, che hanno una grande responsabilità all'interno della politica, perché in anni in cui le risorse in ballo sono minori e risibili un uso cosciente del digitale può essere la chiave di svolta per ottimizzare le risorse mantenendo un profilo alto, aggiungendo trasparenza, condivisione, capacità di controllo, che sono tre asset importanti e portanti dell'amministrazione digitale e innovativa. Noi ci crediamo fortemente. Per concludere, Presidente, abbiamo il grosso problema di rivedere la governance del sistema digitale, perché a quanto pare non riusciamo a gestire come si deve un processo complicato di transizione, punto su cui lavorerà la Commissione d'inchiesta.

Abbiamo un problema di competenze da risolvere dentro AgID. ma su questo c'è un'implementazione appunto delle competenze con nuove assunzioni; un potenziamento di Consip; nuove assunzioni per la pubblica amministrazione per queste figure che devono avere competenze manageriali e competenze informatiche sufficienti appunto per gestire questo processo di innovazione. Diamo al cittadino il diritto di avere servizi efficienti online, e diamo alle pubbliche amministrazioni le competenze digitali trasversali, professionali e manageriali necessarie. Formiamo il personale: anche su questo dato i numeri non sono chiari, le amministrazioni spesso non sanno darci numeri chiari rispetto alla spesa sulla formazione. Alziamo l'asticella delle competenze, misuriamole: perché se i servizi funzionano, colleghi, poi vengono utilizzati dal cittadino; altrimenti questa diventa una scusa per non utilizzare i servizi digitali e tornare ai classici sistemi della carta.

Dicevo quindi che questo, che io reputo essere il problema di latenza digitale, di mancato decollo del digitale in Italia, ha bisogno di un supplemento di Commissione d'inchiesta: monitorare quanto effettivamente l'innovazione generi sostanzialmente risparmio, perché questo è anche un dato evidentemente importante, chiave di lettura spending review e trasparenza. E direi che una proroga… E su questo penso che anche la mia generazione ha una grossa responsabilità, perché siamo noi che dovremmo portare a compimento questo processo culturale prima di tutto; è una questione politica, e serve a monte che il processo però legislativo sia maggiormente consapevole…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARA MUCCI. Sto concludendo, della necessità di innovazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione: perché per anni non abbiamo avuto gli strumenti, e non vorrei che ora che invece gli strumenti ce l'abbiamo, abbiamo la banda larga, abbiamo la conoscenza, abbiamo le università, abbiamo le competenze, poi manchiamo la sfida perché appunto non ci rendiamo conto di quant'è importante e dirimente questo argomento. Noi ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia)!

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti della scuola “San Tommaso d'Aquino” di Mercato San Severino (Salerno), che seguono i nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzetto, che non vedo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli, che non vedo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Presidente, non è oggi il tempo e il momento per dibattere sulla bontà e sulla validità dalla Commissione, perché questo si fece al momento della sua costituzione. La Commissione ha lavorato molto, ha lavorato bene; c'è molto lavoro ancora da fare, e pertanto noi sosteniamo la proroga fino a fine legislatura di questa Commissione d'inchiesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mottola, che non vedo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Signor Presidente, nonostante il fatto che - vorrei cogliere questa occasione in fase di dichiarazione di voto per dirlo - il nostro gruppo parlamentare, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, non faccia parte di questa Commissione di inchiesta, abbiamo seguito attraverso gli stenografici, e anche attraverso i fascicoli di consultazione, il lavoro prezioso e molto copioso, vogliamo dire, che questa Commissione d'inchiesta ha svolto nel corso di quest'anno: per cui anche da parte nostra, per quello che ci è dato sapere, c'è il pieno riconoscimento del lavoro svolto, e voteremo a favore, perché pensiamo che questa Commissione debba continuare a lavorare. Con l'auspicio che, seppur per un brevissimo periodo, dato che siamo alle battute finali di questa legislatura, anche il mio gruppo parlamentare possa partecipare ai lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, anche noi voteremo in modo favorevole… Ecco il presidente Coppola, che non vedevo: tramite lei mi rivolgo a lui. Diciamo che, come avevamo detto la volta precedente, le conclusioni della Commissione erano di fatto già scritte. La questione si può riassumere attorno a tre fattori, che peraltro il presidente in parte ha già enunciato.

Il primo è che manca il personale qualificato, e la speranza è che nella legge di bilancio ci possano essere uno spazio per finalmente portare competenze dentro la pubblica amministrazione su questo tema. Speriamo che la speranza non resti tale!

La seconda questione, non meno rilevante, è che manca la volontà politica, manca l'attenzione da parte di chi guida in questo momento il Paese. Per la verità, io confido che il Premier attuale abbia una sensibilità maggiore su questo versante, per capire che ciò di cui parliamo non riguarda gli informatici o gli “smanettoni”, non riguarda il futuro, non riguarda le nuove tecnologie che nuove non sono più, ma riguarda il presente del Paese.

La terza e ultima questione è che manca una domanda da parte dei cittadini, e quindi una sanzione politica, perché nessuno mai smetterà di votare nessuno perché non funziona la pubblica amministrazione dal punto di vista digitale.

Quindi, in questa cornice che non ci conforta ma nemmeno ci sconforta, nel senso dell'impedirci di andare avanti a lavorare, insieme sperabilmente, perché le cose possano finalmente cambiare, confermo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Diego De Lorenzis, che non vedo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, vorrei oggi molto rapidamente non parlare solo della proroga della Commissione d'inchiesta e dell'ottimo lavoro svolto, ma provare a vedere se possiamo dire qualcosa in più su quella che dovrebbe essere la rivoluzione digitale anche nella pubblica amministrazione.

Lo sappiamo da tempo, che la piena attuazione dell'Agenda digitale aumenterebbe il PIL del 5 per cento, con 1.500 euro pro capite nei prossimi otto anni. Concretamente, il problema dell'economia italiana si chiama produttività, ma dentro questo ragionamento sulla produttività ci sono i dati pubblici: un bene comune e una risorsa che - come afferma Piacentini, commissario governativo all'Agenda digitale, in una recente intervista - sono come un giacimento petrolifero, una risorsa che può essere esplorata per estrarre valore.

Ma cosa abbiamo fatto in questi anni per raggiungere questi risultati di produttività anche nella pubblica amministrazione? Abbiamo, sulla scia dell'Unione europea, istituito il 1° marzo 2012 l'Agenda digitale italiana; nel 2015 abbiamo predisposto i Piani nazionali banda ultra larga e crescita digitale, dove sono identificate le linee di azione da realizzare entro il 2020. Ma per attuare gli obiettivi dell'Agenda digitale italiana è necessario che ci sia il coordinamento delle azioni della pubblica amministrazione, delle imprese, della società civile. Proprio per questi obiettivi strategici, alla luce dei compiti istitutivi, l'obiettivo della Commissione parlamentare d'inchiesta è stato quello di indagare l'effettivo livello di digitalizzazione e innovazione nel settore pubblico del nostro Paese, verificando se le risorse stanziate fossero sufficienti e quali fossero le ragioni del divario tra l'Italia e il resto d'Europa.

È necessario ripercorrere brevemente il lavoro della Commissione. A causa del limitato tempo a disposizione, il lavoro si è strutturato in due parti: prima le audizioni sulla storia dell'information technology nella pubblica amministrazione, poi invece l'approfondimento dei singoli filoni di indagine e l'attuazione del CAD tra i 20 maggiori comuni italiani. La Commissione ha iniziato i propri lavori a novembre 2016, anche se la richiesta è stata nel 2015; dalle audizioni e dallo studio della mole documentale, nonostante lo studio della mole documentale, è stato però difficoltoso stimare precisamente i costi della spesa per le tecnologie. Ma, d'altra parte, non è da oggi il tentativo di riformare la pubblica amministrazione: dobbiamo andare al 1993, per poi proseguire nel 1997, fino all'introduzione della carta di identità elettronica, e poi nel 2005 il Codice dell'amministrazione digitale, riformato nel 2016.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore il tono della voce. Per favore!

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Con la riforma del Codice dell'amministrazione digitale, che si è avuta nel corso di questa legislatura, si è voluto proprio promuovere e rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale dei cittadini e delle imprese; e nella stessa riforma si è istituita la figura del commissario governativo dell'Agenda digitale.

Ma a proposito della spesa in informatica nella pubblica amministrazione, con la delegazione Consip il 24 novembre abbiamo subito capito come fosse evidente l'impossibilità di una ricognizione esatta, dal momento che solo il 24 per cento della spesa pubblica italiana in information technology passa attraverso la Consip.

Abbiamo provato a farlo attraverso la banca dati dei contratti pubblici, ma anche qui abbiamo trovato dei dati frammentari, non ripuliti. Bene, durante tutto il corso dell'indagine, la Commissione ha tentato un approccio tecnologico con un duplice obiettivo: informativo, per vedere la distribuzione della spesa, e dimostrativo, per capire come invece questi dati possono diventare accessibili. Noi abbiamo in questo momento un mercato mondiale dell'information technology che ammonta a 4.000 miliardi; il mercato italiano complessivo vale l'1,6 per cento di questo mercato.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Capisco che sono questioni che di solito non interessano quelle del digitale.

PRESIDENTE. Ma questo non significa che debbano fare rumore.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Sarebbe però importante che tutti quanti riuscissimo ad entrare dentro questo ragionamento della rivoluzione digitale e domandarci tutti quanti se il 9 per cento del mercato italiano, che è la spesa pubblica digitale, pari a 5,5 miliardi all'anno, è una spesa troppo alta o troppo bassa. Bene, la metà di questi soldi sono per la pubblica amministrazione centrale, un quarto per gli enti locali, un quarto per la sanità. Però, nonostante, come ricordato nella relazione di questa Commissione, addirittura il CNEL - il famoso CNEL - nel 1981 avesse detto che un moderno processo di riforma della pubblica amministrazione non può prescindere da un utilizzo razionale dell'informatica, la mancanza di consapevolezza del digitale, dall'81 ad oggi, ha portato la PA negli anni a non dotarsi di competenze tecnologiche, manageriali e informatiche.

Dall'audizione, l'hanno detto anche i colleghi, emerge più volte che mancano le competenze interne e l'amministrazione invece di reclutarle, sceglie di fare ricorso al mercato. C'è una scarsa capacità di controllo della qualità della spesa, e la mancanza di adeguate competenze interne impedisce alla PA di contrattare adeguatamente con i fornitori, di progettare correttamente le soluzioni necessarie, di scrivere bandi di gara che selezionino il prodotto e il servizio più adeguati e, infine, di controllare efficacemente lo sviluppo e la realizzazione delle soluzioni informatiche. Si portano avanti i progetti, spesso con ritardi inaccettabili, e anche quando sono conclusi, sembra che non sia cambiato niente. Lo scarsissimo utilizzo inoltre dei servizi on line da parte dei cittadini, e ancora di più i frequenti disservizi, sono tutti sintomi di una spesa inefficiente. La Commissione d'inchiesta ha constatato che molto raramente la PA committente si pone il problema di misurare l'efficacia e la qualità della digitalizzazione.

Allora, visto il ritardo accumulato nel nostro Paese, è auspicabile invece che la spesa forse aumenti, ma soprattutto bisogna fare in modo che si immetta una massiccia dose di competenza nella pubblica amministrazione. È questo uno dei nodi da sciogliere. Alla base di ogni problematica c'è la mancanza di digital skill, specie nelle posizioni apicali.

Il vero problema della spesa in innovazione della PA è che non si passa prima attraverso processi di semplificazione, che devono inevitabilmente essere precedenti all'investimento. In estrema sintesi, bisogna sapere prima cosa serve in funzione della semplificazione dei processi amministrativi e della relazione con il cittadino, che poi è quello che userà sostanzialmente i servizi. Se si ha in testa questa visione strategica, allora sì che si possono attivare gare funzionali all'obiettivo, altrimenti il rischio che si avviino procedure per digitalizzare processi che non solo non incidono, ma si vanno a sovrapporre alla realtà esistente. Il tema, dunque, è bilanciare la spesa per la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, ma soprattutto investire nelle risorse umane.

Ma prima ancora di parlare di come dovrebbe essere fatta e quanto dovrebbe costare, la domanda è: a cosa serve l'informatica nella pubblica amministrazione? Ancora Piacentini afferma: il problema non è tanto la digitalizzazione mancante, quanto il fatto che i processi siano troppo complicati.

Serve la rottura dei silos; oggi non esistono le condizioni tecniche e i processi perché le pubbliche amministrazioni sono dei silos che non parlano e se parlano, parlano attraverso pec, magari facendo una copia dei dati, invece di condividerli nello stesso posto. Dobbiamo arrivare a fare quello che si sta facendo con “industria 4.0”: la condivisione, la realizzazione di un core framework trasversale a tutta la pubblica amministrazione, che metta a fattore comune i dati. Quindi, chiudendo, l'aspetto più evidente emerso durante i dodici mesi di inchiesta della Commissione è il fatto, appunto, che le pubbliche amministrazioni approcciano al tema del digitale in modo episodico e non organico. Per questo riteniamo che la proroga della Commissione fino a fine legislatura serva a monitorare l'avanzamento dei progetti, ad aprire nuove prospettive su indagini strategiche, qual è il fascicolo sanitario, analizzare e valutare con maggiore chiarezza la quantità e la quantità della spesa ICT (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Oggi siamo chiamati a votare la proroga per l'estensione della durata dei lavori della Commissione di inchiesta sul livello di digitalizzazione e di innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. I compiti della Commissione sono ampi e, purtroppo, nonostante le 127 persone audite nei 67 incontri, non è stato possibile approfondire tutti i settori che in qualche modo sono coinvolti dall'impatto che la digitalizzazione, o la mancanza della digitalizzazione, ha nel nostro Paese. Abbiamo audito diversi soggetti, abbiamo avuto innumerevoli contributi, ma tutto questo ovviamente non è sufficiente per delineare una strategia che ci permetta come Paese di migliorare il rapporto della pubblica amministrazione grazie alla digitalizzazione e all'innovazione.

Il lavoro della Commissione si è svolto focalizzandosi non soltanto sulle amministrazioni centrali, ma anche su quelle regionali e locali, e non ha preso in esame soltanto quello che nel nostro Paese non funziona, abbiamo trovato degli esempi di best practice, di migliori soluzioni, che potrebbero essere facilmente oggi replicate.

Presidente, noi chiediamo che questa Commissione continui i propri lavori per tre ragioni.

La prima è appunto che la digitalizzazione ormai impatta e pervade tutta la nostra vita, su tanti settori, non solo economici, ma anche sociali. In meno di un anno, quindi, abbiamo approfondito una parte di questi aspetti e abbiamo bisogno di più tempo per continuare la nostra indagine, perché oggettivamente non c'è rimasto sufficiente tempo per affrontare tutte le implicazioni che la digitalizzazione comporta nella nostra vita.

La seconda ragione è perché il nostro lavoro non è comunque stato vano, nonostante sia stato limitato nel tempo; appena un anno che però ci ha permesso di raggiungere dei risultati molto incoraggianti. Le analisi della nostra indagine hanno evidenziato che bisogna intervenire su diversi fattori. Nei programmi dei corsi universitari di organizzazione aziendale si è soliti intervenire, nell'affrontare l'organizzazione, su tre fattori che sono: persone, processi e prodotti. Sono tre fattori altamente concatenati. Le tecnologie sono soltanto dei fattori abilitanti, non producono necessariamente e automaticamente un cambiamento senza incidere su questi altri tre fattori. E allora, come è stato già evidenziato, abbiamo preso coscienza che c'è un'assenza, una scarsità di personale preparato, soprattutto nelle figure apicali delle pubbliche amministrazioni.

E questo è legato ad altri fattori che sono emersi, per esempio avere nella pubblica amministrazione un potere contrattuale, essere in balìa della controparte, solitamente privata, o degli intermediari. Questo, ovviamente, si ripercuote in una mancanza non soltanto di obiettivi, di chiarezza degli obiettivi, ma anche di analisi della qualità del servizio e del prodotto reso. Ancora, Presidente, è stato evidenziato anche dai miei colleghi il fatto che non si hanno sufficienti verifiche e controlli, cioè non è possibile stimare il risultato atteso rispetto a quello che viene portato poi all'attenzione della pubblica amministrazione, e a causa di questo, ovviamente, mancano anche le contro reazioni, cioè tutti i feedback, gli aggiustamenti e le misure correttive necessarie. C'è anche un problema, poi, di norme: parliamo, quindi, dei processi, non soltanto nella loro interpretazione, ma anche nella loro stratificazione. A differenza di altri Paesi, come l'Estonia, che solitamente vengono citati come termine di paragone, noi abbiamo un problema di cultura giuridica molto più molto legata nei decenni passati, cosa che altri Paesi non hanno.

Ancora, Presidente, spesso le nostre norme legate alla tecnologia o ai processi sono inserite nei provvedimenti di rango primario, e questo, ovviamente, impedisce l'aggiornamento dei processi e delle tecnologie in maniera più agevole. E, poi, l'ultimo elemento è quello della mancanza degli strumenti. L'Agenzia per l'Italia digitale e il commissario straordinario per l'Agenda digitale italiana, con il suo team, stanno proprio incidendo sull'assenza di questi strumenti. Noi, con queste agenzie, stiamo togliendo l'alibi a coloro che dicono che il nostro Paese non può crescere, non può migliorare perché non ci sono gli strumenti. E poi, Presidente, oggi ho sentito anche alcuni interventi che tornavano su quest'altro argomento che è quello delle risorse economiche.

È vero, a volte le risorse economiche sono scarse, ma spesso questo viene usato come un alibi per non fare. E, allora, mi rivolgo ai cittadini che ci stanno ascoltando fuori e vorrei provare a far capire a loro, ai cittadini, ai contribuenti, il motivo per cui è importante che questa Commissione vada avanti. Migliorare il livello di digitalizzazione e di innovazione delle pubbliche amministrazioni e intervenire sui livelli di investimenti complessivi nell'ICT ha molteplici ricadute. Innanzitutto, raggiungere gli obiettivi dell'Unione Europea sull'Agenda digitale, che sono, ricordo, obiettivi minimi e che il nostro Paese ancora non ha raggiunto, anzi, siamo fanalino di coda in tutti gli indici che misurano il grado di innovazione e digitalizzazione del nostro Paese.

Ancora, Presidente, questo ha impatti molto importanti per i cittadini per quanto riguarda l'aumento della produttività, la competitività delle nostre aziende, quindi della nostra economia, e, ovviamente, le ricadute sugli investimenti. La Commissione Europea stima che l'attuazione dell'Agenda digitale aumenterebbe il prodotto interno lordo - non che ci piaccia come riferimento per valutare gli impatti economici, ma, dovendolo prendere a riferimento -, ha un impatto in termini di ricchezza pro capite pari al 5 per cento, cioè 1.500 euro per ogni cittadino europeo, con un conseguente aumento di quasi quattro milioni di posti di lavoro nei prossimi anni. Presidente, cittadini, la digitalizzazione del nostro Paese, essere una smart nation, abbiamo detto come MoVimento 5 Stelle, è importante perché la transizione digitale vuol dire un'evoluzione continua, vuol dire un progetto che non ha termine, vuol dire non soltanto una società senza carta o in cui le modalità di approccio sono digital first, cioè con un approccio digitale prioritario rispetto agli altri.

Non soltanto vuol dire ridurre sprechi, razionalizzare la spesa pubblica, quindi semplicemente utilizzare meglio i soldi delle tasse degli italiani; non vuol dire soltanto sburocratizzare, e quindi risparmiare e liberare risorse e persone all'interno della pubblica amministrazione. Vuol dire molto di più, Presidente. Ci sono due effetti collaterali che spesso vengono tralasciati: contrastare la corruzione e la discrezionalità e aumentare la trasparenza.

E poi vuol dire che con quelle risorse liberate si possono investire queste energie in attività utili, e intendo impiegare queste energie non soltanto dal lato della pubblica amministrazione, ma anche aziende, privati cittadini e imprese possono, quindi, occupare meglio il loro tempo, occupandosi di quello che in qualche modo sono i loro obiettivi. Presidente, la digitalizzazione consente, oltre a tutto quello che ho già detto, l'obiettivo di mettere al centro il cittadino, e questo non è soltanto uno slogan; vuol dire che il cittadino e le imprese nei rapporti con le pubbliche amministrazioni hanno un rapporto assolutamente semplificato e facilitato, snello. Risparmiano, quindi, non soltanto tempo e denaro, ma hanno un nuovo modo di concepire il rapporto con la pubblica amministrazione, un rapporto che è semplice, costante, diretto, affidabile e proficuo.

E il terzo motivo, Presidente, vado a conclusione: bisogna continuare il lavoro di questa Commissione perché dobbiamo avere elementi più approfonditi per valutare come il lavoro fatto finora, non soltanto dalla Commissione, ma anche dal team di Diego Piacentini, il commissario straordinario, e dall'Agenzia per l'Italia digitale possano essere dei lavori che, in qualche modo, non siano stati vani. È stato fatto riferimento allo sblocco del turnover per avere personale maggiormente qualificato, ma si potrebbe, ovviamente, anche inserire delle norme per aumentare la formazione del personale esistente. Bisogna ragionare anche su come intervenire dal punto di vista normativo, per esempio una proposta avanzata in sede…

PRESIDENTE. Deve concludere.

DIEGO DE LORENZIS. …della nostra Commissione - concludo Presidente - è quella di rendere i pareri dell'Agenzia per l'Italia digitale vincolanti nei provvedimenti. Ancora, Presidente, bisogna ragionare sulla governance della transizione. Bisogna continuare ad avere un commissario che è straordinario, e quindi a tempo limitato, oppure bisogna riorganizzare questa cabina di regia? E poi, Presidente, ho sentito ancora in quest'Aula…

PRESIDENTE. De Lorenzis, deve concludere.

DIEGO DE LORENZIS. …da altri colleghi - concludo - l'istituzione di una Commissione permanente. Credo che sia il caso di ragionare se questo Parlamento ha bisogno di un'altra Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Votazione - Doc. XXII, n. 81)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 81: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore tecnologie dell'informazione e della comunicazione:

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 86).

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 4505-B) (ore 17,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 4505-B: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017. Ricordo che nella seduta del 6 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.

Avverto che, a norma l'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 87).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere. Può riservarsi anche in un secondo momento per il parere sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/3 Catalano, se non è riuscito a leggerlo. Sappiamo che non le è arrivato subito.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/1 Artini, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/4505-B/2 Galgano è accolto come raccomandazione.

Anche gli ordini del giorno n. 9/4505-B/3 Catalano e n. 9/4505-B/4 Cristian Iannuzzi, accolti come raccomandazione.

Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4505-B/5 Nesi, n. 9/4505-B/6 Palese e n. 9/4505-B/7 Mazziotti di Celso. Abbiamo già quei dati, ma li renderemo disponibili, onorevole Mazziotti di Celso.

Parere favorevole se riformulato, sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/8 Crippa. Aggiungere prima della parola “adottare”, le parole: “verificare le opportunità di” adottare ogni iniziativa utile. Se questa riformulazione è accettata, il parere è favorevole, altrimenti contrario.

Sugli ordine del giorno n. 9/4505-B/9 Pastorelli e n. 9/4505-B/10 Marzano il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/11 Cova il parere è favorevole con una riformulazione. Impegna il Governo: “a valutare la possibilità di prevedere un contributo una tantum”.

PRESIDENTE. Grazie, Allora, ordine del giorno n. 9/4505-B/1 Artini, parere contrario. Si chiede di metterlo in votazione? Sì. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/1 Artini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Ordine del giorno n. 9/4505-B/2 Galgano, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4505-B/3 Catalano, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4505-B/4 Cristian Iannuzzi, accolto come raccomandazione. Va bene?

CRISTIAN IANNUZZI. Presidente, nell'ordine del giorno, io chiedo semplicemente che i dati vengano pubblicati in un tempo congruo. Non credo che sia difficile per il Governo accettare quest'ordine del giorno. Se fa la cortesia di accettarlo così com'è, altrimenti lo metto ai voti. Grazie.

PRESIDENTE. Sì, il Governo lo ha accolto come raccomandazione, non è che ha dato parere contrario o invito al ritiro. Vuole intervenire il Governo? No, è così. Quindi, lo vuole mettere in votazione? Con parere contrario del Governo? Va bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4505-B/4 Cristian Iannuzzi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4505-B/5 Nesi, n. 9/4505-B/6 Palese e n. 9/4505-B/7 Mazziotti di Celso.

Ordine del giorno n. 9/4505-B/8 Crippa, il parere è favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione? Vuole il voto Crippa? Vuole intervenire. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Io credo che la riformulazione sia un esercizio di stile. Infatti, per quanto già scritto nell'ordine del giorno, che impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile a estendere la durata della transizione della riforma tariffaria fino all'emanazione del decreto relativo alla revisione della disciplina dei bonus sociali energetici, è abbastanza chiaro che il Governo potrà intraprendere iniziative utili. Qua mi viene detto: al fine di verificare quanto detto in premessa.

Ma io ricordo una segnalazione, che abbiamo riportato ieri al Parlamento, cioè che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha stabilito, mandando una memoria al Parlamento, consegnata alle Commissioni attività produttive, anche al Senato, che segnala come da gennaio 2018 ci sarà un aumento delle bollette di tutti i cittadini italiani e, con l'emendamento, che è stato approvato in prima lettura alla Camera, rispetto agli energivori, incluso all'interno di questo provvedimento, verrà segnalato come, di fatto, ci sarà un ulteriore aumento, perché le misure compensative, promesse dal Governo e illustrate dal collega Benamati in fase di discussione della legge alla prima lettura alla Camera, sono state di fatto considerate non veritiere. Tant'è che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas stabilisce che ci sarà un incremento tariffario per tutti i consumatori di energia elettrica, che varierà da una cifra dai 10 ai 25 euro, a seconda della fascia di consumo.

Io credo che su questo punto, almeno, l'ordine del giorno possa essere accolto nella sua interezza, vista la figura di dire ai cittadini che avreste abbassato le tariffe elettriche e, di fatto, un'autorità, in scadenza di mandato, vi segnala - attenzione - che da gennaio 2018, se noi proseguiamo così, le tariffe dei cittadini, della pensionata, aumenteranno di 30 euro all'anno. Io credo che quantomeno, quando l'autorità scrive, potremmo fermarci almeno a ragionare sulle favole che avete raccontato, rispetto alla diminuzione delle tariffe elettriche, per coprire un esborso di denaro per gli energivori, da un lato. Ma, dall'altro, la riforma delle tariffe, che l'autorità ha stabilito, su cui voi siete stati zitti per tutto questo tempo, e che scatterà nuovamente a gennaio 2018.

Guardate che il mondo fuori è un po' diverso da quello che vi immaginate all'interno di queste Aule, perché il mondo fuori, sul fronte dei consumatori non ha nessuna tutela e ogni anno si trova a dover pagare sempre più oneri, inclusi in bolletta, che ad oggi, facendo una fotografia dal 2009 al 2016, prevedono addirittura complessivamente 3 miliardi caricati in bolletta, per questioni non energetiche, ma di fiscalità generale.

Allora, evitiamo di prendere in giro i cittadini e prendetevi un impegno serio su quest'ordine del giorno, cercando di fare qualcosa di utile, evitando ulteriori rincari sulle spalle della povera gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Presidente, per un disguido tecnico, non c'è un nostro ordine del giorno. Invito il Governo anch'io a riflettere sull'impegno del collega Crippa. Vorrei spendere però una parola di chiarezza su quanto è stato detto adesso, perché sennò si potrebbe generare confusione.

È di ieri una segnalazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas che ci dice, sostanzialmente, che sta entrando in vigore dal 1° gennaio, come sappiamo, la nuova tariffa non progressiva per l'energia elettrica. Non è che lo scopriamo ora; sono tre anni in cui questo sistema di progressività, che faceva sì che un grande consumatore di famiglia di energia elettrica pagasse quattro volte gli oneri di un piccolo consumatore di famiglia, che viene superato. Ora, c'è un tema energivori che riguarda la componente A3 e riguarda sostanzialmente la riduzione, perché il collega Crippa ricorderà bene che il primo comma dell'articolo 19 riguarda l'utilizzo dei risparmi della componente A3 per compensare i maggiori oneri anche della diminuzione delle A3 sugli energivori. Poi, c'è un tema diverso, che è la conclusione del processo triennale di adeguamento della tariffa elettrica alla non progressività. Per essere chiari, nelle famiglie ci sono alcune tipologie a basso consumo che pagheranno di più e ci sono famiglie ad alto consumo che pagheranno di meno perché c'è la riforma dell'applicazione degli oneri - degli oneri di distribuzione e degli oneri di sistema - che vedevano prima, per le famiglie con un alto consumo, dei costi maggiorati.

Ora da questo punto di vista, in effetti, il combinato disposto di questa situazione e soprattutto, come si richiama nella determinazione dell'autorità, la sperequazione dell'attribuzione della nuova componente A3 fra le famiglie a basso consumo e le famiglie ad alto consumo ci suggerirebbe - e noi siamo d'accordo - un rinvio dell'applicazione e una riformulazione, cioè una riverifica di come all'interno dei nuclei familiari distribuire questa tipologia di costo. Lo dico anche perché in questo senso - e il collega Crippa non me ne vorrà - nel disegno di legge sulla concorrenza era già previsto, come viene citato, un bonus per porre rimedio a queste situazioni e noi del Partito Democratico abbiamo nella pulizia delle tariffe e nella chiarificazione degli oneri tariffari un nostro cavallo di battaglia. Poiché c'è questa concomitanza - ma trattandosi di due questioni diverse - anche noi suggeriamo - e annuncio che andremo con una risoluzione in Commissione su questa cosa - uno shift, uno spostamento, come chiede l'autorità, dell'applicazione dal 1° gennaio 2018 dell'ultimo pezzo dell'adeguamento della tariffa elettrica alla non progressività, onde evitare, da un lato, la concomitanza di queste situazioni, ma anche di verificare come all'interno dei nuclei familiari si possa bilanciare meglio questa situazione. Io quindi suggerirei - non ovviamente dal mio punto di vista e non approvando del tutto le premesse - che l'impegno che indica al Governo di andare nella direzione di intervenire sull'autorità per un periodo, come essa stessa chiede, più lungo di transizione in questa fase sia una richiesta corretta e che in questo senso, pur partendo da premesse completamente diverse, anche noi ci sentiamo di sostenere, sapendo che, per quanto ci riguarda, facciamo della riduzione delle bollette e della pulizia degli oneri in bolletta non da oggi non da ieri ma da ben lungo tempo uno dei nostri cavalli di battaglia e non siamo soliti dire bugie su questi temi agli italiani.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Dopo ha chiesto di parlare anche il collega Baldelli. Prego, sottosegretario.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, alla luce del dibattito esprimo parere favorevole senza la riformulazione.

PRESIDENTE. A questo punto il collega Baldelli non interviene più.

Ordine del giorno n. 9/4505-B/9 Pastorelli, favorevole; n. 9/4505-B/10 Marzano, favorevole; n. 9/4505-B/11 Cova, favorevole con riformulazione. Si accoglie la riformulazione? Sì.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Noi Socialisti voteremo a favore su questo provvedimento, così come abbiamo fatto nel luglio scorso, e ci rammarichiamo del ritardo con cui viene approvato a causa delle piccole e forse evitabili modifiche apportate al Senato. Se non mi sbaglio, non è mai avvenuto un doppio passaggio su questo provvedimento. Comunque, compiamo un altro importante passo in avanti nella riduzione delle procedure di infrazione a danno dell'Italia che praticamente si dimezzano rispetto al 2014: eravamo a 121 e siamo a 64. Un cammino virtuoso, perché essere in conformità con le disposizioni europee aumenta la qualità della nostra legislazione e, al tempo stesso, consente economie, nel senso che riduciamo le risorse destinate a multe, sanzioni ed interessi. Questa riduzione indica due cose: capacità di lavoro e adesione al dettato europeo, e ci va bene perché noi siamo europeisti convinti. Certo, non tutto quello che ci viene dall'Europa ci piace ma più che lamentarci in quest'Aula dovremmo intervenire a monte, nella fase ascendente della definizione dei provvedimenti, e in quelle sedi europee dove spesso vengono prese le decisioni, mentre lì a volte siamo un po' assenti.

Concludo con una nota fuori tema, ma è un tema che mi sta particolarmente a cuore perché mi sta a cuore l'Europa, ci sta a cuore l'Europa. Appunto, sapendo di essere fuori tema invito il Governo a sostenere convintamente, in tutte le sedi possibili, la proposta di destinare i 73 seggi lasciati vuoti dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea a liste transnazionali per favorire un processo di ulteriore integrazione europea attraverso la competizione tra programmi e liste di partiti politici non più su base nazionale ma su base transnazionale europea (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Massimo Corsaro. No? Andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Come ho già avuto modo di dire durante la discussione sulle linee generali, la legge europea è sempre un momento utile al Paese perché riduce i rischi di procedure di infrazione eliminandole e prevenendole e in questo caso conferma una tendenza che è quella di una forte riduzione delle procedure (siamo arrivati a poco più di 60 dalle oltre 120 di circa tre anni fa, quindi c'è stata una riduzione significativa).

È anche un buon momento per valutare gli effetti che ha la vituperata legislazione europea sull'Italia. Qui si fanno una serie di interventi importanti sull'ambiente, sulle acque, sull'aria, sui rifiuti, si fanno interventi a tutela delle vittime dei reati violenti, si fanno interventi che riguardano le sanzioni per chi non applica la disciplina sul roaming, si fanno interventi sull'energia rinnovabile, di cui tutti parlano qui in Parlamento salvo poi appunto dimenticare che se ci sono stati progressi nel nostro Paese soprattutto negli anni passati in materia di ambiente, in materia di fonti rinnovabili, in materia di diritti, in materia di apertura di mercato, in materia di concorrenza e su tanti altri aspetti, è stato dovuto esclusivamente alla legislazione europea perché spesso chi legiferava, cioè i Governi che si sono succeduti soprattutto negli ultimi decenni, di temi così rilevanti si occupavano pochissimo. È abbastanza singolare che la contestazione che si fa sempre all'Europa sia quella di guardare ai decimali, di intervenire sulla finanza pubblica, di dirci di non spendere e di non buttare troppi soldi dalla finestra, considerando che di soldi dalla finestra ne sono stati buttati in abbondanza in passato, ma pochissimi ci vengono a dire come sarebbero mirabilmente spesi i soldi corrispondenti al famoso minor rigore.

La verità è che con tutti i difetti che anche la legislazione europea ovviamente ha, con tutti gli sbagli che le autorità europee fanno, il nostro Paese e la legislazione del nostro Paese hanno beneficiato dell'esistenza della legislazione europea e il fatto che in questi ultimi anni si siano ridotte le situazioni di violazione della normativa europea è sicuramente un fatto positivo perché ci avvicina agli altri Paesi in settori come per l'appunto l'ambiente, che cito sempre perché tutti si dichiarano ambientalisti però tutti si dimenticano che lo sviluppo della disciplina ambientale nel nostro Paese è fondamentalmente il frutto delle spinte europee.

E quindi vorrei concludere dichiarando il voto favorevole della nostra componente dei Civici e Innovatori sul disegno di legge e sottolineando ancora una volta che quanto ci chiede l'Europa la gran parte delle volte è molto utile al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Grazie Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia esprimerà il voto contrario sul provvedimento all'esame dell'Assemblea in seconda lettura: il disegno di legge europea 2017 che il Senato ha approvato con modificazioni nella seduta del 10 ottobre scorso e che pertanto è sottoposto all'esame della Camera limitatamente alle modifiche approvate nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento. Siamo convinti, infatti, che questo testo omnibus volto a sanare, su indicazione della Corte di giustizia e della stessa Commissione, gli errori della legislazione nazionale, non risolverà in maniera strutturale e permanente una serie di complessità che ci portiamo avanti in malo modo da troppi anni. Nello specifico, è un provvedimento che consente di chiudere tre procedure d'infrazione concernenti il Fondo per l'indennizzo delle vittime dei reati intenzionali violenti, il ristoro forfettario dei costi sostenuti dai soggetti passivi in favore dello Stato in relazione a richieste di rimborso dell'IVA e la sicurezza dei prodotti alimentari a base di caseina e caseinati, e conferma la necessità di recuperare la nostra credibilità nei confronti dei partner europei che passa inevitabilmente attraverso un serio impegno non solo legislativo.

Siamo altresì convinti che il disegno di legge giunge in sede di approvazione definitiva addirittura troppo tardi se si considerano, oltre alle già citate sanzioni e ai casi di mancato ottemperamento all'adeguamento alla normativa europea, soprattutto i benefici derivanti da una sempre maggiore conformità legislativa interna a quella dell'Unione. Recepire gli indirizzi sovranazionali e conformarsi alle direttive europee rappresenta infatti anche un'opportunità di non poco conto per la crescita in termini economici del nostro Paese. La possibilità di agevolare la nostra partecipazione alla tanto auspicata nuova politica di investimenti europea rappresenta un'occasione importante che non deve essere sprecata per strumentalizzazioni politiche o irresponsabili prove di forza tra maggioranza e opposizioni. Aggiungo ancora che gli argomenti contenuti nel provvedimento sono quanto mai eterogenei: fiscalità, lavoro, giustizia, sicurezza, tutela della salute e dell'ambiente. La legge europea è vista, quindi, più che altro come uno strumento importante del processo di partecipazione dell'Italia all'adempimento degli obblighi e delle prerogative date dalla sua appartenenza all'Unione europea ma si tratta in realtà di un impianto normativo lacunoso. Non si affrontano e non si risolvono le grosse emergenze ma ci si limita ad approvare tante piccole argomentazioni che dovrebbero più che altro, in un periodo come quello attuale, fare soltanto da sottofondo. Insomma, questa Europa ci chiede di agire in violazione della nostra Costituzione, lesina risorse e nega sostegni concreti, come la questione dell'invasione dell'immigrazione clandestina insegna. È per questo motivo che il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà in maniera contraria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mario Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Con il testo in esame siamo qui oggi a ribadire la nostra volontà di contribuire a definire l'identità politica e sociale e non solo economica dell'Europa perché essa sia all'altezza delle sfide che l'attendono: un'Europa dalla parte dei suoi cittadini, quelli attuali e quelli che accogliamo. Per questi ultimi in particolare - non dobbiamo mai dimenticarlo - l'Unione Europea significa salvezza, accoglienza, integrazione, speranza. Questa è l'Europa che dobbiamo costruire: l'Europa dei cittadini e per i cittadini. In questo modo facciamo argine a chi vuole ricondurre l'Europa ad una mera somma di popoli in una concezione bellica, isolazionista e protezionista che, proprio al termine del secondo conflitto mondiale, si volle superare. Il termine “popolo” infatti rischia in tale contesto di assumere un significato astratto che richiama concetti del passato: idee e ideologie che per forza di cose ai giorni nostri mostrano tutte le loro superficialità e debolezze.

In Europa oggi abbiamo la possibilità concreta di superare il concetto, ormai condannato dalla storia, di Stato nazionale, estendendo lo strumento democratico in tutte le sue articolazioni - rappresentativa, partecipativa e paritaria - a livello sovranazionale. Ciò di cui oggi abbiamo bisogno, dunque, è costruire una cittadinanza europea. Più di vent'anni fa nel Trattato di Maastricht nacque il cittadino dell'Unione europea: civis europaeus sum. Se non un balzo, questo è stato sicuramente un grande passo avanti verso l'integrazione politica. Non è possibile costruire l'Unione europea senza i cittadini: l'Unione Europea potrà essere costruita solo con le persone per cui è stata costituita. La cittadinanza europea rappresenta il fondamento dell'integrazione. Deve rappresentare per l'unione politica ciò che l'introduzione dell'euro ha rappresentato per l'unione monetaria.

In un momento in cui l'Unione europea sta avanzando a grandi passi verso l'unione economica e monetaria autentica e approfondita, della quale la legittimità democratica è un elemento fondamentale, in prospettiva di un'unione politica, è tanto più importante concentrarsi su ciò che l'Unione sta facendo per semplificare la vita ai cittadini, aiutarli a comprendere i loro diritti e a incoraggiarli a prendere parte a un dibattito sull'Europa in cui vogliono vivere e che vogliono costruire per le generazioni future. La legge europea 2017, che oggi esaminiamo in seconda lettura e che ci accingiamo ad approvare in via definitiva, è uno degli strumenti attraverso i quali l'Italia dà il suo contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea e, dunque, alla definizione e alla realizzazione concreta del concetto di cittadinanza europea ed è per questo che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico esprime voto favorevole al provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà. Non vedo il collega Palazzotto in aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto di astensione, così come è avvenuto in prima lettura ed anche al Senato, chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo scritto dell'intervento.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà. Non vedo il collega Tancredi in aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Grazie, Presidente. La legge europea che oggi ci apprestiamo a votare torna a noi dal Senato con alcune modifiche all'articolo 12 e all'articolo 16. In particolare nell'articolo 12 è stato soppresso l'originario comma 5 che prevedeva la possibilità di deroga ad alcune indicazioni obbligatorie per le caseine e i caseinati e, nell'articolo 16, sono integrate le disposizioni relative ai metodi di analisi utilizzati per monitorare lo stato delle acque aggiungendo che le autorità di bacino distrettuali rendano disponibili sul proprio sito Internet i dati dei monitoraggi periodici ottenuti dall'analisi.

A nostro parere, sarebbe stato possibile evitare la terza lettura perché concordiamo con quanto affermato dal sottosegretario Gozi in sede di discussione generale, ovvero che si sarebbe potuto risolvere la modifica delle etichette con un decreto attuativo e che l'informazione ambientale è già prevista nel codice dell'ambiente, ma tant'è. Quindi, come già fatto in sede di prima lettura, confermiamo l'urgenza di arrivare al voto velocemente per chiudere il contenzioso con l'Unione europea e soprattutto per approvare le norme contenute nel disegno di legge di grande importanza per imprese e lavoratori che riorganizzano il sistema degli incentivi e per le attività delle aziende che lavorano nel campo energetico. Sono convinta che l'approvazione del disegno di legge farà tirare un sospiro di sollievo a tutte le migliaia di lavoratori sardi e non solo, che avevano letto con preoccupazione il rimpallo tra Camera e Senato che, come dicevo prima, poteva essere tranquillamente evitato.

Ricordo ancora che il provvedimento in esame contiene norme in materia di libera circolazione delle merci, delle persone e dei servizi e, non ultimo, l'ampliamento dell'aggravante del negazionismo e l'intervento sulla disciplina dell'indennizzo delle vittime dei reati intenzionali e violenti, estendendone l'ambito di applicazione. Non ho molto da aggiungere all'intervento fatto in dichiarazione di voto in prima lettura, dove rilevavamo anche gli aspetti critici del disegno di legge ma che oggi mettiamo da parte convinti, come siamo, che per noi è prioritario l'interesse dei lavoratori e delle imprese che prima ricordavo. Correttezza vuole che comunque si debba esprimere apprezzamento per il lavoro fatto in questi ultimi anni che ha consentito un sostanziale abbattimento delle procedure di infrazione: proprio con questo atto, verranno ancora chiuse tre procedure.

In conclusione, signor Presidente, vorrei solo sottolineare il fatto che sarebbe stato forse necessario parlare di Europa non solo per questi atti o per le rituali comunicazioni del Presidente del Consiglio prima di ogni incontro europeo, perché nessuno può ignorare l'aria che si respira oggi in Europa e che abbiamo visto anche in questi ultimi mesi con la vicenda della Catalogna e con il clima di intolleranza che sta avvelenando i nostri Paesi, sostenuto da forze xenofobe e razziste che in modo sciagurato stanno affossando tutti i principi di solidarietà e partecipazione democratica e paritaria che animarono i nostri padri fondatori del nostro bellissimo continente.

Ciò detto, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Elvira Savino. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge europea 2017, che quest'oggi ci accingiamo a votare, contiene una serie di disposizioni volte a modificare, e in alcuni casi integrare, disposizioni nazionali vigenti con la normativa europea, rappresentando dunque uno degli strumenti a disposizione dell'ordinamento italiano per garantire l'adeguamento all'ordinamento dell'Unione stesso. La legge europea contiene al suo interno una serie di disposizioni che presentano un carattere eterogeneo, affrontando diversi temi attinenti la libera circolazione delle merci, la fiscalità, il lavoro, la giustizia, la sicurezza, la salute e la tutela ambientale. Trattandosi di un provvedimento che, come è noto, contiene disposizioni di corretto recepimento della normativa europea stessa, nei casi in cui il Governo abbia riconosciuto la fondatezza dei rilievi mossi dalla Commissione europea nell'ambito di procedure di preinfrazione o di infrazione, non è certamente possibile esprimere una nostra contrarietà ai necessari adempimenti degli obblighi che discendono dall'appartenenza all'Unione europea. Nel corso dell'esame in prima lettura alla Camera, abbiamo già avuto modo di esprimere anche il nostro apprezzamento per alcune norme contenute nel provvedimento che stiamo esaminando: cito a titolo esemplificativo l'articolo 5 del disegno di legge, che amplia il campo di applicazione dell'aggravante di negazionismo, prevedendo la sanzionabilità con la reclusione da due a sei anni, oltre che della negazione, anche della minimizzazione in modo grave, dell'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,45)

ELVIRA SAVINO. Altra norma che accogliamo favorevolmente è certamente quella contenuta all'articolo 6, che prevede un'estensione dell'applicazione delle disposizioni della legge europea 2015-2016 riguardanti l'indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti, anche alle fattispecie precedenti alla…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Savino, mi scusi. Potrei pregare che questa discussione si tenga lontano dai banchi del Governo? Grazie. Prego, onorevole Savino.

ELVIRA SAVINO. Grazie. …anche alle fattispecie precedenti alla sua entrata in vigore.

Ma con altrettanta onestà, pur riconoscendo il lavoro svolto dal Parlamento e dal Governo nel determinare, in particolare attraverso gli strumenti della legge europea e della legge di delegazione europea, una diminuzione del numero di infrazioni della normativa europea stessa, continuiamo a chiedere, e lo facciamo ancora una volta, un maggiore protagonismo dell'Italia in Europa, e un maggiore decisionismo della stessa Unione su temi cruciali per il futuro dell'Europa e di tutti i cittadini degli Stati membri. Se è vero che l'Italia è un partner credibile e affidabile, come è stato detto, dev'essere in grado non solo di superare le infrazioni, e questo è certamente positivo, ma anche e soprattutto di poter sostenere con forza le proprie richieste in Europa e richiamare l'attenzione su questioni problematiche assai rilevanti, sulle quali si attendono ancora risposte chiare: mi riferisco in particolare alla gestione del fenomeno migratorio, che rimane una questione determinante, che grava sulle spalle dell'Italia per oltre - come ho già detto in discussione generale - 4 miliardi di euro all'anno. Penso al tema della sicurezza e della minaccia terroristica; penso allo sviluppo ed al potenziamento delle politiche di crescita economica. Un'Europa senza crescita non è più accettabile, e per stimolare crescita e occupazione è necessario mettere in campo un piano europeo finalizzato a costruire nuove infrastrutture, a migliorare i piani di approvvigionamento energetico, a dare impulso agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano e sicurezza; politiche di crescita che si devono tradurre inevitabilmente in un forte sostegno alle piccole e medie imprese, che rappresentano il futuro del sistema economico europeo e la garanzia della competitività del sistema Europa. Sarà fondamentale, per il rilancio della crescita, utilizzare appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, applicando con intelligenza i meccanismi di flessibilità di bilancio.

In questa legislatura i Governi di centrosinistra non sono riusciti ad assicurare all'Italia quel protagonismo che il nostro Paese invece merita, e soprattutto non sono riusciti a sbloccare l'Unione dal desolante immobilismo su temi fondamentali sui quali l'Europa è ancora al palo.

Se non riusciamo come Paese ad essere protagonisti in Europa, il recepimento delle disposizioni comunitarie continuerà ad essere una fase ordinaria, di cui avvertiremo le conseguenze e l'impatto solo in fasi successive, senza contribuire alla vera sfida che ha l'Unione davanti a sé: quella di tornare ad essere considerata dai cittadini come una risorsa, come un'opportunità, e non, come è stato in questi anni, solo come un soggetto burocratico di vincoli e di ostacoli.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,50)

ELVIRA SAVINO. Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto di astensione del gruppo di Forza Italia sulla legge europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cosimo Petraroli. Ne ha facoltà.

COSIMO PETRAROLI. Presidente, ci troviamo discutere per l'ultima volta in questa legislatura la legge europea: il nome esatto è “Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea”. Obblighi: l'Italia è obbligata, il Parlamento italiano è obbligato; già in queste parole troviamo qualcosa di strano. A volte ascolto delle conversazioni che a mio avviso dovrebbero essere anche surreali, del tipo: siamo stati bravi, perché abbiamo fatto rientrare l'Italia di un tot di procedure di infrazione in tot anni; però potevamo fare di più, perché i casi di EU Pilot sono di fatto aumentati. Come se il nostro benessere, la nostra democrazia, il concetto stesso di giusto e sbagliato dipendessero solo dalla nostra capacità di fare quello che da Bruxelles ci viene chiesto.

Come già dissi in un precedente intervento qui in Aula, io avevo dodici anni la prima volta che sentii parlare di Europa e frequentavo la scuola media: neanche gli insegnanti sapevano di preciso cosa fosse questa nuova entità. Ricordo però che c'era una sorta di euforia, di ottimismo: sia per la speranza e la convinzione di un miglioramento economico, e soprattutto del Sud Italia, ma soprattutto per un cambiamento culturale. I palazzi istituzionali, scuole, comuni, questure iniziavano ad appendere la bandiera azzurra a fianco a quella italiana; nasceva il popolo europeo, al quale io stesso ho creduto.

Ma qualcuno non si era fatto sfuggire un particolare ignoto a molti: dieci anni prima, nel 1981, la separazione della Banca d'Italia dal Tesoro. Dieci anni prima la nostra sovranità monetaria regalata ai privati, che ci ha portato successivamente sotto la dittatura della Banca centrale europea, con un solo ed unico scopo: creare un debito pubblico artificiale per svendere il nostro patrimonio industriale. Ecco il grande obiettivo europeo, e il ruolo dell'Italia in questo contesto, e anche di queste leggi. Dopo pochi anni infatti abbiamo perso la nostra industria automobilistica, privatizzato tutto quello che si poteva privatizzare: ENI, Poste, Ferrovie; durante questa legislatura abbiamo ceduto AnsaldoBreda, Ansaldo STS ai coreani, delle aziende grazie alle quali abbiamo costruito i treni, i convogli delle metropolitane di Copenaghen, di Oslo, di mezza Europa: chissà perché non ci servivano più.

Oggi questa Europa ci regala la direttiva Bolkestein, per ritrovarci società per azioni nei piccoli mercati rionali, mettendo a rischio le piccole attività degli ambulanti; tengo a ricordare che nei paesi del Sud, dove non c'è lavoro, la possibilità di lavorare in un mercato, di fare l'ambulante, rappresenta un vero e proprio ammortizzatore sociale: ci togliete anche questo diritto. Oggi questa Europa ci regala situazioni drammatiche, di agricoltori italiani costretti a buttare il loro raccolto perché pagato appena cinque centesimi al chilogrammo, e nello stesso momento importiamo olio tunisino, arance marocchine e mele spagnole. Questa Europa ci vuole imporre accordi suicidi per il nostro settore alimentare, come il TTIP e il CETA: è questa l'unica direzione che secondo noi avete preso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il sottosegretario Gozi ha detto che siamo stati bravi, perché abbiamo dimezzato il contenzioso europeo: siamo i più virtuosi d'Europa, quale onore! Premesso che il contenzioso è ancora abbastanza corposo; questo perché in Italia si verifica uno strano fenomeno di sovraregolamentazione che causa spesso errati recepimenti: una bulimia normativa che porta ad approvare provvedimenti su provvedimenti, perdendo di vista quello che è il bene comune. E poi quando occorre adeguarsi, la macchina legislativa si inceppa, ad esempio in merito al correttivo appalti 2017. Oppure perché recepiamo direttive con un occhio che guarda all'Unione europea, ed un occhio che invece guarda ad interessi del tutto italiani e privati: un caso è proprio quello della SIAE, il cui monopolio è duro a morire.

E poi, tra una procedura di infrazione e l'altra, spunta l'emendamentino dove si estendono i poteri all'Agcom che avrà la facoltà di emanare provvedimenti in via definitiva, come oscurare siti Internet, bypassando quella che è la magistratura ordinaria, e creando una confusione tra le prerogative dell'autorità giudiziaria e quelle dell'organo di garanzia. Ci chiediamo, quindi, quale sia la logica che spinge il Governo ad intervenire su alcuni punti, lasciandone altri del tutto scoperti, come il rispetto di norme in materia di rifiuti, inquinamento dell'aria, del trattamento delle acque, di agricoltura, di pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori, e di tutti gli aspetti sistematicamente violati dalla nostra normativa, come le 64 procedure di infrazione ancora aperte ci ricordano. Il Parlamento e il Governo se ne “fregano”, ma quando si tratta di vincoli e sistemi economici lesivi dei cittadini, le mani risultano improvvisamente legate dall'Europa. Un'Europa che significa meccanismo europeo di stabilità, significa fiscal compact, significa pareggio di bilancio in Costituzione, significa aver svenduto, privatizzato, delocalizzato le nostre aziende più importanti, significa meno diritti per tutti i cittadini. Significa Trattato di Dublino, significa barattare 200 mila migranti l'anno in cambio di flessibilità sui conti pubblici, una flessibilità che non viene usata per rilanciare l'economia, per finanziare gli ammortizzatori sociali, la sanità, ma viene usata per finanziare le mancette elettorali, per finanziare quel o quell'altro salvataggio di banche.

Sarà, quindi, compito del prossimo Governo, del prossimo Parlamento, rimettere in equilibrio i rapporti tra Italia e Unione europea. Un'Europa nata per creare benessere, per annullare le disuguaglianze tra i vari Paesi del continente, un obiettivo enunciato a parole, ma non scritto nei Trattati di Maastricht e di Lisbona: non una parola sul superamento delle disuguaglianze, ma solo libera circolazione di merci, capitali, libertà dello stabilimento di impresa, appiattimento totale delle peculiarità alimentari e gastronomiche. Tutti fattori che stanno distruggendo quelle meraviglie economiche, umane e culturali, che hanno reso il nostro Paese grande. Per questa ragione dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Schirò. Ne ha facoltà.

GEA SCHIRO'. Grazie Presidente. Il disegno di legge europea 2017 che stiamo per approvare definitivamente, limitatamente agli articoli 12 e 16 modificati al Senato, è l'ultimo passaggio di questa legislatura di una legge europea, della nostra quinta legge europea. La legge europea appunto è, assieme alla legge di delegazione europea, uno dei due strumenti predisposti dalla legge n. 234 del 2012 al fine di adeguare periodicamente l'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea. L'attuazione degli obblighi europei non risponde, infatti, soltanto all'esigenza di prevenire o risolvere procedure di infrazione, ma contribuisce all'autorevolezza dell'azione italiana nella formazione delle politiche europee e nell'avanzamento del processo di integrazione. Questo approccio pragmatico è fondamentale per superare il disallineamento fra l'europeismo entusiasta, ma spesso retorico da un lato, e la concreta capacità di intervenire nella formazione delle decisioni europee e di attuarle rapidamente dall'altro. Al momento dell'approvazione potremo orgogliosamente dire di lasciare pendenti solo 60 procedure di infrazione, di cui solamente 8 per mancato recepimento: una conquista della maggioranza di questo Parlamento e dei Governi della XVII legislatura, che hanno invertito le prassi consuetudinarie di lentezza che hanno caratterizzato tanti Governi in passato.

Venendo al contenuto del provvedimento in esame, la prima modifica riguarda la sicurezza dei prodotti alimentari a base di caseina, in ottemperanza alla direttiva europea n. 2203 del 2015; in particolare nel corso dell'esame al Senato è stato soppresso il comma 5, che prevedeva la possibilità di deroga per alcune indicazioni obbligatorie. L'articolo 12, che è precipuamente finalizzato all'archiviazione della procedura di infrazione n. 0129 del 2017, adegua la normativa vigente alle nuove disposizioni attualmente in vigore anche in tema di etichettatura. Questo per delineare i poteri conferiti alla Commissione dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea nel contesto giuridico del Trattato di Lisbona. Tiene anche conto delle nuove norme riguardanti l'alimentazione umana e adegua i requisiti di composizione dei prodotti.

Già l'articolo 21 della legge di delegazione europea del 2014 aveva autorizzato il Governo a dare attuazione a questa direttiva mediante un regolamento, ma vista l'esigenza di stilare una disciplina sanzionatoria, si è ritenuto necessario adottare un provvedimento di rango primario. Vengono altresì individuate le autorità competenti ad accertare le violazioni, che nazionalmente saranno il Ministero della salute, per ciò che riguarda la sicurezza alimentare, e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per la parte relativa ai controlli qualitativi e quantitativi.

La seconda modifica approvata dal Senato concerne l'articolo 16, che integra le disposizioni dettate dall'articolo 78 del cosiddetto codice dell'ambiente, relative ai metodi di analisi utilizzati per il monitoraggio dello stato delle acque. Si dovranno altresì valutare le tendenze ascendenti e di inversione della concentrazione di inquinanti nelle acque sotterranee. Queste correzioni ci faranno superare le obiezioni mosse dalla Commissione europea nel caso Eu Pilot 7304 del 2015. Per garantire il raggiungimento delle finalità indicate, è previsto che l'ISPRA pubblichi sul proprio sito web, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, l'elenco dei laboratori del sistema di agenzia dotati delle metodiche analitiche disponibili, e a costi sostenibili, e conformi ai requisiti richiesti dall'Allegato 1 alla Terza parte del codice, recante i requisiti minimi di prestazione per i metodi di analisi e calcolo dei valori medi. Nel corso dell'esame al Senato l'articolo in esame è stato integrato mediante l'aggiunta di un periodo che prevede che le Autorità dei bacini distrettuali rendano disponibili nel proprio sito istituzionale dati periodici dei monitoraggi ottenuti dalle già citate analisi.

Signor Presidente, questo sarà l'ultimo passaggio nella nostra Aula, come ho già detto, durante la XVII legislatura di una legge europea. Alla fine di questa legislatura di nuovo potremo orgogliosamente dire di avere contribuito a colmare un ritardo culturale, prima ancora che politico, con cui nel nostro Paese erano considerati gli affari europei. Rimpiangiamo però che non si sia ancora riusciti a superare alcune obsolescenze: mi riferisco ad esempio all'opportunità di apportare modifiche ai Regolamenti parlamentari, introducendo per la sessione comunitaria una previsione che consenta il ricorso automatico alla sede redigente per l'esame della legge europea e/o di altri disegni di legge volti all'attuazione diretta di obblighi europei, o all'attribuzione alla XIV Commissione di una competenza referente piena per l'esame della legge di delegazione europea. Detto questo, che era più che altro un'annotazione per un europeismo attivo e parlamentare di cui il Partito Democratico è sempre stato promotore, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4505-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4505-B: "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017" (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

Allora, colleghi, siccome mi sembra di capire che ci sia bisogno di una consultazione tra i gruppi sulla discussione del prossimo provvedimento, sospenderei per quindici minuti, anche se mi sembra di capire che ci sia un orientamento per il rinvio del provvedimento. Però, aspettiamo il tempo della sospensione; quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,25.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, il presidente Andrea Mazziotti Di Celso.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Presidente, grazie. Nel corso della sospensione si è riunito il Comitato dei nove sulla proposta di legge sul distacco del comune di Sappada per discutere del fatto che è pervenuta oggi una lettera del presidente del consiglio regionale del Veneto, indirizzata alla Presidenza della Camera, nella quale si sollevano delle questioni procedurali relative alla soddisfazione del requisito del parere del consiglio regionale del Veneto. La questione attualmente è all'esame della Presidenza della Camera, per cui il Comitato dei nove unanimemente avrebbe la richiesta di interrompere l'esame del provvedimento fino a martedì, per dare il tempo alla Presidenza di esaminare la questione, risolvere il tema e poi riprendere l'esame.

PRESIDENTE. Quindi, si richiede formalmente un rinvio.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Sì, da parte di tutti i gruppi.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia si intende rinviato alla parte pomeridiana della seduta di martedì 14 novembre, quale primo punto all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia-Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha reso noto che il deputato Roberto Occhiuto è stato eletto vicepresidente del gruppo.

Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che, a far data dal 13 novembre 2017, il deputato Daniele Pesco, in sostituzione del deputato Simone Valente, assumerà l'incarico di vicepresidente vicario del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle. Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha, altresì, reso noto che il deputato Matteo Mantero assumerà l'incarico di vicepresidente in sostituzione del deputato Daniele Pesco, a decorrere dal 13 novembre.

Interventi di fine seduta (ore 18,26).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Il tono della voce, per favore; lasciamo parlare il collega Maestri.

ANDREA MAESTRI. Il regime pensionistico di “opzione donna” rappresenta per molte lavoratrici italiane l'unica via d'uscita dalle forche caudine previdenziali della legge Fornero. Con un'interrogazione depositata il 13 settembre scorso abbiamo chiesto al Ministro Poletti la proroga di “opzione donna” e la sua eventuale trasformazione in misura strutturale. Ad oggi non solo il Governo non ha risposto, ma si è anche reso gravemente inadempiente rispetto all'obbligo giuridico, non solo politico, di presentare una relazione al Parlamento, entro il 30 settembre di ogni anno, a seguito del monitoraggio del numero delle domande di pensione e delle risorse non utilizzate.

Si tratta del cosiddetto contatore, introdotto dalla legge di bilancio 2016. La mancata o ritardata presentazione della relazione governativa impedisce al Parlamento di adottare un provvedimento legislativo di proroga qualora dal monitoraggio risulti, come prevedibile, un onere previdenziale inferiore rispetto alle previsioni di spesa. Stamattina, signor Presidente, Piazza Montecitorio era piena di lavoratrici ed ex lavoratrici senza reddito né pensione che si aspettano dallo Stato quanto meno il rispetto della legge, e quindi l'immediata pubblicazione dei dati del contatore. Noi le abbiamo incontrate e abbiamo assunto l'impegno di chiedere alla Presidenza della Camera di attivarsi per il rispetto delle prerogative del Parlamento e, attraverso queste, per la tutela della dignità e dei diritti delle lavoratrici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà. Per favore, il tono della voce. Un po' di rispetto per i colleghi che stanno parlando; chi non è interessato può lasciare l'Aula, tanto sono finite le votazioni.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, nella giornata di oggi due giornalisti del servizio pubblico della Rai Radio Televisione, l'inviato Daniele Piervincenzi e il film maker Edoardo Anselmi, sono stati violentemente aggrediti, con violenza inaudita, inaccettabile, e con un insulto alla libertà di informazione, diritto inalienabile nel nostro Paese. Sono stati aggrediti ad Ostia da Roberto Spada, membro della famiglia mafiosa Spada, famiglia nota alle cronache per diverse inchieste giudiziarie. Nel filmato che è stato trasmesso, filmato dall'operatore che era sul posto e che adesso, ovviamente, viene veicolato da tutti i mezzi di informazione, si vede l'atto di violenza per il quale il giornalista della Rai è stato ricoverato in ospedale con il setto nasale rotto, e, dopo l'aggressione, altro inseguimento con bastonate.

Noi condanniamo con tutta la nostra forza questo atto di violenza inaudita, che è un atto di violenza contro la libertà nel nostro Paese, contro la libertà di un giornalista di andare a chiedere notizie, come stava facendo, e come si sente nel filmato, il giornalista della Rai circa un eventuale appoggio di questa famiglia alle elezioni recenti a Ostia per il gruppo di CasaPound.

Lo condanniamo con tutta la nostra forza. Credo che serva una vigilanza di questo Paese sul diffondersi di violenze nei confronti dei giornalisti. Esprimiamo la nostra solidarietà a queste due persone e crediamo che ognuno in quest'Aula dovrebbe sentirsi non indifferente rispetto a quest'orribile episodio di violenza (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, collega Fiano. La Presidenza si associa alla sua solidarietà espressa ai giornalisti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Roberta Agostini. Ne ha facoltà.

ROBERTA AGOSTINI. Grazie Presidente. Anche il nostro gruppo esprime piena solidarietà all'inviato di Rai 2, Daniele Piervincenzi, e al cameraman, che lo accompagnava oggi ad Ostia, Edoardo Anselmi, che sono stati vittima di una brutale aggressione, da parte di Roberto Spada, fratello di Carmine Spada, esponente del clan Spada, condannato in primo grado a dieci anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Si tratta di una violenza inaudita, si tratta di una violenza inaccettabile. Basta guardare le immagini che sono rimbalzate in ogni sito e in ogni giornale, per rendersi conto di quello che è accaduto. È un episodio, ma è la spia di un clima, di una dimensione, da cui tutti dobbiamo prendere le distanze e che tutti dobbiamo condannare. Chiediamo a tutte le forze politiche una netta presa di distanza, una condanna di quello che è avvenuto, anche in considerazione del fatto che qualche giorno fa, ad Ostia, dove si sono tenute le elezioni municipali, proprio quel Roberto Spada, con un post su Facebook, aveva invitato a votare CasaPound. Condanniamo ogni episodio di violenza, esprimiamo la nostra solidarietà e chiediamo che tutte le forze politiche lo facciano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie Presidente. Anche Civici e Innovatori si associa alla solidarietà per i giornalisti colpiti da questa violenta aggressione, assolutamente ingiustificata. È, tra l'altro, un atto che non dovrebbe mai avvenire, che mina la libertà delle persone, su cui noi siamo assolutamente contrari. Quindi, tutta la nostra solidarietà.

Dopodiché io intervengo, perché vorrei semplicemente dire che all'interno della legge europea c'era un nostro ordine del giorno, perché in legge europea abbiamo aumentato i mesi per quanto riguarda la conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico e l'abbiamo elevato a 72 mesi.

Per quanto riguarda quest'aumento che noi comprendiamo, in un periodo di lotta contro il terrorismo e in un periodo storico delicato come quello che stiamo vivendo, però terminato il termine di 72 mesi, come prescrive la legge, saremmo per un ritorno ai due anni, anche perché ci sono delle sentenze della Corte di giustizia, che vanno in tal senso e che al primo ricorso - e concludo - ci farebbero rimanere senza una legge in merito a data retention. Quindi, solo per segnalare questo, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente. A giugno 2017, diversi percettori di ammortizzatori sociali calabresi hanno iniziato un percorso di tirocini, finalizzato al reinserimento, tra virgolette, nel mondo del lavoro, all'interno di enti pubblici e organizzazioni private. Le spettanze dovute ai quasi 6 mila calabresi ammontano a circa 800 euro mensili, che avrebbe dovuto erogare l'INPS.

A distanza di più di quattro mesi, ancora non hanno ricevuto una sola mensilità di quanto dovuto, a causa di una mancata stipula della convenzione tra INPS e regione Calabria, che, in un incontro del 27 ottobre, era stata promessa proprio dal presidente della regione Calabria entro una settimana. Quindi, questa convenzione, ad oggi, non è stata firmata dall'INPS e la regione Calabria, senza questa convenzione, si è permessa di avanzare e di fare partire questo progetto, appunto, che viene chiamato di politiche attive.

A riguardo io ho presentato un'interrogazione parlamentare, che ancora è senza risposta, per cui voglio sollecitare una risposta. È l'interrogazione n. 4-18278.

Lo meritano i tirocinanti calabresi, a cui è stata calpestata ancora una volta la dignità, da parte di una classe politica incompetente e inadeguata, che porta avanti ancora queste logiche di politiche attive per il lavoro, che sono un puro imbroglio, concepito per aumentare fittiziamente le statistiche occupazionali. Tali strumenti puzzano di mazzette elettorali. Altra cosa, invece, è il reddito di cittadinanza, che proponiamo da anni e che è la soluzione più dignitosa per chi non ha un lavoro vero e, dunque, un'effettiva libertà di azione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Cimbro. Ne ha facoltà.

ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, intervengo per portare all'attenzione due questioni che riguardano il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, purtroppo gestito in modo deleterio per studenti, insegnanti e, più in generale, per il diritto allo studio.

Per prima cosa sollecito la risposta all'interpellanza n. 2-01970, da me depositata a riguardo, che propone le problematiche in oggetto all'attenzione del MIUR.

In secondo luogo, mi sembra doveroso denunciare qui un fatto molto grave, di cui ho informato la Presidente Boldrini e su cui spero arrivi presto una risposta. Il testo dell'interpellanza è stato inviato a vari parlamentari, per sollecitarne la sottoscrizione, come d'uso in questi casi. Per qualche motivo quel testo è stato spedito in modo improprio al direttore del Conservatorio, che l'ha letto in anteprima e ha avuto la scorrettezza istituzionale di scrivermi, definendo la mia interpellanza inutile e superata.

Per questo, ho chiesto alla Presidente Boldrini di assumere tutte le iniziative, volte a tutelare il mio libero mandato parlamentare. Ma, ad oggi, non ho ancora avuto riscontro. Ritengo sia importante intervenire, anche perché la conduzione scriteriata del Conservatorio ha portato a spendere già 2.500 euro di soldi dei contribuenti, per cause perse innanzi al TAR del Lazio, a seguito del diniego all'accesso agli atti, da parte di chi legittimamente ne ha fatto richiesta. Mentre aspettiamo una risposta sia all'interpellanza che alla lettera inviata alla Presidente, annuncio che incontreremo gli studenti del Conservatorio, per sostenerli di fronte a questi soprusi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Ho sentito il bisogno di prendere la parola perché, dieci anni fa - cade dopodomani, ma non ci sarà seduta d'Aula - un giovane ragazzo romano venne ucciso, in una piazzola autostradale a Badia al Pino, vicino ad Arezzo.

Si chiamava Gabriele Sandri, era un tifoso della Lazio, stava andando a vedere a Milano una partita. Una morte incredibile, ingiusta. Un agente, fuori di testa in quel momento, sparò. E venne ammazzato un ragazzo, a cui piacevano la musica, piacevano il calcio, piacevano le cose che piacciono ai ragazzi di poco più di vent'anni. Da allora la città di Roma, i suoi amici, la sua famiglia, Daniela, la mamma, Giorgio, il padre, Cristiano, il fratello, sono devastati da un dolore incolmabile, tremendo. Hanno fondato una fondazione, che porta il nome di Gabriele Sandri. Io ho avuto e ho l'onore di essere vicepresidente di questa fondazione. E, nel nome di Gabriele, in questi anni, il padre e il fratello hanno girato scuole di tutta Italia, per dire che lo sport, il calcio, non possono, non debbono essere luoghi nei quali l'odio, la violenza e il razzismo la fanno da padroni. È per questo che, anche in questo decennale, credo che sia giusto, come facemmo anche anni fa, sempre in quest'Aula, ricordare quel ragazzo, ricordare quella morte incredibile, ingiusta e anche quell'insegnamento, perché, appunto, dagli stadi, dal calcio, dallo sport, l'odio, la violenza e il razzismo vengano banditi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Lo ha ricordato il collega Verini. Domani sono dieci anni dalla morte di Gabbo. Chi lo conosceva, lo chiamava così. Un ragazzo di una vitalità estrema, un ragazzo conosciuto in entrambe le tifoserie, tanto quella romanista quanto quella laziale, un ragazzo che è diventato, suo malgrado, un simbolo della nostra città. Io voglio riprendere alcune parole dell'intervista che ha rilasciato il papà di Sandri oggi sul Corriere dello Sport in cui dice che non servono più minuti di silenzio di fronte a certi tragici episodi come questo. Serve invece raccontare, serve invece parlare, serve invece spiegare ai ragazzi, a prescindere dalla tifoseria a cui appartengono, che una partita di calcio è un momento di vita importante. Andare allo stadio, condividere può essere un momento di vita importante che non può essere macchiato da alcun tipo di violenza da una parte e dall'altra.

E allora oggi credo che, proprio ricordando Sandri a distanza di dieci anni dalla sua morte, il messaggio più bello che possa mandare quest'Aula è quello di vivere anche le partite di calcio, di poter vivere questi momenti come grandi momenti di allegria e di passione, se vogliamo anche di scontro amichevole e di sostegno reciproco in alcuni momenti tra tifoserie, ma che mai debbano essere macchiati - e speriamo che non accada mai più - da episodi così tragici come quello della morte di Gabriele.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 10 novembre 2017, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: NICOLA CIRACI' (A.C. 4652)

NICOLA CIRACI'. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4652). Direzione Italia relativamente al codice spettacolo si aspettava molto di più da parte del Governo non norme generiche e la solita delega al Governo, sottraendo al Parlamento la possibilità di discutere seriamente dello spettacolo.

Cinema, teatri, tutto il mondo dello spettacolo porta alta la bandiera del Made in Italy. Bisognava valorizzare di più le nostre arti, sostenendole economicamente e fiscalmente in modo più incisivo.

Vero neo della legge è il non affrontare in maniera radicale la questione delle fondazioni lirico-sinfoniche che hanno prodotto debiti per 350 milioni di euro.

Ancora una volta i Conservatori di musica sono i grandi assenti, non ricevono nemmeno considerazione.

Ennesimo provvedimento in cui in fretta e furia si ricerca l'approvazione per usarlo in campagna elettorale.

Ma i problemi del mondo dello spettacolo di fatto, come la polvere, vengono messi sotto il tappeto rinviando tutto alla prossima legislatura.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIANLUCA PINI (A.C. 4505-B)

GIANLUCA PINI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4505-B ). L'annuale disegno di legge europea, come sappiamo, ha il compito principale di ridurre o eliminare i casi di contrasto normativo tra il nostro ordinamento e quello europeo. Un'azione, questa, che avviene attraverso un percorso di cui il disegno di legge che stiamo approvando costituisce il passaggio finale e formale. Le decisioni europee – in tutte le loro discutibili forme – incidono nella vita politica, sociale, economica del Paese sulla salute e sull'alimentazione.

Vengono inserite nel disegno di legge europea, in linea generale, norme volte a prevenire l'apertura, o a consentire la chiusura, di procedure di infrazione, nonché, in base ad una interpretazione estensiva del disposto legislativo, anche norme volte a permettere l'archiviazione dei casi di pre-contenzioso EU Pilot.

Come già detto nella dichiarazione di voto in prima lettura vorrei qui ribadire che non ci dobbiamo piegare a quello che “ci chiede l'Europa” ottemperando ottusamente agli obblighi europei. Appartenere all'Unione europea non sempre vuoi dire essere “sudditi” senza avere il diritto di replica. Un Governo capace deve pensare prima di tutto a risolvere i problemi dei propri cittadini andando anche, se necessario, contro il dettato europeo. Il compito di un Governo deve essere quello di tutelare realmente gli interessi dei propri cittadini e delle imprese e di battere i pugni sul tavolo, se necessario, per difendere quell'interesse. Quella che oggi stiamo assolvendo è una mera funzione burocratica che nulla ha a che vedere con il senso di Europa.

Le modifiche apportate e quindi il ritorno del provvedimento alla Camera ha fatto nascere una forte discussione in aula al Senato. Il rappresentante del Governo ha dichiarato che questa ulteriore lettura “costerà probabilmente l'apertura di alcune procedure di infrazione”. È necessario rammentare al Governo che il Parlamento è sovrano e delibera nella direzione di quello che ritiene utile e necessario per il Paese e l'Esecutivo dovrebbe semplicemente limitarsi ad eseguire la sua volontà. Non è accettabile che il Governo “accusi” il Parlamento di produrre procedure di infrazione, anche perché diversi provvedimenti approvati da questo Governo hanno loro stessi provocato procedure di infrazione.

Quando si approva un provvedimento come quello della Legge europea o di delegazione della legge europea, i quali regolano i diversi ambiti, dalle sfere economiche a quelle sociali e sanitarie, questi entrano in modo dirompente nella nostra vita di tutti i giorni e la condiziona. È doveroso, quindi, fare delle valutazioni approfondite sui probabili impatti che la regolazione europea sortirà sulle diverse realtà dei cittadini interessati, come pure delle imprese, quindi è necessario tempo per l'esame di questi provvedimenti. Invece, come spesso accade, si vuole procedere velocemente nella loro approvazione. A causa di questa fretta non è possibile tenere in debita considerazione l'impatto che le norme avrebbero sul nostro ordinamento, sul nostro tessuto imprenditoriale e sulla salvaguardia delle nostre eccellenze.

Ormai è prassi consolidata rendere più efficace e rapida la modalità di approvazione della Legge europea e della legge di delegazione europea tramite una sorta di “inemendabilità” alternata e paritaria tra i due rami del Parlamento, per cui si interviene sul testo base presentato dal Governo solamente da parte della Camera che detiene la prima lettura del medesimo provvedimento.

Ma questa volta in aula al Senato, sono state apportate due modifiche a questo testo e quindi è stata bloccata, come dovrebbe essere, questa prassi illogica e si è potuto intervenire in almeno due punti importanti di questo provvedimento.

A dimostrazione del fatto che pur di portare a termine velocemente il provvedimento non si tiene conto di quello che sono le osservazioni fatte dal Parlamento. Voglio evidenziare che in prima lettura proprio qui alla Camera, in merito all'articolo 12 sulla disciplina dell'etichettatura delle caseine e dei caseinati, la XII Commissione della Camera, riguardo al comma 5 – che ora è stato soppresso – aveva chiesto, tramite una specifica osservazione inserita nel parere reso alla XIV Commissione di valutare la soppressione della deroga recata da tale norma.

Questo comma poteva creare un abbassamento delle tutele verso i consumatori, perché limitava l'indicazione in etichetta soltanto al documento di accompagnamento per quanto riguarda le indicazioni obbligatorie. Da sempre ci impegniamo nel promuovere una politica che renda consapevole il consumatore in merito al prodotto da acquistare, in particolare quando proveniente da un Paese terzo. Qualsiasi indicazione che attenua questo diritto del consumatore, ovvero che facilita l'ingresso sul mercato di prodotti non in linea con i livelli di qualità, ma soprattutto non coerenti con le indicazioni di provenienza geografica come noi vorremmo (prodotto italiano, piuttosto che quello extraeuropeo), francamente, ci lascia perplessi. La soppressione del comma ci soddisfa perché risponde alla esigenza di assicurare il più ampio livello di tutela dei consumatori e degli operatori addetti alla trasformazione di tali prodotti, migliora la tracciabilità dei caseinati e assicura un più elevato livello di trasparenza delle indicazioni obbligatorie ad essi riferite.

Nonostante ci possiamo ritenere soddisfatti delle modifiche apportate al Senato, il nostro parere sul provvedimento comunque non cambia e ribadiamo che il Governo continua a non tutelare gli interessi italiani e confermiamo, quindi, il voto di astensione del nostro gruppo così come in prima lettura.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 la deputata Paris ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 3 e 4 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 7, 8, 9 e 11 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 7 e 17 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 45 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 21 le deputate Narduolo e Zampa hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 45 alla n. 51 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 48 il deputato Mognato ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 53 il deputato Pesco ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 56 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 59 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 62 e 71 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 85 i deputati Argentin, Capodicasa, Gribaudo e Morani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 85 il deputato Zardini ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nella votazione n. 86 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 88 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 91 le deputate Tartaglione e Paris hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4652 e abb. - em. 1.1 194 194 0 98 23 171 103 Resp.
2 Nominale em. 1.2 279 271 8 136 67 204 99 Resp.
3 Nominale em. 1.3 286 252 34 127 76 176 99 Resp.
4 Nominale em. 1.4 292 291 1 146 67 224 99 Resp.
5 Nominale em. 1.5 304 271 33 136 76 195 98 Resp.
6 Nominale em. 1.6 306 267 39 134 71 196 97 Resp.
7 Nominale em. 1.7 326 325 1 163 126 199 97 Resp.
8 Nominale em. 1.9 331 306 25 154 90 216 97 Resp.
9 Nominale em. 1.10 336 287 49 144 85 202 97 Resp.
10 Nominale articolo 1 350 292 58 147 292 0 96 Appr.
11 Nominale em. 2.1 351 303 48 152 94 209 96 Resp.
12 Nominale em. 2.3 356 341 15 171 98 243 96 Resp.
13 Nominale em. 2.4 358 344 14 173 85 259 95 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.5 357 343 14 172 85 258 94 Resp.
15 Nominale em. 2.6 363 338 25 170 121 217 94 Resp.
16 Nominale em. 2.7 373 343 30 172 124 219 94 Resp.
17 Nominale em. 2.8 374 367 7 184 116 251 94 Resp.
18 Nominale em. 2.10 377 364 13 183 98 266 94 Resp.
19 Nominale em. 2.11 373 372 1 187 155 217 94 Resp.
20 Nominale em. 2.12 376 376 0 189 158 218 94 Resp.
21 Nominale em. 2.13 368 367 1 184 156 211 94 Resp.
22 Nominale em. 2.14 377 312 65 157 92 220 94 Resp.
23 Nominale em. 2.15 385 355 30 178 131 224 94 Resp.
24 Nominale em. 2.16 380 380 0 191 158 222 94 Resp.
25 Nominale em. 2.17 379 379 0 190 161 218 94 Resp.
26 Nominale em. 2.18 382 327 55 164 106 221 94 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2.19 384 324 60 163 100 224 94 Resp.
28 Nominale em. 2.20 382 367 15 184 146 221 94 Resp.
29 Nominale em. 2.21 382 378 4 190 155 223 94 Resp.
30 Nominale em. 2.22, 2.23 388 330 58 166 104 226 94 Resp.
31 Nominale em. 2.25 387 347 40 174 121 226 94 Resp.
32 Nominale em. 2.26 388 388 0 195 164 224 94 Resp.
33 Nominale em. 2.27 388 386 2 194 162 224 94 Resp.
34 Nominale em. 2.28 381 381 0 191 160 221 94 Resp.
35 Nominale em. 2.29 386 386 0 194 164 222 93 Resp.
36 Nominale em. 2.30 385 385 0 193 159 226 93 Resp.
37 Nominale em. 2.31 398 374 24 188 108 266 92 Resp.
38 Nominale em. 2.32 403 390 13 196 158 232 92 Resp.
39 Nominale em. 2.33 400 355 45 178 125 230 92 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 2.34 402 379 23 190 147 232 91 Resp.
41 Nominale em. 2.37 397 365 32 183 136 229 91 Resp.
42 Nominale em. 2.38 403 403 0 202 171 232 91 Resp.
43 Nominale em. 2.39, 2.40 400 343 57 172 115 228 91 Resp.
44 Nominale em. 2.41 401 343 58 172 114 229 91 Resp.
45 Nominale em. 2.42 399 399 0 200 171 228 91 Resp.
46 Nominale em. 2.43 392 390 2 196 167 223 91 Resp.
47 Nominale em. 2.44 390 390 0 196 64 326 91 Resp.
48 Nominale em. 2.45 392 391 1 196 75 316 91 Resp.
49 Nominale em. 2.46 397 393 4 197 41 352 91 Resp.
50 Nominale em. 2.48, 2.49 394 393 1 197 109 284 90 Resp.
51 Nominale em. 2.50 395 359 36 180 29 330 90 Resp.
52 Nominale em. 2.51 393 392 1 197 112 280 90 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 2.52 393 393 0 197 110 283 90 Resp.
54 Nominale em. 2.53, 2.54 399 399 0 200 111 288 90 Resp.
55 Nominale em. 2.55 399 399 0 200 113 286 90 Resp.
56 Nominale em. 2.56 391 391 0 196 109 282 90 Resp.
57 Nominale em. 2.57 395 395 0 198 114 281 90 Resp.
58 Nominale em. 2.59 394 335 59 168 54 281 90 Resp.
59 Nominale em. 2.60 388 333 55 167 56 277 90 Resp.
60 Nominale em. 2.61 389 388 1 195 148 240 90 Resp.
61 Nominale em. 2.62 397 359 38 180 68 291 90 Resp.
62 Nominale em. 2.64 399 399 0 200 179 220 90 Resp.
63 Nominale em. 2.65 405 405 0 203 145 260 90 Resp.
64 Nominale em. 2.66 400 364 36 183 145 219 90 Resp.
65 Nominale em. 2.67 408 408 0 205 187 221 90 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 2.68 408 408 0 205 184 224 90 Resp.
67 Nominale em. 2.69 402 401 1 201 127 274 90 Resp.
68 Nominale articolo 2 409 249 160 125 234 15 90 Appr.
69 Nominale em. 3.1 409 404 5 203 176 228 90 Resp.
70 Nominale em. 3.2 410 409 1 205 181 228 90 Resp.
71 Nominale em. 3.3 413 377 36 189 150 227 89 Resp.
72 Nominale em. 3.4 407 407 0 204 183 224 89 Resp.
73 Nominale em. 3.5 413 413 0 207 183 230 89 Resp.
74 Nominale em. 3.6 409 409 0 205 184 225 89 Resp.
75 Nominale em. 3.7, 3.8 419 382 37 192 152 230 89 Resp.
76 Nominale em. 3.9 415 415 0 208 185 230 88 Resp.
77 Nominale em. 3.10 410 410 0 206 180 230 88 Resp.
78 Nominale articolo 3 421 365 56 183 352 13 88 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale em. 4.1 415 415 0 208 79 336 88 Resp.
80 Nominale articolo 4 419 313 106 157 311 2 88 Appr.
81 Nominale articolo 5 410 314 96 158 313 1 88 Appr.
82 Nominale articolo 6 417 277 140 139 275 2 88 Appr.
83 Nominale art. agg. 6.01 413 346 67 174 115 231 88 Resp.
84 Nominale articolo 7 414 273 141 137 267 6 86 Appr.
85 Nominale Ddl 4652 e abb. - voto finale 400 278 122 140 265 13 85 Appr.
86 Nominale Doc. XII, n. 81 - voto finale 375 375 0 188 375 0 96 Appr.
87 Nominale Ddl 4505-B - articolo 12 363 315 48 158 314 1 96 Appr.
88 Nominale articolo 16 369 326 43 164 261 65 95 Appr.
89 Nominale odg 9/4505-B/1 368 304 64 153 94 210 95 Resp.
90 Nominale odg 9/4505-B/4 369 363 6 182 137 226 95 Resp.
91 Nominale Ddl 4505-B - voto finale 363 319 44 160 247 72 95 Appr.