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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 882 di martedì 7 novembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 ottobre 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baldelli, Baretta, Bernardo, Bindi, Capezzone, Cenni, D'Ambrosio, Dal Moro, Damiano, De Menech, Dell'Aringa, Epifani, Galati, Kronbichler, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Giorgia Meloni, Meta, Orfini, Paglia, Pes, Francesco Saverio Romano, Ruocco, Santerini, Sandra Savino, Scanu, Schullian, Sereni, Sibilia, Tancredi, Taranto, Tofalo, Turco, Vazio, Vignali, Vignaroli, Villarosa, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Chiarimenti in ordine alla portata normativa dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 177 del 2016, con riferimento al riparto di competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi – n. 3-03335, n. 3-02815 e n. 3-03337)

PRESIDENTE. Passiamo alla prime interrogazioni all'ordine del giorno Massimiliano Bernini ed altri n. 3-03335, Terzoni ed altri n. 3-02815 e Terzoni e Busto n. 3-03337, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Prima di rispondere nel merito alle interrogazioni molto utili, anche perché vengono dopo un periodo molto particolare che ha interessato il nostro Paese, volevo cogliere questa occasione per esprimere il più sincero ringraziamento del Governo per tutte le forze, i Vigili del fuoco in particolare, che hanno operato in questo periodo per garantire la sicurezza dei territori, messa a dura prova da un susseguirsi di avvenimenti che hanno caratterizzato, purtroppo, tutta la nostra estate pregressa e, ultimamente, anche in Piemonte, ma di questo parleremo dopo.

Venendo alla interrogazioni, invece, volevo riferire in relazione alla materia dello spegnimento degli incendi boschivi, premettendo una ricognizione normativa, per avere un quadro preciso di quelle che sono le responsabilità e la titolarità delle funzioni vigenti nel nostro Paese e, in particolare, evidenziare che la competenza primaria, come gli interroganti sanno, è attribuita alle regioni, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, fatta eccezione per lo spegnimento con mezzi aerei, che è l'unica funzione di competenza dello Stato.

La legge quadro sugli incendi boschivi, la n. 353 del 2000, ha confermato e rafforzato questo assetto di competenze in favore delle regioni, attribuendo alle stesse il compito di definire e programmare, mediante apposito piano regionale, le attività di previsione, prevenzione e lotta all'attività contro gli incendi boschivi. L'unico Corpo dello Stato che può, su richiesta delle regioni, concorrere alla lotta attiva contro gli incendi boschivi, è il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sulla base di specifici accordi stipulati con le regioni medesime.

Ciò premesso, il decreto legislativo n. 177 del 2016, in materia di contrasto agli incendi boschivi, attribuisce all'Arma dei carabinieri la funzione di prevenzione, espressione delle violazioni di settore, nonché il monitoraggio del territorio con la raccolta, l'elaborazione, l'archiviazione e la diffusione dei dati, anche relativi alle aree percorse dal fuoco. Al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, invece, sono affidati l'esercizio, in concorso con le regioni, delle funzioni di operazioni di spegnimento, anche per quanto concerne l'impiego dei gruppi di volontari antincendio, nonché la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali, ai sensi delle disposizioni legislative vigenti.

Quanto riassunto dal quadro normativo conferma l'assoluta infondatezza e pretestuosità delle polemiche relative all'accorpamento del Corpo forestale dello Stato, in quanto in nessuna norma, neanche nella legge n. 36 del 2004, che disciplinava il nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato, è prevista una competenza esclusiva del Corpo forestale dello Stato in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, mentre anche in quella legge è previsto il concorso del Corpo forestale dello Stato con le regioni nella lotta agli incendi boschivi e allo spegnimento con mezzi aerei, unica attività che il decreto legislativo n. 112, come abbiamo prima detto, rimette alla competenza dello Stato.

Al fine di chiarire il quadro delle rispettive competenze e di stabilire ogni utile sinergia operativa tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, potenziando le rispettive funzionalità e organizzazioni, è stato firmato un protocollo d'intesa in data 5 aprile 2017, volto a migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi. Un analogo strumento, utile a fare chiarezza nei compiti svolti dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e, quindi, anche degli ex appartenenti al Corpo forestale dello Stato, è stato predisposto in data 4 maggio 2017 presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. In tale sede è stato sancito l'accordo quadro tra il Governo e le regioni in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, che individua i criteri generali, i principi direttivi e le modalità della collaborazione tra il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e le regioni nell'esercizio dei rispettivi compiti in materia di lotta agli incendi boschivi.

Da tale quadro discende che l'attività di coordinamento delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi viene svolta dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco solo sulla base delle intese attivate con le regioni. I suddetti accordi sono stati adottati nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze, previsto dall'articolo 9, comma 2, del citato decreto. Tale provvedimento potrà essere immediatamente adottato non appena definito anche il decreto interministeriale finalizzato al trasferimento tecnico delle risorse logistiche, strumentali e finanziarie previste dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 177 del 2016.

In merito al richiesto incremento delle risorse economiche e strumentali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si segnala che la legge di bilancio per il 2017, all'articolo 1, comma 623, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo con una dotazione finanziaria di 70 milioni di euro per l'anno 2017 e di 180 milioni di euro per l'anno 2018-2030 per l'acquisto e l'ammodernamento di mezzi strumentali anche per le esigenze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Per quanto concerne, invece, la richiesta di implementare l'organico in vista delle prossime campagne antincendio, si evidenzia che il Ministero dell'interno provvede al potenziamento del dispositivo di soccorso ordinario con ulteriori risorse strumentali e umane rese disponibili dalle convenzioni che di anno in anno sono sottoscritte con le regioni. Sempre in relazione alla richiesta di incrementare la dotazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si sottolinea che la medesima legge di bilancio per il 2017, all'articolo 1, comma 365, ha istituito un fondo da ripartire tra più Ministeri, anche per assunzioni straordinarie a tempo indeterminato, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste. In particolare, nel 2016 ci sono state 600 assunzioni da turnover ordinario, nel 2017 abbiamo avuto 250 più 375 sostituzioni per turnover ordinario, più 400 assunzioni straordinarie, infine, nella legge di bilancio per l'anno 2018, in esame al Senato, sono state programmate ulteriori 1.300 assunzioni straordinarie in aggiunta al turnover ordinario.

PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti.

MASSIMILIANO BERNINI. Sì, grazie, Presidente, grazie sottosegretario. Prima di dichiararmi soddisfatto o meno, alcune precisazioni. L'articolo 9 del decreto legislativo n. 177 - attribuzioni al Corpo nazionale dei vigili del fuoco di specifiche competenze del Corpo forestale dello Stato - parla di coordinamento delle operazioni di spegnimento d'intesa con le regioni, anche per quanto concerne l'impiego dei gruppi di volontariato antincendio AIB. Confrontiamo questo passaggio con quello che dice, invece, la legge 21 novembre del 2000, n. 353, che sarebbe la legge-quadro in materia di incendi boschivi, che all'articolo 7, comma 5, riporta testualmente: le regioni assicurano il coordinamento delle operazioni a terra anche ai fini dell'efficacia dell'intervento dei mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi boschivi.

Noi apprendiamo con soddisfazione che, in qualche modo, lei oggi abbia chiarito chi deve fare il coordinamento dell'antincendio boschivo, però mi consenta di dire che questi due testi, a nostro avviso, vanno in palese conflitto. Quindi, questo dimostra come il decreto n. 177 del 2016 sia stato scritto in maniera raffazzonata, in maniera un po' affrettata, e che in questo momento voi tentiate di apportarvi delle modifiche, che però, sostanzialmente, creano confusione e nodi interpretativi che, a nostro avviso, devono ancora essere sciolti con un'azione normativa.

Lei poi ribadiva, appunto nel tentativo di fare chiarezza su questo nodo interpretativo, che il coordinamento dei vigili del fuoco sull'antincendio boschivo dovesse essere fatto in concorso con le regioni. Io aggiungerei un elemento in più: quando le regioni stipulano le convenzioni con i vigili del fuoco, perché ci sono alcune regioni che invece non hanno stipulato la convenzione con i vigili del fuoco, parlo del Veneto, parlo della Toscana. Qui, in queste regioni i vigili del fuoco e il personale ex CFS con qualifica DOS transitato nei vigili del fuoco non svolgono la funzione, la competenza che invece doveva essere loro garantita ai sensi della legge n. 124 del 2015, legge Madia, e del decreto legislativo attuativo n. 177 del 2016.

Per noi - e lo ribadiamo con forza in questa sede e lo abbiamo detto in tutte le sedi istituzionali e non - la soppressione del Corpo forestale dello Stato è stato un grave errore. Voi, tra l'altro, state parlando di nuovi stanziamenti per i vigili del fuoco, 70 milioni, poi 180 milioni; ma, sottosegretario, questa operazione di scioglimento del Corpo forestale dello Stato non doveva essere una razionalizzazione delle funzioni, comportante anche un risparmio di spesa? Allora, invece di metterci tanti soldi, altri soldi - per carità, ben venga, perché tutti noi riconosciamo il ruolo che svolge il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, lo spirito di abnegazione che mette nell'esercizio delle proprie funzioni, quindi noi li ringraziamo e riconosciamo loro tutto il merito che hanno -, però potevate, per esempio, dirottare un numero maggiore di uomini e di mezzi dell'ex CFS al Corpo nazionale dei vigili del fuoco: perché soltanto 390 unità dell'ex CFS sono transitate ai vigili del fuoco, mentre più di 7 mila donne e uomini sono andati e finire nei carabinieri? Perché soltanto 16 elicotteri del parco aereo del Corpo forestale dello Stato sono transitati ai vigili del fuoco, mentre gli altri sono andati tutti quanti ai carabinieri? Tra l'altro, in questo parco aereo c'erano anche degli elicotteri, in questo parco aereo transitato ai carabinieri, come i Breda Nardi NH-500D, che sono proprio deputati all'attività di spegnimento nelle aeree impervie, ovvero dove non possono arrivare i Canadair.

Quindi io sottosegretario, con tutta la buona volontà, non posso dichiararmi soddisfatto della sua risposta. Voi oggi dovevate semplicemente dirci questo: ci siamo sbagliati a sopprimere il Corpo forestale dello Stato, noi abbiamo sostituito un sistema rodato, quello appunto costituito dal CFS, dalle squadre di volontari che intervenivano attivamente nello spegnimento di incendi boschivi, con un altro sistema sperimentale, quello frutto del decreto legislativo n. 177 del 2016, quello che ha soppresso il Corpo forestale dello Stato; e avete svolto questa sperimentazione - questo è l'elemento di estrema gravità -…

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMILIANO BERNINI. …in uno dei periodi più siccitosi e più aridi del secolo: un cambiamento radicale di sistema antincendio boschivo in uno dei periodi più pericolosi.

PRESIDENTE. Grazie.

MASSIMILIANO BERNINI. Va bene. Io quindi, Presidente, non mi posso dichiarare assolutamente soddisfatto.

PRESIDENTE. La deputata Patrizia Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti.

PATRIZIA TERZONI. Presidente, onestamente non mi ritengo neanche io soddisfatta di questa risposta, perché voglio fare un appunto: all'inizio il sottosegretario ha ringraziato il Governo per quello che è successo in questo periodo, e poi i vigili del fuoco, eccetera. Io onestamente ringrazio i vigili del fuoco, ringrazio gli ex membri del Corpo forestale dello Stato transitati sia nei vigili del fuoco che nei carabinieri, ma non posso ringraziare il Governo, perché è proprio a causa di questo Governo e delle leggi che ha adottato, il decreto legislativo n. 177 del 2016, cosiddetto Madia, che si sono creati tutti questi problemi. A parte questa interpretazione della norma con cui bisogna fare chiarezza con le regioni, e così via, censurabile è proprio la fretta e furia di sopprimere un Corpo forestale, che faceva da anni il lavoro di coordinamento, di spegnimento degli incendi, sia in via preventiva sia con lo spegnimento attivo sul territorio, contrasto, quindi, insieme con le regioni. È solo grazie ad esso che abbiamo avuto dati ben più leggeri negli anni passati!

Infatti, voglio sottolineare che 140 mila ettari di suolo sono bruciati quest'anno, mentre la media dal 2008 al 2016 è di 31 mila: il Governo non si può affatto ringraziare, dato che da 31 mila siamo passati a 140 mila ettari di bosco bruciati. Abbiamo avuto 787 incendi contro una media di 149, nel periodo sempre 2008-2016, quindi ancora io il Governo non lo ringrazierei. Un terzo di questa superficie sono aree di valore naturalistico: sono 87 SIC, 35 ZPS, 9 parchi nazionali, 15 parchi regionali e 16 riserve naturali; io onestamente non capisco perché si ringrazi il Governo per tutto questo che ho appena detto!

Onestamente mi fa molta rabbia, perché queste interrogazioni - lo voglio sottolineare - sono state depositate da noi a febbraio; noi a febbraio già abbiamo sollecitato il Governo, e abbiamo posto l'attenzione proprio sul fatto che ci sarebbero stati problemi di coordinamento con lo spegnimento degli incendi, e che si sarebbe andati incontro ad un periodo veramente buio per questa nazione e per tutto ciò che riguarda il patrimonio ambientale che abbiamo. E che cosa ha fatto il Governo? Nulla! Ha cercato di tamponare, addirittura con un accordo fra carabinieri e vigili del fuoco per cercare di coordinarsi e riparare i danni fatti con il decreto legislativo n. 177 del 2016, cosiddetto Madia, che, a quanto sembra, comunque non ha portato dei risultati. E ora ci ritroviamo con 140 mila ettari - lo ripeto, 140 mila ettari - di suolo percorsi da fuoco, animali bruciati vivi, persone che sono addirittura morte per difendere il loro territorio. Detto ciò, qui si viene a ringraziare il Governo? Stiamo veramente rasentando la follia, onestamente!

Noi non ci riteniamo affatto soddisfatti. Gli ultimi incendi riguardano il Piemonte, adesso ne parlerà il mio collega Mirko Busto, ma così avanti non si può andare. Massimiliano Bernini ha detto che forse era meglio ammettere l'errore, ma qui non si vuole ammettere l'errore; visto che non si vuole ammettere l'errore, almeno si faccia subito qualcosa. I milioni di euro stanziati per aumentare il Corpo dei vigili del fuoco, per aumentare i mezzi, quando fino a poco tempo fa questi problemi non c'erano.

Ma non è solo questo: serve anche una formazione ai vigili del fuoco, perché loro sono abituati ad un certo tipo di spegnimento degli incendi, mentre i forestali andavano nei boschi, conoscevano i boschi, conoscevano i sentieri, conoscevano i laghi, i torrenti, il microclima che si creava in quelle zone, per coordinare lo spegnimento degli incendi boschivi. E quelle persone, quelle professionalità ora si sono perse tutte perché sono andate a finire nei carabinieri: quando era il periodo degli incendi non c'erano solo 350 forestali sul territorio, ma ce n'erano più di 7 mila…

PRESIDENTE. Concluda.

PATRIZIA TERZONI. …che stavano lì a spegnere gli incendi e a tutelare il territorio italiano, e grazie a questo Governo questo non è più possibile. Quindi, noi non ci riteniamo soddisfatti, e c'è bisogno di agire immediatamente per cercare di riparare i danni, perché l'estate prossima è fra un anno, ma ci vuole molto più tempo per riparare i danni: bisogna farlo e da subito, senza aspettare il nuovo Governo, ma da subito.

PRESIDENTE. Il deputato Mirko Busto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Terzoni e Busto n. 3-03337, di cui è cofirmatario, per cinque minuti.

MIRKO BUSTO. È ovvio dire che non possiamo essere soddisfatti, perché la sua risposta è una risposta che sulla carta ha un senso: su un pezzo di carta è una risposta che ha una sua logica, ma purtroppo quello che noi abbiamo osservato quest'estate e abbiamo osservato nelle ultime settimane in Piemonte è un dato di fatto, non è un pezzo di carta, non è una qualsiasi argomentazione! Noi abbiamo visto una riforma che è stata contestata, è stata contestata duramente dalle persone che ne erano interessate, che hanno chiaramente espresso che questo poteva creare delle difficoltà, poteva creare delle confusioni, poteva creare una situazione di criticità nel contrastare un'emergenza che in questo periodo storico è particolarmente difficile, che è quella degli incendi, dato il periodo di siccità. Noi, come diceva Terzoni, l'abbiamo denunciato a febbraio; è chiaro che non siamo stati gli unici, siamo stati in tanti a denunciarlo, ma noi l'abbiamo denunciato con un atto politico che è un'interrogazione, e il compito dell'opposizione è segnalare al Governo, attraverso gli atti di sindacato ispettivo, le criticità.

Ecco, a questa interrogazione voi rispondete oggi, dopo un'estate in cui sono stati distrutti 140 mila ettari di boschi, dopo che il Piemonte ha bruciato per giorni, sono stati bruciati 5 mila ettari, con un danno al patrimonio faunistico, al patrimonio naturale e al patrimonio boschivo incalcolabile; e non solo un danno a un qualcosa di percepito, magari, come immateriale, come qualcosa che è un patrimonio di noi tutti, ma che non sempre riusciamo a capire nella sua importanza. Noi stiamo parlando di persone che rischiano di morire per la qualità dell'aria, e voi lo sapete che i valori del PM10 nel Nord Italia, nella pianura padana e nella zona del torinese sono schizzati a sette volte, sette volte il massimo consentito dalla legge; 354 microgrammi al metro cubo che è stato registrato a Beinasco e probabilmente sono andati molto oltre.

Questi sono danni per l'ambiente, per la fauna, per gli esseri umani che rischiano di ammalarsi per quest'aria portata da una situazione mal gestita; mal gestita a causa di una riforma, come è stato detto, raffazzonata e non fatta in maniera intelligente. E, allora, la responsabilità politica ce l'avete tutta sulle spalle, perché noi abbiamo il dovere di mettervi di fronte a quello che i cittadini italiani hanno visto nelle televisioni, se sono stati fortunati, oppure sulle proprie spalle, sulle proprie case, davanti alle proprie case, se, invece, sono stati più sfortunati.

Questa situazione non è tollerabile. Il patrimonio faunistico, il patrimonio naturale italiano e anche la vita degli italiani vanno tutelati. Voi dovete assolutamente - altrimenti lo faremo noi, prossimamente, che speriamo di essere al Governo e di cancellare questa vergognosa riforma - mettere la situazione in sicurezza, mettere il nostro Paese e il nostro territorio in sicurezza.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito a recenti fatti di cronaca che vedono coinvolto il reparto di rianimazione dell'Ospedale San Carlo di Potenza – n. 3-02957)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Galgano n. 3-02957 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante perché mi consente di fornire taluni chiarimenti sui due episodi, purtroppo con esito increscioso, che si sono verificati nel corso di quest'anno, a breve distanza tra di loro, presso l'Ospedale San Carlo di Potenza. Chiaramente, in questo momento posso rispondere riportando i soli elementi informativi pervenuti dalla regione Basilicata, che ha fornito le informazioni richieste sulla base dei documenti disponibili presso la struttura, vale a dire le schede di dimissioni ospedaliere, i verbali di accettazione del pronto soccorso e le schede di denunce delle cause di morte. Devo far presente, infatti, che le cartelle cliniche sono state poste sotto sequestro giudiziario da parte della magistratura, che sta svolgendo tutte le necessarie indagini, come peraltro ricordato dall'onorevole interrogante. Per quanto concerne il decesso della signora Croce, di anni 70, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Carlo ha comunicato che la paziente è stata trasportata dal 118 al pronto soccorso del medesimo Ospedale lo scorso 2 aprile, in stato soporoso con emiplegia e cianosi.

Il medesimo direttore ha riferito che la paziente era già affetta da ipertensione arteriosa in trattamento e che la stessa, dopo essere state svolte le attività di diagnostica strumentale e di laboratorio, e dopo avere acquisito, altresì, le consulenze sulla rianimazione e sulla infettivologia, è stata posta in diagnosi di “shock settico”, per il quale è stato disposto il ricovero nell'unità operativa di anestesia e rianimazione. Al riguardo, è stato comunicato che in data 4 aprile 2017 la paziente è deceduta per “insufficienza multiorgano”, in “stato di shock settico” da “sepsi grave”, e che, pochi giorni dopo, precisamente il 7 aprile, è stato esperito sulla salma un esame autoptico per conto della procura di Potenza.

Relativamente al decesso del signor Tesoro, è stato riferito che il paziente di 53 anni è giunto al pronto soccorso dell'Ospedale di Potenza in data 6 febbraio 2017, lamentando parestesie alle braccia e agli arti inferiori, nonché difficoltà alla deambulazione e al mantenimento della stazione eretta; il paziente era affetto da diabete mellito insulino-dipendente e da alcune settimane riferiva comparsa anche di edemi agli atti inferiori.

Al riguardo, si segnala che, da un punto di vista anamnestico, al paziente, rivoltosi già precedentemente al pronto soccorso, era stato diagnosticato, nel mese di marzo 2016, il “piede diabetico” e, successivamente, nel mese di giugno 2016, una “flogosi cutanea arto inferiore destro in diabetico in trattamento insulinico non ben compensato”. Il direttore generale della struttura ha comunicato che, dopo le consuete attività diagnostiche, il paziente è stato trattenuto al ricovero con diagnosi di “atassia e parestesie arti inferiori in paziente diabetico” dapprima nella unità operativa di neurologia e successivamente è stato trasferito, nella stessa giornata, presso l'unità operativa di neurochirurgia.

In data 24 febbraio 2017 il paziente è stato sottoposto a intervento chirurgico di “discectomia cervicale” e, il successivo 4 marzo, a causa della comparsa di complicanze, anche respiratorie, è stato trasferito nell'unità operativa di anestesia e rianimazione, per poi essere riammesso nell'unità operativa di neurochirurgia il 17 marzo. Il 21 marzo, a causa di un ulteriore peggioramento delle condizioni cliniche, il paziente è stato trasferito nell'unità operativa di anestesia e rianimazione, dove, purtroppo, è deceduto il 9 aprile. Stando a quanto riportato nella relativa scheda dai sanitari, la causa è da rinvenire in una “insufficienza respiratoria acuta in sindrome di Guillain-Barrè”, con concomitanza di “diabete mellito, sepsi da citomegalovirus, apnee notturne”.

Alla luce di quanto illustrato, non essendo evidenti nelle informazioni pervenute da parte della regione Basilicata elementi di tale gravità da far attivare più penetranti iniziative da parte del Ministero della salute, nell'esprimere il più sincero rammarico per il triste epilogo delle due vicende, mi sento di poter riporre massima fiducia nella magistratura che sta già svolgendo tutte le opportune indagini al fine di accertare un'eventuale responsabilità.

In esito a tali indagini, grazie alle quali potranno essere chiarite, con ancora maggiore certezza, le cause dei due decessi riportati nell'atto ispettivo in esame, intendo, comunque, dare assicurazione che il Ministero della salute si riserverà ogni opportuna iniziativa di competenza a tutela non solo della reputazione dell'Ospedale di Potenza, ma anche e soprattutto della salute dei cittadini che si servono e si serviranno di tale presidio ospedaliero.

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente, grazie sottosegretario Faraone. Mi dichiaro soddisfatta perché emerge nella sua risposta la collaborazione che è avviata tra la procura e l'Ospedale per avere delle certezze rispetto a quanto è accaduto, delle certezze che noi dobbiamo alle famiglie, alle povere famiglie dei due deceduti, ma, soprattutto, a tutti i cittadini della provincia di Potenza che hanno come riferimento l'ospedale, che hanno il diritto di sapere che vanno in un ospedale dove è certo che verranno curati bene. Credo che sia interesse anche del Governo continuare a seguire questa vicenda, in modo che tutto sia chiarito, anche nell'interesse dell'Ospedale San Carlo di Potenza, che è un ospedale che recentemente è assurto agli onori della cronaca per aver trattato un doppio aneurisma con successo, ne hanno parlato i giornali internazionali.

Quindi, è anche nell'interesse dell'Ospedale che questa indagine della procura venga conclusa velocemente. Noi continueremo a seguire la vicenda e chiediamo al Governo di attivarsi, di fare quanto in suo potere perché si arrivi a una rapida e certa conclusione della vicenda.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito a episodi di contagio dal virus “West Nile” verificatisi in Veneto – n. 3-03203 e n. 3-03278)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Crivellari n. 3-03203 e n. 3-03278 (Vedi l'allegato A). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone , ha facoltà di rispondere.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie. Ringrazio l'onorevole interrogante poiché, con l'atto ispettivo in esame, per quanto esso faccia specifico riferimento al territorio della provincia di Rovigo, mi viene consentito di illustrare le iniziative adottate in via più generale dal Ministero della salute per far fronte alla propagazione del virus “West Nile”. Innanzitutto, desidero dare piena assicurazione che la situazione segnalata dall'interrogante è ben nota al Ministero della salute. Il virus è un “Flavivirus” trasmesso da insetti vettori ed attualmente presente nel territorio italiano. Il suo ciclo biologico è caratterizzato dalla trasmissione tra zanzare ed alcune specie di uccelli selvatici. Attraverso la puntura delle zanzare il virus può passare dalla popolazione aviaria ai mammiferi e all'uomo.

Mezzi di infezione molto più rari sono i trapianti di organi, le trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. In Italia, il primo focolaio di malattia dovuta al virus è stato confermato nella tarda estate del 1998 in Toscana, con alcuni casi clinici nei cavalli. Il Ministero della salute, già a partire dal 2002, ha attivato il Piano nazionale di sorveglianza per il “West Nile”, allo scopo di rilevare l'introduzione e di monitorare la circolazione del virus nell'intero territorio nazionale. Tale piano ha consentito di identificare nel 2008, a dieci anni di distanza dal primo focolaio, la circolazione del virus nelle regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, in uccelli, mammiferi e insetti vettori. Da allora, l'infezione è stata segnalata ogni anno anche nell'uomo. In Italia, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus viene regolata dal Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta, attualizzato ogni anno.

In particolare, le attività di sorveglianza umana ivi contenute prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici di forme cliniche e neuroinvasive sia importati, per tutto l'anno, sia autoctone, da giugno a ottobre.

Il piano prevede, inoltre, la sorveglianza epidemiologica con l'attuazione di protocolli operativi diversificati in relazione alla presenza o meno di casi umani basati sia sull'informazione della popolazione, sia su interventi ordinari di controllo con prodotti larvicidi, al fine di ridurre la presenza di focolai larvali domestici di zanzare ovvero su interventi adulticidi in caso di elevata densità delle zanzare.

Il piano riporta inoltre indicazioni circa l'intervento per il controllo del vettore e indicazioni operative dettagliate sulle responsabilità e sugli interventi di controllo e di monitoraggio che devono essere messi in atto.

Parallelamente sono state predisposte e diramate misure preventive riguardanti i trapianti d'organo, tessuti, cellule e trasfusioni di sangue. I risultati della sorveglianza integrata del virus dimostrano che, dal mese di giugno fino al 27 settembre 2017, i casi umani di West Nile segnalati in Italia sono quarantotto. Di questi, ventidue si sono manifestati nella forma neuroinvasiva, di cui quattro in Veneto, e sedici identificati in donatori di sangue, uno in Veneto. La sorveglianza veterinaria in cavalli, zanzare, uccelli stanziali e selvatici ha confermato la circolazione del virus West Nile in sette regioni, fra cui il Veneto.

Per quanto riguarda, in particolare, la provincia di Rovigo, che forma oggetto di specifica attenzione da parte dell'atto ispettivo in esame, la locale prefettura ha segnalato quanto segue. Nel 2016 nel distretto di Adria, la disinfestazione è stata effettuata per tutti i comuni del territorio, come negli anni precedenti, tramite un appalto coordinato dalla competente azienda sanitaria, a cura della ditta risultata vincitrice. Nel 2017 è stata istituita l'azienda ULSS 5 Polesana e l'adesione all'appalto coordinato è aperta a tutti gli altri comuni del medio e dell'alto Polesine.

Sono eseguiti dal personale aziendale interventi larvicidi in tutte le caditoie che si trovano in aree pubbliche e nei fossati stagnanti presso i centri urbani, mentre i trattamenti adulticidi sono eseguiti nelle aree verdi e in caso di emergenze sanitarie determinate dalle zanzare.

Particolare importanza viene, inoltre, assegnata alla disinfestazione antizanzare nelle aree verdi delle strutture residenziali per gli anziani, considerati maggiormente vulnerabili.

Ogni anno, nel mese di aprile, l'azienda invia le linee guide prodotte dalla regione Veneto sulle malattie trasmesse da vettori e i protocolli d'intervento a tutti i medici di medicina generale, ai medici di continuità assistenziale, ai pronto soccorso e alle direzioni sanitarie dell'ospedale di Adria e della casa di cura di Porto Viro.

Nel 2017, nel territorio della provincia di Rovigo, alla data del 13 settembre, si sono verificati sei casi umani di West Nile, due nel comune di Taglio del Po, e uno ciascuno nei comuni di Adra, Rosolina, Castelnuovo Bariano e Lusia. Inoltre, è stata riscontrata la presenza di zanzare positive in località Buso di Rovigo. La manifestazione neuroinvasiva della malattia West Nile ha interessato per lo più persone ultracinquantenni.

In tale circostanza, l'azienda ULSS 5 Polesana ha dato tempestiva comunicazione ai sindaci e ai comuni interessati per l'immediato avvio degli interventi di disinfestazione da parte delle ditte incaricate in base alle linee guida regionali e nazionali.

In merito alle attività larvicide, il personale delle ditte e il consulente entomologo regionale hanno verificato i piani di disinfestazione in atto e valutato la loro efficacia. Sono stati trattati in particolare i focolai larvali presenti attorno ai siti ove è stata riscontrata la circolazione virale. Quanto all'attività adulticida, sono state trattate le zone circostanti, con particolare riguardo a cimiteri, parchi pubblici e aree di maggiore aggregazione.

Inoltre, sono state trasmesse ai sindaci interessati informazioni utili a contenere e ridurre l'infestazione di zanzare. Per completezza, la prefettura di Rovigo ha segnalato che nel 2016 si erano verificati nel territorio del distretto di Rovigo cinque casi di infezione da West Nile, di cui quattro neuroinvasivi, oltre a una febbre estiva da virus. Inoltre, era stata riscontrata la presenza di zanzare positive in alcuni comuni dello stesso territorio, per cui venivano estesi trattamenti ad aree sempre più ampie.

Tuttavia, l'azienda ULSS Polesana ha inteso precisare che sia nel 2016, che nel 2017, non tutti i comuni ubicati nel territorio aziendale hanno posto in atto le misure di intervento necessarie per controllare la popolazione delle zanzare. Alcuni comuni hanno realizzato un numero di interventi larvicidi insufficiente, altri hanno effettuato solo interventi adulticidi e taluni nessun intervento. Inoltre, molte amministrazioni comunali hanno avviato con ritardo le attività di lotta larvicida.

Nel 2017 alla proposta di un appalto complessivo di disinfestazione, coordinato dall'azienda Polesana, ha aderito circa il 25 per cento dei comuni del territorio aziendale, in quanto la maggior parte dei comuni ha messo in atto misure di disinfestazione affidandosi a diverse ditte appaltatrici. Tale modalità operativa non ha consentito un'azione pienamente efficace, in quanto gli interventi sono svolti a macchia di leopardo. Peraltro, le verifiche effettuate a campione dall'azienda Polesana in merito all'efficacia degli interventi realizzati non hanno evidenziato grosse criticità, anche grazie alla stagione particolarmente asciutta, che non ha consentito lo sviluppo della popolazione di zanzare.

Concludo, pertanto, dando piena assicurazione circa il fatto che il Ministero della salute continuerà a monitorare l'adozione, da parte degli enti territoriali competenti, di tutte le misure atte a contrastare il fenomeno segnalato dall'interrogazione, stimolando, nei limiti delle proprie competenze, l'azione il più possibile coordinata dei comuni interessati, ai quali, come precisato, compete la fondamentale attività di prevenzione sul territorio.

PRESIDENTE. Il deputato Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

DIEGO CRIVELLARI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Faraone per la risposta. Come veniva evidenziato nelle sue parole, si tratta, quando parliamo di West Nile, di una problematica che in questi anni è diventata molto pesante in alcuni territori, tra i quali ricordo ovviamente la mia provincia, quella di Rovigo.

Se da un lato ci fa ben sperare il fatto che sia confermata questa attenzione anche del Ministero e del Governo e siano stati attuati nel tempo anche alcuni strumenti come il Piano di sorveglianza, che prevedeva ovviamente anche l'intervento della regione e delle ASL, non possiamo non manifestare comunque la nostra preoccupazione rispetto anche ai nuovi casi che si sono registrati in queste ultime settimane, soprattutto con riferimento ai mesi di agosto e settembre, che hanno colpito, con le note complicazioni, anche fasce di età tutto sommato relativamente giovani di persone, di quaranta o cinquant'anni, estese complessivamente all'intero arco della provincia, dall'alto Polesine fino alla zona del Delta.

Desta, infine, preoccupazione anche il fatto che è evidente, come veniva ricordato dal sottosegretario, che non ci sia una consapevolezza così diffusa in tutti i comuni e da parte di tutti gli enti locali. Credo, quindi, che da questo punto di vista ci sia effettivamente la necessità che il Governo e le istruzioni locali facciano appieno la loro parte nel controllare questa situazione e soprattutto nell'effettuare le attività di prevenzione rispetto all'insorgere della malattia e alla diffusione delle larve e degli insetti che diffondono il virus. Credo quindi che sia veramente opportuna un'attenzione maggiore da parte delle istituzioni.

Ovviamente, anche per quanto ci riguarda, non mancheremo di monitorare i prossimi sviluppi e di chiedere, come giustamente avvenuto oggi, anche l'interessamento e l'attenzione del Governo nazionale su una vicenda che è comunque particolarmente delicata e che va sicuramente seguita passo dopo passo.

(Iniziative in ordine alle carenze di organico degli uffici dell'esecuzione penale esterna - n. 3-03081)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Migliore, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bazoli n. 3-03081 (Vedi l'allegato A).

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in discussione l'onorevole interrogante, dopo avere riconosciuto e valutato con favore l'impegno di questi anni e gli sforzi compiuti per portare il sistema esecutivo penale italiano ai livelli dei più evoluti modelli europei, richiama i risultati raggiunti attraverso riforme che hanno consentito di stabilire finalmente anche in Italia un rapporto equilibrato tra l'esecuzione della pena in carcere e quella alternativa alla detenzione. Gli ottimi risultati conseguiti si sono inevitabilmente tradotti in un aumento esponenziale del numero di condannati sottoposti a misure alternative, con conseguente necessità di affrontare il tema dell'adeguatezza per sopportare i nuovi e accresciuti carichi di lavoro delle strutture e degli organici dell'amministrazione della giustizia nel settore dell'esecuzione penale esterna.

Richiede, dunque, l'interrogante quali interventi siano previsti per adeguare gli organici alle nuove esigenze, con particolare riferimento alla situazione dell'ufficio per l'esecuzione penale esterna di Brescia, presso il quale in effetti si riscontra un elevato rapporto tra carichi di lavoro e numero di addetti.

L'organica e strutturale revisione dell'esecuzione della pena ha in generale rappresentato, e continua a rappresentare, uno dei prioritari obiettivi dell'impegno di questi anni. In particolare, a partire dalle riflessioni sulla crisi del tradizionale sistema di repressione penale, si è inteso costruire un modello di esecuzione fondato su misure alternative che siano limitative, ma non privative della libertà personale e che si svolgano sul territorio, riconoscendo come extrema ratio la detenzione intramuraria.

Per favorire questo percorso sono stati organizzati gli Stati generali dell'esecuzione penale, iniziativa aperta a forme diverse e innovative di consultazione pubblica, con la partecipazione di circa 200 tra esperti, rappresentanti di associazioni, operatori del settore, che ha costituito preziosa base di elaborazione per gli interventi necessari a definire, sia sul piano organizzativo che su quello normativo, il profondo cambiamento del sistema esecutivo penale, del quale è largamente condivisa la necessità.

Proprio prendendo spunto dall'esperienza maturata in sede di Stati generali, anche nel settore dell'esecuzione penale esterna sono stati adottati interventi di carattere legislativo, amministrativo ed organizzativo. Con la riforma dell'organizzazione del Ministero della giustizia, in primo luogo, è stato istituito il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, cui sono stati demandati, tra l'altro, la direzione e il coordinamento degli uffici per l'esecuzione penale esterna, che operano sul territorio, al fine di realizzare un sistema orientato a considerare la centralità della persona nei programmi trattamentali, anche attraverso il coinvolgimento della società civile. La modifica strutturale si pone in linea con la strategia adottata in materia di esecuzione della pena, che persegue l'obiettivo del superamento della tradizionale prospettiva, diretta quasi esclusivamente al mero rafforzamento degli strumenti sanzionatori a favore della direttrice tracciata dalle raccomandazioni del Consiglio d'Europa in tema di sanzioni di comunità, con conseguente previsione di pene che non contemplano solo la segregazione del condannato dal consorzio civile, ma hanno l'obiettivo di recuperare la relazione tra l'autore del reato e il contesto sociale attraverso la risocializzazione e il reinserimento nel territorio.

La creazione di un dipartimento ministeriale dedicato risponde, tra l'altro, all'esigenza di definire una struttura organizzativa che abbia come mandato specifico, oltre al miglioramento della giustizia minorile, quale imprescindibile patrimonio di specializzazione ed esperienza, anche la valorizzazione dell'esecuzione di tutte le misure alternative e le sanzioni sostitutive della detenzione. L'introduzione anche per gli adulti dell'istituto della messa alla prova ha rappresentato uno degli strumenti legislativi tendenti all'ampliamento delle forme non carcerarie di esecuzione penale, che nel tempo hanno evidenziato una tendenza costante di crescita. Le sanzioni di comunità sono, infatti, passate da 31.865 del 2014 al numero di 45.587 al 15 ottobre del 2017. Tali dati statistici rappresentano, dunque, un elemento fondamentale nel senso dell'affermazione di un indispensabile rafforzamento delle strutture deputate all'esecuzione penale esterna. Il processo di rafforzamento del dipartimento appare poi tanto più essenziale in vista dell'attuazione della legge delega n. 103 del 2017, che intende, tra l'altro, ancor più valorizzare il sistema delle misure alternative alla detenzione.

Come ha riferito il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, allo scopo di rinforzare l'intero sistema sono stati previsti, nel bilancio programmatico per il triennio 2017-2019 del Ministero, rispettivamente 4, 7 e 11 milioni di euro, che, per l'esercizio finanziario corrente, sono stati assegnati agli uffici di esecuzione penale esterna, per la stipula di convenzioni con esperti di servizio sociale e psicologi, in modo tale da offrire un adeguato supporto proprio a quelle realtà territoriali che risultano essere più sofferenti per carenza di organico. Nell'ambito di tale disponibilità, all'ufficio per l'esecuzione penale esterna di Brescia, che evidenzia criticità comuni ad altre strutture aventi un gravoso indice tra casi trattati e personale addetto, sono stati in particolare assegnati, per l'anno 2017, complessivi 189.418 euro e tali fondi sono stati impiegati per la stipula di otto specifiche convenzioni con esperti del settore, la cui opera contribuirà ad alleviare lo stato attuale dei carichi di lavoro.

Oltre a tali attività, si è proceduto alla ridefinizione delle piante organiche di ciascun ufficio per l'esecuzione penale esterna. Nel riparto si è tenuto conto delle risorse disponibili, del carico di lavoro, nonché della complessità organizzativa e territoriale. Sulla base di tali criteri, all'ufficio di Brescia è stata assegnata una unità aggiuntiva, corrispondente alla figura professionale dell'assistente giuridico pedagogico. Il Ministero della giustizia è stato, inoltre, autorizzato ad avviare le procedure concorsuali, anche mediante scorrimento di graduatorie in corso di validità, per l'assunzione di un numero massimo di 60 unità di personale e, comunque, nell'ambito dell'attuale dotazione organica del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.

L'articolazione ministeriale predetta ha riferito, al riguardo, di aver avviato un'interlocuzione con l'INAIL per l'utilizzo della graduatoria di assistenti sociali di un concorso pubblico bandito nel 2009. All'esito della definizione della citata procedura, si valuterà la necessità di procedere con nuovi concorsi per l'assunzione di funzionari di servizio sociale, funzionari contabili e operatori amministrativi da inserire negli Uffici di esecuzione penale esterna. Lo sblocco delle assunzioni permetterà, dunque, di migliorare la situazione, soprattutto per quegli uffici, tra i quali quello di Brescia, che hanno un elevato carico di lavoro in rapporto al numero di unità di personale presente.

La centralità del ruolo degli operatori, il progressivo incremento delle misure di comunità e la valutazione dell'impatto della recente riforma rappresentano, allora, tutti indici chiari dell'esigenza di un generale rafforzamento delle strutture, che deve realizzarsi almeno con l'incremento degli organici attualmente previsti. A tal fine, nell'ambito dell'istruttoria del disegno di legge di bilancio per il 2018, il Ministero della giustizia ha proposto l'ampliamento degli organici degli uffici di servizio sociale preposti all'esecuzione penale esterna dei minori e degli adulti, con un sensibile aumento degli stanziamenti di bilancio, indispensabile per la piena realizzazione degli obiettivi di riforma.

Al di là degli interventi volti alla soluzione di situazioni critiche locali, auspichiamo che le proposte articolate trovino riscontro nell'ambito della discussione parlamentare, intercettando tra le forze presenti in Parlamento una larga condivisione sulla necessità di potenziare l'esecuzione penale esterna, che, solo grazie a un adeguato e ambizioso piano di investimenti, potrà dispiegare la sua funzione, essenziale per la piena realizzazione di un sistema penale finalmente conforme ai principi costituzionali e convenzionali.

PRESIDENTE. Il collega Bazoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALFREDO BAZOLI. Sì, grazie Presidente. Io sono molto soddisfatto della risposta del sottosegretario Migliore, perché mi pare che ci sia la piena consapevolezza delle difficoltà che vivono oggi gli uffici dell'esecuzione penale esterna - in particolare quello di Brescia, come è stato giustamente sottolineato, è uno di quelli che ha il carico di lavoro più impegnativo, anche in rapporto al numero di dipendenti -, e c'è il riconoscimento che dal rafforzamento degli uffici dell'esecuzione penale esterna passa anche l'efficacia delle riforme che noi abbiamo messo in campo in questi anni; riforme che io credo siano molto positive perché hanno trasformato il nostro sistema penale italiano, allineandolo ai sistemi più evoluti, in particolare con un equilibrio diverso tra la sanzione detentiva e le misure alternative alla detenzione, e quindi avvicinandoci e allineandoci alle esperienze migliori e più evolute da questo punto di vista. Però è vero che, se si vuole in incamminarsi e, quindi, intraprendere e continuare a camminare su questa strada, occorre rafforzare quella parte dell'amministrazione della giustizia, che oggi, da questo punto di vista, soffre una evidente difficoltà, in particolare sono gli uffici che gestiscono le misure alternative alla detenzione.

Nel caso dell'ufficio dell'esecuzione penale esterna di Brescia, ma credo che sia una questione che riguarda anche gli altri uffici sparsi per l'Italia, noi dobbiamo registrare un aumento molto rilevante del carico di lavoro, che si può stimare in un raddoppio, addirittura, per quanto riguarda l'ufficio di Brescia, dal 2014 al 2017, dei casi trattati, in particolare per l'aumento molto significativo dei casi di messa alla prova, cioè di quei casi che riguardano quella misura alternativa alla detenzione che abbiamo introdotto in questa legislatura e anche per i casi dei lavori di pubblica utilità come misura alternativa alla sanzione amministrativa e penale per i casi previsti dal codice della strada. Questo raddoppio di carichi di lavoro, ovviamente, deve essere accompagnato - ed è una cosa molto positiva perché vuol dire che ci stiamo incamminando nella giusta direzione - da un aumento delle dotazioni di organico e di risorse.

E quindi mi fa molto piacere che su questo ci sia un impegno serio e molto consapevole del Governo, che su questa strada vuole continuare a camminare e che sia anche un impegno che non è solo fatto a parole, di parole, ma anche di risorse concrete che sono state ricordate dal sottosegretario Migliore, in particolare i milioni di euro che sono stati stanziati nel bilancio 2017-2019 e la proposta di ampliamento del bilancio che è stata formulata per la legge di bilancio che sta per arrivare in Aula. Inoltre, mi fa anche molto piacere che sia stata data un'attenzione particolare all'ufficio di Brescia che soffre di queste particolari difficoltà con i 189 mila euro, che sono stati ricordati, assegnati per il 2017, che hanno consentito l'attivazione di otto convenzioni ulteriori e un'unità di personale aggiuntiva nella revisione della dotazione organica. Mi permetto di suggerire e di dire che noi dobbiamo, però, cercare di avere personale dipendente in più. Infatti, non possiamo continuare a ragionare e a lavorare con convenzioni, perché le convenzioni sono semplicemente contratti con assistenti sociali esterni che poi devono essere rinnovate e, quindi, non garantiscono la necessaria riqualificazione delle strutture esistenti ma, invece, fanno permanere un po' di precarietà.

Quindi, credo che nella direzione della assunzione di nuovo personale bisogna incamminarsi e avviarsi. Mi fa molto piacere che ci sia questo impegno da parte del Ministero e che ci sia questa attenzione, in particolare per l'ufficio di Brescia che in questo momento è in grave sofferenza.

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta saluto studenti e docenti dell'istituto “Massimo Stanzione” di Frattamaggiore, in provincia di Napoli, che seguono i nostri lavori.

È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Cicchitto, Fraccaro, Miccoli, Morassut, Piso, Rigoni, Rossomando e Sani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,50.

La seduta, sospesa alle 15,31, è ripresa alle 15,52.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione delle mozioni Martelli ed altri n. 1-01716, Carfagna ed altri n. 1-01727, Binetti ed altri n. 1-01732, Saltamartini ed altri n. 1-01733, Brignone ed altri n. 1-01734, Vezzali ed altri n. 1-01735, Galgano ed altri n. 1-01736, Spadoni ed altri n. 1-01737, Rizzetto ed altri n. 1-01739, Bechis ed altri n. 1-01740, Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-01742 e Santerini e Dellai n. 1-01745 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Martelli ed altri n. 1-01716, Carfagna ed altri n. 1-01727, Binetti ed altri n. 1-01732, Saltamartini ed altri n. 1-01733, Brignone ed altri n. 1-01734 (Nuova formulazione), Vezzali ed altri n. 1-01735, Galgano ed altri n. 1-01736, Spadoni ed altri n. 1-01737, Rizzetto ed altri n. 1-01739, Bechis ed altri n. 1-01740, Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-01742 e Santerini e Dellai n. 1-01745 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 16 ottobre 2017, nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Binetti ed altri n. 1-01732, Saltamartini ed altri n. 1-01733, Brignone ed altri n. 1-01734, Vezzali ed altri n. 1-01735, Galgano ed altri n. 1-01736, Spadoni ed altri n. 1-01737, Rizzetto ed altri n. 1-01739, Bechis ed altri n. 1-01740, Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-01742 e Santerini e Dellai n. 1-01745 e una nuova formulazione della mozione Brignone ed altri n. 1-01734, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che sono state presentate una nuova formulazione della mozione Galgano ed altri n. 1-01736 e le risoluzioni Locatelli ed altri n. 6-00367 e Di Vita e Nuti n. 6-00368. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo, il sottosegretario Gennaro Migliore, ad esprimere il parere sulle mozioni e risoluzioni presentate.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signora Presidente. Nell'illustrare i pareri relativi alle mozioni e alle risoluzioni faccio solo una premessa metodologica: siccome sono mozioni molto articolate, chiedo già scusa all'Aula per eventuali questioni di dettaglio, per evitare che su una materia così delicata ci possano essere dei fraintendimenti.

Sulla mozione Martelli ed altri n. 1-01716, sulla premessa parere favorevole. Sul punto 1) del dispositivo, parere favorevole con la seguente riformulazione: “proseguire nell'attività di prevenzione e di contrasto del fenomeno della violenza di genere, anche al fine di incrementare la denuncia da parte delle vittime ed evitare l'impunità per i responsabili di reati tanto gravi quali quelli relativi alla violenza contro le donne”. Sul punto 2), parere favorevole con la seguente riformulazione: “a monitorare l'applicazione dei criteri e degli strumenti processuali già introdotti nell'ordinamento volti ad assicurare la celere trattazione e la pronta definizione dei procedimenti relativi ai reati di violenza di genere”.

Sul punto 3), parere contrario. Sul punto 4), parere favorevole con la seguente riformulazione: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui agli articoli 612-bis del codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione in seguito a condotte riparatorie, ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale”. Sul punto 5), parere favorevole con la seguente riformulazione: al primo rigo, sostituire le parole: “al più presto” con le seguenti: “a promuovere il rafforzamento delle politiche pubbliche” e poi continua uguale.

Sul punto 6), parere favorevole con la seguente riformulazione: “promuovere il coordinamento tra i diversi organismi istituzionali che operano a diversi livelli per l'analisi delle cause strutturali della violenza di genere, anche attraverso la condivisione dei dati informativi a disposizione per la più approfondita conoscenza del fenomeno e la pianificazione degli interventi necessari”.

Sul punto 7), parere favorevole. Sul punto 8), parere favorevole se riformulato come segue: “proseguire nelle iniziative, nell'ambito delle competenze di ciascuno, volte a sanare le disparità regionali e locali inerenti alla disponibilità e alla qualità dei servizi di protezione, compresi i rifugi per le donne vittime di violenza, nonché rispetto alle forme di discriminazione contro le donne vittime di violenza che appartengano a minoranze”. Questo è il parere sulla mozione Martelli ed altri n. 1-01716.

Sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-01727, ci sono delle osservazioni in relazione alla premessa. A pagina 13 del fascicolo, il capoverso che inizia con le parole: “ad oggi” chiediamo di espungerlo. A pagina 14, il capoverso che inizia con le parole: “la Corte dei conti” e finisce con la parola: “risultati”. Sempre a pagina 14, al capoverso che inizia con le parole: “con decreto del 25 luglio 2016 del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento con delega alle pari opportunità, è stata istituita la cabina di regia interistituzionale e un osservatorio” a questo punto, chiediamo di togliere queste tre righe: “tuttavia, ad oggi non si è a conoscenza né del numero delle riunioni, né delle politiche attuate”. Chiediamo, inoltre, di sopprimere anche il capoverso successivo, che inizia con la parola: “tutta” e finisce con la parola: “denaro”.

Ovviamente, nelle premesse faccio solo questa considerazione generale: nelle opposizioni spesso ci sono valutazioni e giudizi politici che, direi, sono consegnati alla storia in relazione ai rispettivi Governi di appartenenza.

Per quanto riguarda il punto 1), favorevole con la seguente riformulazione: “informare periodicamente il Parlamento in ordine al complesso delle iniziative avviate, al loro stato di attuazione e ai risultati conseguiti, nonché in ordine alla gestione delle risorse finanziarie a copertura degli interventi, anche con l'obiettivo di monitorare il fenomeno e individuare gli specifici ambiti che necessitino di interventi di natura legislativa in attuazione del Piano nazionale contro la violenza sessuale e di genere”.

Sul punto 2), parere favorevole con una riformulazione identica a quella che ho appena letto, perché riguarda sempre il contesto informativo. Nella riformulazione del punto 1) ho di fatto accorpato anche quella del punto 2), quindi dovrebbe diventare 1).

PRESIDENTE. Diventa il punto 1), quindi?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiediamo la soppressione, perché assorbito dal punto 1). Grazie e scusi, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, era per seguire.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Poi, il punto successivo sul fascicolo, il punto 3), andrebbe riformulato come segue: “a proseguire iniziative” invece che “ad assumere”; il punto 4) andrebbe riformulato con: “a proseguire” invece che “ad assumere”; sul punto 5) il parere è contrario, mentre sul punto 6) il parere è favorevole; sul punto 7) favorevole con la seguente riformulazione: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui all'articolo 612-bis del codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione in seguito a condotte riparatorie ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale”; propongo la soppressione del punto 8) perché è assorbito dal punto 1).

Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01732, il parere sulla promessa è favorevole. Per quanto riguarda la parte dispositiva, il parere è favorevole sul punto 1); favorevole sul punto 2) se viene accettata la seguente riformulazione: “proseguire nell'attività di promozione e organizzazione di campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, del mondo della scuola, delle professioni e del lavoro, al fenomeno della violenza di genere, nonché nelle attività di formazione specifica degli operatori dell'informazione, per l'utilizzo consapevole del linguaggio e una corretta informazione sul tema”; sul punto 3) il parere è contrario; il punto 4) andrebbe riformulato come segue: “proseguire nelle azioni, nell'ambito delle competenze di ciascuno, tese a sanare le disparità regionali e locali, inerenti alla disponibilità e alla qualità dei servizi di protezione, compresi rifugi per le donne vittime di violenza, nonché rispetto alle forme di discriminazione contro le donne vittime di violenza che appartengono a minoranze”; sul punto 5) il parere è favorevole.

Sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01733, per quanto concerne la premessa, sempre per le valutazioni di natura strettamente politica, chiediamo la soppressione, a pagina diciannove del fascicolo, del capoverso che inizia “con la legge n. 103” e finisce con le parole “di casi di violenza contro le donne”. Inoltre, chiediamo di sopprimere i capoversi della colonna a fianco che iniziano dalle parole “durante i Governi di centrodestra”, quello successivo, dalle parole “dopo la prolungata assenza”, il successivo da “i fondi stanziati nei capitoli”, e il successivo “l'ultimo piano nazionale” fino alle parole “e nulla si sa dell'attività svolta”.

Per quanto riguarda la parte dispositiva, sul punto 1) una riformulazione così: “informare periodicamente il Parlamento in ordine al complesso delle iniziative avviate, al loro stato di attuazione e ai risultati conseguiti, nonché in ordine alla gestione delle risorse finanziarie a copertura degli interventi, anche con l'obiettivo di monitorare il fenomeno e di individuare gli specifici ambiti che necessitino di interventi di natura legislativa in attuazione del Piano nazionale contro la violenza sessuale e di genere”; sul punto 2) il parere è contrario, anche perché già previsto dal nostro ordinamento; il punto 3) andrebbe riformulato come segue: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui all'articolo 612-bis codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione in seguito a condotte riparatorie ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale”; sul numero 4) il parere è contrario; sul numero 5) la seguente riformulazione: “impegna a valutare un diverso e più restrittivo assetto della disciplina processuale relativa ai riti alternativi nei casi di reati puniti con la pena dell'ergastolo”; sul numero 6) il parere è contrario; chiediamo la soppressione del numero 7) perché assorbito nella riformulazione del numero 1); il numero 8) andrebbe riformulato così: “monitorare l'applicazione dei criteri e degli strumenti processuali già introdotti nell'ordinamento volti ad assicurare la celere trattazione e la pronta definizione dei procedimenti e dei processi relativi ai reati di violenza di genere”; il numero 9) andrebbe riformulato con, al primo rigo: “a proseguire con iniziative” invece che “ad assumere iniziative”; il punto 10) andrebbe riformulato con: “a proseguire iniziative già avviate” invece che a “prevedere un piano”, visto che ci sono già iniziative in corso; il numero 11), primo rigo, andrebbe riformulato così: “a proseguire iniziative già avviate per promuovere (…)”.

Sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01734 (Nuova formulazione), per la premessa prevediamo la cancellazione, insomma il ritiro, dei seguenti capoversi, dei seguenti periodi: a pagina 22, colonna a destra, il capoverso che inizia con “i centri antiviolenza” e anche quello successivo fino a “il patrimonio rappresentato dai Centri antiviolenza”; nella pagina successiva, colonna a destra, proponiamo la soppressione degli ultimi tre capoversi e del primo della pagina 24, che si conclude con le parole: “alla radice il problema”; inoltre proponiamo la soppressione dell'ultimo capoverso, prima della parte impegnativa, cioè quello che inizia con “la disattenzione del Governo” e si conclude con “era da considerarsi estinto”. Per quanto riguarda la parte impegnativa il Governo esprime parere favorevole sul punto 1); favorevole sul punto 2) se riformulato con: “proseguire nelle iniziative destinate a diffondere presso gli studenti una cultura dell'affettività che ripudi ogni forma di discriminazione e violenza di genere anche in relazione all'utilizzo dei social media e di Internet”; sul punto 3) riformulare, nella prima riga: “a proseguire” invece che “ad assumere”; il punto 4) riformulato con “a proseguire” invece che “ad assumere”; sul punto 5) il parere è favorevole; il punto 6) riformulato come segue: “effettuare una ricognizione periodica dei dati statistici relativi ai casi di violenza e alle misure cautelari applicate dal giudice penale per i reati di maltrattamenti in famiglia e di atti persecutori, nonché agli ordini di protezione contro gli abusi familiari emessi dal giudice civile, alle misure adottate dal tribunale per i minorenni nei casi di violenza assistita e alle misure di prevenzione”; punto 7), riformulato con: “a proseguire” e poi cancellando, nel punto 7), le ultime tre righe, quelle che iniziano con “nonché” fino a “all'erogazione dei servizi”; punto 8), riformulato come segue: “potenziare il sistema di ristoro delle vittime di violenza secondo le risorse rese disponibili allo scopo”; punto 9), favorevole; punto 10), riformulato come segue: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui all'articolo 612-bis del codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione in seguito a condotte riparatorie ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale; punto 11), riformulato con: “reperire le risorse finanziarie da destinare agli interventi a favore delle vittime di violenza”; punto 12), favorevole.

Sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01735, per quanto riguarda le premesse, a pagina XXVI del fascicolo, il primo capoverso sulla colonna di destra, che inizia con “le donne italiane” e fino a “dieci volte maggiore”: no. Per quanto riguarda la parte impegnativa: punto 1), riformulato con: “a proseguire con le campagne di informazione”; punto 2) riformulato con: “a proseguire nelle iniziative destinate al sistema di istruzione”, quindi cancellando la parola “sostenere”; punto 3), favorevole; punto 4), contrario; punto 5), favorevole; punto 6), riformulato nel modo seguente: “proseguire nelle azioni già intraprese con l'istituzione del fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti, al fine di monitorare l'adeguatezza della copertura finanziaria”; punto 7), contrario.

Sulla mozione Galgano ed altri n. 1-01736, il parere è favorevole sulla parte in premessa. Sulla parte impegnativa: punto 1), favorevole; punto 2), riformulato nel modo seguente: “assicurare il potenziamento delle strutture tecnologiche atte a supportare la diffusa applicazione delle disposizioni normative che hanno introdotto i sistemi protetti di audizione della persona offesa nei procedimenti per reati di violenza di genere”; punto 3), riformulato con: “a proseguire nelle iniziative per la formazione specialistica del personale”; punto 4), favorevole; punto 5), riformulato con: “ a proseguire e rafforzare campagne istituzionali”; punto 6), favorevole; punto 7), riformulato nel modo seguente: “ampliare l'accessibilità delle donne al settore imprenditoriale, anche attraverso forme di incentivazione ed agevolazioni giuridiche ed economiche”; punto 8), favorevole; punto 9), favorevole.

Sulla mozione Spadoni ed altri n. 1-01737, il parere sulla premessa è favorevole. Sulla parte impegnativa: punto 1), favorevole; punto 2), riformulato come segue: “favorire e sostenere l'adozione delle misure idonee a dare completa attuazione alle prescrizioni del report”; punto 3), riformulato come segue: “proseguire nelle attività volte alla elaborazione di criteri uniformi di rendicontazione e di verifica dell'impiego delle risorse stanziate”; punto 4), riformulato nel primo rigo come segue: “ a implementare la sezione all'interno del sito del Dipartimento (...)”; punto 5), riformulato al primo rigo con: “a proseguire l'aggiornamento della mappatura (...)”; punto 6), favorevole; punto 7), favorevole; punto 8), riformulato al primo rigo con: “a proseguire iniziative (...)”; punto 9), riformulato come segue: “proseguire nell'attività di promozione e organizzazione di campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, del mondo della scuola, delle professioni e del lavoro, al fenomeno della violenza di genere, nonché nell'attività di formazione specifica degli operatori dell'informazione per l'utilizzo consapevole del linguaggio e una corretta informazione sul tema”; punto 10), riformulato con: “a proseguire (...)”, nel primo rigo; punto 11), riformulato con: “a proseguire con iniziative (...)”, al primo rigo; punto 12), riformulato come segue: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui all'articolo 612-bis del codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione, in seguito a condotte riparatorie ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale; punto 13), contrario, solo qui spendo una parola, perché la protezione relativa alle vittime di femminicidio è una proposta di legge in questo momento in discussione al Senato e, quindi, o si adotta quella formulazione o, in questo caso, non si introduce all'interno di una mozione; punto 149, favorevole; punto 15), favorevole.

Sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01739, in premessa diamo parere negativo, a pagina XXXV del fascicolo, al quarto capoverso, che inizia con “il Piano nazionale” e si conclude con “concretamente efficace” e all'ultimo capoverso, prima della parte impegnativa, che inizia con “ad oggi, in Italia” e si conclude con “hanno subito dei reati”. Per quanto riguarda la parte impegnativa: punto 1), riformulato così: “promuovere il coordinamento tra i diversi organismi istituzionali che operano a diversi livelli per l'analisi delle cause strutturali della violenza di genere, anche attraverso la condivisione dei dati informativi a disposizione per la più approfondita conoscenza del fenomeno e la pianificazione degli interventi necessari”; punto 2), riformulato così: “a favorire e sostenere l'adozione delle misure idonee a dare completa attuazione alle prescrizioni del report”; punto 3), riformulato esattamente come il punto 5) della mozione dell'onorevole Saltamartini, ossia impegno “a valutare un diverso e più restrittivo assetto della disciplina processuale relativa ai riti alternativi nei casi di reati puniti con la pena dell'ergastolo”; punto 4), riformulato così: “a monitorare l'applicazione dei criteri e degli strumenti processuali già introdotti nell'ordinamento, volti ad assicurare la celere trattazione e la pronta definizione dei procedimenti e dei processi relativi ai reati di violenza di genere”; punto 5), riformulato così: “monitorare l'applicazione dei criteri e degli strumenti processuali già introdotti nell'ordinamento volti ad assicurare la celere trattazione e la pronta definizione dei procedimenti e dei processi relativi ai reati di violenza di genere”;

Punto 6), favorevole; punto 7), favorevole; punto 8), riformulare il primo rigo con: “a proseguire nell'attività di coordinamento”.

Mozione Bechis ed altri n. 1-01740; sulle premesse il parere è favorevole fino al punto d) della pagina XXXVII e contrario a tutte le premesse della pagina XXXVIII, prima della parte impegnativa.

Per quanto riguarda la parte dispositiva, riformulare il primo punto con: “a proseguire”, nel primo rigo. Per quanto riguarda il secondo, riformulare con: “a proseguire nell'attuazione dei programmi” e così via. Punto 3), contrario. Punto 4), la riformulazione è la seguente: “potenziare il sistema di ristoro delle vittime di violenza secondo le risorse rese disponibili allo scopo”. Punto 5), riformulare il primo rigo con: “a proseguire con iniziative”. Punto 6), favorevole. Punto 7), riformulare come segue: “proseguire nelle iniziative destinate a diffondere presso gli studenti una cultura dell'affettività che ripudi ogni forma di discriminazione e violenza di genere, anche in relazione all'utilizzo dei social media e di Internet. Punto 8), contrario.

Mozione Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-01742; sulla premessa il parere è favorevole. Sulla parte impegnativa, punto 1), favorevole; punto 2), favorevole. Punto 3), riformulato nel primo rigo con: “a proseguire nella piena attuazione della Convenzione di Istanbul”. Punto 4), favorevole; punto 5), favorevole; punto 6), favorevole; punto 7), favorevole. Punto 8, riformulato come segue: “proseguire nelle azioni volte ad assicurare la piena diffusione sul territorio del percorso di protezione denominato Percorso di tutela delle vittime di violenza”. Punto 9), riformulato come segue, analogamente a tutti quelli precedenti dello stesso tipo: “promuovere l'eliminazione del delitto di cui all'articolo 612-bis del codice penale dal novero dei reati suscettibili di estinzione in seguito a condotte riparatorie ai sensi dell'articolo 162-ter del codice penale. Punto 10), favorevole. Punto 11), riformulato come segue: “effettuare una ricognizione periodica dei dati statistici relativi ai casi di violenza e alle misure cautelari applicate dal giudice penale per i reati di maltrattamenti in famiglia e di atti persecutori, nonché agli ordini di protezione contro gli abusi familiari emessi dal giudice civile, alle misure adottate dal tribunale per i minorenni nei casi di violenza assistita e alle misure di prevenzione”.

Punto 12), favorevole con la riformulazione delle prime due righe: “a proseguire nelle attività di formazione”. Punto 13), favorevole.

Mozione Santerini e Dellai n. 1-01745, sulle premesse il parere è favorevole. Punto 1), modificare il primo rigo, riformulandolo con: “a proseguire nelle iniziative volte ad attuare”. Punto 2), riformulare come segue: “proseguire nelle iniziative destinate a diffondere presso gli studenti una cultura dell'affettività che ripudi ogni forma di discriminazione e violenza di genere, anche in relazione all'utilizzo dei social media e di Internet. Punto 3), riformulato come segue: “proseguire nelle iniziative dedicate al sostegno e all'ascolto degli uomini maltrattanti per promuovere la maturazione di una nuova cultura della affettività”.

Risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00367; sulla premessa il parere è favorevole. Per quanto riguarda i punti impegnativi, al punto 1) si propone la seguente riformulazione: “proseguire nelle politiche volte alla piena attuazione dei principi delle migliori prassi individuati in sede internazionale per favorire l'autodeterminazione delle donne”. Su tutti gli altri punti, il parere è favorevole.

Risoluzione Di Vita e Nuti n. 6-00368. Nella premessa, sull'ultimo capoverso della prima pagina, parere contrario, sarebbe quello che inizia con: “Il decreto legge” e finisce con: “integrità psicofisica”.

A pagina 2, sul primo capoverso che inizia con: “alla ratifica” e finisce con: “7 luglio 2015”, parere contrario. A pagina 3, parere contrario, da: “la relazione della Corte dei conti”, fino a, quasi alla fine della pagina, quando chiude con il periodo: “causa di discriminazione”. Pagina 4, parere contrario, al secondo capoverso, quello che inizia con: “la mancata assegnazione” e si chiude con: “donne e uomini”.

Parere contrario al capoverso che inizia, gli ultimi due, con: “esemplare della scarsa sensibilità e inadeguatezza del Governo”, a quello successivo e anche ai due successivi, fino a pagina 5, alla parola: “interdisciplinare alla violenza intra familiare”.

Parere contrario, anche al capoverso che inizia con: “la sostanziale mancanza”, e si conclude con: “i centri di soccorso presso gli ospedali, e altro”. Parere contrario, al penultimo capoverso di pagina 5, quello che inizia con: “nel frattempo” e si chiude con: “per i centri antiviolenza”.

Parere contrario, sempre nella premessa, a pagina 6, al secondo capoverso che inizia con: “l'implementazione di tali iniziative” e finisce con le parole: “le parti sociali”. Parere contrario, anche all'ultimo capoverso prima della parte impegnativa, quello che inizia con: “si auspica” e finisce con: “risorse finanziarie”.

Per quanto riguarda la parte impegnativa, punto 1), favorevole; punto 2), favorevole; punto 3), favorevole; punto 4), favorevole; punto 5), favorevole; punto 6), favorevole. Punto 7), riformulato come segue: “migliorare ed ottimizzare il rilevamento e l'accessibilità alle informazioni già disponibili sul sito istituzionale del dipartimento per le pari opportunità”. Punto 8, favorevole; punto 9), favorevole. Punto 10), riformulato con: “ad assicurare che i finanziamenti stanziati annualmente in virtù della legge n. 119 del 2013 siano erogati senza ritardi e ad accertare le cause di eventuali ritardi riscontrati, al fine di adottare tutte le misure necessarie per porvi rimedio”. Punto 11), favorevole. Punto 12), riformulato nel modo seguente: “proseguire nelle attività volte all'elaborazione di criteri uniformi di rendicontazione e di verifica dell'impiego delle risorse stanziate”. Punto 13), riformulato come segue: “proseguire nelle azioni già intraprese con l'istituzione del fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti, al fine di monitorare l'adeguatezza della copertura finanziaria”.

Punto 14), favorevole; punto 15), favorevole; punto 16), favorevole; punto 17) favorevole. Ho concluso, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Migliore, speriamo di aver colto tutti i passaggi. Lei è stato molto chiaro.

BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, ringrazio il sottosegretario, che per oltre trenta minuti ci ha voluto illustrare le riformulazioni, ma lei, Presidente, capirà che, rispetto a un argomento così delicato, dove anche le parole hanno un peso importante, pensare di aver capito, nella lettura seppur eccellente del sottosegretario, tutto quello che è stato smontato delle tante mozioni che ha stravolto, è un po' difficile.

Siccome non vogliamo che alcuno in quest'Aula possa strumentalizzare possibili espressioni di voto sui vari punti che sono stati modificati, le chiedo, Presidente, di avere in forma scritta le mozioni così riformulate e di avere il tempo necessario per capire esattamente cosa il Governo è andato a modificare. Soprattutto, le sarei grata, Presidente, se nel tempo che ci concederà per poterle vedere, sia data la possibilità a tutti di capire perché ci si è messo così tanto tempo per modificare le mozioni, soprattutto delle opposizioni, e magari troppo poco tempo da parte del Dipartimento Pari opportunità per mettere in campo le iniziative che qui vengono annunciate.

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, sempre sull'ordine dei lavori, mi associo alla richiesta fatta dalla collega Saltamartini, perché io stesso ho cercato di seguire tutte le riformulazioni, scrivendole su questo foglio, però, sono sincero - e ringrazio comunque il sottosegretario per la chiarezza, quanto meno espositiva -, non sono riuscito fisicamente a scrivermele tutte.

La nostra è una mozione che porta otto o nove impegni, evidentemente sono un po' in difficoltà nel capire se dare un parere favorevole o meno alle riformulazioni.

PRESIDENTE. Va bene, mi è chiaro. Ci sono altri interventi su questo argomento? No.

Allora, capisco le vostre richieste, il sottosegretario infatti ci sta consegnando le riformulazioni, però noi adesso dovremmo, a nostra volta, renderle disponibili a tutti voi; dunque, direi di sospendere la seduta per dieci minuti, ossia il tempo che ci consenta di potervi fare avere le riformulazioni per voi necessarie per considerare i pareri.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 16,45.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 16,45.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signora Presidente, volevo chiederle ulteriori venti minuti per consentirci di stampare materialmente le riformulazioni, in modo tale da renderle disponibili all'Aula.

PRESIDENTE. Va bene. Quindi, 20 minuti, poi, però, i presentatori e le presentatrici dovranno valutarle, quindi realisticamente penso che prima delle 17,30 non ci aggiorniamo.

Sospendo pertanto la seduta fino alle 17,30.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di intervenire per una precisazione il sottosegretario Migliore. Prego, sottosegretario.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Voglio solo precisare, a coloro i quali è stato destinato il fascicolo con le riformulazioni, che devono tenere conto solo delle riformulazioni che io ho esplicitamente proposto in Aula. Per quelle su cui ho dato in Aula precedentemente il parere favorevole non si tenga conto della riformulazione perché ovviamente è stata solo, diciamo, una ribattitura, dato che non potevamo rifare tutto il fascicolo daccapo. Tenete conto solamente dei pareri che io ho esplicitamente detto “riformulati”, mentre quelli favorevoli sono favorevoli anche se voi leggete, sulla scheda che avete, proposta di riformulazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario, per aver chiarito questo punto.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elda Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. È difficile intervenire su questo tema per l'ennesima volta. Infatti, si rischia di essere ripetitivi ma certi concetti…

PRESIDENTE. Scusi, deputata. Credo che non vada bene il suo microfono. Se può spostarsi di postazione, perché da quel microfono non riusciamo a seguirla.

PIA ELDA LOCATELLI. Difatti si era acceso e poi si è spento.

PRESIDENTE. Benissimo, grazie. Prego.

PIA ELDA LOCATELLI. Dicevo che è difficile intervenire su questo tema per l'ennesima volta perché si rischia di essere ripetitivi, ma certi concetti vanno ripetuti. Per anni la violenza sulle donne è stata considerata un fatto privato; adesso, finalmente, ci si è accorti della dimensione di questo tragico fenomeno che da questione di donne è diventato un fatto pubblico che riguarda tutti e tutte. Un primo passo, certo, ma quanti passi sono ancora necessari per fare quanto ci chiede la Convenzione di Istanbul, il nostro primo atto legislativo e il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Tuttavia, le violenze continuano e ci sentiamo impotenti perché l'elenco delle cose da fare è lungo. Ne abbiamo indicate alcune nella nostra risoluzione che sono state - mi pare - accettate per la grandissima parte dal sottosegretario e dal Governo.

Se, però, dovessi indicare 2 o 3 priorità direi, prima di tutto, che dobbiamo rompere il silenzio ed aiutare a rompere il silenzio, facendo ciascuno la propria parte: le istituzioni, la società civile, il mondo della scuola e delle università, le televisioni pubbliche e private, i social media.

Soprattutto, dobbiamo creare le condizioni perché, se una vittima di violenza rompe il silenzio, non rischi di diventare un'altra volta vittima in un mondo che troppo spesso dice: “Se l'è cercata”.

La seconda priorità è educare le giovani generazioni, le ragazze perché siano in grado di cogliere la violenza sottile, invisibile, i segnali premonitori di una relazione distorta, malata, che poi diventa violenta e se ne allontanino in tempo.

Fermare questa tragedia è un impegno che riguarda tutti e tutte, in particolare chi, come noi, si trova a ricoprire ruoli istituzionali. Significa assumere impegni precisi per avviare azioni di contrasto, protezione, prevenzione e sensibilizzazione, con politiche attive, coerenti e coordinate.

Infine, dobbiamo avere sempre in mente - ce lo ha ricordato Chiara Saraceno qualche mese fa - che, ad oltre settant'anni dall'accesso al voto delle donne italiane, l'habeas corpus, il diritto alla propria integrità fisica, persino alla vita, è uno dei diritti più insicuri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eleonora Bechis. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Grazie, signora Presidente. Fatti di cronaca sempre più frequenti ci hanno portato nuovamente a discutere in quest'Aula di contrasto alla violenza sulle donne. Purtroppo, stiamo andando ad impegnare un Governo che ormai sta concludendo il suo mandato e spero che oggi non si faccia solo una becera campagna elettorale ma che si prendano dei provvedimenti immediati. Infatti, vorrei ricordare che, dietro ai numeri e alle statistiche, ci sono storie vere di donne che ogni giorno subiscono violenza, lesioni, ferite permanenti, gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmissibili e omicidi e anche suicidi ne sono le conseguenze. Si consumano sul posto di lavoro, sui mezzi pubblici, per strada, dentro le mura domestiche.

Alternativa Libera voleva proporre più impegni mirati, cercando di andare a risolvere alla radice quei comportamenti distorti e violenti. Tra questi, sottolineo l'introduzione del reato di alienazione genitoriale o la piena applicazione della legge n. 56 del 2006 sul diritto alla bigenitorialità, in modo da ridurre il conflitto nelle coppie e limitare il generarsi di situazioni di pericolo per adulti e bambini. Ma, evidentemente, la volontà è quella di viaggiare in compartimenti stagni e non quella di risolvere i problemi alla radice. Alternativa Libera è convinta che serve un cambio culturale per combattere ogni forma di violenza, un percorso che inizi dalla scuola sino all'età adulta, e promuoverà ogni iniziativa che vada in tal senso.

PRESIDENTE. Prima di passare la parola alla deputata Binetti, vorrei salutare gli studenti e i docenti dell'istituto di istruzione superiore “Alessandro Manzoni” di Mistretta, in provincia di Messina, e anche gli studenti e i docenti dell'istituto superiore statale “Gino Luzzatto” di Portogruaro. Ben arrivati, ragazzi e ragazze. Ben arrivati alla Camera (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, torna oggi nell'Aula di Montecitorio il dibattito sulla violenza contro le donne. Molte e diverse le mozioni presentate ma tutte dicono, con chiarezza, che nessun alibi può essere lasciato a chi, a qualsiasi titolo, ritenga legittimo scaricare le sue frustrazioni, la sua aggressività e la sua impotenza sulle donne. Diverse sono le soluzioni proposte dalle varie mozioni, ma anche in questo caso emerge con fermezza come ci sia un punto unificante nell'assoluta solidarietà femminile che meritano le donne che sono state oggetto di violenza. Non è più tollerabile il minimizzare anche i piccoli gesti della violenza domestica che graffiano l'anima e minano l'autostima delle donne, facendo insorgere in loro un oscuro senso di colpa.

A tutti è chiesto di metterci la faccia in questo preciso momento storico. La XVII legislatura, grazie anche alla tenacia della Presidente Boldrini, è cominciata con una mozione contro il femminicidio e con il recepimento del Trattato di Istanbul.

Abbiamo lavorato in una Commissione, presieduta sempre dalla Presidente, per mesi e mesi, ascoltando testimonianze di altissimo profilo. Ma ora è il momento di passare alla pratica ossia alle iniziative che non si limitano a denunciare il fatto ma pretendono il cambiamento e questo è un fatto culturale forte che riguarda tutti. Vogliamo ripartire da qui per andare oltre la denuncia e porre la dignità della donna al vertice di una legislatura che, con la sua complessità, ha comunque cercato sempre di schierarsi dal lato delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo a nome della componente Direzione Italia per dichiarare il voto favorevole alle mozioni in esame. Il tema da esse trattato non può che trovarci concordi. Le cronache recenti sono preoccupanti e segnalano il crescere del fenomeno dei femminicidi che preoccupa in modo estremo. Gli impegni diretti al Governo e il contenuto delle mozioni ci trovano concordi. Certamente occorre notare come il faro dell'attenzione mediatica sia acceso da tempo sul fenomeno delle violenze sulle donne: purtroppo però poco è cambiato. Non vi è dubbio, a nostro avviso, che l'elemento educativo abbia e debba avere grande importanza a partire dal momento della formazione a scuola. Desidero inoltre, colleghe, in qualità di medico, richiamare l'attenzione in questa sede su forme di violenza inaccettabili che avvengono anche al di fuori delle tristi situazioni in ambito familiare o nell'ambito di rapporti sentimentali che purtroppo trascendono in qualcosa di deplorevole di cui tanto, troppo spesso, leggiamo sui giornali. Penso alla vicenda ancora recente di una dottoressa di turno in una guardia medica in provincia di Catania selvaggiamente aggredita di notte: casi del genere sono divenuti nel tempo sempre più frequenti tanto da assumere i caratteri di una vera e propria emergenza che mette giustamente in apprensione il personale di guardia in varie parti d'Italia. Chiediamo, cogliendo questa opportunità, attenzione a un fenomeno dalle caratteristiche molto specifiche. In conclusione, signor Presidente e onorevoli colleghi, ribadisco il voto favorevole della componente Direzione Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Nel breve tempo che ho a disposizione vorrei richiamare semplicemente alcuni concetti riguardo alle mozioni su cui stiamo discutendo, in particolare ne ho apprezzata una che richiamerò. Ma ricordiamoci anche la genesi giuridica e legislativa dei provvedimenti che poi sono oggi alla nostra attenzione: la direttiva comunitaria da cui è conseguita la legge n. 122 del 2016 e poi il decreto ministeriale a firma dei Ministri Orlando e altri del 31 agosto, pubblicato il 10 ottobre, che ha dato origine a casi davvero estremi e che sicuramente andranno rivisti nel codice penale e di procedura penale. Ho apprezzato il punto 7 della mozione Carfagna ed altri n. 1-01727 laddove si richiede di “adottare ogni opportuna iniziativa legislativa volta ad escludere che nella fattispecie di cui all'articolo 612-bis del codice penale (…)” - reati di stalking e altri - “in materia di atti persecutori, sia applicabile l'istituto previsto all'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie”. È impossibile che si estingua un reato con una manciata di migliaia di euro: lo dobbiamo a una legislazione sbagliata e frettolosa. Credo che chi ha approvato la legge di riferimento e il decreto ministeriale conseguente se ne dovrebbe assumere responsabilità e correre quanto prima ai ripari nell'interesse, ritengo, di principi unanimemente condivisi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente, membri del Governo, colleghi. Le violenze fisiche, sessuali e psicologiche contro le donne rappresentano un abuso contro i diritti umani. Nonostante l'impegno di tanti di noi è un abuso che viene purtroppo ancora perpetrato in grande misura. I dati delineano una realtà orribile che, nelle sue punte più efferate, ci viene rappresentata quotidianamente dai mezzi di comunicazione. L'Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione Europea ha presentato a Bruxelles il nuovo rapporto sulla violenza contro le donne.

Dall'analisi emerge che una donna su tre, dai quindici anni in su, ha subìto atti violenti. In Italia, secondo un recente studio dell'Istat, sono oltre 100 le donne che ogni anno vengono uccise da uomini. Negli ultimi dieci anni le donne uccise sono state 1.740 di cui 1.251, pari al 72 per cento, in famiglia. Sono 3.466.000 le donne che, nell'arco della propria vita, hanno subito stalking ovvero atti persecutori da parte di qualcuno che, nel 62 per cento dei casi, risulta essere l'ex-partner. Di fronte a questi dati, dobbiamo purtroppo rilevare quanto siano ancora troppo poche le donne che denunciano gli abusi alle autorità competenti. Dai dati emerge che solo il 14 per cento ha denunciato alla polizia l'episodio di violenza più grave subito dal partner. Di fronte a tale realtà, l'errore che potremmo fare è credere che la violenza sulle donne sia un fenomeno recente legato alla loro maggiore autonomia e indipendenza. Basta leggere le riflessioni dello storico Marco Cavina per renderci conto che non è così. Nel suo libro, Nozze di sangue. Storia della violenza coniugale, frutto di una poderosa ricerca dal Medioevo in avanti, l'autore documenta l'orrenda violenza che le donne dovettero subire legalmente all'interno della famiglia nel corso dei secoli. Scrive Marco Cavina nell'introduzione: “La violenza maritale fu un elemento fisiologico e accettato del matrimonio, legalmente fino a tutto l'Antico Regime, socialmente ben oltre. Sotto questo profilo, occorre ovviamente tener sempre presente che il “sommerso” in questa materia fu - un tempo come e più di oggi - di enormi dimensioni, anche se le mogli d'Antico Regime non erano affatto inerti dinanzi alle vessazioni coniugali, e anche se le istituzioni medievali e moderne furono spesso tutt'altro che svagate nell'affrontarne gli abusi più eclatanti. Quel che resta di tanti “inferni coniugali” nelle loro formulazioni giudiziarie rappresentò la punta di un iceberg. Dietro alle mura domestiche si occultò un'infinità di violenze, talora gravi, talora modeste, talora nemmeno avvertite come tali e accettate con rassegnato fatalismo. Tanti suicidi, tante morti e tante lesioni accidentali celarono orrori familiari, che restarono per sempre sepolti.”. E aggiunge ancora Marco Cavina: “La violenza coniugale di stampo patriarcale è venuta affievolendosi anzitutto per le arti dei legislatori. Come spesso è avvenuto, il diritto statale e le concezioni dei giuristi hanno promosso più che non assecondato comportamenti, ponendosi in contrasto con pratiche profondamente radicate e condivise dalla società.”. Cari colleghi, come è avvenuto nel passato spetta a noi legislatori a fare e a far fare altri atti decisivi per la sconfitta di tale visione violenta, arcaica e distorta dei rapporti tra uomo e donna. Ci sono ancora molte importanti misure da prendere, ad esempio sulla protezione delle donne che denunciano, sulle modalità con le quali testimoniano, che rappresentano spesso una seconda violenza, sui tempi dei processi, sull'entità della pena, su come evitare la prescrizione. Non sono tollerabili numerosi esempi di casi prescritti. Cito il caso di Torino, un odioso caso di violenza su una bambina di sette anni: incredibilmente dopo ben vent'anni il procedimento non è stato concluso e quindi è prescritto. Noi abbiamo la responsabilità di creare un mondo dove le donne, vittime di violenza, abbiano riconosciuto il loro diritto ad avere giustizia giusta e poter vivere una vita per quanto possibile normale senza il timore di ritorsione da parte dei loro violenti aggressori. Siamo pertanto lieti che il Governo abbia recepito gli impegni della nostra mozione e dichiariamo il voto favorevole su tutte le mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente Boldrini. Buonasera al Governo. Dunque, Presidente, solo nel 1993 le Nazioni Unite si sono espresse rispetto alla eliminazione della cosiddetta violenza contro le donne e cito quanto le Nazioni Unite all'epoca certificarono ovvero ogni atto di violenza fondata sul genere, che provoca un danno o una sofferenza fisica, sessuale, psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione, la privazione arbitraria della libertà, sono da punire. Solo nel 1993, quindi in epoca piuttosto recente.

Come già ricordato da alcuni colleghi, in Italia, secondo i dati dell'Istat, sono quasi 7 milioni (7 milioni!) le donne che, nel corso della propria vita, hanno subito una qualche forma di abuso. Penso, Presidente, siano dati inconfutabili, purtroppo inconfutabili. Penso siano dati che un qualsiasi tipo di Esecutivo, un qualsiasi tipo di Governo, un qualsiasi tipo di Parlamento, che esso sia di destra, di sinistra o di centro, debba andare a bonificare con forza, perché probabilmente, sottosegretario, quella che è mancata negli ultimi anni è la forza, con cui le istituzioni vanno a decapitare questo tipo di iniziative, purtroppo.

Tra l'altro, Presidente, i dati sulle violenze non sono dati certi, perché questo è un ulteriore punto di caduta. Noi abbiamo dei dati, certificati da Istat, ma i dati non sono certi, perché molto spesso c'è una sorta di ritrosia di numerosissime vittime, che tanto, per essere chiari, quando si presentano in ospedale dicono che son cadute dalle scale di casa, piuttosto che riferire quanto effettivamente qualcuno ha fatto loro. E questo - mi permetta, anche in un sussulto di dignità -, per cercare di mantenere quello che può essere un focolare familiare di un certo tipo, per cui le donne subiscono, subiscono molto e subiscono proprio nel senso che non riescono ad essere così coraggiose, purtroppo, nel cercare di andare a denunciare quanto da loro subito.

I dati sono dati impietosi. Negli ultimi dieci anni le donne uccise - quindi non soltanto una violenza fisica, ma uccise - in Italia sono 1.740, di cui circa 1.300 in seno all'ambiente e al nucleo familiare, cioè c'è una donna morta, per morte violenta, in Italia ogni tre giorni.

In questo quadro, tra l'altro, si inserisce purtroppo un'aggravante, un'aggravante che ho visto in poche mozioni - in alcune mozioni sicuramente sì, non in tutte - che parla - anzi che non parla in questo senso ma noi abbiamo Presidente preferito inserirla nel testo in termini di premessa - del fenomeno dello stalking. Quindi, non soltanto si viene uccise, ma si viene stalkerizzate. E per quanto riguarda lo stalking, io non mi riferisco soltanto allo stalking così come comunemente . interpretato dalla giurisprudenza e dagli articoli del nostro codice penale. Ma vi ricordo e mi ricordo un caso, un caso di una persona che noi stiamo seguendo. Si chiama Laura Schiavo, il cui marito si è ucciso, purtroppo, per un debito anche minimo, ed è stata stalkerizzata, ad esempio, da un istituto di credito per rientrare di un debito, che il marito lavorando aveva contratto. Anche questa è violenza sulle donne? Sì, Presidente, secondo noi, anche questa è violenza sulle donne.

Ricordo, Presidente - e lo faccio con emozione - il caso di Jennifer Sterlecchini, uccisa nelle Marche e il cui assassino e già fuori, perché evidentemente c'è un rito abbreviato, che a noi non piace e su cui abbiamo presentato, assieme ad un altro gruppo parlamentare, delle proposte, affinché non esista rito abbreviato rispetto a questi crimini.

Ricordo, Presidente, una ragazza della mia regione, che abitava in Friuli Venezia Giulia. Lei si ricorderà questo caso, il caso Nadia Orlando, una ragazza uccisa dal proprio fidanzato, una ragazza di ventun'anni uccisa dal proprio fidanzato, che ha tenuto il cadavere della stessa tutta la notte in macchina, per poi andare reo confesso a denunciarsi. Ma dopo due mesi, quindi dopo sessanta giorni, visto che non c'è il pericolo di fuga e, secondo il giudice, non c'è il pericolo di reiterazione del reato, è stato mandato ai domiciliari. Ecco, secondo noi, queste sono le cose da cambiare. Le persone che si macchiano di questi orribili reati devono pagare e devono pagare in carcere!

Presidente, io ho seguito il caso di Alessia Dalla Pia, una ragazza di Parma, di poco meno di quarant'anni, uccisa a botte dal fidanzato, dal compagno tunisino.

E questa persona, visto che non ci sono dei rapporti bilaterali con la Tunisia decenti, tanto per essere chiari, questo assassino, è in Tunisia. Fortunatamente, grazie anche al nostro appello, è stato arrestato, ma non verrà mai consegnato alle patrie galere italiane.

Ricordo un caso orribile - e chiudo con i casi, purtroppo, ce ne sono troppi - di una bambina di Conegliano, in Veneto, che è stata violentata dal padre e il padre l'ha data, l'ha offerta agli amici. E il padre adesso è una persona a piede libero. No! Queste persone non possono, non possono essere a piede libero! Devono scontare la propria pena in carcere.

E, allora, Presidente, prima, mentre il sottosegretario parlava, io ricordavo e pensavo alla Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, ovvero quella che comunemente è chiamata la Convenzione di Istanbul. È stata votata, è stata firmata. Tutti hanno fatto il proprio dovere in pancia a quella Convenzione, ma non basta. Evidentemente non basta se c'è un omicidio, un femminicidio, ogni tre giorni. Non basta.

Allora, l'unico strumento che potrebbe essere efficace, rispetto a quanto sta accadendo - lo rinnovo per la seconda volta – è la pena, è la pena certa. Nessuna prescrizione per questi assassini! Queste sono persone che devono marcire in carcere per tutto il tempo della loro condanna, Presidente!

Vado a chiudere, Presidente. Ora probabilmente non sono informato io, ma quando il sottosegretario va a dare un parere negativo, rispetto alle nostre premesse - e vado al punto - innanzi al Piano nazionale d'azione straordinario contro la violenza sessuale, ricordo che è scaduto. Non lo so se in queste ore io non ne sono informato, ma perché ci ha dato un parere negativo rispetto a questo nostro, non impegno, ma premessa? Questo piano è scaduto lo scorso 17 luglio e non si è ancora rinnovato! Allora, la prego, almeno su questa, sottosegretario, cambi il parere, perché va rinnovato questo piano e, ad oggi, non è rinnovato.

La nostra mozione parla, Presidente, di tutto questo e parla evidentemente di quanto il Governo ha fatto - non ha fatto, di fatto - nei confronti di questo tema, nei confronti del contrasto alla violenza di genere. Siamo carenti sotto molteplici profili ed è necessaria una revisione normativa in questo senso.

E chiudo, Presidente, ricordando i punti che caratterizzano il nostro lavoro, quello che la nostra opposizione ha offerto alla maggioranza, anche con una serie di innumerevoli - mi permetta - revisioni e riformulazioni rispetto al testo.

Il primo punto, Presidente, è un punto che dovrebbe essere trasversale a tutta l'Aula, senza bandiere politiche, ed è quello dell'istituzione di un garante nazionale a tutela delle vittime, di qualsiasi tipo siano le vittime. Presidente, noi siamo certi che il garante dei detenuti serva, però siamo altrettanto certi che serve un garante per quanto riguarda le vittime. Non c'è! Non c'è, perché dobbiamo - ripeto - ascoltare, purtroppo non volentieri, storie di persone che sono vittime anche in termini familiari e non possono essere indennizzate, perché c'è un fondo che arriva a 10-12 mila euro all'anno. Presidente, un diritto in termini di indennizzo non può essere un indirizzo in termine economico. È trasversale! Me ne frega poco se una persona prende 50 mila euro o 10 mila euro all'anno in termini di stipendi.

Il secondo punto, Presidente, è la modifica immediata dell'istituto del rito abbreviato per delitti gravi, quali l'omicidio volontario, quale il tentato omicidio, quale reati rispetto a violenza sessuale, pedofilia, lesioni. Via il rito abbreviato per queste persone! Non deve esserci!

Un altro impegno è rispetto e dinanzi alla modifica delle normative necessarie, per garantire la speditezza di tutti i processi. Non è possibile che un processo duri anni in questo senso, perché se una persona è sub iudice per più di qualche anno e una donna l'ha denunciato, molto spesso, Presidente, questa donna è vittima di questa persona, che è stata denunciata, quando questa persona non è in carcere. Allora misure immediate, per poter fare questo!

E chiudo Presidente, ricordando che devono esserci necessariamente delle sezioni specializzate presso i competenti uffici, che vadano a coordinare il lavoro anche dei centri antiviolenza.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

WALTER RIZZETTO. Concludo, grazie. Per cui abbiamo chiesto dei feed maggiori per quanto riguarda i centri antiviolenza, che funzionano poco e male, purtroppo, ancora ad oggi in Italia, oltre che un maggiore coordinamento tra assistenti sociali, forze dell'ordine, centri antiviolenza e struttura per l'assistenza legale. Voteremo - e chiudo, Presidente - chiaramente a favore di tutte le mozioni che assomigliano alla nostra.

PRESIDENTE. Do il benvenuto anche al liceo statale “Guacci” di Benevento, che è qui con noi. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Le donne, rispetto agli uomini, sono sempre state oggetto di atteggiamenti discriminanti. Per quanto oggi si possa affermare che gli sforzi per contrastare questo odioso e turpe fenomeno sono continui e sempre più incisivi, rimane il dato che nel ventunesimo secolo esiste ancora tanta violenza contro le donne, che va combattuta con più forza e più strumenti culturali, sociali e politici, tra i quali, evidentemente, anche quelli contenuti nella nostra mozione.

Mi soffermo sulla parte di mozione riformulata dal Governo e, in realtà, direi sostituita dal Governo, più che riformulata, perché secondo noi è un aspetto importante che ci teniamo a sottolineare.

Sta crescendo, infatti, una tendenza preoccupante a proibire la mediazione civile o penale quando c'è un delitto: violenza, abusi, stalking o altro; in altre parole, nel caso di violenza contro le donne sarebbe da evitare la riconciliazione tra vittima e aggressore. Questo è quanto troviamo in alcune delle mozioni presentate da altri gruppi ed è un errore, secondo noi. Non ci sembra, infatti, che l'articolo 48 della Convenzione di Istanbul, invocata a questo proposito, proibisca tout-court l'uso dalla mediazione, semmai proibisce l'obbligo di utilizzarla. Di più, in questo modo si avvalora la tesi di una visione eccezionalistica dei delitti contro le donne, più vittime degli altri e quindi, senza volerlo, le si oggettivizza, da un lato distogliendo l'attenzione dal rieducare gli autori della violenza e, dall'altro, dando una soluzione oggettiva e asettica del problema attraverso la creazione di una nuova fattispecie penale, cosa che più volte abbiamo visto accadere nel corso di questa legislatura, per esempio con l'introduzione del reato di omicidio stradale. I percorsi di mediazione e riparazione sono un'altra cosa, si tratta di un tentativo di agire sul violento, in un percorso accompagnato e protetto dai servizi pubblici e dalle autorità competenti.

Presidente, le ricordo che in questa legislatura il nostro gruppo ha anche presentato una proposta di legge contro la prostituzione esattamente in questo senso, nel senso di rieducare il violento, la persona, perché di violenza sulla donna si tratta, andando a prostitute, esattamente con un percorso di riabilitazione mentale, psicologica e sociale. È la giustizia riparativa che cambia il paradigma culturale della pena: l'autore dalla violenza deve riconoscersi colpevole di svolgere una violenza e svolge un percorso di cambiamento, per nulla gratuito o facile; ma senza un percorso di cambiamento, il rischio di reiterazione del reato è quasi automatico. Si ha proprio voglia di credere ad un fatalismo determinista quando affrontiamo la questione dalla violenza? Invece di una cultura sempre più punitiva ma inefficace, cerchiamo di credere in una giustizia che dia vera possibilità di riparazione ai colpevoli e riconoscimento alle vittime.

A monte, invece, l'obiettivo deve essere quello di lavorare per cambiare il retroterra culturale dalla violenza, dato che le vessazioni psicologiche e uno stato di soggezione riguardano - come è stato detto da tanti altri colleghi stasera - quattro donne su dieci, il 40 per cento, oltre 8 milioni che sono vittime di violenza psicologica, ad esempio attraverso la svalutazione o la sottomissione. È necessario, dunque, un importante lavoro culturale perché si arrivi ad un discorso di effettiva parità, di rispetto, di dignità. A fronte di evidenti e ingiuste discriminazioni verso le donne sul mercato del lavoro, per esempio, è importante non solo condannare la violenza, ma dare alle donne la possibilità di sviluppare il loro grande talento e di godere sul posto di lavoro di vere pari opportunità. Inoltre, particolare attenzione va data, a livello di prevenzione, al discorso di odio online, così come descritto nella relazione finale dalla Commissione “Jo Cox” sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio promossa dalla nostra Presidente della Camera, Laura Boldrini, su impulso del Consiglio d'Europa, in cui si rivela che le manifestazioni di odio nei confronti delle donne si esprimono per lo più nella forma del disprezzo, della degradazione e della spersonalizzazione, per lo più con connotati esplicitamente sessuali.

Un recente rapporto della Commissione ONU denuncia che nel mondo tre quarti di tutte le donne che usano internet sono state in qualche modo esposte a qualche forma di ciber-violenza.

Sottolineiamo, infine, tra i fattori che rendono possibile un'effettiva parità, l'educazione: è sicuramente quello di maggiore importanza, l'educazione non solo delle donne, ma anche specialmente degli uomini e dei ragazzi, condizione questa fondamentale per un vivere da cittadini e cittadine con uguale dignità e, quindi, soggetti a uguali diritti e rispettivi doveri. In quest'ottica, dunque, tra le questioni sulle quali intendiamo impegnare il Governo con la nostra mozione, c'è quella di predisporre tempestive iniziative finalizzate a prevenire la violenza contro le donne a livello culturale, formativo ed educativo, ma non ci possiamo sottrarre dal ribadire, in conclusione, che una giustizia giusta non può tendere alla distruzione del reo, ma deve tendere al recupero di chi ha sbagliato. Le leggi e le istituzioni penali di una società democratica hanno senso solo se così sono costruite (Applausidei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputato Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, arginare il fenomeno della violenza contro le donne deve assumere carattere prioritario, poiché l'alto numero di casi che vengono evidenziati dai media rappresenta una vera emergenza nazionale. Non possiamo fermarci solo a parlarne, ma è il momento di assumere posizioni ferme e decise.

Concordo con la proposta della Ministra Fedeli di affrontare il problema facendo leva sugli aspetti culturali, innanzitutto, per smontare vecchi stereotipi e cancellare retaggi culturali che vogliono l'uomo dominante, partendo da un sistema di istruzione che promuova fin dall'infanzia forme di comunicazioni verbali, figurative e scritte, rispettose della parità di genere, anche attraverso corsi di formazione del personale docente. Questo processo richiede tempo, perché generazioni di ragazzi che dovranno essere formati possano acquisire un nuovo modo nel rapportarsi con la donna, rispettandola. Nelle relazioni interpersonali fra sessi diversi, non può e non deve prevalere il possesso, ma la consapevolezza di un sentimento che abbia alla base la libertà di individui con pari diritti e dignità. Dobbiamo insegnare ai ragazzi che nessuna violenza è tollerabile, né quella verbale, né quella fisica, perché, pur con dei distinguo, sono entrambi segnali di un approccio non sano, indice di comportamenti devianti, che, se non denunciati, nel lungo periodo possono degradare.

Il 3 novembre, la Ministra Fedeli ha presentato il Piano nazionale per l'educazione al rispetto, un altro passo importante per sensibilizzare, a partire dalle scuole, i giovani e per creare tavoli di lavoro intorno ai quali far dialogare esperti e associazioni e condividere buone pratiche. I reati di violenza contro le donne devono essere perseguiti senza sconti di pena e per scoraggiare i comportamenti violenti è necessario evitare che coloro che li hanno commessi possano, attraverso una somma di benefici, tornare liberi dopo pochissimo tempo. Né può essere accettata la scarsa efficacia che hanno le ripetute denunce, visto che un numero elevato di soprusi si consuma all'interno delle mura domestiche e per mano di conviventi. In questo caso si rileva un'aggravante, ma ancora molto dobbiamo fare affinché le donne possano sentirsi libere di avere un'esistenza priva di fantasmi, riabilitate nella loro dignità, capaci di avere e svolgere un lavoro, e in grado di provvedere a se stesse e ai propri figli.

Il tema della violenza sulle donne assume toni drammatici quando si conoscono le vittime, persone che vivono nel terrore della scarcerazione dei loro aguzzini, giovani madri che hanno avuto il coraggio di denunciare, che hanno assistito alla morte delle figlie minorenni. Alcune sono costrette ad andare avanti nelle difficoltà quotidiane, fra sostegno psicologico e cure sanitarie, sostenute solo da genitori anziani; altre non hanno nessun aiuto e vengono lasciate da sole. Queste donne non chiedono sussidi, né di essere ospitate in case protette, ma hanno bisogno di riappropriarsi della loro vita, nella consapevolezza che il loro stalker o il carnefice non possano più far loro del male.

Di recente, alla Camera, abbiamo presentato una app, realizzata da una scuola di Novara che ha coinvolto gli studenti in un progetto del Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio, che consente alle donne di raggiungere numeri amici e le forze dell'ordine in caso di bisogno, per tutelare la loro incolumità. La presenza all'evento della sottosegretaria Maria Elena Boschi ha consentito ad una platea di giovani di comprendere quanto il Governo sia sensibile alla tematica del rispetto fra i generi, che è alla base di una pacifica convivenza.

Apprezzo lo sforzo che le donne, in questa legislatura, hanno fatto per denunciare e parlare dei fenomeni di violenza e di bullismo che stanno alterando negativamente il clima sociale, provocando una profonda frattura fra le generazioni, non solo fra i sessi.

A mia prima firma, per queste ragioni, ho presentato due progetti di legge, richiedendo l'utilizzo dei braccialetti elettronici in presenza di un provvedimento restrittivo e l'istituzione di un fondo per risarcire le vittime o, in caso di loro decesso, le loro famiglie, a parziale risarcimento di quanto subito. Non ci sarà abbastanza tempo per discuterli e approvarli in questa legislatura, ma confido in un impegno certo del Parlamento su questo tema.

Siamo alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, fissata per il 25 novembre; a diciannove anni dalla sua istituzione, è importante che, oggi, passi il messaggio che la violenza va contrastata senza se e senza ma, dato che è possibile prevenirla e, per farlo, dobbiamo accogliere e favorire un profondo cambiamento culturale, a prescindere dalle posizioni politiche e sociali.

Annuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA sulle mozioni, così come riformulate dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Signora Presidente, quella volta che all'esame di storia il “prof” mi disse: “Signorina, fa caldo, perché non ha messo una gonna?”; quella volta che un uomo ha cercato di trascinarmi nell'androne di un palazzo: “È colpa tua, sei troppo carina”, avevo dieci anni; quella volta che, a una cena elegante, uomini stimati raccontavano le loro vacanze da turisti sessuali con le bambine nell'ilarità generale; quella volta che trovai il coraggio di raccontare ai miei amici che il mio ragazzo mi picchiava e i più non dissero nulla; quella volta che, per salvarmi dalle botte, andai alla polizia e mi dissero di tornare a casa, che i litigi sono normali; quella volta che mi comprai una finta fede nuziale per smettere di ricevere avance in ufficio; quella volta che il mio capo ottantenne mi ha costretta in un angolo per guardarmi e palparmi. Queste sono alcune, pochissime, delle migliaia di testimonianze seguite alla campagna lanciata dalla blogger e giornalista Giulia Blasi, che invitava a raccontare in un tweet, con l'hashtag #quellavoltache ti hanno molestato e non hai denunciato. In poche ore, sono arrivate centinaia, migliaia di testimonianze, comprese quelle di tantissime che “quella volta” fa ancora troppo male per parlarne; a queste si aggiungono innumerevoli adesioni alla campagna virale #Metoo nel raccontare le molestie subite e decine sono le testimonianze, arrivate anche a me, di amiche, conoscenti, sconosciute, studentesse, manager, commesse, insegnanti, addette alle pulizie, commercianti, modelle, bagnine, casalinghe, disoccupate, politiche, donne ricche, donne povere, donne forti, donne fragili, donne emancipate, donne insicure. Nessuna è immune, basta essere donne.

Una valanga di testimonianze che dimostrano come in Italia, altroché raptus, altro che disagio, altro che episodio: in Italia, vige un sistema costante, diffuso, consolidato di potere maschile, di costrizione al compromesso sessuale, di patriarcato tollerato e giustificato, per non dire apprezzato e ammirato. Nessuna donna è immune e non lo è nessun luogo, compreso questo, signora Presidente, come anche recenti inchieste televisive ci ricordano.

E, davvero, ci stupiamo se in Italia tante donne muoiono per mano di un uomo? Davvero, crediamo che siano episodi, davvero crediamo che siano solo loro a morire, che non muoia ogni donna, ogni singola donna che subisce violenza, che non muoia dentro, che non muoia due volte, quando va in pasto a una stampa becera e sessista, quando le violenze subite vengono minuziosamente descritte, quando il tuo corpo fatto a brandelli diventa argomento pruriginoso da chiacchiere al bar e da giudizi di quelli che ben pensano?

Davvero ci stupiamo che sia così diffusa la violenza in un Paese che non riesce neanche a fare la pubblicità di una cucina senza ammiccamenti sessuali, che non si vergogna di avere, tra chi dovrebbe esercitare le proprie funzioni con dignità e onore, senatori che parlano di prede e istinto primordiale o assessori che partecipano come giurati a “Miss B Side”, facendo le dirette Facebook e i commentini da scuola media, o sindaci che ammoniscono di non ubriacarsi per non essere violentate? Come recitava uno slogan di piazza, dopo una sbornia, mi aspetto un hangover, un mal di testa, non uno stupro.

Quindi, ben vengano le mozioni, gli impegni, le parole e noi voteremo non tutte le mozioni, ma solo quelle che presentano una visione d'insieme del fenomeno.

Ma qui, signora Presidente, serve ben altro; serve vergognarsi, prima di tutto, di accettare, di giudicare, di girarsi dall'altra parte; serve una presa di coscienza seria che è necessario agire con urgenza e senza tentennamenti, che si tratta di una questione strutturale di questo Paese e come tale va affrontata, non con misure spot o emergenziali, ma, soprattutto, servono soldi, investimenti concreti, visione lunga e d'insieme, serve aggredire la violenza, il sessismo, le disuguaglianze, da ogni punto di vista. Serve sostenere tutti i soggetti che, con grande competenza, sono in campo per il contrasto alla violenza di genere, i centri antiviolenza, in primis, che oggi fanno i salti mortali per rimanere aperti e, spesso, devono cedere sotto i colpi dei tagli o dei fondi stanziati che non arrivano in tempo.

Servono reti di protezioni sicure, dove una donna che subisce violenza sa di poter trovare rifugio; servono pene certe e riconoscere alla violenza contro una donna una violazione dei diritti umani, come la Convenzione di Istanbul ben prevede; serve applicarla veramente questa benedetta Convenzione di Istanbul.

Serve arrivare a tutte le donne, alle ragazze, alle bambine, a quelle che non hanno consapevolezza del problema, che non sanno distinguere una violenza e che si sentono in colpa.

Serve chiarire, con estrema determinazione, che lo sfruttamento e l'abuso di potere non ammettono mai distinguo e che vanno contrastati e perseguiti senza riserve, in qualunque campo vengano esercitati, dalle fabbriche agli uffici, dalle caserme agli ambulatori, dal mondo dello spettacolo alla scuola.

Serve combattere gli stereotipi di genere fin dalla primissima età e approvare in tempi brevi la legge sull'educazione sentimentale nelle scuole a prima firma Costantino; serve prevedere percorsi di recupero per uomini maltrattanti e riconoscere che il problema è maschile, non femminile.

Serve una giustizia efficiente e rapida che tuteli le vittime di violenza familiare e che non ammetta bestialità disconosciute dalla scienza e dal diritto come la sindrome di alienazione parentale.

Serve pretendere e ottenere atteggiamenti e un linguaggio pulito, neutro, non sessista, rispettoso, dai media, dalla stampa, da chi ricopre incarichi istituzionali o ruoli pubblici.

Serve pretendere e ottenere una parità salariale tra uomini e donne e un sistema di sostegno al reddito e all'occupazione femminile.

Serve condannare e non minimizzare o, peggio, giustificare lo stalking, le minacce, il sessismo, l'oggettivazione del corpo in ogni sua forma.

Serve intervenire con decisione contro la tratta e non tollerare più lo sfruttamento di donne che ogni notte e ogni giorno si vendono sulle strade, mentre facciamo finta di nulla.

Serve toglierci dalla testa e dalle leggi che non c'è alcun istinto primordiale, alcun: “se l'è andata a cercare”, alcun: “ma come eri vestita”.

Serve educare le nostre bambine a essere libere e i nostri bambini ad apprezzare e rispettare la loro libertà, condannando ogni forma di possesso e violenza.

Serve capire che dirsi femministe e femministi non è una parola ostile, relegata al passato, ma significa uguaglianza.

Molto possiamo fare con le leggi, con l'istituzione di fondi e con campagne mirate; molto, moltissimo possiamo fare fuori da queste mura, mettendo in discussione dalle fondamenta un sistema profondamente patriarcale. La cosa peggiore è fare esattamente quello che stiamo facendo: indignarci, piangere, stupirci di fronte alla tragedia, ammiccare, accettare, giustificare, quando ci troviamo di fronte a episodi di quotidiano sessismo e fare finta che il problema non esista. Invece, richiamando Chimamanda Ngozi Adichie, il problema esiste. Esiste un problema con il genere, così come è concepito oggi, e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Il tema che stiamo affrontando è un tema molto importante, un tema anche molto delicato. Lo dicevo prima, quando ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori: è un tema che merita massima attenzione anche alle parole che vengono usate, posto che le parole sono come pietre, in certe occasioni, soprattutto in questa. E proprio in tal senso, questo tema, che ha visto quest'Aula diventare protagonista, quando in molte occasioni si è trovata a votare all'unanimità, pur nelle differenze, testi che avevano a cuore e che, soprattutto, prevedevano interventi precisi e mirati al contrasto della violenza sulle donne, agli atti persecutori, alle molestie, ma, soprattutto, anche interventi che prevedevano il giusto riconoscimento di quegli organismi, quelle associazioni che svolgono un lavoro fondamentale sul territorio, di prevenzione, di ascolto e di aiuto a chi ha subìto una violenza, purtroppo, oggi, quel clima è stato totalmente dimenticato.

Anzi, il Governo è arrivato in quest'Aula e ha voluto smontare le mozioni, soprattutto quelle presentate dalle opposizioni, facendo una doppia operazione: da una parte, un'operazione in cui si è cercato di rimuovere dalla memoria di quest'Aula degli atti parlamentari approvati, perché evidentemente si aveva paura di non reggere la prova del paragone. Penso al caso della nostra mozione, in cui ci è stato chiesto dal sottosegretario di togliere la parte in cui ci siamo permessi - pensi un po', signora Presidente - di ricordare che il Governo di centrodestra è il Governo che ha introdotto il reato di stalking. Il Governo ci ha chiesto di togliere un punto della nostra mozione, nelle premesse, in cui ci permettevamo di dire che ad oggi non abbiamo ancora notizia del Piano nazionale di contrasto alla violenza sulle donne, che è scaduto qualche mese fa. Il Governo ci ha chiesto di espungere dalla nostra mozione il fatto che, anche rispetto al coinvolgimento dei centri antiviolenza sparsi sul territorio, tante sono le lamentele che arrivano appunto da questi centri, che si ritrovano, spesso e volentieri, tenuti fuori dai luoghi decisionali, quando sono i primi - e sicuramente più attenti e con più esperienza magari di molti parlamentari - a poter dare dei validi suggerimenti all'azione di questo Governo.

Ecco, il Governo oggi è venuto in Aula e ha detto: no, rimuoviamo da ogni mozione ogni riferimento a quello che è stato fatto di buono nel passato; e allo stesso tempo - seconda operazione - ha detto: levate dalle vostre mozioni, altrimenti daremo parere negativo, tutto quello che avete messo nelle mozioni che di fatto offusca la figura della sottosegretaria Maria Elena Boschi, nel momento in cui, da quando ha la delega alle pari opportunità, poco, anzi nulla, ha fatto per sostenere le donne.

Allora, rispetto a questo atteggiamento da parte del Governo, che ci lascia assolutamente perplessi, di fatto non siamo molto stupiti, anzi non ci meravigliamo. Del resto, per voi il tema della violenza non si affronta a viso aperto; per voi il tema della violenza lo si affronta un po' così, tra mille altre cose; lo si affronta in maniera pallida, discontinua, incerta, per certi versi culturalmente inafferrabile, perché non abbiamo visto neanche da parte della sottosegretaria con delega alle pari opportunità imprimere un'azione, magari anche culturalmente distante da noi, però forte, pesante, che avesse un senso, che desse un senso alle azioni.

Del resto, non potevamo aspettarci molto altro. E mi permetta, signora Presidente: con quello che sta succedendo oggi e con quello che non è stato fatto in questi anni, a volte si rimpiange anche un Ministro delle pari opportunità che io ho sempre contrastato, l'ex ministro Katia Belillo; e ho detto tutto.

Ma, dicevo, non siamo sorpresi da questo atteggiamento e dalla superficialità con cui si affrontano certi temi, lo abbiamo visto quest'estate: quando c'era un'emergenza seria, dove la cronaca parlava di decine e decine di casi di violenza efferata contro le donne; mentre accadeva questo, in piena emergenza, questo Esecutivo faceva una cosa gravissima: l'Esecutivo Renzi, Gentiloni, Boschi, Alfano svuotava il reato di stalking, dando la possibilità a chi viene accusato di molestie e di minacce gravi di cancellare il reato pagando con del denaro la vittima, anche quando questa è contraria.

Ve l'avevamo detto che era una cosa grave, quella che stavate facendo con quell'atto, ma non ve ne è importato nulla, perché questo è un Governo che è molto più attento ai criminali che alle povere vittime, alle persone oneste, ai cittadini che si comportano bene. Così come vi avevamo detto che la vicenda dei risarcimenti vergognosi, per cui per voi una vita umana vale 8.200 a euro in caso di omicidio e 4.200 euro e rotti in caso di uno stupro, era una misura indegna, era una misura vergognosa, una misura che offendeva le vittime doppiamente, che le violentava doppiamente. Ma non vi andava bene, poi, per fortuna, qualche articolo di giornale ha riportato alla luce le nostre denunce in quest'Aula, allora forse ricorrerete ai ripari.

Quando vi abbiamo detto in più occasioni che era impensabile prevedere per alcuni efferati crimini, magari quelli per i quali è previsto l'ergastolo, il rito abbreviato, ci avete deriso. Oggi, per fortuna, volete riparare a questa beffa, però ci chiedete di cambiare il nostro impegno in tal senso che abbiamo scritto nella mozione chiedendovi di intervenire immediatamente.

Ci chiedete di levare le parole “intervenire”, “fare”, “promuovere” e mettere “affinché il Governo si impegni”, ma qui non serve un impegno, qui serve la volontà politica di fare le cose, di mettere in campo quelle misure che danno sicurezza alle vittime, che fanno sì che le vittime denuncino, perché i messaggi che avete mandato, anche chiedendoci di levare alcuni punti dalle nostre mozioni, sono gravissimi!

Il primo messaggio che state mandando alle donne qua fuori sapete qual è? È inutile che andate a denunciare, perché tanto le vostre denunce cadranno nel vuoto, perché tanto i vostri carnefici saranno in qualche modo garantiti, perché al massimo vi pagheranno 1.500 euro se hanno compiuto il reato di stalking; al massimo se ne andranno a casa a guardare la televisione. Penso alla povera Nadia, quella ragazza friulana non solo è stata uccisa dal suo fidanzato, ma il cui corpo è stato tenuto in macchina mentre quest'assassino girava per ore prima di andarsi a consegnare, i cui genitori non vedranno mai scontare una pena da parte di chi gli ha ucciso la figlia, perché a questo ragazzo sono stati dati i domiciliari.

Questo è il sistema giudiziario italiano che va cambiato, quel sistema giudiziario per cui è impossibile immaginare che, di fronte a una denuncia per violenza sessuale, una ragazza si debba vedere costretta a rinunciare a vedere il proprio carnefice in carcere, perché una giustizia lenta ha permesso a questo signore, a quest'orco, a questo maledetto di non scontare la pena perché è intervenuta la prescrizione.

Di fronte a questi casi un Governo serio, una sottosegretaria che ha a cuore questi temi, innanzitutto viene in Aula a confrontarsi con noi, non lasciando il sottosegretario Migliore da solo qui a rispondere magari alle tante cose che stiamo dicendo, ma viene qua e ci mette la faccia, perché, di fronte alla violenza contro le donne, ci si mette la faccia, ogni giorno, sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Presidente, noi siamo convinti che tutto quello per cui il sottosegretario Migliore ha espresso parere favorevole rispetto alle mozioni di maggioranza sia un'ennesima presa in giro: credo sia un po' difficile, non vi sfuggirà, realizzare, nei pochi giorni che mi auguro manchino al voto, tutto quello che viene chiesto in tantissime mozioni della maggioranza. Non l'avete fatto in cinque anni, figuriamoci se riuscirete a farlo in pochi mesi. Quello che è certo è che, ancora una volta, avete dimostrato da quale parte state, e non certo dalla parte delle donne, non certo dalla parte delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, colleghi, il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore delle mozioni che abbiamo sottoscritto. Come sappiamo, gli episodi di violenza sulle donne hanno assunto nel nostro Paese dei toni sempre più allarmanti; lo dicono i numeri, ma soprattutto lo dicono le storie di coloro che hanno denunciato, e lo dicono allo stesso modo anche i silenzi e i volti tumefatti di chi è vittima e non ha avuto possibilità o coraggio di denunciare.

È quindi il momento di intervenire in termini seri e concreti per fermare questa violenza con delle misure adeguate, che coinvolgano sia l'aspetto preventivo e repressivo che con azioni mirate anche al superamento psicologico del trauma e al reinserimento sociale di chi ha subito queste gravi violenze.

Colleghi e colleghe, donne, uomini, le conseguenze di tali violenze a breve e a lungo termine non si limitano, infatti, alle lesioni fisiche ma anche a stati di depressione cronica e a violenze psicologiche, appunto. Le volte in cui a una donna viene detto dal compagno, anche se non so se si possa definire in questo modo, “zitta, tu non vali nulla, tu non sei nulla e non sarai mai nulla senza di me”, ecco queste sono delle violenze, violenze psicologiche che fanno male e che umiliano, che umiliano quanto le botte e delle quali comunque bisogna prendere atto e a cui bisogna dare delle risposte.

La nostra legislazione può contare, infatti, su importanti strumenti di tutela nei confronti delle donne vittime di violenza e in questo quadro possiamo considerare positivamente importanti e significative leggi che sono a nostra disposizione. Io penso alla legge n. 66 del 1999, che ha costituito un importante e fondamentale atto normativo in materia di violenza sessuale e ha considerato la medesima violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale. Oppure, posso ricordare altri atti normativi come quelli concernenti il contrasto degli atti di violenza all'interno delle mura domestiche, con l'allontanamento del familiare violento, e le norme sul patrocinio a spese dello Stato per le donne senza mezzi economici che sono state violentate o maltrattate. Si tratta di uno strumento fondamentale per difenderle e per far valere i loro diritti, in collaborazione con i centri antiviolenza e con i tribunali. L'Italia, lo ricordiamo bene, ha altresì ratificato la Convenzione di Istanbul. Tale atto normativo costituisce un importante e fondamentale elemento per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere e, peraltro, il nostro sistema sanitario ha approntato una rete di servizi ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali sul territorio con la finalità di garantire un modello di intervento efficace ed efficiente.

Esiste quindi - e non lo possiamo negare - nel nostro Paese una sensibilità diffusa nei confronti della violenza contro le donne e un quadro normativo con strumenti congrui e ponderati che bisogna, però, implementare per potere sviluppare un'ulteriore e sempre più efficace azione a difesa e a tutela delle donne, misure che in buona parte sono già state adottate. Penso agli interventi a favore delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, alle risorse per attuare il piano antiviolenza, alla formazione sulle tecniche di ascolto e di approccio alle vittime, che è importantissima, o alla valutazione del rischio e all'individuazione delle misure di protezione.

Però, purtroppo ancora oggi occorre comunque fare di più sotto ogni profilo per giungere a realizzare un quadro normativo e di protezione che assicuri un'efficace ed efficiente azione per salvaguardare i diritti e l'incolumità delle donne. Le azioni che sosteniamo devono essere realizzate e passano attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti per prevenire il fenomeno della violenza di genere, in modo da consentire misure di sostegno alle donne e alle vittime. Risulta, quindi, importante ed essenziale ogni forma di sensibilizzazione e di informazione della collettività anche attraverso strumenti pedagogici e culturali nei confronti di tale fenomeno che possano dettare un cambiamento effettivo finalizzato a bandire ogni azione discriminatoria nei confronti delle donne. Bisogna, insomma, innestare una battaglia culturale che coinvolga tutti, principalmente gli uomini, e che coinvolga veramente anche noi donne e ci aiuti a essere un po' più solidali, un po' più vicine tra di noi, ad avere un po' più quel coraggio di raccontare e di raccontarci, di raccontare le violenze subite senza necessariamente poi dover passare per pazze mitomani, come a volte purtroppo siamo costretti a vedere.

Quello che più indigna delle ultime questioni e delle ultime vicende che abbiamo visto e che sono spesso sotto gli occhi di tutti è la mancanza totale di solidarietà da parte proprio delle stesse donne per le altre donne. Dobbiamo, invece, essere noi a lavorare insieme, a saperci ascoltare e a saperci sostenere e ad essere sostenute anche dagli uomini, da quegli uomini che non devono generalizzare, che non devono pensare che se una donna denuncia è perché in qualche modo se l'è andata a cercare, ma perché una donna che denuncia è una donna vittima e vittima di una persona, di un uomo che evidentemente uomo non è e non lo è affatto.

E poi a livello normativo bisogna anche interagire per potenziare l'assistenza ed il sostegno alle donne e ai loro figli, puntando sullo sviluppo effettivo dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e di tutti gli altri attori sociali coinvolti a pieno titolo nel contrasto a tale fenomeno. Anche la formazione degli operatori, che sono direttamente coinvolti e che entrano in contatto con i fenomeni di violenza contro le donne, costituisce un passo molto importante per garantire quella professionalità che deve essere garantita per contrastare questo tipo di odiosa violenza che - è comprensibile - genera forti allarmi nella collettività del Paese.

Occorre poi, proprio dal punto di vista prettamente normativo, verificare la possibilità di rendere sempre più agevole per le vittime di violenza l'ottenimento di misure restrittive nei confronti di coloro che compiono atti violenti. Un Paese civile, infatti, necessita di misure certe che possano contrastare in modo efficace le azioni violente rivolte contro le donne al fine di usufruire di un quadro normativo certo, con misure repressive preventive e di recupero sociale dei soggetti colpiti da tale tipo di violenza. Risulta pertanto essenziale un approccio a tale fenomeno concreto, adeguato e a vasto raggio, che permetta di utilizzare nel modo migliore gli strumenti a disposizione implementando quelli che, come già detto, assicurano veramente un'azione di contrasto effettivo a questo genere di reato. Un'azione sinergica contro la violenza rappresenta un'opportunità per disegnare un sistema integrato di politiche pubbliche orientate in chiave preventiva alla salvaguardia e alla promozione dei diritti delle donne, al rispetto della loro dignità in quanto persone vittime di questo genere di crimine. Si tratta di un'azione che deve essere necessariamente rivolta anche alla tutela dei loro figli.

Risulta quindi importante l'approvazione di queste mozioni che consentono di avviare e definire, attraverso un dibattito serio ed efficace, quelle azioni di tutela e salvaguardia delle donne che costituiscono oggi una priorità per il Paese, per l'Italia dove il fenomeno ha avuto negli ultimi tempi un'effettiva recrudescenza. Sono tante e troppe le vittime di violenza. Io, purtroppo, da calabrese ne ho viste tante e penso che sempre poco spazio venga dato veramente a queste storie, storie di bambine e di ragazze bruciate vive, storie di ragazze prese dal branco e fatte scomparire e violentate a turno per giorni e giorni, senza che nessuno avesse il coraggio di ribellarsi e senza che nessuno avesse il coraggio di dire qualcosa perché quegli aguzzini erano magari affiliati a questa o a quella famiglia di mafia. Ecco, queste sono cose gravissime che necessitano veramente di una risposta forte non da parte dei singoli ma da parte della collettività, perché solamente in questo modo si può veramente combattere questo genere di battaglia culturale. Bisogna, quindi, prevedere delle misure idonee che rendano veramente più effettiva l'azione di contrasto alle violenze contro le donne e il Parlamento deve essere veramente il primo a vedere questa come un'esigenza fondamentale e importante che non va trascurata ma che va perseguita con la massima sollecitudine attraverso misure che tutelino in modo pieno contro ogni tipo di violenza. E, quindi, va bene che il Parlamento discuta ancora una volta - e lo faccia veramente con coscienza e con consapevolezza - di tale tema, impegnando il Governo, che ringrazio, in una serie di azioni concrete che possano farci fare davvero quel salto di qualità necessario per rispondere al meglio, nella maniera più concreta, solidale e vicina il più possibile alle donne, per contrastare con ogni forma - e con ogni forma anche di tutela per le vittime - ogni genere e ogni tipo di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giovanna Martelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signora Presidente. È un passaggio importante quello di oggi in questo luogo, in questa legislatura che vede tra i suoi primi atti la ratifica della Convenzione di Istanbul. È un lavoro importante fatto dai gruppi per portare, a prescindere dalle posizioni differenti, la propria posizione sul fenomeno della violenza maschile contro le donne. È chiaro che ci sono delle differenze culturali e delle differenze di approccio. I temi sono stati toccati trasversalmente passando dal tema dell'educazione con la necessità di procedere celermente all'attuazione del comma 16 dell'articolo 1 della “Buona scuola”, la rete di protezione e sostegno delle donne, il tema del linguaggio, fondamentale per il riconoscimento delle donne nella vita pubblica, e il disequilibrio che c'è nelle regioni in termini di offerta di servizi.

Questi temi sono stati toccati trasversalmente e credo che debbano essere riconosciuti anche nell'espressione del voto.

Rispetto alla nostra mozione n. 1-01716, accettiamo le riformulazioni proposte dal Governo e chiediamo una riflessione rispetto alla riformulazione del punto sul quale è stato espresso parere contrario e chiederemo successivamente la votazione per parti separate.

È un atto importante anche perché si tratta di un fenomeno strutturale dato dalla manifestazione delle relazioni di potere storicamente asimmetriche tra gli uomini e le donne, un meccanismo sociale dove le donne permangono in una condizione subordinata rispetto agli uomini, un congegno originato dal patriarcato che ha plasmato le relazioni interpersonali e pubbliche e che ha infiltrato ed egemonizzato tutti i livelli della società: politico, culturale, religioso.

Ho riflettuto in questi giorni sulle parole di Titti Di Salvo durante la discussione sulle linee generali: questa fase non è una recrudescenza. È così, condivido quelle parole. È piuttosto il volto di una società declinante che svaluta, divide, agita le paure. La società italiana è disequilibrata: divide sessualmente il salario, non riconosce ancora pienamente le donne come persone, individualità, soggetti politici. Viviamo ancora una cittadinanza femminile imperfetta, mancante, subumana, da proteggere, tutelare e difendere.

È proprio nel concetto di subumanità che troviamo il diritto dell'uomo a violare, penetrare e uccidere il corpo delle donne. Lo vediamo nella sua manifestazione più aberrante: la guerra. Chi di noi ha raccolto le testimonianze delle donne che hanno vissuto la guerra non può non trovare in quei racconti l'esercizio del dominio maschile e l'utilizzo del corpo delle donne come bottino di guerra, come arma nei confronti del nemico: il corpo delle donne è terreno di battaglia.

Non possiamo non citare in questa sede le ventisei donne nigeriane arrivate a Salerno morte annegate (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) e non possiamo non citare il prefetto di Salerno, che spiega: le donne decedute, presumibilmente di nazionalità nigeriana, erano a bordo di un barcone dove vi erano anche uomini; le donne purtroppo hanno avuto la peggio, in quanto soggetti più deboli. Questo è il concetto di subumanità.

Gli uomini uccidono anche le donne che amano o, almeno, dicono di amarci: ci violentano, ci picchiano, ci levano la vita. Anche questa è una guerra, anche su questo terreno di battaglia ci siamo noi: di colore diverso, di classe diversa, di cultura diversa, ruoli diversi, uguali solo nell'essere donna.

Noi allora diventiamo l'unico oggetto di studio: i dati che contano le vittime, le morti, le violenze. Si enfatizza la violenza per strada; si oscura la violenza domestica. Si enfatizza la violenza per strada usata per costringerci a una nuova violenza: non essere libere di uscire, di desiderare, di scegliere, di vivere.

Di loro, dei maschi che ci violentano, che ci uccidono, come se fosse un atto nei confronti del loro controcanto, non si parla quasi mai, quasi nulla. Ricordo nel 2005 il quotidiano Liberazione intervistò dieci uomini: fu un salto avanti per quell'epoca, una piccola grande rivoluzione. Ha spostato l'attenzione dal genere che viene ucciso al genere che, non da oggi, uccide, perché gli ha chiesto: perché, nonostante la lunga e straordinaria rivoluzione delle donne, i vostri simili continuano a uccidere le donne, com'è possibile? Pensate che questo dato sconcertante riguardi anche voi? Le risposte, per quanto importanti, sono state deludenti, sfuggenti, quasi tutte ingarbugliate: risposte che si rifugiano nella neutralità.

Gli uomini nelle risposte hanno tenuto un profilo fuori da loro, riportando tutto su un piano culturale, politico, sociologico. Hanno dimenticato di parlare di sé, della loro identità sessuata. Finché gli uomini, i nostri compagni di vita, di lavoro, di politica non capiranno che da lì bisogna partire, sarà difficile costruire un mondo dove le donne saranno libere. Noi l'abbiamo fatto in questi decenni di lotte; ci siamo messe in discussione; abbiamo interrogato noi stesse per interrogare e criticare il mondo. Lo facciamo tutti i giorni nella quotidianità rivendicando il diritto alla libertà dello sguardo: uno sguardo benevolo che cura i nostri figli e che cura il mondo. È lo sguardo di Berta Cáceres, della partigiana curda Ayse , di Gina Galeotti, la staffetta Lia, di Irma Bandiera, di Jo Cox. È lo sguardo di Paola Regeni che, di fronte al corpo torturato e ucciso del proprio figlio, dice: ho guardato Giulio in faccia, non potevo essere vigliacca.

Noi donne siamo tutto questo e facciamo tutto questo. Siamo la metà del mondo e lottiamo tutti i giorni per migliorarlo. Voi uomini, cosa siete? Cosa state facendo? Il mondo sta aspettando (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistae di deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, Presidente. La mozione n. 1-01727 che oggi abbiamo presentato all'attenzione di quest'Aula speravamo potesse rappresentare un'occasione importante per fare una riflessione condivisa sulla condizione femminile nel nostro Paese con particolare riferimento alla tematica della violenza di genere.

Prendiamo atto che così non sarà: lo abbiamo capito dall'atteggiamento del Governo che ha proposto riformulazioni tanto ridicole quanto inaccettabili e prendiamo atto di ciò anche dall'assenza del sottosegretario con delega alle pari opportunità, che ha deciso di evitare evidentemente il confronto con l'Aula. Esprimiamo il nostro rammarico, perché siamo sempre stati abituati a considerare questi temi come temi su cui c'è bisogno di costruire unità e condivisione.

Come sempre qualche dato ci aiuterà a capire meglio le dimensioni del fenomeno di cui parliamo. In Italia sono oltre 7 milioni le donne che hanno subito una qualche forma di abuso e di violenza; sono oltre 100 le donne che vengono uccise ogni anno, con una media di una ogni tre giorni; sono oltre 1.700 le donne che sono state uccise negli ultimi dieci anni; sono oltre 10.000 le denunce di stalking depositate ogni anno. Tutti questi numeri parlano di una strage, di un eccidio, di una carneficina che fa più vittime di quante non ne faccia la mafia e infatti la violenza sulle donne è la prima causa di morte al mondo per le donne di età compresa tra i 16 e 44 anni.

Dunque, di fronte a tutto questo, di fronte a quella che il Presidente Mattarella con grande sensibilità ha definito come una piaga che affligge la nostra società, ci sarebbe bisogno di unità, di condivisione, dell'atteggiamento che ha portato il Parlamento a scrivere norme importanti. Penso, ad esempio, alla norma sullo stalking o a quella che ha recepito la Convenzione di Istanbul. Di fronte a tutto questo - mi dispiace dirlo a lei, sottosegretario, e non alla sottosegretaria con delega - le parole, le promesse, la propaganda, le consultazioni on line sui piani antiviolenza, le fantomatiche linee guida non supportate e confortate da supporto cartaceo o informatico appaiono in tutta la loro pochezza.

Allo stesso modo appare offensivo e incomprensibile il tentativo che voi fate, attraverso le riformulazioni che ci avete proposto, di negare la realtà. Ma la realtà, purtroppo, è molto semplice e nella sua drammaticità appare in tutta la sua evidenza e in tutta la sua drammaticità: la lotta contro la violenza è stata considerata come una tematica marginale.

Prima le riforme, prima la legge elettorale, prima il referendum, poi, dopo, una volta chiuso il referendum, ci si è potuto occupare con calma e con serenità della lotta contro la violenza sulle donne. Questa è la realtà, e noi la consideriamo un errore, perché questa è una battaglia che va combattuta ogni giorno, senza sosta. Va considerata come una priorità dal punto di vista della prevenzione, dal punto di vista della battaglia culturale, dal punto di vista nella protezione delle vittime, della repressione dei reati, della punizione dei colpevoli.

Pensate davvero di aver fatto tutto questo, in questi ultimi tre anni e mezzo? Quanto tempo è trascorso senza avere un Ministro per le pari opportunità? Perché? Ci spiegate perché? Ve lo abbiamo chiesto tante volte. Non abbiamo avuto alcun tipo di risposta. Quale principio, quale valore ha ispirato questa scelta? Perché avete arrestato un percorso, che trasversalmente era stato considerato e definito come un percorso virtuoso, che poteva, doveva essere sicuramente implementato, migliorato, certo, assolutamente sì, ma che di sicuro non poteva e non doveva essere arrestato? Troppo tempo, come dicevo, senza avere un interlocutore istituzionale; da quando c'è, non è che le cose siano cambiate più di tanto, se nel 2014 avete approvato una norma che aboliva la carcerazione preventiva per gli stalker, cancellata solo grazie all'attività emendativa di Forza Italia. Noi siamo contro l'abuso della carcerazione preventiva, ma nel caso dello stalking può contribuire a salvare la vita di una donna. Se nel 2014 avete fatto questo, nel 2017, non più tardi di quattro mesi fa, avete approvato un'altra norma ignobile, quella che consente di estinguere il reato di stalking mediante il pagamento di una somma di danaro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Questo è il frutto di una disattenzione, di approssimazione e di superficialità. Mi permetto, però, di ringraziare la presidente della Commissione giustizia e i membri della Commissione giustizia, che oggi hanno avviato l'esame della proposta di legge di Forza Italia che mira a porre rimedio a un errore che voi avete commesso. Auspichiamo naturalmente una rapida approvazione, perché le donne non possono più vivere, a causa vostra, in una condizione di incertezza. E, soprattutto, è irresponsabile pensare di depotenziare strumenti legislativi, che hanno funzionato e hanno funzionato bene in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

In tutto questo c'è stato l'affanno dei centri antiviolenza, che in questi anni hanno chiuso. Tanti hanno chiuso, altri hanno dovuto ridurre i servizi e le prestazioni, altri ancora si sono retti soltanto sul volontariato. Avete abbandonato le iniziative nelle scuole, avete abbandonato le campagne di sensibilizzazione e di informazione, non avete potenziato e proseguito il lavoro del nucleo anti-stalking. Tutto questo - e potrei continuare ancora - rappresenta un arretramento nella battaglia contro la violenza sulle donne e veicola, fuori di qui, un messaggio sbagliato, quello che i diritti delle donne sono secondari, vengono dopo altre cose che per voi invece rivestono primaria importanza. Non è questo il messaggio che le istituzioni, la politica, ha il dovere di dare. Non è questo il senso più alto, più nobile, del nostro impegno politico, istituzionale e parlamentare. Ecco perché le riformulazioni che lei ci ha proposto, che siamo convinti siano state ispirate, rompono quel clima di condivisione che su questi temi va cercato e ricercato, come lo abbiamo cercato noi negli anni in cui siamo stati al Governo. Infatti, l'unanimità sulla legge sullo stalking oppure sulla legge che ha istituito in Italia il Garante per l'infanzia non è stata certo frutto di un caso, ma della capacità di ascoltare che noi abbiamo messo in campo e che a voi è totalmente sconosciuta, perché pensate di affrontare anche questi temi attraverso l'arroganza, attraverso l'imposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Allora, noi rivendichiamo con orgoglio quello che abbiamo fatto quando siamo stati al Governo del Paese e non permettiamo a nessuno di cancellarlo con un tratto di penna. Voi, invece, venite qui in quest'Aula, ci chiedete di rinnegare quello che noi abbiamo fatto e, soprattutto, vi impegnate oggi a fare quello che non avete fatto negli ultimi quattro anni e mezzo, negando la realtà. Ci vorrebbe un po' di umiltà, prima ancora che un po' di sano realismo. Lei ci chiede di fare un'operazione di rimozione della memoria, di negazione della realtà, che fa rabbia e ha del ridicolo al tempo stesso. Io le chiedo: è vero o no che non c'è stato un Ministro per tanti anni? È vero o no che la Corte dei conti ha dichiarato insoddisfacente la gestione dei finanziamenti dal 2014 al 2016? È vero o no che, con la riforma del processo penale, avete depotenziato il reato di stalking? È vero o non è vero che non si è a conoscenza delle riunioni e dell'attività della cabina di regia e dell'osservatorio istituiti presso il Dipartimento per le pari opportunità? Purtroppo - glielo dico io - è vero. Tutto questo è vero. E allora non ci potete chiedere di cancellarlo dal testo della nostra mozione. Che cos'è, un reato di lesa maestà, avanzare delle riflessioni, pur critiche, che però avrebbero potuto portare magari ad un'azione congiunta e condivisa?

È un peccato, sottosegretario, perché noi siamo qui oggi per chiedere degli impegni, anche se mancano pochi mesi alla fine della legislatura, ma avremmo voluto tanto offrire anche la nostra collaborazione, perché riteniamo che su questi temi non debbano esistere divisioni ma debbano contare le esperienze. Allora, avremmo voluto offrire la nostra esperienza, purtroppo, ci viene negato. Allora chiediamo che l'Aula si assuma la responsabilità di esprimersi sulle nostre richieste, che riteniamo richieste di buonsenso. Sono richieste che vanno nella direzione della trasparenza e della verità. È troppo? Le sembra troppo, se chiediamo impegno e serietà? Io credo che sia il minimo, il minimo per tutte quelle donne che non ci sono più e anche per quelle donne che lottano quotidianamente contro soprusi e violenze, perché abbiamo il dovere di mettere in campo ogni sforzo utile per evitare che si sentano sole. Purtroppo, in tutti questi anni questo è accaduto, e non sarà una riformulazione maldestra, come quella che ci avete proposto, a negare la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente, grazie anche al sottosegretario Migliore, che ci ha deliziato con un bel teatrino, qui, per due ore, prima di darci delle riformulazioni decenti; sempre sul pezzo.

Per affrontare la violenza di genere, la violenza contro le donne, bisogna fare, dal mio punto di vista, un passo importante. Il primo passo importante è cercare di smettere di essere ipocriti e di andare al concreto, ai cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno. E il primo cambiamento di cui ha bisogno è un cambiamento culturale, è un cambiamento sull'educazione, perché è vero che i reati e il codice penale servono per reprimere determinate condotte e per fare giustizia a tutte quelle madri, quelle donne, quelle figlie, quelle nipoti, che subiscono violenza, ma è altrettanto vero che è più importante prevenire questi episodi, che poi piangere queste morti, queste violenze, e chiedere giustizia.

Credo che tutti noi chiediamo ogni giorno giustizia, ma non possiamo accettare che solo una pena possa colmare quel vuoto che abbiamo dentro. Per farlo, bisogna prevenire, evitare queste violenze. E la prima cosa che si deve fare è un cambiamento culturale, che deve partire dei giovani, deve partire dalla scuola, soprattutto dagli stereotipi, e superare ogni tipo di diseguaglianza e discriminazione. Attenzione! Superare gli stereotipi non vuol dire azzerare le differenze che ci sono tra uomo e donna, ma significa non imporre alla donna certe scelte di vita piuttosto che altre. La donna deve potere scegliere la vita che reputa migliore per sé. E questa condizione di indipendenza deve essere creata in una condizione di eguaglianza di diritti di partenza, di opportunità, di possibilità di dire che la donna, con le sue qualità, può arrivare dove vuole, se però le condizioni sono uguali a quelli dell'uomo. Se non sono uguali, non è possibile, e non è possibile neanche imporlo con delle quote. Infatti, ritengo che ci sono donne che, se anche sono 2, 3, 4 o 5 in più degli uomini, debbono avere tutto il diritto di partecipare in ogni posizione della nostra vita sociale, in ogni posizione della società, senza bisogno di quote, ma solo per il fatto di valere.

Ma possono dimostrare che valgono solo se le condizioni di partenza gli permettono di farlo e non imponendo schifosamente questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nel corso di questi secoli, però, non si è migliorati tanto dal punto di vista culturale, soprattutto per la televisione, per la cartellonistica, per la pubblicità. Purtroppo hanno pubblicizzato una donna senza dignità, o giustificato la violenza sulle donne con degli spot sessisti, come le tremende pubblicità degli anni Cinquanta o Sessanta, dove la moglie veniva sculacciata dal marito o veniva mostrata come una tonta o senza cervello, ma per arrivare anche a qualche anno fa, quando Mediaset ha sdoganato la figura della generazione velina con tette e culi messi in prima serata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ci ha dato questa definizione della donna, questa idea della donna! E migliaia di ragazze si sono immedesimate non nei valori di una donna medico, di una donna giurista, di una donna che si impegnava in valori, no, ma hanno desiderato quella vita che la televisione propinava loro quando avevano 10, 11, 12, 15 anni. È questo l'esempio che abbiamo dato, che hanno dato in questi anni alle future generazioni. Negli ultimi anni si sono concentrati più sulla donna come oggetto sessuale, che come una persona con dignità, che deve affrontare la società e la sua vita, come proprietà dell'uomo che quindi può farne ciò che vuole. Non è così, non è così! Non è così perché noi sappiamo che la donna deve poter dimostrare le sue qualità indipendentemente dal collegamento con l'uomo e deve potersi allontanare anche dalle violenze, ma può farlo solo se le condizioni di allontanamento sono reali, perché è ovvio che nessuna donna, a maggior difficoltà, si potrà allontanare dalle violenze, se costretta economicamente a stare nella casa perché il marito, magari, ha un ricatto nei suoi confronti. E allora, prima di tutto, è l'autonomia, l'economia, il lavoro, che deve essere concesso alle donne; la parità degli stipendi, la parità salariale devono essere concessi alle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché la fragilità sociale è uno dei fattori che maggiormente espone le donne a forme di violenza di genere, e promuoverne fermamente l'autonomia economica e l'inserimento nel mondo del lavoro è la migliore risposta.

Ne avevamo parlato anche nel decreto sul femminicidio e mi dispiace che ogni volta che si parli di violenza di genere, il Partito Democratico dica che il MoVimento 5 Stelle non può fare nessuna critica perché ha votato contro il decreto femminicidio: vi dovreste vergognare, perché il decreto femminicidio ha svilito la battaglia sulla violenza di genere, perché al suo interno c'era la militarizzazione della TAV, le province, i vigili del fuoco, le peggio porcate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E a questo ricatto noi non ci stiamo, cari colleghi, e vi dovreste vergognare di aver inserito un tema così delicato in quel decreto e addirittura ricordarci che il nostro voto contrario non è ovviamente stato per il punto sul femminicidio, ma per gli altri punti contenuti in quel ‘decreto porcata'. E poi, invece, le porcate, le altre, le avete fatte voi, a partire dalla depenalizzazione di fatto dello stalking all'interno delle condotte riparatorie nell'articolo 162-ter. È stata una vergogna di cui avevamo già avvisato noi in Commissione, tanti anni fa, addirittura due anni fa, di quello che potrebbe succedere in questi casi, e che è successo, purtroppo, come ci dimostra la sentenza del tribunale di Torino che ha annullato, ha estinto il reato di stalking per una cifra misera che è stata offerta alla vittima, vittima che deve essere sentita ma assolutamente non ha alcun potere di vincolo rispetto alla decisione del giudice; quindi, estinto il reato di stalking con una mancetta, e lo stalking non c'è più, non esiste più, e questa è una norma che avete fatto voi e avete introdotto voi. E poi, per giustificare l'errore madornale che avevate fatto, avete addirittura dato la colpa al giudice, è una interpretazione sbagliata del giudice! Come al solito, si fanno le norme, poi i giudici le interpretano per quello che sono e si dà la colpa ai giudici, quando invece la colpa è una colpa prettamente politica.

Noi abbiamo chiesto nel decreto femminicidio che fossero slegate le due cose, per quanto riguarda la querela revocabile e si è arrivati a un punto di contatto, ma non finisce qui. Non finisce qui perché c'è un altro provvedimento, quello sulle vittime dei reati violenti, cioè quando una vittima non riesce ad avere giustizia perché il delinquente scappa o non ha i soldi per risarcirla, lo Stato deve intervenire per risarcire la vittima.

Ecco, voglio dire che su questo tema siamo carenti come ordinamento, abbiamo ricevuto una condanna perché negli anni mai nessuno ha fatto niente. E quando dico nessuno ha fatto niente, mi riferisco in primis a Lega Nord e Forza Italia, che in tutti gli anni in cui hanno governato non hanno mai messo mano al Fondo per le vittime dei reati violenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ci vengono a parlare di vittime dei reati violenti, o che parlano di misure cautelari nei confronti di chi commette questi gravi reati, quando sono i primi a voler smantellare le misure cautelari: questa è un'ipocrisia del centrodestra e di Forza Italia.

Per non parlare, appunto, di questo fondo: non è stato istituito dalla Lega o da Forza Italia, ci è arrivato il PD dopo che l'Europa li aveva bastonati, ma lo ha fatto come? Dapprima inserendo un limite di 11.500 euro di reddito, quindi una vera e propria presa in giro, poi l'anno dopo l'hanno tolto, però hanno inserito comunque che le spese da risarcire sarebbero state solo quelle per le spese mediche e assistenziali, dimenticandosi che il risarcimento del danno per questi gravi reati deve essere garantito in toto, per uscire poi, successivamente, con l'ennesima beffa, ovvero un risarcimento di circa 5 mila euro per uno stupro e un risarcimento di circa 8 mila euro, invece, per un omicidio. Io qui non ho parole! Non ho parole perché, se questo è il tariffario che il Partito Democratico pone per risarcire le vittime dei reati violenti, allora so che le vittime dei reati violenti sono state, ancora una volta, beffate da un Governo che preferisce fare svuota carceri e riforme dell'ordinamento penitenziario che non garantiscono la certezza della pena, piuttosto che stare vicino alle vittime e sostenerle dopo tutto quello che hanno vissuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E ancora, Presidente, avete fatto un decreto femminicidio, ma il Piano antiviolenza è ancora inesistente perché il vecchio è scaduto a luglio, vogliamo il testo del nuovo, è inutile stare qui a parlare di cose che non esistono se non c'è un Piano antiviolenza e se non sono finanziati i centri antiviolenza, ovvero quelli che stanno vicino alle vittime nel percorso per uscire dalle violenze che subiscono e per diventare autonome e indipendenti.

Presidente, parlare di una mozione contro il femminicidio a pochi mesi dalla fine della legislatura è un'ipocrisia intollerabile perché, ancora una volta, ci sono tante belle parole, ci sono tanti begli eventi, ma la concretezza è che, ancora, nel nostro Paese, poco e nulla si è fatto. Allora, Presidente, io spero veramente in un cambiamento, e spero che lo porti il MoVimento 5 Stelle, perché, oltre a discutere mozioni inutili alla fine della legislatura, oltre a fare tanti begli eventi di facciata, noi avremo bisogno veramente di mettere le mani alla giustizia e alle risorse per stare vicino alle donne e garantire loro quei diritti che non hanno mai avuto, non imponendo quote rosa, ma facendo vedere che le donne, senza bisogno di imposizioni, possono essere molto migliori di noi uomini, molto migliori di quello che noi abbiamo sempre visto in televisione e superare culturalmente questi attacchi alla loro persona e dimostrare che possiamo vivere in un Paese in cui l'uguaglianza, il diritto al lavoro e la giustizia sono rispettati e garantiti a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT. Grazie, signora Presidente, componenti del Governo, il tema della violenza maschile contro le donne è un tema che è uscito, per fortuna, dalla sfera privata e, grazie ad atti come la Convenzione di Istanbul, è entrato a far parte della violazione dei diritti umani fondamentali. La Convenzione di Istanbul, la cui la ratifica è stato uno dei primi atti compiuti da questo Parlamento, ha introdotto un nuovo paradigma nel definire la violenza contro le donne e ha dato impulso a politiche pubbliche di contrasto della stessa; in particolare, ha fatto emergere la correlazione tra l'assenza della parità di genere ed il fenomeno della violenza, e la necessità di politiche antidiscriminatorie che favoriscano l'effettiva parità fra i sessi, al pari di misure atte alla prevenzione e al contrasto alla violenza.

La violenza maschile contro le donne chiama in causa le relazioni tra donne e uomini e, dunque, la necessità di un lavoro educativo che cominci nelle scuole per promuovere il rispetto dei ragazzi nei confronti delle persone e della libertà delle donne. Come mostrano i dati valutati a livello internazionale, la violenza non presenta più un tratto solo emergenziale, ma si configura piuttosto come un fenomeno strutturale. Le statistiche mostrano che le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici: nel 62,7 per cento dei casi, gli stupri dichiarati sono stati commessi dal partner, nel 3,6 per cento da parenti, nel 9,4 per cento da amici, un'evoluzione confermata anche per quel che riguarda la violenza fisica, come schiaffi, calci, pugni e morsi, mentre gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali.

In ragione di questa presa d'atto, per contrastarla in modo efficace, sono necessarie misure sistematiche e coordinate. Occorre agire, quindi, su diversi piani, con forza e sinergia; sul piano della prevenzione, della repressione, della formazione, su quello dell'accesso al mondo del lavoro, sul piano culturale ed educativo, a tutti i livelli, senza stabilire una vera e propria gerarchia, ma, piuttosto, un'azione sinergica tra di essi.

In attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, si è proceduto alla definizione di un Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere; il Piano è stato adottato con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri nel luglio 2015; nelle scorse settimane la sottosegretaria Boschi ha presentato alle associazioni e ai sindacati le linee guida del nuovo Piano, il quale è stato presentato informalmente alla Conferenza Stato-regioni, in attesa della sua definitiva approvazione.

Per la realizzazione delle azioni del documento programmatico si prevede uno stanziamento complessivo di risorse finanziarie pari a 38.127.353 euro e specifiche linee di azione e di intervento con specifici stanziamenti volti a finanziare la formazione di coloro che prestano soccorso e assistenza alle donne, l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, l'autonomia abitativa delle donne vittime di violenza e l'implementazione dei sistemi informativi utili ai fini della banca dati nazionale.

La scorsa legge di bilancio ha incrementato nella misura di 5 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, lo stanziamento destinato al finanziamento delle azioni per i centri antiviolenza e delle case rifugio, la cui dotazione ammontava a 10 milioni di euro annui, nonché, nel marzo 2016, è stato emanato, dal Dipartimento per le pari opportunità, un avviso pubblico per il potenziamento delle attività sopracitate, che ha messo a disposizione ulteriori 12 milioni di euro.

Sulla scorta dell'indicazione dei principi della Convenzione, la legge n. 119 del 2013 ha definito, per la prima volta, con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima e ha introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale, modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere di comunicazione del giudice rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica, slegato dal permesso del marito, irrevocabilità della querela per le situazioni particolarmente gravi di stalking.

Per quanto riguarda la dotazione di strumenti repressivi, di particolare rilievo appare l'introduzione di un'aggravante per i gravi delitti violenti da applicare in caso di violenza assistita, cioè avvenuta in presenza di minori, con particolare riferimento al regime della querela di parte che è diventata irrevocabile, se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate; in tutti gli altri casi, la remissione potrà avvenire soltanto in sede processuale, ma il delitto resta perseguibile d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità.

Al pari della repressione, il Partito Democratico è fermamente convinto come la prevenzione non possa che partire dalla scuola; per questo salutiamo con favore le linee guida emesse dalla Ministra Fedeli in attuazione dell'articolo 1, del comma 16, della Buona scuola, dove è previsto che il piano triennale dell'offerta formativa assicuri l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori.

Un segnale importante in questo senso è rappresentato dai 5 milioni che sono stati messi a bando e che sono già stati erogati per finanziamenti di progetti nelle scuole, proprio nell'ottica della formazione e dell'educazione al contrasto ad ogni forma di discriminazione di genere e di violenza di genere, poiché risulta evidente come l'educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze sia lo strumento fondamentale per la prevenzione della violenza contro le donne.

Ancora, dovremmo sottolineare con maggiore orgoglio come nel Jobs Act, per quanto riguarda i temi di conciliazione lavoro-vita privata, si sia introdotto il congedo per le donne vittime di violenza di genere che intraprendono percorsi di protezione. Le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato e anche le lavoratrici autonome che subiscono violenza per motivi legati allo svolgimento di tali percorsi hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, anche non continuativo, interamente retribuito; è inoltre prevista la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time nonché l'opportunità di essere nuovamente trasformato a seconda delle esigenze della lavoratrice.

Il Senato, inoltre, sta effettivamente lavorando per escludere definitivamente il reato di stalking, di cui all'articolo 612-bis, da ogni forma di giustizia riparativa, con un disegno di legge a prima firma della deputata PD Francesca Puglisi e, oggi, abbiamo ascoltato dalle parole di Mara Carfagna che anche alla Camera è stato avviato lo stesso percorso.

Non da ultimo va ricordato l'importante risultato che nell'ambito del G7 la Presidenza italiana del Governo Gentiloni ha raggiunto nelle conclusioni condivise dai leader a Taormina, in materia di roadmap sulla parità di genere e su una netta presa di posizione per il contrasto alla violenza sulle donne, che prelude ad un'ipotesi di lavoro condiviso tra i Paesi che fanno parte del G7 e che vedrà ulteriore lavoro nel G7 pari opportunità che si terrà la prossima settimana sempre a Taormina.

Avrei voluto, francamente, che su un tema così delicato come questo non ci fossero state polemiche politiche, ma, purtroppo, così non è accaduto, soprattutto leggendo alcune mozioni. Allora, mi permetto di rettificare alcune delle incongruenze che ho sentito. Ho notato un certo fervore da parte di Forza Italia e Lega Nord nel dire le cose che non abbiamo fatto; bene, dato i vostri assunti, per coerenza con quanto affermate, mi aspetto che per il prossimo anno il governatore della Liguria, Toti, si premurerà di presentare in tempo le domande per il finanziamento pubblico dei progetti per le donne vittime di tratta, visto che per tale dimenticanza quest'anno le associazioni liguri che si occupano di questo tema stanno lavorando gratuitamente e con grossa difficoltà, data la mancanza di fondi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). O che al Senato, dove si sta cercando di approvare la legge sugli orfani di vittime di reati domestici, finisca l'ostruzionismo del centrodestra su una legge che, ricordiamo, qui è stata approvata all'unanimità in quest'Aula; o che vengano sensibilmente ridotti, se non addirittura ritirati, le centinaia di emendamenti presentati in Commissione cultura alla Camera sulla legge sull'educazione di genere, la cui relatrice Mara Carocci ha fatto un ottimo lavoro. Per non parlare della cancellazione, da voi, centrodestra, avvenuta sulle dimissioni in bianco, quando lei, onorevole Carfagna, era Ministro delle pari opportunità e il Ministro del lavoro era un certo Sacconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché, vede, la dipendenza economica è una dipendenza psicologica e, se si vuole fare bene alle donne, bisogna, soprattutto, garantirgli un posto di lavoro. Questa cancellazione è stata finalmente abolita con il Jobs Act; c'è voluto il Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Queste non sono parole, sono fatti. Per tutto quanto affermato dichiaro il voto favorevole alla mozione del Partito Democratico, così come riformulata dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giulia Di Vita. Ne ha facoltà.

GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare che, oltre quattro anni fa, proprio quest'Aula approvava all'unanimità delle mozioni sulle azioni di contrasto alla violenza sulle donne. Era il giugno 2013 e, se oggi andiamo a leggere gli impegni contenuti nelle mozioni che invece andremo a votare, appunto, quest'oggi, sono esattamente gli stessi. Questo dimostra che, praticamente, in quattro anni e mezzo non è stato fatto nulla.

Siccome, purtroppo, non ho il tempo di elencare tutti i temi, mi limito semplicemente a ricordare un Piano antiviolenza che è stato praticamente bocciato da tutti, in primis, dai centri antiviolenza, che hanno lamentato la mancanza di partecipazione alla stesura del Piano, per non parlare del fondo esiguo; parliamo di una miseria, che è stata tra l'altro riconfermata anche in questa legge di stabilità.

Quindi, non solo è un fondo esiguo, ma addirittura gestito male, come è stato segnalato dalla Corte dei conti nel 2016…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIULIA DI VITA. … che lamenta una scarsa trasparenza e scarsa vigilanza.

PRESIDENTE. La ringrazio, ha terminato il suo tempo, grazie.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni e le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Martelli e altri n. 1-01716 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione del terzo capoverso del dispositivo. Contestualmente, i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione come riformulata su richiesta del Governo ad eccezione del terzo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, quindi il terzo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Martelli ed altri n. 1-01716, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del terzo capoverso del dispositivo. Il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Martelli ed altri n. 1-01716, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Avverto che i presentatori della mozione Carfagna ed altri n. 1-01727 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere del Governo si intende contrario sulla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-01727, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01732, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Avverto che i presentatori della mozione Saltamartini ed altri n. 1-01733 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere del Governo si intende contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01733, su cui il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Avverto che i presentatori della mozione Brignone ed altri n. 1-01734 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quella relativa al settimo capoverso del dispositivo e dell'espunzione dei capoversi 15, 16, 25, 26, 27, 28 e 31 delle premesse. I medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione come riformulata su richiesta del Governo ad eccezione del settimo capoverso del dispositivo e dei capoversi 15, 16, 25, 26, 27, 28 e 31 delle premesse, su cui il parere del Governo è favorevole; quindi, congiuntamente, il settimo capoverso del dispositivo ed i capoversi 15, 16, 25, 26, 27, 28 e 31 delle premesse, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01734, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del settimo capoverso del dispositivo e dei capoversi 15, 16, 25, 26, 27, 28 e 31 delle premesse. Il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul settimo capoverso del dispositivo e i capoversi 15, 16, 25, 26, 27, 28 e 31 delle premesse della mozione Brignone ed altri n. 1-01734, su cui il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01735, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galgano ed altri n. 1-01736 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Avverto che i presentatori della mozione Spadoni ed altri n. 1-01737 hanno accettato la riformulazione dei capoversi 11 e 12 del dispositivo, mentre non hanno accettato le ulteriori riformulazioni proposte dal Governo. Contestualmente, i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa e i capoversi primo, sesto, settimo, undicesimo, dodicesimo, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole; quindi, i capoversi secondo, terzo, quarto, quinto, ottavo, nono, decimo e tredicesimo del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse e i capoversi primo, sesto, settimo, undicesimo, dodicesimo, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, della mozione Spadoni ed altri n. 1-01737, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, i capoversi secondo, terzo, quarto, quinto, ottavo, nono, decimo e tredicesimo del dispositivo della mozione Spadoni ed altri n. 1-01737, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Avverto che i presentatori della mozione Rizzetto ed altri n. 1-01739 hanno accolto tutte le riformulazione proposte dal Governo ad eccezione dell'espunzione del quindicesimo capoverso della premessa e del primo capoverso del dispositivo. Quindi, i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il quindicesimo capoverso della premessa e il primo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario; a seguire, la restante parte della mozione, su cui il parere del Governo è favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, il quindicesimo capoverso della premessa e il primo capoverso del dispositivo della mozione Rizzetto ed altri n. 1-01739, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Rizzetto ed altri n. 1-01739, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Avverto che i presentatori della mozione Bechis ed altri n. 1-01740 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione dell'ottavo capoverso del dispositivo. I medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate e, nel caso, di votare dapprima l'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario, e quindi la restante parte della mozione, su cui il parere del Governo è favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ottavo capoverso del dispositivo della mozione Bechis ed altri n. 1-01740, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Bechis ed altri n. 1-01740, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-01742, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-01745, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00367 come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Avverto che i presentatori della risoluzione Di Vita e Nuti n. 6-00368 hanno accettato le riformulazioni richieste dal Governo, ad eccezione di quella relativa al dodicesimo capoverso del dispositivo. I medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima la risoluzione, ad eccezione del dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole e poi a seguire il dodicesimo capoverso del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Vita e Nuti n. 6-00368, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del dodicesimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dodicesimo capoverso della risoluzione Di Vita e Nuti n. 6-00368 su cui il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Su un lutto del deputato Simone Baldelli.

PRESIDENTE. Cari colleghi e care colleghe, vorrei un attimo di attenzione dell'Assemblea. Come già saprete il Vicepresidente Simone Baldelli è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

Ho ha già espresso al collega Baldelli e alla sua famiglia la mia vicinanza e la mia solidarietà, che oggi voglio rinnovare qui anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 20)

Interventi di fine seduta.

MAURO OTTOBRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se i colleghi per favore potessero uscire in silenzio in modo che il collega Ottobre possa parlare.

MAURO OTTOBRE. Gentile Presidente e onorevoli colleghi, è morta nella notte di domenica scorsa a Roma la contessa Maria Fede Caproni di Taliedo, figura forte e carismatica figlia di quel Gianni Caproni, ingegnere aeronautico, imprenditore e pioniere dell'aviazione italiana. La contessa Caproni è stata da sempre animatrice di infinite iniziative culturali, nota in tutto il mondo per il dinamismo che l'ha contraddistinta sino all'ultimo. La famiglia Caproni originaria di Arco di Trento impiantò le sue prime attività aeronautiche a Trento, allora nell'Impero austroungarico. Gianni Caproni si trasferì poi in Italia, proprio nella zona della brughiera e della Malpensa: qui volò il 27 maggio 1910 il Caproni Ca.1, il capostipite dell'industria aeronautica italiana. Nel 1940 Gianni Caproni ricevette il titolo nobiliare di conte di Taliedo dal nome della località di Milano dove si era insediata la principale fabbrica con il simbolo Caproni. La signora Timina Guasti, mamma di Maria Fede, affiancò la passione per gli aeroplani della sua famiglia e si occupò delle prime raccolte di documenti, libri, immagini e cimeli, contribuendo nel 1927 alla fondazione del Museo dell'aeronautica tanto voluto da suo marito, dove venne esposta la prima collezione aeronautica al mondo costituita negli anni Venti. Il museo è il più antico esempio di museo aziendale nazionale e, al tempo stesso, la più antica istituzione aeronautica al mondo. Il museo ebbe un nuovo impulso quando passò come preziosa eredità nelle mani della contessa Maria Fede…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURO OTTOBRE. … grazie alla quale lo conosciamo per quello che è oggi: il Museo dell'aeronautica Gianni Caproni di Trento, una realtà molto importante nell'ambito dei musei europei e un'eccellenza nella conservazione dei velivoli storici, divenuto oggi patrimonio pubblico non più alienabile dopo l'acquisizione per intero da parte della provincia autonoma di Trento.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURO OTTOBRE. Concludo, Presidente. Era per me importante ricordare in questa sede la contessa Caproni di Taliedo in quanto figura simbolo di un'epoca in cui il valore del sacrificio, dell'ingegno e della passione hanno reso grande il nostro Paese.

MICHELE DELL'ORCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE DELL'ORCO. Grazie Presidente, volevo intervenire per sollecitare un'importante interrogazione a risposta scritta, la n. 4-18340 che, se non erro, domani dovrebbe essere convertita in interrogazione in Commissione per velocizzare l'iter - considerato a quante interrogazioni rispondete - sulla Vapor Europe di Sassuolo e sui trenta lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Per risolvere la situazione dell'azienda di Sassuolo il Ministero acceleri i tempi per la convocazione delle parti e si impegni ad impedire che questa multinazionale, come tante altre, delocalizzi altrove. Chiediamo inoltre al Governo di attivarsi per fare in modo che nei bandi delle maggiori aziende di trasporto che operano in Italia siano inseriti vincoli di local content al fine di garantire la produzione di parte dei treni in Italia. Si parla di trenta famiglie, trenta persone che probabilmente perderanno il posto di lavoro: tra un decreto sulle intercettazioni e un altro, vorrei che vi occupaste anche di cose concrete perché la legislatura non è finita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Sono passati cento anni da quando il treno piombato di Lenin arrivò alla stazione Finlandia della città che per settant'anni prese il suo nome, Leningrado, dando il via agli eventi che portarono alla rivoluzione di ottobre. Il 7 novembre del 1917, secondo il calendario gregoriano, i soviet, guidati dal partito di Lenin, presero il potere politico, cambiarono il corso della storia del Novecento. Da quella rivoluzione nacque il movimento comunista internazionale che ancora oggi ispira la politica di tanti Stati, a partire dal più grande per popolazione e forza economica, la Repubblica popolare cinese. L'idea di quella rivoluzione era quella di Marx - proletari di tutto il mondo, unitevi - e il primo atto di quella rivoluzione fu la pace.

Dal 1914 milioni di europei morivano senza pietà su tutti i fronti. Alla pace Lenin accompagnava altre due bandiere: il pane e la terra per il popolo russo. Quelle parole semplici, pane, lavoro, terra, ebbero un'influenza enorme sulle classi subalterne di tutto il mondo e su larga parte della intellettualità mondiale. Dal 1989 in poi la sinistra, o quella che si dice tale, si vergogna di parlare della rivoluzione di ottobre, che abbatteva l'autocrazia russa e inaugurava un nuovo Stato operaio. Si vergogna ancora di evocare il comunismo. La rivoluzione d'ottobre fu l'assalto al cielo, un esperimento profano, finito dopo settant'anni ingloriosamente, con l'ascesa al potere di Eltsin e di una banda di magnati, che hanno in pochi anni spolpato completamente lo Stato sovietico, impossessandosi di tutte le proprietà…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Melilla.

GIANNI MELILLA. Vorrei concludere, caro Presidente, con le parole di una grande comunista, Rossana Rossanda: il comunismo ha sbagliato, certo, ma non era sbagliato il comunismo (Commenti del deputato Corsaro - Applausi dei deputati del gruppo ApplausiArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, per favore, onorevole Corsaro! Grazie.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Vorrei segnalare alla Presidenza che un documento, pubblicato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas il 2 novembre e giunto alla Camera nella giornata di ieri, ad oggi non è ancora stato consegnato formalmente ai deputati membri delle Commissioni di riferimento.

È un documento che noi consideriamo molto importante, perché, all'interno di quel documento, c'è una denuncia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas su certi rincari, che il Governo ha messo in atto con l'aumento delle tariffe per tutti i consumatori. Da una parte, hanno anche aggiunto una quota derivante dagli energivori.

Presidente, io tengo a segnalare questa questione, perché domani noi votiamo in terza lettura la legge europea, che contiene un emendamento sugli energivori, quello per cui l'Autorità ha scritto, di fatto, aumenti progressivi per le fasce A1, A2, A3, che sono quelle dei consumatori tutti, suddivise dai 25 ai 10 euro complessivi all'anno, a carico delle singole famiglie. Credo che sia un atto dovuto che la Camera trasferisca immediatamente a tutti i deputati, affinché domani, in fase di valutazione della legge europea, tengano conto di quel peso che abbia quella comunicazione dell'Autorità, che sancisce un aumento diretto delle bollette dei cittadini, rispetto all'approvazione di quel provvedimento. Perché, se è pure vero che quella parte del provvedimento non è modificabile con emendamenti, dall'altro lato, un'approvazione o non approvazione, ovviamente, ne preclude l'esecutività. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Crippa. Come le è stato già detto per le vie brevi, l'atto è arrivato, come lei ha ricordato, nella giornata di ieri e da quest'oggi è stato messo a disposizione della Commissione. Nella prassi della Camera, non c'è la consegna a ogni deputato degli atti che arrivano: è a disposizione della Commissione e, ovviamente, ogni deputato può consultarlo. Aggiungo peraltro che, come lei ha ricordato, facciamo riferimento a un provvedimento che sarà discusso domani, quindi c'è il tempo, per tutti coloro che sono interessati, per vederlo.

DIEGO ZARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO ZARDINI. Grazie Presidente. Intervengo per segnalare un fatto increscioso, che è accaduto a Verona domenica pomeriggio, dove un gruppo di trenta tifosi del Napoli ha assalito un bar in pieno centro a Verona. È stato un atto particolarmente grave, perché dentro a quel bar, che è frequentato generalmente dai tifosi dell'Hellas Verona, erano presenti delle famiglie e anche dei bambini ed è stato proprio un vero raid, quasi tempistico, dove due furgoni hanno bloccato un importante corso della città, per impedire che ci fosse il raggiungimento da parte delle forze dell'ordine. Sono intervenuti con oggetti contundenti, devastando quel bar e mettendo sottosopra un pezzo di città. La gravità è stata acuita anche dal fatto che le forze dell'ordine, appunto, sono intervenute solo tardivamente e dal fatto che c'era già da tutta la mattinata una serie di eventi, che facevano segnalare la pericolosità di questi tifosi.

Evidentemente, noi faremo anche un'interrogazione parlamentare al Ministro Minniti, per verificare nel dettaglio l'accaduto. Però, riteniamo anche importante segnalare la gravità del fatto e chiediamo che tutto il Parlamento prenda le distanze da questi atti, che ormai si rivelano sempre più intollerabili, dove viene utilizzato il tifo - e quindi lo sport -, per cercare di mascherare con degli alibi una violenza cieca e stupida. Noi pensiamo che sia importante che anche le società sportive prendano davvero le distanze, finalmente in maniera definitiva, da questo tipo di gesti, senza mai stringere l'occhiolino a questi eventi, che sono davvero molto gravi. Grazie davvero Presidente.

MONICA GREGORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MONICA GREGORI. Grazie Presidente. Dopo più di cinque anni fuori da quest'Aula e circa quattro anni di interpellanze e interrogazioni all'interno di quest'Aula, oggi arriva, finalmente, una sentenza importante, una giornata importante, che ribadisce i valori della nostra Costituzione. È la sentenza che condanna il sindaco di Affile e due assessori per apologia al fascismo, per avere costruito il monumento al gerarca fascista Rodolfo Graziani, che fu il macellaio dell'Etiopia, fu colui che firmò le leggi razziali. Certo, è stata una sentenza importante ed è stata la vittoria di una battaglia. Ma noi ne vorremmo fare un'altra di battaglia, quella dell'abbattimento del mausoleo al Graziani. Per questo ho chiamato immediatamente il segretario provinciale del Lazio, chiedendo una manifestazione proprio ad Affile in merito a ciò, una manifestazione aperta ovviamente a tutti coloro che hanno sempre creduto nei valori dell'antifascismo, una manifestazione per dire che…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gregori.

MONICA GREGORI. …forse - concludo -, se la politica in questo caso verrà prima dei giudici, sarà una cosa sicuramente importante (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non le sottrarrò il tempo in più che ho dato all'onorevole Gregori. Prego, ha un minuto.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Sono a sollecitare un'interrogazione orale al Ministro Minniti, depositata il 2 agosto 2017, n. 3-03201 relativa alla grave situazione in cui versa la città di Gorizia da mesi, a causa della mala gestione dei richiedenti asilo, costretti a pernottare all'aperto nei parchi cittadini e lungo le rive dell'Isonzo. E ora, a causa del maltempo, trovano riparo sotto la galleria pubblica Bombi, perché mancano le strutture dove accogliere queste persone, che sono in attesa di presentare la loro richiesta di asilo alla locale commissione territoriale. Sono privi di strutture igieniche e solo la disponibilità di privati cittadini volontari gli garantisce la sopravvivenza. Il sindaco di Gorizia continua a rifiutare qualsiasi tipo di intervento, per dare accoglienza ai migranti e garantire loro condizioni di vita umane e di sicurezza igienico-sanitaria. Anche l'ordine dei medici, Presidente, della provincia di Gorizia ha scritto al sindaco ed esprime preoccupazione per le inaccettabili condizioni dei migranti, mettendo a disposizione anche la loro professionalità. Noi sollecitiamo il Ministro a rispondere immediatamente a questa interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. Come lei sa, come tutti sappiamo, è prassi che, ad ogni tornata elettorale, vi sia un'attenzione mediatica rispetto ai candidati e alle cariche. E, in particolare, siamo abituati a vedere, nelle riprese televisive trasmesse dai telegiornali e nelle comunicazioni dei giornali e dei quotidiani, le immagini dei singoli candidati, presidenti, sindaci e quant'altro, mentre si recano alle urne a votare.

La tornata elettorale di domenica scorsa non ha fatto eccezione, salvo per un caso specifico singolare, onorevole Presidente. Nel corso delle votazioni per il rinnovo del X municipio di Roma (Ostia), mentre a tutti i candidati è stato consentito di recarsi accompagnati dai giornalisti, che li ritraevano mentre ponevano la scheda nell'urna, questo non è stato consentito solo nel caso specifico del candidato alla presidenza del municipio di Ostia di Casa Pound, perché il presidente del seggio ha deciso di non autorizzare.

Sarebbe opportuno - e per il suo tramite mi auguro di poter avere una risposta, onorevole Presidente - che il Ministro dell'Interno ci spiegasse per quale motivo un presidente di seggio decide autonomamente di sovvertire una prassi che è consentita a tutti gli altri. Se è questo il tono della democrazia, forse c'è qualche elemento di preoccupazione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro, ovviamente questo può essere fatto attraverso un atto di sindacato ispettivo, al quale ovviamente risponderà il Ministro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 8 novembre 2017:

(ore 9,30 e ore 16,30)

1.  Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2287-bis - Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (Approvato dal Senato; risultante dallo stralcio, deliberato dal Senato il 6 ottobre 2016, dell'articolo 34 del disegno di legge n. 2287). (C. 4652)

e delle abbinate proposte di legge: CAPARINI ed altri; BRAMBILLA; BRAMBILLA; CESA; BATTELLI ed altri; GAGNARLI ed altri; D'OTTAVIO ed altri; RIZZETTO ed altri; BORGHESE e MERLO; RAMPI ed altri; LODOLINI ed altri; RICCIATTI ed altri; ZANIN ed altri. (C. 417-454-800-964-1102-1702-2861-2989-3636-3842-3931-4086-4520)

Relatore: RAMPI.

2.  Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

COPPOLA ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. (Doc. XXII, n. 81)

Relatore: COPPOLA.

3.  Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 4505-B)

Relatrice: BERLINGHIERI.

4.  Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione sospensiva presentata):

S. 951-1082 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: DE MONTE; BELLOT ed altri: Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4653)

Relatore: MAZZIOTTI DI CELSO.

  (ore 15)

5.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):  

  nella votazione n. 2 la deputata Galgano ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 10 la deputata Rotta ha segnalato che erroneamente si è astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 11 la deputata Nicchi ha segnalato che ha erroneamente votato contro;

  nella votazione n. 13 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Martelli e a. 1-1716 rif. pI 444 378 66 190 378 0 87 Appr.
2 Nominale Moz. Martelli e a. 1-1716 pII 446 441 5 221 195 246 86 Resp.
3 Nominale Moz. Carfagna e a. 1-1727 442 381 61 191 143 238 86 Resp.
4 Nominale Moz. Binetti e a. 1-1732 rif. 443 428 15 215 427 1 86 Appr.
5 Nominale Moz. Saltamartini e a. 1-1733 447 441 6 221 146 295 86 Resp.
6 Nominale Moz.Brignone e a.1-1734 nf rif. pI 448 390 58 196 389 1 86 Appr.
7 Nominale Moz.Brignone e a.1-1734 nf pII 450 383 67 192 137 246 86 Resp.
8 Nominale Moz. Vezzali e a. 1-1735 rif. 448 379 69 190 377 2 87 Appr.
9 Nominale Moz. Galgano e a. 1-1736 nf rif. 444 391 53 196 390 1 86 Appr.
10 Nominale Moz. Spadoni e a. 1-1737 pI 448 446 2 224 445 1 86 Appr.
11 Nominale Moz. Spadoni e a. 1-1737 pII 452 436 16 219 174 262 86 Resp.
12 Nominale Moz. Rizzetto e a. 1-1739 pI 446 437 9 219 194 243 86 Resp.
13 Nominale Moz. Rizzetto e a. 1-1739 rif. pII 448 340 108 171 340 0 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Bechis e a. 1-1740 pI 447 438 9 220 176 262 86 Resp.
15 Nominale Moz. Bechis e a. 1-1740 rif. pII 449 320 129 161 271 49 86 Appr.
16 Nominale Moz. Di Salvo e a. 1-1742 rif. 446 384 62 193 383 1 86 Appr.
17 Nominale Moz. Santerini e a. 1-1745 rif. 441 382 59 192 382 0 86 Appr.
18 Nominale Ris. Locatelli e a. 6-367 rif. 438 307 131 154 306 1 86 Appr.
19 Nominale Ris. Di Vita e a. 6-368 rif. pI 434 375 59 188 375 0 86 Appr.
20 Nominale Ris. Di Vita e a. 6-368 pII 433 372 61 187 131 241 86 Resp.