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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 879 di giovedì 26 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amoddio, Artini, Bernardo, Bonafede, Michele Bordo, Coppola, D'Ambrosio, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Faraone, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Galati, Gelli, Guerra, La Russa, Latronico, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Nicoletti, Picchi, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Polverini, Quartapelle Procopio, Ravetto, Rosato, Rossomando, Sereni, Simone Valente, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,38, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo (A.C. 4302-A); e delle abbinate proposte di legge: Pizzolante ed altri; De Micheli e Epifani; Abrignani ed altri; Nastri (A.C. 2142-2388-2431-3492).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4302-A: Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo; e delle abbinate proposte di legge nn. 2142-2388-2431-3492.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.62 Bergamini.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.63 Bergamini.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione, perché negli interventi che ci sono stati anche ieri si è voluto evidenziare un elemento che è quello della fretta, sarebbe quello per cui non ci sarebbero stati i tempi necessari per discutere e per approfondire la legge delega che è stata presentata.

Da questo punto di vista, voglio ricordare sommessamente che il testo è stato trasmesso alla Camera dei deputati il 15 febbraio 2017, è stato in Aula per quasi otto mesi, dove abbiamo concluso un lavoro molto puntuale che abbiamo fatto, convocando tutte le associazioni di categoria, l'Agenzia del demanio, anche il MIT per la parte del sito e, comunque sia, della raccolta di dati che ha per quanto riguarda l'ex Ministero della marina mercantile. Abbiamo avuto anche elementi che ci hanno consentito di individuare i punti che devono essere ulteriormente sviscerati all'interno del decreto o dei decreti legislativi che verranno successivamente approvati. In questo lavoro sono stati presentati 180 emendamenti, di questi ne sono stati presentati 60 identici, una ventina sono stati accolti in parte, altri sono stati riformulati, e una quarantina sono stati assorbiti. Quindi, il lavoro che è stato fatto è stato un lavoro che ha consentito di potere sviscerare la materia con molta puntualità, anche con un confronto con tutte le parti in causa, con tutti i colleghi che hanno presentato gli emendamenti.

Il lavoro che abbiamo fatto come relatori - l'abbiamo detto fin dall'inizio - era un lavoro che doveva consentire un approfondimento e cogliere quegli elementi che sono venuti anche con la presentazione di emendamenti direttamente di alcune associazioni. Quindi, il lavoro che abbiamo fatto è un lavoro, diciamo così, molto importante, è un lavoro che trova conferma anche rispetto a quelli che sono stati gli ulteriori emendamenti presentati in Aula dai colleghi.

Ora, io vorrei ricordare, intanto, che non c'è stata fretta, ma c'è stato un lavoro come ho spiegato; l'altra cosa che voglio evidenziare è che questa è una legge delega, così come lo era la legge delega presentata dal Ministro Fitto, in cui si trattava del tema del demanio marittimo e dalla riforma. Da questo punto di vista, devo dire che la differenza sostanziale che c'è è che, in quella proposta dell'allora Governo Berlusconi e del Ministro Fitto, non era previsto il periodo transitorio e, oltre a non essere previsto il periodo transitorio, non era previsto il legittimo affidamento. Il legittimo affidamento, nella norma del nostro impianto giuridico, è riconosciuto, in Europa non era previsto nei trattati, la Corte di giustizia l'ha inserito come elemento della giurisprudenza europea e, sulla base di questo, noi abbiamo inserito degli elementi che hanno consentito di lavorare in modo più completo rispetto anche a coloro che avevano avuto le concessioni fino al 31 dicembre del 2009 e quindi li tuteliamo, prevedendo questa norma fondamentale.

Un altro tema che voglio evidenziare è che noi dovremo affrontare indubbiamente un confronto con l'Europa e un negoziato con l'Europa nella parte in cui dovremo stabilire quali sono i principi che noi stabiliamo con la legge, le norme che mettiamo in piedi nei decreti attuativi, nel rispetto della sentenza della Corte di giustizia del 14 luglio del 2016, che questa vale per tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Questo emendamento, insieme ad altri che seguiranno, pone una questione, che è stata derubricata dall'attuale maggioranza, relativamente alla proroga delle concessioni attuali demaniali marittime e, evidentemente, quelle previste dal provvedimento, alla luce di una prima valutazione che noi vorremmo ribadire in questa sede, perché siamo contrari a un intervento dirigistico che, come richiamava prima Arlotti, è figlio, più che di una logica di valorizzazione del territorio, e quindi delle prospettive anche imprenditoriali di corretta valorizzazione del territorio e di entrate nelle casse dello Stato conseguenti, di una logica dirigistica, che noi rigettiamo in modo chiaro.

Dopo tratterò anche il tema su cui si è fermato l'onorevole Arlotti relativamente all'intervento del Governo Berlusconi dell'epoca su questa materia, ma noi siamo contrari al fatto che ci sia un intervento da parte delle regioni finalizzato, addirittura, ad andare, in qualche modo, a programmare tempistiche che possono essere all'interno di tempistiche nazionali di concessione, con dei limiti anche legati alla possibilità di avere un numero di imprenditori che deve essere regolamentato in via politica, mi permetto di dire, secondo criteri che non tengono conto tanto del mercato, piuttosto che del valore di un'offerta, piuttosto che di criteri che vanno a valorizzare un'opportunità di carattere imprenditoriale, e quindi risorse aggiuntive per le casse dello Stato, quanto, piuttosto, logiche che non sono ben chiare e che vengono schedulate attraverso una serie di principi che, secondo noi, sono eccessivamente rigidi.

Quindi, la sostituzione del comma b) non è solo finalizzata alla proroga, su cui dopo, evidentemente, tornerò in altri emendamenti, ma è finalizzata prima di tutto a rimettere in discussione il fatto che ci sia un intervento da parte delle regioni che dispongano che un operatore economico possa essere titolare di un numero massimo di concessioni, cioè decide la regione quali devono essere le dinamiche della concorrenza sul proprio territorio. Insomma, in qualche modo si va a stabilire, caso per caso, quelle che sono le realtà imprenditoriali che si devono configurare sull'Emilia-Romagna piuttosto che in Veneto o in altre regioni. Questa vicenda, a mio avviso, è veramente paradossale, là dove c'è stata una ferma opposizione, all'epoca, da parte del partito che oggi evidentemente è in maggioranza, del Partito Democratico, ad un provvedimento che aveva ambizioni molto più alte sicuramente di queste, che sembrano soprattutto legate a uno spirito di carattere elettoralistico a breve termine, e che hanno visto una reazione molto pesante, all'epoca, da parte delle regioni che hanno inteso tutelare i territori attraverso il ricorso a proroghe.

Proroghe che sono state poi, a loro volta, bloccate dalla Corte costituzionale e che hanno riproposto il tema che è evidentemente alla nostra attenzione. Allora, noi non siamo, Presidente, per una visione dirigistica pesante da parte delle regioni che dovrebbero governare in modo puntuale, addirittura, anche il numero di operatori possibile e la relativa concentrazione. Riteniamo che questo sia un rischio ulteriore, che possa, in qualche modo, mettere in discussione anche questo provvedimento nel rapporto con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.64 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Per riprendere gli argomenti che ho appena lasciato, la cosa anche strana, che non ci convince, questo “no” a una proroga ulteriore delle concessioni in essere, è legata al fatto che questo provvedimento, opportunamente rivisto e corretto, poteva essere un provvedimento che era anche di interesse da parte dell'opposizione, visto nei tempi e nei modi necessari a poter fare un'azione utile ai territori, utile alle imprese e utile alle casse dello Stato, evidentemente; ma qui, nel momento in cui si vuole affrontare questo argomento senza una proroga con un numero sufficiente di anni per poter garantire ancora stabilità a chi ha fatto degli investimenti, evidentemente, su concessioni che sono in essere e che devono avere una prospettiva, diventa difficile poter pensare che non sia finalizzato, in qualche modo, a tenere un vantaggio elettorale nelle prossime elezioni.

Sappiamo molto bene che non è garbato dal punto di vista istituzionale portare una delega così pesante a quattro mesi dalle elezioni. Sappiamo molto bene che sarebbe una delega data al Governo da giocare sui territori in modo specifico, là dove non si è dimostrata quella serenità, tempo fa, e mi riferisco al provvedimento dei novant'anni dell'allora Governo Berlusconi, delle stesse regioni che oggi, insieme al Governo, intendono trattare la materia. E, allora, non si capisce: nel 2009, 2010 e 2011, la regione Emilia-Romagna, la regione Friuli-Venezia Giulia, la regione Toscana hanno adottato immediatamente delle proroghe ventennali per le concessioni in essere, nel timore che il centrodestra potesse organizzare una risposta organica e una rivisitazione complessiva della materia delle concessioni, con risorse per lo Stato aggiuntive, con certezza del diritto e con un intervento da parte degli imprenditori che avrebbero potuto investire in modo significativo nella valorizzazione delle spiagge.

Le motivazioni che sono state adottate all'epoca erano quelle di garantire da parte di queste regioni la serenità evidentemente imprenditoriale di queste concessioni. La Corte costituzionale ha cassato questo tipo di interventi; oggi, in una logica complessiva in cui si tenta di dare una risposta anche all'Europa, in questa materia, alla Bolkestein e agli aspetti connessi, evidentemente, anche a un'organizzazione complessiva di carattere amministrativo e di risorse delle finanze pubbliche, non capiamo perché, di fronte a un provvedimento così complesso, non ci sia la disponibilità a dare una proroga temporale agli attuali concessionari per poter affrontare le eventuali nuove disposizioni che dovessero essere attuate dalla normativa che stiamo discutendo in questo momento ed aprire davvero una stagione in cui lo Stato diventa per davvero partner di coloro che vogliono regolarizzarsi, di coloro che vogliono investire, ma dare anche l'opportunità a tutti i soggetti in una logica pluralistica e non governata dai territori e dalle regioni caso per caso, in base a una serie di criteri per dipingere evidentemente le fasce dei nostri litorali con alcune vocazioni, diciamo così, di attenzione nei confronti di alcune realtà piuttosto che di altre di carattere imprenditoriale; è evidente che questo tipo di visione è una visione che può calzare alla politica, che può essere utile a chi cerca il consenso a breve, ma può essere un messaggio di minaccia, fra virgolette, sul territorio: “Guarda che questa concessione la rivedremo noi secondo questi criteri”. Per tutti questi motivi, a maggior ragione, serve una proroga e serve modificare questo comma, che altrimenti rappresenta una vessazione pesante nei confronti degli attuali concessionari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.65 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Non c'è dubbio che questo è un provvedimento che riveste una grande importanza per il settore socio-economico del nostro Paese e per l'economia, cioè per un settore trainante che è quello del turismo e del turismo balneare in particolare. Io penso che questo sia uno dei tanti tentativi che sono stati fatti, tutti sbagliati uno dietro l'altro, perché si deve avere il coraggio di incidere veramente all'interno di questo settore e tirare fuori una riforma che determina il rispetto di quella che è una realtà incontestabile. Noi abbiamo una situazione nel nostro Paese, degli stabilimenti balneare e delle concessioni, che è una grande ricchezza. Diciamo che il boom è dato anche da quei dati positivi che sono venuti fuori, come PIL, come crescita e quant'altro, e quasi tutti lo attribuiscono esclusivamente a una stagione turistica che è solo merito degli imprenditori che hanno fatto investimenti, che hanno determinato una serie di situazioni tali da potersi rendere fruibili con una qualità altissima.

Ora, noi andiamo a fare un pannicello caldo che non servirà a niente soprattutto rispetto a quello che si dice, cioè che è meglio questo provvedimento che niente. Il Governo vuole mettere mano alla modalità delle concessioni attuali senza avere dati certi, senza avere condotto una ricerca approfondita o uno studio analitico della situazione in Italia. È un esercizio che non si può tollerare a nostro avviso, ad avviso di Forza Italia. La proroga delle vecchie concessioni consentirebbe tutto ciò e consentirebbe di individuare disposizioni realmente migliorative e non provvedimenti frettolosi che rischiano di distruggere quanto di buono c'è nel comparto. Gli obiettivi che si pongono gli autori di questa proposta senza dubbio possono essere anche condivisi, ma le risposte e i contenuti di quello che viene proposto in questa normativa sono completamente opposti a quelli che possono essere gli obiettivi degli autori stessi. Per questo motivo noi voteremo a favore su questo emendamento e chiaramente contro tutto il provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.66 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Qui vale lo stesso principio per cui ci siamo opposti al tentativo del Governo di smantellare l'attuale impianto delle concessioni senza alcun giovamento, bensì con una logica confusa e controproducente. L'Europa stessa ci mostra esempi di Paesi che hanno saputo valorizzare un settore in espansione, nell'attesa di individuare concretamente i punti su cui intervenire. Lo ribadiamo: Spagna e Portogallo hanno rinnovato le concessioni. Perché il Governo italiano non lo fa?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Bergamini, con il parere delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.71 Allasia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Anche noi intendiamo sostenere e votare a favore ovviamente dell'emendamento 1.71 Allasia, perché tratta un argomento a mio avviso particolarmente importante che è la vicenda legata al diporto nautico e alle concessioni, che, evidentemente, vengono coinvolte da questo provvedimento. Si tratta sostanzialmente di garantire, attraverso questo emendamento, una durata idonea delle concessioni finalizzate al diporto nautico e agli investimenti che, ovviamente, devono essere realizzati. A mio avviso, nei principi che sono stati inseriti in questa delega c'è anche quello del comma 1, lettera c), in cui si stabiliscono le modalità procedurali per la dichiarazione di decadenza, con le dovute garanzie che dovrebbero essere date a carico dei soggetti privati subentranti. Insomma, si va a trattare una materia, quella del diporto nautico e, in particolar modo, dei porti turistici, che è di una complessità incredibile e che ha avuto, nel tempo, una stratificazione di questioni che riguardano evidentemente i diritti acquisiti da soggetti privati, che sono possessori - fra virgolette - di un diritto vero e proprio acquistato dai concessionari relativamente ai posti barca piuttosto che all'utilizzo dei porti nautici, che evidentemente rischiano di essere toccati da una normativa che interviene a gamba tesa su tutto ciò che esiste. E, allora, delle due l'una. Avrebbe un senso intervenire per ciò che riguarda la normazione del nuovo, cioè le nuove iniziative che riguardano il diporto nautico e le attività ricreative turistiche, garantendo dei meccanismi di certezza, dal punto di vista del diritto, che consentano a soggetti privati di investire ma anche, evidentemente, a tutti coloro che vogliono fruire di queste strutture, che creano ricchezza e danno valore al territorio, di poter avere dei diritti che siano davvero conseguiti e su cui sia possibile, evidentemente, poter avere un mercato vero e proprio, cosa che oggi è solo parziale.

Resta il fatto che attraverso questo intervento in teoria possono essere messi in discussione anche quelli che sono gli attuali diritti in essere e che sono stati garantiti per un numero di anni significativo, molto spesso pagando fior di quattrini da parte del singolo cittadino che ha deciso di investire per poter valorizzare il territorio, poterne usufruire e, quindi, dare anche, evidentemente, un contributo significativo con la propria presenza alla crescita di quel territorio. Ecco, la nostra impressione è che anche su questa materia, che è materia estremamente delicata e su cui c'è purtroppo un'esperienza a livello nazionale, che è davvero particolareggiata, territorio per territorio, credo si debba entrare, con grande prudenza, piuttosto stabilendo meccanismi che diano garanzie ma non tanto agli eventuali titolari privati subentranti nelle concessioni ma all'utente finale che, in questo tipo di intervento e in questa delega, non viene mai minimamente citato. Qui non si tratta mai di dare garanzie al cittadino che oggi ha rapporti di diritto privato con soggetti che oggi sono titolari di concessioni e che evidentemente si trovano a dover affrontare possibili interventi dello Stato o delle regioni che rimettono in discussione attività amministrative e imprenditoriali che oggi sono in essere e che da domani potrebbero trovare una difficoltà ulteriore. Quindi, da questo punto di vista, riteniamo che l'emendamento 1.71 Allasia possa risolvere in parte tali aspetti.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Avevo chiesto di intervenire perché la parte della diportistica nautica non è oggetto del provvedimento per il semplice motivo che una recente sentenza della sesta sessione del Consiglio di Stato ha stabilito che vengono esclusi i punti di ormeggio dalle fattispecie delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo. Devo dire che tale richiesta è stata avanzata anche dalle stesse associazioni a suo tempo perché, per quanto riguarda la nautica da diporto, stiamo parlando di situazioni che sono diverse rispetto a quelle turistico-ricreative per il semplice motivo che in alcuni casi siamo più prossimi ad un vero e proprio project financing che a una concezione come quella di carattere turistico-ricreativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Indubbiamente la precisazione fatta dal relatore Arlotti può far intendere sicuramente che l'emendamento è illegittimo e fuori tempo, però la nostra concezione, la nostra modalità di pensiero vede la questione in modo un po' più ampio e non riduttivo e restrittivo come può fare il Partito Democratico oggi. Le motivazioni che ci hanno spinto a sostenere l'emendamento sono basate sulla proporzionalità, dato che non c'è stata la possibilità di discussione sul periodo di tempo, come abbiamo visto nella giornata di ieri, con i diversi emendamenti di Forza Italia. Oggi chiediamo una proporzionalità di tempo sugli investimenti in modo tale che ci sia una coerenza filosofica, che stiamo notando che nel provvedimento non è assolutamente presente. Perciò ritengo che ci sia la possibilità di proseguire e mantenere l'emendamento per metterlo ai voti dell'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Ricciati, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione. Nel frattempo avverto, onorevole Occhiuto, che il gruppo di Forza Italia ha terminato il tempo, a sua disposizione, del contingentamento. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.316 Mannino, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.77 Busin, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 Turco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.80 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.81 Paglia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Paglia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.86 Battelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.85 Turco, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.313 Civati, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.88 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento dell'emendamento Paglia 1.90.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Presidente, io vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo emendamento, che credo in qualche modo abbia, almeno, per noi, una centralità all'interno di questo dibattito. Noi stiamo parlando di concessioni pubbliche, anche se da alcuni accenni della discussione sembra che qualcuno abbia interpretato queste concessioni pubbliche come proprietà privata; ma in realtà continuiamo a discutere del fatto che lo Stato mette a disposizione alcuni beni comuni, in questo caso le spiagge o comunque litorali, di privati per svolgere un'attività economica. Attività economica di cui noi non discutiamo l'importanza, anzi: credo ci sia un'universalità di giudizio all'interno di questo Parlamento sul fatto che il modello con cui vengono gestiti questo tipo di servizi in Italia è un modello positivo, è un modello che ha dato crescita, è un modello che è in grado di interpretare anche, o può interpretare una modalità virtuosa di gestire una parte importante del turismo italiano.

Tuttavia, io credo rimanga un tema di principio fondamentale: nel momento in cui parliamo di concessioni pubbliche, io mi chiedo perché ci sia un rifiuto da parte del Governo e della maggioranza di ammettere come causa di decadenza il fatto che il soggetto in questione venga…

PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi, onorevole Paglia. Prego.

GIOVANNI PAGLIA. Venga ritenuto colpevole, perché parliamo di accertata violazione delle norme in tema di contratti di diritto del lavoro o di evasione fiscale. Cioè, per quale motivo una volta che venga accertata evasione fiscale da parte di un concessionario pubblico, venga accertato che questo sfrutta lavoro nero, viola la normativa sul lavoro, questo debba continuare serenamente e come prima a godere di una concessione pubblica. Questo è un tema generale, che dovrebbe interessare questo Parlamento, ed è un tema anche di pulizia da un punto di vista di quello che è il rapporto che noi intendiamo costruire in questo Paese fra pubblico e privato. Peraltro parliamo di una legge delega, per cui di una norma che non diventerebbe immediatamente cogente, ma di indirizzo al Governo rispetto all'emanazione di decreti legislativi.

Quindi io posso prendere atto, e prendo atto, perché ne abbiamo già discusso anche in Commissione, che da parte della maggioranza si voglia oggi affermare che si può serenamente godere di un bene pubblico in concessione, e continuare a goderne sfruttando serenamente lavoro nero, non pagando le tasse, e costruendo quindi condizioni di piena illegalità nella conduzione di un'attività economica, e di farlo pagando un canone magari irrisorio allo Stato e su un bene che dovrebbe essere di tutti. Se questo è il modello di economia che ha la maggioranza, se questo è il modello di rapporto fra pubblico e privato all'interno di una concessione pubblica che ha la maggioranza, io non posso che prenderne atto; però credo che noi andiamo a costruire un vulnus importante, che va in qualche modo a condizionare anche il nostro giudizio generale sulla normativa che viene proposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.90 Paglia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.91 Ricciatti, con il parere favorevole delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

MILENA SANTERINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Presidente, quando l'apparecchiatura è difettosa, e quindi ci si mette molto a votare e bisogna scendere per andare a votare manualmente, bisogna almeno aspettare che uno possa tornare su per esprimere il voto successivo, perché molto spesso l'apparecchiatura non funziona bene. Quindi, chiedo solo due minuti di pazienza quando uno non è riuscito a votare, nonostante sia qui e ci stia provando; deve scendere e dopo non riesce a risalire, perché lei chiude la votazione prima. Un minuto di pazienza e vedrà che votiamo tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Santerini. Lei comprende che se io impiegassi un minuto per 630 persone, noi approveremmo un provvedimento all'anno, circa. Per di più, l'unico modo per votare è dalla postazione, quello che lei lascia agli atti non ha validità dal punto di vista della votazione.

Quindi, onorevole Santerini, ho compreso il suo problema, ma ovviamente dobbiamo gestire tutte le cose.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.97 Vallascas, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.107 Vacca, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.112 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.323 Mazziotti Di Celso, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.303 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.121 Allasia, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.122 Paglia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.135 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.137 Vacca.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione di intervenire su questo emendamento che cerca di recuperare quello che il Comitato per la legislazione aveva puntualmente segnalato e che è una patologia del modo di gestire l'Aula da parte di questo Governo: l'utilizzo di una delega ampia, tanto da essere generica ai limiti dell'ortodossia costituzionale.

Infatti, c'è una costituzionalità dell'Aula e una costituzionalità della Corte. Sono due cose molto diverse. C'è la politica della Costituzione e la Costituzione che viene giudicata dalla Corte, su quello che fa la politica. Attenzione, questo è un provvedimento, non si può dire ad personam, ma non so se “ad costas” si può dire, cioè strettamente riveniente da particolari interessi di particolari posizionamenti costieri. È un provvedimento che ha una sua matrice ben chiara e Forza Italia, da questo punto di vista, non sarà mai allineata con queste esigenze strettamente territoriali, che vogliono strumentalizzare il Parlamento a interessi peculiari.

Parliamoci chiaro: si tratta di consegnare il settore dei balneari a interessi lobbistici, che possono avere più facilità di accesso rispetto ai nostri piccoli imprenditori. Noi su questo saremo sempre molto rigorosi, perché non è detto che, dove c'è maggiore ricchezza, c'è maggiore legalità. Anzi, non è affatto detto che, dove c'è maggiore organizzazione, non c'è l'amore per la propria terra e la necessità di difenderla.

Allora, in questo emendamento, su cui noi ci asterremo, si cerca di recuperare disperatamente un briciolo di certezza sui criteri di delega, si cerca di dare concretezza e rispetto a quelle espressioni pompose e ampie che non garantiscono nulla, se non l'assoluta libertà di arbitrio, scusate il bisticcio.

Io credo che Forza Italia ponga in essere una forza, che non è soltanto di appartenenza, ma è di necessità di protestare contro un metodo, perché si può aprire il settore, ma non si può aprire in questo modo, così indiscriminato e generico, lasciando al Governo la possibilità di scrivere tutto quello che vuole e nei modi che ritiene. Non è questa la logica della delega.

E se questo è vero, Presidente, il nostro atteggiamento rigorosamente contrario deriva da almeno tre motivazioni: la prima sul metodo, la seconda sul merito, la terza sulla dignità che il Parlamento deve avere nel respingere dei tentativi di appropriazione indebita, rivenienti da particolarismi e interessi che non sono quelli generali.

PRESIDENTE. Onorevole Arlotti, per favore…

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ci asterremo su questo emendamento, ma voteremo fermamente contro questa legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.137 Vacca, parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.138 Spessotto, parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.302 Pisicchio, parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.144 Spessotto, parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.163 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Questo emendamento, così come altri successivi, tra cui l'emendamento 1.309, vorrebbero rappresentare delle garanzie per gli attuali concessionari, nel senso che si deve pure ipotizzare che, facendo le gare, si possa, non auspicare, ma immaginare, che qualche attuale concessionario non risulti aggiudicatario. Tutti noi auspichiamo che così non sia, ma è un'ipotesi che va prevista.

Bene, allora, questo emendamento prevede che il subentrante, prima di stipulare il contratto di concessione, versi l'intera indennità, che sarà stabilita, al precedente gestore. Oppure il successivo prevede che il gestore attuale, che non sia riconfermato a valle della nuova gara, possa avere dei punteggi premiali quando ci saranno le gare per spiagge libere, per spiagge non oggetto di concessione e che vengano bandite per la prima volta, in modo da recuperare il know how di tante imprese.

Ora ci è stato spiegato - ma riteniamo che l'Aula possa ripensarci - che è meglio non scrivere queste formule di garanzia per gli attuali gestori, proprio per non spaventare la platea degli attuali e dire che non può capitare che qualcuno perda la gara.

A noi non sembra una posizione seria. Ci sembra serio garantire molto efficacemente proprio gli attuali gestori, una volta che ci saranno le gare, perché non vorremmo, Presidente, che, tra chi si sta opponendo in ogni modo a qualsiasi selezione pubblica, nonostante il diritto europeo e costituzionale, e chi la vuole solo formalisticamente, ma con la riserva mentale che queste gare in realtà sarebbero fittizie, più che alle spiagge trasparenti, non vorrei che stessimo pensando al mare d'inverno, che, come ci insegna il grande Enrico Ruggeri, è un concetto che il pensiero non considera. Consideriamolo invece (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Gli emendamenti, sui quali è intervenuto l'onorevole Menorello, sono emendamenti sui quali ci asterremo, sia questo sia l'emendamento 1.309, al quale faceva riferimento. Ci asterremo, perché ci stiamo astenendo su tutti gli emendamenti proposti dagli altri gruppi.

Questi emendamenti, però, pongono l'attenzione su un tema, che forse è stato troppo sottovalutato nella redazione di questo testo. È il tema delle superfici, che non sono state oggetto di concessione negli anni passati. Che facciamo di quelle?

Allora, la direttiva Bolkestein, come tutti sappiamo, è una direttiva improntata al principio della libera concorrenza, che è una regola quasi aurea in Europa. Ebbene, c'è però una sentenza della Corte costituzionale, di qualche tempo fa, che stabilisce che questo principio debba essere rispettato - ci mancherebbe altro - quando si tratta di beni che non possono essere liberati in alcun modo. Quando si tratta, invece, di concessioni, che insistono magari su parti di litorale dove, a fianco o a qualche metro di distanza, ci sono delle spiagge libere, perché non prevedere delle deroghe? Persino la Corte europea prevede la possibilità di derogare in questo caso.

Io però intervengo per porre un'altra questione, che riguarda gli interessi delle aziende che sono impegnate in questo settore e che sono ubicate nel Mezzogiorno d'Italia. Nessuno ha pensato che per queste aziende, che peraltro esercitano la loro attività lungo coste dove, a volte, gli stabilimenti balneari sono molto ridotti nel numero, si potrebbe prevedere un regime derogatorio, perché già nei trattati dell'Unione europea si prevede che, laddove ci siano tassi di sottoccupazione importanti, si possa derogare al principio della libera concorrenza, già lì si prevede che si possa fare.

Perché allora, nella delega, non avete inserito la possibilità di derogare a questo principio, laddove è possibile farlo? È lo stesso meccanismo che si utilizza quando, per esempio, si fanno si fanno le zone economiche speciali. Anche le zone economiche speciali, in qualche modo, potrebbero considerarsi come una lesione del principio della libera concorrenza; si fanno nelle parti di territorio dove c'è un livello di sottoccupazione definito anomalo, per la Commissione europea, e quindi si possono fare. Allora, si può intervenire in regime derogatorio anche per i il settore balneare del Mezzogiorno. Io lo avevo chiesto attraverso un ordine del giorno alla legge di delegazione europea, respinto dal Governo.

Chiedo al Governo e alla maggioranza, però, di riflettere su questo tema, perché in alcuni casi sarebbe assai facile risolvere il problema solo che ci fosse un supplemento di approfondimento, che spesso manca nel nostro Paese, quando si riflette su questi temi, perché siamo troppo distratti nella fase ascendente, laddove si formano le direttive europee; a volte siamo distratti anche nella fase discendente, che è quella che stiamo consumando oggi in Aula, approvando o esaminando questa legge delega.

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto omnicomprensivo “Rosselli Rasetti” di Castiglion del Lago, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. Vorrei evidenziare che l'emendamento 1.163 del collega Menorello prevede questo emendamento al comma 1, dopo la lettera l), ma vorrei ricordare che all'articolo 1, lettera c), vengono stabilite le modalità procedurali per l'eventuale dichiarazione di decadenza ai sensi della vigente normativa sulle concessioni, nonché criteri - non vorrei disturbarvi - nonché criteri e modalità per il subingresso con le dovute forme di garanzia a carico dei privati subentranti; che poi sia una fideiussione pronta escussione e quant'altro… è un rapporto fra i due soggetti, nel momento in cui questo accordo viene siglato con il versamento di quanto è dovuto, è chiaro che subentra il nuovo concessionario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.163 Menorello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.165 Spessotto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.310 Civati, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.153 Galgano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Il nostro emendamento ha l'obiettivo di colmare una grave lacuna in questa delega, che è la mancanza del principio dell'equo indennizzo del concessionario che si può vedere privato della sua concessione. Con questo emendamento noi prevediamo che ci sia un equo indennizzo, che tenga conto del valore dell'avviamento dell'impresa, del valore di mercato dei beni e delle attrezzature, ed è a garanzia dei concessionari uscenti. Quindi, chiediamo al Governo di riconsiderare il suo parere su questo emendamento, perché è un principio importantissimo di tutela di quanti qui, in quest'Aula, diciamo di essere interessati al loro futuro e non vediamo i motivi per l'astensione. Soprattutto da chi appunto è preoccupato del futuro di queste persone, con l'equo indennizzo noi possiamo dare loro, il subentrante può dare loro, una somma che consente di avviare una nuova attività. Quindi, chiediamo al Governo di riconsiderare questo emendamento e a tutti coloro che sono realmente interessati all'occupazione in questo importante settore di votare a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente, per sottoscrivere l'emendamento della collega Galgano, perché mi sembra assolutamente fondamentale, in quanto ciò che è contenuto …

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Mucci, onorevole Vaccaro e onorevole Dambruoso, vi dispiace? Sta parlando dietro a voi. Prego, onorevole Mucci.

MARA MUCCI. In quanto ciò che è contenuto attualmente nella legge delega è piuttosto vacuo, perché si prevedono semplicemente forme di garanzia in modo generico a carico dei soggetti privati, mentre questo emendamento entra nello specifico della questione della tutela degli investimenti, come anche gli emendamenti precedenti, e dell'avviamento dell'impresa stessa e dell'eventuale riacquisto di attrezzature e di beni facenti capo al concessionario subentrante. Per cui, noi stiamo imponendo un principio chiaro a tutela degli investimenti e del lavoro svolto dal precedente concessionario, che vada ad ampliare, invece, una descrizione piuttosto generica, che non ci convince e che non ci garantisce a sufficienza, contenuta nella delega (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, solo per rispondere brevemente all'appello della collega Galgano. Ieri l'onorevole Bergamini ha rappresentato il metodo che noi stiamo attuando in questa discussione per protestare contro lo strumento della legge delega fatta in questo modo dalla maggioranza e da questo Governo, e quindi noi confermiamo il voto di astensione, però condividendo totalmente il merito di quanto lei propone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.153 Galgano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.309 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Grazie, Presidente. Vorrei porre l'attenzione su una questione che, secondo me, è molto importante per questo comparto, perché in tutta questa legge delega ho sempre e solo sentito parlare di concessionari. Allora, ricordo che in questo comparto, che ha circa 30 mila imprese, ce ne sono circa 5 mila in cui, invece, c'è un rapporto fondamentale che è quello del gestore. Il concessionario ha la concessione e, addirittura, fa pagare al gestore un affitto che è 15, 20, 25 volte rispetto a quello che lui paga. Il concessionario in questo caso non assume i dipendenti, non fa gli investimenti, ma, per usare una sintesi, è un parassita che gode di una concessione che ha avuto senza capire bene come mai l'ha avuta, perché ormai in questo Paese si sta stratificando, e, allora, voglio chiedere al Governo e a questa maggioranza se si occupa dei parassiti, di coloro che non ci mettono i soldi, non ci mettono nemmeno la faccia, non sono lì tutti i giorni a lavorare in un lavoro che, comunque, vuole un impegno e, soprattutto, una passione.

Allora, chiedo a questo Governo e a questa maggioranza come intenda regolamentare queste circa 5 mila aziende, istituti balneari in Italia, che fanno molto bene il loro lavoro e che, di fatto, sono la terra di nessuno, perché sono in balia delle richieste economiche spropositate rispetto a quelli che pagano la concessione.

SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. Grazie. Vorrei rispondere all'onorevole Santanchè dicendo che noi abbiamo previsto nella delega che i decreti attuativi andranno a regolamentare, a regolare questa vicenda che, sono d'accordo, rappresenta in alcuni casi situazioni inquietanti, e quindi noi andremo a regolamentare. Su come lo faremo dentro la delega posso dire, al momento, la mia opinione; la mia opinione è che il gestore debba corrispondere al concessionario; se tu sei un concessionario e non gestisci, non puoi essere il concessionario. Questo per quanto riguarda il lavoro che faremo nella delega.

Intanto, invece, rispetto a questa delega, noi abbiamo approvato degli emendamenti, che sono arrivati in Commissione e che ci sono stati presentati, tenendo presente che noi non possiamo entrare dentro i rapporti contrattuali fra gli attuali gestori e gli attuali concessionari, però abbiamo stabilito, sempre nell'ottica di sanare la questione che giustamente richiama l'onorevole Santanchè, che, per quanto riguarda, per esempio, la questione del riconoscimento della professionalità e delle premialità nel momento in cui, dopo il periodo di transizione, si andrà alle evidenze pubbliche, la professionalità e la premialità non debbano essere riconosciute solo al concessionario, ma anche al gestore, e quindi concorre con la professionalità che ha costruito e che, in molti casi, potrebbe essere anche superiore a quella del concessionario. E, quindi, questo noi lo abbiamo previsto.

Poi, abbiamo previsto anche un'altra questione: ripetendo che noi non possiamo entrare dentro le questioni contrattuali, però noi diciamo che comunque, nella fase di transizione, non dentro le evidenze pubbliche, di cui ho già detto, nella fase di transizione, fermi restando i rapporti contrattuali in essere, per evitare che nella fase di transizione, che noi concediamo per il passaggio dal vecchio sistema al nuovo, il concessionario, per meglio prepararsi alla futura evidenza pubblica, interrompa i rapporti contrattuali in essere. Quindi, anche su questo caso noi abbiamo inserito un elemento che va incontro alle questioni che diceva prima l'onorevole Santanchè.

Colgo l'occasione per rispondere anche ad alcuni rilievi, che sono venuti soprattutto dal gruppo di Forza Italia, rispetto alla questione della delega. Si dice: la delega non è uno strumento appropriato. Ora, ricordo che su questo stesso argomento, su questo stesso tema, il Governo Berlusconi intervenne con una delega, che era frutto di un lavoro, per esempio, fra il Ministro Fitto e il sottoscritto; quindi, il Governo Berlusconi intervenne con una delega. Una delega ancora più generica rispetto a questa delega ed è difficile su una materia così complessa non intervenire con una delega. È una materia che riguarda la competenza di sette ministeri, è una materia sulla quale sono intervenute le sentenze dei tribunali italiani e della Corte di giustizia europea, dove c'è una competenza premiante europea.

Noi interveniamo con la delega perché la delega fissa dei principi, e non sono princìpi banali e generici. Ricordo che il commissario europeo competente nel settore, soltanto qualche mese fa, ci ha scritto, dice che non bisogna prevedere nella legge di riordino nessun elemento, in qualche misura, di vantaggio o di riconoscimento del ruolo del concessionario uscente. Dire qui che bisogna, in linea con la sentenza della Corte di giustizia europea…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pizzolante.

SERGIO PIZZOLANTE, Relatore per la VI Commissione. …che bisogna riconoscere il legittimo affidamento e bisogna tenere in considerazione l'interesse nazionale, articolo 12, comma 3, della Bolkestein, è un principio fortissimo, che noi dobbiamo approvare e ci aiuterà nella trattativa con l'Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, quando si pronuncia il nome di Berlusconi e Forza Italia, ci vorrebbe maggiore cautela, soggettiva e oggettiva (Commenti), ricordando attentamente…

PRESIDENTE. Colleghi!

FRANCESCO PAOLO SISTO. …quello che è accaduto. Il nostro ricordo porta a dire che quella delega, molto più circoscritta, fu combattuta e affossata proprio da qualcuno dei relatori di questo provvedimento. Diciamo con molta pacatezza che c'è una delega che è costituzionalmente orientata, quella definita, e c'è una finta delega, che significa via libera al Governo. Apprendiamo che il relatore parteciperà, addirittura: “faremo”, ha detto, in questa delega. Per carità, ormai tutto è concesso, che Governo e singoli possano partecipare alla stesura delle leggi delega.

Ecco, noi, invece, ci limitiamo a difendere i principi della Costituzione e a ricordare attentamente quello che è accaduto: il superamento del vaglio costituzionale da parte della nostra corretta delega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.309 Menorello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.305 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Presidente, questa è una disposizione che crea confusione e non poca. La Commissione europea è intervenuta più volte sulla questione delle concessioni demaniali marittime e fluviali con finalità turistico-ricreative. Sulla questione è pure intervenuta la sentenza della Corte di giustizia europea del 14 luglio 2016, stabilendo che la direttiva n. 2006/123 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi del mercato interno, all'articolo 12 dispone che, qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione. Il punto è proprio questo: il presupposto della scarsità delle risorse naturali, come già osservato, non esiste in Italia e, quindi, semplicemente non può essere applicato. Quindi, va da sé che non solo per motivi tecnici andrebbe soppresso il comma 2 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.305 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.320 Brandolin, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo…

Onorevole Garnero Santanché aveva chiesto di intervenire, quindi revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanché. Ne ha facoltà.

Onorevole Tinagli, per favore... Prego.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Pizzolante che così ha fatto capire, anche se mi stupisce, che la sua non dovrebbe essere una posizione a titolo personale, ma dovrebbe essere una posizione della maggioranza e del Governo. La cosa su cui porrei ancora l'attenzione è che l'onorevole Pizzolante nell'intervento precedente ci ha spiegato che sarà prevista, in questa legge delega che oggi noi così discutiamo un po' in bianco, perché non è che abbiamo, voglio dire, la rappresentazione esatta di quello che sarà questa legge delega, in ordine al periodo di transizione dei concessionari, che non sappiamo se sarà di un giorno, di un mese o di dieci anni, se il periodo di transizione si è voluto o si vorrà normare anche per i gestori…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Garnero Santanché.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Sì, anche per i gestori, che magari hanno la scadenza del contratto di affitto e il concessionario potrebbe non volerglielo rinnovare e, quindi…

PRESIDENTE. Onorevole Garnero Santanché, deve concludere

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. …si dovrebbe prevedere che anche i gestori abbiano in un periodo di transizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. L'onorevole Sisto rinuncia.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.320 Brandolin, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Avverto che il gruppo di Forza Italia ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. A partire da questo momento la Presidenza consentirà, tuttavia, ai deputati appartenenti a tale gruppo un breve intervento per ciascun emendamento della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.306 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà - mi dispiace, onorevole Palmieri - per un minuto.

ANTONIO PALMIERI. So che non è un fatto personale, Presidente. Unisco anch'io la mia voce contro questo provvedimento, che è un provvedimento appunto mal fatto e su cui noi siamo contrari per metodo e merito. Sul tema del merito è già stato detto; è un provvedimento confuso e anche gli emendamenti - non solo i nostri ma anche quelli della Galgano e di Menorello - hanno chiarito come sia un provvedimento che crea, per così dire, uguaglianza ma non fa equità, come anche gli interventi dell'onorevole Santanchè hanno evidenziato. Per questo noi siamo contro in termini di merito.

In termini di metodo ci sembra che un Governo balneare, perché ormai il Governo Gentiloni è di questa natura stante che siamo a fine legislatura, potrebbe anche astenersi da intervenire sui balneari con lo strumento della legge delega, continuando ad attuare quel centralismo democratico che è il marchio di fabbrica dei Governi Renzi e, purtroppo, anche Gentiloni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, per comprendere molto semplicemente come questa delega non funzioni basterà osservare la tipologia delle eccezioni applicative: le società sportive, gli enti pubblici e poi abbiamo, al terzo comma, le potestà attribuite alle regioni a statuto speciale. Cioè, un provvedimento sartoriale disegnato sulla scorta di determinati presupposti che sono lontano anni luce da una delega che possa essere funzionale e che possa essere in linea con i principi costituzionali. Le eccezioni in questo caso confermano la regola: una pessima delega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.306 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.171 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biasotti. Ne ha facoltà.

SANDRO BIASOTTI. Grazie, Presidente. A proposito di eccezioni, io vi invito a riflettere su una questione: qui parliamo di concessioni balneari sulle spiagge; allora, mi spiegate perché in caso di concessioni demaniali di moli e banchine, riferite a tutti le attività portuali, il Governo in carica, Renzi-Gentiloni, ha prorogato di 30, 40 o 50 anni le concessioni? Forse perché siamo in presenza di grandi gruppi multinazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)? O forse perché non vi interessa, invece, la famiglia che ha in concessione una piccola spiaggia e la tiene in uso per l'utilità pubblica? Vorrei una spiegazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.171 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.173 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Questa disposizione, che potrebbe apparire neutra in quanto consente, nel biennio successivo all'entrata in vigore dei decreti legislativi, la possibilità di emanare nuovi decreti correttivi e integrativi, in realtà non solo conferisce alla delega attuale una sorta di ultrattività nel tempo, perché verrebbe automaticamente riattivata a scadenze quasi fisse negli anni, ma denota anche l'approccio approssimativo che è stato denunciato ripetutamente negli interventi che mi hanno preceduto perché non solo le integrazioni e i correttivi sono connotati dallo stesso limite della invarianza finanziaria che poi è connotazione anche del decreto legislativo da emanare in attuazione della prima delega, ossia della delega che viene oggi varata, ma è anche evidentemente la dimostrazione di come vi sia il tentativo di cercare di correggere il tiro nel tempo e di variare o modificare le situazioni oggetto della disciplina nel tempo a venire. Il timore è che naturalmente tali interventi non servano davvero a correggere storture applicative o errori di tal genere ma a proseguire in questa visione frazionata e di tutela di interessi specifici, esponenziali di gruppi e categorie e non della generalità degli interessati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.173 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.321 Brandolin, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Intervengo per segnalare questo new deal, questa facezia di matrice costituzionale dei decreti legislativi, per dir così, ultra-attivi. È davvero singolare: noi voteremo ovviamente contro il provvedimento ma quando si ha veramente il coraggio di ipotizzare la possibilità di uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive, cioè una sorta di delega senza fine, credo che siamo veramente al paradosso, quasi alla comicità istituzionale. Il clima è balneare ovviamente, mi rendo conto, ma non esageriamo. Noi voteremo contro il provvedimento che è scorretto nel metodo, nel merito e non merita assolutamente alcun appoggio da parte dell'Aula. Siamo contro l'articolo 1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

TIZIANO ARLOTTI, Relatore per la X Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Noi chiediamo la soppressione del comma 1 dell'articolo 2 perché non si può affrontare l'aspetto della copertura finanziaria del provvedimento basandosi solo su ipotesi. Non abbiamo dati di riferimento, non sappiamo quante concessioni abbiamo, non sappiamo quanto valgono, non sappiamo quanti contenziosi sono aperti e per quanto denaro, non sappiamo nulla, non sappiamo abbastanza e soprattutto non possiamo fare previsioni sull'ambito dell'applicazione del provvedimento in cui tra l'altro non è ricompreso tutto il territorio nazionale perché ci sono regioni per le quali sono previste deroghe. Pertanto, chiediamo di votare a favore dell'emendamento 2.2 Bergamini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.4 Bergamini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Con l'emendamento 2.4 Bergamini chiediamo di sopprimere il comma 2. A legislazione vigente rischiamo di consegnare al mercato dei grandi interessi economici nazionali e internazionali le concessioni demaniali italiane. Il Governo si è scordato di tenere presente che le persone che oggi sono titolari delle concessioni hanno prodotto un tessuto economico che ha generato risorse finanziarie, umane e strumentali nonché ricchezza e benessere; contribuito al decoro, all'ordine e alla pulizia, alla tutela degli interessi pubblici connessi alla tutela dei luoghi e alla loro valorizzazione, un grandissimo patrimonio per il nostro Paese. Tutti i nostri emendamenti soppressivi sono stati redatti con il principio secondo cui tale patrimonio deve essere tutelato e difeso e non smantellato. Chiediamo di votare a favore dell'emendamento 2.4 Bergamini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Bergamini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Vallascas, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Presidente, il richiamo all'articolo 2, ovviamente con un voto contrario da parte di Forza Italia, è finalizzato a ribadire ciò che emerge dal provvedimento al nostro esame. È vero che si tratta di una clausola di invarianza finanziaria, posta più che altro per evitare che ci possano essere gravami dall'attività che verrà svolta nella complessiva azione derivante dai decreti legislativi e da un percorso che dovrebbe determinare un nuovo assetto; ma proprio in questo articolo si intravede anche quella che è evidentemente la debolezza complessiva di questo intervento. Sappiamo molto bene che la valorizzazione del patrimonio pubblico è un aspetto fondamentale per la riduzione del debito: di questo non si parla, non c'è traccia; l'unica operazione evidentemente è riassettare il tutto per favorire alcuni amici piuttosto che altri soggetti. Evidentemente per questi motivi, a tutela del debito pubblico e a tutela della finanza pubblica, a maggior ragione un “no” da parte di Forza Italia a questo articolo 2.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1 del Regolamento, in quanto del tutto estranei al contenuto del provvedimento, che tratta la materia delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, i seguenti ordini del giorno: Castiello n. 9/4302-A/27, che riguarda il contrasto ai mercati abusivi della città di Torino; Grimoldi n. 9/4302-A/29 e Molteni n. 9/4302-A/33, che concernono il commercio sulle aree pubbliche; Invernizzi n. 9/4302-A/31, volto a chiedere una revisione dei Trattati dell'Unione europea. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, io darei la parola al Governo, salvo il fatto che ne sono arrivati, mi pare di capire in questo momento, altri due, che il Governo non ha visto. Onorevole Baretta, lei pensa di riuscire a dare il parere al volo, oppure dobbiamo sospendere. Lei dice appena gli arrivano, giustamente: per poter dare un parere uno li deve leggere, e questo anche mi sembra assolutamente salutare. E allora sarebbe utile sapere se siamo in grado, intanto che il Presidente fa melina, di farli avere all'onorevole Baretta. Va bene, onorevole Baretta e colleghi, dobbiamo sospendere la seduta per cinque minuti, che saranno dieci: a mezzogiorno in punto riprendiamo. In punto significa che inizieremo a votare da mezzogiorno in punto. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole Baretta ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno Marti n. 9/4302-A/1, parere contrario. Ordine del giorno Matarrelli n. 9/4302-A/2, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Crivellari n. 9/4302-A/3, parere favorevole. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4302-A/4, parere favorevole. Ordine del giorno Segoni n. 9/4302-A/5, parere favorevole. Ordine del giorno Artini n. 9/4302-A/6, parere contrario. Ordine del giorno Nesi n. 9/4302-A/7, parere favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/4302-A/8, parere favorevole. Ordine del giorno Ciracì n. 9/4302-A/9, parere contrario. Ordine del giorno Fauttilli n. 9/4302-A/10, parere favorevole.

Ordine del giorno Galgano n. 9/4302-A/11, parere favorevole. Ordine del giorno Ricciatti n. 9/4302-A/12, parere favorevole. Ordine del giorno Marrocu n. 9/4302-A/13, parere favorevole. Ordine del giorno Marzano n. 9/4302-A/14, parere favorevole. Ordine del giorno Massa n. 9/4302-A/15, parere favorevole. Ordine del giorno Pili n. 9/4302-A/16, parere favorevole se riformulato espungendo il secondo capoverso.

Ordine del giorno Cimbro n. 9/4302-A/17, parere favorevole. Ordine del giorno Sani n. 9/4302-A/18, parere favorevole. Ordine del giorno Allasia n. 9/4302-A/19, parere contrario. Ordine del giorno Caparini n. 9/4302-A/20, parere favorevole. Ordine del giorno Borghesi n. 9/4302-A/21, parere contrario. Ordine del giorno Tinagli n. 9/4302-A/22, parere favorevole. Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4302-A/23, parere favorevole. Ordine del giorno Busin n. 9/4302-A/24, parere contrario. Ordine del giorno Bossi n. 9/4302-A/25, parere favorevole. Ordine del giorno Abrignani n. 9/4302-A/26, parere favorevole. Ordine del giorno Castiello n. 9/4302-A/27, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Castiello n. 9/4302-A/27 è inammissibile.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno Fedriga n. 9/4302-A/28, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4302-A/29 è inammissibile.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4302-A/30, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Invernizzi n. 9/4302-A/31 è inammissibile.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno Becattini n. 9/4302-A/32, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Molteni n. 9/4302-A/33 è inammissibile.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno Pagano n. 9/4302-A/34, parere favorevole se riformulato, espungendo il terzo capoverso della premessa.

Ordine del giorno Picchi n. 9/4302-A/35, parere favorevole. Ordine del giorno Rondini n. 9/4302-A/36, parere favorevole. Ordine del giorno Saltamartini n. 9/4302-A/37, parere favorevole. Ordine del giorno Simonetti n. 9/4302-A/38, parere favorevole. Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4302-A/39, parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Marti n. 9/4302-A/1, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marti n. 9/4302-A/1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Onorevole Matarrelli, accetta la riformulazione? Bene.

Ordine del giorno Crivellari n. 9/4302-A/3, il parere è favorevole. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4302-A/4, il parere è favorevole. Ordine del giorno Segoni n. 9/4302-A/5, il parere è favorevole. Ordine del giorno Artini n. 9/4302-A/6, il parere è favorevole. Ordine del giorno Nesi n. 9/4302-A/7, il parere è favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/4302-A/8, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno Ciracì n. 9/4302-A/9 il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciracì n. 9/4302-A/9.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Sugli ordini del giorno n. 9/4302-A/10 Fauttilli, n. 9/4302-A/11 Galgano, n. 9/4302-A/12 Ricciatti, n. 9/4302-A/13 Marrocu, n. 9/4302-A/14 Marzano e n. 9/4302-A/15 Massa, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/16 Pili vi è una riformulazione; Pili accetta la riformulazione? Ok.

Sugli ordini del giorno n. 9/4302-A/17 Cimbro e n. 9/4302-A/18 Sani, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/19 Allasia vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/19 Allasia.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/20 Caparini il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/21 Borghesi vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/21 Borghesi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Sugli ordini del giorno n. 9/4302-A/22 Tinagli e n. 9/4302-A/23 Gianluca Pini il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/24 Busin vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/24 Busin.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/34 Pagano vi è una riformulazione; onorevole Pagano, accetta la riformulazione? Sì, bene.

Sugli ordini del giorno n. 9/4302-A/35 Picchi, n. 9/4302-A/36 Rondini, n. 9/4302-A/37 Saltamartini, n. 9/4302-A/38 Simonetti e n. 9/4302-A/39 Giancarlo Giorgetti il parere è favorevole.

Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie Presidente. Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame si occupa della delicata materia…

PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, onorevole Pastorelli, comprendo colleghi, però vi pregherei di uscire in silenzio, in maniera che chi rimane può parlare in condizioni degne.

ORESTE PASTORELLI. Si occupa della delicata materia delle concessioni demaniali marittime per finalità…

PRESIDENTE. No scusi, onorevole Pastorelli, c'è stato un problema tecnico.

Colleghi, scusate, rientrate perché bisogna fare due voti. Colleghi, bisogna votare altri due ordini del giorno, su cui c'è un parere contrario, quindi, per favore, riprendete posto.

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/28 Fedriga vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/28 Fedriga.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Ovviamente darò la possibilità di votare, c'è stato un problema…

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/30 Guidesi vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/30 Guidesi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Per la storia, ripeto: sull'ordine del giorno n. 9/4302-A/32 Becattini il parere è favorevole, l'onorevole Pagano ha accettato la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4302-A/34, sugli ordini del giorno n. 9/4302-A/35 Picchi, n. 9/4302-A/36 Rondini, n. 9/4302-A/37 Saltamartini, n. 9/4302-A/38 Simonetti e n. 9/4302-A/39 Giancarlo Giorgetti il parere è favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

Mi scuso con lei, onorevole Pastorelli, ci ha guadagnato trenta secondi che le ridò.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame si occupa della delicata materia delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative. Un intervento di cui si sentiva il bisogno da molto tempo. L'attuale disciplina infatti ha mostrato notevoli criticità, non solo per la sua disomogeneità, ma soprattutto per gli attriti che essa ha prodotto col diritto dell'Unione europea. È dunque importante che si sia riusciti ad intervenire prima della scadenza della legislatura, delegando il Governo a riordinare l'intero settore e a renderlo compatibile con le prescrizioni europee.

Del resto, questo comparto è il vero motore del turismo in Italia e va supportato con un quadro di regole certe tale da incentivare investimenti e sviluppo. Non è un compito semplice quello che graverà sulle spalle del Governo, che dovrà bilanciare i principi di concorrenza e di libertà di stabilimento con la tutela degli investimenti e la salvaguardia dei livelli occupazionali di questo settore. La delega indica in modo adeguato i criteri cui l'Esecutivo dovrà attenersi e ci preme sottolineare l'importanza del rispetto della qualità paesaggistica e della sostenibilità ambientale degli impianti. È comunque evidente che il Parlamento dovrà vigilare sull'esercizio di questa importante delega, dando il suo contributo nella definizione degli aspetti essenziali. Alla luce di quanto esposto, esprimo il voto favorevole della componente socialista al provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, i deputati dell'Udc sono all'opposizione e non hanno votato la fiducia a questo Governo e, non avendo votato la fiducia, non voteranno neanche la delega che presuppone un rapporto di fiducia. Tuttavia, non voteremo neanche contro a questo provvedimento, perché ci sembra che in Commissione, in modo particolare per l'impegno di alcuni colleghi, voglio ricordare il collega Pizzolante, si sia raggiunto su di una questione delicatissima e molto difficile un equilibrio accettabile. Probabilmente se si rimettesse tutto in gioco, l'equilibrio raggiunto potrebbe essere peggiore o anche molto peggiore.

Mi permetto di ricordare che ascoltando la discussione mi veniva in mente una frase di un grande politico tedesco, recentemente scomparso, Helmut Kohl, che diceva: io sono il migliore amico dell'impresa tedesca e il più grande nemico degli imprenditori tedeschi, perché gli imprenditori hanno la tendenza a dire che la concorrenza va bene finché loro devono affermarsi, una volta affermati, basta, la gara è conclusa, la concorrenza non fa più bene. Qui abbiamo una misura di liberalizzazione che viene fatta da un Governo di sinistra, quindi è fatta male, ma è fatta contro l'opposizione del centrodestra il quale la liberalizzazione non la vuole. La cosa è indicativa delle difficoltà nelle quali si dibatte una cultura riformatrice in questo Paese. La grande questione è che sì certamente alcuni interessi importanti verranno danneggiati. E sanno di essere danneggiati e sono coalizzati e fanno l'assedio a tutti i parlamentari per non essere danneggiati. Ma la misura in sé di liberalizzazione promette di attirare nuovi capitali nel settore? Promette di favorire una necessaria razionalizzazione, in una fase in cui il turismo italiano è in grande espansione e ha un'enorme bisogno di modernizzarsi? Promette di servire il bene comune? Chi guadagna dalle misure di liberalizzazione non lo sa, perché sono tanti e poco connessi. Chi ne è danneggiato lo sa, si organizza e si difende. Ma il Parlamento ha il compito di far valere il bene comune. Per questo noi ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marti, che non è in Aula e, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie Presidente. Sono passati nove anni da quando l'Antitrust ci ha segnalato che le nostre normative sulle concessioni violano la concorrenza, otto anni da quando la Commissione europea aprì la prima procedura di infrazione in merito.

Il nostro recepire le direttive europee ha avuto, come dire, un che, se non altro, di bislacco. Nel 2010 sono state prorogate le concessioni al 2015. Nel 2012 la proroga è arrivata 2020, che fanno in totale quattordici anni dall'approvazione delle norme in sede europea. Il 14 luglio 2016, poco più di un anno fa, la Corte di giustizia europea ha sentenziato che, oltre a non avere recepito la direttiva, le stesse proroghe concesse nel nostro Paese, compresa quella al 2020, sono inammissibili. Quindi, perché in questa sede non si è voluto agire in maniera più decisa, accorciando i tempi di adeguamento, magari con un disegno di legge, piuttosto che con una delega?

Questo provvedimento, per carità, è un passo avanti, ma ci lascia a metà strada. E non ci salva dalla criticità di una proroga assai vacillante, che, come detto, sotto il profilo della sentenza europea, contiene delle criticità. Ma qui non si tratta solo di recepire delle direttive comunitarie. Dovremmo lavorare sulle nostre normative, al di là del “ce lo chiede l'Europa”, senza far passare decenni, o con proroghe di opinabile legalità. Noi siamo convinti che più concorrenza, più trasparenza, più qualità facciano bene al sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia e anche ai singoli operatori, come dimostrano le eccellenze che molti imprenditori hanno mostrato, anche nella gestione di concessioni demaniali. Dimostrano la qualità del nostro saper fare impresa.

In merito alle concessioni balneari, investimenti, tutela degli investimenti, qualità dei servizi, tutela dell'idea imprenditoriale, basso impatto ambientale, sono tutte caratteristiche che noi dobbiamo andare a tutelare. E dovrebbe essere ormai scontato che non ci possono essere concessioni del demanio ereditate a vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia). Dovrebbe essere scontato che non si paghi 6 euro al metro quadro all'anno per delle concessioni, per un totale di soli 100 milioni di euro, che arrivano nelle tasche del nostro Stato, per proventi appunto su concessioni di beni pubblici.

Nostro compito è garantire opportunità per tutti, che si tratti di una carica pubblica, di un posto di lavoro o, come in questo caso, della concessione di utilizzo di una spiaggia. Rimane un grosso rammarico, perché noi abbiamo chiesto un equo indennizzo per coloro, e solo per coloro, che in modo certificato e documentato hanno davvero investito e lavorato grazie alle concessioni per anni e si trovano a perdere le gare per riottenerle. Una norma di buonsenso, per introdurre un po' di gradualità in un cambio di sistema, che può trovare preparato più di qualcuno. Una maggiore precisione nei principi di delega, che guardi soprattutto al futuro.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mucci.

MARA MUCCI. Scusi, mi ha interrotto?

PRESIDENTE. Perché ha terminato il tempo.

MARA MUCCI. Ah, non avevo sentito. Bene, concludo, dicendo che Civici e Innovatori voterà comunque a favore di questa delega, perché è un passo avanti, ma come un malato, in assenza di cure favorevoli, si attiene alle cure palliative. Ci dichiariamo favorevoli, ma non soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.

GIOVANNA PETRENGA. Grazie Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia voterà convintamente contro questo disegno di legge, che attribuisce una delega in bianco al Governo, in grado di stabilire il destino di tante imprese balneari, per lo più a conduzione familiare, che rappresenta un ossequio alla cosiddetta direttiva Bolkestein.

Non vi è dubbio che era evidente e necessario intervenire per riordinare la materia, peraltro assai complessa e determinata dai numerosi interventi che si sono succeduti negli anni, i quali si sono intrecciati e talvolta ne sono state la conseguenza diretta, con la normativa e con le procedure di contenzioso aperte in sede europea, procedure che hanno riguardato essenzialmente i profili della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, nonché la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente, il cosiddetto diritto di insistenza, previsto dall'articolo 37, secondo comma, del codice della navigazione, poi abrogato nel 2009.

Ma intervenire in questo modo, come si dice in gergo calcistico, a gamba tesa, legiferando attraverso un disegno di legge delega, la cui funzione legislativa conferisce potere di vita e di morte al Governo nei riguardi delle imprese turistico-balneari, ebbene, signori del Governo, proprio non ce n'era bisogno.

In Italia le concessioni demaniali e marittime sono da decenni tramandate di padre in figlio, di generazione in generazione. Sono numerosi i casi di monopoli di famiglie e gruppi, che gestiscono le concessioni e gli spazi di grandi città o delle località balneari. Forse anche per questo la normativa europea viene vista col fumo negli occhi, una normativa, quella della direttiva Bolkestein, che - vale la pena di ricordare - è stata approvata nel 2006 e recepita dopo quattro anni e che non tiene conto delle specificità delle coste italiane, che non possono in alcun modo essere equiparate a quelle del mare del nord Europa.

E se oggi stiamo ancora a discutere di questa direttiva è più che evidente che la materia oggi all'esame è stata trascurata, specie in questa legislatura, proseguendo con continui rinvii e differimenti, che hanno determinato incertezza, specie negli investimenti da parte degli operatori balneari. La verità è che a questo Governo manca la spina dorsale. Non è capace di difendere le proprie aziende al cospetto dell'Europa. E parliamo di uno dei pochissimi settori che ha resistito alla crisi mondiale. Io mi chiedo: ma come è possibile pensare di mettere anni di esperienza e lavoro improvvisamente all'asta?

Per non parlare del rischio di conflitto di competenza con le disposizioni regionali, a causa della sovrapposizione di norme contenute che alimenteranno cause e contenziosi tra Stato e regioni, rallentando pertanto la macchina burocratica amministrativa, in tema di rilascio di concessioni demaniali marittime, in quanto, così com'è mal predisposto il provvedimento, rischia di rideterminare un doppio binario.

L'esperienza spagnola al riguardo ci insegna che, quando si parla di regole europee, è impossibile non fare un raffronto internazionale. Ci sono almeno un paio di casi europei che hanno risolto il problema Bolkestein. La Spagna, come dicevo, per esempio, nel 2013 ha approvato la revisione della Ley de Costas del 1988, prevedendo una proroga secca, da trenta a 75 anni, delle concessioni in essere, in base alla loro tipologia, senza procedure di evidenza pubblica, imposte invece per l'Italia, praticamente nel corso dello stesso periodo temporale. Un risultato ottenuto mediante una fortissima azione di lobby a Bruxelles, perché il nostro Governo evidentemente non è stato capace nell'imporsi.

Anche in Portogallo la Bolkestein è stata prontamente annacquata. Nel 2007, recependo una direttiva, è stato infatti approvato il decreto-legge denominato “legge di acqua”, dove il diritto del concessionario uscente viene preferito rispetto ad altri concorrenti, con un rinnovo delle concessioni esistenti fino a 75 anni.

Insomma, colleghi, un provvedimento, che a nostro avviso è così importante, considerando le potenzialità di questo settore, in cui operano circa 30 mila imprese balneari, circa l'85 per cento a conduzione familiare e oltre 100 mila lavoratori, che raggiungono quasi 300 mila unità, comprendendo l'indotto, che da un decennio non è stato accompagnato da un'adeguata azione legislativa. Si tratta di aziende balneari che rappresentano circa il 10 per cento del PIL turistico del nostro Paese, che quindi rappresentano una grossa fetta di economia del nostro Paese. Allora, perché tutta questa fretta nel legiferare in questa maniera, nel giungere alla necessità di espropriare queste aziende? È un testo, quello che stiamo per votare, la cui delega prevista esautora il Parlamento dalla sua funzione legislativa e conferisce, come dicevo in precedenza, potere di vita e di morte al Governo. Vengono conferiti i poteri alle regioni di decidere i periodi di durata delle concessioni; così si arriverebbe al caos, con regioni virtuose come Liguria e Veneto o Abruzzo che darebbero un periodo più lungo e regioni che, invece, potrebbero concedere periodi brevi, generando disparità di trattamento tra i concessionari italiani.

Insomma, la Camera sta per licenziare, oggi, un provvedimento improponibile e che vede il nostro netto parere contrario, che alimenterà confusione su confusione, normativa e procedurale, che rischia di mettere in ginocchio un comparto socio-economico vitale per il tessuto produttivo nazionale. Davvero, non riusciamo a capire perché si è intervenuti con un disegno di legge delega, anziché aprire un confronto con le forze politiche, anche attraverso l'accoglimento di proposte emendative e migliorative di buonsenso. È una mannaia della direttiva Bolkestein per le imprese marittime italiane e, in particolare, per quelle del comparto balneare e dei porticcioli turistici che rischiano di sprofondare di nuovo in una crisi, dopo i tanti sacrifici fatti per uscire dal tunnel depressivo della crisi economica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

FEDERICO FAUTTILLI. Presidente, colleghi, sottosegretario, giunge solo oggi ad una prima conclusione il lungo cammino della legge delega al Governo relativa alle concessioni demaniali e marittime. È facile pensare che, per usare un'immagine appropriata, sia inevitabile, o quasi, che la stessa delega possa arenarsi, dato che siamo ormai a pochissimi mesi dalla fine della legislatura con ancora da votare la legge di bilancio. Questo dato oggettivo, però, io credo che nulla toglie all'importanza del lavoro svolto nelle Commissioni e, anche, in questi giorni, in Aula. Quindi, se non si poteva o se non si potrà arrivare all'approvazione definitiva del testo entro la fine della legislatura, si sarà comunque compiuto un importante lavoro istruttorio e di preparazione che, sicuramente, il prossimo Parlamento potrà riprendere e portare sino alla fine, in tempi non particolarmente lunghi.

Si tratta, infatti, di un provvedimento necessario, che fa riferimento, come già è stato ricordato, alla cosiddetta direttiva Bolkestein, detta, appunto, e propriamente, ritengo, direttiva servizi, approvata nel lontano 2006, volta soprattutto alla libera circolazione dei servizi e all'abbattimento delle barriere tra i diversi e i vari Paesi dell'Unione europea. Si tratta, certo, di una direttiva coerente con il carattere della stessa Unione, che punta a rendere sempre più semplice lo scambio di merci e persone, la loro libera circolazione tra gli Stati membri, con la convinzione, questa, sì, non certo infondata, che questa libertà sia benefica per i cittadini e per gli stessi Stati membri. Va, però, anche detto che un'introduzione troppo violenta in determinati comparti non possa che creare scompensi, anche gravi, in particolare a chi, in quei dati settori, operi proficuamente da tempo.

Va ricordato che la direttiva Bolkestein si presenta come un quadro generale e non intende, quindi, dettare norme specifiche e in questo senso riguarda anche, appunto, il settore del demanio marittimo. L'intervento che oggi stiamo votando è, di fatto, una risposta ad una pesante sentenza della Corte europea di giustizia che, nel luglio 2016, ha condannato la proroga automatica e generalizzata, fino al 31 dicembre 2020, per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi, che aveva, di fatto, rinviato l'applicazione della direttiva in questo comparto. Secondo la Corte, infatti, una proroga del genere impedirebbe di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati alla gestione delle concessioni rilasciate.

Prima della sentenza della Corte, era stata la stessa Commissione europea a disapprovare la proroga ricordata, proprio facendo riferimento alla direttiva Bolkestein, visto che le concessioni demaniali sono servizi su suolo pubblico - lo ripeto: su suolo pubblico - e, per questo, vanno aperti alla libera concorrenza, tramite procedure di selezione pubblica tra potenziali concorrenti, con tutte le necessarie garanzie di imparzialità e trasparenza, cosa che per la Commissione e per la Corte sarebbe impossibile qualora restasse in vigore l'automatica proroga delle autorizzazioni.

Certo, la direttiva prevede che gli Stati tengano conto di motivi di interesse generale imperativi, come la necessità di tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni, in modo che si possano ammortizzare gli investimenti effettuati, ma, affermava la Corte, considerazioni di tal genere non possono giustificare una proroga automatica qualora, al momento del rilascio iniziale delle autorizzazioni, non sia stata organizzata alcuna procedura di selezione. Il più volte ricordato articolo 12, inoltre, vieta con chiarezza qualunque misura nazionale di proroga automatica delle autorizzazioni di sfruttamento del demanio marittimo e lacustre per attività turistiche e ricreative.

L'intervento, quindi, era inevitabile e doveva seguire delle linee ben definite e che non entrassero in contraddizione con quanto disposto dalla Corte, ma questo rispetto della sentenza non poteva e non doveva ignorare la necessità di tutelare, per quanto possibile, le imprese balneari e portuali attualmente operanti che hanno investito molte risorse proprio nella prospettiva della proroga delle concessioni stesse, risorse anche immobiliari, non residenziali, che dovrebbero rendere le loro imprese preferibili nella procedura di selezione rispetto a un concorrente del tutto nuovo che, se vincesse, dovrebbe procedere ad ulteriori opere immobiliari, con evidente impatto, questo, sì, negativo, sul territorio.

È certo naturale che vi sia una gara aperta, ma appare assurda l'idea di non considerare, tra i criteri per l'assegnazione delle nuove concessioni, anche la professionalità acquisita da chi opera da tempo nel settore, rispetto a qualcuno che arrivi da fuori senza una vera esperienza, spazzando via quanto di buono fatto da altri in passato.

Appariva, quindi, necessario apportare alcune modifiche alle previsioni della legge delega in discussione, ritenendo, ad esempio, che la migliore offerta fosse selezionata tenendo conto della misura degli investimenti effettuati in beni strumentali, dando, cioè, preferenza a quei progetti che non prevedessero nuova edificazione su zone vincolate, ma, piuttosto, il recupero di aree ed edifici esistenti, ovviamente tenendo conto della professionalità acquisita dall'offerente nell'esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi per finalità turistiche e ricreative, considerando così il numero di anni da cui l'azienda esercita la propria attività sulla stessa area demaniale.

Poi, per ciò che riguarda nello specifico le concessioni demaniali in aree portuali, è essenziale che l'istanza di concessione non prescinda dai servizi essenziali per il diportista, quali sono i parcheggi e i servizi igienici, che il concessionario si deve impegnare a gestire e a mantenere per tutto l'arco temporale della concessione, prevedendo, comunque, un periodo transitorio necessario per salvaguardare il principio cardine dell'ordinamento comunitario che, appunto, è rappresentato dal legittimo affidamento al concessionario esistente.

Si può dire, pertanto, che il testo che oggi votiamo, sia pure in modo imparziale e incompleto, abbia recepito queste necessità che noi abbiamo fatto presenti presentando degli emendamenti e anche presentando un ordine del giorno che il Governo ha approvato, pur muovendosi nella via stretta dettata dalla Corte. Resta necessario, comunque, lo ribadiamo con convinzione, tutelare maggiormente quanti da tempo operano nel settore, evitando che un'applicazione selvaggia della direttiva cancelli le professionalità, gli investimenti, le strutture già in essere.

Non si tratta, qui, di una difesa corporativa; le liberalizzazioni sono necessarie, ma con regole, in modo da non cadere nell'estremo opposto a quello che si vuole contrastare. Per noi il provvedimento in discussione è importante e certo è anche una buona base di partenza. Quindi, come gruppo di Democrazia Solidale-Centro democratico, esprimiamo un voto favorevole, pur con le perplessità espresse, augurandosi che in questa, o più probabilmente nella prossima, legislatura si arrivi ad un testo che liberalizzi il settore, ma senza discriminare coloro che vi operano proficuamente da anni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente, Governo, onorevoli colleghi. Il regolamento di cui al decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione 5 agosto 1998, n. 342, recante norme per la determinazione dei canoni relativi a concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, ha indicato una serie di disposizioni per l'uniformità dei criteri per l'individuazione dei requisiti per la classificazione delle aree aventi valenza turistica, assegnando alle autorità marittime un ruolo di primaria importanza per la gestione del demanio a scopi turistico-ricreativi.

Tale regolamento, in combinato disposto con il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 dicembre 1997, n. 509, che disciplina il provvedimento di concessione dei beni del demanio marittimo per la nautica da diporto, ha coinvolto i medesimi organismi statali come destinatari delle domande di concessione, attribuendo ad essi il potere di avvio della procedura istruttoria ed individuando i medesimi come centro propulsore delle attività indicate.

Occorre, tuttavia, rilevare che la normativa fondamentale in materia di concessioni demaniali marittime è dettata dal codice della navigazione, risalente alla prima metà del secolo scorso, integrata in seguito dal regolamento del codice medesimo, oggetto nel recente passato di richieste di intervento provenienti dalle imprese balneari volte a sollecitare il legislatore ad aggiornare un quadro normativo ormai superato e inadeguato.

Nell'ambito di tali osservazioni è necessario evidenziare che la materia delle concessioni demaniali marittime, dalle articolate e complesse segmentazioni, è interessata direttamente dalla direttiva 2006/123 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006, meglio nota come “Direttiva Bolkestein” relativa ai servizi del mercato interno, recepita nel nostro ordinamento interno con il decreto legislativo n. 59 del 2010, che coinvolge in modo diretto il settore delle imprese balneari, che rappresenta per il nostro Paese una importante realtà socio-economica fatta di centinaia di piccole imprese.

Queste aziende, tradizionalmente quasi sempre a gestione familiare, rappresentano, per un numero rilevante di soggetti, una fonte unica e primaria di reddito e svolgono, altresì, una vera e propria missione al servizio della comunità nella quale operano. Ci saremmo perciò aspettati dalla maggioranza più coraggio nel ridisegnare il quadro generale dell'istituto delle concessioni demaniali marittime, attraverso la proposizione di misure in grado di tutelare l'attività delle imprese interessate e il diritto di proprietà delle stesse aziende, nonché il principio dell'affidamento, le cui caratteristiche sono, fra l'altro, alla base dei moderni ordinamenti giuridici.

L'azione che il nostro gruppo ha svolto in Commissione attività produttive, anche tramite la presentazione di una proposta di legge del collega Abrignani, aveva come obiettivo primario quello di tutelare un ampio spettro di imprese turistico-balneari nazionali, attraverso la ridefinizione delle aree del demanio marittimo a scopo turistico-ricreativo, per sostenere il processo di ammodernamento e di rilancio del sistema turistico italiano, il cui comparto contribuisce in maniera rilevante alla crescita dell'economia interna.

Lo spirito della proposta verteva anche nel riconoscimento del valore commerciale dell'azienda e quindi di un indennizzo, calcolato in base ai valori di mercato, da corrispondere in favore del concessionario uscente ad opera del subentrante, quale condizione necessaria per l'effettivo subentro, trovando la sua ragione stessa anche nei principi giuridici stabiliti in sede europea.

Ed è proprio sul fronte comunitario che si è assistito ad una scarsa abilità governativa nell'utilizzare la cosiddetta direttiva Bolkestein a nostro sfavore. Ci sono realtà nell'Unione europea, come la Spagna,…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vezzali.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Posso continuare, Presidente? La ringrazio. Ci sono realtà nell'Unione europea - come stavo per dire -, come la Spagna, che hanno fatto valere l'interesse nazionale applicando criteri in grado di tutelare le loro peculiarità geografiche. Ci chiediamo come mai per l'Italia non valga lo stesso principio, avendo il nostro Paese oltre 8 mila chilometri di coste, oltre a tutte quelle capacità tecniche in grado di realizzare stabilimenti balneari ecocompatibili e non impattanti, anche in luoghi diversi da quelli che sono già soggetti a concessioni.

L'articolo 17 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea tutela il diritto di godere dei propri beni ed era da questo principio che bisognava partire. Abbiamo assistito, invece, ad una fretta nel definire un provvedimento che, così impostato, rischia di comportare ulteriori oneri per questo comparto che, lo voglio ricordare, vale il 10 per cento del prodotto interno lordo del settore turistico.

Rammarico va espresso anche per la scarsa considerazione tenuta durante i lavori parlamentari nei confronti delle associazioni di categoria, udite in Commissioni, che rappresentano le persone che oggi sono titolari delle concessioni che hanno prodotto un tessuto sociale ed economico generatore di ricchezza e benessere, contribuendo al decoro, all'ordine, alla pulizia, oltre ovviamente alla tutela degli interessi pubblici connessi alla tutela dei luoghi e alla loro valorizzazione.

Pur tuttavia, voglio registrare una nota positiva, contenuta in questo disegno di legge delega, che ha spinto il nostro gruppo parlamentare ad astenersi su questo provvedimento ovvero il riferimento al riconoscimento del legittimo affidamento, cioè il riconoscimento del fatto che, avendo gli operatori nei decenni precedenti fatto investimenti e creato impresa, basandosi sulle leggi dello Stato, che gli davano un affidamento legittimo e infinito nel tempo, avendo quegli operatori creato impresa in base a quelle norme, essi hanno costruito un affidamento legittimo del quale bisognerà tener conto nella costruzione della legge e dei decreti, sia per quanto riguarda il periodo transitorio sia per quanto riguarda la questione delle selezioni delle evidenze pubbliche. Questo è per noi fondamentale, perché va riconosciuto il fatto che ci sono delle imprese che hanno eseguito investimenti, che vanno tutelate e salvaguardate proprio per le loro caratteristiche.

Altro dato, che ci auguriamo possa essere di buon auspicio per il Governo, è il riconoscimento dell'articolo 12, comma 3, della Bolkestein, che dice che gli Stati possono far valere questioni di interesse nazionale. È per questo che, annunciando l'astensione del gruppo Scelta Civica-ALA su questo provvedimento, ci auguriamo che il Governo, in sede di delega, metta al primo posto la tutela di questa importante realtà del tessuto socio-economico nazionale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io credo sia necessario premettere, almeno da parte del nostro gruppo, che noi siamo assolutamente e totalmente e incondizionatamente contrari alla direttiva Bolkestein e non da oggi, ma da sempre.

Ci sono forze presenti in questo Parlamento e le cui radici culturali e politiche sono nei movimenti che, fin dai primi anni Duemila, si batterono in Italia e in Europa contro quell'impostazione, contro quella direttiva, contro l'idea della liberalizzazione dei servizi sul terreno comunitario, anche mentre altre forze, che oggi si sono spostate su questa posizione, erano assolutamente più distratte, diciamo così.

Eravamo contrari, alcuni di noi fino a rischiare l'incolumità fisica personale in alcuni momenti - io personalmente, ad esempio -, perché ritenevamo che un'Unione europea fondata sul principio di libera concorrenza sia semplicemente un'Unione europea profondamente sbagliata.

Noi siamo contrari all'idea che l'elemento costitutivo di un continente sia il fatto che si debba mettere, diciamo, uno contro l'altro i lavoratori dei diversi Paesi, sempre e solo allo scopo di avere un abbassamento di costo. Ma questo, per noi, vale sempre. Vale quando c'è di mezzo, appunto, l'interesse dei lavoratori dipendenti, vale quando c'è di mezzo l'interesse dei lavoratori autonomi, vale in casi come questi, quando c'è di mezzo l'esercizio di attività imprenditoriali.

Noi siamo contrari ad un equilibro politico e ad una società che si costruisca sul principio della giungla; noi preferiamo, invece, inserire all'interno della discussione sempre elementi democratici, elementi di solidarietà, elementi politici, cioè elementi che ci consentano di determinare e di decidere come debba essere organizzata l'economia e la società nel suo complesso. Quindi, per noi è molto facile essere oggi, come allora, contrari all'impostazione che l'Europa vuole dare su questa materia.

Devo, però, anche sottolineare - e qui lo devo fare con forza - che il dibattito che ho sentito qui dentro, ma che ho sentito anche prima in Commissione, mi sembra un po' viziato da un elemento che in qualche modo va denunciato.

Infatti, viene sempre richiamata la proprietà privata, la proprietà privata, la proprietà privata, come se questo tema, cioè il tema delle concessioni demaniali marittime, sia un elemento che ha a che fare con l'esproprio di temi di proprietà. Qui qualcuno lo fa passare in questi termini, come se ci fosse qualcuno che ha la proprietà di pezzi di spiaggia e adesso arriva qualcun altro e vuole espropriarglieli. Il tema non è questo. Noi siamo di fronte - e va detto, perché, altrimenti, si fa confusione, e va ripetuto ossessivamente fino allo sfinimento - a concessioni pubbliche. Quello di cui parliamo è un bene comune fondamentale, cioè le riviere dei nostri laghi, le riviere dei nostri mari. Sono un bene comune, appartengono a tutti.

E, quindi, nel momento in cui legiferiamo su questa materia, noi dovremmo sempre partire da questo presupposto: noi consentiamo o non consentiamo che i beni comuni rimangano tali? Lo stiamo facendo anche oggi? In parte. In parte lo stiamo facendo, perché quello che vedo in questo Paese, nella materialità, sono spiagge sempre più recintate, in cui comincia a essere impedito persino l'accesso a chi non paga. Sono spiagge in cui, di fatto, è vietata persino la libera balneazione, in cui è vietato stendere il proprio telo da bagno in riva al mare o di lato. Sono spiagge in cui il lavoro nero spesso diventa uno degli elementi - è per questo che abbiamo proposto anche un emendamento, che, purtroppo, l'Aula ha bocciato -, il lavoro nero diventa un elemento ordinario di costruzione dell'attività imprenditoriale.

Non sempre, ovviamente, però questo c'è, e sarebbe ipocrita nasconderlo. Sono spiagge in cui già oggi ci sono, di fatto, le società di capitali. Questa cosa per cui vogliamo raccontare che il modello attuale è quello in cui c'è sempre l'impresa familiare è una balla. C'è anche l'impresa familiare, che noi vogliamo difendere, ma c'è anche l'impresa che fa assolutamente e totalmente business, tanto business; e rispetto a imprese come quelle, per esempio, i canoni attuali sono ridicoli. Anche questo va detto, perché, altrimenti, si perde di vista il complesso; si perde di vista il fatto che noi vorremmo che questi beni comuni venissero restituiti alla loro piena dimensione.

Vorremmo che il Governo, quando fa i decreti legislativi, chiarisse che chi ha le concessioni deve sempre garantire che una persona possa godere del bene balneare gratis, indipendentemente dal fatto che ha o non ha un rapporto commerciale con il bagno di turno.

Vorremmo che chiarisse che i recinti, a proposito di manufatti che devono essere rimossi, devono sparire da ogni angolo di questo Paese. Vorremmo che chiarisse, anche se non ha voluto approvare un emendamento, che evasione fiscale di massa e lavoro nero sulle spiagge non devono e non possono essere tollerati, sulle spiagge ancora di più che nel resto del Paese, perché sulle spiagge parliamo di una concessione pubblica. E vorremmo che si tornasse ad un modello, questo sì, in cui i bagni tornino a essere i bagni di stabilimenti balneari il più possibile vicini alla dimensione della piccola impresa, dell'impresa familiare, perché è vero quello che si dice qui dentro: è quel tipo di impresa che ha fatto, in qualche modo, la fortuna del nostro modello turistico e che oggi è a rischio, a repentaglio. Ma non solo perché arrivano le società di capitali dalla Svizzera, come dice sempre qualcuno, a comprarsi le nostre spiagge, ma perché anche all'interno del Paese noi consentiamo che si faccia questo.

E vorremmo che si fosse molto puntuali nei decreti legislativi nel chiarire che va tutelato il paesaggio e l'ambiente, ma va tutelato anche rispetto al fatto che oggi, non domani, in alcuni punti è già pesantemente compromesso. E, allora, quel passaggio sulla demolizione e rimozione di manufatti deve essere applicato e dovrà essere applicato con coraggio, anche rispetto a situazioni esistenti.

Partendo da questi presupposti, per quanto ci riguarda, le gare vanno bene, non è un problema.

Non è un tema di obbligo dell'Unione europea; è un tema che, quando uno ha in mano una concessione pubblica, è bene che sappia sempre che le concessioni pubbliche non sono per sempre. Non sono per sempre perché bisogna meritarsele, bisogna meritarsele con dei modelli di business corretti, bisogna meritarsele con il rispetto dei lavoratori, bisogna meritarsele in un rapporto con la comunità in cui si è inseriti. Quindi è bene che ci sia, a cadenza regolare, una gara all'interno della quale ognuno possa essere di nuovo messo nelle condizioni di confrontarsi con il mercato e con un'offerta che ci può essere. Non si può pensare, francamente, come alcuni emendamenti proponevano, che uno prenda una concessione pubblica e con questo abbia acquisito un diritto non a vita, ma anche che va oltre le generazioni e lo sfruttamento di un bene comune. Non può essere così. Il punto vero è come ci si arriva a quelle gare.

E su questo penso, francamente, anche con l'impostazione che si è data in questa legge delega, che dei passi in avanti si sono fatti rispetto al passato. Cioè, rispetto a un'impostazione originaria che questo Paese ha avuto e che non ho mai condiviso fino in fondo, cioè l'idea che si dovesse andare avanti con le proroghe, le proroghe delle proroghe e le proroghe delle proroghe delle proroghe, arrivare all'idea che si faccia una gara regolare è bene. È altrettanto bene, però, e decisivo che si riconosca che a chi eventualmente perde quella gara e ha fatto investimenti economici all'interno di quell'attività sia riconosciuto tutto e fino in fondo.

Tutto e fino in fondo vuole dire gli investimenti fatti, ma tutto e fino in fondo - lo dico perché qualcuno dovrà andare avanti a legiferare, il Governo, in materia - vuole dire anche l'avviamento, per esempio; l'avviamento, con tutta la complessità che questo comporta, perché proprio perché noi abbiamo avuto esperienze molto innovative, molto valide nella gestione delle concessioni balneari, ci sono imprese che hanno creato veramente valore dal nulla. Lo hanno creato con la loro creatività, lo hanno creato con la loro capacità imprenditoriale, ed è ovvio che questo lo devi considerare, non ti puoi limitare a dire che l'indennizzo corretto è il costo dei lettini, il costo delle mura del bagno, ma è anche il fatto che, se tu hai preso quello che era uno stabilimento da quattro soldi e lo hai trasformato, grazie alla tua intuizione imprenditoriale, in una vera impresa che funziona e che è in grado di produrre utili, di assumere e via seguitando, questo ti deve essere riconosciuto.

Sarebbe molto meglio, ovviamente, nel caso che funzioni, che ti venisse riconosciuto come possibilità di andare avanti con la tua impresa. Sono certo che saremo in grado di costruire, alla fine, bandi di gara che di questo tengano conto, ma almeno deve essere riconosciuto in termini di indennizzo. Questo per dire che noi ci asterremo alla fine su questo provvedimento, perché, dal nostro punto di vista, qualcosa manca, e qualcosa anche di decisivo, come ho provato a spiegare, perché non abbiamo un eccesso di fiducia in questo Governo - oggi mi sento in vena di eufemismi - e quindi non siamo nelle condizioni di dargli una delega piena. Purtroppo, mi sembra che siamo, e chiudo, davanti, però, all'ennesimo tentativo di buttare la palla in avanti per prendere tempo, perché è chiaro, credo, a tutti che, arrivati al 26 ottobre, con la legislatura in scadenza, questo provvedimento non vedrà la luce piena.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Presidente, Governo, onorevoli colleghi, la direttiva Bolkestein del 2006, recepita in Italia nel 2010, ha stabilito che dal 2016 le concessioni demaniali non possano più essere rinnovate automaticamente, ma debbano essere obbligatoriamente affidate, al momento del rinnovo, a gare ad evidenza pubblica. Dall'entrata in vigore della Bolkestein, la disciplina delle concessioni balneari è stata oggetto di una lunga contrattazione tra istituzioni europee e quelle italiane, le quali ultime non hanno ritenuto di assoggettare il settore alla disciplina della gara. È stata quindi aperta nei confronti dell'Italia una prima procedura d'infrazione comunitaria nel 2008 per l'incompatibilità delle disposizioni del codice della navigazione attinenti al cosiddetto diritto di insistenza, ossia il diritto di preferenza accordato al concessionario uscente in sede di assegnazione della concessione, con i principi della Bolkestein.

La questione è stata sanata successivamente, nel 2009. In seguito il legislatore, in risposta ad altra procedura di infrazione nel 2010, accessoria alla prima, ha eliminato con legge comunitaria del 2010 il rinnovo automatico delle concessioni di sei anni in sei anni. Dal 2009 ad oggi, le imprese balneari hanno potuto usufruire di un periodo di proroga delle concessioni, da ultimo rinnovato con il decreto del 2012, da cui la scadenza delle concessioni in essere al 31 dicembre 2015. In conseguenza di tale disposizione, sono state sollevate questioni interpretative da parte dei giudici italiani anche in merito alle cause che coinvolgevano due aziende balneari ubicate una sul litorale sardo e l'altra sul lago di Garda, che hanno portato a una sentenza della Corte giustizia dell'Unione europea del 2016 con la quale la Corte ha affermato che il diritto comunitario non consente la possibilità di prorogare, in modo automatico e in assenza di qualsiasi procedura di selezione pubblica dei potenziali candidati, le concessioni relative all'esercizio di attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri. La sentenza ha riacutizzato le preoccupazioni dei balneari che, fin dall'adozione delle “direttive Bolkestein”, si sono battuti per poter far rientrare la loro categoria tra quelle esplicitamente escluse dall'applicazione della direttiva stessa. La normativa europea, infatti, non tiene conto della tipicità del settore balneare del nostro Paese e dell'importanza strategica che lo stesso riveste per il turismo italiano, dove a oggi sono attive più di 30 mila imprese concessionarie che danno lavoro a migliaia di persone.

In risposta alla sentenza della Corte di giustizia europea il legislatore italiano nel 2016 ha riconosciuto la validità dei rapporti concessionari già instaurati e pendenti in base alla proroga da ultimo concessa al 31 dicembre 2020. In riferimento alle pertinenze demaniali, lo stesso decreto del 2016 ha stabilito la sospensione dei procedimenti amministrativi pendenti alla data del 15 novembre 2015 in riferimento al calcolo dei canoni, fino al complessivo riordino della disciplina dei canoni demaniali marittimi. I balneari, tuttavia, temono che le soluzioni fin qui raggiunte non li tutelino abbastanza. Proprio in risposta alle loro preoccupazioni - cioè, quelle da parte del settore - abbiamo presentato come nostra proposta, appunto della Lega Nord, le modifiche, riferite al decreto del 2016, recanti la proroga e la definizione del termine con il quale si stabilisce che la durata delle concessioni demaniali marittime, in scadenza nel 2015 e da ultimo poi prorogate al 2020, sia fissata in un tempo indefinito, coincidente con l'adozione, da parte degli enti competenti, della mappatura delle aree demaniali su tutto il territorio. Va detto che la proposta che abbiamo sostenuto rimanda soltanto la questione ma non la risolve definitivamente, per essere onesti, anche se è utile per prendere tempo nella speranza che si possa riaccendere il dibattito sulla possibilità di escludere le concessioni demaniali marittime dall'applicazione della “direttiva Bolkestein”. Questa strategia trova anche conferma nelle recenti posizioni assunte da altri Paesi europei, la Spagna e il Portogallo.

In risposta, invece, questa maggioranza e il Governo cosa hanno fatto? Nel gennaio 2017 il Consiglio dei Ministri ha adottato un disegno di legge delega al Governo - perciò, un Governo che chiederà al Governo, cioè a se stesso - per la revisione e il riordino della normativa relativa alla concessioni demaniali marittime. Di seguito abbiamo visto in Commissione e in Aula che il testo ha subito diverse modifiche e, in particolare, nell'ambito della revisione della modalità di affidamento delle concessioni, dove sono stati introdotti criteri premianti per le strutture che offrono servizi di fruibilità delle infrastrutture e delle spiagge ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla legge a favore delle persone disabili nonché a garanzia della salvaguardia dei livelli occupazionali. Successivamente è stata anche prevista l'assegnazione di una quota dei canoni marittimi ai comuni che sostengono i costi delle gestioni amministrative e delle concessioni demaniali. Tutto questo lavoro si è svolto in Commissione con assoluta armonia e pace del sistema, perché assolutamente c'è stata la volontà da parte di tutti di trovare una soluzione con modalità diverse (e così l'ho anche descritto nella relazione e negli emendamenti precedenti). Nonostante ciò, ci sono ancora molti punti da affrontare: sarebbe opportuna, ad esempio, una riflessione sull'individuazione, già nei principi di delega, di una data di una certa durata del periodo transitorio nonché sulla necessità di adottare uno specifico atto normativo per la regolamentazione del settore della nautica da diporto.

Un'ultima considerazione va fatta sulla scelta dello strumento della delega legislativa, come abbiamo già ripetuto più volte, che difficilmente vedrà attuazione in questo breve periodo che precede la fine della legislatura. Questa scelta si ritiene un chiaro segnale di disimpegno del Governo dal voler adottare una riforma organica del settore che possa restituire competitività alle tante aziende che vi operano a beneficio dell'intero comparto turistico italiano.

In ultimo, fare poi una riforma senza risorse è proprio l'epilogo di questa maggioranza.

Con questo preannuncio il voto contrario da parte del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente. Va detto, in premessa, che noi interveniamo in un settore che funziona, in un settore che vale il 50 per cento del turismo italiano e dentro il turismo italiano è uno dei pochi settori dove vive una logica industriale, una dimensione industriale del turismo. Quindi, noi interveniamo in un settore che funziona. Ma perché interveniamo, allora? Perché siamo impazziti? Potevamo lasciare tutto così com'era e invece no! Noi interveniamo non perché siamo impazziti, ma noi interveniamo perché già nel 2009 sono intervenuti i tribunali italiani. Nel 2009 rispetto alle regole di allora - e, cioè, il diritto di insistenza e il rinnovo automatico - ci sono stati dei tribunali italiani che hanno detto che quello era illegittimo rispetto al diritto europeo e illegittimo non rispetto alla “Bolkestein” ma rispetto al Trattato europeo. Quindi, noi possiamo anche cancellare la “Bolkestein” - e non si può fare e, quindi, così facciamo a meno di tutta questa retorica sulle deroghe alla “Bolkestein” - ma rimangono i trattati e i tribunali si esprimono e si sono espressi, già nel 2009, sulla base dei trattati. Poi, è intervenuta anche la procedura d'infrazione europea e quando si parla di procedura d'infrazione europea facciamo finta di non capire. La procedura d'infrazione non è che la paga uno Stato; la pagano gli operatori e noi dovevamo reagire alla procedura d'infrazione europea. Se non avessimo reagito, noi ci saremmo trovati di fronte al fatto che gli operatori dovevano pagare le more e le sanzioni e, nello stesso tempo, si andava a gara - si andava a gara! - senza nessuna rete di protezione per gli operatori e per le imprese già nel gennaio 2010.

Noi abbiamo impedito tutto questo con una norma - eravamo ai tempi del Governo Berlusconi - con la quale noi abbiamo tolto il diritto di insistenza e abbiamo prorogato al 2015. Poi, siamo intervenuti con una legge delega di riordino del settore (sempre con il Governo Berlusconi). Quindi, anche il Governo Berlusconi, come questo Governo, era intervenuto con una legge delega, cosa che fa impressione adesso al partito di Berlusconi, ma anche Berlusconi era intervenuto con una legge delega e in quella legge delega non c'era il mandato al Governo a fare una proroga di 50 anni, 80 anni o mille anni, così come hanno provato a fare oggi i colleghi del gruppo del partito del presidente Berlusconi. Non c'era questa delega. In quella delega non c'era la proroga sino al 2080; in quella delega c'erano le regole per le evidenze pubbliche. Questa era la delega del Governo Berlusconi: le regole per le evidenze pubbliche e rispetto a questa delega era più povera perché nel frattempo sono intervenuti fatti, atti e anche sentenze della Corte di giustizia europea che ci hanno permesso di arricchire la struttura della delega. Per esempio, in quella delega del Governo Berlusconi non c'era il periodo di transizione che noi, invece, abbiamo inserito in questa delega e, cioè, il principio che se passo da un vecchio regime che regolava le concessioni garantendo un rinnovo automatico infinito - poteva piacere o non piacere ma così era - ad un nuovo regime che va verso le evidenze pubbliche io debbo riconoscere - riconoscere! - il valore di quelle imprese, il legittimo affidamento, l'interesse nazionale e, quindi, devo procedere prima con un periodo di transizione fra un regime vecchio e un regime nuovo. Nella delega del Governo Berlusconi tale previsione non c'era ma c'erano le gare subito e, nello stesso tempo, non c'era il principio del legittimo affidamento, il concetto che ho cercato di spiegare prima: io ho investito, ho creato impresa sulla base di un affidamento legittimo e tu mi devi riconoscere il legittimo affidamento. Questa cosa l'abbiamo potuta inserire perché nel frattempo c'è stata la sentenza della Corte di giustizia europea che lo riconosce, come riconosce l'interesse nazionale all'articolo 12 paragrafo 3 della direttiva 2006/123/CE. E abbiamo potuto inserire nel disegno di legge di delega che è necessario comunque riconoscere il valore commerciale dell'impresa e il valore di impresa perché c'è stata una sentenza di due anni fa sui giochi che ha stabilito che comunque anche al termine di una concessione è necessario riconoscere il valore d'impresa. E quindi, poiché la nostra volontà è premiare e tutelare le imprese esistenti e il turismo balneare e nello stesso tempo far ripartire gli investimenti, abbiamo inserito tutti questi elementi all'interno della delega e non poteva che essere stabilita una delega considerata la complessità della materia. Sono sette i Ministeri interessati, l'Unione Europea, le sentenze, eccetera, eccetera. Perché se noi nel Parlamento, magari con una maggioranza ampia, dovessimo tra qualche minuto approvare una delega con tali criteri e con tali principi, avremo fatto una grande operazione che ci rende più forti nella trattativa con l'Europa sia per rendere più congruo e lungo possibile il periodo di transizione sia, nello stesso tempo, per il fatto di aver definito criteri delle evidenze pubbliche che tengono conto dell'esistenza dell'impresa. E non sono aste: chi dice che è un'asta prende in giro gli operatori perché l'asta richiede una gara al rialzo dell'offerta economica. Non c'è un'asta perché il canone sarà stabilito prima; quindi è una procedura di evidenza pubblica ma non c'è una corsa al rialzo.

Inoltre non c'entra nulla la questione della Spagna e la questione del Portogallo: in Spagna nel 1988 hanno fatto l'esproprio di una proprietà privata perché le spiagge erano private; le hanno espropriate e come indennizzo hanno dato una concessione di trent'anni che poi, due anni fa, hanno rinnovato sino a settantacinque anni ma in quel caso ci troviamo di fronte all'esproprio di una proprietà privata. Dal punto di vista del diritto è una cosa completamente diversa. In questo caso oggi siamo di fronte (tra molte virgolette) ad “un esproprio di legislazione” perché prima c'era un affidamento legittimo che tuttavia noi riconosciamo. La polemica sulle multinazionali, sulle grandi cooperative è una sciocchezza perché ho sentito dire all'interno dello stesso gruppo, da una parte, che questa cosa apre alle grandi cooperative e alle grandi multinazionali e poi esponenti dello stesso gruppo che affermano che non vogliono la limitazione del numero delle concessioni per ogni concessionario perché si va contro le logiche di mercato. Noi poniamo la questione della limitazione del possesso di numero di concessioni da parte dello stesso soggetto proprio perché non vogliamo le multinazionali, perché non vogliamo grandi gruppi che si prendono chilometri di spiaggia. Quindi è evidente la strumentalizzazione di cui si è sentita oggi da parte di alcuni gruppi. Noi siamo convinti…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERGIO PIZZOLANTE. Concludo. Noi siamo convinti che questo sia l'unico modo per tutelare un settore che funziona, le imprese esistenti e far ripartire gli investimenti. Chi propone proroghe di cinquant'anni o ottant'anni sapendo che è intervenuta la sentenza della Corte di giustizia europea che ha dichiarato illegittima una proroga di cinque anni porta il settore alle gare subito. Questa è la grande contraddizione perché, se non è valida una proroga di cinque anni, non può essere considerata valida una proroga di cinquant'anni. Quindi è una presa in giro nei confronti degli operatori e, se noi facessimo un'operazione di quel tipo, andremo incontro ad una nuova sentenza dalla Corte di giustizia europea e, a quel punto, alle gare subito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Il gruppo di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista si asterrà sul provvedimento. Lo facciamo in sintesi perché consideriamo un errore concedere una delega in bianco, nei fatti, al Governo sulla revisione della normativa sulle concessioni demaniali. Avete commesso ancora una volta un errore a maggior ragione perché non avete fatto tesoro della discussione avvenuta poco tempo fa dentro quest'Aula quando abbiamo affrontato, attraverso lo strumento delle mozioni, le tre aree di interesse della direttiva Bolkestein: gli stabilimenti balneari, le guide turistiche e gli ambulanti.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ricciatti. Grazie.

LARA RICCIATTI. Oggi il Governo chiede una delega in bianco: nei fatti quasi priva di contenuti. Guardate, non illudiamo nessuno: se il provvedimento si conclude con il secondo articolo, cioè con la clausola di invarianza finanziaria ossia senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, significa che non c'è, nella pratica, alcuna volontà di tutelare i livelli occupazionali. È inutile parlare di riconoscimento delle professionalità acquisite sia in qualità di concessionario sia in qualità di gestore - vogliamo dirlo molto chiaramente - perché resterà solo nelle pagine di questi fogli e non ci sarà alcuna attuazione. È giusto che il Governo intervenga sulle concessioni ma forse è il caso che i limiti vengano concordati con le associazioni di categoria, le grandi assenti dal disegno di legge sulla delega perché - è bene ricordarlo - le resistenze che spesso sono state palesate non sono incomprensibili se si pensa alla forte connessione tra la presenza di concessioni demaniali o di altro tipo e la generazione di economie locali che rappresentano spesso una delle poche fonti di reddito capaci di mantenere la coesione socio-economica soprattutto in un momento di estrema difficoltà sociale ed economica nel contesto italiano. Non si può penalizzare chi ha investito sulle proprie strutture turistico-balneari facendo affidamento su una proroga disposta da una legge dello Stato. L'applicazione della direttiva Bolkestein rischia di spazzare via un intero sistema turistico se non si corre ai ripari con un intervento legislativo che sappia affrontare, una volta per tutte, una questione per troppe volte rimandata: una vicenda non di facile soluzione che sconta anni di veti incrociati tra diversi interessi e una costante inerzia degli ultimi Governi succedutisi nel definire un quadro normativo complessivo. Resta prioritaria per noi la necessità di tutelare il made in Italy in un settore, come quello balneare, strutturato spesso in piccole aziende familiari che difficilmente riuscirebbero a reggere il confronto con le aziende multinazionali. È inevitabile un adeguamento alle normative europee e sarebbero inutili battaglie contro i mulini a vento ma è necessario che il Governo apra, quanto prima, un tavolo con tutti gli attori del sistema per valutare una soluzione equilibrata che strutturi il sistema transitorio in grado di consentire a chi, per anni, ha continuato ad investire nelle proprie strutture, confidando in una continuità garantita dalle proroghe, di salvaguardare il proprio investimento e, aggiungiamo noi, il proprio futuro. Possiamo penso rivendicare la questione come un fatto tutto inedito e tutto italiano perché, se è vero questo, proverei a fare i conti con il fatto che solo in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, una gran parte delle coste di interesse turistico sono occupate da stabilimenti balneari, da famiglie che vivono tutto l'anno con i profitti di quelle attività e generazioni e generazioni che si sono mantenute gli studi con i lavori stagionali, una tipicità tutta italiana che però in alcune parti del nostro Paese non ha funzionato: bisogna dirlo in maniera altrettanto onesta. Voglio dirlo molto chiaramente: l'accesso alla spiaggia e al mare deve essere praticabile e non obbligatoriamente a pagamento e lo Stato deve sapere quante e quali concessioni demaniali esistono con i confini tracciati centimetro per centimetro. In audizione in Commissione X il rappresentante del demanio lamentò - le colleghe e i colleghi presenti se lo ricorderanno - di non avere dati relativi ai versamenti dei canoni. Per tale ragione, attraverso un nostro emendamento che avete respinto nell'indifferenza semi-collettiva di quest'Aula, vi avevamo proposto di svolgere un censimento prima di conferire eventuali deleghe al Governo: cosa normiamo se non abbiamo nemmeno le cifre precise? Va bene, siamo d'accordo con la progressione del pagamento dei canoni: vanno rivisti. Ma prima sarebbe opportuno conoscerli in modo da avere un'idea di lavoro consapevole di quanto stiamo facendo oggi rispetto alla delega che noi oggi stiamo conferendo al Governo. Noi abbiamo come l'impressione che questa sia una risposta confusionaria e sbagliata a una richiesta o a più richieste che, invece, sono legittime e sono comprensibili. Nel frattempo, forse la legislatura in corso finirà e, per l'ennesima volta, non avremo, anzi non avrete risolto questo annoso problema di non facile soluzione certamente ma che vi trascinate da troppo tempo negli anni, sia a destra che a sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Presidente, Forza Italia è del tutto contraria a questo disegno di legge delega: è contraria al suo impianto, al suo spirito, alla tempistica, ed è soprattutto contraria alle implicazioni future che l'eventuale approvazione di questo disegno di legge delega comporterà per un comparto produttivo che, è stato ricordato da colleghi di diversi schieramenti, rappresenta una voce importantissima del PIL nazionale, del PIL turistico nazionale, e che tocca il cuore di un sistema fatto di piccole imprese. I numeri li abbiamo già detti: sono circa 30 mila, per lo più imprese familiari, a gestione familiare, con un indotto di circa 1 milione di posti di lavoro, diretti e indiretti. Dunque, un comparto strategico della nostra economia, o almeno Forza Italia ritiene che questo comparto debba essere trattato come tale; non ci sembra tuttavia che questo Governo e questa maggioranza lo considerino tale.

Con questo disegno di legge delega si vuole riordinare il settore delle concessioni demaniali marittime, lacuali, fluviali: un riordino che è un'aspirazione, ma purtroppo un'aspirazione irrealistica, perché, lo ricordava poco fa la collega che mi ha preceduto, questo disegno di legge si pone l'onere di riordinare una materia della quale ci mancano i fattori e le informazioni chiave. È vero, in audizione i rappresentanti dell'Agenzia del demanio, nella Commissione competente, sono venuti candidamente ad affermare che lo Stato italiano non ha idea di quante siano le concessioni in essere, non lo sa; il sistema informativo dell'Agenzia del demanio non è aggiornato. Non sa quanto valgono, non sa quanto riscuote, non sa quanti contenziosi sono aperti rispetto a questo regime concessorio, per quali importi: insomma, ci proponiamo di riordinare una cosa (uso proprio volutamente una parola così generica) della quale non conosciamo i contorni. Forse, sarebbe stato più pragmatico, più sensato effettuare una ricognizione reale, vera per quello che riguarda le concessioni in essere e non in essere nel nostro Paese.

Cosa andiamo a riordinare, il disordine? È lo Stato che è mancante in questa situazione, non i concessionari, che hanno, nel pieno rispetto delle leggi, avuto diritto alle loro concessioni e che, nell'esercizio di questo regime concessorio, si assumono un rischio di impresa: non stanno seduti in panciolle ad aspettare e guardare le onde del mare, ma si sono assunti nelle generazioni, nei decenni un rischio di impresa, com'è normale che sia.

È questo un comparto perfetto, estraneo da disuguaglianze, sperequazioni, oscurità? No, assolutamente. Non stiamo facendo la santificazione di un comparto produttivo italiano: stiamo dicendo che un riordino è assolutamente opportuno, ma che tale dev'essere, non un fumoso, vago, non chiaro metodo di delegare in bianco, totalmente, senza alcun criterio stringente un Governo giunto alla fine del suo cammino. È stato definito un governo balneare! Noi stiamo delegando un Governo che ha pochi mesi di vita, e gli diamo sei mesi di tempo con questo disegno di legge delega, non un giorno di più.

Ma ci rendiamo conto dell'assurdità di quello che stiamo compiendo? Abbiamo estromesso il Parlamento dal poter dire qualunque cosa, per quello che riguarda il futuro di un comparto strategico, no? Questo penso che ce lo siamo detti tutti, ci siamo riempiti la bocca di quant'è strategico! E poi cosa facciamo? A fine legislatura deleghiamo un Governo che ha pochi mesi di vita a normare entro sei mesi? Ma insomma, stiamo facendo una cosa che ha senso, o stiamo solo cercando di forzare un'affermazione di principio che non porta alcun beneficio a questo comparto, ma lo consegna inesorabilmente ad una totale e assoluta incertezza sul proprio futuro immediato? È una scelta responsabile questa? Lo chiedo al Governo! Lo chiedo al Governo per tramite suo, Presidente. È una scelta di responsabilità? Stiamo facendo la cosa giusta? Stiamo aiutando questo settore, o siamo semplicemente ideologici, stiamo dicendo: no, noi dobbiamo recepire il dettame della direttiva Bolkestein pedissequamente?

Lo hanno detto prima alcuni colleghi, qui stiamo parlando di beni, le spiagge, e la direttiva Bolkestein si riferisce alla liberalizzazione di servizi, non di beni: siamo proprio fuori dalla materia. Ma non voglio neanche entrare più di tanto nel merito, perché veramente non ne vale la pena, siamo proprio fuori: la direttiva Bolkenstein è stata sconfessata persino dal suo stesso estensore! Peraltro avevamo chiesto di audirlo in Commissione, ma ci è stato detto di no perché non c'era tempo. L'ha sconfessata lui stesso! La complessità di questa direttiva e della sua applicazione fa sì che, entrata in vigore nel 2009, siamo nel 2017 e in tutta Europa, mica solo in Italia, stiamo ancora chiedendoci quali siano i suoi confini di applicazione, come interpretarla. È difficile fare il lavoro che stiamo facendo, è difficile liberalizzare in maniera così tranciante settori interi dell'economia europea. E noi come lo facciamo? Così, a fine legislatura, alla bell'e meglio, senza stabilire alcun criterio, alcun ordine; lo facciamo perché lo vogliamo fare! Diamo alle regioni la facoltà di decidere come definire il mercato e la libera concorrenza a livello locale: perché stiamo facendo questo con il disegno di legge delega in esame, diamo alle regioni la facoltà di decidere sui nostri confini nazionali, i nostri confini. E vivaddio, la storia recentissima del nostro Paese ci dovrebbe dimostrare quanta prudenza e attenzione e cura dovremmo mettere nella salvaguardia dei nostri confini, che sono 8 mila chilometri di spiagge.

E noi li mettiamo a gara: agli operatori stranieri, a non sappiamo bene chi, con quali regimi transitori, con quali garanzie per chi ci ha investito per decenni. Abbattiamo un sistema che funziona, nazionale, che rispetta in pieno la peculiarità della nostra struttura geografica persino, cancelliamo, non difendiamo un tema che è ontologico: i nostri confini li affidiamo così, alla genericità di qualche fumoso disegno di legge delega; e otteniamo un risultato sicuro: abbattere un comparto che funziona, mettere in discussione un modello che funziona.

Perché lo stiamo facendo? Io lo chiedo a questo Parlamento: qual è il vantaggio, quale, perché? Paragoni impropri quelli con la Spagna e il Portogallo? Certo: ogni situazione nazionale è diversa, è imparagonabile quello che è successo dal 1988 in avanti in Spagna o quello che è successo in Portogallo con quello che è accaduto da noi. Ma c'è un criterio dentro le scelte della Spagna e del Portogallo, che ci dimostrano che l'applicazione pedissequa della direttiva Bolkestein oggi, anno 2017, non è una strada inesorabile per noi; che si può negoziare, si può discutere. Non che diciamo: prima facciamo il disegno di legge delega, e poi andiamo a negoziare in Europa. E perché non ci siamo andati? Lo chiedo al Governo: ma perché non è andato a negoziare? Perché non ha fatto valere come priorità la difesa della specificità di questo comparto nazionale? Perché (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)?

Perché non c'è stata la volontà politica. Perché questo disegno di legge delega dimostra che non c'è alcuna volontà politica di difendere questo comparto, perché è fatto di piccole e medie imprese familiari. Mica è un grande gruppo di potere nel nostro Paese, mica sono le autostrade, mica sono i grandi detentori di concessioni che vengono rinnovati in automatico: no, sono piccole aziende, e noi le vogliamo distruggere queste piccole aziende! Questo Governo, questa maggioranza probabilmente non ritengono che siano da difendere, da tutelare; invece noi pensiamo: sì, debbono essere tutelate, perché sono quello che ci riesce di fare meglio, piccola e media impresa. Questo! E quindi Forza Italia le difenderà, e le difende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). E non è vero, non è vero che questo disegno di legge delega salvaguarderà questo settore, perché se no tutte, tutte le associazioni di categoria non sarebbero furiose, ma sarebbero contente. Se sono tutte contrarie probabilmente qualche ragione ci sarà!

Allora io chiedo un'ultima volta, faccio veramente un ultimo appello a questo Governo e a questa maggioranza: siamo sicuri che stiamo facendo una cosa buona per il nostro Paese, che stiamo difendendo il nostro Paese, che stiamo producendo un atto in questo Parlamento positivo, sensato?

PRESIDENTE. Concluda.

DEBORAH BERGAMINI. No, siamo certi che non lo stiamo facendo; e per questa ragione Forza Italia esprime il proprio convinto dissenso nei confronti di questo disegno di legge delega (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Il disegno di legge che stiamo per votare dispone la delega della revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, ad un Governo che, vorrei sottolineare, ha praticamente finito il suo mandato e la sua durata costituzionale. Un Governo che non sta più in piedi, un Governo vittima di ricatti interni, che nei voti segreti cade costantemente, ed è costretto a porre la fiducia su tutto. Non più di dodici ore fa, avete posto cinque fiducie al Senato nell'arco di una giornata sulla legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il Governo che vuole rinnovare e rivedere tutto il settore.

Oggi, davvero, voi ci state chiedendo di darvi carta bianca, il nulla osta, per toccare un comparto turistico fondamentale per la nostra economia? Per favore, non scherziamo su queste cose. Non possiamo assolutamente lasciare in mano tutto ad un Governo senza numeri, senza idee e senza vergogna. Non avete più i numeri per fare nulla e volete ancora una volta prendere in giro tutto il settore con questa ennesima delega, chiedendo al Parlamento di darvi carta bianca, il nulla osta. Siamo d'accordo su una cosa però, l'intervento normativo è necessario, ma una delega è la strada sbagliata. Oggi si doveva trovare il coraggio di provvedere direttamente a riordinare il sistema, di dare la possibilità al Parlamento, che rispecchia il Paese nel suo complesso, quindi le sue esigenze, e non solo da parte della maggioranza, di poter dire la sua e creare un sistema davvero positivo perché espressione delle diversità del settore.

In Commissione lavoro è stato paradossale: tempi biblici, emendamenti assorbiti, bocciati, portando avanti linee-guida fumose e poco chiare. Per anni, tutti, e dico tutti, i Governi, il centrodestra fosse ancor più dal centrosinistra, hanno fatto buon viso a cattivo gioco trovando sempre l'escamotage giusto per rinviare e sotterrare il problema sotto la sabbia; questo hanno fatto tutti i Governi fino a oggi! Deroghe, proroghe e deleghe, l'iter dal 2009 ad oggi è stato questo. L'incertezza assoluta, nella mente di alcuni, ha fatto respirare gli operatori del settore per qualche anno, ma la verità è che nessuno aveva il coraggio di affrontare la questione e tutti i gruppi che si stanno astenendo oggi pare che vogliamo fare ancora questo. In passato, e oggi, queste riforme, finte riforme, riforme bocciate, non hanno fatto altro che bloccare gli investimenti e quindi le opportunità di miglioramento in un settore che per il tessuto produttivo nostro Paese è importante e fondamentale. Rimandare non risolve nulla. Sarebbe stato necessario decidere davvero e fare chiarezza, che è l'unica soluzione per affrontare i problemi, se si vuole governare seriamente. Ma purtroppo, anche questa volta, siamo di fronte ad una farsa, ad un finto riordino che - voi lo sapete - si insabbierà al Senato. Voi avete solo in mente la vostra legge elettorale, vi siete dimenticati i vitalizi e aspettate solo di sapere i collegi dove piazzare i vostri uomini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), tutto il resto non vi interessa più. La verità, signori, è che, ancora una volta, state prende in giro la categoria. Sapete che non riuscite a portare in porto questo provvedimento, lasciando la patata bollente un'altra volta a chi verrà dopo.

Parlavamo dell'incertezza, proprio la causa principale dei problemi di un settore in cui da troppi anni gli investimenti sono molto meno di quelli che dovrebbero essere. E non se ne può fare certo una colpa agli operatori del settore: chi investirebbe in un sistema a questo livello di incertezza? Nessuno. Noi pensiamo che in primo luogo sia necessario introdurre procedure di selezione che assicurino garanzie di imparzialità e di trasparenza, che siano davvero premianti della professionalità, tenendo conto, ad esempio, della professionalità acquisita, ma anche delle capacità e della proposta in essere. Al contempo, è necessario creare procedure che individuino l'offerta che garantisca la più alta sostenibilità ambientale, che offra il servizio migliore al fruitore, ricordando che tutti, nessuno escluso, hanno diritto di usufruire delle aree di demanio perché, ricordiamolo sempre, sono un bene pubblico e quindi tutti devono essere messi nelle condizioni di accedervi. Chiariamo una volta per tutte: la spiaggia non è una proprietà privata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa convinzione deve finire, la spiaggia può essere data in concessione ad un privato che fornisce un servizio per un tempo limitato. Questo è quanto bisogna fare oggi. Se si rispetteranno questi criteri, sarà possibile dare un servizio realmente efficiente e positivo, migliorativo dello stato attuale, per tutti, in primo luogo per i concessionari. Proprio per questo è altrettanto necessario stabilire i limiti minimi e massimi di durata delle concessioni in maniera chiara e definitiva. Per noi: non meno di dieci anni e non più di quindici anni, entro i quali le regioni fissano la durata delle stesse, per garantire adeguata pluralità e differenziazione dell'offerta, con la previsione di un adeguato periodo transitorio per l'applicazione della disciplina di riordino. Per noi, questo andava scritto nero su bianco, con una legge chiara, ma voi - ripeto - avete scelto lo strumento della delega ancora un'altra volta.

Apro una parentesi poi sulle regioni, perché è importante. Sulle leggi regionali ad hoc che stanno uscendo qua e là, non ultima la Liguria, dove il centrodestra, con la Lega e Forza Italia, stanno ancora una volta prendendo in giro la categoria, gli operatori e l'intero settore, promettendo cose che sanno di non poter fare, solo per mettere la bandierina in vista delle politiche. A tal proposito, ricordo che Toscana e Abruzzo hanno fatto le medesime leggi, poi impugnate dal Governo.

La questione inerente alle concessioni è senza dubbio molto spinosa, siamo d'accordo. Non bisogna dimenticare gli operatori seri, che sono tantissimi, ma la prima cosa da fare oggi è definire norme chiare che tutelino la concorrenza leale e chi ha lavorato onestamente, investendo e facendo crescere il turismo in Italia. Molte sono piccole imprese.

Il MoVimento 5 Stelle vuole da sempre aiutare le piccole imprese - e tutti lo sapete -, le imprese che migliorano il sistema; in questa fase di cambiamento è necessario, ma se lo realizziamo in modo giusto porterà a un miglioramento per tutti.

Nella nostra visione, che, come sapete, vuole essere in primo luogo a favore delle piccole e medie imprese, che spesso in questo caso sono imprese familiari, noi proponiamo una concessione per regione e massimo due su tutto il territorio nazionale per ciascun concessionario attraverso un sistema che non può essere facilmente aggirato, che prevede il controllo anche del capitale sociale dell'operatore interessato. Questo permetterà di tenere lontano le grandi multinazionali.

Inoltre, nel passaggio tra il sistema attuale e quello nuovo, è necessario indennizzare il concessionario uscente se ha effettivamente fatto investimenti certificati negli ultimi dieci anni che è un tempo congruo per gli ammortamenti. Ciò crea un sistema premiale per chi ha lavorato bene e vuole investire nel rispetto delle norme, dei residenti, del turista e dell'ambiente, mettendo anche finalmente chiarezza nello sfruttamento dell'arenile libero. Finalmente le regioni - mi viene sempre in mente la Liguria, ma in tutta l'Italia - potranno ripristinare le quote di spiaggia libera già stabilite da leggi regionali. La delega ha fallito più volte, la delega è una presa in giro proposta a qualche mese dalle elezioni, la delega è l'ultimo tentativo disperato di un Governo e di una maggioranza finita. La delega a questo Governo, per noi, è inaccettabile, ed è per questo che voteremo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Camani. Ne ha facoltà.

VANESSA CAMANI. Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, ci apprestiamo a portare finalmente a compimento la riforma, che auspichiamo sia definitiva, della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime.

Interveniamo in un ambito che risulta oggi confuso e articolato, sul quale si sono susseguiti nel tempo numerosi interventi legislativi e attorno al quale si è sviluppata una discussione che ha attraversato, a diverso titolo e in più occasioni, anche questa legislatura.

Le criticità in questa materia sono diverse e sono numerosi i profili attorno a cui in questi anni si sono consolidati ricorsi e contenziosi: il tema della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente, il cosiddetto diritto di insistenza.

Finalmente, ora, dopo un lungo percorso travagliato, arriva all'attenzione del Parlamento un testo puntuale che consente di affrontare in maniera organica tutte le questioni aperte, uniformando la disciplina italiana alle linee guida comunitarie e incentivando, allo stesso tempo, lo sviluppo e l'innovazione delle imprese turistiche del settore balneare. È innegabile, infatti, che il settore turistico-balneare ha vissuto, in questi anni, nel pieno di una grave incertezza normativa, determinata da continue stratificazioni legislative, mai risolutive, tentativi di proroghe, azioni giudiziarie e contenziosi in sede nazionale e in sede europea. Un comportamento, quello del legislatore, che ha contribuito a costruire quel quadro normativo precario che ha finito per danneggiare le attività imprenditoriali e per minare la credibilità dell'Italia in Europa.

Rispetto a questa tendenza all'inseguimento delle reiterate emergenze, crediamo che oggi serva una risposta chiara e definitiva, anche per l'importanza strategica che il comparto del turismo balneare riveste nel nostro Paese.

Ci stiamo rivolgendo ad un settore che coinvolge 30 mila imprese, è già stato ricordato, che riguarda oltre 100 mila lavoratori, che diventano quasi 300 mila, se si considera anche l'indotto, e che ha fatto segnare quest'anno oltre 90 milioni di presenze turistiche.

È a questo mondo che noi, ora, finalmente, possiamo e dobbiamo offrire una risposta adeguata. Lo facciamo anche sgomberando il campo dall'equivoco di fondo che ha guidato la maggior parte degli interventi effettuati in questa materia e sul quale molte forze politiche, anche oggi, in questi anni, hanno giocato in maniera propagandistica.

Non esiste un conflitto permanente con le istituzioni comunitarie. La complessità della questione non si può banalizzare, addossando ogni responsabilità ai contenuti della direttiva Bolkenstein, perché la Comunità europea - e così anche in riferimento alla direttiva servizi - non impone mai criteri rigidi o interventi regolatori. La normativa comunitaria si limita ad affermare principi di carattere generale, a cui gli Stati membri sono chiamati a conformarsi, agendo sulla normativa nazionale.

Così è avvenuto anche nel 2006, per la Direttiva 2006/123/CE, che, nello specifico di questa materia e con l'obiettivo di dare attuazione agli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha indicato, nel quadro della libera prestazione dei servizi del mercato interno, la necessità di introdurre i principi della concorrenza, della parità di condizioni, dell'obiettività e della legalità nell'assegnazione delle concessioni demaniali, lasciando al contempo al legislatore nazionale ampi spazi di discrezionalità.

È solo di fronte all'immobilismo del legislatore nazionale che interviene il diritto comunitario ed è esattamente quello che è successo in questi anni, con la responsabilità di chi, alimentando la falsa promessa che nulla sarebbe cambiato, ha sostanzialmente rinunciato ad esercitare il proprio ruolo. Ed è responsabile anche chi oggi vorrebbe proseguire su questa strada dell'incertezza e del contenzioso.

Al contrario, noi riteniamo che la fase degli interventi emergenziali debba terminare e siamo pronti a presentare al settore una riforma definitiva, agendo proprio dentro quegli spazi di discrezionalità che indica la stessa direttiva servizi.

PRESIDENTE. Onorevole Bonomo! Prego, onorevole Camani.

VANESSA CAMANI. E ci sentiamo di condividere pienamente anche la scelta dello strumento della delega al Governo, uno strumento che corrisponde esattamente alla specificità del tema, che consente di proseguire il dialogo con gli imprenditori del settore e che garantisce, in ogni caso, la successiva verifica in sede di Commissioni parlamentari, circa la corretta applicazione dei criteri indicati. Criteri che sono stati oggetto di una lunga discussione parlamentare, grazie a un valido lavoro di confronto, preciso e puntuale, durato settimane, che ha coinvolto le due Commissioni di merito, il Governo e le forze politiche, teso a migliorare ed integrare la scrittura originaria. E oggi restituiamo al voto dell'Aula un testo profondamente rivisto, grazie al quale siamo in grado di realizzare un effettivo contemperamento dei diversi interessi pubblici in campo.

In primo luogo, si stabilisce che il Governo, in riferimento alle procedure selettive, preveda modalità di affidamento che valorizzino le attività imprenditoriali, che tutelino gli investimenti, che sostengano le professionalità acquisite, che salvaguardino i livelli occupazionali. Pur garantendo il rispetto della concorrenza e del libero mercato, dunque, si riconosce esplicitamente il valore commerciale dell'impresa, come interesse da tutelare, e il sostegno degli investimenti, come elemento necessario per favorire lo sviluppo economico.

In secondo luogo, si pone al centro dell'interesse pubblico il principio di sostenibilità ambientale, stabilendo che vengano individuati criteri premianti per la tutela delle risorse naturali, per la valorizzazione delle peculiarità territoriali e delle forme di gestione integrata delle attività, per l'incentivazione di strutture a basso impatto ambientale. Questo è un passaggio importante. Legare lo sfruttamento economico del bene, oggetto di concessione, alla questione ambientale consente di riconoscere un ruolo determinante all'azione di pianificazione territoriale e alla gestione naturalistica del bene.

Oltre alle specifiche indicazioni legate alla modalità di affidamento, la delega prevede anche specifici criteri, relativi alle concessioni stesse, finalizzati a sottrarre questi atti al mero criterio dell'automaticità ed inserendo elementi di equità, come ad esempio la previsione di limiti minimi e massimi di durata delle concessioni, in modo da assicurare una continuità d'uso, che sia in grado di rispondere al meglio all'interesse pubblico, oppure come l'indicazione di agganciare l'onerosità del canone alla tipologia del bene, commisurandola alla valenza turistica del sito. Dunque, indicazioni precise sul metodo di assegnazione e sui canoni concessori.

Ma sono due gli aspetti di assoluta novità, che introduce questo provvedimento e che rappresentano, a nostro avviso, gli elementi che possono mettere in sicurezza il settore, nel pieno rispetto delle disposizioni comunitarie. Il primo è l'affermazione del principio del legittimo affidamento. Nel momento in cui si procede ad una nuova disciplina, infatti, non si può prescindere dalla realtà in cui si interviene.

Sancire come rilevante l'elemento del legittimo affidamento, decisione che trova giustificazione giuridica nel principio di certezza del diritto, significa riconoscere ai soggetti, che hanno costruito la propria attività d'impresa sulla base di un'aspettativa connessa alla durata senza scadenza della concessione, la piena legittimità di tale aspettativa, sulla base del fatto che, all'epoca della scelta di investimento, l'apparato normativo garantiva loro nel tempo la concessione.

La procedura di selezione, dunque, dovrà tenere in considerazione questo principio, individuando percorsi di tutela, attraverso i quali ricondurre progressivamente anche queste concessioni a logiche di contendibilità e di libera concorrenza.

E conseguentemente, per le medesime ragioni, si introduce, per via esplicita, la disciplina generale, che individua un periodo transitorio per l'applicazione della nuova riforma alle concessioni, consolidate prima del 31 dicembre 2009, entro cioè il termine per il recepimento della direttiva Bolkestein, sulla base della valutazione che, fino a quella data, il contesto normativo nazionale non era, nei fatti, in contrasto con l'ordinamento comunitario.

Il secondo elemento è l'introduzione del riferimento specifico all'articolo 12, comma 3, della direttiva servizi, che consente agli Stati membri di tenere conto, nello stabilire le regole per le procedure di selezione, di motivi imperativi d'interesse generale. Valutazione di salute pubblica, obiettivi di politica sociale, di salute e di sicurezza dei lavoratori, protezione dell'ambiente, salvaguardia del patrimonio culturale, sono tutti i principi ammessi come meritevoli di tutela. Sono numerosi, dunque, i principi e criteri attorno ai quali abbiamo costruito questa delega, che superano definitivamente la logica delle proroghe indistinte e che introducono rilevanti elementi, che consentono agli operatori italiani finalmente di affrontare questa fase, con la certezza che le selezioni pubbliche saranno costruite, in modo tale da proteggerli, proteggere i loro investimenti, per metterli nelle condizioni migliori per vincere la sfida della libera competizione e dell'innovazione.

Per queste ragioni riteniamo che questo provvedimento rappresenti un passo avanti importante, in materia di concessioni demaniali, che consente al nostro Paese di mettersi al riparo da ulteriori contenziosi da parte delle istituzioni comunitarie, consentendo tutti gli elementi che ci permetteranno di rivendicare la correttezza anche formale dell'impostazione della delega. E rappresenta un passo avanti per il tessuto imprenditoriale del settore, che potrà ora vedere riconosciuta una disciplina organica e definitiva.

Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4302-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4302-A: “Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 2142-2388-2431-3492.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,45).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione delle mozioni, concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Mi sembra, tuttavia, che vi sia un'intesa tra tutti i gruppi, nel senso di rinviare tale discussione alla seduta di martedì 7 novembre, quale primo argomento iscritto all'ordine del giorno. Resta inteso che sarà, comunque, la Conferenza dei presidenti di gruppo, che avrà luogo nella giornata odierna, a provvedere, in sede di predisposizione del calendario del mese di novembre, alla calendarizzazione di tale argomento.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 968 - D'iniziativa dei senatori: Pagliari ed altri: Norme in materia di domini collettivi (Approvata dal Senato) (A.C. 4522).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 4522: Norme in materia di domini collettivi.

Ricordo che, nella seduta del 16 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentate del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 1.10 Mucci.

GIUSEPPE ROMANINI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo? Se il Governo, per favore, è lasciato…grazie.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Invito al ritiro o parere contrario, conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.10 Mucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Lo ritiro e presento un ordine del giorno - anche per evitare che il provvedimento vada tra le braccia di Morfeo del Senato - anche se questo emendamento è importante, trattasi di semplificazione e digitalizzazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Glieli leggo io, se vuole, onorevole Ferri. Ordine del giorno n. 9/4522/1 Gallinella.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/4522/1 Gallinella, parere favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/4522/2 Massimiliano Bernini, n. 9/4522/3 Benedetti, n. 9/4522/4 Lupo e n. 9/4522/5 Parentela, il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/4522/6 Tripiedi è accolto come raccomandazione, così come l'ordine del giorno n. 9/4522/7 Colletti.

Sugli ordini del giorno n. 9/4522/8 Daga, n. 9/4522/9 Mongiello, n. 9/4522/10 L'Abbate e n. 9/4522/11 Schullian il parere è favorevole.

Gli ordini del giorno n. 9/4522/12 Castiello, n. 9/4522/13 Simonetti e n. 9/4522/14 Guidesi, sono accolti come raccomandazione.

Sugli ordini del giorno n. 9/4522/15 Cova, n. 9/4522/16 Taricco, n. 9/4522/17 Zanin, n. 9/4522/18 Prina il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/4522/19 Lacquaniti è accolto come raccomandazione, anzi no, scusi il parere è favorevole.

Sugli ordini del giorno n. 9/4522/20 Mucci, n. 9/4522/21 Mazziotti Di Celso, n. 9/4522/22 Menorello e n. 9/4522/23 Nesi il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo se c'è qualcuno che non accetta le raccomandazioni. Sono accettati tutti con le relative raccomandazioni? Bene, grazie.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, Governo, esprimo il voto favorevole della componente socialista al provvedimento, e consegno il testo.

PRESIDENTE. È autorizzato, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marti. Ne ha facoltà. Non c'è, bene, si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

ANTONIO PLACIDO. Consegno il testo e dichiaro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti... Prendo atto che anche lei dichiara voto favorevole e consegna il testo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Presidente, chiedo di poter essere autorizzato alla consegna della dichiarazione di voto. Ci dispiace solo che questo provvedimento è tanto inversamente proporzionale, dal punto di vista dell'importanza, al tempo che gli stiamo dedicando e, quindi, voteremo convintamente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lacquaniti. Ne ha facoltà.

LUIGI LACQUANITI. Grazie, Presidente. Anch'io consegnerò il testo, annunciando il voto favorevole del gruppo di Articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signor Presidente, dichiaro il voto a favore da parte del gruppo di Forza Italia, mettendo in rilievo anche il grande lavoro fatto per arrivare a questo obiettivo da parte della Commissione agricoltura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

FILIPPO GALLINELLA. Presidente, colleghi, abbiate solo 3 o 4 minuti di pazienza. Il provvedimento che abbiamo esaminato in queste settimane definisce, anche nel rispetto del dettato costituzionale, una situazione, quella dei domini collettivi, che non ha mai avuto contorni chiari e che con questa legge vogliamo regolamentare. In Italia, lo voglio ricordare, tra comunanze, università agrarie e altre proprietà collettive parliamo di oltre 1,6 milioni di ettari. Si parla, in pratica, di trovare una collocazione nello spazio giuridico dei cosiddetti usi civici, ossia l'utilizzazione di un bene comune da parte di una collettività, un insieme di diritti che spettano a ciascun residente, non come singolo, ma come membro di una comunità a cui appartiene. La Costituzione ce lo dice quando riconosce il concetto di sussidiarietà, intesa come la capacità di gestire collettivamente il territorio e l'interesse generale, come, ad esempio, quello della protezione e della valorizzazione ambientale.

Con questa norma, finalmente, anche i comuni dovranno rispettare le regole che i domini collettivi normano e situazioni di conflitto e scontro, come quelle che stanno avvenendo tra la comunanza agraria di Gualdo Tadino, che è la più grande d'Italia, e il comune, cesseranno una volta per tutte. È inevitabile, quindi, accogliere con favore questo testo che certifica al contempo sia il diritto giuridico di chi usa il bene pubblico sia quello dello stesso bene che sottostà all'uso della comunità e che per legge resterà comunque pubblico.

Questo è un provvedimento che contribuisce a portare avanti il concetto di bene comune, così come concepito, tra l'altro, anche da Stefano Rodotà che voglio ricordare con una sua citazione: Ci sono beni che non coincidono né con la proprietà privata né con la proprietà dello Stato, ma esprimono dei diritti inalienabili dei cittadini. Questi beni sono appunto detti comuni: dal diritto alla vita al bene primario dell'acqua, fino alla conoscenza in rete. Tutti ne possono godere e nessuno può escludere gli altri dalla possibilità di goderne. Per tutte queste ragioni, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ovviamente, l'onorevole Palese è autorizzato alla consegna del testo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taricco. Ne ha facoltà. Scusi, onorevole Taricco. Qual è il problema, onorevole Palese? Ho detto che è autorizzato alla consegna del testo. Bene. Prego, onorevole Taricco.

MINO TARICCO. Presidente, nella convinzione che questa legge che stiamo approvando dà una risposta ad una carenza normativa che si trascinava da troppo tempo, esprimo il parere favorevole del Partito Democratico e chiedo di poter consegnare il testo.

PRESIDENTE. È autorizzato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Velocemente, tanto ho soltanto un minuto, ma voglio sottolineare l'importanza di questo provvedimento che, come è stato detto precedentemente, riconosce, finalmente, una categoria che per troppo tempo, per tanti anni era stata marginalizzata, con il superamento della divisione fra proprietà privata e proprietà pubblica e l'introduzione di una nuova categoria di beni che, appunto, è ascrivibile alla categoria dei beni comuni. Si parte dall'agricoltura, perché è da lì che c'è l'utilizzo storico, ovviamente, tradizionale, degli usi civici, per arrivare, poi, probabilmente, alla possibilità di estenderlo all'utilizzo di tanti altri edifici dismessi e abbandonati, ma che vengono utilizzati dalla collettività nelle forme più innovative oggi nelle nostre città.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ADRIANO ZACCAGNINI. Quindi, il mio voto è fortemente positivo e, soprattutto (Commenti), sottolineo come quest'Aula, come al solito, si comporta in maniera incivile nel dibattito parlamentare.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIUSEPPE ROMANINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMANINI, Relatore. Signor Presidente, porto via solo pochi secondi, però concedetemeli, per ringraziare tutti i gruppi che, con grande senso di responsabilità, ma anche con grande condivisione, hanno dapprima ritirato tutti gli emendamenti proposti, poi, sono arrivati ad un'approvazione, consegnando i testi; approvazione di una legge che può sembrare una piccola legge e che però dà certezza giuridica ad un modo diverso di possedere, quello collettivo, che il fascismo, con una legge del 1927 aveva cercato completamente di liquidare. Io, questa cosa, la vorrei ricordare e ricordare anche quanto le organizzazioni familiari montane hanno lavorato per difenderla e per arrivare a questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4522)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4522: S. 968 - "Norme in materia di domini collettivi" (Approvata dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

Colleghi, siccome oggi è una giornata piena di suspense, dobbiamo revocare la votazione e riaprirla, perché c'è un problema tecnico con il meccanismo. Quindi, la votazione è revocata. Siamo pronti? Bene.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4522: S. 968 - "Norme in materia di domini collettivi" (Approvata dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per la lettura dell'esito di tale riunione e dell'ordine del giorno della seduta di domani.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,20.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di Novembre 2017.

PRESIDENTE. Comunico che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto che la prossima settimana l'Assemblea non terrà seduta.

Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di novembre:

Lunedì 6 novembre (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4652 – Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali della proposta di proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 81).

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

•  disegno di legge n. 4505-B – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (approvato dalla Camera e modificato dal Senato)

•  proposta di legge n. 4653 – Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione)

Martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 novembre (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 10 novembre) (con votazioni)

Seguito dell'esame delle mozioni Martelli ed altri n. 1-1716, Carfagna ed altri n. 1-1727, Binetti ed altri n. 1-1732, Saltamartini ed altri n. 1-1733, Brignone ed altri n. 1-1734, Vezzali ed altri n. 1-1735, Galgano ed altri n. 1-1736, Spadoni ed altri n. 1-1737, Rizzetto ed altri n. 1-1739, Bechis ed altri n. 1-1740 e Di Salvo, Gebhard, Scopelliti ed altri n. 1-1742 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4652 – Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 81).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

•  disegno di legge n. 4505-B – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (approvato dalla Camera e modificato dal Senato);

•  proposta di legge n. 4653 – Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 14 novembre (a.m.)

  Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

•  n. 3365-B - Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

•  n. 1041 – Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.

Discussione sulle linee generali della proposta di modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

•  n. 4461 - Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010 (Approvato dal Senato);

•  n. 4462 – Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013 (approvato dal Senato);

•  n. 4463 – Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 (Approvato dal Senato);

•  n. 4464 - Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011 (Approvato dal Senato).

Martedì 14 (p.m., con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 15 e giovedì 16 novembre (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 17 novembre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

•  n. 2305-A/R e abbinate – Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica;

•  n. 3365-B - Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

•  n. 1041 – Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.

Seguito dell'esame della proposta di modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80).

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

•  n. 4461 - Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010 (Approvato dal Senato);

•  n. 4462 – Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013 (Approvato dal Senato);

•  n. 4463 – Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 (Approvato dal Senato);

•  n. 4464 - Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011 (Approvato dal Senato).

Nella seduta di mercoledì 15 novembre, a partire dalle ore 16,30, avrà luogo il seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 56-D – Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (per la sola votazione finale, a maggioranza assoluta, previe dichiarazioni di voto).

Lunedì 20 novembre (a.m./p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali della proposta di proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 82).

Discussione sulle linee generali della mozione Colonnese ed altri n. 1-1683 concernente iniziative volte a superare le criticità della normativa in materia di prevenzione vaccinale.

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

•  n. 4465 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 18 novembre 2009 e a Quito il 20 novembre 2009 (Approvato dal Senato);

•  n. 4466 – Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Perù per la cooperazione nel campo della sicurezza e difesa e dei materiali per la difesa, fatto a Roma il 17 marzo 2010 (Approvato dal Senato);

•  n. 4467 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Macedonia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 1° dicembre 2014 (Approvato dal Senato);

•  n. 4468 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Mozambico sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Maputo il 19 marzo 2014 (Approvato dal Senato);

•  n. 4686 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine concernente i locali del Centro situati in Italia, con Allegati, fatto a Reading il 22 giugno 2017 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

•  nn. 4388 e 4610 – Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo;

•  n. 4665 - Disposizioni per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioachino Rossini (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 21 e mercoledì 22 novembre (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame della proposta di proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 82).

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della mozione Colonnese ed altri n. 1-1683 concernente iniziative volte a superare le criticità della normativa in materia di prevenzione vaccinale.

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

•  n. 4465 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 18 novembre 2009 e a Quito il 20 novembre 2009 (Approvato dal Senato);

•  n. 4466 – Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Perù per la cooperazione nel campo della sicurezza e difesa e dei materiali per la difesa, fatto a Roma il 17 marzo 2010 (Approvato dal Senato);

•  n. 4467 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Macedonia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 1° dicembre 2014 (Approvato dal Senato);

•  n. 4468 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Mozambico sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Maputo il 19 marzo 2014 (Approvato dal Senato);

•  n. 4686 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine concernente i locali del Centro situati in Italia, con Allegati, fatto a Reading il 22 giugno 2017 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

•  nn. 4388 e 4610 – Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo;

•  n. 4665 - Disposizioni per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioachino Rossini (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Lunedì 27 novembre (a.m./p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

•  disegno di legge n. 4631 e abbinate – Disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali;

•  proposta di legge n. 4376 – Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato;

•  proposta di legge n. 4679 - Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);

•  proposta di legge n. 2976 e abbinata - Istituzione del Registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam.

Discussione sulle linee generali delle mozioni Dellai ed altri n. 1-01738 e Brunetta ed altri n. 1-1725 concernenti iniziative in relazione al progetto di Addendum alle linee guida della Banca centrale europea in materia di crediti deteriorati.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 184 e abbinate - Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

Martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 novembre (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 1° dicembre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

•  disegno di legge n. 4631 e abbinate – Disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali;

•  proposta di legge n. 4376 – Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato;

•  proposta di legge n. 4679 - Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche (Approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);

•  proposta di legge n. 2976 e abbinata - Istituzione del Registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam.

Seguito dell'esame delle mozioni Dellai ed altri n. 1-01738 e Brunetta ed altri n. 1-1725 concernenti iniziative in relazione al progetto di Addendum alle linee guida della Banca centrale europea in materia di crediti deteriorati.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 184 e abbinate - Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Nelle giornate di lunedì 13, giovedì 23 e venerdì 24 novembre l'Assemblea non terrà seduta.

Nella giornata di martedì 14 novembre non avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Nella giornata di venerdì 24 novembre non avrà luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 4653, 3365-B, 4686, 4338 e 4610, 4665, 4631 e abbinate, 4376, 4679, 2976 e abbinata e 184 e abbinate, nonché dei Doc. XXII, n. 81 e XXII, n. 82, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

Interventi di fine seduta (ore 15,23).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Oggi, per me che sono triestina e per tutti i triestini in genere, è una giornata molto importante, per la profonda italianità di Trieste, che getta le sue radici culturali nelle vicende storiche che l'hanno vista protagonista e vittima, costretta per anni al ruolo di terra irredenta, faglia culturale e linguistica per due universi, simbolo di quella questione italiana mai del tutto risolta e le cui ferite sono oggi ancora aperte e vive.

Il 26 ottobre del 1954, Trieste tornava all'Italia, suscitando commozione nell'intero Paese, con quel senso di patriottismo che solo chi è stato sotto un'altra bandiera può capire e provare. Ma commemorare il passato serve solo se lo sguardo è proiettato in avanti, al futuro, ed è con questa convinzione che auguro alla mia città di saper fare del proprio bagaglio di memoria un punto di forza, senza dimenticare il proprio percorso e sapendo rimanere una città orgogliosamente italiana, con una profonda e innata vocazione europea.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 27 ottobre 2017, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ORESTE PASTORELLI, ANTONIO PLACIDO, ROBERTO SIMONETTI, ROSANNA SCOPELLITI, DOMENICO MENORELLO, LUIGI LACQUANITI, ROCCO PALESE E MINO TARICCO (A.C. 4522)

ORESTE PASTORELLI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Una funzione fondamentale per i nostri territori, finalmente sancita dalla presente legge attraverso il riconoscimento della natura pubblica di questi beni e della loro perpetua destinazione agro-silvo-pastorale.

Si aggiunga poi l'importante principio, contenuto nella legge, in base al quale tali beni sono gestiti in piena autonomia dalle stesse collettività che li utilizzano attraverso loro enti esponenziali.

Solo chi ha infatti un collegamento forte con quei domini o usi civici ne può interpretare al meglio la funzione nel rispetto delle identità locali.

Riteniamo che il presente testo di legge sia particolarmente significativo per i contenuti normativi che introduce nel nostro ordinamento e rispetto ad esso esprimo il convinto voto favorevole della componente socialista.

I domini collettivi, intesi come quei terreni o immobili oggetto di godimento da parte di una determinata collettività, hanno una storia antichissima e un forte radicamento in alcune parti del nostro Paese.

Ciò nonostante, ad oggi manca una legge che definisca il regime di questi beni e riconosca autonomia soggettiva e gestionale a quelle comunità che li utilizzano o li hanno in proprietà, e dia certezza alle situazioni giuridiche ad essi connessi.

Ebbene, il provvedimento persegue proprio questi obiettivi, dando un'identità giuridica chiara a situazioni dai contorni sino ad oggi incerti.

L'importanza di disciplinare i domini collettivi risiede nella loro storica funzione di conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico.

ANTONIO PLACIDO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). La materia di cui al provvedimento in discussione è tutt'altro che irrilevante. Forse non è casuale che il fascismo tentò di sopprimere gli usi civici. Solo in apparenza, infatti, essa appartiene ad un passato antico: allude invece a nostro avviso a temi e questioni di straordinaria attualità.

Già l'Articolo. 9 della Costituzione repubblicana si misurava con le questioni connesse ai domini ed alla proprietà collettiva, rappresentando essa uno degli strumenti all'origine della formazione delle comunità di villaggio e dunque degli stessi Comuni : intelaiatura istituzionale originaria che è alla radice dell'organizzazione della vita sociale e politica che oggi conosciamo.

Detta in altri termini, il provvedimento che oggi licenziamo può aprire la strada a forme normativamente più efficaci, di quelle attualmente vigenti, di tutela di beni e di interessi di rilevanza comune (ambiente, paesaggio), quotidianamente fatti oggetto delle forme di aggressione più spinte in nome dell'ideologia del primato del mercato.

Tutela e valorizzazione del territorio, come risorsa fondamentale al servizio dello sviluppo delle comunità locali: il contrario della religione del mercato sposata acriticamente nei decenni che abbiamo alle spalle.

Il nuovo profilo giuridico attribuito ai domini collettivi, intanto, li pone al riparo dalle innumerevoli insidie che di recente ne hanno minacciato l'esistenza e dota le comunità locali di strumenti di tutela utili a preservare corpi idrici, boschi, terreni che restano inalienabili, indivisibili, inusucapibili, conservando la loro originaria destinazione (civica e demaniale) e i vincoli fondamentali di cui erano gravati.

L'emendamento che il gruppo di Sinistra Italiana al Senato ha inteso proporre e che l'assemblea ha accolto (a proposito di giovani agricoltori e di eventuali future procedure di assegnazione) proietta i vecchi usi civici nella prospettiva, modernissima, dello sviluppo locale, ponendo in capo a soggetti concreti e materialmente motivati le leve di una tutela attiva delle risorse comuni e di una loro effettiva valorizzazione orientata a finalità produttive di interesse collettivo.

Si interrompe cosi la spirale che tante volte ha spinto verso una avventata cessione a privati anche di terreni gravati da usi civici e si apre la strada perché il loro godimento torni a vantaggio dei cittadini e della comunità tutta.

Voteremo convintamente a favore del provvedimento, fiduciosi che esso possa diventare un primo passo per spingere più avanti il nostro ordinamento giuridico verso il compiuto riconoscimento di un “tertium genus” della proprietà: collettiva, cioè né pubblica né privata.

ROBERTO SIMONETTI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Signor Presidente, Onorevoli colleghi, Signori membri del Governo, sul territorio esistono tracce di usi civici e domini collettivi dì origine antichissima, derivano nella maggior parte dei casi da impianti addirittura medievali. Stiamo parlando, quindi, di un qualcosa che preesiste al diritto e alla Costituzione, che è storia della nostra civiltà. Dobbiamo ricordarci della storia di molti paesi e territori dove, talvolta, a seguito delle condizioni povere e dell'isolamento proprio della vita di un tempo, si era creata una forma particolare di collettivismo. La necessità di collaborazione rendeva gli aggregati per certi versi chiusi, quasi gelosi delle loro caratteristiche. Al loro interno le comunità erano fortemente legate tra di loro, con rapporti di obbligo e diritti reciproci, in modo tale che la collettività quasi sostenesse se stessa. E cosi nacquero questi istituti che avevano appunto la funzione di fornire un servizio pubblico. Oggi pensiamo a questi istituti come qualcosa di obsoleto, di antico, ma sono assolutamente moderni e attuali e si intersecano, sotto certi aspetti, con la tutela e la valorizzazione del territorio e soprattutto del patrimonio ambientale e paesaggistico.

Purtroppo durante i secoli si sono trascurati i domini collettivi e gli usi civici che, legati a tradizioni a modi di vivere e di condurre e tutelare il territorio, hanno contraddistinto le comunità locali fino ad oggi. Si tratta di forme organizzative che, ancora oggi, rivestono rilievo economico, ambientale e sociale, consentendo l'esercizio del pascolo, dei legnatico, della semina e della caccia.

Siamo soddisfatti che questa legge definisca i diritti, i doveri e le funzioni stesse di queste importanti preesistenze che nascono non da cavilli giuridici medievali, ma dalle attività che le popolazioni hanno svolto collettivamente e dall'uso che hanno fatto dei beni per secoli.

Quando si dice che l'ambiente è proprietà «di tutti», non significa che non sia di nessuno. Il problema dell'ente collettivo è che spesso, essendo di tutti, non ha né padroni né gestione.

Con il concetto di dominio collettivo si vuole raggiungere la possibilità di vivere in prima persona l'ambiente, per sentirlo proprio, per cui l'approccio alla valorizzazione del territorio non deve passare attraverso un sistema quasi museale, ma deve avere una forma di progettazione cosciente del paesaggio, perché non è un'entità statica, ma dinamica. Le persone devono vivere il territorio, il paesaggio, l'ambiente, e creare un rapporto che porta alla coscienza collettiva del territorio stesso. Il dominio collettivo deve quindi avere l'obiettivo della conservazione stessa dell'ambiente e del paesaggio, per una continuità delle tradizioni, perché noi siamo l'ambiente in cui siamo nati e dove viviamo. È per questo che possiamo, dobbiamo, avere una piena coscienza del territorio.

Il dominio collettivo è una forma di aggregazione sociale di altissimo valore civico, che rinsalda i valori della solidarietà civile e il rapporto semplice di vicinato. È con questo istituto che riusciamo a strutturare meglio le componenti delle nostre comunità, perché dobbiamo salvare una comunità fatta di popolo e territorio.

Si ritiene, pertanto, molto importante il provvedimento in esame, perché la questione relativa ai domini collettivi è troppo spesso contornata in maniera sfumata, non precisa o addirittura con approssimazioni e dimenticanze che poi, emergendo nel corso di un procedimento amministrativo, danno corso a rilievi e, quindi, a ricorsi.

Avendo una storia pre-comunale ed essendo stato un patrimonio collettivo costruito con fatica dai residenti per una gestione collettiva funzionale perlopiù alle attività pastorali ed agricole, è corretto che i beni collettivi debbano essere amministrati con le regole che questi usi civici si sono dati nel tempo e che a volte possono sembrare in conflitto con il nostro ordinamento democratico.

Se dobbiamo muovere una piccola critica a questo provvedimento potremmo dire che esso lascia ancora aperto uno spiraglio, un'alea d'incertezza, nel punto in cui parla di «diritti di godimento». Prendiamo, per esempio, un bene come un bosco. Il diritto di godimento sarebbe relativo al legnatico, perché di anno in anno un lotto o un grande appezzamento possono essere sfruttati ai fini del legname. In epoca passata sì procedeva alla ripartizione delle quote di legname per capofamiglia o capofuoco; ma, negli ultimi anni, quando sempre meno famiglie utilizzano la legna per scopi di riscaldamento domestico si è provato a cercare una soluzione alternativa per la ripartizione delle quote, si è provato a ridistribuire per equivalente, il che significa che l'amministrazione dei beni civici vende il legname, monetizza e restituisce. Non potendo dare denaro, però, restituisce un bene equivalente, che, con riferimento al legnatico per riscaldamento, potrebbe essere per esempio gas, in bombole o fornito in qualche altra maniera. Purtroppo, non essendo prevista la vendita e un rimborso monetario per equivalente non si è potuto pensare ad una soluzione alternativa, quindi si dovrà ancora dare la legna. Attualizzando quindi il provvedimento, sarebbe stato forse più opportuno dire che il soggetto che appartiene della comunità gode di un pieno diritto di godimento dei beni, ancorché trasformabili in beni fungibili o equivalenti.

Quello in esame è un caso più unico che raro, perché si procede a una valorizzazione, riconoscendo l'importanza delle comunità locali per quello che valgono, delle persone e dei territori.

È un bene che questa legge faccia chiarezza su questo tema. È un bene che chi si approccia a un territorio consideri le comunanze e i domini collettivi come un interlocutore istituzionale costituzionalmente riconosciuto, affidabile, identificabile, con cui potersi sedere al tavolo e decidere il destino di un territorio e di un bene collettivo.

Questa norma, tutto sommato, va a sancire delle cose importanti e a fissare dei paletti più rigidi su alcune questioni. E con questo articolato, seppure breve, si è voluto dare loro una istituzionalizzazione e una definizione. Per questa ragione il Gruppo Lega Nord voterà a favore del provvedimento in esame.

ROSANNA SCOPELLITI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore del progetto di legge concernente “Norme in materia di domini collettivi”. Per domini collettivi si intende, sebbene non esista una loro definizione normativa, una situazione giuridica in cui una determinata estensione di terreno (di proprietà sia pubblica che privata) è oggetto di godimento da parte di una collettività per un abituale uso agrosilvopastorale. I domini collettivi sono soggetti alla Costituzione e trovano il loro fondamento negli articoli 2, 9, 42 e 43 della Carta.

Inoltre, i domini collettivi costituiscono in particolare i beni oggetto del diritto di uso civico.

Gli usi civici integrano un residuo di antiche figure di diritti sui generis a contenuto reale spettanti ad una collettività organizzata ed insediata su un territorio ed a ogni suo membro che può quindi esercitarlo uti singulus.

Il contenuto consiste nel trarre utilità da terre di appartenenza pubblica o privata per il perseguimento di finalità di interesse generale: tali utilità consistono generalmente nella raccolta di legna, erba, funghi, uso di acque, semina, pascolo, caccia.

La disamina dell'istituto può trarsi dalla sentenza n° 19792 del 28 settembre 2011, con cui la Cassazione civile ha ritenuto non assoggettabile a espropriazione forzata un bene soggetto ad uso civico.

La stessa sentenza rileva come, storicamente, la funzione di tali istituti sia stata quella di fornire un sostentamento vitale alle popolazioni in un particolare momento nel quale la terra rappresentava l'unico elemento dal quale le medesime popolazioni potevano ricavare i prodotti necessari per la sopravvivenza.

Il progetto di legge al nostro esame prevede che i domini collettivi si contraddistinguono per l'esercizio, da parte dei singoli, dei soli diritti di godimento, di utilizzazione e di uso, mantenendo in ogni caso in capo a tali beni, inusucapibili ed intrasferibili, la loro natura pubblica.

Pertanto, la proposta di legge offre un quadro certo sulla destinazione che questi beni possono avere, al fine di conferire certezza nei diritti di godimento anche in quei rapporti sociali sino ad ora rimessi a fonti di regolazione subordinata.

L'articolo 1 del progetto di legge riconosce i domini collettivi come ordinamento giuridico primario delle comunità originarie.

In particolare, i domini collettivi hanno la gestione del patrimonio naturale, economico e culturale che coincide con la base territoriale della proprietà collettiva.

Essi si caratterizzano, quindi, per l'esistenza di una comunità che è proprietaria collettivamente dei beni e che esercita individualmente o congiuntamente i diritti di godimento sui terreni dove insistono tali diritti.

Il Comune svolge, di norma, funzioni di amministrazione di tali terreni salvo che la comunità non abbia la proprietà pubblica o collettiva di tali beni.

Il riconoscimento formale dei domini collettivi è quindi di estrema importanza per il territorio ed il paesaggio che comprende specificità agrosilvopastorali inalienabili.

Infatti, il riconoscimento dei domini collettivi come ordinamento giuridico primario delle comunità originarie costituisce un riconoscimento di grande valore per la conservazione dei caratteri identitari dei territori, oltre che per la valorizzazione degli ambienti naturali.

Con questo progetto di legge, quindi, si vuole definire una sistemazione, ma anche una tutela giuridica ad una serie di istituti di proprietà collettiva che rappresentano una ricchezza non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista naturale, sociale e culturale.

Una misura per dare una connotazione giuridica a questi beni che vengono messi a disposizione per l'utilizzo, l'uso e anche lo sfruttamento con particolari destinazioni.

Tra l'altro, il progetto di legge riconosce come compito della Repubblica quello di valorizzare i beni collettivi di godimento per una serie importante di ragioni che risultano fondamentali per lo sviluppo delle collettività locali e che sono essenziali per la tutela del patrimonio ambientale nazionale. Inoltre, sono riconosciuti e tutelati i diritti di uso e di gestione collettivi preesistenti alla costituzione dello Stato italiano.

Sono, altresì, riconosciute le comunioni familiari esistenti nei territori montani le quali mantengono il diritto a godere ed a gestire i beni conformemente a quanto previsto negli statuti e nelle relative consuetudini.

In questo modo si individua un importante e fondamentale forma di utilizzo che può determinare un arricchimento anche economico delle comunità.

In questo contesto viene inoltre definito il regime giuridico dei beni collettivi prevedendo la loro inalienabilità, indivisibilità, inusucapibilità, la perpetua destinazione agrosilvopastorale e la sottoposizione degli stessi a vincolo paesaggistico.

Quindi, questo progetto di legge contribuisce ad uniformare il regime giuridico della proprietà collettiva del nostro Paese che costituisce una realtà molto importante soprattutto di valenza economico-produttiva e sociale assicurando la coltivazione dei terreni per diverse finalità.

E' senza dubbio importante, quindi, riaffermare l'importanza dei domini collettivi quali strumenti di salvaguardia e di tutela del territorio, ma anche di valorizzazione dello stesso in un'ottica di partecipazione della comunità locale alla gestione dei medesimi.

E' evidente come risulti necessario approvare questo progetto di legge che garantisce un riconoscimento giuridico dei domini collettivi in funzione di un intervento di salvaguardia e di protezione della natura e dell'ambiente, ma che comprende anche finalità di sviluppo economico produttivo delle aree dove insistono tali beni.

Di più: perché il provvedimento obbedisce in toto anche al principio di sussidiarietà orizzontale come previsto dall'articolo 118 della Costituzione.

Tale articolo, infatti, ha riconosciuto che lo Stato, le Regioni, le Città metropolitane, province e comuni favoriscano l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati per lo svolgimento di attività di interesse generale.

Da ciò si fa discendere la capacità di auto-normazione e di amministrazione delle collettività organizzate di cittadini nello svolgere un'attività di interesse generale quale quella della valorizzazione dei propri beni a fini anche ambientali.

Nel ribadire il voto favorevole del Gruppo Parlamentare di Alternativa Popolare al progetto di legge in esame, possiamo affermare l'importanza del medesimo che serve a fare chiarezza circa la definizione certa dei domini collettivi in modo che gli stessi rappresentino un punto fondamentale per la salvaguardia, la tutela e lo sviluppo dei territori.

DOMENICO MENORELLO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Grazie Presidente, Riteniamo sia bene proseguire nell'opera normativa sugli spazi “oscuri” della nostra legislazione.

Infatti si tenta qui di conferire certezza a situazioni giuridiche soggettive, dai contorni troppo sfumati sedimentati nel tempo, in una concezione privatistica che poco ha a che fare con il concetto stesso di dominio collettivo, dove ai singoli viene garantito l'usufrutto, non la proprietà.

Questo provvedimento va in questa direzione e non possiamo che appoggiarlo.

In effetti si tratta dell'introduzione di uno spazio fra il diritto privato e il diritto pubblico, di un riconoscimento di fonti giuridiche riferibili ai corpi intermedi.

Finalmente il legislatore sta ascoltando gli insegnamenti di Paolo Grossi, che da decenni si batte contro il tabù dell'esclusiva statale sul diritto civile in materia di diritti reali, recuperando la capacità normativa delle comunità civili, come testimoniano le grandi tradizioni italiane quali quelle a proposito di usi civici, proprietà regoliere, usi collettivi et similia.

Troviamo soddisfacenti anche le soluzioni sulle competenze, che valorizzano le amministrazioni locali, sperando e confidando che faranno buon uso degli strumenti qui messi a loro disposizione.

In tal senso, nelle intese ex art. 116 comma 3 costituzione questa materia potrà trovare particolare e adeguato rilievo.

Come l'aula avrà oramai compreso, noi civici innovatori, con un impegno, sia personale sia di gruppo, puntiamo sulla trasparenza della pubblica amministrazione e la digitalizzazione dei processi che significa semplificazione per i cittadini troppo spesso vessati dallo Stato.

Anche in questo provvedimento abbiamo proposto un emendamento volto a tale obbiettivo: la registrazione dei dati inerenti al proprio demanio civico, le superfici utilizzate e i periodi di utilizzo, nell'ambito del sistema informativo agricolo nazionale.

A fronte dell'impegno che si è assunto il Governo su questo tema, e considerata la positività del provvedimento, dichiaro il voto favorevole dei Civici innovatori.

LUIGI LACQUANITI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario. Il tema dei domini collettivi, al cui riconoscimento oggi è chiamata la Camera, ci proietta in un tempo arcaico, quando gli Istituti giuridici di derivazione romanistica della proprietà pubblica e della proprietà privata, non avevano ancora assunto una fisionomia compiuta. I domini collettivi, o per meglio dire quegli usi locali denominati in modi differenti, che permettevano talora l'accesso alla terra, la sua fruizione, con una disciplina locale atta ad evitare i conflitti fra famiglie, clan, comunità locali, sopravvivono fino ai nostri giorni, attraversando tutta l'Età classica, e poi il Medioevo e l'Età moderna. La crisi stessa dell'Impero romano, il Medioevo paiono anzi conferire nuova forza all'Istituto dei domini collettivi: invasioni, pestilenze, povertà, carestie furono tutte circostanze storiche, a cui le comunità locali reagirono, facendo ricorso costante anche con Regolamenti e Statuti, a quegli usi locali che permettevano l'accesso alla terra e la sua piena fruizione, a quanti, pure, non erano titolari del diritto di proprietà. L'evoluzione dei domini collettivi permette a un certo punto l'accesso alla terra alla ristretta comunità locale, evitando i conflitti interni ad essa, escludendo nel contempo dalla fruizione della terra, quanti non appartenevano a quel villaggio, a quella civitas. In questo senso i domini collettivi, lungo la Penisola, cooperarono anche alla nascita e allo sviluppo delle comunità cittadine.

Questo, Presidente, è un breve inquadramento storico necessario a comprendere come i domini collettivi riescano a sopravvivere ai cambiamenti della Storia e a giungere fino ai nostri giorni. Ma anche a comprendere come i domini collettivi sono in realtà istituti molto eterogenei, con denominazioni molteplici e scopi e modalità di fruizione svariati, Istituti che hanno subito molte trasformazioni, prima di arrivare fino a noi. Oggi la Camera è appunto chiamata al loro riconoscimento approvando in via definitiva un progetto di legge che ha il primo merito di riconoscerli, ma anche di riordinarli conferendo una veste giuridica omogenea. L'orizzonte normativo in cui viene pensata questa disciplina fa esplicito riferimento ai Principi fondamentali della Costituzione. All'articolo 2 che riconosce le formazioni sociali dove i singoli realizzano la propria personalità. E all'articolo 9 che assegna alla Repubblica la tutela del paesaggio. Dunque, in questa visione, l'esercizio dei domini collettivi permetterà a singoli, associazioni, Enti, di realizzare la rispettiva personalità e di tutelare il paesaggio. E poi fa esplicito riferimento all'articolo 42 che riconosce, ma anche condiziona l'esercizio della proprietà alla sua funzione sociale. E infine all'articolo 43 che pone nei fini di utilità generale e nel preminente interesse generale le condizioni che permettono l'espropriazione, salvo indennizzo, a favore dello Stato, di enti pubblici o di comunità di lavoratori o di utenti, di determinate imprese o categorie di imprese. Questa è la prospettiva entro cui viene oggi definita la disciplina dei domini collettivi, come “diritti dei cittadini di uso e gestione dei beni di collettivo godimento, preesistenti allo Stato italiano”. Il progetto di legge correttamente detta l'inalienabilità, l'indivisibilità, l'inusucapibilità, la destinazione agro-silvo-pastorale perpetua delle terre soggette a dominio collettivo, e il loro vincolo paesaggistico.

Signor Presidente, faremmo un cattivo servizio al Paese se pensassimo che i domini collettivi, possano mutare radicalmente l'assetto produttivo del comparto agricolo. O possano essere un istituto alternativo alla proprietà pubblica e alla proprietà privata. Non è questo, evidentemente, lo scopo dei domini collettivi. Può essere istruttivo, in questo senso, ricordare nell'Inghilterra del XVIII secolo l'approvazione delle leggi che imponevano la recinzione dei terreni agricoli. Ne vennero danneggiati soprattutto quanti, senza essere titolari di diritti di proprietà, beneficiavano dell'accesso a terreni comuni e a terreni privati, anche in forza dei domini collettivi, e che perdendo così una fonte di sussistenza primaria a seguito delle recinzioni, a seguito della preclusione dell'accesso ai terreni, abbandonarono le campagne, alimentarono il processo di urbanizzazione e la mano d'opera per la Prima rivoluzione industriale allora agli albori. Il risultato, per così dire paradossale, fu il ridimensionamento radicale dei domini collettivi, il crollo della mano d'opera agricola, ma nello stesso tempo l'incremento esponenziale della produttività agricola con l'introduzione di nuove, moderne tecniche di coltivazione.

I domini collettivi che oggi approviamo, come dicevo, non muteranno forse il comparto agricolo, non possono nemmeno essere intesi come uno strumento necessariamente atto allo sviluppo della produttività del comparto agricolo. Tuttavia quando questa disciplina entrerà a regime, con la collaborazione indispensabile delle regioni, delle comunità locali, delle associazioni sensibili alla difesa del paesaggio, i domini collettivi potranno permettere, questo si, una tutela più efficace del territorio, delle risorse idriche, la difesa dei boschi e dei pascoli, la valorizzazione delle aree montane, oggi spesso soggette ad abbandono. E guardando a questo scopo, alla tutela del territorio, che attende ancora una più ampia valorizzazione, un più efficace intervento legislativo, che il Gruppo di Articolo 1 voterà convintamente a favore di questo provvedimento.

ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Signor Presidente, il disegno di legge in esame di iniziativa parlamentare, affronta un tema molto avvertito e presente in diverse realtà del territorio italiano, specie della grande e vasta realtà della provincia italiana: quello dei domini collettivi.

Trattasi di un testo completo che affronta in modo organico i diversi problemi di tipo giuridico e di tipo pratico legati ai beni di godimento collettivo. Questi rappresentano, innanzitutto, un'autentica ricchezza naturale ma anche un patrimonio culturale ed economico del nostro Paese.

Si arriva a varare questa nuova disciplina dopo circa novant'anni, perché le disposizioni che sinora hanno regolato la materia risalgono al 1927, per quelle che sono le norme primarie, e al 1928, per quelli che sono i regolamenti di attuazione e le prime disposizioni. Appare, pertanto, quanto mai necessaria l'approvazione di questo disegno di legge e va rilevato, appunto, che l'utilizzo dei domini collettivi è un uso che si tramanda di generazione in generazione. Ad esso sono legati gli interessi di vaste collettività, specie in determinate zone, ad esempio quelle di montagna.

In tante realtà della nostra montagna, tanto per fare un esempio concreto, si utilizzano i boschi, si taglia il legname e si impiegano i fondi per la valorizzazione dell'intera comunità. In altre località i domini collettivi sono utilizzati per il pascolo comune del bestiame di tanti allevatori che, oltre a sviluppare la nostra economia agricola, costituiscono un puntuale presidio del territorio anche da un punto di vista idrogeologico. Ma altrettanto importante è il valore della conservazione delle diverse specie naturali, soprattutto delle biodiversità, che si ritrovano in territori estesi, addirittura per migliaia di ettari di terreno.

Vorrei, infatti, ricordare che la proprietà collettiva rappresenta circa il 3,6 per cento del territorio italiano e che consta di più di 11.000 chilometri quadrati. Lo stesso discorso riguarda le dimensioni: sono circa 2.500 i soggetti o gli enti preposti alla gestione di un territorio così vasto e variegato. Spesso intere montagne e interi orizzonti sono racchiusi in proprietà collettive e custodite dalle popolazioni locali, con la consapevolezza che da quei luoghi viene il loro passato ma procede, per quei luoghi, anche il loro futuro.

Ai beni collettivi è legata una serie di valori e soprattutto quell'idea di sussidiarietà attraverso la quale si compie la gestione partecipata dei territori in modo fattivo e positivo. Attraverso la proprietà collettiva si realizza l'impegno di tante persone che vivono il territorio ed aiutano a gestire quello che è un autentico patrimonio comune: la propria terra.

Attraverso questo patrimonio condiviso si possono raggiungere e si raggiungono diversi scopi istituzionali che, in quanto interessi della propria comunità di riferimento, vengono sempre prima degli interessi dei singoli.

Ecco perché quello dei domini collettivi è un patrimonio culturale italiano da salvaguardare, da valorizzare, da lasciare in eredità alle generazioni future attraverso un complesso normativo aggiornato e coerente. Insomma, un capitale da trasmettere alle generazioni future, perché tante sono le generazioni che lo hanno tramandato a noi.

Questa è, oltretutto, una legge molto attesa dagli amministratori dei demani e degli usi civici, così come delle comunioni familiari, istituti che sono veri e propri eredi delle prime democrazie dei villaggi.

Tra l'altro, va ricordato che viene lasciata alle singole Regioni la possibilità di regolamentare le fattispecie non previste da questa, che rappresenta una vera e propria legge quadro e ovviamente viene lasciata al dominio collettivo la possibilità di stabilire le regole per l'utilizzazione del demanio, facendo così cessare anche i numerosi contenziosi fra Stato e Regioni.

Così come rimane intoccabile il regime della inalienabilità, della indivisibilità, della inusucapibilità e della perpetua destinazione agro-silvo-pastorale dei terreni.

Voglio ricordare, infine, che su questi temi si era già registrata una vasta sensibilità tra i parlamentari di tutti gli schieramenti, che aveva portato alla costituzione persino di un intergruppo parlamentare denominato «Amici della proprietà collettiva».

Insomma, per le ragioni esposte, questo è un disegno di legge che trova certamente il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia e del quale auspichiamo anche l'immediata realizzazione.

MINO TARICCO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4522). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con il voto di oggi qui alla Camera su questa proposta di legge, già approvata dal Senato, “Norme in materia di domini collettivi”, si colma una lacuna, che si stava trascinando da troppo tempo, e soprattutto si chiude un periodo troppo lungo nel quale molte comunità hanno dovuto spendersi sul piano giudiziario e politico per difendersi e per tirarsi fuori dall'ambito di applicazione di una legge fascista del 1927, la legge 1766, che di fatto indirizzava verso la “liquidazione” giuridica le proprietà collettive.

Si arriva quindi dopo novant'anni dal varo di disposizioni che miravano alla soppressione, ad approvare un testo che invece riallarga orizzonti a questo istituto giuridico.

La legge dà infatti riconoscimento giuridico ai domini collettivi, che sono situazioni giuridiche legate al godimento di specifiche estensioni di terra, abitualmente riservate ad un uso agro -silvo-pastorale, di boschi da parte di una determinata comunità, che trae utilità da quel bene, individualmente o congiuntamente tra gli aventi diritto.

La proprietà collettiva presenta caratteri di affinità sia con la proprietà privata in quanto allo stesso modo gode del bene in esclusività, sia con la proprietà pubblica, oltre ad una caratteristica che la rende diversa da entrambe, cioè la sua assoluta indisponibilità: la proprietà collettiva non può infatti essere alienata, non può essere espropriata, non può essere usucapita e non può essere neanche data in garanzia.

Da qui una serie di problemi a cui il progetto di legge pone rimedio attraverso l'adozione di un regime uniforme per il riconoscimento di personalità giuridica alla proprietà collettiva.

Stiamo parlando di un istituto giuridico, come è emerso anche nella discussione, che origina in consuetudini che sono tramandate da millenni: già nella “tavola di Polcevera” un reperto rinvenuto nel 1506 e risalente al 117 avanti Cristo, che tratta di una controversia in cui Senato di Roma si esprime sui beni di una comunità ligure si parla di “ager publicus”.

Norme consuetudinarie fissate in statuti, che risalendo il Medioevo, sono arrivati praticamente inalterati fino ad oggi.

Stiamo parlando però di una realtà di oltre 1,5 milioni di ettari cioè quasi il 10% della superficie agricola totale (SAT) e quasi il 4% della superficie complessiva del paese, alcune fonti, asseriscono addirittura numeri maggiori, che fa capo a comunioni familiari montane e comunali, a comunanze, a consorzi di utenti, università agrarie, beni sociali, vicinie, regole, partecipanze agrarie, società di antichi originari, consorterie, ASUC, ad ASBUC, frazioni, o ai comuni che gestiscono le proprietà collettive.

Parliamo di circa 2.500 i soggetti e gli enti preposti alla gestione di un territorio vasto e variegato, parliamo quindi di una realtà rilevante, di cui non è possibile non tenere conto.

Basterebbero questi soli dati spiegare l'importanza delle finalità e degli obiettivi strategici di questa legge.

I domini collettivi sono al tempo stesso una realtà che ha radici antichissime, nelle bonifiche di territori paludosi che in epoca medievale ovviamente potevano essere intraprese solo da molte persone e nel corso di più generazioni, per cui coloro che rendevano coltivabili quei terreni col proprio lavoro potevano poi dirsene proprietari e sfruttarli, ma non potevano dividere tra loro il quel bene così ottenuto, perché consapevoli che fuori del lavoro comune questo sarebbe ritornato presto alla condizione precedente.

E realtà anche più recenti, quando i pascoli erano manutenuti da una determinata comunità di villaggio e potevano quindi conseguentemente essere sfruttati dai membri di quella comunità, o i boschi, anch'essi nella proprietà collettiva delle comunità circostanti, comunità che si facevano carico della loro della loro manutenzione e ne gestivano con norme locali, in molti casi codificate in Statuti, l'utilizzo.

Ma questa norma rappresenta anche qualcosa di nuovo che nel dibattito è stata definita un seme di futuro.

A questo riguardo, non credo sia solo una fortunata coincidenza che siano trascorse solo poche settimane dall'approvazione della legge sui piccoli comuni.

Perché questa legge, come quella, pone l'accento sul riconoscimento della centralità delle comunità, che soprattutto in molte aree interne e nelle zone di montagna rappresentano il vero e proprio valore aggiunto per guardare al futuro con la strumentazione necessaria per poterlo fare con fiducia.

Non sono considerazioni teoriche o ideologiche, ma il frutto di concrete esperienze che in numerose comunità locali stanno accompagnando, anche sul piano culturale e valoriale, i percorsi dei domini collettivi, che rappresentano sicuramente un'autentica ricchezza naturale, ma anche un patrimonio culturale ed economico del nostro Paese.

Attraverso la proprietà collettiva si realizza infatti l'impegno di tante persone che vivono il territorio ed aiutano a gestire quello che è il loro più importante patrimonio comune, il bene più prezioso per quella comunità.

Partecipazione, controllo, mutualità erano le regole per costruire un equilibrio un tempo di sopravvivenza e forse oggi di benessere.

Un equilibrio che teneva sempre insieme i diritti del presente con la responsabilità verso il futuro, sia in termini generazionali che in termini ecologici, dove vi era la consapevolezza che rompere quell'equilibrio significava compromettere a volte in modo pesantissimo la vita di tutta la comunità e al tempo stesso dei propri discendenti.

Una consapevolezza, che peraltro dovrebbe stare alla base del senso civico di cui avvertiamo oggi più che mai il bisogno.

Ecco perché quello dei domini collettivi è un patrimonio culturale da salvaguardare, da valorizzare e da lasciare in eredità alle generazioni future anche attraverso questo aggiornato e coerente quadro normativo.

Per questi motivi esprimo convintamente il voto favorevole del Partito Democratico

Grazie Presidente.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 5 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 1 e 18 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 e dalla n. 53 alla n. 58 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 3 la deputata Tinagli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 5 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 la deputata Rostellato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 13 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 15 e 22 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 36 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla 7, dalla n. 36 alla n. 39 e dalla n. 42 alla n. 44 il deputato Valiante ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 41 e 42 il deputato Marco Di Stefano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 42 e 46 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 42 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 43 e 45 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 46 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 46 e 47 la deputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 48 il deputato Prataviera ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 50 le deputate D'Incecco e Iacono hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 50 alla n. 53 e dalla n. 57 alla n. 59 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 60 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 60 il deputato Cani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 62 i deputati Rampi e Lupo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 64 il deputato Parentela ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4302-A e abb. - em. 1.63 269 247 22 124 33 214 113 Resp.
2 Nominale em. 1.64 290 263 27 132 40 223 112 Resp.
3 Nominale em. 1.65 299 275 24 138 42 233 112 Resp.
4 Nominale em. 1.66 308 279 29 140 45 234 112 Resp.
5 Nominale em. 1.71 320 240 80 121 43 197 111 Resp.
6 Nominale em. 1.72 327 296 31 149 56 240 110 Resp.
7 Nominale em. 1.316 332 260 72 131 14 246 110 Resp.
8 Nominale em. 1.77 334 222 112 112 27 195 110 Resp.
9 Nominale em. 1.73 329 266 63 134 68 198 110 Resp.
10 Nominale em. 1.80 332 292 40 147 94 198 109 Resp.
11 Nominale em. 1.81 336 299 37 150 111 188 109 Resp.
12 Nominale em. 1.82 337 302 35 152 108 194 109 Resp.
13 Nominale em. 1.86 335 299 36 150 102 197 109 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.85 339 247 92 124 44 203 109 Resp.
15 Nominale em. 1.313 337 209 128 105 15 194 109 Resp.
16 Nominale em. 1.88 335 291 44 146 96 195 109 Resp.
17 Nominale em. 1.90 337 266 71 134 71 195 108 Resp.
18 Nominale em. 1.91 335 291 44 146 284 7 108 Appr.
19 Nominale em. 1.500 344 295 49 148 294 1 108 Appr.
20 Nominale em. 1.97 348 264 84 133 66 198 108 Resp.
21 Nominale em. 1.100 348 296 52 149 27 269 108 Resp.
22 Nominale em. 1.102 346 299 47 150 79 220 108 Resp.
23 Nominale em. 1.106 350 251 99 126 28 223 108 Resp.
24 Nominale em. 1.107 346 275 71 138 66 209 108 Resp.
25 Nominale em. 1.112 351 282 69 142 12 270 108 Resp.
26 Nominale em. 1.323 344 299 45 150 115 184 108 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.303 347 245 102 123 51 194 108 Resp.
28 Nominale em. 1.121 352 226 126 114 12 214 108 Resp.
29 Nominale em. 1.122 352 217 135 109 12 205 108 Resp.
30 Nominale em. 1.135 345 299 46 150 99 200 108 Resp.
31 Nominale em. 1.137 340 289 51 145 97 192 108 Resp.
32 Nominale em. 1.138 346 292 54 147 99 193 107 Resp.
33 Nominale em. 1.302 345 248 97 125 224 24 107 Appr.
34 Nominale em. 1.144 352 277 75 139 69 208 107 Resp.
35 Nominale em. 1.163 340 271 69 136 83 188 107 Resp.
36 Nominale em. 1.165 339 296 43 149 95 201 106 Resp.
37 Nominale em. 1.501 347 297 50 149 297 0 106 Appr.
38 Nominale em. 1.310 348 269 79 135 71 198 106 Resp.
39 Nominale em. 1.153 338 211 127 106 20 191 106 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 1.309 330 255 75 128 10 245 106 Resp.
41 Nominale em. 1.305 330 297 33 149 43 254 106 Resp.
42 Nominale em. 1.320 330 222 108 112 221 1 107 Appr.
43 Nominale em. 1.306 327 232 95 117 43 189 107 Resp.
44 Nominale em. 1.171 323 294 29 148 45 249 107 Resp.
45 Nominale em. 1.173 329 300 29 151 48 252 107 Resp.
46 Nominale em. 1.321 329 251 78 126 173 78 107 Appr.
47 Nominale articolo 1 333 289 44 145 184 105 107 Appr.
48 Nominale em. 2.1 338 331 7 166 70 261 107 Resp.
49 Nominale em. 2.2 332 327 5 164 71 256 107 Resp.
50 Nominale em. 2.4 340 331 9 166 71 260 107 Resp.
51 Nominale em. 2.5 339 270 69 136 72 198 107 Resp.
52 Nominale articolo 2 337 286 51 144 185 101 107 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 64)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/4302-A e abb./1 310 264 46 133 2 262 107 Resp.
54 Nominale odg 9/4302-A e abb./9 313 182 131 92 8 174 107 Resp.
55 Nominale odg 9/4302-A e abb./19 312 185 127 93 11 174 107 Resp.
56 Nominale odg 9/4302-A e abb./21 319 247 72 124 7 240 107 Resp.
57 Nominale odg 9/4302-A e abb./24 322 192 130 97 16 176 107 Resp.
58 Nominale odg 9/4302-A e abb./28 295 175 120 88 11 164 107 Resp.
59 Nominale odg 9/4302-A e abb./30 303 175 128 88 4 171 107 Resp.
60 Nominale Ddl 4302-A e abb. - voto finale 296 255 41 128 173 82 100 Appr.
61 Nominale Ddl 4552 - articolo 1 286 285 1 143 285 0 99 Appr.
62 Nominale articolo 2 280 279 1 140 278 1 99 Appr.
63 Nominale articolo 3 290 289 1 145 289 0 99 Appr.
64 Nominale Ddl 4552 - voto finale 297 294 3 148 294 0 99 Appr.