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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 874 di giovedì 19 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 8,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNALISA PANNARALE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati a Amoddio, Artini, Bonafede, Capelli, D'Ambrosio, De Menech, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galati, Garavini, Laforgia, Lauricella, Losacco, Manciulli, Marazziti, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sottanelli, Tabacci, Turco, Simone Valente, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Gozi e Giachetti; Gozi e Giachetti; Daniele Farina ed altri; Gozi e Zaccagnini; Civati ed altri; Ermini; Ferraresi ed altri; Daniele Farina ed altri; Turco ed altri; Nicchi; Giachetti ed altri; Turco ed altri; Bruno Bossio e Stumpo; Amato ed altri; Civati ed altri; Gigli ed altri; d'iniziativa popolare: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico (A.C. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R) (ore 8,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Forza Italia ha una caratteristica nelle sue scelte di rilievo quale è questa. Noi siamo chiari, siamo consequenziali, non abbiamo timore delle nostre opinioni e con grande fermezza le teniamo in Aula, le teniamo tra la gente e non abbiamo nessuna paura di apparire in controtendenza, poco moderni, poco laici, tra virgolette, laddove al termine laico si dà un'accezione post modernista, se mi può essere fatto passare il termine, cioè un modo per giustificare qualsiasi violazione di tipo etico e di tipo normativo.

Noi non ci stiamo. Noi siamo rigorosi, abbiamo delle idee, le esprimiamo e cerchiamo il consenso sulla scorta di questa chiarezza. Ci sono provvedimenti che nascono in un modo, si evolvono e raggiungono l'Aula con delle determinazioni diverse rispetto al punto di partenza, ma quella determinazione, quella causalità che aveva mosso il provvedimento emerge, come è successo ieri per questo provvedimento, inevitabile.

Il titolo del provvedimento è: “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico”. L'articolo 32 della Costituzione tutela il diritto alla salute, quindi l'ambito della discussione avrebbe dovuto incentrarsi essenzialmente sul rapporto fra il farmaco, in rapporto con il DM 9 novembre 2015, che già regolamenta questa materia, e gli sviluppi migliorativi dell'idea di farmaco con riferimento alla cannabis: niente di tutto questo.

Ieri abbiamo ascoltato in Aula - e noi ce lo aspettavamo - il tentativo subdolo di alcune forze di questo Parlamento di truccare le carte e introdurre, sulla scorta di una finta sublimazione normativa, un principio, non sostanziale, formale di legalizzazione dell'uso dalla cannabis.

Io credo che bisognava dirlo - bisognava dirlo! -, non pretendere che, sotto la scorta dell'uso medico certificato, si potessero coltivare piantine a volontà a casa propria e che addirittura portare cannabis con sé al di fuori dei luoghi fosse non punibile, cioè una sorta di, non depenalizzazione o decriminalizzazione o di causa estintiva, ma di una - come posso dire - bonifica etica, in barba alle norme che oggi vigono nel nostro sistema.

Noi, su questo, non ci stiamo. Diciamo con molta chiarezza: nel rapporto rischi-benefici di questo provvedimento, noi scegliamo il diritto alla salute. Non lo scegliamo perché è una nostra presa di posizione, che deriva da una sorta di rifugio dietro presidi pseudo etici di carattere moralistico, ma, se gli atti devono essere letti, basterà leggere la posizione di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano, per chiarire un passaggio fondamentale: se vale l'articolo 32, la cannabis non fa bene, fa male, è un prodotto nocivo. Dice Garattini: il suo utilizzo aumenta l'incidenza di malattie psichiatriche, soprattutto nei giovani; ha un alto potere cancerogeno, superiore a quello delle sigarette; dà dipendenza, almeno a livello psicologico, e rappresenta una porta d'ingresso verso il consumo di altre droghe; legalizzarla sarebbe un grave errore, ci sono già sostanze dannose, il cui consumo è legale nel nostro Paese, perché aggiungerne altre?

Ho sentito ieri la differenza - veramente paradossale - tra lo sballo da alcol e lo sballo da sostanze stupefacenti, cioè siamo arrivati davvero a bonificare, a giustificare lo sballo da cannabis sulla scorta dello sballo da alcol, cioè una sorta di strano intreccio di situazioni illecite e nocive per giustificare ulteriori nocività. Ecco, noi su questo siamo chiari: noi non intendiamo essere, neanche per un attimo, neanche pretesto, neanche innesco causale, perché questo nel nostro Paese si possa verificare.

A livello medico la cannabis ha molti effetti collaterali e un'efficacia dubbia, ma qui c'è già il DM del novembre 2015. Allora, se migliorare quella situazione può significare aprire uno squarcio verso la legalizzazione, bene, noi diciamo “no” e diciamo fermamente “no!”

E l'Aula ieri lo ha dimostrato, come questa malafede di fondo serpeggi. Questo è un provvedimento che nasce alla Camera, Presidente, ma passerà al Senato e le sorprese, gli appostamenti, i tranelli, le trappole, noi fin d'ora li esorcizziamo con un nostro fermo “no” su questo provvedimento.

È certificato che l'hashish e la marijuana aumentano l'incidenza di psicosi e depressione, le droghe cosiddette leggere si accompagnano ad una condotta di vita non salutare, che ne peggiora gli effetti. Scusate se lo dico, ma questo è assolutamente elementare. Ma come si può sostenere il contrario, non c'è bisogno di Garattini per dircelo, è proprio evidente che siamo di fronte al tentativo di innestare nel nostro sistema la legalizzazione di quello che fa male. L'articolo 32, o la Costituzione, è soltanto un'opinione? Questi culturalismi evoluti debbono travolgere i principi fondanti del nostro sistema.

Ma, Presidente, per esorcizzare un altro fantasma, un “attenti al lupo” da Prokofiev a Dalla, per chiarire un dato evidente, le mafie. Ho sentito invocare ieri in Aula questo provvedimento di liberalizzazione come una lotta alle mafie delle sostanze stupefacenti. Non citerò neanche per un attimo Gratteri, il quale ha puntualizzato quanto questo sia un falsissimo problema, ma è evidente: il costo che dovremmo sostenere, quello che si dovrebbe sostenere, per legalizzare queste forme di intossicazione personale e - fatemelo dire - statuale e ordinamentale è nettamente superiore al costo che qualsiasi associazione criminale potrebbe ottenere per legalizzare, per distribuire sotto copertura queste sostanze. Quindi, di che cosa stiamo parlando? È chiaro che l'illecito si adegua sempre facilmente al costo del lecito, quindi neanche servirebbe a combattere alcunché, anzi alimenterebbe un mercato nero e darebbe la possibilità di diffondere in luoghi dove queste sostanze non arrivano, addirittura legalmente.

Allora, fermi tutti! Rischi-benefici. Ci si occupa dell'uso medico, ma il rischio sottostante è molto più grave. Allora, noi preferiamo, Presidente, con molta chiarezza e con molta fermezza, un “no” fermo, un “no” che sia chiaro anche al Paese.

Vi è la possibilità di curarsi - diceva bene qualcuno ieri nel dibattito -, si vuole un farmaco, non si vuole una piantagione: la pianta è una cosa, il farmaco è un altra, il dosaggio è un dato, la libertà di dosaggio e di apprensione di queste sostanze è un altro. Ma, illustri amici della maggioranza, il rischio è incombente. Qui siamo di fronte ad una sorta di bomba chimica che può essere innestata ad ogni piè sospinto, con un semplice emendamento. Allora, la fermezza nel dire “no” ad un miglioramento che può essere un clamoroso peggioramento, solo che il vento di un emendamento possa modificare questa struttura, ci porta ad essere fermamente contrari a questo pretesto. Sostanzialmente, il calcio d'angolo in cui si è rifugiata la maggioranza, optando correttamente per l'uso medico rispetto a quello che era il disegno eversivo, tra virgolette, iniziale, ci porta ad una contrarietà che è etica, giuridica, costituzionale e, soprattutto, cautelativa.

Il nostro “no” cautelativo rispetto a questo provvedimento è un “no” nell'interesse delle giovani generazioni, nell'interesse dei nostri ragazzi, nell'interesse del diritto alla salute, che deve essere tutelato non con l'equivoco di introdurre, a mezzo di voto segreto, un emendamento che potesse sconvolgere il nostro sistema, che va mantenuto fermamente, con chiarezza, con puntualità senza “equivochi”, equivoci; ecco vedete anche l'equivoco ammette qualche errore nell'ambito della foga di affermare un principio, ma l'importante è rimediare all'errore.

Io sono convinto che questo provvedimento, che ha cercato di rimediare al tentativo di introdurre nel nostro sistema la liberalizzazione di sostanze pericolose, non andrà in quel senso, ma con il nostro “no”, fermamente, al massimo, si fermerà all'uso terapeutico. “No” a questo provvedimento, i rischi sono nettamente superiori ai benefici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, abbiamo fatto parte dell'Intergruppo per la legalizzazione della cannabis e siamo dispiaciuti nel discutere e votare un testo che giunge in Aula amputato della sua parte principale, quella riguardante, appunto, la legalizzazione.

In questa legislatura abbiamo svolto un lavoro trasversale, con oltre 220 parlamentari, per arrivare a un testo che mirava non a liberalizzare, come sostengono i detrattori della legge, ma a regolarizzare l'uso della cannabis, togliendo in via definitiva le droghe leggere dal monopolio delle organizzazioni criminali e consentendo il controllo del consumo, senza per questo incentivarlo.

Dopo tanto lavoro la sfida è persa, così come persa l'occasione di accogliere le richieste di circa 67 mila cittadini che hanno firmato la legge popolare, promossa dall'Associazione Luca Coscioni. Tutto questo, di certo, non ridurrà il consumo della cannabis da parte della popolazione, si continuerà a utilizzare quella illegale di qualità incontrollata e senza dubbio più nociva.

Oggi andiamo a votare un testo sfigurato che ha bocciato persino la legittimità della coltivazione personale a uso terapeutico. Rimane un provvedimento mite che prevede l'utilizzo della cannabis per i soli scopi terapeutici e che avrà un'efficacia limitata. Resta il rammarico per l'occasione persa, ma riconosciamo che almeno sul fronte dell'utilizzo a scopi terapeutici si è compiuto un piccolissimo passo. La componente socialista voterà quindi a favore, ma lo farà con grande amarezza, per la grande opportunità svanita.

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti, ma non la vedo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come ho avuto modo di dire in sede di intervento sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, il testo arrivato in Assemblea è obiettivamente migliorato rispetto a quello inizialmente posto all'attenzione della Commissione affari sociali. In quella sede, avevo spiegato le ragioni: da una parte, il testo al nostro esame è positivo in quanto non contiene più riferimenti diretti all'uso ricreativo della cannabis e ad iniziative che definisco surreali, quali quelle dei cosiddetti cannabis club, dall'altra, il dibattito in Commissione aveva, per fortuna, portato il tenore del dibattito sul provvedimento su temi in merito di carattere medico-scientifico.

Più nel merito del testo, sono apprezzabili i riferimenti, negli articoli 2 e 3, alla definizione di uso medico e alle modalità di prescrizione.

Il nostro voto, tuttavia, onorevoli colleghi, non può essere favorevole. Purtroppo, il mancato accoglimento degli emendamenti, a nostro parere migliorativi, presentati in Assemblea, pregiudica le pur positive considerazioni fatte poc'anzi. Se è vero che il testo su cui a breve voteremo non contiene più riferimenti espressi a temi per noi inopportuni e insostenibili, lo è altrettanto che il testo non sembra offrire quelle garanzie che, in definitiva, noi chiedevamo e abbiamo sostenuto nei lavori parlamentari. Garanzie in termini di tutela e prevenzione rispetto all'utilizzo ricreativo, in qualche modo autorizzato, della cannabis. Penso al tema molto importante del monitoraggio e della conseguente valutazione dell'utilizzo di cannabis per scopi medici. Questo è un punto fondamentale su cui si doveva fare molto di più, un punto davvero fondamentale, in assenza del quale, francamente, non si può sapere con relativa certezza quale direzione possa prendere la successiva concreta fase di attuazione di questo provvedimento. Esprimo, quindi, in conclusione, a nome del gruppo di Direzione Italia, un voto di astensione sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, è frustrante per una forza parlamentare dover giudicare una legge penosa sia dal punto di vista pratico, sia da quello etico. Questa legge nasceva infatti per sottrarre il mercato delle droghe leggere alle mafie, in modo da avere risorse da destinare alla crescita del Paese, ma questo punto è scomparso dal testo che ci accingiamo a votare.

Anche quella parte che riguarda l'uso terapeutico, di cui è rimasto qualcosa, è assolutamente lontana da ciò che ci chiedono i malati. Tutto ciò sarebbe stato più che sufficiente per farci desiderare di bocciare questa legge. Purtroppo, però, saremo costretti ad approvarla, poiché è un piccolo passo avanti, anche se storto e traballante. È meglio di nulla e, visto che abbiamo il mandato dai cittadini italiani per modificare e migliorare queste norme, voteremo “sì”, anche se lo facciamo con la morte nel cuore, perché oggi si sarebbe potuto far spiccare al Paese un salto verso una civiltà e una cultura dei diritti diversa e verso la lotta alla criminalità organizzata con atti veramente concreti. Questo però, purtroppo, non è accaduto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti, che adesso è presente. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente, e mi scuso. Oggi è arrivato in Aula, alla Camera dei deputati, il testo sulla cannabis che riguarda esclusivamente il suo uso terapeutico, essendo stata stralciata la parte sulla legalizzazione e sulla conseguente liberalizzazione.

Per molti colleghi delusi dall'attuale scelta limitativa del Parlamento, soprattutto tra i moltissimi che hanno fatto parte dell'Intergruppo parlamentare sulla cannabis legale, si tratta solo di una prima approvazione a cui seguirà certamente un secondo step, probabilmente nella prossima legislatura, che decreterà la piena legalizzazione sulla cannabis. Questo rischio reale, che è molto più che un rischio, è tra le ragioni fondamentali per cui l'UDC esprimerà il proprio voto contrario alla legge.

Ma c'è un altro aspetto importante: non soltanto la possibilità di prescrivere la cannabis era già presente in un documento del 2007 del Ministro della salute Livia Turco, riconfermato nel 2015 da Beatrice Lorenzin, ma il 22 febbraio di quest'anno la dottoressa Marletta, direttore generale del Ministero della salute, ha trasmesso ai medici prescrittori della cannabis, prodotta dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, un documento recante raccomandazioni specifiche, un documento ampiamente condiviso tra esperti, ricercatori, medici e farmacisti.

Il documento - insisto - disponibile per tutti sul sito del Ministero tratta il tema della prescrivibilità, il monitoraggio delle prescrizioni, le esigenze terapeutiche, e si sofferma con particolare attenzione sulle controindicazioni, sugli effetti collaterali, sulla avvertenze speciali, sulle precauzioni di impiego, sulle interazioni con altri medicinali, sul rapporto tra cannabis, gravidanze e allattamento, dimostrando come passi attraverso la placenta anche al feto, sugli effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari, sul sovradosaggio, sul monitoraggio della sicurezza.

So che i tempi a mia disposizione sono minimi, ma io chiedo di consegnare il documento e voglio dire che nessuna di queste osservazioni che nascevano esclusivamente dal buonsenso, da documenti già consegnati, che ne chiedevano la messa a norma, nessuna di queste osservazioni, è stata presa minimamente in considerazione, presentando una legge fortemente ideologica nella sua proposta e sostanzialmente tesa - perlomeno sul piano dell'opinione pubblica - ad alleggerire quel senso di precauzione che dovrebbe, comunque, essere percepito non solo dal medico, ma da giovani, adolescenti, famiglie, eccetera. È una legge sulla quale votiamo convintamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente contro questo provvedimento, i cui scopi sono stati abbastanza chiari, ascoltando il dibattito di ieri, da parte di alcuni appartenenti a questo Parlamento. Non a caso questo provvedimento era partito come un provvedimento in cui si parlava dell'uso della cannabis come di un uso ricreativo, la cosiddetta legalizzazione della cannabis, poi si è parlato di un percorso e di un utilizzo di carattere terapeutico all'interno del provvedimento.

Ieri abbiamo visto nel dibattito intervenire molti colleghi, dire cose a sproposito sulla coltivazione addirittura personale della cannabis e altre proposte che chiaramente andavano nella direzione della liberalizzazione, chiamatela legalizzazione, chiamatela come volete, di questo prodotto. Qualche collega che è intervenuto prima di me vi ha detto già di che cosa stiamo parlando, perché non è che dobbiamo parlare noi, facciamo parlare gli scienziati di questa cosa. Il professor Silvio Garattini, Presidente da quarant'anni dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, alla domanda se la cannabis è pericolosa, risponde: è senz'altro un prodotto nocivo, è dimostrato che nel tempo il suo utilizzo aumenta l'incidenza di malattie psichiatriche, soprattutto nei giovani, e a causa dei metodi con cui viene fumata ha un alto potere cancerogeno, superiore anche a quello delle sigarette.

Allora basterebbe già questo per evitare qualsiasi tipo di dibattito su questo argomento, che, tra l'altro, nasconde una sorta di ipocrisia da parte di molti appartenenti a questo Parlamento, perché, guardate, almeno gli antiproibizionisti seri, mi riferisco a uomini come Marco Pannella o altri, hanno, dal loro punto di vista - ovviamente dal nostro punto di vista noi abbiamo sempre combattuto quella posizione - però hanno sempre parlato della liberalizzazione di tutte le droghe, non distinguendo fra droghe pesanti e droghe leggere. Loro dicevano: noi siamo antiproibizionisti, siamo per la legalizzazione di tutte le droghe, perché vogliamo combattere la criminalità. Contestabile questa posizione, noi l'abbiamo contestata per anni perché riteniamo che sia una posizione molto grave per le nostre giovani generazioni, per la nostra società, però aveva una sua valenza, aveva una sua presa di posizione. Mentre voi siete anche degli ipocriti, perché non parlate delle droghe pesanti, dite che questa è una droga leggera come se nulla fosse e non facesse male. Bene, sono sotto gli occhi di tutti i prodotti del consumo della cannabis.

Quindi, surrettiziamente, attraverso questo provvedimento volevate fare questo, poi vi siete fermati all'uso terapeutico. Ora, voglio dire, già è stato detto da alcuni colleghi nel dibattito, ma per quanto riguarda l'uso terapeutico, a parte il fatto che già scienziati dicono che è tutto da provare il fatto che la cannabis sia utile nell'uso terapeutico, è tutto da provare, c'è un dibattito aperto nella comunità scientifica nazionale e voi già siete pronti con il provvedimento. Strana questa Italia che su tante cose, quando c'è un problema serio che riguarda il popolo italiano, è lenta, non decide, porta avanti le decisioni per mesi e per anni senza prendere una posizione, mentre su questa cosa, subito, prima della comunità scientifica, arriva il PD di Renzi e compagni vari e ci presentano questa proposta in Parlamento. Allora, voglio dire, c'è un dibattito aperto sull'utilizzo terapeutico di questa sostanza, non è vero, come è stato affermato, che è scientificamente provato.

Ci sono, tra l'altro, altre sostanze che vengono utilizzate in uso terapeutico, tipo la morfina, per quanto riguarda gli oppioidi, che non hanno avuto bisogno, per l'utilizzo a scopo terapeutico, di una legge dello Stato nazionale; sono droghe non legali, quando si tratta di droghe, gli oppioidi nella versione di droghe pesanti come l'eroina, però, per uso terapeutico, sicuramente è l'Istituto nazionale del farmaco italiano, sono gli istituti preposti dal punto di vista sanitario che decidono l'utilizzazione e hanno normato l'utilizzazione di questi prodotti che provengono dagli oppioidi, che sono droghe anche più pesanti di quelle cosiddette leggere, prodotte attraverso la cannabis. Allora, voglio dire, perché su questa cosa, invece, si vota una legge in Parlamento? Bastava, se c'è un utilizzo terapeutico, fare come avviene per altre per altre sostanze, e invece no!

È chiaro che - e il dibattito di ieri lo ha dimostrato, molti di voi che sono intervenuti l'hanno dimostrato - chi ha avuto il coraggio, almeno, di prendere una posizione e di dire la verità su quello che pensava, parlando delle liberalizzazioni più incredibili, ecco, allora, voglio dire, questo provvedimento poteva essere il cavallo di Troia per arrivare alla liberalizzazione delle droghe leggere. Tra l'altro, tra le tante cose che sono state dette in quest'Aula al riguardo, veramente ridicola è la posizione di chi dice: liberalizziamo o legalizziamo perché così combattiamo la grande criminalità. Ma per cortesia, smettetela di dire queste sciocchezze. Ma scusate, innanzitutto, se parliamo di droga, allora dovreste liberalizzare tutte le droghe in tutto il mondo per combattere la grande criminalità, perché non è che potete liberalizzare in un posto, e poi tutte le droghe; e poi gli Stati dovrebbero entrare in competizione con le organizzazioni malavitose - ora ci sono nuove droghe, tipo le droghe sintetiche -, cioè dovrebbero entrare in competizione per vendere meglio il prodotto delle organizzazioni criminali: ma veramente mi sembra che qui si è perso il lume della ragione e non so se qualcuno, qua in quest'Aula fa uso di sostanze stupefacenti o no, io penso di sì a questo punto, se propone queste sciocchezze!

Quindi, la criminalità, che ha proventi da tantissime altre cose e non soltanto dalla droga, non si combatte così, signori. Così lo sapete cosa succede? Che volete addivenire ad una società in cui i giovani diventano dei lobotomizzati, sì sì, questo sì, volete, attraverso una società e un'Europa dei banchieri, delle banche, del profitto, senza ideali, senza credere in niente, che combatte per il nulla, che non ha ideali per cui combattere, per cui lottare, per cui valga la pena vivere. Sì, certo, questo, la società dello sballo, la società in cui prevale la cultura dello sballo, in cui semmai dopo una canna ci si ubriaca. Altro esempio bellissimo che avete fatto ieri in quest'Aula: no, perché c'è lo sballo da alcool; beh, lo sballo da alcool è un problema, signori, che crea gravissime situazioni di carattere sociale all'interno delle famiglie, e a quel problema, che è un problema gravissimo, ne vogliamo sommare un altro?

Io penso che sia una grandissima vergogna che in questo Parlamento qualcuno proponga queste cose, ma d'altra parte è in linea con le posizioni di molti in questa nostra società occidentale sempre più in decadenza, che propone e fa dibattiti su queste cose. Certo, prevale e c'è la voglia di far prevalere altre idee, altri interessi in questa nostra società e c'è la volontà di creare una società di giovani che la mattina si alzano e, se mai, pensano a come sballarsi meglio e non, semmai, come potrebbero pensare, a come cambiare questa società, a intervenire su quelli che sono i loro problemi, a intervenire sulle grandi questioni che riguardano il modo di vivere, il modo di confrontarsi con l'essere, con quello che sarà il domani di questo nostro popolo, della nostra nazione e di questa Europa. Certo, sì sì, va bene così, non potevamo aspettarci altro da chi sta portando alla distruzione questo nostro Paese e questa nostra Europa. C'è un filo conduttore comune che attraversa tutti i Paesi in queste posizioni che avete, che va dalla sinistra alla cosiddetta destra, diciamo tra virgolette liberale, che prende posizioni in questa direzione, è un filo conduttore ben chiaro.

Ebbene, noi, dal nostro punto di vista, Fratelli d'Italia, che ha sempre creduto invece nella cultura della vita, che i giovani vadano educati a vivere, a vivere perché vale la pena lottare per qualche cosa, noi come destra politica, come Fratelli d'Italia, voteremo convintamente contro questo provvedimento che non porta da nessuna parte, perché non è un intervento che la comunità scientifica richiede, perché il dibattito sull'uso terapeutico della cannabis - ripeto - è aperto e non c'è nessuna soluzione in merito già scontata, e non si capisce perché il Parlamento intervenga su questo.

Quindi, chiaramente, era un intervento surrettizio, un intervento in cui, attraverso il cavallo di Troia di questo provvedimento, si cercava di far passare, invece, la liberalizzazione, la legalizzazione, se vi fa più piacere, è la stessa cosa per me, della cannabis e, poi, semmai, per parlare anche delle altre droghe. Ebbene, noi voteremo convintamente contro perché siamo dalla parte, invece, della vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge che oggi arriva a conclusione nasce in risposta ad una pressione diffusa che si è sviluppata fin dall'inizio della legislatura e che è stata portata avanti da un fronte trasversale, che ha finito per raccogliere la bellezza di circa duecento deputati. Molte delle proposte presentate si riferivano all'uso della cannabis a scopo ludico e prevedevano la libera coltivazione della cannabis, anche in forma associata, a scopi ricreativi.

Oggi siamo qui al termine di un significativo braccio di ferro tra queste istanze e quanti si sono opposti alla cultura dello sballo. Ancora nel dibattito di ieri, abbiamo sentito una deputata intervenire contro la pretesa di chi vorrebbe opporsi alla disponibilità di cannabis per tutti: non si dovrebbe più pretendere, a suo parere, che una certa sostanza possa far bene ai malati e fare male a tutti gli altri; come se questo non fosse vero per tutti i farmaci e direi, soprattutto, per i farmaci più efficaci.

Ma se vogliamo utilizzare una sostanza a scopo terapeutico, anche la cannabis, noi dobbiamo partire da tre considerazioni di base. La prima è che il malato chiede di essere curato, non di farsi la canna; chiede, cioè, una sostanza che possa aiutarlo a star meglio, non la ricreazione. Secondo: l'estrazione dalle piante segna, generalmente, una fase preistorica dello sviluppo di una sostanza farmaceutica: è quanto nella storia della medicina è accaduto molte volte in passato con i principi attivi di origine vegetale; è quanto ci auguriamo possa accadere anche per i principi attivi di origine dalla cannabis. Terzo: in ogni caso, la coltivazione in forma fai da te di piante a scopo terapeutico non è oggi più accettabile nell'epoca moderna. Occorre, infatti, che coltivazione, estrazione, commercializzazione avvengano in forma controllata per assicurare al malato ciò di cui ha bisogno, vale a dire certezza sulle modalità di coltivazione - dalla genetica della pianta all'inquinamento dei suoli e delle acque -, certezza sui contenuti del prodotto - principi attivi e purezza degli stessi rispetto ad altre sostanze -, certezza sulle dosi che il paziente si troverà ad assumere. E ciò tanto più per un farmaco rispetto al quale le prove di efficacia che la medicina basata sulle evidenze richiederebbe non sono certamente strabilianti, direi.

Le evidenze scientifiche, infatti, sono di qualità moderata o scarsa, con risultati contraddittori e non conclusivi: mancano dati a supporto di un favorevole rapporto rischio-beneficio per la cannabis, anche se c'è certamente l'interesse a proseguire le ricerche.

Sulla base di evidenze scientifiche finora prodotte, l'uso medico della cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto rispetto ai trattamenti standard e gli impieghi riguardano poche condizioni: l'analgesia in patologie che implicano la spasticità associata al dolore; l'analgesia nel dolore cronico, con particolare riferimento a quello neurogeno; l'effetto antiemetico nella nausea e nel vomito, causati, per esempio, dalla chemioterapia o dalle terapie contro l'HIV; l'effetto stimolante per l'appetito, soprattutto, nell'anoressia, nella perdita dell'appetito in pazienti oncologici. Tutto questo, tenendo conto che ci sono anche importanti effetti collaterali: alterazione dell'umore, insonnia, tachicardia, crisi paranoiche e di ansia, reazioni psicotiche, sindrome amotivazionale.

Ci sono, pertanto, delle controindicazioni ed è per questo che la cosa è bene che rimanga nell'ambito terapeutico; controindicazioni soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti a causa delle alterazioni mentali, che sono maggiori durante il completamento dello sviluppo cerebrale, ma anche disturbi cardiopolmonari severi che possono portare all'ipotensione, ma anche all'ipertensione, alla sincope, alla tachicardia.

Ci sono individui con una storia personale di disordini psichiatrici di cui dover tener conto o con una storia pregressa di tossicodipendenza, oppure in terapia con altri farmaci ad azione ipnotico-sedativa. È chiaro che l'uso cronico deve essere oggetto di particolari attenzioni, anche perché è bene non scordarselo: la cannabis presenta delle proprietà di tipo immunomodulante che possono, per uso cronico, portare ad una alterazione dell'equilibrio del sistema immunitario.

Per questo, dicevo, siamo sostanzialmente contenti del punto di caduta che il Parlamento ha trovato e che, mentre accoglie l'esigenza di ordine terapeutico nell'interesse, ovviamente, del malato - nell'interesse del malato -, rigetta ogni altro tipo di interpretazione. Nell'adozione del testo base, infatti, sono stati stralciati tutti i testi che miravano a favorire l'uso ludico della cannabis, rigettando anche ogni tentativo di cavalcare strumentalmente la coltivazione a fini terapeutici per realizzarla secondo modalità che avrebbero fatto rientrare dalla finestra ciò che era stato fatto uscire dalla porta.

Ieri abbiamo assistito a un dibattito - è il caso di dirlo, vista la materia - fumoso, rispetto al quale, a proposito di alcuni interventi, veniva voglia quasi di suggerire all'oratore di cambiare fornitore. Ebbene, devo dire, però, che al termine di questo dibattito, forse, le posizioni si sono meglio delineate. Il nostro gruppo è particolarmente soddisfatto, perché l'esito del provvedimento corrisponde in larga misura ai contenuti della proposta di legge che, insieme all'onorevole Marazziti, all'onorevole Dellai e all'onorevole Sberna, avevo presentato.

Siamo anche lieti che, per la prima volta in questa legislatura e a differenza di quanto è accaduto su altri temi sensibili, come le unioni civili e il testamento biologico, il partito di maggioranza relativa abbia scelto di non assecondare le correnti più rappresentative della cultura individualistica e radicale, anche con evidente sofferenza per la presenza di queste stesse correnti di pensiero al suo interno, come evidenziatosi ieri nell'esito dei voti segreti, ad eccezione dei quali, tuttavia - occorre riconoscerlo - il Partito Democratico ha tenuto la linea.

Tutto bene, dunque? Sì e no: come sempre, il bicchiere può essere visto come mezzo pieno o mezzo vuoto. Noi lo vediamo come mezzo pieno, certamente, ma non possiamo essere contenti del tutto per l'evidente difficoltà che si è manifestata ieri ad accogliere emendamenti di assoluto buonsenso dal punto di vista sanitario e corrispondenti, peraltro - l'abbiamo sentito citare anche stamattina -, a documenti fondamentali del nostro Ministero della salute, che sono stati bocciati per evidenti ragioni di tenuta interna da parte del partito di maggioranza relativa. Resta, infatti, nel testo una qualche fumosità e indulgenza rispetto ad una impostazione che avremmo voluto di maggiore distanza culturale rispetto all'uso ricreativo, di maggiore chiarezza rispetto ai danni della cannabis, di maggiore attenzione al messaggio, anche educativo, che può passare per le nuove generazioni, di più efficace vigilanza rispetto alle conseguenze dell'uso controllato del farmaco, rispetto agli effetti collaterali, rispetto ai problemi di dipendenza che potranno porsi.

Lo Stato ha scelto molto positivamente di non liberalizzare ciò che fa male; sarebbe stato ancora più positivo se non avesse rinunciato ad indicare alla gioventù stili di vita salutari e modelli positivi di comportamento.

Per questo, pur approvando convintamente, come gruppo, questa proposta di legge, restiamo preoccupati sia per le residue ambiguità, sia per i desideri di rivincita che già sono stati annunciati ieri rispetto a quanto accadrà nella prossima legislatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Sottosegretario Migliore, colleghi, in Italia la cannabis, dal punto di vista medico, è legale dal 2007, da quando l'allora Ministro della salute, Livia Turco, riconobbe, tramite apposito decreto, l'uso in terapia di uno specifico cannabinoide, il delta-9-THC, e dei suoi omologhi.

Quattro anni dopo, nel 2013, quando ad essere Ministro della salute era Renato Balduzzi, fu esteso il riconoscimento dell'efficacia per scopi terapeutici anche alla pianta di cannabis in forma vegetale e ai suoi estratti e preparati, allargando quindi lo spettro dell'uso terapeutico da un cannabinoide specifico all'intera pianta. La tutela della salute è, secondo la nostra Costituzione, una materia legislativa concorrente fra Stato e regioni, per questo, ormai, a partire dal 2012, sono state varie le regioni che hanno adottato proprie leggi sull'uso terapeutico della cannabis: la prima, nel 2012, è stata la Toscana, ma quasi tutte le altre, ad eccezione della Lombardia, hanno poi legiferato sul tema. Il problema è che ognuna l'ha fatto a modo suo: in alcune regioni è consentito l'uso solo per la terapia del dolore causato da gravi malattie, in altre, invece, anche stati di stress o di ansia possono portare i medici di base alla prescrizione. Vi è poi il problema dei costi: anche a tal riguardo, ad oggi, sono le singole regioni a stabilire quando questi possono essere imputati al Servizio sanitario nazionale e quando, invece, debbano essere a carico degli utenti.

Il testo che stiamo per votare vuole uniformare sul tutto il territorio nazionale il sistema dei rimborsi, obiettivo nobile che speriamo possa fare chiarezza. Sarà rimborsabile l'uso medico della cannabis connesso a patologie particolarmente gravi, dalla sclerosi multipla all'anoressia, passando per i trattamenti riconducibili a chemioterapie o radioterapie. Non sto ad elencarli tutti. Quello che è importante, e che va fatto, è l'aggiornamento dei trattamenti rimborsabili in base alle evidenze scientifiche che emergono. Su questo punto sarà importante che le Camere monitorino l'attività del Governo. Del resto, già un decreto, nel 2015, prevede che la revisione biennale venga fatta in base alle evidenze scientifiche che possono emergere. Altre note positive della proposta sono la creazione di un database nazionale, curato dall'Istituto superiore di sanità, che possa monitorare le prescrizioni su base nazionale e la programmazione annuale del fabbisogno nazionale, uno strumento che dovrebbe evitare - almeno così auspichiamo - l'importazione dall'estero della cannabis, fenomeno che aumenta i costi per lo Stato e quindi per i cittadini. Necessiterebbe di un chiarimento maggiore, invece, la disposizione secondo cui il ministero può autorizzare enti o imprese diverse dallo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze alla produzione di cannabis nel caso in cui il fabbisogno sia superiore ai livelli di produzione raggiungibili. Un chiarimento su chi poi dovrebbe pensare alla trasformazione in medicinali ed anche su quali siano le caratteristiche che questi enti o imprese devono possedere per poter ambire a produrre. Le campagne di informazione, la formazione del personale medico, la promozione della ricerca, sono tutte previsioni che ci convincono della bontà di una legge che arriva tardi e che potrebbe non vedere la luce per la miriade di provvedimenti cui il Senato dovrà dare il via libera in questi ultimi mesi di legislatura, ma che sarebbe veramente necessaria per uniformare la disciplina in materia a livello nazionale.

Durante il dibattito si è analizzato più quello che non c'è in questo provvedimento che quelli che invece sono i contenuti. Quello che non c'è è la legalizzazione o liberalizzazione della cannabis, non solo a scopo terapeutico ma anche a scopo ricreativo. In questo mio breve intervento non sono voluta scendere nella diatriba e nella discussione che si è accesa in quest'Aula e che in realtà si protrae da anni nel Paese: la liberalizzazione delle droghe leggere, come anche della prostituzione, se vogliamo, è un tema che ciclicamente torna al centro del dibattito politico. Su questo punto, le sensibilità interne al nostro gruppo sono diverse, e se fosse arrivato in votazione il testo inizialmente licenziato dalla Commissione e rimandato indietro dall'Aula ormai più di un anno fa, la nostra linea sarebbe stata quella della libertà di coscienza.

Qualcuno avrebbe dato il proprio convinto assenso, altri avrebbero espresso un altrettanto convinto diniego. Non è questo il momento di pensare a quel che sarebbe potuto essere e non è stato, è invece giunta l'ora di approvare una normativa quadro sull'uso terapeutico della cannabis e dei suoi derivati. Per questo, e per le valutazioni espresse in precedenza, il voto del gruppo Scelta Civica-ALA sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Presidente, dopo quattro anni e rotti di lavoro, di estenuante discussione parlamentare, quella di oggi è indubbiamente - l'hanno detto in molti - un'occasione perduta: avevamo l'opportunità di fare avanzare il Paese verso quelle esperienze concrete che vanno svolgendosi qua e là nel mondo, sempre più frequenti e diffuse, a mano a mano che si rendono evidenti gli enormi costi economici e sociali di quelle politiche che per convenzione chiamiamo proibizionismo. Discussione parlamentare, ma anche dibattito pubblico, volti ad una diversa regolazione della cannabis, del suo consumo, produzione e distribuzione, a nuovi strumenti di lotta contro la criminalità organizzata, nuovi approcci e risorse per l'informazione e la prevenzione. Queste idee, nel corso della legislatura, hanno preso forma di proposte di legge firmate da centinaia di deputati, di proposte di legge d'iniziativa popolare, affiancate da prese di posizione, atti ufficiali, iniziative di associazioni, giornalisti, financo di magistratura, in virtù, tutto questo, del disastro evidente che abbiamo attraversato e di una prospettiva nuova che si può aprire anche in Italia. Invece, al ritardo si sommerà ritardo.

Capisco quanto sia difficile superare un gigantesco dispositivo durato oltre settant'anni e denso di costanti falsificazioni scientifiche, che vanno tuttavia cadendo, colleghi, pezzo a pezzo, ma il cui eco ancora si sente forte in quest'Aula, con emendamenti e argomentazioni che fuori da qua appaiono spesso surreali: dall'erba del diavolo alla bomba chimica innescata, abbiamo ascoltato veramente di tutto. E sempre in quest'Aula la parola “legalità” è stata spesso usata come un corpo contundente. Qui siamo in presenza di un gigantesco meccanismo criminale che da decenni corrompe il Paese, veicolato da centinaia di miliardi di euro negli ultimi vent'anni, eppure il Parlamento si gira dall'altra parte, consente la prosecuzione di quel meccanismo. Per duro che potrà sembrare, è una forma di concorso esterno: lo Stato paga i costi e la mafia incassa i proventi. Questo succede ogni anno e succederà anche il prossimo. È evidente che serve una nuova legalità che colmi il disastro della precedente. Come evidente, sarebbe l'effetto immediato nei nostri quartieri, nelle nostre periferie, a contrasto del degrado e a favore di sicurezza e convivenza. L'Istat ci ha certificato il valore di questa proposta in termini quantitativi, che investe solo alcune delle questioni, ma quei 13 miliardi all'anno di cui si appropria la criminalità organizzata a mezzo del traffico di stupefacenti, in buona parte cannabis e derivati, sono un'ipoteca sul Paese, ma sono anche il motore di possibili trasformazioni. Noi abbiamo immaginato un meccanismo virtuoso in cui libertà personale - la famosa liceità della coltivazione per uso personale - e la regolazione dello Stato convivessero. Bene, colleghi, non si fa né l'una nell'altra: si preferisce lasciare le cose come stanno. Abbiamo cercato di mettere a disposizione del Paese 7 miliardi all'anno per la scuola, il territorio, il lavoro, la ricerca, la prevenzione, voi avete faticato a trovare qualche 100.000 euro per garantire il diritto alla salute per decine di migliaia di cittadini, 67.000, in questo momento.

Cosa resta qua dentro, nel testo, di tutto ciò? Che, dieci anni dopo il “decreto Turco”, si prova a sistematizzare l'ovvio e l'esistente, si prova a uniformare le legislazioni regionali, a programmare il fabbisogno nazionale, la formazione del personale medico e a promuovere la ricerca. Mi permetto, però, di osservare che molte di queste cose già potevano essere fatte, ma ciò non è accaduto, o, anche, in alcune regioni sì e in altre no, a testimonianza della mancanza di volontà politica, anzi di una sorda resistenza, se vogliamo dircelo sinceramente.

È stato asserito, con incrollabile certezza, che la pianta non è il farmaco, ma, allo stato delle nostre conoscenze, è vero esattamente il contrario: la pianta è il farmaco e basta andare fisicamente nelle nostre farmacie quando vengono rifornite.

Ci siamo astenuti su tutti gli articoli, ci siamo visti respingere tutti gli emendamenti. Il nostro voto sarebbe scontato, ma noi voteremo un principio, quello per cui, soprattutto nel testo completo, cioè quello di un anno e mezzo fa, per la prima volta la cannabis è entrata in Parlamento non dalla porta dell'inferno, ma dalla porta della speranza, che le è propria.

Il nostro quindi sarà un voto favorevole, che dimostra come ci sarebbero stati i termini, in questa legislatura, anche per soluzioni più avanzate che, tuttavia, la cattiva politica non ha voluto percorrere. Un voto tecnico come tecnica è quella fiducia che vi abbiamo garantito sullo ius soli, se il Governo si decidesse a porla.

A questo punto io non credo ci siano più alibi per non ripetere questa discussione al Senato della Repubblica e approvare almeno questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. L'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico ha sicuramente un potenziale in buona parte ancora da esplorare. In generale, è dimostrata un'efficacia dei cannabinoidi nel ridurre nausea e vomito associati a chemioterapia, ma non in misura superiore ai farmaci già disponibili.

Per quanto attiene alla stimolazione dell'appetito in pazienti con AIDS, l'effetto positivo deriva per lo più da casi aneddotici. In linea generale, in molti studi si è osservato un miglioramento del sintomo dolore, anche se l'analisi dell'efficacia, ad oggi, risulta difficile, in quanto le prove si basano sull'utilizzo di tipi e formulazioni di cannabinoidi molto eterogenei e, soprattutto, nel trattamento di tipi di dolore diversi.

Il ricorso all'uso di cannabinoidi in alternativa agli analgesici oppiacei o la contemporanea somministrazione per lenire il dolore nei malati oncologici sottoposti a trattamenti cronici riduce i rischi e gli effetti indesiderati associati all'utilizzo di oppiacei.

Ci sono alcune evidenze scientifiche che uno dei principi attivi contenuti nella cannabis, il cannabidiolo, sia parzialmente efficace in alcune forme di epilessia resistenti alle restanti terapie. Il cannabidiolo è un principio attivo neuroprotettivo presente a basse concentrazioni nella cannabis ed è privo di quegli effetti euforizzanti e psicomimetici che sono quelli ricercati in chi usa la cannabis a scopo ricreativo.

Diversi studi hanno poi evidenziato un'efficacia nella riduzione della spasticità muscolare associata a patologie neurologiche e, in particolare, alla sclerosi multipla.

Fatta questa breve premessa, riteniamo che vadano certamente esplorate le possibilità terapeutiche dei cannabinoidi e in parte il provvedimento - possiamo dire - va ad agevolare questo percorso, anche se ad oggi non possiamo dire che vi siano evidenze scientifiche chiare tali da poterci consentire di affermare che i derivati dalla cannabis possano essere considerati una vera e propria terapia, ma, tutt'al più, un supporto.

Ora, la proposta in Aula è altra cosa rispetto a quella di cui si era caldeggiata la discussione, con tanto di campagna mediatica tutta tesa ad imbonire l'opinione pubblica. Possiamo dire che il danno alla tutela della salute delle nostre comunità è stato in parte evitato grazie all'eliminazione dal testo della proposta, nel corso dell'esame nelle Commissioni affari sociali e giustizia, della parte che avrebbe condotto alla legalizzazione della cannabis per uso ricreativo, come subdolamente viene definita e liquidata semplicisticamente una questione delicata oggetto di un'azione legislativa tentata, e non ancora definitivamente tramontata, che avrebbe un effetto sicuramente e assolutamente dannoso qualora fosse adottata. Un nuovo termine, quel “ricreativo” politicamente corretto, che ha lo scopo di far passare presso l'opinione pubblica l'idea che in fondo uno spinello non fa male.

D'altro canto, la produzione di questi nuovi termini, tesi a imbonire l'opinione pubblica, è un tratto caratteristico delle maggioranze più o meno trasversali che hanno dettato tutta l'agenda politica dei Governi che hanno guidato il Bel Paese dal 2012 ad oggi. Basti ricordare il termine di “maternità surrogata”, con il quale è stata liquidata la turpe pratica dell'utero in affitto. Nello stesso solco si muove anche il tentativo di far passare come innocuo farsi uno spinello.

Vale la pena ricordare che in psichiatria l'uso di parole inventate o di parole usate arbitrariamente con valore simbolico è sinonimo di schizofrenia ed è il caso di chi si ostina a produrre neologismi politicamente corretti, che trovano ampio spazio nella produzione delle proposte dei colleghi che compongono questo fronte trasversale, neologismi che attengono a quell'ampia rivoluzione antropologica tesa a liquidare principi e nessi che hanno retto la convivenza delle nostre comunità e di cui maggioranze più o meno trasversali sono lo strumento.

Ora, i sostenitori di questa linea, che avevano compilato il testo che prevedeva la legalizzazione della cannabis sia per uso ricreativo sia per uso terapeutico, hanno cercato, nel recente corso dell'esame in Commissione che ha preceduto l'approdo in Aula, di far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta, tentativo poi reiterato anche in Aula attraverso una serie di emendamenti, con i quali si è tentato di ripristinare la convivenza delle due questioni. Ora pare, come dicevo, che il danno sia stato evitato, perlomeno al momento.

Detto questo, avevamo presentato una serie di emendamenti che avevano l'unico scopo di restringere ulteriormente il campo e circoscrivere il perimetro per evitare che il provvedimento fosse utilizzato come piano inclinato che conducesse ad un uso che non fosse solo quello terapeutico della cannabis, semplicemente per garantire che i farmaci a base di cannabis possano essere prescritti solo ed esclusivamente per i fini che dovrebbero assicurare la proposta di legge.

E, ancora, emendamenti che avevano lo scopo di evitare che questa legge potesse diventare il lasciapassare - diciamo - per un'altra che andasse nella direzione della legalizzazione della cannabis per uso, come dite voi, ricreativo, quel ricreativo che magari si usa dire nei circoli politicamente corretti.

Abbiamo fatto nostre le legittime preoccupazioni di chi con il fenomeno della tossicodipendenza si misura sul campo quotidianamente, come le comunità terapeutiche, e, sebbene riteniamo di aver scampato un pericolo con il nuovo testo di cui ci accingiamo a concludere l'esame, il mancato recepimento delle nostre proposte emendative, così come quelle di alcuni colleghi che avevano lo stesso obiettivo, proposte - ribadisco - di buonsenso, ci induce a credere che, dietro questo testo di legge, si celi anche il proposito di agevolare qualcosa che non condividiamo.

Per queste motivazioni il gruppo della Lega Nord voterà convintamente contro questa proposta, che riteniamo ambigua (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie. Presidente e sottosegretario, io confesso onestamente di affrontare questo passaggio parlamentare con sincero imbarazzo, perché non riesco a capire come non si possa provare un sentimento del genere quando il Parlamento decide di legiferare su una materia che è già regolamentata da tempo, senza che, per un motivo o per un altro, siano mai sorte contestazioni serie e fondate sul suo concreto valore, sulla sua funzione regolatrice nell'ambito del nostro sistema sociale o sull'eventuale necessità di intervenire in via legislativa per aggiornare, sostituire o cancellare punti specifici della normativa esistente.

La materia di cui stiamo discutendo oggi è già regolamentata da un decreto ministeriale del 2007, modificato e aggiornato in termini significativi anche nel 2015: uno strumento che ha funzionato e che tuttora funziona bene, ma evidentemente per qualcuno non era sufficiente. Per cui, si è avvertita l'insopprimibile necessità di introdurre norme di rango primario su una materia che è già disciplinata con disposizioni di natura secondaria, come il decreto ministeriale.

Avvertiamo dunque a questo punto la necessità, rispetto a queste considerazioni, di sottolineare il nostro impegno a favorire un indispensabile percorso di semplificazione normativa, che comporti uno snellimento progressivo del sistema legislativo e offra maggiori garanzie sotto il profilo della reale applicazione delle disposizioni, che poi è ciò che sta a cuore a tutti.

Ecco, Presidente, io su un punto desidero essere assolutamente chiara: il gruppo di Alternativa Popolare è convintamente favorevole all'uso terapeutico della cannabis e non vorrei che ci fossero degli equivoci.

Questo è importantissimo e fondamentale e bisogna sottolinearlo in ogni occasione. Però, con la stessa forza, noi ribadiamo di non accettare passivamente questo modo di procedere, che invece riteniamo sbagliato, impegnando il Parlamento a legiferare su una materia che è già ben regolata e incoraggiando il ricorso ad un'ipertrofica produzione legislativa; ciò perché concorda e promuove insomma quello che è l'impegno a favore dei malati, però questo non deve essere assolutamente usato poi, invece, per andare a sanare quelli che sono degli equilibri politici. Questo, secondo me, non sarebbe giusto e non è rispettoso nemmeno nei confronti del malato.

Non credo che sia una fuga dal tema ricordare, seppur per brevi tratti, la storia di questo provvedimento. Il 26 luglio scorso le Commissioni riunite II e XII hanno adottato, come testo base, il testo unificato che oggi è in discussione, perché nella seduta del 6 ottobre 2016 la Camera aveva rinviato in Commissione la proposta di legge n. 3235, calendarizzata in quota opposizione, su richiesta del gruppo Sinistra Italiana-SEL che era intitolata: “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”. In quella circostanza Alternativa Popolare ostacolò in maniera forte e determinata la discussione di un provvedimento che si riteneva estremamente dannoso per il Paese. Ci si è sempre opposti, anche con altri gruppi, all'uso e alla libera commercializzazione e coltivazione della cannabis.

Faccio notare, al di là delle considerazioni etiche, sociali o di altra natura, che quel progetto di legge contraddiceva, peraltro, l'articolo 32 della Costituzione e la stessa giurisprudenza della Suprema Corte e della Consulta, e che la posizione di Alternativa Popolare risultava ancora più solida e forte a seguito delle numerose approfondite audizioni svolte dalle Commissioni di merito, che sostanzialmente ricordavano come l'uso della cannabis fosse altamente nocivo per l'uomo e in special modo per i giovani. In Commissione, infatti, il provvedimento ha cambiato pelle e ha vagato verso una normativa che riguarda la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad esclusivo scopo terapeutico.

Questo testo, rispetto a quanto disposto dal decreto ministeriale 9 novembre 2015, introduce quindi indubbiamente alcune novità e, tra queste novità, quelle significative non sono altro che la traduzione di un percorso già ben avviato presso i competenti tavoli del Ministero della salute, tavoli - mi permetto di dire - che più che dalle contingenti esigenze di propaganda, tipiche della peggiore politica, rispondono solo alle regole della scienza. Mi riferisco, in particolare, alla linea già tracciata dal Ministero in merito all'impiego della cannabis per le finalità della terapia del dolore, oltre che alle iniziative, già oggetto di approfondimento, che puntano innanzitutto sulla formazione e sulla sensibilizzazione del mondo medico verso le straordinarie potenzialità della cannabis medica.

Questo che noi critichiamo è un metodo che riteniamo sbagliato, perché lo stesso risultato lo si poteva ottenere attraverso un atto di natura e di regime giuridico diverso, come il decreto ministeriale, visto che la materia, ripeto, è già regolamentata e si poteva veramente continuare su questa strada, senza sovraccaricare la materia con norme di rango primario.

Per questo siamo contrari a intervenire per legge, favorendo appunto l'ipertrofia legislativa che ormai tutti invece chiedono sia contrastata, su materie che risultano già regolate dal Ministero competente e riteniamo questa proposta di legge semplicemente frutto di considerazioni e valutazioni che sono estranee alla materia specifica e a un corretto percorso normativo.

Già col decreto ministeriale del 2015, infatti, veniva completamente valorizzata la funzione della cannabis ad uso medico, un importante punto di approdo del chiassoso dibattito strumentale durato fin troppo tempo che, pur di sostenere l'impiego della cannabis per altri fini, ha rischiato di pregiudicare gli sviluppi positivi che quel decreto ministeriale aveva affermato e consolidato, una strumentalità - desideriamo ribadirlo con forza - consumatasi soprattutto sulla pelle delle tante persone in stato di sofferenza, che dall'utilizzo di quella terapia avrebbero tratto beneficio.

In questo quadro risultano utili, appunto, le disposizioni che mirano a cristallizzare il percorso di nazionalizzazione della produzione di cannabis ad uso medico, una scelta, questa, che garantisce allo stesso tempo la qualità della sostanza e, cosa a cui teniamo particolarmente, la certezza del suo impiego, a generale beneficio della sicurezza non solo dei pazienti, ma dell'intera collettività.

Va anche detto che va ascritta a questo ed al precedente Governo la significativa scelta di puntare sullo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze per allocarvi la produzione nazionale di cannabis ad uso medico, una scelta nata dall'accordo del 18 settembre 2014 tra il Ministro della salute e il Ministro della difesa, che ha richiesto anche l'impiego di risorse economiche recentemente accresciute per iniziativa dell'attuale Ministro della salute.

Con tale scelta si è, dunque, avviato un percorso finalizzato a garantire davvero ai pazienti cui vengono prescritte preparazioni magistrali di origine vegetale a base di cannabis di accedere alle cure in tutto il territorio nazionale, superando anche il rischio di eventuali carenze legate alle temporanee indisponibilità dei prodotti importati e, al contempo, riducendo i costi connessi alle procedure di importazione dall'estero.

In questo contesto va inquadrato il recentissimo decreto del Ministero della salute, con il quale dopo 25 anni è stata finalmente aggiornata la nuova tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali, attraverso la quale è stato conferito il giusto rilievo all'operato dei farmacisti nel servizio da loro assicurato di fornitura delle preparazioni magistrali, tra le quali vi sono quelle a base di cannabis. Importantissimo risulta anche, nell'ambito della produzione nazionale della cannabis, l'intervento programmatorio e previsionale delle regioni, proprio al fine di individuare il quantitativo dei fabbisogni nazionali.

Il quadro complessivo, che riguarda l'uso terapeutico della cannabis, ci sembra, in sostanza, definito in termini positivi, una considerazione questa che non ci impedisce di esprimere però delle valutazioni critiche, che, più ancora che i metodi usati per definire la materia, riguardano le motivazioni intrinseche, che noi consideriamo negative ed estranee - mi sento di dire - al principio che deve guidarci nel superare la dannosa fase della produzione legislativa ipertrofica, per pervenire invece a una semplificazione, che comporta uno snellimento progressivo del sistema legislativo e offre maggiori garanzie sotto il profilo della reale applicazione delle disposizioni. Perché – ripeto - proprio ripercorrendo le tappe che ci hanno portato al passaggio attuale, scorgiamo elementi estranei sia alla materia della quale ci interessiamo che al metodo di produzione legislativa che dovremmo adottare.

Mi permetto di far notare, infine, un'evidente carenza nel testo attuale, una carenza che rende ancora più incomprensibile il fatto che, una volta deciso di intervenire sulla materia, lo sia stato fatto senza arrecare un vero vantaggio alle persone - e lo ricordo ancora una volta -, i tanti pazienti che dalla cannabis traggono dei benefici grandissimi e che sono quelli a cui questo stesso provvedimento è rivolto. Mi riferisco all'inspiegabile assenza dei necessari adeguamenti alle norme vigenti, che stabiliscono sanzioni per la detenzione della cannabis, le quali, nella loro pratica applicazione, non conoscono sufficienti rimedi in grado di evitare che le sanzioni vengano applicate anche a chi è pienamente legittimato a detenere queste sostanze.

E dispiace - ve lo assicuro - rimarcare, in nome di questa esigenza, che il provvedimento è stato incardinato congiuntamente anche alla II Commissione, senza che questa abbia voluto o potuto incidere sul testo, che soprattutto per questo motivo, e non per tutte le altre ragioni che sono state espresse nel dibattito odierno, appare oggi insufficiente e monco.

Noi comprendiamo - lo dico ancora una volta - che un provvedimento varato dal Parlamento, con il corollario di interventi e dichiarazioni, riscuota più attenzione che un provvedimento di carattere amministrativo, ma io penso che non si possa ritenere decoroso aderire a posizioni che privilegiano, per fini che non condividiamo, una produzione legislativa eccessiva, ipertrofica alla semplificazione. La semplificazione è forse la cosa più importante, della quale ognuno di noi dovrebbe fare tesoro, soprattutto nella gestione di questo Parlamento, e quindi un elemento fondamentale di cui tenere conto, se desideriamo operare ispirandoci a principi che possano rilanciare il Paese per rendere più semplici e trasparenti le norme che ne regolano il percorso.

Per queste motivazioni, Presidente, io annuncio il voto di astensione di Alternativa Popolare. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Noi stiamo discutendo su un testo che è un testo apprezzabile. La valenza terapeutica della cannabis nelle terapie del dolore e su altre indicazioni mediche è un fatto scientificamente evidente ormai da anni. Il nostro ordinamento ha da tempo riconosciuto questa evidenza scientifica e nel Paese, per iniziativa dei Governi, ma per iniziativa anche e soprattutto pionieristica delle regioni, sono migliaia i pazienti che ricorrono all'uso della cannabis per quelli che sono i bisogni relativi al trattamento delle loro patologie.

Ciò nonostante, ad oggi, per questi pazienti è difficile garantire la continuità dell'approvvigionamento, quindi la continuità della gratuità. C'è una difficoltà di carattere burocratico, organizzativo, anche, purtroppo, ideologico. Molti, nella filiera del sistema sanitario e del sistema produttivo, frenano, frenano in modo strano; davvero, c'è un residuo di creduloneria dentro alcuni frenatori.

Mi veniva in mente in questi giorni, ascoltando alcuni operatori della filiera della cannabis tranquilla, quella sativa, che non si riesce in questo Paese a fare aumentare la produzione della canapa per uso alimentare o per altri usi, tessile e le tante cose che con questa erba si possono fare, proprio perché addosso a questa filiera c'è la creduloneria, quasi magica, che si trasforma in un'occhiuta repressione sull'erba del diavolo, sul danno che, qualche volta, abbiamo ascoltato riportato dentro il dibattito del Parlamento o anche dentro le audizioni che in Commissione abbiamo fatto.

Ma oggi riconosciamo questo sforzo che già esiste nel nostro ordinamento e nella realtà del Paese, con legge e costruiamo con questa legge, tentiamo di costruire, un sistema che si occupa di tutta la filiera, dalla produzione, al funzionamento, alla distribuzione, disegnando - io spero - un meccanismo non troppo complicato. Sono diversi i soggetti che dovranno far funzionare il meccanismo, dal Ministero, all'Osservatorio nazionale, le regioni, il medico specialista, il medico di medicina generale, le farmacie; speriamo bene. Però, noi scriviamo e descriviamo un sistema che, se funziona, se siamo in grado di farlo funzionare, risponderà al bisogno dei pazienti.

Una buona cosa, si poteva far meglio, si poteva anche aprire uno spazio per l'autocoltivazione, che in questo caso, nel caso della necessità terapeutica, sarebbe stato un fatto di umanità e di razionalità, ma tant'è.

Questo aspetto, questa costruzione, era presente nei testi di legge che si occupavano complessivamente del tema della cannabis. C'era uno spazio, in quasi tutte le proposte di legge, per l'aspetto terapeutico. Sarebbe incomprensibile per noi non votarla e, quindi, il nostro voto sarà favorevole.

E, poi, è un inizio. È un inizio perché il messaggio che uscirà da quest'Aula è che questa erba maledetta può fare del bene e, come ci ha raccontato il direttore dell'Istituto superiore di sanità, in un'audizione in Commissione, non si sa ancora quanto, perché la ricerca sta andando avanti e sta misurando l'efficacia, qualche volta sorprendente, della cannabis nel trattamento di diverse patologie.

Sarà quindi un contributo alla politica perché ritorni all'analisi razionale delle cose e si concentri sulle strategie che servono alla gestione di sostanze che hanno un impatto importante per gli effetti psicotropi sugli stili di vita, oltre che sulla salute pubblica e privata.

Su questo versante, se noi torniamo ad un'analisi razionale, dovremmo vedere un primo punto e qui comincia il problema, cioè l'occasione persa in questo dibattito. Questo punto è la crisi ormai manifesta delle politiche proibizioniste e la nostra lontananza, la lontananza del Paese, rispetto al dibattito sul loro superamento, che è un dibattito internazionale, che ha già prodotto sperimentazioni, che ha già prodotto pensiero, cultura, che noi non conosciamo.

Abbiamo bisogno di laicità - laicità! -, siamo talmente stupiti del nostro fallimento che da nove anni questo Governo non convoca la Conferenza nazionale sulle droghe, che è un obbligo di legge. Dovremmo farla ogni tre anni e sono nove anni che questo Paese non discute. Questa è una vergogna, tutti gli operatori, tutti coloro che si muovono in questo campo, chiedono disperatamente che in questo Paese si riapra una discussione.

Perché non si fa? Perché, dopo il delirio repressivo, fallito, della “legge Fini-Giovanardi”, non si sa che dire, non si sa che fare per il trattamento delle sostanze stupefacenti, per intervenire nel Paese e per risolvere i problemi che non si vogliono risolvere.

Eppure, questo fallimento è sancito e affermato con grande chiarezza da un organismo, per esempio, come la Direzione nazionale antimafia. Io leggo tre righe: “Possiamo così sintetizzare ad oggi - dice la Direzione nazionale antimafia nella relazione del 2017 - gli argomenti a favore del superamento del proibizionismo. Primo: la rilevantissima sproporzione fra l'impegno profuso, cioè il numero di uomini, le risorse giudiziarie, poliziesche, finanziarie e materiali impiegate per far fronte ad un mercato composto da milioni di persone e i risultati, assai magri, raccolti dall'azione di contrasto al fenomeno, sia in termini di condanne davvero da scontare pochissime, che di sequestri e confische effettuate ed effettuabili”. Secondo: le non certe insuperabili ragioni di carattere sanitario che possano consigliare la repressione penale del fenomeno; si ricorda - lo dice la Direzione nazionale antimafia - dei danni correlati all'abuso di alcool, tabacco e cannabis, dove la cannabis è l'ultimo, la minaccia minore, in termini di pericolo per la salute. Terzo, la dimostrazione dell'inanità di ogni sforzo confermata dal progressivo aumento di consumatori e del giro di affari. E conclude dicendo che: “In questa prospettiva sembra coerente l'adozione di una rigorosa e chiara politica di legalizzazione della vendita della cannabis accompagnata da una parallela azione a livello internazionale, in particolare europeo, che consenta la creazione in prospettiva di una più ampia area in cui il fenomeno sia regolato in modo omogeneo”.

Capite che ci dice per la prima volta: adozione di una rigorosa e chiara politica di legalizzazione accompagnata politicamente da un'azione a livello europeo. Non i due tempi, che sono stata la scusa che, per anni, ha giustificato la non attuazione di alcuna scelta, cioè il fatto che o si faceva a livello internazionale o non sarebbe stato possibile intervenire. Questi sono gli uomini le donne che garantiscono la tutela della nostra sicurezza e della legalità in questo Paese.

Quindi i dati, perché noi, per non fare, costringiamo a non considerare dei dati che sono drammatici e ridicoli allo stesso tempo. Noi viviamo in un Paese, che è nella media europea, dove il 36 per cento dei giovani ha consumato e periodicamente, con diverse frequenze, consuma cannabis. Noi viviamo in un Paese dove sono coinvolte in questa vicenda milioni di famiglie. Noi viviamo in un Paese dove da vent'anni - è un dato che leggevo nel report del CNCA che fatto uno studio insieme all'Istat su questo punto - 857.000 persone, soprattutto ragazzi, sono stati fermati ed è stato richiesto, come è la procedura di legge, di fare un incontro con la prefettura; 857.000 persone hanno fatto questa ridicola cosa del colloquio con la prefettura e solo nel 10 per cento dei casi il colloquio si trasforma in un'indicazione di un rapporto con il servizio delle dipendenze per fare qualcosa, per affrontare il tema in modo più specifico.

Questo è il punto; noi spendiamo ore e ore, milioni di denaro pubblico, in una persecuzione ridicola di milioni di persone.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FILIPPO FOSSATI. Concludo non potendo non rivolgermi al Partito Democratico, perché le strade erano due: lasciar correre il dibattito su un tema controverso e sensibile, su binari liberi della coscienza e conoscenza dei parlamentari, senza coinvolgimento del Governo…

PRESIDENTE. Collega, mi deve ascoltare.

FILIPPO FOSSATI. Ho una frase, se mi fa finire.

PRESIDENTE. Il suo tempo è già scaduto da 30 secondi, quindi, la invito a concludere veramente, non a rivolgersi ad un altro interlocutore o a cominciare un altro periodo.

FILIPPO FOSSATI. Presidente, ha ragione. Io concludo con una con una frase: quello che avete scelto è un'altra cosa, fare una scelta di partito e su quella base chiudere la possibilità che in Parlamento potessero crearsi maggioranze a favore di una intelligente legalizzazione. Ne pagherete un prezzo, ma lo farete pagare a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge che stiamo trattando è una proposta ovviamente incompleta, che ci fa piacere, ma ci lascia l'amaro in bocca, perché era era partita con tutt'altro obiettivo, ovvero quello di regolamentare la cannabis a 360 gradi.

Dopo le varie proposte, Ferraresi e Farina, che trattavano della coltivazione per uso personale, si è arrivati a una proposta unitaria, che si sperava creasse una più ampia convergenza di tante forze politiche sul tema, per poi discuterne a livello parlamentare. Questo è stato fatto, è stato raggiunto un testo, il testo a prima firma Giachetti, del Partito Democratico, firmato e sottoscritto dai deputati del MoVimento 5 Stelle.

Questo testo aveva tre pilastri fondamentali: la coltivazione per uso personale, i cannabis social club, la commercializzazione sotto la stretta regolamentazione dello Stato con il monopolio, e, terzo e ultimo pilastro, cannabis ad uso terapeutico per far accedere alla cura i tanti malati che in questo momento ne hanno bisogno, con una legge unitaria su tutto il territorio nazionale, senza discriminazioni e con un accesso che non comportasse la burocrazia e i costi attuali.

Questa proposta è stata depositata a luglio del 2015, più di due anni fa, dopo diverse audizioni. Siamo ritornati a fare audizioni e, ogni giorno, ogni settimana, il MoVimento 5 Stelle insisteva, nelle Commissioni giustizia e affari sociali, perché si discutesse questa proposta. Non c'è stata una seduta vuota del nostro apporto, del nostro impegno, per far calendarizzare questa proposta, per far discutere questa proposta, per fare in modo che questa proposta semplicemente andasse avanti, venisse discussa. Abbiamo sempre chiesto una discussione che fosse nel merito, però, che si basasse sulla realtà, sui dati statistici, sulla scienza, non sulle ideologie, non sulle bufale, non sulle bugie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tutto questo, purtroppo, non è stato attuato, perché dal 2015 abbiamo subito un ostruzionismo notevole, anche di rappresentanti della maggioranza, che hanno messo un muro tra la discussione di questo argomento e i parlamentari che volevano discutere di questo argomento senza preclusioni, senza soprattutto l'apporto del Governo, che doveva rimanere fuori, visto che tantissimi parlamentari hanno sottoscritto questo testo, dal PD, a Sinistra Italiana-Possibile, MDP, MoVimento 5 Stelle, alcuni addirittura più verso il centrodestra.

Bene, dopo due anni, siamo riusciti a portare in Aula un testo, ma che testo abbiamo portato in Aula? Abbiamo portato in Aula un testo che in Commissione giustizia e affari sociali è stato assolutamente distrutto, ma la cosa più triste di vedere un testo distrutto per la sua grande maggioranza è che a distruggerlo non sono stati solo i rappresentanti di UDC, di Alternativa Popolare, di Lega Nord o della destra, o di Fratelli d'Italia, che, con preclusioni ideologiche, senza andare a studiare un minimo gli atti o i dati, hanno votato contro, hanno detto semplicemente “fa male”, punto, non valutando quella che è la realtà; ma la cosa più triste è che a distruggere questo testo, il sogno dell'intergruppo, sono stati proprio gli stessi deputati del Partito Democratico che questo testo l'avevano sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che, ancora una volta, sono tornati indietro, deludendo tutte le aspettative che avevano creato, visto che avevano parlato spesso di legalizzazione e, poi, addirittura, in Aula non sono nemmeno usciti, ma hanno votato contro agli emendamenti, proposti dal gruppo del MoVimento 5 Stelle o da altri gruppi, riguardanti la legalizzazione, rimangiandosi ancora una volta la parola.

Presidente, l'argomento legalizzazione è un argomento importante per la giustizia, la Direzione nazionale antimafia ha fatto una relazione in due anni consecutivi che dice come sia preminente la discussione di questa legge e il superamento della legge attuale, sia per garantire una libertà alle tante forze dell'ordine e alla magistratura, che si vorrebbe occupare di reati ben più gravi e non di andare ad arrestare un ragazzo perché coltiva tre, quattro piante in casa sua, e questa è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È una vergogna, perché sappiamo tutti i danni che si creano alle famiglie, addirittura suicidi, semplicemente per coltivare una pianta all'interno della propria casa o per coltivarla, ancora peggio, perché si ha bisogno di cure, perché ci si vuole curare. Questo è inaccettabile. Andremmo a sgravare i tribunali; già solo con l'autocoltivazione per uso personale potremmo arrivare a un risparmio fino a 2 miliardi di euro, semplicemente togliendo tutti questi problemi alle forze dell'ordine, ai magistrati, togliendo questi problemi a chi si deve occupare di altro e togliendo, soprattutto, un mercato alla criminalità organizzata e, pensate, addirittura al terrorismo. Sì, perché toglieremmo anche una grossa entrata al terrorismo.

Cantone, come il PM Andrea Padalino, come la Direzione nazionale antimafia, dice che la legalizzazione di una droga, controllata anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio che avviene alla luce del giorno nella totale assoluta impunità e che riguarda amplissime fasce della popolazione giovane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché i dati ci dicono che maggiore è la repressione e maggiore è il consumo di cannabis, soprattutto tra i giovani dai quindici ai diciannove anni. Sì, negli Stati dove la legge è più repressiva, il consumo aumenta soprattutto tra i giovani.

Quindi, se vogliamo preservare la salute, l'integrità e il non contatto dei giovani con la criminalità o con droghe più pesanti, dobbiamo legalizzare, regolamentare, controllare: questo significa quest'intervento. Nessuno - nessuno, Presidente! - vuole incentivare il consumo di cannabis, ma vuole regolamentare un mercato già libero, perché l'attuale legge, la Fini-Giovanardi, ha fallito e tutte le leggi repressive in Europa hanno fallito, perché il consumo aumenta gli introiti della criminalità organizzata, aumenta il contatto dei giovani con sostanze tagliate con altrettante sostanze tossiche e con veri e propri criminali, che li avviano al crimine e all'uso di droghe pesanti, come cocaina ed eroina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per non parlare dei tanti malati che devono affrontare una via assolutamente insidiosa, burocratica, con costi enormi, perché in Italia non è garantito il diritto alle cure o almeno non è garantito in sostanza il diritto alle cure con la cannabis, e che devono avere un approvvigionamento da Stati esteri, che la fanno pagare assai cara.

Molto probabilmente, neanche con questa legge potremmo ottenere tutti questi risultati, se non cambiamo l'indirizzo. Ma diciamolo bene a chi dirà che noi volevamo ostruire l'avanzata di una legge per la cannabis ad uso terapeutico. Diciamolo bene che il Ministro Lorenzin, in tutti questi anni, e la maggioranza, in tutti questi anni, potevano svegliarsi il giorno dopo e con un decreto ministeriale dare la possibilità di uniformare su tutto il territorio nazionale l'accesso alla cannabis ad uso terapeutico e se ne sono totalmente fregati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Salvo poi giustificarsi in Aula dicendo: non mischiamo perché le cose, se no, sarebbero rallentate.

Allora veramente vergogna, perché oltre che ipocriti, oltre a queste giustificazioni che non stanno né in cielo né in terra, avete anche recato un danno a tutti quei malati che oggi non riescono ad avere accesso a questa sostanza.

Avrei voluto vedere tutti quelli che votano contro, tutti quelli contrari alla legalizzazione proporre magari un emendamento in cui si diceva che anche il tabacco - visto che fa 6 milioni di morti in tutto il mondo all'anno, 700 mila morti in Europa, 70 mila morti in Italia - era proibito; oppure un emendamento per contrastare l'alcol e i superalcolici, visto che ne fanno quasi altrettanti (sono 30 mila i morti per tutte le patologie che derivano dall'abuso di superalcolici). Perché non l'avete fatto? Perché la cannabis - sappiate, cittadini e colleghi - è una sostanza che, rispetto ai milioni di morti che fanno alcol e tabacco, ne ha zero accertati: zero morti accertati da cannabis(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Dopo tutte queste motivazioni, dopo le motivazioni di carattere produttivo, creeremo posti di lavoro, abbiamo anche l'ultima, che è quella più egoistica, quella di avere fino a 10 miliardi di introiti per lo Stato. In Colorado li usano per la ristrutturazione delle scuole, li restituiscono ai cittadini; noi li restituiamo alla criminalità organizzata e alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questa è la nostra ipocrisia, noi come Stato!

Presidente, in conclusione, il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che era a favore di una discussione su questo argomento, che prendesse una o l'altra direzione ma purché si arrivasse, voterà favorevolmente, prendendosi la responsabilità di votare un testo che, seppur azzoppato, è un testo che va nella direzione, sempre se il Senato lo approverà, di garantire i diritti ai malati, e questo teniamo che avvenga. Ma non possiamo rilevare che l'ipocrisia, la falsità del Partito Democratico, ancora una volta, ha garantito l'impunità, ha garantito le mafie e non il diritto dei cittadini ad avere un prodotto che potrebbe veramente risollevare questo Paese. Ne avremo occasione più avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI. Grazie, Presidente. Le leggi proibizioniste degli ultimi anni hanno creato molti problemi: l'equiparazione tra sostanze ha fatto sì che aumentasse l'uso di droghe più pesanti e che, in molti casi, per citare una canzone, gli amici del campetto passassero dalle Malboro direttamente all'eroina, alla faccia delle droghe leggere. Hanno aumentato la repressione e hanno annullato la prevenzione. E la “Fini-Giovanardi” ha fatto di peggio: ha sancito che i cannabinoidi fossero - cito - privi di utilità terapeutica, escludendo così non solo la scienza, ma migliaia di persone dall'accesso ai farmaci, con un paradosso: che non esistono, giustamente, limiti per gli oppiacei, ma i cannabinoidi, invece, erano banditi.

Da queste contraddizioni nella nostra legislazione è nato l'Intergruppo e il cosiddetto testo Giachetti, che è arrivato in Aula per la prima volta nel luglio del 2016. Da quel dibattito in Aula è emerso non solo che non esisteva una maggioranza parlamentare sulla legge, ma che tra i proponenti, cioè tra di noi, c'erano dieci posizioni diverse su ogni punto, purtroppo. E da quella discussione del luglio 2016 sono iniziati gli appelli e le richieste da parte dei medici e delle associazioni dei pazienti per separare le due questioni e, quindi, per separare l'uso terapeutico dall'altro uso, l'uso ricreativo, e dare priorità al primo, all'uso terapeutico.

È stato detto anche poco fa, che sarebbe bastato un decreto del Ministro: ma perché il Parlamento deve fare una legge? D'altronde qual è il nostro lavoro, se non fare le leggi? Il problema è che il decreto è stato fatto, è stato fatto nel 2014 e, proprio da quel decreto, quello che ha fatto nascere la sperimentazione a Firenze, sono emerse una serie di problematiche che dicevano che bisognava intervenire con delle norme per stabilizzare e rendere più sicuro l'uso e la sperimentazione della cannabis ad uso terapeutico in tutto il territorio nazionale. Per prima cosa, una ricerca sulla cannabis terapeutica che fosse una ricerca pubblica, finanziata con soldi pubblici, e in questo decreto l'AIFA finanzia la ricerca. Attraverso questa ricerca…

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega. Per favore, colleghi.

GIUDITTA PINI. Non si preoccupi, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Prego.

GIUDITTA PINI. E, quindi, per capire attraverso questa ricerca se i suoi impieghi possono essere allargati anche ad altre patologie, ed è per questo che c'erano le “altre patologie” all'interno della legge.

Questa legge prevede anche che si possano trovare altre strutture, oltre all'Istituto chimico-farmaceutico di Firenze, che consentano la coltivazione e la trasformazione della cannabis. Dice, poi, un'altra cosa: inserisce la formazione del personale medico. Consentitemi un secondo, ho sentito delle cose in quest'Aula veramente vergognose, per cui si paragonavano i medici a dei pusher non solo insultando la professionalità dei medici, ma insultando tutti quanti noi e la serietà del personale medico che tutti i giorni ha a che fare con il dolore, che tutti i giorni ha a che fare con la lotta contro il dolore e che per questo non meritano di essere catalogati come dei pusher.

È stato detto, poi, anche poco fa, che tanto le regioni avevano già fatto la legge, quindi perché noi dovremmo fare una legge quando le regioni hanno già fatto la legge? Omettendo, ovviamente, che non tutte le regioni hanno fatto la legge, ma, d'altronde, se non è la mia regione, chi se ne frega, e che le quattordici leggi regionali sono diverse l'una dall'altra e che, quindi, a livello nazionale il paziente non è tutelato, perché non ha la stessa legge, non ha lo stesso accesso al farmaco e non ha la gratuità di accesso al farmaco.

Infine, di chi stiamo parlando? Perché in questi mesi, in queste settimane, noi stiamo lavorando su questa legge? Per chi stiamo lavorando? Stiamo parlando di malati di sclerosi multipla, che sono resistenti alle terapie convenzionali; stiamo parlando di chi parla di dolore cronico; stiamo parlando dei malati oncologici o affetti da HIV che, a seguito delle terapie, soffrono di nausea e vomito e che hanno bisogno di questi farmaci per avere una vita dignitosa; stiamo parlando di malati di glaucoma, dei malati della sindrome di Tourette; stiamo parlando della dignità del paziente, stiamo parlando della dignità delle persone davanti alla malattia e davanti al dolore; stiamo parlando della dignità della loro vita e delle persone che gli stanno accanto. E queste persone che oggi ci guardano, da domani, guarderanno con gli stessi occhi il Senato, con la speranza che il Senato porti avanti questa legge e la concluda e la approvi entro la fine di questa legislatura. Per tutti questi motivi e per molti altri annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Marazziti per un breve ringraziamento. Intanto, per cortesia, se prendiamo posto e anche se abbassiamo il tono la voce può essere utile. Prego.

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Grazie, Presidente. Effettivamente, mentre ci avviciniamo al voto finale su questo provvedimento che ha avuto un iter molto lungo, che a volte è sembrato burrascoso, che, al contrario è arrivato ad un punto di sintesi che speriamo potrà essere utile al Paese, ai malati, almeno a quei primi 67 mila che oggi ne hanno bisogno, mi permetta di ringraziare il grande lavoro fatto dalle due Commissioni affari sociali e giustizia. E a nome della presidente Ferranti e mio, mi preme di ringraziare il grande lavoro anche del primo relatore della Commissione II, nella prima fase, l'onorevole Farina, e la straordinaria serietà di una deputata intelligente come la relatrice Miotto. Non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di tutti i funzionari della Camera e mi permetta di dire la leale e paziente collaborazione, anche in questo caso, della Commissione bilancio.

(Coordinamento formale - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R: "Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, utilizzo questo spazio per chiedere al Governo l'adozione di un provvedimento che consenta ai territori mantovani colpiti dal terremoto del 2012 di…

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Carra. Colleghi, per favore, c'è un collega che sta intervenendo. Si può uscire, ma si può uscire in silenzio. Prego.

MARCO CARRA. Grazie, signor Presidente. Dicevo che chiedo, attraverso questo spazio, al Governo di adottare un provvedimento che consenta ai territori mantovani colpiti dal terremoto del 2012 di spendere le risorse che il Governo stesso e il Parlamento hanno stanziato per proseguire nell'opera di ricostruzione del patrimonio pubblico e privato.

I nostri comuni hanno bisogno di personale tecnico per far sì che le pratiche vadano avanti. Serve prorogare i rapporti di lavoro già in essere e che scadranno i primi di dicembre, quindi ben prima dell'approvazione della legge di bilancio. Serve incrementare il numero di questo stesso personale. Queste operazioni non comportano alcun onere per il bilancio dello Stato, perché le risorse necessarie sono già nelle disponibilità della struttura che gestisce la ricostruzione, cioè la struttura commissariale. Dobbiamo, pertanto, evitare di fare entrare il mio territorio nel paradosso di avere i soldi per la ricostruzione e di non essere in grado di spenderli in tempi celeri. Auspico pertanto che il Governo raccolga questo appello, che non è solo mio, ma di tutte le comunità mantovane colpite dal sisma (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ricordo che, non essendo il Governo tenuto ad essere presente in questa fase, la Presidenza consiglia di presentare atti di sindacato ispettivo anziché svolgere generici interventi, che pur tuttavia rimangono agli atti.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 18 ottobre 2017, il presidente della I Commissione (Affari costituzionali) ha rappresentato che l'ufficio di presidenza della Commissione ha concordato in ordine all'esigenza di disporre di maggior tempo per concludere l'esame in sede referente della proposta di legge n. 4653, in materia di distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli-Venezia Giulia, il cui esame in Assemblea è previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 23 ottobre.

Il provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno dei lavori della prossima settimana.

Organizzazione dei tempi d'esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto, inoltre, che, nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicato lo schema recante l'organizzazione dei tempi per la discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 56-D, recante modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 20 ottobre 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 10,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLA BINETTI (A.C. 76-A/R ED ABBINATE)

PAOLA BINETTI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 76-A/R ed abbinate). Arriva oggi in Aula alla Camera dei Deputati il testo di legge sulla cannabis. Riguarda esclusivamente il suo uso terapeutico, essendo stata stralciata la parte sulla legalizzazione e sulla conseguente liberalizzazione. Per molti colleghi, delusi dall'attuale scelta limitativa del Parlamento, soprattutto tra i moltissimi che fanno parte dell'intergruppo parlamentare sulla cannabis legale, si tratta solo di una prima approvazione a cui seguirà certamente un secondo step, probabilmente nella prossima legislatura, che decreterà la piena legalizzazione della cannabis.

Di fatto l'uso terapeutico era già regolamentato da un decreto del 2007 del ministro della Salute Livia Turco, riconfermato nel 2015 da Beatrice Lorenzin. L'approvazione di una legge di iniziativa parlamentare darà però un maggior peso all'uso terapeutico della cannabis, che crea ancora una serie di perplessità tra gli operatori sanitari e perfino nel mondo scientifico. Dopo l'approvazione del decreto del 2007 molte Regioni hanno introdotto leggi regionali per porre il farmaco a base di cannabis a carico del servizio sanitario regionale.

Il 22 febbraio di quest'anno la dott. Marletta, direttore generale del Ministero della salute, trasmetteva ai medici prescrittori della cannabis prodotta sdallo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze, un documento recante raccomandazioni specifiche: un documento ampiamente condiviso tra esperti clinici, ricercatori, farmacisti, e frutto di un lungo lavoro di una Commissione istituita ad hoc. “Gentile Dottore, La informiamo che dal 14 dicembre 2016 è disponibile per la prescrizione dì preparazioni magistrali a base di cannabis, la sostanza attiva di origine vegetale Cannabis FM2 prodotta dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze al fine di assicurare la continuità terapeutica ai pazienti in trattamento e la disponibilità del prodotto nazionale, fabbricato secondo le GMP (Good Manufacturing Practices) dell'Unione europea, anche ad eventuali nuovi pazienti. ………Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare dì Firenze, oltre che per la produzione di medicinali, è autorizzato alla produzione in accordo alle GMP di infiorescenze di cannabis; pertanto. la Cannabts FM2, coltivata in GACP (Good agricoltural and collecting practices) e lavorata in GMP, è fabbricata secondo quanto previsto dalle direttive dell'Unione europea in materia di sostanze attive per la produzione di medicinali.”

Il documento è disponibile per tutti, ma evidentemente salvo che per la attuale maggioranza Pd, che non sembra conoscerlo e che ha rifiutato ognuno dei nostri emendamenti totalmente ispirati a questo documento! Il documento tratta della prescrivibilità, del monitoraggio, delle esigenze terapeutiche, tratta di posologia, di metodi di somministrazione, di indicazioni e contro-indicazioni, di effetti collaterali e di precauzioni di impiego, in particolare in gravidanza e durante l'allattamento. Sulle influenze negative, riconosciute dalla stessa Commissione, sulla guida e sull'uso dei macchinari.

Tutte questioni di cui questa legge NON fa menzione e che noi avremmo voluto che fossero inserite nella norma: ma la nostra è stata una voce inascoltata.

Eppure tra le controindicazioni segnalate dal documento del ministero si dice con chiarezza che: Il medico curante deve sempre tenere conto del rapporto rischio/beneficio nell'uso medico della cannabis considerando che le principali controindicazioni riguardano:

adolescenti e giovani adulti a causa di alterazioni mentali che sono maggiori durante il completamento dello sviluppo cerebrale;

individui con disturbi cardio-polmonari severi in quanto l'uso di cannabis può provocare ipotensione ma anche ipertensione, sincope e tachicardia,

individui con grave insufficienza epatica, renale e soggetti con epatite C cronica a causa di un aumentato rischio di sviluppare o peggiorare una steatosi epatica;

individui con una storia personale di disordini psichiatrici e/o una storia familiare di schizofrenia in quanto la cannabis può provocare crisi psicotiche,

individui con una storia pregressa di tossicodipendenza e/o abuso di sostanze psicotrope e/o alcol; > individui con disturbi maniaco depressivi;

individui in terapia con farmaci ipnotico sedativi, antidepressivi o in generale psicoattivi in quanto la cannabis può generare effetti additivi o sinergici;

donne che stanno pianificando una gravidanza o sono in gravidanza o in allattamento;

Oltre agli effetti sopra menzionati, è importante sottolineare che la cannabis è una sostanza immunomodulante ed il suo uso cronico altera l'omeostasi del sistema immunitario.

L'uso medico della cannabis ha una storia molto antica, condivisa da popolazioni diverse in continenti e latitudini diverse. Non a caso nella cannabis sono state identificate oltre 750 principi attivi, di cui 113 con struttura analoga ai principali cannabinoidi, ma alcuni di loro paradossalmente hanno effetti contrapposti. E' bene sottolineare che i risultati di questi studi non si possono considerare conclusivi sull'efficacia del suo uso terapeutico. In molti casi le evidenze scientifiche sono di modesta qualità, i risultati sono contraddittori e mancano dati a supporto di un favorevole rapporto rischio/beneficio per la cannabis. Il che rende comunque necessario proseguire nell'attività di ricerca per ottenere evidenze scientifiche che abbiano un carattere più chiaro e sicuro sugli effetti.

Il documento del Ministero specifica quali siano le esigenze terapeutiche che la cannabis può soddisfare in considerazione delle evidenze scientifiche fino ad ora prodotte, che saranno aggiornate ogni due anni, si può affermare che l'uso medico della cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati o hanno provocato effetti secondari non tollerabili o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali. Gli impieghi di cannabis ad uso medico riguardano: l'analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; l'analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; l'effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; l'effetto stimolante dell'appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell'appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell'anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; l'effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard.

Restrizioni e controlli sull'uso della cannabis, previsti da convenzioni internazionali, sono un fattore di prudenza per lo sviluppo di un utilizzo terapeutico della cannabis in tutti i paesi che hanno ratificato la convenzione delle Nazioni Unite, tra questi anche l'Italia. La convenzione prevede che gli stati che consentano la produzione o l'uso della cannabis per la ricerca scientifica o per l'uso medicale devono operare con un sistema di licenza per tutti i coltivatori, i produttori e i distributori e garantire che il mercato totale della cannabis dello Stato non superi quello richiesto “a fini medici e scientifici”.

Si tratta di una legge che in un certo senso soddisfa alcuni bisogni dei pazienti e facilita la prescrizione della cannabis terapeutica da parte dei medici, ma che presenta già da ora alcune criticità che vale la pena segnalare con chiarezza. Emendamenti da me presentati in tal sono stati bocciati, preferendo dare a questa legge una immagine di strumento normativo a rischio zero. Cosa che non è affatto e che è doveroso almeno segnalare. Uno di questi emendamenti richiedeva che si dicesse esplicitamente che questa legge non prevedeva nessuna forma di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis al di fuori dell'uso medico sancito dalla legge. Si voleva impegnare il Parlamento a non consentire successive interpretazioni della norma in chiave diversa da quella terapeutica. Apparentemente pleonastico, l'emendamento in realtà rappresentava una risposta netta ai molti rumors che considerano questa legge una sorta di cavallo di troia. Un escamotage volto a creare il piano inclinato su cui si sarebbe appoggiato presto un ampliamento della norma fino alla piena legalizzazione della cannabis. Un ulteriore emendamento, bocciato anche lui, vincolava la prescrizione della cannabis a medici specialistici, in grado di valutare sulla base della patologia specifica, le effettive necessità del paziente, evitando prescrizioni improprie, tutt'altro che infrequenti. Bocciati anche tutti gli emendamenti che facevano riferimento al rischio, del tutto probabile, che una assunzione prolungata della cannabis avrebbe potuto creare dipendenza nel paziente, aggiungendo patologia a patologia. Bocciati anche gli emendamenti con cui si intendeva rafforzare il potere di controllo dell'Istituto farmacologico di Firenze per evitare che si producesse più cannabis di quella necessaria, con l'evidente rischio di una sua dispersione per canali diversi da quello terapeutico. Bocciati anche emendamenti con cui si chiedeva di garantire una informazione che non si limitasse ad offrire i dati scientifici in forma asettica, ma che si assumesse anche la responsabilità di illustrare le conseguenze che l'uso protratto della cannabis potrebbero creare. E infine, parlando di ricerca, si chiedeva di avviare anche studi osservazionali di lungo periodo per evidenziare eventuali cambiamenti di condotta nei soggetti che assumono cannabis nel medio-lungo periodo.

In realtà in Aula è prevalsa una visione idilliaca della droga come farmaco privo di effetti collaterali, prescrivibile da chiunque, a prescindere dalla specificità della patologia in questione, con un'ampia disponibilità sul territorio, garantita da una molteplicità di soggetti impegnati nella produzione. Una sorta di mistificazione buonista che apre le porta a molti più rischi di quanto non appaia ad un primo sguardo. E su questo intendiamo richiamare l'attenzione delle persone, soprattutto di quelle che conservano ancora una buona dose di perplessità e che sono circa il 60 per cento. E a loro che la campagna di informazione, una sorta di vera e propria propaganda si rivolgerà nei prossimi mesi. Nel massimo rispetto per i pazienti e per il loro uso adeguato di cannabis, voteremo però convintamente no a questa legge e alla sua attuale impostazione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Nesci, Bonaccorsi, Gandolfi, Preziosi e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 1 la deputata Calabria ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU pdl 76 e ab.-A/R - voto finale 370 357 13 179 317 40 92 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.