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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 873 di mercoledì 18 ottobre 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Amici, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Catania, Centemero, Dellai, Di Gioia, Fedriga, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giachetti, Laforgia, Marotta, Pes, Picchi, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Sanga, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Tidei e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 ottobre 2017, il deputato Dino Secco, già iscritto al gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto cui risulta pertanto iscritto.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017 (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel calendario (Vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni Silveri. Colleghi, chiederei di abbassare il tono della voce. Prego, Presidente.

PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il Consiglio europeo di domani e dopodomani si occupa del futuro dell'Unione europea, dei temi migratori, della difesa, del digitale e di Brexit. Devo dire che la consapevolezza, in diversi Paesi europei, del fatto che siamo in un momento di transizione per quello che riguarda i destini dell'Unione è rilevante e credo che sia utile che questa consapevolezza, che c'è anche nel nostro Paese, cresca attraverso innanzitutto la discussione del Parlamento, perché noi abbiamo davanti, a livello dell'Unione europea, 15-16 mesi che possono rivelarsi decisivi, se si colgono alcune opportunità, oppure che possono confermare una situazione difficile. Dico 15-16 mesi, perché sappiamo tutti che nel 2019 si avvia la fase del rinnovo sia del Parlamento che di tutte le istituzioni europee e, quindi, il momento per discutere di possibili innovazioni politiche - non dico dei Trattati, ma del codice di comportamento e delle politiche dell'Unione europea - è ora, è in questi mesi, è nel prossimo anno.

Siamo in una fase, direi, contraddittoria, in cui da un lato certamente non mancano gli elementi di quadro favorevoli: abbiamo finalmente un tasso di crescita, che coinvolge l'insieme dell'Eurozona, che è stabilmente sul 2 per cento, 2,2 per cento nell'Eurozona; abbiamo avuto, credo, diversi risultati elettorali nel corso di questi mesi, con naturalmente accentuazioni differenti, ma complessivamente con un consolidamento, in alcuni casi un chiaro successo, di forze che spingono verso una maggiore integrazione, un maggiore impegno e non certo contro l'Unione europea; abbiamo soprattutto - e dico soprattutto, perché il suo valore emblematico credo non sfugga a nessuno - una evoluzione interna nel Regno Unito, che conferma che forse la scelta, alla quale ovviamente noi confermiamo tutto il nostro rispetto, perché è stata una scelta democratica degli elettori del Regno Unito, però ha mostrato di non avere quelle conseguenze magnifiche e spettacolari che nel corso della campagna elettorale per il referendum su Brexit erano state in qualche modo promesse, anzi il contesto in cui il Regno Unito, dopo quella decisione democratica, si muove è un contesto di innegabile maggiore difficoltà.

Quindi, abbiamo degli elementi di quadro che sono incoraggianti e che potrebbero aiutarci a dire: bene, i prossimi 15-16 mesi questa - come si dice in gergo - finestra di opportunità può essere colta in senso positivo. Noi ne avevamo già visto traccia, devo dire - e di questo, credo, siamo tutti orgogliosi -, quando, nel mese di marzo, Roma, con quella cerimonia per i sessant'anni dei Trattati e con quel documento che nella cerimonia fu sottoscritto, fu un po' il segnale di un'inversione di tendenza. Sembrava quasi che il lungo inverno dello scontento europeo si fosse concluso nella primavera romana in Campidoglio.

Tuttavia, sappiamo anche che questi elementi positivi di quadro necessitano, per essere tradotti, poi, in maggiore efficacia delle politiche e, quindi, in un consenso più stabile e non solo di reazione a una preoccupazione, come può essere stata quella dopo Brexit o dopo altri fatti internazionali, per diventare stabili, questo consenso ha bisogno di politiche, ha bisogno di passi in avanti dal punto di vista della efficacia dell'azione della Unione europea. E questo sarà il punto principale, forse - anche se per nulla, a mio parere, risolutivo dal punto di vista delle sue conclusioni -, della discussione, del Consiglio che c'è domani e dopodomani. Si tratterà di sviluppare una discussione, che era già cominciata nel Consiglio europeo informale di Tallinn sulla cosiddetta “Agenda futura dell'Unione europea”, vasto programma. Di questa Agenda futura dell'Unione europea è stato incaricato di tirare un po' le fila il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha visitato Parigi, Berlino, Roma, la settimana scorsa, per fare un po' il punto sulle intenzioni di come procedere e in quale direzione.

Io vedo molto chiaramente confrontarsi, da un lato, ipotesi ambiziose di avere un investimento sull'intensificazione di politiche comuni europee in diversi campi, che è stato al centro di alcuni importanti discorsi nelle ultime settimane: il discorso del Presidente della Commissione Juncker in occasione di quello che chiamiamo “Discorso sullo stato dell'Unione europea” e il discorso del Presidente francese Macron alla Sorbona - una altissima ambizione europeista in entrambi questi discorsi – e, contemporaneamente, la preoccupazione, che il Presidente Tusk ha manifestato in modo molto chiaro, di evitare che l'intenzione di fare questi passi in avanti sul piano dell'integrazione europea, mostrata sia pure con accenti diversi, sia dal Presidente della Commissione, sia dal neo-eletto Presidente della Repubblica francese, la preoccupazione che questo possa provocare delle lacerazioni, degli strappi nel tessuto dei 27.

Ora, su questa discussione così generale, il punto di vista italiano, che abbiamo detto più volte e che in fondo riflette un'impostazione storica dei Governi che si sono succeduti nella Repubblica in questi decenni, è che noi siamo decisamente dalla parte di chi promuove maggiori livelli di integrazione, maggiore capacità di avere politiche europee integrate a vantaggio dei nostri concittadini. Questa è sempre stata la posizione dei Governi italiani e noi la confermiamo oggi senza alcuna esitazione.

Non possiamo permetterci di passare da una sorta di tempesta perfetta che sembrava avere investito l'Unione europea nel 2015-2016 alle occasioni perdute nel 2017-2018.

Questo è il rischio che abbiamo davanti: essersi lasciati alle spalle una crisi molto pericolosa addirittura per il destino dell'Unione europea - vi ricordate l'atmosfera che si respirava all'indomani del referendum britannico - e, tutto sommato però, rassegnarsi all'idea che si va avanti con quello che c'è, per piccoli passi, alla velocità che in fondo è dettata dagli ultimi vagoni del treno europeo cioè da quei Paesi che insistono moltissimo nel sottolineare che non vogliono alcuna ulteriore iniziativa europeista perché dell'Europa vogliono avere soltanto alcuni vantaggi, che in alcuni casi sono molto cospicui - penso ai fondi e ai finanziamenti europei -, ma non vogliono avere, dal punto di vista delle regole, la condivisione di impegni, di valori e di obiettivi comuni.

Noi siamo dalla parte di chi dice “più Europa” e non dalla parte di chi dice “contrapponiamo il nostro Paese all'Europa” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Detto questo, su questo piano saranno prese nella riunione di domani e dopodomani alcune decisioni significative; ci saranno passi in avanti ulteriori su uno dei temi su cui procediamo con l'integrazione europea, e facciamolo anche al limite anche accettando diversi livelli di integrazione tra diversi gruppi di Paesi: il tema della difesa comune, sul quale si faranno certamente passi in avanti che sono già nel comunicato finale dell'incontro di Bruxelles.

Si faranno passi in avanti sulla richiesta - peraltro una richiesta italiana e francese - relativa alla web tax, nel senso che verrà formalmente dato incarico al Consiglio di esaminare le proposte della Commissione per prendere una decisione europea sulla web tax. Ciò naturalmente non solo non esclude ma in qualche modo costituisce un ombrello europeo per valutazioni, discussioni, decisioni dei singoli Parlamenti nazionali.

Tuttavia deve essere chiaro, anche se le questioni economico-finanziarie non sono all'ordine del giorno del Consiglio europeo di domani e dopodomani, che certo debbono essere fatti passi avanti sulla difesa, certo passi avanti sul digitale ma sulla grande discussione di come il maggiore impegno europeo diventi un impegno per un'Europa della crescita e del lavoro, devo dire che i passi in avanti sono tutti da fare. La situazione è tale che il confronto europeo tra posizioni diverse resta aperto ed è un capitolo fondamentale nel quale il Paese deve presentarsi, se possibile, unito e comunque forte nelle proprie determinazioni. Infatti credo che siamo ancora lontani dalle idee che l'Italia ha sostenuto in questi anni e che traducono il concetto di una politica comune per la crescita e lo sviluppo, il lavoro, gli investimenti in diverse proposte specifiche che vanno da meccanismi di assicurazione comune in Europa contro la disoccupazione: naturalmente in caso di shock asimmetrici e non come sostituzione di uno strumento per la disoccupazione nazionale con uno strumento europeo ma, in caso di shock asimmetrici che colpiscano singoli Paesi dell'Eurozona, uno strumento dell'Unione sarebbe assolutamente fondamentale.

Così come proponiamo da tempo un impegno dell'Unione europea sui cosiddetti beni comuni europei, magari in una prima fase limitandosi a sottrarne il finanziamento al calcolo del deficit e del debito e, in una seconda fase, arrivando a un finanziamento europeo dei beni comuni europei.

Così come, quando pensiamo al Fondo monetario europeo o pensiamo al Ministro dell'economia comune all'Eurozona, lo pensiamo non certo come all'istituzione di una sorta di revisore dei conti dell'Unione che va a mettere il naso nei conti e nei bilanci dei diversi Paesi nell'ottica cosiddetta di prevenzione del rischio, un'ottica nella quale il tema dei deficit prevale sempre sul tema dei surplus, ma lo pensiamo nell'ottica di un rapporto politico con l'Eurozona, di un rapporto democratico con il Parlamento europeo, della capacità delle nuove istituzioni di essere trainanti di uno sviluppo e di una crescita dell'Europa.

Non sono proposte soltanto italiane: costituiscono anzi lo sfondo di una discussione che si è fatta in Estonia e che proseguirà, ripeto, nello sfondo perché non è questo il tema all'ordine del giorno, ma deve essere molto chiaro, dal nostro punto di vista, che tutta la discussione sul futuro dell'Unione non può tradursi in una sorta di azione parallela all'ombra della quale vengono avanti decisioni pratiche e operative che vanno in una direzione diversa da quella da noi auspicata.

Il dibattito sul futuro dell'Unione è un dibattito di sostanza, non è la cornice dentro la quale prendere decisioni in direzioni diverse come quando ad esempio - è capitato alcune settimane fa - alcuni organi di vigilanza adottano decisioni circa i ritmi di smaltimento dei crediti deteriorati o potenzialmente deteriorabili delle banche che sono decisioni non del tutto interne al percorso che la Commissione e il Parlamento europeo su questi stessi temi avevano messo in campo. Quindi ho trovato molto ragionevoli le osservazioni che il Presidente del Parlamento europeo ha fatto sulla questione anche dal punto di vista, per così dire, della procedura politico-democratica nel campo dell'Unione. Insomma non deve esservi una cortina fumogena in cui si parla per settimane o per mesi del Ministro delle finanze o del Fondo monetario europeo mentre, nel frattempo, a livello tecnico vanno avanti sempre le solite logiche che abbiamo visto essere state logiche che hanno addirittura rischiato di frenare lo sviluppo e la crescita europea in questi anni, anziché di incoraggiarla.

Il dibattito e il confronto nel Consiglio avrà come altro punto fondamentale all'ordine del giorno, oltre al futuro dell'Unione, il tema migratorio. Credo che siamo tutti consapevoli di quanto la questione sia al centro dell'interesse dei nostri concittadini europei e credo e siamo anche consapevoli che l'Italia si presenti al dibattito sulle questioni migratorie, come sempre ma in modo particolare in questa occasione e in questa fase, come un Paese orgoglioso di poter dare il buon esempio, orgoglioso di poter mostrare i risultati di quello che abbiamo portato avanti. Infatti, da un lato, l'Italia è stata e continua ad essere il Paese più impegnato dal punto di vista umanitario, nel salvataggio di vite umane in mare, il Paese che, come ha detto nel suo discorso sullo stato dell'Unione il Presidente Juncker, ha salvato l'onore dell'Europa e, dall'altro, il Paese che è riuscito con le sue politiche attive, in particolare negli ultimi mesi, ad assestare un colpo molto rilevante al predominio assoluto dei trafficanti di esseri umani nella rotta del Mediterraneo centrale.

Ritengo che, da questo punto di vista, i risultati non solo vadano rivendicati con orgoglio, ma ci consentano anche nel contesto dell'Unione europea di essere molto esigenti nei confronti degli altri Paesi, oltre che dell'Unione. Abbiamo con il nostro lavoro contribuito a ridurre i morti in mare, e questo credo sia sempre un fattore di orgoglio per un Paese, e abbiamo contemporaneamente, in modo molto significativo, ridotto il numero di arrivi irregolari nelle nostre coste e nel nostro Paese. Come sapete, dal 1° gennaio al 17 ottobre gli arrivi l'anno scorso erano stati 146 mila, quest'anno sono stati 110 mila, e questa diminuzione è stata particolarmente marcata, drastica nel corso dell'estate, dove il calo degli sbarchi nelle nostre coste è stato particolarmente rilevante. È il risultato di un'azione complessa che il Governo ha portato avanti insieme a tante delle proprie strutture, dalla diplomazia alla Guardia costiera al Ministero degli interni, e le diverse componenti del nostro sistema di sicurezza. È derivato dalle intese che siamo riusciti a fare con le organizzazioni non governative, coinvolgendole nella battaglia contro i trafficanti di esseri umani, dalle intese bilaterali che abbiamo fatto con le autorità libiche, con al-Sarraj ma anche con tante altre componenti del variegato mosaico delle autorità libiche (Commenti del deputato Fico),…

PRESIDENTE. Onorevole Fico… Onorevole Fico, la richiamo all'ordine!

PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei ministri. …dal maggiore sostegno che abbiamo dato alle organizzazioni delle Nazioni Unite, sia quelle dei rifugiati che quelle dei migranti, impegnate sul terreno in Libia.

Ora noi dobbiamo riconoscere che questi risultati sono molto positivi, perché ci consentono una transizione graduale, che è necessaria, da una migrazione completamente incontrollata, e quindi con elementi di pericolosità sia per chi attraversa il mare e sia potenzialmente per l'impatto sociale che può avere nel nostro Paese, all'unico modello alternativo a questo: che non è il modello dell'eliminazione del problema migratorio, come qualcuno può raccontare o illudersi di poter raccontare, ma che è la transizione dal modello irregolare gestito dai trafficanti di esseri umani a un modello civile, organizzato, gestibile sul piano sociale e umanitario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto). Questo è l'obiettivo per il quale abbiamo lavorato, e questo a testa alta io credo è quello che possiamo rivendicare in Europa.

Un'Europa che su questo terreno non possiamo dire si sia impegnata all'altezza di quelle che sarebbero le sue potenzialità, oltre che le proprie tradizioni di civiltà. Abbiamo avuto senz'altro un sostegno rilevante da parte della Commissione europea, e dobbiamo dargliene atto; abbiamo la collaborazione di alcuni grandi Paesi, come, soprattutto, la Germania e la Francia, ma dobbiamo imporre il concetto che i Paesi in prima fila nell'accoglienza dei migranti che vengono dal mare, e quindi in particolare l'Italia, la Grecia, forse la Spagna in un futuro, e comunque con qualche elemento significativo già adesso anche la Spagna, devono essere coinvolti e aiutati dall'insieme dei Paesi europei. L'idea di scaricare su questi singoli Paesi il peso dei flussi migratori nelle correnti che dall'Africa o del Medioriente attraversano il mare per andare in Europa, è un'idea non solo sbagliata sul piano etico, ma completamente illusoria sul piano politico.

E vorrei dire a chi si rallegra o addirittura si entusiasma per l'affermazione di questa o quella posizione - oggi è di moda chiamarla sovranista - ai confini con il nostro Paese, che si rallegra o si entusiasma per qualcosa che va contro gli interessi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto), perché il moltiplicarsi delle posizioni polemiche contro l'Italia, il moltiplicarsi degli atteggiamenti egoistici di chi sigilla frontiere invece di cooperare ad una politica comune sul tema dell'immigrazione, non è un vantaggio per l'Italia, è qualcosa che tutti insieme dovremmo contrastare sul piano politico e diplomatico, ed è un impegno che credo il Parlamento potrebbe e dovrebbe insieme condividere.

Dunque la battaglia che in parte si è già tradotta in alcuni risultati, nella dichiarazione conclusiva del Consiglio europeo, ma che continueremo a fare domani e dopodomani, è perché sul piano economico e sul piano del sostegno concreto ad alcuni obiettivi fondamentali che sono nell'interesse di questa politica di regolazione dei flussi migratori, ci sia da parte dei Paesi membri dell'Unione europea, oltre che della Commissione, un impegno maggiore. Abbiamo bisogno di più risorse e di più presenza, di organizzazione umanitaria nei campi in Libia, perché è ovvio che la capacità delle autorità libiche di controllare meglio le proprie frontiere ha giustamente acceso i riflettori dell'opinione pubblica sulle condizioni umanitarie in quel Paese. A questo si risponde in un modo solo, e cioè moltiplicando la presenza, le risorse e l'impegno umanitario per garantire condizioni decenti in quelle situazioni. Abbiamo bisogno di risorse per le comunità locali; abbiamo bisogno di risorse alle autorità libiche e alle organizzazioni internazionali delle Nazioni Unite per i rimpatri dalla Libia verso i Paesi africani di origine.

Questo impegno non può immaginare che i risultati straordinari ottenuti dall'Italia in questi mesi possano durare per sempre senza una collaborazione comune; e quindi il nostro dovere è quello di trasmettere all'insieme dei Paesi europei, e non basta la Commissione, la sensazione di un'urgenza, perché se non si collabora tutti a questo obiettivo, l'obiettivo che dovrebbe interessare tutti, e cioè di avere flussi più umani, più regolari e meno drammaticamente pericolosi e più socialmente accettabili, non sarà un obiettivo raggiungibile con le sole energie dell'Italia.

Se su questo si discuterà principalmente, non vorrei tacere dell'ultima questione rilevante (poi ce ne sono altre che forse avremo altre occasioni per approfondire) che sarà nella discussione di domani e dopodomani, e che è l'atteggiamento dell'insieme dell'Unione europea nei confronti del Regno Unito e della trattativa in corso su Brexit.

Credo sappiate tutti che questa discussione è una discussione che ha avuto uno sviluppo non facile, mettiamola così. L'Unione europea ha impostato con il consenso unanime dei 27 la trattativa con il Regno Unito sostanzialmente definendo due fasi di questa trattativa: una prima fase, che è la fase in cui si discute dei soldi che il Regno Unito deve restituire all'Unione europea per gli impegni di bilancio presi in questi anni e per i prossimi, si discute dello status dei cittadini degli altri Paesi europei nel Regno Unito, dei loro diritti, del trattamento che avranno, si discute delle relazioni tra il Regno Unito e un altro Paese che resta nell'Unione europea e che è l'Irlanda, e che come sapete ha un confine in comune con l'Irlanda del Nord e quindi con il Regno Unito.

L'impostazione che è stata data al negoziato dall'Unione è che senza passi in avanti significativi su questi tre dossier, l'aspetto finanziario, i rapporti con l'Irlanda e lo status dei cittadini degli altri Paesi membri nel Regno Unito, senza passi avanti su questo, è difficile passare alla seconda fase, e cioè alla discussione di quali potranno essere in futuro le relazioni tra il Regno Unito e l'Unione europea.

Naturalmente sappiamo che il Governo guidato dalla Primo Ministro Theresa May, con la quale ho parlato ieri sera di queste questioni, preferirebbe buttare un po' il cuore oltre l'ostacolo e passare già alla discussione dei rapporti futuri, senza dover essere indotta a prendere impegni economici sui cittadini prima di aver delineato i rapporti futuri con l'Unione. Io credo che noi dobbiamo mantenere, come Italia, un atteggiamento che certamente è un atteggiamento collaborativo, non abbiamo nessun interesse a mettere in difficoltà un Paese amico e alleato come la Gran Bretagna, ma un atteggiamento che tuttavia ribadisce il fatto che abbiamo bisogno, per passare (magari anche già nel prossimo Vertice del Consiglio europeo di dicembre) a discutere sugli assetti futuri, di fare dei passi in avanti sui dossier che si stanno discutendo oggi. Non possiamo, pur comprendendo tutte le difficoltà interne che il dopo Brexit ha creato nel Regno Unito, che sono, come sapete tutti, difficoltà enormi, accettare l'idea che di questi tre dossier si parli solo in futuro nell'ambito di una generale discussione sui nostri rapporti.

Passi in avanti e massima disponibilità ad andare poi, già a dicembre, a discutere dei nostri rapporti futuri, sapendo che per l'Italia ci sono questioni commerciali delicate, ma ci sono soprattutto gli interessi delle centinaia di migliaia di italiani che vivono nel Regno Unito e che non possono vedere compressi i loro diritti, perché non è possibile che chi ha diritti acquisiti come cittadino dell'Unione europea, che da tempo vive nel Regno Unito, debba soffrire per una decisione che pure rispettiamo. Se i nostri concittadini diventano quelli che rimettono e che hanno dei danni da queste dinamiche, sarà molto difficile per noi avere un atteggiamento positivo, costruttivo, nel corso di questa discussione.

E, infine, collegato al tema Brexit, e verrà affrontato di sfuggita nel Consiglio europeo di domani e dopodomani, perché la decisione e le votazioni connesse sono affidate ad altri organismi dell'Unione europea, ci sarà comunque, sarà comunque sfiorata, anche la questione del trasferimento delle due Autorità europee che attualmente hanno sede a Londra: l'Autorità sulle banche e l'Autorità sui farmaci. In questo contesto, come sapete, l'Italia è impegnata nella battaglia per la candidatura di Milano a ospitare l'Agenzia europea del farmaco. Una battaglia nella quale io vedo con grande favore il fatto che il Governo, a cominciare dal Ministero degli esteri, ma in tutte le sue articolazioni, la regione, il comune di Milano, il mondo delle imprese di Milano e del settore farmaceutico, sono tutti impegnati a sostenere una candidatura che dai dossier fatti, non da noi, ma dall'Agenzia del farmaco medesima e dalla Commissione europea, risulta tra le due o tre migliori candidate possibili per il trasferimento dell'Agenzia del farmaco. Non sarà una competizione facile con queste altre due o tre città che hanno, diciamo così, capacità competitive molto rilevanti per poter ospitare l'Agenzia del farmaco. Ma il punto politico che io intendo ribadire, anche in sede europea, è che un conto è la competizione tra sedi che hanno già la qualità e la capacità sin dal primo giorno di consentire a un'Agenzia, la cui efficienza è fondamentale per i nostri sistemi sanitari, perfino si potrebbe dire per la salute dei cittadini europei, un conto è la competizione tra queste città, un conto è un malinteso principio di riequilibrio delle Autorità europee nei confronti di Paesi che non ne ospitano nessuna, che è un principio che l'Italia ovviamente, in linea di massima, non contesta, anzi condivide, ma che sarebbe bene, questo principio, seguire per Autorità di nuova istituzione, Autorità che necessitano comunque un lavoro preparatorio. Qui stiamo parlando di trasferire in blocco delle Autorità che funzionano, che hanno un peso rilevante, e che non possono subire delle difficoltà nel loro funzionamento. Ancora una volta, anche in questo caso, emerge in controluce il tema di che cosa noi vogliamo dall'Unione europea. Vogliamo barcamenarci, cercando di tenere in piedi gli equilibri tra le diverse aspettative di 27-28 Paesi diversi, o vogliamo un'Unione europea che metta al primo posto le esigenze, gli obiettivi dei cittadini, il futuro del progetto europeo? Anche in una scelta più limitata come questa, viene avanti la necessità di usare questi mesi pensando al futuro dell'Unione europea e non soltanto alla sopravvivenza di equilibri già esistenti. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritta a parlare la deputata Berlinghieri. Ne ha facoltà.

MARINA BERLINGHIERI. Presidente, onorevoli colleghi, al Consiglio europeo che si svolgerà il prossimo 19 e 20 ottobre, si esamineranno alcune delle questioni più urgenti riguardanti la migrazione, la difesa, la digitalizzazione, gli affari esteri e gli ultimi sviluppi sul negoziato della Brexit. La discussione sui singoli temi non potrà non tener conto del nuovo quadro internazionale che, in seguito alla vittoria alle presidenziali americane di Trump, non stimola la cooperazione fra gli Stati, ma spinge sempre più verso un confronto competitivo tra le singole nazioni. Una fase che richiama l'Europa a ridefinire con urgenza un ruolo di protagonista quale attore globale. Trovare risposte alle attuali sfide, rilanciare il progetto sul futuro dell'Europa con proposte ambiziose, può scongiurare l'inasprirsi di questioni nazionalistiche indipendentistiche, vedi appunto la Brexit o il referendum in Catalogna, e contenere le tentazioni nazionalpopuliste che spingono verso terreni incogniti, come per esempio l'uscita dall'euro.

L'Unione è oggi più che mai chiamata a fare un salto di qualità per un compiuto processo di integrazione. Il Presidente francese Macron, nel suo recente discorso alla Sorbona, ha affrontato l'urgenza di tale sfida, richiamando le grandi questioni dell'agenda europea: sicurezza, difesa, lotta al terrorismo, procure e intelligence europee, protezione civile, politica di asilo e di frontiere comuni, rilancio di un robusto bilancio europeo contro le crisi future e un Ministro delle finanze dell'Unione europea…

PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi di lasciare in pace il Governo. Bene, grazie.

MARINA BERLINGHIERI. …con un proprio budget per gli investimenti nell'eurozona per le politiche espansive. Le ambizioni europeiste del Presidente Macron posizionano finalmente la Francia accanto all'Italia per la rinascita del progetto europeo, in un chiaro quadro federalista; sovranità, risorse, messa in comune delle politiche strategiche, maggiori investimenti per l'integrazione dei migranti e formazione di una lista transnazionale europea. Anche il recente vertice italofrancese di Lione ha segnato una tappa importante del suo nuovo partenariato tra Roma e Parigi sull'Europa, Libia, e cooperazione militare. Un partenariato che assume ancora più rilevanza all'indomani dei risultati elettorali in Germania.

Pare dunque essersi aperta una nuova fase, caratterizzata da una svolta europeista nella quale il nostro Paese, forte del lavoro fin qui svolto, può giocare un ruolo determinante insieme a Francia e Germania, per far sì che le opportunità possano essere colte in modo positivo. Per cogliere queste opportunità bisogna però fare passi avanti sui temi caldi dell'agenda europea, quei temi che impattano in modo forte sulla vita dei cittadini. Ne cito due, tra i tanti: la questione della gestione delle migrazioni e l'Europa digitale.

Rispetto alla questione delle migrazioni dovrà essere valutata, ancora una volta, l'efficacia delle misure fin qui adottate per controllare i flussi migratori illegali su tutte le rotte, le ulteriori misure necessarie per sostenere gli Stati membri in prima linea e decidere come rafforzare la cooperazione con l'UNHCR e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni con riferimento ai Paesi di origine e transito dei flussi. Continua, poi, lo scontro sul tema dei migranti e sulla mancata redistribuzione dei richiedenti asilo tra Commissione europea e i Paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad, in particolare Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, anche in seguito all'importante decisione della Corte di giustizia europea che ha respinto i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro le quote di relocation, confermando la validità dei ricollocamenti e rafforzando la posizione dell'Italia. Bene l'azione molto forte del Governo italiano nei confronti della Commissione europea per l'apertura di procedure di infrazione per palese violazione degli obblighi di solidarietà circa gli accordi sulla redistribuzione dei rifugiati nei confronti di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.

Tale azione sta dando finalmente i suoi frutti con l'apertura di una procedura di infrazione molto accelerata nei loro confronti; contemporaneamente, vi sono pressioni, però, per rendere più flessibili le regole sul ripristino dei controlli alle frontiere in caso di minacce per la sicurezza. Appare di tutta evidenza che, qualora si dovesse pervenire alla revisione di Schengen, sarebbe altrettanto necessaria una contestuale e significativa revisione dell'anacronistico Trattato di Dublino; altrimenti, non potrebbe che aggravarsi il peso dei rifugiati e dei richiedenti asilo sui Paesi di primo arrivo, in particolare sul nostro Paese, anche in considerazione dei recenti cambi di flussi dalla rotta libica a quella tunisina da parte dei trafficanti verso il Mediterraneo centrale. È importante continuare l'impegno a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea in materia di sicurezza esterna e difesa, segnalando i progressi compiuti anche con la dichiarazione congiunta firmata a Varsavia dai leader dell'Unione europea e della NATO.

Le relazioni transatlantiche e la cooperazione Europa-NATO restano elementi essenziali per la sicurezza per rispondere all'evoluzione delle minacce, comprese quelle ibride, informatiche e terroristiche. Per quanto attiene all'Europa digitale, il Consiglio dovrà valutare come cogliere le opportunità e affrontare le sfide della digitalizzazione, muovendo dalle discussioni avviate durante il vertice europeo di Tallinn sul digitale dello scorso 29 settembre. Tali tecnologie stanno trasformando rapidamente tutti i settori economici con un impatto tale da offrire, da un lato, enormi opportunità per l'innovazione, la crescita e i posti di lavoro, dall'altro, evidenziando aspetti di rischio a breve termine e nuove sfide per il futuro.

Dalla capacità di gestire tali sfide dipenderà la competitività del continente europeo e un suo diverso ruolo a livello globale. Vi è la necessità che la Commissione europea presenti a breve una proposta sulla web tax, rendendosi ormai urgenti nuove regole per una tassazione equa e un uguale terreno di gioco per tutti nel digitale. È importante, dunque, che il nostro Paese prosegua nell'impegno fin qui svolto per rafforzare il progetto di integrazione europea in favore di azioni comuni e ambiziose, in particolare nella gestione della sicurezza, della difesa, nelle questioni migratorie, negli investimenti in Africa e in favore di una rinnovata architettura economica europea, contrassegnata dal rilancio di politiche di espansione e di crescita, affinché il progetto europeo possa essere rilanciato e possa essere percepito come prezioso e importante per la vita quotidiana di tutti noi che siamo cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Presidente Gentiloni, buongiorno; grazie per questa sua apparizione, perché, più che presenze, le sue ormai sono diventate delle apparizioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Prima guardavo l'Aula e lei ha ricevuto - vi siete svegliati, buongiorno! - due applausi molto sommessi. Succedeva anche al Presidente Renzi, ultimamente, però lui se ne dispiaceva, lei è quasi contento. Lei proprio è un maestro dell'eclisse, un professionista del dileguamento, proprio è contento di non farsi vedere, in un certo senso. Penso che a Palazzo Chigi dovrebbe scrivere: torno subito. È diventato in poco tempo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…posso parlare?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi!

ALESSANDRO DI BATTISTA. È diventato in poco tempo come Belfagor, cioè il fantasma di Palazzo Chigi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quando c'è da mettere la faccia, lei non mette la faccia…

PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, però lei stia al tema e sia rispettoso dei ruoli di quest'Aula. Onorevole Di Battista, la prego!

ALESSANDRO DI BATTISTA. Quando, invece, è costretto ad esserci, perché deve andare a Bruxelles, evidentemente è costretto a esserci e ci mette la faccia. Le dico questo, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciatelo parlare.

ALESSANDRO DI BATTISTA. …perché ho chiesto la sua presenza, qui, in Aula, il 14 agosto scorso, quando avete rispedito l'ambasciatore al Cairo. Ho richiesto la sua presenza, qui, in Aula, perché aveva il dovere di metterci la faccia, il 4 settembre scorso, quando il presidente della Commissione affari esteri Cicchitto, presidente della Commissione affari esteri della Camera dei deputati che sostiene il suo Governo, ha dichiarato in Commissione, cosa veramente passata nel silenzio generale, che la morte di Regeni non era stata la prima morte di un italiano legata a ragioni di petrolio. Dato che lei parlerà anche di sicurezza e difesa in Europa, questo è un tema assolutamente politico e importante. Ripeto, il presidente della Commissione affari esteri Cicchitto ha dichiarato in audizione che Regeni, di fatto, è stato ammazzato per ragioni legate al petrolio. Le ho scritto una lettera, Presidente Gentiloni, chiedendo la sua presenza qui in Aula: nulla, perché lei, appunto, è il maestro dell'eclisse, e si è visto anche la settimana scorsa, quando mette la fiducia su una legge elettorale e non dichiara nulla, non dice nulla.

Mi immagino i vostri incontri a Bruxelles, gli altri leader europei vengono da lei: Paolo, buongiorno, come va in Italia? Come vanno le cose? Il PIL come va? Benissimo, l'occupazione sale. Però non è che gli dice la verità, ovvero che i dati sono dopati anche dai voucher, perché l'Istat considera occupato un cittadino italiano che si becca un voucher a settimana. Però, lei gli dirà: i dati dell'occupazione vanno benissimo. È lei prima che ha rivendicato dei risultati dell'Italia. E come va la questione migratoria, Presidente Gentiloni? Paolo, come va? Benissimo, abbiamo ridotto a determinati flussi.

Ma lì son contenti in Europa, perché voi, più che altro, dal punto di vista, poi, del business dell'accoglienza, spendete nella prossima finanziaria più soldi rispetto al 2016. Arriviamo a circa 5 miliardi di euro che voi spendete per l'accoglienza, dimenticando, e forse non lo sanno in Europa, che l'immigrazione clandestina è diventata un business e, di fatto, una nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti. Prima c'era Alfano seduto di fianco a lei, ora è seduto lì: il partito del Ministro Alfano, in alcuni territori, in Sicilia, è legato, quel partito, ad alcune cooperative che mangiano sul business dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche questo dovrebbe dire in Europa. Poi mi immagino: che leggi avete fatto negli ultimi anni, Paolo?

Ottime leggi, abbiamo fatto la “buona scuola”, il Jobs Act, lo “sblocca Italia”. Ah, ottimo, ottimo. E, dal punto di vista della lotta alla mafia, come vi state comportando? Abbiamo appena approvato il codice antimafia. Gli dica anche che questo codice antimafia - tra l'altro, glielo ha detto ieri il Presidente della Repubblica - ha dei buchi incredibili e non consente il sequestro dei beni a coloro che vengono condannati per corruzione tra privati. Gli dica che qui in Italia la mafia ha un'arma principale, che è la corruzione della politica, perché, senza la corruzione, sulla quale voi non avete fatto nulla, le organizzazioni criminali non avrebbero la forza che hanno. Gli dica anche che qui non abbiamo politici, abbiamo titolisti. Siete fenomeni nel fare le leggi con i titoli più belli. Ripeto, “buona scuola”, Jobs Act, “sblocca Italia”, codice antimafia, riforme costituzionali. Non siete politici, siete titolisti; però, tolti i titoli, le leggi sono scritte con i piedi. Infatti, ve le hanno bocciate la Corte costituzionale, il Consiglio di Stato, il popolo italiano, fa degli aggiustamenti o, comunque, vi segnala alcune critiche il Presidente della Repubblica stesso.

Prima ha parlato di Brexit e lei ha detto, giustamente, va rispettata, perché è un voto popolare e democratico. Santa pazienza, finalmente! Esiste nel Regno Unito un popolo che si è espresso e, costi quel che costi, il Governo porta avanti un determinato mandato; da questa parte, invece, in Italia - questo glielo deve dire -, i Parlamenti, gli ultimi tre Parlamenti, sono stati eletti grazie a una legge elettorale incostituzionale, illegale, truffaldina. Per porre rimedio, questa maggioranza ha fatto un'altra legge elettorale, l'Italicum, truffaldina, incostituzionale, illegale. E, per porre rimedio - in realtà, esclusivamente per colpire una forza politica, che è il MoVimento 5 Stelle - in quattro e quattr'otto, con la sua compiacenza, perché lei ha messo la fiducia e poi si è eclissato, ha rimesso fuori da Palazzo Chigi il cartello “torno subito”, è passata una legge elettorale vergognosa.

Tra l'altro, se incontra il Premier bulgaro gli chieda delucidazioni rispetto a, se non sbaglio, la Corte di Strasburgo che bocciò la legge elettorale, appunto, in Bulgaria, proprio perché era stata approvata a pochi mesi dalla votazione per colpire una forza politica, se non sbaglio il partito dei Verdi. Gli chieda qualcosa, perché, magari, vi potrà dare qualche suggerimento. Avete parlato di finanze, avete parlato di economia. Mi immagino i leader europei che la incontrano e le chiedono: e sulle banche che avete fatto, Presidente Gentiloni? Che cosa abbiamo fatto? Ottimo, stiamo dando tutte le colpe a Visco, che, chiaramente, delle colpe ce le ha, ma, soprattutto, abbiamo fatto la Commissione d'inchiesta sulle banche, e l'abbiamo fatta adesso. E chi ci avete messo, vi chiederà qualche leader europeo? Ci abbiamo messo una persona dalla grandissima esperienza, Pier Ferdinando Casini, sette o otto legislature; vedrà che, con lui, il crac di MPS, di Banca Etruria - la Boschi se n'è andata adesso -, vedrà che li affronteremo.

No, in realtà non si affrontano questi crac, perché si parte dalle ultime banche e si mette lì Casini, un uomo che prima diceva che era populismo fare una Commissione d'inchiesta sulle banche, proprio perché, seguendo la sua qualità principale, che è quella di nascondersi sotto il tappeto, di insabbiare qualsiasi cosa, insabbierà appunto i crac relativi a MPS e a Banca Etruria, crac che coinvolgono il suo partito, il partito di maggioranza, il Partito Democratico, sia dal punto di vista politico-territoriale, appunto a Siena, sia dal punto di vista familiare e familistico; mi riferisco alla famiglia Boschi.

E gli dica anche un'altra cosa (e questa è una denuncia importante che facciamo): dagli anni Settanta, dall'epoca di Sindona e del povero avvocato Ambrosoli, ammazzato perché avrebbe parlato di un crac bancario, è cambiato poco in Italia, perché anche oggi c'è qualcuno che avrebbe potuto parlare - mi riferisco a David Rossi, che di fatto è stato ammazzato - rispetto al crac di MPS (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Gli dica anche che qua tante cose non si riescono a dire, non si riescono a comunicare, perché di fatto l'informazione non è libera ed è in mano a tre uomini: Berlusconi, condannato per frode fiscale, De Benedetti, tessera numero 1 del Partito Democratico, e Caltagirone, uomo legatissimo, tra l'altro, al potere politico. Gli dica anche questo, perché questo è anche un altro dramma dell'Italia e che non permette sviluppo, perché, se ci fosse del tutto un'informazione libera, probabilmente una serie di storture non ci sarebbero.

Gli dica anche un'altra cosa: in Italia è possibile candidare - e mi riferisco alle prossime elezioni regionali in Sicilia - uno arrestato; gli dica che il dramma del voto di scambio è enorme ed è un cancro; che ci sono persone, purtroppo, così povere da vendersi il proprio voto per un buono di benzina o per 50 euro; e questo succede in tutta Italia, non soltanto al sud, magari cambiano le tariffe.

Ma gli dica che in questo Paese, veramente fatto alla rovescia, il voto di scambio è stato quasi istituzionalizzato e si vede in questi giorni al Senato, dove un plurindagato, plurinquisito e condannato per corruzione, di fatto sostiene la sua maggioranza: mi riferisco a Denis Verdini, e gli fate pure le leggi a favore per farlo candidare all'estero.

Gli dica che avete istituzionalizzato - dato che lei rivendica i risultati - il voto di scambio, che non è soltanto: io cittadino ti chiedo il voto e ti do un buono di benzina. No: ti chiedo i voti in Parlamento e ti permetto magari la rielezione; oppure: io a te, sindaco di Priolo, anche se hai 22 capi di accusa sulle spalle, ti candido alle elezioni regionali, ti metto in lista con Musumeci, perché lui è il simbolo della legalità, e, se tu poi vieni arrestato, non mi importa, puoi anche essere votato; l'unica cosa è che devi fare campagna elettorale dagli arresti domiciliari.

Gli racconti tutto questo in Europa, perché, secondo me, hanno una visione distorta; probabilmente leggono soltanto i comunicati stampa dell'ex Presidente Renzi, che gli detta quel che deve fare, probabilmente leggono soltanto alcuni giornali, che appartengono appunto a uomini di potere che sostengono i partiti politici, perché sono indissolubilmente legati ai partiti politici stessi.

Prima lei parlava dell'Europa dei popoli, non l'Europa della finanza, certi trattati li dobbiamo condannare: ma, questo, glielo dice veramente in Europa?

Perché io lì mi immagino voi, in Europa, che dite che il Fiscal compact va cambiato e i leader europei che vi dicono: ma come? L'avete votato voi! E poi: il pareggio di bilancio in Costituzione è qualcosa di sbagliato; ma come? In Costituzione ce l'avete messo voi, noi neanche ce l'abbiamo messo in Costituzione il pareggio di bilancio! Cioè, è incredibile.

Ma lo sanno, in Europa, che voi qui fate campagna elettorale contro il pareggio di bilancio, contro le regole sul deficit, contro il Fiscal compact, che vi scagliate contro l'Europa (lei poco, perché ripeto, è come Belfagor: appare e scompare)? Però in Europa state zitti.

Prima parlava di immigrazione: ma lei, lo vuole o non lo vuole cambiare quel regolamento di Dublino, che avete firmato tutti qui, da destra a sinistra? No, perché il suo Presidente, il Presidente del suo partito, ogni giorno si scaglia e ora è in giro per i treni a dire: facciamo la revisione del Trattato sul regolamento di Dublino, occorre ridistribuire il numero dei richiedenti asilo per tutti i Paesi d'Europa; ne ha parlato pure lei.

Ma questo in Europa lo dite? No, perché mi immagino appunto altri leader europei rispondere: “Ma li avete firmati voi questi accordi!”

Li avete firmati voi, tra l'altro non soltanto il centrosinistra, li ha firmati pure il centrodestra, quando al Governo c'era la Lega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E perché adesso dovete dirci che vanno riformati?

Lei ha capito, Presidente Gentiloni, che, dopo la megalomania, dopo l'arroganza di Renzi, era necessario, per il suo partito o comunque per il Governo, un Premier maestro del dileguamento, e questo fa.

PRESIDENTE. Ha concluso il tempo, chiuda, onorevole.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Sto chiudendo, Presidente.

Lei lo ha capito, perché era troppo complicato portare avanti la stessa strada. Sarà compito nostro tentare anche di scardinare non soltanto le menzogne, ma anche determinati silenzi, perché, alle volte, i silenzi sono ancora più colpevoli delle menzogne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Grazie, signora Presidente e signor Presidente del Consiglio, se avevo letto bene, l'ordine del giorno dell'incontro di oggi, della nostra assemblea di oggi, riguardava le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Europa e il contributo che il Parlamento e i diversi gruppi parlamentari - positivo o negativo, critico o in termini di ulteriori apporti positivi - davano al Governo per rafforzare la posizione dell'Italia al Consiglio europeo. Mi sembra di avere ascoltato un intervento da parte dell'onorevole Di Battista che era tutt'altro, però le scelte di ognuno sono libere.

Il presidente della Commissione esteri, Cicchitto, interverrà in maniera molto puntuale e dettagliata per dare il giudizio e il contributo del nostro gruppo. Mi permetto solo di dare un suggerimento - e poi io reagirò alla sua relazione, che condividiamo - al collega Di Battista: mi sembra che oggi sia la giornata sbagliata per fare lezioni di morale a quest'Aula. Forse voi non siete andati a scuola; alle elementari la maestra insegnava un principio basilare, che è il principio basilare dell'aritmetica: in addizione e in moltiplicazione, invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Per voi, a seconda dell'ordine dei fattori, il risultato cambia sempre: se l'ISTAT dà dei risultati negativi, ovviamente abbiamo una crisi drammatica sul mondo del lavoro; se l'ISTAT dà dei risultati positivi, invece, è perché ci sono i voucher.

La realtà è una sola: si sta tentando, tutti insieme, di rispondere al dramma della disoccupazione e ogni posto di lavoro in più - ogni posto di lavoro in più - è un aiuto che noi diamo a chi ha perso il lavoro.

Se si riceve un avviso di garanzia, immediatamente, se la forza politica è avversaria, il MoVimento 5 Stelle ti chiede le dimissioni, se invece l'avviso di garanzia lo riceve la sindaca di Roma o la sindaca di Torino, sono cattivi i giudici e i magistrati che, con un colpo di Stato, stanno invertendo il potere del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe di deputati del gruppo Partito Democratico).

Ovviamente potremmo andare avanti a fare ulteriori e continui esempi di questo principio basilare. Confrontiamoci seriamente, per esempio, entrando nel merito sul messaggio e sul contenuto che il Presidente del Consiglio ci ha posto. Su questo ci piacerebbe capire qual è la posizione di una forza che si vuole candidare a governare il Paese.

Mi sembra che il Presidente del Consiglio abbia posto la questione di fondo, partendo dall'esempio finale, che è quello dell'EMA.

Noi vogliamo più Europa, noi vogliamo più integrazione, perché riteniamo che più Europa e più integrazione rispondano non solo alle sfide del mondo moderno, ai cambiamenti epocali a cui noi siamo sottoposti, ma rispondano meglio al compito che la politica e gli Stati hanno: servire e dare, rimettere al centro i cittadini, le loro esigenze nell'azione individuale e nell'azione comunitaria e collettiva. Questo è il punto. Serve più Europa, serve più integrazione, serve più collaborazione oppure no.

Ma la questione di fondo che pone oggi qui il Presidente del Consiglio, declinando e portando questa posizione in Europa: le opportunità che ci si aprono - le ha elencate e ha fatto bene a elencarle - e i rischi che ci sono davanti. È la questione di fondo che riguarda le forze politiche italiane di questo Parlamento, ma che riguarda le nazioni che fanno parte e che vogliono costruire l'Europa e cioè: l'Europa è il bilancino? È il bilancino degli Stati che si devono mettere d'accordo, un po' a me e un po' a te?

L'Europa, mentre la politica fa col bilancino gli equilibri, lascia spazio ai burocrati e ai tecnici, o l'Europa è quella opportunità che ci è stata data, grande, enorme, per costruire, migliorare e lavorare per il futuro dei popoli, dei cittadini e delle nostre persone?

L'esempio di EMA è calzante: qual è il criterio con cui si sceglie? A noi, all'Italia, interessa una cosa: l'Autorità - ha detto il Presidente del Consiglio - è uno strumento fondamentale per rispondere a uno dei grandi temi che riguardano la salute dei cittadini in Europa. Dobbiamo garantirne l'efficienza. Si scelga la sede che meglio garantisce l'efficienza e che ne può permettere l'immediata operatività.

Altro esempio, che ha fatto il Presidente del Consiglio e, vado ovviamente a concludere. Uno dei fondatori dell'Europa, Schuman, sessant'anni fa, richiamava già allora qual era il percorso per fare: più Europa. E diceva: l'Europa non si fa e non si farà in un colpo solo, né attraverso una costruzione d'insieme. Essa si farà attraverso realizzazioni concrete, che creino solidarietà di fatto.

Allora la sfida, quella che abbiamo perso in questi anni, è esattamente questa: quando il Presidente del Consiglio ha posto la questione e porrà la questione in quell'ambito - vogliamo un'Europa della crescita e del lavoro -, come si declina un'Europa della crescita del lavoro? Non lasciandola ai burocrati e ai funzionari, ma sull'economia. E noi abbiamo fatto e sosteniamo un'ipotesi concreta, che sfida la visione futura e ci obbliga a rimetterci insieme, che va contro i sovranismi e i nazionalismi: un Ministro comune dell'economia e della finanza.

Sul terrorismo, la procura antiterrorismo. È un fronte comune il terrorismo? Bene, insieme lavoriamo per superare e per dare risposte su questo!

Sulla finanza? È stato cortese, come al solito - e concludo, signora Presidente -, il Presidente del Consiglio a fare un riferimento molto, molto indiretto al tema dei burocrati, che, prendendo loro decisioni, rischiano di mettere in crisi l'intero sistema bancario e finanziario europeo, sui nuovi criteri di valutazione e sui crediti deteriorati. Ma non è una delibera, che riguarda una visione, che riguarda un burocrate! Riguarda il destino di tutti!

Sull'immigrazione, sulla difesa…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI. Ecco, io credo che l'impostazione, signor Presidente del Consiglio, che lei ha dato è l'impostazione che tutti noi dovremmo seguire e sostenere, per sostenere lei e il nostro Paese. L'Europa che noi vogliamo è un'Europa concreta, fatta di fatti, non l'Europa del bilancino, non l'Europa dei pesi, un po' a me e un po' a te, ma l'Europa che si pone il compito fondamentale di aiutare a sostenere il futuro del popolo europeo (Applausi dei deputati del gruppoAlternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Gentile Presidente, caro Presidente Gentiloni, io personalmente per la stima che mi lega a lei da molti anni, ma noi, come gruppo, le facciamo i più sinceri auguri, per l'appuntamento che l'attende e attende, tramite lei, l'Italia, da qui a pochi giorni, in Europa. Le facciamo i più sinceri auguri, perché noi siamo abituati a fare il tifo per l'Italia, a differenza di quanto ci è successo quando noi rappresentavamo l'Italia in Europa e il suo partito era all'opposizione.

Le facciamo i più sinceri auguri, perché lei, tra pochi giorni, andrà in Europa al Consiglio, vestendo la maglia azzurra, non la maglia azzurra di Forza Italia - lo dico per coloro i quali teorizzano costantemente l'inciucio -, ma la maglia azzurra dell'Italia. E, in questo senso e in questa direzione, è d'obbligo per noi fare il tifo, perché lei porti a casa il maggior numero di risultati possibile.

Ma il tifo e la simpatia non ci rendono meno critici e non ci accecano - vedo che lei è impegnato con il Ministro degli esteri in un'accanita discussione, che spero sia proficua per il Consiglio d'Europa e non riguardi, magari, contingenze più immediate - ma, come le dicevo, il tifo e la simpatia nei suoi confronti non ci rendono meno critici.

Lei ha fatto, sul tema dell'immigrazione, un discorso fotocopia. Avremmo potuto prendere gli interventi di Enrico Letta, di Matteo Renzi, anche qualche suo intervento precedente e avremmo trovato più o meno le stesse parole, gli stessi accenti, le stesse aspirazioni. Ma la realtà, purtroppo, rimane anche quella immutabile, per cui lei dovrebbe andare in Europa, forte di un antico slogan del Carosello, che richiedeva “fatti, non parole”, e chiedere, per esempio, che agli ultimi incontri di La Valletta e al summit di Parigi del 28 agosto corrispondano adesso effettivamente iniziative concrete.

Infatti, se è vero che l'Italia ha salvato l'onore dell'Europa, è altrettanto vero che l'Europa ha scaricato tutti gli oneri sull'Italia e questo non è più accettabile per l'Italia e per la stessa situazione e per quel contenimento e regolazione dell'immigrazione, cui lei ha fatto riferimento, come uno dei nostri obiettivi come Paese.

Noi siamo lasciati soli ad affrontare, con strumenti locali, problemi globali. È una condizione che non può più andare avanti. Il suo stesso Governo, curiosamente, ha cambiato rotta, da poche settimane e pochi mesi. E la domanda che ci chiediamo noi è: perché non l'avete fatto prima? Perché i Governi di questa legislatura non lo hanno fatto prima e non hanno messo in campo prima quelle misure, che voi avete attuato con un contenimento estivo degli arrivi, che adesso, però, riprendono da un'altra rotta e ci rimettono in una condizione di emergenza?

Quindi, veramente l'accoglienza, senza limiti e senza regole, non è più sostenibile, pena la lacerazione definitiva del tessuto del Paese, pericolo dal quale vi ha messo in guardia proprio il Ministro Minniti, poche settimane fa.

Il secondo punto, che lei ha citato, riguarda l'economia digitale e l'Europa digitale. Qui sgombriamo il terreno da due equivoci di fondo. È evidente che la distinzione tra reale e virtuale non ha più ragione d'essere e, purtroppo, in gran parte della classe dirigente italiana, sia essa politica, industriale e anche culturale, questa distinzione invece permane. Siamo nell'era digitale, questo è un dato di realtà, e la rivoluzione digitale è un anacronismo. Noi dobbiamo attrezzarci per un'evoluzione digitale, cioè per il fatto di portare quotidianamente avanti quegli obiettivi, che sono indicati nell'agenda dei lavori, che riguardano la cyber-sicurezza, l'e-government, le infrastrutture, la ricerca e le competenze digitali.

Web tax: nel nostro Paese se ne parla da tanti anni. Il suo partito ha fatto stop and go su questo versante, ad opera del suo segretario. Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità di agire, non da soli, con provvedimenti improvvisati, ma in un concerto europeo. Lei adesso, con gli altri tre grandi - definiamoli così - dell'Unione europea, avete stabilito di volervi muovere, non ho capito bene se attendendo la Commissione europea - che ha procrastinato al 2018 un'azione - o se andando sulla linea di quella cooperazione rafforzata, che lei stesso ha auspicato poche settimane fa e che, com'è noto, non richiede l'unità di tutti i 27 membri. Questo è uno dei nodi da sciogliere.

Al riguardo le segnalo che noi abbiamo una via italiana, che non è quella misura che avete approvato in primavera, la cui messa in opera è oggetto di controversie e di cui vedremo effettivamente i risultati nel tempo. Ma abbiamo quei due precedenti, di fine 2015 e di maggio 2017, cioè gli accordi che la nostra Agenzia delle entrate ha fatto con Apple e a primavera con Google, che hanno portato a casa complessivamente 324 milioni di incasso per il nostro erario, oltre a stabilire delle buoni prassi, per così dire, bilaterali con questi due giganti del web. Questa è una via da perseguire, credo, anche in attesa che il resto dell'Europa e del mondo si muova.

Vengo al fuori sacco, cioè noi e l'Europa, tema su quale lei si è molto intrattenuto, anche in questo caso con un intervento fotocopia. Lei ha parlato di confronto tra posizioni diverse, ha parlato di essere forti delle nostre determinazioni, ma le determinazioni nostre, a cui lei ha fatto riferimento, non sono forti: sono deboli. Sono deboli perché non vanno al cuore del problema. Sono deboli perché, ancora una volta, si mettono a rimorchio della vecchia e ormai stantia locomotiva. Parlare di locomotiva al Presidente del Consiglio, espressione del Partito Democratico in queste ore, evoca, per così dire, altri treni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), a rimorchio di una locomotiva franco-tedesca, che ha costantemente portato l'Europa a sbattere, l'Europa e in particolare l'Italia.

Il Presidente Macron ha espresso in ultimo il suo intervento alla Sorbona: alti concetti, ma la realtà, la messa in pratica parla del suo tentativo costante di inserirsi nel nostro rapporto privilegiato con la Libia, che è un rapporto storico, ai danni nuovamente dell'Italia. E su questo noi siamo silenti.

Così come il Ministro delle finanze, cito il presidente del mio gruppo, Renato Brunetta, e un recente suo articolo pubblicato su Il Foglio, a inizio di questo mese: noi non vogliamo un Ministro delle finanze che sia l'espressione dell'asse franco-tedesco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e che, come la maestrina con la bacchetta, metta dietro l'angolo i più deboli, a scapito di chi, in realtà, avrebbe bisogno di più Europa davvero, non di quell'Europa lì, ma di quella che considera che siamo tutti membri di una stessa comunità.

Allora, noi non vogliamo il Ministro delle finanze: vogliamo il Ministro dello sviluppo. Vogliamo un Ministro dello sviluppo europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che, per esempio, metta mano ai 375 miliardi, che giacciono nel Fondo salva-Stati, e lo tramuti in un fondo per aiutare le iniziative dei singoli Paesi per lo sviluppo.

Lei ha fatto riferimento all'inizio al tasso di crescita del 2 per cento dell'area Euro, sì, ma non è il tasso di crescita dell'Italia, che è ancora lontano da questo punto e sappiamo tutti che serve almeno il 2 per cento di sviluppo per rimettere in moto il mercato occupazionale.

Chiudo, Presidente, chiudo. Come ho detto, noi facciamo sinceramente il tifo per lei, perché lei veste la maglia azzurra, in questo giorno poi lei è veramente simile al commissario tecnico Ventura: Ventura dovrà affrontare gli spareggi, per andare ai Mondiali, di qui a poche settimane, lei è chiamato, per sua stessa ammissione, ad affrontare gli spareggi con l'Europa per un dentro o fuori, un dentro o fuori sulle politiche digitali, un dentro o fuori sulle politiche dell'immigrazione.

Chiudo, su Dublino, perché siamo un po' stufi di sentirci sempre rinfacciare Dublino. Dublino è del 2010: c'era un altro mondo, avevamo chiuso la rotta con l'Albania, avevamo chiuso la rotta che veniva dalla Libia, non c'erano state le cosiddette primavere arabe e non c'era la guerra in Siria. Di che cosa parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONIO PALMIERI. Appartiene a un mondo che non esiste più. In questo mondo lei ha il dovere e l'obbligo, per l'Italia, di portarci a testa alta in Europa e di portare a casa soprattutto, finalmente, risultati e non generici impegni e pacche sulle spalle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente. Noi apprezziamo molto e condividiamo pienamente le comunicazioni del Presidente del Consiglio e vorremmo anche dire che le sguaiate banalità che gli sono state appena rivolte dai banchi Grillini rafforzano in noi stima e vicinanza nei suoi confronti. Non ne abbiamo bisogno, ma è un po' come una cartina al tornasole.

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio hanno riproposto un filo conduttore che ci sembra quello di un realismo europeista, l'unico praticabile in una fase così complessa e politicamente incerta.

Benché tutto lasci pensare che quello del prossimo fine settimana non sarà un Consiglio europeo di svolta, tuttavia si discuteranno temi importanti, anche con ricadute possibili per il nostro Paese, e tra questi la futura destinazione dell'Agenzia del farmaco. Milano ha superato brillantemente la prima fase della selezione: merito del Governo, delle altre istituzioni nazionali e locali e anche merito del consigliere incaricato Enzo Moavero. Ora siamo nella seconda fase del processo decisionale, nella quale gli elementi tecnici delle proposte dovranno resistere alle pressioni dei criteri negoziali di tipo geopolitico. Per questo noi confermiamo l'impegno al Governo affinché mantenga forte la sua attenzione al riguardo.

Restano, ovviamente, tutti gli altri temi che riguardano la situazione economica, sociale finanziaria dell'Europa, riguardano il suo rapporto con i quadranti critici della scena internazionale.

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, alla mia destra, potete abbassare il tono della voce!

LORENZO DELLAI. Noi abbiamo apprezzato le parole appena sentite dal Presidente anche sul tema della Libia. Pensiamo che la rivendicazione giusta dell'atteggiamento umanitario del nostro Paese a riguardo del tema del Mediterraneo debba prodursi anche nella situazione libica, con il rafforzamento di un impegno affinché vengano anche lì rispettati i diritti delle persone.

I temi che riguardano Brexit, come è stato detto, il fenomeno migratorio, i doveri di una sua gestione eticamente all'altezza, lungimirante e responsabile, anche su questi scenari pensiamo che l'Italia debba proseguire sulla linea di un realismo europeista, quello fin qui praticato anche per quanto riguarda l'approccio al percorso citato dell'Agenda per la nuova Europa, contro ogni deriva di vecchio o nuovo nazionalismo che si prefiguri al nostro orizzonte, un realismo europeista che deve accompagnarsi, però, anche a riflessioni profonde attorno ad una sorta di doppia crisi strutturale. In primo luogo, la crisi degli Stati nazionali: la loro sovranità viene erosa dei processi economici che sono ormai globali e viene messa in discussione, nel tempo stesso, dalla tendenza dei cittadini a ricercare nelle comunità sub-nazionali una possibile risposta al senso di smarrimento e al bisogno di identità. In secondo luogo, la crisi della democrazia rappresentativa, che sta pagando il venir meno di quella prospettiva di inclusione e di giustizia sociale che lungo tutta la seconda parte del Novecento ha costituito l'architrave portante del compromesso europeo tra capitalismo, democrazia e stato sociale.

Occorre, dunque, che, accanto all'impegno dei Governi e delle istituzioni, anche le grandi culture politiche democratiche europee ritrovino un po' se stesse e tornino ad alimentare, con i propri valori, un'idea aperta e solidale della democrazia, altrimenti è come procedere nella nebbia senza un radar. Il merito storico dei grandi partiti democratici del Novecento era quello di farsi carico delle paure, delle attese, delle pubbliche opinioni, conducendo la comunità sul sentiero della ragione e della composizione equilibrata degli interessi, senza farsi né spiazzare né trascinare da essa. Oggi sembra di assistere, purtroppo, al declino di questa funzione guida della politica.

In conclusione, dunque, anche da questo punto di vista, forse, l'apporto peculiare del nostro Paese al futuro dell'Europa - e non parlo dei Governi qui, ma delle forze politiche – dovrebbe e potrebbe produrre una maggiore capacità di innovazione e di profondità di pensiero, oltre l'attuale disordinato dibattito molto domestico del nostro Paese. Ed è forse proprio dal coraggioso rifiuto di contrapporre Europa e interesse nazionale, del quale prima ha parlato il Presidente Gentiloni, è proprio da qui, forse, che si può ripartire. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente, signor Presidente del Consiglio. Sarebbe auspicabile se il primo punto all'ordine del giorno di discussione del Consiglio di questa settimana iniziasse con una presa d'atto e un'iniziativa e un impegno. Ieri è stata liberata Raqqa, l'Isis è stata sconfitta sul campo, grazie anche allo straordinario impegno di un piccolo grande popolo, come il popolo curdo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) e probabilmente occorrerebbe che l'Europa, di fronte a questa novità, prendesse una vera e innovativa iniziativa per un processo di pace e di stabilizzazione di quell'area: sono 800.000 i profughi, sono migliaia e migliaia i civili morti, occorre che quella guerra rimossa torni al centro del dibattito pubblico.

Poi, credo che ci sia da affrontare un'altra grande rimozione. Il collega Dellai prima parlava, con un termine molto appropriato, di realismo europeista, ma, se vogliamo fare vincere il realismo europeista, dobbiamo battere prima il surrealismo antieuropeista, che oggi è forte e radicato per classi dirigenti europee che sono rimaste ferme come belle statuine, come lei stesso racconta nella descrizione dei consigli europei degli ultimi anni. Vede, Zygmunt Bauman parla, nell'ultimo libro, di “un'epidemia della nostalgia”, che è un termine molto forte che vive e affonda nella separazione tra il potere e la politica, nel divorzio tra la finanza e la democrazia, che in Europa è forte ed è il segno di quest'ultimo decennio, all'indomani della grande crisi.

Come interviene la politica in Europa per ridurre questa distanza e come fa a non vedere la crescita dei nazionalismi, dei particolarismi? Lei non ha citato una parola, che in questi giorni ha riempito le pagine dei quotidiani europei, “Catalogna”, signor Presidente, e quella crisi drammatica rischia di avere un effetto domino gigantesco in altre regioni della nostra vecchia Europa. Lei parla di immigrazione. Ha ragione, l'Italia non può essere trattata come il parente povero all'interno dell'Unione europea e l'Europa deve impegnarsi per la relocation di quei profughi che non possono essere messi sulle spalle solo nell'Italia, della Grecia. Però, diciamoci la verità, forse occorrerebbe fare un bilancio di quella missione sulla Libia, che voi avete approvato nel luglio di quest'anno e che oggi sembra mostrare già la corda su due terreni: il primo, la condizione umanitaria dei profughi, perché i racconti e le fotografie che vengono dai campi in Libia pongono a tutti noi, e anche a lei, signor Presidente del Consiglio, una grande questione di coscienza rispetto alle condizioni umane di donne e di bambini (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista); secondo, rispetto alla condizione delle ONG.

Lei ha detto che c'è un accordo: ma dove? Le ONG sono scomparse dal Mediterraneo, signor Presidente, e nella propaganda che è venuta avanti e che tira la volata alla destra rischiano di essere ridotte alla stregua delle peggiori organizzazioni di scafisti. Questo è un punto di non ritorno che rischia di aprire una frattura pericolosa. Noi siamo ovviamente al fianco dell'Italia quando pone questioni che riguardano la crescita e il lavoro troppo poco ancora e siamo perché si risolvano le grandi questioni, dall'immigrazione alla pace e alla stabilizzazione, ma non siamo a fianco del Governo quando vediamo che ieri il Parlamento, con un atto inedito e persino pericoloso, rischia di sfiduciare il Governatore della Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Signor Presidente, la credibilità di un Paese all'estero sta anche nella saldezza delle sue istituzioni finanziarie ed è dovere di una maggioranza e di un Parlamento tutelarle. Poi non venite più a farci appelli sulla necessità di arginare i populismi perché queste scelte sono esattamente quelle che alimentano il populismo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Caro Presidente del Consiglio, ci lasciamo alle spalle giorni difficili. Lei si era presentato in quest'Aula undici mesi fa come il facilitatore di un dialogo, il garante di un potere esecutivo che non avrebbe mai invaso le prerogative del potere legislativo ma la legge elettorale è una prerogativa del potere legislativo. Tale impegno non è stato mantenuto, nonostante il messaggio di fondo del 4 dicembre fosse esattamente questo: le regole del gioco si scrivono insieme e senza prevaricazioni. Hanno invece prevalso gli spiriti animali di una stagione politica che ha ridotto il Parlamento ad un impaccio da addomesticare. Per questo, signor Presidente, è venuta meno la nostra fiducia nei confronti di un Governo che si muove in piena continuità sul lavoro, sulla scuola, sulla sanità, sulla democrazia con quello precedente. Berlusconi, con 312 voti di fiducia qualche anno fa, si recò al Quirinale. Lei, con l'ultimo passaggio della fiducia, ne ha avuti 309: il punto non è andare al Quirinale ma ha scelto di dirigere uno schieramento più ristretto e che guarda a destra (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, in due minuti è difficile toccare tutti i temi dell'agenda del Consiglio europeo di cui si è parlato. Pertanto mi limiterò a tornare ancora una volta sul tema migrazione. Adesso sono usciti tutti i colleghi di Forza Italia e capisco che non si voglia assumere la responsabilità per delle condizioni diverse. Dall'altro canto, ritengo che sia giusto riconoscere quelle condizioni diverse quando si viene eletti in Parlamento e soprattutto si va fuori a fare polemica politica nel senso che l'azione sui migranti è stata intrapresa probabilmente con ritardo ma sicuramente ha portato a risultati importanti. Vorrei segnalare soprattutto che ci si avvicina al voto del Parlamento europeo sul tema della revisione del Regolamento di Dublino e verrà eliminato il concetto, la nozione della competenza del Paese di primo ingresso, che è una delle modifiche che è stata richiesta da tutti per moltissimo tempo, in tutti gli ultimi anni ed è il frutto di un intervento italiano, il frutto di una richiesta italiana ed è il frutto dell'azione politica che è stata intrapresa dal Governo e dal Parlamento perché, su tali temi, si è raggiunta, anche in Commissione e nel Parlamento, l'unanimità di tutti i gruppi. Ritengo che tale importante risultato per il nostro Paese dimostri come sia importante affrontare i temi europei senza divisione e con la massima unità possibile, evitando possibilmente i comizi che abbiamo sentito prima perché credo che oggi l'onorevole Di Battista abbia raggiunto un record: non ha parlato di un singolo argomento che fosse oggetto del prossimo Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Credo che sarebbe stata cosa buona e giusta, Presidente, se il Presidente del Consiglio si fosse fermato ad ascoltare gli interventi di tutti, in modo particolare delle opposizioni che stanno per intervenire anche perché il Presidente del Consiglio ci ha più volte chiamato in causa e quindi sarebbe stato interessante che ascoltasse anche la replica da parte nostra.

Presidente, l'immigrazione è un fenomeno complesso e globale e, come tutti i fenomeni globali, merita una risposta globale che non c'è stata. Come non vi è stata una risposta da parte dell'Europa al tema dell'immigrazione: anzi, l'Europa è stata complice di questa invasione programmata a tavolino e penso in modo particolare al fallimento della politica dei ricollocamenti. Presidente, il ricollocamento doveva essere il fiore all'occhiello della politica di solidarietà e di cooperazione dell'Europa rispetto al tema dell'immigrazione. Dovevano essere ricollocati 160.000 profughi, poi sono diventati 100.000: 60.000 dalla Grecia, 40.000 dall'Italia ma l'Italia ne ha ricollocati soltanto 8.000. Perché è fallito il tema delle ricollocazioni? Perché l'Europa, che voi amate e che a voi piace, non è la soluzione del problema ma è il problema, questo tipo di Europa. La risposta al tema dell'immigrazione è stata una risposta nazionale: nell'esercizio del principio di sovranità ogni singolo Stato, tutti gli Stati, ad eccezion fatta dell'Italia, come hanno affrontato il tema dell'immigrazione? Difendendo i confini, proteggendo le frontiere, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alle frontiere interne ed esterne, eseguendo i respingimenti, applicando una seria politica di rimpatri e di espulsioni, limitando i ricongiungimenti familiari. Tutti i Paesi si sono mossi in questa direzione: la Francia, la Germania, l'Austria, la Svizzera, i Paesi di Visegrad, tutti tranne il nostro Paese. L'abbiamo visto e lo stiamo vedendo in questi giorni con il voto in Austria dove i conservatori sovranisti non hanno vinto: hanno stravinto con queste parole d'ordine. Presidente - lo diciamo al sottosegretario Gozi a questo punto - i canali umanitari che l'Europa intende attivare per legalizzare le migrazioni economiche sono una follia. Accogliere i veri pochi profughi sì ma accogliere e pagare anche i clandestini no (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). A questa politica ultra-filoimmigrazionista diciamo no; diciamo no alla politica di sostituzione dei popoli su base etnica; diciamo no a questa nuova forma di schiavitù precarizzata. L'immigrazione non è una risorsa: l'immigrazione non è una ricchezza; gli immigrati non pagano la pensione ai cittadini italiani. Un Paese serio sceglie l'immigrazione utile e necessaria allo sviluppo del Paese e oggi il nostro Paese non ha bisogno di nuova immigrazione. Presidente, mentre voi in Italia, unico caso in Europa, discutete di ius soli cioè di come regalare la cittadinanza agli stranieri e presentare il piano nazionale per l'integrazione per integrare 75.000 falsi profughi, gli altri Paesi europei hanno blindato i confini, hanno chiuso le porte e hanno sigillato i porti e non consentono ad alcuna nave straniera di attraccare sui loro porti. Ammainate la bandierina politica e ideologica dello ius soli. La cittadinanza non si regala; la cittadinanza non è un meccanismo automatico, la cittadinanza si conquista e si merita; la cittadinanza non è uno strumento per integrare ma è l'approdo del processo di integrazione: prima ti integri, ami il Paese, rispetti il Paese, rispetti le regole del Paese e poi, se lo vuoi e se te lo meriti, accetti e acquisti la cittadinanza. Ma c'è un dato che dovrebbe portare il Presidente del Consiglio o quello che rimane della maggioranza in Parlamento a riflettere anche in sede europea. Non cito i dati degli sbarchi e dell'immigrazione che sono e rimangono drammatici: 600.00 sbarchi dal 2013 ad oggi. Ma il dato drammatico che ci è stato fornito ieri sono i 124.000 cittadini italiani che nel 2016 hanno abbandonato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) - loro si sono profughi! - il nostro Paese, traditi dal Governo, traditi da un Paese che gli ha voltato le spalle, da un Paese che hanno dovuto abbandonare. Oltre 50.000 giovani hanno dovuto cercare fortuna e il futuro fuori da questo Paese. Voi guardate agli immigrati. Voi lottate per dare loro la cittadinanza. Noi pensiamo ai nostri cittadini che non si sentono più cittadini di questo Paese.

Nel 2018 spendete 5 miliardi di euro per l'accoglienza, puro assistenzialismo: all'accoglienza! Cinque miliardi di euro per 200 mila richiedenti asilo. Spendete meno di 2 miliardi per 4 milioni e mezzo di poveri, spendete 450 milioni di euro per 4 milioni di disabili. Questo è il vero razzismo, questa è la vera discriminazione, questa è la vera ingiustizia sociale a danno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Presidente Gentiloni - chissà dov'è… - , buon viaggio in Europa, sperando per il bene del Paese che questo sia l'ultimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, quello di giovedì e venerdì prossimi sarà il penultimo Consiglio europeo dell'anno e, con ogni probabilità, di questa legislatura; ragionevolmente quella di oggi è la penultima occasione che questo Parlamento ha per confrontarsi con il Governo sul presente e sul futuro dell'Europa.

Non è ancora tempo di bilanci definitivi, ci riserviamo di tracciarli in occasione dell'appuntamento di metà dicembre; ma è tempo - lo è sempre, tanto più in queste circostanze - di chiarire cosa vogliamo fare di questa benedetta Europa: benedetta, in senso laico, si dice di cosa fausta e ricca di doni e, se mi permettete, anche in senso religioso, essendo il nostro Benedetto da Norcia patrono d'Europa.

Ma più che alle parole credo sia il caso di dare un senso ai fatti, alle intenzioni, agli impegni e lei, signor Presidente, lo ha fatto con sufficiente chiarezza su gran parte degli argomenti che saranno oggetto della riunione dei prossimi giorni.

Qualche rapido appunto sui singoli temi prima di una riflessione finale. Non possiamo che apprezzare la nuova linea adottata in tema di immigrazione: con colpevole ritardo le istituzioni europee hanno raccolto l'appello alla condivisione delle responsabilità che l'Italia ha più volte lanciato. Nell'attesa che siano rivisti i regolamenti sul diritto di asilo, strettamente correlati al Trattato di Dublino, sta dando risultati positivi la nuova strategia europea, che prevede un maggiore impegno là dove partono i flussi migratori.

Il combinato disposto delle due misure ridurrà i movimenti secondari, aiutando quindi chi necessita veramente di protezione, e, allo stesso tempo, ridurrà, come sta già riducendo, traversate del Mediterraneo che troppo spesso hanno esiti tragici.

Certo, ci sarà da monitorare quanto accade in Libia e lungo le altre rotte migratorie, perché non si sposti dal mare alla terra il pericolo per i migranti, e su questo siamo certi dell'impegno anche di altri organismi internazionali; ma, pur apprezzando l'impegno del Governo e dell'Unione europea, signor Presidente, il problema immigrazione per il nostro Paese è comunque tutt'altro che risolto: i dati aggiornati a ieri parlano per il 2017 di 144.656 sbarchi in Europa e di questi ben 109.685 in Italia. Siamo ancora il punto di arrivo privilegiato e l'Unione europea deve prenderne atto e prendere atto che il fenomeno migratorio è in qualche misura inesorabile e ha bisogno di essere governato, non solo dall'Italia, ma dall'intera Europa.

Come è, a nostro avviso, impensabile continuare a ignorare l'esigenza di una politica di difesa comune che preveda nel medio termine la creazione di un esercito europeo unitario: ben venga la cooperazione strutturata permanente richiesta dal precedente Consiglio Europeo, ma, se vogliamo davvero un'integrazione totale, occorre fare un passo in più, coraggioso, ma imprescindibile, perché le minacce esterne non sono rivolte all'Italia piuttosto che alla Francia o alla Germania, ma all'Europa tutta, alla sua storia e alle sue tradizioni.

Così come nel settore finanziario e bancario diciamo sì alla riduzione di rischi in capo ai singoli Stati come l'Italia, ma nella prospettiva di una contestuale condivisione, davvero comune, dei rischi a livello continentale.

Storia e tradizioni riguardano anche chi, con una scelta legittima, ma a nostro avviso sbagliata, ha deciso di uscire dall'Unione: una scelta legittima, dicevo, ma che non può porre chi l'ha assunta in una condizione di forza. E bene fanno le istituzioni europee a tenere ferma la posizione: se non si registrano progressi significativi, non è certo per insensata intransigenza o senso di rivalsa, ma per un'altrettanta legittima tutela dei diritti di chi ha deciso di proseguire (stiamo parlando della Gran Bretagna) nella difficile, ma prioritaria strada dell'integrazione europea.

I partner non sono parenti, non ci toccano, ma si scelgono, e, se il Regno Unito preferirà altri compagni di strada, libero di farlo, ma - mi si passi la metafora - dopo aver “strappato”, può al massimo chiedere di rimanere amici, non avanzare pretese.

Infine, l'ultimo punto: l'Europa digitale. E qui, al di là del libro delle buone intenzioni su e-government e tecnologia, 5G e cyber security, rivendico una battaglia condotta dal mio gruppo, quella per l'introduzione della web tax. Per il momento anche su questo tema siamo ancora all'inizio, ma confido che il nostro Governo, assieme agli Esecutivi di Francia, Spagna e Germania, possa imprimere un'accelerazione in vista dell'Ecofin dei prossimi mesi.

Dunque, sono partito dicendo che non è il momento di tracciare bilanci e concluderò ribadendo che è il momento di rilanciare gli impegni. Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo assistito all'ascesa di un sentimento antieuropeo, che si è manifestato anche nelle urne, dalla già citata Brexit ai rilevanti risultati di Wilders in Olanda, Le Pen in Francia, all'impensabile successo dell'AFD in Germania e a quello altrettanto imprevedibile dell'estrema destra austriaca. Si dirà che questi partiti convincono, ma non vincono, ma ciò non ci consoli: mala tempora currunt atque peiora premunt, scriveva Cicerone, cioè a dire che, se non diamo una sterzata, non è detto che andrà sempre così.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIANO RABINO. Da convinti europeisti (e vado alla conclusione, Presidente) invito tutti coloro che, come noi, condividono questi ideali a cambiare prospettiva. Se i cittadini non percepiscono l'importanza di un'Europa unita, non è per loro miopia, né per scarsa sensibilità: al netto delle strumentalizzazioni di qualche soggetto politico, ciò accade perché l'Unione non ha fatto abbastanza per comunicare alle donne e agli uomini d'Europa la fondamentale importanza del suo operato.

Il futuro del nostro continente è gli Stati Uniti d'Europa o non è: è impensabile affrontare in perfetta solitudine le sfide che la modernità e la globalizzazione pongono e altrettanto sbagliato è perseverare in alcuni errori commessi…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIANO RABINO. …come agire ognuno pensando “allo particolare suo”, per dirla con Guicciardini. Chi ritiene che sia utopico parlare di Stati Uniti d'Europa commette un errore macroscopico, perché non ravvede né i rischi insiti nel non realizzarli, né le opportunità offerte.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rabino.

MARIANO RABINO. E chi perora la causa sovranista mente sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà. Ha due minuti, onorevole, lo sa.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, signori del Governo, da questi banchi di limpida e netta opposizione abbiamo molte volte, pur nel dissenso, riconosciuto al Presidente Gentiloni che è, diciamo, nel male, preferibile il suo understatement, il suo neo-andreottismo (non è un'accusa, è una fotografia), rispetto al chiasso etrusco del suo rumoroso predecessore, oggi capotreno.

Ciò detto, però, le dichiarazioni di questa mattina del Presidente Gentiloni non ci sono affatto piaciute nella sostanza: non ci piace questa corsa verso la web tax; non ci piace questa corsa verso il Ministro delle finanze unico europeo, che sarebbe la definitiva gabbia imposta a 27 Paesi, dalla Finlandia al Portogallo; non ci piace questo schiacciamento totale rispetto alle posizioni di Francia e Germania. Cari signori del Governo, vi svelo un segreto: Francia e Germania fanno gli interessi di Francia e Germania, non gli interessi dell'Italia, ed è bene che ve ne accorgiate, anche se il nostro timore è che alcuni di voi se ne siano accorti anche troppo bene e agiscano di conseguenza.

Quanto a Brexit: anche su questo non state cogliendo una opportunità. Non si tratta di fare qui, noi che pure siamo supporter dei conservatori inglesi, gli interessi di Londra: gli interessi di Londra li fa bene Londra. Si tratterebbe per l'Italia di cogliere l'occasione del negoziato fra Londra e Bruxelles in positivo, per aprire il negoziato tra i 27 Paesi europei per la riscrittura dei Trattati, per la riscrittura delle regole europee, per tenere il Fiscal compact fuori dai Trattati europei, per avere più flessibilità! Se, invece, vi genuflettete a Berlino e a Parigi, sappiate che sarete trattati come nella vicenda Fincantieri: sarete chiamati, grosso modo, per il catering e l'Italia tornerà ad essere “espressione geografica”, come qualcuno disse più di qualche anno fa, ma le espressioni di Metternich sono oggi di tragica attualità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, Governo, l'agenda del prossimo Consiglio Europeo affronta temi pesanti, ma ci soffermeremo sul tema a noi più caro: le migrazioni e le regole che dovrebbero governare il fenomeno migratorio nel continente europeo.

Le istituzioni europee, il Consiglio, in particolare, sono impegnate su molti fronti: cooperare con i Paesi di origine e di transito, contrastare le attività legate al traffico di migranti, rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, riformare il sistema europeo comune di asilo.

I risultati sono ancora a venire e le pressioni per il nostro Paese rischiano di diventare ancora più allarmanti dopo il risultato delle elezioni in Austria.

Ancora una volta, le chiediamo di intervenire sul dovere di rispetto delle regole condivise, vecchie e nuove. Ci riferiamo al tema della ricollocazione dei migranti che procede a rilento e con risultati esigui. L'accordo stipulato con le autorità libiche ha arginato in parte il fenomeno e, come ha sottolineato il Commissario europeo per i migranti, il Ministro Minniti sta facendo un lavoro gigantesco. Parole che ci incoraggiano, anche se non dobbiamo mai abbassare la guardia sul rispetto dei diritti umani e sul trattamento che viene riservato ai profughi, soprattutto nei luoghi di transito.

Tutta da negoziare resta ancora la modifica del codice dell'area Schengen, spinta soprattutto da Francia e Germania, per estendere fino a tre anni i controlli alle frontiere interne per motivi di sicurezza. Le chiediamo di compiere ogni sforzo possibile affinché il dossier si muova di pari passo con la revisione del Regolamento di Dublino, perché altrimenti il peso delle crisi migratorie resterà ancora tutto sulle spalle dei Paesi di primo ingresso, di cui siamo capofila.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, colleghi e colleghe, non ci sono piaciute le dichiarazioni, il discorso, che ha fatto il Presidente del Consiglio questa mattina perché, secondo noi, il problema oggi non è se abbiamo bisogno di più o meno Europa, ma dobbiamo interrogarci su quale Europa vogliamo costruire, perché se più Europa significa continuare nelle politiche sbagliate che hanno alimentato nazionalismi, populismi e xenofobia, sarebbe meglio non farla la “più Europa”. Sarebbe meglio costruire un'Europa diversa. Quindi, il problema è la qualità della costruzione del processo europeo, qualità che oggi non c'è. Non c'è perché le politiche di questi anni, come ricordavo prima, hanno alimentato nazionalismi, populismi, hanno alimentato gli squilibri economici regionali, hanno costruito un'impostazione delle politiche economiche fondate sull'austerità che non hanno portato maggiore armonia nella crescita economica del continente, non hanno risolto i problemi che questo continente aveva all'inizio di questa crisi.

E ci ha molto sorpreso che il Presidente Gentiloni non abbia detto una parola, secondo noi, importante e decisiva nella costruzione di un'Europa diversa, la parola: democrazia. Il problema di questa Europa è un problema anche di deficit democratico, di mancanza di sovranità europea, rispetto alle decisioni che vengono prese. Allora, non abbiamo bisogno di un'Europa più governativa, abbiamo bisogno di un'Europa più democratica, che garantisca la partecipazione dei cittadini, la partecipazione della politica e la partecipazione di chi a livello nazionale, ma come cittadino europeo, esprime la volontà di costruire veramente un'Europa diversa. È vero che noi oggi abbiamo un altro profilo, perché fino a poco tempo fa avevamo un Premier che sbatteva i pugni sul tavolo e diceva che non avremmo votato il bilancio europeo se non fosse cambiata la politica europea sulle migrazioni, e, ovviamente, questo non è successo. Avevamo un Premier che diceva che non avremmo inserito il fiscal compact nei Trattati, salvo essere poi silenziosi rispetto un appuntamento importante che avremo nelle prossime settimane e che riguarda appunto il cambiamento delle politiche e delle regole fiscali europee.

Noi abbiamo bisogno di un'Europa diversa, abbiamo bisogno di un'Europa che abbia delle politiche comuni, politiche fiscali, politiche economiche, politiche sociali, e non un'Europa a più velocità; adesso non se ne parla più, ma fino a qualche mese fa ci si interrogava sull'Europa a due velocità. Il problema non è l'Europa a due velocità, il problema è un'Europa che vada a una sua velocità, capace però di mettere insieme, nella sua unità, politiche alternative a quelle che abbiamo conosciuto, politiche fondate sulla credibilità e sulla coerenza di un processo e di un progetto politico fondato sulla democrazia e su politiche di inclusione sociale.

Anche sull'accoglienza e sui migranti, ed è un tema che si discuterà nel Consiglio europeo, avremmo gradito un cenno del Presidente del Consiglio rispetto a una richiesta che ci viene da un Commissario europeo, dal Commissario per i diritti umani, che ci chiede di sapere che cosa l'Italia abbia fatto per garantire la salvaguardia dei diritti umani alle persone che vengono chiuse nei cosiddetti centri di accoglienza libici, cioè nei lager libici, quali sono gli accordi che il Governo avrebbe preso in merito a questo punto con il Governo libico.

Ma non abbiamo avuto risposta. Avremmo voluto sentire un cenno sull'impegno preso dal Parlamento europeo per l'embargo alle armi all'Arabia Saudita, visto che si parlerà di difesa e di sicurezza comune, embargo richiesto dal Parlamento europeo, votato anche dal Partito Democratico a Strasburgo, ma che qui, invece, in questo Parlamento, poco tempo fa, non è stato votato. E anche su questo non abbiamo avuto risposte dal nostro Presidente del Consiglio. Allora sarà vero che adesso andiamo in Europa con tono dimesso e non con la voce grossa, il problema è che bisogna dire delle parole chiare, bisogna avere delle proposte precise, bisogna avere un'iniziativa che vada in questa direzione, e da questo punto di vista non abbiamo, lo ripeto, avuto dal Presidente del Consiglio delle indicazioni precise. Anche sulla questione della sicurezza comune sarebbe bello che in Europa valesse non solo la golden rule per le armi, ma valesse la golden rule per gli investimenti, per il lavoro e per le spese sociali.

Chiudo dicendo che noi abbiamo bisogno non tanto di fare il derby tra chi vuole più o meno Europa, ma dobbiamo interrogarci su quale Europa vogliamo costruire, e se l'Europa non è costruita sul lavoro, sui diritti, sulla cittadinanza, non si costruisce una bella Europa. Ma se non si costruisce una bella Europa, i populismi, i nazionalismi, avranno ancora nuovo fiato in questo continente. Ed è per questo che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio non ci hanno soddisfatto e presenteremo una nostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, Governo, Fratelli d'Italia esprime la netta contrarietà e una valutazione sicuramente negativa di quello che abbiamo ascoltato. Sinceramente ci verrebbe quasi voglia di dire che rimpiangiamo il Presidente del Consiglio Renzi, che almeno era capace di dire un sacco di frottole, mi passi il termine Presidente, dire cose che a noi potevano anche piacere. Ricordo con imbarazzo che una volta per quello che aveva detto dovevamo quasi votare a favore sulla relazione del Governo, poi però ovviamente tutte queste cose non sono state fatte.

Incominciamo, innanzitutto, dalla vicenda dell'immigrazione. Mi dispiace che sono andati via il Presidente del Consiglio Gentiloni e il Ministro Alfano, perché come ex Ministri, l'uno degli esteri e l'altro degli interni, sono i responsabili del fallimento dell'Accordo di Schengen. L'atteggiamento vergognosamente furbesco di questi due Ministri ai danni del resto dell'Unione europea ha costretto i nostri Paesi confinanti, segnatamente Austria, Francia e indirettamente la Germania, sebbene non confinante, e i nostri vicini come la Svizzera, a chiudere le frontiere. Noi abbiamo accolto indiscriminatamente questi migranti provocando un'ondata migratoria. L'atteggiamento colpevole da parte del Governo italiano delle porte aperte ha provocato l'ondata migratoria verso l'Europa perché ovviamente c'era facilità di ingresso. Con l'apertura delle frontiere Schengen, noi abbiamo violato uno dei capisaldi del Trattato di Schengen rispetto al quale io credo che ci siano anche gravi responsabilità, persino penali. Pensavamo di essere furbi nel senso: noi non difendiamo le frontiere europee, dopodiché gli stranieri arrivano in Italia e si trasferiranno in Francia, in Germania, in Inghilterra; abbiamo anche scatenato ulteriormente quello che poi ha provocato la Brexit, nel senso che abbiamo instillato la paura degli stranieri negli inglesi. La Francia ha chiuso le frontiere. La Germania che sta facendo? Raccoglie questi migranti economici nel suo Paese, li espelle in Svizzera, la Svizzera li espelle in Italia e rimangono in Italia. Quindi, noi abbiamo violato il Trattato di Schengen perché non abbiamo difeso le frontiere. Lo abbiamo fatto saltare perché c'è stata una chiusura generalizzata delle frontiere proprio per colpa dell'Italia, per colpa dei due Ministri di allora Alfano e Gentiloni.

Peraltro, abbiamo un'ulteriore grave violazione del sistema Schengen. Noi ci siamo inventati un'ulteriore protezione umanitaria, che vale per coloro che non hanno il diritto all'asilo, perché non scappano dalla guerra, ma scappano dalla fame. C'è la protezione dell'Unione Europea, che ha determinati crismi. Noi, invece, andiamo oltre, andiamo ad accogliere anche una quota importante di persone che non ha alcuno di questi diritti, ed è evidente che Schengen, con le frontiere libere, non poteva rimanere con questo dato. Ma c'è un altro ulteriore aspetto: neanche quelli a cui neghiamo il diritto di asilo, persino quelli a cui neghiamo la protezione umanitaria, oltre che la protezione sussidiaria europea, non li espelliamo, rimangono in Italia liberi di fare quello che vogliono. Ecco perché oggi l'Italia è un Paese isolato e perché ci sono le forze di Polizia, ed alcuni, addirittura, vogliono mettere l'esercito ai confini.

Allora, prima di chiedere all'Europa di cambiare Dublino, quindi impedire che coloro che arrivano in Italia debbano chiedere solo in Italia il diritto di asilo e rimanere qui, visto che noi confiniamo con il Sud del mondo, è importante che l'Italia rispetti le regole europee. Quindi, chiediamo al Governo Gentiloni di rispettare le regole europee in materia di silo e di espulsione. Aggiungiamo che sulla Turchia abbiamo pure un atteggiamento patetico e ondivago, nel senso che non riusciamo ad avere una linea comune, e sicuramente l'Unione europea dovrebbe avere una posizione ferma rispetto alle violazioni dei diritti umani, della democrazia e all'atteggiamento aggressivo nei confronti del resto dell'Europa che, in questo momento, sta avendo la Turchia, e porre anche la questione forte di una presenza ormai ambigua all'interno della NATO e della nostra alleanza.

Concludo sulla questione della difesa europea: credo che noi dovremmo aumentare le spese militari, non soltanto per comprare nuove armi, ma per dare dotazioni più tecnologiche e più sicure ai nostri militari, ed aumentare le spese di addestramento. Ci dovremmo, poi, battere per creare un primo nucleo reale di esercito europeo, perché questa soltanto è l'unica strada per avviare una reale integrazione che si basi su principi democratici e non semplicemente su principi burocratici, come fate voi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, i deputati dell'UDC condividono in linea generale le dichiarazioni del Capo del Governo. La limitatezza del tempo mi induce ad andare, però, immediatamente su alcune cose che non abbiamo ascoltato e che avremmo voluto ascoltare, o che non abbiamo ascoltato con la chiarezza che riteniamo necessaria. La prima: al di là dell'ordine del giorno, si andrà a trattare di quella che è la nuova costituzione economica dell'Europa. Qui c'è un grande scambio politico che noi dobbiamo avere la forza di accettare: una garanzia europea per il debito, in qualunque forma, contro una garanzia italiana per il deficit. Senza la capacità di ridurre il deficit, dimostrare che il deficit è sotto controllo ed è avviato a diminuzione, e senza l'accettazione di una procedura europea la quale dia certezze su questo processo, sarà impossibile concludere qualunque accordo soddisfacente per l'Italia.

Questo ha una conseguenza politica generale. C'è metà del Paese che si è battuta sui mercati internazionali, ha ottenuto grandiosi risultati e ci ha salvati; c'è metà del Paese, la quale vive di sussidi, spera nei sussidi e nell'intervento dello Stato. Non è quello il cammino dell'Europa. Noi dobbiamo creare le condizioni perché in Italia fluiscano investimenti internazionali ed interni che creino posti di lavoro, veri posti di lavoro, con buoni salari, che richiedono alte conoscenze, e dobbiamo riformare il nostro sistema per ottenere questo risultato. Questo è il cammino europeo; il cammino, invece, delle protezioni, dei sussidi non è il cammino dell'Europa e, nel lungo termine, non è neanche un cammino che faccia bene all'Italia.

Una seconda osservazione: questo è, può essere, il momento dell'Italia. Germania, Francia e Italia assieme fanno la maggioranza demografica, quasi, ma sicuramente economica e politica dell'Unione europea.

Per poter utilizzare a fondo questo momento, dobbiamo avere grande chiarezza di idee e anche la capacità di fare le necessarie riforme interne.

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione generale. Poiché sono in corso ancora delle verifiche di carattere tecnico sulle risoluzioni presentate dai gruppi, sospendo la seduta per cinque minuti, per una pausa tecnica. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,40.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Dellai, Pisicchio, Monchiero, Alfreider e Pastorelli n. 6-00359, Fedriga ed altri n. 6-00360, Palazzotto ed altri n. 6-00361, Laforgia ed altri n. 6-00362, Artini ed altri n. 6-00363, Brunetta ed altri n. 6-00364, Battelli ed altri n. 6-00365 e Cirielli ed altri n. 6-00366. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per la replica e l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, brevemente solo alcuni punti di chiarimento - anche per lasciarli agli atti, se chi è intervenuto non è in Aula - sulla posizione del Governo e poi ovviamente il parere sulle risoluzioni.

È stato più volte evocata la strategia italiani in Libia: io voglio ricordare che, se le conclusioni e le bozze di conclusioni su cui abbiamo lavorato anche ieri a Lussemburgo verranno confermate l'Unione europea non solo sostiene pienamente la strategia italiani in Libia, ma si impegna finalmente anche a livello finanziario, oltre che a livello politico, per rafforzare l'azione dell'Italia in Libia, quindi non c'è nessuna divisione su questo a livello europeo; c'è la nostra volontà di passare però da una logica in cui si sostengono i singoli Governi nel lavoro che fanno nell'interesse dell'Europa - la Spagna, l'Italia, la Grecia - a una strategia maggiormente condivisa, che comprenda anche l'immigrazione economica, tutta da costruire, e non si limiti solo al tema richiedenti asilo e Dublino, che è stato più volte evocato in questa sede, ma che certamente noi vogliamo riformare, ma non basterebbe, perché ormai la natura dei flussi migratori è talmente cambiata che anche una riforma - che noi vogliamo equilibrata, alla luce dei principi di responsabilità e di solidarietà di Dublino - non risponderebbe alle giuste esigenze che i vari deputati che sono intervenuti hanno sollevato, perché è necessaria una politica dell'immigrazione economica più generale, che va ben oltre la questione libica o la questione tunisina, le due questioni che sono state evocate.

Il Commissario Muižnieks, Commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, ha scritto al Governo, Minniti ha risposto e ha dato i chiarimenti necessari e il Commissario europeo all'immigrazione, Avramopoulos, ha confermato anche ieri sulla stampa italiana che tutto avviene nel rispetto del diritto internazionale e del diritto europeo. Questo è un punto che mi sembra l'onorevole Marcon ha sottolineato. È netta la condanna, da parte non solo dell'Italia, ma da parte di tutta l'Unione europea, dei gravi rischi e delle gravi violazioni dello stato di diritto da parte della Turchia e questo verrà ribadito nel dibattito anche nel Vertice di questo fine settimana. Questo non toglie che, soprattutto in ambito NATO, che è stato sollevato, la Turchia, anche la Turchia di Erdogan, rimanga un soggetto strategico, un partner strategico col quale dobbiamo avere a che fare, ribadendo l'assoluta impossibilità, in realtà, di approfondire e di proseguire nel dialogo in corso con la Turchia, vista la situazione attuale sullo stato di diritto e i diritti fondamentali e questo è un tema che più volte è stato già discusso nelle sedi europee. Dal punto di vista del rafforzamento dell'Europa democratica, io inviterei i gruppi qui al Parlamento a lavorare con i loro gruppi fratelli al Parlamento europeo, perché c'è una proposta che l'Italia ha fatto e che adesso anche Macron sostiene, che va nella direzione di rafforzare l'Europa democratica, quella delle liste transnazionali, quella di utilizzare una parte dei seggi che lasceranno scoperti i britannici per eleggere dei deputati che rappresentano delle idee e delle visioni dell'Europa su una circoscrizione unica europea; è una proposta dell'Italia e della Francia e ci sono alcuni Governi che la stanno sostenendo. Sarebbe bene, anche da parte della sinistra italiana, che lavorassero con i loro gruppi al Parlamento europeo, perché è molto importante il sostegno di tutti i gruppi per andare nella direzione che avete sollevato.

Ribadiamo la nostra convinzione della necessità di introdurre una digital tax a livello europeo e per chiarire - anche questo è un termine del dibattito - lo vogliamo fare con chi ci sta, se non ci sono tutti i 27 Paesi lo vogliamo fare con i Paesi che sono favorevoli ad introdurre la digital tax; ed è per questo che l'Italia ha preso l'iniziativa con Francia, Spagna e Germania e - questo è l'ultimo punto, Presidente, proprio il punto che ha sollevato da ultimo Buttiglione - quel dialogo che l'onorevole Buttiglione auspicava è in corso, perché noi stiamo lavorando con Berlino, Berlino in questo momento sta lavorando su una transizione interna, ma lavoriamo comunque con Berlino e con la Cancelliera Merkel, che rimarrà Cancelliera nel nuovo Governo, lavoriamo molto e bene col Presidente Emmanuel Macron, lavoriamo col Presidente Rajoy, cioè i quattro grandi Paesi stanno assumendo questa responsabilità che lei auspicava, non solo su temi come la digital tax o la difesa, ma anche sul tema della riforma della zona euro. Il 6 dicembre la Commissione europea farà le sue prime proposte.

Noi crediamo che sia difficile che da parte della Germania ci sia una presa di posizione molto netta entro la fine dell'anno, ma noi siamo pronti e stiamo dialogando su questo, assieme proprio ai quattro partner e assieme ai Presidenti Tusk e Juncker, ma assieme anche a tutti i Governi che condividono la prospettiva di una riforma nel senso di una migliore governance e di una più efficace politica degli investimenti nella zona euro. Ecco questi, Presidente, erano alcuni chiarimenti che mi sembrava doveroso dare a quest'Aula, alla luce degli interventi fatti.

Passando invece ai pareri sulle risoluzioni: parere favorevole alla risoluzione Rosato, Lupi, Dellai, Pisicchio, Monchiero, Alfreider e Pastorelli n. 6-00359, parere contrario alla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00360, parere contrario alla risoluzione Palazzotto ed altri n. 6-00361, alla risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00362 il parere è favorevole se riformulata e se quindi l'onorevole Laforgia e gli altri firmatari accettano le riformulazioni che sono le seguenti: eliminare le ultime due considerazioni, a pagina 1.

PRESIDENTE. Quindi nelle premesse, le due considerazioni.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, nelle premesse, Presidente.

Eliminare le prime due premesse a pagina 2 e la quarta, sempre a pagina 2, eliminare la quinta premessa a pagina 3, eliminare la penultima premessa a pagina 4, eliminare la penultima premessa a pagina 5, eliminare la seconda e la terza premessa a pagina 6; negli impegni, nell'impegno 3: “a valutare le possibilità esistenti per istituire canali umanitari” anziché “a proporre l'istituzione”, all'impegno 5 “nell'attesa di una più ampia riforma del sistema comune europeo dell'asilo, a ribadire l'urgenza di superare le regole del Regolamento di Dublino”, eliminare l'impegno 6, riformulare l'impegno 7, non “a proporre un'iniziativa”, ma “a proseguire con le iniziative politiche e diplomatiche dell'UE nei confronti della Turchia” e nell'ultimo impegno, l'impegno 9, a proseguire con forza l'azione in corso per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale. Se queste riformulazioni vengono accettate, il parere alla risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00362 è favorevole.

Sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00363 il parere è favorevole se riformulata: nell'impegno 1, lettera b) “valutare la possibilità di trasferire le attività della missione Eunavfor Med” e prosegue come nel testo originario; sempre a pagina 1, l'impegno 4: “a proporre che la partecipazione del Regno Unito alle missioni militari e civili dell'Unione europea, con particolare riguardo alla presenza di personale britannico nei centri di comando e alla condivisione di informazioni venga valutata con l'uscita del Regno dall'Unione europea” e si eliminerebbe quello che segue.

Se queste riformulazioni vengono accettate il parere è favorevole. Sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00364, in considerazione del disaccordo netto rispetto alle premesse, parere contrario.

Sulla risoluzione Cirielli ed altri n. 6-00366 il parere è contrario. Sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00365 il parere è contrario.

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole sottosegretario, non abbiamo capito bene: sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00364 c'è un parere contrario su tutto? Contrario, perfetto, grazie.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente e Governo, siamo da sempre sostenitori del progetto europeo e anche per questa ragione non possiamo che condividere gli sforzi di continuare a procedere verso un'Europa federalista e di farlo a fianco della Francia, che con la Presidenza Macron sembra intenzionata a riprendere un ruolo convintamente europeista.

Questa strada ci sembra obbligata, anche alla luce dei problemi che lei stesso ha evidenziato, a cominciare dalla linea di isolamento, imboccata dall'amministrazione Trump, dalle spinte nazionalistiche e indipendentiste che attraversano l'Europa, non ultima quella catalana.

Nello stesso tempo, condividiamo gli sforzi per proseguire su una linea di razionalità e di umanità, nell'affrontare il dramma dei flussi migratori. Come lei, riteniamo sempre meno comprensibile il non rispetto degli accordi sulla ricollocazione da parte dei Paesi di Visegrad. È preoccupante la pressione per un depotenziamento di Schengen, soprattutto se dovesse mancare una revisione del regolamento di Dublino.

Guardiamo poi con grande attenzione alla questione della cosiddetta web tax. Nel momento che l'Europa sta lentamente uscendo dalla crisi economica e si richiede di affrontare impellenti necessità di ammodernamento del welfare, la questione dell'equità fiscale diviene cruciale e, a maggior ragione, diviene intollerabile il fenomeno dell'evasione. Bene, dunque, anche una soluzione forte, come quella della cooperazione rafforzata, anche se sarebbe più efficace un accordo condiviso dai 27.

La componente socialista voterà a favore della risoluzione di maggioranza e di tutte quelle a cui il Governo ha espresso parere favorevole

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, io ho molto apprezzato le ultime dichiarazioni, che il rappresentante del Governo ha fatto, sulla volontà dell'Italia di assumere il ruolo direttivo, che le compete e che adesso ha l'occasione effettivamente di prendere.

Qualche dubbio sulla citazione della Spagna, che io ho omesso per un motivo, perché richiamando la Spagna bisognerebbe richiamare anche la Polonia. E questo, in questo momento storico particolare delle vicende polacche, genera qualche difficoltà. Ma con la Polonia il dialogo va comunque tenuto aperto, non dimentichiamolo.

Un'osservazione. Non esiste una politica dell'immigrazione. Noi stiamo concentrando troppa attenzione su di un falso problema, non perché non esiste il problema degli immigrati, ma perché la politica dell'immigrazione può solo essere un sotto-settore di una grande politica di vicinato, basata sulla convinzione che il benessere si difende allargandolo, non costruendo muri. Allora, noi dobbiamo spingere fortemente, per politiche di cooperazione con l'Africa, sull'onda e continuando quello che avevamo già detto a Barcellona nel 2000, per creare un'area di benessere condiviso. Dentro un'area di benessere condiviso non avrai i lager in Libia - che comunque vanno monitorati -, avrai la possibilità di rimandare indietro gli immigrati che non sei in grado di integrare da te, convinto che troveranno un posto di lavoro al Paese loro. Infatti, in questa crescita, ci sarà la possibilità anche per loro di costruirsi un futuro umano. Non lasciamoci ridurre al tema dell'immigrazione, ponendoci davanti alla questione: o costruiamo i muri per difendere il nostro benessere oppure siamo inumani. No! Il modo umano di affrontare la questione è quello della grande politica di vicinato, quella che, negli ultimi quindici anni, non abbiamo avuto. Anzi, abbiamo avuto il contrario, politiche di destabilizzazione - che io non condanno: puoi destabilizzare, se sai come ristabilizzare - non accompagnate dal grande progetto, che permettesse di ristabilizzare.

Noi deputati dell'Udc voteremo le mozioni sulle quali il Governo ha dato la sua approvazione. Ma voteremo anche la mozione Brunetta e mi dispiace che il rappresentante del Governo non abbia ritenuto opportuno dare ad essa la sua approvazione o trovare modifiche che gli consentissero di farlo. C'è un impegno politico forte per l'Europa politica, che è importante più di qualunque altra cosa. Ci sono altre cose, che anche io trovo un po' difficile da accettare…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

ROCCO BUTTIGLIONE. …ma avere sottovalutato l'importanza di quell'impegno politico mi pare un errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Anzitutto voglio comunicare al sottosegretario che accetto la riformulazione proposta. Vorrei puntualizzare anche, rispetto alla nostra risoluzione Artini ed altri n. 6-00363, due temi: quello riguardante la difesa europea e quello riguardante il mercato unico digitale.

Io ritengo sia opportuno per il nostro Paese impegnarsi nel prossimo Consiglio per evidenziare il ruolo che il nostro Paese deve avere a livello di creazione di Pesco, realmente strutturate ed esistenti, come Francia e Germania stanno facendo ormai da alcuni mesi.

Il nostro ruolo deve essere - e questo è un impegno della nostra risoluzione - quello di identificare delle aree di interesse comune, sia da un punto di vista geografico sia da un punto di vista tematico, che ci permettano di costruire, nell'alveo legale degli articoli 44 e 46 del Trattato di Lisbona, queste cooperazioni strutturate e permanenti. La parte di nostra indubbia attenzione è la parte che riguarda il Mediterraneo e quel dialogo che dovremmo avere come punto principale e con una visione ben chiara sull'Africa.

Relativamente alla parte del mercato unico digitale, abbiamo voluto introdurre tre spunti che vanno nella direzione non dico opposta rispetto a quella indicata dalla mozione di maggioranza rispetto alla web tax - dopo ci tornerò -, e che riguardano fondamentalmente, nella definizione di un mercato unico digitale, sistemi che consentano di inserire sicurezza cibernetica e digitale in tutti quei prodotti, che in questo mercato dovrebbero essere introdotti, non solamente a livello di progettazione e di sviluppo, ma anche di importazione. Questo per rendere sicuramente, per così dire, protetto e sicuro il nostro ambito europeo.

Relativamente alla web tax credo - e per questo la nostra contrarietà alla risoluzione Rosato, Lupi, Dellai, Pisicchio, Monchiero, Alfreider e Pastorelli n. 6-00359 - che quel punto sia dirimente. È un tema che non funziona e non funzionerà e che non porta a una consapevolezza, come noi cerchiamo di introdurre, nel mondo digitale. Questo è un passaggio antico, che non può funzionare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trifone Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Noi voteremo contro, decisamente contro, la risoluzione della maggioranza, perché il discorso, che abbiamo sentito questa mattina in Aula, da parte del Presidente del Consiglio, conferma quello che noi pensiamo da tempo, ossia che il Governo italiano, assieme alle istituzioni europee, vive una realtà Matrix, una realtà che non è quella reale.

Tutto cambia negli Stati che fanno parte dell'Unione europea, ma nulla cambia nel bunker di Bruxelles, dove Francia e Germania continuano a cercare di difendere qualche cosa, quando ormai i cittadini, ad ogni elezione, mandano un messaggio forte, che questa Europa deve cambiare. Invece, loro, sono arroccati sulla difesa dei loro interessi nazionali. Forse anche legittimamente, perché Francia e Germania difendono gli interessi di Francia e Germania, non dell'Europa.

E il nostro Governo che fa? Oggi abbiamo ascoltato per l'ennesima volta il Capo del Governo, che è incapace di difendere gli interessi nazionali, che è incapace di difendere gli interessi italiani, ma, ancora una volta, come diceva poco fa il sottosegretario, cosa ci dice? Noi collaboriamo positivamente con Merkel e con la Francia. Tutto questo mi sembra non fuori dal mondo, ma assolutamente fuori dalla realtà.

E il dato dove questo grida è come l'Unione Europea ha affrontato il fenomeno dell'immigrazione di massa di questi anni: 600 mila sbarchi non possono essere derubricati. Qual è la posizione dell'Europa? Ancora non la conosciamo. Eunavfor Med: non è mai partita la terza fase. Ancora sentiamo parlare di intenzioni. Appunto, signora Presidente, sentiamo parlare di una realtà Matrix.

Noi, invece, viviamo nella realtà reale, quella dei Paesi che stanno dicendo che questa Europa, se continua così, non potrà andare avanti. L'occasione dalla Brexit andava colta per cambiare quella parte dei trattati, che oggi non funzionano più e non rispettano le esigenze dei cittadini europei. E invece, anche là, il bunker franco-tedesco si è chiuso, rimanendo arroccato sui propri interessi. Questi non sono gli interessi dei cittadini europei, non sono gli interessi dei cittadini italiani. Per questo voteremo decisamente contro questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. La ritualità di questi incontri con il nostro Governo prima degli appuntamenti europei rischia di ripetersi anche al di là delle cose sulle quali sarebbe opportuno riflettere. Non riesco a capire come, guardando la realtà, non si voglia riconoscere che il nostro Governo, con l'appoggio dell'Europa, come ricordava poc'anzi il sottosegretario Gozi, è riuscito a reimpostare una politica di controllo dell'immigrazione selvaggia che negli ultimi mesi ha dato dei risultati. Questa politica è una politica che va presa come punto di riferimento, che coinvolge inevitabilmente il nostro futuro e anche quello dell'Europa.

Però, per restare al tema più generale dell'Europa, vedete, c'è solo una cosa da dire: o vogliamo l'Europa o non la vogliamo. Se la vogliamo, dobbiamo essere più europei di quanto non siamo stati sino ad oggi, più europeisti di quanto non si dica comunemente nei discorsi al bar. Non è possibile essere sovranisti ed europeisti al tempo stesso: sono due posizioni che sono fra di loro inconciliabili. Noi siamo sempre stati, siamo e resteremo, sia a titolo personale sia a titolo di gruppo, convintamente europeisti, per cui voteremo la risoluzione che sostiene l'azione del Governo, perché l'azione del Governo l'abbiamo in questi mesi ripetutamente apprezzata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente, di avermi dato la parola. Noi voteremo contro la posizione espressa dai rappresentanti della maggioranza e del Governo, perché siamo convinti che sia sbagliato proprio il punto di partenza. Vede, nella nostra risoluzione, l'ultimo punto - glielo leggo - dice che vorremmo che questo Parlamento si impegnasse a sostenere - e il Governo si impegnasse a sostenere - in ogni sede la necessità di un'Europa davvero unita, che tenga conto della specificità nazionale, senza cedere alla tentazione di operare imposizioni discriminatorie per i singoli Stati, nel rispetto degli ideali che hanno portato alla costituzione dell'Europa. Ed è proprio qui il punto di partenza che non ci fa trovare d'accordo con molte delle posizioni, come l'ultima: non si può essere sovranisti e contemporaneamente europeisti, non si può voler bene, amare la propria terra, la propria patria, la propria nazione, accettando questo tipo di Europa.

La nostra aspirazione a un'Europa che non ci veda come figliastri, ma come figli, è antica e va ribadita oggi, anche sui punti specifici su cui oggi ci confrontiamo a partire dalla questione migratoria. Noi - dice Gentiloni - siamo per più Europa, non meno Europa. E che vuol dire? Chi non è per più Europa rispettosa dei valori nazionali? Chi non è per una grande - o almeno noi lo siamo - per una grande patria, all'interno della quale le piccole patrie abbiano non solo valore, ma veramente voce in capitolo, a partire dalla questione migratoria?

La questione migratoria - la dibattiamo da anni - peggiora di mese in mese, i pannicelli caldi come quelli attuati - in maniera encomiabile, per carità - dall'attuale Ministro dell'interno non fanno altro che far risaltare l'assoluta incapacità con cui questo Governo, gli altri Governi, la visione culturale della sinistra ha affrontato questo tema.

Non ci sembra di dover dire nulla di nuovo ribadendo che la nostra posizione - come diciamo da più di due anni - è quella di un serio, vero blocco navale, con l'accordo delle autorità libiche, se esistono, con la possibilità - aggiungo e lo aggiungo in maniera forte, perché personalmente lo dico da due anni - anche di operare in sede europea perché si avvii una missione internazionale di pace e di sicurezza, non certo per occupare la Libia, ma per bloccare la partenza delle carrette della morte da quei quattro porti da cui si muovono, per riuscire, con una missione internazionale, a rendere umanitari e sicuri i centri di accoglienza – gli hotspot, come li volete chiamare - sul suolo libico o tunisino, se fosse necessario con l'accordo della Tunisia, che in quel caso ha una realtà istituzionale ben più delineata, e consentire poi - e qui viene l'Europa - l'accoglienza, l'accoglimento in tutti gli Stati europei di chi ha veramente diritto di venire in Europa. Non è impossibile.

Nessuno pensa che si possa far finta che non esista il problema migratorio o pensare di bloccarlo, per carità. Una migrazione controllata, una migrazione che risponda alla capacità di controllarne i flussi, è benvenuta, può essere ed è estremamente positiva per l'Europa, è l'opposto che non è sostenibile: un'emigrazione assolutamente incontrollata, anzi favorita, aiutata non solo dalle cosiddette - non tutte, ma da molte cosiddette - organizzazioni umanitarie, che sono dei taxi a favore della immigrazione incontrollata, o, peggio, da posizioni ideologiche, in base alle quali non ha alcun valore l'identità nazionale e, magari, invece ha un grande valore l'identità del guadagno sulla pelle dei migranti.

Da questo punto di vista c'è molto da fare - lo dico al rappresentante del Governo - in sede nazionale e soprattutto in sede europea, perché vede, caro sottosegretario, se l'Italia vuole - si parla anche della Brexit nella risoluzione -, se l'Italia veramente volesse, dopo quello che l'Europa sta vivendo, se volesse battere i pugni e dire: o la questione migratoria è veramente al centro della politica europea e ci aiutate e non ci lasciate soli o, altrimenti, facciamo un referendum e vediamo se vogliamo stare in un'Europa che non ci piace.

Io spero che l'Europa ci aiuti, perché sin da ragazzo cantavo le canzoni per l'Europa, ma quest'Europa matrigna, se l'Italia vuole la può mettere con le spalle al muro, perché senza l'Italia l'Europa non esiste più. Dopo l'uscita dell'Inghilterra, se l'Italia non ci stesse, l'Europa non esisterebbe più. Allora, avvaliamoci di questa condizione di forza politica.

E invece no, non avviene in questo campo e ancora più balbettanti sono i nostri passi, pure i più chiari, in direzione di una comune difesa europea, di una comune azione a tutela della sicurezza europea, a tutela dei nostri confini, anche contro il terrorismo, che è diventato una piaga anche per i Paesi europei o soprattutto per i Paesi europei. Era nato che era un problema di Israele e molti lo guardavano con sufficienza o mal celata soddisfazione, non per Israele, ma perché stesse lontano da noi, oggi il problema è europeo. Non lo abbiamo voluto affrontare bene, quando riguardava solo Israele – e la destra è sempre stata a fianco di Israele in quei casi, si interroghi la sinistra -, oggi il problema è europeo. Anche da questo punto di vista la nostra risoluzione è molto chiara e chiede a questo Governo un'azione forte, ma vera, consapevole della posizione di forza che oggi l'Italia ha in Europa sol che la si voglia utilizzare, in primo luogo a realizzare davvero un blocco navale davanti alle coste libiche e contro i trafficanti di esseri umani, a promuovere il sostegno dei Paesi di origine, per contrastare l'immigrazione, a promuovere misure che riducano in misura forte i tempi di risposta alle domande di ricollocazione delle autorità italiane e anche a promuovere una rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti.

E, infine, vogliamo veramente sollecitare anche questa benedetta terza fase con gli argomenti e la forza giusta perché senza la terza fase dell' Eunavfor-Med non sarà veramente possibile contrastare con efficacia i trafficanti di esseri umani e forse non basterà la terza fase. Dunque la mia conclusione, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, è che da parte nostra verso questo Governo, al di là del voto contrario, vi è una sollecitazione forte da italiani, da sinceri amanti del bene del nostro Paese affinché il Governo, alla luce anche del dibattito che sta ascoltando, si faccia davvero portatore di una richiesta di interventi decisivi sui temi trattati oggi dalle risoluzioni: non solo sulla questione migratoria, non solo sulla sicurezza, non solo sugli altri temi ma soprattutto sull'aspetto fondamentale ossia sul fatto che occorre un'Europa non più matrigna ma un'Europa rispettosa dei valori nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di precisare una questione su uno dei pareri espressi il sottosegretario Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Riguardo alla risoluzione Laforgia ed altri n. 1-00362 vorrei precisare l'impegno n. 6 sostituendo l'attuale impegno con il seguente: “nell'ambito della realizzazione dell'accordo tra UE e Turchia sulla gestione dei rifugiati garantire il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà dei profughi”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Mi sono spostato.

PRESIDENTE. Ecco: non la trovavo più. Infatti, guardavo nel suo solito banco e non la vedevo. Prego.

MARIO SBERNA. Nel prossimo Consiglio europeo di ottobre i leader dell'Unione europea esamineranno alcune delle questioni più urgenti tra cui la migrazione, la difesa, gli affari esteri e la digitalizzazione: questioni che impattano in maniera significativa sull'attuale scenario politico interno e internazionale, davvero complesso e purtroppo destinato ad esserlo sempre di più. La Germania è temporaneamente distante dalle questioni europee e alle prese con il dibattito relativo alla formazione di un nuovo Governo con una Merkel sicuramente indebolita dopo la tornata elettorale dello scorso settembre; si assiste alle fughe in avanti del Presidente Macron in particolare sul tema delle migrazioni; il Regno Unito che invece di stringere sui tempi della Brexit sembra fare di tutto par ritardarla: a Firenze Theresa May ha chiesto un nuovo accordo con l'Unione europea e ha procrastinato l'uscita dal 2019 al 2020; la Spagna osa il referendum secessionista catalano imbrigliata nel braccio di ferro, connotato anche di una certa superficialità a tratti fastidiosa e inappropriata data l'importanza del tema, tra il Governo centrale e quello di Barcellona; i Paesi del nord Europa che, nonostante i loro invidiabili sistemi di welfare, oltre a cercare di fermare l'immigrazione economica dai Paesi terzi vorrebbero limitare anche la libera circolazione all'interno dell'Unione e, infine, vi sono gli Stati dell'Est impegnati a contrastare qualsiasi azione di solidarietà nei confronti dei migranti. In questo quadro bisogna tener conto del nuovo scenario internazionale disegnato dagli Stati Uniti nell'epoca Trump dove lo stimolo alla cooperazione tra gli Stati appare decisamente messo in ombra dalla spinta verso un confronto competitivo tra le singole nazioni. L'inasprirsi delle questioni nazionalistiche e indipendentiste, come Brexit e il referendum catalano dimostrano, e il riproporsi ciclicamente di spinte nazional-populiste che inneggiano all'uscita dall'euro necessitano da parte dell'Europa di un cambio di passo per la realizzazione di un compiuto processo d'integrazione. A tale processo l'Italia non ha mai smesso di dare il proprio contributo. Non è mai venuto meno, infatti, in mezzo a tanta fragilità, un punto di valore dell'Italia cioè la continuità delle linee fondamentali di azione in campo internazionale ed europeo.

Il sistema Paese ha offerto non poche idee per politiche europee più efficaci: basti pensare a questioni prioritarie come il Governo dell'euro e le migrazioni. E questo l'Italia continuerà a fare, cosciente che non c'è mai stata un'età dell'oro dall'integrazione: si è sempre andati avanti, subendo anche grandi sconfitte, ma l'essenziale e l'importante è che si continui a lavorare tenacemente, dopo anni di crisi che hanno creato fratture tra le opinioni pubbliche europee, a smorzare emozioni e pregiudizi reciproci e a lavorare su agende concrete.

Certamente concrete ma anche un po' visionarie o, se vogliamo, creative perché a ricette pronte è meglio preferire l'impulso ad una ricerca comune. Ci muoviamo su un terreno comunque nuovo per tutti. In questo senso i quattro grandi Paesi dell'euro si possono profilare come un nucleo di avanguardia, impegnati nel rilancio dell'Unione europea. Il tema non è quindi da chi possono venire iniziative quanto piuttosto quali siano le loro possibilità concrete e chi possa agire come federatore. Il cantiere dell'integrazione differenziata in un quadro istituzionale che unisca e non divida è la strada che ci accingiamo ad intraprendere. C'è la necessità di ottenere insieme un rafforzamento agli strumenti di Governo della moneta con la salvaguardia di politiche e regole per il mercato interno ma soprattutto non va smarrito il senso di concretezza per un rafforzamento della coesione sociale nell'Unione. Ci sembra che sia anche questo lo spirito che permea la risoluzione presentata dalla maggioranza riferita alle comunicazioni del Presidente Gentiloni e che Democrazia Solidale-Centro Democratico ha firmato con il suo presidente. La risoluzione delinea un ruolo cardine del Governo italiano su più fronti del processo di integrazione: nel rafforzamento del progetto di integrazione europea in favore di azioni comuni e ambiziose, in particolare nella gestione della sicurezza, sulle questioni migratorie, negli investimenti in Africa a favore di una rinnovata architettura economica europea contrassegnata dal rilancio di politiche di espansione e di crescita, nel sostenere la candidatura di Milano a sede dall'Agenzia europea per i medicinali, nella realizzazione della Procura antiterrorismo a livello europeo, nella realizzazione di piattaforme europee per ridurre il divario digitale in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese, nel rafforzamento di ogni iniziativa dell'Unione europea finalizzata ad assicurare la pace e la stabilità delle relazioni internazionali con particolare riferimento alla necessità di preservare l'accordo sul nucleare iraniano, di assicurare una risposta ferma e coesa alla comunità internazionale e alla sfida posta al regime internazionale di non proliferazione da parte della Corea del Nord ma anche di proteggere e promuovere il rispetto dei diritti umani e della democrazia nel mondo, a partire dalla crisi in corso nel Myanmar sino alla promozione di una riflessione sul rapporto tra Turchia e Unione europea, tenendo conto del ruolo importante giocato da Ankara nella costruzione della pace e della stabilizzazione nella regione mediorientale. Sono questi i temi sui quali si gioca il futuro dell'Europa e che necessitano, come già detto, di una risposta concreta ma altresì un po' visionaria e coraggiosa e, in tale prospettiva, annuncio dunque il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico alla risoluzione di maggioranza e a quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, gentile Presidente e onorevoli colleghi, le comunicazioni appena udite dal Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre mettono in luce per l'ennesima volta la situazione che stanno vivendo alcuni Paesi al confine con l'Europa. Ogni giorno migliaia di persone sono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni e a cercare rifugio nel proprio Paese o all'estero per sfuggire alla violenza. Le dimensioni del fenomeno degli sfollati sono immense e le cifre, già illustrate dal mio collega Rabino in discussione generale, sono destinate ad aumentare con il persistere dei conflitti. A queste persone va tutta la vicinanza del nostro gruppo parlamentare. Se tuttavia, da un lato, il nostro Paese si è sempre caratterizzato per grande senso di responsabilità e accoglienza nei confronti dei migranti, dall'altro non possiamo rimanere insensibili davanti alle conseguenze che una gestione non oculata del fenomeno potrebbe avere dal punto di vista socio-economico.

L'Italia si trova in posizione geografica strategica, è un ponte nel Mediterraneo e ciò rende ancora più necessaria una gestione dei flussi migratori che deve essere fatta in maniera intelligente con identificazioni e respingimenti di chi non è in possesso dei requisiti previsti dall'ordinamento italiano. Su questo è di fondamentale importanza che in sede europea il nostro Paese riesca a proporre e ad avanzare una sintesi equilibrata tra controlli alle frontiere e risposta all'esigenza di protezione per chi fugge da violazione dei diritti umani, persecuzioni e guerre. Bene quindi la proposta di maggiore collaborazione tra l'Agenzia ONU per i rifugiati e l'Agenzia ONU per le migrazioni che hanno presentato il piano per aumentare la loro attività a sostegno di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e di tutte le persone colpite dai conflitti.

Non meno importante è l'impegno in attività di monitoraggio della protezione e di intervento diretto così come di advocacy su temi relativi al rispetto dei diritti umani, accesso ai servizi base, procedura d'asilo e libertà di movimento. L'arrivo incontrollato di una gran moltitudine di migranti richiedenti asilo dall'inizio del 2015 ha messo in seria difficoltà i sistemi di asilo degli Stati maggiormente investiti dai flussi migratori ed evidenziato dunque evidenti falle nel sistema europeo comune di asilo.

Questa situazione ha creato nelle istituzioni comunitarie la consapevolezza che il CEAS dovesse essere modificato al fine di gestire meglio i flussi migratori a medio e lungo termine e siamo contenti che questo aspetto verrà approfondito proprio nel prossimo Consiglio Europeo.

L'obiettivo generale fissato è dunque quello di passare da un sistema che, vuoi per un'errata attuazione delle misure previste, vuoi per un errore di progettazione nelle stesse, di fatto incoraggia flussi migratori incontrollati o irregolari verso le frontiere e le immigrazioni interne dell'Unione, ad un sistema di arrivi ordinati e sicuri per l'accesso dei cittadini di Paesi terzi nello Spazio comune europeo.

Questo deve fare un'Europa forte e unita: condividere la responsabilità di accogliere i richiedenti asilo in modo dignitoso, garantendo loro un trattamento equo e assicurando che il loro caso venga esaminato secondo norme uniformi, in modo che, indipendentemente dal luogo in cui il richiedente presenta domanda di asilo, l'esito sia equivalente.

Questa coesione, che vorremmo dagli Stati membri, ci auspichiamo venga confermata anche su un altro importante punto all'ordine del giorno del Consiglio Europeo, ovvero la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa, la cosiddetta Pesco. Condivisione delle informazioni, responsabilizzazione delle industrie e progetti comuni di difesa devono rappresentare la ricetta per contrastare le minacce alla sicurezza del Vecchio continente, a cominciare dal terrorismo. La transnazionalità della minaccia terroristica rende infatti la ripartizione delle informazioni tra le agenzie nazionali un limite importante al suo contrasto. Su questo tema però sono già stati fatti passi in avanti importanti: dal 2015 al 2016 il numero di foreign fighters registrati nel database dell'Europol è cresciuto del 162 per cento, mentre le allerte create nello Schengen Information System sono aumentate del 27 per cento; numeri importanti, che devono rappresentare per il nostro Paese uno stimolo a continuare nell'azione coerente intrapresa dal Ministro Pinotti in sede europea, a cui va tutta la nostra solidarietà.

La ricerca informatica sviluppata in ambito militare di difesa può inoltre fungere da apripista per un importantissimo e strategico settore dell'economia comunitaria, ovvero lo sviluppo del mercato unico digitale. Dal momento che il pieno potenziale del mercato unico non è ancora stato sfruttato, ci aspettiamo che il nostro Presidente del Consiglio riponga la sua azione politica in sede di Consiglio Europeo, per mettere il pubblico, i consumatori e le piccole e medie imprese al centro della politica del mercato unico.

In questo quadro, il mercato unico digitale assume un ruolo centrale per trasformare l'Unione europea in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Il mercato digitale europeo è invece ancora frammentato e numerose barriere ne impediscono la piena integrazione e ne indeboliscono la capacità competitiva a livello globale.

Mentre Internet è senza confini, molteplici barriere ostacolano ancora lo sviluppo dei mercati online, l'accesso ai servizi delle comunicazioni paneuropei, ai servizi e ai contenuti digitali: ciò aumenta i costi e limita l'accessibilità dei mercati. Da liberali riteniamo che l'Europa debba imporsi e imporre ambiziosi passi in avanti sul tema della digitalizzazione della società, in grado di far divenire l'intera piattaforma europea un grande attrattore del mercato globale.

In questo contesto appare sempre più necessario mettere in campo tutti quegli strumenti normativi e di stimolo economico atti a consolidare l'affermazione di una società dove la libertà dei cittadini di muoversi sul territorio sia seguita, di pari passo, dalla libertà di fare mercato con regole uniformi, così come di fruire liberamente dei servizi e contenuti indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.

La sfida che il nostro Paese ha di fronte nel portare avanti il processo di integrazione europea dev'essere colta con maggiore determinazione, soprattutto a seguito della decisione del popolo inglese di uscire dall'Unione europea. Non possiamo negare che il referendum inglese ha rappresentato un brutto giorno per l'Europa, forse il più brutto degli ultimi decenni: per la prima volta, il processo d'integrazione europea ha subito un brusco stop, un passo indietro che provoca sconforto sincero in chi, come noi, crede fermamente nell'ideale europeo.

Adesso diventa un dovere per chi crede in un'Europa forte e unita trasformare il disastro in opportunità, opportunità per far tornare i cittadini a credere nel sogno di un'Europa unita; lo dobbiamo fare cambiando radicalmente le politiche messe in campo fino ad oggi: servono istituzioni diverse, più forti e più efficienti, serve una burocrazia meno asfissiante, servono posizioni chiare sulle relazioni esterne e sulla crisi dei migranti, servono incentivi alla crescita e allo sviluppo che combattano la piaga della disoccupazione e della povertà. Infatti, la scelta dei cittadini britannici lancia un messaggio chiaro alle istituzioni europee, e anche ai Governi nazionali: per salvarsi, l'Europa deve cambiare.

Serve una risposta rapida, orientata verso politiche di crescita e di sviluppo di cui da troppo tempo si parla senza vedere risultati. Serve una politica estera tesa a rilanciare i rapporti di vicinato con la Russia e a collaborare per la pacificazione del Medioriente. Serve una risposta unitaria al problema del terrorismo. Serve una politica che sappia gestire il problema dei migranti dando accoglienza ai profughi, ma rimpatriando chi non ha diritto a stare nel nostro continente. Se i leader europei lavoreranno in questa direzione, siamo certi sarà il popolo britannico a pentirsi della scelta fatta.

Le soluzioni devono essere però rapide e messe in campo nel giro di pochi mesi: se aspettassimo ancora degli anni, sarebbe troppo tardi e l'Europa potrebbe essere travolta da un'ondata di referendum emulativi, come avvenuto recentemente nella vicina Catalogna.

Per questi motivi abbiamo aderito alla risoluzione di maggioranza: perché l'Italia, propone le soluzioni da anni senza avere risposta. Forse il voto britannico avrà aperto gli occhi a chi fino ad oggi ci ha parlato solo di austerità e regole di bilancio: l'Europa che vogliono i cittadini non è quella, l'Europa che vuole l'Italia non è quella.

Un'ulteriore opportunità, appunto, dopo l'uscita del Regno Unito, si apre all'orizzonte: quella di trasferire a Milano l'Agenzia europea del farmaco. Dobbiamo crederci, perché l'Italia ha tutte le carte in regola per ospitarla; su questo chiediamo al Presidente del Consiglio e all'intero Governo la massima determinazione.

Noi di Scelta Civica-ALA siamo convinti che il sogno europeo non deve interrompersi: fino ad oggi ha garantito pace ai nostri popoli; da domani deve tornare a dare possibilità di prosperità e sviluppo economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Presidente, dispiace l'assenza del Presidente del Consiglio. Queste comunicazioni, come è stato già sottolineato da qualche collega che mi ha preceduto, sono sempre più un atto burocratico, sono comunicazioni unilaterali: viene, espone e se ne va senza consentire l'ascolto.

Magari a qualcuno di noi potrebbe capitare, per la legge dei grandi numeri, di dire qualcosa di intelligente, che potrebbe anche essere utile alla causa del nostro Paese. Tuttavia, vogliamo comunque offrire qualche contributo alla riflessione, in un passaggio così importante per l'Unione europea, per l'Eurozona, per il nostro Paese.

Ho trovato, confesso, molto preoccupanti le comunicazioni del Presidente del Consiglio. Ha detto (ho preso appunti, cito testualmente): abbiamo finalmente raggiunto un tasso di crescita stabilmente al 2-2,2 per cento; e poi ha aggiunto: prevalgono in Europa le forze politiche orientate verso la maggiore integrazione. Mi pare francamente una visione panglossiana: che film ha visto il Presidente del Consiglio? Vi è una completa rimozione dei dati di realtà, sia sul terreno economico sia sul terreno politico.

Sul terreno economico siamo di fronte ad una congiuntura, dovuta fondamentalmente alla politica monetaria iper-espansiva della Banca centrale europea. Le divergenze tra Paesi dell'Eurozona e dentro i Paesi dell'Eurozona continuano ad ampliarsi. I risultati delle elezioni politiche mettono in evidenza che le forze politiche “mainstream”, quelle tradizionali, quelle che negli ultimi anni sempre più hanno avuto necessità di fare grandi coalizioni, sono sempre più ristrette e prevalgono forze critiche; in alcuni casi, sono forze critiche preoccupanti, in altri casi sono forze critiche promettenti, come avvenuto in Francia come Mélenchon, in Portogallo col Bloco de Esquerda, in Spagna con Podemos, nel Regno Unito con Corbyn.

Allora, in tale scenario, il punto non è la velocità di crociera dell'integrazione europea: basta con questa discussione surreale! Il punto è la direzione di marcia. Qui non dobbiamo discutere quante velocità o a che velocità andiamo: due velocità, percorse più o meno intensamente, ma è la direzione di marcia, e la direzione di marcia è sbagliata! Sull'invocazione retorica che abbiamo sentito anche qui oggi dal Presidente del Consiglio, da tanti interventi di colleghi sul “più Europa”: no, più Europa no, più Europa su quali campi? Sul terreno economico e sociale sicuramente no più Europa! Perché no? Quali sono le proposte sul tavolo?

Dovremmo guardare in faccia alla realtà! Le proposte sul tavolo le ha messe in modo chiaro il Ministro uscente delle finanze tedesco, Schäuble, con un cosiddetto “non paper” che, sebbene non sia un documento ufficiale né del Governo tedesco, né di un'istituzione comunitaria, è comunque una posizione politica molto impegnativa. In quel “non paper”, che verrà ereditato da una figura che certamente non sarà come dire meno “esigente”, tra virgolette, rispetto ai cosiddetti Paesi periferici, si prevede la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo che avrà, come condizionalità per erogare dei prestiti, la ristrutturazione automatica del debito sovrano, che avrà la modifica di quelle clausole che oggi pongono qualche ostacolo alla ristrutturazione automatica del debito sovrano. Avrà, come condizione per andare avanti sull'unione bancaria, la discriminazione tra i titoli di debito sovrano con una penalizzazione pesantissima per le nostre banche e per il nostro Paese in termini di emissione e di vendita dei titoli del debito sovrano. Il meccanismo automatico per innalzare le garanzie rispetto ai non performing loans, che anche il Presidente del Consiglio ha richiamato, non è un capriccio della Presidente del Single Supervisory Mechanism, ma è conseguenza di quest'approccio all'unione bancaria che il “non paper” di Schäuble ha incluso.

E allora, no più Europa, perché più Europa, lungo questa direzione di marcia, vuol dire aggravare i contraccolpi negativi per il nostro Paese. Va riconosciuto che non vi sono le condizioni politiche affinché più Europa possa tradursi in un avvicinamento dei principi vigenti nell'eurozona ai nostri principi costituzionali. Oggi più Europa vorrebbe dire rendere ancora più distanti e ancora più contraddittori i principi vigenti nell'eurozona con i principi vigenti nella nostra Costituzione. Allora, che fare? Sarebbe utile riconoscere che non vi sono le condizioni per andare avanti lungo l'asse che oggi è sul tavolo, che è quello indicato dal “non paper” di Schäuble, rispetto al quale c'è stata una clamorosa retromarcia di Macron: nel discorso alla Sorbona si è persa traccia della mutualizzazione del debito e di qualunque forma di mutualizzazione fra le condizioni economiche dei diversi Paesi dell'eurozona.

Ovviamente si dovrebbero fare tante cose. Se ci fossero le condizioni politiche, bisognerebbe provare a fare un intervento sullo statuto della Banca centrale europea. Ieri quest'Aula ha visto un tentativo, anzi ha visto un atto scomposto e strumentale da parte della maggioranza nei confronti della Banca centrale europea, ma è evidente che si pone un punto di accountability democratica. Le banche centrali, il sistema delle banche centrali e la Banca centrale europea non possono più essere sottratte al controllo democratico in nome di una teorica, ipotetica indipendenza e autonomia. È ora che la politica, quindi la democrazia torni ad avere una supervisione e a dirigere anche quell'aspetto decisivo della politica economica che è la politica monetaria. Ma allora il Governo che dovrebbe fare rispetto alla situazione data? Sarebbe utile, ad esempio, a Trattati vigenti, perché ripeto non vi sono le condizioni politiche per neanche sperare una modifica progressiva dei Trattati europei, che Padoan presenti un non paper dell'Italia con due punti molto semplici, li richiamiamo anche nella nostra risoluzione. Il primo: “no” al fiscal compact nei Trattati.

Il fiscal compact aggrava le divergenze tra le economie dell'eurozona e aggrava le condizioni del lavoro. Quindi “no” al trasferimento del fiscal compact sui Trattati.

E dovrebbe avere anche un altro punto molto semplice: introduciamo un meccanismo sanzionatorio per gli avanzi commerciali superiori al 3 per cento del PIL di ogni Paese che abbia un'efficacia e una portata analoga al meccanismo sanzionatorio previsto per i Paesi che superano il deficit del 3 per cento di bilancio sul PIL. I surplus commerciali della Germania sono devastanti in termini di convergenza tra i Paesi e tra i territori dell'eurozona. Un bel non paper del Ministro Padoan, che metta sul tavolo e affianchi il “non paper” di Schäuble e poi si cominci a discutere, non che l'Italia discute sempre a rimorchio di proposte regressive che provengono dai Paesi più forti.

E poi si dovrebbe anche intervenire su alcune direttive che alimentano la svalutazione del lavoro. La direttiva Bolkestein, la direttiva sui lavoratori dislocati, la direttiva sui servizi professionali. Si dovrebbe dire “no” all'approvazione del CETA nell'Unione europea perché è un Trattato che fa male ai lavoratori, che fa male ai tanti consumatori, che fa male a tante piccole imprese. Noi voteremo contro la risoluzione presentata dal PD e dalla maggioranza, è pregna di un europeismo retorico che porta avanti una linea che fa male al nostro Paese, che allontana ancora di più i principi vigenti nell'Eurozona dai principi espressi nella nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Oggi si è parlato di Europa in vista del Consiglio europeo di questa settimana. Il Presidente Gentiloni avrebbe dovuto elencare le posizioni del Paese nei confronti dell'Unione europea. Qual è la nostra posizione, di fronte a tutta una serie di problematiche che sono state già evidenziate dai gruppi che sono intervenuti, invece la relazione è stata l'esatto contrario. È stata la riproposizione in quest'Aula di tutto quello che l'Europa ci chiede, a cui noi dobbiamo, secondo voi, adempiere. Sono visioni completamente e diametralmente opposte. Noi dovremmo qui dibattere su cosa andare a modificare e come modificare tutto ciò che non funziona. Una delle più grandi problematiche di questa entità burocratica la segnalò Umberto Bossi negli anni Novanta, vent'anni fa: l'Unione europea ci manderà un fax con il quale noi dovremo redigere il nostro bilancio. Erano venti anni fa, sembrava una barzelletta. Di fatto, col fiscal compact, con tutte le misure legate a questo sistema, arriva il fax dell'Unione europea, con il semestre europeo, e ci indicano quale sia la linea economica e quindi politica da seguire. Una politica sovranazionale fatta da persone non elette, non rappresentative, autoreferenziali, burocratiche, che arrivano dal mondo della finanza e dal mondo bancario e che tornano nel mondo bancario quando non rivestono più quei ruoli. Tanti ex Presidenti della Commissione europea sono andati e tornati a lavorare alla Goldman Sachs.

Quindi, all'interno di questo quadro, venire a dire che “tutto va bene, madama la marchesa” ci pare veramente riduttivo, ci pare veramente poco significante. Guardi, “Presidente che non c'è”, le elezioni che si sono susseguite in questo ultimo periodo tutto hanno certificato tranne che ci sia una tenuta di questo sistema dell'Unione europea. In Francia ha vinto Macron, ma ha vinto con un sistema surrettizio, plagiando i programmi della Le Pen che ha fatto un ottimo risultato, ma con una legge elettorale di quel tipo, è chiaro che non riesce a fare deputati. Lo stesso in Germania, non mi pare che il programma della Merkel sia stato il programma storico, soprattutto nell'ultimo periodo, per quanto riguarda l'immigrazione. Lo stesso in Austria questa settimana. Il presidente futuro Kurz ha vinto, ma copiando pedestremente i programmi dell'estrema destra che comunque ha fatto il 26 e 27 percento.

C'è una necessità di revisione totale del sistema europeo che sta innanzitutto nella difesa dei popoli, perché, se per voi va tutto bene e c'è in Catalogna un popolo che vuole autodeterminarsi, se per voi va tutto bene e c'è un popolo che ha votato la Brexit e si staccherà dall'Unione europea, se ci sono altrettanti popoli, come i nostri, che vogliono avere un approccio diverso con l'Unione europea, se questo va tutto bene, contenti voi, però il vostro posto non è stare al Governo, ma restare all'opposizione, se è vero come è vero che il 36 per cento dei nostri concittadini considera un bene stare nell'Unione Europea, mentre, quindi, il 64 per cento considera un male questa Unione europea, e la notizia è su tutte le agenzie di stampa di mezz'ora fa.

Voi avete un'idea vecchia dell'Europa, avete quell'idea che è raffigurata nelle mappe geografiche che vedono il mondo che ruota attorno all'Europa. Noi abbiamo la mappa geografica appesa nei nostri uffici, nelle scuole, in cui il centro del mondo è l'Europa, pensando ancora all'Europa quale fondatrice degli Stati Uniti d'America nel 1492, quando si scoprì, appunto, quel continente. Ma la vera fotografia, la vera mappa del mondo, non è più quella; è quella che vede il continente asiatico, la Cina, l'America al centro della mappa economica e industriale del mondo, e noi siamo la periferia del mondo, siamo oramai diventati la periferia del mondo, soprattutto con le politiche di apertura ai mercati e l'apertura dei confini che l'Unione europea ha fatto, e che ha fatto, tra l'altro, con Presidente della Commissione Prodi, quando aprì i dazi e quando aprì al WTO.

Un'economia, quindi, la nostra, nazionale, che non è difesa da questo Governo, non è difesa dalla burocrazia europea; anzi, con la cancellazione dei dazi, vediamo centinaia di tonnellate di riso invadere i nostri mercati, centinaia di litri di olio invadere i nostri mercati, il manifatturiero tessile, il manifatturiero di qualità, il manifatturiero orafo, per esempio, che sono dilaniati dalla concorrenza sleale dei Paesi asiatici, contro cui questa Unione europea nulla fa. E si dichiarano tutti europei i leader che ha citato prima il Presidente del Consiglio, ma solo quando deve pagare dazio l'Italia, solo quando noi dobbiamo pagare dazio. Quando, invece, bisogna difendere gli interessi nazionali, loro lo fanno, perché il surplus economico e imprenditoriale della Germania non viene sanzionato e tutto va bene.

Quando, invece, Macron fa una politica nazionalista di difesa delle proprie strutture marittime, questo va bene e nessuno dice niente, sempre a danno del Paese Italia. Quindi, vedete che avete una visione strategicamente contraria: voi difendete gli interessi degli altri; mentre gli altri si autodifendono, noi andiamo a difendere gli interessi degli altri. Tanto che usiamo la Marina militare per farci invadere, l'esatto opposto di quello che dovrebbe fare un Paese; dovrebbe usare la propria forza militare per difendere i propri confini contro un'invasione programmata. E la frase del Presidente Gentiloni, che vuole un modello organizzato di immigrazione, organizzato da parte del Ministero dell'interno, è preoccupante, è preoccupante. Un conto è un'invasione incontrollata, che, quindi, manifesta incapacità, e quindi può essere risolta con la sostituzione del Ministro e del Presidente del Consiglio, un conto è voler organizzare un modello di immigrazione. Noi non abbiamo bisogno di farci invadere, non abbiamo la necessità di avere 200 mila finti profughi all'anno perché ci devono pagare le pensioni.

Abbiamo la necessità che i nostri 150 mila giovani rimangano nel nostro Paese a lavorare qui, perché sono loro la nostra forza. Dovete cambiare diametralmente visione del futuro del Paese, perché, altrimenti, ci portate oltre il baratro, oltre il baratro sociale, economico e politico. Un discorso, quindi, vuoto, un discorso da tubolario, un discorso di quelli fatti giusto per riempire lo spazio di dibattito. Sulla Turchia non abbiamo capito: ho letto nella risoluzione del Partito Democratico, dei partiti di maggioranza, che invitano il Governo a perseguire l'integrazione della Turchia in Europa, di far entrare la Turchia in Europa, di non fermare quel processo. Questo è uno snodo fondamentale: noi diciamo “no” alla Turchia in Europa, mai un'Europa islamica, mai un'Europa con una Turchia islamizzata al suo interno. E non si è parlato della Russia: abbiamo problemi economici, abbiamo problemi di competitività, e l'unica azione forte che questo Governo potrebbe fare per dare di nuovo ossigeno alla nostra agricoltura e alla nostra manifattura è quella di sbloccare le sanzioni con la Russia; e, invece, non sono neanche state citate nella relazione del Presidente. Voi volete maggiore Europa, ma, se questa è l'Europa che ci proponete, fatta di finti europeisti, ma, di fatto, dei nazionalisti a danno del nostro Paese, su questa partita non ci troverete mai d'accordo. È per questo che noi bocceremo convintamente la risoluzione della maggioranza; voteremo, ovviamente, a favore della nostra e voteremo in funzione delle prospettive delle altre risoluzioni. Noi non vogliamo essere invasi, non vogliamo che questa Europa sia un'Europa della burocrazia; un'Europa, invece, dei popoli, delle piccole patrie, un'Europa fatta di uomini, di persone, e non solo di conti bancari e di codici fiscali da tassare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, i nostri periodici incontri su questo tema hanno, per un lato, il valore di approfondire le questioni, per altro verso, corrono anche il rischio di essere tante messe cantate; messe cantate sia da parte di chi è d'accordo, sia da parte di chi è in disaccordo, con la presenza dei soliti officianti. Quindi, dovremmo anche cercare di fare uno sforzo per non essere ripetitivi. Credo che noi dobbiamo valutare l'esistenza di due elementi negativi, dati negativi di grande rilievo e di grande peso in un caso e dati negativi di piccolo rilievo e di piccolo peso in un altro. Il primo dato negativo di grande peso è costituito da un nazionalismo di ritorno delle grandi potenze, di tutte le grandi potenze. Non c'è solo l'America first: c'è la Cina first, l'India first e anche la Russia first. Sentivo poco fa l'esponente della Lega, i cui toni rispetto alla Russia mi sembrano quelli del Partito Comunista nei confronti dell'Urss degli anni Cinquanta: un po' più di spirito critico, compagni, sarebbe auspicabile.

Ma, detto questo, questo nazionalismo dei grandi pesa negativamente sulla situazione, e c'è anche un localismo accentuato, pericoloso, vedi quello della Catalogna; poi, però, c'è una traduzione di queste cose grandi e pericolose in operazioni micro. C'è un'operazione micro a livello europeo che è grottesca, quella delle micro nazioni, del sovranismo, e c'è anche un localismo a livello italiano, lo vedo nei referendum della Lombardia e del Veneto, anche qui, un localismo micro. Entrambe queste cose ho l'impressione che non siano una cosa di grande forma politica e che non si misurano con la tragedia costituita da questi grandi nazionalismi, che poi stanno dando alla globalizzazione una versione, per certi aspetti, perversa.

Rispetto a questi grandi nazionalismi, se l'Europa non esistesse, andrebbe costruita e inventata, perché solo dentro l'Europa le varie nazioni, grandi, piccole e medie, possono rappresentare e costituire, diciamo così, un punto dialettico di riferimento, nella dialettica mondiale, di intervento su una serie di questioni decisive. All'interno di questa scelta dell'Europa ci sono una serie di questioni totalmente aperte, perché, qualora si riproponesse in Europa quello che è successo tra il 2009 e il 2011, noi ci troveremmo a vivere una tragedia che si verrebbe a ripetere e non dobbiamo mai dimenticare, checché ne pensi Giulio Tremonti, che il ruolo che Draghi ha svolto, prima alla Banca d'Italia e poi alla BCE, è stato un ruolo, diciamo così, attraverso il quale la BCE è stata cambiata di segno, è diventata comunque nella sostanza il punto di riferimento dell'euro e il punto di riferimento e di tenuta del sistema bancario e di tenuta dell'Italia. Di qui la necessità che la linea del quantitative easing e di altre cose vada preservata anche per il futuro.

Rispetto a tutto ciò, noi oggi ci troviamo di fronte a tre messaggi, due abbastanza convergenti, e sono dei messaggi secondo me positivi, quello di Juncker e quello di Macron, sull'onda e sul filo della ricostruzione di un'Europa dinamica, innovativa, per la crescita. Su questo deve esserci il contributo italiano.

Ma c'è stato un altro messaggio di straordinario rilievo che è emerso, che è stato - diciamo così - il testamento politico di Schauble e questo testamento politico implica delle indicazioni rispetto alle quali noi ci dobbiamo collocare chiaramente in contraddizione, perché, se andasse avanti il testamento politico di Schauble, sostanzialmente, sulla possibilità del fallimento degli Stati, su un'operazione di sorveglianza fatta dalla tecnocrazia, verrebbe meno ogni concetto di solidarietà, ma anche ogni concetto dinamico; ritorneremmo indietro a quel patto di Deauville fatto nel 2010 da Sarkozy e dalla Merkel, non accompagnato dal rifinanziamento del fondo Stati, che è stata una delle cause fondamentali della caduta di una serie di Governi. Non ci fu complotto nei confronti del Governo Berlusconi, il Governo Berlusconi fu l'ultimo di una catena di Governi di vario segno che caddero.

Si salvò la Spagna, perché Zapatero aveva dichiarato che avrebbe fatto le elezioni a novembre e quindi non fu colpito da quella mannaia.

Ecco, questa è una materia di chi si colloca all'interno dell'Europa, ma dall'interno dell'Europa va condotta una battaglia proprio in nome di quella visione che hanno espresso Junker e Macron e che secondo me è in totale contraddizione con quella che appunto ha riaffermato Schauble. Per rendere più credibile la nostra posizione dobbiamo però intervenire anche sulla spesa pubblica.

Io ho apprezzato il discorso che il collega Antonio Palmieri ha fatto poco fa a nome di Forza Italia. Devo dire che non mi ha convinto, però, la sua interpretazione su Dublino: su Dublino tutti dobbiamo fare un'autocritica. Dublino non è diventato un errore ex post, era sbagliato alle sue origini, perché consegnava allo Stato che immediatamente veniva investito dall'immigrazione la responsabilità dei migranti, quindi quello è un errore fatto a suo tempo, compresa la Lega, rispetto al quale anche la Lega dovrebbe fare un'autocritica e non venirci a fare le lezioni che abbiamo sentito poco fa.

Dublino è stato un errore e adesso - devo all'onorevole Alli l'informazione - c'è in atto, alla Commissione diritti civili del Parlamento europeo, una revisione proprio del patto di Dublino, che rappresenta un fatto positivo, rispetto al quale dobbiamo andare avanti dalla Commissione all'Assemblea; cari colleghi, l'immigrazione non la bloccherà nessuno, ma l'immigrazione va filtrata, condizionata e - diciamo così - redistribuita nei dovuti modi.

L'unico Governo italiano che ha fatto un'operazione traumatica di respingimenti, non so se volontariamente o non volontariamente, fu il Governo Prodi nel 1999 rispetto agli albanesi e va detto, a loro onore, che ad Otranto, per esprimere la solidarietà rispetto agli albanesi morti e agli albanesi sopravvissuti, andarono Silvio Berlusconi e l'onorevole Martino, a testimonianza quindi che, rispetto ad una linea di respingimenti, c'è una questione che va al di là delle divisioni tradizionali e degli stereotipi.

Certo, se non si può praticare la linea dei respingimenti, va praticata una linea di filtraggio e di redistribuzione e su questo il Governo italiano si è impegnato molto fortemente, andando incontro anche a delle polemiche assolutamente incomprensibili e irresponsabili da parte di Strasburgo, di un'Europa che non accetta la redistribuzione e viene a “farci le bucce” quando noi cerchiamo di costruire dei filtri. Anche rispetto a questo noi dobbiamo rispondere non buttando per aria tutto, ma misurandoci nel merito di questi problemi.

Ecco, per concludere: su politica della crescita, immigrazione, lotta al terrorismo e della difesa e su Brexit, il Presidente del Consiglio ha espresso una linea che condividiamo, ragione per cui votiamo anche a favore della mozione che è stata presentata dalla maggioranza.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore12,58).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Questa mattina il Presidente del Consiglio ha aperto il suo intervento all'interno di quest'Aula segnalando un lasso di tempo, 15-16 mesi, per cambiare le politiche dell'Unione europea - ha detto - e per aprire - cito testualmente - una finestra di opportunità, parlando di tasso di crescita stabile al 2,2 per cento nell'Eurozona.

Non vorremmo iscriverci, nuovamente peraltro, al partito dei gufi e dei rosiconi, ma sentiamo il dovere, lo sentiamo sulle spalle, di richiamare il Presidente del Consiglio Gentiloni alla realtà, una realtà con la quale fare i conti prima che sia troppo tardi, perché fuori dai nostri confini, signora Presidente, c'è la Catalogna, c'è va Brexit, ci sono i peggiori nazionalismi che sfondano e battono l'utopia della cittadinanza europea.

Voglio dirlo molto chiaramente: Articolo 1 si considera un movimento convintamente europeista e federalista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista), che però vuole combattere l'Europa dell'austerità, l'Europa del Fiscal compact, quell'Europa matrigna che resta in silenzio davanti ai muri e davanti ai fili spinati.

Signora Presidente, l'Europa che non tutela la dignità e i diritti umani in Libia non è la nostra Europa (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista), perché, quando ti dicono che in Libia ci sono i lager, tu, Europa, devi alzare la voce, devi battere un colpo, qualcosa devi essere nelle condizioni di poter dire.

Invece, anche in Italia ci siamo limitati a osservare compiaciuti l'abbassamento dei flussi migratori, indifferenti alla domanda vera: ma che fine fanno tutte quelle persone che non arrivano più? Cosa sta succedendo a quelle vite umane?

Vede, signora Presidente, forse non è stata una buona idea criminalizzare tutte le ONG, dipingendole come peggiori associazioni criminali degli scafisti, perché questo è passato in giro per il Paese. Questo avrebbe dovuto dire questa mattina il Presidente del Consiglio. Non basta elogiare il Governo italiano sulla gestione delle migrazioni e non proferire parola sul regolamento di Dublino, piuttosto che, più in generale, sul sistema europeo comune di asilo.

Ricordo, peraltro, che un obiettivo dell'Agenda europea sulla migrazione era quello della condivisione della responsabilità fra gli Stati membri, attraverso il meccanismo della relocation. Hanno risposto con l'egoismo, puntandosi reciprocamente il dito uno contro l'altro, arrivando persino a mobilitare l'esercito.

Permettetemi di dire che, in quelle occasioni, abbiamo profondamente disatteso le eredità politiche, che Altiero Spinelli e tanti altri padri costituenti ci avevano consegnato. È triste, signora Presidente.

Interveniamo sulla Brexit, auspicando la possibilità di portare in Italia, a Milano, la sede dell'Agenzia del farmaco. Certamente per Milano sarebbe un'eccellente opportunità, ma la domanda che noi in quest'Aula avremmo dovuto porci è un'altra: perché siamo arrivati fin qui? Un tempo l'Europa per gli Stati era una garanzia sul futuro. Oggi è considerata un'ipoteca sul futuro degli Stati nazionali. Cos'è successo, colleghe e colleghi? Il Presidente del Consiglio ha ricordato la cerimonia dei sessant'anni dei trattati, raccontandola come una sorta di conclusione di un lungo inverno. Voglio dirla così, signora Presidente. Arriverà la primavera, solo se sapremo costruire una strategia comune, lavorando per una maggiore efficacia delle politiche che mettiamo in atto. Se è vero che l'Europa digitale rappresenta il futuro, allora bisogna spingere per una strategia per il mercato unico, che, ad esempio, passi per l'abolizione sì, delle tariffe di roaming, e per la portabilità transfrontaliera dei contenuti digitali. Si impegni il Governo italiano per l'attuazione dell'accordo tra il Consiglio e il Parlamento, per la realizzazione delle connessioni wi-fi gratuite negli spazi pubblici, che dovrebbe permettere a circa 8 mila comunità locali di beneficiare di un finanziamento totale, per 120 milioni di euro fino al 2020. Dal 2016 c'è la possibilità di costruire un fondo per la banda larga, per collegare l'Europa.

Pensiamo per un attimo all'Italia. Il mondo delle imprese e del turismo ci stanno chiedendo insistentemente di fare arrivare Internet in ogni realtà. Guardi, signora sottosegretaria, forse non sa - ma glielo racconto io – che, durante il terremoto, una delle prime cose che i sindaci del centro Italia dicevano è: care famiglie italiane, levate le password dai vostri wi-fi, perché nel centro Italia non si comunica: anno 2017. Dentro industria 4.0 parliamo di banda ultra larga. Significa che il nostro Paese su questo tema è disposto a correre. Però, attenzione, non partiamo a correre dividendo l'Italia in due, quella che va più veloce e quella che lasciamo indietro. Sarebbe un errore imperdonabile e noi questo non possiamo permettercelo.

Una raccomandazione. Avete preso in giro le nostre imprese, promettendo loro il riconoscimento in sede comunitaria del made in Italy. Non perseverate prendendo in giro le nostre imprese con la web tax. Possiamo dire che vogliamo tassare le grandi imprese dell'economia digitale, dove realizzano i profitti e non dove stabiliscono la propria sede centrale, o è troppo rivoluzionario questo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)? Possiamo dire, almeno per noi, che parlare di contesto globale significa andare avanti, anche se ci sono dei Paesi che si opporranno? Per comprendere, signora sottosegretaria appieno, il peso della questione, è sufficiente osservare i bilanci ufficiali delle prime cinque imprese digitali per capitalizzazione: Amazon, Googol, Apple, Microsoft e Facebook. Sono anche le cinque più grandi imprese del mondo per valore. Realizzano il 60 per cento di vendite e profitti fuori dagli Stati Uniti, lasciandovi solo il 10 per cento delle tasse pagate.

Il digitale - è bene sottolinearlo, penso – rappresenta, di fatto, la più grande rivoluzione del capitalismo moderno, una rivoluzione senza precedenti, che sta prendendo progressivamente piede nell'ambito di tutti i servizi, dal turismo ai giochi, trasporti, sanità, pubblicità, sicurezza, siderurgia e anche moda. Oggi come oggi non ha più senso, pensiamo noi, distinguere l'economia reale dall'economia digitale, che, come in ogni rivoluzione del capitalismo, produce l'effetto immediato e, in assenza - attenzione - di una compiuta regolamentazione, si pone l'obiettivo della massimizzazione del profitto e la conseguente concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, ancora una volta e per l'ennesima volta.

L'Europa ha il dovere di affrontare il tema della tassazione digitale in maniera decisa, perché è chiaro che, sino ad oggi, sia a livello istituzionale che politico, non si è riusciti in alcun modo a stare al passo con la trasformazione sociale ed economica della società che si stava attuando, senza comprendere il vero dibattito in corso, che si trascina ormai da anni sulla web tax. A livello nazionale e europeo, non è solo un'esigenza di evitare perdite di getto, ma anche di riaffermare un principio di equità, di etica e di modelli redistributivi delle risorse, che in un'Europa democratica possono essere garantite soprattutto con una coerente disciplina fiscale, per assicurare, da una parte, equità fiscale ai contribuenti e, dall'altra, garantire una leale concorrenza agli operatori economici e, soprattutto, per tutelare il lavoro.

Il digitale, signora sottosegretaria, tocca sempre di più ogni ambito della vita sociale ed economica. Ed è dovere assoluto della politica intervenire per regolarne gli effetti. Possiamo sfidare a testa alta - questa è la domanda che voglio porre a quest'Aula - quelle multinazionali che operano nel mercato unico e domiciliano la sede e le società controllate in paradisi fiscali? Possiamo dire che la ricreazione è finita e che oggi noi iniziamo a contrastare anche le delocalizzazioni fiscali, oltre che quelle materiali, che stanno mettendo in ginocchio l'economia italiana?

Colleghe e colleghi, con queste posizioni, non rischiamo di iscriverci a un pericoloso fronte eversivo e rivoluzionario. Semplicemente, proviamo a ripristinare un po' di giustizia, per ridare credibilità all'Europa e per non fornire alcun alibi anche ai sovranisti di casa nostra, che sono quelli il vero pericolo in Italia. E noi non vogliamo inseguirli questi sovranisti, non voteremo le loro risoluzioni. Appoggeremo quelle che all'Europa chiedono più coraggio, perché non c'è più tempo per i tentennamenti. Ecco, signora Presidente, massimo rispetto per chi sceglie di restare fermo, mentre intorno il mondo gira. Non è questo, però, il nostro obiettivo. Noi vogliamo andare oltre, ma vogliamo farlo a testa alta, né senza torcicolli né senza nostalgie (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Grazie signora Presidente. Onorevoli colleghi, il Presidente Gentiloni stamattina, nelle sue comunicazioni, ha definito il Consiglio dei prossimi giorni come un'occasione, per parlare del futuro dell'Europa. E ha definito i prossimi mesi come un'opportunità, per discutere di nuove politiche dell'Unione. È in sostanza un'implicita ammissione del fatto che l'Europa, così com'è, non funziona più.

L'Europa, in particolare negli ultimi anni, ci ha profondamente deluso, ma ha profondamente deluso i cittadini italiani. È vero, sono stati anni difficili, caratterizzati da una lunga e grave crisi economica, finanziaria e occupazionale. Sono stati gli anni di una crisi migratoria senza precedenti. Ha fatto bene il sottosegretario Gozi, a ribadire quello che già l'onorevole Palmieri aveva detto, per noi, in discussione generale, quando ha detto che le regole stabilite per contrastare l'immigrazione anni fa, quando si fece Dublino, sono regole riferite ad un periodo storico profondamente diverso da quello attuale. E il sottosegretario Gozi ha ammesso che la natura dei flussi migratori, oggi, impone nuove ricette e nuove soluzioni.

È evidente, però, che l'Europa non è stata in grado di dare risposte adeguate. Lo dico al Presidente del Consiglio, che ha giustamente iscritto il suo Governo e la sua maggioranza, all'elenco delle forze politiche che vogliono l'Europa. Anche noi vogliamo l'Europa. Forza Italia non mette in dubbio l'appartenenza del nostro Paese all'Unione Europea. Ci mancherebbe! Ma quel che non ci ha convinti, in questi anni, è stato il modus operandi delle istituzioni e, soprattutto, la poca incisività dei nostri Governi di centrosinistra in Europa. È questo quello che non ci ha convinto. Nessuno, perlomeno nessuno di Forza Italia, vuole contrapporre il nostro Paese all'Europa. Ma è vero o non è vero che l'Italia avrebbe dovuto e potuto fare di più, in questi anni, per invertire la tendenza? E in particolare sulla questione migratoria, premendo affinché la stessa Unione europea condividesse con il nostro Paese il peso e i costi della pressione sulla rotta del Mediterraneo centrale.

La corsa ad un accordo con la Libia, dello scorso agosto, ha costituito, di fatto, l'ennesima prova di un percorso che, in materia di politiche migratorie, il nostro Governo ha intrapreso in maniera del tutto isolata in Europa. La rotta del Mediterraneo centrale oggi non è ancora sotto controllo. Se è vero, infatti, che in Libia si è registrato un provvisorio rallentamento dei flussi, la cui stabilità è ancora tutta da verificare, è vero anche che il precario tampone libico ha fatto sì che il flusso si spingesse verso la Tunisia. Da quest'estate, dalla Tunisia, si stimano fino a circa 3 mila approdi sulle coste siciliane, quasi sempre a bordo di piccole imbarcazioni o addirittura gommoni, spesso neanche intercettati dalle guardie costiere.

Si tratta di un fronte particolarmente delicato, da tenere assolutamente sotto controllo. Lo stesso Viminale dovrebbe esserne consapevole, anche perché molti dei simpatizzanti dell'ISIS espulsi dal nostro Paese sono tunisini, molte cellule terroristiche, che poi hanno compiuto attentati, erano composte proprio da tunisini. È, quindi, necessaria maggiore attenzione su questi sbarchi fantasma, che rischiano, per numeri e per frequenza, di far saltare il meccanismo dei controlli negli hot spot, a cominciare dai rimpatri, che, seppur previsti dall'accordo bilaterale con la Tunisia, possono essere effettuati, per numeri contingentati, non più di trenta a settimana.

L'accordo italo-tunisino di febbraio per il contrasto dell'immigrazione illegale si sta, quindi, rilevando del tutto inefficace. Il Governo italiano, tra l'altro, continua ad insistere sul tema dell'integrazione, il dibattito sullo ius soli ne è l'esempio principale, mentre per noi sono ben più urgenti le questioni legate alla sicurezza delle frontiere, all'espulsione degli irregolari.

Fa piacere, però, sentire dalle parole del Presidente del Consiglio che nell'Unione c'è la consapevolezza che siamo in un momento di transizione. Farebbe ancora più piacere, però, se sapessimo che il Governo italiano in primis agisce concretamente, proprio per agevolare questa transizione. È una transizione necessaria per porre sul tavolo una questione fondamentale, che non è all'ordine del giorno del Consiglio di domani, anche se apprezziamo che Gentiloni ne abbia fatto cenno: è la questione che riguarda i temi dell'economia e della crescita. Un'Europa senza crescita non è più possibile, non verrebbe accettata dai cittadini; senza crescita si blocca anche la trasmissione della politica monetaria all'economia reale, così come è avvenuto negli ultimi anni. Negli anni della crisi abbiamo perso una straordinaria occasione, costituita da queste iniezioni di liquidità da parte della BCE, che non abbiamo saputo o potuto utilizzare ai fini della crescita, nonostante le richieste, più volte fatte da Mario Draghi, di collaborazione da parte dei Governi allo stimolo della crescita nell'Eurozona.

Oggi, può e deve essere l'intera Unione europea a rispondere all'esigenza di sviluppo, sarebbe l'unico modo, come ribadiva Palmieri nel suo intervento stamattina, per giustificare un ministro unico dell'economia, non il Ministro delle finanze dell'Unione europea, così come diceva Palmieri, il Ministro dello sviluppo dell'Europa, questo vorremmo.

Ad ogni modo, non sono ammesse fughe in avanti, magari di natura franco-tedesca, senza forti accordi politici alla base, condivisi da tutti gli Stati e non solo a livello bilaterale da questo o da quel Paese. Si rischierebbe di fare implodere l'intero progetto europeo, così come è già successo. Mi riferisco appunto a queste fughe in avanti, per esempio con il bail-in, approvato prima di aver ben completato l'unione bancaria, e come finirà per accadere con il Ministro delle finanze europee, se prima non si fa l'unione di bilancio. Ogni accelerazione che sia figlia di meri opportunismi di singoli Stati membri è un'accelerazione di debolezza e non di forza e l'Italia ha il dovere di bloccare qualsiasi iniziativa che non sia condivisa.

Quello che è successo nelle scorse settimane, per cui il Governo italiano ha accettato di non partecipare ai tavoli in cui si definisce la nuova governance europea, è un grave errore: non possiamo accettare l'immobilismo dell'Italia, mentre si stabiliscono le nuove regole dell'Europa; l'Esecutivo della terza economia più grande dell'Unione non può accettare a scatola chiusa le proposte altrui. Qualsiasi proposta riguardi il futuro dell'Europa nei prossimi decenni deve essere concordata da tutti i leader europei seduti attorno a un tavolo e non deve essere scritta a Berlino o a Parigi, non deve essere scritta nemmeno a Bruxelles. Mi riferisco, per esempio, alle regole che in Europa si sta tentando di introdurre in ordine alla sicurezza bancaria e in ordine agli NPL.

È dovuto intervenire Tajani per dire che le istituzioni legislative devono avere il primato, quando si stabiliscono queste regole. Non doveva farlo forse uno dei Governi potenzialmente più esposti alla crisi finanziaria derivante da queste nuove possibili regole come il Governo italiano? A noi fa piacere, Tajani è un ottimo Presidente del Parlamento europeo, appartiene al nostro gruppo politico, ci viene da dire: meno male che Tajani c'è (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ci dispiace, però, che non ci sia il Governo italiano, quando si stabiliscono certe cose, che possono avere un forte impatto sulla nostra economia.

Colleghi, fallire in questa fase storica sarebbe un errore imperdonabile, perché l'Europa intera cadrebbe nuovamente in una crisi istituzionale, che getterebbe altra benzina sul fuoco dei movimenti ribellisti, nello stesso momento in cui questi movimenti cominciano a vedersi ridurre la propria capacità attrattiva. Per questo è necessario sostenere con forza l'esigenza di produrre un cambio di passo. In quest'ottica è fondamentale - lo chiediamo nella nostra risoluzione - rafforzare la legittimità democratica delle principali istituzioni europee, anche attraverso meccanismi di funzionamento delle istituzioni più snelli ed efficaci.

Nell'ambito della discussione sul futuro dell'Europa in questa fase di transizione, sarà quindi necessario porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi della flessibilità di bilancio. Anche su questo tema noi vorremmo che il Governo fosse più attivo.

Nel 2018 saremo chiamati, come cittadini europei, a scrivere il nuovo bilancio dell'Unione europea, un bilancio da cui dipende, per esempio, lo sviluppo di zone importanti del nostro Paese, come il Mezzogiorno, non ci pare che il Governo italiano stia partecipando in maniera da protagonista a questa discussione. Noi lo vorremmo - lo vorremmo -, perché riteniamo che questa sia la strada: crediamo che la strada del protagonismo del nostro Paese sia la strada per riconciliare i cittadini italiani con l'Europa, ma soprattutto per costruire l'Europa che vogliamo, un'Europa nuova, che sappia dimostrarsi un'opportunità e non un problema. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Prima di tutto mi compiaccio che tutti i gruppi politici abbiano utilizzato qualche minuto del loro prezioso tempo per insultarci, tra l'altro facendo figure barbine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come quella del deputato Lupi, che, parlando di aritmetica, scambia addendi con fattori. Va beh, lui sì ignora evidentemente che il MoVimento 5 Stelle - vi dispiace anche questo, immagino - è il gruppo politico col più alto numero di titoli accademici della storia della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti della deputata Polverini): questo ve lo ricordiamo anche oggi. Voi ci offendete, pensando di intimorirci, invece ci dimostrate soltanto che avete paura e questo ci dà forza, sinceramente.

Ora andiamo nel merito di questa Assemblea, che dovrebbe parlare di Consiglio europeo. Sinceramente, non c'era molto da attendersi dalle parole di Gentiloni e, infatti, non ho sentito nulla di nuovo rispetto a Letta e Renzi.

PRESIDENTE. Onorevole Polverini…

MANLIO DI STEFANO. Fa parte di quelli che hanno paura, Presidente, non fa niente.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, prosegua.

MANLIO DI STEFANO. Ho sentito talmente tante parole inutili, prima di questi summit, sempre più vuoti e lontani dalle esigenze delle popolazioni che è impossibile dargli alcun credito e hanno ragione tutti quelli che hanno detto, questa mattina, che avete passato cinque anni - soprattutto Renzi - a scagliarsi contro un'Europa del fiscal compact, del pareggio di bilancio, del Regolamento di Dublino, che però voi stessi avete firmato in tutte le occasioni possibili. Vi do una notizia: avete ancora un'opportunità per redimervi, perché il famoso fiscal compact, che tanto accusate, come noi, di essere la causa di tanti mali di questa Unione europea, entro dicembre potrebbe essere inserito nei Trattati dell'Unione europea, perché ad oggi non lo è ancora, nonostante sia vigente, e l'Italia potrebbe avere un ruolo fondamentale in seno al Consiglio europeo per bloccare questo scellerato accordo. Cosa farà il Presidente del Consiglio Gentiloni? Io credo che l'abbia scoperto proprio in questo istante che ha questa opzione, perché non se l'era mai neanche domandato.

Vi dirò invece alcune cose, per cambiare anche un po'. Diceva bene poc'anzi l'onorevole Cicchitto, questa sembra un po' la messa cantata ogni volta. Prendiamo qualche argomento nuovo ogni tanto, ma uno ovviamente va dibattuto prima: quello sugli immigrati e, quindi, sulla Libia. Le nostre soluzioni le avete sul tavolo ormai dal dicembre 2014, ogni tanto, tra l'altro, in campagna elettorale ve le siete anche prese e rilanciate per fare un po' di clamore. Mi soffermerò, quindi, su altro.

Non ve le voglio rispiegare. Però una cosa mi preoccupa sinceramente: l'ipocrisia con la quale spacciate il lavoro del Ministro Minniti come funzionale e risolutivo. Sappiamo tutti che non c'è nulla di progettuale e di lungo periodo in ciò che state facendo: la storia ce ne dà la prova. Gli stessi accordi in Libia li fece Berlusconi prima di voi e il risultato è sotto gli occhi di tutti. In più avete aggiunto un tassello negativo perché quantomeno Berlusconi fece gli accordi con un Presidente - poi lo vendette al miglior offerente - però li fece con un Presidente, mentre voi li state facendo con delle milizie non meglio identificate. Ciò renderà tutto molto pericoloso tra qualche anno. Dite che i flussi siano in diminuzione ma non dite la verità: i flussi sono solo sospesi perché stiamo pagando per bloccare i flussi e, quando salterà nuovamente il banco, riprenderanno. Intanto nulla fate sull'unica cosa che servirebbe davvero: sani accordi di partenariato tra tutti i Paesi del Mediterraneo allargato e dell'Africa nera per creare condizioni migliori che evitino la partenza dei migranti: altro che Schengen, altro che Dublino, dobbiamo creare condizioni migliori in quei Paesi. Servono accordi coraggiosi, infrastrutture, connettività e sviluppo tecnologico e poi sarà il momento di puntare sui rimpatri volontari: siete in grado di fare questo? Non lo so, però avete ancora qualche mese per dimostrarlo.

Secondo punto: una materia che sembra molto lontana da noi ma non lo è, l'Iran. Sembra una questione veramente lontana dalle dinamiche italiane ed europee ma non lo è affatto però. Donald Trump fino a poche ore fa considerava una possibilità reale la fine dell'accordo con l'Iran sul nucleare del 2015, cosa che Teheran stessa considera come la cessazione immediata dell'accordo. Noi riteniamo che l'accordo sia fondamentale per assicurare il regime internazionale di non proliferazione nucleare così come la pace e la stabilità della regione e fortunatamente i rappresentanti di Russia, Cina e Unione europea la pensano alla stessa maniera. Ma voi cosa pensate? Avete una posizione autonoma o aspettate direttive dall'estero? Dico ciò perché non ho mai sentito il Premier Gentiloni dire una parola sulla questione dell'Iran. Se non ve ne foste accorti tra l'altro c'è tanto in ballo perché il capo dell'organizzazione dell'energia atomica dell'Iran, Ali Akbar Salehi, ha assicurato proprio ieri che l'Iran è in grado di tornare in quattro giorni ad arricchire l'uranio del 20 per cento e a questo aggiungiamo gli svariati interessi economici italiani e la vasta platea di nostri imprenditori che finalmente operano nuovamente in Iran dopo che sono interrotte le sanzioni. La volete prendere una posizione o no? Non bastano le parole, servono fatti concreti. Vale a dire pressione verso Trump e l'amministrazione degli Stati Uniti da parte soprattutto dei membri dell'Unione europea. Farete qualcosa o sarete come sempre lo scendiletto di Washington?

Terzo punto, la Siria. Partecipando al Forum transatlantico sulla Russia presso il Centro studi americani a Roma il Ministro degli Affari esteri Angelino Alfano - ahinoi - ha dichiarato codeste parole: l'azione russa in Siria con gli accordi raggiunti ad Astana ha contribuito a implementare un cessate il fuoco nel momento in cui non ci riuscivano i negoziati di Ginevra. In un solo colpo Alfano ha confermato che l'imposizione delle sanzioni alla Russia, l'embargo criminale contro la Siria e il sostegno attivo ai ribelli cosiddetti moderati che hanno devastato in sei anni il Paese sono stati un misero fallimento. Alfano ha semplicemente confermato che la politica estera italiana di Monti, Renzi e Gentiloni, succube dei diktat di Bruxelles e Washington, è stata un fallimento totale. Ma la cosa che ci rincuora è che, in contemporanea, ha quindi confermato quanto sia stata saggia e giusta la politica estera del MoVimento 5 Stelle nella legislatura in corso perché se è vero che la Russia ha aiutato a stabilizzare la situazione in Siria, è pure vero che l'Italia ha fatto di tutto per destabilizzarla con milioni tra morti e profughi al seguito. E saremmo noi inesperti come continuate a ripetere in continuazione? Pensate che il MoVimento 5 Stelle con decine di atti parlamentari, molti dei quali peraltro a mia prima firma, chiede da anni la fine delle sanzioni alla Russia: non un nemico da colpire ma un prezioso alleato contro la guerra al terrorismo e soprattutto il ripristino del dialogo in Medio Oriente. Sulla Siria chiediamo le tre seguenti cose da anni: eliminare le criminali sanzioni al popolo siriano che hanno alimentato terrorismo e distruzione nel Paese causando centinaia di migliaia di morti civili; fare pressione sugli alleati, in particolare sauditi, che continuano a sostenere i gruppi terroristici al fine di fermarli e riallacciare le relazioni con il Governo legittimo di Damasco riconosciuto oggi persino dalle Nazioni Unite. Tutto ciò è esattamente quanto sosteniamo, ripeto, da anni non solo a parole ma in svariati atti legislativi facilmente reperibili. Passiamo dalle parole ai fatti, caro Governo. Votate una delle nostre risoluzioni e mettete nero su bianco il misero fallimento della vostra politica estera.

Quarto punto, disarmo nucleare. Il premio Nobel per la pace quest'anno è andato all'ICAN, la campagna internazionale per abolire le armi nucleari. La questione del disarmo è al centro del programma di politica estera del MoVimento 5 Stelle. Pensate che siamo talmente inesperti, non pronti e all'altezza che due degli esperti che hanno collaborato nella stesura del nostro programma, Claudio Giangiacomo e Joachim Lau, fanno parte della IALANA, una rete internazionale di avvocati e giuristi parte dell'ICAN che si batte da anni per il disarmo nucleare ed è stata persino coinvolta nel negoziato con le Nazioni Unite che ha portato allo storico trattato sul disarmo nucleare.

L'Italia a guida PD cosa ha fatto al riguardo? Tenetevi forte perché tanto per cambiare avete ricoperto di vergogna il nostro Paese votando a favore dell'avvio dei negoziati in sede ONU per poi cambiare rotta con un voto contrario e giustificarvi, dopo una mia interrogazione parlamentare, dicendo che si trattò di “un errore tecnico dovuto alla tarda ora della notte”, cioè vi siete addormentati sulle armi nucleari. Sembra una barzelletta e, invece, è la vostra politica: tragicomico come tutto il percorso di politica estera di Renzi e Gentiloni. Dai membri di questa stessa rete che ha vinto il premio Nobel per la pace è nata anche una proposta di legge d'iniziativa popolare che prevedeva una regolamentazione chiara sui trattati e sulle basi militari e sul divieto di transito di tutte le armi atomiche presenti sul nostro territorio, una proposta che noi abbiamo portato al voto di quest'Aula qualche mese fa e che voi avete liquidato con un voto che ha soppresso tutti gli articoli in Commissione e, quindi, poi ha reso la legge inattuabile anche in Aula. Voi di sinistra con lo sguardo a destra siete incredibili: esultate come avete fatto su Twitter in questi giorni per il premio Nobel all'ICAN, però poi quando arriva in Aula una loro proposta la bocciate, forse nemmeno l'avete letta perché voi siete gli esperti d'altronde, no? In un momento in cui 120 Paesi nel mondo appoggiano con forza il disarmo nucleare attraverso l'ONU, noi lavoriamo nei fatti per questo obiettivo e l'abbiamo inserito anche nel programma come molte altre cose (noi un programma ce l'abbiamo). L'Italia, al contrario, fa la parte come sempre dell'inesperta, di colei che non è all'altezza: la colpa di tutto questo, tanto per cambiare, è del Partito Democratico e della maggioranza che lo sostiene. Presidente, i cittadini italiani ormai hanno capito la storiella. Ci definite inesperti, non pronti, non all'altezza ma a farlo siete sempre voi: quelli che si sono trovati dalla parte del torto e nella parte sbagliata della storia negli ultimi vent'anni. A farlo siete sempre voi, coloro che vengono in quest'aula a ripetere sempre parole vuote come ha fatto stamattina il nostro Presidente Gentiloni. Molto presto avremo un Presidente del Consiglio e un Ministro degli affari esteri che andranno in Europa a fare gli interessi dell'Italia e a lavorare perché il multilateralismo e la cooperazione tra i popoli si affermino in un sistema che rispetti finalmente la sovranità e l'indipendenza e la non ingerenza in ogni singolo Paese della terra. Noi, gli inesperti, siamo pronti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Grazie, Presidente. Signora Presidente, il dibattito che si conclude oggi e che consegna all'Europa, attraverso il nostro Governo, la posizione del Parlamento italiano deve farci riflettere su alcuni aspetti centrali che hanno caratterizzato le proposte del Presidente Gentiloni al Parlamento e le conseguenti risposte. Avevo capito e così avevamo capito in tanti tra noi che oggi l'obiettivo era parlare di migranti, di difesa europea comune soprattutto dopo la Brexit, perché non sarà sfuggito a molti colleghi rappresentanti soprattutto dei gruppi di opposizione che l'uscita del Regno Unito cambia anche la geografia militare in Europa. Era il principale Paese contrario alla difesa comune ma anche uno dei partner più forti sul piano militare. Quel Paese oggi ha preso un'altra strada e noi abbiamo il dovere di dirci quale difesa comune vogliamo al tempo in cui il Regno Unito, partner storico, non c'è e non ci sarà e non ci sarà a quelle condizioni. Forse ci saranno più spazi per la difesa comune ma probabilmente dovremo tagliarci i ponti alle spalle anche su alcune strategie connesse all'industria militare. Ma questi sono temi che evidentemente appassionano poco: non sono oggetto della valutazione di breve termine, di un tweet o di uno slogan. Pensavo fosse importante per molti gruppi di opposizione discutere di Turchia, degli effetti che un referendum che tutti quanti noi abbiamo fortemente criticato avrà in una parte fondamentale di Europa per poi - lo farò al termine del mio intervento - parlare di Europa digitale, che è il fondamento su cui poggiano i modelli di produzione di beni e servizi. E invece abbiamo sentito, soprattutto in discussione generale, immancabili offese personali al Premier Gentiloni.

Guardate, lo dico senza polemiche: capisco che è difficile per l'onorevole Di Battista intervenire senza offendere, ma io gli consiglio di sforzarsi di rispettare le istituzioni: se non riesce proprio per le persone che in questo momento le rappresentano, lo faccia per la storia stessa delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Nessuno di noi rappresenta se stesso quando è seduto qui: ognuno di noi rappresenta la storia che ogni banco di questo Parlamento ha vissuto e continuerà a vivere, per fortuna nonostante noi e, mi permetto di dirlo a tutti quanti voi, nonostante voi. Di produttori di offese questo Parlamento ne ha visti tanti nella sua lunga storia, e molti sono stati dimenticati.

Io penso che mai come in questo momento il Governo italiano abbia bisogno di proposte, che sono quelle che il Partito Democratico rifà oggi, senza fare sconti nemmeno ad un'Europa che va avanti col freno a mano tirato. Lo dico a Stefano Fassina: il tema del fiscal compact è un tema che ci ha visto fare comuni riflessioni almeno per gli ultimi due anni, tre anni, e nei momenti di difficoltà… Momenti di difficoltà che abbiamo superato insieme, perché è opportuno ricordare a tutti noi che quando la legislatura precedente è terminata e il vecchio Parlamento è stato sciolto dal Presidente Napolitano, il Paese ha aperto questo portone ripartendo da meno 2.8 di PIL. Questa era la condizione italiana all'inizio della legislatura! E l'Europa era a meno 0,9 di PIL. Al termine della legislatura ci ritroviamo con l'Europa al 2,2 e con l'Italia all'1,5: non siamo ancora in media europea, ma non siamo più a meno. Questa riflessione, che insieme abbiamo fatto e che ci avrebbe consentito di ottenere anche risultati migliori se alcune interpretazioni non solo del fiscal compact, ma anche dei vincoli agli investimenti pubblici avessero caratterizzato la forza di una maggioranza più ampia di quella che avevamo, questa riflessione è diventata riflessione politica che almeno le sinistre nel nostro Paese devono far propria, a partire dal Partito Democratico.

Sul fiscal compact - lo dico col massimo rispetto al Governo - la posizione del Partito Democratico è chiara e non è negoziabile: noi siamo contro l'introduzione del fiscal compact nei Trattati fino a quando non ci sarà la riforma della zona euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la posizione del Partito Democratico, e su questa posizione non consentiamo a nessuno strumentalizzazioni! Anzi, uniamo le forze, e uniamole soprattutto a sinistra: uniamole dentro quella parte della politica italiana che pensa che l'Europa ci voglia; non uniamole settimana per settimana, o mese dopo mese, in relazione al dibattito pubblico che poi si scioglie come neve al sole.

Perché sull'Italia al tempo del digitale ne ho sentite tante oggi, e per me sarebbe fin troppo facile ricordare i dibattiti avvenuti in quest'Aula, nella mia Commissione, nella Commissione bilancio, grazie a molti colleghi che hanno sostenuto posizioni anche scomode. Potrei ricordare molto semplicemente il contributo dato da questo Parlamento, anche grazie alla Presidente Boldrini, nel semestre di Presidenza italiana. Noi qui abbiamo invitato e lavorato con i 28 Paesi (all'epoca c'era anche il Regno Unito), con tutti i componenti delle Commissioni bilancio di tutti i Parlamenti europei, e abbiamo fissato un punto fermo; e il punto fermo era che era necessario per l'Europa superare una volta per tutte il concetto di stabile organizzazione: che è una cosa che serve ad alcuni Paesi, in particolar modo agli Stati Uniti, e non devono offendersi le diplomazie americane se questo è un tema sul quale noi non possiamo più tollerare che non si faccia qualcosa. Ma la differenza tra ieri e oggi è nelle parole dal Presidente Gentiloni, che dice: andremo avanti indipendentemente dall'eventuale unanimità, andremo avanti indipendentemente da Olanda, Lussemburgo e Irlanda, che sono stati un problema oggettivo. Andremo avanti perché questo Paese rispetto agli altri lo ha già spiegato in questo Parlamento, in Europa, che il capitalismo al tempo del digitale vive la più grande rivoluzione moderna della storia: è molto più dirompente di quella avvenuta con i computer, è molto più dirompente di quella a mio avviso avvenuta prima ancora con i telai e con l'energia elettrica.

I dati oggi valgono più del cemento, i dati oggi valgono più di alcune materie prime; e non consentiremo - voglio dirlo con chiarezza - alle multinazionali del web, alle cosiddette Over The Top e a qualche lobbista (Applausi del deputato Quintarelli) sempre impegnato nelle viscere delle istituzioni, di far sì che una battaglia, che è una battaglia di civiltà per ogni individuo, non diventi una battaglia politica: i dati non sono di chi li gestisce, sono di ognuno di noi. Noi faremo una battaglia sulla portabilità dei dati, e la faremo per rendere il Paese più equo e più giusto, e la faremo dall'Italia e la faremo attraverso il Governo italiano in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Quintarelli)!

Era di questi temi che volevamo parlare, ed era su questi temi che volevamo dar forza, come daremo con il gruppo del Partito Democratico, al Presidente Gentiloni. Signora Presidente, su questi temi ci saremmo aspettati (forse siamo degli inguaribili ottimisti) qualche offesa in meno e qualche proposta in più. Abbiamo ancora un Consiglio europeo, quello di dicembre: la speranza è sempre l'ultima a morire, noi ci saremo con le nostre proposte e daremo conto al Parlamento di quello che il Governo italiano ha fatto. Speriamo, prima che si chiudano i portoni di questa legislatura, di riuscire a dire la stessa cosa su alcuni gruppi di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Dellai, Pisicchio, Monchiero, Alfreider e Pastorelli n. 6-00359, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00360, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Palazzotto ed altri n. 6-00361, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00362, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00363, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00364, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00365, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cirielli ed altri n. 6-00366, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 3951 ed abbinata, 197 e 3397.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissioni in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

D'OTTAVIO ed altri: "Riconoscimento dell'inno di Mameli 'Fratelli d'Italia' quale inno ufficiale della Repubblica" (3951). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge NASTRI: "Riconoscimento dell'inno di Mameli 'Fratelli d'Italia' quale inno ufficiale della Repubblica" (1793).

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la XII Commissione (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

PISICCHIO: "Istituzione della 'Giornata della lotta contro la povertà'" (197);

MARAZZITI ed altri: "Istituzione della 'Giornata nazionale della lotta contro la povertà'" (3397). (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'Interno, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dello Sviluppo economico.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, visto che siamo in diretta televisiva.

(Iniziative di competenza, anche di natura disciplinare, in relazione ad attività in materia di ius soli svolte da alcuni docenti in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione – n. 3-03304)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fedriga ed altri n. 3-03304 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Cristian Invernizzi, cofirmatario, ha facoltà di illustrarla.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente, buongiorno, signora Ministro. Come immaginavamo, la recentemente istituita Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione sarebbe servita per fare propaganda nelle scuole e sulla pelle dei nostri bambini per tutta una serie di iniziative, come, ad esempio, lo ius soli. Tanto è vero che nei giorni scorsi 4.500 docenti sono entrati in classe con un nastrino tricolore sugli abiti, 850 professori si sono lanciati in uno sciopero della fame e molti di loro hanno realizzato attività con gli alunni per parlare di migranti, profughi e del senso della proposta dello ius soli.

Secondo noi, tali argomenti non possono essere trattati nelle scuole, soprattutto quelle elementari. Chiediamo, pertanto, se e quali iniziative intenda assumere il suo Ministero per impedire che gli insegnanti utilizzino il proprio ruolo per propagandare una legge oggettivamente controversa.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Mi corre l'obbligo di evidenziare che è stato il Parlamento italiano, ad ampia maggioranza dei presenti, approvando la legge n. 45 del marzo 2016, a volere che il 3 ottobre fosse riconosciuta dalla Repubblica italiana la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, per conservare e rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita per sfuggire da guerre, persecuzioni e miseria.

Il Parlamento non ha scelto casualmente questa data, ma ha voluto commemorare il naufragio del 2013 a largo dell'isola di Lampedusa, che, provocando 366 vittime, ha rappresentato una delle più gravi catastrofi marittime del Mediterraneo.

A tal fine, la legge prevede che, in occasione del 3 ottobre, siano organizzate su tutto il territorio nazionale cerimonie, iniziative e incontri per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto ai principi fondamentali di umanità, quali la solidarietà civile, il rispetto della dignità umana e il valore della vita di ciascun individuo, che sono presupposti dell'accoglienza e dell'integrazione.

È espressamente previsto che le istituzioni della Repubblica promuovono apposite iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado, anche coordinandosi con le associazioni e con gli organismi operanti nel settore, al fine di sensibilizzare e formare i giovani sui temi dell'immigrazione e dell'accoglienza.

È pertanto in esecuzione e in ossequio a una legge dello Stato, voluta da questo Parlamento, che le istituzioni della Repubblica, unitamente alle scuole di ogni ordine e grado nell'ambito della loro autonomia, il 3 ottobre scorso hanno fatto non già propaganda pro immigrazione, bensì hanno ricordato le tante e troppe vittime della migrazione e hanno informato le giovani generazioni ai principi di solidarietà e tolleranza.

In particolare, presso la scuola secondaria di primo grado di Corneliano D'Alba è stato letto quel brano del libro di Alessandro Leogrande, La frontiera, dove si racconta del naufragio dei migranti avvenuto proprio il 3 ottobre 2013 presso Lampedusa.

Presso la scuola secondaria di primo grado “Don Milani-Colombo” di Genova è stato esposto uno striscione riportante una citazione testuale di Don Milani sul tema della fratellanza universale.

Personalmente, il 3 ottobre scorso ero a Lampedusa, a conclusione della quattro giorni di workshop, laboratori e confronto, che ha coinvolto duecento fra studentesse e studenti in arrivo da tutta Italia per partecipare alla fase finale del progetto “L'Europa inizia a Lampedusa”, promosso dal MIUR. Questi ragazze e ragazzi hanno testimoniato quanto le nuove generazioni vogliano un'Italia, un'Europa e un mondo che sappiano fare della diversità fonte di arricchimento in un mondo realmente inclusivo e di pace.

PRESIDENTE. L'onorevole Cristian Invernizzi ha facoltà di replicare per due minuti.

CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, forse non siamo stati chiari con la nostra interrogazione, ma ho parlato di tutt'altro, signora Ministro. Qui stiamo parlando di come è possibile che, utilizzando la Giornata in memoria dei migranti morti mentre cercavano di giungere sulle coste europee, parecchi insegnanti, a nostro avviso, abbiano usurpato quello che è il loro ruolo e abbiano fatto mera propaganda politica.

In parecchie scuole - se lei non lo sa, signora Ministro, glielo dico io - c'è stata pura propaganda politica su una legge, tra l'altro, ancora in discussione in Parlamento e attorno alla quale, tra l'altro, nel Paese vi sono giustamente, legittimamente e democraticamente tutta una serie di posizioni differenziate. Mi riferisco, ovviamente, allo ius soli.

Io invito, tramite lei, Presidente, tutti i maestri, soprattutto delle scuole dell'infanzia, magari, che hanno a che fare, quindi, con bambini, che non possono ovviamente replicare, a fare politica innanzitutto al di fuori delle classi, a utilizzare, se proprio vogliono e se si ritengono a posto con la loro coscienza, i propri figli per propagandare le loro idee e non i figli che vengono loro affidati dalle famiglie.

Noi insistiamo, signora Ministro: una cosa è parlare di coloro che sono morti mentre cercavano di raggiungere le coste italiane o europee; altra è, invece, sfruttare biecamente il ruolo istituzionale che si ha, che è quello di professori, per fare politica.

Noi chiediamo con forza: fuori la politica dalle scuole, fuori la propaganda di parte dalle scuole. Volete l'integrazione - e concludo: concentriamoci tutti sul progresso economico, non sul cercare di formare o deformare le menti dei nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Chiarimenti in merito a possibili modifiche della disciplina relativa all'utilizzo di telefoni cellulari e tablet durante le lezioni scolastiche – n. 3-03305)

PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-03305 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. In realtà, alla signora Ministro poniamo una serie di temi, dalla questione che riguarda il voto in condotta alla questione dei tutor, al percorso di istruzione secondaria superiore, ridotto da cinque a quattro anni, e poi cerchiamo anche di capire, perché non si è ben capito, il ruolo controverso che possono avere gli smartphone e i tablet nella vita quotidiana di uno studente, di un alunno, più o meno giovane, e capire anche se devono essere usati per insegnare e se devono stare in classe. Sono tanti i temi e aspetto le risposte.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, onorevole. È vero che negli ultimi mesi nella scuola italiana si stanno introducendo importanti cambiamenti, a mio parere tutti positivi. Lei ne cita solo alcuni, ma tutti si inseriscono nell'ambito di quelle novità sfidanti finalizzate a rendere la scuola un vero motore di cultura, di conoscenza e sapere, di libertà e di pari opportunità, nonché efficace veicolo di mobilità sociale.

Il giudizio sintetico sul comportamento in luogo del mero voto numerico rappresenta una novità necessaria per consentire alle famiglie di comprendere le ragioni sottese alla valutazione.

Sull'alternanza scuola-lavoro, è un'innovazione didattica importante, volta ad acquisire competenze trasversali e ad orientarsi con più consapevolezza verso un futuro di studio o lavoro.

Per elevare la qualità dei percorsi offerti e monitorare l'esperienza di studentesse e studenti con interventi fermi, in caso di situazioni che impediscano di fare un percorso che sia realmente formativo, stiamo per lanciare due strumenti importantissimi: la piattaforma di gestione dell'alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza.

Abbiamo, inoltre, previsto, grazie ad un protocollo con Anpal, tutor esperti a disposizione delle scuole per condividere ulteriori miglioramenti con tutti gli attori in campo, a partire dai rappresentanti degli studenti, e organizzeremo anche, il 16 dicembre di quest'anno, gli stati generali dell'alternanza.

Come ho chiarito in varie occasioni, a fronte di numerose richieste di riduzione del percorso di istruzione secondaria superiore da cinque a quattro anni, abbiamo deciso di far partire una sperimentazione a livello nazionale, che riguarda cento classi di altrettante scuole, per proporre un unico modello sperimentale che approdi a risultati tecnicamente attendibili.

Al termine della sperimentazione - stiamo parlando del 2023 - i risultati saranno discussi con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e della politica e, solo se la valutazione avrà avuto esito positivo, si potrà ragionare di una possibile riforma dei cicli.

Sull'edilizia scolastica devo sottolineare che come Paese stiamo facendo investimenti molto importanti, i dati parlano chiaro: non sono mai state stanziate tante risorse come in questi anni, con oltre 9 miliardi di euro per migliorare il patrimonio edilizio e rendere le scuole più sicure e gli ambienti di apprendimento più innovativi.

Poi, sull'uso infine dei device tecnologici in classe, compresi gli smartphone, osservo che si tratta di un tema che i cambiamenti sociali impongono all'attenzione del Ministero e che va analizzato nella giusta prospettiva, partendo dal presupposto che non si può pretendere di separare il mondo che le ragazze e ragazzi vivono al di fuori dalla scuola rispetto al mondo della scuola. Non può negarsi che i device tecnologici possono costituire un valido strumento per facilitare l'apprendimento, ove correttamente utilizzati. Si tratta infatti di una straordinaria opportunità, che però deve essere governata: se lasciamo un minore solo con un device in mano è possibile che non impari nulla e che si imbatta in fake news e, ancora peggio, diventi vittima di cyberbullismo. Se invece sono guidati da insegnanti preparati e da genitori consapevoli, le ragazze e i ragazzi possono utilizzare con spirito critico uno strumento potente qual è appunto Internet. Per questo è stata istituita una Commissione ministeriale con il compito di individuare le linee guida dell'utilizzo dei device in aula da parte delle ragazze e dei ragazzi, guidati dal docente e come nuovo strumento didattico. Inoltre, il Ministero sta incrementando le iniziative di educazione civica digitale per educare gli studenti a stare in rete in modo consapevole e sicuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di replicare per due minuti, con la preghiera di stare nei tempi.

BRUNO MURGIA. Certamente Presidente. Io non sono soddisfatto. Primo: non abbiamo parlato della questione dell'abolizione del voto in condotta. Sulla questione per esempio dei tutor ci sono molte polemiche, soprattutto da parte di tanti rappresentanti degli studenti.

Per noi la questione poi sulla riduzione da 5 a 4 anni del percorso formativo è un fatto soprattutto culturale: siamo contrari anche alla sperimentazione, non perché non si debba sperimentare nella scuola, ma perché pensiamo che oggi si debbano fare 5 anni di studi approfonditi e devono essere anche a nostro modo di vedere migliorati.

Sulla questione degli edifici scolastici, è vero, si stanziano sempre tanti fondi, eppure gli edifici continuano ad avere una serie di problematiche, che sono quelle delle palestre, quelle dei tetti e comunque quelle in generale delle mura o degli spazi dove gli studenti fanno lezione.

Io non ho capito bene che cosa vogliate fare con gli smartphone, con i device insomma. È ovvio che siamo in un mondo contemporanee e che Internet deve essere utilizzato per studiare, bisogna capire però come e perché, se devono essere inseriti a scuola, perché i ragazzini devono rispondere allora al telefono e quindi li devono utilizzare durante gli orari o se devono essere utilizzati per le lezioni; secondo me questo non è ancora chiaro e siete ancora alla Commissione che dovrà studiare quello che dovrà essere fatto. Ecco perché noi non siamo particolarmente d'accordo con la sua risposta.

(Iniziative volte ad avanzare all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) la richiesta di invio di osservatori in occasione delle prossime elezioni regionali siciliane - n. 3-03306)

PRESIDENTE. L'onorevole Scagliusi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-03306 (Vedi l'allegato A).

EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente. Signor Ministro, siamo preoccupati per il corretto svolgimento delle prossime elezioni regionali siciliane.

Sappiamo che le liste sono piene di impresentabili, addirittura c'è anche un sindaco arrestato qualche giorno fa. Sappiamo tutti che il voto di scambio purtroppo nel nostro Paese, dal sud al nord, è un vero e proprio cancro della nostra democrazia e per questo le chiediamo di compiere quest'atto di richiedere il prima possibile l'osservazione dell'OSCE per queste elezioni.

Vi voglio ricordare che l'OSCE non interviene solo in casi di guerra, ma interviene per tutelare i diritti dell'uomo e quindi per sorvegliare il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. In questa legislatura io, come membro dell'OSCE, insieme ad altri colleghi, ho monitorato le elezioni sia negli Stati Uniti sia in Russia e qualche giorno fa sono state monitorate le elezioni in Germania, quindi perché non fare la stessa cosa anche per quelle siciliane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie signor Presidente e onorevoli deputati, come loro sanno la potestà legislativa della regione siciliana in materia elettorale differisce, come è noto, da quella delle regioni ordinarie, dal momento che essa, ai sensi dello Statuto speciale, dispone di potestà legislativa di tipo esclusivo e deve peraltro essere esercitata in armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, nonché con le altre disposizioni dello Statuto regionale. La regione siciliana, quindi, provvede con propria disciplina sia a definire il sistema e il procedimento elettorale che ad organizzare in concreto lo svolgimento delle consultazioni.

L'ordinamento nazionale prevede, in ogni caso, strumenti a presidio della regolarità e correttezza di tutte le consultazioni nazionali, regionali e locali. Mi riferisco in particolare alle misure previste dal decreto legislativo n. 235, concernente le disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Si tratta di misure che mirano ad assicurare l'esclusione dalla competizione elettorale ovvero dall'esercizio delle funzioni pubbliche elettive successivamente alle elezioni, di soggetti che, per vicende connesse a procedimenti penali definiti, non possono ritenersi degni di fiducia popolare.

Quanto all'ipotesi prospettata dagli onorevoli interroganti, di un monitoraggio da parte dell'OSCE, ricordo che l'Ufficio dell'OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani osserva le elezioni in tutti i 57 Stati partecipanti, per valutare in quale misura i processi elettorali rispettino le libertà fondamentali e siano improntati all'uguaglianza, all'universalità, a pluralismo politico, alla fiducia, alla trasparenza e alla responsabilità. Le missioni vengono solitamente predisposte in occasione dei maggiori appuntamenti elettorali parlamentari o presidenziali e non per le elezioni di livello locale. Qualora vengano seguite le elezioni amministrative, come accaduto lo scorso 15 ottobre in Macedonia, si tratta di elezioni che riguardano l'intero Paese o almeno la maggior parte di esso e non una singola regione.

Infatti, la presenza presso i seggi elettorali di osservatori dell'OSCE, previamente accreditati dal Ministero degli affari esteri, è avvenuta in Italia in occasione delle elezioni politiche del 2013.

A tal fine fu necessaria - ricordo agli onorevoli interroganti - un'apposita modifica legislativa, di natura transitoria, per consentire la presenza nella sala di votazione dei citati osservatori. Ciò in quanto l'articolo 43 del testo unico per l'elezione della Camera dei deputati - e in senso analogo dispone l'articolo 34 della vigente legge elettorale siciliana del 1951 - autorizza la presenza nei seggi solo degli elettori della sezione.

Aggiungo infine che i prefetti delle province siciliane hanno già fornito assicurazione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, anche in relazione alle criticità dalla stessa rilevate, circa la piena collaborazione nel proseguo dell'attività – e ho finito - di approfondito monitoraggio, volto ad evidenziare situazioni ostative riferibili ai candidati, nonché per lo svolgimento della campagna elettorale in vista del voto, ferma restando l'attività delle Forze dell'ordine, a garanzia dell'ordinato svolgimento delle operazioni elettorali.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Battista, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Buon pomeriggio Ministro Minniti, lei non può scaricare però tutta la responsabilità sulla regione siciliana, nel senso che lei è Ministro dell'interno, è responsabile della legalità e della sicurezza appunto nel nostro Paese e non può ignorare quel che sta avvenendo non soltanto in Sicilia, ma in tutta Italia.

Nello specifico, in Sicilia voglio ricordare che gli ultimi due presidenti della regione, prima del presidente Crocetta, sono stati Cuffaro e Lombardo. Cuffaro è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e Lombardo è stato condannato a 2 anni di carcere per voto di scambio.

Il voto di scambio è un cancro enorme e purtroppo appunto nelle liste che tra l'alto sostengono il candidato Musumeci ci sono una serie di impresentabili, tra cui il sindaco di Priolo, che è stato da poco arrestato e fa la campagna elettorale appunto agli arresti domiciliari. È qualcosa di vergognoso.

Se ci fosse volontà politica e ci fosse la reale certezza del pericolo appunto di un rischio di inquinamento delle prossime lezioni siciliane, lei come Ministro dell'interno potrebbe parlare, potrebbe chiedere, anzi dovrebbe chiedere una missione di monitoraggio da parte dell'OSCE. Lei poc'anzi ha detto che l'OSCE non si occupa di elezioni diciamo inferiori a elezioni nazionali.

Mi duole smentirla: esiste un documento, il documento di Copenaghen del 1990, attraverso il quale gli Stati membri dell'OSCE si sono impegnati - leggo testualmente - a promuovere la presenza di osservatori appunto di monitoraggio per le elezioni elettorali anche ad un livello inferiore a quello nazionale. Tanto è vero, recentemente sono state monitorate le elezioni amministrative in Albania e in Ucraina, nel 2015, se non sbaglio. Quindi, è soltanto questione di volontà politica, Ministro.

Noi siamo estremamente preoccupati. Il voto di scambio è un dramma, cambiano soltanto le tariffe da Nord a Sud. Ci sono cittadini così costretti, appunto. Purtroppo, la povertà non dovrebbe giustificarlo mai, ma spinge alcuni cittadini a vendersi il proprio voto, per un buono di benzina, per un pacco di pasta o per un buono spesa di 50 euro. È suo dovere riuscire ad adottare qualsiasi misura necessaria, per far sì che le elezioni, che sono elezioni amministrative, regionali, ma sono elezioni estremamente importanti anche su scala nazionale, le ultime elezioni prima delle prossime elezioni politiche, siano al riparo, appunto, da inquinamenti.

Gli ultimi due presidenti condannati e anche arrestati - diciamo uno è finito in carcere - per reati gravissimi, dimostrano la possibilità che c'è di inquinamento delle prossime elezioni siciliane. E lei, come Ministro, responsabile della legalità e della sicurezza sul territorio, ne deve tener conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a garantire la sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso in relazione alla predisposizione del cosiddetto esperimento «Sox» presso i laboratori di fisica nucleare ivi ubicati – n. 3-03307)

PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03307 (Vedi l'allegato A).

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Presidente, signor Ministro, colleghi, negli ultimi giorni la comunità abruzzese è venuta a conoscenza della predisposizione di un esperimento, che si terrà nei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso e che utilizzerà una potente sorgente radioattiva, che verrà trasportata dalla Russia, attraverso la Francia, fino ai laboratori del Gran Sasso.

Ovviamente ci sono forti preoccupazioni da parte della popolazione, visto che i laboratori del Gran Sasso sono nel Parco nazionale, in un territorio ad alto rischio sismico, e che il Gran Sasso rappresenta l'unica fonte di approvvigionamento idrico per 700 mila cittadini.

Le paure sulla sicurezza della nostra acqua derivano anche dalla coesistenza, nella montagna del Gran Sasso, di tre infrastrutture importanti: le captazioni del sistema idrico, l'autostrada A24 e i laboratori di fisica nucleare, che sono un'eccellenza internazionale.

Chiediamo, quindi, al Governo chiarimenti sulla vicenda e di verificare se siano state attuate tutte le misure di sicurezza, al fine di tutelare il bacino idrico del Gran Sasso e di pianificare ulteriori interventi, da attuare al più presto.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente. Il Ministero dello sviluppo economico, con decreto del 17 febbraio 2016, ha rilasciato il nulla osta di categoria A all'Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso, per l'impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti, per realizzare il progetto “Sox”.

Tale atto è stato rilasciato, sulla base del parere favorevole con prescrizioni, espresso dall'Ispra e dalle altre amministrazioni coinvolte, ivi inclusa la regione Abruzzo. L'Istituto nazionale di fisica nucleare ha fatto presente che, da un punto di vista tecnico, non esiste alcun rischio di dispersione di cerio 144 e, quindi, di contaminazione anche minima dell'ambiente circostante del laboratorio ed in particolare delle acque del bacino del Gran Sasso, come evidenziato e dimostrato con studi tecnici completi, nella documentazione tecnica allegata alla richiesta di nulla osta.

L'Istituto ha, peraltro, precisato che il generatore di neutrini è progettato per garantire massima sicurezza, anche in caso di evidenti incidenti. In particolare, il cerio 144 è sotto forma di polvere solida e sigillato in modo permanente e sicuro all'interno di una doppia capsula in acciaio saldata. La combinazione della doppia capsula in acciaio e del contenitore sigillato di tungsteno rende impossibile la dispersione del materiale, anche in quantità minime e anche in caso di eventi incidentali indipendenti, quali terremoti, incendi o allagamento del sito dell'esperimento, scenari, peraltro, valutati attentamente nella fase del progetto.

Tale configurazione rimarrà invariata per tutta la durata dell'esperimento, che sarà di circa diciotto mesi. Al termine dell'esperimento, la sorgente ritornerà in Francia presso l'Istituto che ne detiene la proprietà. Al riguardo, anche l'Ispra ha evidenziato che, per le caratteristiche fin qui esposte, si esclude che, a seguito dell'impiego della sorgente, possano derivare rilasci di sostanze radioattive nell'ambiente ed eventuali contaminazioni nelle falde acquifere. Ricordo, inoltre, che, in sede di autorizzazione, l'ISPRA ha fissato specifiche prescrizioni, circa le prove da effettuare preliminarmente all'installazione e al successivo impiego della sorgente. L'Istituto, pertanto, effettuerà la propria attività di vigilanza sull'esecuzione delle prove, così come rilascerà il previsto specifico attestato di sicurezza, per quanto riguarda le operazioni di trasporto. Con riferimento alle operazioni di trasporto, è altresì previsto che venga rilasciato specifico attestato di sicurezza, da parte del Centro nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Per quanto di competenza, il mio Ministero continuerà a tenersi informato e a mantenere alto il livello di attenzione sulla questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Sottanelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie Ministro. Certamente è stata una comunicazione forse non attenta e non precisa, così come lei adesso ci ha enunciato. Non avevamo dubbi, ovviamente, che tutta l'operazione avesse già ottenuto tutti i nulla osta, che necessitano in questi casi. Noi crediamo e sosteniamo che la ricerca sia importante e, in particolar modo, anche l'oggetto di cui stiamo parlando; l'Istituto di fisica nucleare è tra le eccellenze in assoluto a livello internazionale e quindi va tutelato, va salvaguardato e va anche valorizzato. Ma nello stesso tempo abbiamo avuto anche dei precedenti; purtroppo, ancora non si capiscono bene le cause e le eventuali responsabilità. A primavera è stata data la non potabilità per dodici ore dell'acqua, appunto, perché c'erano state delle interferenze. Quindi, la tensione è molto alta da parte dei cittadini: sono molto, molto preoccupati.

Quindi, noi crediamo che ci sia bisogno di certezze, di darle ai cittadini, perché è un bacino idrico che distribuisce acqua potabile a 700 mila abitanti, all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, all'interno di una regione, che è la regione verde d'Abruzzo, che ha parchi montani e parchi marini. Ovviamente, c'è molta attenzione e molta sensibilità anche all'ambiente. Quindi, chiediamo che ci siano investimenti importanti, investimenti anche per compartimentare in maniera definitiva e sicura le tre infrastrutture, che coesistono insieme all'interno del Gran Sasso. Parlo dei laboratori, dell'autostrada A24 e delle captazioni dell'acqua potabile. Quindi, io auspico che in futuro anche lì ci siano più investimenti, per rendere sicuro tutto il sito, a prescindere anche da eventuali e probabili – improbabili, mi auguro - futuri problemi sismici.

(Iniziative volte a garantire il rispetto dei vincoli paesaggistici e la salvaguardia dell'area SIC/ZPS «Fosso Cerreto» in relazione alla presenza di una discarica di inerti – n. 3-03308)

PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03308 (Vedi l'allegato A).

MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Ministro Galletti, nel 2007, il comune di Magliano Romano ha autorizzato una discarica di inerti. Per questa discarica, nel 2014, è stata chiesta la riclassificazione a discarica di rifiuti speciali. Tutti i comuni dell'area, la cittadinanza e molte associazioni, tra cui l'associazione ecologica Monti Sabatini, hanno evidenziato i gravi effetti che un'ipotesi di questo tipo avrebbe sull'ambiente, sul territorio, sul paesaggio e anche sulla qualità delle falde acquifere. Sono stati presentati numerosi ricorsi al TAR nel contesto di questa procedura, tutti accolti dallo stesso TAR. Io le chiedo, signor Ministro, se non ritenga utile verificare le criticità evidenziate, quando sono così unanimemente esposte dalla cittadinanza e dalla società civile, anche in relazione a tutto il procedimento, sin dal suo inizio, nel 2007, quando è stata consentita la trasformazione di una cava di tufo in discarica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Catania, che mi dà la possibilità di fare chiarezza sulle divisioni di competenza tra il mio Ministero e la regione Lazio.

Si fa presente innanzitutto che l'approvazione di progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti anche pericolosi e l'autorizzazione alle modifiche di impianti esistenti è di competenza regionale, fatte salve le competenze statali in materia di impianti di preminente interesse nazionale. La discarica oggetto dell'interrogazione gestita dalla società Idea4 S.r.l. risulta essere localizzata in prossimità dell'area protetta regionale Parco naturale di Veio ma tuttavia ad una notevole distanza dalle aree tutelate ai sensi della direttiva Habitat tra le quali Fosso Cerreto. Pertanto l'azione di un eventuale intervento di verifica degli impianti nei confronti della citata area protetta regionale potrà essere attivato dalla regione Lazio. Come già evidenziato in altre occasioni la società in questione ha presentato all'Area valutazione d'impatto ambientale istanza per la modifica sostanziale da impianto di discarica per rifiuti inerti a impianto di discarica per rifiuti speciali, il cui procedimento è ancora in corso. Al riguardo, la regione ha fatto presente altresì che la stessa società ha presentato istanza di VIA per discarica di rifiuti speciali e che anche questo procedimento è ancora in corso. Ad ogni modo, il mio Ministero ha segnalato alla regione le problematiche sollevate dall'onorevole interrogante con riferimento alla coerenza dell'intervento in questione con le finalità di tutela del richiamato Parco naturale di Veio. Il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo fa presente sullo stesso argomento che l'area della discarica per materiale inerte, pur se individuata nella tavola A del Piano paesaggistico territoriale regionale del Lazio, all'interno del paesaggio naturale di continuità, non ricade tuttavia in un'area tutelata da un punto di vista paesaggistico. Lo stesso Ministero provvederà per quanto di competenza a compiere i controlli ispettivi amministrativi previsti da tutta la normativa vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di replicare per due minuti.

MARIO CATANIA. Grazie, Presidente, e ringrazio ovviamente il Ministro Galletti anche per aver ricordato a me e ai colleghi presenti in Aula quali sono le competenze del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare in materia, competenze che peraltro ben ricordavo. Quello che desideravo richiedere al Ministro Galletti era esattamente quello che ha già cominciato a fare - di ciò lo ringrazio - vale a dire attivarsi, in via interlocutoria, nei confronti della regione, richiamando all'attenzione della regione le criticità che sono evidenziate dal territorio e seguendo oltretutto, anche alla luce di tale segnalazione, i seguiti di questa vicenda: non mi sfugge che non ci siano competenze di amministrazione attiva del Ministero dell'ambiente in materia ma è altrettanto vero che il Ministero dell'ambiente ha comunque una funzione di supervisione sull'intero sistema ambientale italiano anche nei casi in cui le competenze fanno capo ad altri enti. Quindi, in sintesi, Presidente, ringrazio il Ministro Galletti ma il mio ringraziamento è legato anche - ne sono certo - all'attenzione che vorrà dedicare ai seguiti della vicenda nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

(Iniziative volte ad assicurare la ripresa dei lavori di messa in sicurezza della discarica ex-Resit nel comune di Giugliano (Napoli) – n. 3-03309)

PRESIDENTE. L'onorevole Palma ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03309 (Vedi l'allegato A) per un minuto.

GIOVANNA PALMA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la interrogo oggi per sapere in merito alla discarica gestita dalla società Resit situata nel comune di Giugliano nella quale si riscontra la presenza contemporanea di più siti inquinanti e potenzialmente inquinati concentrati in un ambito territoriale molto ristretto caratterizzato da cave dismesse. Tale zona, dove è stata individuata la cosiddetta area vasta a Masseria del Pozzo-Schiavi, a due chilometri dal comune di Giugliano, si estende su una superficie complessiva di circa 210 ettari e comprende, oltre la discarica Resit, anche altri siti. La Resit, che nel complesso occupa una superficie totale di circa 59.000 metri quadrati ed ha ricevuto una volumetria di rifiuti sversati pari a circa un milione di metri cubi, è suddivisa in due aree, la cava Z e la cava X. La cava X in attività fino al 2004 costituisce un esempio eclatante ed aggiungo vergognoso di come il gestore di una discarica abbia potuto perpetrare una gestione illegale di rifiuti ed ha provocato una violenza sul territorio ed un'alterazione profonda dello stesso soprattutto nel suo assetto morfologico.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNA PALMA. Le operazioni finalizzate al recupero ambientale dell'area vasta hanno richiesto il contributo delle istituzioni preposte per un'approfondita ricostruzione della condizione del sito e del programma di messa in sicurezza…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNA PALMA. Allo stato attuale, il 27 luglio 2016 si è finalmente inaugurato il cantiere per la bonifica della Resit; tuttavia ad oggi solo il 40 per cento degli interventi per la messa in sicurezza dell'area, con lavori che hanno riguardato principalmente la risagomatura dei rifiuti nei due corpi di discarica, la stesura, saldatura e posizionamento di teli e dei geocompost…

PRESIDENTE. Onorevole Palma…

GIOVANNA PALMA. … sia in sommità che sulle pendici, l'accumulo in cantiere del terreno necessario per il capping di terreno da posizionare sopra il pacchetto di impermeabilizzazione... Per questo motivo il 1° settembre 2017…

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palma.

GIOVANNA PALMA. Un attimo solo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, ha facoltà di rispondere. Sapete che avete un minuto.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interroganti che mi permettono di affrontare la vicenda della discarica Resit di Giugliano…

PRESIDENTE. Mi perdoni, Ministro Galletti. Colleghi, possiamo liberare per favore qui sotto.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare….vicenda che sta molto a cuore a questo Ministero e che fa parte dell'insieme di attività per il risanamento ambientale nelle aree delle province di Napoli e Caserta. Sulla base degli elementi forniti dal funzionario delegato e dagli incaricati della Sogesid, che è la stazione appaltante, si fa presente che, verso la fine del luglio 2017, i lavori hanno registrato un forte rallentamento a causa delle problematiche insorte tra le imprese costituenti l'ATI, l'associazione temporanea di impresa, che hanno portato al ritiro delle maestranze e dei mezzi di una delle società costituenti l'associazione temporanea. Il ritardo nell'avanzamento dei lavori è da addebitare anche alle difficoltà operative connesse al sito e al reperimento delle materie prime, in particolare del terreno naturale di ricoprimento della discarica, i cui primi cumuli sono stati approvvigionati solo a gennaio 2017. La stazione appaltante ha verificato il soddisfacimento dei presupposti di prosecuzione dei lavori in oggetto e pertanto ha ritenuto che la Treerre S.r.l., una delle aziende componenti l'ATO, possa proseguire quale unica affidataria i lavori medesimi. La stessa Sogesid, in funzione dei dati e delle informazioni fornite dalle imprese Treerre S.r.l., ha predisposto una bozza di cronoprogramma che prevede la conclusione dei lavori entro il 28 gennaio 2018. Al fine della corretta conduzione del cantiere e per richiamare l'affidataria ad eseguire lavori secondo gli elaborati progettuali e nel rispetto del tempo contrattuale, il direttore dei lavori ha emanato diciassette ordini di servizi e una diffida ad adempiere. Alla data odierna, come ricordava lei nell'interrogazione, in considerazione delle lavorazioni eseguite e del materiale di approvvigionamento si può affermare che lo stato di avanzamento dei lavori è pari a circa il 40 per cento e sono state realizzate tutte quelle opere che scongiurano il rischio di danni ambientali. Peraltro, in considerazione che allo stato attuale non sono in corso contenziosi che riguardano la stazione appaltante e la società costituente l'ATI, la stessa stazione appaltante Sogesid ha predisposto i necessari atti per il proseguimento dei lavori che non sono mai stati interrotti al fine di garantire l'interesse e la tutela della popolazione. Evitare che si verifichino ulteriore danni ambientali, salvaguardare gli interventi di messa in sicurezza fin qui realizzati e giungere quindi in tempi brevi alla conclusione dei lavori sono obiettivi irrinunciabili per il Ministero dell'ambiente.

PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Galletti, anche per il rispetto dei tempi.

L'onorevole Bratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

ALESSANDRO BRATTI. Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la risposta. Noi tra l'altro come Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ci stiamo occupando del caso e quindi concordiamo sull'analisi fatta. In realtà sappiamo che questa è una discarica che va oltre il tema ambientale perché questa è la discarica simbolo dell'attività dei casalesi degli anni Novanta e quindi crediamo che debba essere posta una particolare attenzione per la messa in sicurezza e la bonifica celere dell'area. Abbiamo molti dubbi sull'impostazione iniziale di questa gara che oggi vede purtroppo in quell'ATI che lei ricordava un contenzioso che al momento rischia di ritardare notevolmente i lavori di bonifica e messa in sicurezza. Si parla di fine ottobre 2017 nel capitolato ma in realtà è già chiaro che si andrà oltre marzo 2018 su una gara d'appalto che, ricordo, è stata fatta al massimo ribasso nel 2013 con una percentuale di oltre il 40 per cento.

Ora noi abbiamo anche un altro timore, perché nella gara iniziale, signor Ministro, non è prevista la gestione ex post della quantità enorme di percolato che è presente nella discarica: si parla di oltre 65 mila tonnellate, di cui non si sa chi se ne dovrà occupare. Le motivazioni quindi che hanno portato a questa interrogazione - e concludo, signor Presidente, signor Ministro - sono quelle di monitorare davvero attentamente, poiché Sogesid come è noto è una società in house che fa riferimento al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di monitorare attentamente questi lavori, perché ripeto, questa è una discarica che va oltre l'impatto ambientale classico, ma rappresenta simbolicamente uno sfregio nella storia di questo Paese che va al più presto risanato.

(Iniziative volte a rendere operativa l'Agenzia di somministrazione del lavoro portuale del porto di Gioia Tauro – n. 3-03310)

PRESIDENTE. L'onorevole Scopelliti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03310 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, signor Ministro, l'istituzione dell'Agenzia per la somministrazione del lavoro portuale e riqualificazione professionale riguarda porti in cui l'80 per cento delle movimentazioni di merci tramite container avvenga o sia avvenuta in transhipment negli ultimi cinque anni, e persistano da almeno un quinquennio situazioni di crisi aziendale o cessazione delle attività terminalistiche. Tra le funzioni dell'Agenzia c'è il supporto alla collocazione professionale dei lavoratori iscritti nei propri elenchi, e questo per sostenere i livelli occupazionali in attesa dell'ampliamento infrastrutturale e la riconversione industriale dei principali hub interessati dalle crisi del trasbordo. Tuttavia, l'Agenzia costituita nel porto di Gioia Tauro non risulta ancora operativa per la mancanza di un regolamento interno per la chiamata al lavoro ed alla formazione degli operai; inoltre, a distanza di due mesi dal licenziamento dei lavoratori della società MCT, che gestisce appunto il porto di Gioia Tauro, non sono state ancora avviate procedure atte a supportarli. Chiedo quindi al Governo quali iniziative intenda adottare per rendere operativa l'Agenzia, rendendo effettiva la sua funzione a supporto dei lavoratori del porto di Gioia Tauro.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, onorevole, come lei sa l'Agenzia è stata voluta da questo Governo esattamente per difendere i posti di lavoro, per favorire una flessibilità all'interno delle autorità portuali: tanto è vero che proprio nel correttivo porti, nell'ottica appunto di una particolare attenzione al lavoro portuale che risente dei picchi di offerta e di domanda, si prevede l'adozione del piano dell'organico del porto dei lavoratori e delle imprese, che il presidente dell'autorità portuale può appunto adottare, e serve proprio per migliorare la formazione professionale, la riqualificazione di questi lavoratori. Proprio la necessità di proteggere questi lavoratori ha determinato l'istituzione dell'Agenzia, che è stata costituita a Gioia Tauro il 27 luglio, come lei ha ricordato, e il successivo 1° agosto sono stati iscritti negli elenchi dell'Agenzia tutti i lavoratori licenziati dal terminalista MCT, che fino alla fine di luglio erano destinatari della cassa integrazione richiesta dal terminalista stesso. Nel mese di settembre stati poi comunicati all'INPS tutti gli elenchi dei lavoratori non avviati al lavoro nel mese di agosto e il numero delle giornate di mancato avviamento per ciascun lavoratore.

Nei primi giorni di questo mese i 377 lavoratori (le do questa notizia) hanno ricevuto le relative indennità di mancato avviamento da parte dell'INPS, e quindi possiamo procedere adesso anche al programma di formazione e ricollocazione: tutta la parte burocratica che era in capo all'Istituto di previdenza sociale è stata conclusa, i lavoratori sono pienamente coperti da un punto di vista previdenziale e dello stipendio, e adesso stanno maturando gli investimenti che dovrebbero determinare un aumento dei carichi di lavoro a Gioia Tauro, investimenti garantiti dal terminalista. Lo Stato ha fatto i suoi investimenti, li ha fatti partire, il gateway ferroviario, il bacino di carenaggio, tutti gli impegni che ci eravamo presi sono partiti, in questo anno come in quasi tutti i porti italiani; e quindi adesso aspettiamo che il privato faccia la sua parte con i suoi investimenti, e ci aspettiamo un aumento dei carichi di lavoro, ed auspicabilmente un riassorbimento di questi lavoratori dai nuovi terminalisti.

PRESIDENTE. L'onorevole Scopelliti ha facoltà di replicare, per due minuti.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, signor Ministro, questa sua risposta sicuramente un po' mi consola e mi incoraggia, però quello che io vorrei ricordare a lei e al Governo, e anche ai colleghi in quest'Aula: noi abbiamo sempre dichiarato, il Governo lo ha sempre dichiarato con forza, che l'impegno per il Sud era ed è una priorità; e in questa legislatura sono sicura che molto è stato fatto, molto annunciato, promesso, e non ho ragione assolutamente di credere che poi non verrà attuato, quantomeno in Calabria. Forse proprio nella mia regione auspicherei una maggiore sinergia con la regione; però devo dire che tutti questi annunci, tutte queste promesse purtroppo non hanno fatto registrare nel territorio dei risultati tangibili, a parte l'approvazione della ZES, arrivata, devo dire, quasi col termine della legislatura, ma è stata comunque una cosa molto importante e molto voluta.

Ecco, gli investimenti per le infrastrutture - lo ricordava anche lei prima - e penso ad alta velocità, alta capacità, e non voglio aprire in questa sede un discorso sul famigerato ponte, ma parliamo del particolare odierno, ecco, la gestione dei porti sono degli interventi fondamentali per il rilancio del Mezzogiorno, e il porto di Gioia Tauro, veramente se ben valorizzato e sfruttato, sarebbe un fiore all'occhiello non solo per la regione Calabria, ma per il Paese intero; quindi, secondo me dev'essere prioritario nell'azione che il Governo vuole svolgere soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. Auspicherei, quindi, un impegno maggiore, tangibile per i cittadini e i lavoratori, che veramente - questo glielo dico col cuore in mano - non possono essere costretti a credere che fidarsi dello Stato e delle istituzioni non sia conveniente. Stiamo parlando di una regione, quella calabrese, molto difficile. La crescita e l'emancipazione della Calabria, che è una regione - e lei lo sa perfettamente - che è nota magari per le sue storture e per le sue contraddizioni invece che per le sue opportunità e per la sua bellezza, passa, Ministro, anche e soprattutto dall'occupazione e dalla fiducia che i cittadini possono avere nelle istituzioni e in chi le amministra. Ecco, io vorrei davvero che quando si parla di impegni per il Mezzogiorno non sia ancora il tempo delle promesse, ma sia il tempo di poter tornare in Calabria e parlare ai cittadini dei risultati, perché non si possa veramente mai più nemmeno lontanamente sospettare che in Calabria il lavoro lo porta la 'ndrangheta, e invece chi vive onestamente non è tutelato.

(Iniziative per il potenziamento dei collegamenti stradali in provincia di Foggia, con particolare riferimento alla strada statale 89 e alla «scorrimento veloce» del Gargano – n. 3-03311)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03311 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ANGELO CERA. Presidente, signor Ministro, il Gargano rappresenta da solo il 40 per cento delle presenze turistiche che ogni anno si rilevano in Puglia, registrando nei periodi estivi un considerevole aumento di auto, camper e mezzi di trasporto. Purtroppo la sua rete stradale è ferma ad un sistema viario datato e non più rispondente ai tempi odierni: per questo ogni anno è altissimo il numero di incidenti che si registrano su queste strade, specialmente nel periodo estivo. In particolare, non è facile raggiungere le località turistiche più rinomate, Vieste e Peschici, che hanno due sole strade: la strada statale 89 e la “scorrimento veloce” del Gargano; entrambe però, essendo delle incompiute, si fermano lontano dalla meta, la prima a Mattinata, la seconda a Vico del Gargano.

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELO CERA. Chiedo al signor Ministro di capire quali intendimenti ha il Ministero per riprendere queste opere.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, onorevole Cera, la problematica che lei solleva è sicuramente di grande rilevanza. Noi abbiamo avuto sempre come criterio che ci guida quello di provare a fornire il più possibile accessibilità ai luoghi della logistica industriale da un lato, cioè i grandi sistemi industriali, e dall'altro agli hub turistici. Quindi lei solleva un problema molto serio, che è quello della grande presenza turistica nel Gargano, che non è adeguatamente servita nel suo tratto finale da un punto di vista stradale.

Il prolungamento è sicuramente un prolungamento importante, e sarebbe un prolungamento necessario. L'ANAS ha già cominciato un'iniziale stima del costo di questo prolungamento di circa 140 milioni di euro. La stessa ANAS ha segnalato che, appunto, si stanno valutando in maniera più approfondita i rapporti costi-benefici, come facciamo per qualsiasi opera: le valutazioni di tipo trasportistico, di tipo di beneficio territoriale, e così via; e che appunto non è stato possibile arrivare a tale analisi completa entro questo contratto di programma 2016-2020, ma certamente si sta valutando di poter inserire quest'opera nel prossimo contratto di programma ANAS, perché il potenziamento del patrimonio stradale, e ripeto, il servizio alle grandi aree di attrattività turistica, ai grandi motori dello sviluppo economico che hanno determinato già un aumento dell'occupazione importante in tutto il Mezzogiorno e un aumento del prodotto interno lordo in tutto il Mezzogiorno, certamente è uno degli elementi che può dare competitività al sistema Paese. Consideriamo quindi che al termine degli studi che ANAS ha predisposto sarà possibile inserire quest'opera nella nuova programmazione.

Come lei sa, da quest'anno, ANAS ha a disposizione oltre 23 miliardi di euro rispetto ai 700-800 milioni che aveva ogni anno. Adesso ha a disposizione un piano quinquennale, può quindi programmare con una ragionevole certezza poi di realizzare le opere. Ovviamente, prima di inserire nel contratto di programma, vanno fatte tutte le valutazioni di tipo - ripeto - trasportistico e della valutazione costi-benefici, che ne dimostrano la reale utilità, ma credo che, senz'altro, questi approfondimenti porteranno a un esito positivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANGELO CERA. Grazie Ministro. La sua autorevole e solita trasparenza mi fa stare tranquillo. Sono contento che per la prima volta, dopo tanti anni, sono passati vent'anni, dall'ultima inaugurazione dell'ultima galleria che collegava Mattinatella alla Litoranea verso Vieste, si ritorni a parlare delle percorrenze che portano sul Gargano. Lei sa che la superstrada veloce aggancia i turisti che vengono dal nord, dall'adriatica, la 89, quella che porta le regioni del Mediterraneo verso il Gargano.

Si tratta di sviluppo, si tratta di andare incontro a una località, se non a tutto il Gargano. La “Terra del Sole” ha bisogno di questo aiuto che diventerebbe un qualcosa di formidabile per il suo sviluppo, per tutto il comparto turistico pugliese, ma soprattutto una grande boccata di ossigeno per zone che sono veramente depresse. Signor Ministro, credo alla sue parole, essendo un suo estimatore, e sono convinto che siamo finiti in buone mani.

(Iniziative volte a garantire il rilancio industriale e la tutela occupazionale presso gli stabilimenti Ilva di Taranto, Genova, Novi Ligure e Milano – n. 3-03312)

PRESIDENTE. L'onorevole Duranti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03312 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Ministro Calenda, il questiontime del gruppo Articolo 1-MDP si riferisce oggi ad una delle crisi industriali più gravi del Paese che, a mio giudizio, questo Governo, e quelli che si sono succeduti negli ultimi cinque anni, hanno gestito nel peggiore dei modi, ossia la crisi dell'Ilva e ora la sua svendita ai privati. I lavoratori il 9 ottobre hanno risposto con un partecipatissimo sciopero alle irricevibili richieste degli acquirenti di riduzione dei livelli occupazionali e delle tutele contrattuali. Come sappiamo il tavolo al MISE è così saltato.

Le chiediamo, quindi, Ministro, quali iniziative intenda assumere sia sul versante occupazionale, che su quello del rilancio industriale che, le voglio ricordare, non può che passare attraverso il risanamento ambientale degli stabilimenti e dei territori circostanti.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Preliminarmente è importante ricordare che Ilva è stata sottoposta ad amministrazione straordinaria in ragione dell'insolvenza e la procedura di gara è stata una procedura che è stata aperta, trasparente e concorrenziale, soprattutto in conformità alle norme europee. Norme europee che prevedono il principio di discontinuità economica, senza il quale non avremmo potuto finanziare l'Ilva e, quindi, garantirne la sopravvivenza.

Premesso quanto sopra, ricordo i termini delle offerte. Am Investco ha formulato la propria offerta in data 6 marzo e prevedeva l'assunzione di 9.015 addetti nel 2018 e la loro progressiva diminuzione a 8.137 nel 2024, assumendo nel proprio piano industriale un costo unitario medio di 50 mila euro l'anno, che poi sarebbe salito a 52 mila. L'offerta concorrente prevedeva 7.500 addetti ad un costo medio di 42 mila euro, che sarebbe durato per tutta la durata del piano, per poi passare oltre il 2023 a 10.500 unità sempre con un costo medio di 45 mila euro. Ricordo che oggi il costo medio è di 50 mila euro. Il 5 giugno è stata autorizzata l'aggiudicazione del complesso industriale a Am Investco seguendo i criteri di gara che, come dicevo, sono molto precisi e validati dalla Commissione europea. Ma successivamente c'è stata una fase di negoziazione in cui il numero delle persone è stato portato a 10 mila persone, obbligata Am Investco a tenerle per tutta la durata del piano, alle condizioni indicate nell'ambito della procedura sindacale o convenute nell'accordo sindacale, che è condizione necessaria a che si perfezioni il trasferimento.

Il contratto prevede, inoltre, l'obbligo al mantenimento di detti livelli occupazionali per l'intera durata del piano e, per effetto, l'impegno della società a non procedere a licenziamenti per giustificato motivo individuali o plurimi e a licenziamenti collettivi. L'offerta è conosciuta fin da giugno, ed è stata oggetto di diffusione sulla stampa e di un incontro il 20 luglio con le organizzazioni sindacali. La lettera di avvio della consultazione sindacale del 6 ottobre prevede l'assunzione da parte Am Investco di 10 mila lavoratori, ma dice: restando inteso che non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con la società neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità. Il tenore di tale lettera non è in sé direttamente esplicativo della volontà dell'azienda di azzerare le condizioni contrattuali dei lavoratori Ilva, ma non le assicura e questo per noi era un impegno imprescindibile.

Ricordo, peraltro, per quello che attiene agli esuberi, che coloro che non verranno assunti nella nuova Ilva rimarranno in carica all'amministrazione straordinaria, dovendo portare avanti un piano di bonifiche da circa un miliardo e 80 milioni di euro. Dunque, nessuno verrà licenziato, ma io ho comunque ritenuto di dover richiamare l'investitore ai suoi impegni e ho pertanto deciso di cancellare il tavolo affinché questi impegni vengano meglio chiariti rispetto alla lettera di avvio di procedura.

PRESIDENTE. L'onorevole Duranti ha facoltà di replicare, per due minuti.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Io sono allibita. Noi le chiedevamo quali iniziative intenda assumere ora, dopo che appunto il tavolo del 9 ottobre scorso è saltato. Lei ci ha fatto - la ringrazio, ma conosciamo quello che è accaduto in questi anni - una ricostruzione di quello che è accaduto, ci ha dato informazioni che erano già in nostro possesso. Ma nulla ci ha detto rispetto alle intenzioni che ha lei, Ministro Calenda, e questo Governo, per evitare che oltre alla macelleria dal punto di vista ambientale e sanitario nei territori dove insistono gli stabilimenti dell'Ilva, ci sia anche una macelleria sociale.

Il 6 ottobre la cordata, gli acquirenti degli assetti industriali dell'Ilva Spa hanno fatto, a mio giudizio, una vera e propria provocazione: alla vigilia dell'incontro con le organizzazioni sindacali hanno posto le loro condizioni - io lo dico così - favoriti dal fatto che in questo Paese esiste una norma, una legge, il cosiddetto jobs act, che consente alle aziende di ridurre le tutele e le garanzie dei lavoratori. Noi, il gruppo Articolo 1-MDP, saremo al fianco dei lavoratori e ai lavoratori oggi non potremo neppure riferire quando ci sarà una nuova una nuova convocazione del tavolo e che cosa questo Governo metterà nella discussione con la cordata acquirente.

Chiudo, dicendo, Ministro Calenda, che forse in questi cinque anni non solo si sarebbe potuto fare molto di più, ma si sarebbe dovuto andare in una direzione completamente diversa. Per esempio, forse tenere in considerazione la cordata che non ha vinto la gara, la cordata di cui faceva parte la cassa Depositi e Prestiti, perché (su questo insistono i sindacati e insistiamo anche noi) forse solo l'intervento del pubblico, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, potrebbe risolvere la situazione degli stabilimenti dell'Ilva a favore della salute, dell'ambiente e, soprattutto, dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Chiarimenti in merito all'aggiudicazione del complesso industriale del gruppo Ilva ed iniziative per definire un adeguato piano industriale per l'Ilva e l'intera siderurgia nazionale – n. 3-03313)

PRESIDENTE. L' onorevole Pastorino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fassina ed altri n. 3-03313 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA PASTORINO. Grazie Presidente. L'argomento è molto importante per i territori quali quelli della Liguria, della Puglia, per tante famiglie che adesso vivono nell'incubo di questi numeri che sono stati portati all'attenzione loro, ma anche dell'opinione pubblica, attraverso la lettera del 6 ottobre che francamente ci è sembrata molto strana, molto particolare; firmata non soltanto dall'azienda, ma anche dai commissari preposti. Quindi, ci è sembrato particolarmente particolare - diciamo così - il fatto che tre giorni dopo lei, Ministro, abbia sconvocato quel tavolo sconfessando le firme su quel documento.

Io credo che questa sia una situazione poco chiara e che necessita di essere chiarita, perché questo tavolo è stato rimandato sine die, ma noi pensiamo che questo tavolo debba essere convocato subito, perché altrimenti questo processo rischia di andare un po' per conto suo.

Quindi, il Governo, secondo noi, deve rifiutare l'offerta di ArcelorMittal, irricevibile per gli esuberi previsti, e riprendere il controllo di Ilva per costruire un piano industriale serio ed efficace, un piano industriale basato su due assi prioritari che, appunto, escludano i licenziamenti e qualsiasi azione che intacchi i diritti lavoratori, nonché soprattutto…

PRESIDENTE. Grazie…

LUCA PASTORINO. …la salvaguardia della salute e dell'ambiente.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Presidente, ovviamente le due interrogazioni a risposta immediata sono molto simili. Tuttavia, forse va fatta una precisazione prima di tutto.

La CdP era nell'offerta che ha perso, cioè quella che prevedeva più esuberi e meno stipendi (questo in primo luogo). In secondo luogo, la discontinuità con il Jobs Act non ha niente a che vedere, perché è una prescrizione europea nelle amministrazioni straordinarie. Poi, si può discutere o meno ma è così.

Terzo punto: sono vietati gli aiuti di Stato sull'acciaio e sono vietati in ragione del fatto che è stato fatto un decommissioning nell'acciaio in Europa e non è una cosa che si può bypassare, perché, se l'Europa ti scrive una lettera, tu non puoi registrare nell'attivo i soldi e l'azienda fallisce.

Quindi, lungi dal discutere di questa crisi, se posso dirlo in maniera un pochino ideologica, bisogna leggersi le carte. I Commissari non hanno sottoscritto, quello non è un patto, come è scritto nell'interrogazione - l'avvio dell'articolo 47 -, ma è una lettera di procedura e, nella parte in cui la lettera di procedura si riferisce alle condizioni economiche, sono due lettere separate (Commenti del deputato Fassina)… Gliele faccio vedere…

PRESIDENTE. Chiedo scusa: non trasformiamo la risposta in un dibattito a due. Poi replicherà l'onorevole Fassina. Adesso intervenga lei, Ministro, e poi prenderà la parola il deputato.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Cosa vuole fare il Governo? Il Governo vuole fare quello che ha fatto: mantenere il negoziato con una cordata che è pronta a investire 4 miliardi di euro tra piano ambientale, prezzo pagato allo Stato e piano industriale e che garantisce, fino ad oggi, il maggior numero di assunzioni al miglior livello salariale, ma continuare a richiamarla al rispetto dei propri obblighi, come abbiamo fatto, e questo vuol dire tenere il filo negoziale, ma non a tutti i costi, e continuare a spingere, come stiamo facendo in questi giorni, affinché il tavolo si riapra nel modo giusto.

Io vi esorto davvero a non trascinare questa, che è una vicenda difficilissima ed estremamente complicata e che coinvolge tanti lavoratori, in un preludio di campagna elettorale che non giova a nessuno.

PRESIDENTE. L'onorevole Stefano Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente, e grazie, Ministro. Veramente siamo consapevoli delle difficoltà della vicenda e non facciamo campagna elettorale, ma la campagna elettorale non la deve fare neanche il Governo.

Ministro, è stato lei a giudicare irricevibile la comunicazione. Ora, due sono le cose qui: o lei ci sta prendendo in giro, perché ci dice che dal 6 giugno, quando sono state presentate le offerte, quei dati erano noti, e allora lei non può dire irricevibile e far saltare il tavolo, perché il piano che le è stato presentato è stato sottoscritto dai commissari. Non è vero quanto lei ha dichiarato in risposta alla collega Duranti, perché non c'è un verbo ipotetico: c'è scritto che non sarà - che non sarà! - data continuità. Cito la lettera: “Non vi sarà continuità - c'è l'indicativo futuro - rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con la società neanche in relazione al trattamento economico e di anzianità”. Ma questa non è un'ipotesi; è un indicativo futuro ed è una certezza. Questo piano è stato firmato dai commissari e fa parte della stessa lettera, che ho qui.

Quindi, state facendo un gioco delle parti vergognoso sulla pelle di 15 mila lavoratori e di un'intera città. Questo è il punto e non ci venga a dire che non dobbiamo fare campagna elettorale. La campagna elettorale l'ha fatta lei!

Allora, si doveva assumere tutte le sue responsabilità, aprire il tavolo e dire che non ci sono alternative, se è vero quello che lei ha appena dichiarato; oppure, se vuole essere coerente con l'aggettivo “irricevibile”, che ha utilizzato e che abbiamo utilizzato anche noi, deve dire quali alternative è in grado di mettere in campo nel momento in cui ArcelorMittal conferma il piano sottoscritto dai commissari.

Questo è il punto e, senza questa alternativa, il contratto non si perfeziona, perché è scritto, in quella lettera, che l'affitto e la successiva acquisizione non vanno avanti se non c'è l'accordo sindacale sul piano industriale che lei ha giudicato irricevibile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

(Misure volte a favorire la riduzione delle commissioni pagate dalle imprese in relazione ai pagamenti con moneta elettronica – n. 3-03314)

PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione (Commenti del Ministro Calenda e del deputato Fassina)… Colleghi, per favore! Ministro Calenda, sarebbe opportuno che lei rimanesse, visto che ha un'altra interrogazione.

Allora, cercando di calmarci un po' tutti quanti, stavamo dicendo che l'onorevole Squeri ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03314 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. L'interrogazione che rivolgiamo al Ministro è riferita alle sanzioni, che leggiamo essere previste nella prossima manovra economica, per quegli operatori che non accettassero pagamenti in bancomat e carte di credito. Già definisco tale sanzioni inutilmente punitive, però chiediamo al Governo quali misure intenda adottare, prima che queste sanzioni diventino operative, per diminuire e abbattere i costi a carico degli operatori, soprattutto dei piccoli operatori.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, mi scuso con il Presidente e mi scuso con l'onorevole. Ci siamo infervorati e mi dispiace.

In merito al quesito presentato circa l'introduzione di sanzioni per gli esercenti che non accettano pagamenti, anche di piccolo importo, tramite carte di debito e di credito, faccio presente che dai dati di Banca d'Italia emerge che nel nostro Paese l'utilizzo delle carte di pagamento ha registrato una forte crescita negli ultimi anni. Tra il 2011 e il 2016 il numero totale di carte di debito o di credito e carte prepagate è passato da 67 a 95 milioni, il numero di apparecchiature POS da 1,4 a 2,2 milioni e il numero di transazioni da 1,7 a 3 miliardi. Sulla base delle evidenze empiriche risulta, dunque, che negli ultimi anni la crescita dei volumi di operazioni con carte in Italia è in linea con gli obiettivi perseguiti dai più recenti provvedimenti normativi, volti ad accrescere l'uso di strumenti di pagamento elettronici.

Con riferimento all'esigenza manifestata dall'interrogante circa la necessità di ridurre le commissioni applicate, si ricorda che il tema è stato già affrontato dal Consiglio dei ministri in sede di approvazione preliminare dello schema di decreto legislativo finalizzato sia al recepimento della “direttiva PSD2” sia all'adeguamento delle disposizioni interne al regolamento (UE) 2015/751. Quest'ultimo prevede che le commissioni interbancarie per le operazioni tramite carta di debito a uso dei consumatori non potranno essere superiori allo 0,2 per cento del valore dell'operazione, mentre quelle effettuate tramite carta di credito allo 0,3.

Faccio inoltre presente che tali commissioni sono correlate al numero di operazioni effettuate e, dunque, potrebbero ridursi a fronte di una maggiore diffusione di questi strumenti di pagamento, giustificando dunque ogni iniziativa, anche di tipo sanzionatorio, per la diffusione dei citati strumenti ancora parzialmente usati in Italia rispetto alla media nell'area euro, pari a 95 contro 220 operazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di replicare per due minuti.

LUCA SQUERI. Prendo atto che il Ministro indirettamente concorda con me, perché ha fatto una fotografia positiva della diffusione dei POS e, nonostante ciò, ecco che arriva la sanzione. Per cui, la definiamo perciò inutilmente punitiva.

Io aggiungo che, mentre in Italia ci sono 2 milioni 200 mila POS, in Francia ce n'è un milione e mezzo e in Germania un milione e 200 mila. Negli ultimi cinque anni ogni giorno - ripeto: ogni giorno - 400 nuovi POS sono attivati, per cui davvero le sanzioni che vengono considerate le riteniamo - lo ribadisco - punizioni inutili.

Detto questo, prendendo atto che il Governo sta dando la dovuta attenzione al tema anche rispetto ad alcune categorie particolari - mi riferisco ai tabaccai e ai benzinai e alla loro funzione esattoriale, su cui davvero bisogna intervenire affinché non paghino commissioni sulle tasse che riscuotono per conto dello Stato -, mi ritengo soddisfatto nella misura in cui quello che è stato detto si traduca in fatti.

Soprattutto quando si parla delle commissioni, che sono ridotte allo 0,2 e allo 0,3, si parla delle commissioni interbancarie, che al momento sono operative per le banche, ma non vediamo ancora nessun effetto positivo per gli operatori, soprattutto per i piccoli operatori. Per cui, davvero, se il Governo agirà fortemente e in maniera incisiva affinché gli operatori traggano beneficio da questa novità, ci riterremo soddisfatti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Prima di sospendere la seduta, saluto gli studenti e gli insegnati dell'Istituto di istruzione superiore di Grottaminarda, in provincia di Avellino, che hanno assistito ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alli, Amici, Artini, Boccia, Michele Bordo, Cicchitto, Coppola, Dellai, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Guerra, Laforgia, Manciulli, Manfredi, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Nicoletti, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Sarti, Speranza, Tofalo, Simone Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 114, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Gozi e Giachetti; Gozi e Giachetti; Daniele Farina ed altri; Gozi e Zaccagnini; Civati ed altri; Ermini; Ferraresi ed altri; Daniele Farina ed altri; Turco ed altri; Nicchi; Giachetti ed altri; Turco ed altri; Bruno Bossio e Stumpo; Amato ed altri; Civati ed altri; Gigli ed altri; d'iniziativa popolare: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico (A.C. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R) (ore 16,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico.

Ricordo che nella seduta del 6 ottobre 2016 l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 3235 e che, a seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante l'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato nell'allegato al resoconto stenografico della seduta del 27 settembre 2017.

(Esame degli articoli - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il gruppo di Alternativa Popolare, la componente politica del gruppo Misto UDC-Idea e il deputato Cristian Iannuzzi sono stati invitati a segnalare emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà

MICHELA ROSTAN. Grazie Presidente, possiamo dirci con chiarezza che oggi ci troviamo di fronte ad una grande occasione perduta, quella di poter scardinare un approccio ideologico ad un'importante questione sociale.

Sul tema della cannabis, come del resto è possibile verificare dagli atti parlamentari, sono state depositate molte proposte di legge.

Potremmo inquadrarle tutte in due grandi categorie: una che riguarda la coltivazione e l'uso della cannabis per esclusivi scopi terapeutici, alla stregua di un farmaco, un'altra che riguarda la depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis, con il relativo uso personale.

È evidente che sono due temi che si parlano fra di loro, ma che presentano enormi differenze.

Nei lunghi lavori della Commissione, alla fine si è deciso di cancellare la seconda via e con essa tutte le proposte presentate e portare solo gli argomenti del primo approccio. Ci troviamo così di fronte oggi, in quest'Aula, ad un provvedimento parziale, incompiuto, che dà conto solo di un aspetto della questione e non della sua complessità. Viene messo totalmente da parte un lungo lavoro fatto anche in luoghi di intergruppo, con varie considerazioni politiche, con un ampio dibattito, sia in Parlamento sia nella società. Viene sostanzialmente zittita una voce in favore dell'altra.

Arriva così qui solo il testo sull'uso terapeutico, una norma molto moderata, parziale, un po' arretrata anche culturalmente, peraltro comunque pesantemente osteggiata anche da chi ha voluto che l'altro approccio fosse messo totalmente in disparte e che evidentemente di questa cosa non vorrebbe proprio parlare, ignorandone tutti gli aspetti sia medici, sia sociali, sia di esperienze, su quanto succede nel resto del mondo.

Prevale una tendenza conservatrice, se non addirittura di chiusura degli occhi, fondamentalmente ideologica, che non mostra interesse a capire neppure le evidenze scientifiche, a farsi carico del dibattito in corso, a nutrire almeno un dubbio sull'efficacia della strategia proibizionista o sulle effettive conseguenze dell'uso di queste sostanze, che alla fine della discussione vengono considerate benefiche per gli ammalati, ma totalmente malefiche per tutti gli altri.

Noi di Articolo 1 naturalmente, come evidenziato già nei lavori di Commissione, avremmo preferito un altro approccio. Negli emendamenti, che presentiamo anche qui in Aula, c'è una traccia chiara di quale sia il nostro pensiero sul tema. Un emendamento, in particolare, rilancia il tema delle condotte non punibili, in relazione alla coltivazione della cannabis, consentendo di fatto, entro limiti definiti, la coltivazione per uso personale, sottolineando invece il monopolio pubblico per l'immissione sul mercato e le modalità di vendita. Non è la liberalizzazione, ma la legalizzazione, con lo Stato che si attribuisce un ruolo determinante, che di fatto sostituisce l'attuale mercato liberissimo, ma illegale, con un mercato regolamentato e legale.

È naturalmente un tema controverso. Non sfugge la complessità di una questione così grande. Vietato agitare certezze su temi così delicati, ma è indubbio che bisogna interrogarsi, sperimentare e cercare strade nuove.

Oggi il mercato delle droghe leggere è un fiorente business di mafia. I principali oppositori della legalizzazione sono i cartelli criminali. Non ci vuole molto a capirne la ragione. La coltivazione privata per uso personale e il monopolio pubblico per il mercato tagliano i viveri alle mafie, non del tutto ovviamente, ma per un bel pezzo, senza peraltro mutare le abitudini e le quantità di consumo, che sono rilevanti e forse anche di più con i mercati illegali, come con quelli legali.

Peraltro, anche rispetto all'uso personale, non si capisce davvero perché questo, da una parte, non sia più un reato, dopo il referendum del 1993, ma lo è la coltivazione per uso strettamente personale. Come a dire: puoi consumare, ma devi comprare dalle mafie; se lo coltivi per te stesso, no. È un paradosso. Fermo restando il rispetto per tutto il dibattito, su quanto sia o non sia nocivo l'uso della cannabis, resta un punto di contraddizione: quello di consentire l'uso personale e di averlo depenalizzato e, poi, mantenere un divieto generale assoluto di coltivare le piante, anche in modo rudimentale e domestico, non certo industriale, dentro numeri esigui e chiaramente finalizzati al consumo individuale.

L'approvazione degli emendamenti che ho descritto aprirebbe un po' lo scenario di questo dibattito, che rischia di essere asfittico. Purtroppo, come detto, ci ritroviamo a ragionare su un testo base, che invece ha deciso di sposare una linea precisa, limitata. Parliamo solo di uso terapeutico dentro i confini dell'uso medico, parlando di medicinali a base di cannabis e rimanendo rigorosamente nei confini di quanto, in fondo, si sarebbe potuto fare anche solo con atti ministeriali e non certo con una normativa.

Non siamo ovviamente indifferenti a questo aspetto del tema. Sappiamo che i medicinali di origine vegetale, a base di cannabis, sono efficaci. Ci sono prove scientifiche, sperimentazioni, pratiche cliniche, ci sono pubblicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, con indicazioni precise di efficacia in molti trattamenti. Non è una novità, tant'è che alcuni principi attivi dei cannabinoidi erano già stati inseriti nelle tabelle ministeriali, che rendevano possibile l'uso per determinate terapie farmacologiche. Anche alcune regioni hanno avviato, del resto, nei sistemi sanitari la somministrazione terapeutica nei rispettivi regimi ospedalieri.

Tuttavia, con questa proposta si fa comunque un passo in avanti. Si potrebbero costruire le premesse per dare continuità terapeutica ai trattamenti, per dare accesso equo e paritario alle cure, per tirare fuori dall'occasionalità e dallo sbarramento ideologico protocolli ormai noti e verificati. Ma restiamo in un ambito assai limitato, che mi porta a dire ancor di più, di fronte alle centinaia di emendamenti ostruzionistici presentati da alcuni gruppi, che siamo indietro rispetto al Paese reale. Il dibattito tra le persone mi sembra molto più avanti, molto più libero, molto più ragionevole, anche nei giusti dubbi. Questo è il vero problema su un tema sensibile: avere la sensazione di una società civile, che corre più veloce, che ha più consapevolezza, più conoscenza, anche più dubbi e meno paralisi ideologica delle sue istituzioni. Succede su questo tema, come succede su altre sfere che attengono ai diritti. Noi sembriamo indietro rispetto al sentimento civile e sembriamo sordi e incapaci di ascoltare e capire le persone.

Per questo, con rammarico, parlo oggi in quest'Aula di una grande occasione, che ci prepariamo a sprecare (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, noi di Direzione Italia riteniamo che il testo arrivato all'esame dell'Assemblea sia nettamente migliorativo rispetto a quello iniziale. Consideriamo del tutto positivo che in Commissione siano state stralciate quelle norme, che di fatto andavano al di là del tema legittimo dell'utilizzo della cannabis per uso terapeutico, nella direzione di una liberalizzazione incontrollata e pericolosa, perfino con norme paradossali, come quelle che prevedevano anche la possibilità di creare dei centri di tipo ricreativo o, di fatto, aprivano alla possibilità di una liberalizzazione per la coltivazione domestica della cannabis.

Riteniamo, quindi, che il testo, su cui ora votiamo, sia il migliore possibile? Certamente no. Già in Commissione erano stati respinti, con il parere sfavorevole del Governo e di quella maggioranza, alcuni emendamenti da noi condivisi. Sarebbe stato meglio, quindi, se nel testo arrivato in Aula ci fossero state norme, per esempio, volte a precisare, in modo chiaro ed inequivoco, che l'utilizzo della cannabis debba essere consentito esclusivamente per terapie consigliate dal medico e non per altre finalità, oppure norme volte a scongiurare in modo chiaro - sgombrando il campo da equivoci comunque possibili alla luce del testo in esame - la possibilità che l'uso terapeutico della cannabis venga a confondersi con quello ricreativo, oppure ancora norme, come era emerso nella discussione in Commissione, volte a fissare criteri uniformi sul territorio nazionale per garantire, dall'entrata in vigore della legge, il solo ricorso per fini terapeutici all'utilizzo della cannabis, scongiurando la formazione di nicchie compiacenti, magari attraverso un apposito decreto ministeriale.

E ancora positiva sarebbe stata una norma, che pure era stata proposta in Commissione, finalizzata a prevedere che solo un medico specialista potesse essere abilitato a prescrivere l'assunzione di medicinali a base di cannabis, evidenziando che si dovesse fare riferimento nello specifico al medico specialista della patologia per la quale il paziente è in cura.

Infine, sarebbe stato utile prevedere un puntuale monitoraggio sulle quantità di cannabis ad uso medico effettivamente assunte, onde potere valutare l'insorgere di fenomeni di dipendenza.

Insomma, onorevoli colleghi, non riteniamo che questo testo sia il migliore possibile, tuttavia pensiamo che, in definitiva, alla luce delle premesse che erano per noi non condivisibili, dei passi in avanti siano stati fatti.

Auspichiamo, pertanto, che in sede di esame degli emendamenti, soprattutto in relazione all'articolo 1, che ne rappresenta il cuore, possa essere fatto un lavoro migliorativo, scevro da pregiudizi e prese di posizione a priori, di tipo politico o peggio ancora, visto che parliamo di tutela della salute, di tipo elettorale. Ed è con questo spirito che noi di Direzione Italia ci accingiamo a seguire l'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Se nessuno altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Articolo premissivo 01.06 Sannicandro, parere contrario, compreso parere contrario della V Commissione (Bilancio). Articolo premissivo 01.07 Fossati, parere contrario; c'è pure il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Siamo a pagina 10.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. No, Presidente, articolo premissivo 01.01 Ferraresi, inizia a pagina 9, parere contrario.

PRESIDENTE. Va bene, scusi.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Parere contrario sugli articoli premissivi 01.010 Cristian Iannuzzi, 01.03 Daniele Farina, 01.04 Andrea Maestri e 01.02 Ferraresi.

Emendamento 1.1 Rondini, parere contrario. Identici emendamenti 1.2 Fabrizio Di Stefano e 1.3 Giorgia Meloni, parere contrario. Sull'emendamento 1.5 Fossati, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.6 Sisto, invito al ritiro. Emendamenti 1.51 e 1.52 Rondini, parere contrario. Identici emendamenti 1.9 Palmieri e 1.53 Rondini, parere contrario. Emendamenti 1.50 Mantero e 1.16 Ferraresi, parere contrario. Identici emendamenti 1.14 Binetti e 1.54 Rondini invito al ritiro.

PRESIDENTE. A questo punto, chiedo il parere al relatore di minoranza, onorevole Ferraresi. Prego

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Sugli articoli premissivi 01.06 Sannicandro, 01.07 Fossati, 01.01 Ferraresi, 01.010 Cristian Iannuzzi, 01.03 Daniele Farina, 01.04 Andrea Maestri e 01.02 Ferraresi, parere favorevole  ; sull'emendamento 1.1 Rondini e sugli identici emendamenti 1.2 Fabrizio Di Stefano e 1.3 Giorgia Meloni, parere contrario; sugli emendamenti 1.5 Fossati e 1.6 Sisto, parere favorevole; sugli emendamenti 1.51 e 1.52 Rondini, nonché sugli identici emendamenti 1.9 Palmieri e 1.53 Rondini, parere contrario; sull'emendamento 1.50 Mantero e sull'emendamento 1.16 Ferraresi, parere favorevole; sugli identici emendamenti 1.14 Binetti e 1.54 Rondini, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Esprimo parere conforme a quello della relatrice per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo premissivo 01.06 Sannicandro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.06 Sannicandro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'articolo premissivo 01.07 Fossati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Bisogna chiarire all'Aula, a chi ci ascolta e a chi ci vede come mai noi interveniamo con due emendamenti che riportano al centro della discussione il tema della legalizzazione non solo a scopo medico, ma anche a scopo ricreativo della cannabis, quando il testo che noi abbiamo oggi in lettura come testo unificato si è concentrato sul punto della somministrazione ad uso terapeutico.

È una storia lunga, è una storia paradossale e, consentitemi, una brutta storia, perché è la storia di una legislatura che si apre con un impegno preso di fronte al Parlamento e di fronte al Paese da un ampio schieramento trasversale tra le forze politiche che siedono in quest'Aula e manifestatosi nella presentazione di molte proposte di legge, alcune firmate da duecento parlamentari di ogni schieramento politico e incardinate sulla volontà molto forte del partito di maggioranza in quest'Aula, cioè del PD, di far sì che questa legislatura finalmente affrontasse il tema che, ormai da lustri, il Parlamento deve discutere e affrontare, arrivando ad una decisione, cioè il tema della legalizzazione della cannabis.

Sono noti i termini di questa discussione: è noto l'aumento costante del consumo di questa sostanza tra la popolazione, che raggiunge percentuali dalle stime altissime, il 36-37 per cento, cifre anche più alte tra i giovani; è diffuso ormai da tempo un giudizio da parte delle forze dell'ordine, che vogliono e devono contrastare il mercato illegale di questa sostanza, sull'assoluta incapacità di una politica proibizionista che vieta e criminalizza l'uso di questa sostanza al consumo del personale ricreativo dei cittadini di questo Paese. Politica che non risolve nessun tema, perché è una politica che infogna gli uffici giudiziari e il lavoro di carabinieri e forze dell'ordine sulla parte terminale del fenomeno - il consumatore finale, il ragazzetto, che è costretto ad andarsene a fare inutili colloqui in procura, avendo però dei danni personali, perché, comunque, sono rimaste in vita anche dopo la sentenza ultima della Corte costituzionale le sanzioni di carattere amministrativo -, con milioni e milioni di euro di noi contribuenti che vengono investiti in questo inutile lavoro.

Ogni anno, la Direzione nazionale antimafia, tirando le somme di questa situazione, ci chiede, ci implora, di cambiare strutturalmente politiche, di avviare un processo di legalizzazione, di consentire finalmente alla magistratura e alle forze dell'ordine di concentrarsi sul mercato illegale di queste e di altre sostanze, di poter investire uomini e mezzi sul contrasto a questo fenomeno, avendo dei risultati migliori, potendo portare a casa dei risultati che davvero vanno a toccare il cuore del mercato criminale. E per fare questo è necessario - ormai, ci dicono, ci implorano - staccare i consumatori di cannabis da questo mercato.

Ci sono esperienze internazionali, ormai, anche queste testate: se avessimo fatto questo dibattito cinque, sei, sette anni fa, ma noi abbiamo adesso, con dati da poter analizzare, esiti di sperimentazioni che ormai, appunto, si sono radicate in molti territori, non solo in Europa (quelli storici come l'Olanda e la Svizzera), ma anche in Paesi che hanno fatto della battaglia contro il narcotraffico una battaglia violenta, cattiva, il loro asse di iniziativa: penso agli Stati Uniti. Esperienze che dimostrano come alcune pratiche come l'autoproduzione con poche piantine per il proprio consumo, la possibilità di acquisire la sostanza attraverso il monopolio di Stato, in modo controllato, ma libero, la messa in comune di piccole produzioni per un consumo collettivo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

FILIPPO FOSSATI. …siano strumenti che hanno l'effetto di allontanare il consumatore dal mercato illegale e hanno l'altro affetto di disciplinare l'uso di una sostanza che, progressivamente, è un uso sempre più consapevole, anche se è pericoloso, anche se…

PRESIDENTE. Collega, non percepisco l'avvio alla conclusione, siamo quasi un minuto oltre il suo tempo. Altrimenti, le devo togliere la parola.

FILIPPO FOSSATI. Mi scusi, Presidente. Arrivo alla fine dicendo che queste sperimentazioni dimostrano che la cosa si può fare e avrebbe un risultato utile per il Paese e per i tanti consumatori coinvolti in questo meccanismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Presidente, veniva ricordata la lunga vicenda dell'iter parlamentare di questo provvedimento, che io direi al plurale: di questi provvedimenti. È durata quattro anni e mezzo: tutto il tempo della legislatura.

Sono quattro anni e mezzo, tuttavia, in cui il mondo non è rimasto fermo, il mondo è andato molto avanti: sono tantissimi ormai gli Stati che hanno modificato la propria legislazione in materia di cannabis e ancora di più quelli che lo stanno per fare; stiamo parlando di grandi nazioni.

Allora, il fatto che la nostra discussione arriva oggi, partorendo probabilmente un risultato molto al di sotto delle aspettative, al di sotto del dibattito pubblico, al di sotto delle evidenze scientifiche, non è un risultato di cui possiamo fregiarci.

Ricapitoliamo. Abbiamo in tanti firmato alcune proposte di legge, una in particolare, che tendevano a mettere in chiaro alcuni punti fermi: lo Stato è regolatore generale e anche fiscale della cannabis, ma esiste la liceità della coltivazione per uso personale, sia ad uso terapeutico che per tutti gli altri usi, una forma di monopolio attenuato; si chiedeva, poi, la fine della torsione - io la chiamo “persecuzione penale amministrativa” - verso condotte che non hanno nessuna offensività.

Parliamo, ad esempio, di quel milione di giovani che, dal 1990 ad oggi, sono stati oggetto di sanzioni amministrative: un milione di ragazzi, all'80 per cento per il possesso, la detenzione, di cannabis!

Infine, si voleva garantire il diritto alla salute anche attraverso l'effettivo accesso alla cannabis per gli usi terapeutici. Questa parte del testo, il vecchio articolo 6 del testo dell'intergruppo, è sostanzialmente la parzialità di cui ci occupiamo oggi. Faccio presente che la potremmo classificare come una prosecuzione, anzi, un'attuazione del decreto “Turco”. Ovvero, ci sono voluti dieci anni per arrivare a un testo - assai flebile, peraltro - che renda possibile ciò che già era possibile, perché molto di quello che voteremo è già contenuto nelle disponibilità, nelle possibilità che il Ministero oggi ha.

C'è da chiedersi perché cose che potevano essere fatte prima non sono mai state fatte. La Commissione bilancio ci ha torturato - posso usare questo termine? - per giorni, per settimane - è il loro mestiere, per carità -, alla ricerca di coperture su questa parzialità che andiamo esaminando: 2 milioni di euro, tanti per un singolo cittadino, assai pochi se paragonati all'infinita serie dei provvedimenti che sono passati e passeranno per quest'Aula.

Ma come? Dico io: vi abbiamo offerto 7 miliardi di euro - 7 miliardi di euro all'anno! - sottratti alla criminalità organizzata e destinabili al Paese, alla scuola, al lavoro, al territorio, e qui stiamo discutendo di un provvedimento che per il rotto della cuffia è arrivato oggi pomeriggio in Aula perché non si trovavano 2 milioni di euro?

Allora credo che, al di là di tutto, si debba prendere atto che su questo tema continuano ad operare quelle falsificazioni di cui il Parlamento è stato fornito negli atti ufficiali, che gli organismi preposti alla legge, ovvero il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, ha negli anni elargito.

Peccato che larga parte di quelle argomentazioni non abbiano più nessun rilievo dal punto di vista scientifico e internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà. Vi invito, però, in genere, a richiedere la parola anche prima, non necessariamente quando finisce un collega, perché almeno sappiamo che uno si è prenotato.

VITTORIO FERRARESI. Presidente, ci troviamo davanti a una proposta che, come tutti sanno, ha avuto un iter molto lungo. Siamo partiti addirittura, con la proposta del collega Farina e quella a mia prima firma, all'inizio di questa legislatura, nel 2013-2014; abbiamo avuto un ciclo di audizioni in Commissione molto, molto approfondito, per arrivare a un'iniziativa sorta successivamente dell'Intergruppo “cannabis legale”, promosso, a titolo personale, da un sottosegretario del Governo. Questo Intergruppo ha raccolto centinaia di firme da parte di appartenenti a diversi schieramenti, anche opposti sul campo politico, che ha iniziato il suo percorso - pensate - nel luglio del 2015, quindi più di due anni orsono.

Il 26 novembre 2015, questa proposta, l'atto Camera n. 3235, a prima firma Giachetti, del Partito Democratico, raccoglie centinaia di firme, sia qui sia, in modo simbolico, al Senato, e inizia il suo iter con tre pilastri fondamentali: il primo è la coltivazione per uso personale di cannabis, regolamentata con una comunicazione da parte dello Stato; un altro pilastro è la commercializzazione di questo prodotto, sempre sotto rigido controllo statale, con il suo monopolio; il terzo è una disciplina che possa uniformare su tutta la nazione la cannabis ad uso terapeutico, per fornire un aiuto a quelle centinaia di migliaia di malati che vogliono semplicemente curarsi con un prodotto sicuramente efficace che ha un costo minore, o almeno avrebbe un costo minore, un prodotto che potrebbe sicuramente alleviare il loro dolore e dare un supporto anche al nostro Paese in termini di costi, per quanto riguarda la sanità.

L'esame è stato lunghissimo: si è arrivati al 13 gennaio 2016 per vedere il seguito dell'esame; poi, il 12 maggio 2016, sull'ordine dei lavori, si delibera un'indagine conoscitiva, quindi dopo la precedente se ne è deliberata un'altra, e qui inizia un lungo calvario di audizioni che ci porta fino al luglio del 2016. Poi, però, si arriva al punto, perché il 13 luglio 2016 c'è un abbinamento di diverse proposte e la conclusione dell'esame di questo provvedimento senza conferimento del mandato ai relatori, perché il provvedimento è andato comunque all'esame dell'Assemblea senza che siano stati votati gli emendamenti.

In tutti questi mesi abbiamo assistito a vere e proprie farse, a vere e proprie contrapposizioni di membri della maggioranza di Governo e alcuni dell'opposizione, che hanno di fatto rallentato questo provvedimento in modo, dal mio punto di vista, ridicolo. Veramente, con ogni scusa non si voleva affrontare la materia, sebbene della materia non solo si era occupata più volte la Commissione con diverse audizioni, ma si stavano occupando anche diversi dottori, giornalisti, giuristi, magistrati, a livello italiano e internazionale. Tutto questo, quindi, ha portato a un rinvio in Commissione, accordato perché l'ostruzionismo in quel momento aveva vinto. La Commissione ha ripreso con ulteriore impegno l'iter di merito, e quindi si è ritornati in Commissione.

Si è attivato un comitato ristretto, in cui hanno partecipato tutti i gruppi, almeno sulla carta, attivamente o meno attivamente; si è scelto di andare su un testo che prevedesse solo esclusivamente la cannabis ad uso terapeutico, stralciando, in modo secondo me irresponsabile, altri due pezzi di questa normativa che avevano il pregio di essere necessari per il Paese: necessari perché in quel momento avrebbero creato un rilancio delle attività produttive e del reparto agricolo del nostro Paese; necessari perché avrebbero dato posti di lavoro; necessari perché avrebbero aiutati malati; perché avrebbero difeso anche i nostri cittadini dall'incontro con la criminalità organizzata e con il malaffare; necessari perché avrebbero aiutato i magistrati e le forze dell'ordine e avrebbero creato un notevole introito al nostro Stato.

Il comitato, con il PD in capo fila, ha bocciato questa proposta, nonostante diversi suoi membri l'avessero firmata. Non una voce si è alzata dai banchi del Partito Democratico in Commissione per difendere la proposta che avevano appena sottoscritto e che avevano tradito con un voto irresponsabile e senza partecipare, molte volte, neanche alla Commissione. Quindi, gli stessi che l'avevano sottoscritta l'hanno ripudiata, non l'hanno affrontata, hanno votato contrario e, quindi, si è arrivati in Aula con un testo che era snaturato rispetto al testo iniziale sottoscritto da tanti colleghi, un testo che non doveva essere materia su cui il Governo doveva mettere un “sì” o un “no”, ma materia che doveva rimanere al Parlamento, che tutti i colleghi potessero affrontare in modo scientifico, in modo statistico, in modo pregnante, ma soprattutto in modo non ideologico. Questo non è stato fatto, con mio dispiacere, se non in Aula con questo testo e ora noi chiediamo di modificarlo e chiediamo che la legalizzazione torni ad essere parte integrante di questo testo per essere approvata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.07 Fossati, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'articolo premissivo 01.01 Ferraresi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Non mi pronuncerò sui pareri negativi della Commissione bilancio, perché ovviamente stiamo parlando di proposte che in alcuni casi hanno una copertura specificata e in altri meno, ma stiamo parlando di proposte di legge, Presidente, ognuna delle quali non ha una copertura, ha una marea di soldi, cui lo Stato sta rifiutando l'entrata nelle sue casse. Infatti, se vogliamo vederla anche dal punto di vista egoistico, se in questo momento noi vogliamo bendarci gli occhi e non capire la necessità di questa proposta, per quanto riguarda la necessità in tema di salute, la necessità in tema di lavoro, la necessità in tema di politiche agricole, la necessità in tema di carceri, la necessità in tema di giustizia, di forze dell'ordine, di magistratura, se noi anche non volessimo vedere quello che ci dice la relazione della Direzione nazionale antimafia, che scrive di quanto sia importante e necessario un intervento in tema di regolamentazione del mercato della cannabis, anche se noi volessimo chiudere gli occhi in modo irresponsabile ed egoisticamente guardare solo al denaro, noi potremmo identificare questa proposta come una proposta che fa entrare nelle casse dello Stato, anche senza alcuna previsione in ambito di monopolio di commercializzazione, fino a 2 miliardi di euro per il semplice sgravio di oneri in capo allo Stato, in capo alle forze dell'ordine, in capo alla magistratura, in capo al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; senza nessuna commercializzazione, fino a 2 miliardi di euro, per il semplice fatto di approvare una coltivazione per uso personale a livello domestico, e questo è un beneficio che potremmo ottenere subito.

Dove potremmo utilizzare questi soldi? In America una strada l'hanno già trovata, addirittura alcuni Stati hanno restituito le tasse percepite dai cittadini dopo questa proposta, addirittura alcuni Stati hanno destinato questi soldi alla ristrutturazione e all'edilizia scolastica, visto che nel nostro Paese le scuole crollano. Tanti sono gli obiettivi a cui potremmo mirare con questa proposta.

Sicuramente, visto che è stato ricordato in Commissione, uno degli obiettivi potrebbe essere addirittura e sostanzialmente la prevenzione all'utilizzo di sostanze stupefacenti, l'informazione sulle sostanze stupefacenti, l'educazione sulle sostanze stupefacenti, la repressione dei fenomeni e dei crimini più gravi sulle sostanze stupefacenti. Con tutti questi soldi noi potremmo creare legalità, informazione, consapevolezza, prevenzione all'utilizzo di queste sostanze e di quelle più gravi, le cosiddette droghe pesanti.

Nulla di questo è stato preso in considerazione. Nulla di questo è stato preso in considerazione. Questa proposta e la seguente, Presidente, riprendono interamente la proposta a mia prima firma per la coltivazione per uso personale di quattro piante di cannabis e la proposta a prima firma Giachetti del Partito Democratico, che vedo non interviene e addirittura ha votato contrario, insieme alla collega Pini; insomma, diciamo proprio una coerenza lineare nelle battaglie che si portano avanti, soprattutto mediatiche, perché poi quando ci si ritrova in Aula si vota addirittura contro, oltre a non essersi neanche presentato in Commissione su una proposta a sua prima firma, ma sappiamo che la coerenza non è sicuramente parte integrante del Partito Democratico e dei suoi appartenenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi teniamo a mettere nero su bianco queste proposte, che possono anche non piacere in toto, possono essere modificate, si può discutere su questo, possiamo inserire una copertura piuttosto che un'altra, prevedere un numero diverso, una comunicazione diversa, questo noi non lo abbiamo mai negato, ma l'importante è che credevamo che ci fosse una discussione, non una discussione che, però, tranciasse con un'accetta alcune di queste proposte; una discussione che andasse nel merito, senza ideologie, parlando punto su punto e cercando di capire quello che si poteva e non si poteva portare a casa.

Questo non è successo e non sta succedendo neanche ora e io spero che qualcuno abbia almeno la dignità di intervenire nel merito e di dire perché è a favore o perché è contrario e, se ha un'altra idea, di proporre la sua idea, perché credo che ci sia ancora tempo per discutere di questo. Ma rifiutare l'idea che questa necessità sia all'ordine del giorno oggi, come lo è stata in tanti Paesi a livello europeo e internazionale, dimostra che noi stiamo facendo un gioco che è non trasparente, un gioco che tradisce le esigenze dei cittadini e dei malati italiani ed è un gioco che prima o poi finirà, perché l'ipocrisia finirà; usciremo dal Medioevo e riusciremo finalmente a capire, come tanti altri Stati prima di noi, che è necessario andare in questa direzione, regolamentare un mercato che al momento è un mercato già libero e, quindi, fare gli interessi dei cittadini. Questo prima o poi avverrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Purtroppo, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che è stato svuotato completamente dei suoi contenuti, dei contenuti che davano concretezza finalmente a una forte esigenza che c'è nel Paese, quella di regolarizzare la possibilità dell'utilizzo di questa pianta per fini ricreativi, ma anche per altri fini, quali quello terapeutico, in particolare l'autoproduzione per i pazienti che ne hanno bisogno.

In questa legge non c'è neanche l'autoproduzione della marijuana terapeutica. Siamo di fronte ad una farsa, ad un'ipocrisia insopportabile e a un silenzio assordante da parte dei parlamentari della maggioranza che hanno firmato questa proposta di legge, che ci hanno messo la faccia, il proprio nome e che oggi votano contro.

Si tratta di un approccio retrogrado che solo un Paese come l'Italia può avere, dove l'ingerenza dello Stato del Vaticano è talmente forte che è anche sulla bocca dei parlamentari, tanto che, quando si discute informalmente, si dice: ma come mai non riusciamo a fare passi in avanti? “Ma c'è il Vaticano qui, c'è il Vaticano”, ti rispondono i parlamentari del PD, amici ovviamente e persone che stimo.

Ma questa ingerenza non è soltanto materiale; è un'ingerenza soprattutto culturale che ha forgiato purtroppo per secoli, in maniera anche negativa e a volte - verrebbe da dire - soprattutto negativa, la cultura e l'opinione pubblica del nostro Paese su tanti argomenti: biotestamento, unioni civili e ora legalizzazione di una pianta, una pianta che fino agli anni Venti-Trenta era legale.

Erano gli anni del proibizionismo che negli Stati Uniti portò a privilegiare le plastiche prodotte con il petrolio a discapito dei materiali prodotti con la canapa industriale, di cui l'Italia era il secondo produttore mondiale dopo la Russia. I cordami delle barche e delle nostre navi erano famosi in tutto il mondo per la loro resistenza, proprio perché la Carmagnola era una pianta adatta - probabilmente la migliore varietà - appunto per la produzione di tessuti, di cordami e di quant'altro. Noi abbiamo perso completamente la filiera - anche quella agroalimentare - tant'è che abbiamo dovuto e siamo riusciti l'anno scorso a varare una legge per la promozione della canapa industriale per la produzione di carta, di bioplastiche e per la produzione di farine e di oli, proprio per ridare la possibilità a questo Paese di utilizzare questa importante risorsa.

Ma il paradosso è che non si può utilizzare l'infiorescenza neanche della canapa industriale, neanche della canapa industriale, che ha un tenore di THC minore dello 0,6 per cento, né si può utilizzare il fiore. Questo perché? Perché c'è stata, appunto, una persecuzione riguardo alla possibilità di utilizzare questa pianta e una persecuzione degli utilizzatori, una vera e propria inquisizione: vite spezzate, soprattutto nei piccoli paesi dove si sa tutto di tutti, per una canna, per uno spinello.

Un approccio insopportabile quando, invece, la via maestra è quella della depenalizzazione totale di tutte le sostanze, perché oggi parliamo di cannabis, ma il Portogallo ha capito come la via liberale - oserei dire - è la migliore. Dove sono i liberali in questo Paese, si chiedeva appunto Bersani qualche giorno fa. Ebbene, non esistono più probabilmente questi liberali, ma in tante materie oramai non si palesano…

PRESIDENTE. Concluda.

ADRIANO ZACCAGNINI. Vado a concludere, Presidente, dicendo che ci sono tante altre sostanze di cui si abusa che dovrebbero essere regolamentate meglio. Continuerò il mio intervento successivamente e chiedo all'Aula di votare favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Quest'Aula oggi dimostra, ancora una volta, di essere completamente anacronistica e anche ideologica, perché mentre, da un lato, abbiamo nel mondo anche coloro che hanno portato al proibizionismo, come negli Stati Uniti, dove oggi in quattro Stati è stato legalizzato l'utilizzo della cannabis, dall'altro lato è ideologica, perché in realtà basterebbe andare a vedere negli altri Paesi europei, ad esempio nei Paesi Bassi, cosa ha portato la legalizzazione della cannabis, che è il primo strumento per la lotta alla droga.

Oggi, se andate a vedere i dati nei Paesi Bassi, il consumo di droga è drasticamente inferiore all'Italia ma si continua su questa strada inutile e, soprattutto, si continua a fare un favore alle mafie, perché è quello che state facendo ancora oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie…

VINCENZO CASO. Oggi chi voterà contro su questi emendamenti ancora una volta continuerà a fare un favore alle mafie. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente. Siccome immagino che il leitmotiv andrà avanti per tutto il dibattito, è utile che io faccia dei chiarimenti approfittando di questo emendamento. Lo dico molto chiaramente, signor Presidente: io penso che il mio partito e il mio gruppo abbiano commesso due gravi errori, uno politico ed uno di metodo. Quello politico è, ovviamente, non avere sposato un'impostazione, che è quella che è stata descritta fino ad ora, che prevedeva non la liberalizzazione ma la legalizzazione di sostanze che attualmente sono assolutamente libere nel nostro Paese; quello di metodo è non aver utilizzato il fatto che questa fosse - in particolare quella citata a mia prima firma - una proposta di legge che è stata avanzata trasversalmente da molti parlamentari, anche del Partito Democratico e non solo del Partito Democratico, per lasciare, in questa occasione, la libertà a tutti i deputati del Partito Democratico di votare secondo le proprie convinzioni, non rispetto alla coscienza ma rispetto alle convinzioni una proposta di legge che non aveva un'iniziativa di gruppo, non investiva direttamente il Governo e che poteva, come detto, dare la libertà a ciascuno di noi di comportarsi di conseguenza. Questi sono due errori di cui io ho detto pubblicamente, che ho detto all'assemblea del gruppo e che ovviamente confermo.

Detto questo, io concordo sul merito con molte delle considerazioni che sono state fatte e, non a caso, sono tutte di persone che hanno sottoscritto questa proposta di legge, che era un punto di mediazione. In particolare, vorrei dire che potrei sottoscrivere una per una le parole del collega Farina. Vorrei dire, però, all'onorevole Fossati e a tutti coloro che tenteranno di strumentalizzare questa vicenda in quest'Aula, che non si possono dire delle bugie; ciascuno di noi, proprio perché era un'iniziativa parlamentare, è intervenuto, l'ha sottoscritta e ha agito a titolo personale, senza l'impegno delle forze politiche e, onorevole Fossati, questo era chiaro fin dall'inizio. Ce lo siamo detti francamente: non c'era un impegno, perché io non avrei mai potuto prendere un impegno per il Partito Democratico perché sapevo perfettamente che anche all'interno del Partito Democratico non ci sarebbe stata una maggioranza su questo. Una parte dei deputati che avevano sottoscritto quella proposta di legge sono andati via e hanno formato il gruppo di MDP. È pacifico che dentro al gruppo del Partito Democratico - tant'è che si sono svolti un dibattito e una votazione - non c'era una maggioranza favorevole a questa impostazione. Questo vuol dire che io non dovevo andare avanti insieme ad altri su questa iniziativa? Noi siamo andati avanti perché abbiamo provato a fare in modo che dentro al Partito Democratico si assumesse una decisione diversa - e lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - da quella che abbiamo preso.

Ora, però, vorrei chiarire: io sto votando secondo le indicazioni del gruppo per la semplice ragione, caro collega Ferraresi, che io so che voi non siete abituati a che cos'è la vita democratica dentro una comunità e voi cambiate idea soltanto quando ve lo ordina qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io mi sono rimesso alla volontà che democraticamente - a maggioranza - ha preso la comunità rispetto alla quale mi onoro di appartenere. Ripeto: è un modo di chiamarmi dentro a un errore politico e metodologico che non condivido, ma finché starò dentro a una comunità democratica che a maggioranza democraticamente decide io mi rimetto a quello; diversamente ognuno fa come gli pare e i risultati non mi pare che la storia di questo Parlamento dimostra che siano molto diversi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Io rimango sempre un po' stupito, quasi sospettoso, quando accade - ed è la seconda volta in pochi giorni - che dai banchi di MDP si invochi la presenza dei liberali e del pensiero liberale, ma proverò a farci l'abitudine. Li ritrovo invece esattamente, come dire, nella cifra all'interno della quale è lecito attenderli, quando denunciano - uso le parole del collega Zaccagnini - l'ingerenza del Vaticano. Ora, io non so se su questa vicenda ci sia stata un'ingerenza del Vaticano o meno, non mi stupisco e non mi scandalizzo, perché non sarebbe la prima e non sarà l'ultima volta e parlo da ultralaico, all'interno di un gruppo in cui le sensibilità sono anche difformi, molto difformi dalla mia su questo tema. E devo dire che piacerebbe anche a me che, in ogni ambito della vita pubblica, l'Italia adulta e matura sapesse riconoscersi nel sacro principio della laicità dello Stato.

Mi piacerebbe però, per la credibilità di tutti, che contro le ingerenze del Vaticano si decidesse di risolversi anche quando, per esempio, dall'altra parte del Tevere si cerca di ingerire sulla modifica di norme che attengono esclusivamente il diritto dello Stato italiano di stabilire quali siano i cittadini dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, la larga diffusione dell'uso della cannabis tra i ragazzi e non solo dimostra che le misure proibizioniste hanno chiaramente fallito nel loro intento. Gli studi che sono stati fatti dimostrano che, invece, dove c'è stata una legalizzazione per uso personale, dove si consente l'autoproduzione per uso personale, invece, c'è stata addirittura, dopo un primo piccolo aumento iniziale, a lungo termine una diminuzione delle persone che fanno uso di cannabis. Allora, quello che mi chiedo io è: che cosa state difendendo, evitando di approvare almeno la fase di autoproduzione ad uso personale? Di fatto, state facendo un enorme regalo alla criminalità organizzata, perché sapete difendendo un mercato della criminalità organizzata di miliardi di euro: immagino che ve ne saranno grati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Presidente, non entro nel merito della discussione, che è sulla bontà assoluta del testo che andiamo ad approvare, sulla bontà relativa o sul fatto che sia stato un errore non andare in una direzione diversa.

Per quello che posso dire in questo momento - è una cosa che mi preme dire, perché ho ascoltato interventi assolutamente interessanti, ma per qualche aspetto curiosi, un po' surreali e che mi hanno portato a tempi antichi - voglio solo precisare che, per quello che riguarda la ingerenza di Stati esteri, come il Vaticano, come Presidente di Commissione e credo anche a nome della presidente Ferranti, dell'altra Commissione, non mi risulta che in nessuna fase di questo lavoro che ve ne sia stata alcuna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente, io non so se qualcuno, per esempio l'onorevole Zaccagnini, immagini che nei giorni scorsi o nei mesi scorsi ci sia stata una telefonata all'onorevole Bazoli piuttosto che all'onorevole Miotto, da parte del Cardinale Segretario di Stato, per dir loro come dovevano comportarsi da questo punto di vista, per quanto riguarda questa legge. Credo però che il tema da essi sollevato - l'onorevole Zaccagnini e l'onorevole Corsaro - sia un tema indubbiamente profondo e che meriti una sottolineatura. Come si forma la cultura di un popolo? La cultura di un popolo si forma attorno alla sua storia, alle sue vicende sociali, alle sue passioni politiche, si forma certamente anche rispetto al sentire di una comunità di fede che è presente all'interno del Paese. Ebbene, questa cultura certamente ha prodotto ed influito anche sul sentire comune di un popolo rispetto a queste tematiche e io credo che sia stato un punto non di arretratezza, ma sia stato un punto alto della nostra civiltà, su questo come su altri temi. Se ne facciano una ragione sia l'onorevole Corsaro che l'onorevole Zaccagnini, noi ne siamo fieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Signor Presidente…

PRESIDENTE. Allora colleghi, per favore!

GIUSEPPE CIVATI. C'è una forma di sostegno all'intervento di Gigli.

Io che sono un po' più laico, invece, non penso che nessuno qui voti perché glielo ha detto il Vaticano, né in una direzione né nell'altra, e rispetto la discussione che c'è stata in altri gruppi, che a maggioranza hanno preso una decisione.

Io penso però, molto laicamente, che sia il momento della verità: dopo due anni abbondanti di tavole rotonde, dibattiti, campagne attraverso l'Italia, parole spese sui media, ciascuno si assume la propria responsabilità, a titolo individuale e di gruppo.

Ci sono dei gruppi anche che sono interamente favorevoli alla legalizzazione della cannabis e io sono felice di appartenere a uno di questi.

Lo dico perché questa è una grande occasione, sarebbe una grande occasione per il Paese, che è anche il Paese - lo dico con mestizia - delle mafie, è il Paese delle opacità, della corruzione, di queste zone d'ombra che attraversano anche le nostre città, che arrivano a contatto anche con i nostri ragazzi.

Questa è una norma insomma sulla quale insistiamo e che farebbe fare un passo avanti al nostro Paese, che darebbe alla nostra democrazia più qualità, che darebbe anche - fatemelo dire - tante risorse alla sanità, alla prevenzione, in direzione di un consumo più consapevole.

Lo ricordo perché di questo stiamo trattando.

Gli elettori poi valuteranno da casa, attraverso la TV, lo streaming come abbiamo votato, però questa non è una battaglia piccola, riguarda miliardi di euro, le stime arrivano fino a 5, riguarda 5 milioni di consumatori, che forse sono un po' stanchi dell'ipocrisia di questo o di quel gruppo, senza tirare in ballo le cose ultime, senza tirare in ballo oltretevere, senza fare strane speculazioni: si vota come la si pensa.

Noi votiamo a favore di questa proposta emendativa e avremmo votato a favore di un testo come quello che abbiamo sottoscritto, siamo fatti così (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi se intanto riusciamo a sospendere il Comitato dei nove itinerante: per favore, onorevole Pini! Onorevole Pini! Onorevole Pini! Prego.

FILIPPO FOSSATI. Soltanto per dire, Presidente, che è molto chiaro, in effetti, quello che ha detto l'onorevole Giachetti, e cioè che c'è un problema e non si tratta del tradimento di un impegno da parte del PD, ma si tratta di una battaglia, che a quanto pare ha avuto un esito non fantastico, di chi - e sono tanti, dentro il PD - sosteneva le ragioni del progetto di legge.

Questo noi lo sappiamo oggi in Aula, fosse stato accompagnato da un dibattito pubblico avremmo capito meglio e ci sarebbe forse stato modo di ottenere dei risultati di libertà.

Anch'io amo le regole democratiche e devo dire una cosa: se il mio gruppo avesse avuto su questo tema un'opinione diversa da quella che abbiamo tentato di costruire, io avrei seguito forse le indicazioni, ma prima avrei fatto uno sciopero della fame fino a quando questa opinione non fosse cambiata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente, solo per dire che davvero io provo disprezzo politico per la posizione che il Partito Democratico ha deciso di prendere su questo tema, ma provo ancora più disprezzo per coloro che, all'interno del Partito Democratico, la pensano diversamente e accettano supinamente la decisione presa dal loro partito, perché è chiaro che chi sta prendendo questa decisione sta favorendo la criminalità organizzata, l'abbiamo detto in tanti, è un dato di fatto.

Si parla di tantissimi soldi, circa 7 miliardi di euro, che potrebbero essere tolti dalle mani della criminalità organizzata, non sono spiccioli e si parla di un cambiamento culturale epocale, di una vera e propria rivoluzione che si sceglie di non fare.

Allora, io vi lancio una sfida, che sono certo che non sarà colta da parte vostra…

PRESIDENTE. Grazie.

GIUSEPPE BRESCIA. Un secondo, un minuto è troppo poco per esprimersi su un concetto così importante: la sfida è quella di…

PRESIDENTE. Però mi spiace, collega Brescia, lei un minuto ha.

GIUSEPPE BRESCIA. …lasciare da parte per un attimo le indicazioni di voto del partito e di contarci in quest'Aula, perché sono certo che, se ci contiamo, siamo di più, siamo molti di più; sono molte di più le persone che vogliono una legalizzazione della cannabis, che vogliono una rivoluzione in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà, per un minuto.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Vorrei fare presente all'Aula che, tra i firmatari delle proposte di legge che sono state raggruppate in questo testo e che ha firmato anche il testo originale, quello che è stato teoricamente concordato nell'intergruppo, c'era anche il deputato Migliore, che oggi, però, sedendo dalla parte del Governo, come ha già fatto per altre ragioni - ad esempio, su leggi elettorali, piuttosto che riforme costituzionali - decide che, per una questione di cadrega e di poltrona… le sue firme, peraltro, rimangono all'interno dei testi, e rimane seduto comodamente lì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non riesce nemmeno a cercare di giustificare la posizione del Governo, nonostante lei abbia messo la firma. Lei è veramente sempre più penoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ecco, poi al di là del giudizio politico, comunque è bene mantenere un minimo di rispetto, anche all'interno di quest'Assemblea (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per favore! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente, un minuto per dire che probabilmente mi rivolgo a lei e non ad altri. Forse non si è capita l'essenza di questa norma. Non stiamo parlando di droga. Stiamo parlando di uno strumento per vivere meglio, per chi ha un disagio e chi ha un dolore, una fisicità, un problema che non gli permette di trovare altre soluzioni. Se voi volete strumentalizzare, lo potete fare. Io sono per la liberalizzazione, ma questa è un'altra cosa. Parliamo della cura. E se continuate a fare questo, vuol dire che ancora una volta cercate solo di darci una colpa, che non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Attraverso lei e col sorriso, vorrei rivolgere un appello all'onorevole Giachetti - e personalmente mi sta anche simpatico - perché prima ha parlato in termini ingegneristici di merito, metodo e, io aggiungerei, anche umano.

Allora, metodo. Lui ha detto che noi votiamo perché riceviamo - boh - qualcosa da qualcuno, che io non lo so, non lo conosco questo qualcuno, non ho mai votato perché qualcuno mi ha detto di votare. Comunque.

Merito. Ragazzi, più di così, come si può essere contrari?

Umano. Solo per chi è affetto da epilessia, l'epilessia magari ne può trarre giovamento. Io, ad esempio, sono svenuto qui dietro, Presidente. Sono svenuto qui dietro, perché poi io ho delle “pare” mentali. Se avessi fatto uso di cannabis terapeutico, non cannabis normale - perché io non posso fumare -, ma cannabis terapeutico, magari non sarei svenuto, non avrei perso coscienza. Quindi, Presidente, attraverso lei, chiedo ai parlamentari del PD, per questi tre motivi - merito, metodo e umano - di votarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io sento parlare molto della criminalità organizzata. Io vorrei dire che se non trovano da investire nella cannabis, lo trovano da un'altra parte. Non è questo il problema, cioè non è tutelarci dalla criminalità organizzata. Il problema è un altro: è che il proibizionismo ha sempre favorito il peggio, non il meglio. C'è la libertà dell'uomo, che si deve anche esprimere in queste cose. Ci saranno 10 o 15 milioni di italiani che fumano. Io non ho mai fumato, voglio precisare. Perché ci si ostina a impedire una cosa, che è nelle cose e che garantirebbe quantomeno l'utilizzo di roba di qualità, non di quello schifo che gli danno quelli che sono fuorilegge? Quindi, un momentino di intelligenza e di società liberale dovrebbe suggerire di farla finita con questa buffonata, Papa o non Papa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Vorrei rispondere tranquillamente alla collega Argentin: non cerchiamo di fare comunicazione su questo tema o propaganda.

Quando ci siamo incontrati per la prima volta - ero presente anche io -, il mio collega Ferraresi al collega Giachetti disse quel giorno, quando si stava formando l'inter-gruppo: ma lo avete chiesto al vostro capo, prima di presentare una proposta del genere? Infatti, noi non abbiamo voglia di perdere tempo: parlare di legalizzazione totale, per poi, dopo tre anni, arrivare in Aula con una proposta striminzita, che parla solo ed esclusivamente di terapeutica. Quindi, guardi collega, propaganda il MoVimento 5 Stelle non ne sta facendo. Ci teniamo a questo tema, sappiamo quanto è importante per molti malati, ma anche per molti cittadini. E sappiamo che possiamo levare 10 miliardi alle mafie e darle a questo Stato, per poter produrre qualcosa di importante per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

PAOLO BERNINI. Grazie Presidente. Con il testo vecchio, non con questo schifo di legge... Con questo schifo di legge, se io vengo trovato con sei o sette piantine in casa, vengo subito arrestato. Mentre se dei ragazzi uccidono un cane, gli spaccano la testa, poi fanno il video e lo mettono su Facebook, ovviamente non vengono arrestati, ma ci saranno i lavori socialmente utili. Quindi, vi rendete conto del paradosso della legge italiana? Se io mi coltivo una piantina, per fumarmi il suo fiore, vengo arrestato. Se uccido un animale, no: lavori socialmente utili. Questa è l'ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.01 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e parere favorevole del relatore di minoranza

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Siamo all'articolo premissivo 01.010 Cristian Iannuzzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. io sento il bisogno di intervenire in questo momento, su quest'emendamento, perché ho seguito, assieme ai colleghi delle Commissioni giustizia e affari sociali, l'iter di questo provvedimento. Voglio innanzitutto ringraziare coloro che, con la raccolta di firme e con proposte di legge anche individuali, hanno stimolato il Parlamento a occuparsi di questo problema, perché è un problema maturo nel Paese. I colleghi, che hanno posto all'attenzione della Camera questo problema, avrebbero voluto una legge che legalizzasse il consumo di cannabis, non solo per uso terapeutico. E credo che, alla base di quello, ci fosse una genuina volontà di combattere il crimine, combattere le organizzazioni criminali, che stanno dietro lo spaccio di sostanze stupefacenti. Io non ho firmato quelle richieste, perché, secondo me, mancava in queste richieste una premessa importante, quella cioè di dire che, comunque, si è contro la cultura dello sballo, sia lo sballo causato da sostanze psicotrope o stupefacenti, sia lo sballo causato dall'alcol del sabato sera. E purtroppo, non soltanto del sabato sera.

Ma, a parte questo aspetto, nel dibattito che abbiamo fatto nelle Commissioni, ci siamo accorti che un tema come quello, che magari è maturo nel Paese, ma non era ancora maturo in Parlamento…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Per favore, collega Bianconi, riusciamo ad avere un clima decente (Commenti del deputato Bianconi)? Non mi interessa, onorevole Bianconi, stia buono, per favore. Prego.

WALTER VERINI. Lo ricordavano anche altri deputati poco fa: è un tema che attraversa i gruppi, che divide i gruppi, legittimamente. Allora, ci siamo chiesti un po' tutti: visto che su una parte di questo problema - quello, cioè, della disciplina, dell'uso a fini terapeutici, a fini medicali della cannabis - ci può essere un consenso vasto e visto che questa parte rappresenta non soltanto un passo in avanti, che era, comunque, inserito e contemplato nelle proposte di legge, ma, soprattutto, rappresenta una risposta per tanti malati, per tante persone che da questo tipo di uso della sostanza cannabis traggono benefici, io penso che sarebbe stato veramente non solo sbagliato, ma egoistico e irresponsabile, aver messo a repentaglio anche questa parte pretendendo di discutere il tutto, con il rischio di divisioni e risicate approvazioni in quest'Aula e con la certezza di un cammino assolutamente impossibilitato a conoscere un esito al Senato.

Allora, il buonsenso è quello che ci ha guidato, quello, cioè, di dire: bene aver discusso di questo tema in generale, bene aver raggiunto una sintesi importante sull'uso terapeutico della cannabis, e io credo che sarà la prossima legislatura, saranno gli anni futuri a dirci se questo Parlamento vorrà cambiare e ampliare questo provvedimento. Insomma, io penso che non solo il riformismo, ma anche il buonsenso consti nel per fare dei passi in avanti nella direzione giusta. Lo dico senza particolari polemiche, perché su un tema come questo è difficile polemizzare, avendo letto anche l'altro ieri la lettera della madre di una ragazza a cui è impedito di usare la cannabis a fini terapeutici, ad una ragazza che sta molto male.

Noi provammo, anche con voi, a fare un accordo su tutto o niente: era l'accordo sulle unioni civili. Io, personalmente, non ero d'accordo sulla stepchild adoption, la ritenevo, dal mio punto di vista, sbagliata, ma se avessimo seguito voi, noi oggi non avremmo neppure le unioni civili. Allora io penso che questo Parlamento possa votare…

PRESIDENTE. Rivolgiamoci alla Presidenza.

WALTER VERINI. …questi provvedimenti con la coscienza di fare la cosa giusta. Per molti non tutto quello che sarebbe necessario, ma, certamente, è una cosa che va nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Per suo tramite, vorrei dire che la cultura dello sballo, come la chiama il collega Verini, colpisce ogni anno nel mondo milioni e milioni di cittadini che muoiano per alcol e tabacco, ma nessuno qua dentro si è azzardato a fare un emendamento contro l'uso di alcol e contro l'uso di tabacco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la differenza, caro collega Verini: la cannabis non ha un morto certificato per la sua overdose o per il suo utilizzo; non c'è un morto certificato per cannabis, ma ce ne sono milioni per alcol e per tabacco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, perché lei non ha fatto un emendamento contro l'uso di alcolici e di tabacco?

Se tanto teneva a questa prevenzione, a cui anch'io prima ho fatto cenno, poteva farlo: nella proposta Giachetti c'erano dei fondi destinati proprio alla prevenzione, all'informazione. Potevamo aumentarli? Assolutamente sì, perché i soldi ci sono, sono miliardi. Allora, potevamo utilizzarli proprio per questo, ma nessuna proposta in merito è stata avanzata su questo punto: solo la distruzione di una proposta di legge che, ricordo, era nata con questo testo.

Ricordo anche che se si voleva intervenire prontamente e anche più velocemente, perché ci abbiamo messo quattro anni per arrivare a questo testo, poteva farlo semplicemente, caro collega Verini, tramite lei, Presidente, il vostro Ministro Lorenzin che, se si svegliasse domani, potrebbe, con un decretino ad hoc del suo Ministero, sancire la totale fine delle discriminazioni che subiscono i malati che non possono accedere alla cannabis ad uso terapeutico nel Paese, con diversità da regione a regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questi sono i fatti, tutto il resto sono giustificazioni, che vanno bene, caro collega Giachetti, quando c'è da votare la mozione contro il Porcellum, ma si vede che non bastano quando c'è da votare la legalizzazione della cannabis(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Il Portogallo, come dicevo poc'anzi nell'intervento precedente, ha depenalizzato l'utilizzo di tutte le sostanze denominate droghe. È questa la via, perché i risultati parlano chiaro: il consumo è diminuito, in Portogallo, di tutte le sostanze. Cosa vogliamo noi, raggiungere l'obiettivo della riduzione del danno o vogliamo continuare sulla strada, perseverare sulla strada della persecuzione, del mancato incameramento delle risorse, dei miliardi che verrebbero in tasse allo Stato italiano? Ma vogliamo, soprattutto, continuare a lasciare che i nostri figli, studenti, liceali, universitari, continuino a fumare sostanze di scarsa qualità e, quelle sì, nocive, a volte anche mischiate, tagliate come si dice in gergo, con altre sostanze pericolose, come la lana di vetro, a volte?

Quello che diceva il collega che siede lì fra i banchi di Fratelli d'Italia, ma che ora è andato via, come si chiama? Bianconi, grazie. Il collega Bianconi ha detto una cosa che è profondamente vera: la qualità della merce ad oggi, nonostante sia migliorata, è pessima, è scarsa, è pericolosa. Noi dobbiamo garantire, come se fosse un qualsiasi prodotto agroalimentare, una certificazione di qualità, come si fa in Svizzera, come si fa in Olanda, come si fa oggi negli Stati Uniti, dove si è aperto un mercato fiorente: guardate l'Oregon, guardate la California quanti soldi incamerano. È spaventoso pensare, invece, a come la nostra classe dirigente, la classe dirigente di questo Paese ha gli occhi foderati di prosciutto.

Ma, soprattutto, la questione principale. Il collega Verini diceva: siamo contro la cultura dello sballo. Chi non lo è? Sono anni che sosteniamo la riduzione del danno, “no” all'abuso, “sì” all'utilizzo consapevole. Un anno fa, mi hanno chiamato dei ragazzi di Roma, di un liceo: mi hanno chiamato loro, mi hanno chiesto di intervenire, proprio perché ho portato avanti la legge sulla canapa industriale, di fare un'assemblea di istituto con loro sulla canapa in generale, sulla canapa e sulla cannabis. Voi sapete quanto al liceo sia quello il momento in cui ci si approccia a questa sostanza, a questa pianta: ebbene, io ho trovato una grande apertura, ma, soprattutto, ho impostato l'intervento sul “no” all'abuso e sulla riduzione del danno. È importante evitare assolutamente qualsiasi sostanza di tipo sintetico, che dà elevata dipendenza: cocaina, in particolare, ecstasy e derivati e anfetamine. Quelle sostanze sono veramente pericolose, ma altre sostanze sono state perseguite perché piante medicinali: la cannabis è una pianta medicinale e anche l'uso ricreativo non porta dipendenza, ma, soprattutto, non porta danni. È per questo che, con questi emendamenti, chiediamo la legalizzazione, affinché il prodotto in commercio sia di qualità. Questa è riduzione del danno. Inoltre, tutte le risorse, come ha detto il collega Ferraresi, verrebbero destinate all'implementazione delle campagne di informazione per la riduzione del danno, è ovvio e consequenziale. Ma il silenzio dei membri del Partito Democratico parla chiaro oggi. Fa piacere sentire dal collega Giachetti, dell'Intergruppo parlamentare…

PRESIDENTE. Concluda, collega Zaccagnini, il tempo è finito.

ADRIANO ZACCAGNINI. Concludo velocissimamente, Presidente. Interverrò successivamente sulle considerazioni di altri colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, solo per dire, tramite lei, al collega Verini, che se vogliamo fare un dibattito serio, non tiriamo fuori la cultura dello sballo, però, perché nella proposta iniziale, la nostra, quella condivisa, nessuno ha parlato di sballo: si parla di consumo, non di sballo. Ciò perché, sennò, dovremmo, come diceva bene il mio collega Ferraresi, eliminare anche l'alcol, perché l'alcol in alcuni casi diventa sballo. Allora, vorrei chiedervi la differenza che c'è magari tra un bicchiere di vino di 12-13 gradi, o un bicchiere di grappa di 36-38 gradi, rispetto a una canna di marijuana, cioè vorrei capire da voi se avete mai capito, se avete mai ascoltato un medico o sentito qualcuno che vi ha potuto spiegare quale differenza in senso psicotropo ci può essere tra un bicchiere di grappa bevuto dal dottore - che non credo sia uno sballato - a fine giornata e una canna di marijuana. Qualcuno di voi lo sa? Perché se no questo dibattito, Presidente, diventa veramente sterile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Presidente, soltanto per chiarire, a chi può interessare, che io sono qua confinato, vicino all'uscio, in quanto membro del gruppo Misto: non appartengo a nessun altro gruppo. Sono presidente, segretario ed unico iscritto del PCL: partito cane libero. E come cane libero sono per la libertà: la gente, se vuol fumare, bisogna che la lasciate fumare, solo che, nel momento in cui poi si creano le confusioni, che non vengano a chiedere assistenza, perché la libertà è una libertà responsabile! Gli irresponsabili pagano. Non si può limitare la libertà ai responsabili perché esistono degli irresponsabili, questo è il punto della questione, non alto altro. Altro che per terapia, altro che soldi! Chi vuole fumare, fuma, chi si sente male, s'arrangia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

PAOLO BERNINI. Presidente, il collega che ha parlato di cultura dello sballo mi sa che non conosce molto bene i posti in cui lui dice che si va a fare sballo, perché lo sballo si fa con l'alcol. Se alcune persone si fumano una canna di marijuana in discoteca, non sono sballati, sono mezzo addormentati. Quindi, visto che siamo pieni d'alcol alla buvette, vada a farci un giro dentro e sequestri un po' di cultura dello sballo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.010 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.03 Daniele Farina.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Presidente, parlerò di questa proposta emendativa e anche della successiva, come elemento utile a mettere la palla a terra e a non divagare su questioni di senso comune, ma anche di poco senso. Dicevamo che le cose stanno cambiando, stanno cambiando nel mondo, e non casualmente stanno cambiando più velocemente in tutto il continente americano. Non è un problema legato alla libertà personali, purtroppo, è molto di più: c'è un problema di geopolitica e geoeconomia delle droghe.

Ovvero, il regime vigente, che per convenzione chiamiamo proibizionismo, ha dilatato a dismisura le organizzazioni, i cartelli del narcotraffico internazionale, al punto che ormai in alcuni Paesi si configurano come entità contro lo Stato o addirittura capaci di influenzarne le scelte politiche generali. Non faccio la cronaca, perché basta aprire un giornale. Ora, che la legislazione debba cambiare, va da sé, perché là, in quei Paesi, ma anche qua, in Italia, che cosa succede? Succede che lo Stato sta facendo da molti anni il lavoro per conto terzi. Ma a voi sembra normale che lo Stato si assume i costi e le organizzazioni criminali incassano i proventi? Perché questo sta accadendo, e negli ultimi vent'anni parliamo di decine, forse centinaia di miliardi di euro. Quindi, è anche legittimo il sospetto: se questo è il funzionamento industriale della vicenda delle droghe in questo Paese e della cannabis in questo Paese, comincio ad avere il fondato sospetto che non il bene comune, ma qualche interesse meno confessabile, sia il motore di tanta opposizione su alcune banali norme di legalizzazione. Tanto più che nella proposta originale noi abbiamo strutturato un doppio binario: lasciate ai cittadini la possibilità di coltivarsi un limitato numero di piante di cannabis, e non deve importare allo Stato tanto il perché, se per un uso terapeutico o un altro uso, perché la condotta ha un un'offensività minutissima; dall'altra parte, lo Stato si occupi di regolare la materia, assumendone gli oneri ma anche gli onori, anche dal punto fiscale, se questo è il tema.

Tanto più che noi abbiamo previsto - così chiudiamo un po' questa vicenda dello sballo, tutte queste robe, che sono più da bar che da Aula parlamentare - che il 5 per cento di quei proventi vengano destinati ogni anno al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Quindi, noi parleremmo di centinaia di milioni di euro ogni anno destinati alla prevenzione, all'informazione, alla riduzione del danno e del rischio, molto più dei 50 milioni che destiniamo al fondo per le vittime della ludopatia, del gioco d'azzardo! Forse è un modo per non inseguire i fatti di cronaca, cioè trovarci di fronte, ogni giorno, a quei cosiddetti casi che identificano la situazione sociale. Forse questo è un intervento utile alle giovani generazioni e al Paese intero, ma se vogliamo continuare a trattare questa vicenda come se non fosse un problema globale, da un lato, e un problema importante nei nostri quartieri, nelle nostre periferie, per la convivenza, per la sicurezza, continuiamo a fare questo tipo di lavoro che stiamo purtroppo, come mi sembra ogni tanto, intravedendo, piuttosto che inseguirci su cose che non hanno a che vedere con la reale natura della sostanza. La reale natura dei problemi, purtroppo, è che è qualcosa di molto più grande della legislazione di questo Paese, però questo Paese, con la sua legislazione, può influire anche lì.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, mai, come quando si discute e si votano alcuni provvedimenti, si riesce proprio a intravedere lo Stato attraverso cui siamo rimasti bloccati, attraverso dei legislatori proprio impauriti, fermi, che devono sentire lo spirito del tempo e appellarsi proprio al fatto che questo tempo è rimasto fermo. Cioè, sembra un sogno, uno di quei sogni in cui ti svegli e praticamente senti questo disagio, in cui hai tutti questi legislatori che non hanno capito che lo spirito del tempo in questo momento non è di continuare a spingere il turbo-liberismo sull'azzardo, come state continuando a fare, ma è semplicemente sbloccare un piccolo meccanismo, perché tutti quelli che continuano a votare e a pensare che i tempi non sono ancora maturi, fanno la figura di questa mamma preoccupata, di uno Stato, di cittadini che non riescono a liberarsi da questa cappa, da questa casta di persone che non ragionano, perché sono rimaste inchiodate a cinquant'anni fa. E quelli che si muovono e poi firmano delle proposte di legge per il divieto di pubblicità sono gli stessi che poi votano contro, quelli che poi dicono: nel mio partito, però, c'è la libertà di discutere, ma io non sapevo che sarei andato in minoranza e ho comunque utilizzato tutto il mio tempo da parlamentare per perdere una battaglia interna. Ecco, siete questa mamma preoccupata, un po' incapace, che non è in grado di capire che cosa sta succedendo nello Stato e nella famiglia con i loro figli, che cosa fa veramente male, perché io in questo momento potrei grattare venti gratta e vinci, mentre sto parlando con lei, Presidente, ma non lo fa nessuno, perché è moralmente non corretto farlo, e allora non si vendono i gratta e vinci al bar della buvette, perché non ci sono le slot, ma è un caso, è solo questa sensibilità di questa mamma un po' preoccupata. E allora continuate con questo sogno, il vostro sogno di un'Italia ferma che non avanza, grazie al fatto che state facendo la muffa anche sulle cose semplici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI. Grazie, Presidente. Ne approfitto, su questo emendamento, perché sono stata citata e vorrei rassicurare su tre punti. Il primo è che questa battaglia io l'ho fatta anche quando c'erano altri segretari alla guida del Partito Democratico e non era nemmeno pensabile fare questa discussione e la continuerò a fare anche dopo, perché credo che questa battaglia sia giusta e continuerò a farla.

Quando ci fu l'intergruppo sulla legalizzazione, le prime volte, quello a cui alcuni di voi hanno partecipato, vi ricorderete sicuramente, perché siete stati molto attenti al dibattito, che ci fu l'obiezione, da parte dei malati, che ci dissero: attenzione a metterle insieme, perché c'è il rischio che, se le mettiamo insieme, quella terapeutica e quella cosiddetta ricreativa, saltino entrambe. E noi, invece, decidemmo insieme di andare avanti mettendo insieme entrambe. Io, personalmente, continuo e sono assolutamente a favore non della liberalizzazione, ma della legalizzazione e del monopolio di Stato. Non sono la prima e lo continuerò ad essere e continuerò a battagliare perché questa sia, poi, dopo, la posizione nel mio partito.

Sono abituata alla battaglia politica e sono abituata a perderla, però, quando abbiamo portato la legge in Commissione, dentro quella legge abbiamo messo tutto e il contrario di tutto, proprio per tenere l'accordo tra tutti i gruppi, perché, onorevole Ferraresi, la proposta di legge, l'intergruppo, non è stata firmata da centinaia, ahimè, purtroppo, di deputati, ma da novanta deputati: centotredici - se consideriamo anche i senatori - su seicentotrenta componenti di questa Camera. E dentro alla legge c'era il monopolio di Stato, c'era la cannabis terapeutica, c'era la liberalizzazione, c'era, onorevole Bernini, la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, per cui, purtroppo per lei, la informo, anche se fossero sei piante, non andrebbe bene comunque perché il massimo erano quattro piante, tant'è vero che il MoVimento 5 Stelle non è a favore del monopolio, è a favore della liberalizzazione, quindi che ognuno si passa coltivare quattro piante in casa. Per cui anche tutto il rilancio delle attività produttive e agricole sarebbe, diciamo, a livello amatoriale. Ma io sono contenta che voi state venuti sulle nostre posizioni, sono convinta che nella prossima legislatura porterete, come MoVimento 5 Stelle, questi come vostri cavalli di battaglia e insieme potremo fare tante battaglie.

Detto questo, e chiudo, io ho tentennato fino alla fine; fino a quando il Presidente Giachetti non è intervenuto nel gruppo per chiederci di andare avanti sulla terapeutica, non sono stata convinta, perché sembrava che ci fosse l'accordo tra i due gruppi. Ora io non so se voi conoscete, ma immagino di sì, la favola del lupo che si traveste da agnello; purtroppo, non avendo la maggioranza governativa, perché era una iniziativa di stampo parlamentare, io ho partecipato per due anni al tavolo sulle unioni civili e mi ricordo il messaggino che arrivò quella sera a un senatore da parte di qualcuno che adesso è candidato più in alto e che gli disse: salta tutto sulle unioni civili; mi ricordo quando sullo ius soli c'era una posizione e adesso, invece, la posizione è quella di farlo saltare; e mi ricordo anche quando in quest'Aula abbiamo lavorato e votato alacremente, grazie al lavoro del MoVimento 5 Stelle in Commissione sulle Dat e poi la fine che hanno fatto, il giorno dopo, sul blog di Grillo, quelle cose.

E quindi, per evitare che i malati venissero messi in mezzo a questa situazione di scontro politico interno tra partiti - veramente devo dire basso, basso e svilente - io vi auguro di non avere mai, come sta accadendo in questo periodo, qualcuno che conoscete e a cui volete bene che ha bisogno della cannabis terapeutica per stare meglio; a quel punto forse riuscireste a capire la sofferenza con cui, però, si dice a un certo punto: basta, portiamo a casa prima di tutto il diritto dei malati di essere curati in modo decente, dalla Val d'Aosta alla Calabria, e cerchiamo di portare avanti la battaglia su questo tema - che è la nostra battaglia e che continuerà ad essere la mia battaglia e spero un giorno di tutto il Partito Democratico - avanti negli anni.

Questo è il motivo per cui in questo momento sto votando, a malincuore, ma convintamente contro questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto sottoscrivere questo emendamento, il prossimo e tutti i successivi a nome Fossati e Murer.

Presidente, alcuni esponenti del Partito Democratico hanno voluto esprimere la propria opinione e giustificarsi per i propri voti contrari. Io non voglio entrare in polemiche personali, proprio perché ho cercato di bonificare qualsiasi portato di grillismo in me in questi anni. Però c'è una cosa che mi rimane, comunque, da proporre loro: la questione della democrazia interna, che Giachetti richiamava come differenza rispetto al MoVimento 5 Stelle.

Beh, io credo che ci sia un po' più di democrazia formale, quantomeno formale, all'interno del Partito Democratico rispetto a quella del MoVimento 5 Stelle, però forse è il momento di far esprimere la vostra base, caro Partito Democratico...

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Zaccagnini.

ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, tramite lei, io propongo di adottare, quanto meno per queste tematiche, dei referendum consultivi, far esprimere la propria base, i propri iscritti, perché sono convinto - e mi ci gioco qualsiasi cosa - che la base del Partito Democratico è favorevole alla legalizzazione e voi non la state rappresentando. E lo sapete bene che non rappresentate più le istanze, le tante istanze dei vostri iscritti, padri di famiglia e madri, che probabilmente hanno fumato e che hanno i figli che fumano o che, comunque, hanno un approccio liberale e che ritengono che la legalizzazione, oramai, sia nelle cose, sia nella società, è già realtà.

Gli italiani, tra l'altro, sono grandi consumatori, statisticamente, in Europa e la politica dovrebbe soltanto fare il proprio lavoro: recepire la società, recepire quello che è già nelle cose; tante volte la politica, poi, snatura la società, la regolarizza in maniera difforme e distorta. Bene, qui c'è addirittura il rimosso: rimuoviamo il riconoscimento di quello che è già nelle cose da decenni.

E quindi io ritengo che oggi ci sia molta ipocrisia nei deputati del Partito Democratico che intervengono; anche l'intervento della collega Pini, giustificatorio, è soprattutto una previsione: quella di lottare, nelle prossime legislature, per battaglie comuni; sì, sicuramente ci saremo, ma, lei si rende conto - tramite il Presidente, sempre, collega Pini - che alla prossima legislatura voi probabilmente appoggerete Berlusconi o un Governo di centrodestra e, quindi, la legalizzazione andrà, tanto per dirla tutta, in fumo?

Quindi, per piacere, basta con questa ipocrisia spicciola che deve controbattere al MoVimento 5 Stelle, in qualche maniera, per creare questo fittizio scontro di parte, quando parliamo di contenuti, quando parliamo di contenuti, e non c'è bisogno di creare fazioni artificialmente, perché in realtà l'obiettivo era comune, quello che ci eravamo proposti, lo avevamo sottoscritto, ci abbiamo messo la nostra faccia, la nostra firma e oggi, appunto, per delle questioni di democrazia interna e di disciplina di partito, non date seguito a quell'impegno. Presidente, quanto tempo ho ancora?

PRESIDENTE. Onorevole Palese, per favore. Onorevole Zaccagnini, mancano 35 secondi alla fine del suo intervento.

ADRIANO ZACCAGNINI. Allora, concludo dicendo, Presidente, che …

PRESIDENTE. Non è obbligato a usarli tutti (Applausi).

ADRIANO ZACCAGNINI. …sicuramente l'autoproduzione è…

PRESIDENTE. Colleghi, è semplicemente per dire che uno che ha facoltà di parlare per cinque minuti e non necessariamente deve parlare per tutti i cinque minuti sino alla fine. Questo vale per tutti. Prego.

ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, proprio perché comunque posso intervenire successivamente non c'è problema e concludo qui il mio intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Continuerò a restare sul merito, ma una piccola precisazione è dovuta, perché qui in Aula c'è chi non solo si sta giustificano, ma sta raccontando palle o balle.

Il MoVimento 5 Stelle ha sempre partecipato agli incontri dell'intergruppo sulla legalizzazione. Forse qualcun altro ha partecipato ai primi e poi non si è più visto. Non si è più visto in Commissione e c'è stato soltanto un intervento alla fine. Questo non è del MoVimento 5 Stelle, ma sono la collega Giuditta Pini e il collega Giachetti.

Mai è stata ribadita in Commissione la problematica dei malati che avevano sollevato il problema di eventuali scontri, anzi - anzi! - nessuno ha mai detto questa cosa. I malati hanno una necessità che può essere soddisfatta con un intervento a livello regionale e - ripeto - con un intervento ministeriale. Tutto il resto sono bugie e giustificazioni, che non si possono ascoltare, come non si può ascoltare che il MoVimento 5 Stelle è contrario a un intervento che riguardi a 360 gradi la legalizzazione. Voteremo favorevolmente su questo emendamento. Quindi, la collega Pini è sbugiardata di brutto!

In terzo luogo, non si può sentire che la politica si fa con i messaggini; la politica si fa sui voti e, se avessimo votato, sarebbero passate tante proposte…

PRESIDENTE. La ringrazio…

VITTORIO FERRARESI. …che non sono state messe in votazione. Aspettiamo ancora il testamento biologico, il conflitto d'interessi e le proposte sui vitalizi. Svegliatevi un po' qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Questo emendamento, che tende a istituire il monopolio della cannabis in capo allo Stato, è un assurdo proprio muovendo dagli assunti di chi lo propone, perché gli interventi che si sono succeduti da parte dei favorevoli hanno sostanzialmente voluto stigmatizzare - cito alcune parole, spero in modo quasi testuale -l'atteggiamento di chi vuole essere “la mamma previdente che si occupa delle modalità in cui cresce il figlio e che, quindi, vuole utilizzare il proprio ruolo pubblico per determinare le scelte private delle singole persone” contrapponendo, sembrerebbe, il favore verso la libertà di scelta.

Ora, siccome io sono un fervente sostenitore della libertà di scelta in tutto, nella scuola, nella formazione, nell'assistenza, nella sanità e financo nella previdenza - come staremmo meglio se ogni cittadino fosse messo in condizione di potere accantonare i propri contributi dove diavolo vuole lui, invece di metterli nelle casse dell'INPS, che non sarà mai in grado di restituirli - la libertà di scelta, cari signori - posto, come dicevo che io sono totalmente a favore della libertà di scelta - si accompagna con il senso di responsabilità.

Uno smette di essere tutelato dal genitore quando raggiunge la maggiore età, perché si suppone che in quel momento diventi responsabile delle proprie azioni. Allora, delle due l'una, e mi rivolgo ai colleghi che sono sostenitori della liberalizzazione indiscriminata: da una parte noi riteniamo - e posso addirittura essere d'accordo con voi - che ciascuno debba essere messo nella condizione di esercitare la propria libertà di scelta e, quindi, di utilizzare le sostanze stupefacenti perché decide di farne uso; ma dall'altra parte non può avvenire che lo Stato finga di smettere di essere la mamma per diventare il patrigno esattore.

Non esiste al mondo che voi chiediate la liberalizzazione delle sostanze stupefacenti per poi consentire allo Stato di farci i soldi mettendoci il proprio monopolio e impedendolo ai cittadini e ai privati che intendono farci dello sporco business, come c'è in quasi tutti i campi di assistenza che affliggono le casse nazionali dello Stato.

Per cui, da una parte volete il riconoscimento del monopolio della cannabis in capo allo Stato e, dall'altro, destinate le risorse finanziarie derivanti dall'attuazione del monopolio alla realizzazione di interventi formativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi. Cioè, voi state cercando di creare una popolazione di tossici sui quali poi fare il business di quelli che vanno a prendere i tossici per dirgli: “No, non dovresti farlo perché ti fa male”, e nel frattempo lo Stato prende i soldi.

Forse qualcuno che parla in quest'Aula sta già comportandosi come se questo provvedimento avesse già acquisito alcuni degli emendamenti che sono stati presentati, perché non posso pensare che, nella piena facoltà delle proprie capacità mentali, qualcuno possa pensare le cose che sono scritte nel provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.03 Daniele Farina, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.04 Andrea Maestri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. La ringrazio, signor Presidente. Onorevoli colleghi, io credo che questa avrebbe potuto essere la vera battaglia di legalità e di sicurezza di questa legislatura e avrebbe tolto dalle mani sporche delle mafie un mercato floridissimo e avrebbe reso sicuro il consumo da parte dei nostri dei nostri ragazzi. Tuttavia, non sarà così e non sarà così per colpa dell'ipocrisia di un partito di Governo che se ne lava le mani.

Ho sentito qualcuno parlare di liberalizzazione indiscriminata e di favorire la proliferazione dei tossici, ma questa è la realtà di oggi; oggi c'è un mercato gestito dalle mafie, c'è l'insicurezza dei ragazzi che si procurano la marijuana al buio dei parchi, venendo a contatto con la criminalità. Questo c'è già oggi!

Se avete a cuore la sicurezza dei vostri figli, se avete davvero a cuore la legalità, l'approccio che dovreste avere è quello, per esempio, del Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, che legge la realtà e sa che nella società canadese il 30 per cento dei giovani tra i 20 e i 24 anni fa uso di cannabis e, allora, si pone il problema di come limitare l'uso e di come renderlo sicuro. Per questo il Canada, dopo l'Uruguay, a partire dal luglio 2018 vedrà anch'esso la legalizzazione - legalizzazione! - della cannabis e in Canada la cannabis terapeutica è già legale dal 2001.

Quindi, anche su questo, onorevole Giuditta Pini, arriviamo ben in ritardo. Governate da quattro anni e mezzo e, se davvero vi fosse stato a cuore il tema della cannabis terapeutica, vi sareste mossi fin dall'inizio con tutti gli strumenti di cui una maggioranza parlamentare e un Governo possono dotarsi.

Oggi, ricorrere all'espediente dialettico, piuttosto odioso, di dire: “Salviamo almeno la cannabis terapeutica” davvero lascia basiti, perché questo è un discorso che solo gli ipocriti possono fare e chi non si assume la responsabilità e chi non apre gli occhi davanti ai mali che affliggono la nostra società e che rendono davvero insicuro e non legale l'uso delle droghe leggere da parte dei nostri ragazzi.

Mi dispiace, quindi. È un'occasione persa; persa per questo Parlamento senz'altro, ma persa per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.04 Andrea Maestri, su cui vi è parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Nel frattempo avverto che la componente del gruppo Misto-Direzione Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concede a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.02 Ferraresi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente, abbiamo sottoposto all'Aula precedentemente la proposta dell'Intergruppo per la legalizzazione, sulla quale appunto c'è stata anche un'intermediazione su alcuni punti che potevano andare meglio e alcuni punti sui quali, invece, non concordavamo in toto, ma ci siamo comunque adeguati, consapevoli del fatto che l'affrontare questa tematica a trecentosessanta gradi è sicuramente una prospettiva migliore che affrontarla pezzo per pezzo, perché se si vuole togliere totalmente o comunque all'80 per cento il mercato in mano alla criminalità organizzata, che non è solo quella di stampo mafioso, ma è la criminalità in generale, lo si deve fare con vari interventi dal mio punto di vista e quindi ben venga la coltivazione per uso personale, affiancata alla commercializzazione con il controllo dello Stato sul monopolio, ben venga un intervento che possa fare accedere i malati, senza discriminazioni, su tutto il territorio nazionale allo stesso modo, ben venga qualunque intervento, anche mediato, anche che poteva essere in parte non condiviso dal sottoscritto o dal MoVimento 5 Stelle, ma sul quale, ripeto, dovevamo discutere.

Abbiamo messo in votazione la proposta dell'Intergruppo ed è stata bocciata anche dagli stessi sottoscrittori.

Questa invece è una proposta iniziale del MoVimento 5 Stelle, che prevedeva la coltivazione per uso personale, che secondo noi è la base da cui partire, ma di certo non la fine, in modo indiscriminato e senza pregiudizio, quindi poteva benissimo essere modificata. Prevede la coltivazione per uso personale, una prescrizione medica e la detenzione di questo prodotto all'interno del proprio domicilio, individuato con una comunicazione, da farsi anche fuori, appunto, se c'è una prescrizione medica oltre i 5 grammi, e i cannabis social club sul modello spagnolo. Potevano anche non piacere, si poteva discutere cannabis social club sì, cannabis social club no, oppure cannabis social club con alcune modifiche. E c'era anche un intervento sulle sanzioni amministrative. Non dimentichiamo mai che anche il soggetto che non commercializza, non coltiva o non vende cannabis nel nostro Paese e semplicemente ne fa utilizzo, ha comunque una problematica soprattutto con queste sanzioni amministrative, che noi volevamo eliminare per quanto riguarda la cannabis.

Tutto questo ovviamente non è stato minimamente preso in considerazione; tra l'altro c'è una discriminazione palese sulle condotte di lieve entità: non dimentichiamoci mai che le condotte di lieve entità in questo momento, grazie ad un intervento del Governo in questa legislatura, sono altamente discriminatorie e addirittura inducono il soggetto ad avvicinarsi, questo sì veramente, verso le droghe pesanti e non quelle leggere; quindi creano oltretutto un danno, perché si mette una pena che in certi casi appunto è la stessa, sia che si stia parlando di cannabis sia che si stia parlando di altro.

Questo quindi è il nostro intervento, per non parlare di tutti quei soggetti che magari vengono fermati alla guida di autoveicoli e per il solo fatto di aver usufruito oppure di aver fumato una cannabis, viene loro ritirata la patente o finiscono addirittura peggio, anche quando questa non ha nessun influsso sullo stato di alterazione psicofisica, da cui poi deriva la sanzione stradale.

Quindi, da questo punto di vista ci sono tanti aspetti che dovevano essere affrontati e che noi abbiamo cercato di affrontare in questa legislatura.

Siamo addirittura riusciti ad intervenire sulla riforma del codice della strada, inserendo appunto che l'alterazione psicofisica dovuta all'assunzione di sostanze stupefacenti si dovesse verificare al momento della guida e non semplicemente con analisi, che lasciano il tempo che trovano. Avevamo fornito anche dei protocolli, con cui appunto gli operatori del settore potessero interfacciarsi per fare dei controlli sulla strada efficaci e scientificamente corretti. Tutto ciò è stato rigettato.

Questo lo stiamo facendo dal 2013 ahimè, quindi una maggiore attenzione avrebbe aiutato non solo il merito della proposta, ma anche il contorno, che tra l'altro danneggia migliaia di cittadini italiani e anche migliaia di malati, che hanno problemi alla guida semplicemente non perché si stanno fumando una canna, ma perché assumono un medicinale a base di Cannabis, che dallo Stato non è regolamentato in tal modo da garantire loro, certe volte ovviamente, di poter guidare, perché magari non dà nessuna alterazione sullo stato del conducente e quindi sulla sua guida. Tutto ciò ci sembra veramente surreale.

Con questa proposta noi proponiamo un altro pezzo della proposta per la legalizzazione e chiediamo che sia votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.02 Ferraresi, contrari Commissioni e Governo, favorevole il relatore di minoranza

  Dichiaro aperta la votazione.

  Giacché gli emendamenti segnalati sono già in fascicolo e la seduta è cominciata da un po', chi vuole intervenire non è che necessariamente deve alzare la mano mentre si apre la votazione: può farlo qualche secondo prima e tutto viene reso più agevole, grazie. Non è solo il suo caso, onorevole Baroni, mi rivolgo ora all'Assemblea nella sua interezza chiaramente.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento all'1.1 Rondini, contrarie le Commissioni, contrario il Governo, contrario anche il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.2 Fabrizio Di Stefano e 1.3 Giorgia Meloni, contrari Commissioni e Governo e contrario il relatore di minoranza

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Fossati.

C'è un invito al ritiro, lo poniamo lo stesso in votazione?

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento all'1.5 Fossati, contrari Commissioni e Governo, favorevole il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6. Sisto, su cui c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Forza Italia punta, non a stravolgere lo spirito della legge, ma semplicemente a migliorarne la capacità di incidenza, esclusivamente sui fattori di tipo terapeutico. Quando noi proponiamo di aggiungere la parola “parità” alla parola “equità”, sosteniamo che i farmaci debbano anche avere la loro somministrazione in un principio di parità di accesso agli stessi farmaci.

Sia ben chiaro, noi riteniamo questa legge superflua, perché come leggibile facilmente dalla scheda, per chi avesse l'occasione di leggerla, quando si affronta un provvedimento in Aula, anziché lanciarsi in digressioni assolutamente eterogenee rispetto allo spirito di questa legge, è già possibile utilizzare queste sostanze per fini terapeutici. Quindi, riteniamo comunque questo intervento superfluo. Ma lo riteniamo anche propedeutico a quelle aperture, che oggi abbiamo appreso essere in Aula il vero scopo di taluni interventi. Ecco perché Forza Italia mantiene un atteggiamento sostanzialmente silente, ma contrario a che si possa giungere a delle prospettive, che possano essere semplicemente un'occasione, per stravolgere princìpi di carattere terapeutico a favore - come ha dimostrato l'emendamento prima fortunosamente, ma globalmente bocciato dall'Aula - di condotte che possano violare categorie dell'antigiuridicità consolidate e che trovano, in una giurisprudenza assolutamente pacifica, una stigmatizzazione assoluta.

Il nostro atteggiamento, pertanto, sarà di miglioramento, ma di contrarietà a qualsivoglia avventura pericolosa verso aperture non condivise. Chiedo, pertanto, che sia votato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole al relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.9 Palmieri e 1.53 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Avverto che è stato chiesto al presidente del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista lo scrutinio segreto sugli emendamenti Mantero 1.50 - che è quello che affrontiamo adesso - e Ferraresi 1.16.

Tale richiesta può essere accolta sulla base di un giudizio di prevalenza, poiché le proposte emendative in oggetto, nel prevedere la non punibilità dalla coltivazione in forma personale e/o associata e dalla detenzione personale di cannabis, dettando altresì la conseguente disciplina di dettaglio, hanno l'effetto di sottrarre tali condotte dal novero di quelle punite penalmente, ai sensi dell' articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990.

Come tali esse, pertanto, incidono nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e 7 marzo 2002, sull'articolo 25 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 Mantero.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è il minimo sindacale, che darebbe senso all'approvazione e alla discussione che abbiamo fatto su questa proposta di legge, che sennò avrebbe potuto essere risolta, come hanno già avuto modo di dire i colleghi, con un semplice decreto ministeriale.

Con quest'emendamento noi andiamo a chiedere che, esclusivamente per l'uso terapeutico e, quindi, dietro una prescrizione medica e dietro una patologia che prevede l'uso di cannabis, per cui la cannabis….

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Mantero, mi perdoni un istante. Colleghi, allora, per favore! C'è un collega che sta facendo una dichiarazione di voto sugli emendamenti, lo mettiamo per favore nelle condizioni… Colleghi, per favore! Lo mettiamo nelle condizioni di intervenire o dobbiamo sospendere la seduta?

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Come dicevo, solo per pazienti, che hanno bisogno di cannabis esclusivamente per uso terapeutico. Quindi, dietro una prescrizione medica per una patologia che possa avere giovamenti dalla cannabis, consentiamo a questi pazienti - quindi esclusivamente per i malati - la possibilità di autoproduzione della cannabis, in questo emendamento, anche in forma associata. Quindi, non solo individuale in casa, ma anche in forma associata.

Questo emendamento è il minimo indispensabile e va nella direzione, auspicata anche dai colleghi prima, di andare incontro ai malati, che molto spesso non sono in grado di procurarsi i farmaci di cui hanno bisogno, per i costi troppo alti o semplicemente perché non c'è disponibilità nel mercato.

Sono sempre meno le farmacie che producono farmaci a base di cannabis, perché i guadagni che hanno sono sempre più bassi. C'è ora un prezzo calmierato, giustamente, dal Governo, che però riduce notevolmente i guadagni dei farmacisti e, quindi, molti farmacisti stanno rinunciando a produrre questi farmaci e i malati ci hanno più volte spiegato che è difficilissimo procurarseli.

Quindi, costringiamo, di fatto, i malati a rivolgersi al mercato nero, alla criminalità organizzata e ad andare ad alimentare, per curarsi, il mercato nero. Ma soprattutto li costringiamo a utilizzare delle sostanze pericolose, perché, come tutti sapete, la cannabis illegale e i prodotti derivati da cannabis venduti sul mercato nero sono spesso tagliati con sostanze come lacca o piombo, per renderle più belle e più lucide, con lana di vetro o lana di roccia, per aumentare i guadagni dalla criminalità organizzata, o addirittura con sostanze psicotrope, per aumentare l'effetto psicotropo. E queste sì che danno dipendenza, a differenza del THC, che non dà dipendenza. Quindi, costringiamo i malati a rivolgersi al mercato nero, ad utilizzare cannabis di bassa qualità, senza alcuna contezza della quantità di principi attivi all'interno della stessa.

Inoltre, sappiamo tutti che la cannabis è una pianta pulitrice. Viene spesso utilizzata nei siti inquinati - è utilizzata nella Terra dei fuochi - per bonificarli, proprio perché complessa i metalli pesanti. Quindi, se la cannabis viene coltivata con pessimi terreni di coltura o in zone illegali o in zone inquinate, accumula quegli inquinamenti, che poi i nostri malati dovranno subire.

Con l'autoproduzione, sia in forma singola che in forma associata, consentiamo ai malati di autoprodursi la loro cannabis, di risparmiare, di avere una cannabis di qualità, che loro possono monitorare nella produzione.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore18,45)

MATTEO MANTERO. Molti ci vengono a dire che però, così, non abbiamo idea di quale sia la quantità di tetraidrocannabinolo presente all'interno delle sostanze, perché non ci sono i metodi standardizzati che ci sono invece nell'Istituto farmaceutico militare di Firenze, ad esempio. Ma sicuramente, al massimo, la quantità di tetraidrocannabinolo sarà minore e mai superiore a quella della cannabis prodotta dallo stabilimento di Firenze. Soprattutto, se noi la consentiamo in forma associata, ci potranno essere delle tecniche di coltivazione più accurate, che potranno andare dietro le linee guida stabilite e usare sementi certificate dallo stabilimento di Firenze, ad esempio, in cui la quantità di tetraidrocannabinolo è chiara, e seguire le linee guida di coltivazione proposte dallo stabilimento; in questo modo possiamo garantire un altissimo livello di qualità della cannabis e la possibilità ai malati di avere cannabis terapeutica - ripeto, esclusivamente terapeutica - a buon mercato.

Non approvare questo emendamento vuol dire rendere insignificante la legge, che avremmo potuto risolvere con un decreto ministeriale, e privare moltissimi malati della possibilità di curarsi con questo farmaco, che ha veramente effetti importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Secondo me, al fatto di votare senza particolare rischiosità per l'integrità della Repubblica questo emendamento, ci si arriva anche partendo dalla coda: cioè, quando arriveremo all'articolo 6 - è il motivo per cui siamo stati rimbalzati alla Commissione bilancio di mese in mese, di settimana in settimana, di giorno in giorno - c'è un problema di adeguare la produzione nazionale o l'importazione della cannabis per uso terapeutico secondo il fabbisogno.

Quest'anno molti di voi, tanti di noi hanno ricevuto mail, lettere, denunce di pazienti che, pur avendone diritto, un diritto costituzionalmente garantito, sono di fatto da molti mesi nell'impossibilità di reperire sul mercato italiano quel farmaco.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI. (ore 18,50)

DANIELE FARINA. Questo accade sia nelle regioni - perché anche questa è una fantasia italiana - dove il farmaco ha la copertura del Servizio sanitario nazionale, sia in quelle regioni che non ce l'hanno, come la mia, la Lombardia, che non ha questo tipo di copertura.

Qualcuno dice perché sono state sottostimate le quote di importazione. Il Ministero risponde che, in realtà, è la ditta produttrice delle infiorescenze, di cui non facciamo il nome, ma che tutti sanno, che non è più in grado, sostanzialmente, di soddisfare il mercato internazionale e, quindi, le quote richieste all'Italia.

Fatto sta che quei 100 chili prodotti nazionalmente dallo stabilimento chimico-farmaceutico di Firenze sono stati assolutamente insufficienti; non entriamo, poi, in altro tipo di osservazioni che sono state fatte.

Questa copertura finanziaria serve ad aumentare a 300 chili per l'anno prossimo, con i tempi però di attuazione di questa vicenda, la produzione nazionale. Io credo che siano sottostimate anche queste cifre e che l'anno prossimo saremo da punto a capo.

Questo emendamento fa una cosa semplicissima: rende non punibili - stiamo parlando di uso terapeutico, esclusivamente di uso terapeutico - quei pazienti che dovessero coltivarsi da soli o in forma associata, come peraltro consente la Costituzione e, quindi, il codice civile, un numero limitato di piante per scopo di uso personale terapeutico. Sono quattro piante: credo che con qualche buon senso lo potevamo mettere anche nel testo unificato questo emendamento; era richiesto da molte parti politiche e da moltissime parti civili.

Qui viene chiesto il voto segreto: io avrei fatto anche a voto palese, confidando sul buonsenso dei colleghi. Non succede niente se votiamo questo emendamento: chi è contrario a questo provvedimento rimarrà contrario, chi è favorevole rimarrà favorevole, però io credo che facciamo un piccolo gesto di civiltà. Credo che lo facciamo nei confronti delle persone - sono molte centinaia, molte migliaia, anzi, saranno molte di più a mano a mano che la cultura medica del nostro Paese si adeguerà a ciò che l'evidenza scientifica propone -, è un piccolo gesto di civiltà verso la sofferenza.

Mi sembra di ricordare un lunghissimo dibattito che è stato anticipatore, che ha portato poi ai farmaci per le terapie del dolore. Penso che qualche collega se lo ricordi quel dibattito, che oggi sembra legato ad un passato antico, ma che, in realtà, è stato anche quello oggetto di una lunga discussione e di una conquista, io credo, di carattere civile.

Quindi, io penso che possiamo votare questo emendamento: è con il voto segreto, ma sarebbe lo stesso anche con il voto palese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ci sono delle norme che io non esito a definire callide e furbe, perché mi meraviglia che il MoVimento 5 Stelle proponga norme che creano sacche di illegalità. Questa norma è un trucco: chi vota sì su questa norma legalizza la cannabis, questa è la verità, perché si avrà voglia a dire che basta un certificato medico per poter - udite, udite - non avere la punibilità di coltivazione di cannabis anche in forma associata per uso medico personale e la detenzione dei prodotti da essa ottenuti in domicilio indicato, ma, soprattutto, non c'è punibilità per uso medico personale - basta un certificato medico qualsiasi - per chi detiene fuori dal luogo di coltivazione le sostanze di cui alla Tabella II dei limiti. Cioè, via libera a chi vuole liberalizzare le sostanze stupefacenti.

Io penso che bisogna essere più onesti quando si propongono degli emendamenti. Diciamolo: chi vota per questo emendamento legalizza formalmente e sostanzialmente l'uso della cannabis. È una scelta che ciascuno può fare. Forza Italia, l'ho già detto e lo ribadisco, ha due preoccupazioni: la prima è mantenere lo spirito di questa prospettiva, cioè uno spirito fortemente, rigorosamente, inevitabilmente terapeutico e, quindi, i nostri emendamenti propongono dei miglioramenti in questo senso. La seconda è quella di evitare che ci siano aperture come questa callidamente pericolose, criptiche, ipocrite da un certo punto di vista, che sotto l'egida della certificazione medica qualunquistica nascondano, in realtà, il via libera all'uso delle sostanze stupefacenti, qual è quello della cannabis.

Io penso che su questo si debba riflettere: è meglio dire espressamente che si vuole liberalizzare completamente, ma non utilizzare il finto strumento della terapia per raggiungere lo stesso risultato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Io credo che la franchezza nella proposizione degli emendamenti debba essere un must in quest'Aula e non si possa aggirare l'ostacolo utilizzando un linguaggio sbagliato per finalità che sono, ad oggi, clamorosamente illecite. Noi stiamo depenalizzando un fatto di reato o, comunque, soggetto a sanzione sulla scorta di una norma assolutamente ingannevole. E noi sulle norme che ingannano la gente, il Parlamento, i cittadini non ci stiamo: voteremo contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Grazie, Presidente. I malati fragili, complicati, quelli che possono avere efficacia nella cura con la cannabis chiedono un farmaco che curi, non una pianta da coltivare; i medici chiedono un farmaco da prescrivere, un farmaco efficace.

Uno degli obiettivi della legge, oltre l'equità nell'accesso che superi la situazione arlecchina tra le regioni, ha come obiettivo tutto il prodotto farmaceutico per il fabbisogno dei malati; un prodotto farmaceutico, quindi, un fitofarmaco - e le parole sono importanti -, un prodotto che sia al massimo livello di efficacia e di purezza: il THC affettuosamente, ma si chiama delta-9-tetraidrocannabinolo, indica la complessità della molecola e l'altro componente è il cannabinolo.

Il cannabinolo è sperimentato per la immunosoppressione. L'immunosoppressione in pazienti che siano già di per sé poco difesi ha un rischio elevato ed è per questo che bisogna essere particolarmente attenti al prodotto, non solo la genetica, ma anche la purezza da inquinanti; non solo la genetica, ma la costanza del titolo, cioè la percentuale del principio attivo all'interno del farmaco. Attenzione ai ragazzi, attenzione sempre ai ragazzi: anche negli Stati in cui è legalizzato l'uso della cannabis, l'attenzione ai ragazzi e la limitazione sugli adolescenti è altissima, perché i sensori, i recettori, alcuni recettori, del sistema nervoso centrale possono avere danno, cioè hanno più rischio, non necessariamente ce l'hanno, ma hanno più rischio, e tanto basta. Gli algologi, il mondo medico, il mondo della scienza salutano con attesa e con favore questa legge. Noi chiediamo un voto contrario su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, la dovizia di argomentazioni che ha portato l'onorevole Farina per cercare di minimizzare la portata di questo emendamento e tranquillizzarci tutti, rassicurarci tutti sulla sua natura, credo che non sia soltanto, come l'onorevole Sisto ha già egregiamente detto, il tentativo di introdurre surrettiziamente un cavallo di Troia che, dal punto di vista giuridico, finisca nei fatti per liberalizzare il sistema, ma credo che sia qualcosa di peggio, cioè il tentativo di strumentalizzare la sofferenza dei malati per proporre esattamente quello che l'onorevole Verini ha chiamato la cultura dello sballo, questo è il punto. Allora credo che dovremmo tutti maneggiare queste materie, che sono esplosive per i motivi che poc'anzi l'onorevole Amato ha giustamente richiamato, con la cura e la delicatezza che si dovrebbe avere per tutto ciò che ha a che fare con la salute della gente: non strumentalizzando i malati, ma anche rendendoci conto come di alcune di queste cose, almeno auspicabilmente, dal punto di vista sanitario, speriamo in futuro di non averne più bisogno. Faccio un esempio di natura storica. La belladonna era una foglia che veniva usata dal punto di vista medicinale, oggi non è più usata, da quando abbiamo a disposizione la digitale; nessuno si sognerebbe più di utilizzare la belladonna, ma per quali ragioni? Per evidenti ragioni che hanno a che fare con principi di assicurazione del contenuto del prodotto e dei dosaggi al quale esso deve essere somministrato da un punto di vista terapeutico. Da questo punto di vista, se noi potessimo disporre di sostanze per le quali sia stata accertata non solo l'efficacia - e anche su questo ci sarebbe qualcosa da dire a livello di documentazione scientifica - ma almeno, appunto, la composizione e le dosi, e potessimo somministrarle in una maniera che non ha nulla a che fare con l'accattivante della proposta ma ha a che fare con la pillola, magari amara, che tuttavia può essere necessaria per la salute del paziente, credo che avremmo fatto almeno un servizio di chiarezza, e avremmo evitato, voglio ripeterlo, di strumentalizzare la salute dei pazienti per ottenere finalità che certamente hanno anche una valenza culturale, ma hanno a che fare con una cultura che non mi appartiene, rispetto alla quale noi ci poniamo in una posizione decisamente diversa. Per questo, chiediamo di votare contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, mi dispiace non ci sia il presidente Sisto, vorrei però dargli l'informazione che tutto quello di cui lui parla accade, non è che non accade. Cioè, le droghe leggere sono libere, tutti coloro che intendono utilizzarle le utilizzano, sotto il velo dell'ipocrisia, del fatto che noi non ce ne occupiamo e non la regoliamo. Vorrei anche dire alla collega Amato, che ovviamente rispetto perché è una studiosa, è un medico ed è un'esperta della materia, di guardare a tutto raggio, però. Infatti, è vero che la stragrande parte dei medicinali derivati dalla cannabis sono cannabinoidi, ma ci sono anche molti malati, onorevole Amato - molti malati! -, che si sono autodenunciati - perché hanno avuto delle prescrizioni, perché utilizzano la marijuana che si coltivano a casa - perché porta sollievo alle loro sofferenze.

Quindi, non è che ci sono i malati di serie A e malati di serie B, dobbiamo porci il problema di tante persone che sono denunciate perché utilizzano la cannabis direttamente e non nelle medicine derivanti dalla cannabis per uso terapeutico. Esiste anche quello (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Presidente, anch'io concordo con l'onorevole Giachetti. Cioè, sembra una discussione un po' surreale, quella che stiamo vivendo: oggi migliaia di persone coltivano cannabis e rischiano per questo il carcere - e questa è una cosa che avremmo voluto evitarci, al di là di tutto -, ma molte persone già la coltivano e la consumano esattamente perché ha uno scopo esclusivamente terapeutico.

Noi non introduciamo la possibilità, con questo emendamento, di consumare cannabis ai minorenni, ai nostri ragazzi, come qualcuno ha detto, perché rimane per i maggiorenni, è sempre stato previsto solo per i maggiorenni. Se qualcuno dovesse pensare di coltivare cannabis a scopo di spaccio con la scusa del terapeutico, lo spaccio rimane un reato, perché si parla, anche con questo emendamento, solo ed esclusivamente di coltivarla per se stessi perché si ha un'autorizzazione medica a farlo; autorizzazione medica a farlo.

Quello che ci dobbiamo chiedere è: è giusto che una persona, che ha una prescrizione medica a curarsi con una sostanza che può autoprocurarsi da solo e che ha l'abitudine a fare così, debba essere comunque costretta a passare da un mercato farmaceutico, che, peraltro, come diceva il collega Farina, non è minimamente in grado di soddisfare, ad oggi, le richieste che ci sono?

Solo questa domanda ci dobbiamo fare: solo il mercato farmaceutico, che non è in grado di farlo, o la libertà per le persone anche di autocoltivare un prodotto?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Presidente, l'emendamento 1.50 Mantero, a pagina 16 e 17, è sostanzialmente una depenalizzazione non per l'uso personale, ma per la coltivazione per uso terapeutico; questo è quello che è l'esito finale di questo emendamento. Per di più, prevede una coltivazione associata, il che mi fa anche pensare che questo dia vita a un mercato.

Peraltro, l'intervento dell'onorevole Mantero, nel ricordarci che la cannabis può essere adoperata sui terreni inquinati, perché permette di assorbire minerali, ci ricorda che non è che puoi fare queste cose nel giardino di casa tua, magari appunto nella Terra dei fuochi, ma che occorre rispettare delle norme di produzione, che qui vengono disattese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, per il suo tramite volevo soltanto dire al delegato d'Aula del Partito Democratico di lasciare almeno esprimere i propri deputati liberamente. L'ho vista scattare verso il deputato Giachetti, che ha fatto l'intervento: già stanno supinamente accettando la vostra decisione, almeno che possano parlare in Aula! Stiamo tranquilli, è un dibattito aperto; tanto terranno la posizione indegna che avete deciso voi a maggioranza. Viva la democrazia del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Presidente, credo che questo emendamento sia di buonsenso, che dice essenzialmente una cosa: chi ha bisogno di curarsi con la cannabis lo può fare. Credo che non ci sia cosa peggiore di dare delle colpe a chi si cura con la cannabis e lo fa con la massima precisione.

Una delle associazioni di malati che si cura con la cannabis, e fa una battaglia storica da tantissimi anni, si chiama “LapianTiamo”. La piantiamo! Ed è questo che vogliono i malati: vogliono avere libertà, perché non credo che nessun malato possa inquinare il prodotto che poi andrà ad assumere con delle sostanze nocive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma deve avere la responsabilità e la possibilità di farlo, perché questo diminuisce il costo della sanità a livello nazionale, diminuisce la possibilità di spendere soldi e fior fior di quattrini che sono stati spesi fino a questo momento da chi si andava ad approvvigionare in Stati esteri; inoltre, diminuisce il problema creato dalla burocrazia italiana.

Allora lasciamo i malati liberi di curarsi con un prodotto che è scientificamente controllato e che gli fa bene. Diamo loro questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

LOREDANA LUPO. Presidente, io non riesco a comprendere cosa c'è di così strano nel fatto che un malato possa coltivarsi da solo una piantina. Mettere un seme all'interno della terra, farla sviluppare come una normale pianta e utilizzarne i benefici è un proprio diritto, come voi fate il basilico (Commenti), come vi fate il prezzemolo, non è così difficile, né può essere inquinata; quindi dal punto di vista tecnico evitiamo di dire delle baggianate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 1.16 Ferraresi, sul quale anche abbiamo una richiesta di votazione segreta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore... Colleghi, allora, che dobbiamo fare? Dobbiamo sospendere la seduta o andiamo avanti? Per favore!

Prego, onorevole Mantero, intervenga.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Intanto respingo al mittente le accuse del collega Sisto e degli altri colleghi di aver voluto far passare, mascherandola, la depenalizzazione. Noi la depenalizzazione per l'autoproduzione l'abbiamo proposta alla luce del sole e non abbiamo bisogno di sotterfugi.

Questo è un emendamento che va nella direzione di garantire a tutti i malati...

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Mantero. Allora, colleghi, dobbiamo sospendere la seduta o che cosa? Colleghi, basta. Anche di qua, per favore! Ce la facciamo? Onorevole Mantero, proceda.

MATTEO MANTERO. Questo è un emendamento, dicevo, che va nella direzione di garantire a tutti i malati la possibilità di accedere alle cure a base di cannabis. I medici ci dicono che la cannabis terapeutica ha effetti non solo palliativi, non solo nella terapia del dolore, ma addirittura curativi su moltissime malattie. E, come ci ha detto giustamente il collega Farina prima, la produzione dello stabilimento di Firenze non è sufficiente e la cannabis che arriva dall'Olanda ha costi troppo alti per garantire la possibilità a tutti di curarsi.

Con questo emendamento, a differenza di quello di prima, prevediamo solo l'autoproduzione casalinga, quindi non quella associata, che preoccupava...

PRESIDENTE. Mi perdoni. Onorevole Marchi, per favore...

MATTEO MANTERO. Però così non...

PRESIDENTE. Per favore... Ce la facciamo? Collega, onorevole Pellegrino, per favore, se evitiamo di fare capannelli, lassù, presidente Realacci, per favore, presidente Realacci, sciolga per favore la seduta informale... Colleghi, non mi costringete a interrompere i lavori.

Prego, onorevole Mantero, vada avanti. Mi scusi.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Allora, come dicevo, questo emendamento consente solo la autoproduzione, l'autocoltivazione di quattro piante al massimo di cannabis - che ovviamente il malato deve segnalare, perché è scritto chiaramente che la depenalizzazione per autoproduzione è solo dietro prescrizione medica e quindi il malato deve segnalare l'autoproduzione affinché sia depenalizzata, c'è una segnalazione da parte del malato che deve allegare il suo documento di identità e la prescrizione medica - al solo scopo di curarsi e quindi al solo scopo di far accedere al farmaco a base di cannabis anche quei malati che non stanno in regioni dove è accessibile, anche quando ci sono dei cali di distribuzione sul territorio.

L'autoproduzione può avvenire, ad esempio, tramite tecniche idroponiche, che risolvono il problema dei terreni inquinati. Quindi, approvando questo emendamento, e chiedo ai colleghi di rifletterci, evitiamo di costringere i malati a rivolgersi al mercato nero e di utilizzare, questa volta sì, farmaci cannabis pericolosi e dannosi per la loro salute. Quindi invito l'Aula e la relatrice a riflettere su questo emendamento, che darebbe una svolta e un senso a questa legge: pensare ai malati e votare favorevolmente questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Io ho preferito intervenire su questo emendamento, essendo in generale d'accordo anche sulla proposta dell'emendamento precedente, perché è un emendamento che stringe su alcuni punti in modo molto chiaro.

Il primo: non consente un'autoproduzione associata, e quindi l'idea per cui ci può essere una produzione più ampia - e quindi, come tutte le produzioni più ampie, più difficile da controllare - in questo emendamento viene meno.

Secondo, rispetto a quello che dicevano prima l'onorevole Sisto e altri: non si tratta di una semplice prescrizione medica, ma si tratta della prescrizione medica fatta ai sensi dell'articolo 2 di questa legge, che verificheremo, cioè una prescrizione che riguarda prodotti e ricette mediche, riguarda quel tipo di sostanza, non qualsiasi tipo di concentrazione, sostanza, eccetera. Quindi io autorizzo a coltivarsi ciò che il medico dice che posso prendere, non altro.

Terzo punto: c'è una comunicazione alla prefettura, quindi se io voglio autocoltivare le mie quattro piante, devo essere tracciato, devo essere controllato dallo Stato attraverso la prefettura.

Quarto: se devo portar fuori un po' di quella sostanza, perché, se vado a lavorare e ne ho bisogno alle tre del pomeriggio, la dovrò consumare alle tre del pomeriggio, quanta ne posso portare fuori me lo dice il medico, non ne posso portare fuori nemmeno un grammo di più.

Allora, con questa impalcatura, con questa costruzione, togliendo la possibilità della produzione in termini associati, rimane davvero, guardate, soltanto un fatto di razionalità e di umanità, che i pazienti non capirebbero perché se dovesse essere bocciato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo scusa, ma faccio rapidamente, colleghi. Non vorrei che cadessimo in una semplice trappola dialettica. Il malato chiede un farmaco, non una pianta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come ha detto la collega.

Il medico prescrive un farmaco, prescrive alcuni milligrammi, “x” milligrammi di principio attivo, il THC, che è associato, fra l'altro, al CBD; ma, quando lo prescrive, dice, in relazione alla patologia, se serve il THC al 12 per cento, se serve quello al 19 per cento, se serve quello al 25 per cento. Colleghi, una piantina a casa propria, fa nascere...

PRESIDENTE. Relatrice, le domando scusa, formalmente si rivolga alla Presidenza.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. ...fa nascere, forse, del buon basilico, ma non il farmaco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E devo dire che, sul piano del diritto alla salute, e lo sappiamo tutti qui dentro, lo sappiamo tutti qui dentro, la medicina si basa sull'evidenza che scientificamente è dimostrata, lo sappiamo tutti che debbono esserci le sperimentazioni, le prove; con questa legge vorremmo ampliarne l'uso ad altre patologie, ma soprattutto il nostro sistema sanitario garantisce la gratuità nell'accesso alle cure, non la possibilità del “fai da te”.

Non sono le quattro piante a testa che spaventano, non è questo il problema, non siamo così chiusi, è che viviamo in un mondo dove difendiamo la qualità del nostro sistema sanitario, dove il farmaco, dove un prodotto farmaceutico come questo è un prodotto farmaceutico e non un fai da te (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto, che rinuncia.

Colleghi, onorevole Bianconi, non è che qui siamo in un dibattito in cui si urla alla Presidenza. State buoni. L'onorevole Sisto fa un cenno e la Presidenza prende atto del fatto che rinuncia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, voterò a favore il giorno in cui qualcuno mi spiegherà che esiste una persona che si coltiva i salici per prodursi l'acido acetilsalicilico in casa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, veramente per un secondo e per bocca sua cerco di dire una cosa fondamentale. Avete presente chi sono queste persone che avrebbero bisogno di queste cure? Gente che non ce la fa a tenere in mano una canna. A voi questo vi sfugge. Noi abbiamo bisogno di un prodotto perché quando si arriva ad averne bisogno è perché non ce la facciamo, dunque, siamo in una situazione in cui qui il disagio è talmente forte che sicuramente non è il piacere di “accannarsi”, ma è tutto un altro film, cioè il piacere di stare bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini, che rinuncia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà. Prego i colleghi intorno al collega Farina di metterlo nelle condizioni di poter intervenire. Prego.

DANIELE FARINA. Presidente, non volevo più intervenire, però sento delle cose che non sono vere. Il principale farmaco importato dall'Olanda, il famoso Bedrocan (adesso i nomi vanno fatti), è semplicemente infiorescenza di cannabis(Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e MoVimento 5 Stelle). Ma non solo, è una varietà di Haze, la Northern Light, che ha una caratteristica: viene fornita da una ditta, che vende anche a livello internazionale con la carta di credito, si chiama Sensi Seeds, nella forma di talee. In Italia ve la può fornire in forma di semi. Il Bedrocan ha vinto la Cannabis Cup del 1993.

La famosa FM2 dell'istituto di Rovigo in parte è prodotta attraverso un'altra Haze, l'Amnesia, che ha vinto la Cannabis Cup nel 2003. Allora, qui stiamo parlando di talee e stiamo parlando di infiorescenze di piante. La talea garantisce la genetica, l'infiorescenza essiccata è la stessa e tocca al medico la prescrizione dei quantitativi, tocca al medico la prescrizione della frequenza e dei quantitativi, ma non inventiamoci cose inesistenti, cioè non inventiamo cose che non hanno nessun fondamento.

Se non mi credete, aprite il tablet, cercate Sensi Seeds, ordinate i semi con carta di credito (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e MoVimento 5 Stelle) e aspettate finché vi arrivano a casa. Non è un reato, non è un reato il seme di cannabis di qualunque genetica, ma quando la piantate vi prendete tre anni.

A me sembra una roba fuori dal mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo, che rinuncia.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.14 Binetti e 1.54 Rondini, su cui c'è l'invito al ritiro o parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, tutto il dibattito questa sera si è retto su un grande equivoco: da una parte, coloro che sono sostanzialmente favorevoli e difendono il fatto che questo provvedimento sia ad uso esclusivamente terapeutico; dall'altro, un piano inclinato fatto di ambiguità, fatto anche di emendamenti capziosi, che tendono, invece, a reintrodurre quello che è stato escluso, cioè un uso della cannabis - chiamiamolo così - diverso rispetto all'uso terapeutico, che sia ludico o quello che sia, e quindi indirettamente pensano a una legalizzazione.

Questo emendamento fa chiarezza e pone per iscritto nella legge che la cannabis che produrremo sarà solo ed esclusivamente ad uso terapeutico. È un emendamento che potrebbe apparire pleonastico, ma noi abbiamo visto, lungo tutto il dibattito di questa sera, che non è affatto pleonastico e che definisce l'onestà intellettuale di questa Camera e l'onestà intellettuale di questa maggioranza.

Invito i colleghi a votare “sì” perché nulla toglie a coloro che sono a favore della cannabis terapeutica e tutto, invece, indica a coloro che vogliono usare questa legge come un cavallo di Troia per introdurre, invece, una cannabis per ben altri usi. Quindi, non ritiro il mio emendamento, chiedo di porlo in votazione e chiedo ai colleghi di prestare tutta l'attenzione a un emendamento che non ha nulla di superfluo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.14 Binetti e 1.54 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere. Se riusciamo a realizzare un clima decente riusciamo anche ad ascoltare i pareri. Prego.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Presidente, emendamento 2.60 Vignali, invito al ritiro; 2.61 Vignali, contrario; 2.50 Rondini, contrario; 2.51 Rondini, invito al ritiro; 2.4 Binetti, contrario; 2.52 Rondini, contrario; 2.70 Vignali, contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Non ci sono articoli aggiuntivi.

Qual è il parere del relatore di minoranza?

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Presidente, parere contrario su tutti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.60 Vignali.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Soltanto alcune considerazioni e parlerò solo su questo emendamento e non sugli altri, dato che non facciamo ostruzionismo, a differenza di altri.

Noi siamo contrari alla legalizzazione della cannabis, anche perché riteniamo che dalla sua legalizzazione possano derivare problemi in ordine alla sicurezza. Ad esempio, io credo che avrei difficoltà a mandare mia figlia su uno scuolabus in cui l'autista può fumare la cannabis perché tanto è depenalizzata. Ma questo non è il tema.

L'abbiamo affrontato prima e abbiamo ascoltato attentamente le considerazioni degli altri che non ci convincono. Noi, però, non siamo assolutamente contrari all'uso terapeutico della cannabis, nel modo più assoluto. Noi crediamo che sia una terapia che può essere utile in tanti casi, in particolare per alleviare il dolore di tante persone malate; però siamo convinti anche che sia sbagliato approvare una legge per determinare una cosa che non va in una legge, ma che si regolamenta con un'azione amministrativa da parte del Ministero della salute.

Per uso terapeutico si usano droghe pesanti, ad esempio, la morfina, ma non c'è nessuna legge che autorizza ad usare la morfina ad uso terapeutico, e ci mancherebbe! Se noi dovessimo approvare una legge per autorizzare l'uso terapeutico di tutte le sostanze, al Parlamento non avremmo neanche il tempo sufficiente per fare solo quello, e non potremmo fare nient'altro.

Riteniamo quindi che lo strumento di legificare l'uso terapeutico della cannabis sia sbagliato; anche perché il Ministero della salute ha avviato da tempo una sperimentazione per l'uso terapeutico della cannabis, al quale siamo assolutamente favorevoli.

Avremmo compreso e sostenuto una mozione, una risoluzione che magari velocizzasse questa procedura, perché riteniamo che l'uso terapeutico della cannabis non solo debba essere concesso, ma debba anche essere esteso oltre la sperimentazione. Noi però riteniamo che farlo per legge sia sbagliato, farlo con uno strumento di legge sia sbagliato: è un precedente grave e riteniamo che non siano infondati anche i dubbi di chi dice che può essere il cavallo di Troia che in realtà apre ad altre cose.

Quando si dice che il medico può prescrivere la cannabis anche per altri usi, conformemente ad un certo decreto che dice certe cose, poi in una legge successiva basta togliere quelle tre righe di quel comma e si è liberalizzato. Non è vero che è una legge “inutile”, le leggi sono utili o dannose: questa secondo noi entra nella seconda categoria.

Per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti, non per ostruzionismo: dopo di me non credo che nessuno del gruppo parlerà, io non parlerò sugli altri emendamenti; però francamente cristallizzare in una legge un procedimento terapeutico, l'autorizzazione a sostanza terapeutica, ci pare un precedente, non dico bizzaro, ma assolutamente pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, un intervento velocissimo solo per dire che il collega Vignali forse si è confuso un attimo, tramite lei, sulla proposta: non abbiamo mai proposto, né nella proposta originale e neanche in questa, di depenalizzare l'eventuale guida sotto effetto di stupefacenti. Quindi, in ogni caso, non ci sarebbe il problema che, legalizzando la marijuana, il consumo di marijuana, poi ci si possa mettere in macchina, nel caso in cui ci sia un abuso, e quindi una confusione del guidare.

Questo per dire che spesso c'è molta confusione su questo tema. Non vi attacchiamo, non vogliamo attaccarvi: vogliamo progredire, andare avanti e paragonarci anche ad altri Paesi avanzati che hanno fatto già questo passo. Quindi, chiedo semmai la massima collaborazione: cerchiamo di approvare questo testo, cercate di capire quanto sia importante e cercate di capire che non c'è nessuna propaganda.

Sono quattro anni che ci lavoriamo: proviamo a farla passare, questa proposta. C'è molta disinformazione; buttiamo fuori tutti i dubbi che abbiamo, ci rispondiamo a vicenda, lo facciamo in maniera costruttiva, ma non tiriamo fuori informazioni che non sono reali e non hanno nessun tipo di base. Ve lo chiedo cortesemente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.60 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.61 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Rondini, con il parere contrario di Commissioni e Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.4 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Abbiamo bocciato finora una serie di emendamenti che tendevano a riservare la prescrizione del farmaco a base di cannabis a medici che avessero una determinata specializzazione: cioè, riconoscevamo che si tratta di un farmaco di somministrazione complessa, che deve tenere conto di una serie di implicazioni, non solo la patologia specifica del soggetto, ma anche, davanti a trattamenti prolungati, la possibilità che la dipendenza che si crea diventi essa stessa concausa poi di successiva patologia, oppure spinga ad un consumo sempre più elevato per raggiungere gli stessi effetti terapeutici.

Questo emendamento specifico chiede che la valutazione che viene fatta per la prescrizione del farmaco avvenga nell'ambito di una visione interdisciplinare: tenga conto che non basta essere un medico di medicina generale per essere in grado di somministrare questo farmaco, ma che la valutazione del paziente, e quindi la prescrizione di un farmaco in cui, accanto agli effetti positivi, si possono creare, come spesso succede, anche effetti che non sono tra quelli desiderati e voluti dal paziente, sia previamente analizzata e valutata, in modo da evitare poi quella sorta di patologie che noi chiamiamo iatrogene.

Un uso indiscriminato della cannabis, vuoi per le malattie per cui è somministrata, vuoi per i dosaggi utilizzati, potrebbe convertirsi nel tempo in un fattore anche importante di patologia secondaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.70 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Sull'emendamento 3.337 Vignali, invito al ritiro. Emendamento 3.342 Vignali, parere contrario.

Sull'emendamento 3.350 Monchiero invito al ritiro e c'è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Emendamenti 3.336, 3.340 e 3.341 Vignali, parere contrario. Sugli identici emendamenti 3.6 Palmieri e 3.52 Rondini, parere contrario. Sugli identici emendamenti 3.7 Binetti e 3.53 Rondini, invito al ritiro. Emendamento 3.339 Vignali, parere contrario. Sugli emendamenti 3.50 e 3.51 Mantero, invito al ritiro. Emendamento 3.54 Giuditta Pini, parere favorevole. Sugli identici emendamenti 3.12 Andrea Maestri, 3.13 Nesci e 3.14 Murer, invito al ritiro. Emendamenti 3.15 Mantero, 3.334 e 3.335 Vignali, invito al ritiro. Sull'emendamento 3.334 Vignali, invito al ritiro e c'è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Relatore di minoranza?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Emendamenti 3.337 e 3.342 Vignali, parere contrario.

Sull'emendamento 3.350 Monchiero, mi rimetto all'Aula.

Emendamenti 3.336, 3.340 e 3.341 Vignali, parere contrario.

Sugli identici emendamenti 3.6 Palmieri e 3.52 Rondini, parere contrario.

Emendamento 3.53 Rondini, contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 3.53 Rondini è identico al 3.7 Binetti. Lasciamolo agli atti almeno. Emendamento 3.339 Vignali?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Emendamento 3.339 Vignali, parere contrario. Sugli emendamenti 3.50 e 3.51 Mantero e 3.54 Giuditta Pini, parere favorevole. Sugli identici emendamenti 3.13 Nesci e 3.14 Murer, favorevole. Emendamento 3.15 Mantero, favorevole. Sugli emendamenti 3.334, 3.335 e 3.334 Vignali, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.337 Vignali, invito al ritiro o parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.337 Vignali, parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.342 Vignali, parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Emendamento 3.350 Monchiero, c'è un invito al ritiro. Se lo mantiene, sono contrarie le Commissioni, il Governo e la V Commissione (Bilancio), si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero.

GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, lo so che il parere contrario della Commissione bilancio è ben più impegnativo dell'oracolo di Delfi, però ho la sensazione che qui la Commissione bilancio abbia commesso un grave errore e che, soprattutto, un grave errore l'abbia commesso chi ha scritto questa norma.

Appesantire le norme con inutili precisazioni è sempre una cosa grave. Non vorrei che, nel leggerli, qualcuno l'avesse confuso con quello precedente, che è anche abbastanza simile, ma che contiene un pezzo in più. Io ritengo, invece, che, se, come questa legge stabilisce, il farmaco è attribuito al paziente nel contesto del Servizio sanitario nazionale e, quindi, gratuito - purché prescritto dal medico competente alla prescrizione -, aggiungere che il medico lo può prescrive, perché la rubrica di questo articolo riguarda la prescrizione, quindi il soggetto è il medico, “nei limiti del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario standard cui concorre lo Stato”, secondo me, è un gravissimo errore, che non c'è per nessun altro farmaco, anche se ben più costoso di questo, e che alla fine farà sì che il medico sarà indotto a non prescrivere un farmaco. Domani magari qualcuno gli potrà rinfacciare che, avendo lui sforato un ipotetico budget, l'ha sforato perché ha prescritto questo, sul quale avrebbe dovuto fare una riflessione, che al medico non è comunque consentita. Infatti, nessun medico è in grado di stabilire se quella ricetta che scrive rientri o no nei 110 miliardi del Fondo sanitario nazionale.

PRESIDENTE. La ringrazio, quindi a questo punto lo poniamo comunque in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.350 Monchiero, parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e su cui si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.336 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.340 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.341 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

ANGELO CERA. Presidente, volevamo intervenire!

PRESIDENTE. Revoco la votazione. Onorevole Cera, prego. Onorevole Cera, prenda la parola: io gliela do, però parli. Se volete intervenire…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, questo è un altro dei punti più ipocriti dell'intero provvedimento, quando si dice che la possibilità di somministrare cannabis terapeutica non è soltanto ad uso terapeutico, ma anche per altri impieghi. In quegli “altri impieghi” c'è un abisso di ambiguità: qualunque cosa può essere considerata un altro impiego; peraltro, tenga presente che uno potrebbe chiedere la somministrazione di cannabis terapeutica anche soltanto perché è un po' depresso, anche soltanto perché si trova in un momento di crisi esistenziale, figuriamoci se, poi, non può chiedere la cannabis terapeutica per qualunque altro motivo.

Noi vogliamo che questo “altri” sia espunto o, comunque, che sia sostituito, per esempio, con “usi oncologici”: non è tanto perché vogliamo applicare la cannabis terapeutica all'oncologia, ma perché vogliamo evitare l'ambiguità di una parola che non significa nulla e che apre al tutto, perché “altro” significa “oltre al terapeutico”, tutto il resto è compreso in questa espressione.

Ci sembra veramente che questo segni l'onestà intellettuale dell'Aula, altrimenti stiamo votando una legge che dice di essere per la cannabis terapeutica, ma, in realtà, è aperta a qualunque altra cosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto.

Mi permetto di ribadire che sugli emendamenti su cui ci sono i primi firmatari che vogliono intervenire o su cui qualcuno sa che vuole intervenire, per cortesia, non ce lo fate sapere mentre indico la votazione. Siccome stanno qui, stanno nel fascicolo da ore, fateci la cortesia di dirci, visto che non è un intervento frutto del dibattito, se volete intervenire. Ce lo potete dire anche adesso se volete intervenire su un emendamento che è fra dieci, ma non ce lo dite quando cominciamo la votazione. Per rispetto che si deve anche agli altri colleghi, per favore.

Onorevole Miotto, prego.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. Per chiarire, primo: già oggi nella normativa ministeriale è previsto che la cannabis possa essere utilizzata per altri impieghi. Secondo: questi altri impieghi non sono generici, ma sono specifici, altri impieghi previsti dalla cosiddetta legge Di Bella, e la collega la conosce benissimo. Terzo: per tantissimi farmaci esistono impieghi diversi rispetto alle patologie per le quali sono stati registrati e hanno l'AIC: sono off label e sono tantissimi, come lei conosce.

Guai se togliessimo questa possibilità ai medici. Al di sopra di tutto, però, c'è la responsabilità di professionisti, che sono medici, che chiaramente non utilizzano le ricette così, in maniera sportiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.341 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo agli identici emendamenti 3.6 Palmieri e 3.52 Rondini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi sembra che gli identici emendamenti dei colleghi Palmieri e Rondini, che noi di Direzione Italia voteremo convintamente, siano assolutamente centrali nell'ambito della nostra discussione, in quanto vanno a quello che, dal nostro punto di vista, è il cuore del problema che stiamo esaminando: garantire, cioè, strumenti adeguati, a partire dal contenuto delle norme che noi realizziamo e che, poi, dovranno essere attuate, per l'utilizzo della cannabis solo ed esclusivamente sulla base di comprovate necessità mediche, senza che, quindi, vengano a crearsi spazi per possibili ambiguità sulla natura dell'utilizzo di tale sostanza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.6 Palmieri e 3.52 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo agli identici emendamenti 3.7 Binetti e 3.53 Rondini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Questi emendamenti fanno un esplicito riferimento all'allegato al decreto del Ministro della salute del 9 novembre 2015, il famoso protocollo in cui c'è una lista di patologie per le quali la cannabis è prescrivibile. Il fatto di volerla utilizzare per patologie che non sono comprese in questo elenco pone il problema di documentare perché io la voglio somministrare per quella patologia. Ci sono prove di efficacia evidenti per cui quel farmaco può essere somministrato anche per quella patologia?

Noi non ci nascondiamo che saranno infinite le persone che andranno a bussare alla porta di qualunque medico, qualunque persona che fa uso di cannabis ci proverà sicuramente con i medici per qualunque ragione e abbiamo bisogno di mettere un paletto, di fare chiarezza su questo punto, sempre che la legge voglia rimanere per l'uso di cannabis terapeutica. D'altra parte, questo ci mette in condizione di controllare esattamente le patologie e valutare effettivamente l'efficacia dell'assunzione di cannabis in questi casi.

Non voler riconoscere questo punto e volere aprire indiscriminatamente ad altre patologie mi sembra davvero un fraintendimento, una contraddizione in termini della legge. Per inciso, nessuno vuole limitare la libertà del medico: è soltanto nella precedente legge, quella che abbiamo votato due mesi fa, quando parlavamo di testamento biologico, che abbiamo semplicemente detto al medico che non avrebbe potuto fare altro se non quello che diceva il paziente. In questo caso, come la mettiamo se il paziente lo chiede e il medico non gliela dà? È una limitazione o non è una limitazione alla libertà del medico?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Ad ulteriore commento dell'opportunità di questo emendamento, richiamo l'attenzione sul fatto che esso dettaglia la previsione del comma 1 dell'articolo 3, cioè quando le preparazioni magistrali sono previste per altri impieghi.

Già il testo proposto richiama l'articolo 5 del decreto-legge n. 23 del 1998: bene, in questo articolo 5 del decreto-legge n. 23 del 1998 si prevede che, nel caso vi siano preparazioni magistrali prescritte per usi non convenzionali o non protocollari, ci debba essere una comunicazione all'ULSS di competenza. Pertanto, è assolutamente necessario che, a maggior ragione, se vi deve essere una comunicazione all'ULSS di competenza, questa comunicazione debba essere portata anche allo specifico organismo statale per la cannabis, che pure è previsto da questa legge.

Per cui, quando c'è un uso non previsto, un altro uso, è necessario che l'osservatorio ne sia a conoscenza, in modo che si possano fare gli opportuni monitoraggi. D'altronde - e chiudo -, questi emendamenti, che cercano di circoscrivere meglio la portata specifica di questa legge, vogliono evitare che in realtà questa legge si risolva, come spesso abbiamo visto in quest'Aula, nel dire qualcosa formalmente, ma nel volere intendere altro, nel voler aprire ad altri scopi.

Solo se circoscriviamo meglio l'utilizzo terapeutico, specificando meglio quanto previsto nel testo base, possiamo dare un senso a un testo legislativo, che altrimenti è una superfetazione, non essendovene alcun bisogno specifico, posto che già esiste una convenzione internazionale, ratificata nel lontano 1974, con ben 51 articoli della convenzione e 22 articoli del protocollo.

D'altronde, che qui si voti qualcosa pensando ad altro lo dimostrano i voti che per poche unità non hanno sovvertito l'impianto della legge qualche minuto fa. Se si vuole parlare d'altro, si parli d'altro, molto francamente, ma non facciamo delle leggi che semplicemente lasciano intendere cose che non sono scritte. Quindi, scriviamo bene gli scopi per cui si dichiara formalmente di volere questa proposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, sono convinto che questa soluzione che è stata trovata costituisca oggettivamente un grosso passo avanti per evitare di cadere in quello che abbiamo definito prima il cavallo di Troia e per rimanere fermi sull'uso appunto terapeutico di queste sostanze.

Tuttavia, debbo dire che avrei preferito che l'emendamento presentato dall'onorevole Binetti avesse ricevuto un parere positivo da parte del relatore e del Governo, per un motivo molto semplice: perché tende appunto a definire con maggiore precisione, dal punto di vista sanitario, quali sono le applicazioni di ordine terapeutico.

Cosa voglio dire? È vero, come è stato già richiamato poc'anzi dall'onorevole Miotto, che è al professionista che è demandata la possibilità di agire secondo scienza e coscienza nel prescrivere un farmaco, questo è ciò che già oggi regola l'uso cosiddetto offlabel dei farmaci, cioè l'uso al di fuori delle indicazioni terapeutiche. È qualcosa che avviene tutti i giorni in medicina ed è tuttavia qualcosa che accade sotto la responsabilità del medico e nei limiti anche di controllo della spesa che l'istituzione sanitaria gli impone.

Cosa vuol dire? Vuol dire che, se in ospedale io voglio prescrivere un farmaco a un paziente ricoverato, nella consapevolezza che può fargli del bene per una specifica patologia non contemplata tra le indicazioni terapeutiche, bene, io debbo relazionare alla farmacia dell'ospedale e alla direzione sanitaria perché lo sto facendo, quali sono i benefici che mi attendo e come li valuterò.

Questo vuol dire, quindi, che non sono del tutto libero di farlo, e di solito mi si chiede anche, a sostegno di questa relazione, una qualche indicazione di letteratura che magari, non ancora sulla base di prove sufficienti a definire criteri di evidenza, tuttavia lasci sperare razionalmente che possa esserci un beneficio per quel paziente. Al di fuori di tutto questo, non c'è che l'arbitrarietà. E in una materia come questa, che confina direttamente con l'uso a fini ludici, diciamo così, o ricreazionali, come dicono gli americani, di queste sostanze, capiamo bene tutti quanti che lasciare l'uso off-label senza alcun tipo di indicazione e di limitazione significa esporsi tutti quanti all'arbitrio. È per questi motivi che invito a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.7 Binetti e 3.53 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.339 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Avverto che la componente del gruppo Misto UDC-Idea ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.50 Mantero, sul quale vi è un invito al ritiro o parere contrario. Prendo atto che è ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.51 Mantero, sul quale vi è un invito al ritiro o parere contrario: anche questo emendamento è ritirato, onorevole Mantero? Prendo atto che si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.54 Giuditta Pini, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.12 Andrea Maestri, 3.13 Nesci e 3.14 Murer. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, molto brevemente, con questi emendamenti chiediamo semplicemente di aumentare il periodo di prescrizione massima per la terapia, da tre a sei mesi. Contro diceva prima la relatrice, in questo caso dobbiamo tenere conto della responsabilità dei professionisti, ovvero dei medici. Noi in questo caso diamo semplicemente atto, facoltà, ai medici, in base alla loro responsabilità e alla loro conoscenza del tipo di malattia, di valutare se la prescrizione debba essere di uno, due, tre o al massimo sei mesi, quindi non andiamo a modificare terapie, ma semplicemente diamo la facoltà al medico, al professionista, di capire quando è opportuno fare una prescrizione più lunga e permettere al malato di avere una scorta maggiore di farmaci, soprattutto perché, ricordiamoci, che molto spesso è difficile recuperarli, quando magari non si aspettano variazioni nel tempo della patologia, e quando, invece, sono opportune prescrizioni più brevi, perché ci si può aspettare la guarigione oppure sia necessario variare le dosi. Semplicemente noi vogliamo dare più libertà al medico di agire prescrivendo terapie che ritiene più opportune per tempi più lunghi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.12 Andrea Maestri, 3.13 Nesci e 3.14 Murer, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 3.15 Mantero, su cui c'è un invito al ritiro. Onorevole Mantero?

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Questo emendamento lo ritengo abbastanza importante, è un problema che è già uscito prima, se ne è già discusso, semplicemente lasciamo anche qui la facoltà ai professionisti, ai medici che seguono la terapia, di indicare nella ricetta l'eventuale idoneità del paziente alla guida. È vero che alcuni farmaci a base di cannabis possono dare effetti per cui è sconsigliabile la guida, ma non necessariamente sempre. Non necessariamente i farmaci, a seconda delle dosi e a seconda della durata e così via, o a seconda della malattia, sono negativi rispetto alla guida. Anzi, per molte malattie l'uso della cannabis, soprattutto malattie per cui sono previsti spasmi muscolari e così via, l'uso della cannabis, che riduce questi spasmi muscolari, addirittura migliora l'attitudine alla guida. Per come è la legge attualmente, se vengo fermato alla guida sotto effetto di cannabis, magari ad uso terapeutico, mi viene ritirata automaticamente la patente: questo è sbagliato, lasciamo semplicemente alla facoltà del medico di decidere se e quando il paziente possa essere più in condizione di guidare, o meno, sotto l'effetto di questi farmaci.

Come ha detto prima la relatrice, abbiamo a che fare con dei professionisti, con dei medici, che non scriveranno con leggerezza sulla ricetta: il malato può guidare sotto l'effetto di queste sostanze. E ripeto, molto spesso l'uso di questi farmaci aiuta i malati anche a guidare meglio proprio perché riduce, magari, spasmi muscolari o effetti delle patologie. Quindi, secondo me, è importante cambiare parere su questo e votarlo favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.15 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 3.334 Vignali, su cui c'è un invito al ritiro. Lo lasciamo?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.334 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.335 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.344 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Tutti i pareri sono di invito al ritiro, tranne sull'emendamento 4.70 Lenzi, su cui il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Tutti i pareri sono contrari, a parte sull'emendamento 4.70 Lenzi, per il quale ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo? Immagino conforme alla relatrice.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme alla relatrice per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.53 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.60 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.70 Lenzi, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, e su cui il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

A seguito dell'approvazione di questo emendamento, è precluso l'emendamento 4.56 Vignali.

Quindi, passiamo all'emendamento 4.4 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, molto brevemente, io credo che ciò che l'onorevole Binetti richiamava in questo emendamento meriterebbe un po' più di attenzione. In fondo, si tratta del dovere, che già c'è in capo al medico, di segnalare gli effetti avversi nell'ambito di un procedimento che è abitualmente definito della farmacovigilanza.

Ora, qui si sta chiedendo specificamente, per quanto riguarda un prodotto di questo tipo, di informare l'autorità di un possibile effetto di dipendenza prodottosi a seguito dell'uso terapeutico della cannabis. Noi sappiamo che questo tema è un tema che viene contestato anche nell'ambito dell'uso ricreativo, appunto. C'è chi dice che questa sostanza in realtà non predisporrebbe alla dipendenza. Avere dei dati certi che provengano dalla farmacovigilanza di una sostanza utilizzata per uso terapeutico e, quindi, anche al di fuori o, quantomeno, in maniera ridotta rispetto ad altri possibili fattori di dipendenza psicologica, io credo che sarebbe un argomento di estremo interesse per la sanità pubblica. Per cui, non vedo il motivo per il quale un emendamento di questo genere debba ricevere il parere negativo dei relatori e del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. Preannuncio il voto favorevole del gruppo di Direzione Italia su questo emendamento, l'emendamento 4.4 della collega Binetti, che, ove approvato, sono certo potrà contribuire a rendere il provvedimento più adeguato nel monitorare, con strumenti efficaci, possibili rischi di dipendenza derivanti dall'utilizzo della cannabis per usi medici. Il meccanismo previsto, infatti, con una filiera che passa per il medico, per la regione e per l'Istituto superiore di sanità, può essere, a nostro avviso - anzi, è a nostro avviso -, un utile strumento per monitorare e, quindi, per compiere, a ragion veduta, valutazioni che sono necessarie in un campo tanto delicato qual è quello dell'utilizzo della cannabis a scopo medico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.58 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Invito al ritiro su tutte le tre proposte emendative.

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Presidente, emendamento 5.51 Vignali, contrario; 5.4 Murer, favorevole; 5.5 Binetti, contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.51 Vignali.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà. Onorevole Binetti, che succede? Rinuncia? Sta bene, basta saperlo. Per una volta che ci eravamo prenotati in anticipo…

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.51 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Ringrazio anche il presidente Buttiglione che si è fatto megafono di questa richiesta.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Murer, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.5 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, evidentemente non basta produrre ad uso terapeutico la cannabis - e noi abbiamo pensato che sia l'istituto farmaceutico di Firenze a produrla - se non c'è un controllo alla fonte della produzione. Il controllo deve esserci sia perché ci dice quanta cannabis è stata prodotta e quanta ne è immagazzinata lì a Firenze, ma anche quanta ne è stata richiesta dalle regioni e che controllo capillare si può fare dal momento che, come è noto, noi più che un sistema sanitario nazionale abbiamo 20 sistemi sanitari regionali.

Se non si fa un controllo lungo tutta la filiera della cannabis prodotta e della cannabis consumata c'è il rischio che tutto questo obiettivo di difesa e di tutela che noi stiamo facendo in realtà poi si disperda per vie che nulla hanno a che vedere con la terapia e che potrebbero, invece, prendere la via non solo di una cannabis per altri usi ma anche di una commercializzazione impropria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Nel frattempo avverto che la componente del gruppo Misto UDC-Idea ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà lo svolgimento per ciascun emendamento di un breve intervento per illustrare la posizione della componente, della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per interventi a titolo personale.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Presidente, emendamento 6.60 Vignali, contrario; 6.11 Palmieri, invito al ritiro (e c'è anche il parere negativo della Commissione bilancio); 6.51 Mantero, invito al ritiro; 6.54 Daniele Farina, invito al ritiro; 6.8 Binetti, invito al ritiro; 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, favorevole.

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Presidente, emendamento 6.60 Vignali, contrario…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Mi pare che ci sia anche un articolo aggiuntivo, il 6.050 Vignali. Prego, relatrice Miotto.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Ferraresi, prego.

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Presidente, emendamento 6.60 Vignali, contrario; 6.11 Palmieri, contrario; 6.51 Mantero, favorevole; 6.54 Daniele Farina, favorevole; 6.8 Binetti, contrario; sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mi rimetto all'Aula; articolo aggiuntivo 6.050 Vignali, contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.60 Vignali, con parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.11 Palmieri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.51 Mantero.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo brevemente su questo emendamento, nel quale diamo delega al Ministero di semplificare le procedure autorizzative e di vigilanza su chi sarà deputato a produrre la cannabis ad uso terapeutico; anche perché in questo momento c'è una pluralità di enti deputata a fare controlli: il Ministero della salute, l'Aifa, la Guardia di finanza, i NAS e così via. Per farvi capire, vi leggo velocemente quello che ci ha detto il maggiore generale Santoni durante le audizioni dell'Istituto farmaceutico militare di Firenze. Dice: “Noi abbiamo dovuto conseguire come stabilimento, non in modo unitario ma sequenziale, l'autorizzazione all'articolo 26, cioè alla ricerca scientifica; l'autorizzazione all'articolo 27, per la coltivazione e per l'uso produttivo; per l'articolo 49, per la detenzione e l'acquisizione. Poi abbiamo avuto l'ispezione dall'Aifa, e abbiamo dovuto avere l'autorizzazione dall'Aifa. Infine abbiamo dovuto avere l'autorizzazione ai sensi dell'articolo 32 per la fabbricazione dei medicinali. Abbiamo avuto l'ispezione del Ministero della salute, della Guardia di finanza, dell'Aifa e dell'ONU”. Conclude il maggiore generale che, se si vuole semplificare l'accesso dei pazienti in modo controllato e sicuro alla qualità dei medicinali, è opportuno facilitare le fasi preliminari per l'autorizzazione alla produzione di questi farmaci. Quindi quello che chiediamo è semplicemente che il Ministero semplifichi le procedure, trovi magari un ente unico che si occupi dei controlli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.51 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.54 Daniele Farina, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.8 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, molto brevemente, nello spirito sempre terapeutico di questo provvedimento, io credo che l'emendamento dell'onorevole Binetti, che mira ad evitare un uso improprio delle prescrizioni, sia di tipo tradizionale che di tipo digitale, prevedendo il ritiro di quelle non più ripetibili e prevedendo anche la possibilità di evitare, attraverso la loro raccolta, la riproducibilità e le falsificazioni di quelle digitali, dovrebbe essere accolto, proprio nello spirito di una più evidente e più forte valenza terapeutica di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.8 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.050 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, nonché del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Emendamento 7.3 Binetti, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Emendamento 7.3 Binetti, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.3 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. A titolo personale, Presidente, solo per dire che, se vogliamo davvero che questa legge conservi il suo aspetto di legge che prescrive cannabis terapeutica, allora perlomeno sul sito del Ministero della salute, in una sezione rivolta ai giovani, quindi con un'evidente lavoro che è di formazione ed informazione, devono essere presenti sia gli effetti positivi della cannabis, rispetto a una serie di patologie, sia gli effetti negativi della cannabis, quando è assunta non sotto forma terapeutica ma per altri usi. E siccome sono dimostrati questi effetti negativi, perché la cronaca tutti i giorni ci presenta episodi di comportamenti, quantomeno che escono dai canoni ordinari, di gente sotto effetto della droga, varrebbe la pena che venissero segnalati gli uni e gli altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.3 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.50 Lenzi, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 75).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

(Esame dell'articolo 10- A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione.

Parere contrario su entrambe le proposte emendative.

PRESIDENTE. Dunque, contrario sugli identici emendamenti 10.4 Giorgia Meloni e 10.100 Vignali e contrario sull'emendamento 10.111 Vignali. Onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.4 Giorgia Meloni e 10.100 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.111 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 79).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Emendamento 11.101 Vignali, contrario. Emendamento 11.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole. Emendamento 11.0300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi?

VITTORIO FERRARESI , Relatore di minoranza. Emendamento 11.101 Vignali, parere contrario e poi ci rimettiamo all'Aula sugli altri due del relatore.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.101 Vignali, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e su cui si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e su cui si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 83).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 76-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi articoli 88, 89 e 139-bis del Regolamento, l'ordine del giorno n. 9/76-AR/7 Gianluca Pini, che, oltre a essere formulato in termini ironici e a presentare profili di estraneità di materia, contiene insinuazioni atte a dare discredito e risulta lesivo dell'onorabilità dei singoli e del prestigio delle istituzioni. Inoltre, poiché l'impegno riguarda, tra gli altri, i componenti delle Camere, esso presenta anche profili di estraneità rispetto alle competenze del Governo.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Presidente, sa bene il rispetto che ho nei suoi confronti, però essere presi in giro è una cosa che non piace a nessuno, soprattutto, ripeto, se dopo essersi confrontati con gli uffici, mi era stato risposto che i profili di inammissibilità erano ben diversi. Io ho modificato e sostituito il primo ordine del giorno, perché con gli uffici che siedono a fianco a lei era stato fatto rilevare, giustamente, che non era competenza del Governo incidere in maniera specifica su una cosa. Ho riformulato in maniera assolutamente non ironica, perché quello che è successo ieri relativamente a quell'atto di indirizzo ha tutto tranne che di ironico, e mi riferisco all'atto di indirizzo su Banca d'Italia.

Io posso avere tutto il diritto di pensare, e lo ribadisco in maniera assolutamente pubblica, che certi atti siano fatti veramente sotto lo stato di ebbrezza. Chiaro? Perché quello che si è visto ieri in quest'Aula non mi porta a pensare ad altro se non che serva a nascondere cose molto più gravi. Lei ha dato tutta una serie di motivazioni che chiaramente io faccio fatica a smontare, però ripeto: stigmatizzo e voglio che rimanga agli atti il comportamento degli uffici, che è stato scorretto nei confronti di un parlamentare.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pini. Ovviamente, la stima è reciproca, pur tuttavia l'orientamento della Presidenza rimane il medesimo e, ovviamente, non è una questione che è di discrezionalità degli uffici, ma è semplicemente una presa d'atto che non sussistono i requisiti per l'ammissibilità.

Passando invece agli ordini del giorno, chiedo al Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati. Ordine del giorno n. 9/76-AR/1 Palese?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Esprimerò per tutti gli ordini del giorno il parere limitatamente ai dispositivi. L'ordine del giorno n. 9/76-AR/1 Palese è accolto, così come è accolto l'ordine del giorno n. 9/76-AR/2 Marzano. Propongo una riformulazione per l'ordine del giorno n. 9/76-AR/3 Nesi…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretario Migliore. Per capirci, lei poi è di antico corso in questo ramo dell'Assemblea: sa bene che o noi intendiamo che per le premesse il parere è contrario e, poi, lei esprime un parere diverso per i dispositivi, oppure il parere si esprime sull'ordine del giorno nella sua interezza. Quindi, o c'è una riformulazione…non è una questione su cui applaudire, colleghi. O si intende che si sopprimono le premesse oppure il parere lo si dà su tutto. Prego.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Per l'ordine del giorno n. 9/76-AR/3 Nesi si sopprime la premessa e si modifica con una riformulazione come segue: “a monitorare il numero effettivo di persone che accedono all'uso terapeutico della cannabis, garantendo il rigoroso anonimato nel rispetto delle normative sulla privacy ed utilizzando tali dati per meri studi statistici e riferire i suddetti dati alle Camere”, eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/4 Cristian Iannuzzi il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/76-AR/5 Mazziotti Di Celso è accolto…

PRESIDENTE. Dunque, parere favorevole.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. L'ordine del giorno n. 9/76-AR/6 Mucci è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/8 Galgano, parere contrario; sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/9 Fossati, parere contrario; sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/10 Plangger, parere contrario.

PRESIDENTE. Quindi sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/1 Palese che cosa abbiamo valutato, fermo restando che il parere si dà nella sua interezza?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. E sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/2 Marzano? Favorevole anch'esso? Perfetto.

PRESIDENTE. A questo punto, se non si insiste per la votazione, l'ordine del giorno n. 9/76-AR/1 Palese è favorevole, l'ordine del giorno n. 9/76-AR/2 Marzano è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/76-AR/3 Nesi: onorevole Nesi, accetta la riformulazione? Perfetto.

Ordine del giorno n. 9/76-AR/4 Cristian Iannuzzi: onorevole, lo ritira o lo poniamo in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/4 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Ordine del giorno n. 9/76-AR/5 Mazziotti Di Celso, il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/76-AR/6 Mucci, accolto come raccomandazione: va bene, onorevole Mucci? Alza le braccia al cielo, deduco di sì.

Ordine del giorno n. 9/76-AR/8 Galgano, parere contrario: ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Sono molto dispiaciuta e anche i colleghi che hanno firmato con me questo ordine del giorno, perché chiedevamo al Governo di valutare l'opportunità di destinare una quota parte dei proventi dalla tassazione dei farmaci della cannabis ad attività di prevenzione, dal momento che tutti noi sappiamo che le attività di prevenzione in questo momento hanno pochissime risorse.

Quindi, dal momento che abbiamo messo una tassazione dell'IVA del 5 per cento, non vedo per quale motivo questo ordine del giorno non potesse essere accolto.

PRESIDENTE. Sottosegretario Migliore, prego.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Solo per spiegare bene: noi non possiamo prevedere una tassa di scopo. Questo è il motivo, non per la finalità che è molto positiva, ma si prevedrebbe in questo modo una tassa di scopo che non è possibile.

PRESIDENTE. A questo punto, permane l'ordine del giorno o viene ritirato? Se permane, lo metto in votazione. Rimane in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/8 Galgano, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/9 Fossati, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/76-AR/10 Plangger, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Lo voleva ritirare? Allora revoco la votazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Interrompiamo l'esame del provvedimento.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, le dichiarazioni di voto e la votazione finale avranno luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 8,30.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito della discussione degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico, Lorenzo Dellai, ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha eletto il deputato Mario Sberna tesoriere del gruppo, in sostituzione dell'onorevole Mario Caruso, dimissionario.

In morte dell'onorevole Rosario Villari.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Rosario Villari, già membro della Camera dei deputati nella VII legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Su questo tema, se i colleghi permettono, ha chiesto di intervenire l'onorevole Covello.

STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, si è spento a 92 anni Rosario Villari, storico ed intellettuale di grandissima levatura. Originario di Bagnara calabra, con i suoi testi ha formato generazioni di liceali e studenti delle scuole superiori. Un autentico meridionalista: per Laterza ha pubblicato volumi che sono rimasti pietre miliari per la conoscenza della storia di questo Paese, come, appunto, “Il Sud nella storia d'Italia”. È stato parlamentare, deputato del PCI dal 1976 al 1979. È stato anche aspramente criticato da settori della destra per una visione militante, ma nessuno può mettere in dubbio il suo valore. I suoi testi continueranno ad essere patrimonio culturale di questo Paese. Esprimiamo quindi, come Partito Democratico, il cordoglio in quest'Aula per la sua scomparsa e le più sentite condoglianze alla famiglia (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carlo Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo per segnalare una problematica molto grave e importante, che è avvenuta quest'oggi in sede di convocazione della Commissione d'inchiesta sul sistema bancario. Innanzitutto, è stato convocato un ufficio di presidenza alle 12 e una seduta della Commissione alle 13, per audizioni, in concomitanza con l'Aula, nonostante le nostre sollecitazioni come gruppo - perché notoriamente non si può convocare una Commissione d'inchiesta in concomitanza con l'Aula -, che sono state sostanzialmente ignorate, e la Commissione è andata avanti. Ora c'è una questione che si pone: tre colleghi del MoVimento 5 Stelle e altri, sempre della Camera, ma di altri gruppi, hanno partecipato all'audizione, quindi non hanno potuto votare questa mattina e quindi risulteranno assenti alle votazioni sul provvedimento. Quindi, è evidente che chiediamo che questa cosa venga risolta in qualche modo per il futuro, per non avere più questo tipo di questioni, quindi possibilmente di non accavallare le convocazioni. Questa è l'unica sede in cui posso sollevare questa tematica.

L'altra tematica che voglio sollevare è la questione scandalosa che è successa in serata, cioè il fatto che il presidente Casini abbia visto in separata sede, privatamente, senza notificare la cosa ai membri della Commissione, il Governatore Visco, nonostante non fosse un fatto comunicato alla Commissione. Questo ci sembra un andamento veramente pericoloso per la Commissione, che svilisce l'attività della Commissione. Volevo sottoporre all'Aula queste due questioni e avere una risposta dalla Presidenza sull'accaduto di oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sibilia. In particolare, in relazione alla prima delle due questioni che lei ha posto, mi riservo di far presente alla Presidente della Camera i rilievi sulle convocazioni che ella ha posto all'attenzione della Presidenza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, le chiedo veramente un impegno per parlare con il Presidente della Camera ed il Presidente del Senato, perché serve maggiore rispetto, sia per i membri di questo Parlamento e della Commissione d'inchiesta ma soprattutto per i risparmiatori truffati, perché questa azione del presidente della Commissione d'inchiesta, Casini, che chiama Visco, il Governatore di Banca d'Italia, quando Visco sarebbe dovuto venire in audizione la prossima settimana, è aberrante, glielo dico sinceramente! Non solo. Le dico che l'articolo 5 del regolamento della Commissione d'inchiesta prevede che, nel caso in cui si faccia il calendario dei lavori - ed è stato deciso qualcosa del calendario dei lavori, perché Brunetta è uscito e ha parlato con i giornalisti, ha parlato di Barbagallo prima di Visco anziché di Visco prima di Barbagallo - servono i rappresentanti dei gruppi! Scusi se mi inalbero, ma non è normale! Non è possibile avere un atteggiamento di questo tipo! Siamo dei membri della Commissione di inchiesta, e il presidente ascolta Visco la settimana prima che deve venire in Commissione d'inchiesta? Siamo alla follia in questa Commissione!

Già stiamo perdendo tempo con le audizioni anziché con le testimonianze, ma quella di oggi è un'azione aberrante! Chiedo cortesemente di informare la Presidenza della Camera e la Presidenza del Senato perché questa cosa non accada mai più, e vogliamo anche le spiegazioni. Le ripeto, il regolamento prevede che ci siano i rappresentanti dei gruppi: articolo 5! Si faccia portatore di questi interessi. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Villarosa. Al netto del fatto che questa Commissione è presieduta da un componente autorevole dell'altro ramo del Parlamento, mi pare che la questione sia stata già posta anche dal collega Sibilia. Ci sono profili su cui ho detto che la Presidenza comunicherà alla Presidente Boldrini alcuni rilievi, e ci sono altre questioni che sono magari relative a un dissenso di altra natura che permangono ma non sono oggetto di impegno da parte della Presidenza.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 19 ottobre 2017, alle 8,30:

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

REALACCI ed altri; GOZI e GIACHETTI; GOZI e GIACHETTI; DANIELE FARINA ed altri; GOZI e ZACCAGNINI; CIVATI ed altri; ERMINI; FERRARESI ed altri; DANIELE FARINA ed altri; TURCO ed altri; NICCHI; GIACHETTI ed altri; TURCO ed altri; BRUNO BOSSIO e STUMPO; AMATO ed altri; CIVATI ed altri; GIGLI ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico. (C. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R)

Relatori: BAZOLI (per la II Commissione) e MIOTTO (per la XII Commissione), per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

La seduta termina alle 21.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 4 i deputati Fico e Schirò hanno segnalato che hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni nn. 9 e 10 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 12 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 13 e 78 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 15, 16 e 17 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 18 il deputato Catanoso Genoese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 29 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 39 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 44 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 46 il deputato Guidesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 62 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 68 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 78 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 85 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Rosato e a. n. 6-359 418 383 35 192 239 144 75 Appr.
2 Nominale Ris. Fedriga e a. n. 6-360 418 375 43 188 21 354 75 Resp.
3 Nominale Ris. Palazzotto e a. n. 6-361 414 414 0 208 51 363 75 Resp.
4 Nominale Ris. Laforgia e a. n. 6-362 rif. 418 418 0 210 290 128 75 Appr.
5 Nominale Ris. Artini e a. n. 6-363 rif. 417 382 35 192 287 95 75 Appr.
6 Nominale Ris. Brunetta e a. n. 6-364 419 380 39 191 37 343 75 Resp.
7 Nominale Ris. Battelli e a. n. 6-365 417 385 32 193 70 315 75 Resp.
8 Nominale Ris. Cirielli e a. n. 6-366 419 370 49 186 14 356 75 Resp.
9 Nominale TU pdl 76 e ab-A/R-art. prem 01.06 374 372 2 187 112 260 96 Resp.
10 Nominale art. prem. 01.07 384 379 5 190 114 265 93 Resp.
11 Nominale art. prem. 01.01 387 379 8 190 118 261 92 Resp.
12 Nominale art. prem. 01.010 381 377 4 189 114 263 92 Resp.
13 Nominale art. prem. 01.03 387 383 4 192 112 271 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale art. prem. 01.04 379 377 2 189 104 273 92 Resp.
15 Nominale art. prem. 01.02 383 378 5 190 107 271 92 Resp.
16 Nominale em. 1.1 387 382 5 192 52 330 92 Resp.
17 Nominale em. 1.2, 1.3 387 383 4 192 58 325 92 Resp.
18 Nominale em. 1.5 387 383 4 192 112 271 92 Resp.
19 Nominale em. 1.6 377 368 9 185 136 232 92 Resp.
20 Nominale em. 1.51 385 380 5 191 56 324 92 Resp.
21 Nominale em. 1.52 385 378 7 190 56 322 92 Resp.
22 Nominale em. 1.9, 1.53 392 387 5 194 59 328 92 Resp.
23 Segreta em. 1.50 399 399 0 200 189 210 90 Resp.
24 Segreta em. 1.16 398 398 0 200 191 207 88 Resp.
25 Nominale em. 1.14, 1.54 380 373 7 187 67 306 88 Resp.
26 Nominale articolo 1 381 265 116 133 213 52 87 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2.60 369 367 2 184 65 302 87 Resp.
28 Nominale em. 2.61 375 374 1 188 64 310 87 Resp.
29 Nominale em. 2.50 378 369 9 185 56 313 87 Resp.
30 Nominale em. 2.51 382 374 8 188 56 318 87 Resp.
31 Nominale em. 2.4 375 369 6 185 56 313 87 Resp.
32 Nominale em. 2.52 375 367 8 184 57 310 87 Resp.
33 Nominale em. 2.70 374 371 3 186 62 309 87 Resp.
34 Nominale articolo 2 379 338 41 170 284 54 87 Appr.
35 Nominale em. 3.337 371 368 3 185 59 309 88 Resp.
36 Nominale em. 3.342 365 365 0 183 61 304 88 Resp.
37 Nominale em. 3.350 367 290 77 146 96 194 88 Resp.
38 Nominale em. 3.336 359 357 2 179 56 301 88 Resp.
39 Nominale em. 3.340 357 355 2 178 53 302 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.341 357 349 8 175 49 300 88 Resp.
41 Nominale em. 3.6, 3.52 358 352 6 177 53 299 88 Resp.
42 Nominale em. 3.7, 3.53 342 337 5 169 47 290 88 Resp.
43 Nominale em. 3.339 320 317 3 159 46 271 88 Resp.
44 Nominale em. 3.51 351 349 2 175 111 238 88 Resp.
45 Nominale em. 3.54 350 342 8 172 296 46 88 Appr.
46 Nominale em. 3.12, 3.13, 3.14 356 355 1 178 115 240 88 Resp.
47 Nominale em. 3.15 360 334 26 168 88 246 88 Resp.
48 Nominale em. 3.334 357 355 2 178 48 307 88 Resp.
49 Nominale em. 3.335 351 350 1 176 51 299 88 Resp.
50 Nominale em. 3.344 357 355 2 178 50 305 88 Resp.
51 Nominale articolo 3 359 316 43 159 273 43 88 Appr.
52 Nominale em. 4.50 355 353 2 177 52 301 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 4.52 344 342 2 172 49 293 88 Resp.
54 Nominale em. 4.53 343 341 2 171 49 292 88 Resp.
55 Nominale em. 4.60 352 349 3 175 53 296 88 Resp.
56 Nominale em. 4.70 356 241 115 121 238 3 88 Appr.
57 Nominale em. 4.4 337 330 7 166 47 283 88 Resp.
58 Nominale em. 4.58 338 337 1 169 49 288 88 Resp.
59 Nominale articolo 4 344 236 108 119 194 42 88 Appr.
60 Nominale em. 5.51 343 341 2 171 47 294 88 Resp.
61 Nominale em. 5.4 344 344 0 173 108 236 88 Resp.
62 Nominale em. 5.5 331 327 4 164 28 299 88 Resp.
63 Nominale articolo 5 338 235 103 118 193 42 88 Appr.
64 Nominale em. 6.60 334 332 2 167 44 288 89 Resp.
65 Nominale em. 6.11 323 321 2 161 45 276 89 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 6.51 322 321 1 161 101 220 89 Resp.
67 Nominale em. 6.54 318 317 1 159 102 215 89 Resp.
68 Nominale em. 6.8 322 317 5 159 22 295 89 Resp.
69 Nominale em. 6.300 318 201 117 101 190 11 89 Appr.
70 Nominale articolo 6 321 219 102 110 189 30 89 Appr.
71 Nominale art. agg. 6.050 322 320 2 161 45 275 89 Resp.
72 Nominale em. 7.3 321 316 5 159 41 275 89 Resp.
73 Nominale articolo 7 314 215 99 108 183 32 89 Appr.
74 Nominale em. 8.50 327 323 4 162 323 0 88 Appr.
75 Nominale articolo 8 326 230 96 116 198 32 89 Appr.
76 Nominale articolo 9 309 213 96 107 176 37 89 Appr.
77 Nominale em. 10.4, 10.100 326 323 3 162 44 279 89 Resp.
78 Nominale em. 10.111 323 321 2 161 43 278 89 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 86)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale articolo 10 325 223 102 112 187 36 89 Appr.
80 Nominale em. 11.101 329 328 1 165 45 283 89 Resp.
81 Nominale em. 11.300 326 200 126 101 200 0 89 Appr.
82 Nominale articolo 11 322 216 106 109 182 34 89 Appr.
83 Nominale art. agg. 11.0300 324 207 117 104 200 7 89 Appr.
84 Nominale odg 9/76 e ab.-A/R/4 289 289 0 145 94 195 89 Resp.
85 Nominale odg 9/76 e ab.-A/R/8 290 219 71 110 46 173 89 Resp.
86 Nominale odg 9/76 e ab.-A/R/9 285 283 2 142 91 192 89 Resp.