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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 872 di martedì 17 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 ottobre 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Carbone, Cicchitto, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Fico, Mannino, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Francesco Saverio Romano, Scanu, Sereni, Sottanelli e Turco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 16 ottobre 2017, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Andrea Colletti, ha reso noto che, a far data dal 19 ottobre 2017, il deputato Ferdinando Alberti assumerà l'incarico di tesoriere del gruppo, in sostituzione della deputata Laura Castelli.

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative, in ambito europeo e internazionale, per garantire condizioni di pace e sicurezza nella Repubblica democratica del Congo, con particolare riferimento alla regione del Kasai - n. 3-03302)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Quartapelle Procopio ed altri n. 3-03302 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

Non prima, però, che la Presidenza abbia salutato studenti e insegnanti del liceo statale “Leonardo Da Vinci” di Terracina, in provincia di Latina, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. Prego, sottosegretario Migliore.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Il Ministero ringrazia l'onorevole Quartapelle per aver sollevato una questione di grande attualità. Come è noto l'Africa è una priorità assoluta della politica estera italiana e il Ministro ha chiesto in questi mesi alla nostra diplomazia di orientare maggiormente lo sguardo verso il continente africano. In tale spirito, il Governo è impegnato attivamente, nei vari fora internazionali, nel favorire una mediazione politica nella Repubblica democratica del Congo, volta a promuovere il ritorno alla stabilità del Paese nonché a migliorare la situazione dei diritti umani e delle condizioni di vita della popolazione. Il Ministero, già nello scorso 23 giugno, ha avuto un incontro con il Vice Primo Ministro e Ministro degli affari esteri, Okitundu, dedicato, fra l'altro, all'approccio delle Nazioni Unite e dell'Unione europea alla crisi in corso nel Paese.

La situazione in Kasai, come giustamente evidenziato dall'onorevole interrogante, fa parte del clima di incertezza e di instabilità che regna in tutta la Repubblica democratica del Congo e l'unico attore in grado di intervenire, per farsi garante di un processo trasparente e credibile, è la comunità internazionale.

In sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è pertanto votato a favore del rinnovo, fino al 31 marzo 2018, della missione dell'Onu per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo, denominata “Monusco”. Il mandato della missione comprende il sostegno all'accordo di San Silvestro ed al processo elettorale nonché la protezione dei civili. A seguito del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza nelle province del Kasai, Monusco ha rafforzato la propria presenza nella regione. Sempre in Kasai, per consentire anche in tale regione lo svolgimento delle prossime consultazioni elettorali, la missione sta iniziando a sviluppare, insieme alla Commissione elettorale nazionale indipendente congolese, un piano per la registrazione degli elettori.

Sempre in ambito Consiglio di sicurezza, nel mese di giugno scorso l'Italia ha inoltre votato a favore del rinnovo del regime sanzionatorio in vigore nei confronti della Repubblica democratica del Congo, comprendente l'embargo sulle armi, restrizioni di viaggio e il congelamento dei beni. La situazione in Repubblica democratica del Congo è stata oggetto anche di una dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza nel luglio scorso con la quale i Quindici, tra cui l'Italia, hanno invitato il Governo ad attuare l'accordo del 31 dicembre 2016. Tale dichiarazione ha inoltre stigmatizzato il deterioramento della situazione umanitaria e di sicurezza, specialmente nella regione del Kasai, ed ha sollecitato un'indagine approfondita sull'uccisione di due esperti delle Nazioni Unite. Su proposta italiana il Consiglio di sicurezza ha inoltre lamentato gli attacchi alle scuole e agli ospedali.

Il Governo italiano, inoltre, partecipa attivamente alle iniziative dell'Unione europea tese a riportare la stabilità nel Paese. Sulla base di quanto deciso al Consiglio affari esteri del 6 marzo 2017, l'Unione europea ha adottato, il 29 maggio scorso, delle sanzioni individuali nei confronti di nove soggetti, inclusi due membri di Governo e un alto ufficiale dei servizi di sicurezza. Le nove personalità citate si aggiungono ai sette individui nei confronti dei quali l'Unione europea ha imposto sanzioni il 12 dicembre 2016 per l'ostacolo al processo elettorale e correlate violazioni dei diritti umani. Allo stesso tempo viene comunque mantenuta, dall'Unione europea, la disponibilità a un dialogo politico al più alto livello, sulla base dell'articolo 8 dell'Accordo di Cotonou, oltre che al ritiro delle sanzioni in caso di evoluzione positiva della situazione politica e dei diritti umani.

Per quanto riguarda l'azione dell'Italia nell'ambito del Consiglio dei diritti umani, nel corso dell'ultima sessione, dall'11 al 29 settembre scorsi, è stata adottata la risoluzione “Technical Assistance and Capacity-Building in the field of Human Rights in the Democratic Republic of the Congo”. Il testo, ai cui negoziati l'Italia, insieme ai Paesi dell'Unione europea, ha partecipato attivamente, ha ricevuto il sostegno della Repubblica democratica del Congo stessa e di tutti i Paesi africani, lanciando quindi un segnale positivo sulla volontà congolese di affrontare la situazione dei diritti umani. La risoluzione prevede, fra l'altro, che l'ufficio dell'Alto Commissario prepari un rapporto dettagliato sulla situazione dei diritti umani nel Paese da ridiscutere entro il 2018. L'obiettivo fondamentale è mantenere la situazione dei diritti umani in quel Paese sotto i riflettori della comunità internazionale, inserendola nell'agenda di ogni sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani 2018 (marzo, giugno e settembre).

Per quanto concerne, infine, gli interventi di cooperazione allo sviluppo, la cooperazione italiana da anni riserva particolare attenzione alla situazione umanitaria del Paese. Sono attualmente in corso programmi nel quadro di un'iniziativa dal valore di 600.000 euro, che prevede interventi sul canale bilaterale nel settore igienico-sanitario e dell'educazione. Nel mese di maggio scorso la cooperazione italiana ha inoltre autorizzato e si è fatta carico dei costi di trasporto di una spedizione umanitaria di beni destinati al centro nutrizionale terapeutico dell'ospedale di Bukavu, realizzata tramite la base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi.

A seguito del drastico peggioramento della situazione umanitaria nella regione del Kasai, abbiamo concesso, nel giugno scorso, un contributo multilaterale di 300.000 euro all'UNHCR per attività nei settori della salute, della sicurezza alimentare, dell'istruzione e della promozione della resilienza dei rifugiati congolesi in Angola. Grazie al contributo italiano, l'UNHCR ha potuto effettuare le attività di registrazione e di assistenza al rilascio di documenti, la predisposizione di un nuovo campo di accoglienza a Lovua, la fornitura di beni di prima necessità e la protezione a favore di minori e vittime di violenze di genere. Il nostro intervento si aggiunge a quello in corso nella regione del Kivu, dall'importo di 600.000 euro, nei settori della fornitura dell'acqua e dell'assistenza sanitaria nell'area di Goma, dove opera un esperto dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

La Repubblica democratica del Congo, inoltre, è uno dei tre Paesi beneficiari del Progetto della Croce Rossa Internazionale “Humanitarian Impact Bond”, che sosteniamo con un finanziamento di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni, volto a costruire a Kinshasa un centro ortopedico per la riabilitazione delle vittime di mine e di ordigni esplosivi. L'Italia contribuisce, infine, ai finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo destinati alla Repubblica democratica del Congo.

Si ribadisce, quindi, la forte e convinta azione del Governo italiano al fine di promuovere condizioni durature di pace e sicurezza nella Repubblica democratica del Congo e, in particolare, nella regione del Kasai.

PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie mille, Presidente. Grazie, Sottosegretario. L'interrogazione aveva l'obiettivo di alzare l'attenzione sulla situazione gravissima in Repubblica democratica del Congo e, in particolare, nella provincia del Kasai.

Le notizie che abbiamo a mezzo stampa ci parlano non solo dell'uccisione dei due esperti ONU, che è una cosa molto grave di per sé e, per fortuna, molto rara, ma soprattutto ci parlano di almeno dodici fosse comuni trovate nella provincia: 3.300 morti, anche se le fonti dell'Arcidiocesi di Kananga parlano addirittura di 20 mila morti uccisi in scontri tribali, che hanno probabilmente coinvolto anche l'esercito. Dico ‘probabilmente' perché le notizie che ci arrivano dal Congo sono, necessariamente, molto frammentate e incerte, e quindi questa interrogazione aveva proprio l'obiettivo di alzare l'attenzione del Governo e, più in generale, dell'opinione pubblica su una regione che sembra remotissima e lontanissima e, per certi versi, lo è, perché che ci siano 3 mila morti e dodici fosse comuni che non sono arrivate sui nostri giornali di per sé è un segno della distanza e della difficoltà di comunicazione e di conoscenza rispetto a questa regione, però sono cose che devono assolutamente stare dentro l'agenda politica di un Paese come l'Italia, che fa dell'Africa una sua priorità.

Sappiamo bene che la situazione grave del Kasai si iscrive in una situazione di instabilità politica più generale della Repubblica democratica del Congo e la notizia del rinvio al 2019 delle elezioni presidenziali è un altro elemento di fortissima preoccupazione. Le elezioni dovevano tenersi lo scorso anno e sono state già rinviate al 2018; questo ulteriore rinvio da parte di un Presidente, il Presidente Kabila, che non potrebbe più stare lì perché sono scaduti i due mandati della sua elezione, è un altro elemento che aggiunge preoccupazione a una situazione di fortissima instabilità.

Ringrazio il Governo delle tante iniziative prese: il rinnovo della MONUSCO, il rinnovo e il rafforzamento delle sanzioni, la pressione diplomatica anche con il Ministro degli esteri nell'incontro di qualche giorno fa, l'impegno umanitario, l'impegno a rafforzare e a continuare il dialogo politico in ambito UE, tenendo insieme gli strumenti più di pressione, però tenendo comunque aperta la porta per continuare a trovare una soluzione di carattere politico e diplomatico a questa crisi.

È importante che noi non consideriamo, con un atteggiamento fatalista, la crisi del Congo come una crisi endemica, una crisi africana di cui non occuparsi. Sarebbe ipocrita e poco previdente, perché i numeri - 300 mila sono i rifugiati nei Paesi circostanti, 1 milione e 400 mila sono gli sfollati interni nel Paese in seguito agli scontri legati alla difficoltà del processo politico e delle elezioni presidenziali - sono numeri che, comunque, ci devono riguardare, sia dal punto di vista dei diritti umani e del diritto umanitario, ma più in generale sull'instabilità di una regione, quella africana, che è al centro del nostro impegno di politica estera e che non può essere considerata lontana e remota.

(Interrogazione Lacquaniti ed altri - n. 3-03067)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Lacquaniti ed altri n. 3-03067. Avverto che, in data odierna, su richiesta del presentatore, è stata trasformata in una interrogazione a risposta scritta.

(Iniziative a favore del comparto agricolo e zootecnico del Mezzogiorno danneggiato dalla straordinaria siccità estiva, con particolare riferimento al territorio della Sicilia – n. 3-03206).

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'interrogazione Iacono n. 3-03206 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE , Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il Ministero delle Politiche agricole ha sempre riservato particolare attenzione alle imprese agricole che hanno subito danni a causa di eccezionali eventi atmosferici. Proprio per questo e in considerazione dell'eccezionalità degli eventi richiamati dall'interrogante, che ringrazio, abbiamo sostenuto e approvato l'emendamento alla manovra correttiva dei conti pubblici, che prevede una disposizione a favore di quelle imprese agricole che abbiano subito danni anche a seguito della siccità del periodo estivo, estendendo ad esse la possibilità di accedere ai benefici del Fondo di solidarietà nazionale anche per le colture assicurabili.

In tale direzione, con la legge n. 123 del 2017, di conversione del decreto-legge n. 91 del 2017, è stata approvata una modifica normativa, voluta da questo Ministero, che consente l'attivazione del Fondo di solidarietà nazionale anche alle imprese agricole danneggiate dagli eventi atmosferici avversi in parola. La disposizione tiene conto del fatto che, sebbene gli eventi considerati siano assicurabili per la totalità delle colture vegetali, nelle aree maggiormente colpite dall'avversità segnalata, gli strumenti assicurativi agevolati sono scarsamente utilizzati dagli agricoltori - noi abbiamo circa l'80 per cento delle imprese assicurate nel nord del Paese e circa il 20 per cento nel sud del nostro Paese - e quindi, in caso di evento eccezionale, non potrebbero contare su alcuna forma di compensazione - per questo, l'intervento che il Governo ha deciso di fare è l'intervento legislativo di cui parlavo -, rischiando molto spesso di vedere compromessa la possibilità di ripresa economica, ma soprattutto di ripresa produttiva dell'attività delle imprese stesse.

In questa prospettiva, ricordo che il Fondo di solidarietà nazionale promuove interventi per la ripresa economica e per la ripresa produttiva delle imprese agricole a fronte dei danni che ci sono alle produzioni agricole e alle produzioni zootecniche, per il ripristino dei danni alle strutture aziendali agricole che sono causate da eventi naturali, da calamità naturale o da eventi eccezionali. Grazie a ciò, le aziende colpite dalla gelata e dalla siccità che non abbiano sottoscritto polizze assicurative - ed è il caso che di cui parlava l'onorevole Iacono - potranno accedere ai benefici previsti dal decreto legislativo n. 102 del 2004, per favorire la ripresa delle attività produttive.

Le regioni interessate potranno deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici entro il 31 dicembre del 2017, costituendo questo il presupposto per l'operatività delle misure.

Assicuro che non appena perverrà la proposta di delimitazione dei territori colpiti dalla regione siciliana, che è competente per territorio, il Ministero delle Politiche agricole provvederà con sollecitudine all'istruttoria di competenza ai fini del riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento.

PRESIDENTE. L'onorevole Iacono ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

MARIA IACONO. Grazie, Presidente, grazie, onorevole sottosegretario, per la risposta ampia e articolata che ha voluto dare alla mia interrogazione, attraverso la quale ho inteso dare voce al grido d'allarme lanciato dal mondo dell'agricoltura, dalle organizzazioni professionali e dai sindaci del mio territorio, in merito appunto alla gravissima crisi determinata durante la canicola estiva da condizioni climatiche straordinarie, che ha letteralmente messo in ginocchio uno dei segmenti produttivi più importanti della già asfittica economia siciliana.

Quella che lei ricordava - anche in merito alle stime fornite dalle principali organizzazioni agricole, rispetto al danno complessivo che ammonterebbe ad oltre 10 milioni di euro - è una situazione che è stata denunciata e che è stata veramente grave.

Il paradosso, che, per certi versi, determina ancora maggiore rabbia, è che la porzione residuale di produzione agricola messa in salvo da misure di emergenza e da impianti di irrigazione tecnologicamente avanzati, insistente in particolar modo nella Sicilia orientale, continua ad essere di altissima qualità e, proprio per queste ragioni, assolutamente richiesta dai mercati europei e internazionali. Purtuttavia, io credo che a tale domanda di mercato in questa fase non si potrà più rispondere, stante appunto il crollo della produzione, che, come dicevo, ha messo in ginocchio le più importanti realtà del mondo imprenditoriale e agricolo e della produzione diretta: nessun comparto, nessun indotto produttivo, è stato risparmiato da questa fase terribile che ha investito la nostra produzione.

È una crisi, dicevo, strutturale e orizzontale e che ha determinato effetti nefasti. Nella mia provincia, ad esempio, la crisi dettata dal caldo torrido ha spazzato via letteralmente per intero la produzione agrumicola, la produzione di prodotti di nicchia che da sempre rappresentano un'eccellenza del paniere agroalimentare siciliano. Danni incalcolabili anche e soprattutto per quanto riguarda la produzione della principale eccellenza della nostra produzione agricola, ovverosia i vigneti: nella zona del Belice, molte fra le più prestigiose e rinomate cantine italiane hanno subito, a causa di tale crisi, danni di proporzioni enormi, quindi danni drammatici.

A questa situazione, io credo, bisogna porre un freno con le misure che lei annunciava e che, ovviamente, daranno una risposta in questo senso.

Questa situazione è stata dettata da un cambiamento climatico: il clima cambia, ma gli agricoltori certamente non possono essere lasciati soli a fronteggiare crisi di tale entità. Ecco, a mio avviso, bisogna anche incentivare politiche di risparmio idrico, favorendo l'installazione di sistemi di irrigazione a basso consumo e, soprattutto, un prezzo dell'acqua che sia sopportabile da un comparto che ogni anno è costretto ad affrontare una crisi dietro l'altra, senza poi alcun tipo di ammortizzatore o sostegno economico.

Ritengo che proprio il mutamento climatico debba indurre i diversi livelli di governo - il governo regionale e il Governo nazionale - ad attivare, a disporre misure di intervento straordinarie che possono essere repentinamente messe a disposizione del comparto agricolo, con specifico riferimento al segmento agrumicolo, olivicolo e vitivinicolo, che, ogni anno, sono costretti a sopportare danni economici incalcolabili. La sua risposta va in questa direzione, il Governo saprà operare ulteriormente per accogliere questi pochi suggerimenti, in parte provenienti dai comparti produttivi disperati e messi letteralmente in ginocchio dalla crisi.

(Iniziative in relazione alla situazione del carcere di Trapani, con particolare riferimento all'esigenza di assicurare un adeguato numero di funzionari della professionalità giuridico-pedagogica – n. 2-01878).

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Giachetti n. 2-01878 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Giachetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che rinuncia all'illustrazione.

Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Con l'atto in discussione, l'onorevole Giachetti, dopo aver descritto le condizioni della casa circondariale “San Giuliano” di Trapani, con particolare riguardo al ruolo di educatori e funzionari giuridico-pedagogici, richiede quali interventi siano stati programmati o attuati per sopperire a carenze di personale addetto all'area trattamentale nell'ambito di un istituto penitenziario dalla gestione complessa sotto vari profili.

L'istituto di cui si tratta, inaugurato nel 1965, presentava una serie di preoccupanti criticità dovute alla vetustà delle strutture e a carenze manutentive tali da aver pregiudicato la qualità della vita detentiva, già messa a dura prova da rilevanti condizioni di sovraffollamento, nonché da croniche carenze di personale addetto. Dalla fine del 2015 è stato, pertanto, avviato un percorso volto al definitivo superamento delle criticità riscontrate presso la casa circondariale e, grazie agli interventi adottati, la qualità della vita all'interno del carcere di Trapani ha subìto un netto e radicale miglioramento.

In primo luogo, come ricordato nell'interpellanza, è stato completato, collaudato e attivato alla fine del 2016 un nuovo padiglione da 200 posti. Si tratta di un'opera che ha consentito di superare in via definitiva la precedente condizione di sovraffollamento. Secondo i dati comunicati dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al 2 ottobre 2017, a fronte di una capienza detentiva pari a 563 posti, presso la casa circondariale di Trapani risultano presenti 521 persone detenute.

Il dato, indicativo del miglioramento della qualità della vita detentiva, va ulteriormente valutato in considerazione della vasta opera di manutenzione e adeguamento che ha riguardato anche i padiglioni già esistenti. L'amministrazione, infatti, ha riferito che sono state ultimate le opere di adeguamento delle condotte idriche e fognarie. Sono, inoltre, in fase di ultimazione i lavori di ampliamento del polo didattico presso la sezione alta sicurezza, i lavori di adeguamento delle camere detentive e di manutenzione del reparto femminile “Egeo”, i lavori di adeguamento della sezione “Tirreno”, oltre ad interventi di minore ampiezza.

Come rilevato anche dall'onorevole interpellante, la complessità delle strutture corrisponde all'articolata presenza di detenuti: dei 521 presenti, 366 detenuti si trovano nelle sezioni ordinarie, 96 nella sezione “alta sicurezza”, 56 nella sezione “protetti” e 4 persone sono in regime di semilibertà.

Alla radicale opera di miglioramento delle strutture si accompagna presso la casa circondariale di Trapani, come presso le altre strutture penitenziarie, l'attuazione degli interventi che negli ultimi anni hanno caratterizzato le politiche del Ministero, tra i quali spiccano le misure in materia di personale. Quanto alle segnalate carenze di organico del personale di Polizia penitenziaria, infatti, è stato comunicato che, a fronte di una pianta organica che prevede 320 unità, erano presenti 287 dipendenti nel 2015, aumentati a 301 al 3 ottobre 2017. Il tasso di scopertura degli organici, non tra i più allarmanti ed in via di progressiva flessione, potrà poi essere ulteriormente ridotto grazie ad ulteriori iniziative assunte.

Infatti, il decreto-legge cosiddetto “milleproroghe” per l'anno 2017, convertito con legge 27 febbraio 2017, n. 19, ha previsto la proroga sino al dicembre 2017 della validità delle graduatorie dei concorsi banditi ai sensi dell'articolo 2199 del codice dell'ordinamento militare, pubblicate in data non anteriore al 1° gennaio 2012. Tale intervento normativo consentirà all'amministrazione di attingere alle predette graduatorie per avviare le procedure finalizzate all'assunzione nell'anno in corso di 887 donne e uomini che andranno a colmare, in parte, il vuoto in organico del Corpo di polizia penitenziaria.

Dal punto di vista specifico della presenza di personale dell'area trattamentale, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha comunicato che attualmente risultano in servizio quattro funzionari dell'area giuridico-pedagogica, uno dei quali beneficia del part-time a diciotto ore settimanali. Nonostante la previsione della pianta organica sia di sette unità, il criterio statistico di uno a cento ricordato nell'interpellanza è stato rispettato ed è purtroppo venuto meno in seguito al decesso, lo scorso mese di maggio, di un quinto funzionario già presente presso l'istituto penitenziario.

La situazione venutasi a creare presso la casa circondariale di Trapani, in particolare, negli ultimi mesi sarà tenuta nella debita considerazione sia nelle prossime procedure di mobilità del personale sia, soprattutto, nelle assegnazioni conseguenti alle prossime nuove assunzioni di 72 unità di personale educativo, da individuare mediante scorrimento delle graduatorie tuttora valide, in armonia con le esigenze di altri istituti penitenziari.

Si tratta di primi interventi, ma senz'altro significativi, che dimostrano la costante attenzione riservata dal Governo al tema delle risorse umane, nella prospettiva del complessivo miglioramento delle condizioni di lavoro negli istituti sia sul versante della sicurezza, che del trattamento per le persone detenute. Grazie ad un impegno politico intenso e costante, articolato in contestuali interventi di carattere normativo e organizzativo di edilizia penitenziaria e di politiche del personale, le complessive condizioni detentive presso la casa circondariale di Trapani, così come sul piano nazionale, sono decisamente migliorate.

L'azione sin qui svolta risulterà ulteriormente rafforzata dalle misure contenute nella riforma dell'ordinamento penitenziario da poco entrata in vigore e dall'approvazione dei relativi decreti legislativi delegati, per la stesura dei quali le commissioni ministeriali sono al lavoro. La completa attuazione della riforma consentirà di introdurre strumenti adeguati per garantire all'esecuzione penale un'autentica forma recuperatoria e risocializzante in chiave costituzionalmente orientata.

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio il sottosegretario, ovviamente, sottosegretario, nessuno mette in discussione il lavoro che è stato fatto dal Ministero in tutti i campi e in tutti i sensi per attenuare quelle che sono le condizioni obiettivamente difficili, per usare un eufemismo, che vivono tutte le carceri italiane; poi, ci sono, ovviamente, specificità che rendono alcune situazioni ancora più difficili.

La descrizione del miglioramento che lei fa: sottosegretario, io l'ho visitato il carcere di Trapani e, anzi, penso che anche la sua meritoria attenzione, che la porta spesso a visitare gli istituti penitenziari, potrà probabilmente estendersi anche a questo carcere per rendersi conto che la descrizione rispetto a un passato che, probabilmente, era più prossimo a un lager che non a un carcere, porta delle considerazioni che descrivono una situazione che è migliorata. Probabilmente è migliorata, ma noi il parametro non possiamo tenerlo semplicemente rispetto a quello che era il passato: noi il parametro dobbiamo tenerlo rispetto a come dovremmo riuscire a realizzare delle riforme e ad assumere dei provvedimenti che rendano le carceri vicine al fine che tengono e, cioè, quello del recupero detenuti e, soprattutto, quello di consentire che chi vi è ospitato, sia dal punto di vista della detenzione sia dal punto di vista del personale, perché spesso i due parametri vanno sempre accompagnati, sia quanto meno da considerare in condizioni umane. Lei ha giustamente ricordato alcune questioni.

Questo è un carcere in cui adesso ci sono due padiglioni che sono stati aperti, ma io l'ho visitato quando ancora i padiglioni erano in ristrutturazione e la situazione era obiettivamente drammatica. Cosa accade? Certamente, i padiglioni aperti sono padiglioni ristrutturati, che, quindi, dal punto di vista delle condizioni ambientali sono migliori, ma questo comporta che sono aumentati i detenuti, e la previsione della pianta organica, in origine, nella fattispecie per quanto riguarda i funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, era di sei unità. Ovviamente, sappiamo la specificità anche di questo carcere, che ha oltre 300 detenuti in via definitiva, quindi dove il lavoro che viene e deve essere fatto è un lavoro molto importante, ma ora siamo sotto quelle sei unità.

Lei ha fatto la descrizione degli attuali dipendenti che fanno parte di questo comparto: in realtà, a seguire gli oltre 500 detenuti sono esclusivamente tre funzionari con contratto di lavoro a tempo pieno e un funzionario con contratto di lavoro part-time. Lei ha ricordato, purtroppo, che un funzionario è deceduto di recente e da giugno il posto resta vacante, mentre un altro funzionario - lei parlava di cinque - svolge il ruolo di capo area, quindi non segue i detenuti.

Quindi, la situazione, al di là del criterio del funzionario giuridico ogni 100 detenuti per le case circondariali e ogni 50 detenuti per le case di reclusione, dovrebbe chiaramente prevedere un incremento di personale, perché sappiamo perfettamente quanto siano importanti in particolare queste professionalità.

Noi sappiamo benissimo, come ricordavo, qual è l'elevato numero di detenuti definitivi che c'è nel carcere di Trapani, in cui ci sono molti detenuti immigrati e tossicodipendenti, e la presenza, oltre alla sezione di “media sicurezza”, di una sezione “protetti”, di una ad “alta sicurezza” e di una per “semiliberi”, con le specifiche caratteristiche che contraddistinguono ciascuna di queste.

Quindi, il tema è che, in attesa di un ampliamento dell'attuale pianta organica - almeno la prego di prendere nota di questo - che porti a sanare quello che è previsto dalla pianta organica, dall'istituto mi dicono che è davvero urgente la sostituzione del funzionario defunto.

Quindi, mi auguro che il Governo, ripeto - sapendo perfettamente e comprendendo tutti gli sforzi che si fanno per una copertura nazionale, perché le carenze sappiamo che non sono soltanto nel carcere Trapani ma in molte situazioni, che, se vogliamo, sono anche più drammatiche, però quella è una condizione particolare -, alla luce anche di questa interpellanza, per la quale peraltro ringrazio per la celerità della risposta, perché l'interpellanza è del luglio scorso, quindi essa non risponde certamente a dati vecchi ma recenti, nell'attesa che possano essere portate le condizioni del carcere a una possibile normalità (e, ovviamente, questo è l'auspicio che riguarda tutte le carceri italiane), fissi un punto in merito alla possibilità di sostituire il funzionario che è deceduto, perché sarebbe comunque un'importante risorsa in questo momento, in una situazione che certamente è migliore rispetto a quella che lei ha descritto, relativa agli anni passati, ma che le assicuro che è ancora molto difficile.

(Interrogazione Zaccagnini e Piras n. 3-02041)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione n. 3-02041 degli onorevoli Zaccagnini e Piras.

Avverto che in data odierna, su richiesta dei presentatori, tale interrogazione è stata trasformata in interrogazione a risposta scritta.

È così esaurito lo svolgimento dell' interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, D'Ambrosio, Ferrara, Lorenzo Guerini, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,06, è ripresa alle 15,35.

Seguito della discussione delle mozioni Alberti ed altri n. 1-01707, Busin ed altri n. 1-01726 e Paglia ed altri n. 1-01728 concernenti iniziative di competenza in merito alla nomina del Governatore della Banca d'Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Alberti ed altri n. 1-01707, Busin ed altri n. 1-01726 e Paglia ed altri n. 1-01728, concernenti iniziative di competenza in merito alla nomina del Governatore della Banca d'Italia (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 ottobre 2017, è stata presentata la mozione Paglia ed altri n. 1-01728, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna sono state presentate le mozioni Zanetti ed altri n. 1-01729 e Rampelli ed altri n. 1-01730 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

Avverto, inoltre, che è stata testé presentata la mozione Fregolent ed altri 1-01731 (Vedi l'allegato A) e anche questo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire per esprimere il parere sulle mozioni presentate. Un attimo solo che la mozione appena presentata sia data al Governo, che dovrà esprimere il parere su quelle che ovviamente sono state già presentate nei giorni scorsi, su quelle che sono state presentate questa mattina e, da ultimo, su quella che è stata presentata pochi minuti fa.

Onorevole Baretta, mi dica lei se il tempo è sufficiente, perché sennò… Allora prego, per l'espressione del parere.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie Presidente. Parere favorevole sulla mozione Fregolent ed altri 1-01731, con la seguente riformulazione sulle premesse.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Baretta, però, partiamo dalla prima, nell'ordine in cui le sono state date. Va bene?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì, va bene.

PRESIDENTE. Grazie.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario su tutte le altre mozioni.

PRESIDENTE. Allora, adesso passiamo alla mozione Fregolent ed altri 1-01731.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario su tutte le mozioni, salvo parere favorevole sulla mozione Fregolent ed altri n. 1-01731, con una modifica al quinto capoverso delle premesse, alla terza riga. Dopo la parola “banche”, sostituire le parole “che a prescindere dalle ragioni che le hanno originate - sulle quali”, con le seguenti: “sulle cui ragioni si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d'inchiesta all'uopo istituita.” Espungere le ultime righe dalla parola “avrebbero” in poi. Per il resto, parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'UDC, come è noto, da qualche tempo è all'opposizione di questo Governo. Devo dire, però, che questa volta mi è difficile non concordare con il parere espresso dal rappresentante del Governo in quest'Aula.

L'idea di sottoporre la Banca d'Italia ad un più penetrante controllo politico contraddice quella che è stata la linea ininterrotta, seguita dai Governi italiani, dalla liberazione in poi. Abbiamo inventato un sistema di nomina del Governatore, il quale garantisce, sì, l'ultima decisione politica, perché ultimamente la decisione appartiene al popolo, ma nelle forme e nei modi indicati dalla Costituzione.

Ci sono due modi di intendere la parola “politica”. C'è la grande politica, la politica che considera gli interessi complessivi generali del Paese. E c'è poi, giustamente, la piccola politica, che facciamo qui ogni giorno, la quale difende gli interessi di singoli gruppi sociali o di singole aree territoriali. Il meccanismo attuale di nomina del Governatore cerca di valorizzare al massimo la grande politica, ponendo alla fine la nomina nella saggezza del Capo dello Stato, con tutte le tappe preliminari a ciò necessarie, e di ridurre al minimo la pressione di interessi particolari.

In molti Paesi con eguali preoccupazioni ci sono meccanismi diversi. Data la forza degli interessi particolari in Italia, le dirò che io, per la verità, credo che abbiamo commesso un errore, quando abbiamo tolto al Governatore della Banca d'Italia il mandato a vita, che era una garanzia ulteriore - in altri Paesi non necessaria probabilmente, ma in Italia ancora necessaria - della sua indipendenza. Infatti, il Governatore deve garantire, prima di tutto, i risparmiatori. Deve garantire il popolo italiano, ma in modo particolare i risparmiatori e anche quanti dall'estero volessero venire a investire in Italia, per creare occupazione, lavoro e benessere.

Ridurre le garanzie, aumentare il controllo della piccola politica sulla Banca d'Italia, sarebbe una decisione sciagurata.

PRESIDENTE. Avverto che l'onorevole Sottanelli ha ritirato la firma dalla mozione Zanetti ed altri n. 1-01729.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Confesso che la presentazione in quest'Aula di una mozione contra personam mi ha ispirato un'istintiva diffidenza. Poi, a questa mozione, naturalmente, si sono unite quelle di altri esponenti dei partiti di opposizione, compresi quelli che con la gestione delle banche venete, qualche, per così dire, “collateralità politica” dovrebbero pure avercela, visto che il presidente di quegli infausti istituti non è certamente ignoto. È, insomma, personaggio piuttosto noto nel Paese.

Detto tutto questo, che dire? Innanzitutto, occorre riaffermare il valore dell'indipendenza della Banca d'Italia, valore cui accennava poc'anzi il collega Buttiglione, valore che noi riteniamo importante tutelare, per evitare di dare l'impressione che anche la nomina del presidente di quel fondamentale istituto sia oggetto di trattative di sottogoverno.

Detto questo, tuttavia, qualche mese fa, in quest'Aula abbiamo votato l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle banche. L'istituzione di questa Commissione, tra l'altro, era anche stata richiesta un paio di anni fa in una proposta di legge, di cui ero primo firmatario e che, quindi, rispondeva ad un'esigenza ovviamente sentita anche nel campo più istituzionale e moderato. È chiaro che in questo momento gestire entrambe le esigenze, da un lato la chiarezza, dall'altro il rispetto all'autonomia, comporta delle particolari difficoltà. Per cui ritengo che, mentre sono da respingere facili speculazioni politiche dell'ultima ora, assolutamente inopportune, trattandosi – ripeto - di mozioni contra personam, però il problema della vigilanza sul sistema bancario non può essere sottaciuto.

Sarebbe stato forse preferibile attendere i primi risultati della Commissione d'inchiesta, ma con questa riserva naturalmente facciamo proprie le osservazioni del Governo, per cui riteniamo di dare il voto favorevole alla mozione Fregolent ed altri n. 1-01731 e di astenerci sulle altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, Governo, l'Italia è un Paese strano. È un Paese dove chi sbaglia non paga mai. Ora siamo perfettamente a conoscenza del fatto - e ci mancherebbe altro - che il governatore Ignazio Visco terminerà - e noi ce lo auguriamo - il suo cammino, il suo pessimo cammino in Bankitalia il 31 ottobre 2017. È altrettanto chiaro, Presidente e Governo, che c'è l'articolo 47 della nostra Carta costituzionale che va a tutelare il risparmio in tutte le sue forme. È anche e soprattutto per questo che con la nostra mozione confidiamo - e siamo stati tra i primi a presentarla e tra i primi a chiedere la Commissione d'inchiesta rispetto a questa schifezza che le banche hanno perpetrato nei confronti della carne viva della popolazione italiana, di imprenditori, di piccoli azionisti, di risparmiatori - e chiediamo le dimissioni del governatore di Bankitalia e la nomina di un'altra persona perché, Presidente, è altrettanto chiaro che rispetto a Bankitalia e rispetto a quanto successo in Italia a molti istituti bancari c'è stato un controllo assolutamente carente da parte di Bankitalia e della Consob, i cui vertici avrebbero dovuto dimettersi il giorno dopo questi scandali e non aspettare che il Parlamento per l'ennesima volta andasse a ratificare di fatto una nomina calata dall'alto.

Per non parlare, poi, di una cosa che poco si sente in quest'Aula rispetto ad un termine, Governo, che si chiama, ad esempio, anatocismo. Dov'era il governatore Visco quando si sono applicati interessi su interessi nei confronti di povera gente, nei confronti di cittadini, nei confronti di piccoli imprenditori? Si stima - si stima - che ci siano circa 200 mila imprenditori truffati dai cosiddetti crediti deteriorati, per circa 16 miliardi di euro. E quindi, Presidente, prima nel mio incipit ho ricordato che l'Italia è un Paese strano, è un Paese dove un'azienda privata, una normale azienda privata, ad esempio, deve fallire o deve andare purtroppo - devo dire - a fare qualcosa di poco sano nei confronti di persone che possono mettere la pratica di pagamento di questa azienda privata in Italia rispetto ai pagamenti, ad esempio, della pubblica amministrazione, vengono beccati e vengono giustamente anche inquisiti e condannati; ma l'Italia, come abbiamo detto, è un Paese strano e queste aziende falliscono mentre in Italia un'azienda come il partito come il Partito Democratico, che ha un buco di bilancio di nove miliardi e mezzo, si permette di spendere 400 mila euro per andare a fare una campagna elettorale in treno di circa due mesi. Chi pensa, sottosegretario, agli azionisti truffati? Chi pensa alle persone che hanno perso tutto nel giro di qualche ora? Chi pensa a coloro che si sono suicidati rispetto a tutto quanto è stato perso? Avrebbe dovuto pensarci il governatore di Bankitalia ma così purtroppo, Presidente, non è stato.

Poi voglio passare anche ad aspetti interessanti rispetto a tutta questa genesi. Prima ho sentito parlare un collega della famosa Commissione sulle banche. Ebbene, ci diamo e vi do una notizia: i primi risultati della Commissione d'inchiesta sulle banche probabilmente li vedremo a metà non di questa legislatura ma della prossima legislatura. Che senso ha tutto questo senza poi di fatto trovare un colpevole ed un responsabile reale, che in questo caso dovrebbe essere Bankitalia con il suo governatore? Paese strano; 17, 18, 20 miliardi in due anni per la salvaguardia e la tutela del sistema bancario e una legge di stabilità che al netto della sterilizzazione rispetto all'IVA mette 5 miliardi per quanto riguarda la povera gente, il lavoro, le pensioni, ma non mette nulla per quanto riguarda, in termini di fondo, ai truffati dalle banche (ma tanto probabilmente ci salveremo in quanto rifacendo il giardino ci faranno uno sconto del 36 per cento in ben dieci anni). Dove stava il governatore di Bankitalia - e mi prendo tutte le responsabilità di quanto sto per dire, Presidente - quando è stato ucciso David Rossi di Monte dei Paschi di Siena? Dove stava? Evidentemente, quello non è un suicidio. E allora avrebbe dovuto dire qualcosa, avrebbe dovuto fare qualcosa, sia in termini di controllo sia in termini di garanzia.

Dove stava, Presidente, il governatore Ignazio Visco quando si è parlato dei casi di Veneto Banca, quando si è parlato dei casi della Popolare di Vicenza, di Carife, di Banca Marche e di Banca Etruria? Lo rinnovo: l'articolo 47 della nostra Carta costituzionale va ad incoraggiare e a tutelare il risparmio e deve esserci un garante come contrappeso, come controfigura rispetto a tutto quanto detto, ma evidentemente non c'è stato né in pancia a Bankitalia né in pancia a Consob, tant'è vero che, se non ricordo male, anche il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia - e soprattutto di Fratelli d'Italia - ha fatto una battaglia importante in Aula affinché Bankitalia ritornasse - ritornasse! - ad essere una banca degli italiani e non svenduta a qualche finanziere estero che viene a fare i suoi porci comodi nel nostro Paese. Chi ha controllato sino ad oggi il controllore? Chi ha garantito quello che di fatto non è stato poi garantito? Devo dire che le banche purtroppo in Italia hanno trattato con delle pratiche che definire assurde sarebbe poco: infatti, hanno definito tutti coloro che entravano in banca al pari di azionisti speculatori. Ma quali azionisti speculatori, sottosegretario, Presidente, Governo? Quali azionisti speculatori? 200 mila azionisti rispetto alle ultime due banche, Popolare di Vicenza e Banca Veneto, lasciati per strada senza l'ombra di uno straccio di un rimborso rispetto a pratiche truffaldine che qualcuno avrebbe dovuto controllare. Io stesso ho partecipato a qualche audizione nelle Commissioni deputate e competenti, prima di questa farsa di questa Commissione di inchiesta che è stata allestita, e ho sentito le persone venire in audizione in Commissione a dire: “Sì, erano delle pratiche truffaldine”. Allora, dove stavano i controllori, visto che hanno compiti di assoluta vigilanza nei confronti delle banche? Dormivano, probabilmente, e se non dormivano, se qualcuno non dormiva probabilmente - posso usare un altro termine forte? - forse era complice di questo sistema.

Si è nascosta la polvere sotto un tappeto e questa polvere è stata schiacciata dalle pesanti mani e dai pesanti piedi di una finanza non controllabile e non controllata che ha stretto un cappio intorno al collo di persone che - lo rinnovo - in una notte hanno perso tutto. Il controllo doveva esserci e non c'è stato. Allora, se ne andasse a casa il governatore, se ne andasse a casa il consiglio d'amministrazione e tutto il board di Bankitalia. Avessero un minimo di coraggio nel fare questo gesto per poi lasciare in mano un'altra volta la piacevole patata bollente affinché sia il Presidente Gentiloni a prendersi questo compito e a nominare un'altra persona probabilmente più degna rispetto a tutto quanto abbiamo detto e che dia un minimo di serenità e - voglio dire - di virtuosità rispetto a tutto quanto è successo. E allora, Presidente, noi chiediamo che non venga rinnovata la presidenza del governatore Ignazio Visco. Lo chiediamo in modo forte e lo chiediamo con una mozione parlamentare che sappiamo perfettamente essere un atto di indirizzo, perché nemmeno chi vota in quest'Aula ha modo di far sentire la sua voce ad un Governo cieco e sordo rispetto a quello che dovrebbe essere un Parlamento ancora sovrano in uno Stato in parte, purtroppo, sovrano.

E concludo semplicemente dicendo che la prima cosa che noi faremo in seno a questa Commissione di inchiesta sarà una: i cosiddetti crediti deteriorati, colleghi, non appartengono ad imprenditori, non appartengono alla piccola e media impresa, se non in piccola parte; soltanto il 3 per cento appartiene a questa povera gente e più del 95 per cento appartiene alla grande finanza e alla grande impresa. Allora, Presidente, noi chiederemo ufficialmente nomi e cognomi di coloro che hanno mandato a quel paese tutto questo sistema che sino a qualche anno fa era sicuramente virtuoso in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, sottosegretario Baretta, le nuove procedure di nomina del Governatore sono scaturite dopo la crisi dell'estate 2005, quella della doppia OPA incrociata, con l'epilogo delle intercettazioni che coinvolsero il Governatore del tempo, dottor Fazio. Prima la nomina era a vita e, in Parlamento, aveva molti estimatori anche tra coloro che hanno sottoscritto alcune delle mozioni, a destra come a sinistra, per non parlare della Lega. Diciamo che, nel 2004, la mia iniziativa politica di superare la nomina a vita, definendo un mandato a termine, era abbastanza isolata. No, perché qui, diversamente, scopriamo sempre delle cose strane. Ora, la nuova procedura ha portato, subito dopo - fu adottata nel 2005, verso la fine dell'anno - alla nomina di Mario Draghi, passato poi alla guida della BCE; gli è subentrato Ignazio Visco, ora in scadenza.

È bene che il Parlamento rispetti la procedura di nomina da esso fissata e salvaguardi l'autonomia della Banca d'Italia. È prudente non aggiungere crisi a crisi, difficoltà a difficoltà. Per questo ho apprezzato il giudizio espresso dal sottosegretario Baretta, che ha respinto tutte le mozioni, correggendo anche quella avanzata dal Partito Democratico. Con queste condizioni io do il mio voto, assieme a quelli del mio gruppo, a questa mozione così corretta (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Grazie, signor Presidente. La nostra mozione, analogamente a quella di altri gruppi, chiede al Governo di impegnarsi nel senso di non confermare, bensì di procedere a nuova nomina del Governatore della Banca d'Italia in occasione della scadenza naturale del suo mandato. Arriva a formulare questa richiesta su un percorso, però, molto diverso da quello che abbiamo rinvenuto nel testo di altre mozioni.

Noi respingiamo con forza le accuse a scatola chiusa che vengono mosse nei confronti delle istituzioni di vigilanza del nostro Paese e proprio per questo siamo stati tra i principali promotori, nei due lunghi anni che abbiamo dovuto attendere per vederla formata, della Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche, proprio perché, esattamente come rifiutiamo la logica delle accuse a scatola chiusa alle nostre istituzioni di vigilanza, naturalmente del pari riteniamo altrettanto dannose le difese a scatola chiusa a fronte delle evidenze dei fatti macroscopici che si sono verificati in questi anni, rispetto ai quali anche al cittadino più ben disposto di dare credito di buona fede a chi ha operato con compiti di controllo sono sorti dubbi più che giustificati e legittimi. E non a caso il Parlamento, alla fine, se pur con un ritardo veramente poco commendevole, ha dato seguito a questa istanza e oggi c'è una Commissione parlamentare di inchiesta. Commissione parlamentare d'inchiesta che, però, inevitabilmente, non sarà in grado di fare luce in un senso o nell'altro, e noi ci auguriamo nel senso più positivo possibile, per la buona reputazione dei nostri organi di vigilanza circa appunto l'adeguatezza, l'efficienza e l'efficacia dei controlli da essi svolti in questi anni relativamente a numerose vicende che hanno riguardato le banche venete, le quattro banche mandate in risoluzione, MPS e tante altre situazioni di crisi bancarie.

A questo punto, è evidente che, nell'istante in cui il Parlamento stesso ha ritenuto opportuno costituire questa Commissione d'inchiesta ma la scadenza naturale del mandato degli attuali vertici di Bankitalia - e sottolineo ancora: la scadenza naturale del mandato - ha luogo in un momento in cui, appunto, queste verifiche non sono ancora avvenute, ebbene, se è sbagliato, e lo ribadiamo ancora, fare - come da più parti, invece, in questa Camera viene fatto - accuse a scatola chiusa nei confronti dell'Autorità, è evidente, però, che una conferma, nelle more di verifiche - che, lo sottolineo ancora, questo stesso Parlamento, istituendo la Commissione, ha ritenuto esso stesso opportune - rappresenterebbe quella difesa a scatola chiusa assolutamente incomprensibile per qualunque cittadino di buonsenso e non soltanto per coloro i quali hanno già emesso, senza alcuna controprova, se non sospetti, il proprio giudizio.

È evidente che chi ha la nostra opinione non ritiene, né ha ritenuto certo di fare, che la richiesta di dimissioni del Governatore della Banca d'Italia sarebbe stato un atto corretto. E, infatti, non si parla di richieste di dimissioni. Ritiene però appunto un atto coerente che, nel momento in cui vi è la naturale scadenza del mandato, non si assista addirittura ad un rinnovo a scatola chiusa.

È una questione proprio anche di coerenza nei comportamenti del Parlamento, non è possibile riconoscere al tempo stesso che c'è una situazione sufficientemente confusa da rendere opportuna una Commissione d'inchiesta e poi, però, nelle more di questi chiarimenti, ritenere addirittura che si possa benedire ciò che è successo in questi anni, al punto da operare addirittura una conferma: non una richiesta di dimissioni anticipate, perché sarebbe accusa a scatola chiusa, però non una conferma nelle more delle verifiche che, ribadisco una volta di più, questo stesso Parlamento ha ritenuto opportune sulla base di sospetti di possibile cattivo funzionamento della vigilanza tutt'altro che infondati.

Si tratta semplicemente di operare in sede di naturale scadenza del mandato una conferma che veda una nomina senz'altro di figure qualificate e apprezzate sul piano nazionale e internazionale, che certamente al nostro Paese non mancano e che certamente non si esauriscono nella figura dell'attuale Governatore, al quale nessuno chiede, perlomeno con la nostra mozione, passi indietro con implicite accuse a scatola chiusa, ma semplicemente si chiede di cogliere quest'occasione di naturale scadenza per operare un rinnovo.

Anche perché, a fronte di tutto ciò che è successo e nonostante alcuni anni fa si sia volutamente scelto di trasformare una carica a vita in una carica a tempo (laddove, però, questo arco temporale è già tra i più lunghi di quelli previsti dal nostro ordinamento e, quindi, già un suo rinnovo di fatto ripristinerebbe qualcosa di simile a una carica a vita, quanto meno in termini di vita attiva lavorativa), ebbene si tratta di cogliere l'occasione per fare questo cambio ed evitare che una conferma in un contesto di questo tipo venga letta, ripeto, anche dal cittadino più ben disposto, come, evidentemente, la volontà di evitare che un cambiamento, ancorché inserito in un quadro istituzionale assolutamente corretto, possa agevolare l'emersione di fatti, che, invece, con conferme innaturali a scadenza naturale, potrebbero essere tenuti nascosti.

Quindi, ripeto, noi prendiamo le distanze da chi parte lancia in resta e nelle more di verifiche e accertamenti puntuali muove già accuse chiare e nette alle nostre istituzioni di vigilanza; al tempo stesso, però, con forza, nell'istante in cui questo Parlamento ha ritenuto, come ha ritenuto, di istituire una Commissione d'inchiesta, pensiamo che debba su questa partita esprimersi, naturalmente con una mozione che impegna il Governo, posto che è il Governo titolare nel processo di nomina, affinché vi sia una scelta che sia coerente con quella che ha determinato la costituzione della Commissione d'inchiesta.

Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sulla nostra mozione, il voto contrario sulle altre mozioni, ci asteniamo sulla mozione di maggioranza, alla quale, seppur in modo francamente un po' molto implicito, riconosciamo tra le righe, però, una volontà di andare nel senso di un cambiamento piuttosto che di una conferma; e laddove anche si dice: “tenuto conto anche del mutato contesto e delle nuove competenze attribuite alla Banca d'Italia negli anni più recenti”, vogliamo leggerlo come una consapevolezza, anche per le ragioni che prima esponevamo, senz'altro non per quelle presenti in altre mozioni, della opportunità di un cambiamento piuttosto che di una conferma, proprio per rinsaldare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, piuttosto che per incrinarlo; cosa che, con una conferma, a mio avviso, si rischierebbe seriamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Da anni, oramai, la Banca d'Italia è stata privata di alcune funzioni fondamentali che un tempo, e anche oggi, definiscono una banca centrale: non ha più alcun potere, di fatto, sulla politica monetaria, se non di concerto con la BCE e con le altre banche centrali che fanno parte del sistema dell'euro e anche sulla vigilanza le è stata sottratta l'autorità sulle grandi banche, sulle cosiddette banche sistemiche. Nonostante tutto questo, la nomina del Governatore della Banca d'Italia è tuttora uno degli atti fondamentali del Governo, forse, quello che viene interpretato come il massimo potere di nomina governativa all'interno della Repubblica. Quindi, è giusto che ci sia un'attenzione anche da parte del Parlamento su questa questione; è molto meno giusto - lo dico in premessa - che questo avvenga sulla base di una mozione - quello che non condivido dell'impostazione data dai colleghi del MoVimento 5 Stelle - che faccia nome e cognome e che diventa, di fatto, una mozione contra personam nei confronti dell'attuale Governatore.

Da parte nostra ci sarebbero alcune questioni preliminari che io voglio porvi e che sono anche contenute all'interno degli obiettivi che noi ci diamo con la nostra mozione. La prima è che noi riteniamo opportuno che, proprio in virtù dell'importanza di questa nomina, essa venga realizzata non in questa legislatura sul finale della medesima, bensì nella prossima. Si tratterebbe di chiedere al Governo di lavorare con il Parlamento affinché questa nomina venga rimandata di un anno; questo comporterebbe la possibilità per un Governo investito da un Parlamento nuovamente legittimato ad intervenire. È inutile che io qui vi spieghi quanto l'attuale Governo abbia navigato su percorsi sottili all'interno di questa legislatura, quanto questa legislatura sia stata complessa sul piano della formazione delle sue maggioranze parlamentari e del suo divenire storico. Bene, che si debba concludere, a sei mesi dalla fine, con la nome del Governatore della Banca d'Italia, in un quadro peraltro attraversato da conflitti interni ed esterni alla maggioranza di cui i giornali hanno dato abbondante cronaca negli ultimi mesi, io credo questa sarebbe una cosa che potremmo anche risparmiarci.

Di qui la nostra richiesta molto semplice al Governo: soprassieda. Probabilmente, servirà una norma, ma si inserisca, per esempio, nella legge di bilancio una norma transitoria che rinvii di alcuni mesi la nomina, in modo da mettere il nuovo Parlamento nuovamente legittimato dalle elezioni nella condizione di poter proficuamente collaborare. Questo è, infatti, il secondo punto. Noi riteniamo, lo abbiamo sempre ritenuto e lo ribadiamo anche in questa sede, che non sia corretto che una nomina di questa importanza sia in capo soltanto all'Esecutivo; noi riteniamo molto più proficuo - come accade peraltro con nomine di rilevanza sistemica decisamente inferiore – e corretto che il Governo agisca di concerto con il Parlamento, non tanto, evidentemente, sul nome, ma almeno sui criteri. Io credo che le due istituzioni potrebbero lavorare insieme: lo facciamo ogni volta che dobbiamo nominare qualcuno in enti controllati o subordinati a quello che è lo Stato centrale, lo facciamo nelle Commissioni competenti, perché non lo dobbiamo fare anche sul Governatore della Banca d'Italia?

Quindi, questa è la seconda richiesta: che dopo aver prorogato si provveda anche a disporre che il prossimo Governatore della Banca d'Italia sia nominato dal Governo, sentite le Camere o almeno le Commissioni competenti. Ci sembra una norma di buonsenso anche perché solo in Italia si finge di ignorare il fatto che il Governatore della Banca d'Italia non è una figura neutra, ma è una figura che ha eminentemente un carattere politico: non a caso si parla di politica monetaria, ad esempio. Sono lontani i tempi, purtroppo, in cui la politica delle banche centrali era direttamente collegata e lavorava in stretta connessione con il Governo, anche in Italia; e pur tuttavia, far finta di ignorare che chi siede su quella poltrona ha un ruolo politico centrale e, di conseguenza, non può essere estraneo l'indirizzo politico da esprimere almeno nel momento della nomina per fingere che sia un ruolo meramente tecnico, è un errore. E ne abbiamo avuto abbondante e straordinaria riprova all'interno di questa legislatura, perché, guardate, la Banca d'Italia non si è mai risparmiata consigli al Parlamento; di recente, l'abbiamo sentita esprimersi, purtroppo, anche sulla questione dell'età pensionabile, con mio grande stupore.

Sentire il Governatore della Banca d'Italia invitare il Parlamento a non ridurre l'età di pensione, ma, anzi, a confermare la legge Fornero, francamente, lascia stupefatti e fa chiedere fino a dove debba avanzare quello che dovrebbe essere il mandato che una banca centrale assume per se stessa. Ma anche al di là di questo, pensate solo a tutta la vicenda delle banche mandate in risoluzione nel novembre del 2015 o, più di recente, alle due banche del Veneto o, in mezzo, al Monte dei Paschi di Siena: non è sempre intervenuta la Banca d'Italia? Non è sempre intervenuta con consigli che, di fatto, attengono al ruolo della politica? Non è intervenuta, da un lato, stigmatizzando, dall'altro indirizzando, dall'altro venendo nelle Commissioni parlamentari per difendere le linee del Governo fino al punto di dire che a quelle linee non esisteva alternativa? Allora, non fa politica la Banca d'Italia? Certo che fa politica. E se fa politica non deve essere indirizzata dal Parlamento? Non deve essere indirizzato il Governatore nel momento in cui assume la carica?

Questo noi chiediamo al Parlamento italiano e proviamo anche a dare qualche criterio che dovrebbe essere interesse di tutti, a partire dal tema centrale del conflitto di interessi, che, però, diventa anche una questione che attiene alla storia recente che abbiamo alle spalle. Perché noi, guardate, usciamo da una fase straordinaria; usciamo da una fase in cui una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette banche - i nomi li conoscete tutti, poi li facciamo - sono state coinvolte in procedure di risoluzione o in procedure, di fatto, di acquisizione da parte dello Stato in questi ultimi due anni. Erano tutte banche precedentemente commissariate dalla Banca d'Italia: maggio 2013 Carife, agosto 2013 Banca Marche, settembre 2014 CariChieti, febbraio 2015 Banca Etruria. Tutte banche che, a distanza di anni, in cui erano controllate dalla Banca d'Italia, che quindi non aveva più semplicemente il ruolo di vigilante, ma, addirittura, un ruolo interno, sono state poi abbandonate al loro destino, sono state portate davanti al Governo ed è stato chiesto al Governo e al Parlamento di fare di fatto la parte del becchino.

Questo è successo o no? È successo o no? È successo o no, ci dicono i processi, che la Banca d'Italia sia indirettamente intervenuta, ancora nel 2013, per chiedere a Banca Popolare di Vicenza di acquisire Veneto Banca e Banca Etruria? Indirettamente, per carità! Lo dicono testimoni all'interno di processi, vedremo come va a finire, però anche qui è stravagante pensare che una banca, poi, a sua volta, liquidata perché, di fatto, in fallimento, tre anni prima venisse ritenuta una banca talmente sistemica da poter sopportare il peso di banche a loro volta fallite dopo due anni.

Questo quando si ha alle spalle un percorso del genere; quando si ha alle spalle un percorso che ha visto decine di migliaia di persone perdere parti significative dei loro risparmi in questo Paese, anche perché si sono fidati degli organi di vigilanza, che, negli anni precedenti agli ultimi, non avevano mai messo in discussione la solidità di questi istituti di credito, avevano autorizzato di fatto aumenti di capitali scaricati sul retail; avevano autorizzato l'emissione di obbligazioni subordinate o ordinarie, assicurando di fatto sulla solidità di quegli istituti di credito. Questo è successo in Italia e io, ad oggi, non ho ancora sentito alcun tipo di autocritica da parte della Banca d'Italia; non l'ho mai sentita venire davanti al Parlamento o al Paese e assumersi la responsabilità di scelte che avrebbe potuto anche giustificare con la solidità e stabilizzazione sistemica del sistema finanziario italiano, quello che è il suo compito istituzionale. Avrebbe persino potuto dire: sì, ho fatto cosa che, probabilmente, hanno penalizzato i risparmiatori italiani, ma l'ho fatto per mantenere la solidità del sistema. Non lo ha fatto, non ha mai fornito, di conseguenza, alcun tipo di contributo alla possibile soluzione di problemi, a possibili riforme, perché ufficialmente per la Banca d'Italia, ad oggi, è sempre andato tutto bene.

Dato che io credo che con questo tipo di impostazione, con questo tipo di ragionamento, il Parlamento, ma, secondo me, nemmeno il Governo può essere d'accordo, perché tutto bene non è andato, io credo che quanto meno il problema non oggi, ma fra un anno, di un ricambio al vertice, che sia però poi propedeutico a un ricambio che scenda giù fino in fondo ad arrivare anche alle procedure, è un tema che questo Paese si deve porre.

PRESIDENTE. Sono in tribuna i ragazzi e i docenti dell'Istituto comprensivo “Arnaldo Fusinato” di Schio, in provincia di Vicenza, che salutiamo. Stanno seguendo i nostri lavori (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Presidente, il Governo, da quanto si apprende da fonti di informazione e di stampa, si appresta a confermare per altri sei anni il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Questa è un'occasione nella quale, a nostro parere, sarebbe opportuno invece un bilancio di quello che è l'operato del Governatore: non si vuole qui personalizzare, ma si vuole parlare della funzione della Banca d'Italia e di chi la presiede. Lo ricordo (l'ha accennato anche prima il mio collega), a prescindere da compiti di garanzia di stabilità monetaria, che sono stati delegati in toto nel momento in cui si entrati nell'Eurozona alla BCE, restano comunque in capo a Banca d'Italia degli importanti compiti riguardanti la sana e prudente gestione degli intermediari finanziari, la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario e l'osservanza delle norme che regolano appunto la materia del credito e dell'intermediazione finanziaria. Non solo a nostro parere, ma credo sia di tutta evidenza che questo compito è stato come minimo troppo spesso disatteso dalla Banca d'Italia in questo periodo: è mancata l'individuazione di condotte che avrebbero compromesso appunto la stabilità del sistema, con le conseguenze che sappiamo derivano direttamente in capo ai risparmiatori, ai soci delle varie banche, ai portatori di interessi delle banche in generale; ma ancor più grave è che una volta rilevate queste mancanze, la Banca d'Italia non ha agito, prima di tutto comunicando con il dovuto allarme alla Consob i fatti rilevati, ma soprattutto non sanzionando, non interrompendo certe pratiche che, a voler essere buoni, potremmo definire di mala gestio, ma che in qualche caso si sono rivelate delle condotte decisamente truffaldine o delinquenziali, in alcuni casi specifici, di banche.

Un caso io lo conosco bene, perché l'ho vissuto da vicino, che è quello della Banca Popolare di Vicenza, ma anche di Veneto Banca; e la Banca d'Italia in questo caso, in questo specifico caso ha avallato, ma direi di più, in certi casi ha fatto pressioni al limite dell'intimidazione per indirizzare alcune scelte strategiche di questa banca: acquisizioni, fusioni sono state citate anche prima, con Veneto Banca, con Banca d'Etruria, ma anche acquisizioni di Cariprato, banche già in difficoltà che non hanno fatto che aumentare e moltiplicare lo stato di dissesto di questa banca. E altri episodi che sono noti, perché sono balzati agli onori della cronaca, sono stati ripresi più volte da organi di stampa, che hanno in qualche modo gettato delle ombre sul corretto rapporto che invece deve esserci fra controllore e controllato: c'è stata un'evidente convergenza di interessi, una commistione di interessi fra Banca d'Italia e questa specifica banca e altre banche. Li voglio anche citare perché sono noti: l'acquisto di Palazzo Repeta, la sede della Banca d'Italia di Vicenza, che è stato invenduto per anni, e poi ha trovato nella Banca Popolare di Vicenza un compratore generoso, e non so se può essere giudicata quest'azione come un incauto acquisto o come un atto generoso senza nulla in cambio; secondo me qualche sospetto ci deve pur essere.

C'è stata l'assunzione di ex ispettori che hanno operato appunto come ispettori della Banca d'Italia all'interno della Banca Popolare di Vicenza, e che sono stati successivamente assunti a livelli apicali della banca stessa, addirittura in un caso come responsabile dell'audit interno della Banca. E poi, come ho accennato prima, azioni che hanno ispirato e orientato le scelte strategiche di questa banca e di altre banche, come acquisizioni, fusioni, Veneto Banca, Banca d'Etruria, Cariprato, come già accennato.

Il risultato di questa mancata sorveglianza, di questo mancato allarme al popolo dei risparmiatori e dei soci di queste che erano banche popolari, con tutto quello che ne consegue… Io adesso non mi dilungo, ma Banca Popolare aveva un ruolo e un'identità, e rappresentava qualcosa di ben preciso e specifico per i risparmiatori, per le piccole imprese, per chi l'aveva come riferimento nel territorio.

Il risultato è stato che… E mi limito solo alle ultime azioni delinquenziali che sono state commesse, negli anni specifici 2013-2014, quando le evidenze erano ormai acclarate, quando i famosi prestiti baciati erano già stati scoperti, erano stati comunque registrati dalla sorveglianza della Banca, quando la mala gestio, il sovrapprezzo delle azioni era di tutta evidenza, ebbene, la Banca d'Italia e la Consob hanno consentito che in questi due anni fossero vendute qualcosa come l'equivalente di 1 miliardo in valore di nuove azioni, con 40 mila nuovi soci su 105 mila. Una buona fetta di soci, quindi, fatti per la maggior parte di piccoli azionisti, piccoli soci, piccoli risparmiatori, di sicuro non società di risparmio istituzionali, che avevano anche scarsi mezzi di conoscenza del rischio che andavano a correre comprando queste azioni, che erano evidentemente sopravvalutate e gravemente illiquide; e negli stessi anni c'è stata la conversione di 253 milioni di obbligazioni convertibili in azioni valutate, queste ad un prezzo un po' più basso, 48 euro, ma sempre a cifre ovviamente astronomiche rispetto al valore reale di queste azioni, che poi si è rivelato sostanzialmente nullo.

Questo è uno dei rilievi, ma è da tempo che l'azione della Banca d'Italia è sottoposta a critiche: ad esempio nell'intempestività che ha dimostrato, quando nel 2012 altri Paesi europei, come la Spagna, il Portogallo, hanno messo in sicurezza il loro sistema creditizio attingendo al Fondo salva Stati di cui l'Italia è uno dei principali contribuenti, e secondo invece la Banca d'Italia in quegli stessi anni il sistema creditizio italiano, già gravemente affossato, o comunque appesantito da una mole consistente di NPL, non correva nessun pericolo, era fra i più sani di Europa, fra i più solidi, e quindi non richiedeva alcun tipo di intervento straordinario, che invece abbiamo capito a posteriori era quanto meno opportuno.

Ma poi insieme al Governo - e qui la responsabilità è anche dei precedenti e dell'attuale Governo - si è resa responsabile di un'azione ai limiti del dilettantesco, nell'affrontare e nel cercare di risolvere una crisi bancaria che è ancora lì tutta da risolvere, sbagliando i tempi e i modi, creando panico nel mondo dei risparmiatori e nel sistema bancario in generale, che non ha fatto che aggravare la situazione e affossare il sistema creditizio ancora di più, e rendere impossibile un qualsivoglia risanamento del sistema.

È utile anche in questa fase compiere una riflessione e dare un po' di numeri, perché sono stati in totale persi in questi ultimi cinque anni 15,6 miliardi di capitali investiti in azioni delle banche… Non solo le banche popolari venete, ma anche le banche poste in risoluzione come Banca Etruria, Cariferrara, Banca Marche, CariChieti, e per un totale… Senza contare la ricapitalizzazione poi di MPS, avvenuta con risorse dello Stato, quindi con i soldi dei contribuenti che in gran parte sono anche risparmiatori, con una media per singolo risparmiatore di 71.600 euro persi. In molti casi questi soldi sono frutto di sacrifici, lavoro, risparmi, questi soldi servivano per garantire una vecchiaia dignitosa, lo studio dei figli, servivano a dare una prospettiva di vita meno povera e meno stentata di quella che avevano vissuto queste persone che hanno perso tutto.

Mi sembra che gli elementi per fare un esame di coscienza e una riflessione profonda e dare un segnale che sia anche simbolico al popolo di risparmiatori, a chi è stato gravemente danneggiato da queste crisi vada dato, anche se questo può rompere degli equilibri, compromettere degli equilibri di potere all'interno delle istituzioni, perché gli eventi che si sono verificati sono gravi, non si può far finta di niente, e questo segnale, che è anche forse un segnale minimo, va dato, perché altrimenti la fiducia nel sistema viene ad essere gravemente danneggiata, se non persa in modo irrecuperabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Presidente, noi chiediamo la votazione per parti separate della mozione.

PRESIDENTE. Molto bene, ne prendiamo atto.

Nel frattempo sono in tribuna, e li salutiamo, gli alunni e i docenti dell'Istituto Comprensivo “Padre Pio” di San Sossio Baronia, in provincia Avellino, e sempre in provincia di Avellino, gli studenti e i docenti dell'Istituto “Benedetto Croce” e “San Nicola Baronia” (Applausi). Onorevole Busin, avrei bisogno di sapere se lei chiede la votazione per parti separate solo della sua mozione o anche di quella del MoVimento 5 Stelle?

FILIPPO BUSIN. Solo della mia mozione, per la premessa e gli impegni.

PRESIDENTE. Molto bene, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Presidente, la ringrazio, e le confesso che affronto questa dichiarazione di voto non senza un imbarazzo. Un imbarazzo per due tipi di motivo. Il primo è che nella mia esperienza parlamentare, non lunghissima, ma decennale, non ho mai visto una discussione delle mozioni partita da mozioni contra personam: né ad personam, né contra personam. La mozione del MoVimento 5 Stelle che ha fatto scaturire questo dibattito è una mozione che fa nomi e cognomi, affronta la questione della nomina del Governatore della Banca Italia. Credo che non sia un metodo ortodosso per un Parlamento, tra l'altro entrando in una decisione che spetta al Capo dello Stato e all'Esecutivo. Quindi, da questo punto di vista, il nostro gruppo si dissocia da questo tipo di mozione e voteremo contro queste mozioni.

Dopodiché, c'è un'altra questione che è più sostanziale ed è il giudizio che abbiamo sulla Banca d'Italia in generale, il giudizio che abbiamo sui comportamenti della Banca d'Italia negli ultimi anni, e in particolare quelli legati all'evoluzione delle crisi bancaria, delle sette, otto, crisi bancarie che hanno travolto il sistema bancario di questo Paese, che hanno causato anche sconcerto nell'opinione pubblica, danni a risparmiatori, a clienti, alle imprese, ma anche voglio dire ai dipendenti delle banche che sono state sottoposte a procedure di risoluzione, quando non addirittura di fallimento, oppure di salvataggio come nel caso della Monte dei Paschi di Siena. Mi sembra che questa discussione sia un po' troppo come dire da bar, non me ne voglia Presidente. Ho sentito il collega prima di me che ha citato voci di stampa su questa questione. Io non mi astengo dal riservare alcune critiche al comportamento di Banca Italia in alcune situazioni. Tra l'altro, siamo stati gli autori di alcune norme che hanno messo in luce la possibilità di rilevare la responsabilità dei vigilanti anche nella gestione di alcune crisi bancarie, facendo riferimento anche a quella che era stata la loro attività di vigilanza ordinaria. L'ho detto più volte in Parlamento, non è possibile che ci siano dei verbali ispettivi qualche mese prima che dicono determinate cose, poi allo scoppiare della crisi, qualche mese dopo, invece, ci troviamo di fronte ad atteggiamenti della vigilanza assolutamente e diametralmente opposti e molto più aggressivi. Da questo punto di vista, penso che il Parlamento si debba porre la questione della legislazione legata alle attività di vigilanza e all'atteggiamento dell'istituzione Banca d'Italia in generale.

Presidente, noi siamo nel pieno di un'attività ispettiva del Parlamento molto forte, la Commissione finanze del Senato ha già fatto due indagini conoscitive e da due settimane è partita la Commissione d'inchiesta sul sistema bancario italiano, una Commissione partecipata, molto partecipata, da tutti i gruppi, fortemente voluta dai gruppi di opposizione. Abbiamo già nella giornata odierna cominciato le audizioni con il dottor Orsi procuratore della Repubblica che si è occupato di diversi casi di quelli che noi dovremmo trattare. Io ritengo che fare un processo alla Banca d'Italia, così, nel dibattito su delle mozioni, sia una cosa sbagliata per quanto si possano criticare alcuni atteggiamenti sistemici della vigilanza, per quanto si possa obiettare su alcune questioni che vanno modificate.

Ma voglio dirvi anche, e apro un'altra parentesi, guardate che la legislazione e le regole sulla sulle autorità di vigilanza, sui loro compiti e le loro attribuzioni, è una discussione e un dibattito in fieri. Noi, dopo la mozione, lavoreremo in Aula sulla legge di delegazione europea in cui sono contenuti alcuni riordini delle competenze su alcune materie di IVASS, Banca d'Italia, Consob. Quindi, è una materia assolutamente in fieri.

In sostanza, Presidente, ritengo che Banca d'Italia debba essere criticabile, Banca d'Italia debba essere sottoposta anche alla responsabilità degli atti di vigilanza che compie, ma non possiamo fare questo lavoro alla maniera in cui è stato fatto: la demolizione di alcune istituzioni italiane che abbiamo demolito a beneficio dell'opposizione, in questi anni, anche partendo da questo osservatorio privilegiato parlamentare. La Banca d'Italia è e rimane un'istituzione di questo Paese di valore altissimo e credo sia difficilmente paragonabile con altre istituzioni per quanto riguarda l'integrità, la capacità di selezionare professionalità, la cultura e la professionalità storica, ma anche attuale, che porta al suo interno. Quello che assolutamente non ci possiamo permettere oggi è di fare un processo aperto al comportamento di Banca d'Italia, perché questo sarebbe un atto che metterebbe in discussione tutto il nostro sistema bancario italiano agli occhi degli investitori, dei creditori, dei clienti, ma anche agli occhi dei mercati internazionali in un momento in cui abbiamo recuperato una stabilità del sistema bancario.

Non perdo tempo a contraddire tutte le cose dette, ma insomma abbiamo tirato fuori 20 miliardi per ricapitalizzare le banche italiane. Vi voglio segnalare che Inghilterra, Germania, Francia hanno apportato nel capitale di rischio dei loro istituti bancari cifre molto più alte che partono nell'ordine delle centinaia di miliardi. Ne avevano la possibilità, hanno fatto quelle scelte allora, non avevano i problemi di debito pubblico che abbiamo noi. Ripeto: c'è la Commissione di inchiesta sulle banche presieduta autorevolmente dal Presidente Casini, sono rappresentati tutti i gruppi di questo Parlamento, della Camera e del Senato, in quella Commissione, io credo che lì sia il luogo per discutere della storia del sistema bancario italiano in questi anni. Storia a cui ha contribuito nel bene e nel male, questo non c'è dubbio, anche l'autorità di vigilanza, Banca d'Italia. Ma lo ripeto: io ritengo che non sia questo il modo. Quindi, da questo punto di vista, io avrei preferito che questo dibattito non fosse svolto in quest'Aula, ma tant'è. Noi non abbiamo preparato una mozione nostra, voteremo contrario su tutte le mozioni di minoranza. Presidente, invece, vorrei aggiungere la mia firma sulla mozione Fregolent ed altri n. 1-01731, che sarà l'unica a cui daremo il nostro voto favorevole.

FILIPPO BUSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Una rettifica: chiedo la votazione per parti separate anche della mozione del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Quindi, la votazione per parti separate tra premesse e dispositivo riguarda non solo la mozione della Lega, ma anche la mozione del MoVimento 5 Stelle, ne prendiamo atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Grazie Presidente. Il nostro gruppo si asterrà su tutte le mozioni presentate e a nostro giudizio il fatto di portare in Aula una discussione sul mandato del Governatore di Bankitalia, sulla sua riconferma o meno, non ci appassiona, soprattutto se tutto si riduce a una discussione frettolosa sulla persona e limitata nel tempo che l'Aula concede alle mozioni. È bene ricordare che dal 2005, il Governatore della Banca d'Italia non è più a vita e la sua nomina avviene con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Governo, stessa procedura per la revoca.

La legge non prevede in alcun modo il coinvolgimento del Parlamento nella nomina, e, trattandosi di materia delicata, credo sarebbe opportuno trattare il tema in tutt'altro modo. La Banca d'Italia ha fra i suoi compiti quello di garantire la stabilità monetaria e tutelarla, garantendo la sana e prudente gestione degli intermediari, la stabilità complessiva e l'efficienza del sistema finanziario, nonché l'osservanza delle disposizioni che disciplinano la materia da parte dei soggetti vigilati, ma anche di rappresentare l'Italia in sede europea per quanto attiene le politiche monetarie, tant'è che la legge n. 262 del 2005, al comma 1, inserisce l'istituto nel sistema europeo delle banche centrali, e l'articolo 19, al comma 3, stabilisce che le disposizioni normative nazionali di rango primario e secondario debbano assicurare alla banca ed ai componenti dei suoi organismi l'indipendenza, così come richiesto dalla normativa europea.

Oltre a ciò, è lo stesso Governatore della Banca d'Italia che siede nel consiglio direttivo della BCE. Questa specifica ci sembra necessaria per riflettere su alcuni punti: nel recente passato abbiamo visto comportamenti colpevolmente opachi del sistema bancario, ed è un fatto oggettivo che la crisi bancaria di questi ultimi anni sia avvenuta sotto gli occhi di Bankitalia, che non ha vigilato in modo adeguato sull'operato di alcune banche e di alcuni manager responsabili di quelle banche.

Certo è che con Consob non hanno posto tutta l'attenzione dovuta al caso, soprattutto su sistemi e strumenti messi in campo dal sistema sicuramente poco trasparenti e che si sono dimostrati nel tempo quanto meno rischiosi, che volutamente hanno carpito la buona fede di investitori e creditori. Queste considerazioni hanno portato il Parlamento a ritenere necessaria e opportuna la nomina di una Commissione d'inchiesta; tuttavia, non possiamo ritenere esaustivo il nostro compito e la nostra responsabilità con la sola attivazione della Commissione. Il Parlamento potrebbe dedicare una sessione specifica all'esame di tutte le fragilità del nostro sistema bancario, su come sia stato possibile arrivare alla crisi di questi anni nelle dimensioni che abbiamo conosciuto, che hanno visto lo Stato impegnarsi con risorse proprie nel salvataggio degli istituti coinvolti.

Penso che questo ci aiuterebbe di più e meglio a valutare in modo ampio e consapevole tutta la vicenda, rendendo così possibile l'adottare misure fino ad allestire un nuovo meccanismo di nomina anche del Governatore, indipendentemente dal nome, e non esaurire tutto nella scadenza…

PRESIDENTE. No, gentilmente, lasciamo il Governo ascoltare l'oratore. Prego, onorevole.

TEA ALBINI. …nella scadenza dell'incarico di Visco. Ultimo punto, non meno importante: il nostro parere è che una materia complessa e piena di risvolti e ricadute non solo a livello nazionale non possa essere trattata con mozioni che hanno tanto il sapore di propagande elettorali, in un momento in cui con l'Europa occorre trattare su alcune questioni fondamentali, quali alcuni cambiamenti di regole bancarie, e con la BCE sulla riduzione progressiva del proprio intervento che avrebbe ed avrà pesanti conseguenze sul nostro debito. Noi non difendiamo nessuno, ma non ci piacciono giudizi sommari su persone o accadimenti che dovrebbero avere ben altra consistenza e che auspichiamo saranno riflessioni che il Presidente della Repubblica farà alla scadenza del mandato del Governatore attuale. Signor Presidente, sono solo alcune delle considerazioni che mi sentivo di fare, ma che, come dicevo all'inizio del mio intervento, porteranno il nostro gruppo ad astenersi su tutte le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Forza Italia non parteciperà a questa mozione di sfiducia contro il Governatore della Banca d'Italia, una mozione di sfiducia contra personam, e così come Forza Italia non ha mai partecipato, sin dalla sua storia, per tutta la sua storia, a mozioni di sfiducia individuali, farà altrettanto con queste mozioni di sfiducia, che sono contra personam. Non c'è dubbio, signor Presidente, che oggi è una brutta pagina che si sta perpetrando all'interno di quest'Aula, con uno scontro strisciante di potere che c'è all'interno del Governo con il segretario del PD, è inutile nasconderlo.

Quindi, non siamo per niente d'accordo né sul metodo né sul merito. Sul metodo, signor Presidente, siamo in presenza di norme e di leggi che riguardano esattamente la legge n. 262 del 2005, varata dal Governo Berlusconi e dalla maggioranza del centrodestra, disposizioni per la tutela del risparmio…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Palese. Onorevole Martella, grazie.

ROCCO PALESE. …e la disciplina dei mercati finanziari, che fu necessaria a seguito dello scandalo che scoppiò, Cirio, Parmalat e quant'altro. Ed è stata l'unica norma, l'unica riforma seria di tutela vera, così come previsto dalla Costituzione, del risparmio nel nostro Paese con cui si sono inserite anche delle regole e degli iter procedimentali per il problema della nomina del Governatore della Banca d'Italia. È fin troppo evidente che bisogna seguire esattamente quello che prevede l'articolo 19, comma 8, della legge n. 262 del 2005, che prevede che la nomina del Governatore della Banca d'Italia sia disposta con decreto del Presidente della Repubblica - lo ripeto, signor Presidente, con decreto del Presidente della Repubblica -, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia.

E quindi, con un iter così definito, penso che non sia per niente opportuno che il Parlamento si inserisca in questo iter, perché è facile scivolare su un conflitto di competenze immediato. La carica del Governatore della Banca d'Italia dura sei anni, è prevista la possibilità del rinnovo e sicuramente scade a fine mese. Noi pensiamo che, su questo iter procedimentale, c'è da considerare anche che, su nostra richiesta e con notevole ritardo, dovuto esclusivamente alla maggioranza, è in essere comunque una Commissione d'inchiesta, e da lì dovrebbero venire, anche se i tempi sono stretti, delle indicazioni per una delle cose principali della gente e della popolazione del nostro Paese, signor Presidente, quella della tutela del risparmio, una tutela vera del risparmio, prevista dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ora, rispetto alla tutela del risparmio, perché questo era il compito della politica, del Governo e della maggioranza, signor Presidente, in questi anni, non c'è dubbio che noi abbiamo per il controllo e la vigilanza sul sistema di credito e sulle operazioni finanziarie due istituti, la Banca d'Italia e la Consob, all'interno del nostro Paese. E tuttavia non possiamo non considerare, cosa che il Governo secondo me ha considerato in maniera superficiale, che il nostro Paese, al momento della nascita dell'euro, ha dovuto necessariamente cedere la sovranità monetaria alla BCE, e questo ha comportato delle conseguenze sul piano pratico, sul piano dell'iter procedimentale, sulle competenze stesse della BCE e anche della Banca d'Italia; soprattutto, ma non solo, per le dieci principali banche d'Italia, anche con riferimento agli stress test, tutti i controlli che la BCE fa sono stati completamente sottratti al controllo stesso e alla vigilanza della nostra Banca d'Italia.

Ma, davanti a una situazione del genere, il Governo e la maggioranza si sono attrezzati, hanno dato degli strumenti con questa rivoluzione che c'è stata all'interno stesso di tutto il sistema e a livello internazionale, alla Consob, alla Banca d'Italia, al Governatore della Banca d'Italia, perché ci potesse essere una innovazione nelle norme e negli strumenti normativi, perché ci potesse essere una vigilanza vera, con strumenti necessari per poter procedere, come è successo ad esempio quando c'è stata la crisi dei derivati nel 2007-2008 negli Stati Uniti, quando gli Stati Uniti furono costretti a cambiare tutti i compiti e vi fu una rivoluzione totale dei controlli attribuiti alla SEC, con innovazioni rispetto ad altri organi.

Qui, invece, vi sono le responsabilità del Governo, signor Presidente, e della maggioranza, perché, quando sono venuti a tirarci fuori la riforma delle banche popolari, la riforma delle BCC, i decreti-legge di liquidazione della Banca Etruria, Marche, Ferrara, Chieti, MPS, banche venete, quando l'ex Presidente del Consiglio, dopo la riforma delle banche popolari, fece la conferenza stampa, meno banche e più crediti, più investitori stranieri, ma quali risultati abbiamo avuto?

Sono queste le responsabilità che sono ascritte esclusivamente alla politica e alla maggioranza perché quella era la sede e noi, come Forza Italia e anche con altri gruppi, abbiamo presentato degli emendamenti in riferimento all'aumento delle possibilità di controllo da parte della Banca d'Italia e da parte della Consob, ma quegli emendamenti sono stati tutti respinti sebbene servissero esclusivamente a rafforzare la possibilità di vigilanza e di intervento della Banca d'Italia. Così come è inutile che stiamo a ricordare il bail-in per finire adesso alla situazione degli NPL, su cui Forza Italia ha già presentato una mozione perché si potesse sostenere per bene l'iniziativa del presidente Tajani in riferimento agli NPL e ai tempi ristretti imposti dalla BCE (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Noi riteniamo che in quella maniera vada tutelato il risparmio delle persone. Attenzione, signor Presidente; noi siamo un Paese che ha il terzo debito pubblico del mondo ma abbiamo anche una ricchezza, cioè un grande risparmio privato e quello va tutelato perché quello è il frutto del sacrificio e del lavoro degli italiani. Le tasche degli italiani vanno salvaguardate in tutti i modi e in tutte le maniere e io onestamente non penso che il Governo abbia fatto fino in fondo quello che doveva fare.

Noi cercheremo di individuare quali sono le possibilità di una riforma vera, ma nel frattempo, signor Presidente, le responsabilità politiche non siano coperte dall'affannosa e immotivata ricerca di un capro espiatorio nella figura del governatore della Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Questo non lo accetteremo mai perché in questi anni, quando ci sono stati tutti i decreti, come Forza Italia abbiamo lottato veramente perché ci fosse la tutela del risparmio, abbiamo lottato per i cittadini che sulla loro carne viva… in quanto oltre 200 mila risparmiatori hanno perso le risorse e abbiamo chiesto che queste fossero restituite e che lo fossero per intero. Noi siamo un gruppo e un partito che ha votato i 20 miliardi di aumento di indebitamento perché quelli dovevano servire per andare a cercare di porre riparo al disastro che c'era stato.

E perché non dire anche una cosa che va rivista? Noi siamo un partito che è il manifesto della garanzia rispetto alle situazioni giudiziarie e di questo non c'è dubbio. Però, non vogliamo mettere veramente in discussione che ci sono state delle anomalie, che ci sono state delle inadempienze e qui poco fa si è ricordato che la Banca d'Italia ha commissariato tanti istituti finanziari e quando questi commissari hanno mandato le informative delle cattive gestioni, che noi combattiamo in tutti i modi e in tutte le maniere, che cosa ha fatto la magistratura in quel caso per tutelare i risparmiatori? Hanno forse le competenze, la voglia e quant'altro? Nulla; non mi sembra che ci sia stato, anche in questo caso, un raccordo. È stato stravolto il codice penale, è stato stravolto il codice civile, ma non ci sono delle norme precise con cui si vincola che chi gestisce in maniera dissennata istituti di credito, chi gestisce in maniera dissennata il risparmio che gli viene affidato da parte degli italiani venga veramente punito e lo sia fino in fondo. Queste sono le riforme!

E, allora, noi sicuramente le faremo con il prossimo Governo e con la prossima affermazione che avremo anche per questo motivo, perché la difesa del risparmio sarà uno dei principali problemi che noi porremo come programma, uno dei principali obiettivi che noi porremo e in quel caso sicuramente cercheremo di fare delle norme con cui daremo strumenti nuovi, innovativi e veri, con cui la Banca d'Italia possa intervenire a controllare e la Consob a fare la stessa cosa. Cioè, una campagna d'informazione eventualmente anche con un'agenzia per l'educazione finanziaria dei cittadini e anche rispetto alla situazione del debito pubblico, perché anche lì va messa una struttura di controllo e quant'altro…

PRESIDENTE. Grazie…

ROCCO PALESE. …rispetto a quelle che sono le grandi banche, perché anche lì ci sono i soldi degli italiani e il risparmio.

Per questo motivo noi ci sottraiamo a queste mozioni di sfiducia contra personam così come abbiamo fatto per le sfiducie individuali e ci asterremo su tutte le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Devo dire di essere quasi stupito delle reazioni di alcuni colleghi alla mozione che abbiamo presentato e ai testi di alcune altre mozioni. Sono stupito perché sembra che qualcuno si sia quasi offeso per il fatto che abbiamo chiesto di dare l'incarico di governatore della Banca d'Italia a una persona diversa dell'attuale governatore della Banca d'Italia.

Di certo ne abbiamo certo fatto anche il nome perché è una persona sola e non potevamo non farne il nome: Ignazio Visco, e alcuni miei colleghi alcuni sono quasi offesi per il fatto che l'abbiamo chiesto. Ma ci rendiamo conto? Chiediamo solo che venga rispettato ciò che dice la legge, cioè che ogni sei anni va nominato il governatore della Banca d'Italia e non dice che debba essere per forza rinnovato nella stessa persona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Secondo noi il fatto che venga nominata una persona diversa non è altro che un sinonimo di garanzia, perché se c'è una persona diversa è logico che due persone che guardano le stesse cose probabilmente hanno pareri diversa sulle stesse cose e quindi potrebbe essere veramente un segno di garanzia. Se non nominiamo di nuovo la stessa persona, può darsi che alcune cose magari fatte male - e lo dico un po' in modo velato - potranno essere fatte in modo migliore.

Passiamo poi alle evidenze, perché su questo siamo stati accusati di aver riportato articoli di stampa (in realtà ho guardato bene: sì, qualcosa l'abbiamo riportata, ma poche cose). Che cosa è un'evidenza? Un'evidenza sono 1.000 euro? Un'evidenza sono 10 mila euro o 100 mila euro? Un milione di euro o un miliardo? Ebbene, signori, abbiamo fatto solo la somma dei soldi che sono stati bruciati per alcune banche: Monte dei Paschi di Siena, le banche venete e le quattro banche per dire salvate - che poi non sono state salvate - col famoso “decreto salva banche”, tra capitale iniziale, perdite, aumento di capitale e intervento pubblico. Cominciamo con il Monte dei Paschi: 14 miliardi di capitale iniziale, il capitale sociale, cioè quanto capitalizzava il capitale sociale, e perdite di circa 18 miliardi dal 2008 ad oggi; aumento di capitale pari a 20 miliardi e mezzo, diversi aumenti di capitale - e ce li ricordiamo quasi tutti - e l'intervento pubblico - l'ultimo che è stato fatto - pari a nove miliardi, per un totale di 61 miliardi di euro. Questa banca ha perso nel giro di pochi anni 61 miliardi di euro e questa non è un'evidenza che forse la Banca d'Italia non ha operato nel modo migliore? Non è un'evidenza 61 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Vicenza e Veneto Banca: 11 miliardi di capitale iniziale persi (sapevamo che erano azioni illiquide, però ammontava a 11,2 miliardi); 7,4 miliardi le perdite, aumenti di capitale per un totale di 6,4 miliardi, intervento pubblico pari a 17 miliardi regalati a Banca Intesa utilizzando le banche venete come - diciamo così - presupposto per ricapitalizzare Banca Intesa. Il totale fa 42 miliardi di euro e non è questa un'evidenza per dire che forse qualcosa è andato storto in Banca d'Italia? Che forse non ha vigilato abbastanza bene sulle banche venete? Parliamo poi delle 4 banche: 6,2 miliardi il totale dei soldi spesi per questa risoluzione (6,2 miliardi!). Il totale fa più di 110 miliardi di euro che erano nelle banche e adesso non ci sono più e in tutte queste banche è intervenuta Banca d'Italia, o con gli ispettori o commissariando le banche. E secondo voi ha fatto un bel lavoro Banca d'Italia? Ditemelo, perché se ha fatto un bel lavoro allora ritiro la mozione, ma non è così, non è così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Centodieci miliardi: quante cose le nostre aziende avrebbero potuto fare con oltre 100 miliardi che invece sono andati persi. Sono stati persi perché logicamente buona parte sono andati a finire nei famosi fidi facili, i famosi finanziamenti alle aziende magari amiche della politica e sulle quali probabilmente la Banca d'Italia non ha osservato, come ad esempio con i muti baciati, i famosi mutui comprati da persone che sono state costrette a comprare anche le azioni. Ebbene, le prime avvisaglie di queste - diciamo documentate - sono del 2013, quando sei imprenditori hanno scritto alla Banca d'Italia e anche quando un ex lavoratore della Popolare di Vicenza si è dimesso per questi mutui baciati. È stato citato in causa dalla banca perché non aveva dato il preavviso e allora lui ha semplicemente scritto una memoria, una memoria dove ha raccontato come funzionavano questi mutui baciati. La memoria è arrivata al consiglio d'amministrazione, è arrivata anche a Zonin che ha fatto su queste memorie degli appunti, lo stesso Zonin che ha detto, invece, di aver scoperto i mutui baciati solo quando è arrivata la BCE, così come se ne è accorta solo quando è arrivata la BCE anche la Banca d'Italia. Ma secondo noi se ne è accorta in modo finto la Banca d'Italia in quel momento; secondo noi anche Banca d'Italia se ne è accorta prima. Quando se ne è accorta Banca d'Italia? Addirittura nel 2012, quando l'audit interno della Popolare di Vicenza ha incrociato i nomi, ha incrociato finalmente i nomi di chi ha preso le azioni e di chi ha preso i finanziamenti. Ebbene, quell'elenco, una parte di quell'elenco, è stato sottoposto alla Banca d'Italia. Quindi, la Banca d'Italia già nel 2012 sapeva dei mutui baciati e non ha fatto nulla; questa è una vera vergogna di questo Paese e di questa Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E noi dovremmo rinnovare… no, non noi perché non ne abbiamo il potere, perché il Parlamento è escluso da questa scelta così delicata del governatore della Banca d'Italia, perché la Banca d'Italia si dice che deve rimanere indipendente.

Ma se la nomina la fa il Governo e il Governo è sostenuto dalla maggioranza parlamentare, capite che anche il Parlamento ha voce in capitolo e, quindi, anche le minoranze e le opposizioni hanno bisogno di farsi sentire in questo senso? Per questo siamo stati costretti a utilizzare l'unico sistema a disposizione, la mozione, con il quale chiediamo agli altri parlamentari di interrogarsi se il lavoro di Banca Italia è stato un lavoro fatto bene o no; se non sia il caso di rispettare la legge e, quindi, di rinnovare l'incarico attribuendo l'incarico ad un'altra persona e non ancora alla stessa: mi sembra un atto veramente semplice.

Presidente, non voglio aggiungere altro. Aggiungo soltanto una osservazione sulla mozione presentata dal PD: è una mozione molto ambigua tant'è che i giornali probabilmente l'hanno interpretata anche in modo sbagliato perché sembra che i giornali sono già usciti dicendo che il PD è contro il rinnovo della nomina a Visco. Insomma a me piacerebbe fosse così ma la mozione è scritta in modo così ambiguo che non possiamo proprio votarla perché non va bene: non si capisce se danno ancora la fiducia a Visco o no.

Noi non diamo la fiducia a Visco: mi vien da dire che siamo in disappunto con il Partito Democratico perché ci piacerebbe avere una piena unità del Parlamento sul rinnovo della carica con la nomina di una persona diversa, anche una persona scelta dal Governo. Sappiamo che per noi è un salto nel buio quando il Governo sceglie una persona a capo di un'autorità così alta come la Banca d'Italia. Però lo preferiamo perché facciamo in modo che non ci sia la successione della stessa persona nella carica.

Presidente, concludo con un semplice esempio e mi vien da dire: se voi foste una famiglia che avesse come unica attività una semplice attività commerciale, se chi presiede tale attività commerciale perdesse tutti i soldi, voi rinnovereste l'incarico a questa persona? Presidente, noi no, perché teniamo al nostro sistema bancario. Non vogliamo veramente che succedano altre cose ; non vogliamo che il nostro sistema bancario perda altri 110 miliardi di euro e per questo voteremo si alla nostra mozione e alle altre mozioni che affermano la stessa cosa, ma non le mozioni ambigue come quella del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Presidente, quanto è avvenuto in questi anni nell'ambito bancario è stato oggetto di ampie discussioni in quest'Aula. La crisi dal sistema - abbiamo avuto modo di dirlo in molte occasioni - è stata dovuta senz'altro anche alla recessione che ha profondamente segnato il nostro Paese dal 2007 in poi. Sono sotto gli occhi di tutti i numeri pesanti, difficili relativi alla recessione che abbiamo vissuto. È una crisi dovuta in parte anche alla struttura che le banche italiane mantenevano e hanno mantenuto nei decenni, struttura che non era più adeguata ai nostri tempi ed è una crisi che senz'altro è stata dovuta anche in molti casi a comportamenti che certamente abbiamo contestato e abbiamo denunciato, comportamenti che hanno visto commistioni tra interessi privati, tra gestioni opache, per non dire anche malversazioni che abbiamo osservato in diverse occasioni. Presidente, per fare chiarezza su tutto questo, abbiamo istituito una Commissione d'inchiesta che ha iniziato a lavorare con intensità e con tutti gli strumenti che una Commissione come questa può disporre. Al di là della Commissione, possiamo dire oggi che i Governi della legislatura in corso hanno avviato una fortissima azione di rafforzamento del sistema, un'azione che possiamo definire epocale. Vogliamo elencare alcuni di questi provvedimenti? La riforma delle banche popolari che ha fatto venire alla luce fatti e situazioni che ben conosciamo; la riforma del credito cooperativo che ha rafforzato significativamente la realtà, importantissima per il nostro Paese, delle banche di credito cooperativo; l'intervento sulle diverse banche in crisi. Presidente, abbiamo garantito in ventiquattro ore la riapertura di tutti gli sportelli delle due ex banche venete, cosa che non era mai stata vista in questo Paese e le nostre misure sono sempre state rivolte alla tutela dei risparmiatori, al sostegno delle aziende, al sostegno quindi delle famiglie e non certamente alla difesa dei banchieri.

Inoltre ricordo il tema del rafforzamento della vigilanza cui tutti noi vogliamo concorrere in modo costruttivo per le diverse responsabilità che spettano a ciascuno di noi, a partire ovviamente dalla Banca d'Italia. Essa oggi è una parte del Sistema europeo delle banche centrali e agisce secondo gli indirizzi e all'interno di istruzioni e direttive della BCE. Per garantire un migliore esercizio dei suoi poteri, la banca deve agire con indipendenza massima: conosciamo bene i compiti e i ruoli che i vari organi dello Stato hanno rispetto alla nomina e alla composizione degli organismi dalla Banca d'Italia. Sappiamo che la nomina del Governatore deve essere fatta attraverso una procedura articolata che chiama in causa i massimi livelli di responsabilità istituzionale del nostro Paese. Dunque con la nostra mozione chiediamo al Governo che si operi nella direzione di rafforzare al massimo l'attività di vigilanza nel sistema. Vogliamo che si intensifichi la vigilanza perché riteniamo che la tutela del risparmio sia prioritaria e che certi episodi cui abbiamo assistito in questi anni non debbano e non possano più ripetersi. La Banca d'Italia svolge una funzione preziosa, delicata, oserei dire decisiva. Presidente. Noi non partecipiamo alla discussione relativa ai nomi. Chiediamo invece al Governo che venga individuata la figura che il Governo ritiene più idonea e più autorevole perché l'istituzione possa godere della fiducia dei cittadini italiani e possa godere della fiducia anche dal contesto internazionale in cui noi ci troviamo. Questo è il nostro impegno con la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Vi pregherei di prendere posto perché abbiamo delle votazioni un po' articolate.

Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Ricordo che è stata chiesta la votazione per parti separate delle mozioni Alberti ed altri n. 1-01707 e Busin ed altri n. 1-01726 nel senso di votare i dispositivi separatamente dalle premesse. Avverto altresì che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Rampelli ed altri n. 1-01730 nel senso di votare la parte del dispositivo in cui si impegna il Governo a non proporre la conferma del mandato al Governatore della Banca d'Italia attualmente in carica distintamente dalla restante parte della mozione. Poiché i dispositivi delle mozioni Alberti ed altri n. 1-01707 e Busin ed altri n. 1-01726, nonché la parte dispositiva della mozione Rampelli ed altri n. 1-01730 appena citata, risultano sostanzialmente coincidenti, la Presidenza li porrà in votazione congiuntamente.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sul dispositivo della mozione Alberti ed altri n. 1-01707, il dispositivo della mozione Busin ed altri n. 1-01726 e il dispositivo della mozione Rampelli ed altri n. 1-01730, limitatamente alla parte in cui impegna il Governo a non proporre la conferma del mandato al Governatore della Banca d'Italia attualmente in carica. Il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

In virtù della reiezione dei dispositivi delle mozioni Alberti ed altri n. 1-01707 e Busin ed altri n. 1-01726 non si procederà alla votazione delle relative premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01728, su cui il Governo ha espresso il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-01729, per quanto non preclusa dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01730, limitatamente alla premessa e alla restante parte del dispositivo, su cui il Governo ha espresso il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fregolent ed altri n. 1-01731, così come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso il parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Rinvio in Commissione della proposta di legge: S. 580-B - D'iniziativa dei senatori: Falanga ed altri: Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (Approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (A.C. 1994-B) (ore 17,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato, n. 1994-B: Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi.

Ricordo che, nella seduta del 2 ottobre, si è conclusa la discussione generale e il relatore Sarro è intervenuto in sede di replica, mentre la rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

MARCO DI LELLO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO DI LELLO, Relatore. Grazie Presidente, prenderò solo qualche minuto. Questo disegno di legge, com'è noto, ha alle spalle un iter travagliato: approvato al Senato nel gennaio 2014, è arrivato qui nel maggio dell'anno scorso come modificato al testo unico n. 380, quello sull'edilizia.

Il lavoro fatto in Commissione e approvato da quest'Aula ha profondamente emendato il testo iniziale, che oggi si pone come modifica al decreto legislativo n. 106, cioè riorganizzazione dell'ufficio del PM, il che in qualche modo forse tradisce anche il nostro approccio al tema.

Questo testo però, ossia quel testo, quello che veniva dal Senato, tradiva, al di là della volontà del presentatore, un tentativo surrettizio di sanare immobili abusivamente costruiti attraverso una lunghissima casistica che nei fatti avrebbe portato alla sostanziale impunità del reato commesso, il cui frutto - l'immobile abusivo - avrebbe avuto assicurata resistenza per alcuni secoli.

A me, a noi, non sfugge la necessità di disciplinare la materia e raccogliere le richieste di aiuto di tanti sindaci onesti.

In questa logica la scelta di quest'Aula: in tal senso, la previsione di un fondo per le demolizioni.

Ma c'è un rischio che non possiamo permetterci di correre: l'esperienza di questi anni ci insegna che il solo annuncio di una sanatoria è benzina super nella macchina del cemento illegale.

Secondo il Cresme, nei dieci anni successivi al condono Berlusconi del 2003 sono sorte in Italia 270.000 case abusive, con un giro di affari di circa 20 miliardi.

Parliamo di un costruito di pessima qualità, pronto a sgretolarsi alla prima occasione in un Paese, l'Italia, che ricordo essere sottoposto ad ogni tipo di rischio naturale, da quello sismico al vulcanico a quello idrogeologico.

Noi allora non possiamo permetterci di mandare messaggi sbagliati, né dare strumenti ad abili avvocati per alimentare contenziosi al solo scopo di procrastinare il ripristino della legalità, che per noi – lo ricordo - è un bene non negoziabile.

D'altra parte, già oggi le demolizioni sono eseguite in poco più del 10 per cento dei casi, tema che merita di essere affrontato, sapendo che noi siamo quelli che vogliono contenere il consumo del suolo, considerando il territorio come un bene da tutelare.

Per questo occorre dare ai sindaci le risorse per demolire quando non ritengono prevalente l'interesse pubblico e quindi l'acquisizione al patrimonio comunale.

Per questo, bene fanno le procure ad utilizzare criteri di priorità nelle demolizioni, differenziando la variegata casistica. Lo fanno con circolari, atti interni non impugnabili né opponibili dinanzi ai Tar.

È per tutti questi motivi, Presidente, anche alla luce della pluralità delle opinioni dei diversi gruppi, che chiedo il ritorno del testo in Commissione, per continuare e approfondire il dibattito su un tema che non ci sfugge, così delicato, dove tra esigenze sociali e ripristino dello stato dei luoghi occorre si trovi al più presto un corretto punto di equilibrio, pensando anche e soprattutto ai tanti che la legge hanno scelto di non violarla.

PRESIDENTE. A seguito della proposta di rinvio del testo in Commissione chiedo, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento, quale sia il parere dell'altro relatore, l'onorevole Sarro.

CARLO SARRO, Relatore. Grazie Presidente, il mio parere è naturalmente di segno diametralmente opposto a quello che abbiamo testé ascoltato, per la semplice ragione che questo provvedimento giunge in Aula in quarta lettura, dopo una elaborazione che ha interessato e impegnato i due rami del Parlamento per circa quattro anni, cioè in pratica per l'intera legislatura.

Oggi noi avremmo dovuto semplicemente votare la disposizione che imputa al bilancio 2017 le risorse assegnate per eseguire le demolizioni, che erano originariamente contemplate per il bilancio 2016 e questo proprio in ragione del lungo lasso di tempo che l'approvazione di questo provvedimento ha richiesto.

E nonostante sul contenuto della legge si sia formata la doppia conforme, cioè tanto la Camera quanto il Senato hanno già votato il testo di merito, oggi ascoltiamo dal relatore di maggioranza e dal Partito Democratico sostanzialmente che c'è un dietrofront, per cui bisogna rimettere tutto in discussione, riportare in Commissione per un approfondimento: in sostanza si vuole affossare il provvedimento; anche perché ormai la legislatura volge al termine e quindi non c'è più il tempo materiale per affrontare questo argomento.

Noi segnaleremo naturalmente questo comportamento incomprensibile e inspiegabile, se non dettato esclusivamente da logiche ideologiche, che poi si allontanano dalla soluzione concreta dei problemi; e lo spiegheremo a quelle comunità, a quei territori e a quei sindaci, in larga parte del Partito Democratico, che hanno invocato a gran voce l'approvazione di questo provvedimento. A partire dal sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, che viene sempre dal Partito Democratico, giustamente indicato come un campione della legalità, che ha detto che nella sua comunità dovrebbe provvedere all'abbattimento di 6.000 costruzioni, il che è assolutamente impossibile. E quando sono circolate le voci che questo provvedimento sarebbe stato bloccato, non ha esitato a parlare di ipocrisia della sinistra rispetto a questo problema. Naturalmente lo diremo al sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, del Partito Democratico, che non più tardi dell'altro ieri ha denunciato la confusione enorme che esiste in questa materia a proposito di demolizioni, per cui una singola operazione di demolizione stimata dal comune, dall'ufficio tecnico del comune del valore di 25.000 euro, è lievitata nei calcoli disposti dalla procura a 90 mila euro, e il tecnico incaricato per l'esecuzione di questo provvedimento ha formalizzato una parcella per oltre 1 milione di euro. Avete inteso bene: 1 milione di euro per curare e sovrintendere la demolizione di un solo fabbricato; il che, come ha denunciato quel sindaco, mette a rischio la capacità di indebitamento di quel comune, mette in crisi quelli che sono i servizi essenziali che quella comunità deve erogare ai propri cittadini. Lo diremo al sindaco di Giuliano in Campania, una città di 100 mila abitanti, che ha da eseguire tantissime demolizioni, e che mentre vede demolire le costruzioni (ovviamente parliamo non di grandi operazioni speculative, ma di piccole e modeste costruzioni), al tempo stesso vede che sul territorio di quella comunità si realizza, contro la volontà di quella comunità, un'ecovillaggio destinato alla popolazione rom, e addirittura, complice la prefettura, si è tentato di impedire a quel territorio e a quella comunità di esprimersi con un referendum su quel tema, e solo una sentenza della magistratura amministrativa ha permesso finalmente di ripristinare un minimo di democrazia.

Questo provvedimento assegna risorse, o meglio devo dire avrebbe assegnato risorse per eseguire le demolizioni, e avrebbe soprattutto fissato dei criteri obiettivi per evitare quanto è accaduto nel comune di Bacoli, sempre a guida della sinistra, dove l'intervento della procura nell'esecuzione di una demolizione ha visto addirittura impegnata una ditta priva del certificato antimafia. Preferite il caos, il disordine e la confusione? Fatelo. Noi saremo impegnati da domani su tutti i 500 e oltre comuni della nostra regione, a chiarire come si è ritornati in questa situazione semplicemente intollerabile.

PRESIDENTE. Do ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Poi vedremo se c'è qualcuno che ha il coraggio di parlare a favore.

PRESIDENTE. Sì, sì, già c'è, onorevole Russo.

PAOLO RUSSO. Lo ascolteremo, e lo ascolteranno anche i cittadini campani (Applausi dalle tribune). E in una parte del Paese dove la democrazia è ancora incompiuta…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Russo, scusi, scusi. Vorrei avvisare il pubblico che non si può manifestare in nessun modo in quest'Aula. Quindi si può assistere, ma stando in silenzio. Prego.

PAOLO RUSSO. E in una parte del Paese dove la democrazia è ancora incompiuta, dove lo Stato troppo spesso ha avuto la stessa faccia della mafia, dove i segni e gli esempi sono sostanza, sarà un modo per affermare che la legge è uguale per tutti e che non sarà mai il più ricco e il più potente a poterla aggirare impunemente aspettando tempi migliori. È per questo che chiedo l'approvazione del provvedimento.

Non sono mie queste parole, e nemmeno di un barbaro abusivo campano, ma è quanto ha dichiarato per conto del PD in occasione dell'approvazione di questa norma al Senato la senatrice Capacchione, icona dell'antimafia militante, ed escludo che ella possa essere tacciata di connivenza con impostori e criminali. Non sono le parole di un vandalo e cementificatore del centrodestra, ma so che per voi le parole valgono a letture alterne.

Sono contrario al rinvio in Commissione, perché il testo è uguale a quello già approvato: cambia la sola imputazione della spesa al 2017 anziché al 2016, il che rende la vostra pretesa di rinvio patetica, speciosa e strumentale, perché non trova riscontro nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Si tratta di una norma aggiunta in Aula in quota delle minoranze, in quota di Forza Italia: bel sistema quello che avete voi di maggioranza, che garantite quote “farlocche” alle opposizioni ed aggirate i Regolamenti della Camera!

Non ci avete dato una motivazione dico una, e nemmeno alcun deputato ha presentato emendamenti alla norma oggetto della valutazione di quest'oggi. Non è un condono, e lo sapete: è solo un indice di priorità per evitare che la roulette russa degli abbattimenti disposti con sentenza colpisca i poveri cristi privi di altro alloggio, e salvi viceversa gli avveduti, i ricchi, gli assistiti, e tra ricchi e potenti da una parte, e famiglie disperate dall'altra, so bene ormai voi del PD da che parte state.

Non condono, Presidente, ma giustizia: prima vanno abbattuti i manufatti in aree a rischio, e poi quelli di necessità, prima quelli della camorra e poi quelli della povera gente. Questo dice quella norma che dovremmo approvare! Sono tanti, forse 70 mila i manufatti da abbattere, perché abusivi, o meglio: perché non condonati come accaduto in ogni altra parte d'Italia, dove il cittadino ha potuto accedere alle norme sul condono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente); ed in Campania, come ben sapete, cari soloni dell'ambientalismo peloso, a causa di una norma regionale dichiarata incostituzionale successivamente, tutto ciò poi non è stato consentito.

Sono certo che se quelle abitazioni fossero state di immigrati e clandestini, non si sarebbe dovuto attendere tanto per l'approvazione di una norma di giustizia. Sono invece, caro Presidente, solo di campani, campani orgogliosi e sfortunati che vogliono regole e giustizia, ed impedire i soprusi, anche questi soprusi, e prevaricazioni di una giustizia che appare sempre più forte con i deboli e debole con i potenti. E soprattutto dovete assumervi la responsabilità politica, dovete insomma provare a tradurre le vostre promesse in fatti.

Chiacchiere finora sono state le vostre, chiacchiere in libertà che alimentano l'antipolitica…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Russo.

PAOLO RUSSO. Concludo. …di chi crede che tutti siano come voi, falsi e bugiardi come gli dèi pagani. Questa è semplicemente l'ora in cui gettate la maschera dell'ipocrisia, è l'ora della verità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, vorrei informarvi che sto per dare la parola all'onorevole Catania che parlerà a favore del rinvio in Commissione; però, a norma dell'articolo 45, siccome ho avuto altre richieste, dopo l'onorevole Catania darò la parola a chi lo chiede, uno per gruppo, sul rinvio in Commissione, ovviamente di coloro che non sono intervenuti fino adesso. Chiaro, onorevole Rampelli? Molto bene.

Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

MARIO CATANIA. Presidente, la materia dell'abusivismo edilizio costituisce non da oggi una delle più gravi piaghe del nostro Paese: è un tema su cui più volte in passato il Parlamento ha dovuto misurarsi, senza tuttavia mai imboccare la linea decisa e netta di un contrasto efficace e duraturo a questo fenomeno.

Io vorrei ricordare che l'abusivismo edilizio non concerne soltanto una fase ormai passata del nostro Paese, ma purtroppo è vivo e vegeto nel momento in cui ora stiamo qui parlando: all'interno del nostro Paese è in atto una serie di fenomeni di abusivismo, che soltanto nei prossimi mesi, nei prossimi anni, vedremo con completezza.

Ebbene, di fronte a tutto ciò, il testo di legge che noi abbiamo davanti interviene in modo sbagliato. Interviene in modo sbagliato, come ci hanno segnalato con tutta evidenza forze della società civile, il mondo dell'ambientalismo, il mondo delle associazioni, ma anche moltissimi sindaci, moltissimi amministratori locali sul territorio. Perché interviene in modo sbagliato? Perché nel testo che noi oggi abbiamo davanti si creano i presupposti - è stato già detto, ma giova ripeterlo - perché tutta la dinamica relativa alle demolizioni dei fabbricati abusivi venga insabbiata in un contenzioso senza fine, che potrebbe rendere inoperante qualsiasi iniziativa a riguardo.

Noi non possiamo mettere la testa sotto la sabbia, non possiamo nasconderci questo fatto, siamo tenuti a fare una scelta e deve essere una scelta di responsabilità. Deve essere la scelta di riflettere, di tornare a meditare su questo testo, di vedere quali parti di questo testo possono essere utili in una strategia complessiva di contrasto all'abusivismo edilizio, quali invece devono essere ripensate o riscritte. Io credo che oggi ci siano le condizioni perché la Commissione possa fare utilmente questo lavoro, dando una risposta positiva ai territori, ma dando soprattutto un segnale alla società civile. E il segnale deve essere quello netto e chiaro che questo Paese deve chiudere con il fenomeno dell'abusivismo edilizio, deve voltare pagina, e deve ripristinare su questa materia un assoluto rispetto della legalità.

MARCELLO TAGLIALATELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Io non so se qualcuno in Aula sa che questo provvedimento prende forma dal cosiddetto “protocollo Siracusa”, che è un protocollo firmato dalla procura generale della Repubblica di Siracusa con il quale si stabiliva esattamente quello che il provvedimento oggi in Aula prevede e, quindi, una priorità all'interno del meccanismo delle demolizioni. Dunque, non stiamo parlando di un atto eversivo, stiamo parlando invece di un provvedimento che prende forma esattamente da un protocollo firmato dalla procura generale di Siracusa, tant'è vero che se andate su internet, e cercate attraverso queste due semplici parole “protocollo Siracusa”, troverete esattamente quello che vi sto dicendo. Quelli che vi dicono che questo è un provvedimento che riguarda sanatorie, nuovi condoni edilizi, vi dicono una bugia. Io penso che le bugie in Aula debbano essere cancellate, ovviamente insieme all'ipocrisia, ma l'ipocrisia può essere ben nascosta, sulle bugie basta informarsi, basta andare a leggere i testi per rendersi conto che quello che oggi il Parlamento è chiamato a votare, e noi voteremo in maniera favorevole al provvedimento, prevede semplicemente un meccanismo di priorità, così come la procura generale alla Repubblica di Siracusa aveva previsto qualche anno fa. Andate a leggere questi documenti, eviterete brutte figure.

Certo farete propaganda e lo farete attraverso un meccanismo che alla fine punirà la povera gente, perché vi è un'ulteriore considerazione che pongo alla vostra attenzione: in Campania le sentenze esecutive sono circa 70 mila, quelle relative alle demolizioni. Ovviamente la maggior parte di queste sentenze riguardano persone che non hanno avuto la capacità o la possibilità di avvocati di grido che potessero difendere quello che era stato realizzato da un punto di vista edilizio, evitando che si arrivasse ad una sentenza definitiva. Quelli che invece sono ancora al riparo, sono quelli che hanno pagato gli avvocati, li hanno pagati bene, e certamente chi ha pagato bene gli avvocati sono le persone che avendo le disponibilità economiche probabilmente sono gli stessi che hanno fatto speculazioni edilizie. Invece il cosiddetto “abuso di necessità”, che ovviamente deve essere perseguito soprattutto se realizzato in zone dove vi è un pericolo di carattere idrogeologico, merita un'attenzione di natura diversa a confronto di quello che accade per capannoni industriali, cose realizzate con i soldi della camorra, scheletri che ancora non prevedono attraverso l'abbattimento togliere la casa ai cittadini.

Ma ripeto: le bugie in quest'Aula non dovrebbero esserci, l'ipocrisia la possiamo immaginare. Io invito i colleghi ad andare a leggere semplicemente, digitando due parole sul vostro tablet, “protocollo Siracusa”, cosa la procura della Repubblica qualche anno fa ha deciso? Ed è quello che noi proponiamo: un meccanismo che non prevede nuove sanatorie, ma che consente ai magistrati di poter intervenire con priorità che riguardarono realmente un'azione contro le speculazioni e contro i capitali di indubbia, illecita, provenienza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

ANTONIO MAROTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie Presidente. Con molta serenità, ma con altrettanta forza, io vorrei dire che non ho capito le motivazioni del rinvio in Commissione. Ci sono delle situazioni rispetto alle quali il rinvio in Commissione può servire a qualche cosa, a chiarire degli aspetti, ad integrare, ove mai attraverso gli emendamenti ciò non possa venire in Aula, una buona legge. Altre ragioni di natura squisitamente tecnica come la mancanza di pareri. Ma rispetto a un provvedimento che è nato con l'accordo di tutti in Senato, è arrivato qui da noi, ed è stato in Commissione approvato con un'ampia maggioranza, individuando semplicemente un percorso rispetto a delle situazioni già esistenti, io sinceramente non capisco il perché del rientro in Commissione. Se si parla di condono e questo non è un condono. È chiaro che l'opinione pubblica può essere tratta in inganno, perché sappiamo qual è il valore dei condoni, come sono considerati. Ma qui non è un condono. Questo la gente l'ha capito e l'hanno capito soprattutto gli abitanti di quelle zone della nostra Campania. Ecco perché vedo un disinteresse generale, ed è soprattutto la nostra regione, la Campania, che è sottoposta a questa situazione gravissima. E allora che cosa si è detto? Si è detto solamente di individuare un sistema di graduazione degli abbattimenti. Peraltro, questa situazione era già stata recepita in buona sostanza, e lo dicevano i colleghi prima di me, da altre procure che avevano individuato un sistema rispetto al quale procedevano alla demolizione.

Perché? Perché non è colpa dei cittadini che si trovano in questa situazione, se lo Stato e i comuni non hanno la possibilità economica di far fronte a tutti gli abbattimenti.

Il problema era se noi avevamo la capacità economica di poter procedere a tutti gli abbattimenti. Allora noi che cosa abbiamo pensato? Che siccome gli abbattimenti costano, chi ne subisce le conseguenze è il piccolo manufatto, è il manufatto di colui che ha posto in essere esclusivamente un tetto per la propria famiglia, per il proprio nucleo familiare, che viene investito oggi da questi abbattimenti, perché costano poco e le spese per questi abbattimenti si possono recepire e recuperare. Ma il grande abbattimento, cioè la grande violazione edilizia del grande manufatto posto in essere da chi effettivamente ha grande risorse economiche, quello non si abbatte con questo sistema. Perché non si abbatte?

Perché non si ha la capacità economica di affrontare quella spesa. Noi qui cerchiamo solamente di salvaguardare nel tempo, non di condonare, salvaguardare nel tempo e rinviare esclusivamente l'abbattimento di quei piccoli manufatti che sono stati realizzati esclusivamente per le esigenze del proprio nucleo familiare.

E, allora, vi sembra questo un provvedimento per cui bisogna rinviare in Commissione per parlare di che cosa? Abbiamo indicato una serie di graduazioni, mettendo al primo posto i grandi manufatti che sono speculazione in questo Paese, speculazione; i grandi manufatti dei mafiosi, quelli che costituiscono un pericolo. Questo è quello che dice questa legge; assolutamente non si parla di condono. Ecco perché veramente non capiamo la richiesta di rinvio in Commissione di questa normativa.

SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Convintamente indicherò al gruppo parlamentare Sinistra Italiana-Possibile il rinvio in Commissione di questo provvedimento, e non perché siamo degli ambientalisti pelosi, come ha detto qualcuno, ma semplicemente perché non vogliamo che questo sia un condono mascherato (Una voce dalle tribune riservate al pubblico: “La casa è un diritto”).

PRESIDENTE. Per favore, la persona che ha strillato deve essere allontanata, grazie.

SERENA PELLEGRINO. Questo provvedimento, Presidente…

PRESIDENTE. No, attenda un attimo, onorevole Pellegrino…la persona…(Proteste dalle tribune riservate al pubblico. Una voce:“Casa, casa casa!”). Sospendo la seduta, che riprenderà appena abbiamo sgomberato. Prego i commessi di sgombrare le tribune, grazie. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,38, è ripresa alle 17,40.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Pellegrino.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Mi dispiace per questo incidente che è intercorso, ma evidentemente qualcuno deve aver fatto delle false promesse a queste persone che in questi anni hanno, ahinoi, costruito delle case in maniera difforme rispetto ai piani regolatori edilizi, e purtroppo moltissimi altri cittadini italiani, invece, tutti i giorni pagano dei tecnici per fare la loro casa aderente ai piani regolatori. Questo credo che debba essere detto in maniera chiara e inequivocabile, perché, purtroppo, che cosa è accaduto con questa legge? Che, davanti allo slogan dell'antiabusivismo, e quindi con l'apparente e giusta motivazione di voler razionalizzare le procedure di demolizione giudiziale dei manufatti abusivi, volete invece istituire un fondo di rotazione, utilizzando, ovviamente, denaro dei cittadini.

E noi diciamo con chiarezza che chi ha commesso un abuso edilizio, per legge, con il suo stesso denaro, deve abbatterlo. Ma, oltre a questo macroscopico abuso dell'abuso, cos'altro si nasconde dietro questa legge? È ormai evidente a tutti, anche a molti parlamentari di maggioranza, che l'immediata e probabile conseguenza è che verranno sanzionati solo ed esclusivamente quei manufatti la cui demolizione sia finanziabile ed effettivamente finanziata dal fondo, sospendendo de facto l'efficacia del provvedimento sanzionatorio per tutti gli altri.

E come lo chiamereste questo, se non un bel condono mascherato? E invece no, siccome la capienza e la dotazione finanziaria del fondo è assolutamente esigua, perché, come sempre, la coperta è troppo corta, attribuite al procuratore della Repubblica competente il compito di determinare i criteri per l'esecuzione degli ordini di demolizione, e questo non è irrilevante da notare.

Non vi pare che questo, Presidente, sia l'esatto opposto di un quadro sanzionatorio certo? Ci saranno cittadini di serie A e cittadini di serie B, e, perdonatemi, dal nostro punto di vista non esiste l'abuso necessario. È unanime convinzione presso gli studiosi del diritto che sussista un rapporto di proporzionalità inversa tra la certezza della sanzione e il tasso dei reati commessi, e l'intero processo di pianificazione delle trasformazioni territoriali, anche nei suoi profili repressivi, necessita di certezze normative solide ed estese. Premesso questo, Presidente, evidenziamo diverse forti criticità, che pregiudicano l'efficacia nell'applicazione di questa legge. La prima di queste ha carattere generale e attiene al doppio regime che viene mantenuto per la repressione dei reati urbanistico-edilizi, cioè a dire la competenza dell'autorità giudiziaria che si sovrappone con quella delle diverse autorità amministrative.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SERENA PELLEGRINO. Vado a concludere, Presidente, perché credo di essere stata sufficientemente chiara in quello che voglio esprimere. Concludo così, con una frase, Presidente, molto molto semplice. Alberto Magnaghi, nel 2010, scriveva che il territorio è un'opera d'arte, forse la più alta, la più corale che l'umanità abbia espresso; un'opera che prende forma attraverso il dialogo di entità viventi, l'uomo e la natura. Nel tempo lungo della storia - concludo - la bellezza che ci racconta quest'opera d'arte non può essere soggetta a condizioni sospensive. Chiunque arrechi pregiudizio…

PRESIDENTE. Deve concludere.

SERENA PELLEGRINO. …di sorta ad essa e a chi ne possa godere deve trovare l'opposizione ferma e certa di una comunità che su di essa fonda i suoi stessi caratteri identitari di lunga durata.

IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Pregherei tutti i colleghi di abbassare un po' il tono della voce, perché stiamo andando ben oltre…

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. La cosa che più colpisce in questa decisione che stiamo per votare, a cui noi siamo assolutamente contrari, è che per circa quattro anni in questa legislatura abbiamo affrontato questo disegno di legge; fa quasi concorrenza al “decreto concorrenza”, che ha avuto più o meno lo stesso iter. E, rispetto al disegno di legge iniziale, questo testo è stato riscritto completamente in prima lettura alla Camera, in accordo con il Governo. Per cui, oggi, che siamo arrivati alla quarta lettura, tecnicamente noi dovremmo affrontare esclusivamente un problema di una norma sulla copertura e sul bilancio che nulla ha a che vedere col merito della legge in generale.

Per cui, non si riesce proprio a capire qual è il raziocinio per cui una proposta di legge scritta - lo ripeto - col parere favore del Governo e votata da questa Camera, mandata al Senato, votata dal Senato e rimandata alla Camera per una semplice piccola norma sul bilancio viene oggi rinviata di nuovo in Commissione obiettivamente con dei presagi non proprio positivi perché dato che stiamo parlando, come diceva prima anche l'onorevole Marotta, del nulla rinviarla in Commissione ha più il sapore di una scelta politica, di una scelta ideologica che non riusciamo a comprendere.

Infatti, nel problema dell'abbattimento - perché di questo si tratta: di abbattimento e non certo di sanatoria - oggi non esiste alcun criterio né alcuna particolarità, se non delle iniziative a livello giudiziario o a livello locale. Spesso, come diceva anche prima chi ha parlato a favore del rinvio in Commissione, ossia l'onorevole Catania, fondamentalmente sono i contenziosi che hanno la meglio in queste situazioni, con la conseguenza che questi immobili restano tutti in piedi. E che cosa succede? Succede quello che purtroppo o in occasione di eventi sismici - vedi Ischia - o patologici di alluvioni vediamo, cioè che queste case, senza un criterio che invece questa proposta di legge voleva dare, producono una serie di situazioni bruttissime con dei morti che con l'approvazione di questa legge sarebbero comunque sicuramente diminuiti. Non a caso sono stati stanziati anche 50 milioni di euro per procedere agli abbattimenti che, secondo un criterio raziocinante di questa normativa, seguiranno determinati criteri oggettivi partendo dalle case più rischiose e andando avanti secondo dei criteri che la stessa norma dà.

Per cui, senza volerla tirare troppe per le lunghe…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Abrignani. Onorevole Russo, vale per tutti. Prego.

IGNAZIO ABRIGNANI. Senza volerla tirare troppo per le lunghe, noi non riusciamo a comprendere le motivazioni, senza certamente voler dare ragione a chi oggi in qualche modo si esprime in maniera non conforme a quello che la Camera dovrebbe con chi era in questo momento sui nostri spalti, in tribuna. Però, capiamo che qui nessuno ha fatto false promesse; qui si tratta di qualcuno che ha seguito questo iter parlamentare che - ripeto - ha fatto tre volte il giro di Camera e Senato arrivando sicuramente oggi qui con una piccola norma solo per la sua approvazione. È questo che scatena le ire di chi in qualche modo stava sulle tribune. Questo per dirle che il nostro gruppo voterà convintamente contro il rinvio in Commissione.

LUISA BOSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Grazie, Presidente. Io ho grande stima per l'onorevole Russo e lui questo lo sa. Perciò, non mi è piaciuta la sua non tanto velata sfida - non uso altro - a chi dovrà rispondergli. Lo faccio io per il Movimento Democratico e Progressista.

Faccio due piccole considerazioni: bisogna essere onesti e dire con nettezza che la proposta di legge blocca le demolizioni degli edifici individuati precedentemente, causando quindi lungaggini burocratiche e ricorsi. Insomma, nel frattempo si aspetta, sembra dire quest'articolo, e chissà se non possa intervenire in seguito un ulteriore condono.

Poi è vero - questa è la seconda e ultima considerazione - che ci sarà l'ordine di priorità, ma è un ordine di priorità degli abbattimenti in cui, per esempio, le case abusive abitate sono messe all'ultimo posto e si dà la precedenza a quelle in corso di costruzione e non abitate. Insomma, un modo per lasciare in piedi edifici pericolosi, per esempio definendoli magari come edifici di necessità, abusi di necessità.

Noi abbiamo una sola necessità: evitare altre sottrazione del suolo e penso al Vesuvio, per esempio, che invece finora è stato consumato fino all'inverosimile. E, quindi, voteremo affinché il provvedimento ritorni in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva per 242 voti di differenza.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge concernente la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico.

La V Commissione (Bilancio), tuttavia, non ha ancora espresso il parere sul testo del provvedimento e sugli emendamenti ad esso riferiti. Il seguito dell'esame è pertanto rinviato alla seduta di domani, una volta che la V Commissione (Bilancio) abbia espresso il parere.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2834 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 4620) (ore 17,54).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4620: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017.

Ricordo che nella seduta del 9 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali, svolta congiuntamente a quella relativa alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (anno 2016) e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Abbiamo solo il relatore per la maggioranza, perché il relatore di minoranza non c'è. Prego, onorevole Tancredi.

PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, il parere è contrario e annuncio fin da adesso che il parere sarà contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. No, il parere va espresso comunque articolo per articolo. Quindi, la ringrazio dell'informazione, ma lo riprendiamo dopo.

Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 4.2 Gianluca Pini.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 5.10 e 5.6 Elvira Savino.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.10 Elvira Savino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.6 Elvira Savino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 8.1 Galgano.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Galgano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 9.1 Galgano.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Galgano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Al fine di poter esaminare gli ordini del giorno presentati, la rappresentante del Governo ha chiesto una sospensione della seduta di dieci minuti. Le bastano dieci minuti, onorevole Amici? Benissimo, allora la seduta è sospesa e riprenderà alle 18,20.

La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,25.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ordine del giorno Vignali n. 9/4620/1, parere contrario. Ordine del giorno Paola Boldrini n. 9/4620/2, parere favorevole. Ordine del giorno Tancredi n. 9/4620/3, parere contrario. Ordine del giorno Allasia n. 9/4620/4, parere contrario. Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4620/5, parere contrario. Ordine del giorno Busin n. 9/4620/6, parere contrario. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4620/7, parere favorevole.

Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4620/8, parere favorevole, con la seguente riformulazione: se l'impegno finisce ad “investitori non professionisti”, la parte da “stabilendo” in poi viene espunta.

Ordine del giorno Bossi n. 9/4620/9, parere favorevole, premettendo all'impegno del Governo “a valutare la possibilità di adottare ulteriori provvedimenti”.

Ordine del giorno Matarrelli n. 9/4620/10, parere contrario. Ordine del giorno Giampaolo Galli n. 9/4620/11, parere favorevole. Ordine del giorno Artini n. 9/4620/12, parere favorevole. Ordine del giorno Galgano n. 9/4620/13, parere favorevole. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4620/14, parere favorevole. Ordine del giorno Nesi n. 9/4620/15, parere favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4620/16, parere favorevole. Ordine del giorno Elvira Savino n. 9/4620/17, parere favorevole. Ordine del giorno Polidori n. 9/4620/18, parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ora al voto sugli ordini del giorno.

Onorevole Vignali, il parere è contrario. Qualcuno mi dà notizie di che cosa devo fare? Che dobbiamo fare, onorevole Garofalo? Lo votiamo? Bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vignali n. 9/4620/1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

L'ordine del giorno Paola Boldrini n. 9/4620/2 è accolto.

Ordine del giorno Tancredi n. 9/4620/3, parere contrario. Lo dobbiamo mettere ai voti, onorevole Garofalo? Ah, le chiedo scusa! Prego, onorevole Tancredi. La cercavo al suo posto, non la trovavo.

PAOLO TANCREDI. Presidente, lo ritiro. L'obiettivo era quello solo di distinguere le indagini scientifiche fatte da dipartimenti universitari, dalle indagini commerciali che giustamente vengono regolamentate in maniera molto stretta dalla normativa e dai criteri che abbiamo dato per la delega. Ma comunque ritiro l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ordine del giorno Allasia n. 9/4620/4, parere contrario. Lo mettiamo ai voti, se nessuno chiede di intervenire.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4620/4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4620/5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin. 9/4620/6, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Ordine del giorno Guidesi n. 9/4620/7, parere favorevole.

Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4620/8, c'è una proposta di riformulazione: viene accolta? Bene.

Anche sull'ordine del giorno Bossi n. 9/4620/9 c'è una proposta di riformulazione che viene accolta: va bene?

Siamo all'ordine del giorno Matarrelli n. 9/4620/10, c'è il parere contrario del Governo. Lo mettiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/4620/10.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Ordine del giorno Giampaolo Galli n. 9/4620/11, il parere è favorevole. Ordine del giorno Artini n. 9/4620/12, il parere è favorevole. Ordine del giorno Galgano n. 9/4620/13, il parere è favorevole. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4620/14, il parere è favorevole. Ordine del giorno Nesi n. 9/4620/15, il parere è favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4620/16, il parere è favorevole. Ordine del giorno Elvira Savino n. 9/4620/17, il parere è favorevole. Ordine del giorno Polidori n. 9/4620/18, il parere è favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, noi voteremo a favore sia della risoluzione sostenuta dalle forze di maggioranza, sia della risoluzione di Forza Italia. Sarebbe stato opportuno integrarle fra di loro, perché non dicono cose contraddittorie ma si completano bene.

Della risoluzione di Forza Italia noi non condividiamo qualche accento antieuropeista, o comunque qualche richiamo all'opportunità di togliere i freni della spesa. Guardate, il principale problema dell'Italia è l'ammontare del debito. Noi non creeremo posti di lavoro per i nostri giovani con la spesa dello Stato: li creeremo se daremo l'impressione di essere un ambiente affidabile, favorevole alle imprese, capace di far affluire capitali…

PRESIDENTE. Onorevole Tancredi… Onorevole Tancredi… Grazie.

ROCCO BUTTIGLIONE. …che creano i veri posti di lavoro. A parte questo, la risoluzione di Forza Italia è perfettamente condivisibile.

Voteremo dunque queste due risoluzioni. Mi lasci dire ancora una cosa: c'è un tema che manca in ambedue. Noi dobbiamo verificare in che misura la legge n. 234 del 2012 è veramente applicata: molti problemi con i quali continuiamo a fare i conti quotidianamente dipendono dal fatto che questa legge, che è una buona legge, non è integralmente applicata. Parto dal tema dei nuclei di valutazione che dovrebbero esistere in ogni Ministero, perseguire sia la fase ascendente che la fase discendente della normativa; molte discrasie nascono da quello. Noi voteremo queste due risoluzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Non lo vedo in Aula: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, sottosegretaria Amici, onorevoli colleghi, in questa legislatura con le leggi di delegazione e le deleghe da esse attribuite al Governo abbiamo recepito 139 direttive; con l'approvazione di oggi ne aggiungiamo 29. Abbiamo fatto un buon lavoro, che ci ha consentito di essere nel 2016 il Paese che ha ridotto di più le infrazioni nell'Unione europea: per la prima volta, siamo stati più bravi di altri Paesi. Noi abbiamo ancora 64 infrazioni aperte, mentre Francia e Germania ne hanno ben 89. Tra le note positive cito anche la diminuzione del 60 per cento delle frodi realizzate in Italia al bilancio europeo.

I buoni risultati di questo lavoro ci compensano del fatto che non abbiamo potuto presentare emendamenti che avessero possibilità di essere approvati, dal momento che questa volta la legge ha iniziato il suo iter dal Senato.

Abbiamo più credibilità grazie a tutto il lavoro fatto, e noi Civici e Innovatori confidiamo che questa credibilità conquistata ci dia più forza in Europa per rappresentare i nostri interessi: per esempio, per quanto riguarda una delle sedi unificate dei brevetti ratificato e reso esecutivo nel 2016. A seguito di questa ratifica si è infatti costituito un sistema giurisdizionale unificato con sede centrale a Londra e sedi distaccate a Parigi e Monaco. Ciò comporterà che i futuri conflitti dovranno essere affrontati dalle nostre aziende in sedi giurisdizionali estere, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi e di complicazioni. Apprezziamo, quindi, che il Governo abbia approvato il nostro ordine del giorno che lo impegna a promuovere nelle opportune sedi competenti europee la città di Milano come uno dei quartieri generali del tribunale unificato dei brevetti. L'Italia è uno dei Paesi che brevetta di più in Europa, ed è incredibile che la sede sia stata a Londra, piuttosto che a Milano, e questo a prescindere dalla sopravvenuta Brexit. Utilizziamo questa occasione per chiedere al Governo anche di utilizzare l'accresciuto peso in Europa perché nelle competenti sedi dell'Unione europea sia monitorata tempestivamente l'evoluzione di una serie di riforme del sistema giudiziario polacco che ci preoccupano, che sono state giudicate illiberali dalle opposizioni e da molti osservatori internazionali. Questo al fine di verificarne la conformità allo Stato di diritto e a principi democratici sanciti dai Trattati europei e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.

Tra le direttive che recepiamo con questo provvedimento cito la direttiva 2016/2370, sull'apertura dei mercati del servizio dei trasporti ferroviari nazionali di passeggeri e sul governo dell'infrastruttura ferroviaria. Essa stabilisce il rafforzamento dell'indipendenza del gestore dell'infrastruttura e la reciprocità dell'apertura dei mercati ferroviari tra i Paesi. E noi, Civici e Innovatori, che riteniamo che anche dei servizi ferroviari la concorrenza vada rafforzata, siamo molto favorevoli.

Passando alla relazione, rileviamo che rispetto alle precedenti fornisce maggiori informazioni sull'andamento dei negoziati in sede europea e lo apprezziamo, dal momento che lo avevamo chiesto. Segnaliamo però che continua a mancare omogeneità di impostazioni tra le parti, seguite dalle diverse amministrazioni. Chiediamo, quindi, che per le future relazioni venga definito un modello al quale le amministrazioni possano riferirsi e che renda più agevole e preciso l'esame del documento da parte del Parlamento. Chiediamo anche che contenga maggiori informazioni sul seguito dato dal Governo agli atti di indirizzo della Camera. Concludo, dichiarando il voto favorevoli dei Civici e Innovatori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, signor Presidente. Nello scorso luglio, la Camera ha approvato in prima lettura la legge europea 2017, mentre nello stesso periodo il Senato votava il provvedimento che oggi completa il suo iter qui alla Camera, la legge di delegazione europea. Si tratta in pratica di due tempi della stessa partita. È una partita importante che doverosamente vede il consenso del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico.

Nella dichiarazione di voto relativa alla legge europea, infatti, avevamo preliminarmente dichiarato il nostro voto favorevole al provvedimento e altrettanto facciamo oggi per quello che abbiamo definito il secondo tempo, il quale, come è noto, reca disposizioni di delega riguardanti il recepimento di varie direttive europee, oltre ad adeguamenti alla normativa nazionale, ai regolamento europei e altri adempimenti importanti per il nostro Paese e per la sua partecipazione all'Unione europea. Appare però inevitabile ricordare quanto avevamo detto nel voto finale della scorsa estate: l'Europa non può, non deve, essere fatta di sole regole, direttive, regolamenti, imposizioni. Si tratta certo di atti fondamentali che non possono essere considerati meramente tecnici, dato che incidono direttamente sulla vita dei cittadini, ma non bastano. Ci eravamo permessi di usare un'immagine magari poco adatta al discorso parlamentare, ma forse di qualche utilità, avevamo infatti immaginato l'Europa personificata che si domandava a cosa lei stessa servisse, temendo di non servire a nulla. Noi negavamo e neghiamo che l'Europa non serva, anche questa Europa è necessaria, ma non è sufficiente. Un'Europa delle regole, ma senza anima, senza legami che non siano solo quelli burocratici e spesso incomprensibili delle direttive che sembrano piovere da Bruxelles, è un'Europa che rischia di morire. Questo temevamo a luglio e la situazione non pare certamente migliorata in questi pochi mesi. Forse non era possibile, ma certamente è stato possibile un peggioramento.

Le forze anti Europa prendono sempre più piede, già in Francia non solo il Fronte nazionale ha ottenuto risultati per esso lusinghieri, per noi - ci sia permesso di dirlo - invece molto preoccupanti, ma anche altre forze di destra e sinistra antieuropee hanno guadagnato consensi che sistemi elettorali non hanno magari tradotto in seggi, ma che testimoniano il malessere della nostra Europa.

È inutile ricordare che, in Italia, a pochissimo dalle elezioni, non sono poche le forze politiche che mettono in discussione l'Europa come essa è. E infine, la stessa Germania, locomotiva europea, accusata di tutti i mali dell'Unione europea, ha visto la crescita impressionante di un partito che è dichiaratamente anti Europa e che per certi toni riecheggia un passato lugubre che speravamo sepolto per sempre. Ma questa crisi populista e antieuropeista, che non è affatto finita come raccontano invece commentatori distratti o interessati, è forse colpa degli elettori? Non sarebbe giusto affermarlo e nemmeno saggio. Se prevalgono forze anti Europa, se vi sono rigurgiti nazionalisti, oltre a situazioni locali, non vi possono non essere responsabilità della stessa Europa, di tutti quei leader europei che hanno perso lo spirito dei tre grandi fondatori, dei tre grandi uomini di frontiera: Schuman, Adenauer, De Gasperi, che univano una capacità quasi visionaria ad una concretezza estrema e che hanno dato vita al progetto Europa, che ancora oggi vive e che, piaccia o meno ai detrattori, ha collaborato ad avere anni di pace, tanti quanto non se ne erano mai avuti da secoli, mettendo fine al conflitto, per esempio, tra tedeschi e francesi, che, sotto varie forme, si può dire sia esploso nell'anno 842, nonostante il Trattato di Verdun, per devastare il continente per oltre mille anni. Proprio per evitare nuovi conflitti, e grazie anche all'ombrello americano che ha consentito di lavorare senza troppa angoscia, nonostante la presenza sovietica alla frontiera, anzi dentro lo stesso Germania divisa, è nata l'Europa che oggi è l'Unione europea.

Ma non basta, non può bastare. Se non si arriverà a un'Europa che crede in se stessa, che non debba domandarsi a cosa serva, che non sia o non appaia, e in questa situazione è lo stesso, un gigantesco burocrate divoratore di risorse, l'Europa semplicemente non sarà, ed è una prospettiva terrificante che non vorremmo si realizzasse in tempi più o meno lunghi. Ma ora siamo chiamati a votare questo provvedimento, un atto formale importante, per il quale confermiamo il voto favorevole del nostro gruppo sulla legge, sperando però che l'Europa sappia, in tempi non lunghi, essere altro, migliore di come oggi, più vera, integrata, accogliente e positiva, per ogni cittadino e per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Anche per la gentilezza appena accordata, cercherò di essere piuttosto breve. Il gruppo parlamentare Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si esprimerà con un voto di astensione rispetto a questa delega di fatto. In primis perché siamo sempre e comunque convinti che delegare inevitabilmente ogni volta all'Esecutivo non sia un bene per coloro che invece dovrebbero legiferare anche in modo piuttosto autonomo rispetto al Governo; dopodiché, perché si attribuisce una delega, rispetto al recepimento di direttive europee, rispetto anche all'attuazione di altri atti dell'Unione europea, al Governo e sappiamo perfettamente quanto e come il Governo procederà in questo senso. Un'Europa, Presidente, che è evidente che attualmente, per così come è fatta e per così come giace, al netto di tutte le contraddizioni che ci sono all'interno di questa Unione europea, non ci piace. Avremmo preferito fare di più, fare meglio, e fare soprattutto sentire la voce, forse un po' più grossa, anche da parte dei Governi che si sono susseguiti in questi cinque anni in seno a quella che in molti chiamano Unione europea, ma che noi non vediamo ancora come unione, così come effettivamente i padri dell'Unione europea volevano intenderla. Andiamo a sottolineare soltanto alcuni passaggi che sono stati, sì anche oggetto di legiferazione rispetto alla cosiddetta Unione europea, al cosiddetto Governo e al Parlamento europeo. Parliamo di lavoro, parliamo di welfare, parliamo di migrazione, parliamo di tutti questi temi, laddove esattamente l'Unione europea ha dimostrato anche quanto non riesce a valere in termini proprio di unione.

Presidente, come prima citato anche da qualche collega, l'Italia molto spesso anche in pancia ai recepimenti delle direttive europee (è vero come ricordava una collega prima che ci sono anche Stati che sono messi peggio rispetto alle procedure di infrazione e prima li ha citati), ma è anche vero che l'Italia ancora spende, e spende troppo, per quanto riguarda proprio il non recepimento rispetto a linee standard che l'Europa vuole imporre. Quindi, Presidente, e concludo, ringraziandola nuovamente, noi ci esporremo con un voto in termini di astensione, perché avremmo voluto sicuramente che questa Europa facesse di più e sicuramente, soprattutto, che l'Italia, in seno a questa Europa, avesse fatto molto molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica-ALA e chiedo l'autorizzazione al deposito dell'intervento.

PRESIDENTE. Assolutamente sì.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Presidente, signora sottosegretaria, colleghi e colleghe, intanto dico che facciamo una dichiarazione che è comprensiva anche del punto successivo, perché, ovviamente, c'è un legame e c'è un accordo tra i gruppi per fare una sola dichiarazione di voto, che riguarda, appunto, la legge di delegazione europea e poi la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Sulla legge di delegazione europea preannuncio già il nostro voto di astensione, in parte per le motivazioni che anche il collega Rizzetto ha portato nel suo intervento precedente. C'è un problema di delega, e su questo noi dobbiamo riscontrare un deficit, un deficit anche dell'iniziativa parlamentare rispetto ai temi che sono oggetto della legge di delegazione europea. Alcuni recepimenti sono tardivi, sono recepimenti, in qualche modo, di cui il Parlamento doveva occuparsi in tempo, ma si tratta sicuramente del recepimento di alcune direttive, di alcuni regolamenti, anzi, di numerosi regolamenti e di alcune direttive che riguardano temi importanti, come quello dei marchi d'impresa, della privacy, dei segreti commerciali, dell'accessibilità ai siti web ed altri temi ancora.

Il recepimento è necessario per evitare altre infrazioni; noi le abbiamo ridotte nel corso degli anni, e questo, sicuramente, è un fatto positivo, ma, ripeto, c'è un problema che riguarda la capacità del Parlamento di intervenire in tempo, di intervenire tempestivamente per evitare i ritardi con i quali abbiamo affrontato molti dei temi che sono anche oggetto di questa legge di delegazione europea. Si tratta sicuramente di uno strumento indispensabile, ma è una riflessione che dobbiamo fare tutti, come ricordavo prima, sulla nostra capacità, la capacità del Parlamento di intervenire in modo tempestivo. Peccato, diciamo, che per anche alcuni singoli temi che la legge affronta non ci sia la possibilità, ripeto, di approfondire con più tempo e con più attenzione. Si tratta di temi sicuramente significativi ed importanti, e il recepimento burocratico, nonostante ci sia stato un lavoro di Commissione, è un fatto che noi giudichiamo in modo negativo, ed è anche questo il senso della nostra astensione rispetto al voto finale della legge di delegazione europea.

Approfitto, perché il tema, ovviamente, è connesso, ed è il tema che affronteremo successivamente con la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, per dire che i due temi si intrecciano e si sovrappongono molto, perché questo ha a che vedere con la nostra capacità di stare dentro il processo di costruzione europea, che riguarda sicuramente aspetti che hanno a che vedere con la dimensione del recepimento delle varie direttive, dei regolamenti e degli atti che sono oggetto anche della legge di delegazione europea, ma riguarda il modo con cui stiamo dentro all'Unione europea, il modo in cui diamo un contributo per cambiare il segno alla costruzione dell'Unione europea. In più di un'occasione, l'ex Presidente del Consiglio ci ha detto che bisognava sbattere i pugni sul tavolo, che bisognava farsi sentire, che bisognava, in qualche modo, fare la voce grossa per cercare di cambiare il segno delle politiche europee, in particolare rispetto alle politiche economiche, alle politiche di austerità del fiscal compact. Niente è avvenuto sia nel corso dei molti mesi di Governo Renzi, ma anche negli ultimi mesi di Governo Gentiloni.

Un attendismo che noi non abbiamo condiviso e che non condividiamo, un appiattimento sulle politiche europee che sono state portate avanti in questi mesi, in questi anni, e dobbiamo parlare di fallimento; di fallimento non solo della partecipazione italiana, anche quando abbiamo avuto la Presidenza del semestre che abbiamo diretto, abbiamo presieduto, ma anche rispetto alle politiche che sono state portate avanti negli ultimi mesi, nell'ultimo anno, in particolare nel 2016.

Politiche che sono state, appunto, completamente appiattite sul paradigma di un sistema e di un impianto di politica economica e finanziaria, ma non solo, pensiamo alle politiche sui flussi migratori, pensiamo alle politiche sulla governance europea, che ci vedono fortemente critici e fortemente negativi. Nessun impulso per politiche fiscali comuni e, di recente, una sorta di accelerazione, che per il momento non sta dando frutti, sulla questione della web tax, ma sulla Tobin tax ci siamo fermati, si è fermata qualsiasi politica comune che andasse nella direzione da molti auspicata. E non ci sono politiche comuni sulla dimensione fiscale capaci di dare il segno che si va verso la costruzione veramente di un'Unione europea che sia degna di questo nome. Tempi lentissimi sulla questione dell'unione interbancaria, tempi lentissimi sulla questione delle politiche comuni sul tema delle migrazioni, anzi, politiche sbagliate, politiche di chiusura, politiche di respingimenti, politiche di mancata solidarietà rispetto anche a chi deve affrontare, e noi siamo uno di quei Paesi che è più impegnato in questa direzione, una situazione drammatica di tante centinaia di migliaia di persone che fuggono dalle aree di guerra, dai conflitti, dalle zone dove si muore di fame, e l'Europa ha dimostrato tutta la sua pochezza, tutta la sua incapacità di gestire un fenomeno che può essere benissimo gestito.

Tutto questo perché questo fenomeno viene gestito politicamente come merce elettorale, in nome della paura, in nome della rincorsa alle politiche di destra populiste e xenofobe che, purtroppo, stanno interessando diversi Paesi europei.

Possiamo dire anche delle politiche fallimentari sul tema del mercato, dei mercati, sul tema dell'economia, sul tema delle finanze. Noi abbiamo avuto delle politiche che si sono succedute, che sono state portate avanti in questi anni, in pratica su quattro grandi pilastri: la riduzione della spesa pubblica, le politiche delle privatizzazioni, le politiche degli sgravi fiscali, ovvero del mercato come chiave di lettura per affrontare il tema del rilancio di investimenti, e poi la precarizzazione del mercato del lavoro. Bene, queste politiche europee sono politiche che hanno guidato il neoliberismo, le politiche, il paradigma neoliberista in Europa.

Noi le abbiamo assunte tutte, basta leggersi i Documenti di economia e finanza di questi anni per dire che le abbiamo recepite; in questo caso sì, le abbiamo recepite subito, con grande tempestività, e le abbiamo portate avanti con grande coerenza. Ecco il nostro giudizio negativo, quindi, sulle politiche seguite, e, anche qui, la voce grossa fatta sul fiscal compact alla fine è diventata una voce molto debole, molto flebile, perché sul fiscal compact, che pure è stato oggetto di riflessioni critiche da parte dell'ex Premier Renzi, ma di questo Governo pure, con la necessità, che è stata più volte sottolineata, di rimetterlo in discussione, di ripensarlo, non c'è stato niente, non c'è stata nessuna iniziativa concreta che vada nella direzione di un ripensamento di una politica sbagliata, che non solo ha rallentato la ripresa dell'economia europea con la crisi iniziata nel 2007-2008, non solo ha ridotto la disoccupazione in modo molto molto lento e con delle punte, come il nostro Paese, dove la disoccupazione è molto alta, ma addirittura ha fatto aumentare il debito pubblico.

Ricordo che all'inizio della crisi il debito pubblico nell'Eurozona era di circa il 60 per cento: siamo arrivati l'anno scorso a un debito pubblico medio nell'Eurozona di oltre il 90 per cento. Quindi, nemmeno l'obiettivo per il quale queste politiche erano state pensate è stato raggiunto. E poi, penultimo punto, la questione della governance: niente è stato fatto nel 2016 - quindi anche qui il nostro giudizio sulla relazione della partecipazione italiana all'Unione Europea - per far fare un passo in avanti sul terreno della legittimità democratica dell'Unione europea, niente è stato fatto per ridurre il deficit democratico dell'Unione europea, nessuna iniziativa è stata messa in campo, nessuna iniziativa da parte del nostro Governo per portare questo dibattito dentro l'Unione europea.

E questo deficit democratico pesa moltissimo su delle politiche che sono determinate dai grandi interessi del mercato, dagli interessi dei mercati finanziari e da un paradigma come quello che ricordavo prima, che è il paradigma delle politiche neoliberiste.

Concludo dicendo che niente abbiamo fatto sull'Europa 2020. Era una delle poche cose buone che l'Europa ci chiedeva, cioè di rispettare alcuni parametri sulla riduzione dell'abbandono scolastico, sul numero di laureati, sulla spesa per innovazione e ricerca e sulle energie rinnovabili. Su questo non abbiamo fatto niente e siamo indietro rispetto alla media europea. I nostri progressi sono molto, molto deboli e, quindi, una delle poche cose che avremmo dovuto fare non l'abbiamo fatta. Pertanto, è anche per questo motivo che preannuncio il voto contrario sulla risoluzione di maggioranza sulla relazione della partecipazione italiana all'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Oggi approviamo in via definitiva la legge di delegazione europea che, insieme al disegno di legge europea, rappresenta uno degli strumenti legislativi che assicurano il periodico adeguamento all'ordinamento dell'Unione. Durante l'esame al Senato è stata introdotta una modifica al titolo del disegno di legge annunciando al 2016 anche il riferimento all'anno 2017 e consentendo così di riallineare il disegno di legge annuale all'effettivo anno di riferimento. Analoga estensione temporale fu effettuata lo scorso anno in relazione al disegno di legge europea 2015 che, infatti, fu approvato come legge europea 2015-2016. Anche per quest'anno è stata confermata la scelta procedurale del Governo di sottoporre in via separata i due provvedimenti all'esame delle due Camere, che li hanno esaminati contestualmente.

La legge di delegazione europea ha un enorme impatto sulla nostra legislazione. Il Governo quando recepisce le direttive europee non deve dimenticare che i primi soggetti che subiranno gli effetti sia positivi sia negativi di questi atti sono proprio i cittadini e le imprese italiane. Appartenere all'Unione europea non sempre vuol dire essere sudditi senza aveva il diritto di replica. Un Governo capace deve pensare prima di tutto a risolvere i problemi dei propri cittadini andando anche, se necessario, contro il dettato europeo. Un Governo capace deve confrontarsi ed esprimere la sua opinione anche se discordante sui vari lacci e lacciuoli che l'Europa ci impone. Non deve essere ciò che si decide a Bruxelles e che decidono gli euro-burocrati a ricadere sui nostri cittadini e imprese; bisogna, prima di tutto, tenere in considerazione l'interesse primario del nostro Paese. La partecipazione all'Unione europea si fonda sulla democrazia basata sul rispetto dei popoli e che tiene conto prima dell'interesse nazionale, subordinando al proprio interesse quello europeo.

Non stiamo qui a mettere in discussione l'importanza di questa legge, ma ci preme sottolineare che questa, regolando i diversi ambiti dalle sfere economiche a quelle sociali e sanitarie, entra in modo dirompente nella nostra vita di tutti i giorni e la condiziona. In passato e anche oggi ci siamo affrettati a recepire le direttive e a causa di questa fretta non abbiamo tenuto in debita considerazione l'impatto che le norme avrebbero avuto sul nostro ordinamento, sul nostro tessuto imprenditoriale e sulla salvaguardia dalle nostre eccellenze. Dobbiamo avere il coraggio di dire all'Europa che noi, anche sulla più semplice delle direttive, anche la più banale, non procediamo fintanto che in Europa le nostre posizioni avranno il peso che meritano, a partire dalle cose concrete e reali di tutti i giorni, quelle che impattano sulla quotidianità. Dobbiamo essere più fermi nell'esprimere quali sono le volontà ed esigenze dei nostri cittadini; dobbiamo smetterla di assumere un atteggiamento reverenziale nei confronti dell'Europa dando seguito agli obblighi imposti dall'alto. Recepire le direttive e, di conseguenza, modificare la nostra legislazione quando necessario deve essere un processo che porta al miglioramento della nostra vita e non deve essere di intralcio. Partecipare all'Unione Europea in maniera compiuta non vuol dire limitarsi ad approvare gli obblighi di legge che ci vengono dettati ovvero partecipare in maniera squisitamente burocratica semplicemente perché ce lo chiede l'Europa.

In questo testo ci sono norme che non sono da sottovalutare ma, al contrario, per ciascuna delega conferita al Governo era doveroso fare delle valutazioni approfondite sui probabili impatti che la regolazione europea sortirà sulle diverse realtà dei cittadini interessati come pure delle imprese. Invece, si è voluto procedere velocemente all'approvazione di questo disegno di legge e non è stato possibile modificare un benché minimo articolo o comma per non incorrere in un'ulteriore lettura presso l'altro ramo del Parlamento, ledendo in questo modo le prerogative di questa Camera. Ormai è prassi consolidata rendere più efficace e rapida la modalità di recepimento della normativa europea in Italia tramite una sorta di inemendabilità alternata e paritaria tra i due rami del Parlamento, per cui si interviene sul testo base presentato dal Governo, vuoi del disegno di legge di delegazione europea vuoi del disegno di legge europea, solamente da parte della Camera che detiene la prima lettura del medesimo provvedimento.

Come ripeto, non siamo contrari al disegno di legge nel suo complesso ma al modo, al metodo utilizzato per approvarlo, con troppa fretta, senza nessuna possibilità, per questo ramo del Parlamento, di fare un'analisi approfondita dei suoi contenuti. Pertanto, dichiaro il voto di astensione da parte del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Nel motivare il voto favorevole del nostro gruppo sulla legge di delegazione europea, vorrei partire da una considerazione: noi abbiamo sempre parlato dell'Europa come se fosse qualcosa di diverso da noi. L'abbiamo sentito ancora oggi in alcuni interventi di colleghi. De Gasperi, Adenauer e Schumann erano dei visionari. Noi oggi siamo a questo punto con un un'Europa burocratica, con un'Europa lontana dai cittadini. Ma io credo che De Gasperi, Adenauer e Schumann non avessero avuto solo un'intuizione ma si fossero presi sulle proprie spalle il peso e la responsabilità di dare vita e di dare corpo a queste intuizioni non sempre riuscendoci, e basta pensare alla Comunità europea di difesa tanto sognata e predicata proprio da Alcide De Gasperi come strumento per arrivare a una vera unione politica e non realizzata per opposizione di qualche Paese, cioè la Francia che non accettò la cessione di sovranità relativa alla difesa. Tuttavia, ci si provò.

Ora noi siamo qui, a distanza di anni, a constatare amaramente che siamo poco influenti e poco incidenti nei meccanismi europei. Ci sono stati anni di sottovalutazione da parte di Governi di ogni colore rispetto all'importanza del ruolo dell'Unione Europea e che l'Unione Europea andava assumendo progressivamente nella vita dei nostri Paesi e oggi ne vediamo gli effetti, tant'è vero che stiamo sperando in qualche modo nella Brexit come occasione di riposizionamento, e si veda la battaglia che insieme stiamo facendo per portare l'Agenzia europea del farmaco a Milano ma la concorrenza è molto forte perché, nel frattempo, molti altri si sono seduti a tavola ed esigono e chiedono ruoli e protagonismo.

Io penso che l'Unione europea non cambierà magicamente se non la cambieremo noi, a partire dal ruolo del nostro Paese e a partire dal ruolo che ciascuno di noi può giocare e io credo che questa legislatura abbia costituito un'inversione di tendenza a livello politico, con un maggior protagonismo dei nostri Governi in questi anni. Prendiamo solo un esempio: tutto il tema dell'immigrazione, il tema del Migration Compact e le pressioni fatte in ambiente europeo per vedere gli investimenti sull'Africa come l'unica modalità per risolvere nel lungo periodo - anche lì - le tematiche dell'immigrazione. Cioè, noi non siamo stati inerti in questi anni e su temi importanti abbiamo anche avuto riconoscimenti altrettanto importanti da parte dei vertici della Commissione e del Parlamento europeo. Abbiamo oggi un italiano ai vertici del Parlamento europeo. Credo, dunque, di poter dire che sia stato fatto molto per invertire la tendenza che purtroppo ha caratterizzato molti anni di posizionamento del nostro Paese dentro le istituzioni politiche e operative dell'Europa.

La legge che andiamo ad approvare oggi va in questa direzione. Già qualcuno ha sottolineato, prima di me, che finalmente si è data attuazione in questa legislatura alla legge n. 234 del 2012, che prevede - e ha finalmente individuato - una procedura efficace per adempiere agli obblighi conseguenti alla nostra appartenenza alle istituzioni europee. È già stato citato che sono state approvate otto leggi, quattro europee e quattro di delegazione europea, per un totale di 139 direttive già recepite, di cui 122 completamente attuate e alle quali si aggiungono le 29 di cui stiamo trattando in questo provvedimento, con conseguenze politiche importanti: la riduzione significativa del contenzioso con l'Unione europea e la riduzione dei rischi di procedure di infrazione. Insomma, certamente il Parlamento ha svolto bene il suo compito che non è l'unico, però, sebbene sia una parte importante.

Non voglio entrare nelle tecnicalità del disegno di legge, perché tanto se ne è parlato, se non per dire che non dobbiamo pensare che sia un disegno di legge puramente tecnico. Ci sono, è vero, molti adempimenti che sono operativi ma vi sono esempi di come tali adempimenti entrano in modo significativo dentro la vita dei nostri cittadini e della nostre imprese.

Qualche esempio su tutti: il tema della legislazione in materia di marchi all'articolo 3 e la cooperazione rafforzata all'articolo 4 nel settore della tutela brevettuale unificata trattano questioni che certamente sono di interesse del nostro mondo imprenditoriale. Ricordo le previsioni degli articoli 8, 9 e 10 sulla finanza e sulle regole che impattano sia sui mercati sia sui consumatori. Ricordo inoltre le previsioni di cui agli articoli 11, 12 e 13 che entrano in un settore molto delicato come la protezione della privacy da un lato e il diritto alla sicurezza dall'altro: è una materia nella quale il riordino è molto importante e, tra l'altro, in un tempo in cui la gestione delle informazioni diventa fondamentale per garantire la sicurezza dei nostri Paesi e delle nostre istituzioni evidentemente c'è molto da fare. Sul tema ad esempio abbiamo visioni molto diverse tra il sistema europeo e il mondo americano e anglosassone in quanto, da una parte, si privilegia la sicurezza a scapito della privacy e, dall'altra parte, si tende a privilegiare la privacy anche se si dovesse sacrificare in questo modo una parte della sicurezza. È quindi un terreno nel quale l'adozione di normative non è ininfluente rispetto al quadro complessivo della sicurezza globale.

Ho solo portato alcuni esempi per dire che il recepimento delle direttive previsto in base al disegno di legge di delegazione europea - perlomeno è conferita la delega al Governo per recepire le direttive - ha e avrà un impatto importante sul posizionamento del nostro Paese all'interno dell'Unione. È già stato detto che con esso diventiamo anche più virtuosi di altri Paesi anche più importanti di noi in termini dimensionali e di peso specifico: non è una cosa da poco. È quindi la conferma che stiamo approvando un disegno di legge importante almeno per due ragioni.

Una, di metodo, che si conferma in positivo insieme alla capacità del Parlamento e dei nostri Governi di assumersi la responsabilità di essere dentro l'Unione europea e non di stare ai suoi margini per poi lamentarsi. Dall'altra parte, nel merito, ancora una volta recepiamo iniziative normative e direttive che tutelano e comunque modernizzano il Paese e contribuiscono a collocarci in modo sempre più centrale dentro il percorso di integrazione europea, certo in modo critico. Ma vorrei dire a chi si lamenta di non poter approvare emendamenti significativi che il lavoro critico va fatto prima, va fatto a monte ed è stato detto prima del mio intervento. Il problema è nella fase ascendente delle normative: quindi certamente in fase di recepimento dovremmo essere critici per quanto ci è permesso, per quanti spazi ci sono dati ma ovviamente dobbiamo lavorare di più come Paese nella fase ascendente, nella fase nella quale tutte le direttive vengono studiate, predisposte e, quindi, approvate a livello europeo. Comunque il nostro è un giudizio nettamente positivo sul metodo e sul merito e quindi esprimeremo un voto favorevole e convinto al disegno di legge di delegazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole di Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge di delegazione europea 2016-2017 contiene più di una delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione, provvedendo così ad adeguare il nostro ordinamento alle norme prodotte dal legislatore europeo. In questo modo l'Italia ottempera, come abbiamo spiegato più volte, agli obblighi derivanti dalla nostra appartenenza all'Unione europea. La legge di delegazione è quindi uno strumento che fisiologicamente interviene su diversi settori normativi ed è destinato ad incidere sulla vita di tutti i giorni dei cittadini e delle imprese che ne sono soggetti.

Se è corretto dare atto a chi ha governato negli ultimi anni di aver contribuito a ridurre il carico delle procedure di infrazione, è altrettanto vero che in sede europea lo stesso Esecutivo non ha saputo sostenere con forza la necessità, da parte della stessa Unione, di uscire dall'orizzonte limitato in cui si è rinchiusa, costringendo i Paesi membri a muoversi dentro perimetri sempre più stretti, limitandosi alla compilazione di normative di dettaglio e riservando, invece, alle grandi questioni solo un immobilismo intollerabile vista la rilevanza delle medesime questioni. L'esigenza di recepire normative estremamente specifiche e dettagliate ha tra l'altro contribuito a rendere sicuramente più difficoltose le attività e più onerosi gli adempimenti burocratici per gli operatori dei settori di volta in volta interessati da una normativa troppo spesso stratificata e laboriosa, comunque ingolfante.

Con questo non mettiamo in discussione la valenza che il disegno di legge di delegazione europea rappresenta, il quale avrà attuazione nel nostro territorio nazionale applicando le numerose disposizioni che l'Unione Europea ha licenziato con il compito di regolare diversi ambiti di attività della vita quotidiana, ma ne sottolineiamo proprio le difficoltà applicative. Come ho già avuto modo di affermare nel corso della discussione sulle linee generali sul provvedimento, noi di Forza Italia non mettiamo in dubbio l'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea ma quel che non ci ha convinti in questi anni è stato l'approccio operativo delle istituzioni e soprattutto la poca incisività che i Governi di centrosinistra nella legislatura in corso hanno avuto nel far sentire con forza la voce dell'Italia in Europa.

Sono aumentati i controlli europei ed è cresciuta la forza di una burocrazia comunitaria sempre più invadente senza che vi fosse il necessario contro-bilanciamento politico e quindi democratico. Non vi è stata dunque alcuna progressione nell'Unione politica dell'area euro che avrebbe probabilmente evitato il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche delle istituzioni europee. Non è stato fatto nulla per scongiurare una deriva tecnocratica che cancella di fatto quello che noi da sempre definiamo lo spirito delle origini dell'Europa comportando tra l'altro anche la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati membri. Nel corso di questi anni poi l'Italia non ha influito concretamente sulle decisioni chiave dell'Europa e non ha avuto la capacità di esercitare una proposta o una mediazione sul nodo decisivo della governance della UE dove i singoli Paesi continuano a far valere i propri interessi particolari in modo egoistico o comunque in modo disgregante. Tale aspetto è stato più volte sottolineato anche dall'Esecutivo: un esempio su tutti è la questione migratoria che rappresenta ancora oggi un problema che l'Unione europea non ha mai affrontato in maniera seria, approfondita o comunque risolutiva. La stessa Relazione consuntiva presentata dal Governo spiega come permangano diversi aspetti tuttora irrisolti sul fronte delle politiche europee sull'immigrazione ed il cammino da percorrere è ancora lungo. La stessa Relazione programmatica discussa a giugno rilevava come resta ancora molto da fare per far rispettare pienamente da tutti gli obblighi di solidarietà in materia di asilo e di diritti fondamentali, evidenziando la necessità di migliorare le recenti proposte di riforma del diritto di asilo e sviluppare una politica solidale e integrata con la dimensione esterna, prefigurata nel Migration Compact, per affrontare le cause all'origine dei flussi.

Per tali motivi, richiamando il contenuto della risoluzione depositata da Forza Italia in merito alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016 - che voteremo a breve e sulla quale anticipo in questa sede la dichiarazione di voto -, chiediamo ancora una volta all'Esecutivo di adottare ogni opportuna iniziativa volta all'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente che affronti il tema del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito.

Ciò per contenere rapidamente i flussi, proteggere le nostre frontiere esterne, accelerare accordi di cooperazione mirata e rafforzata con i Paesi terzi, ridurre la migrazione irregolare e salvaguardare l'integrità dell'intera aria Schengen.

Non dimentichiamo però come sia stato poi in realtà il Governo italiano per primo ad accettare l'immobilismo europeo su questo tema, su questo tema cruciale dell'immigrazione, troppo preso ad ottenere margini di flessibilità necessari per attuare interventi spot, per finanziare mance di vario genere, di carattere evidentemente non strutturale, ma finalizzate ad ottenere un consenso immediato.

Il tema delle migrazioni quindi continua a imporsi sugli altri temi presenti nell'agenda dei Paesi membri dell'UE e permangono le difficoltà interne all'Unione nel trovare una politica comune di gestione dei flussi di entrata, di difesa dei confini e di accoglienza.

L'arrivo di oltre 2.700 clandestini dalla Tunisia sulle coste italiane, negli ultimi due mesi, è la drammatica conferma del fatto che l'Italia è priva di un sistema integrato di gestione dei flussi migratori: lo dimostra il fatto che, nei quattro anni di Governi Renzi-Gentiloni, sono sbarcate 612.000 persone e 107.000 solo dall'inizio di quest'anno.

A seguito dell'accordo raggiunto questa estate in Libia, si è registrato un provvisorio rallentamento dei flussi, la cui stabilità evidentemente è tutta da verificare, ma il precario tampone libico ha fatto sì che il flusso si spingesse verso la Tunisia.

Il Governo italiano, tra l'altro, continua a insistere sul tema della integrazione, su temi come quello dello ius soli, ma la vera urgenza rimane sempre concentrata sulla sicurezza delle frontiere e sulla espulsione degli irregolari, questo chiedono i cittadini italiani.

L'Unione è ancora lontana da una piena assunzione di responsabilità sulla questione migratoria ed è di questo che il Governo italiano dovrebbe occuparsi in Europa.

Il piano di ricollocamenti ha prodotto scarsissimi risultati: solo una piccola parte dei profughi da ricollocare, 23.000 su 160.000, ha trovato un Paese ospitante.

Di tutti gli Stati che avevano sottoscritto l'accordo, solo Malta ha rispettato le quote, per il resto si è trattato di un completo fallimento, un fallimento che in alcuni casi somiglia quasi ad una presa in giro, come per la Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria: quest'ultima, ad esempio, non solo si è rifiutata di ospitare i profughi, ma ha anche fatto ricorso alla Corte di giustizia europea contro il programma di ricollocamento.

A seguirla su questa strada poi c'è stata la Slovacchia e a poco vale se la Corte di giustizia ha respinto i ricorsi e se la Commissione europea ha proposto un nuovo piano di reinsediamenti nei Paesi UE per 50.000 rifugiati: nella gestione dei flussi migratori manca ancora una voce unica europea e anche qualora il piano di ricollocamenti fosse pienamente attuato, si tratterebbe di una soluzione per una piccolissima parte della questione, in quanto rimarrebbe comunque irrisolto il tema pesantissimo dei migranti economici.

Inoltre è importante, per il futuro dell'Unione europea, recuperare anche un forte decisionismo in merito a questioni cruciali quali ad esempio la ripresa economica e promuovere su questo un confronto immediato e molto concreto, salvaguardando gli interessi dell'Italia, per fare in modo che la stessa Europa torni ad essere considerata dai cittadini come una risorsa, come un'opportunità e non, come è stato in questi anni, come un soggetto burocratico, di vincoli, di ostacoli, un soggetto ostile.

È quindi fondamentale porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione, utilizzando tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi di flessibilità di bilancio, nella prospettiva di rafforzare e completare realmente l'unione economica e monetaria, per privilegiare la crescita e la creazione di posti di lavoro, riparando ai troppi anni di austerità.

Auspicando in un cambio di passo in tal senso, il gruppo di Forza Italia si asterrà nella votazione finale sulla legge di delegazione europea.

Con lo stesso spirito si asterrà anche nella votazione della relazione relativa alla risoluzione di maggioranza sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, votando invece a favore del proprio testo (Applausi dei deputati del gruppo ApplausiForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

COSIMO PETRAROLI. Grazie Presidente, la legge di delegazione europea è uno dei due strumenti di adeguamento all'ordinamento dell'UE ed è uno degli elementi principali della partecipazione dell'Italia sempre all'Unione europea.

Nella legge, il Parlamento delega al Governo il potere di attuare le normative, la normativa europea nell'ordinamento nazionale.

Il gruppo MoVimento 5 Stelle voterà contrario a questo provvedimento, perché com'è ormai consuetudine il provvedimento viene blindato, viene blindato in seconda lettura, non permettendo al ramo del Parlamento, la Camera, di apportare alcuna modifica, anche se poi il provvedimento cerca di recuperare il gap accumulato con gli altri Paesi europei, dovuto al ritardo del recepimento di moltissime norme.

Le direttive, come è noto, vengono emanate dall'Unione Europea, che è guidata dalla Commissione europea, considerata ormai come un'entità fortemente antidemocratica anche da Paesi economicamente più avanzati come l'Inghilterra.

Andando sull'articolo 1, il Governo è delegato ad adottare le procedure e i decreti legislativi per l'attuazione delle direttive elencate nell'allegato A, 28 direttive in tutto, una delega che permette al Governo di fare un po' quello che gli pare.

Noi ovviamente siamo totalmente contrari a questo modus operandi, considerate le bastonate normative regalate agli italiani da questo Governo: abbiamo per esempio la direttiva n. 1034 del 2016, denominata la MiFID II, che interviene sul sistema finanziario e che richiede che le transizioni finanziare debbano essere realizzate nell'ordine del millesimo di secondo.

Ebbene, le transizioni finanziare, per quasi il 90 per cento del totale, vengono fatte da robot, da software: in pratica noi stiamo consegnando il destino del sistema finanziario alle macchine senza preoccuparci minimamente degli squilibri che si possono verificare in caso di crash.

L'Unione europea dovrebbe ingegnarsi ed attivare un'imposta sulle transizioni finanziarie a livello comunitario, ma purtroppo ci regala queste direttive, con la speranza forse di affossare qualche altro Paese come la Grecia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra le direttive presenti, non possiamo che rilevare la direttiva n. 2370 del 2016 sull'apertura del mercato dei servizi di trasporto ferroviario di passeggeri e la governance dell'infrastruttura ferroviaria; cosa dice questa direttiva? Ci dice che bisogna rafforzare l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura, con particolare attenzione ai casi in cui il gestore sia integrato verticalmente.

Il nostro Paese è l'unica nazione europea ad aver aperto la libera concorrenza nel settore ad alta velocità: bisognerebbe chiedersi perché la Francia, la Germania e gli altri Paesi non lo fanno.

Per una volta che abbiamo l'occasione di dimostrare la nostra lungimiranza nell'aver aperto la libera concorrenza nel settore ferroviario, il Governo cosa fa?

Resta muto, silente, afflitto da una strana forma di masochismo, specie nei confronti del Governo francese, come è già successo per la vicenda Fincantieri ed il controllo dei cantieri navali Stx: quell'accordo è l'ennesima concessione ai francesi, perché, quando si tratta di interesse nazionale altrui, l'Italia è sempre molto sensibile e comprensiva, mentre l'interesse nazionale italiano è considerato un concetto obsoleto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Un Governo, quello italiano, troppo prono ai diktat degli altri Paesi europei e, considerato il perdurante immobilismo, voteremo contro questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

MARIA IACONO. Presidente e onorevoli colleghi, la legge di delegazione europea che ci apprestiamo a votare incide su molteplici aspetti della vita economica e sociale dei cittadini, intervenendo in numerosi ambiti, tra cui la disciplina dei pacchetti turistici, quella dei marchi d'impresa, in materia di abusi di mercato, della distribuzione assicurativa e in materia di indici usati nei contratti finanziari o per misurare le performances di fondi di investimento, quella relativa allo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, volta a contrastare fenomeni evasivi ed elusivi, il rafforzamento di garanzie come la presunzione di innocenza, il diritto di presenziare nei processi penali, la protezione dei dati personali nelle attività di indagine, l'adeguamento del sistema ferroviario all'Unione europea e la sicurezza delle ferrovie, il cosiddetto “quarto pacchetto ferroviario”, la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici, l'adeguamento alla normativa UE e al cosiddetto pacchetto di protezione dati personali in materia di privacy, la regolamentazione in materia di uso dei dati del codice di prenotazione, a fini di prevenzione e contrasto penale contro reati gravi e di terrorismo, nonché la sicurezza delle reti e dei sistemi informativi dell'Unione.

Mi preme sottolineare però la particolare importanza delle disposizioni relative alla cooperazione rafforzata per l'istituzione di una tutela brevettuale unitaria alle disposizioni dell'Accordo sul tribunale unificato dei brevetti, accordo che abbiamo ratificato con la legge n. 214 del 2016, e su cui il nostro gruppo ha lavorato in sinergia con il Governo nelle competenti sedi europee affinché arrivasse a compimento. Il completo adeguamento è determinante per le piccole e medie imprese, che vedranno così abbassare i loro costi rispetto al brevetto europeo tradizionale, che richiede di validare il brevetto in tutti i singoli Stati aderenti. Per questi motivi abbiamo incoraggiato un'adesione convinta allo European Patents System, per dare alle nostre imprese uno strumento unico di brevettazione.

Con la rapida approvazione della legge di delegazione europea 2016-2017, a distanza di poco tempo dall'approvazione della legge europea 2017, mi preme infine sottolineare che si compie un altro importante passo verso l'adeguamento sistematico della nostra normativa al quadro europeo: l'Italia con gli ultimi Governi Renzi e Gentiloni ha registrato le migliori performance, anche rispetto agli altri Paesi membri, in tema di riduzione del contenzioso, con un drastico abbassamento delle procedure di infrazione, passate in poco più di tre anni da 120 a 65, facendo risparmiare allo Stato 2 miliardi di euro, segnalando un'importante inversione di rotta. Per anni il nostro Paese è stato la maglia nera in materia di recepimento della normativa europea: ora si guadagna un importante attestato di credibilità nel consesso europeo, volto a migliorare sia il potere negoziale dell'Italia a Bruxelles, che la qualità stessa della legislazione italiana.

Sappiamo quanto importante sia il profilo di credibilità per poter essere più efficaci nelle battaglie in sede europea, e sappiamo quanto questi ultimi anni siano stati particolarmente difficili per l'Europa: dalla pesante eredità ancora non lasciata alle spalle della crisi economica, alle resistenze da parte di alcuni Stati membri nell'attuare politiche comuni sulla migrazione, all'accoglienza dei rifugiati, alle inquietudini sul futuro della stessa Unione a partire dalla Brexit, sfide per le quali il nostro Governo ha potuto avanzare contributi rilevanti per imprimere un cambio di rotta alle politiche europee, e giocare quindi un ruolo chiave per l'interesse del nostro Paese e della stessa Europa, grazie anche al drastico calo del contenzioso e delle procedure di infrazione con l'Europa, che ricordavo prima.

Solo per citare i grandi dossier, dal Migration Compact al nuovo quadro di partenariato con i Paesi di origine, alla governance economica in favore di politiche fiscali espansive e per l'occupazione, al rafforzamento delle regole contro i rischi di violazione delle regole dello Stato di diritto nell'Unione: tutti impegni la cui declinazione risulta ben evidente dal rendiconto dettagliato contenuto nella Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2016.

Considerata la coerenza della posizione italiana nelle varie sedi competenti dell'Unione europea, con gli atti di indirizzo, le raccomandazioni parlamentari, e rilevato il costante impegno del Governo nel dare conto sia delle informazioni sull'andamento dei negoziati sui principali dossier, sia in riferimento alle specifiche politiche corrispondenti alle parti della relazione, esprimo a nome del gruppo del Partito Democratico un deciso apprezzamento per l'azione del Governo svolta nel corso del 2016, e che prosegue a tutt'oggi con determinazione, anche nel rilanciare il progetto di integrazione europeo e per orientare il dibattito sul futuro dell'Unione europea. Ribadendo l'importanza da parte delle Camere nel proseguire in una puntuale verifica circa l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la relativa rispondenza agli indirizzi parlamentari, anche migliorando il dialogo tra il Governo e il Parlamento per adempiere al meglio la funzione di controllo ex post, annuncio il voto favorevole del mio gruppo alla legge di delegazione europea e alla risoluzione Bergonzi n. 6-00355 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4620)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4620: S. 2834 - “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017” (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Seguito della discussione del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2016) (Doc. LXXXVII, n. 5) (ore 19,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2016) (Doc. LXXXVII, n. 5).

Ricordo che sono state presentate le risoluzioni Bergonzi n. 6-00355, Gianluca Pini ed altri n. 6-00356, Battelli ed altri n. 6-00357 e Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00358 riferite alla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2016) (Vedi l'allegato A).

Avverto che risoluzione Bergonzi n. 6-00355 è stata sottoscritta anche dai deputati Mario Sberna, Paolo Tancredi e Marina Berlinghieri.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVII, n. 5)

PRESIDENTE. Ricordo che ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, deve essere votata per prima la risoluzione accettata dal Governo. Chiedo, quindi, alla rappresentante del Governo quale risoluzione intende accettare.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si accetta la risoluzione Bergonzi n. 6-00355. Parere contrario alla risoluzione Gianluca Pini ed altri n. 6-00356. Non si accoglie la risoluzione Battelli ed altri n. 6-00357. Per quanto riguarda la risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00358, fatta esclusione per le premesse, si possono accogliere solo gli impegni.

(Votazioni - Doc. LXXXVII, n. 5)

PRESIDENTE. Avverto che tutti i gruppi hanno rinunciato allo svolgimento delle dichiarazioni di voto.

Passiamo ai voti.

Ricordo che, come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse delle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bergonzi, Sberna e Tancredi n. 6-00355, accettata dal Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gianluca Pini ed altri n. 6-00356, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00357, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione della risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00358.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare separatamente le premesse e gli impegni. Come da prassi, quindi, saranno prima posti in votazione questi ultimi; successivamente, ove approvati, le premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli impegni della risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00358, per la parte non assorbita dalle precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00358, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Proposta di trasferimento a Commissioni in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali le sottoindicate Commissioni, cui erano state assegnate in sede referente, hanno chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6, dell'articolo 92 del Regolamento:

Alla I Commissione (Affari costituzionali): D'Ottavio ed altri: “Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica” (3951). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge Nastri: “Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica (1793);

Alla XII Commissione (Affari sociali): Pisicchio: “Istituzione della “Giornata della lotta contro la povertà” (197); Marazziti ed altri: “Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà” (3397). (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Interventi di fine seduta.

MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Ti spezza il fiato leggere la notizia, vedere le foto e correre con la mente a una tragedia vissuta nel nostro Paese venticinque anni fa. Macchine che saltano in aria, polvere, lacrime, e resti da raccogliere, insieme alla rabbia di sentirsi impotenti di fronte a tanto orrore. Ma quando le gambe si piegano per lo sfinimento, i pugni si chiudono per il bisogno di resistere al sistema, difendere la democrazia, fino alla fine, difendere la verità senza paura di nessuno.

Daphne Caruana Galizia, una delle reporter più temute d'Europa, l'ha fatto fino alla fine (Applausi), credendo nella forza della verità, consapevole probabilmente che poteva portarla al sacrificio estremo. Non ha mai creduto che le pratiche con le quali Malta sottrae 4 miliardi di gettito agli altri Paesi europei fossero lecite. Ha continuato a cercare le probabili rotte illegali. Malta non è solo un paradiso fiscale, la mafia russa la considera una postazione ottimale per espandere gli interessi nei Balcani e in Grecia. La storia, e quella del nostro Paese più di altre, insegna che coloro che vivono per la verità sono disposti a morire per lo stesso valore. Persone che rovesciano il comune sentire di chi è abituato a girarsi dall'altra parte. Il sacrificio di Daphne per coloro che l'hanno ideato dovrebbe servire da monito, dovrebbe servire a demotivare, a terrorizzare coloro che come lei volessero con determinazione e passione cercare la verità e difendere la democrazia. In realtà, esempi di tanta e tale vitalità nella propria professione, non lasciano mai indifferenti e il tentativo di soffocarne la spinta non fa altro che aumentare il bisogno e la ricerca di integrità e correttezza (Applausi).

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Daphne Caruana Galizia era quella che si chiama una giornalista scomoda. Era una giornalista scomoda perché faceva il suo lavoro con pazienza e puntiglio, ma soprattutto lo faceva con coraggio. Era una giornalista scomoda per chi voleva che certi fatti non diventassero mai notizie, era scomoda per la sua capacità di unire tracce, persone e fatti, e scoprire il filo che legava ogni elemento. Era una giornalista scomoda perché era una giornalista seria.

È stata tra le prime giornaliste a ricostruire la rete di corruzione e evasione fiscale svelata con i Panama Papers. Per il suo lavoro ieri è stata uccisa a Malta dall'esplosione di un'autobomba piantata sotto la sua macchina. I mandanti vanno ricercati certamente tra chi aveva paura del suo lavoro ed è agghiacciante pensare che questa morte così violenta è la più evidente testimonianza della qualità del suo lavoro. Morire per rappresaglia, morire per aver fatto il proprio lavoro, morire così nell'Unione europea nel 2017. L'omicidio di Daphne Caruana Galizia è agghiacciante per tutto questo e oggi noi la vogliamo ricordare così (Applausi).

IVAN CATALANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie Presidente, vorrei sollecitare una risposta del Ministro del lavoro all'interrogazione n. 4-16868 relativa a numerose criticità dei fondi interprofessionali per la formazione. Tali fondi gestiscono miliardi di euro di denaro pubblico nella più totale opacità. È inaccettabile che non sia consentito alle imprese di conoscere quanto delle stesse versato nel sistema. È grave che i fondi, nel delegare numerose attività a enti terzi, continuino a non redigere contratti scritti. Il Governo si era anche impegnato a recepire un parere dell'Antitrust in materia e il 7 novembre scorso, il Ministro ha risposto per iscritto all'Autorità. Tuttavia, a fronte di una mia richiesta di accesso a tale missiva, il sottosegretario generale del Ministero del lavoro ha risposto che essa non risulterebbe agli atti dell'ufficio. A questo punto ritengo urgente che il Ministro dimostri la sua effettiva e leale collaborazione rispondendo all'atto ispettivo da me citato.

GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Il 16 ottobre del 2000, quindi diciassette anni fa, veniva assassinato a pochi chilometri da Tbilisi Antonio Russo, un giornalista di Radio Radicale inviato di guerra che aveva denunciato le violazioni sistematiche da parte dei reparti speciali dell'esercito russo nei confronti della popolazione cecena, in particolare bambini e donne. A diciassette anni da quell'omicidio non è stata ancora fatta verità. Io ho interrogato ogni anno il Ministro degli affari esteri per sapere cosa fa la Repubblica italiana per chiedere giustizia su un eroe, un cittadino italiano, un suo eroe coraggioso, quanto dimenticato. Torno a chiedere al Ministero degli affari esteri di reclamare la verità sull'assassinio del giornalista di Radio Radicale, Antonio Russo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, torno a richiedere una risposta del Ministro dell'interno e al Ministro della sanità ad una nostra interrogazione che ha come problema rilevante la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro da parte dei sanitari che operano nell'emergenza. Si sottolinea in questa interrogazione la vicenda gravissima vissuta da una dottoressa a Trecastagni in provincia di Catania; la stessa è stata violentata. Qual è la preoccupazione? La preoccupazione è che nel momento in cui si stanno spegnendo i riflettori della stampa tutto torni come prima, che non ci siano gli interventi dovuti. Noi abbiamo proposto di predisporre dei sistemi di videosorveglianza, la vigilanza privata da attivare. Possiamo aggiungere altre proposte, come quelle di utilizzare le strutture ospedaliere anche piccole. Si potrebbe fare un accordo con Federfarma e quindi utilizzare le farmacie che operano anche in notturna. Certamente c'è bisogno però di dare una risposta. Abbiamo tutti il dovere di guardare a queste problematiche. Noi pensiamo che a seguire questa vicenda debba essere il Governo attraverso le prefetture per individuare le zone a rischio e utilizzare alcuni sistemi che possano evitare episodi gravi, così come io ho riferito.

DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI. Grazie Presidente. A Lamezia Terme ha sede la Fondazione Terina, ente della regione Calabria preposto alla ricerca per il settore agroalimentare calabrese, ricco ma bloccato dall'ambiguità del Palazzo.

Più di un anno fa il governatore regionale Mario Oliverio aveva assicurato ad un tavolo promosso dal MoVimento 5 Stelle il rilancio di Terina e la riorganizzazione produttiva dei dipendenti, costretti a non lavorare per colpa di un pericoloso sistema di potere. In proposito, mi auguro che l'informazione nazionale e la magistratura facciano presto luce; visti i fatti, non si possono escludere interessi privati. La storia puzza, Presidente: essa comprende un finanziamento di oltre 10 milioni di euro da parte del Miur; di quei soldi non si conosce la destinazione. Malgrado le denunce e interrogazioni del MoVimento 5 Stelle, tutto è rimasto come sempre. Lo scandalo è che nei locali di Terina sono fermi da anni strumenti tecnologici avanzatissimi, costati ai contribuenti centinaia di migliaia di euro.

Oltre tutto, i lavoratori non percepiscono lo stipendio da quattro mesi, il che accade ciclicamente. Non si capisce perché la regione Calabria resti a guardare; inoltre, non si sa perché la Fondazione, sempre commissariata alla calabrese, non abbia un nuovo direttore scientifico. Il precedente uscì di scena dopo che il MoVimento 5 Stelle chiese conto dell'impiego dei milioni pubblici erogati. Infine, non si sa perché le risorse per gli stipendi non vengano previste in apposito capitolo del bilancio regionale, ad evitarne il pignoramento. Quindi, il governatore Oliverio scappa, si nasconde e tace senza vergogna. Sollecito, dunque, la risposta all'interrogazione n. 4-13101, presentata con il collega Parentela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 18 ottobre 2017, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16,30)

1.  Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017.

2.  Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 3951 ed abbinata, 197 e 3397.

3.  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

REALACCI ed altri; GOZI e GIACHETTI; GOZI e GIACHETTI; DANIELE FARINA ed altri; GOZI e ZACCAGNINI; CIVATI ed altri; ERMINI; FERRARESI ed altri; DANIELE FARINA ed altri; TURCO ed altri; NICCHI; GIACHETTI ed altri; TURCO ed altri; BRUNO BOSSIO e STUMPO; AMATO ed altri; CIVATI ed altri; GIGLI ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico.

(C. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R)

Relatori: BAZOLI (per la II Commissione) e MIOTTO (per la XII Commissione), per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

4.  Seguito della discussione del disegno di legge

S. 1324 - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (Approvato dal Senato). (C. 3868-A)

e delle abbinate proposte di legge: CATANOSO GENOESE; RONDINI ed altri; GRIMOLDI; LENZI; FABBRI; VARGIU ed altri; MURER; MIOTTO ed altri; SENALDI ed altri; BINETTI; LODOLINI ed altri; GREGORI ed altri; VEZZALI; VEZZALI; LENZI e GHIZZONI; PAOLA BOLDRINI ed altri; ELVIRA SAVINO; ELVIRA SAVINO.

(C. 334-993-1088-1229-1429-1485-1599-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3603-3999-4556)

Relatore: MARAZZITI.

5.  Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo. (C. 4302-A)

e delle abbinate proposte di legge: PIZZOLANTE ed altri; DE MICHELI e EPIFANI; ABRIGNANI ed altri; NASTRI. (C. 2142-2388-2431-3492)

Relatori: PIZZOLANTE, per la VI Commissione; ARLOTTI, per la X Commissione.

6.  Seguito della discussione delle mozioni Martelli ed altri n. 1-01716, Carfagna ed altri n. 1-01727, Binetti ed altri n. 1-01732 e Saltamartini ed altri n. 1-01733 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza contro le donne.

7.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 968 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PAGLIARI ed altri: Norme in materia di domini collettivi (Approvata dal Senato). (C. 4522)

Relatore: ROMANINI.

  (ore 15)

8.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,50.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MASSIMO PARISI (A.C. 4620)

MASSIMO PARISI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4620). Gentile Presidente, onorevoli colleghi, siamo giunti all'approvazione finale di un provvedimento estremamente rilevante, le cui disposizioni, di natura eterogenea tra loro, si rendono necessarie per adeguare l'ordinamento giuridico italiano a quello europeo.

Assumere una posizione critica di opposizione rispetto alla legge europea è operazione ardua, perché non si riesce a riscontrare un particolare appiglio o un'opposizione di tipo politico rispetto a una norma che deve essere recepita, o rispetto a un'Europa alla quale partecipiamo, di cui siamo parte.

Il disegno di legge che oggi ci apprestiamo a votare rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il calo costante del numero delle procedure di infrazione a carico dell'Italia, con i conseguenti benefici derivanti da un adeguamento più tempestivo alla normativa europea.

La disposizione di oggi si indirizza verso la strada da noi auspicata ovvero quella della definizione di uno strumento normativo che potrà facilitare gli investimenti di lungo periodo e che si auspica potrà dare impulso ad una nuova politica di investimenti europea.

E' fondamentale, e noi di Scelta Civica ALA lo abbiamo ricordato più volte in quest'assise, che il recepimento dei regolamenti UE vengano visti sotto l'ottica di un'opportunità di sviluppo per il nostro paese, senza strumentalizzazioni ideologiche e di parte.

Riteniamo quindi necessario il completamento di una riforma organica delle norme che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione, anche attraverso il conferimento al Governo della delega legislativa per dare attuazione alle direttive e alle decisioni quadro, nonché agli obblighi direttamente riconducibili al recepimento di atti legislativi europei.

In questo quadro, la commissione Europea la Commissione europea ha adottato il 13 luglio 2017 alcune decisioni in materia di procedure di infrazione per mancato recepimento di direttive europee. Con riferimento all'Italia, le decisioni hanno riguardato due costituzioni in mora, tre pareri motivati e tre archiviazioni di procedure di infrazione e un'archiviazione di un caso EU Pilot già chiuso negativamente. Il numero delle procedure - vi invitiamo a riflettere su questo punto - a carico del nostro Paese si attesta a 65, di cui 54 (un'enormità) per violazione del diritto dell'Unione (soprattutto per la nostra malagiustizia) e 11 per mancato recepimento di direttive.

Voteremo tale legge, perché essere europei fa parte della nostra politica estera e interna: essere europei è un fatto sostanziale rispetto al nostro essere italiani. Non possiamo però non invitare il Governo, a latere di questo provvedimento, ad un maggiore impegno affinché, nel concerto tra il Sottosegretario con delega alle politiche europee e il Ministero degli esteri, si facciano valere le esigenze del nostro sistema produttivo.

L'aspetto economico deve però essere interpretato come la base su cui costruire qualcosa di più profondo. L'armonizzazione delle normative che incidono in settori estremamente rilevanti della vita quotidiana dei cittadini non può, in poche parole, essere fine a sè stessa.

Dovrà infine svilupparsi in qualcosa di più profondo: dall'unione economica e monetaria si dovrà passare gradualmente ad un'unione di carattere politico; la famosa unione dei popoli europei, che nella visione di Altiero Spinelli avrebbe garantito pace, prosperità, ma soprattutto un ruolo da protagonista dell'Europa, o meglio dell'Unione europea, nel mondo.

Soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, gli Stati Uniti d'Europa rappresentano l'obiettivo a cui tendere, non senza pochi problemi e grandi sforzi di mediazione, per dare ai popoli europei una politica comune sia nel campo estero sia nelle politiche di difesa.

Il raggiungimento di questo obiettivo, da perseguire attraverso piccoli step, passa di sicuro attraverso l'armonizzazione delle normative, che garantiranno nel lungo periodo un'interconnessione del tessuto economico e sociale a livello europeo talmente sviluppata da ritenere il passaggio all'unione politica un passaggio obbligato.

Ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole a nome di Scelta Civica – ALA.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 il deputato Paris ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 la deputata Carrozza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 5 la deputata Galgano ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 6 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 6 e 7 i deputati Micillo, Di Battista e Menorello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 8 i deputati Mongiello e Menorello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 9 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 22 alla n. 24 il deputato Alberto Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 27 la deputata Amici ha segnalato che ha erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 35 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 33 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 33 i deputati Coccia e Piepoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 33 e 34 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni dalla n. 34 alla n. 38 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. 1-1707,1-1726,1-1730 disp. 420 318 102 160 89 229 84 Resp.
2 Nominale Moz. Paglia e a. 1-1728 420 307 113 154 14 293 84 Resp.
3 Nominale Moz. Zanetti e a. 1-1729 423 329 94 165 103 226 84 Resp.
4 Nominale Moz. Rampelli e a. 1-1730 p.II 425 274 151 138 34 240 84 Resp.
5 Nominale Moz. Fregolent e a. 1-1731 rif. 409 310 99 156 213 97 84 Appr.
6 Nominale Ddl 4620 - articolo 1 396 324 72 163 259 65 81 Appr.
7 Nominale articolo 2 413 334 79 168 270 64 81 Appr.
8 Nominale em. 3.2 421 344 77 173 97 247 81 Resp.
9 Nominale em. 3.4 420 341 79 171 97 244 81 Resp.
10 Nominale articolo 3 421 284 137 143 282 2 81 Appr.
11 Nominale em. 4.2 421 313 108 157 63 250 81 Resp.
12 Nominale articolo 4 420 280 140 141 278 2 81 Appr.
13 Nominale em. 5.10 426 311 115 156 46 265 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 5.6 425 310 115 156 60 250 81 Resp.
15 Nominale articolo 5 431 286 145 144 283 3 81 Appr.
16 Nominale articolo 6 426 325 101 163 324 1 81 Appr.
17 Nominale articolo 7 425 285 140 143 284 1 81 Appr.
18 Nominale em. 8.1 427 305 122 153 65 240 81 Resp.
19 Nominale articolo 8 426 283 143 142 282 1 81 Appr.
20 Nominale em. 9.1 425 370 55 186 126 244 81 Resp.
21 Nominale articolo 9 419 279 140 140 277 2 81 Appr.
22 Nominale articolo 10 419 275 144 138 274 1 81 Appr.
23 Nominale articolo 11 417 275 142 138 274 1 81 Appr.
24 Nominale articolo 12 418 275 143 138 274 1 81 Appr.
25 Nominale articolo 13 421 279 142 140 277 2 81 Appr.
26 Nominale articolo 14 420 276 144 139 273 3 81 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 15 418 277 141 139 274 3 81 Appr.
28 Nominale odg 9/4620/1 368 272 96 137 56 216 82 Resp.
29 Nominale odg 9/4620/4 372 280 92 141 50 230 82 Resp.
30 Nominale odg 9/4620/5 377 365 12 183 126 239 82 Resp.
31 Nominale odg 9/4620/6 376 365 11 183 130 235 82 Resp.
32 Nominale odg 9/4620/10 379 298 81 150 63 235 82 Resp.
33 Nominale Ddl 4620 - voto finale 344 298 46 150 235 63 82 Appr.
34 Nominale Ris. Bergonzi e a. n. 6-00355 351 309 42 155 238 71 81 Appr.
35 Nominale Ris. Pini G. e a. n. 6-00356 353 346 7 174 35 311 81 Resp.
36 Nominale Ris. Battelli e a. n. 6-00357 352 329 23 165 75 254 81 Resp.
37 Nominale Ris. Occhiuto e a. n. 6-00358 357 334 23 168 262 72 81 Appr.
38 Nominale Ris. Occhiuto e a. n. 6-00358 p.II 357 332 25 167 22 310 81 Resp.