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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 869 di giovedì 12 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Casero, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Ferrara, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Migliore, Orlando, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Speranza, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Toninelli ed altri; Giachetti; Pisicchio; Lauricella; Locatelli ed altri; Orfini; Speranza; Menorello ed altri; Lupi e Misuraca; Vargiu e Matarrese; Nicoletti ed altri; Parisi e Abrignani; Dellai ed altri; Lauricella; Cuperlo; Toninelli ed altri; Rigoni; Martella; Invernizzi ed altri; Valiante ed altri; Turco ed altri; Marco Meloni; La Russa ed altri; D'Attorre ed altri; Quaranta; Menorello ed altri; Brunetta ed altri; Lupi e Misuraca; Costantino ed altri; Pisicchio; Fragomeli ed altri: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali (A.C. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R) (ore 9,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che, nella seduta di ieri, è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sugli articoli 1 e 2 del provvedimento.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 3 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3 del provvedimento, nel testo della Commissione ((Vedi l'allegato A della seduta del 10 ottobre 2017)

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. I deputati socialisti votano la fiducia richiesta dal Governo sull'articolo 3 del provvedimento per la nuova legge elettorale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Con i voti di questi due giorni, in nome di una governabilità solo presunta, questo Parlamento sarà costretto a dare al Paese, a meno di scatti di reni nel voto finale segreto, una legge elettorale folle. Con essa, come ha ricordato già qualcuno, sapremo chi vince addirittura prima di votare. Questo testo è l'apripista al partito unico, i suoi frutti malati saranno coalizioni che rischiano di essere finte e variabili: uno scollamento definitivo tra la politica e la gente comune.

Mi preme ricordare a tutti che qui dentro non siamo in molti a poter dire di essere innocenti di fronte a questo scempio, tra i responsabili ci sono anche quei colleghi che, per ricostruire la propria verginità, oggi gridano all'inciucio, perché questa legge elettorale è figlia di un accordo che tiene insieme Renzi, Berlusconi e Salvini. Vorrei che quei colleghi non dimenticassero che proprio loro, a giugno, avevano sottoscritto un accordo sul sistema tedesco con gli stessi Renzi, Berlusconi e Salvini. Il Tedeschellum era una legge altrettanto oscena e antidemocratica, solo che in quel caso ai colleghi del MoVimento 5 Stelle andava bene partecipare al banchetto che faceva fuori Fratelli d'Italia, MDP, Sinistra Italiana e tutte le altre forze politiche che, come Alternativa Libera, garantiscono rappresentanza a chi non si ritrova nei partiti che attualmente attirano maggiori consensi.

La libertà di scelta dell'elettore, con questa schifezza, sarà simile a quella di un plebiscito: sì o no. Si sente e si legge più o meno ovunque che questa legge penalizzi qualche forza politica e ne avvantaggi qualcun'altra: è una mezza verità, qui l'unico ad essere penalizzato è l'elettore, che non potrà scegliere in autonomia chi mandare in Parlamento a rappresentarlo. Alternativa Libera non voterà la fiducia su questa legge ignobile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rocco Buttiglione, che non è presente in Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Distaso, che non è presente in Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, come è noto Fratelli d'Italia voterà contro non soltanto questo obbrobrio di legge elettorale, ma voterà contro la fiducia. Vorrei partire da questo.

Riteniamo che sia molto grave che un provvedimento così importante per la vita del Paese, un provvedimento che sancisce le regole del gioco, che dovrebbe essere largamente condiviso, venga portato avanti dal Governo, un Governo con una maggioranza non eletta dai cittadini, una maggioranza frutto di transfughi eletti dal centrodestra, che governa insieme al centrosinistra, un Governo che non ha avuto nessun mandato politico dai cittadini, perché Gentiloni era un deputato qualunque cinque anni fa, quando ci siamo candidati. Questo Governo appone la questione di fiducia su un provvedimento ordinamentale, che non ha nulla a che vedere con le questioni che possono riguardare l'interesse immediato dei cittadini – trasporti, opere pubbliche, infrastrutture, piuttosto che lavoro, piuttosto che criminalità -, ma sulle regole del gioco.

Per questo, Fratelli d'Italia è assolutamente indignata con il Governo e anche con chi dovrebbe controllare il Governo. Ma siamo anche indignati con i nostri alleati, non tanto Forza Italia, perché siamo abituati a vedere Berlusconi e Forza Italia fare accordi pure col demonio piuttosto che rappresentare con coerenza i valori degli elettori che lo sostengono. Cinque anni fa si era candidato, ottenendo un grande risultato, al grido “Mai col centrosinistra” e poi hanno fatto il Governo Letta, “Mai col centrosinistra” e poi hanno fatto il Nazareno, e adesso si va nuovamente a un tentativo di accordo, che è siglato, che è sigillato proprio da questo atteggiamento grave di Forza Italia, che non vota contro il Governo alla questione di fiducia. La cosa che sorprende è la Lega, la Lega di Salvini, sempre pronta a gridare agli inciuci. Ci ha accomunato in questi anni una battaglia non soltanto sulle questioni di sicurezza e di giustizia - non certo quelle dell'autonomia del Nord -, ma, ecco, sulla questione della lotta agli inciuci, della trasparenza rispetto agli elettori, noi ci aspettavamo dalla Lega un comportamento diverso. Oggi la Lega non ha partecipato e non partecipa al voto contro questo Governo e credo che questa sia una riflessione che debba far capire agli elettori chi è veramente coerente o chi invece strilla più forte soltanto per prendere dei voti.

Venendo al merito del provvedimento e in maniera anche sintetica, Fratelli d'Italia non è mai contro in maniera pregiudiziale. Come sempre diciamo, siamo una forza patriottica. Se il Governo, se il Parlamento porta avanti delle politiche positive, diamo il voto favorevole, se in qualche maniera possiamo ravvedere persino delle positività in qualcosa che nel complesso non ci piace, siamo pronti anche ad astenerci, ma questa legge è una legge profondamente sbagliata.

Vedete, una legge elettorale deve garantire una serie di cose: deve garantire innanzitutto che gli elettori che partecipano abbiano una rappresentanza in Parlamento e, quindi, l'idea di elevare le soglie di sbarramento a percentuali tali da lasciare fuori milioni di elettori, in un momento in cui i cittadini già non vanno a votare, ci sembra un obbrobrio e questa legge ha portato al 3 per cento lo sbarramento, che è uno sbarramento alto, secondo noi, anche troppo alto, ma in qualche maniera accettabile.

L'altro aspetto che una legge elettorale deve garantire è che si deve sapere prima chi è alleato con chi e, dopo le elezioni, che si formi un Governo. Purtroppo questa legge, da questo punto di vista, è carente, perché c'è solo un terzo di collegi maggioritari, quindi solo se ci sarà una maggioranza bulgara, oltre il 40 per cento, forse potrebbe esserci nei collegi una tale messe di vittoria di una coalizione che possa garantire la governabilità. Allo stato attuale, anche con comportamenti ambigui come quelli di Forza Italia in testa, ma anche della Lega, certamente siamo preoccupati che ciò non possa accadere.

Il terzo aspetto fondamentale, di cui tutti si sono riempiti la bocca, è che i cittadini possano scegliere il parlamentare all'interno della coalizione, all'interno del partito che preferiscono. Ecco, per l'ennesima volta, una legge senza preferenze, perché si dice che le preferenze portano alla clientela, portano la corruttela ed è falso, perché altrimenti dovreste abrogarle nelle elezioni comunali, nelle elezioni europee, nelle elezioni dei consigli regionali. Ma il punto è un altro: se ci sono le corruttele, se ci sono le clientele, se ci sono imbrogli, arrestiamo i politici e i cittadini che fanno gli imbrogli, non è che eliminiamo la democrazia, perché c'è il pericolo della corruttela. E con questa scusa i poteri forti scelgono i leader mediaticamente e i leader con le liste bloccate scelgono i parlamentari, i parlamentari non rappresentano più il popolo, rappresentano chi li ha nominati e in Parlamento, come i buoi, votano leggi a favore delle banche e delle assicurazioni. E allora, anche da questo punto di vista, questa legge è uno scandalo. E dico di più: noi abbiamo chiara e plastica l'idea che tutti i partiti principali che stanno votando questo scempio sono interessati non a scegliere una classe dirigente di qualità insieme al popolo, non a garantire governabilità alla nostra nazione, ma solo a nominare persone che devono venire qua a votare qualunque schifezza, così come è accaduto negli ultimi anni.

Concludiamo il nostro ragionamento, anche per rivolgerci a un'altra forza di opposizione, che in questo momento sta dando battaglia, che sono i 5 Stelle. Ovviamente noi non facciamo polemiche strumentali, siamo contenti che i 5 Stelle stiano facendo questa battaglia insieme a noi, con una forza diversa che gli assegna il popolo, però spero che anche a loro sia servita la lezione, perché non dimentichiamo che, solo due mesi fa, si erano messi d'accordo con Berlusconi, con Salvini e con Renzi per portare al 5 per cento la soglia di sbarramento e non consentire a partiti che prendevano 2 milioni di voti di essere in Parlamento, alla faccia di invitare le persone a partecipare alla politica e, cosa più grave, avevano scelto le liste bloccate, avevano fatto un accordo sulle liste bloccate. Perciò oggi io non voglio dire che la loro battaglia non sia credibile, sono molti i giovani parlamentari e voglio credere nella buona fede, ma credo che una riflessione al loro interno bisogna farla. La democrazia è un valore sempre, non soltanto quando si pensa che ciò ci danneggi.

Oggi ho appena detto e parlato dello sbarramento al 5 e al 3 per cento. Per quello che ci riguarda il 3 per cento è una soglia anche alta, perché significa oltre un milione di persone che magari votano un movimento e che non sono rappresentate. Sapete che significa un milione di persone? Un milione di persone sono tante persone, noi ci battiamo giustamente in questo Parlamento anche per il diritto di una persona, perché dietro ogni persona c'è un mondo di affetti. Allora il voto di una persona conta, certo devono esserci esigenze di rappresentanza, ma queste devono lasciare il passo rispetto a valori più alti. Ecco, forse anche noi, che siamo un partito ampiamente sopra questa soglia, riteniamo che non sia giusta, ma allo stesso tempo, oggi, nel complesso, siamo molto preoccupati di questa democrazia plebiscitaria, di questa deriva dove il cittadino non ha più contatto con i suoi rappresentanti del popolo, di questa deriva dove le idee non contano più niente, dove si è tutti uguali semplicemente per sedere in uno scranno, senza magari avere ideologie e senza avere valori, semplicemente al servizio di poteri forti, che oggi, con le leggi italiane, possono, oltre che detenere immense quantità di denaro - neanche loro ma dei cittadini, e parlo delle banche delle assicurazioni -, sono proprietari di mezzi di informazione, condizionano la vita politica delle grandi nazioni, e io penso che questo debba avere un argine. Soltanto una buona politica, che deriva anche da una buona legge elettorale che parli di rappresentatività, può garantire un futuro radioso alla nostra democrazia e un futuro, ancora più importante, per le generazioni che verranno, rispetto alle quali noi abbiamo obblighi precisi, doveri pregnanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Massimo Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie Presidente, ci troviamo in votazione della questione di fiducia sull'articolo 3 di questa legge. Ora, l'articolo 3, nel merito, credo fornisca sufficienti garanzie di equilibrio, si tratta delle norme di delega al Governo per il disegno dei collegi, una materia che grazie ai paletti che sono stati posti, grazie all'esistenza quindi di parametri di riferimento storici, i collegi senatoriali del vecchio Mattarellum, e al fatto che comunque ci troviamo in presenza di un sistema misto che per larga parte è un sistema proporzionale, dunque non può a mio avviso destare particolari preoccupazioni, però qui ci troviamo in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, non su questioni di merito.

Dunque vorrei fare, da questo punto di vista, alcune riflessioni. Questa procedura parlamentare, che certamente non è bellissima - la questione di fiducia non lo è mai, è una polemica che ci ritroviamo a cicli continui in ogni legislatura, con alterni Governi - è stata oggetto ed è oggetto di un ampio dibattito nel Paese in questi giorni, in questi momenti, quanto meno fra gli addetti ai lavori, quantomeno fra noi protagonisti della politica e dei media. Però, se vogliamo affrontare questa questione, dobbiamo farlo, a mio avviso, con onestà intellettuale, apprezzando la situazione data. Ecco, allora, io vorrei dire che la situazione data è quella di un Paese, una delle più grandi democrazie del mondo, un Paese importante, alla vigilia del settantesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione, un Paese che non aveva e non ha, allo stato, una legge elettorale operativa; non solo non ha una legge elettorale operativa scritta dal Parlamento, ma non ha una legge elettorale realmente operativa. I due cosiddetti Consultellum, cioè le leggi elettorali risultanti per Camera e Senato, frutto di due interventi diversi della Corte costituzionale, ci hanno consegnato un sistema disomogeneo, irrazionale e, per ciò stesso, può apparire questo un paradosso, incostituzionale.

Allora, a 150 giorni dalla scadenza naturale della legislatura, che si concluderà il 15 di marzo, può, una delle più grandi democrazie del mondo non affrontare questo tema e questo problema? Secondo noi, può e deve affrontarlo, perché con le leggi attuali, con le leggi risultanti dalla Consulta - noi l'abbiamo detto spesso, molte volte - non si può andare a votare, perché sono in parte inapplicabili e perché disegnano un quadro assolutamente incoerente. Cito alcuni elementi: ci troviamo con una legge che prevede un teorico premio di maggioranza per questa Camera e che non prevede un premio di maggioranza per il Senato, cioè siamo in presenza di una legge con un correttivo maggioritario alla Camera e una legge totalmente proporzionale al Senato. È razionale questo? Secondo me no. Io sono fra quelli che pensano che, se la Corte doveva intervenire, doveva intervenire anche togliendo il premio di maggioranza alla Camera, perché è manifestamente irrazionale, perché non può dare la certezza, questo premio, essendo solo per questa Camera, che si forma una maggioranza coerente di Governo; l'unico motivo per cui la Corte riconosce si possa comprimere la rappresentanza è quella di garantire la governabilità: ebbene, con questi due sistemi ciò non è garantito.

Abbiamo l'anomalia di un sistema con le preferenze su base regionale ed uniche, quindi senza tutela delle quote di genere, tutela che pure è inserita nella Costituzione, e abbiamo una legge alla Camera che prevede il capolista bloccato e gli altri eletti con le preferenze. Ora, io invito per un attimo a pensare come possa svolgersi una campagna elettorale con le preferenze per il Senato su dimensione regionale con la legge uscita dalla Consulta. La stessa Consulta diceva che uno dei requisiti per cui il Porcellum andava bocciato è che veniva meno, per le liste lunghe bloccate, la conoscibilità dei candidati. Ora, io credo che un candidato per il collegio senatoriale della Lombardia piuttosto che della Sicilia, su una base di 10 milioni di cittadini nel primo caso e di 5 milioni e rotti di cittadini nel secondo caso, avrebbe qualche difficoltà a farsi conoscere in dimensione regionale e a chiedere le preferenze in dimensione regionale. In più, abbiamo, alla Camera, quel premio di maggioranza di cui parlavo prima, collegato ad una lista e solo a una lista, e abbiamo un moncone di coalizioni al Senato, cioè al Senato le coalizioni sono sopravvissute, ma non esistono più quelle norme attuative che le rendevano possibili perché si trovavano nella legge per la Camera, come spesso accade nelle leggi elettorali. Su questo, il 15 marzo, se non vado errato, abbiamo svolto un question-time con il Ministro dell'Interno, chiedendogli se le coalizioni al Senato esistevano o non esistevano e la risposta del Ministro fu interlocutoria. E non mi pare che, da allora ad oggi, siano arrivati particolari chiarimenti su questo tema, perché, comunque, alla coalizione al Senato solo collegati gli sconti sulle soglie. Allora, avevamo la possibilità, sì, ma avevamo il dovere di intervenire con una legge.

Certo la posizione della questione di fiducia non è bellissima, anche noi avremmo voluto migliorare questa legge e discutere i nostri emendamenti. Lo abbiamo fatto in Commissione, perché in Commissione c'è stata un'ampia discussione. Credo che su questo testo abbiamo fatto svariate decine di riunioni e di ore di dibattito; avremmo voluto certamente anche discutere in Aula. Ma il punto è: si voleva e si vuole arrivare in fondo e superare questa emergenza democratica, oppure no?

Tutte le forze politiche da mesi a questa parte hanno sostenuto l'urgenza di una legge, ce l'ha ricordato il Presidente Mattarella, i Presidenti delle Camere. Tutti sapevamo che dovevamo scrivere una legge, che dovevamo dare a questo Paese una legge scritta dal Parlamento. C'è stato un tentativo nel giugno scorso su una legge che a noi lasciava molte perplessità, il cosiddetto sistema tedesco. Apro e chiudo una parentesi: a proposito di vera adesione al sistema tedesco, segnalo che in Germania si è votato col sistema, per l'appunto, tedesco, il 24 settembre, e la Camera ha visto aumentare il numero dei suoi parlamentari fino a oltre 700 membri per garantire il rispetto della proporzionalità. Immaginiamo per un attimo che cosa vorrebbe dire questo, anche solo immaginare di poter fare una cosa del genere in Italia. Allora, avevamo il dovere di intervenire, e quell'accordo del giugno era sancito da una maggioranza amplissima, credo intorno all'80 per cento dei membri di questa Camera, eppure al primo o secondo voto segreto importante quella maggioranza non ha retto. È di tutta evidenza che, se volevamo e se vogliamo risolvere questa emergenza democratica, occorre trovare un modo. La questione di fiducia è un modo per risolvere questa emergenza democratica, motivo per cui noi non voteremo contro, pur votando a favore della legge nel suo complesso nel voto finale. E la questione di fiducia, vorrei dirlo ai tanti manifestanti di queste ore, è perfettamente costituzionale, ancorché estremamente inestetica. L'ha detto la stessa Corte costituzionale perché nei ricorsi che erano stati fatti, quelli della sentenza del 2017, era stata presentata nei tribunali anche la questione della procedura parlamentare dell'approvazione con il voto di fiducia; ebbene, prima i tribunali dove erano stati presentati i ricorsi, e poi la Corte costituzionale hanno rimandato al mittente questa richiesta. Dunque, la procedura è perfettamente costituzionale.

Oltretutto, ci sono due dati politici che mi limito a segnalare. Un dato politico è che intorno a questa legge si è coalizzata una maggioranza più ampia della maggioranza pro tempore di Governo, ed è un dato oggettivo. Poi naturalmente ci sono le minoranze e le opposizioni, ma questo è un dato oggettivo che attenua il presunto vulnus della posizione della questione di fiducia. Infine, c'è un secondo dato (per cui trepidamente attendiamo l'esito di questa giornata, e credo ci saranno anche folle in piazza ad attendere stasera il nostro voto) ovvero che un voto segreto ci sarà: il voto finale. Per la bizzarra anomalia dei nostri Regolamenti, alla Camera in un modo, al Senato in un altro (al Senato il voto di fiducia completa ed esaurisce l'iter del provvedimento), noi avremo un altro voto, che sarà il voto finale sul provvedimento, che immagino, come è ovvio per richiesta delle forze che non fanno parte di questo accordo, sarà segretato e lì potremo vedere se è così forte questa spinta contro questa legge nel segreto di un voto, che io riterrei non corretto su una legge che è squisitamente politica, la più politica delle leggi. Non si capisce perché debba essere segretato, ma ad ogni modo chi vorrà opporsi a questa legge lo potrà fare in disaccordo dai propri gruppi nel voto che faremo stasera o domattina, non so quando, perché un voto segreto comunque ci sarà. Quindi, non credo che siamo di fronte ad alcun vulnus, il vulnus ci sarebbe stato e ci sarà, se malauguratamente questa legge dovesse naufragare, andando al voto con due sistemi elettorali che, ancorché sanciti dalla Consulta, sono due sistemi inapplicabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Grazie, signor Presidente. È la seconda volta che si ripropone in questa Aula la stessa discussione. La prima volta, me la ricordo bene, era al 2015 e uscii dalla maggioranza, non potendo più accettare certe scelte e conformarmi a comportamenti contrari al mandato elettorale. Se quella era la volta dell'arroganza, questa è la volta della disperazione. Una mossa della disperazione dopo tanti fallimenti di una legislatura che non esito a definire legislatura vergogna.

Una legislatura vergogna nei modi e nella sostanza. Dopo cinque anni siamo arrivati a una legge elettorale che non garantisce solo i nominati, ma garantisce soprattutto chi li nomina. Una legge peraltro “del Cipolla”, potremmo chiamarla. Una legge elettorale della stupidità, autoritaria nei modi con cui viene approvata, quanto autolesionistica nei risultati. Pensata per penalizzare gli avversari, un movimento, ad esempio, che, in realtà, con queste scelte fanno crescere e fanno crescere anche le destre che il partito del Governo dice di voler contrastare, proprio le destre, osservo con mestizia, con le quali la minoranza, perché di minoranza si tratta, di questo Governo è alleata in questa operazione. Fare del male agli altri facendone però di più a se stessi e alla qualità del sistema in generale. Questa legge contiene la propria condanna perché potremmo dire “chi di poltrona ferisce di poltrona perisce”.

Nata per tenere insieme uninominale e proporzionale, la legge non è né proporzionale né uninominale, è solo una legge pessima. Sarebbe stato possibile, attraverso un dibattito e votazioni libere, sbloccarla questa legge. Possibile e necessario con due schede, il voto disgiunto, l'abolizione delle coalizioni, la soglia unica e più consistente, la libera scelta dei candidati nella quota proporzionale. Invece ci ritroviamo, come al solito, con un trucco, con un sistema uninominale a grappolo, in cui il voto non è libero e c'è di fatto - lo voglio dire perché non è stato chiarito fino in fondo - un'unica lista in cui si vede bene il candidato del collegio molto grande, abbastanza bene il simbolo, e molto poco le liste bloccate che sono ad essi collegate.

Ci ritroviamo poi con coalizioni fittizie. Anche qui: le coalizioni esistono solo in Italia, anche su questo forse dovremmo riflettere. In questo caso sono coalizioni precarie, temporanee, coalizioni della domenica. Ci si allea con qualcuno, sapendo che poi ci si alleerà con qualcun altro. Sono coalizioni fedifraghe. Anche in questo caso “la legge del Cipolla” fregherà chi si vuol far fregare. Giorgia Meloni lo ha capito, Matteo Salvini, corso in soccorso dell'omonimo, pare proprio di no. Ci ritroviamo con una legge piena di clausole e di eccezioni e non a caso prevede un bugiardino, absit, sulla stessa scheda, caso più unico che raro. All'insegna di una certa cultura politica, o forse meglio di una sottocultura politica, si rivendica con orgoglio il precedente della legge truffa del 1953. Segnalo che fu una discussione tormentata e combattutissima che finì con Andreotti con il cestino sulla testa, Ingrao ferito in piazza, il Presidente della Camera ferocemente contestato, le dimissioni del Presidente del Senato e con una profezia che nemmeno Fassino, perché la legge non raggiunse il suo scopo e fu abrogata l'anno successivo e quella fiducia non portò certo fortuna a chi la pose, come è accaduto anche con l'Italicum che qui fu votato. L'ex Premier, il vero franco tiratore di questa storia, impone e forza come è suo costume e Gentiloni obbedisce.

Ecco, mi rivolgo ai colleghi: non siate troppo gentili con il capo, siate costituzionali, perché questo della fiducia è un disastro che provoca il suo contrario: la sfiducia. È la legge della sfiducia, anche il vostro nume tutelare che vi ha accompagnato, Giorgio Napolitano, vi ha ormai abbandonato. Allora volenti non fit iniuria, siccome il voto dei cittadini non potrà essere libero e consapevole, in questo marchingegno volutamente complicato e pensato da menti ossessionate dal potere a tutti i costi, lo sia il vostro. Care colleghe e cari colleghi, almeno una volta in questa legislatura, siate liberi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. L'anomalia di questa tripla fiducia consente di esporre un po' per volta almeno alcuni dei tanti argomenti che ci inducono a non votare la fiducia al Governo, anche se noi voteremo alla fine per il provvedimento. Come mai? Un collega, precedentemente, ha esposto le tante buone ragioni per le quali una legge bisogna farla; non necessariamente questa legge e, soprattutto, non in questo modo, perché la fiducia è una fiducia che si dà al Governo, la legge si prende quello che si è in grado di ottenere da questo Parlamento oggi. Perché questa fiducia? È posta per garantire il Governo contro la sua stessa maggioranza e trasforma un problema interno del Partito Democratico in un problema della nazione, perché questa fiducia è posta perché esiste una dissidenza all'interno del Partito Democratico, che è disponibile a qualunque cosa pur di andare contro il segretario attuale del partito.

Per paura di questa dissidenza si impone il voto di fiducia; invece di risolvere correttamente e democraticamente al proprio interno i propri problemi, il Partito Democratico scarica sul Paese le proprie incoerenze interne, imponendo la fiducia, e quindi bloccando la discussione parlamentare.

PRESIDENTE. Concluda.

ROCCO BUTTIGLIONE. Ho già finito i miei tempi?

PRESIDENTE. Sì, ha due minuti, e adesso ha 30 secondi.

ROCCO BUTTIGLIONE. Va bene. Noi volevamo le preferenze. Si dice che in altri Paesi le preferenze non ci sono, ma in altri Paesi, signor Presidente, i candidati che vengono messi in lista sono eletti con voto segreto dagli iscritti ai partiti, e questa è la linfa della vita dei partiti, perché dà a chi si iscrive al partito un buon motivo per iscriversi, gli dà un vero potere. Da noi le liste verranno fatte esclusivamente da parte dei segretari dei partiti, dieci persone decideranno il Parlamento. Non è bello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Distaso. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. La componente di Direzione Italia voterà contro questo terzo voto di fiducia sulla legge elettorale e nel corso della giornata, sia riguardo agli articoli su cui non è stata posta la fiducia che sugli ordini del giorno e, soprattutto, sul voto finale, che sarà certamente segreto, ma sul quale noi dichiareremo ovviamente il nostro voto e lo rispetteremo, perché non abbiamo interesse a dichiarare una cosa per un'altra, avremo modo di approfondire nel merito gli aspetti che noi condividiamo e quelli che non condividiamo di questo provvedimento legislativo. I miei pochi minuti sono per soffermarmi, invece, su questa questione procedurale, di metodo, che, però, è diventata naturalmente di sostanza. Ieri ho guardato con una non preoccupazione alle manifestazioni di piazza, perché sono sempre una libera espressione di pensiero, ma con preoccupazione sottesa al messaggio che si veicola a chi, ahimè, credo ci segua con crescente disaffezione e sfiducia.

Infatti, se il Palazzo litiga sulle regole, che sono sì regole interne al Palazzo, ma se poi si devono anche riverberare sul corpo elettorale, su quella che è la battaglia elettorale decisiva, nel senso che quella delle politiche dovrebbe essere il momento più alto di confronto di una democrazia parlamentare, ecco, una qualche preoccupazione credo che noi la dobbiamo conservare in noi stessi. Ritengo che certamente, per quanto non mi sfuggano i problemi e le tattiche parlamentari, la richiesta del voto di fiducia sia stata una scelta sbagliata, perché in questa fase finale della legislatura acuisce uno scontro qui dentro, ma anche fuori, che naturalmente, in un certo senso, svilisce quell'obiettivo che il Parlamento si è dato, secondo me importante, nel darsi comunque una legge di stampo parlamentare e non subire una legge che era diretta espressione di una sentenza della Consulta o aspettare, addirittura, un provvedimento monocratico del Presidente della Repubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Volevo contrastare tutti coloro che dicono che la Lega oggi ha fatto un inciucio con Renzi e con Berlusconi, perché chi lo dice, non più tardi di quattro mesi fa, sedeva anche lui a quel tavolo per la legge elettorale chiamata allora Tedeschellum. Noi, invece, siamo rimasti coerenti, sono quattro anni che la Lega è coerente, anzi di più, cinque anni. Noi non votammo e non facemmo parte del Governo Monti, non partecipammo alla nascita di questa legislatura con il Governo Letta, con il Governo Renzi, con il Governo Gentiloni; tutti Governi, non eletti dai cittadini, a cui la Lega ha sempre dato il proprio voto contrario. Noi oggi siamo una forza politica di Governo, esternamente abbiamo un consenso elettorale da forza politica di Governo; purtroppo, in questa legislatura, la nostra pattuglia è di 19 unità, pertanto non abbiamo la forza numerica per incidere all'interno dell'Aula parlamentare, ma certamente abbiamo una forza politica per poter determinare alcune scelte.

E alcune scelte sono state fatte, perché la legge elettorale che viene in Aula è una legge che si avvicina al modello che noi preferiamo, che è il modello maggioritario, il modello del Mattarellum, con il quale noi abbiamo già anche governato. E, per la verità, in trent'anni di storia politica del nostro partito abbiamo vinto e perso elezioni, ma partecipato a tutte le elezioni con tutti i sistemi elettorali, dal proporzionale con preferenze al proporzionale senza preferenze, al maggioritario.

Eppure, siamo una forza politica che è sopravvissuta a tutto e continuerà a essere determinata e determinante per la vita politica di questo Paese. Quindi, una legge elettorale che si avvicina a un concetto maggioritario, quello del Rosatellum, non, come volevamo noi, con il 75 per cento di maggioritario - qui si arriva al 36 per cento, all'incirca, di maggioritario - ma almeno si arriva a un concetto che è quello delle coalizioni. Poi, se qualcuno vorrà uscire da questa coalizione nella futura legislatura, il problema sarà suo, non è il problema della legge elettorale. Il problema è che uno non seguirà il concetto di coalizione con il quale si è presentato durante la campagna elettorale. Una coalizione, quindi, che presuppone anche un altro concetto, il concetto che il bipartitismo o il monopartitismo lede la dignità e la democrazia di un Paese, e porta all'autoritarismo.

L'Italicum, con la riforma costituzionale abbinata, portava all'autoritarismo. Noi abbiamo sempre denunciato questo fatto e, fortunatamente, l'Italicum è approdato a legge definitiva, ma, sostanzialmente, è stato cancellato dalla Corte costituzionale. Noi, come dicevo prima, abbiamo una coerenza, quella del voto subito. Sono quattro anni che diciamo che questa legislatura non doveva esistere, abbiamo chiesto elezioni da sempre e mai ci sono state date, e quindi la nostra opzione è quella: qualsiasi legge elettorale va bene, purché la legislatura si concluda. È per questo che, quattro mesi fa, abbiamo appoggiato, pur non condividendone appieno le finalità, poichè era, appunto, un proporzionale puro, il Tedeschellum, ma lo avevamo appoggiato per dire: bene, lo vota questo Parlamento, la Lega ci sta, l'importante è che poi a settembre, scorso, si vada ad elezioni. E chi all'epoca sedeva al tavolo, era il MoVimento 5 Stelle, ha fatto cadere quell'impalcatura per una velleità loro o per una incuria e una incapacità politica di programmarsi il futuro. Hanno fatto cadere quella opzione, i maligni dicono per garantirsi il vitalizio, per garantirsi la possibilità che la legislatura non finisse a settembre e per potersi garantire, quindi, questa pensione e potersi garantire altri 7 o 8 mesi di legislatura.

Noi, all'epoca, votammo quella legge per dire: a settembre elezioni subito, e ora siamo nuovamente in quella fase. Si è fatto un passo in avanti perché si è raggiunta una quota di maggioritario e siamo per dire: votiamo subito questa legge per andare immediatamente ad elezioni. Chi vota contro oggi lo fa per guadagnarsi altri due o tre mesi di stipendio e di legislatura. E mi fanno specie quei cespugli, quei partiti, quei segretari di partito che invocano la fine dei partiti stessi, che dicono che, con le liste bloccate, i partiti contano troppo, che dicono che, senza le preferenze, i partiti incidono e c'è la partitocrazia. Orbene, se uno è segretario di partito, deve difenderlo il partito, perché, se gli fa schifo il partito, come minimo si dimette da segretario di partito, perché, altrimenti, c'è un'incongruenza da psicoterapia, da psicanalisi.

Di più: chi è contro questa legge maggioritaria avrà il buon gusto e la dignità di non chiedere, qualora si formasse una coalizione, di far parte delle liste uninominali; correrà solo per il proporzionale e non chiederà posti nei collegi uninominali perché altrimenti c'è un'incoerenza anche questa da psicanalisi e quindi vedremo, strada facendo, cosa succederà, vedremo quali saranno le coalizioni e se si formeranno le coalizioni. Noi siamo pronti a correre con qualsiasi tipo di proposta. Salvini non si è mai svenduto, la Lega non si è mai svenduta: abbiamo sempre e solo chiesto il voto subito, il voto immediato con qualsiasi legge elettorale. Abbiamo diciannove deputati, ce ne sono altri seicentoventi e passa che votano con la loro testa e non certo con le nostre indicazioni. Siamo arrivati al punto di votare il Rosatellum: prima si vota e prima questo Governo va a casa. Noi non voteremo la fiducia a questo Governo perché l'assenza di tutto l'emiciclo soprattutto da parte della maggioranza di fatto dà la sfiducia politica al Governo: la sfiducia politica interna è data dall'assenza costante della maggioranza e la sfiducia elettorale è stata data a questo Governo il 4 dicembre dello scorso anno quando il 60 per cento dei cittadini del Paese ha bocciato sonoramente la riforma costituzionale che era l'emblema e l'impalcatura della legislatura. Quindi dal 4 dicembre scorso a oggi è stato solo tutto tempo perso a danno dei cittadini che non hanno potuto esprimersi. Votiamo oggi il provvedimento, domani al Senato e dopodomani si vada ad elezioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Noi voteremo convintamente la fiducia al Governo, Presidente, perché siamo orgogliosi e rivendichiamo i risultati che ha avuto l'azione di Governo in questi anni, delle riforme strutturali che abbiamo fatto e anche della ripresa che, a nostro avviso, è l'esito di una ripresa a livello mondiale ed europeo ma è anche dovuta all'azione del Governo e alle sue riforme strutturali. Dico questo perché, a mio avviso, è un tema importante e immagino che qualcuno potrebbe obiettare: ma cosa c'entra nella discussione della riforma della legge elettorale la questione della politica economica che ha contraddistinto il Governo in quattro anni? E invece c'entra moltissimo, Presidente, perché le obiezioni che ci fanno le opposizioni di vario genere e colore quando rivendichiamo i risultati del Governo, rivendichiamo le riforme strutturali messe in campo, rivendichiamo gli indici di politica economica che da qualche anno ritornano a crescere nel nostro Paese, tutto l'emiciclo ci ricorda che, in realtà, quei numeri e quegli indici del nostro Paese, dell'Italia, sono ben al di sotto della media europea, degli indici di crescita, di occupazione, di produttività della media europea. Al di là del fatto - lo abbiamo detto qui nelle nostre dichiarazioni che riguardavano lo specifico dei provvedimenti economici - che invece quel gap si sta riducendo man mano che passano i mesi, naturalmente siamo ancora distanti, vi chiedo: perché esiste questa differenza tra l'Italia e la media dei Paesi europei? Badate bene che è una differenza che esiste ormai da tre decenni: noi purtroppo da tre decenni cresciamo meno quando il resto dell'Europa cresce e purtroppo scendiamo di più, abbiamo avuto una crisi più forte quando c'è stata la forte crisi epocale del 2009-2010. Perché allora questo fattore di crescita? La risposta non la diamo noi ma ce la danno gli organismi internazionali più qualificati, a partire dall'OCSE per finire con il Fondo monetario internazionale.

Quale è uno dei rischi sistemici di questo Paese? Qual è uno dei rischi che gli investitori mettono ai primi posti - ripeto: ai primi posti - tra le questioni che possono preoccupare un investitore sulla stabilità della politica economica e sociale italiana? È proprio l'instabilità politica, l'impossibilità di trovare Governi stabili che possano portare avanti politiche economiche coerenti e che possano essere interlocutori affidabili degli altri partner a livello di Unione europea e degli altri partner mondiali. Il Fondo monetario internazionale e l'OCSE più volte hanno detto che, fra i rischi del Paese Italia, c'è il rischio dell'instabilità e abbiamo poca difficoltà a vederlo anche noi: da vent'anni, da quando io ho iniziato a fare politica, noi siamo concentrati sul dibattito riguardante la legge elettorale. Qualcuno ha fatto notare che i Paesi europei e mondiali più importanti, cioè quelli da cui siamo distanziati nei maggiori indici di politica economica, quelli che fanno il gruppo dei Paesi che ci staccano per quanto riguarda la crescita e l'occupazione, in quei Paesi se andate a guardare - li potremmo elencare uno ad uno - esistono leggi elettorali da più di mezzo secolo, nessuno pensa di cambiarle e sono caratterizzati dalla stabilità: vi voglio segnalare che in Germania c'è un Premier da dodici anni e gli è stato rinnovato il mandato per ulteriori quattro anni. Qui, in Italia, abbiamo vissuto nella fase del cosiddetto bipolarismo una delegittimazione totale dell'opposizione rispetto al Governo a seconda di chi di volta in volta si trovava al Governo. Ho vissuto due stagioni parlamentari: era settimanale il richiamo alla illegittimità del Parlamento, alle elezioni subito. È una fase ormai che è diventata quasi ordinaria cioè chiedere lo scioglimento delle Camere per andare alle elezioni è diventato il pane quotidiano nel nostro dibattito pubblico. Capite come, in Italia, per un Governo sia difficilissimo affrontare temi di politica economica e pianificare interventi strutturali. Quindi la legge elettorale c'entra con tutto questo, c'entra moltissimo. C'è chi fa un dibattito molto sterile e di forma sulla questione della fiducia: anch'io penso che la fiducia sia un fatto forte, che si dovrebbe evitare in ogni modo ma ci troviamo di fronte ad una situazione in cui rischiamo di dare al Paese - infatti questa è la situazione in cui ci troviamo - una legge assolutamente caotica e da qui ha origine il richiamo del Presidente della Repubblica che ho ritenuto opportuno. Infatti, Presidente, da vent'anni il problema di questo Paese, il problema dei Governi che si sono succeduti è la differente composizione della Camera e del Senato che hanno gli stessi compiti perché, siamo in un bicameralismo perfetto e in questa sede vi risparmio il fallimento dei tentativi di riforma costituzionale che ci sono stati: l'ultimo è capitolato il 4 dicembre dell'anno scorso; fallimenti di tentativi che cercavano di fare una sola Assemblea nazionale e un'altra Camera che fosse la rappresentanza delle regioni, di due Camere che non dovessero avere le stesse funzioni, concetti banali che abbiamo ripetuto fino all'ultimo ma che sono stati smontati dalla competizione muscolare tra gli schieramenti politici. Ebbene, questo è il tema del Paese che rimane bloccato: il collega Civati poco fa ha detto che il primo tentativo di fiducia sull'Italicum è stato un tentativo di arroganza e il secondo di disperazione. Io posso essere quasi d'accordo su questo: è un tentativo disperato.

Però, vede collega Civati, la disperazione dovrebbe appartenere a tutta la classe politica italiana, a tutta la classe dirigente: la disperazione di dover fare quello che non si è riusciti a fare in vent'anni cioè dare al Paese regole serie che possono essere riconosciute da tutti e che abbiano una stabilità che non sia quella della durata di una stagione di un talkshow o di un dibattito pubblico, o di una stagione elettorale, ma un respiro che possa almeno durare decenni: come succede in tutti gli altri Paesi avanzati che spesso citiamo contro l'Italia per dire che hanno un livello maggiore di crescita, un livello maggiore di assistenza sociale, un livello maggiore di società.

Ebbene, quei Paesi hanno anche delle leggi elettorali e dei sistemi istituzionali che reggono, che stanno in piedi, un sistema politico che è legittimato: questo succede nella maggior parte dei Paesi di cui parliamo. E questo è quello che ci dicono anche i maggiori osservatori internazionali. Li ho citati: l'OCSE e il Fondo monetario internazionale, ma potrei citarne altri.

Quindi la non omogeneità tra la legge alla Camera e la legge al Senato è un problema, è un problema che è esistito negli ultimi vent'anni: fu il problema del Governo Berlusconi nel 1994, fu il problema dei tormentati Governi del centrosinistra che si succedettero dal 1996 in poi, è stato il problema di Prodi del 2006; è il problema di questa legislatura! Quindi come si fa a dire che adesso si poteva lasciare tutto così?

Noi non facevamo parte dell'accordo che in primavera sembrava aver trovato una soluzione, il cosiddetto tedesco, che poi tedesco non era, alla legge elettorale. Allora noi contrastammo quell'ipotesi di legge elettorale, su cui si era trovato un accordo, ma nessuno di noi parlò di golpe, di attentato alla democrazia: facemmo una battaglia parlamentare onesta e proficua allora, perché quella legge non è andata in porto per motivi di percorso parlamentare, ma nessuno di noi sollevò le piazze gridando al complotto costituzionale e all'omicidio della democrazia.

Oggi quindi, Presidente, ci troviamo di fronte a un bivio: dobbiamo decidere se andare a votare…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO TANCREDI. Ho finito. Con la una legge elettorale che è assolutamente folle, che prevede due sistemi completamente diversi tra Camera e Senato, che tra l'altro è all'esito di una sentenza giurisdizionale dalla Corte costituzionale e non della decisione di un Parlamento eletto in rappresentanza dei cittadini. Noi crediamo che quella sia la strada peggiore: chi vuole e asseconda quella strada è per il caos. Noi invece abbiamo lavorato perché in Parlamento si ritrovasse una maggioranza molto ampia su di una nuova legge elettorale: che certo è criticabile, perché tutte le leggi elettorali sono metodi e hanno tutte dei vulnus che sono criticabili, ma che pensiamo possa essere una buona legge, e speriamo ci accompagni finalmente ad una stabilità del sistema istituzionale italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Roberta Agostini. Ne ha facoltà. I tempi, per favore.

ROBERTA AGOSTINI. Già mi riprende, Presidente?

PRESIDENTE. No, stavo riprendendo il collega che ha sforato quasi di un minuto.

ROBERTA AGOSTINI. Presidente, voteremo “no” anche alla terza fiducia posta sulla legge elettorale, perché la riteniamo un fatto grave e una mancanza di rispetto verso le Aule parlamentari, ma anche il segno di una estrema debolezza di una maggioranza che non si fida, che ha paura del comportamento dei suoi parlamentari nel voto segreto. E non si dica che su questo testo uscito dalla Commissione c'è una larga intesa, c'è un'ampia condivisione: se foste sicuri di questa condivisione, non sarebbe stata necessaria la fiducia.

È una scelta, noi crediamo, che getta benzina sul fuoco del populismo antidemocratico e sulla disaffezione di chi non va più a votare perché non crede più nelle istituzioni.

È una scelta che tradisce l'articolo 72 della Costituzione, che indica che la procedura normale di approvazione di legge in materia elettorale è sempre adottata. La legge elettorale è il cuore del sistema democratico: i cittadini elettori devono sentirsi tutelati dall'imparzialità e dalla correttezza delle regole che consentono di trasformare i voti in seggi, perché il voto è libero ed eguale, ed è per questo che è materia esclusivamente di discussione parlamentare, di mediazione tra forze politiche che siedono in rappresentanza dei cittadini, nella quale il Governo non può e non deve entrare.

Ed è per questo che il Governo in Commissione sugli emendamenti si rimette alla Commissione, non esprime parere; ed è per questo che ci sentiamo colpiti dal Presidente Gentiloni, che sconfessa le dichiarazioni di inizio mandato che ci avevano rassicurato, dichiarando che riteneva che le leggi elettorali fossero materia parlamentare. Oggi il Presidente Gentiloni si è posto in continuità con una brutta storia, con quella del passato, quando la fiducia fu posta in periodi bui sulla legge elettorale: ricordiamo la legge Acerbo e la “legge truffa”; e con la storia più recente, quando Renzi ha posto la fiducia sull'Italicum: una legge, ricordo, finita molto male dinanzi alla Consulta.

Se oggi siamo qui, a cinque mesi dal voto, lo dobbiamo a quegli errori, alle scelte sbagliate, alle forzature, alle sedute notturne, ai canguri, alle sostituzioni forzate in Commissione. Non si dica che non c'erano alternative a questa fiducia: le alternative c'erano, e le avete buttate via. Davvero non si è capita la lezione del 4 dicembre? Sulle regole non si accettano forzature, plebisciti, trucchi per avvantaggiare qualcuno e penalizzare altri.

Non è stato possibile discutere di questo testo in Aula: si sarebbero potute confrontare visioni diverse, opinioni, punti di vista. Noi crediamo che questa proposta non risponda ai problemi di fondo del Paese, né a quelli di governabilità, di stabilità dei Governi, né a quelli della rappresentanza nel rapporto tra cittadini ed istituzioni, ma sia stata costruita solo per convenienze contingenti. Le liste sono ancora più bloccate di quelle dell'Italicum, dove a parte i 100 capilista si potevano esprimere le preferenze per gli altri candidati.

Non discuto dei profili di costituzionalità, ma solo del fatto che per la quarta volta di fila i cittadini non potranno scegliere chi li rappresenta. Con un solo voto si dovranno prendere tutto il pacchetto: il candidato dell'uninominale, quello del collegio plurinominale; e non solo: in caso di più liste e di voto per un listino non espresso, il voto per il candidato nell'uninominale verrà frazionato, ripartito tra le liste che lo sostengono. Io credo che sia un'evidente manipolazione della volontà dell'elettore; sommata in più alla previsione delle cinque multicandidature, che tradisce anche il principio della conoscibilità dei candidati.

E io credo che non dia risposta neppure ai problemi della governabilità: le coalizioni sono “farlocche”, non esiste un programma, né una leadership comune; si introducono trucchi, come quello delle liste civetta. Una legge che non sceglie chiaramente una linea, che mischia maggioritario e proporzionale in maniera confusa, perché il premio dalla parte maggioritaria non servirà a garantire la stabilità dei Governi.

Una legge costruita con l'alleanza con la destra, con Forza Italia, con la Lega: ma davvero non si poteva tornare in Aula con il Tedeschellum, che aveva dei problemi, che avevamo denunciato, ma anche una dignità di impostazione, ricercando un dialogo con la sinistra? Io credo questo: che il modo confuso e pasticciato, l'inerzia di mesi in attesa di una proposta, siano il segno della fragilità di una linea, di una cultura politica progressista, di un vuoto di condivisione all'interno dello stesso partito di maggioranza, di uno smottamento di fondo che scivola sempre di più verso la dimensione di un partito “pigliatutto”, di un “catch-all party”, dominato dalla logica del capo che si alimenta di liste bloccate e di parlamentari che devono la loro elezione al favore del capo politico e non alla loro esperienza, capacità, competenza; e d'altronde il capo politico è esplicitamente richiamato in un passaggio della legge.

Voteremo “no” anche alla terza fiducia, convinti che per battere il populismo, per ricostruire la sintonia con un popolo che si sente distante dalle istituzioni, che si sente sempre più sfiduciato e disilluso, occorra ricostruire legami di rappresentanza. Cercheremo di farlo, con una battaglia dentro e fuori le Aule parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non c'è dubbio: questo è stato il peggiore Governo che la legislatura potesse riservarci, peggiore Governo, perché ha avuto un leit motiv, una parola che si chiama “arroganza”. Il Governo Renzi ha pensato di poter essere il padrone del Paese, ha scambiato l'efficienza con la violazione delle regole, il decisionismo con la necessità di risultati, ma, per usare una parafrasi calcistica, zero titoli. Questo è il risultato, questo è il panorama cui noi assistiamo, quando ci accingiamo a questo importante passaggio parlamentare.

Eppure, noi abbiamo dimostrato buona volontà, ricevendo in cambio una scorrettezza etica e comportamentale senza pari. Mi riferisco alla fase del Nazareno, in cui noi abbiamo cercato, indipendentemente dalle appartenenze, di dare un pesante e importante contributo alla democrazia di questo Paese. Ma si può fare a meno della democrazia? No. Ce lo ha detto il referendum, non si può fare a meno della democrazia, il Paese rivendica pesantemente il diritto alla democrazia e nessuno lo può togliere, nessuno!(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ce lo dice la Corte costituzionale, con l'intervento a piedi uniti sull'Italicum, una delle pagine più vergognose di questo Parlamento, in cui una forza politica ha pensato di poter imporre la fiducia, da sola, sul Parlamento, sulla legge elettorale. Ce lo ha detto la Corte costituzionale, quando si è occupata di provvedimenti cardine di questo Governo: la pubblica amministrazione; una sorta di errori di fondo, in barba alla Costituzione, che convincono che l'arroganza in quest'Aula porta male.

Illustri colleghi, signor Presidente, abbiamo assistito a 55 dichiarazioni di fiducia alla Camera e 53 al Senato con la vergognosa comprensione, in queste dichiarazioni di fiducia, di norme penali, civili, penitenziarie, etiche – le unioni civili -, norme sulla pubblica amministrazione: così non si governa. E avremmo potuto, quindi, in virtù di questa serie, di questa filiera di condotte, invocare una sorta di contrappasso e dire: “Bene, noi rivendichiamo il diritto di ripagarvi con la stessa moneta”. Invece no! Forza Italia è un partito responsabile, è un partito che, come ha criticato pesantemente la fiducia sull'Italicum, oggi esprime una valutazione completamente diversa. Perché? Perché, innanzitutto, questa legge elettorale è una legge ampiamente condivisa, a differenza dell'Italicum. Non è un arrogante imposizione al Parlamento, ma deriva da un puntuale lavoro di condivisione, con una grande differenza, che non è di poco conto, che si tratta di una legge che non piace, una legge per cui tutti sono un po' scontenti.

Non è che io debbo richiamare dei concetti a me lontani: l'articolo 1965 del codice civile: “la transazione è il contratto con cui le parti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine ad una lite già cominciata o prevengono una lite che può sorgere tra loro”. Questo è accaduto: noi siamo notoriamente per un sistema proporzionale, e non solo noi, perché la storia ci dà la possibilità di curiose letture. Nei lavori della Costituente, l'onorevole Antonio Giolitti, che apparteneva al gruppo del PCI, all'epoca propose di introdurre in Costituzione “secondo il sistema proporzionale”; studi illustri di costituzionalisti stabiliscono che la Costituzione, formale e sostanziale, spinge per il proporzionale. Forza Italia si permette di essere, scusate, costituzionalmente orientata, quando propone il proporzionale, non è che nasce da un interesse qualsiasi, nasce da una scelta culturale profonda e radicata. Bene, noi abbiamo rinunciato ad una parte di proporzionale e abbiamo votato in Commissione – e io devo dirlo subito, con un lavoro puntuale, paziente - un provvedimento che ha una componente maggioritaria, che è non in sintonia col nostro DNA.

Eppure siamo qui, non voteremo la fiducia, per quello che vi ho detto, e non potremmo mai votare quella fiducia, e chi parla di inciuci dice delle cose soltanto per screditare la grande responsabilità che noi mostriamo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Noi mostriamo responsabilità e coerenza, noi non siamo per l'Italicum punto1, il Rosatellum punto 2, noi siamo per il Berlusconi punto sempre, questo è il nostro punto di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Se questa è la nostra posizione, se noi votiamo questa legge è perché è in zona Cesarini, non c'è più tempo per scriverne una - non c'è più tempo! - e non è la Corte costituzionale che può scrivere le leggi al Parlamento. Ma, ci rendiamo conto che qualcuno vorrebbe che fossero due sentenze emesse su piani diversi, scritte da diversi giudici, su diverse leggi, a dire come si vota, il DNA della democrazia, come viene definito nei lavori della Costituzione, non DNA, ma la struttura della democrazia? Noi, contro tutto questo, rivendichiamo una seria presa di posizione. È vero che la fiducia sulla legge elettorale non va bene, ma qui è una legittima difesa, proporzionata all'offesa, che qualcuno vorrebbe fare reintroducendo il confuso sistema delle sentenze della Corte, ed è la difesa di un diritto superiore. E se qualcuno oggi si lamenta nelle piazze, lo chieda a quel dito che è stato spinto a favore di quell'emendamento sul paratedesco, sul similtedesco, perché quella è la grande responsabilità: aver tradito un sistema che piaceva a tutti, o quasi a tutti, per una sorta di trucco di Aula. Quindi, oggi coloro che si permettono di parlare di golpe, prendano quel dito - prendano quel dito! -, lo guardino attentamente e in quel dito c'è quella responsabilità: aver fatto saltare un sistema che aveva il 90 per cento dei consensi. Quindi, prima di parlare di attacco alla democrazia, qualcuno si faccia un profondo esame di coscienza e non contrabbandi come golpe quello che deve soltanto alla sua personale responsabilità.

Presidente, io credo che noi dobbiamo necessariamente fare un'altra missione importante. Questo è un sistema che per Forza Italia, per la Forza Italia del Sud, ha un significato particolare, un grande sacrificio. Noi siamo pronti, nell'interesse del Paese, a combattere perché il Mezzogiorno possa e debba avere una rilettura in senso politico. Questo è un Governo che ci ha abbandonato - ci ha abbandonato! - (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), il Mezzogiorno rivendica, con un grande senso di responsabilità, anche un sacrificio da questo punto di vista, ma noi siamo abituati a lavorare, siamo abituati a combattere contro le avversità. La mia è una regione senza acqua, eppure è riuscita in qualche modo ad approvvigionarsene: questa è la nostra abitudine, questa è la nostra forza, questa è la nostra capacità. Allora, sia ben chiaro, lo dico conclusivamente, ma non c'è una conclusione a questo intervento, la conclusione sarà una vittoria del centrodestra nella sua coerenza, nella mancanza di preclusioni a che si possa governare in modo leale e senza arroganza - senza arroganza! -, senza pensare di essere i padroni del vapore. Poi, l'elettorato si vendica e te lo rimprovera e il 70 per cento degli italiani vi ha tirato uno schiaffo pesantissimo da questo punto di vista. Noi rivendichiamo la nostra coerenza, rivendichiamo una posizione assolutamente inossidabile.

Io debbo necessariamente - me lo consentirete - fare un cenno a coloro che hanno contribuito a dare a Forza Italia la possibilità di avere un know how proprio nell'ambito di questa legge elettorale: presidente Brunetta, Occhiuto, Fontana, Calabria, Centemero, Ravetto, una formazione, una task force di colleghi, che in prima linea hanno dato la possibilità al nostro partito di manifestare coerenza, capacità, presenza, passione per la democrazia, sacrificio della propria cultura. Perché lo dico? Noi non votiamo la fiducia, voteremo questa legge per un motivo molto semplice: noi siamo, Presidente, ferma, rigorosa, inossidabile, come posso dire, invincibile opposizione a questo Governo, ma non saremo mai opposizione agli interessi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alessandro Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Mi domando: ha ancora senso rivolgersi a voi, deputati della maggioranza o della finta opposizione? Io penso ancora di sì e quindi al termine di questo mio intervento cercherò di dirvi quello che penso e di dirlo direttamente a voi. Però prima mi rivolgo al popolo italiano, provando a ricordare, esclusivamente con fatti, quel che è avvenuto negli ultimi dodici anni nella nostra Repubblica.

Nel 2005 il centrodestra - loro - votano una legge elettorale talmente oscena, talmente indecente, che viene poi definita Porcellum, nel 2005 la votano. Con questa legge elettorale sono stati eletti tre Parlamenti: nel 2006 vince il centrosinistra e non cambia questa legge elettorale, poi nel 2008 vince Berlusconi e poi nel 2013, quando il MoVimento 5 Stelle per la prima volta si è presentato e potevamo presentarci soltanto con quella legge elettorale, non eravamo mai stati in Parlamento in precedenza.

Ciò nonostante, prima ancora che venisse fondato il MoVimento 5 Stelle, nel 2007, quindi due anni dopo l'approvazione di quella porcata che voi avete fatto, il popolo di cittadini che non si sentivano più rappresentati scende in piazza durante una manifestazione che si chiama V-Day e raccoglie 350 mila firme in un giorno per una nuova legge elettorale, per una proposta di legge che si chiamava ‘Parlamento pulito', che prevedeva: via i condannati in via definitiva dal Parlamento, due mandati e poi a casa, perché è intollerabile quanto siete abbullonati alle poltrone; qua ci sono i Casini, le Finocchiaro, per sei, sette, otto legislature, Napolitano, che è entrato in Parlamento nel 1953, 64 anni fa, il 1953 era l'anno della morte di Stalin.

E poi, terza cosa, proponeva il ritorno alle preferenze, perché noi crediamo che sia un diritto, per il popolo italiano, poter scrivere un nome e un cognome e potersi scegliere i parlamentari. Io lo so che i cittadini hanno proprio le scatole piene di sentir parlare questa classe politica da dodici anni di legge elettorale, lo so perché dicono: noi vorremmo delle altre leggi, vorremmo che il Parlamento si occupasse di altro e non di leggi elettorali. Il problema - e lo dico - è che le qualità delle leggi che vengono fatte qui dentro dipendono, chiaramente, dalle qualità dei parlamentari che vi entrano. E se i parlamentari non sono più eletti dal popolo italiano, ma nominati da quattro, cinque capibastone ai quali devono rispondere, la qualità delle leggi sarà sempre pessima.

Qui abbiamo delle leggi indecenti perché i parlamentari non rispondono al popolo, che di fatto non li elegge più, ma rispondono esclusivamente ai capi politici che li nominano. E oggi da chi dipendono i partiti politici? Dai loro finanziatori. Per cui, i parlamentari, di fatto, e i loro comportamenti dipendono dai finanziatori dei partiti politici, che finanziano i segretari dei partiti politici e che poi nominano i parlamentari e nominano i più fedeli, i più lacchè, non i più bravi.

Noi dicemmo sempre che quella legge, il Porcellum, era incostituzionale, sempre, abbiamo raccolto delle firme e, nel 2014, con sentenza n. 1 del 2014, la Corte Costituzionale boccia una legge che voi avete fatto, voi esperti della politica - esperti! - avete fatto una legge truffaldina, illegale, incostituzionale. Ci avete fatto eleggere tre Parlamenti con questa legge illegale.

Il Porcellum viene, dunque, bocciato dalla Corte Costituzionale e, tra l'altro, all'interno di questa Corte c'era e l'attuale Presidente della Repubblica, Mattarella, che ha bocciato il Porcellum, in quanto incostituzionale. In quel momento l'unica cosa che occorreva fare era fare una legge condivisa e costituzionale e andare subito al voto, perché questo Parlamento non aveva e non ha la legittimità di fare altre leggi. Noi lo abbiamo detto in ogni modo, voi non ci avete ascoltato e avete tirato fuori l'Italicum, Renzi ha tirato fuori l'Italicum. Noi vi abbiamo subito detto che anche quella legge era incostituzionale, eh Fiano, ve lo abbiamo detto, e lei era relatore di quella legge, e vi siete sbagliati, e lei è di nuovo relatore di una nuova legge elettorale: ma dove avete la dignità? Cioè, un parlamentare che è relatore di una legge elettorale che viene poi giudicata incostituzionale, poi torna a fare il relatore di un'altra legge elettorale incostituzionale? Cioè, per me è come un chirurgo che opera e dimentica il bisturi nello stomaco di un paziente: i cittadini si potrebbero fidare di un chirurgo che ha già dimenticato il bisturi nel loro stomaco? Questo è il discorso. Però Fiano di nuovo è relatore e nessuno di voi ha chiesto scusa. Perché anche sull'Italicum avete messo la fiducia, io lo dico ai cittadini: che significa mettere la fiducia? Significa che il Governo dice: questa legge è così bella e buona che io mi ci gioco la faccia, cioè se non viene approvata io casco. Quindi voi vi siete giocati la faccia su una legge, l'Italicum, che tutti voi avete votato, che poi è stata giudicata incostituzionale. Purtroppo, prima è stata firmata dal Presidente della Repubblica Mattarella, che, evidentemente, ha commesso un errore. Io spero che non ne commetterà altri, di errori, perché il problema è che questa legge, che voi state approvando adesso, neanche ci sarà il tempo di farla vagliare dalla Corte costituzionale e potrebbe succedere che il prossimo Parlamento verrà di nuovo eletto con una legge elettorale incostituzionale. E voi siete gli esperti, ma non vi vergognate un po'? Voi vi sentite gli esperti...

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, loro non si vergognano un po'? Sono gli esperti, questi soggetti, che appunto dicono il MoVimento 5 Stelle... ma io ho mai votato una legge incostituzionale? Voi lo avete fatto e anche oggi ci mettete la fiducia, perché non vi fidate, chiaramente, dei vostri colleghi. È andata esattamente in questo modo. Ora, io non so come andrà, perché qua c'è un voto segreto e non so come andrà, posso soltanto dirvi, per il suo tramite, appunto, Presidente: guardate che siete cambiabili facilmente, a parte un piccolo manipolo di lacchè di Renzi, Renzi vi sacrificherà, è normale, non vi ricandiderà.

Quindi, adesso voi, per disciplina di partito che viene dal vostro antico partito comunista, avallerete evidentemente la richiesta che vi fa il vostro partito, ma non vi ricandida. Tante persone, qui, considerano la politica un lavoro, per me la politica non è un lavoro, è una missione, tra l'altro è l'unica professione che inizi a fare male proprio quando diventi professionista: infatti, eccoli i professionisti della politica, che votano le ultime due leggi elettorali incostituzionali. Io vi dico che non vi ricandiderà e, quindi, forse, questo è anche il momento, un minimo, di tirar fuori un po' di orgoglio, di dignità, di andar contro un segretario di partito che non vi considera, per lui non siete niente, qualcuno lo manda in televisione ma non siete veramente niente per il vostro segretario di partito.

Io il primo intervento lo feci qui, Presidente, cinque anni fa, e tra l'altro sembrano simili i momenti: voi arroccati in questo palazzo e fuori un popolo che protesta; e non ci sono soltanto cittadini del MoVimento 5 Stelle, ci sono anche i cittadini che hanno smesso di votare, giustamente voi li allontanate dalla politica, però penso pure che sia il vostro gioco: più i cittadini sono lontani dalla politica e più la politica sarà soltanto roba vostra, perché voi temete un popolo informato, per quello colpite l'istruzione pubblica, perché più il popolo è ignorante, più lo potete manipolare, e temete un popolo che partecipa alla vita politica, perché pensate che sia soltanto roba vostra. Ecco, io cinque anni fa feci un intervento e dissi che l'ipocrisia è più pericolosa del malaffare, ed è vero, perché il malaffare, quantomeno, è un po' più visibile, certo si nasconde anche qua, in questo palazzo ormai staccato dalla realtà, dove lì si siede l'autista di Raffaele Cutolo, il fondatore della nuova camorra organizzata, e lì c'è un altro parlamentare che qualche settimana prima di entrare in Parlamento era uscito da Regina Coeli, questa è storia.

Però il problema è veramente l'ipocrisia che vi ha disintegrato, l'ipocrisia del relatore Fiano, che, qualche settimana fa, fa la legge sui monumenti del fascismo, un po' di distrazione di massa e poi avalla la fiducia sulla legge elettorale come fece Mussolini sulla legge Acerbo, questo è! Non vi sta bene, perché vi dico la verità in faccia...

PRESIDENTE. Alla Presidenza, per favore.

ALESSANDRO DI BATTISTA. ...voi vi occupate di questo, vi occupate dei retaggi e dei monumenti di un fascismo assolutamente morto e sepolto, grazie a Dio, perché avete paura che il ‘popoluccio', come lo trattate voi, si possa dedicare ad abbattere i monumenti del fascismo presente, che non c'entra nulla con quello del ventennio, ma che si chiama omologazione culturale, si chiama Parlamento di nominati, si chiama controllo del sistema mediatico da parte del sistema finanziario e del sistema politico, questo è il fascismo di oggi, lo diceva pure Pasolini.

E mi meraviglio dell'ipocrisia vostra: i colleghi della Lega, che sono quattro anni che ce l'hanno menata con le ruspe, con le felpe, con il comportamento antisistema e oggi, per qualche seggio in più, vi siete venduti ad un futuro Governo, che chiaramente deciderà il popolo italiano, che nella logica loro e di Forza Italia sarà un Governo Renzi-Berlusconi. Per qualche seggio in più vi svendete in questo modo? È avvilente, no? Perché qua pensavo che, comunque, non saremo d'accordo su alcune cose, ma facevate alcune battaglie antisistema, contro l'Unione Europea, e poi vi svendete in questo modo? È veramente avvilente.

Lì, Brunetta, che qua, due anni fa, diceva: è fascismo applicare la fiducia su una legge elettorale, poi riceve una telefonata da Berlusconi si mette sull'attenti - sissignore, assolutamente, siamo d'accordissimo - come un renziano qualsiasi. Vi state comportando come i renziani qualsiasi. Guardatevi un po' dentro. Per qualche seggio in più? Cioè, la vostra vita vale questo? Cioè, io rimango qui in Parlamento, son più contento, però avallo queste indecenze?

E anche voi, no? Tra l'altro, in questi cinque anni ci siamo scontrati, io forse sono stato il parlamentare che più di tutti ha attaccato il Partito Democratico, proprio perché mi sono sentito tradito perché lo votavo, il Partito Democratico. Nel 2006, quando venne eletto Prodi, col centrosinistra, io stavo in piazza, pensate, a Santissimi Apostoli, se non sbaglio, quando ci fu quella festa, ero tornato dall'estero per votarvi, certo, ma come avete perso me, avete perso milioni di cittadini che si son sentiti traditi da un inciucio totale. Eravate antiberlusconiani e adesso pensate a un Governo da fare con Berlusconi, questa è la verità. E avete gli occhi bassi perché vi dico la verità.

E mi meraviglio di questa enorme ipocrisia di questo palazzo: tirate fuori un po' di dignità, ripeto, in questi cinque anni io vi ho attaccato tanto, però con qualcuno siamo anche diventati amici, perché poi per me il problema in questo palazzo non è che ci stanno i buoni e i cattivi, ci stanno pure brave persone in tutte le forze politiche, per l'amor di Dio, il problema è che siete legati, legati, avete le mani legate dal segretario di partito che vi può nominare o non nominare, e che controlla la vostra vita, la vostra professione futura...

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO DI BATTISTA. ...i vostri futuri conti in banca, ma è dignitoso tutto questo? Farsi controllare da quattro, cinque segretari di partito?

Concludo, Presidente, dicendo che c'è ancora una possibilità di andar contro certi diktat che vi vengono dati e di tirar fuori un minimo di orgoglio. Io penso che tutti quanti ne possiate essere capaci.

Il MoVimento 5 Stelle ha chiamato in piazza, ancora, i cittadini, oggi. Dall'una e trenta saremo qui fuori, perché l'unica soluzione è quella, comunque, di protestare, perché, se si alza l'interesse dell'opinione pubblica e si rende conto all'opinione pubblica dell'ennesima indecenza che viene fatta, cioè un attacco alla sovranità popolare, forse ce la possiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI. Grazie Presidente. È curioso sentire il collega onorevole Di Battista, durante l'intervento sulla legge elettorale, fare riferimento alla legge contro il fascismo, si vede che la lingua batte dove il dente duole. Si vede che alcune cose che questo Governo e questa maggioranza stanno facendo sono scomode, vanno contro le profonde convinzioni di qualcuno. Se qualcuno non fosse ancora convinto della bontà di quella legge, credo che queste parole, soprattutto per chi le ha pronunciate, dovrebbero convincerlo ulteriormente.

Io sto sentendo, e ho sentito anche adesso, proprio nell'ultimo intervento, riferimenti continui durante la discussione sulla legge elettorale a un termine. Il termine, abusato, è quello di incostituzionalità. Quando qualcuno non sa cosa dire dice che questa legge, o anche altre leggi, sono incostituzionali. Io credo che questo sia l'argomento di chi non ha argomenti, l'argomento di chi ha provato in tutti i modi a non far fare una nuova legge elettorale in questo Parlamento, perché probabilmente gli va bene quella che c'è. O forse per un'altra ragione: perché c'è qualcuno qui dentro, cioè dentro le istituzioni, che gioca a delegittimare le istituzioni quotidianamente, pensando in qualche modo di trarre dei benefici elettorali o forse perché proprio ha in testa un'altra idea di democrazia. Invece, qui ci sono persone, in questo Parlamento, che alla democrazia ci tengono, la difendono e vogliono farla progredire. Questo penso che sia una delle grandi differenze che stanno costellando anche questa fase di discussione e di scelta sulla nuova legge elettorale.

Sento dire “noi non possiamo fare opposizione qui dentro e di conseguenza cosa facciamo? Convochiamo i cittadini fuori”. Intanto quando convocate i cittadini fuori almeno assicuratevi che siano i vostri amici, perché altrimenti rischiate di andare fuori a fare delle figuracce, poi scoprite che non sono i vostri amici, e dovete scappare con la coda tra le gambe. Guardate è troppo facile parlare solamente con quelli che la pensano come voi, come si è dimostrato anche ieri in questa piazza, è un po' più complicato quando invece ci si trova di fronte persone che non sono i vostri fan, che non sono quelli che vi fanno i click e che magari sono ancora più anti-sistema di voi, perché il rischio è che alimentare la veste dell'antisistema crei dei meccanismi da cui poi la democrazia non viene fuori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Cosa stiamo facendo noi qui? Noi stiamo facendo una cosa seria che dimostra la nostra massima responsabilità, perché deve essere chiaro a tutti che noi siamo quelli che hanno provato più di chiunque altro in questa legislatura a dare una nuova legge elettorale al Paese e stiamo provando a farla nella maniera più larga e condivisa possibile. Qualcuno dice: “la state facendo per voi perché va a vostro vantaggio”. Guardate questa cosa non solo è indimostrabile, ma anche nel dibattito di questa mattina è venuto fuori esattamente il contrario, perché il collega Civati nella sua dichiarazione di voto ci ha spiegato che in realtà questa legge va contro l'interesse del Partito Democratico e sostanzialmente ci ha detto che siamo un po' autolesionisti e forse anche un po' stupidi, a quanto sembra. Sapete qual è la verità? La verità è che noi stiamo facendo l'unica legge possibile, approvata in maniera trasversale e questo è un valore e non è un disvalore, a prescindere dai nostri interessi. Allora qualcuno non può dire che questa legge non va bene solo perché invece non corrisponde ai propri interessi, perché lì c'è una questione di parte che è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se a qualcuno non vanno bene i collegi maggioritari perché non sanno chi candidare, perché una cosa è prendere i voti contro qualcosa e non per, e non hanno personale politico credibile, riconoscibile, radicato sul territorio, questo credo sia un problema di quella forza politica. Se qualcuno non è in grado di costruire coalizioni che vadano oltre a sé e solo al proprio pensiero, che poi viene ovviamente modificato in funzione di quello che viene detto dalla società che li gestisce, non può essere un problema del Parlamento.

Che le forze politiche crescano. Se c'è qualcuno che non ha nemmeno uno statuto e non ha una vita democratica interna, quello, sì, invece che è un problema dei cittadini e del Parlamento. Noi qui stiamo facendo un'operazione che è pienamente costituzionale e, guardate, visto che anche in questo caso è stato richiamato più volte il Presidente Mattarella in merito alla legge elettorale, l'impianto di questa legge elettorale è sostanzialmente quello del Mattarellum e cioè un proporzionale con liste plurime, esattamente come era allora, e con dei collegi maggioritari. Abbiamo cercato di fare una legge che ricostruisse il rapporto diretto tra cittadini e politica con l'individuazione diretta di alcuni parlamentari tramite il maggioritario e introducendo l'elemento delle coalizioni, che è stato chiesto a gran voce da diversi partiti in questo Parlamento che oggi votano contro. Perché votano contro? Per interessi personali. Invece, io penso che lì dentro ci sia una risposta importante a quella domanda di partecipazione che c'è dei cittadini, ma, attenzione, anche di governabilità. Qualcuno dice: “questa legge non garantisce la governabilità”: Dopo le due sentenze della Consulta, nessuna legge che si possa fare, in questo caso costituzionale, può garantire governabilità. Saltato il doppio turno, saltato il Porcellum per i motivi che sappiamo, nessun'altra lo può fare. Questa legge è quella che si avvicina di più e che chiede ai cittadini “da chi volete essere governati?”. Ognuno arriverà con una propria proposta politica e poi i cittadini saranno loro a decidere. Perché dicevo che abbiamo fatto di tutto per approvare una legge elettorale? Io capisco che qualcuno abbia la memoria corta, o meglio abbia una memoria molto selettiva, ma noi, in quest'Aula, abbiamo fatto, innanzitutto una legge elettorale, quella dell'Italicum, che non è stata dichiarata incostituzionale in sé, perché è successo qualcosina tra la sentenza della Corte e l'approvazione della legge e cioè un referendum che ha detto di “no” alle modifiche costituzionali per le quali invece quella legge sarebbe stata perfetta. È chiaro che, essendo caduto quel nuovo impianto costituzionale e di sistema della rappresentanza democratica, ovviamente anche quella legge non era più adeguata. Per cui quello sì che era un sistema che avrebbe garantito la governabilità e cioè quella famosa frase: “sapere la sera stessa delle elezioni chi avrebbe vinto”.

Non ci siamo arresi, noi poi abbiamo proposto pubblicamente, e in Commissione, il Mattarellum. Abbiamo proposto una prima versione del Rosatellum, siamo riusciti a venire in Aula con il sistema simil tedesco: e cosa è successo? Ci hanno risposto sempre di “no” per interesse personale di qualcuno. Qui qualcuno non ha rispettato gli accordi e adesso ci vengono a fare la morale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Noi avremmo già potuto avere una legge in vigore e invece qualcuno, che di mestiere fa il guastatore, ed in democrazia questo è un problema, ha fatto di tutto per impedirlo. E noi oggi cosa avremmo dovuto fare? Far finta di niente, lasciare le cose come stanno? Deve essere chiaro a tutti che, se non passa questa legge, avremmo quella uscito dalla Consulta, che tutti dicono che non va bene, anzi qualcuno ci diceva: “in realtà a voi va bene quella perché vi aiuta”. Perfetto stiamo facendo esattamente il contrario.

Sarebbe stato possibile non mettere la fiducia? Certo che sarebbe stato possibile, anzi noi lo avremmo preferito. E perché si è messa? Perché qualcuno qui l'ha voluta far mettere. Noi vi abbiamo detto: se non ci sono voti segreti o meglio se non ci sono 120 voti segreti, facciamo una discussione aperta e trasparente tra di noi, punto per punto, emendamento per emendamento, fossero anche mille emendamenti. Invece qualcuno qui non l'ha voluto perché predica la trasparenza ma poi si vuole nascondere dietro il voto segreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quella soluzione per un possibile incidente di percorso avrebbe impedito a questa legge di arrivare fino in fondo, non avremmo corrisposto alle richieste del Presidente della Repubblica e all'interesse dei cittadini.

Ecco di chi è la responsabilità: di chi lancia sempre il sasso, poi nasconde la mano e poi esce a provare ad arringare la folla, quando non è la folla che arringa lui. Sono queste le ragioni che ci portano non solo a sostenere la legge e la fiducia, ma a farlo a testa alta nei confronti dei cittadini, perché deve essere chiaro chi è responsabile, chi ha a cuore questo Paese e il suo futuro, chi veramente vuole rendere protagonisti i cittadini e gli elettori, e chi, invece, lo fa solamente a parole, ma in testa ha molto altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3.

Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 3 abbia inizio alle ore 11, sospendo la seduta fino a tale ora.

Procedo sin da ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dalla deputata Mucci.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 11.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 3 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato già estratto il nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama, si tratta della deputata Mara Mucci.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti   402

  Votanti   396

  Astenuti   6

  Maggioranza  199

  Hanno risposto   309

  Hanno risposto no  87

La Camera approva.

Sono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando

Agostini Luciano

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Battaglia Demetrio

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Bellanova Teresa

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bonaccorsi Lorenza

Bonifazi Francesco

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Bosco Antonino

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bressa Gianclaudio

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Burtone Giovanni Mario Salvino

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Casati Ezio Primo

Casero Luigi

Cassano Franco

Castricone Antonio

Causi Marco

Cenni Susanna

Censore Bruno

Chaouki Khalid

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Currò Tommaso

D'Agostino Angelo Antonio

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Faraone Davide

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Gelli Federico

Ghizzoni Manuela

Giachetti Roberto

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Gozi Sandro

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Lainati Giorgio

La Marca Francesca

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Molea Bruno

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nesi Edoardo

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Salvatore

Piccone Filippo

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Rughetti Angelo

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scalfarotto Ivan

Scanu Gian Piero

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sereni Marina

Sgambato Camilla

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Agostini Roberta

Airaudo Giorgio

Albini Tea

Artini Massimo

Bersani Pier Luigi

Bianconi Maurizio

Binetti Paola

Bordo Franco

Bossa Luisa

Bragantini Matteo

Brignone Beatrice

Buttiglione Rocco

Capezzone Daniele

Capodicasa Angelo

Chiarelli Gianfranco Giovanni

Cimbro Eleonora

Ciracì Nicola

Cirielli Edmondo

Civati Giuseppe

Corsaro Massimo Enrico

D'Attorre Alfredo

Distaso Antonio

Duranti Donatella

Epifani Ettore Guglielmo

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferrara Ciccio

Folino Vincenzo

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fossati Filippo

Fratoianni Nicola

Fucci Benedetto Francesco

Furnari Alessandro

Galli Carlo

Giordano Giancarlo

Gregori Monica

Iannuzzi Cristian

Kronbichler Florian

Lacquaniti Luigi

Laforgia Francesco

La Russa Ignazio

Latronico Cosimo

Leva Danilo

Maestri Andrea

Mannino Claudia

Marcon Giulio

Martelli Giovanna

Marti Roberto

Martino Pierdomenico

Matarrelli Toni

Matarrese Salvatore

Melilla Gianni

Meloni Giorgia

Mognato Michele

Murer Delia

Murgia Bruno

Nastri Gaetano

Nicchi Marisa

Paglia Giovanni

Pastorino Luca

Pellegrino Serena

Petrenga Giovanna

Piccolo Giorgio

Pili Mauro

Piras Michele

Placido Antonio

Prataviera Emanuele

Prodani Aris

Quaranta Stefano

Ragosta Michele

Ricciatti Lara

Rizzetto Walter

Rostan Michela

Sannicandro Arcangelo

Scotto Arturo

Segoni Samuele

Simoni Elisa

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Totaro Achille

Turco Tancredi

Vargiu Pierpaolo

Zaccagnini Adriano

Zappulla Giuseppe

Zaratti Filiberto

Zoggia Davide

Si sono astenuti:

Abrignani Ignazio

D'Alessandro Luca

Faenzi Monica

Marcolin Marco

Parisi Massimo

Vezzali Maria Valentina

Sono in missione:

Alfano Angelino

Baldelli Simone

Brambilla Michela Vittoria

Brunetta Renato

Caparini Davide

Capelli Roberto

Castiglione Giuseppe

Catania Mario

Causin Andrea

Centemero Elena

Cesaro Antimo

Costantino Celeste

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Fedriga Massimiliano

Fontana Gregorio

Galati Giuseppe

Gentiloni Silveri Paolo

Giorgetti Giancarlo

Nicoletti Michele

Orlando Andrea

Piepoli Gaetano

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rigoni Andrea

Romano Francesco Saverio

Sorial Girgis Giorgio

Sottanelli Giulio Cesare

Tabacci Bruno

Tofalo Angelo

Sospendo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà a partire dalle ore 13,30.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 13,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Casero, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti di Celso, Meta, Migliore, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Turco, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.

Ricordo che prima della sospensione della seduta è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sull'articolo 3 del provvedimento. Dobbiamo quindi passare all'esame degli articoli 4 e 5 e delle proposte emendative agli stessi riferite.

Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso un ulteriore parere ((Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, secondo i criteri affermati dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002 e costantemente seguiti, gli emendamenti 5.300 Toninelli e 5.301 Cecconi, che prevedono - con norma di legge ordinaria - l'espressione di un parere sulla legittimità costituzionale della legge elettorale da parte della Corte costituzionale entro 30 giorni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L'emendamento 5.300 Toninelli condiziona altresì all'esito positivo di tale parere la stessa entrata in vigore della legge pubblicata. Le due proposte emendative si pongono in manifesto ed evidente contrasto, in primo luogo con l'articolo 134 della Costituzione e con l'articolo 1 della legge costituzionale n. 1 del 1948, che, nel definire in modo tassativo le competenze spettanti alla Corte costituzionale e le modalità di accesso al giudizio di legittimità costituzionale, non prevedono alcuna forma di vaglio preventivo da parte della Corte stessa, in ordine alla conformità alla Costituzione delle leggi nella fase antecedente alla loro entrata in vigore.

In questo senso, le due proposte emendative si pongono in manifesto ed evidente contrasto anche con le disposizioni dettate dalla Costituzione in materia di procedimento di formazione delle leggi.

DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, ovviamente intervengo sulle dichiarazioni di inammissibilità. Gli emendamenti in questione dicono una cosa molto semplice: la possibilità di chiedere alla Corte costituzionale un parere di legittimità costituzionale del provvedimento; il primo emendamento dichiarato inammissibile tratta di un parere vincolante, il secondo di un parere non vincolante.

Le pongo ora questa domanda, Presidente: lei come giustificazione ha indicato un articolo della Costituzione, l'articolo 134, che disciplina le competenze e le prerogative della Corte costituzionale; praticamente mi sta dicendo che l'Ufficio di Presidenza dalla Camera ha svolto una valutazione di costituzionalità. La prima cosa che mi viene in mente, Presidente Giachetti, è di dire: ma come mai l'Ufficio di Presidenza della Camera ha svolto una valutazione di costituzionalità, e quest'Aula non ha esaminato una pregiudiziale, che non chiamo di costituzionalità, ma non ha esaminato una pregiudiziale per valutare un testo che era completamente differente dal testo cosiddetto tedesco che è entrato in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Se non per la norma sul Trentino per cui il PD ha fatto cadere il “tedesco”, ma che poi ha mantenuto nel cosiddetto Rosatellum.

Io sto dicendo, Presidente, che l'Ufficio di Presidenza della Camera non ha come prerogative quelle del vaglio di costituzionalità; e che di conseguenza questo emendamento quantomeno doveva essere valutato in una questione pregiudiziale dall'Aula parlamentare. Perché io le dico anche, Presidente, che nello stesso testo ci sono dei passaggi dove si indica ad esempio il capo politico, in cui vengono fatte salve le prerogative dell'articolo 92, che sono le prerogative del Presidente della Repubblica, cioè si dice che si può candidare, indicare un capo politico della forza politica, salvo le prerogative, perché sotto sapevate, voi che l'avete scritto, che è sostanzialmente un candidato premier - tra l'altro lo fate anche pregiudicato, per reati dolosi, come ad esempio un certo Berlusconi -, ma fatte salve le prerogative. Quindi, perché non sono fatte salve le prerogative dell'articolo 134 sulla Corte costituzionale? Lì dite che può essere forzata una prerogativa del Presidente della Repubblica, fatte salve le prerogative del Presidente Repubblica, qua ci dite che non si può chiedere un vaglio di costituzionalità, un parere alla Corte costituzionale, perché non sono fatte salve le sue prerogative. Ma signori miei, ma di che cosa stiamo parlando? E in più non avete permesso a questo Parlamento di fare la pregiudiziale.

Io, Presidente, le chiedo o di sospendere l'Aula o di convocare una Giunta per il Regolamento o comunque di valutare la possibilità di accettare la nostra richiesta di mantenere in piedi un emendamento. Noi stiamo cercando di dire semplicemente che forse è meglio che l'Italia non si trovi con un altro Parlamento illegittimo, votato con l'ennesima legge elettorale incostituzionale ed è una roba che, tra l'altro, mi pare fosse inserita anche in quella bellissima riforma costituzionale - così chiamata da voi - bocciata sonoramente, 60 a 40, dai cittadini italiani. Quindi, il principio mi pare che lo sposiate, falsamente, ovviamente.

Presidente, io le ripeto, valuti, e glielo ripeto per la seconda volta: si dice “capo politico, fatte salve – è in legge - le prerogative del Presidente da Repubblica ex articolo 92”; per la proprietà transitiva giuridica - l'ho inventata, Presidente, che non sono un giurista -, se voi ci dichiarate inammissibile questo, dovete dichiarare incostituzionale quel passaggio, perché noi chiediamo un vaglio preventivo alla Corte, fatte salve le prerogative della Corte ex articolo 134, che voi dichiarate aver noi violato. Allora, avete violato anche le prerogative del Presidente della Repubblica. Quindi per una, chiamiamola così, omogeneità normativa del provvedimento, io penso, Presidente, di avere indicato tutte le ragioni per le quali mi pare evidentemente chiaro che, se è stato accettato quello nel testo di legge, debba essere accettato anche questo.

Il motivo politico in più che sottolineo, Presidente, è quello che sarebbe meglio che questa legge qua, che voi approvate con le forzature del 1923, venisse vagliata preventivamente dalla Corte costituzionale. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei. Onorevole Toninelli, innanzitutto la dichiarazione di inammissibilità non è di spettanza dell'Ufficio di Presidenza, ma della Presidenza, che è una cosa molto diversa, come è del tutto evidente, e la Presidente ovviamente, la Presidenza, stabiliscono l'inammissibilità degli emendamenti e la motivano sulla base di tutta una serie di valutazioni. In questo caso, la valutazione che viene espressa, confortata dalle decisioni della Giunta per il Regolamento, che si è più volte espressa su questo, è una valutazione di inammissibilità, perché l'emendamento è manifestamente contrario all'articolo della Costituzione e in più anche alla legge, come è stata citata, del 1948. Ovviamente, dal punto di vista politico, lei può lecitamente criticare la decisione, ma dal punto di vista regolamentare è perfettamente in linea con tutte le decisioni che la Presidenza ha preso in questo senso.

ANDREA CECCONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Sull'articolo 89, Presidente, che di certo lei conoscerà molto bene. È vero che è la Presidente che ammette gli emendamenti e quindi la loro eventuale inammissibilità e lo fa secondo l'articolo 89 del Regolamento, che cita testualmente: che siano formulati con frasi sconvenienti - cosa che non mi pare sia all'interno di questi emendamenti -, su argomenti preclusi da precedenti deliberazioni dell'Assemblea - e non mi pare che da deliberazioni dell'Assemblea in questa legge sia precluso il fatto che la Corte costituzionale posso intervenire -, o estranei all'oggetto della discussione e, visto che si sta parlando di una valutazione della Corte sulla legge elettorale, mi pare invece che sia perfettamente inerente alla discussione.

Io ritengo che la Presidente possa fare tutte le valutazioni che vuole sugli emendamenti, ma non si possa permettere di fare delle valutazioni preventive di costituzionalità, perché noi con questo emendamento stiamo semplicemente chiedendo alla Corte costituzionale di valutare la legge elettorale. Poi si può ritenere che questo emendamento non sia confacente alla Costituzione? Plausibile, ma lasciamolo dire alla Corte costituzionale, che non è il Parlamento italiano.

Ammesso questo, allora, è da capire anche come si faccia a valutare l'ammissibilità di una posizione di fiducia sulla legge elettorale, visto che il Regolamento e la Costituzione lo vietano, o come in quest'Aula siano passati maxiemendamenti, che erano manifestamente incostituzionali, perché la Corte li ha poi bocciati, per esempio sull'Italicum, che di qui sono passati.

Quindi, se l'argomentazione è: io l'emendamento non lo faccio passare, non lo rendo ammissibile, non lo faccio votare, perché per me Presidente è incostituzionale, è una giustificazione che dalla Presidente non si può sentire e non si può accettare (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

Noi diciamo semplicemente questo: se l'emendamento è incostituzionale, non è la Presidenza della Camera che deve valutarne la costituzionalità o meno, perché, se no, doveva valutare l'incostituzionalità di tante altre norme e di tanti altri emendamenti, che poi incostituzionali erano, così come doveva valutare l'opportunità di mettere la fiducia o meno sulla legge elettorale, per ben due volte in questa legislatura.

Quindi, noi chiediamo semplicemente di votare l'emendamento, poi la maggioranza può accettare o non accettare di approvarlo, ma riteniamo che sia politicamente convincente dire: piuttosto che andare a votare con una legge incostituzionale, come purtroppo è accaduto o come stava purtroppo per accadere con l'Italicum, facciamogli dare un'occhiata alla Corte costituzionale, per evitare l'ennesima figuraccia di questo Parlamento. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ALFREDO D'ATTORRE. Chiedo di parlare..

PRESIDENTE. Anche lei per un richiamo al Regolamento, penso. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Sì, grazie, Presidente. Io devo dire che trovo non del tutto convincenti le motivazioni che lei ha addotto, per più ragioni.

Noi abbiamo cominciato l'esame di questo provvedimento senza la possibilità di un esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e credo che si possa riconoscere, almeno dal punto di vista sostanziale, l'anomalia di un testo completamente nuovo rispetto al precedente, rispetto al quale non è stato consentito a quest'Aula di poter pronunciare almeno quella valutazione, in un momento in cui era imminente, tra l'altro, l'annuncio di un voto di fiducia che avrebbe azzerato, di fatto, il confronto parlamentare su tutti gli articoli fondamentali della legge.

Ora, su questo emendamento, che naturalmente nel merito potrebbe essere discusso, faccio osservare che si tratta di una previsione - a mio giudizio, una delle poche previsioni condivisibili e per la quale anch'io all'epoca mi ero battuto - contenuta nella riforma costituzionale Renzi-Boschi, poi bocciata dagli italiani il 4 dicembre del 2016. Quindi, sarebbe stato anche interessante verificare l'orientamento del Parlamento e delle forze politiche che quella riforma l'avevano sostenuta e quella riforma conteneva questo aspetto.

Ma immaginare che adesso un emendamento di questo tipo possa essere escluso sulla base di una valutazione di costituzionalità, in una situazione in cui si è impedita la discussione delle pregiudiziali, si è messa la fiducia sulla legge elettorale, si è deciso di non convocare la Giunta per il Regolamento - nonostante ripetute richieste in questo senso -, appellarsi a precedenti lontani, e non so quanto congrui, per motivare questa decisione, a me solleva qualche perplessità.

Probabilmente, in una situazione così anomala, quale quella in cui siamo, di fronte al gigantesco esproprio di sovranità e di dignità democratica che quest'Aula ha subito, per la seconda volta, nel corso di questa legislatura, almeno sarebbe più saggio fare una valutazione di buonsenso e consentire all'Aula quantomeno di pronunciarsi sull'emendamento, se non altro per dissipare l'idea, che può esserci, che rischia di essere molto diffusa nell'opinione pubblica, che qualsiasi richiamo a una verifica di costituzionalità di questa legge generi un imbarazzo, un disagio, una paura in chi questa legge la sostiene. Non trasmettiamo questa sensazione!

Si è respinta la possibilità di presentare questioni pregiudiziali, si è messo il voto di fiducia, consentiamo almeno la votazione di questo emendamento. Se ci si appella alla Giunta per il Regolamento, beh, io inviterei almeno a valutare, per consentirci una modalità di discutere e di condividere il modo in cui concludere l'esame di questo provvedimento, di avere un confronto in quella sede. Rifarsi a dei precedenti di un organo che si è deliberatamente deciso di non riunire in questo passaggio, beh, desta molte, molte perplessità.

PRESIDENTE. Colleghi, ci sono altri rappresentanti di altri gruppi che non sono intervenuti e che vogliono intervenire su questo medesimo argomento? Se no, do una risposta, che è definitiva, e ovviamente passiamo oltre. Ci sono altri? No.

Allora, colleghi, collega D'Attorre, collega Cecconi, la Giunta per il Regolamento, il 7 marzo 2002, convocata dal Presidente Casini - le risparmio tutto il contesto -, decide quanto segue: “Alla luce dell'ordinamento costituzionale e parlamentare e dei precedenti parlamentari, si deve pertanto senz'altro affermare l'esistenza di un potere presidenziale di non ammettere al voto proposte che siano in contrasto con la Carta costituzionale, che deve inquadrarsi nell'ambito dei più generali poteri presidenziali di garanzia della regolarità del procedimento legislativo”. Nell'ambito di questo, si citano, al punto b), proposte emendative il cui testo appaia in manifesto ed evidente contrasto con singole disposizioni costituzionali.

Nel merito, le competenze della Corte costituzionale sono fissate dalla Costituzione, che, come è noto, fissa anche le regole del procedimento legislativo. Gli emendamenti quindi contrastano in modo manifesto con tali regole.

D'altra parte, quello che ricordava il collega D'Attorre è assolutamente vero, tuttavia, collega D'Attorre, quella era una modifica costituzionale inserita in una legge costituzionale, ossia in una legge che modifica ovviamente la Costituzione; questa è una legge ordinaria e un emendamento alla legge ordinaria non può modificare il procedimento legislativo previsto dalla Costituzione.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 4.0500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. I relatori di minoranza?

ROBERTA AGOSTINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

GIULIO MARCON, Relatore di minoranza. Parere contrario.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, non sullo stesso argomento, però, perché ho risposto. Onorevole Toninelli, vuole esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo? Però bisogna che i relatori di minoranza abbiano posto al banco del Comitato dei nove.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula, Presidente.

PRESIDENTE. Mancano i pareri dei relatori di minoranza di Fratelli d'Italia e del gruppo Misto, che è l'onorevole Turco. Prego.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. C'è il relatore di minoranza di Fratelli d'Italia? No.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, il richiamo al Regolamento è sugli articoli 8 e seguenti. Lei poco fa ha letto uno speech riportante una prassi che, essendo tale, ricordo sempre a tutti e anche alla Presidenza, può essere ampiamente cambiata, perché le prassi non sono scritte nel Regolamento. Ha letto la missiva del 7 marzo 2002, in cui Casini di fatto diceva che la Presidenza della Camera aveva la facoltà di non porre in votazione questioni manifestamente contrarie ai principi della Carta costituzionale. Mi permetto di sollevare una questione a lei, Presidente, rispetto al fatto che questo principio in passato non è stato tenuto in considerazione, anche in questa legislatura, perché sull'Italicum mi sembra evidente che, se c'è stata una sentenza della Corte che l'ha dichiarata incostituzionale, ci siamo trovati di fronte al fatto che un provvedimento di legge è stato presentato da una maggioranza in Aula e poi dichiarato dalla Corte costituzionale di fatto incostituzionale, e la Presidente l'ha portato in Aula senza alcun tipo di problema.

Non comprendo come mai si debba andare a sindacare sul singolo emendamento e non si veda l'incostituzionalità di un intero provvedimento di legge.

Le faccio solo l'esempio sull'Italicum. Non vogliamo parlare di questo? Parliamo del passato. Allora credo che, davanti a questi esempi, forse la Presidenza dovrebbe prendere almeno atto del fallimento dei propri giudizi rispetto ai provvedimenti votati da quest'Aula ed evitare di dare lezioni di costituzionalità sugli emendamenti presentati dai gruppi, perché siamo davanti a un paradosso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, le ho letto - e con questo veramente abbiamo chiuso la questione - una decisione della Giunta per il Regolamento che interviene sui poteri presidenziali quando vi è manifesta - manifesta! - valutazione di incostituzionalità, in questo caso rispetto al procedimento legislativo. È del tutto evidente che la Corte costituzionale, come lei sa, ovviamente a posteriori, una volta che sono state approvate le leggi, poi stabilisce cosa è costituzionale o meno, ma qui stiamo parlando di un potere presidenziale assegnato alla Presidenza per manifesta incostituzionalità, che è esattamente ciò che risponde a questo caso.

Detto questo, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.0500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e il parere contrario dei relatori di minoranza di MDP e Sinistra Italiana SEL-Possibile, mentre si rimettono all'Aula il Governo ed i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del gruppo Misto-Alternativa Libera.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento 5.270 Nesci, invito al ritiro o parere contrario. Sono dichiarati inammissibili gli emendamenti 5.300 e 5.301. Sui successivi emendamenti 5.261 Menorello, 5.271 Cecconi, 5.1 Distaso, 5.256, 5.254, 5.255 e 5.253 Piso, invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sui successivi emendamenti 5.272 Dieni, 5.257 Artini, 5.250, 5.251 e 5.252 Distaso, 5.262 Mucci, 5.263 Galgano, 5.260 Menorello, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Il relatore di Fratelli d'Italia non c'è. La relatrice di MDP, onorevole Roberta Agostini, prego.

ROBERTA AGOSTINI, Relatrice di minoranza. Sull'emendamento 5.270 Nesci ci rimettiamo all'Assemblea. Gli emendamenti 5.300 e 5.301 sono inammissibili. Sull'emendamento 5.261 Menorello ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 5.271 Cecconi, parere favorevole; sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sugli emendamenti 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, parere favorevole, mentre sull'emendamento 5.253 Piso, parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 5.272 Dieni ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.251 Distaso ci rimettiamo all'Assemblea; sugli emendamenti 5.252 Distaso e 5.262 Mucci, parere contrario; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Marcon?

GIULIO MARCON, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 5.270 Nesci e 5.261 Menorello ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 5.271 Cecconi, parere favorevole; sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sugli emendamenti 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, parere favorevole, mentre sull'emendamento 5.253 Piso, parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 5.272 Dieni ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.251 Distaso ci rimettiamo all'Assemblea; sugli emendamenti 5.252 Distaso e 5.262 Mucci, parere contrario; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Toninelli?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 5.270 Nesci, 5.261 Menorello e 5.271 Cecconi, parere favorevole. Sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.258, parere contrario…

PRESIDENTE. No, c'è l'emendamento 5.256 Piso, alla fine di pagina 20.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Perfetto.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Emendamento 5.258, è corretto?

PRESIDENTE. No, c'è l'emendamento 5.254 Piso, che è il primo di pagina 21.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Devo avere un fascicolo… mi dice lei i numeri, Presidente?

PRESIDENTE. Emendamento 5.254 Piso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.255 Piso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.253 Piso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.500 della Commissione?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Assemblea.

PRESIDENTE. Emendamento 5.272 Dieni?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.257 Artini?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.250 Distaso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.251 Distaso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 5.252 Distaso?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Assemblea.

PRESIDENTE. Emendamento 5.262 Mucci?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.263 Galgano?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 5.260 Menorello?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 5.270 Nesci, parere favorevole; sui successivi emendamenti 5.261 Menorello, 5.271 Cecconi, 5.1 Distaso, 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, 5.253 Piso, mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere contrario. Sull'emendamento 5.272 Dieni, parere contrario; sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere favorevole. Sugli emendamenti 5.251 e 5.252 Distaso, mi rimetto all'Assemblea; sull'emendamento 5.262 Mucci, parere favorevole; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, lei intende dare i pareri?

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. La ringrazio, Presidente. Preliminarmente, voglio dirle che nei tempi contingentati vi è un tempo per il relatore di minoranza. L'altra volta mi è stato detto che questo tempo per il relatore di minoranza serve solo per spiegare le modalità, quindi io mi rifiuto di dirle sì o no: le darò il parere di volta in volta spiegandolo.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole La Russa. Il tempo dei relatori serve per esprimere il parere, poi lei può, ovviamente, intervenire sugli emendamenti. Però in questo momento, affinché l'Aula nel momento in cui vota possa sapere qual è il suo parere sugli emendamenti, sarebbe utile che lei…

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Lo dirò di volta in volta.

PRESIDENTE. Lei non intende esprimere i pareri. La fase in cui si danno i pareri è questa, dopo interverrà sugli emendamenti, onorevole La Russa, deve essere chiaro questo. Questa è la fase in cui si danno i pareri, dopo si interviene sugli emendamenti: se lei intende esprimere il parere sugli emendamenti lo fa in questa fase; dopo, come tutti gli altri, interverrà, se vuole intervenire, sugli emendamenti.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Voglio capire, Presidente, come faccio a utilizzare il tempo che è previsto per il relatore.

PRESIDENTE. Lo può fare esclusivamente intervenendo, dando i pareri in questa fase, perché il parere per il relatore di minoranza è relativo all'espressione del parere sugli emendamenti. Poi, ovviamente, quando ci saranno gli emendamenti, in base al tempo assegnato al suo gruppo, lei potrà intervenire sugli emendamenti.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Bene, quindi le do un parere su questi emendamenti.

PRESIDENTE. Benissimo.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Io sono convinto che questo articolo 5, su cui non avete posto la fiducia, sia un articolo che contiene norme non di vitale importanza. Per cui il mio parere è genericamente l'opposto di quello del relatore: dovunque lei troverà un parere favorevole del relatore, lì deve intendere contrario il voto di Fratelli d'Italia, con il massimo rispetto per il relatore

PRESIDENTE. Perfetto.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Perché, Presidente? Perché non scendo sul singolo emendamento? Perché non esercito il diritto riservato a un relatore di dare un parere? Perché, se con i primi tre articoli mi avete sottratto - le sto spiegando il perché, quindi, di questa scelta - il diritto e la facoltà di votare, il diritto e la facoltà di esprimere il mio parere sugli emendamenti, ed io accettassi adesso di dire “favorevole” o “contrario” ad emendamenti che hanno un valenza modestissima, nell'insieme della legge, accetterei la logica di chi ha privato questo Parlamento della possibilità di discutere questa legge elettorale.

Era sui primi tre articoli che avrei voluto illustrare i miei emendamenti; era sui primi tre articoli che avrei voluto spiegare, senza polemica verso alcuno, perché io rispetto le opinioni degli altri gruppi che hanno idee diverse, ma pacatamente, perché c'era un nostro emendamento che chiedeva la possibilità di un premio di maggioranza che consentisse, al termine delle elezioni, di dare agli italiani la risposta su qual è la volontà popolare circa la formazione o meno di un Governo, ferme restando le prerogative del Capo dello Stato.

Avrei potuto spiegare e dare il mio parere sull'emendamento che prevedeva che, accanto alla scelta, che rispetto, di liste senza preferenze - c'è una storia antica di Forza Italia in quella direzione e io la rispetto - si potesse inserire un sistema misto, in cui le forze politiche che avessero desiderato di non eleggere con la lista bloccata i propri candidati, ma avessero voluto, con un quadratino - l'emendamento era facilissimo da spiegare -, poter dare una preferenza e, quindi, far scegliere ai cittadini - nell'ambito dei 4, 5, 8 o quanti saranno - i candidati iscritti nella scheda, potessero farlo indicandola su un quadratino affianco, e su questo avrei dato il mio parere, Presidente.

Avrei spiegato che, sul dato delle quote rosa - e non me ne vogliano le colleghe - sono d'accordissimo e, anzi, le avrei portate al 50 per cento, se proprio fosse necessario, ma non avrei reso possibile che le quote rosa ci fossero negli uninominali, impedendo le primarie a chi le vuole fare.

Come si va a fare le primarie? Noi avevamo deciso, come Fratelli d'Italia, di far scegliere ai cittadini i candidati. Ma se il 60 per cento dei candidati deve essere di un genere e il 40 di un altro, allora diventa impossibile fare le primarie. Questo avrei spiegato negli emendamenti.

Lei adesso vuole che io le dia dei pareri sugli emendamenti che, per quanto importanti, non attengono al cuore di questa proposta di legge. Allora, li esprimo simbolicamente, anche magari dove non merita questa avversità, in senso contrario a quelli espressi della maggioranza. Li do in senso contrario a quelli delle forze politiche che hanno deciso di sottrarre al Parlamento la possibilità di esercitare il diritto dei parlamentari, che è quello di discutere.

Si dice che sono stati rispettati i regolamenti. Il Capo dello Stato, prudentemente, non ha detto che va bene, perché è un problema del Governo e se ne è lavato le mani (forse giustamente; questo non lo so, ma capisco perlomeno). È spettato a Gentiloni decidere di porre le fiducie, dimenticando che era stato il Governo a dire che non aveva motivo di entrare nella dialettica intorno alla legge elettorale.

E, allora, di che stiamo parlando? Adesso mi volete far dire se sulle disposizioni finanziarie sono d'accordo o non sono d'accordo con Nesci - sono d'accordo -, se sono d'accordo o non sono d'accordo con Menorello - sono d'accordo -, se sono d'accordo o non sono d'accordo con Cecconi - sono d'accordo -, e via di questo passo. Ma a che serve?

Il mio parere comunque, siccome lei ne ha un bisogno formalmente, è di segno opposto a quello del relatore per la maggioranza. Seguo la strada che segue il Governo: di solito dicono “conforme al relatore”. Invece, io dico: “difforme al relatore”, come segno di vibrata protesta contro questo modo di imporre al Parlamento e agli italiani una legge senza discussione. Poi, nessuno avrebbe messo in discussione l'esito. Se la maggioranza vuole una legge ci sta, ma non la si può imporre con uno slalom sui voti segreti e con uno slalom sulla possibilità di esercitare o no il diritto di emendare una legge anche nelle cose più banali.

Presidente, ma lei lo sa che con questa legge noi scriviamo sulla scheda una bugia? Gliel'ha mai detto nessuno che scriviamo che si può dare una sola croce sul simbolo o sul nome? Non è vero!

La legge dice che se ne possono mettere due e noi scriviamo che si può mettere una croce tacendo che se ne possono mettere due. Ma è possibile che non si possa emendare neanche uno strafalcione di questo genere che comunque - questo sì - segnalerò al Capo dello Stato, perché non è possibile che in una legge ci sia una norma che obbliga a dire una bugia agli elettori. Quella è una bugia!

Io apprezzo il tentativo dialettico dell'onorevole Rosato di dire che c'è una norma primaria e una norma secondaria. È un tentativo tecnico-politico-giuridico ardito che non trova riscontro in nessun libro di diritto. Dato che sono un modesto pedatore del diritto, l'ho cercato ma non l'ho trovato. A me sembra che in una legge ci sono norme, né primarie né secondarie. Una norma dice che si può mettere una croce e poi altresì se ne possono mettere due. Se tu lo scrivi sulla scheda le devi dire entrambe. Perché mi sto soffermando su questo? Per dire che non abbiamo potuto neanche discutere delle cose tecniche, delle cose basilari, delle cose che dovrebbero essere utili a tutti.

E allora, Presidente, grazie di avermi concesso questo tempo che l'altra volta mi fu sottratto dalla Presidente Boldrini che rispettava il Regolamento, perché prima demmo il parere e quando poi dissi che stavo parlando per spiegare i pareri mi rispose che visto che i pareri li avevo dati quel tempo era andato in cavalleria. Questa volta in cavalleria ci sono andato con gli argomenti. La ringrazio della pazienza.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, il Governo si rimette all'Aula.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare per correggere un parere.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Correggo il parere sull'emendamento 5.500 della Commissione da: mi rimetto all'Aula in: contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Vorrei anche aggiungere un'altra cosa, come membro del Comitato dei nove e relatore di minoranza. Andando all'ultimo comma dell'articolo 5, l'ultimo articolo che riguarda le norme transitorie e l'entrata in vigore, non sana nulla, ovviamente, né stiamo parlando di nessun tipo di trasformazione di un qualche cosa di abominevole in qualche cosa di buono…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole; si riferisce al comma 8?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Esattamente, Presidente, il comma 8, ma quanto meno un minimo in punta di… quale che ci vuole, quando si dice che la presente legge entra in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, c'è una delega, abominevole anch'essa, ad un organo che non è elettivo, che è il Governo, per disegnare i collegi. Mi pare abbastanza scontato che si debba indicare - fatelo come una tecnicalità da parte del relatore – si parli di applicazione, perché sapete che la legge elettorale è una norma sostanzialmente costituzionale, è una norma costituzionalmente necessaria e se passa questo per trenta giorni, il tempo in cui il Governo assume la delega col decreto legislativo e disegna i collegi, non esiste una legge elettorale. Dite che in quei 30 giorni - non lo so - si applicano le norme del testo unico del 1957, ma non lasciate cose di questo tipo almeno per un minimo di dignità di legislatore, dignità che ovviamente non avete. Tuttavia, io ci provo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toninelli. Ovviamente, il relatore per la maggioranza ha ascoltato e potrà tenere conto di queste sue considerazioni. Intanto passiamo alla votazione dell'emendamento 5.270 Nesci, a pagina 17 del fascicolo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Richiamando all'attenzione dell'Aula, del sottosegretario Bocci e dei colleghi Fiano, Richetti e Fabbri che hanno contribuito, insieme a tutta la I Commissione, all'approvazione qui alla Camera della nostra legge “elezioni pulite”, perché è diventata nostra, è diventata di tutti ed è passata al Senato e purtroppo è ferma lì. Quindi, questo emendamento riprende una parte di quei temi che abbiamo abbondantemente trattato in I Commissione sulle operazioni di voto nei seggi su cui eravamo tutti concordi e che questa proposta di legge e, in particolare, il contenuto di questo emendamento, riguardante appunto le operazioni di voto nei seggi, fosse un primo passo contro l'alterazione dei voti nei seggi. Sappiamo bene che anche il rischio forte di brogli elettorali scoraggia il voto e fa aumentare l'astensionismo.

Eravamo tutti d'accordo sul fatto, quindi, di utilizzare intanto dalle urne in plexiglass, per evitare l'immissione di schede già votate magari all'inizio, prima dell'apertura dei seggi, oppure alla fine, alla chiusura. Eravamo tutti d'accordo sull'introduzione di cabine, di nuove cabine elettorali, riadattando quelle già in uso, chiuse solo su tre lati che impedivano ovviamente anche brogli all'interno della cabina. Sapete la situazione per cui a volte è capitato, in tante regioni d'Italia, che si entra con una scheda già votata e poi si esce portando fuori una scheda bianca. Siamo riusciti con questa idea a mantenere la segretezza del voto e ad evitare questo tipo di storture del voto nei seggi. Per questo, tutti insieme, con l'impegno di tutti, abbiamo trovato anche delle coperture economiche, non esose, e che - ripeto -comportano anche il riadattamento di quelle esistenti.

Poi ancora, questo emendamento, riprendendo “elezioni pulite”, scoraggia anche qui i patti elettorali che ancora esistono durante le operazioni di voto, perché contrasta anche il voto di scambio. Abbiamo pensato che in virtù della ruolo cruciale, anche delle responsabilità penali, che hanno presidente e segretario di seggio, era giusto che questi non fossero condannati in primo grado per reati di mafia e contro la pubblica amministrazione e poi che, ancora una volta, non siano parenti dei candidati. Con una norma del genere si accresce anche la credibilità delle istituzioni, delle operazioni di voto, quindi molte più persone sarebbero disponibili magari a fare gli scrutatori e a ricoprire un ruolo di così tanta responsabilità. Ancora: reclutare gli scrutatori per il 50 per cento nelle liste dei disoccupati e poi il resto dall'albo contenuto presso i comuni, per i quali verrebbe, ovviamente prima del sorteggio, dato un preavviso pubblico di dieci giorni.

Questa norma di buonsenso è stato un lavoro molto importante ed efficace della I Commissione. Era tra l'altro un'esperienza anche bella che ho fatto da prima firmataria di questa legge, nella quale tutto il gruppo parlamentare ha creduto e anche quest'Aula che l'ha approvata. Questo emendamento, quindi, non riguarda il voto dei fuori sede, che purtroppo era in un altro articolo, mentre l'argomento è quello che vi ho appena spiegato. Quindi, sarebbe importante, per contrastare l'alterazione del voto nei seggi e i brogli elettorali, approvare questo emendamento come primo passo importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, io intervengo per far notare un altro aspetto surreale di questa vicenda. In Commissione, sulla legge elettorale, il Governo, nei suoi pareri, si era sempre rimesso alla Commissione; la legge elettorale, materia parlamentare di rango costituzionale. Avevamo tratto da questo il segno di una coerenza anche con le parole del Presidente Gentiloni all'atto di insediamento del Governo: abbiamo appreso la lezione del 4 dicembre, il Governo sarà un passo indietro rispetto al confronto dei partiti e del Parlamento sulla legge elettorale. Ma che ora, sottosegretario Bocci, il Governo si rimetta all'Aula perfino sulla clausola di invarianza finanziaria, dopo che avete messo la fiducia sulla legge elettorale, risparmiateci almeno questa ipocrisia gigantesca (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistae MoVimento 5 Stelle). Assumetevi la responsabilità! Siete lì, come Governo, perché questo Governo è nato, Ministro Franceschini, dopo il 4 dicembre, dopo il voto di 20 milioni di italiani. La gran parte di voi stavano in un Esecutivo presieduto da un Presidente del Consiglio che ha detto che se gli italiani avessero mai detto “no” a quel referendum si sarebbe ritirato dalla vita politica e quella dichiarazione era stata condivisa da autorevoli membri del Governo e del PD. Quel voto poi c'è stato in dimensioni incredibili ed è nato un altro Governo. In gran parte siete gli stessi, in buona parte siete degli stessi, ma almeno quell'elemento di differenza sembrava essere stato colto.

Almeno la consapevolezza di dire “abbiamo sbagliato, abbiamo pensato che la Costituzione e la legge elettorale fossero proprietà di una maggioranza di Governo, delle sue convenienze, abbiamo chiesto un pronunciamento popolare e gli italiani ci hanno detto “no” e hanno mandato contemporaneamente a casa quel Governo; non lo rifaremo mai più, anche se siamo gli stessi. Teniamo i nostri scranni, le nostre poltrone, ma quell'atteggiamento non lo replichiamo”. E, invece, l'avete rifatto, in forma ancora più grave, a cinque mesi dal voto, all'inizio dell'iter parlamentare, senza neppure consentire un passaggio alla Camera. Almeno l'altra volta, decisione gravissima, ma almeno c'era stato il passaggio alla Camera, poi il passaggio all'esame al Senato, e in sede di lettura finale fu messa la fiducia. Stavolta avete espropriato quest'Aula non difesa fin dall'inizio. E adesso vi rimettete all'Aula? Ma che cosa vi rimettete all'Aula? Voi quest'Aula l'avete umiliata e questo sfregio della sovranità parlamentare e dell'equilibrio costituzionale sarà ricordato dagli elettori, esattamente come è stato sanzionato il 4 dicembre del 2016 (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.270 Nesci, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole dei relatori La Russa, Toninelli e Turco, e su cui si rimettono all'Aula il Governo e i relatori Roberta Agostini e Marcon.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.261 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Abbiamo pochissimi minuti per parlare peraltro di argomenti pure importanti, ma secondari rispetto a questioni precluse dal voto di fiducia alla discussione dell'Aula, segnatamente con riferimento alla scelta di impedire ancora una volta, purtroppo, agli italiani di scegliere il proprio rappresentante.

Questo argomento riguarda un dettaglio della legge che ha a che fare con le deroghe concesse ad alcuni soggetti politici rispetto alla raccolta delle firme per presentare una lista per la competizione elettorale. Noi abbiamo una doppia disciplina su questo specifico aspetto. La prima è la disposizione, credo del 1957, che in virtù di una presunzione di rappresentanza popolare esenta giustamente dalla raccolta delle firme i partiti che si siano presentati alle elezioni la volta precedente, abbiano costituito dei gruppi parlamentari e con quelli arrivino alla tornata elettorale successiva.

La seconda tipologia di deroga, invece, viene concessa a gruppi costituiti in Parlamento dopo l'inizio della legislatura. Allora, qui o ci si fonda su una presunzione di rappresentanza parlamentare oppure non si capisce a quale tipo di concessione si dia ingresso ovvero se si ritiene, ed è una legittima ipotesi, che un parlamentare abbia una rappresentanza, anche ai sensi dell'articolo 67, e quindi un gruppo di parlamentari possa avere una rappresentanza minima da poter essere esentati dalle firme. Bene o è per tutti o è per nessuno.

Qui, invece, abbiamo disseminato, con queste deroghe, di casematte del privilegio del palazzo, gruppi che potranno non raccogliere le firme e altri che dovranno raccogliere le firme. E, quindi, questo emendamento punta semplicemente a togliere a tutti i gruppi costituiti in Parlamento dopo le elezioni - dopo le elezioni - il privilegio, che a questo punto non si giustifica, di non dover raccogliere le firme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.261 Menorello, con il parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo, parere favorevole del relatore La Russa, si rimettono all'Aula la relatrice Agostini e il relatore Marcon, favorevole il relatore Toninelli e si rimette all'Aula anche il relatore Turco.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.271 Cecconi

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Vorrei parlare francamente un po' a tutti i gruppi che ci sono in Parlamento, perché questa pantomima del dover raccogliere o non raccogliere le firme, anche quando non ero ancora parlamentare - e quindi ho dovuto raccogliere le firme, sia per le elezioni comunali, regionali e anche nazionali - a me sembrava francamente molto giusto che tutti dovessero raccogliere le firme.

Tra l'altro, ancor più giusto per i partiti che sono in Parlamento, per il semplice fatto che raccogliere le firme è certamente un impegno, è certamente un costo, un costo e un impegno che un gruppo che è in Parlamento può tranquillamente sostenere, mentre, invece, è molto più complicato, laborioso e difficoltoso il raccogliere le firme per un movimento appena nato, per un'associazione o un partito appena nato, che non ha fondi, non ha strutture, non ha mezzi per raccogliere il numero di firme necessario a candidarsi alle elezioni politiche.

Però, è anche vero che, se uno vuole entrare in Parlamento o, eventualmente, si vuol proporre come un partito che vuole governare il Paese, un minimo di dimostrazione che nel Paese ha un'articolazione, ha un sostegno da parte dei cittadini, a me sembra una cosa normale.

Questo emendamento punta semplicemente a dire che chi vuole entrare, chi vuole proporsi, per l'avvenire, per fare le elezioni politiche deve raccogliere le firme. MoVimento 5 Stelle, PD, NCD, Forza Italia, SEL, MDP, chiunque vuole, nel 2018, candidarsi per le elezioni politiche raccoglie le firme, esattamente come tutti gli altri cittadini che non fanno parte delle nostre organizzazioni e vogliono proporsi per le elezioni politiche.

E questa sicuramente è la prima certezza, questa cosa viene vista male fuori da questo palazzo. Mentre voi vi lagnate del fatto che, “che palle”, bisogna raccogliere le firme, mettersi lì ai banchetti e perdere tempo”, la verità è che c'è gente, che la politica la vive nel cuore, che raccoglie le firme perché vuole che il suo partito possa partecipare, e magari non ce la fa, mentre noi ci beiamo del fatto che siamo i parlamentari e non dobbiamo scomodarci a raccogliere le firme.

L'altra questione, perché poi questa cosa viene sollevata generalmente dai piccoli partiti che sono anche qui dentro il Parlamento, perché è chiaro che il MoVimento 5 Stelle non ha problemi a raccogliere le firme, non credo il Partito Democratico, come non credo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… Ah, che cosa? Che cosa?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi, per favore!

ANDREA CECCONI. Non ha nessun problema, come non ha nessun problema il PD, come, credo, non abbia nessun problema Forza Italia. I piccoli partiti il problema lo sollevano. Ragioniamo sul fatto che forse le firme possono essere troppe e abbassarne il limite, possiamo anche essere d'accordo, ma la verità è che non capisco come i piccoli partiti non possano vedere nel sistema e nel modello delle raccolte di firme nel territorio un'opportunità, perché stare nel territorio con i banchetti nei due mesi antecedenti le elezioni a raccogliere le firme è campagna elettorale, è stare in mezzo alla gente, è avere contatto con la realtà, con il popolo.

Contatto con la realtà che qui dentro, evidentemente, abbiamo perso. Questo emendamento non era stato presentato in Commissione, qualcuno aveva anche, in qualche modo, sostenuto che al MoVimento 5 Stelle gli andava bene così. La verità è che il MoVimento 5 Stelle è sempre stato in mezzo al popolo a raccogliere le firme, siamo nati da una raccolta firme nel 2007, quindi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ANDREA CECCONI. …non abbiamo nessun problema, nonostante tutto quello che voi volete dire. Avete possibilità di intervenire e ribattere a quanto ho appena detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Sono contenta che il collega Cecconi citi i piccoli gruppi che magari possono nascere, perché significa comunque un'attenzione alla rappresentatività che deve esserci anche nel prossimo Parlamento, ma il tema, colleghi, non è tanto il numero delle firme, che comunque è un numero esorbitante, ancorché sia stato abbattuto solo per le prossime elezioni. Il problema è il costo nella raccolta delle firme, perché è vero che è stata estesa la platea degli autenticatori anche agli avvocati cassazionisti, ma un nuovo partito, un nuovo gruppo che si presenta per le prossime elezioni deve avere in seno un esercito di avvocati cassazionisti e un esercito di consiglieri comunali, altrimenti le 150 mila firme, ancorché dimezzate, sarà impossibile portarle a casa. Per cui, vorrei che ci si concentrasse anche sul tema certificatori e non sul tema numero delle firme, tema che poi rappresenta anche un grosso problema in contesti referendari, quindi raccolta firme per promuovere referendum o leggi di iniziativa popolare, perché questo è il problema che, a mio avviso, è maggiore in questo contesto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. È un emendamento che è ragionevole e pensiamo sia giusto prevedere un comportamento che sia uguale per tutti. Allora, se c'è un'esenzione, deve valere per tutti i gruppi presenti in Parlamento, o, se non c'è questa esenzione, è giusto che i gruppi parlamentari, che le forze politiche che fanno riferimento ai gruppi parlamentari, si impegnino a raccogliere le firme. Ricordo che noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo fatto, perché alle europee del 2014 abbiamo raccolto, se non ricordo male, 150 mila firme per presentare la lista Tsipras. Quindi, l'emendamento di Cecconi ci convince e lo voteremo.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Presidente, credo che l'emendamento abbia delle ragioni obiettive, cioè raccogliamole tutte, specie adesso che è stata accolta l'idea - per prima l'avevamo presentata noi, insieme al presidente della Commissione - di fare autenticare anche gli avvocati. D'altro lato, però, non è vero che questo è impossibile per i piccoli partiti. Ricordo che Fratelli d'Italia nacque 40 giorni prima della presentazione delle liste e ha raccolto le firme in tutta Italia; partito più piccolo in quel momento non c'era, le ha raccolte con estrema tranquillità. Però, la ratio della raccolta delle firme è quella di dire: hai una rappresentanza minima che ti consenta di presentarti alle elezioni? Per cui ci sta anche l'altro ragionamento: se sei in Parlamento in maniera adeguata, è giusto che si possa presumere che questo minimo consenso tu ce l'abbia. Per cui le due cose stanno bene tutte e due, per cui credo che l'indicazione che do al gruppo è quella di astensione.

PRESIDENTE. Quindi, cambia anche il parere che ha dato precedentemente. Bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, anche noi voteremo a favore di questo emendamento, nel senso che…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Attorre. Colleghi, però dobbiamo abbassare la voce, per favore.

ALFREDO D'ATTORRE. …nel senso, che come avevamo anticipato, tra l'altro, all'onorevole Cecconi nel corso del dibattito in Commissione, se ci fosse stato un emendamento che diceva che non ci sono regimi di esenzione o di favore per i partiti riferiti a gruppi parlamentari, a tutti i gruppi parlamentari, ok, è una scelta e un criterio; può essere sostenibile qualcosa che mette tutti sullo stesso piano e crea una normativa uniforme. Quello che non sarebbe stato sostenibile è immaginare, come avveniva nel testo poi corretto in Commissione, che questa esenzione valesse per alcuni gruppi parlamentari e non per altri, sulla base di una determinata data di costituzione; mentre, rispetto al fatto di assicurare un regime uniforme che mette tutti nelle condizioni di dover raccogliere le firme, ritengo che tale proposta possa essere presa in considerazione favorevolmente. Faccio anche osservare che sull'emendamento in esame avevamo chiesto un approfondimento perché, riguardando anche i diritti delle minoranze linguistiche, avevamo chiesto di valutare la possibilità di sottoporlo al voto segreto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Attorre, noi abbiamo una risposta pronta su tutto. L'emendamento 5.271 Cecconi è volto ad abrogare la previsione di cui al comma 2 dell'articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 che reca la disciplina relativa all'esenzione delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste. Al riguardo, ricordo che la Giunta per il Regolamento, nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002, ha circoscritto la materia “leggi elettorali”, di cui all'articolo 49 del Regolamento, alle sole disposizioni che incidono sul meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, escludendo conseguentemente lo scrutinio segreto, tra l'altro, sulle norme che attengono alla presentazione delle candidature. Sulla base di tale richiamata pronuncia della Giunta e della costante prassi applicativa in materia è pertanto escluso lo scrutinio segreto sull'emendamento in questione. È ben vero che l'emendamento è volto ad abrogare e contiene anche una previsione relativa alle liste rappresentative di minoranze linguistiche. Essa tuttavia non costituisce il contenuto prevalente della norma che ha portata generale e riguarda tutti i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all'inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.271 Cecconi, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula, così come il relatore di minoranza La Russa; con il parere favorevole della relatrice di minoranza Agostini, del relatore di minoranza Marcon e del relatore di minoranza Toninelli mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1 Distaso con il parere contrario del relatore per la maggioranza, mentre il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa; il parere contrario della relatrice di minoranza Agostini, del relatore di minoranza Marcon e del relatore di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

Onorevole Chiarelli, approfitto di lei per dirlo a tutti. Poiché ogni volta abbiamo sei pareri da dare, per la fatica del Presidente e solo per questo vi prego di prenotarvi prima altrimenti ogni volta devo ricominciare da capo ripetendo tutti i pareri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Chiedo scusa ma non sono l'onorevole Chiarelli che è un mio egregio collega comunque.

PRESIDENTE. Onorevole Di Staso, le chiedo scusa io. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Sarò brevissimo. L'emendamento 5.1 fa seguito anche al fatto che in Commissione abbiamo presentato un emendamento che prevedeva che il termine del 15 aprile 2017, oggi inserito nel testo unificato e che sembrava un po' un termine ad hoc, fosse spostato al momento di approvazione della legge ma purtroppo è stato respinto. Abbiamo quindi ritenuto di insistere su un semplice emendamento nel senso di richiedere di equiparare le componenti del gruppo misto già costituite ai gruppi parlamentari costituiti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Distaso, con il parere contrario della Commissione; mentre il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole dell'onorevole La Russa; con il parere contrario della relatrice di minoranza Agostini, del relatore di minoranza Marcon e del relatore di minoranza di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.256 Piso, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa, della relatrice di minoranza Roberta Agostini e del relatore di minoranza Marcon; con il parere contrario del relatore di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.254 Piso, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa, della relatrice di minoranza Roberta Agostini e del relatore di minoranza Marcon; con il parere contrario del relatore di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.255 Piso, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa, della relatrice di minoranza Roberta Agostini e del relatore di minoranza Marcon; con il parere contrario del relatore di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.253 Piso, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula; con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa; con il parere contrario della relatrice di minoranza Roberta Agostini, del relatore di minoranza Marcon e del relatore di minoranza Toninelli; mentre il relatore di minoranza Turco si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.500 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bueno. Ne ha facoltà.

RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Mi sembra che siamo davanti ad un emendamento che ha causato abbastanza confusione nell'ambiente legislativo. Qui c'è stata una proposta contra personam, non sappiamo se per salvare qualcuno che è amico di argentini che vogliono dominare il territorio brasiliano, o se si voleva davvero affrontare il principio della libera elezione. Fatto sta che, alla fine, la solidarietà dei colleghi mi ha aiutato a riformulare quest'idea, questa normativa con questo nuovo emendamento e vorrei, soprattutto, ringraziare tutti i colleghi che mi hanno aiutato, anche di Civici e Innovatori, del gruppo Misto, del PD…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bueno, così ci capiamo da adesso alla fine della seduta.

Il tavolo del Governo deve essere libero. Se ci sono dei rappresentanti del Governo che devono parlare, sono in tanti, si alzino e vadano a parlare. Il tavolo deve essere libero, grazie.

RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Ringraziando i colleghi vorrei, appunto, chiedere il voto favorevole di tutti, perché non è solo l'idea di salvare la mia pelle, ma è davvero di pensare che l'elezione deve essere libera. Noi siamo parte, innanzi tutto, di un Consiglio europeo in cui si stabilisce che le elezioni devono essere libere, perché dobbiamo rispettare i diritti civili e i diritti politici. Noi dobbiamo difendere le elezioni libere non soltanto per gli italiani che vivono in Italia, ma soprattutto per gli italiani che stanno all'estero, che sono già suscettibili di tanti disagi e che devono essere un po' più curati, dal punto di vista di tutti noi.

Perciò, chiedo vivamente ai colleghi di votare favorevolmente a questo emendamento, ringraziando tutti, come ho detto, per la solidarietà e sperando, davvero, di poter superare qualsiasi tipo di limitazioni e che la partita possa essere giocata da tutti, andando alle elezioni e vincendo chi, davvero, merita di vincere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Se avessimo avuto tempo, credo che delle chicche come questa ne avremo scoperte parecchie, ma evidentemente si è andati in fretta proprio per non fare approfondire il testo.

L'articolo 5 recita ad un certo punto in questa maniera, abrogando una certa normativa; dice che gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero; gli elettori residenti all'estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero.

Allora, ho ricordato che qui si sta discutendo dello ius soli, bambini che sono qui da trent'anni non possono avere la cittadinanza italiana, se non alle condizioni tortuose di cui sappiamo; invece, un cittadino italiano che nulla sa dell'estero può andare a candidarsi all'estero. La quota di deputati e senatori da eleggere all'estero, intanto, è stata costruita, inventata, introdotta nel nostro ordinamento, proprio perché si trattava di mantenere questo collegamento con i nostri concittadini che vivono all'estero e quindi aveva una sua ratio; ma, perché? C'è qualcuno che non si può presentare in Italia e lo andiamo a presentare all'estero, tanto non lo conoscono? Qual è il motivo, la ratio di questa norma? Io la vorrei capire.

Ma non finisce qui. Poi si continuava - è vero che con questo emendamento si ripara un po' al danno, ma il vizio rimane - e si continua ancora: gli elettori che ricoprono o che hanno ricoperto, nei dieci anni precedenti la data delle elezioni, cariche di Governo o cariche politiche elettive a qualsiasi titolo o incarichi nella magistratura o nelle Forze armate, in uno Stato estero, non possono essere candidati per le elezioni della Camera dei deputati o del Senato della Repubblica nella circoscrizione Estero. Praticamente qui si dice che se una persona, un italiano che sta all'estero, diciamo così, ha fatto putacaso politica negli ultimi dieci anni, o come governatore del Mato Grosso, non so, o come qualunque altra carica, perché si dice: “a qualsiasi livello”, “eletto a qualsiasi livello”, anche il consigliere comunale, negli ultimi dieci anni, non può candidarsi.

E per quale motivo, gli italiani, invece, nelle nostre circoscrizioni, si possono candidare? È una cosa assurda e non c'è nessuno che spieghi perché si sono introdotte queste norme.

Con questo emendamento della Commissione do atto che si ripara il danno, nel senso che si dice: “negli ultimi cinque anni”. Ma rimane il problema; perché negli ultimi cinque anni, perché? È come dire: gli italiani che qui hanno fatti i sindaci o i consiglieri comunali negli ultimi cinque anni; se avessimo detto una cosa del genere sarebbe stata accettabile? Non era certamente accettabile!

Insomma, praticamente, se noi leggiamo questo testo, per le sottoscrizioni, come abbiamo discusso fino a qualche minuto fa, o per altre questioni, c'è sempre una preoccupazione, ossia che in quest'Aula possano venire altri. Questa è la cifra di questa legge elettorale; non soltanto nelle sue grandi linee, ma anche nel dettaglio. C'è la paura che qualcuno venga a sostituirci in queste poltrone! Questo è tutto il problema. Indubbiamente è una legge disperata, diciamo la verità: è una legge disperata.

Io credo che questo regime sia ormai fatiscente, questo regime stia crollando e ci si aggrappi spasmodicamente a quello che rimane, alla incostituzionalità, alla fiducia che diventa un fatto tecnico, al voto segreto che è stato definito una bizzarria. Ormai, abbiamo devastato l'abc della cultura politica e democratica, proprio perché siamo dei morituri e “merituri ve salutant”, perché penso che il popolo non avrà paura di questa legge e insorgerà (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Quando ho dato i pareri sempre difformi dal relatore, era ovvio che era una petizione di principio per dire che siamo contrari a questa legge. Di volta in volta potrò modificare i pareri, come in questo caso; io raccolgo il grido di dolore della collega, che altrimenti non sarebbe stata candidabile, e do l'indicazione al gruppo di voto favorevole, però lei mi consentirà, Presidente, di dire alla collega eletta in Brasile che, lo so che già un po' l'ha fatto...

PRESIDENTE. Colleghi… Colleghi….

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Lo so che un po' l'ha fatto, so che ha un papà anche influente in Brasile, ma noi ci aspettiamo dai parlamentari italiani eletti in Brasile, eletti in Sudamerica, un'azione forte, massiccia, per l'estradizione del terrorista assassino dei comunisti armati - o come si chiamano -, Cesare Battisti. Mi raccomando (Applausi dei deputati dei gruppiFratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente

e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Allora, Presidente, io volevo raccontare una storia che fa capire a che livelli possono arrivare i rappresentanti del popolo.

Eravamo in Commissione, era sabato e stavamo parlando di seggi all'estero, dei dodici seggi che la nostra Costituzione assegna alla Camera per le circoscrizioni estere, per la rappresentanza dei cittadini italiani - mi pare siano quasi 4 milioni gli iscritti all'AIRE - all'estero.

È arrivato questo emendamento e uno dice, va beh, si tratta di dodici seggi, si tratta di poca roba, ma no, forse, perché, Presidente, non riesco a pensare male, invece, ovviamente, avendo di fronte dei soggetti come quelli che hanno scritto questa legge, sarei obbligato, ma è una mia colpa, certamente, e, quindi, abbiamo detto: no. La lampadina ci si è accesa e ci siamo detti: andiamo a guardare un attimino che cosa significa questo emendamento che riguarda gli eletti all'estero.

Questo emendamento è collegato al fatto che non più i cittadini italiani residenti all'estero si possono candidare all'estero, dove risiedono, e mi parrebbe normale, no? Risiedo lì, se sono in Brasile, come la collega, conosco la vita in Brasile, i cittadini italiani in Brasile e mi candido per rappresentarli. È arrivata una roba tecnica, difficilmente leggibile, una volta fatto quello che voi chiamate drafting o non lo so, la leggiamo e c'è scritto chiaramente che tutti i cittadini italiani residenti in Italia si possono candidare anche all'estero.

A me subito è venuta una roba, prima, perché ovviamente io penso sempre bene, ma un bolognese, un fiorentino che si candida a fare in Brasile che non ci è mai andato, ma chi cavolo rappresenta in Brasile, un fiorentino, un milanese, un palermitano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma li vogliamo rappresentare, i nostri amati, che giustamente hanno diritto di voto anche loro, che risiedono là e portano l'italianità all'estero e tengono alto il buon nome molto più di quello che fanno i rappresentanti del popolo in questo Parlamento?

E quindi abbiamo detto: è una roba allucinante! Andiamo a fondo. E quindi abbiamo preso… Perché noi non studiamo, siamo inesperti della politica: quelli che vi dicevano che l'Italicum era incostituzionale, e avevamo ragione noi. E abbiamo studiato, abbiamo guardato, abbiamo letto; e abbiamo detto: ma allora non ci sarà solo una ragione tecnica, ci sarà una ragione politica.

E il ragionamento continuava e continuava, e abbiam detto: allora quando tu ti candidi là… Io ho ragionato su me stesso, Presidente, e ho detto: ma io non mi sono mai interessato, quando non ero in Parlamento, di seggi all'estero, io non ho mai saputo chi era il candidato all'estero, è lontano, non lo vedo, non lo sento, rappresenta bacini territoriali immensi, il Centro America, il Sud America, immensi, e non lo vedi.

Ragioniamo ancora: ma, quindi, se ci allontaniamo dall'Italia, allontaniamo dall'attenzione degli italiani, allontaniamo dall'attenzione degli elettori, c'è qualcosa che puzza, puzza parecchio. E quindi abbiamo detto: aspetta, aspetta. Allora ragioniamo: termina la legislatura. Va bene, termina la legislatura. Qualcheduno esce di qui e magari ha paura che qualchedun altro in divisa… Scusi, mi abbottono, Presidente. …In divisa arriva con un paio di manette, o magari, dopo qualche settimana, qualche mese, se la giustizia, una volta che la giustizia ha fatto il suo corso, potrebbe arrivare a bussare alla porta. E quindi abbiam detto: oh no! Ci sono degli impresentabili in questo Parlamento! C'è qualcheduno che, poco dopo uscito di qui, potrebbe avere problemi con la giustizia e avere un'assoluta necessità di avere l'immunità parlamentare? E c'è, cari miei, e si chiama Verdini, si chiama Denis Verdini! Quello che vi ha dato la fiducia pochi giorni fa di là, per far passare quella norma sullo scostamento del pareggio di bilancio, signori miei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Cioè, vi rendete conto? Non ci sono le preferenze, ci sono le ammucchiate di partiti completamente differenti tra loro, con programmi diversi, con le liste civetta; ci sono i capi politici pregiudicati, che non si possono candidare in Parlamento, ma si candidano a capo politico, cioè a candidato Premier; ma la ciliegina su questa montagna di letame che cos'è? Il “salva Verdini”!

Io penso che l'indegnità - non so come definirla: inventiamoci delle parole - sia stata superata. Mi appello veramente al fatto che sia inaccettabile per un cittadino ascoltare le mie parole fuori ed inizi ad esserlo anche qui dentro. Il tutto con l'avallo della Lega Nord, che dice: non mi interessa la legge elettorale, l'importante è che ci sia, poi andiamo al voto subito. Ma oramai, Lega Nord, la legislatura è finita!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Toninelli.

DANILO TONINELLI. Diciamo - e concludo, Presidente - che alla Lega Nord interessano solo i seggi, alla pari di quelli del Partito Democratico o di Forza Italia: tre seggi in più e svendere la democrazia con una legge truffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. In realtà, vorrei capire: noi in Commissione abbiamo modificato il punto che è alla lettera b), quello che veniva richiamato, cioè possono candidarsi all'estero anche i residenti in Italia. In Commissione questo emendamento è passato nella disattenzione generale, non mi pare sia stato minimamente oggetto di dibattito.

Io credo che, date le condizioni in cui abbiamo affrontato questa discussione, sia doveroso che almeno il relatore ci dica qual è il senso di questa norma. Cioè, perché? Io non voglio andare dietro i sospetti; ma perché si prevede che un residente in Italia possa candidarsi a rappresentare una quota di rappresentanza parlamentare che è espressamente prevista per i residenti all'estero?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Attorre.

ALFREDO D'ATTORRE. È una parola di chiarimento, per spiegare perché questo emendamento, per cui non c'è traccia, credo, di discussione nei lavori della Commissione, sia stato approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Presidente, un minuto, giusto?

PRESIDENTE. Sì.

ANDREA CECCONI. Guardate che, così facendo, voi state buttando su questo Parlamento, che già è malandato, già è malridotto, già è malvisto agli occhi dei cittadini, l'ennesimo schiaffo per convincere i cittadini che qui dentro ci facciamo soltanto gli affari nostri.

Ma guardate che Verdini qualcuno lo dovrà candidare! Qualche partito lo dovrà mettere in lista! Qualcuno si ricorderà che Verdini può essere candidato all'estero perché qualcuno ha fatto passare un emendamento del genere in legge elettorale, e che un pregiudicato come Verdini alla fine ha necessità di avere un'immunità parlamentare, perché fuori di qui altrimenti è nei guai, e stiamo salvaguardando noi stessi. Per favore, tornate indietro su questi passi, perché state soltanto gettando discredito su questa istituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Ho ascoltato con una certa simpatia lo show che Toninelli ha voluto fare, raccontandoci questa sua storiella; e allora, proprio partendo dalle sue parole e da quelle dell'onorevole Cecconi, volevo un attimo semplicemente cercare di capire, perché, se uno fa un ragionamento, lo deve fare con coerenza. Le cito soltanto alcuni punti.

Toninelli ha detto che giustamente, guardando questo tipo di emendamento, si è chiesto: mi sembra una pazzia che un italiano si candidi all'estero, ci vogliono 60-70 mila preferenze. Ottima riflessione; dopodiché, ha detto: però, Verdini si vuole candidare. Premesso che, tra l'altro, questo emendamento non è stato presentato dal mio gruppo, ma è stato presentato da un altro gruppo, sempre seguendo il suo ragionamento… E, peraltro, vorrei pregare tutti e chiarire che la parola “pregiudicato” normalmente in questo Paese, dove ci sono garanzie, va rivolta a chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato e con il terzo grado di giudizio, e non certamente con una sentenza di primo grado; anche perché sappiamo che per il 62 per cento delle sentenze di primo grado, poi in Cassazione si arriva alla assoluzione. Per cui questa è la prima riflessione.

La seconda riflessione è che mi aspettavo…

PRESIDENTE. Colleghi!

IGNAZIO ABRIGNANI. …al di là delle parole, perché loro sono sempre molto bravi a parlare: avranno presentato un emendamento per togliere questo emendamento votato in Commissione; e non ho letto, però, alcun emendamento dei 5 Stelle per togliere questo emendamento o per modificarlo, perché evidentemente loro come al solito parlano, ma poi i fatti non seguono mai.

Giustamente, allora, qualcuno ha chiesto: qual è la motivazione di questo emendamento?

In questi giorni, su questa legge su cui - ripeto - noi avevamo un altro tipo di impostazione, simile, ma sicuramente differente rispetto a questa, ma che riteniamo comunque in questo momento la migliore possibile, si sta cercando di trovare tutta una serie di motivi - si dice soprattutto da parte dei 5 Stelle - di incostituzionalità. Vi chiedo allora, e chiedo all'Aula: era così semplice, così normale, che un cittadino italiano residente all'estero si potesse candidare in Italia, e invece un cittadino italiano non si potesse candidare nella circoscrizione Estero? O è molto più normale e molto più costituzionale e molto più ovvio che ci sia questa reciprocità: se io sono un italiano mi posso candidare nella circoscrizione Estero, se io risiedo a Londra mi posso candidare in Italia?

Toninelli - forse è un po' giovane - non si ricorda che nei lavori preparatori fu proprio Tremaglia ad invocare una maggiore partecipazione dei cittadini italiani residenti all'estero, che potessero fare politica italiana, così come una maggiore partecipazione dei cittadini italiani, che si facessero conoscere anche all'estero e potessero portare anche all'estero la loro esperienza. Siccome in Commissione ci siamo stati, è stato questo il motivo per cui è nato, non altro. E mi permetta di fare una battuta: se poi vogliamo togliere definitivamente Verdini dalla scena politica, facciamolo candidare all'estero, perché pigliare, come ha detto giustamente Toninelli, 60-70 mila preferenze in un Paese dove magari sei stato poco non è certamente semplice. Ecco, io vorrei un po' più di serietà su questi argomenti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO. Presidente, credo che su questa vicenda degli italiani nel mondo troppo spesso si stanno commettendo degli errori. In ogni caso, sarebbe stato opportuno intervenire sulle modalità di voto, onde evitare problemi che già ci sono stati in passato.

Detto questo, io credo che si stia veramente commettendo un errore madornale. Noi abbiamo inserito in Costituzione, non in una legge ordinaria…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA STUMPO. …con un lavoro - mi avvio a concludere - che iniziò da parte dell'onorevole Tremaglia, la vicenda degli italiani nel mondo. Ora, togliere il diritto agli italiani del mondo di essere titolari di rappresentare gli italiani nel mondo è un errore; e, per di più, nella norma noi diciamo che chi è residente fuori dall'Italia si può candidare solo nella circoscrizione in cui è residente, gli altri ovunque: sarebbe veramente gravissimo, e forse sarebbe bene provare a ritirarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, logicamente tramite la sua persona, dico che è chiaro che le motivazioni portate in quest'Aula dal collega Abrignani sono francamente divertenti, perché quando si parla di reciprocità costituzionale in una legge che ha tutto tranne che la Costituzione come fondamento, è praticamente come mettere Tom e Jerry all'interno di un trattato magari sulla fisica o sull'energia nucleare.

Ma la cosa che mi diverte, Presidente, è che qui in quest'Aula stiamo parlando di un emendamento tecnico che, di fatto, porta incandidabili in Italia, persone impresentabili in Italia, a farle fuggire all'estero, per un motivo o per un altro, in questo caso Verdini. Allora, lanciamo in quest'Aula una semplice sfida: vi aspettiamo alla presentazione delle liste, perché quando presenterete all'estero persone che non hanno la faccia di presentarsi qui, ci sarà qualcuno, in questa campagna elettorale, che ve ne parlerà ogni giorno, e questo è il MoVimento 5 Stelle. Ogni giorno sentirete parlare di Verdini e della sua compagnia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, vorrei correggere - non me ne voglia - il collega Abrignani, nella sua difesa di questo emendamento; non vorrei che questa legislatura finisca, almeno per noi del centrosinistra, così, con questo titolo: siamo entrati con Bersani e ne siamo usciti con Verdini. Vorrei leggere testualmente questo articolo 5 e il comma di cui discutiamo: gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero; gli elettori residenti all'estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero. Dunque, non c'è nessuna reciprocità che viene introdotta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Presidente, so che sono seducenti a volte le idee di complotto, vorrei però cercare di spiegare perché questa norma è, invece, contrariamente a quanto hanno appena affermato i colleghi Scotto e Stumpo, una norma che impone una totale reciprocità.

Ricordo al collega D'Attorre che, in sede di dibattito in Commissione, il collega Cecconi mi chiese spiegazioni su questo emendamento, che io diedi, lo può trovare a verbale. La modifica apportata alla legge sul voto degli italiani all'estero è volta a consentire anche ai cittadini residenti in Italia di candidarsi nella circoscrizione Estero. Si intende, in tal modo, superare una diversità di trattamento tra cittadini italiani residenti in Italia e cittadini residenti all'estero in tema di elettorato passivo. I cittadini residenti all'estero possono, infatti, scegliere di candidarsi in Italia, esercitando la previa opzione in tal senso, non vale invece la reciproca: ai cittadini residenti in Italia non è attualmente consentito di candidarsi nella circoscrizione Estero.

Si tratta, del resto, di una delle questioni maggiormente dibattute nel corso dell'iter di approvazione della legge sul voto degli italiani all'estero, la ben nota legge n. 459 del 2001. Da parte della dottrina sono stati addirittura avanzati dubbi sulla costituzionalità della limitazione dell'elettorato passivo ai soli cittadini residenti all'estero, che introdurrebbe un principio di rappresentanza politica per territorio in contrasto con il principio della rappresentanza nazionale dei membri del Parlamento, in contrasto con gli articoli 51, 56 e 58 della Costituzione.

Nel momento in cui viene riconosciuto anche ai cittadini residenti in Italia il diritto di candidarsi all'estero, questo diritto viene comunque rigorosamente delimitato, non è infatti ammessa alcuna forma di pluri-candidatura: non è possibile né candidarsi in più ripartizioni della circoscrizione Estero né candidarsi contestualmente all'estero e nel territorio nazionale. Gli elettori residenti in Italia possono infatti essere candidati in una sola - quel “sola” che avete letto si lega a questo principio - ripartizione della circoscrizione Estero. Presidente, per maggior chiarezza di quanto io dico, vorrei citare gli articoli della legge n. 459 del 27 dicembre 2001, che sono legati alla fattispecie che stiamo esaminando.

All'articolo 1, il comma 3 dice: gli elettori di cui al comma 1 - cioè gli elettori italiani residenti all'estero - possono esercitare il diritto di voto in Italia, e in tale caso votano nella circoscrizione del territorio nazionale relativa alla sezione elettorale in cui sono iscritti, previa opzione da esercitare per ogni votazione valida, limitatamente ad essa. E all'articolo 8 di questa legge noi abbiamo sostituito alla lettera b) del comma 1, quella lettera che ora recita: gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione estero; gli elettori residenti all'estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione estero. Ma il punto 4, sempre all'articolo 8, ma al comma 2, dice: gli elettori residenti all'estero - dunque italiani che sono residenti all'estero - che non hanno esercitato l'opzione di cui ho parlato prima, all'articolo 1, cioè non hanno dichiarato che vogliono votare in Italia, di cui all'articolo 1, comma 3, non possono essere candidati nelle circoscrizioni del territorio nazionale. Ergo, chi invece quell'opzione l'ha esercitata, cittadino italiano residente all'estero che ha formalmente dichiarato che vuole votare in Italia, può candidarsi in Italia. Ergo, questa è una norma di pura reciprocità. Aggiungo - e ho finito, Presidente -, a mo' di cronaca, che, per quello che riguarda il gruppo del Partito Democratico, noi pensiamo che sia giusto candidare i rappresentanti delle nostre comunità all'estero. Questa è una pura norma di ripristino di reciprocità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, nell'esame di questo emendamento ho pensato al codice di buona condotta in materia elettorale adottato dal Consiglio d'Europa il 18 e 19 ottobre 2002, a Venezia. E vorrei leggere i commi 63 e 65, per dare l'idea di come non si debba procedere come noi stiamo procedendo, o meglio come voi state procedendo. Comma 63: la stabilità del diritto elettorale è un elemento importante per la credibilità di un processo elettorale, ed è essa stessa essenziale al consolidamento della democrazia. Infatti, se le norme cambiano spesso, l'elettore può essere disorientato e non capirle, specialmente se presentano un carattere complesso, a tal punto che potrebbe, a torto o ragione, pensare che il diritto elettorale sia uno strumento per interessi di parte. Per questo, non si deve mai intervenire - dice l'Europa - entro un anno dalla scadenza elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano, che però rinuncia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

FRANCO BRUNO. Presidente, poche volte ho visto il relatore venire così documentato e preparato su una questione tutto sommato marginale, rispetto al testo più complessivo, ed è proprio per questo che credo che stavolta il MoVimento 5 Stelle se non ci ha visto giusto poco ci manca: io voterò come loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Presidente, ho ascoltato con interesse l'intervento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che si sono accalorati moltissimo perché credono che questo emendamento sia stato scritto per l'onorevole Verdini. Cari colleghi, vi do una notizia: studiate meglio, perché questo emendamento non è stato scritto per l'onorevole Verdini, ma per il Ministro Alfano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500 della Commissione, con il parere favorevole dei relatori di minoranza Agostini, La Russa e Marcon e il parere contrario dei relatori di minoranza Toninelli e Turco, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.272 Dieni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Sono una delle poche fortunate in quest'Aula a poter illustrare un proprio emendamento che non è stato cassato da questa apposizione della fiducia ingiustificata in quest'Aula. Ebbene, anche dai pochi articoli per i quali non siete riusciti a comprimere il dibattito con la foglia di fico della fiducia emergono tutte le vostre vergogne. I presupposti su cui si regge l'accordo trasversale che sostiene questa proposta sono tre: il mercato delle vacche, che ha partorito le norme che sono in discussione oggi; l'inventiva matematica, che ha creato un sistema che distorce il voto degli elettori; le bugie che raccontate fuori da quest'Aula ai vostri elettori e ai cittadini per giustificare tutte le schifezze.

Il mio emendamento interviene proprio sul primo punto, cioè sul punto del mercato delle vacche: cosa avete fatto pur di raccattare dei voti in quest'Aula per far passare questa legge elettorale indegna? Semplicemente quello che vi riesce meglio: io ti do qualcosa, se mi dai qualcos'altro in cambio. Questa è la politica de do ut des: pur di deformare il voto degli italiani avete ridotto, annullato le sottoscrizioni richieste per presentare le liste alle prossime elezioni.

Un favore ai piccoli partiti: alle prossime elezioni basterà avere un gruppuscolo formato al 15 aprile del 2017 per presentarsi senza raccogliere le firme. E se il gruppo non c'è che cosa accade? Nessun problema: c'è uno sconto del 50 per cento delle firme richieste, in modo tale che tutti, ma proprio tutti, quei partiti dell'un per cento si possano presentare senza nessun tipo di problemi. Una delle caratteristiche che gli italiani non rimpiangono della Seconda Repubblica è ovviamente quello delle maggioranze e delle coalizioni qui dentro e dell'enorme numero di partiti che sono stati presenti in quest'Aula. Voi che cosa fate? Decuplicate il numero di partiti che entrerà all'interno di quest'Aula con un proprio rappresentante.

Per voi ogni cosa va bene: va bene ogni singolo voto, ogni singola listarella che può portare acqua al vostro mulino, al mulino delle coalizioni. Torneranno, quindi, il partito degli animalisti, il partito dei cacciatori, il partito dell'amore, il partito del “bunga-bunga”, ad esempio.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore15,20)

FEDERICA DIENI. E la cosa più spettacolare è che, grazie a voi e ai collegi uninominali, tutti questi partiti potranno ambire ad avere un seggio in Parlamento. Perciò andate pure a raccontare balle in giro, ma non le raccontate all'interno di quest'Aula. Non raccontate fuori da quest'Aula che questa è una legge che risolve i problemi e che semplifica le cose, perché è una legge sicuramente peggiorativa. Quello che tornerà alla prossima legislatura saranno i Governi di coalizione, i Governi a venti partiti e le Camere si trasformeranno in una borsa valori dove ogni voto verrà comprato e venduto in quest'Aula. Questo Parlamento oggi muore e voi ne siete complici. Senza dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.272 Dieni, sul quale c'è il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'aula, il parere favorevole dei relatori di Fratelli d'Italia e del MoVimento 5 Stelle, sul quale si rimettono all'aula i relatori di MDP e di Sinistra Italiana e parere contrario del relatore del gruppo Misto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.257 Artini, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea, con il parere favorevole dei relatori di Fratelli d'Italia e del gruppo Misto e con il parere contrario dei relatori di MDP, di Sinistra Italiana e del MoVimento 5 Stelle.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 5.250 Distaso, sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario della Commissione, si rimette all'Assemblea il Governo, parere favorevole dei relatori di minoranza di Fratelli d'Italia e del gruppo Misto-AL, parere contrario dei relatori di minoranza di MDP, di Sinistra Italiana e del MoVimento 5 Stelle.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Il senso di questo intervento, laddove si dice di sopprimere le parole da: “per le liste”, fino alla fine del comma, al comma 4, è questo: si è riconosciuto in Commissione che, in sede di prima applicazione della legge, per quanto riguarda la Camera dei deputati, di fatto, venga ridotto alla metà il numero di firme da raccogliere nei collegi. Tale cosa non avviene per il Senato, dove questa previsione viene condizionata al fatto che ci siano candidature nei collegi plurinominali in tutte le circoscrizioni regionali. Non capiamo la differenza tra Camera e Senato: secondo noi, una disposizione di legge che avesse previsto, in sede di prima applicazione di legge, che le firme da raccogliere alla Camera e al Senato sono ridotte alla metà, sarebbe stata più semplice e più chiara e in tal senso è l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Intervengo per rappresentare a lei e, per il suo tramite, al relatore e alla maggioranza che, oltre alle considerazioni prodotte dall'onorevole Distaso, qui siamo in presenza non solo di una difformità tra Camera e Senato, ma proprio di un potenziale errore, che rischierebbe di inficiare tutta la legge.

Cerco di spiegarmi con un esempio, Presidente. Se io dovessi raccogliere le firme per presentare una candidatura di un movimento politico in Lombardia, e in Lombardia ci sono 12 province, non sapendo, nella mia provincia, quale capacità avranno nelle altre 11 di raccogliere le firme, prudenzialmente sarei tentato di andare verso la soglia massima e, quindi, raccoglierei tra le 1.500 e le 2 mila firme.

Al momento della presentazione potrei scoprire, non avendo avuto l'opportunità di saperlo prima, Presidente, che magari in un'altra provincia rispetto alla mia non si è arrivati a quella soglia.

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, il tema è: se io a quel punto ho raccolto delle firme in misura massima e, invece, in tutte le province ho presentato…

PRESIDENTE. Concluda, deputato. È fuori del suo tempo. Prego, vada alla conclusione.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Il tema è delicato…

PRESIDENTE. Sì, ma lei ha un minuto, deputato. Prego.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Ho capito, ma siamo tutti passeggeri nella vita, Presidente.

PRESIDENTE. Vada alla conclusione.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Se dopo la presentazione delle liste scopro che avrei avuto la possibilità di depositare solo la metà delle firme, succede che io ho depositato, in quel momento all'ufficio elettorale, un numero di firme…

PRESIDENTE. Grazie…

MASSIMO ENRICO CORSARO. …un numero di firme, Presidente, superiore a quello che legittimamente sono chiamato a presentare, perché il limite non è solo inferiore, ma è anche superiore.

PRESIDENTE. Grazie, è chiaro…

MASSIMO ENRICO CORSARO. Quindi, verrei cassato per il fatto che…

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato. Ha parlato il doppio del suo tempo. Grazie.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.250 Distaso, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula. Inoltre, parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia, parere contrario dei relatori di minoranza dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile e MoVimento 5 Stelle, mentre il parere del relatore di minoranza del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.251 Distaso, con il parere contrario della Commissione mentre il Governo si rimette all'Aula. Inoltre, parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia, mentre si rimettono all'Aula i relatori di minoranza dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile. Parere contrario del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, mentre il relatore di minoranza del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.252 Distaso, sul quale la Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento mentre il Governo si rimette all'Aula. Parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia, mentre i relatori dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile esprimono parere contrario. Infine, si rimettono all'Aula i relatori dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, torno sul tema perché l'argomento è simile a quello che ho cercato di spiegare prima, quando lei sembrava assai più attenta allo scorrere dei secondi che alla sostanza della legittimità della proposta di legge che ci apprestiamo a votare.

Io vorrei capire - e mi piacerebbe che il relatore su questo fosse in grado di esprimere un parere - che cosa succede se, dopo che un partito ha presentato le firme raccolte secondo la soglia massima… Però, Presidente, delle due l'una: o mi ascolta lei o mi ascolta il relatore, ma almeno uno non sarebbe male (Commenti di deputati del Partito Democratico)

PRESIDENTE. Proceda.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Che cosa succede, Presidente, se un partito presenta le firme raccolte in misura massima in tutte le province di una regione (il che fa dimezzare il numero delle firme che avrebbe dovuto raccogliere)? A quel punto quel partito ha depositato delle firme in numero superiore al massimo possibile previsto dalla legge, il che significa che, per avere seguito la normativa di legge, quel partito viene escluso dalla competizione elettorale. Infatti, io raccolgo le firme in misura da 1.500 a 2 mila perché non so se sarò autorizzato a presentarle in misura inferiore e poi scopro che il mio partito ha raccolto le firme in tutte le province e, quindi, avrei dovuto raccoglierne non tra le 1.500 e le 2 mila firme, ma tra 750 e 1.000; ne ho depositate almeno 1.500 e, quindi, esondo rispetto alla cifra massima e automaticamente vengo escluso.

È una follia questa norma, c'è un errore tecnico in questa norma. Invito il relatore a prendere atto di questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, ripropongo la questione che ho posto prima. Adesso stiamo discutendo di una questione che attiene proprio al procedimento elettorale, cioè la presentazione delle liste. Io chiedo che il Governo e il Ministero dell'interno, che qui è rappresentato, ci dicano quello che ne pensano.

Il Governo ci ha espropriato della possibilità di fare il dibattito e le votazioni sulla legge elettorale, Presidente. Quest'Aula, per la seconda volta nel corso di questa legislatura, è stata violata nelle sue prerogative su una materia parlamentare di rango costituzionale. La protervia del Governo ci ha impedito di fare il nostro lavoro.

Io trovo - lo ripeto - che questa formula con la quale il Governo si rimette all'Aula, dopo quello che è avvenuto, sia una formula di un'ipocrisia intollerabile. Avete sequestrato la legge elettorale, avete dato copertura a un vergognoso colpo di mano, a cinque mesi dalle elezioni, e avete creato un precedente pericolosissimo, Presidente, che rimarrà come una macchia indelebile - indelebile! - su questa legislatura per la seconda volta - e lo ripeto - dopo il grande pronunciamento popolare del 4 dicembre.

Ebbene, assumetevi le vostre responsabilità. Non c'è stato nessun Ministro in Aula durante le fiducie. Il Presidente Gentiloni ha compiuto una scelta carica di implicazioni; avrebbe dovuto essere lì, metterci la faccia, assumersi le responsabilità del tradimento dell'impegno che aveva assunto al momento dell'insediamento del suo Governo, ma nulla di tutto questo è avvenuto.

Vi siete piegati al diktat del vero padrone, di quello che si è rivelato essere il vero padrone, il vero proprietario del destino politico di questo Governo. Risparmiateci, però, almeno l'ipocrisia di questo rimettervi all'Aula, perché all'Aula non vi siete rimessi, ma l'avete espropriata e umiliata (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistaedi deputati del gruppoFratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Molto rapidamente, per suo tramite, verso il Governo, verso il Ministro Franceschini e i sottosegretari. Come diceva chi mi ha preceduto, è abbastanza anomalo che, all'interno di una medesima legislatura, vi siano due questioni di fiducia sulla proposta di legge elettorale e abbiamo detto, nel corso di tutta la campagna referendaria, anche in quei giorni tribolati e difficili, che forse occorreva ascoltare il messaggio di un grande padre costituente, Piero Calamandrei, secondo cui, quando si tratta di materia elettorale, di materia di rilevanza costituzionale, i banchi del Governo dovrebbero essere vuoti.

I banchi del Governo non sono stati vuoti, tant'è che avete messo la fiducia. Almeno cercate di dire una parola e non di fare un'operazione ipocrita, come rimettersi all'Aula sugli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, per tornare al tema che ha sottoposto il collega Corsaro, perché mi sembra pregnante, se si potesse avere un cenno, perché, visto che qualcuno le firme le dovrà raccogliere, magari che si sappia se questo problema che ha segnalato il collega esiste realmente oppure no, secondo i calcoli del Ministero o del relatore.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Siamo sul 5.262 Mucci, giusto?

PRESIDENTE. No, siamo sull'emendamento 5.252 Distaso.

IGNAZIO LA RUSSA. No, grazie Presidente, parlo su quello dopo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.252 Distaso, i cui pareri ho già dato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.262 Mucci.

ROBERTA AGOSTINI, Relatrice di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTA AGOSTINI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente, solo per cambiare il parere da contrario a favorevole. Credo che, insomma, siamo tutti interessati affinché le procedure della raccolta delle firme siano più agevoli possibili. Oggi semplici cittadini, che abbiano però la delega dal sindaco, possono officiare i matrimoni; credo che anche in questo caso possiamo provare a costruire una procedura per cui i semplici cittadini, con la delega del sindaco, possano raccogliere le firme.

PRESIDENTE. Quindi, ha cambiato il parere che è diventato favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Questo emendamento va a intervenire sulla novella in base alla quale è possibile autenticare le firme per gli avvocati che possono patrocinare davanti alla Cassazione, nonché per i consiglieri delle città metropolitane. È una cosa che ci sembra ottima, era un emendamento che aveva presentato il presidente dalla Commissione e che poi avevamo ripreso noi nella legge successiva.

Chiedo al relatore - e quindi chiedo di votare per parti separate questo emendamento - se sia il caso di non limitare a queste prime consultazioni questa modifica, ma di renderla definitiva. Perché questa volta sì e le volte successive no o perlomeno lasciarlo sub iudice? Se inseriamo una modifica del genere, che è di buon senso, non abbiamo paura di dire che abbiamo fatto una cosa buona e quindi mi permetto di chiedere al relatore di eliminare, come dice l'emendamento, la prima parte da: “esclusivamente” fino a “presente legge”.

Io do parere favorevole anche sul resto, ma votandolo per parti separate, si può votare quanto meno a favore di questa parte. Quindi, chiedo la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Intanto adesso ho altri interventi, poi ritorneremo sulle parti separate.

GIULIO MARCON , Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON , Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. Anche il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile cambia parere e voterà favorevolmente su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie Presidente. Questo emendamento mi consente di riassumere il lavoro che ho svolto all'interno di questa legge elettorale e che riguarda la digitalizzazione dei processi elettorali, la questione delle firme e la questione dei certificatori che hanno appena citato i miei colleghi. Con questo emendamento io cerco di estendere la platea degli autenticatori, non solo agli avvocati cassazionisti, ma a tutta la categoria degli avvocati e chiedo che ovviamente la misura vada oltre le prossime elezioni, e che l'autenticazione sia estesa anche a tutti i cittadini che hanno i requisiti di eleggibilità presso il consiglio comunale, delegati dal sindaco.

Colleghi, vorrei ricordarvi che, con delega del sindaco, dal DPR 3 novembre del 2000, si possono anche celebrare le nozze e non vedo per quale motivo con delega del sindaco non si possano autenticare delle firme per delle liste che si presentano al Parlamento, ma anche per certificare dei requisiti referendari o delle leggi di iniziativa popolare. Guardate che questo è un tema assolutamente pregnante che ha a che fare anche con la qualità della nostra legislazione, nonché con i diritti politici e i diritti di elettorato passivo. Raccogliere le firme in questo Paese è diventato un esercizio titanico, se pensate che un certificatore costa 20-25 euro l'ora e che in un'ora di tavolo si raccolgono circa 15 firme, per un referendum di 500.000 firme servono 35.000 tavoli di lavoro e 700.000 euro. Basta fare una divisione per trovare che anche in seno a delle elezioni presentare una lista diventa uno sforzo enorme dal punto di vista finanziario e non può essere precluso a dei cittadini poter partecipare a elezioni per una questione di denaro. Dunque, estendiamo perlomeno la categoria degli autenticatori. Come dicevo prima: senza un esercito di consiglieri comunali, nessuno è in grado di raccogliere le firme e questo colleghi lo abbiamo visto anche per le richieste referendarie passate, dove solo la CGIL è riuscita a raccogliere le firme. È un dato che dovrebbe interessare tutti, se nemmeno partiti grossi, come il MoVimento 5 Stelle, sono riusciti a raccogliere le firme per le richieste referendarie. Dunque, il problema esiste ed è chiaro e ha a che fare con i diritti politici, i diritti costituzionali e con la qualità della nostra democrazia.

Abbiamo anche chiesto con più emendamenti che si vada oltre la sperimentazione sulle firme digitali perché io ho i miei dubbi che in sei mesi si possa riuscire a mettere in piedi questo sistema. La firma digitale, la firma elettronica qualificata, invece potrebbe essere utilizzata immediatamente senza un intervento ingente da parte del Ministero dell'interno. Chiudo dicendo che questa questione non interessa solo ai portavoce di quest'Aula, ma interessa anche ai cittadini fuori da queste istituzioni: i radicali italiani sono mesi che si occupano di ciò: Mario Staderini e Marco Gentili sono andati al Quirinale per mesi a chiedere al Presidente della Repubblica un'attenzione su questo tema. Questo tema è assolutamente pregnante e la tecnologia in questo caso non deve farci paura perché è un allargamento dei diritti, quindi mettete una mano sulla vostra coscienza democratica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Anche noi non comprendiamo per quale motivo si scriva: esclusivamente per le prime elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica successive alla data di entrata in vigore della presente legge. Le norme relative ai soggetti abilitati all'autenticazione della sottoscrizione delle candidature sono norme strutturali, cioè che non possono vivere lo spazio di una elezione. Per cui, salvo che qualcuno ci spieghi il motivo di questa precarietà della norma, noi non faremo altro che votare a favore dell'emendamento.

Poi si dice che sono abilitati anche gli avvocati abilitati al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori iscritti all'albo di un distretto rientrante nella circoscrizione elettorale.

Ora, è un fatto positivo che si sia esteso il numero delle persone abilitate, ma perché bisogna limitare questa abilitazione agli avvocati cassazionisti, come suole dirsi, per quale motivo? Faccio presente che i comuni italiani sono 8 mila e che non in tutti i comuni italiani esistono gli avvocati, e non in tutti i comuni italiani esistono avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione. Ora, qual è il motivo, forse perché l'avvocato cassazionista, come si dice in gergo, ha una qualità superiore? Deve autenticare e, normalmente, gli avvocati, o di Cassazione o non abilitati all'esercizio davanti alla Cassazione, sono abilitati ad autenticare la firma, la sottoscrizione al mandato dei propri clienti. Quindi, oggi, in Italia, gli avvocati, a qualunque livello, sono in grado, sono abilitati dalla legge ad un'autenticazione. È l'autenticazione, ripeto, del mandato.

Quindi, l'emendamento che vuole sopprimere questa limitazione è un emendamento saggio e fondato, mentre non capisco perché, ripeto, si scrive diversamente. Poi, proprio seguendo quanto è stato già detto, l'emendamento continua dicendo che, nel novero di coloro che devono essere abilitati, bisogna inserire anche i cittadini italiani che posseggono i requisiti per l'elezione a consigliere comunale che venissero delegati dal sindaco. Come giustamente è stato ricordato dalla collega Agostini, i cittadini italiani possono essere delegati dal sindaco a celebrare i matrimoni, cioè non è una funzione da poco. Celebrare un matrimonio significa indossare la fascia tricolore, cioè essere ufficiale di Governo. E quindi, se possono certificare che un matrimonio è stato celebrato, è stato convenuto, le sottoscrizioni, appunto, dei nubendi, mi pare che si possano tranquillamente abilitare i cittadini delegati dal sindaco anche a certificare l'autenticità delle firme. Mi sembrano emendamenti di molto buonsenso, a fronte del quale buonsenso non capisco quale sia il senso del testo della legge che va in senso contrario (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Ovviamente per sostenere l'emendamento della collega Mucci. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti tutti diretti a semplificare il regime delle firme; si è riusciti a migliorare la situazione in via transitoria, e anche lì ci sono una serie di commenti che si potrebbero fare su questa sorta di timore nel ridurre il numero delle firme, nell'aumentare i certificatori, come se il sistema adesso si fosse presentato o caratterizzato per la sua efficienza, assenza di problemi, assenza di indagini per gestione, possiamo dire, un po' superficiale del tema autentiche. Ecco, in realtà il problema non è chi autentica, il problema è un enorme numero di firme, una procedura complicatissima, che non ha eguali, sostanzialmente, al mondo per come è fatta. Non si capisce perché l'Italia sia l'unico Paese dove andare alle elezioni è una corsa a ostacoli, mentre da altre parti - cito, ad esempio, l'elezione del Presidente degli Stati Uniti o le candidature in Germania o in tanti altri Paesi - di autentiche nessuno si sogna di parlare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Unicamente per segnalare, oltre al fatto che ovviamente voteremo favorevolmente a questo emendamento, di cui condividiamo le argomentazioni, che, in previsione della bocciatura di quest'Aula, Alternativa Libera ha depositato un ordine del giorno che proprio ricalca questo emendamento, e quindi spero che almeno come ordine del giorno possa essere approvato da questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Intervengo adesso perché, votando per parti separate, la prima parte dell'emendamento della collega Mucci è simile al mio. Voglio segnalare a quest'Aula che l'articolo 49 della Costituzione recita che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, e, quindi, rendere agevole la sottoscrizione e l'autentica delle firme per la presentazione delle liste elettorali significa dare concretezza a questo articolo, e dovrebbe essere la preoccupazione di tutti noi.

Segnalo, inoltre, che in Francia non sono previste né la sottoscrizione da parte dei cittadini né l'autentica, e quindi noi chiediamo al Governo di riconsiderare il suo parere su questo emendamento per allinearci agli standard delle migliori democrazie europee (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Deputato La Russa, un attimo. Quindi, la prima parte va da “Al comma 7” fino a “ presente legge”, giusto?

IGNAZIO LA RUSSA. Sì, Presidente, anche se la richiesta era anche al relatore di valutare, attraverso questo voto diverso, se modificava il parere.

PRESIDENTE. Relatore?

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. La ringrazio, Presidente. Mantengo il parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento 5.262 Mucci, come l'ho appena descritto al deputato La Russa, su cui vi è un parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e tutti i relatori di minoranza hanno un parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Allora, adesso, prima di votare la seconda parte dell'emendamento 5.262 Mucci, andiamo all'emendamento 5.263 Galgano.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.263 Galgano, su cui vi è un parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e tutti i relatori di minoranza hanno un parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione della seconda parte dell'emendamento 5.262 Mucci, su cui vi è un parere contrario della Commissione, si rimette all'Aula il Governo e tutti i relatori di minoranza hanno un parere favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. C'è un detto popolare che non voglio ripetere in questa sede. Noi non stiamo sollecitando altro - niente di strano - che spiegazioni che stanno a monte delle normative che ci vengono proposte. Ora, che significa dire, come ho ascoltato da parte del presidente Mazziotti Di Celso, che altrove non ci sono tanti problemi e qui facciamo tanti problemi? Qui facciamo tanti problemi perché votare e partecipare alle elezioni è diventato una specie di corsa ad ostacoli. Questo è il punto: se voi fate, come ha detto la collega, come in Francia dove tutti questi ostacoli non ci sono, il problema non si porrebbe.

Ora, abbiamo chiesto per quale motivo voi restringete l'abilitazione a sottoscrivere le richieste delle liste solo agli avvocati cassazionisti, quando la nostra professione ci abilita, dall'avvocato di prima nomina fino all'ultimo, a sottoscrivere gli atti. Questa è la prima questione.

Allo stesso modo, non abbiamo capito perché tale previsione valga per la prossima legislatura: è una cosa strana perché stiamo facendo una legge elettorale che dovrebbe valere per anni e anni e anni e noi introduciamo una modifica per le prossime elezioni, né il Governo che ha posto la fiducia, come è stato già ricordato, si prende la briga di darci una spiegazione. E si badi che non abbiamo soltanto un esponente del Governo, ne abbiamo parecchi competenti in materia e quindi sarebbe non di buona educazione - mi astengo dal dirlo - ma sarebbe corretto da un punto di vista istituzionale sapere perché si sta votando.

Ieri sera, fuori, sono stato avvicinato da alcuni giornalisti i quali hanno sondato se io conoscessi il provvedimento. Devo invitare quei giornalisti a fare stasera l'agguato ai membri del Governo: vediamo se loro lo conoscono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Intervengo velocissimamente, onorevole Sannicandro, solo per dire che lei ha ragione, ma io sono intervenuto esattamente in senso opposto, cioè affermando che non si capisce perché negli altri Paesi sia così complicato raccogliere delle firme e da noi no. Per essere chiari, ho presentato un emendamento relativo ai cassazionisti, la mia collega relativo agli avvocati non cassazionisti, c'erano una serie di versioni ed è stata accolta la più restrittiva, ma la mia posizione non era contraria, tutt'altro. Io sono per la liberalizzazione del sistema: più ampio è il numero dei certificatori, più ampie sono le categorie e meglio è.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.262 Mucci limitatamente alla seconda parte.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.260 Menorello con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Aula; mentre tutti i relatori di minoranza hanno espresso parere favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, signora Presidente. Intervengo brevissimamente. Questa è una versione ridotta dell'emendamento Mucci - un “muccino”, per così dire - che chiede soltanto di dare la possibilità di autenticare agli avvocati tout-court, non distinguendo all'interno della categoria la sottospecie o sovra-specie dei cassazionisti.

Ora, l'emendamento offre così la possibilità di ritoccare la normativa che è stata proposta all'Aula un po' imbavagliata senza minimamente alterare alcun equilibrio tra i partiti, per citare la modalità con cui è stata giustificata la fiducia e, d'altronde, voglio ricordare che gli avvocati non solo firmano tutti egualmente gli atti, come ha ricordato il collega Sannicandro, ma autenticano. Soprattutto, gli avvocati hanno una medesima funzione di autenticatori rispetto ai clienti che rilasciano la procura ed è un'autenticazione che ha un maggior valore di quella di una firma per presentare una lista perché determina la possibilità di stare davanti a una giurisdizione dello Stato.

Quindi non vi è alcuna ragione logica per non ritenere tutti gli avvocati abilitati a tale funzione. Questa modestissima, minuscola, insignificante miglioria allarga ulteriormente la platea degli autenticatori, abbassa i costi, come ha ben detto la collega Mara Mucci, e dà un po' di maggior giustizia a tutti i soggetti nuovi che vorranno proporsi alle prossime elezioni e che non appartengono ai privilegiati che possono fare a meno di raccogliere le firme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, vorrei solo per tornare ai numeri far comprendere quanto sia importante la questione dei certificatori perché alle ultime elezioni, nel 2013, le nuove forze politiche che si presentavano dovevano raccogliere circa 60.000 firme. Qui siamo a 150.000 firme, a parte la deroga prevista per le prossime elezioni. Ritengo che questo sia un problema dirimente perché è un problema, come dicevo, di costo ma anche di credibilità della politica perché ditemi qual è quel partito che non è caduto negli scandali sulla raccolta firme a tutti i livelli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia), dalle elezioni politiche, alle comunali, alle regionali e a tutti i livelli. Ogni volta c'è uno scandalo perché ci sono errori nella raccolta firme, perché ci si rende conto che si devono chiedere favori - non raccontiamoci che non sia così - per certificare le firme, raccogliere le firme e poi farle certificare fuori dalla territorialità ed è tutto dipendente dal fatto che è impossibile avere un esercito di consiglieri comunali se sei un partito medio-piccolo. Quindi, questo è un problema importante di credibilità della politica, di rappresentatività ed è un problema di democrazia. Quindi, invito tutti a votare questo semplice e banalissimo emendamento che estende a tutti gli avvocati la possibilità di certificare e autenticare le firme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.260 Menorello.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'articolo 5.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, cari colleghi, cogliendo l'occasione dell'ultimo articolo del provvedimento, vorrei in qualche minuto dire quanto mi preme. E, per suo tramite Presidente, vorrei rispondere con l'occasione al collega Auci che la settimana scorsa disse: ma che cosa è successo a Bersani? Intendendo: si è radicalizzato? Io, caro collega Auci, sono quello di sempre, sociale e liberale: liberale nel senso, come ha detto lei, contro le rendite che tagliano i salari. Ma faccio io una domanda: dove sono i liberali? Dove sono coloro che dicono che le regole sono sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistae della deputata Galgano)? Anzi, la prima sostanza. “Legge elettorale” è parola grossa: è un marchingegno sconosciuto al mondo, un hapax legomenon, lasciatemelo dire, come si vede da alcuni elementi. Primo, inutile ridirlo ma per memoria: si parla di coalizioni? No, qui si parla di vaghi apparentamenti fatti per raccogliere voti anche con reti a strascico, liste civetta, pluricandidature, soglie di comodo. Poi, secondo, ci siamo resi conto che noi stiamo dicendo a un cittadino: tu con un segno, così - e ne vuoi fare uno - decidi tre cose e 2 possono non piacerti. Mi spiace, non vorrei, adesso, essere blasfemo, ma come dice il Vangelo di Giovanni, ti cingeranno i fianchi - nel collegio - e ti porteranno dove non vuoi andare. Terzo; due terzi di nominati. Si dice: ah, non sono nominati, sono i partiti… ma in Italia i partiti sono un eufemismo e la gente pensa che sia un eufemismo negativo, risulteranno nominati e si aprirà un problema di governabilità micidiale, non la governabilità tecnica, questa s'è vista in tutta Europa - un Parlamento che non riesce a fare un Governo in qualche modo si fa - ma in un Paese moderno, che non è nella foresta dell'Amazzonia, la governabilità deriva da un rapporto decente, fra cittadini, istituzioni e politica (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Senza quello, non c'è governabilità!

Allora, quando non sei in grado di garantire governabilità tecnica, dà rappresentanza, no? Fallo esprimere il Paese; digli: ti do lo scettro, dimmi dove vuoi andare. Così si rinsalda una democrazia. Allora io vi dico, e ve lo dico, come vedete, col cuore in mano, lo dico ai deputati di questa specie di nuova maggioranza che stanno portandoci, appunto, dove forse non vogliono andare neanche loro: qui si sentono delle volgarità; giornalisti, commentatori, i seggi, le seggiole, le sedie… oh! ma quali sedie, lo ripeto, quali sedie? A parte il fatto che i commentatori dovrebbero sapere che al giorno d'oggi, per ciascuno di noi, qui, sapere dove va una sedia è come il cubo di Rubik, con qualsiasi legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e della deputata Galgano). Sia chiaro; poi, semmai, io so cosa possono pensare tanti dei miei colleghi; è una responsabilità, cosa succede dopo che si è alzata così la posta, la fiducia, il Governo… qui non si va nel caos, qui ci sono soluzioni abbordabili, rispettose della Costituzione, adatte anche al fatto che siamo agli ultimi mesi. Non si va nel caos, siamo tutta gente responsabile.

Allora, fuori da qui c'è un Paese diviso; socialmente la forbice si sta allargando, nei redditi si sta allargando, fra le impresa si sta allargando, quelle che ce la fanno e quelle che non ce la fanno. È ora di ricomporre con democrazia e lavoro. Diamoci una mano; per ricomporre ci vuole un Parlamento, un sistema politico e sociale credibile; se no, mettiamo il Paese nei guai. Io vi invito, veramente, a rifletterci (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile, di deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionalee di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Intervengo ormai alla fine dei voti sulla legge elettorale, su questo articolo 5 che ha una portata normativa piuttosto limitata ….

PRESIDENTE. Scusate colleghi, lasciate il deputato Cecconi parlare con attenzione, per favore?

ANDREA CECCONI. …e di questo mi sento di dover ringraziare il ministro Finocchiaro, e anche lei, Presidente, per averci tolto la possibilità di parlare degnamente di una legge elettorale che, come più volte abbiamo detto, è una truffa ai danni dei cittadini.

Questo articolo 5, come all'inizio dell'articolo ha ricordato il mio collega Toninelli, se il relatore mi può gentilmente ascoltare un attimo, crea un problema fondamentale che non ha una ragione politica, ma ha una ragione squisitamente tecnica. Questa legge, sempre che passi, io mi auguro di no, entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, come tutte le leggi, con un limite enorme! Il limite è dato dal fatto che noi stiamo aspettando una delega che diamo al Governo per il disegno dei collegi che arriverà trenta giorni dopo l'entrata in vigore di questa norma.

Quindi, noi lasciamo - come voi avete lasciato questo Paese, per un anno e mezzo, con una legge elettorale sola per la Camera dei deputati e non per il Senato -, per un mese, anche il Presidente della Repubblica nell'impossibilità di poter sciogliere le Camere, perché non si può andare a votare. Durante i lavori di Commissione, c'era un emendamento dell'avvocato Sisto, che poi ha ritirato, inspiegabilmente, che istituiva una norma transitoria e che diceva che in quei trenta giorni se dovesse succedere qualcosa - perché è possibile che succeda qualcosa, anzi, mi auguro proprio che succeda qualcosa e che il Governo cada - il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere, perché non ha i collegi disegnati. E guardate che ciò è determinante, perché una volta sciolte le Camere decorrono i 40, i 70 giorni e parte la macchina burocratica per raccogliere le firme, per esprimere i candidati e se tu i collegi non li hai, non lo puoi fare! Allora, visto che ormai i giochi sono fatti e non si è potuto discutere di nulla, io mi augurerei che questo Parlamento e la maggioranza si rendano conto che una norma transitoria da inserire nell'articolo 5 è necessaria, fondamentale e possiamo anche fermarci un minuto, il relatore presenta la norma transitoria e la votiamo per mettere al riparo il Paese. Qui non si parla né delle nostre né delle vostre poltrone, di cui francamente mi interessa poco, mi interessa che una legge, che già è un obbrobrio in sé, non sia un ulteriore ostacolo alla democrazia del nostro Paese. Quindi, chiedo al relatore di fare questo tipo di riflessione, perché in Commissione è stata fatta, lo ripeto, è stata fatta e, inspiegabilmente, ci ritroviamo, dopo tre fiducie e una discussione compressa, a votare degli emendamenti sui collegi esteri, che, ragazzi, sono meravigliosi, voi del Partito Democratico, o chi ha proposto quell'emendamento, avete fatto un atto meraviglioso nei confronti del MoVimento 5 Stelle, perché su Verdini o su Alfano vi romperemo per tutta la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e chi lo candiderà - e voi siete colpevoli di questo - non avrà chance nei confronti della campagna politica che noi gli faremo contro, perché è una cosa indegna! Non si possono salvare per legge delle persone, non si possono salvare per legge, con una legge elettorale, delle persone che non hanno possibilità di rientrare qui dentro perché non raccoglierebbero il voto di nessuno e voi li mettete all'estero dove nessuno li conosce, dove il meccanismo è più farraginoso e nascosto, per riportarle qui dentro. È una cosa indegna!

Io la ringrazio, Presidente, ma vorrei, che il relatore, prima del voto dell'articolo 5, si rendesse conto che quello che stanno facendo, oltre all'indegnità generale della legge, è un atto indegno nei confronti delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Il collega del MoVimento 5 Stelle pone un problema, se non ho capito male la questione che pone, e cioè dice, o dicono i colleghi del MoVimento 5 Stelle: la legge è vigente dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta, ma il Governo ha la possibilità di una delega di 30 giorni per compilare, per redigere la compilazione del disegno dei collegi. Però, la mia risposta è che è evidente che la legge deve entrare in vigore immediatamente, in maniera da far partire la delega, perché, ricordo, qui, tra l'altro, collega Cecconi, che in quest'Aula, in Commissione, nel maggio-giugno di quest'anno, quando discutevamo di quell'altro testo base, ci fu una sollevazione sul fatto che il disegno dei collegi fosse affidato ad un voto del Parlamento, di Commissione o di Aula e ci fu chiesto a gran voce, da gran parte dei gruppi, che il disegno fosse affidato al Governo, quindi, ad una parte terza.

In più, come voi sapete, abbiamo dibattuto e abbiamo indicato che la base di partenza del lavoro del Governo fosse un precedente disegno di una legge approvata nel 1993, il Mattarellum, quindi lontana dalle dinamiche politiche attuali; quindi, sappiamo anche che quel lavoro partirà da una base concreta. Se la legge non fosse immediatamente in vigore, non potrebbe partire la delega, non potrebbe partire il termine dei 30 giorni. Il problema che pone il MoVimento 5 Stelle - che è una riflessione e in questo caso non c'è nessuna polemica, fare una riflessione sull'efficacia della legge – è, se non vado errato nell'interpretazione, cosa succede in quei 30 giorni, se dovesse succedere qualcosa. Io penso - però qui esprimo un'opinione personale - che nulla dovrebbe succedere, in attesa che il Governo abbia finito con i tempi della delega di svolgere il proprio ruolo, che il Parlamento gli affida per delega, di disegno dei collegi. A me pare che la questione sia risolta per come è scritta la legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, il MoVimento 5 Stelle non chiede che l'entrata in vigore della legge venga posta 30 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ci mancherebbe! Ma che venga posta nei 30 giorni dalla pubblicazione all'approvazione del decreto legislativo del Governo sui collegi l'applicazione della legge: in quei 30 giorni la legge è ovvio che è in vigore, ma non è applicabile perché mancano i collegi.

Io dico, ma quantomeno in punta di diritto un qualchecosa di dignitoso può essere fatto? Possiamo dire che in quei 30 giorni, potrebbe essere un esempio di scuola, va bene, ma siamo sulla legge elettorale: se va nelle università, questa legge elettorale, vi rendete conto uno studente al primo anno e al primo esame che si legge questa cosa che cosa vi viene a dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Vi stiamo semplicemente dicendo: va bene l'entrata in vigore un giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma per garantire l'applicabilità della stessa, e non dire al Presidente della Repubblica che non può mettere in atto la sua prerogativa principale, che è sciogliere le Camere; anche se può essere un esempio di scuola, mettete l'applicazione di collegi già vigenti nel testo unico della legge del 1957. Mio Dio, non mi sembra che chiediamo niente di strano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Inviterei il relatore ad una riflessione su questo punto, perché effettivamente secondo me è un svista in cui siamo incorsi nei lavori della Commissione. Potrebbe succedere che le Camere si sciolgono immediatamente dopo l'approvazione della legge: c'è una legge vigente, non ci sono i collegi. Il Governo ha 30 giorni per completare il disegno: obiettivamente ci troveremmo in una situazione ben strana, in cui lo scioglimento potrebbe portare ad elezioni da 45 a 70 giorni prima. Riflettiamo su questo punto: il disegno dei collegi avverrebbe 30 giorni dopo; cioè noi ci potremmo trovare teoricamente in una situazione in cui si devono presentare le liste a Camere sciolte con la legge vigente, senza sapere quali sono i collegi elettorali. Quindi, far entrare in vigore la legge nel momento in cui è completato l'iter, è qualche cosa che credo sia assolutamente ragionevole, e potrebbe facilmente essere risolto con un emendamento ad hoc del relatore, che tutti approveremmo immediatamente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Cozzolino n. 9/2352-AR/36 e Mucci n. 9/2352-AR/163.

Il deputato Stefano Quaranta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/102.

STEFANO QUARANTA. Signora Presidente, l'ordine del giorno da me presentato riguarda il tema del diritto di voto dei fuori sede. Mi rendo conto che, nel quadro di una legge che è stata approvata con la fiducia e che nel merito risulta essere piuttosto strampalata, proprio perché al contrario di garantire un voto libero ai cittadini, tiene insieme sistema maggioritario e sistema proporzionale con un voto solo, e che ha come unico obiettivo politico quello di far nominare da parte dei segretari dei partiti i parlamentari e di prefigurare un risultato elettorale anche per il post voto, parlare di diritto di voto e fare riferimento all'articolo 48, capisco che possa sembrare una bestemmia e una contraddizione in termini.

PRESIDENTE. Colleghi, è possibile uscire senza fare confusione? Perché il collega Quaranta sta illustrando il suo ordine del giorno. Quindi, se volete uscire fatelo, ma consentendo a lui di parlare, perché c'è una grande confusione in questo emiciclo. Prego, se c'è da defluire andate. Un attimo solo, deputato Quaranta, perché altrimenti diventa difficile per tutti. Veda un po' adesso se ce la fa. Prego.

STEFANO QUARANTA. Grazie. Ho quasi terminato, nel senso che in questo quadro, dicevo, può sembrare retorico il richiamo all'articolo 48 della Costituzione: una legge che sembra fatta apposta per allontanare i cittadini dalla politica e dal voto. Noi qui stiamo a riproporre una questione che, seppur può sembrare marginale, è di grande importanza. E, cioè, riconoscere a tutti coloro che sono fuori sede, che non si trovano nella loro zona di residenza, di poter comunque esercitare questo loro diritto al voto. La legge non contiene nessun provvedimento volto a favorire questo tipo di partecipazione: chiediamo con questo ordine del giorno che ci sia una sensibilità da parte del Governo nel favorirla.

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/147.

NICOLA FRATOIANNI. L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/147 a mia prima firma, come tutti gli ordini del giorno presentati dal gruppo di Sinistra Italiana-Possibile, ha un obiettivo, un obiettivo chiaro: quello di decostruire l'impianto di una legge elettorale che, dal punto di vista della sua costruzione complessiva, produce, da un lato, un grande pasticcio, una grande confusione; dall'altro, mette in campo una tendenza ormai troppo a lungo conosciuta nella storia di questo Parlamento, e in particolare della storia di questa legislatura: la tendenza a costruire leggi elettorali che, invece di avere come obiettivo il rafforzamento della qualità democratica del nostro Paese, il rafforzamento e la ricostruzione di un rapporto tra rappresentanti e rappresentati, mettono al centro dell'attenzione l'idea di inventare modelli elettorali che abbiano l'obiettivo di rafforzare la condizione del momento della maggioranza che li propone, e che tenta in tutti i modi di approvarli. E hanno come obiettivo principale quello di andare perfino più in là, cioè di definire preventivamente, prima ancora che arrivi il momento delle elezioni, nuove possibili maggioranze di governo.

Lo abbiamo detto in modo molto chiaro: una legge elettorale come questa, che da un lato reintroduce quella che noi consideriamo una pessima forzatura, quella della distorsione maggioritaria, che dall'altro col voto unico, come è stato più volte ricordato in questi giorni, rende di fatto impossibile per i cittadini compiere qualsivoglia scelta, altro che la ricostruzione di un principio di radicamento nel rapporto tra eletti e rappresentati! Una legge elettorale come questa, che costruisce un sistema di coalizioni per la verità “farlocche”, prive di ogni vincolo di carattere programmatico, che si prestano ad un meccanismo nel quale il trasformismo si eleva a sistema, consentono cioè un meccanismo a geometria variabile, ha precisamente questo obiettivo.

Ecco, per questa ragione, con questo ordine del giorno che interviene su alcuni di questi punti, ma con l'insieme dei nostri ordini del giorno, intendiamo segnalare il carattere pasticciato e truffaldino di questa legge, e intendiamo, ancora una volta, segnalare e denunciare il carattere vergognoso, inaccettabile, che ha portato ancora una volta in questa legislatura a utilizzare lo strumento coercitivo del voto di fiducia in una materia parlamentare tanto delicata come quella della legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Il deputato Kronbichler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/103.

FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, spero che sia accolto questo ordine del giorno, perché se fosse rigettato sarebbe una piccola cattiveria; secondo me sarebbe una risposta molto scortese ad una richiesta gentile. Cioè, con questo ordine del giorno non intendiamo sopprimere alcuno di questi favori spudorati che questa legge concede ad un partito amico del Governo, chiediamo solo di rendere un po' meno spudorato tale favore. Chiediamo solo di non assegnare a quel partito della mia terra il pieno dei seggi, l'esclusiva, già per legge elettorale. Chiediamo che si permetta, almeno teoricamente, una più equa e democratica competizione. Chiediamo niente di più che di non sospendere le elezioni democratiche in Trentino-Alto Adige/Südtirol.

PRESIDENTE. La deputata Roberta Agostini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/104.

ROBERTA AGOSTINI. Presidente, il mio ordine del giorno insiste su un tema molto discusso in questa legislatura, che riguarda la presenza equilibrata di uomini e donne nelle liste elettorali. Il testo di legge, come si vede, prevede delle norme abbastanza precise: 60-40; è una norma antidiscriminatoria: nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento nelle liste, sia a livello dei collegi uninominali sia a livello dei collegi plurinominali.

Tra l'altro, noi avevamo chiesto con un emendamento che questa regola fosse rispettata nelle circoscrizioni e non semplicemente calcolata sul totale nazionale, per quanto riguarda la Camera e non semplicemente per il Senato, in modo tale da evitare squilibri.

Con questo ordine del giorno, però, chiediamo - siamo a chiedere l'attenzione su questo punto - che il Governo renda chiara la sanzione, la procedura attraverso la quale si arriva a una sanzione nel caso in cui i partiti depositino liste che non rispettino la norma. Infatti, mentre nel caso dell'alternanza - parlo dell'articolo 1 del testo di legge, precisamente del comma 9, punto 3 -, nella previsione della successione interna, c'è la penalizzazione dell'inammissibilità della lista, se questa non viene rispettata, invece nella previsione della distribuzione del rispetto della norma antidiscriminatoria che citavo viene richiamato il ruolo dell'Ufficio centrale nazionale, che assicura il rispetto di questa norma in sede di verifica dei requisiti di cui all'articolo 22 della legge n. 361 del 1957. Quindi, c'è una procedura abbastanza incerta, abbastanza vaga, credo invece che si debba precisare - anche in sede di dibattito parlamentare, al fine di evitare ricorsi e problemi - all'atto di deposito delle liste. Il senso del nostro ordine del giorno è questo.

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/2352-AR/151 è stato ritirato dal presentatore. Il deputato Laforgia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/105.

FRANCESCO LAFORGIA. Signora Presidente, questa legislatura sarà ricordata per quella ferita che, per la verità, si è prodotta due volte in questa legislatura, nella misura in cui due Governi, prima quello Renzi e poi Gentiloni, hanno interferito su una materia che per sua stessa natura è una materia parlamentare come la legge elettorale. Un atto gravissimo. Se oggi fossimo alle prese con una legge elettorale degna di questo nome, probabilmente quella ferita non potrebbe rimarginarsi, ma sicuramente farebbe meno male; il problema è che stiamo parlando di una legge elettorale pasticciata, piena di buchi, di storture, che non garantirà la governabilità, di sicuro non garantirà la rappresentanza. Una legge elettorale, l'abbiamo ripetuto in tante occasioni, che consegnerà a questo Paese un Parlamento di nominati, ma che al suo interno contiene numerose altre storture. Noi ne indichiamo una, tra le altre appunto. Cioè è una legge che prevede il fatto che le liste che sono in coalizioni e che conseguono il risultato che sta sotto la soglia prevista del 3 per cento ma superano l'1 per cento portano i loro voti alla coalizione ma non sono ammesse alla ripartizione dei seggi. Noi queste liste non le chiameremo liste civetta, per un motivo molto semplice, perché da queste parti siamo molto affezionati a queste categorie ornitologiche - le civette e i gufi sono animali che sono a noi molto graditi, ci siamo molto affezionati -, però è evidente che siamo di fronte a una stortura della rappresentanza, una vera e propria stortura della rappresentanza, e in questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di intervenire per porvi rimedio (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/106.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, con questa riforma della legge elettorale in pratica consegniamo alle segreterie dei partiti, attraverso le liste bloccate, la nomina dei parlamentari, o meglio della grande maggioranza dei parlamentari, perché una quota invece si sottoporrà al giudizio degli elettori nei collegi uninominali. Se avessimo dei partiti come, ad esempio, in Germania, che hanno una solida tradizione e pratica democratica e dei meccanismi di selezione veramente efficaci, noi potremmo anche riconoscere ai partiti questo potere, del resto la Costituzione assegna ai partiti una funzione decisiva nella formazione delle decisioni politiche, ma noi sappiamo che i partiti, a seguito di campagne mediatiche ideologiche e culturali, in questi anni sono stati distrutti. I pochi rimasti non hanno al loro interno neanche uno statuto democratico, ed altri hanno assistito ad un impoverimento forte della partecipazione. Non hanno nessun finanziamento pubblico, se non quello assegnato ai gruppi parlamentari. Allora, è necessario, proprio per individuare questi parlamentari che saranno inseriti nelle liste bloccate, un meccanismo di selezione democratica, quindi chiediamo, con questo ordine del giorno, di valutare un intervento normativo che disciplini le elezioni primarie, in cui ogni partito e movimento politico, in modo trasparente, voglia procedere per designare i propri candidati alle elezioni del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato D'Attorre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/107.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, vede in quale singolare circostanza ci troviamo su una materia parlamentare, tutta parlamentare? Vi è un'unica possibilità per discutere dei temi che avremmo voluto sottoporre al confronto in Aula, alla sovranità del Parlamento di quest'Aula; siamo costretti a ricorrere all'artificio di ordini del giorno che, sulla legge elettorale, si rivolgono al Governo. Credo che non ci sarebbe segno più evidente della mortificazione a cui questo consesso democratico è stato sottoposto.

Qui viene sollevato, in questo ordine del giorno, un tema su cui anche il Presidente emerito della Repubblica, il Presidente Napolitano, ha richiamato invano allo stato l'attenzione delle forze politiche, ossia la previsione dell'indicazione del capo politico: ogni partito è tenuto a presentare, sia che vada da solo sia che vada in alleanza, un proprio capo politico. È scritto proprio così: “capo”. Era una previsione che c'era nel Porcellum, legge poi dichiarata incostituzionale perché prevedeva un premio di maggioranza in grado di assicurare il controllo delle Camere anche a una minoranza piccola, non particolarmente significativa, del corpo elettorale. Lì era il capo della coalizione: le forze politiche indicavano il capo della coalizione e attraverso quella indicazione si aggirava l'articolo 92 della Costituzione, tant'è che ricorreva la formula ipocrita: “fatte salve le prerogative del Presidente della Repubblica”.

Questa invenzione del Porcellum è stata poi ripresa dall'Italicum, un'altra legge elettorale che assicurava la maggioranza, quale che fosse, il risultato ottenuto dal partito vincitore al primo turno. Come sappiamo, anche quella legge elettorale è stata dichiarata incostituzionale, nel senso che la Corte ha fatto osservare che non si può attribuire una tale maggioranza di seggi indipendentemente dalla rappresentatività reale e che, quindi, in qualche modo, anche l'idea di avere un capo vincitore a qualsiasi costo non era costituzionalmente sostenibile.

Ora è davvero incredibile che questa previsione sopravviva in questa legge elettorale, in cui è molto probabile che non vi sia una maggioranza predefinita che esca dalle urne, in cui le coalizioni, addirittura - lo ricordava l'onorevole Bersani poco fa -, sono semplici apparentamenti burocratici, coalizioni che non sono tenute neppure a presentare un programma comune; semplici convergenze di comodo nei collegi per provare a lucrare qualche collegio in più, senza l'obbligo neppure di presentare un progetto di governo al Paese. Sono due aspetti veramente insostenibili di questa legge elettorale e io inviterei a riflettere - abbiamo presentato degli emendamenti su questo in Commissione e, almeno lì, abbiamo avuto la possibilità di avere interventi, ma, nella sordità del patto di ferro, del patto di potere che sosteneva questa legge - sulle parole che un Presidente della Repubblica ha rivolto all'attenzione delle forze politiche.

Tra poche ore si terrà il voto finale, il voto conclusivo, l'unico - voglio concludere su questo aspetto - su cui sarà possibile esercitare il voto segreto, che è stato presentato come un agguato. Ma io chiedo ai colleghi: può essere considerato davvero il voto segreto un agguato, in una situazione in cui abbiamo parlamentari che sanno che, se questa legge sarà approvata, il loro destino dipenderà integralmente dai capi partito? Il Governo mette la fiducia, impedisce ai parlamentari di fare il proprio mestiere, fa approvare una legge elettorale che cancella il rapporto eletto-territorio e mette il parlamentare interamente nelle mani dell'arbitrio del capo politico.

Allora io credo che quel voto segreto sia un presidio, l'ultimo presidio di autonomia e di dignità della funzione parlamentare, in cui la singola coscienza del rappresentante della Nazione può avere un sussulto: può decidere di obbedire ai suoi convincimenti profondi e non semplicemente all'imposizione, al diktat di un patto di potere. Mi auguro che questa valutazione la facciano in particolare i colleghi del Partito Democratico, anche perché questa legge distrugge definitivamente quel campo del centrosinistra, di Italia Bene comune, con cui, insieme, siamo stati eletti: con lo stesso programma, con lo stesso impegno di cancellare il Porcellum, di non avere mai più nominati.

Voi tradite quell'impegno e regalate un precedente, un'autostrada alla destra: io mi auguro che, in scienza e coscienza, ci siano parlamentari che non accettano questo disastro (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/109.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, questo ordine del giorno interviene su una materia normata dall'articolo 51 della Costituzione in materia di pari opportunità tra donne e uomini, che, all'interno di questa legge elettorale, è prevista nell'alternanza uomo-donna sulle candidature, sui capilista e che prevede che non ci possa essere un sesso che ecceda oltre il 60 per cento nelle candidature circoscrizionali.

Noi proponiamo un'altra cosa, forse troppo innovativa, ma che però sta dentro una riflessione che è già aperta in Europa e che meriterebbe probabilmente un'attenzione in più da parte di questo Parlamento. In Francia, ad esempio, esistono, già alle elezioni amministrative, le cosiddette candidature binomio, ovvero la doppia candidatura uomo-donna come capilista all'interno delle liste che si presentano. Io credo, noi crediamo che si debba andare in questa direzione.

Addirittura, in alcuni Paesi europei - penso alla Germania, lo ha ricordato lo stesso lei, signora Presidente, in più di un'occasione -, esistono leadership doppie, leadership dove ci sono un uomo e una donna alla guida dei singoli partiti: dai partiti di sinistra, ai partiti moderati, persino nei partiti di estrema destra.

Credo che sarebbe il caso di approvare questo ordine del giorno e di procedere: non avremo la possibilità di farlo in questo ramo del Parlamento, visto lo sfregio che avete deciso di fare alla Camera dei deputati attraverso l'apposizione della fiducia, mi auguro che si possa rimediare al Senato. Già questa legge verrà ricordata per essere la legge dei nominati, già sarà ricordata per il regalo che avete fatto a Verdini, già sarà ricordata per l'entente cordiale con la destra che ci sarà su questa legge elettorale e dopo per la formazione del Governo del Paese: provate almeno a fare una scelta di civiltà che va nella direzione dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/110.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Il provvedimento in esame reca norme che incidono su una materia, quella elettorale per l'appunto, che ha un carattere squisitamente democratico. Il provvedimento, ovviamente, prevede riferimenti a zone del nostro Paese dove sono presenti minoranze linguistiche riconosciute. Per le peculiarità riconnesse a tali minoranze, a nostro giudizio, è necessario tutelarne e favorirne l'accesso alla rappresentanza: in particolare, nell'individuazione dei collegi, secondo noi, sarebbe necessario che la relativa delimitazione ne favorisse la rappresentanza.

Il tema che noi poniamo con questo ordine del giorno ha carattere costituzionale: voglio ricordare che è vigente una legge, la n. 482 del 1999, che recita: “La Repubblica valorizza il patrimonio linguistico e culturale della lingua italiana, promuove altresì la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate dalla presente legge”. La legge n. 482 del 1999 è attuativa dell'articolo 6 della Costituzione, che prescrive una particolare tutela tramite apposite norme - per questo, appunto, la legge n. 482 del 1999 - e forme di cosiddetta discriminazione positiva.

Per questo noi chiediamo al Governo di tenere in debita considerazione, nell'individuazione dei collegi, ove siano presenti minoranze linguistiche riconosciute, l'esigenza di favorirne l'accesso alla rappresentanza per una ragione, come ho provato sinteticamente a dire, squisitamente democratica e di carattere costituzionale.

PRESIDENTE. Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/111.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a valutare gli effetti di questa riforma o di questa controriforma, perché si presume, guardando i numeri, che questa proposta di legge dovrà essere approvata e, quindi, è evidente che, poiché noi già riteniamo che gli obiettivi di governabilità e di rappresentanza che qui si millantano non saranno raggiunti, noi auspichiamo che il Governo o, comunque, le forze di maggioranza rimedino subito facendo una sorta di monitoraggio di quello che è successo.

Perché questa proposta di legge passerà? Si dice perché è sostenuta da una larga maggioranza. Ma come è stata raggiunta questa larga maggioranza e a che cosa tende? Questa larga maggioranza è stata raggiunta nel modo peggiore possibile, cioè non ritrovando una comune sensibilità costituzionale, ma è stata messa insieme sapendo che nessuno dei contraenti ha a cuore la Carta costituzionale, la quale si fonda su un principio base: la sovranità appartiene al popolo. Non è scritto: “la sovranità emana dal popolo”, non è scritto che “la sovranità discende dal popolo”. “Appartiene”, cioè qualcosa che il popolo mantiene sempre con sé. Le leggi elettorali che sono state fatte in questi anni sono tutte leggi elettorali invece in cui al popolo, al sovrano, è sottratto lo scettro. Ora, una volta che il PD, Forza Italia, la Lega Nord e Alfano hanno ritrovato questa sintonia nel derubare il sovrano del suo scettro ovviamente hanno fatto una legge. Quindi, è una larga maggioranza che si fonda sulla valutazione comune di aver costruito uno strumento idoneo per non far eleggere i propri rappresentanti dal popolo e, quindi, da qui discendono, a cascata, tutte le altre questioni, come la violazione del Regolamento.

Qui stiamo discutendo di una proposta di legge che non è passata affatto dalla discussione sulle linee generali, con una giustificazione - e lo dico agli avvocati che sono qui dentro - veramente assurda. Voi immaginate che si stia facendo un processo perché qualcuno non ha pagato il fitto di casa. Il processo ad un certo punto viene sospeso per un motivo qualsiasi e si riprende dopo qualche mese. Da dove si riprende il processo e su che cosa si riprende? Si riprende dal punto in cui il processo fu lasciato per discutere la stessa materia. Noi avevamo una proposta di legge che si rifaceva al sistema tedesco e non si è ripartiti da lì, non ci sono stati degli emendamenti su quel progetto di legge. Quel progetto di legge è stato soppiantato ed è stato inserito nella discussione un altro e su questo punto abbiamo ascoltato una banalità in quest'Aula, con tutto il rispetto per chi ha elaborato il cosiddetto parere giuridico. È stato detto: “C'è la continuità; stavamo discutendo, ci siamo fermati un attimo e abbiamo ripreso” saltando a piè pari una questione, cioè che avete sì ripreso ma su un altro testo che non era all'ordine del giorno. Devo già concludere, Presidente? Quanti minuti ho?

PRESIDENTE. Minuti nessuno; qualche secondo.

ARCANGELO SANNICANDRO. Qualche secondo. Allora, questa maggioranza mi ricorda un'immagine della mia infanzia, quando c'era l'asino e sull'asino c'era il suo padrone, il contadino, che per farlo camminare aveva una cannuccia ed una carota appesa e, quindi, l'asino camminava. Così abbiamo raggiunto qui la maggioranza. Ecco perché il mio ordine giorno dice di impegnare il Governo a monitorare dopo per vedere quello che succede, quando i tanti delusi che sono in quest'Aula si renderanno conto che la carota nascondeva il bastone (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Albini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/112.

TEA ALBINI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno vogliamo tornare sulla questione del voto disgiunto. Con questa legge, da noi definita “imbrogliona”, espropriamo di fatto i cittadini italiani del potere di esercitare il loro diritto, peraltro sancito dalla Costituzione, di scegliere i propri rappresentati in Parlamento e, così facendo, stiamo dando un colpo incredibile ad uno dei punti cardine della nostra democrazia che è il sistema elettorale. Questo sistema misto assegna alla Camera, con un unico voto espresso dall'elettore, 231 seggi, più uno della Valle d'Aosta, e 109 seggi al Senato, più uno della Valle d'Aosta e sei del Trentino-Alto Adige, nei collegi uninominali col sistema maggioritario e passa il candidato più votato. I restanti seggi verranno assegnati nell'ambito dei collegi plurinominali in modo proporzionale tra le liste e le coalizioni una volta superato lo sbarramento. Quindi, risulteranno eletti, nei limiti dei seggi di cui ogni lista avrà diritto, i candidati secondo l'ordine di presentazione. È un meccanismo complesso, per cui ci sembrerebbe fondamentale che il Governo valuti gli aspetti applicativi della legge per poter assumere iniziative, anche normative, per cui ogni elettore possa scegliere, in modo consapevole, i futuri parlamentari tramite il doppio voto da esprimere sull'unica scheda, scegliendo così, con il primo voto, il candidato nel collegio uninominale e con il secondo la lista.

Questa maggioranza anomala che approverà la legge ha volutamente respinto, in Commissione prima e con la fiducia poi, tutti gli emendamenti che andavano in questo senso. Noi crediamo nel valore del voto quale strumento fondamentale di partecipazione democratica alla vita delle istituzioni e vorremmo che fosse il più libero possibile e che potesse dare ai cittadini la facoltà di esprimersi nel modo più ampio e consapevole. Non ci piacciono i pasticci, non ci piacciono le costruzioni farlocche, non ci piacciono i voti divisi in modo percentuale. Insomma, signora Presidente, questa legge non ci piace e non piacerà agli italiani e, come diciamo a Firenze, questa legge non ci piace né poco e né punto (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Ricciatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/114.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. È un po' triste, all'interno di quest'Aula, doversi appellare a un ordine del giorno per chiedere il riconoscimento di un articolo della Costituzione. Nel dettaglio, vorrei parlare dell'articolo 51 della Costituzione, un articolo che almeno sulla carta o almeno nei programmi elettorali dovrebbe essere caro a tante colleghe e colleghi, perché parliamo della rappresentanza di genere. Signora Presidente, è ancora più triste che nell'anno 2017 siamo costrette a presentare degli ordini del giorno per dire, in soldoni, che noi tutto sommato non ci fidiamo più di tanto della politica e dei futuri capibastone che saranno chiamati a comporre delle liste di nominati.

Allora, con questo ordine del giorno vorremmo mettere in sicurezza la tutela dell'articolo 51 e chiediamo che venga individuato un responsabile effettivo per rispettare l'equilibrio di genere nella futura composizione delle liste. Siamo costrette a chiedere anche che venga scritta e depositata presso la Corte di cassazione una dichiarazione che attesti in via preliminare il rispetto delle disposizioni scritte all'interno di un articolo della Costituzione.

Signora Presidente, qualche mese fa c'è stato un fronte abbastanza ampio che ha detto che la Costituzione in questo Paese ancora non si può e non si deve toccare. Io non so quale sarà il parere del Governo su questi ordini del giorno, però lancio un appello, che voglio fare in maniera trasversale, all'ascolto reciproco perché ce n'è stato poco in occasione di questa discussione perché sono state poste tre fiducie e non una. Però, in maniera trasversale alle colleghe vorrei dire: almeno su questo costruiamo una rete solida e cerchiamo di essere solidali, perché guardate la rappresentanza di genere non ce la regalerà mai nessuno in questo Paese e se pensiamo di poter avere il beneplacito di qualche capobastone allora significa che le donne in questo Paese non hanno capito niente. Allora, per dare il buon esempio - voglio fare un appello accorato alle donne deputate di quest'Aula - voglio dirvi: questa lotta facciamola insieme e, al netto di quella che sarà l'indicazione dei vostri capigruppo, facciamo bene attenzione quando voteremo questi ordini del giorno, per far sì che almeno per una volta in questo Paese la politica possa e debba essere anche mirata alla tutela e al rispetto del genere e delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Capodicasa non c'è, allora andiamo avanti, si intende che abbia rinunciato a illustrare il suo ordine del giorno.

Il deputato Piras ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/117.

MICHELE PIRAS. Grazie Presidente. Noi abbiamo già detto in questi giorni, in queste settimane, in quest'Aula, nelle pubbliche piazze, sui giornali, nei blog, sui social network, cosa ne pensiamo di questa legge. Abbiamo detto le ragioni che ci spingono a un giudizio profondamente negativo. Ne vorrei ricordare una perché penso che sia quella che effettivamente in questi anni ha scavato di più nel senso comune della popolazione italiana, ha generato una distanza crescente fra la rappresentanza democratica e i cittadini, il sentire comune di questo Paese. Ed è quella che qui viene riprodotta, così come è stata in tutti questi anni di Porcellum, ovvero l'effettiva impossibilità da parte degli elettori di scegliere liberamente il proprio candidato. Questo vale per i listini plurinominali, vale anche nei collegi uninominali, cioè prendere o lasciare la lista che ti viene presentata, i nomi che vengono stampati sulla scheda. Questa era la caratteristica fondamentale del Porcellum.

Il Porcellum in tutti questi anni ha creato un solco che oggi è difficilmente colmabile senza atti coraggiosi di inversione di tendenza fra la cittadinanza e la rappresentanza parlamentare. E questo è un fatto che noi non possiamo limitarci ad ascrivere al lavoro di formazioni politiche o della più ampia vulgata populista. È un sentimento talmente profondo che va analizzato e preso in carico fino alle radici. Nell'ultima tornata elettorale, alcuni partiti, penso ai Cinque Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e il PD, in maniera diversa, nelle maniere più disparate, hanno provato ad ovviare all'assenza di libertà di scelta nelle liste con un meccanismo che chiamammo primarie. Quella fu anche una giungla per cui noi assistemmo da una parte ai gazebo, dall'altra ai clic sui blog, dall'altra ancora alle più varie improvvisazioni e declinazioni del tema. Non pochi furono anche i ricorsi su quegli iter scelti dai vari partiti; tanti furono i ricorsi e tanti furono gli inquinamenti che addirittura, in questi anni, persino lo strumento delle primarie ha perso di credibilità. Allora cosa chiediamo? Banalmente che si rifletta nel tempo che ancora ci rimane di questa discussione strozzata, che ha impedito ai parlamentari di approfondire e di discutere fino in fondo questa legge, da qui al prossimo passaggio parlamentare, che è quello del Senato, che si provi a riflettere almeno sulla necessità che sia normato per legge un meccanismo di partecipazione democratica attiva da parte dei cittadini nella scelta dei candidati, alla costruzione delle liste dei candidati.

Presidente, esponenti del Governo, colleghi, io non lo dico per polemica, giunti a questo punto del dibattito, lo dico perché ci tengo, lo dico perché ancora c'è chi vuole credere nella politica, c'è chi ancora crede nel valore e nell'importanza della rappresentanza democratica. Rifletteteci prima di dare un giudizio negativo su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Franco Bordo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/118.

FRANCO BORDO. Grazie Presidente. È veramente avvilente per un parlamentare dalla Repubblica potere intervenire su una materia come la legge elettorale esclusivamente con lo strumento di un ordine del giorno a fine esame del provvedimento.

Ci avete esautorato, non solo avete esautorato me dal mio diritto di parlamentare, ma avete esautorato i cittadini, i cittadini italiani dal diritto di poter portare in questa Aula le opinioni, le proposte, i suggerimenti, gli emendamenti, per approvare, respingere, modificare la proposta di legge che avete sottoposto al Parlamento. È sbagliato, è gravissimo. Io avrei voluto, come parlamentare, parlare ed intervenire non su tutto, non per forza demolire tutto l'impianto, ma ad esempio intervenire sul voto disgiunto perché, come ha ricordato l'onorevole Bersani, con una croce si decidono tre cose. Avrei voluto parlare e intervenire sul Parlamento di nominati. Due terzi per lo meno saranno i nominati in questo nuovo Parlamento. Sarei voluto intervenire sulle coalizioni, non perché sono contrario alle coalizioni ma perché qui proponete delle coalizioni farlocche perché, in una circoscrizione, può essere formata con determinati partiti, con liste civetta, in una circoscrizione a fianco, può essere formata da partiti anche diversi fra di loro, perché non avete voluto un programma comune di queste coalizioni. Avrei voluto parlare dello scorporo: lo scorporo non è una parolaccia, non è una volgarità, è uno strumento democratico, un meccanismo che permette una maggiore rappresentanza democratica.

Con questo ordine del giorno, infatti, chiediamo che, per un corretto equilibrio e distribuzione dei seggi più consona al principio democratico della rappresentanza, sarebbe opportuno inserire un meccanismo secondo cui i voti ricevuti dai candidati nel maggioritario siano scorporati dalla parte proporzionale alla lista a cui sono collegati. Diversamente, signora Presidente, il testo all'esame della Camera, qualora dovesse venire approvato in modo definitivo anche al Senato in questo modo, creerebbe un sistema elettorale incapace di garantire il principio democratico della rappresentanza o comunque con un grosso vulnus democratico. Su questo vi chiediamo di riflettere e di approvare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)

PRESIDENTE. La deputata Cimbro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/119.

ELEONORA CIMBRO. Grazie, signora Presidente. Grazie colleghi, con questo ordine del giorno si chiede sostanzialmente di inserire l'equilibrio di genere previsto a livello regionale per l'elezione al Senato anche nella disciplina inerente l'elezione della Camera dei deputati. Non si capisce infatti perché tale equilibrio, stabilito nella misura del 60 e del 40 per cento rispettivamente, sia garantito a livello regionale per il Senato e non invece a livello nazionale per l'elezione dei deputati della Camera.

In sostanza, chiediamo al Governo con questo ordine del giorno di intervenire per dare una più concreta attuazione dell'articolo 51 della Costituzione. In particolare, con l'articolo 1 della legge costituzionale 30 maggio 2003 viene aggiunto all'articolo 51, comma 1, al fine di sancire il principio di uguaglianza sostanziale anche in riferimento all'accesso alle cariche elettive, la previsione in forza della quale a tale fine la Repubblica promuove, con appositi provvedimenti, le pari opportunità tra donne e uomini. Uno dei punti critici messi in luce dai commentatori all'indomani della riforma riguardava giustamente la formula linguistica utilizzata dal legislatore costituzionale che appariva molto generica. Una formulazione così blanda, infatti, avrebbe consentito al legislatore di introdurre soltanto misure di contorno, che sarebbero però state non idonee a raggiungere lo scopo di accrescere la presenza delle donne nelle Assemblee rappresentative e nelle istituzioni. E, in effetti, la fragilità del contenuto del nuovo articolo 51 della Costituzione è stata purtroppo messa in luce pochi anni dopo l'approvazione della riforma, nel 2005, in occasione della bocciatura da parte del Parlamento, in sede di modifica del sistema elettorale in senso proporzionale, di una norma che intendeva garantire, con la previsione di sanzioni economiche, la presenza di donne nelle liste elettorali in misura di almeno un quarto; una donna, appunto, ogni tre uomini. Lo stesso anno, però, la Corte costituzionale chiarisce per la prima volta il contenuto del principio costituzionale, consentendo di ritenere definitivamente tramontata la possibilità di un'interpretazione dell'articolo 51 della Costituzione orientata esclusivamente al principio di uguaglianza formale. La Corte, infatti, in una pronuncia di inammissibilità avente ad oggetto la materia del pubblico impiego, respinge nettamente l'impostazione del Consiglio di Stato per il quale le modifiche costituzionali avrebbero dovuto considerarsi incapaci di consentire un superamento delle argomentazioni della sentenza del 1995.

Definitiva conferma se ne ha qualche anno dopo con la sentenza n. 4 del 2010. La Corte, infatti, riconduce per la prima volta in modo esplicito il nuovo articolo 51 della Costituzione al principio di uguaglianza sostanziale, affermando che il nuovo quadro costituzionale è ispirato al principio fondamentale dell'effettiva parità tra i due sessi nella rappresentanza politica nazionale e regionale, nello spirito dell'articolo 3, secondo comma, della legge costituzionale, che impone alla Repubblica la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica del Paese. In questo contesto, risulta pertanto del tutto legittimo il meccanismo della cosiddetta doppia preferenza di genere, introdotto per la prima volta dalla regione Campania con la legge n. 4 del 2009. Un meccanismo che consente agli elettori di esprimere uno o due voti di preferenza, con l'avvertenza che in quest'ultimo caso una deve riguardare un candidato di genere maschile e l'altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l'annullamento della seconda preferenza.

Si tratta, dunque, di una norma chiaramente orientata a promuovere le pari opportunità nell'accesso alle cariche elettive, o meglio, una norma riequilibratrice volta a ottenere indirettamente ed eventualmente il risultato di un'azione positiva. La misura si salva nel giudizio di legittimità costituzionale anche perché è ritenuta incapace di incidere negativamente sul diritto di voto e sul diritto all'elettorato passivo di determinare il risultato elettorale, rimanendo il cittadino libero di avvalersi o meno della seconda preferenza. Oggi possiamo affermare che da allora sono stati fatti dei passi in avanti, questi passaggi politici e legislativi hanno, di fatto, sostenuto la presenza femminile nelle istituzioni; e, difatti, la presenza femminile nelle istituzioni e nelle assemblee elettive è ampiamente diffusa, oggi. Questo grazie alle riforme costituzionali, agli interventi legislativi, alle interpretazioni giurisprudenziali dei giudici comuni e della Corte Costituzionale, grazie alle battaglie delle donne e delle associazioni e a una sensibilità nuova da parte dei partiti politici, sempre più attenti al tema dell'uguaglianza di genere.

Ma noi riteniamo, con la presentazione di questo ordine del giorno, che speriamo possa essere accolto…

PRESIDENTE. Concluda.

ELEONORA CIMBRO. …che si debba fare ancora molto di più, e quindi cerchiamo, attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno, di fare dei passi in avanti, visto che, purtroppo, nel lavoro che è stato fatto nelle Commissioni e nel dibattito negato nell'Aula in questi giorni, non è stato possibile inserire anche questo aspetto, che avrebbe sicuramente migliorato la norma.

PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/120.

MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno chiede al Governo che si tenga conto di una serie di criteri che vengono indicati per ottenere un sistema più equilibrato nella determinazione dei collegi plurinominali all'interno delle circoscrizioni per ciò che riguarda l'elezione della Camera e del Senato. Ci auguriamo, speriamo, che questi criteri, che noi abbiamo indicato, che riteniamo più equilibrati, vengano accolti, che venga accolto almeno questo pannicello caldo, dopo che, in questi giorni, abbiamo assistito ad una spoliazione del Parlamento, della Camera dei deputati, delle sue prerogative.

Infatti, noi siamo continuamente chiamati, siamo stati chiamati a votare per la spoliazione delle proprie prerogative da parte di questa Camera. Noi non ci fidiamo in merito ad una materia che oggi viene delegata al Governo, la materia che riguarda la determinazione dei collegi, il loro disegno; una materia calda, delicata, che, nell'imminenza della scadenza elettorale, avremmo voluto più democraticamente coinvolta in un dibattito ed un confronto, che sarà, invece, molto ristretto, molto limitato, e che, anche proprio per la vicinanza della scadenza elettorale, voglio ricordare che questa tempistica, così, di legiferare in materia elettorale alla vigilia delle elezioni, è stata stigmatizzata dall'Europa. Un'Europa che ascoltiamo qualche volta, quando si tratta di mettere in discussione il Welfare State, accettare i dettami dell'austerity, ma che non accettiamo mai, non ascoltiamo mai, quando si parla di democrazia, di rispetto della democrazia. Ecco, Presidente, noi siamo preoccupati di questa delega che il Governo dovrà esercitare nella determinazione dei collegi.

Siamo preoccupati perché abbiamo visto un'arroganza, abbiamo visto la maturazione di uno strappo democratico, un ennesimo strappo democratico. Siamo stati travolti da una forzatura, che rischia certo di trasfigurare il percorso democratico, le procedure democratiche, inutilmente. Un rischio, un prezzo che nessun calcolo politico, nessun realismo politico, può far pagare alle istituzioni democratiche, perché, e con questo chiudo, voglio ricordare che il metodo in politica conta, e metodi sbagliati non raggiungono mai buoni fini (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/121.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Questa XVII legislatura passerà agli annali - non dico alla storia, sarebbe troppo grande come termine - per il fatto che ha avuto ben quattro leggi elettorali. La prima è quella con cui siamo stati eletti, la seconda, l'Italicum, che doveva cambiare il mondo e che doveva essere presa ad esempio in tutta Europa, la terza è quella che è uscita dalla Corte costituzionale e la quarta è quella che forse si approverà nella giornata odierna. Quindi, davvero un record. La cosa bizzarra è che in tutta questa discussione di leggi elettorali non si è mai pensato di inserire una norma fondamentale ed importante, io credo, come quella della regolazione del conflitto di interessi.

Sappiamo che questo problema, molto importante, è regolato dalla normativa introdotta dalla legge cosiddetta Frattini, ma questa legge, come è ben noto, è una legge piena di mille limiti. Noi pensiamo che sarebbe fondamentale, che è fondamentale, che un Paese moderno, un Paese civile, un grande Paese come l'Italia, che gioca un ruolo importante sullo scacchiere mondiale, non possa non avere una regola fondamentale per quanto riguarda il conflitto di interessi, non soltanto per i membri del Governo, naturalmente degli Esecutivi, ma per quanto riguarda gli eletti, per quanto riguarda tutti coloro che assolvono incarichi pubblici importanti. Ed è per questo, insomma, che questa lacuna, che diventa sempre più grande, sempre più importante nel nostro ordinamento, deve essere in qualche modo colmata.

Noi pensavamo che questa lacuna dovesse essere colmata all'interno della discussione e della redazione di una nuova legge elettorale. Quale strumento più efficace: lo strumento della legge elettorale, che, appunto, prevede quali sono i casi di conflitto di interessi. Anche questa volta non è stato così: nonostante ci sia stata questa lunga discussione sulle leggi elettorali in questa legislatura, come dicevo poc'anzi, nonostante questo, non c'è stata mai l'occasione davvero per discutere del conflitto di interessi. Questa legge che viene sempre rimandata, questa regolamentazione che viene sempre mandata a dopo: non è mai il momento giusto, non è mai il momento per affrontare finalmente la questione, che può far fare un salto al nostro Paese in termini di sicurezza e di democrazia. Ecco, proprio per tale ragione con il nostro ordine del giorno, siamo costretti a riproporre una grande questione attraverso uno strumento molto esile - me lo lasci dire, Presidente - quale l'ordine del giorno. Chiediamo al Governo di intervenire, chiediamo al Governo finalmente anche in quest'ultimo scorcio di legislatura di presentare una proposta per la regolazione del conflitto di interessi per fare in modo di dare ai nostri cittadini la sicurezza che chi ricopre le cariche pubbliche lo faccia scevro da interessi personali (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Zoggia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/122.

DAVIDE ZOGGIA. Grazie, signora Presidente. Devo essere sincero: non pensavo di dover fare l'intervento e di presentare l'ordine del giorno in quanto ritenevo che nell'approvazione di una nuova legge elettorale, peraltro non condivisa da noi, tuttavia vi fosse la necessità di inserire una nuova strumentazione, una nuova modalità di interloquire con il popolo italiano soprattutto per una materia così delicata come è la legge elettorale. Ovviamente non scopriamo nulla di nuovo: ci sono altri Paesi europei e non solo europei che hanno già sperimentato il voto elettronico e dobbiamo dire che sia in termini di funzionalità sia in termini di correttezza non ci sono problemi, anzi si riscontra velocità nella esposizione dei dati e soprattutto non è necessario un marchingegno burocratico-amministrativo molto complicato. Cito un aspetto per tutti: in Italia per le elezioni politiche e non solo quelle politiche le scuole rimangono chiuse alcuni giorni provocando ovviamente preoccupazioni nelle famiglie italiane. Quindi, mi sembrava e mi sembra un ordine del giorno di assoluto buonsenso che va nella direzione anche di provare a recuperare il tasso di astensionismo che nel nostro Paese sta diventando indubbiamente molto preoccupante. Le ultime elezioni amministrative e regionali, anche in regioni dove il voto è molto consolidato e molto partecipato come l'Emilia Romagna, dimostrano che c'è una disaffezione da parte degli elettori italiani. Ovviamente, favorire la possibilità di esprimere il proprio voto attraverso meccanismi di automazione e meccanismi elettronici potrebbe portare soprattutto le giovani generazioni ad esercitare in maniera più assidua gli obblighi che sono imposti dal voto e, quindi, si potrebbe senz'altro iniziare un percorso sperimentale anche partendo dalle scuole per poi arrivare al perfezionamento del voto elettronico nel corso degli anni. Per non sottacere poi i problemi che riguardano il voto all'estero, questione molto dibattuta anche oggi in quest'Aula. Ci sono 4 milioni di italiani all'estero che votano esclusivamente per i candidati che stanno all'estero, anche se oggi è stata approvata una norma molto contraddittoria e molto discussa. Potremmo far partecipare i cittadini italiani e anche gli italiani residenti all'estero non soltanto alle elezioni politiche ma potremmo farli partecipare anche a referendum consultivi importanti per sentire l'opinione che hanno su alcuni temi. Ne cito uno per tutti che riguarda il nostro Paese: un tema molto dibattuto è, ad esempio, la vicenda del ponte sullo Stretto di Messina. Non ritengo possa essere una decisione che viene assunta esclusivamente dalla politica o da un Governo ma deve vedere la partecipazione attiva da parte dei cittadini siciliani e non solo. Credo che debba esserci un coinvolgimento molto più ampio. Ma avremmo potuto chiedere il parere ai cittadini italiani anche su altri temi: ad esempio, su alcuni temi molto scottanti e che non hanno trovato unanimità di pensiero da parte dei cittadini e degli elettori italiani come i temi del lavoro - pensiamo all'articolo 18 - o i temi della scuola - pensiamo alla buona scuola.

Quindi in questo senso spero e mi auguro che l'ordine del giorno incontri il voto positivo dell'Aula perché credo sia una norma di assoluto buonsenso.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Il deputato Zaccagnini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/123.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Nell'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo ad uniformare l'elettorato passivo alla Camera e al Senato. Sappiamo oggi che, per potersi candidare, alla Camera bisogna avere compiuto come minimo venticinque anni e al Senato quaranta anni. Tale previsione disomogenea probabilmente, anche se andrebbero fatti approfondimenti anche di carattere storico, è fondata su ragioni che probabilmente sono venute meno ed è per questo che proponiamo l'omogeneizzazione dell'età. È chiaro che uno dei motivi per cui riteniamo possibile nel contesto attuale tale previsione di uniformare l'età dell'elettorato passivo è data dal fatto che nel Senato, dove sono rappresentati principalmente i territori, non c'è la possibilità da parte degli under 40 di rappresentare le istanze dei territori. Ora, lungi da me ovviamente affermare che chi è più giovane ha qualcosa in più da dare nelle istituzioni, anzi ritengo che l'esperienza comunque sia un valore aggiunto ma è indubbio anche che la dinamicità di chi ha un'età giovane possa contribuire positivamente alla formulazione delle proposte di legge e degli impegni al Governo. Lo abbiamo visto anche nel lavoro di questi anni durante la legislatura in corso caratterizzata da molti giovani che sono entrati in Parlamento in molti schieramenti differenti. Abbiamo visto come i lavori parlamentari si siano a volte dinamizzati positivamente grazie a tale apporto: esclusivamente alla Camera questo fenomeno è stato riscontrabile. Al Senato, che sostanzialmente è chiaro a tutti che è la palude dove si vanno ad inabissare molti provvedimenti, invece tale dinamicità è venuta a mancare non solo per ragioni politiche, perché c'è una maggioranza differente rispetto a quella della Camera, ma anche per ragioni probabilmente generazionali. Ora il dato ovviamente non si può generalizzare, come ho detto prima. Non è una questione che si può semplificare così: è una questione certamente più complessa e le ragioni, per cui le età dell'elettorato passivo furono stabilite nel modo in cui sono ad oggi, quindi venticinque e quarant'anni, erano storiche ma probabilmente vi erano anche ulteriori ragioni. Oggi tuttavia riteniamo che sia il momento proprio per dare un segnale alle nuove generazioni affinché possano partecipare attivamente all'elezione di entrambi i rami del Parlamento. Oggi riteniamo che, nel contesto mutato, sempre più dinamico, dove è necessaria anche una certa energia per stare sul pezzo quotidianamente sui problemi del giorno, possa essere vantaggioso, per l'istituzione nel suo complesso, inserire, accogliere nuove energie anche al Senato. Per tale motivo, proponiamo al Governo e all'Aula l'ordine del giorno in oggetto, ritenendolo comunque una proposta che va proprio nel solco di innovare, di rendere le istituzioni sempre più vicine, vicine ai cittadini e vicine, soprattutto, alle nuove generazioni, che, poi, comunque, prima o poi, diventeranno classe dirigente di questo Paese. Mi auguro che il Governo, in particolare, possa cambiare il proprio parere e l'Aula votare a favore.

PRESIDENTE. La deputata Bossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n 9/2352-AR/124.

LUISA BOSSA. Signora Presidente, nell'Italia dei paradossi, che ad ogni elezione lotta contro il fenomeno dell'astensionismo, c'è chi, andando controcorrente, vorrebbe disperatamente votare, ma non può farlo; c'è una città galleggiante, italiana, totalmente italiana, quasi grande come Savona, in cui il diritto di voto è solo sulla carta. Sono i marittimi, signora Presidente, i cosiddetti imbarcati, intorno a 50.000 connazionali, che, durante le elezioni, si trovano per lavoro su una nave. Sono italiani in patria, sì, perché, come tutti sanno, le navi che battono bandiera italiana sono riconosciute internazionalmente come territorio italiano, ma questi marittimi non possono votare. La Polonia, l'Estonia, il Belgio, che non ha una tradizione marinaresca, hanno già dato questa possibilità ai marittimi. Per esempio, i militari impegnati in missioni all'estero votano; il comandante della nave, come tutti sanno, è un ufficiale di stato civile, potrebbe essere il presidente di seggio e i marittimi potrebbero votare col voto elettronico a bordo. Perché non si fa, signora Presidente? Io non so darmi una risposta; ecco il motivo dell'ordine del giorno che spero sarà accettato. Noi chiediamo un impegno al Governo in questo senso; Governo che o dimentica veramente questi suoi connazionali o finge di non ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Folino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n 9/2352-AR/127.

VINCENZO FOLINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor del Governo, l'ordine del giorno n 9/2352-AR/127 si riferisce all'articolo 3 del provvedimento che attribuisce al Governo la delega per la determinazione dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, prevedendo che tale delega debba essere esercitata entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge e prevedendo che le competenti Commissioni parlamentari siano chiamate ad esprimere il proprio parere sullo schema di decreto legislativo predisposto dal Governo nel termine di quindici giorni dal deposito dello stesso. Orbene, la designazione dei collegi elettorali è un'attività estremamente tecnica che deve essere svolta in maniera adeguata e, soprattutto, in un arco temporale sufficiente a scongiurare errori nella delineazione dei collegi che, a loro volta, potrebbero produrre effetti sull'esito del voto.

Anzi, vi è una delicatezza sul piano politico che richiama la responsabilità istituzionale del Governo, poiché, con il sistema elettorale che stiamo per votare, assume rilievo particolare la definizione dei collegi, tanto plurinominali, quanto uninominali. Basta, infatti, spostare due comuni di qua e due di là per ottenere esiti differenti in un collegio uninominale per la Camera e per il Senato. La definizione degli uninominali e dei plurinominali che li contengono, a volte, magari, in maniera geograficamente differente tra Camera e Senato, è ancor più delicata, perché, come ha detto poco fa Pier Luigi Bersani, con questo sistema elettorale voti uno e ne prendi tre, poiché anche i voti espressi in favore del solo candidato uninominale vengono ripartiti sulle liste plurinominali, trasformando, in voti reali, voti che, in realtà, sono virtuali e determinando come un terno al lotto gli eletti delle varie liste collegate, finanche con l'apporto delle liste che avranno tra l'uno e il 3 per cento, e trasformando ancora una volta voti virtuali in voti reali.

Già la legge n. 52 del 2015, comunemente detta Italicum, aveva previsto, all'articolo 4, un termine di esercizio per la medesima delega decisamente più ampio, pari a 90 giorni. Il termine individuato per l'esercizio della delega ha indotto il legislatore ad individuare un termine, quello di quindici giorni, che appare eccessivamente esiguo per consentire alle Commissioni parlamentari competenti di svolgere un esame adeguato in sede di espressione del parere sullo schema di decreto legislativo. Il comma 4 dell'articolo 3 non reca la previsione, abitualmente prevista dalla disposizione di delega legislativa, che dispone uno slittamento del termine previsto per l'esercizio della delega qualora, a seguito della data di deposito dello schema del decreto legislativo, il termine per l'espressione del parere ecceda il termine previsto per l'esercizio della delega. Pertanto, il Governo potrebbe - noi lo invitiamo -, valutando la portata e gli effetti applicativi delle norme riportati in premessa, prevedere un termine temporale più ampio per l'esercizio della delega di cui all'articolo 3 del provvedimento in esame onde consentire una più adeguata e certa valutazione della proposta da parte delle competenti Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Fontanelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/128.

PAOLO FONTANELLI. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che intendo richiamare riguarda l'articolo 4 del provvedimento, quello che prevede disposizioni inerenti al tema della trasparenza, trasparenza per i partiti, i movimenti, i gruppi politici che presentano le liste. Ora, io penso che questa parola “trasparenza” sia una delle chiavi fondamentali su cui agire per recuperare un rapporto di credibilità e di fiducia tra i cittadini e la politica, tra i cittadini e le istituzioni. Ovviamente, nel passaggio elettorale e nella formazione delle liste, la trasparenza attraverso cui avviene questo processo e questo percorso è un fattore fondamentale. Ecco, io penso che risolvere questo tema, questa grande questione, solo attraverso, come è scritto, il deposito del contrassegno, lo statuto, un programma generico, senza prevedere disposizioni più concrete reali e diffuse, questa questione non trova una risposta.

Peraltro, voglio ricordare che, poco più di un anno fa, in quest'Aula, abbiamo approvato la legge sui partiti, una legge abbastanza timida, poteva essere molto più coraggiosa, ma assumeva il tema della trasparenza - allora il relatore era il collega Richetti - come una delle esigenze fondamentali su cui lavorare.

Purtroppo, a quegli impegni, a quelle indicazioni, all'espressione di quella sensibilità non ha seguito nessun atto e sorprende che anche una legge nuova come questa non si ponga, assolutamente, nemmeno lontanamente, il problema di dare qualche risposta convincente a questo tema. Perché questo è il tema della democrazia, è in parte il tema dell'articolo 49 della Costituzione, quello sui partiti, quello che dice che i cittadini associandosi in partiti debbono e possono concorrere alla formazione delle decisioni politiche del Paese.

Ecco, questo è il punto e questo richiede, allora, che anche sul piano elettorale, lo strumento fondamentale attraverso cui i cittadini partecipano alla politica e decidono, occorre che ci siano regole e misure più rispondenti e più adeguate in questa direzione. Badate, non è una fissazione; noi, oggi, in molti abbiamo toccato questo tema della democrazia legato alla formazione delle liste; non è che siamo fissati. Badate, stamani sui giornali c'era una notizia divertente, nel senso che c'è un grande partito che fa i congressi, e non solo viaggiano, cosa non nuova, pacchetti di tessere a seconda delle situazioni, ma pare che ci sia una impennata di iscrizioni a questo partito di centenari, chissà quale spirito di passione politica spinga dei centenari, oggi, ad andare a iscriversi al partito per partecipare a un congresso e questo la dice lunga sul fatto che, oggi, c'è davvero, invece, bisogno di affrontare questo tema della credibilità della politica e dei partiti in modo nuovo, convinto e decisivo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Il tema della trasparenza in questo senso è non il solo, ma certamente un passaggio importante. Ed è per questo che noi chiediamo con questo ordine del giorno al Governo di assumere iniziative, anche normative, per prevedere ulteriori forti e convincenti disposizioni sulla trasparenza e sulla democrazia dei partiti e dei movimenti e dei gruppi politici che presentano liste, nonché sui candidati. In particolare, anche sui candidati e sulle liste, questa esigenza cresce nel momento in cui noi rischiamo di approvare una legge per la quale, prevedendo appunto liste a strascico, liste civetta, ci possiamo trovare di fronte ad una situazione in cui, anziché fare chiarezza, trasparenza, recuperare fiducia, si semina invece discredito verso le istituzioni. Non vorremmo che questo fosse, e chiediamo al Governo di assumere un impegno certo, chiaro in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Formisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/129.

ANIELLO FORMISANO. Signora Presidente, anche questo ordine del giorno è conseguenza, come tanti altri, dell'alterazione funzionale del processo legislativo. È il Parlamento che legifera che chiede al Governo di intervenire: questa è la condizione nella quale siamo stati messi per volontà di questo Governo; e quindi, come tanti altri, noi con questo ordine del giorno faremo proposte che sono proprie della potestà legislativa e che devono essere filtrate attraverso tale strumento improprio.

L'ordine del giorno che illustro è quello relativo alle firme necessarie ed occorrenti per la presentazione delle liste di candidati, materia normata ad oggi dal decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, quello storico, e da quello novellato, il decreto legislativo n. 533 del 1993. All'articolo 1, comma 10, del testo in esame all'Aula viene previsto in 1.500 il numero di sottoscrizioni necessarie per presentare liste di candidature: in 1.500 facenti parte o del medesimo collegio plurinominale, o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale.

Noi avremmo pensato di legiferare, laddove in sede di prima applicazione c'è sempre poi - per rendere la partecipazione quanto più è possibile ampia, per favorirla, c'è sempre stata in sede di prima applicazione un contenimento della previsione normativa, visto che siamo de iure condendo, e quindi per la prima volta emaniamo questo tipo di normativa - una cospicua limitazione. Nella proposta di ordine del giorno formulata in questo modo improprio al Governo, noi prevediamo di dimezzare le firme rispetto alla previsione che è stata formulata nel testo in esame da parte dell'Aula, perché pensiamo che favorire la partecipazione alle competizioni elettorali sia forse, in questa situazione di particolare difficoltà, la cosa più giusta a farsi. Quindi - e concludo - con questa modalità noi intendiamo sottoporre la necessità di dimezzare il numero di firme che sono previste per la presentazione delle liste (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Fossati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/130.

FILIPPO FOSSATI. Questo ordine del giorno impegna il Governo a modificare quel punto della legge elettorale che disegna la tecnica del voto sulla scheda, quando si dice che il voto si esprime tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta, ed è espresso per tale lista e per il candidato uninominale ad essa collegato; ma se è tracciato un segno sul nome del candidato uninominale, il voto è espresso anche per la lista ad esso collegata e, nel caso di più liste collegate, il voto è ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nel collegio. È stato molto brillante il collega Bersani prima, a definire questo meccanismo come il meccanismo del “paghi uno e prendi tre”. A me è venuto in mente, per spiegare bene il senso dell'ordine del giorno, di illustrare un parallelismo: perché “paghi uno e prendi tre” spesso noi lo troviamo al supermercato, non è una novità; è una novità in sede elettorale.

Solo che al supermercato nessun direttore di negozio sceglie per te i tre omaggi, e magari te ne mette in borsa uno che non ti piace, o uno scaduto: te li scegli gli omaggi. Alle elezioni con questa legge invece sì, l'omaggio lo sceglieranno due o tre leader di non più partiti; e lo sceglieranno per te anche se non ti piace, e anche se è scaduto.

Ma c'è di più: con questo meccanismo prendi uno e paghi per tre. E anche questo succede al supermercato: sulla confezione qualche volta ti avvertono che un po' del prezzo che paghi per quel pacco di caffè, o quella confezione di biscotti, va a quell'associazione di solidarietà, a ricostruire qualche territorio disastrato, a dar da mangiare a qualche povero. Anche alle elezioni voterai per una persona e regalerai quote a tre o più partiti; ma non sarà per solidarietà, nessun povero mangerà e nessun territorio sarà risanato e non saprai neanche al momento del voto né quanto né a chi stai regalando col tuo voto potere e seggi.

Poi si dice che la democrazia è diventata un mercato: magari! Il consumatore è trattato molto meglio dell'elettore. All'elettore consegneremo qualcosa di più simile a una scheda del “Gratta e vinci”, gioco che in fondo - si sa - è solo un regalo per chi la vende, questa povera democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Carlo Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/131.

CARLO GALLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno n. 9/2352-AR/131, che illustro, impegna il Governo a valutare la portata degli effetti applicativi di alcune norme della legge che è in corso di approvazione, e precisamente dei commi 6, lettera b), 8 e 14, lettera a), dell'articolo 1, che prevedono l'obbligo di deposito dello statuto, ovvero di una dichiarazione, attestanti i requisiti di trasparenza da parte delle liste che partecipano alle elezioni politiche, a pena di un'eventuale ricusazione delle liste stesse; e del comma 10, lettera e), che detta disposizioni relative all'alternanza di genere in materia di candidature nei collegi uninominali e plurinominali. Poiché questi commi intervengono sui principi di cui agli articoli 48, 49, 51, 56 e 58 della Costituzione, noi chiediamo l'approvazione di questo ordine del giorno, nel quale ci facciamo carico di una preoccupazione generale: il fatto che questa norma elettorale, per quanto riguarda il merito e per quanto riguarda il metodo, pone gravi problemi probabilmente di costituzionalità, sicuramente di rispetto sostanziale dei fondamenti della democrazia liberale.

Per quanto riguarda il merito, infatti, alcune sue caratteristiche sono assolutamente estranee alla democrazia liberale: si parla, ad esempio, del divieto di voto disgiunto; si parla, ad esempio, del fatto che le candidature sono tutte bloccate e il Parlamento che uscirà da queste nuove elezioni con questa nuova legge elettorale sarà composto esclusivamente di nominati; si parla della curiosissima modalità di attribuzione del cosiddetto voto disperso, cioè del voto conferito esclusivamente al candidato nel collegio uninominale.

Per quanto riguarda il metodo di approvazione, poi, è assolutamente evidente che in questa circostanza, come in un'altra circostanza, due anni fa, il Parlamento è di fatto espropriato della propria caratteristica fondamentale, cioè di parlare, cioè di discutere apertamente e liberamente di una norma. L'apposizione della fiducia sulla legge elettorale, infatti, è qualche cosa che si era vista due volte nei novant'anni che ci precedono: una volta ad opera del fascismo, una volta ad opera della Democrazia Cristiana per quanto riguarda la cosiddetta legge truffa. Legge Acerbo e legge truffa, in novant'anni due occasioni di posizione della questione di fiducia sulla norma elettorale.

Negli ultimi due anni, invece, la fiducia è stata posta per due volte: un'accelerazione che ci dice una cosa molto semplice, cioè che la centralità del Parlamento, l'indipendenza del Parlamento, la sua funzione di rappresentante della sovranità del popolo vengono progressivamente e con grande accelerazione meno. Questa legge elettorale ha compiuto il miracolo di togliere sovranità tanto al popolo, che in effetti fuori da quest'Aula protesta, quanto ai deputati, e ha conferito e conferisce la sovranità, cioè il diritto, la facoltà di nominare le Camere, a una ristrettissima oligarchia partitica, il che avviene, a maggiore ironia, nel momento in cui i partiti sono più deboli e si arroccano dentro queste mura, perché non sono più in grado di gettare uno sguardo critico, uno sguardo propositivo, fuori da queste mura.

È un momento molto brutto, signora Presidente, per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza e le ulteriori richieste di intervento relative agli ordini del giorno da parte di deputati appartenenti a tale gruppo sono state ritirate.

A questo punto, se nessun altro vuole intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere. Sottosegretario Bocci, prego.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, seguo l'elenco che è stato depositato ufficialmente, quindi, per questione di operatività, citerò in ordine numerico e procederò per blocchi.

PRESIDENTE. Va bene. Cerchiamo di seguirli allora.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Allora, dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/1 all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/8, parere favorevole come raccomandazione.

PRESIDENTE. Come raccomandazione. Va bene.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ordine del giorno Baldassarre n. 9/2352-AR/9, parere contrario. Ordini del giorno n. 9/2352-AR/10, n. 9/2352-AR/11, n. 9/2352-AR/12 e n. 9/2352-AR/13, parere favorevole come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/2352-AR/14 e n. 9/2352-AR/15, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/16, parere contrario. Dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/17 all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/38

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Bocci, ma i deputati preferirebbero avere anche i nomi riferiti agli ordini del giorno.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Allora, ordini del giorno Agostinelli n. 9/2352-AR/17, Alberti n. 9/2352-AR/18, Baroni n. 9/2352-AR/19, Basilio n. 9/2352-AR/20, Battelli n. 9/2352-AR/21, Benedetti n. 9/2352-AR/22, Massimiliano Bernini n. 9/2352-AR/23, Paolo Bernini n. 9/2352-AR/24, Nicola Bianchi n. 9/2352-AR/25, Bonafede n. 9/2352-AR/26, Brescia n. 9/2352-AR/27, Brugnerotto n. 9/2352-AR/28, Businarolo n. 9/2352-AR/29, Busto n. 9/2352-AR/30, Cancelleri n. 9/2352-AR/31, Cariello n. 9/2352-AR/32, Cecconi n. 9/2352-AR/33, Dadone n. 9/2352-AR/34, Dieni n. 9/2352-AR/35, Cozzolino n. 9/2352-AR/36, D'Ambrosio n. 9/2352-AR/37 e Carinelli n. 9/2352-AR/38, parere favorevole come raccomandazione, a condizione che siano espunte le premesse.

PRESIDENTE. Cioè, su ognuno di questi ordini del giorno devono essere espunte le premesse.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì. Ordine del giorno Caso n. 9/2352-AR/39, parere Contrario. Ordini del giorno Chimienti n. 9/2352-AR/40, Ciprini n. 9/2352-AR/41, Colonnese n. 9/2352-AR/42 e Cominardi n. 9/2352-AR/43, parere favorevole come raccomandazione, ma anche in questo caso a condizione che siano espunte le premesse.

Ordini del giorno Corda n. 9/2352-AR/44 e Da Villa n. 9/2352-AR/45, parere contrario. Ordini del giorno De Lorenzis n. 9/2352-AR/46, Daga n. 9/2352-AR/47, Dall'Osso n. 9/2352-AR/48, De Rosa n. 9/2352-AR/49, Del Grosso n. 9/2352-AR/50, Della Valle n. 9/2352-AR/51, Dell'Orco n. 9/2352-AR/52 e Di Battista n. 9/2352-AR/53, parere favorevole come raccomandazione a condizione che siano espunte le premesse. Ordini del giorno Crippa n. 9/2352-AR/54, Colletti n. 9/2352-AR/55, Di Benedetto n. 9/2352-AR/56, Luigi Di Maio n. 9/2352-AR/57 e Manlio Di Stefano n. 9/2352-AR/58, parere contrario.

Ordini del giorno D'Incà n. 9/2352-AR/59, D'Uva n. 9/2352-AR/60, Fantinati n. 9/2352-AR/61, Ferraresi n. 9/2352-AR/62, Fico n. 9/2352-AR/63, Fraccaro n. 9/2352-AR/64, Frusone n. 9/2352-AR/65 e Gagnarli n. 9/2352-AR/66, parere favorevole come raccomandazione, ma anche in questo caso a condizione che siano espunte le premesse. Ordine del giorno Gallinella n. 9/2352-AR/67, parere contrario. Ordine dl giorno Luigi Gallo n. 9/2352-AR/68, accolto come raccomandazione a condizione che siano espunte le premesse. Ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/2352-AR/69, parere contrario. Ordini del giorno Grande n. 9/2352-AR/70, L'Abbate n. 9/2352-AR/71, Liuzzi n. 9/2352-AR/72, Lombardi n. 9/2352-AR/73 e Lorefice n. 9/2352-AR/74, accolti come raccomandazione con la stessa espressione, cioè che siano espunte le premesse.

Ordini del giorno Lupo n. 9/2352-AR/75, Mantero n. 9/2352-AR/76, Marzana n. 9/2352-AR/77 e Micillo n. 9/2352-AR/78, parere contrario. Ordini del giorno Nesci n. 9/2352-AR/79, Parentela n. 9/2352-AR/80, Pesco n. 9/2352-AR/81, Petraroli n. 9/2352-AR/82, Pisano n. 9/2352-AR/83, Rizzo n. 9/2352-AR/84, Paolo Nicolò Romano n. 9/2352-AR/85, Ruocco n. 9/2352-AR/86, Sarti n. 9/2352-AR/87, Scagliusi n. 9/2352-AR/88, Sibilia n. 9/2352-AR/89, Sorial n. 9/2352-AR/90, Spadoni n. 9/2352-AR/91, Spessotto n. 9/2352-AR/92, Terzoni n. 9/2352-AR/93, Tofalo n. 9/2352-AR/94, Tripiedi n. 9/2352-AR/95, Vacca n. 9/2352-AR/96, Valente n. 9/2352-AR/97, Vallascas n. 9/2352-AR/98, Vignaroli n. 9/2352-AR/99, Villarosa n. 9/2352-AR/100 e Zolezzi n. 9/2352-AR/101, accolti come raccomandazione sempre a condizione che siano espunte le premesse.

Ordini del giorno Quaranta n. 9/2352-AR/102, Kronbichler n. 9/2352-AR/103, Roberta Agostini n. 9/2352-AR/104, Laforgia n. 9/2352-AR/105, Melilla n. 9/2352-AR/106 e D'Attorre n. 9/2352-AR/107, parere favorevole come raccomandazione. Ordini del giorno Speranza n. 9/2352-AR/108 e Scotto n. 9/2352-AR/109, parere contrario. Ordine del giorno Duranti n. 9/2352-AR/110, parere favorevole come raccomandazione. Ordine del giorno Sannicandro n. 9/2352-AR/111, parere contrario.

Ordini del giorno Albini n. 9/2352-AR/112, Bersani n. 9/2352-AR/113, Ricciatti n. 9/2352-AR/114, Capodicasa n. 9/2352-AR/115, Ferrara n. 9/2352- A/R/116, Piras n. 9/2352- A/R/117, Franco Bordo n. 9/2352- A/R/118, Cimbro n. 9/2352-AR/119, Nicchi n. 9/2352-AR/120, Zaratti n. 9/2352-AR/121, Zoggia n. 9/2352-AR/122, Zaccagnini n. 9/2352-AR/123, Bossa n. 9/2352-AR/124, Epifani n. 9/2352-AR/125, Fava n. 9/2352-AR/126, Folino n. 9/2352- A/R/127, Fontanelli n. 9/2352-AR/128, Formisano n. 9/2352-AR/129, Fossati n. 9/2352- A/R/130, Carlo Galli n. 9/2352-AR/131, Lacquaniti n. 9/2352-AR/132, Leva n. 9/2352- A/R/133, Pierdomenico Martino n. 9/2352- A/R/134, Matarrelli n. 9/2352-AR/135, n. 9/2352- A/R/136 Martelli, n. 9/2352-AR/137 Mognato, n. 9/2352-AR/138 Murer, n. 9/2352-AR/139 Giorgio Piccolo, n. 9/2352-AR/140 Ragosta, n. 9/2352-AR/141 Rostan, n. 9/2352-AR/142 Simoni e n. 9/2352-AR/143 Stumpo sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/144 Zappulla, parere contrario, mentre gli ordini del giorno n. 9/2352-AR/145 Airaudo e n. 9/2352-AR/146 Pellegrino sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/147 Fratoianni, parere contrario, mentre i successivi ordini del giorno n. 9/2352-AR/148 Pastorino, n. 9/2352-AR/149 Paglia, n. 9/2352-AR/150 Costantino e n. 9/2352-AR/152 Andrea Maestri sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/153 Marcon, parere contrario, mentre i successivi ordini del giorno n. 9/2352-AR/154 Brignone, n. 9/2352-AR/155 Civati, n. 9/2352-AR/156 Daniele Farina, n. 9/2352-AR/157 Fassina, n. 9/2352-AR/158 Placido, n. 9/2352-AR/159 Pannarale, n. 9/2352-AR/160 Palazzotto, n. 9/2352-AR/161 Gregori, n. 9/2352-AR/162 Menorello, n. 9/2352-AR/163 Mucci, n. 9/2352-AR/164 Galgano, n. 9/2352-AR/165 Marzano e n. 9/2352-AR/166 Rampi sono accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. Adesso cercheremo di andare avanti con ordine, perché il numero è consistente. L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/1 Coppola è accolto come raccomandazione. Vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/2 Boccadutri, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/3 Segoni, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/4 Iannuzzi, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/5 Zanin, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/6 Capezzone, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/7 Turco, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/8 Artini, accolto come raccomandazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/9 Baldassarre il parere è contrario. Onorevole Baldassarre, lo vuole in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/9 Baldassarre, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/10 Bechis, accolto come raccomandazione: lo accoglie? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/11 Alli, accolto come raccomandazione: lo accoglie? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/12 Currò, accolto come raccomandazione: lo accoglie?

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/13 Vargiu, accolto come raccomandazione: lo accoglie? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/14 Mazziotti Di Celso, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/15 Ferrari, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/16 Toninelli, il parere è contrario. Deputato Toninelli, lo vuole in votazione? Sì.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/16 Toninelli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Adesso siamo agli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle, che ha accolto le riformulazioni, dunque io andrò solamente a quelli con il parere contrario. Quindi, arriviamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/39 Caso, sul quale il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/39 Caso.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/44 Corda, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/45 Da Villa, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Adesso dall'ordine del giorno 9/2352-AR/46 De Lorenzis all'ordine del giorno 9/2352-AR/53 Di Battista le riformulazioni sono state accettate, dunque andiamo all'ordine del giorno 9/2352-AR/54 Crippa, sul quale il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/54 Crippa.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/55 Colletti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/56 Di Benedetto, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/57 Luigi Di Maio, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/58 Manlio Di Stefano, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno dal n. 9/2352-AR/59 D'Incà al n. 9/2352-AR/66 Gagnarli hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Quindi, vado oltre.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2352-AR/67 Gallinella.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/67 Gallinella, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/68 Luigi Gallo, accolto come raccomandazione purché riformulato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/69 Silvia Giordano, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/70 Grande fino all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/74 Lorefice sono accolte le riformulazioni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/75 Lupo, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/76 Mantero, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/77 Marzana, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/78 Micillo, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Prendo atto che dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/79 Nesci fino all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/101 Zolezzi sono accolte le riformulazioni. Quindi, vado oltre.

Prendo atto che il deputato Quaranta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2353-A/R/102, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2353-A/R/103 Kronbichler, accolto come raccomandazione. Vado avanti.

Ordine del giorno n. 9/2353-A/R/104 Roberta Agostini, accolto come raccomandazione. D'accordo.

Ordine del giorno n. 9/2353-A/R/105 Laforgia, ugualmente accolto come raccomandazione che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/2353-A/R/106 Melilla, ugualmente accolto come raccomandazione che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/2353-A/R/107 D'Attorre, raccomandazione. Non viene accettato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/107 D'Attorre.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/108 Speranza, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2352-AR/109 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Chiedo un supplemento di riflessione su questo ordine del giorno, che garantisce l'assoluta parità di genere per i capilista, soprattutto rispetto a una legge che prevede la vergogna delle liste bloccate. Per cui inviterei tutti i colleghi e, innanzitutto il Governo, a cambiare parere.

Già avete messo la fiducia su questa legge elettorale, già avete deciso di produrre uno strappo istituzionale significativo, almeno cercate di fare come in Europa e garantire l'assoluta parità di genere nelle liste (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/109 Scotto, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/110 Duranti è accolto come raccomandazione? Va bene, vado avanti.

Sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/111 Sannicandro il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/111 Sannicandro, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Allora, io adesso, dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/112 Albini, all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/143 Stumpo, ho tutti ordini del giorno di MDP accolti come raccomandazione. Mi date istruzioni se procedere in blocco oppure uno per uno? Uno per uno.

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/112 Albini è accolto come raccomandazione. Non accettate la raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/112 Albini, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/113 Bersani è accolto come raccomandazione. Non accetta la raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/113 Bersani, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/114 Ricciatti è accolto come raccomandazione. Accetta.

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/115 Capodicasa è accolto come raccomandazione. Non accetta la raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/115 Capodicasa.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/116 Ferrara è accolto come raccomandazione. Non accetta la raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/116 Ferrara.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/117 Piras è accolto come raccomandazione? Lo mettiamo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/117 Piras.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/118 Franco Bordo, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/118 Franco Bordo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/119 Cimbro, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/119 Cimbro.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/120 Nicchi, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/120 Nicchi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/121 Zaratti, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/121 Zaratti.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/122 Zoggia, accolto come raccomandazione. La accetta? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/123 Zaccagnini, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/123 Zaccagnini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/124 Bossa, accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bossa. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUISA BOSSA. Grazie. Chiedo al Governo di fare un'ulteriore riflessione su questo ordine del giorno. I marittimi devono votare come tutti, come vuole l'articolo 48 della Costituzione. Un ordine del giorno, sottosegretario, non si nega a nessuno, mi hanno insegnato quando sono entrata in quest'Aula. Credo che questo ordine del giorno, se venisse bocciato - lo dico a tutti i colleghi - potrebbe negare ai lavoratori del mare la possibilità di continuare a sperare, direi, anzi, a sognare (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, il parere è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. D'accordo, grazie. Il parere è favorevole, quindi andiamo oltre.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/125 Epifani, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/125 Epifani.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/126 Fava, accolto come raccomandazione. La accetta? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/127 Folino, accolto come raccomandazione. La accetta? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/128 Fontanelli, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/128 Fontanelli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/129 Formisano, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/129 Formisano.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/130 Fossati, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/130 Fossati.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/131 Carlo Galli, accolto come raccomandazione. La accetta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/131 Carlo Galli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/132 Lacquaniti: anche qui c'è una raccomandazione. Lo volete in votazione? No, vado avanti. Allora ordine del giorno n. 9/2352-AR/133 Leva: anche qui una raccomandazione: lo votiamo? No, quindi vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/134 Martino, accolto come raccomandazione: va bene così vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/135 Matarrelli, accolto come raccomandazione: va bene vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/136 Martelli, accolto come raccomandazione: insistete per la votazione? Va bene, vado avanti. Chiedete di parlare o no: non ho capito? Siamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/136 Martelli ed è accolto come raccomandazione: volete parlare o no? No, allora vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/137 Mognato: accolto come raccomandazione. Mi date istruzioni: va bene così, vado avanti.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/138, insistete per la votazione? Vuole intervenire, deputata Murer? Prego, onorevole Murer.

DELIA MURER. Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno in esame ci richiamiamo all'articolo 51 della Costituzione. Il provvedimento è poco democratico. All'apparenza potrebbe essere un testo che viene incontro alla parità di genere, con il 60 per cento e il 40 per cento, ma siamo preoccupati per due questioni: le candidature plurime non ci dicono, non ci danno certezza del rispetto del 60 per cento e del 40 per cento nei collegi proporzionali e, per quanto riguarda i collegi uninominali, siamo preoccupati per un'elezione che avviene a livello nazionale e non di circoscrizione.

Quindi, chiediamo al Governo un impegno reale perché si applichi una piena parità e si garantisca che il 60 per cento e il 40 per cento siano reali e non fittizi ed è per questo che chiediamo di ripensare e di approvare pienamente l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/138 Murer.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/139 Piccolo, accolto come raccomandazione: i presentatori accettano la raccomandazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/140 Ragosta, accolto come raccomandazione: va bene, vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/141 Rostan, accolto come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/141 Rostan.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/142 Simoni, accolto come raccomandazione: prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/142 Simoni. Dichiaro aperta la votazione… Allora scusate, la diretta interessata dice adesso che non lo vuole votare. Io avevo avuto l'istruzione di voto dal gruppo. Quindi, revoco l'indizione della votazione. Prego però i gruppi di dare istruzioni chiare in merito alle votazioni, altrimenti si crea una perdita di tempo per tutti.

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/143 Stumpo, accolto come raccomandazione: prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/143 Stumpo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/144 Zappulla, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/145 Airaudo, accolto come raccomandazione: il presentatore non insiste per la votazione. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/146 Pellegrino, accolto come raccomandazione: deputata Pellegrino, va bene così? Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/147 Fratoianni, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/147 Fratoianni.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/148 Pastorino, accolto come raccomandazione: prendo atto che il presentatore non accetta la raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/148 Pastorino.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Ordine del giorno n. 9/2352-AR/149 Paglia, accolto come raccomandazione: insiste per la votazione? Prendo atto che il presentatore accetta la raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/150 Costantino, accolto come raccomandazione: prendo atto che la presentatrice accetta la raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/152 Andrea Maestri, accolto come raccomandazione: prendo atto che il presentatore accetta la raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/153 Marcon, parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/153 Marcon.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/154 Brignone è accolto come raccomandazione. Va bene così? Bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/155 Civati, accolto come raccomandazione. La accetta? No. Allora passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2352-AR/155 Civati.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/156 Daniele Farina, accolto come raccomandazione. La accetta? Bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/157 Fassina, accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Non accetto la raccomandazione; l'avrei fatto in un altro contesto, ma gli ordini del giorno, in questa seduta, purtroppo, non svolgono una funzione ordinaria. Come è stato già detto durante la discussione, gli ordini del giorno ci servono per poterci togliere il bavaglio che ci è stato messo sulla legge elettorale, con 3 voti di fiducia su tre articoli fondamentali. Allora, il mio ordine del giorno serve a dire come, per l'ennesima volta, il Governo guidato dal Partito Democratico ha prodotto danni gravissimi alla democrazia costituzionale del nostro Paese, ha segnato profondamente, sul piano morale e politico, la democrazia costituzionale del nostro Paese e ha costituito dei precedenti gravissimi. Ha costruito una prassi in base alla quale le regole del gioco non si cambiano più insieme, si cambiano a colpi di maggioranza, anzi, due volte su tre, a colpi di fiducia e questa, ovviamente, è una regressione molto preoccupante. Allora, l'ordine del giorno ci consente di poterci esprimere, come singoli parlamentari, su un passaggio che avrebbe dovuto vedere ciascuno di noi come protagonista e, invece, non è stato così.

Colgo questa occasione per sottolineare, ancora una volta, come questa legge è un imbroglio e l'ordine del giorno che ho presentato e che è stato riformulato come raccomandazione è un ordine del giorno su un punto molto delicato. Il voto dei cittadini deve essere uguale, personale, libero e segreto, secondo l'articolo 48 della nostra Costituzione; ebbene, il voto dei cittadini, con questa legge elettorale, non sarà uguale. L'ordine del giorno ha come oggetto il voto degli italiani residenti all'estero che, come sapete, hanno un sistema di voto che non garantisce l'uguaglianza, non garantisce la libertà, non garantisce la segretezza e questa legge elettorale estende il principio di non uguaglianza a tutti gli altri cittadini italiani. Non sarà uguale il voto di chi non sceglierà una delle liste che sostengono un candidato al collegio uninominale, ma sceglierà solo il candidato al collegio uninominale; quel voto non sarà uguale, perché quel voto si distribuirà, si frazionerà sulle liste che sostengono il candidato al collegio uninominale. E quel voto non sarà uguale quando si tratterà di attribuirlo alla parte proporzionale, alle pluricandidature di collegio, dove ci saranno scelte che renderanno quel voto meno uguale al voto di un altro cittadino. E, poi, non sarà uguale, quel voto, a causa delle liste civetta che faranno in modo che votando qualcuno, in realtà, il voto andrà a qualcun altro.

Ecco, per queste ragioni, questa legge non garantisce l'uguaglianza del voto a tutti i cittadini, come non la garantisce, oggi, il sistema di voto degli italiani residenti all'estero.

Allora, l'ordine del giorno che abbiamo presentato non può essere riformulato così come proposto dal Governo; chiediamo che ci sia un voto favorevole e vorremmo, con questo, segnalare la gravità, per l'ennesima volta, di ciò che si è compiuto in quest'Aula, con una legge elettorale che tradisce l'uguaglianza del voto per tutti i cittadini, come previsto dall'articolo 48 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/2352-AR/157 Farina, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/158 Placido, accolto come raccomandazione. Il presentatore insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/2352-AR/158 Placido.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-AR/159 Pannarale, accolto come raccomandazione. La presentatrice insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/2352-AR/159 Pannarale.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/160 Palazzotto, accolto come raccomandazione. Va bene, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/161 Gregori, accolto come raccomandazione. Il presentatore insiste per la votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/2352-AR/161 Gregori.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/162 Menorello, accolto come raccomandazione. Va bene, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/163 Mucci, accolto come raccomandazione.

La presentatrice ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Chiedo di approvarlo così com'è, perché già contiene una valutazione di opportunità e dato che le modalità digitali andranno sperimentate per le prossime politiche, sperimentarle anche per le consultazioni referendarie mi sembra conseguente.

PRESIDENTE. Quindi accetta? No, lo vuole in votazione.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Bene, allora andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/164 Galgano, accolto come raccomandazione. Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/165 Marzano, accolto come raccomandazione. È accolta, bene, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-A/R/166 Rampi, accolto come raccomandazione. Bene, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno 9/2352-AR/167 Nesi, accolto come raccomandazione. Va bene per il deputato Nesi.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, Governo, onorevoli colleghi, è davvero arrivato il momento che le forze responsabili del Parlamento consegnino al Paese una nuova legge elettorale: a pochi mesi dalla fine della legislatura, infatti, non si può fallire un obiettivo così importante per la democrazia.

Il Presidente della Repubblica ha più volte richiamato le Camere: dopo il tentativo di giugno, adesso è davvero giunta l'ultima occasione, quella che non può essere mancata. Sarebbe la vittoria dell'irrazionalità a scapito della responsabilità, del populismo a svantaggio della politica.

Oggi compiamo un passo avanti per dare al Paese una legge che ha il merito di armonizzare la formula delle due Camere: è fondamentale dare a Camera e Senato lo stesso sistema elettorale.

Comprendiamo perfettamente i motivi del Governo nel mettere la fiducia, caricandosi di una responsabilità pesante; ma quanto accaduto a giugno scorso sta lì a dimostrare come sia l'unico modo possibile per portare a casa la riforma della legge elettorale.

Il voto segreto è infatti sacrosanto in caso di votazioni che interpellano la coscienza personale; sulle regole democratiche, però, dovrebbe essere diverso. Ebbene, un altro flop del Parlamento andrebbe ad assestare un colpo decisivo per la credibilità delle istituzioni, oltre che ad avvantaggiare i professionisti della demagogia.

Certo, andando nel merito, riteniamo la legge uscita dalla Commissione non perfetta e, tuttavia, in grado di consegnare ai cittadini una normativa elettorale accettabile e rappresentativa. La nuova proposta, per un terzo maggioritaria e due terzi proporzionale, incoraggia le coalizioni, proprio quelle che avevamo indicato noi socialisti già da qualche tempo.

Ci preme poi sottolineare il passo avanti compiuto sulla parità di genere rispetto alle leggi precedenti: il testo accoglie le richieste, che da anni avanziamo, di un maggiore equilibrio della rappresentanza di genere nelle istituzioni, prevedendo che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento, sia nei collegi uninominali sia in quelli plurinominali; questa regola vale anche per i capilista.

Chiaramente avremmo voluto una rappresentanza alla pari, quindi 50 e 50; soprattutto avremmo voluto che il conteggio della ripartizione delle candidature tra donne o uomini alla Camera fosse a livello circoscrizionale, così come per il Senato, e non nazionale. In questo modo, infatti, c'è il rischio, anzi la certezza, che alcuni partiti concentreranno le candidature femminili nelle regioni dove sono deboli e quelle maschili nei territori in cui sono più forti, con la conseguenza di non eleggere nessuna donna.

Dobbiamo però riconoscere dei miglioramenti rispetto al primo testo presentato a giugno e ci auguriamo che ulteriori progressi sul fronte della rappresentanza paritaria siano portati avanti nella prossima legislatura: intervenendo anche a monte sui meccanismi di selezione dei partiti, nel rispetto dell'articolo 49 della Costituzione, che prevede che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Sin dall'inizio della legislatura, nel 2013, il PSI ha sposato la linea della responsabilità, per favorire la stabilità dell'Italia, messa a rischio da anni di crisi economica e di tensioni sociali. Anche questa volta, quindi, non ci tireremo indietro: andremo avanti con coraggio per il bene del Paese.

Esprimo dunque il voto favorevole della componente Socialista alla nuova legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Presidente, oggi state dando uno schiaffo in faccia agli italiani che ancora aspettano dalla politica risposte ai loro problemi, primi fra tutti i giovani e quei 13 milioni di poveri che cercano di sopravvivere in questo Paese. E non pensiate che questo modo di procedere faccia aumentare la passione politica dei cittadini: anzi! O forse è proprio questo il vostro disegno: allontanare il più possibile i cittadini dal voto, far crescere l'astensionismo, in modo che gli eletti siano determinati solo da chi sa spostare i pacchetti di voti e non dall'intera cittadinanza. E così il prossimo Governo sarà il frutto di un'accozzaglia di partiti che dovranno rispondere a chi muove i pacchetti di voti e alle lobby; peccato che ciò si ripercuoterà su tutti quei cittadini che non hanno santi in paradiso, e che desidererebbero solo l'approvazione di leggi eque che li aiutino a vivere decentemente.

Ora, con questa legge, si condanna il futuro del Paese all'immobilismo: una palude, da dove chi può scappa e chi non può sogna di farlo, mentre vive di espedienti; un Paese che “frega” i suoi cittadini, punisce gli onesti e ingrassa ladri, corrotti e prepotenti. Tutto questo nel nome di una governabilità posticcia, di una stabilità che piace ai mercati ma che ha reso questo Paese detestabile per buona parte dei suoi cittadini: basti pensare che quella stabilità che questa legge vuole tutelare, è la stessa che si è voluta garantire durante questa legislatura.

Qualcuno dirà che questa stabilità ha consentito al nostro Paese di uscire dalla crisi economica: vero. Peccato che la spesa per crescere sia stata inferiore alla crescita effettiva. Infatti, se paragoniamo l'andamento del PIL durante questa legislatura con l'andamento del debito pubblico, cioè il peso dei debiti che dovranno essere ripagati dai nostri figli, scopriamo che per far salire il PIL di circa 115 miliardi ne abbiamo spesi 147 sotto forma di nuovo debito pubblico.

Quindi, adesso volete fare una legge elettorale per garantire una stabilità che si è già dimostrata inefficiente, visto che di riforme rilevanti nell'interesse dei cittadini non ne sono state realizzate. Si è fatto crescere il debito pubblico senza cambiare il Paese in meglio; si è continuato ad ipotecare il futuro per avere uno Stato dove non funziona nulla, e dove i diritti esistono solo se hai un amico che te li può garantire, o hai abbastanza soldi per comprarli; un Paese che spende per istruire i suoi giovani per poi farli fuggire. E questa legge elettorale con i suoi effetti non farà altro che perpetrare questo stato di fatto, anche per colpa di chi - e qui mi riferisco ai miei ex colleghi del MoVimento 5 Stelle - è entrato qui dentro con grandi proclami, ma per incapacità o ignoranza politica non ha saputo fare quasi nulla di realmente buono. E non nascondetevi dietro l'alibi dell'essere all'opposizione, perché sapete bene che un'opposizione con i vostri numeri, se vuole, è in grado di portare a casa risultati importanti.

Va anche detto che questa disgraziatissima legge ha un altro enorme difetto, o meglio è una vera zozzeria, perché taglia fuori da qualsiasi possibilità di governo quegli incapaci dei 5 Stelle: i quali, benché si siano ampiamente dimostrati degli inconcludenti, non possono essere estromessi per legge dalla possibilità di arrivare alla guida di questo Paese. Per un semplice motivo: perché siamo una democrazia, e quindi chi ha più voti deve poter governare, a prescindere dalla sua effettiva capacità; perché, se così non fosse, ci troveremmo in un'oligarchia, parola che mi sembra non sia mai menzionata nella nostra Costituzione.

Presidente, non si scrivono le regole del gioco a pochi mesi dalle elezioni, e per di più con l'apposizione della fiducia. In principio fu Mussolini con la legge Acerbo, poi fu la volta della legge truffa nel 1953 e dell'Italicum nell'aprile del 2015, proprio in questa legislatura. Oggi, per la quarta volta in poco più di novant'anni, un Governo italiano si accinge a fare approvare una legge elettorale a colpi di fiducia, e il mandante, per la seconda volta, è Matteo Renzi. Ma qui oggi a mettere la faccia su questa legge è Paolo Gentiloni, che è solo, si fa per dire, l'esecutore materiale. E non lo dico per attenuare le sue responsabilità, ma per sottolinearne la gravità. Infatti, il Presidente del Consiglio si dovrebbe vergognare due volte: la prima perché non ha avuto il coraggio di impedire il voto di fiducia sulla legge elettorale, la seconda perché ha consentito che arrivasse in Aula un testo orrendo.

Presidente, concludo annunciandole ovviamente il voto contrario di Alternativa Libera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, i deputati della SVP e delle minoranze linguistiche voteranno a favore di questa legge elettorale. La riforma corrisponde a due obiettivi essenziali indicati dal Capo dello Stato: introdurre un sistema omogeneo per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica e farlo sulla base di un largo consenso con le forze politiche.

L'introduzione dei collegi uninominali maggioritari e delle liste corte per l'assegnazione dei seggi nei collegi plurinominali col metodo proporzionale sono l'esito di un confronto che è stato impegnativo e che appare come un realistico punto di equilibrio. Non esistono sistemi elettorali perfetti. Rimane il rammarico per il fatto che anche questa volta non siano stati previsti i voti di preferenza, mancanza che, per quel che ci riguarda, il nostro partito ha già deciso di attenuare con le primarie, che prevede nella più ampia partecipazione possibile.

I nostri parlamentari saranno scelti esclusivamente dagli elettori. Il testo al nostro esame garantisce le minoranze linguistiche e prevede, attraverso i collegi uninominali per il Trentino-Alto Adige, la rappresentanza dei diversi gruppi linguistici. Sono scelte di grande equilibrio.

Nei collegi uninominali non ci sono soglie di sbarramento, il miglior candidato vince indipendentemente dal partito che lo sostiene, sarà eletto il candidato in grado di raccogliere il consenso dei cittadini: questa è democrazia!

Oggi il nostro impegno è, nonostante questa legge non sia ottimale in tutte le sue parti, a contribuire per far sì che la riforma della legge elettorale sia approvata nelle due Camere per evitare al Paese la situazione irresponsabile che potrebbe derivare da un ulteriore fallimento. Per queste ragioni, ribadiamo, come già fatto in occasione del voto di fiducia, il nostro convinto consenso a questa riforma della legge elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, certamente tre fiducie per una sola legge sono veramente troppe, ed esprimono il basso livello di ognuna di queste fiducie, confermano il fatto che qui dentro ognuno si fida poco degli altri. E forse il livello di sfiducia è maggiore nel partito di maggioranza all'interno dello stesso partito, piuttosto che, com'è naturale, tra le diverse componenti della maggioranza.

Ci stupisce molto questo, che dà la misura della fragilità, una fragilità attuale che indubbiamente si proietta anche all'esterno, suscitando perplessità, dubbi ed incertezze su quella che sia l'effettiva tenuta della maggioranza quando ha in mano gli ultimi sei mesi di Governo di un Paese.

D'altra parte, non ci nascondiamo che lo strumento della fiducia agisce in modo paradossalmente diabolico, anche perché aumenta il livello di astensionismo all'interno della Camera, all'interno del lavoro dei parlamentari.

Conosciamo tutti quanto sia alto e quanto sia in crescita l'astensionismo esterno, qualcuno lo considera il vero partito di maggioranza (coloro che non votano, il popolo dei non votanti), ma più si esautora il Parlamento più si sostituisce alla prassi ordinaria del dibattito, alla ricchezza contenuta dal confronto - qualche volta forse anche dallo scontro, ma comunque alla ricerca delle migliori soluzioni possibili - una logica puramente digitale: sì o no, prendo o lascio.

Se la politica è l'arte della mediazione, l'arte del compromesso, l'arte di cercare la migliore soluzione possibile, la digitalizzazione della politica non aiuta certamente ad identificare le soluzioni più efficaci per il bene dell'intero Paese.

La nuova legge che la Camera sta votando, se sarà approvata, introdurrà in Italia un sistema elettorale misto tra proporzionale e maggioritario, che ci fa pensare un poco a questa difficoltà tutta italiana a volte di scegliere o di prendere una posizione chiara in un senso o in un altro.

Qualcuno, probabilmente, proponendo questo sistema misto, ha ritenuto di poter sommare i vantaggi del sistema proporzionale con i vantaggi del sistema maggioritario, ma il rischio è che, invece, si possano trovare soluzioni che sommano i difetti dell'uno e dell'altro. In fondo, i due valori principali che l'uno e l'altro garantiscono in prima battuta sono un'effettiva rappresentatività, quindi quella democrazia non solo reale ma anche la democrazia percepita dal Paese, cioè quella di un Paese che decide da chi vuole essere governato, su quale programma vuole essere governato, con quali obiettivi da raggiungere nell'arco di una legislatura vuole affrontare i cinque anni che lo precedono, rispetto a quello che, invece, è l'altro obiettivo, che è quello della governabilità, che per molto tempo in questo Parlamento è andato sotto il nome di sapere lo stesso giorno in cui si vota chi è che avrà vinto.

Abbiamo anche apprezzato questo, da una parte, ma anche smascherato questa trappola: non è sapere ora per allora chi vince, ma è sapere la qualità di questa vittoria, la sua consistenza. Abbiamo assistito in una sola legislatura a tre cambi di leader, a tre cambi di orientamento, e, nonostante non lo sembri, anche a tre modi diversi di affrontare la vita politica.

La nostra paura è, quindi, che maggioritario uninominale e proporzionale così mescolati tra di loro possano generare formule ambigue, che potranno dare luogo nella prossima legislatura a fenomeni di migrazione interna, all'interno del Parlamento, ancora più significativi di quello che sono stati in quest'anno.

Molto spesso noi parlamentari siamo stati “accusati” di aver cambiato, muovendoci da un partito all'altro, senza mai considerare quanto sono cambiati i partiti che hanno in qualche modo creato questi movimenti di migrazione interna. Noi comunque vogliamo sperare e vogliamo credere che questa legge possa esprimere un Parlamento migliore dell'attuale nella prossima legislatura. Non ci rassegniamo all'idea che tanto questa legge è peggio della precedente. Non sappiamo se la legge è meglio o peggio, quello che ci auguriamo è che il combinato disposto delle scelte dei leader, di coloro che in qualche modo confezioneranno le liste ma anche la possibilità, poi, da parte del Paese, di orientare, con i margini minimi che si hanno a disposizione, le scelte, generi l'unica cosa veramente importante: un Parlamento migliore, gente più motivata e, mi sia lasciato dire con semplicità, gente più onesta, gente più competente e gente che voglia davvero svolgere il proprio lavoro di parlamentare.

Si è anche parlato di molti emendamenti - anch'io ne ho firmati alcuni, li abbiamo firmati in maniera trasversale quasi tutte le donne presenti in questo Parlamento - per una maggiore giustizia, per quell'applicazione famosa dell'articolo 3 della Costituzione, che non vuole discriminazione di sesso, ma la prima discriminazione di sesso è quando, a un certo punto, le liste si compongono o in modo strumentale, volutamente con proporzioni diverse tra maschile e femminile, o anche con una proporzione diversa rispetto a quello che è stato citato: collegi migliori, collegi peggiori.

Noi non siamo femministe ad oltranza, crediamo semplicemente che alle donne debba essere data l'opportunità di dimostrare sul campo le loro motivazioni, i loro valori, la loro dedizione al compito, la loro capacità di interpretare una linea politica attenta ai bisogni sociali, attenta ai bisogni delle persone maggiormente in difficoltà, siano essi malati, siano essi anziani, siano essi immigrati. Chiunque non ha voce possa trovare nella politica la voce per difendere i propri diritti, e ça va sans dire che questo da secoli è sempre stato un ruolo più femminile che maschile.

Quindi, il nostro auspicio di una presenza maggiormente femminile è il nostro auspicio per una politica sociale più fortemente orientata ai bisogni. È per questo che vogliamo più donne in Parlamento e vogliamo più donne orientate alla relazione di cura.

L'altro aspetto importante - è stato citato da alcuni - è l'impossibilità del voto disgiunto che qualcuno ha paragonato ad un'operazione da supermercato: paghi uno, porti a casa tre, metti una sola crocetta e scegli contestualmente un parlamentare, un partito e una coalizione.

Se questo avesse una sua coerenza interna e potesse davvero rappresentare un asse di scelta solido e concreto, potrebbe anche essere un'opportunità per garantire maggiore qualità alla governabilità; se, invece, dovrà diventare il fatto di votare una persona - qualcuno l'ha chiamata lista civetta - soltanto perché quella persona è una sorta di acchiappavoti e non sarà, poi, la persona realmente investita del ruolo in quel contesto e in quella relazione, noi avremo operato una scissione ancora più profonda tra il Paese e la politica, cosa che dovremmo, invece, proporci tutti di sanare in un modo totalmente diverso, riconciliando la popolazione, le persone con la vita politica. Ma per riconciliare le persone con la vita politica bisogna anche riconciliare la vita politica con le persone e spingerla a farsi carico di problemi reali e non soltanto di problemi ideologicamente contrabbandati come emergenze, laddove, invece, poi, la vita concreta ci dice che tali non erano e che hanno rappresentato nel dibattito parlamentare di questi anni soltanto una colossale perdita di tempo.

Certamente, il fatto che i partiti dovranno superare il 3 per cento dei voti su base nazionale è un problema che è un po' una sfida anche e soprattutto per quelli che, come me, si trovano in partiti piccoli, in partiti che, in qualche modo, hanno segnato il momento di crisi in questi anni. Però, è un incoraggiamento anche a consolidare al proprio interno, a richiamare, a dialogare davvero con il Paese, perché, proprio dovendoli andare a cercare questi volti uno a uno, probabilmente, questo potrà rappresentare un incentivo forte alla riscoperta in chiave personale della vita politica. Forse, non è male che ognuno di noi, poi, si debba trovare impegnato sul territorio anche per la sopravvivenza non tanto personale, ma per la sopravvivenza di un partito. Nel piccolo partito in cui sto io in questo momento, questo simbolicamente è vissuto anche come la sopravvivenza dello scudo crociato, come una storia, come una tradizione, come una vita, come anche un'esperienza forte che è stata alla base di quello che, poi, fu, a suo tempo, il miracolo italiano.

L'ultima cosa è il tema delle pluricandidature. È evidente che questo è un incentivo ai leader, cioè questo connota questa politica in termini di chi ci mette di più la faccia; ma molto spesso chi ci mette di più la faccia non è colui che, poi, il carro lo tira realmente. Quindi, non so se questa è una buona scelta, certamente nel sistema precedente erano ancora di più le scelte.

Espresse tutte queste perplessità, io mi auguro davvero che questo sistema elettorale produca frutti migliori del precedente, anche se, a quest'ora, è difficile dire se è migliore o no.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Come componente Direzione Italia, sin dall'inizio, abbiamo condiviso l'impostazione che il Parlamento dovesse darsi una legge elettorale: il rischio, infatti, era che ci trovassimo ad andare al voto con una sentenza, in parte, riformata dalla Corte Costituzionale, che, magari, avrebbe subito un intervento dall'alto del Presidente della Repubblica per armonizzarla tra le due Camere. Il Parlamento non poteva sottrarsi al dovere di legiferare in materia elettorale, ma oggi vorrei sottolineare che non stiamo facendo solo una legge per stabilire le regole elettorali.

Dopo il periodo molto duro da cui il Paese proviene - mi riferisco, per quanto mi riguarda e per quello che è il mio giudizio personale, al Governo Monti e ai Governi PD che lo hanno succeduto -, noi non stiamo parlando solo di regole: parliamo anche di prospettiva, di futuro, di dare un futuro a questo Paese attraverso regole chiare che, magari, ristabiliscano il sano principio di democrazia dell'alternanza tra gli schieramenti a fronte della stagnazione che ha caratterizzato questi ultimi anni assolutamente nociva per l'economia e per qualsiasi prospettiva di sviluppo del nostro Paese.

Quindi, il Parlamento si dà una legge che è un po', nelle proporzioni, il contrario di quello che ci aspettavamo: ha una quota di maggioritario sicuramente troppo tenue rispetto alle nostre prospettive.

Questo sarebbe stato, nell'aumentare la quota di maggioritario, un ottimo argomento in chi oggi dice che il Parlamento non è un Parlamento di eletti, perché molti si sarebbero giocati le elezioni in un collegio uninominale maggioritario, ma tant'è: abbiamo questa quota che, comunque, produrrà un effetto di per sé positivo. Non abbiamo un meccanismo tecnico che impone alle coalizioni di stare insieme - per esempio, un premio di maggioranza come fisiologicamente sarebbe stato giusto ed opportuno -, però questo sta alla politica e la politica non si potrà, non si dovrà sottrarre alle proprie responsabilità.

Nel momento in cui la legge, anche con questa quota di maggioritario parziale, dovesse produrre delle coalizioni di centrodestra, di centrosinistra, poi ci sarà certamente il MoVimento 5 Stelle, avremo comunque raggiunto un risultato: quello di dare più organicità al sistema, di condurre delle battaglie con maggiore chiarezza e, magari, avere un prossimo Parlamento dove non si ripetano inciuci poco trasparenti, ma che si faccia tutto alla luce del sole, prima, nella battaglia elettorale e, poi, nella composizione di un programma che, appunto, deve vedere l'aggregazione nei contenuti di forze politiche omogenee. Questa legge di per sé favorisce, dalla forza politica più grande alla forza politica minore, un'aggregazione che non può che essere virtuosa.

Da questo punto di vista, noi abbiamo ritenuto, quindi, di sposare l'impianto di fondo di questa legge, pur non condividendone alcuni aspetti: non siamo tra i fautori del patto costituente di questa legge elettorale, fatto da PD, Forza Italia, Lega, Area Popolare, ma abbiamo voluto dare il nostro contributo in Aula, come in Commissione, perché riteniamo che non si tratti semplicemente di uno strumento tecnico, ma che si tratti di uno strumento fondamentale - in questo senso non abbiamo condiviso la scelta del voto di fiducia - per migliorare la prospettiva che diamo al nostro Paese, al di là di chi possa vincere le prossime elezioni, che sia un futuro e una prospettiva più rosea di quella attuale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, conteniamo l'entusiasmo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Io non tornerò sul tema della fiducia che, come ha già avuto modo di dire il nostro capo della componente, Giovanni Monchiero, è stata una scelta che avremmo preferito evitare e sul fatto che si tratta di una scelta evidentemente rischiosa in un momento del genere anche per il Governo. Però va detto anche che su questa legge tutti noi sappiamo che ogni voto su uno degli emendamenti importanti sarebbe stato un voto finale, nel senso che su temi come le preferenze, piuttosto che il voto disgiunto, un voto in sé di approvazione di un emendamento avrebbe significato la fine della legge, esattamente come è avvenuto con il “tedesco” e il voto finale andrà a voto segreto. Per cui chi coraggiosamente non vuole dire come voterà su questa legge avrà l'occasione per farlo. E qui non mi stancherò mai di ripetere che la possibilità del voto segreto in materia elettorale è assurda, perché non ha nessun senso che qualcuno vada in giro a rendere dichiarazioni, magari ad uscire sui giornali dicendo che sarà leale con il partito e con la linea adottata dal suo partito, per poi nascondersi e votare diversamente. Il voto segreto serve per i voti di coscienza: definire il voto per la poltrona un voto di coscienza mi sembra eccessivo.

Questa legge è una legge che porta una quota di maggioritario, porta più di un terzo di maggioritario nel nostro sistema. Io esprimo un giudizio personale, perché nella nostra componente ci sono colleghi che preferiscono il sistema proporzionale. Io sicuramente preferisco i sistemi maggioritari, ma una cosa è certa: delle contestazioni che abbiamo dovuto sentire in quest'Aula, la più assurda è quella che dice che in questa legge però ci sono due terzi di nominati. Coloro che hanno fatto questa contestazione - parlo dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e di quelli di MDP - sostenevano ed erano disponibilissimi ad accettare il sistema tedesco, che abbiamo discusso, che aveva il 100 per cento di nominati, con in più dei candidati nei collegi uninominali che non erano neanche sicuri di riuscire, perché se non veniva raggiunta la soglia non riuscivano. Lo dimostra il fatto che tutti hanno presentato emendamenti che prevedevano il ritorno al “tedesco” senza preferenze. Hanno presentato anche - in alcuni casi in Commissione altri in Aula - quelli con le preferenze, ma erano disponibilissimi a tornare al “tedesco”.

Il problema era l'uninominale ed erano le coalizioni; non era né le preferenze né il tema del voto disgiunto. È stata una scusa; si è tentato, da parte di questi gruppi o di questi partiti, di fare il sistema tedesco con i voti degli altri ma è andata male. Ripeto che io ne sono personalmente contento perché non ho mai condiviso il proporzionale puro, ma sicuramente oggi lamentarsi sul tema dei nominati è assurdo. È un sistema che affida sicuramente ai cittadini l'elezione di oltre un terzo del Parlamento, che riporta le coalizioni e anche su questo punto le polemiche sono abbastanza buffe perché io ho sentito dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che adesso ci saranno delle accozzaglie pazzesche. L'onorevole Toninelli, quando è intervenuto sull'Italicum, ha detto: “Il premio alla lista non serve a niente perché la lista porta a delle accozzaglie tremende esattamente come la coalizione”. Per un quarto d'ora abbiamo sentito questa argomentazione, mentre adesso che ci sono le coalizioni invece il ricorso alle sole liste e il divieto delle coalizioni è la panacea. Ecco, io credo che qui si debba dire la verità. Questo provvedimento è un provvedimento omogeneo, è un provvedimento - come possiamo dire - normale. Ho sentito dire a molti: “Non esiste una legge come questa”. Non esisteva neanche il “Mattarellum” quando abbiamo introdotto il “Mattarellum” e oggi tutti dicono che volevano il “Mattarellum”, pur con tutte le somiglianze che ha con questo provvedimento.

Credo che il risultato finale di questo lavoro sia una legge accettabile. Io avrei preferito una quota maggioritaria maggiore e altri, anche della mia componente, un sistema più proporzionale. Sicuramente una cosa è certa: questa è una legge molto migliore dell'inguacchio che è uscito dalle due sentenze della Corte costituzionale e non c'è alternativa a questa legge perché oramai siamo arrivati all'ultimo minuto della legislatura. È inutile tornare sulle colpe. Io credo che chi ha cercato di capitalizzare sulla polemica su preferenze e voto disgiunto, sapendo perfettamente che non era realistico approvarle perché tutti gli altri gruppi erano contrari, si sia assunto il rischio (ed è andata male). Ripeto: io sono contento perché il proporzionale puro è un sistema che non voglio ma la realtà è questa e oggi il tentativo precipitoso di tornare indietro per evitare l'uninominale è tardivo.

Due considerazioni su due aspetti positivi. Un aspetto parzialmente positivo è la riduzione del numero di firme e l'ampliamento della categoria dei certificatori per andare alle elezioni. È positivo perché è un sistema - e l'abbiamo avuto modo di dire mille volte - unico al mondo; solo in Italia esistono restrizioni di questo tipo e anche qui il MoVimento 5 Stelle, adesso che ha preso il 25 per cento, dice che è un sistema giusto e corretto - “andiamo tra la gente” - ma al momento delle elezioni del 2013 diceva: “Ci vogliono fregare andando alle elezioni con quattro mesi di anticipo, perché così non riusciamo a raccogliere le firme”. La memoria è sempre cortissima.

Un'altra cosa positiva, anche qui parzialmente, è stato l'accoglimento, poco fa, di un ordine del giorno per assicurare il voto ai fuori sede. Si tratta di un'iniziativa che ho preso con un mio emendamento che ha sostenuto tutto il gruppo insieme a una serie di associazioni, anzi seguendo l'esempio di una serie di associazioni. È una battaglia che va avanti da anni, c'è un impegno del Governo a intervenire con urgenza e noi ci auguriamo che venga rispettato.

In conclusione - ripeto - l'obiettivo primario doveva e deve essere quello di arrivare a una legge. Io spero che i coraggiosi di cui parlavo prima, che si nascondono dietro il voto segreto per votare in divergenza dal gruppo senza dichiararlo, siano pochi e che si arrivi all'approvazione di questa legge per avere un sistema degno di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia, come abbiamo ampiamente annunciato in questi giorni, voterà convintamente “no” sulla proposta di modifica del sistema elettorale che si sta proponendo.

Sono consapevole di parlare sostanzialmente a un'Aula abbastanza sorda e di non poter convincere sulla buona volontà delle nostre ragioni. C'è gente che è consapevole di quello che sta votando. Nel corso dell'approvazione del provvedimento e nel corso dei lavori di quest'Aula ci siamo resi conto che alcune questioni macroscopiche che abbiamo provato a porre a quest'Aula erano addirittura volute. Quindi, non ho la presunzione di convincere i colleghi ma parlo per i cittadini, per quelli che ci vogliono ascoltare, per quelli che ci guardano non capendo mai di che cosa stiamo parlando perché le tematiche elettorali sono sempre delle tematiche molto complesse e abbastanza invise agli italiani, che però, purtroppo, dovranno fare i conti con il fatto che quello che noi stiamo decidendo oggi stabilirà il loro futuro almeno per i prossimi cinque anni.

E, allora, io voglio spiegare ai cittadini italiani perché Fratelli d'Italia voterà “no” con un paio di questioni molto semplici. Loro sentiranno dire qualunque cosa; italiani, sentirete dire molte cose su questa legge elettorale. Tuttavia, le due domande che dovete farvi, dal nostro personale punto di vista, sono: in primo luogo, con questa legge elettorale gli italiani scelgono il loro Governo? Con questa legge elettorale la sera in cui si vota si sa chi ha vinto le elezioni e chi ha perso le elezioni? La risposta è “no”. Questa è una legge pensata appositamente per impedire la nascita di un Governo che sia frutto di una compagine omogenea, di un programma scritto insieme, di una campagna elettorale fatta chiedendo i voti ai cittadini. È una legge elettorale fatta per impedire che la sera in cui si vota gli italiani sappiano chi sarà a capo del loro Governo; è una legge pensata per fare di nuovo un Governo all'interno del palazzo, per farlo fare ai partiti politici sulla pelle dei cittadini; è, di nuovo, una legge elettorale fatta per far sì che gente che ha fatto la campagna elettorale insultandosi e proponendo proposte diametralmente opposte per i cittadini, il giorno dopo si metta d'accordo in un unico Governo; è una legge pensata per far sì che chi perde le elezioni possa ritrovarsi al Governo. E fate attenzione che questa non è politica, è matematica. È molto semplice.

Noi siamo in un sistema tripolare e questa è sostanzialmente una legge proporzionale che viene venduta come una legge maggioritaria. Secondo studi fatti da persone molto più autorevoli e competenti di me, perché uno dei tre poli, centrodestra, MoVimento 5 Stelle o centrosinistra, possa governare con questa legge nella prossima legislatura uno di quei tre poli dovrebbe prendere il 40 per cento sul plurinominale - quindi sul proporzionale – e, contestualmente, vincere nel 70 per cento dei collegi uninominali. Ora, colleghi, di politica capite qualcosa: vi sembra possibile che questo possa accadere? Non accadrà.

E, allora, è abbastanza semplice. Questa legge, che già è abbastanza imbarazzante nel nome, è una legge che è stata concepita per mantenere in sella la melassa che governa l'Italia dal 2011, la grande ammucchiata, il grande compromesso, una realtà politica nella quale non c'è mai nessuno che si prende le responsabilità delle scelte di governo e delle quali si può dare sempre la colpa a qualcun altro, sia delle cose importanti che non sono state fatte sia di quelle schifose che invece sono state fatte.

Ebbene, noi non ci stiamo. Noi non ci stiamo e abbiamo in tutti i modi tentato di fare delle proposte in questo senso. Abbiamo proposto una cosa semplice, cioè che ci fosse un premio di maggioranza, che ci fosse la capacità per chi arrivava primo, per una coalizione coesa che aveva presentato un programma comune e che arrivava prima, di avere i numeri per governare e non per andare a fare un inciucio nel palazzo con gente con cui si insultava il giorno prima.

Con questa legge noi condanniamo l'Italia a un altro Governo Monti, a un altro Governo Letta, a un altro Governo Renzi, a un altro Governo Gentiloni, e io non li rimpiango. Non rimpiango Governi che sono stati lì a fare gli interessi della grande finanza o delle consorterie europee o degli immigrati; non rimpiango Governi che ci hanno messo un pomeriggio a trovare i 20 miliardi di euro per il Monte dei Paschi di Siena e in otto mesi non sono riusciti a consegnare una casetta ai terremotati; non rimpiango un Governo che sta lì a fare lo sciopero della fame per dare la cittadinanza agli immigrati e, intanto, sfratta una vecchietta terremotata di 95 anni da casa sua perché alla casetta che si è costruita manca un vincolo paesaggistico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale). Non li rimpiango! Vorrei un Governo capace, una volta tanto e una volta per tutte, di fare gli interessi degli italiani.

Per questo abbiamo proposto il premio di maggioranza. Ci è stato bocciato e la cosa incredibile è che ci si dice che questa legge è necessaria per andare a votare un po' prima. Cioè, noi per liberarci da un mese di Governo Gentiloni, condanniamo l'Italia a cinque anni di Gentiloni-bis. Posso dire che non mi sembra una cosa molto intelligente.

La seconda questione per la quale noi votiamo contro questa legge, la seconda grande domanda che i cittadini si devono fare, è: con questa legge noi possiamo scegliere i nostri rappresentanti? La risposta è no. I presunti rappresentanti del popolo italiano saranno scelti dalle segreterie di partito. Quattro, cinque, sei persone, se va bene, che sceglieranno a loro piacimento mille rappresentanti degli italiani. E sa qual è la cosa pazzesca, Presidente? Che io mi ricordo in tutti questi anni di aver visto praticamente la totalità dell'arco costituzionale presentarsi in televisione a dire che le liste bloccate erano una vergogna. Abbiamo definito una legge “Porcellum” per le liste bloccate, perché i parlamentari dovevano essere scelti dai cittadini, non nominati. Poi, tutti d'accordo sulle liste bloccate; perché? Perché è troppo succoso poter nominare gente che risponde a te e non agli italiani. È succoso poter nominare gente che, non dovendo rispondere degli impegni presi con i cittadini, può più facilmente tradire quegli impegni, quando poi si tratta di fare un inciucio.

Però, vedete, io capisco quei colleghi che oggi devono votare questa legge, che in quest'Aula sono arrivati non per concessione del capo, che ci sono arrivati per storia politica, che ci sono arrivati facendo la gavetta, che ci sono arrivati perché hanno un consenso, che ci sono arrivati perché rappresentano dei territori, che devono votare questa legge in forza della quale molto probabilmente verranno scavalcati da gente che più di loro ha solo una grande capacità, di leccare i piedi al capo. Li capisco e dico loro: vi prego ribellatevi, non consegnate all'Italia un altro Parlamento che agli occhi degli italiani è un Parlamento illegittimo.

Noi anche qui abbiamo provato a fare ogni genere di proposta per introdurre le preferenze, addirittura siamo arrivati a chiedere, perché rispettiamo quelli che non vogliono le preferenze, ma si dovrebbe anche rispettare noi che le vogliamo, la discrezionalità dei partiti nell'utilizzo del voto di preferenza; chi vuole le liste bloccate presenta la lista bloccata, chi vuole fare eleggere i propri rappresentanti con le preferenze li fa eleggere con le preferenze. Io sono segretario di un partito politico, non voglio nominare i parlamentari di Fratelli d'Italia, voglio che siano gli elettori di Fratelli d'Italia a sceglierli. Lo so che vi dà fastidio, perché da voi non funziona così, ma da noi sì. E sapete anche qual è l'altra differenza? Che queste persone che sono sedute qui intorno a me, non vogliono arrivare in Parlamento perché io ce le metto, vogliono arrivare in Parlamento per le loro capacità, perché hanno i numeri per arrivare in Parlamento. Anche questa è una bella differenza, si poteva fare, ognuno fa come crede e gli italiani giudicheranno. Non ci avete consentito neanche questo, neanche la libertà di non nominare i nostri parlamentari.

Di cose se ne potrebbero dire molte altre. Si potrebbe ricordare delle norme, delle quali si è discusso anche oggi, scritte per qualcuno o scritte contro qualcuno, della truffa delle liste civette fatte per legge. Liste studiate per truffare gli italiani, per portare gli italiani a votare una lista per eleggere parlamentari di un'altra lista: tu voti il partito dei precari, il partito dei precari fa l'1 per cento, con l'1 per cento che hai dato al partito dei precari ci eleggi i deputati del Partito Democratico. Io non so se vi sembra una cosa normale.

Salto, Presidente, per ragioni di tempo, le questioni dell'Alto Adige, ma voglio dire che mi sembra anche abbastanza vergognoso che noi appaltiamo l'Alto Adige alla Südtiroler Volkspartei e alla comunità italiana di lingua tedesca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale), soprattutto perché siamo di fronte a un Governo che ha avuto tanta solidarietà per le minoranze di tutto il globo terracqueo e che poi non ha pietà per la minoranza italiana in territorio italiano, è un po' surreale.

Allora, queste sono alcune delle ragioni per le quali noi voteremo contro, perché quella che proponete è una democrazia inutile. Gli italiani possono votare purché il loro voto non conti niente. Andate a votare tanto non potete scegliere il partito, non potete scegliere il parlamentare, non potete scegliere una coalizione, non potete scegliere il Premier, ma andate a votare perché noi siamo democratici e vi vogliamo fare votare.

Noi non ci stiamo e saremo folli, saremo romantici, saremo antichi, ma abbiamo ancora un'idea della politica per la quale le leggi elettorali si fanno nell'interesse dei cittadini e non dei partiti che la scrivono. Si fanno nell'interesse degli elettori e non degli eletti. Abbiamo ancora un'idea della politica per la quale i rappresentanti del popolo non scrivono leggi che servono a truffare il popolo, ma scrivono leggi che servono a rappresentare il popolo ed è la ragione per la quale non staremo qui a votare l'ennesimo scempio che fate di questa Aula e della democrazia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente. Il nostro gruppo voterà sulla base della piena consapevolezza che il futuro del Paese è condizionato in modo drammatico dal fallimento di tutti i tentativi di riforma del suo assetto istituzionale e politico. Si tratta di un fallimento che arriva da lontano e i suoi risvolti finali si sono manifestati con grave evidenza anche nella presente legislatura, che pure su questo terreno aveva identificato il suo principale scopo. Dobbiamo tornare con la memoria ai primi coraggiosi tentativi di adeguare le nostre fragili istituzioni democratiche compiuti da Aldo Moro e da Roberto Ruffilli. Essi avvertivano la debolezza formale e sostanziale che corrode già dalla fine degli anni Settanta le mura portanti della casa comune. Avvertivano prima di tutto che le prospettive di futuro delle singole persone e delle componenti sociali del nostro Paese non avrebbero potuto dispiegarsi nel mondo nuovo che si stava preparando senza che il vincolo di rappresentanza e di solidarietà tra popolo e istituzioni pubbliche fosse rinnovato e rigenerato. Per questo il loro tentativo non era ispirato ad aride congetture di ingegneria istituzionale, ma ad una visione profondamente morale e pienamente politica. Non ci riuscirono e pagarono entrambi con la vita la generosa lungimiranza del loro tentativo. Da lì in poi ci siamo confusamente aggrappati alle illusioni che si sono via via succedute, fino all'ultima, quella della cosiddetta Seconda Repubblica, che ancora aleggia col suo portato di semplificazione e di banalizzazione. Come i babilonesi abbiamo pensato di costruire la torre verso il cielo senza badare alla solidità delle sue fondamenta e senza la trama di un disegno compiuto. E così siamo tornati al punto di partenza e del resto non è un caso che tutti gli osservatori esterni ritengano prevalente per l'Italia il rischio della tenuta politica ed istituzionale rispetto a quello economico e finanziario. Nessuno può immaginare che il Paese possa andare avanti come comunità civile e consolidare la sua stessa economia, nonostante, o a prescindere, dalla buona salute delle istituzioni pubbliche e della politica. L'interdipendenza tra i sistemi a livello europeo e globale da un lato, e lo scollamento che avanza pericolosamente dentro il corpo sociale, e tra esso e le istituzioni dall'altro, non permettono più di affidarsi ad una simile suggestione.

È in questo quadro, in questo contesto, che siamo chiamati oggi a dichiarare il nostro voto. Ed è questo contesto che ci spinge a dare un voto positivo nonostante tutto, in modo per così dire unilaterale. Innanzitutto, nonostante la scelta del Governo di porre la questione di fiducia, che abbiamo ritenuto inopportuna da ogni punto di vista. Poi, nonostante la nostra non completa condivisione nel merito della proposta, non è la legge elettorale che noi riteniamo più utile al Paese, non ci convincono il bilanciamento tra maggioritario e proporzionale, i meccanismi che connettono queste due parti del sistema, la inadeguata composizione tra rappresentanza e stabilità dei Governi, la bizzarra indicazione del capo politico di ogni lista che ci appare o pleonastica oppure in distonia con la natura parlamentare del nostro sistema democratico. Non ci convince la scelta delle liste bloccate, benché rispetto al Porcellum esse siano più corte e i candidati più riconoscibili. Sappiamo bene che il voto di preferenza non è un dogma della democrazia e che si può prestare anche a forme distorsive, ma per sostituirlo con liste bloccate decise dai partiti, senza che ciò appaia una sorta di esproprio della facoltà di scelta da parte dei cittadini, occorre un sistema dei partiti regolato sul piano formale e riconosciuto dai cittadini su quello sostanziale.

Purtroppo il nostro ordinamento giuridico non ha adeguatamente mai disciplinato, sulla scorta di quanto dice l'articolo 49 della Costituzione, la natura e le garanzie democratiche interne ai partiti. Quanto alla legittimazione sostanziale, al rapporto fra partiti e cittadini, alla rivoluzione mancata della loro forma, non occorre, credo, aggiungere osservazione alcuna a ciò che emerge dalla realtà di ogni giorno. E tuttavia, come ho detto, noi ci sentiamo in dovere di far prevalere su tutto la piena consapevolezza degli effetti devastanti che deriverebbero, nel quadro già cupo delle mancate riforme delle istituzioni, da un ennesimo naufragio della legge elettorale a pochi mesi ormai dal voto. Come si sia giunti a questa situazione, con la responsabilità di molti, diventa a questo punto una discussione altra rispetto alla responsabilità che il voto di oggi impone. Se Camera e Senato vorranno mettere un punto fermo almeno sul sistema elettorale, anche in base al monito reiterato del Quirinale, si pongono, a nostro avviso, allora due impegni prioritari.

In primo luogo, accompagnare e sostenere con convinzione e lealtà il Governo Gentiloni nei passaggi determinanti della manovra di bilancio e degli altri provvedimenti attesi dalla comunità; in secondo luogo, dare corpo a progetti politici capaci di interpretare al meglio i nuovi strumenti elettorali, i quali, senza un'anima progettuale e senza coerenti infrastrutture politiche, non potranno certo dare al Paese una prospettiva di futuro. Già la cappa desolante dei calcoli di parte e la rassegnazione, quasi, a fotografare semplicemente lo status quo inducono la pubblica opinione a distaccarsi ancora di più dalle istituzioni. Lo scenario di un Governo di larghe intese, che in tutte le democrazie può essere una delle opzioni di fronte ad un eventuale stallo politico delle Camere, non può diventare né un disegno preventivo, pur non dichiarato, né un alibi per non ricercare il consenso dei cittadini attorno a piattaforme chiare di lungo periodo e di respiro anche ideale e valoriale.

Senza questo percorso di rigenerazione della politica e senza la ripresa di una vera cultura coalizionale, la quale presuppone un disegno comune e il rispetto del pluralismo delle culture e delle sensibilità, senza di ciò, la stessa eventualità di un Governo di larghe intese non sarebbe percepita dai cittadini come un passaggio necessario di responsabilità, ma semplicemente come un deliberato accordo di potere del vecchio sistema e come un puro atto di difesa contro la spinta dei presunti innovatori. Per queste ragioni, pur con queste riserve e sulla base di queste convinzioni, il nostro gruppo parlamentare dichiara il proprio voto positivo alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Presidente, onorevoli colleghi, la legge che stiamo per votare non ci soddisfa pienamente, non è la legge che avremmo voluto, ma forse questa è la cifra di questo momento storico. È la legge del possibile nella situazione data; e, tuttavia, rappresenta un passo avanti significativo, che eviterà ad una delle più grandi democrazie del mondo, la nostra, di votare con una legge elettorale incoerente, disomogenea, irrazionale, e dunque inapplicabile, ancorché scritta dai giudici della Consulta. Andremo a realizzare un sistema misto, in parte proporzionale e in parte maggioritario, con sufficienti garanzie di omogeneità fra Camera e Senato, e non è un unicum nel mondo, come è stato detto, poi ne parleremo. La governabilità, è vero, non è assicurata, e tuttavia la legge consente almeno di provarci. Con il Mattarellum, un sistema simile a questo, anche se a proporzioni invertite, nel 1994 il centrodestra ha vinto il 63 per cento dei collegi, nel 1996 il centrosinistra ne ha conquistati il 55 per cento, nel 2001 di nuovo il centrodestra il 60 per cento, e in Germania, poche settimane fa, la signora Merkel, con il 33 per cento dei voti, si è aggiudicata il 77 per cento dei collegi.

Dunque, esiste la possibilità che quella quota di maggioritario, ancorché, purtroppo, secondo noi troppo piccola, possa produrre una maggioranza politica. Noi avevamo presentato emendamenti per aumentare l'impianto maggioritario, introducendo un premio di governabilità; ci sono stati bocciati in Commissione, sì, perché in Commissione si è discusso e votato, anche abbastanza, direi, perché pare questo Parlamento non abbia mai discusso di legge elettorale.

Ma chi li ha bocciati, oggi, non può lamentarsi del fatto che questa legge non assicuri la governabilità. Sono state reintrodotte le coalizioni, quelle che l'Italicum aveva cancellato con il premio alla lista. Non era questa una delle critiche più forti che si rivolgevano a quella legge? Non si evocava, forse, l'uomo solo al comando con la legge con il premio alla lista? Ora che si introducono di nuovo le coalizioni non va bene lo stesso; si dice che non c'è l'obbligo di indicare lo stesso programma. Ecco, vorrei dire sommessamente a chi avanza questa critica che sono state da tempo inventate le fotocopiatrici, si può fare anche con il copia e incolla, nessuno impedisce a più partiti di presentare lo stesso identico programma, e in qualche caso potrà anche essere, che so, avremmo voluto tanto allearci con voi, ma prima dovevamo decidere noi il vostro leader.

Si può fare, si può avere lo stesso programma, così come si possono affiancare ai programmi dei partiti maggiori dei programmi tematici di partiti, magari, minori o civici. Tutto questo è possibile, ma dov'è il problema? Il giudizio sulla coerenza delle coalizioni lo devono dare i cittadini, lo devono dare gli elettori, non i tribuni del popolo, vecchi o nuovi che siano; lo devono dare gli elettori. E, d'altronde, diciamolo, non andò benissimo a quel programma monstrum dell'Ulivo del 2006, 281 pagine, e poi sappiamo come è finita. E dunque, però, perché non valorizzare il fatto che, proprio perché il sistema è frammentato, proprio perché nessuno da solo può ottenere la maggioranza assoluta, ci si deve mettere insieme prima del voto, e non dopo?

A questo testo si possono rivolgere certamente molte critiche, anche perché la legge elettorale perfetta non esiste, non è data in natura, ma quello che proprio non si può dire è che approvarla significhi mettere in atto un colpo di Stato. Le parole sono pietre, ma possono essere le pietre con le quali ci autolapidiamo, se smarriamo il senso del ridicolo. Credo che qualcuno abbia interpretato un po' troppo alla lettera il fatto che le leggi elettorali vadano scritte sotto quello che John Rawls definiva il velo di ignoranza, che non significa non sapere nulla e parlare a vanvera; significa, invece, non conoscere l'esito finale delle leggi che si vanno ad approvare. E in fondo, in questo caso, in qualche modo è accaduto così: l'incertezza sull'esito finale ha fatto sì che in questa legge fosse introdotto un correttivo maggioritario così blando da correre il rischio di essere ininfluente. Dunque, dove sarebbe il colpo di Stato? Anche perché poi, vorrei dire, Presidente, tramite lei, agli antigolpisti di casa nostra, come è eletto il Parlamento del Venezuela, perché forse non lo sanno: con un sistema misto, che prevede il 70 per cento di collegi uninominali ed il 30 per cento di proporzionale. Era così antidemocratico quel sistema e quel Parlamento che Maduro, nota simpatia di alcuni nostri colleghi, ha dovuto sciogliere quel Parlamento e inventarsi un'Assemblea costituente. Un sistema misto esattamente come nella Russia di Putin. E allora, se questa legge è un colpo di Stato, forse qualcuno dovrebbe rivedere il proprio pantheon e la propria, per così dire, politica estera.

Bisognerebbe stare attenti a maneggiare le parole, specie quando in tema di legge elettorale si è detto di tutto e di più. Nel 2013 il MoVimento Cinque Stelle si è presentato senza una proposta di legge elettorale nel programma; oggi l'onorevole Di Battista ci ha detto che nel 2007 avevano raccolto le firme per il Parlamento pulito, ma dire preferenze e non candidabilità dei condannati non fa una legge elettorale. Una legge elettorale è una cosa un po' più complessa. E, infatti, il 29 maggio di quell'anno i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno votato la mozione Giachetti, indovinate per cosa, per il Mattarellum. Nel 2014 il MoVimento ha chiesto di inserire nell'Italicum il premio alla lista e le preferenze, non di correggere quelle cose che poi la Corte costituzionale ha corretto. È stato fatto, ma poi i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno votato contro lo stesso.

Nel dicembre 2015 hanno presentato un ordine del giorno in cui intimavano al Parlamento di non modificare l'Italicum. Nel settembre del 2016 è stata presentata la mozione n. 1-01349 in cui veniva proposto un sistema elettorale proporzionale con circoscrizioni medio-piccole e preferenze. La collega che in Aula presentò il Democratellum spiegò che quel sistema, aperte virgolette, consente di governare a chi raggiunge il 42 per cento dei voti, però lo fa senza ritocchini alle percentuali. Non si rendeva conto, la nostra collega, che stava illustrando un correttivo maggioritario, collegi piccoli e distribuzione dei seggi a livello di collegio, anziché nazionale; alla spagnola, per intendersi. Stava illustrando, cioè, l'essenza stessa di quei sistemi maggioritari che è proprio quella di trasformare la più grande delle minoranze in una maggioranza atta a governare. E dov'è lo scandalo?

Sono forse non democratiche la Francia o la Gran Bretagna, che hanno il 100 per cento di maggioritario? Non c'è nessuno scandalo. E infatti, nel 2017, il MoVimento 5 Stelle ha presentato il Legalicum, con l'estensione del premio di maggioranza alla lista anche al Senato. Un correttivo ipermaggioritario. Forse nessuno li aveva informati, a loro che erano dei sostenitori del proporzionale, che l'omogenizzazione si poteva proporre anche nell'altro senso cioè rendendo la legge della Camera uguale a quella del Senato e restaurando così il proporzionale della Prima Repubblica. I colleghi del MoVimento 5 Stelle volevano le preferenze, poi però hanno sottoscritto un accordo sul tedesco. Nottetempo si sono riuniti e la mattina hanno sancito che, sì, “finalmente avremo una legge costituzionale”: era senza preferenze quel testo, colleghi. Dunque neanche questo può valere l'accusa di incostituzionalità perché la patente il movimento gliel'aveva data. Loro che possono dare e togliere la patente a tutti. Ecco noi però ne facciamo volentieri a meno della loro patente anche perché vorremmo chiarimenti sul concetto di democraticità delle elezioni che vige in quel movimento. Per scegliere il candidato leader hanno fatto una campagna elettorale della durata di un paio di giorni. Quando i candidati sindaco sgraditi vincono le loro primarie, essi vengono cassati con un tratto di penna perché, si sa, uno vale uno sì, ma tutti gli altri sono nessuno. Costringono i loro sindaci a sottoscrivere contratti vincolanti con associazioni private: un atto così esplicitamente illegale che stupisce come nessun magistrato sia ancora intervenuto. Ma poi mi meraviglia come non si rendano conto che stanno con trasparenza denunciando di non avere un solo candidato in grado di vincere in uno dei 232 collegi uninominali in cui verrà suddivisa l'Italia. Ma com'è possibile sostenere di voler governare il Paese e poi ammettere che in nessuna - ripeto: in nessuna - delle 232 città, borghi o quartieri delle grandi metropoli potete vincere un collegio? Ma come? Neppure nell'ottimamente amministrata Roma? Neppure a Torino? Neppure a Livorno? Neppure a Bagheria? Forse lì avete ragione. Ma insomma neppure nella Sicilia dove dite di stare per vincere trionfalmente? E se non sono in grado di vincere in nessuna di queste città - non lo vorrei dire ma in un sistema frammentato come il nostro potrebbe bastare anche il 33 per cento della Merkel che con quella percentuale ha vinto il 77 per cento dei collegi - se non siete in grado di vincere in nessuno di questi posti come pensate di poter governare il Paese? Come pensate? Non dovete temere questo provvedimento: non è fatto per disfarsi di voi. Per quello basterebbe darvi le chiavi per sei mesi del Paese: in fondo a Roma è bastato molto meno tempo per far capire agli italiani la vostra attitudine al buon governo. Noi nel nostro piccolo vogliamo solo rivendicare una nostra coerenza: volevamo che il Parlamento scrivesse una legge e omogeneizzasse i sistemi; volevamo il maggioritario ed in almeno un terzo dei collegi è stato inserito. La prossima legislatura si potrà ulteriormente incrementare tale quota e siamo soddisfatti che anche la parte più rilevante del centrodestra abbia rinunciato almeno in parte alla deriva del proporzionale che era la negazione di una storia. Siamo contenti che Forza Italia abbia accettato la reintroduzione di almeno una quota di maggioritario. Va bene così. Ora si misurerà non a chi conviene o meno il provvedimento ma a chi conviene lo sfascio che si potrebbe verificare ove, nell'ombra di un voto segreto insensato, prevalesse la coalizione del caos. Noi non ce lo auguriamo e coerentemente annuncio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Signore e signori del Governo, colleghe e colleghi, il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà contro il testo unificato di legge elettorale proposto. Abbiamo provato in questi giorni a cambiarlo anche insieme e in collaborazione con i colleghi di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ma abbiamo solo avuto porte sbattute in faccia. Ebbene, signora Presidente, la legislatura in corso si sta chiudendo con l'ennesimo - speriamo sia l'ultimo - atto brutale, prepotente e arrogante della maggioranza di Governo e del Partito Democratico e lo si fa sulla legge elettorale: l'atto più importante di una democrazia parlamentare dove si fissano le regole del gioco con una intollerabile arroganza, in spregio all'articolo 72 della Costituzione. Lo ricordava il collega Nicola Fratoianni: quando Gentiloni si è presentato alle Camere molti mesi fa per avere la fiducia disse solennemente: il Governo si augura che le Camere approvino la legge elettorale ma il Governo non avrà un ruolo da protagonista. È vero. Infatti non ha avuto un ruolo da protagonista: ha avuto un ruolo di esecutore, di comprimario del patto tra Berlusconi e Renzi, di quel Matteo Renzi che in un tweet del 2014 scrisse che le regole si scrivono tutti insieme se possibile e che farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato. Lasciamo perdere lo stile che non è proprio il pezzo forte dell'uomo ma Renzi ha ragione: lui non fa le regole a colpi di maggioranza, le fa con Berlusconi o, meglio, le fa con la maggioranza a cui spera di dar vita nella prossima legislatura, con quella Forza Italia che definiva fascismo la fiducia messa sull'Italicum, mentre oggi quatta quatta esce dall'Aula redenta da Renzi.

Il testo è la continuazione di quel patto con altri mezzi, una sorta di contratto prematrimoniale delle nozze previste nel 2018 del futuro Governo del Nazarellum. I voti di fiducia che sono stati posti sulla legge elettorale sono in realtà delle dichiarazioni di sfiducia sulla lealtà e la volontà dei deputati del Partito Democratico: un atto di disistima, atto al quale non ci uniamo, che viene dal loro stesso partito, che li tratta come anime morte, asservite, umiliate e, tra un po', scaricate.

Il PD pone la fiducia sul testo unificato di legge elettorale ma non mette la fiducia sullo ius soli: la mette per una schifezza incostituzionale di legge pastrocchio, ma per il diritto dei ragazzi di essere cittadini nel Paese dove nascono, come succede in ogni Paese civile, no.

Il PD e la maggioranza di Governo, ponendo la fiducia, hanno fatto un atto di violenza gravissima verso le istituzioni: hanno messo in atto quello che Antonio Gramsci chiamava il sovversivismo delle classi dirigenti, il sovversivismo del potere. Quante sovversioni verso le istituzioni nella storia dell'Europa sono state fatte rispettando formalmente le leggi, un sovversivismo che ha demolito il patto costituzionale. Non si fa una legge elettorale con la fiducia a cinque mesi dalle elezioni: la legge può essere fatta solamente se c'è il consenso, se non si divide il Paese, se non si usano le istituzioni come una clava contro chi non è d'accordo.

Il PD ha fatto il bello e soprattutto il cattivo tempo. Dopo la sconfitta del 4 dicembre vi siete presi quattro, cinque, sei mesi di tempo e noi abbiamo aspettato. Avete subordinato ai vostri scontri di partito l'esigenza del Parlamento di approvare una nuova legge. Allora non era urgente la legge: dovevamo aspettare la risoluzione delle vostre baruffe. Il Parlamento poteva aspettare. Poi a maggio con calma, dopo le primarie, avete provato a tastare il terreno e ci avete proposto il Mattarellum nei corridoi antistanti la Commissione I. Poi è stata la volta del Provincellum. Stavamo per discuterne quando avete avanzato un'altra proposta: il Rosatellum. È rimasto in taverna per dieci giorni poi è evaporato e nella bulimia legislativa è arrivato il Tedeschellum. Bocciato in Aula, siete tornati sul Rosatellum ma bis e, con una manovra spericolata e inaccettabile, avete fatto passare il Rosatellum bis come continuazione del Tedeschellum e, in questo modo, avete evitato che si facesse un nuovo dibattito generale, che si potessero fare interventi sul complesso degli emendamenti, che si potessero discutere le pregiudiziali di costituzionalità.

Invidio molto il collega Fiano perché è capace di essere relatore di leggi elettorali incostituzionali, para-costituzionali, simil-costituzionali che dicono tutto e il contrario di tutto. Vede, onorevole Fiano, lei ha argomentazioni a trecentosessanta gradi per l'uninominale e per il proporzionale, per i premi di maggioranza alle liste e per le coalizioni senza maggioranza, come se io facessi oggi il relatore per una legge per cancellare gli F35 e, il mese dopo, di un'altra legge per aumentare le spese militari. Di tutto questo non sono capace.

Renzi dice che la fiducia è stata messa anche nel 1953. Sì, con qualche effetto collaterale: 110 parlamentari in infermeria; il Presidente del Senato dimissionario; il Paese sull'orlo della guerra civile. Legge truffa nel 1953; legge truffa nel 1923; legge truffa oggi. Tutte le leggi truffa sono legate sempre da un unico filo rosso: la questione di fiducia, il diktat della maggioranza.

Per questi motivi il testo è inaccettabile: in violazione dell'articolo 48 della Costituzione limita il carattere personale del voto e toglie ai cittadini il diritto di scegliere i propri parlamentari. Il potere di nomina è consegnato ai partiti o, meglio, ai segretari dei partiti. Tutti quelli dei listini saranno nominati.

È un provvedimento che costringe i cittadini a votare delle coalizioni fiction:horror più che altro, fatte solo per ingannare i cittadini. Saranno coalizioni senza un programma e un leader comune; coalizioni fatte per ingannare i cittadini che faranno proliferare le liste civetta e, nella stessa coalizione, potremmo trovare il partito del povero cagnolino Dudù e il partito di chi vuole la vivisezione; potremmo trovare il partito del cappio e quello dell'amore; potremmo trovare il partito dei cacciatori e quello degli animali; potremmo trovare il partito dell'abusivismo di necessità di De Luca e quello di consumo zero di suolo delle valli del Trentino della Südtiroler Volkspartei; quello di Forza Roma e quello di Forza Lazio, come è accaduto anche in alcune elezioni. E' una legge che truffa i cittadini, il meccanismo dell'attribuzione del voto nella parte proporzionale, qualora l'elettore decida di mettere la croce solo sul candidato all'uninominale, è un autentico imbroglio. Un voto che viene spezzettato, spalmato sulle forze dei partiti che lo hanno sostenuto; ma che uninominale è? L'elettore non è libero di dare il suo voto ad un candidato che stima, senza essere obbligato a dare il consenso anche ai partiti che lo sostengono e a candidati dei listini che, magari, può disprezzare.

Vi siete presi, anche, la briga di ridisegnare, lo dice la legge, i collegi con enorme discrezionalità, cambiandone la composizione fino al 20 per cento, dandone il compito al Ministro dell'interno che, magari, ci proporrà anche un codice di condotta per gli elettori non governativi, speriamo senza poliziotti nelle cabine. Vi rifate i collegi a vostro piacimento; per parafrasare Gaetano Salvemini, di cui ricorrono i settant'anni della sua morte, oggi, abbiamo a che fare con dei ministri della mala democrazia, con una maggioranza politica della mala Costituzione; sì, perché con questa legge voi date un colpo grave alla democrazia e alle istituzioni, al patto costituzionale e ai diritti dei cittadini.

Questo sistema elettorale, signora Presidente, si fonda sul trasformismo, un vizio purtroppo molto conosciuto, dalla nascita del Regno d'Italia, e che assilla il nostro Paese da allora. Sempre Antonio Gramsci, lo cito ancora, nei “Quaderni del carcere”, nei quaderni dedicati al Risorgimento, ci disse che il trasformismo è una funzione del dominio dall'alto di un trasformismo molecolare, come funzione di Governo e di egemonia, ma quella cattiva. Esempio che si attaglia, perfettamente, al trasformismo con cui si dà vita a questa legge elettorale e con la vostra pratica politica e di potere; il trasformismo delle coalizioni con le liste civetta, il trasformismo del PD che si “crocettizza” in Sicilia, si “verdinizza” in Toscana, si “emilianizza” in Puglia e si “alfanizza” dove serve (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

Noi voteremo contro questa legge elettorale; una legge incostituzionale, un imbroglio che non garantisce né la libertà e la volontà degli elettori, né la stabilità e la governabilità, né la funzionalità concreta del sistema di voto.

Ancora una volta, gli interessi immediati e di piccolo cabotaggio delle forze politiche più importanti hanno impedito che si potessero scrivere le regole insieme; ancora una volta è stata tradita la Costituzione, ancora una volta l'arroganza e la prepotenza l'hanno avuta vinta sul buonsenso e sul dialogo; ancora una volta, il potere dei segretari di partito di nominare i parlamentari ha avuto la meglio sul potere dei cittadini di scegliere i propri eletti; ancora una volta il trasformismo e l'opportunismo l'hanno avuta vinta sulla coerenza e sulla trasparenza; ancora una volta, avete piegato la democrazia agli interessi di parte ed è per questo che il gruppo di Sinistra Italiana Possibile voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, siamo finalmente giunti alle dichiarazioni di voto finale su una legge che per noi è importante, fondamentale e dovrebbe essere importante per tutti i gruppi parlamentari, la legge elettorale, vale a dire uno strumento, come è nei restanti Paesi democratici, attraverso il quale i cittadini decidono a chi affidare, per i futuri 4 o 5 anni, dipende dai sistemi, le sorti del Governo e, quindi, una parte importante della loro vita.

Oggi, stiamo discutendo di questo, in un Parlamento, all'interno di una legislatura, fortunatamente, ormai al crepuscolo, malgrado tutti i tentativi fatti e riusciti per mantenere in vita un cadavere che, probabilmente, sarebbe stato molto meglio seppellire tanto tempo fa o, sicuramente, su questo converremo tutti, a partire dal 4 dicembre dello scorso anno.

Questa legislatura nacque - lo ricordo a me stesso, prima che agli altri - in una situazione particolare, sopravvisse perché si diceva, all'epoca, che bisognava fare due cose, sostanzialmente, come disse il Presidente emerito Napolitano: mettere al sicuro i conti dello Stato e fare le riforme costituzionali. Sui conti dello Stato, i cittadini italiani, dopo quattro anni e mezzo di Governi tecnici, possono trarre da soli le loro conclusioni, sulle riforme costituzionali la voce è stata forte, la voce è stata chiara, la voce è stata talmente forte che noi ci saremmo aspettati che sarebbe stata ascoltata da tutti, ma, così, purtroppo, non è stato.

Noi abbiamo passato gli ultimi mesi di questa legislatura, gli ultimi 10 mesi, sostanzialmente, pensando, come Lega Nord, che tutti si sarebbero concentrati a fare l'ultima cosa, e l'unica, che c'era da fare, vale a dire dotare il Paese di una legge elettorale. Abbiamo sempre detto con coerenza, abbiamo sempre detto con umiltà, sapendo che, sì, è vero che oggi veniamo accreditati dai sondaggi a cifre importanti, al 15 per cento, dipende dalle varie case, ma sapendo anche che il nostro gruppo di 19 deputati e 13 senatori, difficilmente, avrebbe potuto imporre le proprie idee. Ma noi lo sappiamo, queste sono le regole democratiche e se non hai i numeri, questi numeri devi cercarli, tramite cosa? Tramite gli accordi e lo dico, appunto, come testimonianza e perché resti a verbale, il primo accordo lo abbiamo stretto, per arrivare a una legge elettorale condivisa, attorno a fine maggio di quest'anno, fine maggio-inizio giugno. Ci sedemmo attorno a un tavolo - insieme a, come dicono adesso i 5 Stelle, Renzi e Berlusconi, che, ovviamente, non erano fisicamente presenti, ma avevano mandato a quel tavolo, e lo dico sempre ai 5 Stelle, persone che, sicuramente, con Renzi e Berlusconi parlavano sia prima di entrare che di uscire - al quale erano presenti anche i 5 Stelle. Quello stesso tavolo che, da una settimana, viene definito delinquenziale, quello stesso tavolo in cui chissà che cosa avviene, dicono i 5 Stelle; non avviene niente di diverso da quello che avveniva quando a quel tavolo partecipavate anche voi. Era un tavolo nel quale forze politiche diverse su tutto, tra di loro, perché qualcuno dice che noi ci siamo messi d'accordo con Renzi, ma sia chiaro - lo diciamo sempre ai 5 Stelle, perché i nostri elettori lo sanno perfettamente - che mai la Lega Nord farà un governo col Partito Democratico o che mai questa idea ci è venuta per la mente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), comunque, a quel tavolo, a cui, lo ripeto, potrei citare il giorno, l'ora e anche il luogo in cui ci riunivamo con autorevoli esponenti del MoVimento 5 Stelle, ci si mise d'accordo su una legge. Una legge che, tra l'altro, vorrei sempre dirlo, perché adesso sembra - e vi ringrazio per attribuire alla Lega Nord questa infinita e grandissima capacità strategica - che dietro a tutto questo ci siamo solo noi, vi ringrazio per la pubblicità, però in questo tavolo, tavolo che portò al Tedeschellum, la Lega Nord accettò di votare una legge elettorale che era assolutamente contraria a tutto quello che avevamo detto.

Noi siamo partiti a dicembre, dicendo: c'è una legge costituzionale, una legge sicuramente costituzionale, una legge già utilizzata, era il Mattarellum, 75 per cento di collegi uninominali, 25 per cento di proporzionale, noi partivamo da quell'idea lì e continuiamo a ripetere che, secondo noi, più una legge, anche in queste condizioni, contiene elementi di maggioritario e più sarà possibile una cosa: il diretto contatto fra deputato o senatore eletto e cittadino, perché all'interno del maggioritario, cosa che avviene anche, sempre che passi questa legge, in quasi un terzo dei collegi previsti, ci sarà una novità rispetto agli ultimi dodici anni: sarà che una persona che appartiene a un partito o ad una coalizione si presenta all'interno di un collegio e se questa persona riceve un voto in più dei suoi competitori, vince il collegio, cosa che con il Tedeschellum, che andava bene al MoVimento 5 Stelle, non era garantita.

Noi, e lo dico proprio perché sembra che abbiamo fatto di tutto per arrivare a questa legge, il Tedeschellum lo abbiamo sempre votato, anche quando il voto era segreto; noi ci siamo mossi in modo granitico, per due motivi che ripeto sempre per chi non vuole ascoltare: primo, una legge elettorale per sciogliere le Camere ed andare al voto, perché non è vero, come si dice, che siamo ormai a fine legislatura, non è vero che siamo a fine legislatura, potenzialmente noi potremmo andare a votare a maggio dell'anno prossimo, a maggio dell'anno prossimo, il che significa che la XVIII legislatura si riunirebbe a giugno dell'anno prossimo. Noi otto mesi in queste condizioni, otto mesi e mezzo, quasi nove, in queste condizioni, non vogliamo più starci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Noi vogliamo togliere ogni possibile alibi a chiunque. Nel momento in cui dovessimo avere una legge elettorale, come chiede il Presidente alla Repubblica, omogenea tra Camera e Senato, nel momento in cui la maggioranza - sempre che ce la faccia; non so però, problema loro - vota la legge di stabilità, a quel punto non c'è alibi: a quel punto le Camere si sciolgono, e si vada al voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). E a chi dice: ma sì, ma infine, un mese in più, un mese in meno… E ripeto, non parliamo di un mese in più, un mese in meno: rischiamo di parlare anche di quattro o cinque mesi in più, quattro o cinque mesi in meno. …non cambia nulla, io vorrei ricordare a queste persone che cambia parecchio: ci sono ancora delle leggi in Senato, e qualcuna adesso che sembrava morta - cito per esempio lo ius soli -, che noi non vogliamo neanche più sentir nominare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Noi non vogliamo dare la possibilità a una maggioranza decotta, che non rappresenta il Paese, di portare avanti leggi di questo tipo.

Ecco perché noi come sempre abbiamo detto, coerentemente a differenza di qualcun altro, che al tavolo con la Lega, il PD e Forza Italia si è seduto, e poi in Aula al primo voto segreto l'accordo l'ha smentito, esultando anche quel giorno lì! Quel giorno lì i 5 Stelle esultavano, quando la maggioranza su quella legge andò sotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Era una legge che - ripeto - a voi piaceva, che avete affossato voi, e che noi abbiamo sostenuto anche se non ci piaceva; e oggi accusate noi di fare politica per inciucio?

E lo dico anche a chi magari prima questa accusa l'ha rivolta, a chi magari alla madre di tutti i Governi tecnici (e mi riferisco al Governo Monti), a questo Governo la fiducia l'aveva votata, cosa che la Lega non ha mai fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), che noi gli inciuci… E per inciucio si intende far finta di litigare in campagna elettorale, poi ritrovarsi in Parlamento e richiamati dall'Europa, dalle grandi banche, dai grandi investitori alla responsabilità nazionale, si dice: allora un Governo dobbiamo farlo; ecco, noi a questi giochi non ci stiamo.

A chi dice che questa legge condanna all'ingovernabilità, io ricordo semplicemente una cosa: le campagne elettorali non è che sono inutili. Io non so come fanno a dire…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione. Cosa voteranno, come mi auguro, se passa questa legge a marzo al massimo gli italiani. Le campagne elettorali non sono inutili, nulla è scritto: noi avremo come forze politiche, come coalizioni la possibilità di far campagna elettorale e di chiedere ai cittadini, per la prima volta dopo tanto tempo, quanto meno negli ultimi cinque anni, un voto su programmi, un voto su visioni differenti. A quel punto ci sarà la volontà politica di chi siederà in questo Parlamento!

Ma permettetemi anche di dire che è ora di finirla di continuare a parlare di ingovernabilità, quando i primi a rendere il Paese ingovernabile sono coloro che, una volta entrati in Aula, passano immediatamente, appena riescono, ai partiti di maggioranza. Ci vuole coerenza! Ci vuole serietà, signora Presidente! Noi votiamo questa legge, lo ripeto, e con orgoglio, perché vogliamo andare al voto, vogliamo che anche qui in Italia i cittadini decidano il proprio Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo sì a questa legge elettorale, e voteremo sì per tre motivi. Il primo lo ritroviamo - ed è il primo motivo che riteniamo molto importante - in alcune parole di un grande statista, di un grande politico, di un grande uomo, che ha segnato la svolta in questo Paese. Qui purtroppo questo statista, questo uomo, questo grande politico è stato citato per la legge elettorale del 1953: Alcide De Gasperi ha più volte richiamato questo Parlamento e il popolo italiano alla politica e al significato della politica. La politica vuol dire realizzare. La politica si misura sulla sua capacità di realizzazione rispetto ai compiti che gli sono affidati; e il primo compito per un Parlamento, cui spetta di fare le leggi, è quello di realizzare, di fare una delle leggi più importanti che spetta al Parlamento, non alla Corte costituzionale che interviene sulla costituzionalità di una legge: che è la legge elettorale, che è lo strumento attraverso cui i cittadini, gli elettori esprimono il loro modo di decidere la rappresentanza, il Governo di un Paese. Si chiama democrazia.

La prima grande emergenza che avevamo, e forse troppo spesso sottovalutata, era quella di ridare dignità, forza e valore alla politica attraverso un Parlamento che si assume e si assumeva la responsabilità di approvare una legge elettorale. La prima vera emergenza che avevamo sul livello istituzionale, era quella di non mandare il Paese, ed è quella di non mandare il Paese a votare con due leggi elettorali, esito di sentenze della Corte costituzionale, diverse, disomogenee, che certamente non garantivano la possibilità di una corretta rappresentanza della volontà di un popolo. Per questo noi abbiamo detto che, rispetto alle migliori leggi e alle proposte che ognuno di noi ha ed aveva della legge elettorale migliore, occorreva fare un passo, un passo in avanti, con un metodo serio, che è il metodo del Parlamento, che è il metodo della democrazia sulla legge elettorale.

Il dialogo tra maggioranza e opposizione, individuare non la legge migliore, ma una buona legge elettorale, che mediasse e che comprendesse le diverse esigenze rappresentate dal popolo in questo Parlamento, cioè dai gruppi parlamentari.

Per questo abbiamo lavorato insieme ad una buona legge elettorale che contemplasse una serie di principi, che da più parti erano stati espressi.

Il primo: la possibilità di rappresentatività, governabilità, possibilità di scelta da parte degli elettori. I collegi uninominali, 231 collegi uninominali, permetteranno, oltre che di avere un sistema in parte maggioritario, permetteranno all'elettore di tornare a scegliere con il nome del proprio candidato, del candidato sulla scheda elettorale, il proprio deputato di collegio. È un passo avanti, e abbiamo già visto che la storia nei sistemi elettorali ha dato buona dimostrazione di questo sistema, e va nella direzione da molti auspicata.

Il secondo elemento che noi da sempre auspicavamo, e che in molti auspicavamo, era la possibilità di una corretta rappresentanza in un sistema come quello che viviamo, e una frammentazione come quella che viviamo, della volontà degli elettori attraverso la proposta politica dei partiti, che può essere rappresentata da un sistema proporzionale. Due terzi di sistema proporzionale, un terzo di sistema maggioritario sono un buon compromesso per dare la possibilità agli elettori di esprimersi.

Il terzo elemento, su cui noi certamente abbiamo fatto un passo indietro: volevamo e pensavamo che la modalità migliore nel sistema proporzionale per scegliere i propri candidati fosse la preferenza; ma da questo punto di vista il fatto che, come in altri sistemi elettorali, il nome dei candidati anche del listino è scritto sulla scheda, e quindi l'elettore conosce non solo il candidato del proprio collegio, ma conosce, se vota quel partito, quali deputati saranno eventualmente eletti dalla sua scelta, è un passo avanti. Il problema si trasferisce alla responsabilità dei partiti e alla responsabilità della politica, come avviene in Germania, come si selezionano quei quattro deputati che diventano l'espressione di un collegio plurinominale.

Lo dico anche al collega Bersani: avevamo chiesto, a proposito di una politica che vuol dire “realizza”, con forza, che le coalizioni non fossero lo strumento coercitivo per avere un deputato e una rappresentanza politica e un deputato eletto, ma fossero una scelta consapevole della politica e della buona politica; che non si fosse costretti alla coalizione in nome di un sistema elettorale che non ti permetteva l'alleanza. All'amico Bersani, all'onorevole Bersani ricordo che in tutti questi anni la qualità delle coalizioni non è mai stata determinata dalla legge elettorale, ma sempre dalla buona politica e dalla responsabilità delle leadership: se ti metti insieme in una coalizione per sconfiggere l'avversario, tradirai la buona politica e l'idea della tua buona politica. Quando hai preso un'iniziativa con una legge elettorale diversa da questa (ricordo il 2008), la politica ha vinto rispetto alle coalizioni, e si è messa in moto - tra l'altro ricordo - coinvolgendo la volontà dei cittadini in un bipolarismo che non era più cattivo, ma che andava in una certa direzione. L'84 per cento dei cittadini scelse o l'allora Popolo della Libertà o il Partito Democratico, che si era assunto la responsabilità di andare in una certa direzione. Secondo punto, che è altrettanto importante: siamo stati accusati - molti sono stati accusati, il Governo, il Parlamento appunto - di aver usato una metodo eversivo, al di là del fatto che mi riservo di sottolineare dopo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che le parole sono pesanti, e la parola “eversivo” è una parola pesante!

La storia di questo Paese ha avuto tanti cattivi maestri, che hanno armato giovani inconsapevoli rispetto a parole pesanti come queste, ma il punto, lo ha detto con chiarezza ieri nel suo intervento l'onorevole Cicchitto, è che non c'è nessun progetto eversivo quando è il Parlamento che si esprime nella sua completezza, addirittura in un dialogo tra maggioranza e opposizione, e addirittura con una maggioranza dei voti che rappresenta molto più della maggioranza espressa in questo Parlamento. Ma come ha detto il collega Cicchitto - e lo ripeto - si tratta di una normale battaglia parlamentare, che è una prerogativa del Parlamento. È prerogativa del Parlamento chiedere legittimamente il voto segreto, e al MoVimento 5 Stelle dico: attenzione - perché forse non avete studiato l'aritmetica alle elementari -, non è che, a seconda della posizione in cui ci si trova, il voto segreto bisogna abolirlo e fare una battaglia sul voto palese (programma del MoVimento 5 Stelle), perché i cittadini devono sapere come ovviamente il Parlamento vota, e quando invece è utile a te il voto segreto è lo strumento per l'espressione della democrazia; e così se tu usi uno strumento altrettanto legittimo previsto dal Regolamento per superare quella battaglia parlamentare, che si chiama appunto chiedere i voti segreti, cioè la fiducia, che è altrettanto, allora quello è un golpe e un'emergenza. Basta con questa falsità e con questa ipocrisia! È la stessa ipocrisia che poi permette al MoVimento Cinque Stelle, a proposito di una falsa ipocrisia, di accusare tutti di poltronismo nel raggiungimento del potere. Peccato che la politica per sua natura ha l'idea, per affermare il tuo programma, il tuo ideale, di voler raggiungere quella poltrona. Non a caso, candidano, ovviamente con una segnalazione popolare di 31.000 click, un loro rappresentante a occupare la poltrona del Presidente del Consiglio. Cos'è, poltronismo? Sarai giudicato, una volta raggiunta quella poltrona, da come userai quel potere e quella poltrona.

Ecco, noi abbiamo seguito questo metodo e abbiamo ovviamente voluto e preferito seguire la strada della responsabilità per realizzare una buona legge elettorale e dare una legge elettorale, che è certamente un compromesso. L'abbiamo voluto fortemente, crediamo che il Parlamento si sia assunto questa responsabilità, e chiediamo che poi saranno la politica e gli elettori a scegliere. Attenzione - questo lo diciamo a tutti noi -: nessuna legge elettorale viene fatta contro, nessuna legge elettorale garantisce chissà che. Tutti coloro che hanno pensato, nella storia di questo Paese, di usare la legge elettorale per salvaguardare il proprio progetto politico (Mattarellum, Democrazia Cristiana; Porcellum, Centrodestra) hanno visto come gli si è rivoltato contro, perché l'intelligenza dei cittadini - il popolo è sovrano - nella scelta della politica è legata alla credibilità della proposta della politica e alla sua serietà. Questa è la nostra idea. Altro che essere eversivi!

Forse - e qui concludo, Presidente - bisogna stare attenti, come appunto dicevo, all'uso delle parole: noi non ci siamo mai permessi - anche se solo un altro politico ha usato in questo Paese questi termini - di accusare di eversione il MoVimento 5 Stelle quando ha chiesto ai sindacati che era meglio che cambiassero o si ritirassero. C'è stato un altro personaggio politico nella storia di questo Paese che l'ha fatto, si chiamava Benito Mussolini, a proposito di lezione di essere eversivi e di lezione di democrazia, che non accettiamo da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.

ROBERTO SPERANZA. Presidente, onorevoli colleghi, proverò a offrire le mie riflessioni a quest'Aula, prima che da uomo di parte e da rappresentante del movimento Articolo 1, da parlamentare della Repubblica, provando ad interpretare il senso dell'articolo 67 della Costituzione, che dice che ogni parlamentare della Repubblica rappresenta la nazione.

Spero così di poter parlare ad un'opinione pubblica che è stata più attenta di quanto ci aspettassimo al dibattito di queste ore e anche alle tante coscienze democratiche che ci sono trasversalmente in quest'Aula. Siamo dinanzi, Presidente, ad una pagina nera della storia del nostro Parlamento. Sia chiaro, l'Italia è una grande democrazia, lo è stata in questi anni e continuerà ad esserlo, non sarà il voto di stasera a mutare questo mio giudizio, ma è del tutto evidente che l'approvazione della legge più importante, della legge più significativa che regola la rappresentatività democratica, scalfisce la qualità della nostra democrazia, e consegna ancora una volta questa legislatura ad una dinamica tutt'altro che positiva.

La scelta di porre la questione di fiducia è stata una violenza a questo Parlamento. Peso bene, con grande attenzione, le mie parole. Sono le stesse parole che ho usato nel 2015, ancora una volta in quest'Aula, quando mi dimisi da presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico proprio in dissenso con la scelta di porre la questione di fiducia, e allora, in quei giorni, insieme a Pier Luigi Bersani, insieme a Enrico Letta, insieme a Guglielmo Epifani, insieme a Gianni Cuperlo, decidemmo di non votare quella fiducia. Permettetemi di dire che abbiamo fatto bene allora e stiamo facendo bene ora a difendere la dignità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista), perché di questo si tratta: difendere la dignità del Parlamento.

Mai mi sarei aspettato, Presidente, che solo dopo due anni ci saremmo trovati a rivivere questa storia che aveva due precedenti drammatici, quello della “legge Acerbo”, nell'epoca più buia del nostro Paese, e poi quella della “legge truffa”, e noi siamo riusciti in due anni a ripetere quell'errore, con uno scempio inaccettabile che fa male a tutti noi. E oggi, rispetto a due anni fa, è ancora più grave, e lo è per due motivi. Il primo: nel 2015 c'erano stati due passaggi parlamentari, l'Italicum era alla terza lettura, le Camere avevano avuto modo di esprimersi due volte liberamente, questa volta lo scandalo è di una questione di fiducia posta in prima lettura; è inaccettabile. E poi c'è un secondo punto, che è ancora più grave, ancora più serio, a cui chiedo di prestare attenzione: noi siamo a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere - mancano pochi mesi, lo sappiamo tutti, e le Camere saranno sciolte - e si sta costruendo un precedente pericoloso: cambiare le regole del gioco a colpi di fiducia a pochi mesi dallo scioglimento delle Camere.

Le regole non si possono fare così, questo è il senso più alto della lezione democratica. È un precedente pericoloso, che consentirà a qualsiasi Governo, nel futuro, di poter costruire e definire un colpo di mano negli ultimi giorni, negli ultimi mesi. Quando si tratta delle regole del gioco, quando si tratta dei principi fondamentali della democrazia, non si può guardare all'oggi, non si può guardare alla contingenza politica, bisogna avere il coraggio di guardare lontano; e noi, con questo voto di oggi, stiamo autorizzando un precedente assolutamente pericoloso. Penso che la scelta di oggi, questa scelta che chiaramente non condividiamo, sia in linea purtroppo con un tentativo costante presente nel dibattito pubblico di questo Paese e non solo di questo Paese, cioè il tentativo di rendere il Parlamento sempre più debole, il tentativo di delegittimazione delle Camere, e l'idea che le Camere legislative siano sempre più subalterne ai Governi. Guardate, il punto è questo: la concentrazione, la verticalizzazione del potere, a cui il referendum del 4 dicembre ha dato una risposta forte e io voglio dire con nettezza in quest'Aula oggi che la fiducia per come è stata posta significa non aver capito quella lezione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). La fiducia significa uno schiaffo al risultato del 4 dicembre; è uno schiaffo per questo voto di fiducia nel metodo ma è uno schiaffo anche nel merito, perché le scelte che si fanno sono scelte che allontanano.

Nel Paese c'è una domanda di partecipazione, nel Paese c'è una domanda di una politica più vicina e noi, invece, che cosa stiamo facendo? Stiamo facendo una legge elettorale in cui ancora la larghissima maggioranza dei parlamentari sarà nominata nel chiuso di una stanza da pochi capi di partito. È un'enorme questione democratica che non possiamo far finta di non vedere. Così si mortificano i territori, si abbassa la qualità del nostro Parlamento, della nostra rappresentanza, e si avrà una Camera dei deputati e un Senato della Repubblica sotto ricatto e nelle mani di pochi che decidono da soli.

Io penso che la discussione parlamentare ci avrebbe fatto bene, ci avrebbe fatto bene per rispondere a questo grande tema democratico ma anche per migliorare un testo che poteva essere migliorato. Dico alcune cose per esempio sul voto disgiunto. Aver detto “no” e aver chiuso le porte al voto disgiunto è stato un errore enorme che avrà l'effetto di diminuire la libertà di scelta dell'elettore e - permettetemi di dirlo - anche la libertà di scelta delle forze politiche che saranno costrette a stare dentro una camicia di forza. Permettetemi di dire ai miei tanti amici e colleghi del Partito Democratico che il prezzo più salato in termini elettorali lo pagherà proprio il centrosinistra, che io vorrei ricostruire, perché con questa legge elettorale si romperà definitivamente il centrosinistra e cesserà ogni opportunità e ogni possibilità di ricostruirlo.

Anche qui, in Aula, si poteva lavorare sulle coalizioni. Noi non ci saremmo sottratti, ma di quali coalizioni stiamo parlando? Queste sono pseudo-coalizioni farlocche. Vi prego di dire la verità agli italiani; ma che coalizione è una coalizione in cui ciascuno presenta il suo simbolo, in cui ciascuno presenta il suo capo e in cui ciascuno presenta il suo programma? Questa non è una coalizione; questo è trasformismo e incentivo all'opportunismo. Per questo diciamo “no” convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Così come credo che una riflessione più seria andrebbe fatta sulla questione del capo e siamo sensibili alle parole espresse su questa materia dal Presidente della Repubblica perché ci sembrano richiamare fino in fondo il nostro dettato costituzionale.

Avremmo voluto discutere ma purtroppo non ce n'è stata possibilità; non ce n'è stata perché il Governo ha fatto una scelta e oggi si assume ogni responsabilità di quella scelta. Il Governo ha tradito un impegno, un impegno solenne assunto in quest'Aula di fronte a tutti noi: l'impegno a non essere attore protagonista perché quando si discute di materie come queste, di rango costituzionale, il Governo non può e non deve essere attore protagonista. E, invece, purtroppo si è scelto di intervenire con questa violenza e non vi è dubbio che sul piano politico si getta la maschera, sul piano politico si getta la maschera e si torna sostanzialmente a un Governo Renzi per interposta persona (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) - e io penso che questo sia grave - con i suoi difetti peggiori, a partire dal patto con Silvio Berlusconi e alla riabilitazione, come abbiamo visto in queste ore, di Denis Verdini. E, allora, evapora quell'elemento di discontinuità del Governo Gentiloni che pure noi avevamo sottolineato, evapora definitivamente questo elemento di discontinuità e, insieme ad esso, evapora anche il nostro vincolo di maggioranza.

Noi non ci fermeremo, noi continueremo questa battaglia e la continueremo in Parlamento e nel Paese perché nasca una nuova grande forza popolare e progressista che metta al centro i valori della nostra Costituzione, i valori fondamentali a partire proprio dall'articolo 1.

Presidente, voglio concludere ricordando una lettera che ho letto pochi giorni fa di una persona che…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO SPERANZA. …le piacerà: il premio Nobel per la pace nel 2003, una donna musulmana, Shirin Ebadi, che parlando a un gruppo di studenti universitari di una grande capitale occidentale ha detto: “Guardate ragazzi - lo diceva a noi e io sento che quel messaggio è riferito a ciascuno di noi - la democrazia è come un fiore: bisogna prendersene cura tutti i giorni, ogni giorno”. Questo noi faremo e questo noi faremo con la questione democratica e con la lotta contro le diseguaglianze (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistae Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Grazie. Signora Presidente, signori del Governo, colleghi, questa poteva e doveva essere una legislatura costituente e invece è stata una legislatura fallimentare. Questa XVII legislatura ha ancora una possibilità di riscatto che è quella di approvare nelle Aule parlamentari una legge, la legge fondamentale per la vita della democrazia, la legge elettorale. Dopo un momento fortemente divisivo, che è stato il momento del referendum del 4 dicembre che ha diviso la politica e che ha diviso il Paese su un tema fondante anche in quel caso, cioè la riforma costituzionale, serviva e serve un momento di ricomposizione, vorrei dire di pacificazione, e il fatto di tentare di realizzare questo momento di pacificazione in Parlamento per noi è sempre stato un obiettivo fondante della nostra azione politica. Noi vogliamo la legge elettorale fatta in Parlamento, fatta in Parlamento, come ha sempre detto il Presidente della Repubblica, e con il massimo consenso possibile, fatta in Parlamento non contro qualcuno ma per trovare il giusto compromesso tra tutte le esigenze.

Signora Presidente, amici del Governo, colleghi, non è ancora stata trovata una legge elettorale che faccia vincere se non hai i voti e non c'è nessuna legge elettorale che se hai voti ti fa perdere. L'importante è il consenso, avere il consenso. La legge elettorale è solo uno strumento, e parlo all'amico Bersani: a noi non piace questa legge elettorale, non era la nostra legge elettorale, quella che noi volevamo. Noi volevamo il modello tedesco, un modello che trasformasse i voti in seggi ma, come ben sappiamo, in quel mese di giugno questo non è stato possibile. Non è stato possibile soprattutto perché sembrava che con quella legge elettorale ci fossero le elezioni. Forse se i colleghi potessero fare un po' di silenzio sarebbe un po' più rispettoso per il Parlamento, non per il sottoscritto.

PRESIDENTE. Colleghi.

RENATO BRUNETTA. Era un momento fondante quello di trasformare i voti in seggi dopo sei anni di parentesi della democrazia nel nostro Paese. Ricordiamo tutti quell'estate-autunno del 2011; ricordiamo tutti quel colpo di Stato che spazzò via un Governo legittimamente eletto nel 2008 non con pochi decimali di scarto ma con oltre il 47 per cento dei voti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ce lo ricordiamo tutti quel 2011, quel colpo di Stato del 2011, esterno e interno al nostro Paese, quando fu imposto un Governo tecnico e ci ricordiamo tutti quel Governo tecnico. Come ci ricordiamo tutti, e mi rivolgo sempre all'amico Bersani, le elezioni del 2013, che diedero origine a un nulla di fatto; nessuno vinse. Non bastò quello 0,37 per cento. E lo dico agli amici di sinistra: quando si presentarono in coalizione, presero il premio di maggioranza e, subito dopo aver incassato il premio di maggioranza, si divisero anche allora, salvo tenersi il premio di coalizione: 130 più 18, 148 seggi. Quei 148 seggi, signora Presidente, lo ricordo a me stesso e lo ricordo agli amici della sinistra, dichiarati poi, nella sentenza del 2014, incostituzionali, illegittimi, perché fu dichiarato illegittimo quel tipo di premio di maggioranza. Quella sentenza della Corte del 2014 condizionò evidentemente tutta la legislatura. Ricordo i tentativi di Bersani di fare un Governo con il MoVimento 5 Stelle, tentativi finiti male, sempre tutti interni alla sinistra, ma non evidentemente nell'interesse del Paese. Ricordo il 2014, ricordo l'estromissione del Presidente Berlusconi dal Parlamento, questa violenza. Ricordo a sua volta l'estromissione dal Parlamento del Presidente Letta ad opera di chi aveva vinto le primarie del partito, sempre, amico Bersani. Fu fatto fuori un Governo votato sulla base di mutamenti interni di un partito che alle elezioni non era stato neanche il primo partito nel Paese, perché il primo partito del Paese era stato il MoVimento 5 Stelle.

Ricordo tutto, ricordiamo, tutti, tutto. Ricordiamo tutti come è arrivato al Governo Renzi e ricordiamo anche tutti le violenze del Governo Renzi in quest'Aula sulla riforma costituzionale e sull'Italicum, la legge elettorale. Addirittura l'Italicum predisposto e progettato per una sola Camera nell'ipotesi, nell'auspicio, nella sicumera, che la riforma costituzionale avrebbe cancellato il Senato e, quindi, serviva una legge elettorale solo per la Camera. E ricordiamo tutti i colpi di maggioranza, i voti notturni, i voti di fiducia in quest'Aula. Le ricordiamo tutti queste ferite. Ricordiamo anche tutti - io li ricordo con gioia - quegli straordinari mesi di campagna referendaria e ricorderò sempre con grande gioia quel 60 a 40 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quel 60 a 40 che ha restituito al nostro Paese la democrazia e che ha salvato il nostro Paese da una deriva autoritaria. Renzi se ne andò, forse pensava - come Churchill con i Paesi decolonizzati - di andarsene per meglio restare. La realtà non è stata questa. Abbiamo visto tensioni a sinistra. Però lo dico agli amici della sinistra: amici della sinistra, Marcon, Speranza, non proiettate sul centrodestra le vostre angosce, i vostri fallimenti. Sono vostre angosce, sono vostri fallimenti, noi vogliamo con questa legge vincere con il centrodestra, senza alcun inciucio, senza alcuna compromissione. Noi vogliamo vincere con il centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! E la gente per strada ce lo dice: state insieme, state uniti, perché vogliamo che torniate al Governo. E voi parlate solo tra di voi e non parlate al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Noi vogliamo parlare al Paese e la legge elettorale è solo un momento importante e fondante di passaggio, perché poi contano le facce, le storie, i programmi, il consenso.

Questo conta, amici della sinistra tutta, per prendere i voti, per vincere le elezioni. Sembra che il mondo si esaurisca a sinistra, tra i rapporti tra il Partito Democratico e la sua sinistra, ma guardate che stiamo vincendo noi. Guardate che nel Paese stiamo vincendo noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e voi state perdendo. State perdendo anche malamente perché avete perso nel Paese, avete perso con le finte riforme, avete perso col Jobs Act, avete perso con lo ius soli, avete perso con i finti diritti civili, avete perso nel Paese e vi parlate e vi scannate tra di voi. Che tristezza amici della sinistra, non era questa la sinistra che conoscevo, non era questa la sinistra che conoscevo. E ripeto ancora una volta: non proiettate su di noi le vostre angosce.

Per tutte queste ragioni, signora Presidente e signori membri del Governo, noi voteremo convinti questa legge, perché vogliamo una legge in Parlamento, perché vogliamo una legge con il più ampio consenso possibile e questa legge ha un ampio consenso. Per questa ragione noi vogliamo approvare questa legge per andare alle elezioni e andare a governare questo Paese - lo ripeto ancora una volta - finalmente dopo sei anni dal colpo di Stato del 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

LUIGI DI MAIO. La ringrazio, Presidente. Io voglio iniziare con un grazie, grazie alle persone che in queste ore stanno seguendo ciò che sta accadendo dentro quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono le migliaia di persone che sono qua fuori, a pochi metri da noi, e che tra ieri e oggi hanno risposto al nostro appello e sono accorse a Roma (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi!

LUIGI DI MAIO. Credo di avere ancora il diritto di parlare in questa Aula, tra un po' ci toglierete il diritto di voto, ma almeno il diritto di parlare ce l'ho ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sono tutti gli italiani che ci stanno seguendo in diretta, tutti loro, non importa se del movimento o no, che hanno a cuore la stessa cosa: la nostra democrazia. Queste persone le ringraziamo perché con loro al nostro fianco anche noi in questa battaglia siamo più forti e quando la vinceremo, perché la vinceremo, non sarà solo la nostra vittoria, ma sarà la vittoria di tutti loro, di tutte le persone che ci sostengono. Quello che sta accadendo qui dentro lo sapete: stanno imponendo al Paese una legge elettorale, che è materia cruciale per la nostra democrazia, calpestando ancora una volta le prerogative del Parlamento. È una storia già vista, ma vale la pena ricordare i precedenti perché lì c'è tutta la gravità di ciò che sta accadendo qui. Nel 1923 Mussolini mette la fiducia sulla legge Acerbo, il sistema elettorale che consegna il Paese ai fascisti; qui c'è qualcuno che ha detto “grande uomo”. Nel 1953 De Gasperi mette la fiducia sulla legge elettorale passata alla storia come legge truffa, la legge durò un anno e poi fu cancellata; voi in questi giorni vi siete paragonati a De Gasperi, ma in realtà così facendo avete paragonato la vostra legge a quella che la storia ha definito una truffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel 2015 Matteo Renzi mette la fiducia sull'Italicum, sappiamo com'è andata a finire, gli italiani gli hanno bocciato la riforma costituzionale, la Consulta l'Italicum.

PRESIDENTE. Mi scusi, potrei chiedere ai colleghi di sedersi, perché altrimenti danno le spalle. È possibile? Sedetevi, per favore, colleghi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) Per favore, è possibile sedersi e non dare le spalle alla Presidenza?

LUIGI DI MAIO. Visti questi precedenti, fossi in voi starei in campana. Voi state approvando in maniera antidemocratica una legge incostituzionale e la sensazione è che non siate pienamente consapevoli del danno, del vulnus che provocate a questo Paese, perché la legge elettorale non è un sistema di regole per spartirsi le poltrone, è la legge che regola il funzionamento della nostra democrazia. Se la manometti e la svilisci, come state facendo, hai manomesso e svilito l'intero architrave su cui poggia il nostro sistema democratico e costituzionale. State lasciando in eredità all'Italia una nuova legge truffa e per questo la storia sicuramente non vi assolverà. Questa responsabilità ce l'ha il Governo Gentiloni, che aveva detto che non avrebbe posto la fiducia sulla legge elettorale, e invece lo ha fatto. Ce l'ha la maggioranza, ma anche l'opposizione che si rende complice di questo abuso, a partire dalla Lega di Matteo Salvini. Non so con quale pelo sullo stomaco e con che coraggio voi oggi stiate favorendo quei partiti che per anni avete fatto finta di contrastare, intestandovi battaglie che, oggi possiamo portare le prove, non erano le vostre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, ricordiamolo a tutti gli italiani, la Lega sta favorendo, con questa legge, al Governo quei partiti che hanno introdotto la legge Fornero, che hanno accettato a testa china il fiscal compact e il taglio delle nostre pensioni. State favorendo quella maggioranza che ha svenduto il nostro Paese, trasformandolo nel campo profughi d'Europa, cari leghisti. La vostra credibilità è pari a zero, zero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

A sei mesi dalla fine della legislatura, tre partiti e una persona, PD, Forza Italia, Lega e Angelino Alfano, si sono messi a riscrivere le regole del gioco con cui, a partire da marzo, andremo al voto; e, naturalmente, se le sono scritte su misura, truccando la partita prima ancora di scendere in campo. Non solo vi piace vincere facile, a voi piace giocare sporco, e questa legge lo dimostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Rosatellum è una legge che non garantisce né governabilità né rappresentatività, non prevede le preferenze, i nomi nei listini bloccati li decidono i capi di partito, anche quelli condannati in via definitiva per reati gravi, come Silvio Berlusconi, e che non ricandideranno la maggior parte di voi, e voi lo sapete bene, che avete molta più esperienza di noi qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È una legge che premia le coalizioni a scapito dell'unica forza che si presenta con la sua faccia, il suo simbolo e il suo programma, ovvero il MoVimento 5 Stelle. Tanto valeva fare una legge elettorale e scrivere: è vietato candidarsi in movimenti che si chiamano 5 Stelle. Avremmo risparmiato questa farsa. Ma il punto non siamo noi, il punto sono gli elettori, perché, vedete, il MoVimento 5 Stelle può non piacervi, potete non rispettarci, come state facendo adesso, ma dovete rispettare il consenso popolare che abbiamo. Potete provare a batterci sui programmi, ma non barando sulla legge elettorale, che, oltre che inutile, è scorretto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E questa legislatura finisce come era iniziata: noi in piazza e voi qui dentro che provate a salvarvi. Tutti insieme, cinque anni fa, avete rieletto Giorgio Napolitano, pensando di danneggiarci, e invece siamo ancora qui, più forti di prima. E ora, di nuovo, tutti insieme state votando una legge elettorale per impedirci di andare a governare. Finirà come cinque anni fa, avrete un'altra bella sorpresa, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, forse, porterete a casa la fiducia, la fiducia di una parte di questa Camera, ma sappiate che perderete definitivamente la fiducia più importante, quella degli italiani. E ai tanti vostri elettori delusi chiediamo di scendere in piazza con noi e aiutarci a fermare questa vostra ennesima follia. E voglio dire qualcosa anche a chi è qui dentro, a chi, da qui a poco, deciderà se svendersi per una poltrona o se alzare la testa: voi siete parlamentari della Repubblica e oggi i vostri segretari di partito vi stanno umiliando, e non dovreste permetterglielo, soprattutto se quelle persone non siedono qui dentro, a differenza vostra. Voi potrete decidere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti).

È una legge che non garantisce nulla, né al Paese né tanto meno ad ognuno di voi; e voi veramente volete essere ricordati nella storia per il Rosatellum? Infatti, guardate che sarà così, non ci sarà il tempo per farlo dimenticare e l'avrete fatta troppo grossa per far ricordare altro di voi e del vostro operato. Sarete ricordati nella storia per il Rosatellum, Anche lei, Rosato, lei è sicuro che vuole essere ricordato per questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Se il Rosatellum sarà approvato, si andrà a votare subito, e noi, ogni singolo giorno, in campagna elettorale, ricorderemo a voi e alle persone fuori di qui il voto di cui vi state rendendo responsabili. Ricorderemo ai cittadini che davanti avranno una scelta molto chiara: o le vostre ammucchiate, che ci faranno piombare nel caos, oppure una forza politica solida, coerente, con un programma chiaro e concreto. Cari italiani, o noi o loro, questa sarà la scelta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti).

Oggi potete scegliere, e mi auguro facciate la scelta giusta per voi e per il Paese. Quando inserirete la mano in questo alloggiamento per votare, avrete tre possibilità: fregarvene, pulsante bianco; far piombare il Paese nel caos, pulsante verde (Commenti); essere ricordati come coloro che non hanno abbassato la testa e hanno difeso la democrazia, pulsante rosso.

Noi la nostra scelta l'abbiamo fatta; fatela anche voi o preparatevi ad assumervene la responsabilità di fronte alla nazione. Viva l'Italia e viva gli italiani liberi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Affronto, affrontiamo con grande rispetto questa discussione. È una discussione importante, che riguarda le nostre istituzioni, che riguarda il nostro Paese. Non siamo qui per un capriccio; siamo qui perché in questa legislatura siamo stati più volte tutti richiamati a fare la legge elettorale. Abbiamo cominciato questa legislatura dicendoci tutti che avremmo fatto la legge elettorale, lo abbiamo sentito nelle parole di due Presidenti della Repubblica che si sono insediati in questa legislatura, lo abbiamo sentito nelle bocche di tutti i segretari e di tutti i leader di partito. Questo non è stato possibile per diversi motivi, ma noi questo lo dobbiamo fare, lo dobbiamo fare prima della scadenza di questa legislatura. È un nostro dovere, non è una nostra scelta.

Ho sentito qui parole paradossali. Guardi, ho sentito dire: “l'inciucio”. L'inciucio ci sarebbe se noi facciamo una legge elettorale con Forza Italia e con la Lega, non c'è se facciamo la legge con il MoVimento 5 Stelle. Quello è un accordo, il resto è un inciucio. Ho sentito dire: “una legge incostituzionale”, senza dirci in cosa è incostituzionale. È incostituzionale perché non piace. Ma scusate, non lo dice Rosato, lo dicono costituzionalisti preparati: fanno le critiche, dicono che è meglio un'opzione piuttosto che l'altra, meglio il voto disgiunto che il voto unico, meglio una scelta, meglio le preferenze che i collegi, ma nessuno dice che è una legge incostituzionale. Dite che è una legge che non vi piace, dite che è una legge che non vi conviene, dite che vi fa comodo fare la campagna elettorale sulla legge; non dite che è una legge incostituzionale, perché è falso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non abbiamo inventato niente in questa legge elettorale, abbiamo preso formule già esistenti, tutte, e le abbiamo messe qui.

Peraltro, voglio fermarmi su due questioni che sono state all'interno delle tante oggetto di dibattito. La prima, la scelta dei parlamentari. Per noi la scelta e il rapporto tra il parlamentare e il territorio è indispensabile, è un elemento fondativo del nostro partito. Io rivendico che nel nostro gruppo, qui, ci sono colleghi, i colleghi del mio gruppo sono gente che è in rapporto con i loro concittadini, li conoscono, li hanno votati, li hanno scelti nei consigli comunali quando sono entrati nei consigli comunali, li hanno scelti alle primarie, hanno fatto i sindaci, hanno fatto gli amministratori locali, conoscono i loro colleghi, conoscono i loro concittadini. Noi abbiamo scelto una formula, abbiamo scelto la formula dei collegi, uninominali e plurinominali. Potevamo scegliere un'altra formula, quella delle preferenze. In un accordo tra otto gruppi politici abbiamo scelto un compromesso, siamo arrivati ai collegi, ma è un modo efficace per scegliere i parlamentari, è un modo trasparente, l'elettore se lo trova scritto sulla scheda.

Una scheda che parla di coalizione. È il secondo punto: l'elettore si troverà davanti la scheda elettorale sapendo chi andrà al Governo e potrà scegliere chi andrà al Governo, cosa che non si fa con un sistema proporzionale; lo dico io che sono stato qui, in quest'Aula, a difendere il sistema tedesco, dopo ci tornerò. Qui, invece, sapremo chi mandiamo al Governo, c'è un'opzione chiara: ci può essere una coalizione o ci può essere una lista che si presenta da sola - sono legittime entrambe le scelte - ma c'è un'opzione chiara di alleanze. Mi chiedo: ma voi con chi volete governare? Pensate di governare da soli? Non state facendo un imbroglio agli elettori, dicendogli: noi governeremo da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Voi fate un imbroglio ai vostri elettori. Chiedetegli scusa ai vostri elettori, quando gli dite che pensate di governare da soli. Io un'idea su con chi volete governare ce l'ho, ma non è questo il tema. La coalizione è alternativa al voto disgiunto. Lo dico anche a Roberto Speranza che apprezzo nell'amicizia che ci lega - mi permetto, Roberto - sono due cose alternative, due scelte legittime ma o fai la coalizione e noi vogliamo fare la coalizione, o fai il voto disgiunto perché chiedere di votare Rosato nel collegio e dopo il partito di Forza Italia non ha nessun senso e non ha neanche nessun senso chiedere di votare un partito a sinistra e poi scegliere un candidato che è da un'altra parte, perché, come lo spieghi agli elettori con chi governi il giorno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Lo dico con rispetto anche per l'opzione del voto disgiunto che c'è stato un dibattito tra di noi: ma abbiamo scelto la coalizione. Se avessimo scelto di non fare la coalizione e di andare ognuno con la sua lista, il voto disgiunto aveva un altro valore. Ma abbiamo scelto la coalizione. Io credo nella coalizione. Penso che noi potremmo fare un'esperienza nuova di centrosinistra, anche se le coalizioni non sempre hanno funzionato. Noi ce lo ricordiamo perché le coalizioni non sono formule elettorali, non basta scrivere bene la legge elettorale: bisogna poi costruire gli accordi e noi su questo abbiamo mancato. Noi, loro, il centrodestra anche, coalizioni che si dissolvono il giorno dopo: dobbiamo farla su un programma ma dobbiamo farla su persone che sanno stare insieme. Ripeto: che sanno stare insieme.

Abbiamo messo la fiducia sul testo e rivendico e ringrazio il Presidente del Consiglio perché è stato coerente con quello che ha detto (Commentidei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È troppo facile dire il contrario. Ripeto che è troppo facile dire il contrario. Il Presidente Gentiloni è venuto qui e ha detto: non staremo alla finestra, cercheremo di accompagnare e di facilitare il percorso sulla legge elettorale. Il Governo ha fatto questo quando noi gli abbiamo chiesto di intervenire perché la forzatura non sta nella fiducia: la forzatura sta in centoventi voti segreti con cui voi pensavate di scrivere la legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lì c'è la forzatura: centoventi voti segreti! Il voto segreto doveva scegliere se fare la coalizione o meno? È un voto di coscienza decidere se lo sbarramento è al 3 o al 5 per cento? È un voto di coscienza decidere le pluricandidature? Non è un voto di coscienza: è un voto politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È il voto politico che noi chiediamo sulla legge elettorale. Guardate, se io devo ritrovare una forzatura che abbiamo fatto con la fiducia, la trovo sulle unioni civili e la rivendico quella forzatura, ma non sulla legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché in quel caso abbiamo parlato di temi che non hanno solo una valenza politica!

Riguardo alla legge elettorale - lo dico al collega Di Maio - Luigi, il “Dimaiellum” non veniva fuori bene: quindi non so se il “Rosatellum” passa alla storia ma il “Dimaiellum” non veniva fuori bene. Però vi dico: lasciamo perdere i precedenti, lasciamo perdere Mussolini, lasciamo perdere De Gasperi che forse è un “golpista in via di beatificazione”, quindi forse lo lascerei stare De Gasperi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ricorderei solo che nel 1990 la Presidente Iotti, mettendo la fiducia sull'emendamento che voleva introdurre l'elezione diretta dei sindaci, spiegava - a chi le faceva l'obiezione che sulla legge elettorale non si mette la fiducia - che il Regolamento era questo e, se c'era la fiducia su un aspetto di legge elettorale, la fiducia poteva essere messa. Niente di grave, niente di nuovo, non abbiamo inventato niente: 1990, Nilde Iotti. Però, guardate, c'è un merito se oggi siamo qui a discutere della legge elettorale e questo merito non è dei partiti che la sostengono ma dei partiti che non la sostengono perché qui ci siamo arrivati per merito di MDP e per merito del MoVimento 5 Stelle perché in questa Camera avevamo intrapreso il percorso lungo e faticoso per arrivare a una legge elettorale a giugno quando con voi avevamo scritto un modello che vi andava bene, dopodiché, poiché fare un accordo politico per voi è incompatibile con il vostro modo di fare, avete dovuto bocciarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ma ve lo ricordate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non te la prendere, ma se c'è un papà della legge elettorale - che sarei io -, Fico è la mamma della legge elettorale perché il “Rosatellum” l'ha voluto Fico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) quando correva gridando “evviva” sulla legge elettorale. E voi, colleghi a sinistra, siete riusciti a votare contro l'accordo sul Trentino Alto-Adige che fu Pier Luigi Bersani a firmare con SVP (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) pur di votare contro il PD e anche voi esultavate per aver bocciato l'accordo sul sistema di voto di tutela della minoranza tedesca!

E allora ritengo che, quando ci sono due forze politiche come le vostre che preferiscono andare a votare con il Consultellum, lo dovevano dire con chiarezza. Voi l'avete quasi detto; ma loro no: loro hanno continuato. Avete detto che volevate il Mattarellum quando il Mattarellum non era all'ordine del giorno; quand'era all'ordine del giorno in Commissione, ci avete detto: no, non vogliamo il Mattarellum (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Commenti dei deutati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Quando eravamo sul tedesco, avete detto: no, il tedesco non lo vogliamo. Avete sempre detto no qualsiasi cosa proponevamo. E io penso che non si costruisce una legge elettorale in questo modo. Ripeto: non si costruisce una legge elettorale così.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ETTORE ROSATO. Io rivendico il risultato di aver fatto una legge elettorale insieme, con una maggioranza ampia, tra avversari politici e non tra nemici. Mi permetta, Presidente, di chiudere perché questo è uno degli ultimi atti della legislatura: abbiamo altre cose importanti da approvare nelle prossime settimane ma andiamo verso la chiusura della legislatura per scadenza naturale, peraltro. Credo che noi abbiamo una responsabilità davanti agli italiani e la responsabilità è quella di non trasformare lo scontro politico in una guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Oggi qua fuori c'è stato un parlamentare che ha detto: lì dentro ci sono delle bestie. Questo non è accettabile ma lo dico senza rancore. Ripeto che lo dico senza rancore: non si rappresentano gli italiani con la guerra; si rappresentano gli italiani con lo spirito di servizio e noi lo spirito di servizio ce l'abbiamo messo tutto per fare questa legge elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIEe di deputati del gruppo Misto - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, cari colleghi, nelle discussioni di questi giorni sulla legge elettorale mi sono stati proposti molti motivi per votarla. Ad esempio è una legge che consente ai piccoli di partecipare; fa fare passi avanti sulla parità di genere, eccetera, eccetera. Tutto vero: in questo testo c'è stato un mirabile tentativo di dare buoni motivi a molti per apprezzarla, meno che agli elettori. Gli elettori non solo si troveranno le liste bloccate, scelte dalle segreterie di partito come nel Porcellum ma, anche dove potranno scegliere il candidato nell'uninominale, si troveranno d'ufficio elettori di tutti i partiti che lo sostengono: della serie voti uno e prendi cinque come al supermercato, una scelta surreale.

PRESIDENTE. Concluda.

ADRIANA GALGANO. In questa votazione ci divideremo tra coloro che pensano che i parlamentari e il partito debbano essere scelti intenzionalmente dagli elettori…

PRESIDENTE. Grazie, grazie.

ADRIANA GALGANO. …e chi invece accetta che escano dagli alambicchi delle segreterie di partito. Buon voto, colleghi!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Avverto che è stato chiesto ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento dal presidente del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista lo scrutinio segreto sulla votazione finale del provvedimento. Tale richiesta è stata accolta.

Indìco la votazione finale, mediante procedimento elettronico, a scrutinio segreto, sul disegno di legge n. 2352-A/R: "Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 69) (Applausi dei deputati dei gruppiPartito Democratico,Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente,Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIEe di deputati del gruppoMisto).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 13 ottobre 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di una interpellanza urgente.

La seduta termina alle 21,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 10 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 5 i deputati Bossi e Garnero Santanchè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 7 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 8 il deputato Zaccagnini ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nella votazione n. 19 la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 21 il deputato Baruffi ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 21 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 40 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;  

  nella votazione n. 47 la deputata Lombardi ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 51 il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nella votazione n. 54 il deputato Simone Valente ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 57 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 59 i deputati Catanoso e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 60 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 64 la deputata Galgano ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 65 la deputata Mucci ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 65 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU pdl 2352 e ab.-A/R - articolo 4 534 533 1 267 381 152 37 Appr.
2 Nominale art. agg. 4.0500 539 447 92 224 383 64 36 Appr.
3 Nominale em. 5.270 553 495 58 248 107 388 29 Resp.
4 Nominale em. 5.261 541 476 65 239 115 361 29 Resp.
5 Nominale em. 5.271 545 519 26 260 154 365 28 Resp.
6 Nominale em. 5.1 548 475 73 238 24 451 28 Resp.
7 Nominale em. 5.256 550 531 19 266 66 465 29 Resp.
8 Nominale em. 5.254 550 532 18 267 60 472 26 Resp.
9 Nominale em. 5.255 555 538 17 270 74 464 26 Resp.
10 Nominale em. 5.253 559 533 26 267 1 532 26 Resp.
11 Nominale em. 5.500 513 491 22 246 337 154 26 Appr.
12 Nominale em. 5.272 511 455 56 228 85 370 26 Resp.
13 Nominale em. 5.257 521 512 9 257 21 491 26 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 5.250 528 526 2 264 32 494 26 Resp.
15 Nominale em. 5.251 533 474 59 238 24 450 26 Resp.
16 Nominale em. 5.252 537 405 132 203 24 381 26 Resp.
17 Nominale em. 5.262 - I p. 537 534 3 268 175 359 26 Resp.
18 Nominale em. 5.263 534 532 2 267 174 358 26 Resp.
19 Nominale em. 5.262 - II p. 522 519 3 260 166 353 27 Resp.
20 Nominale em. 5.260 525 521 4 261 87 434 26 Resp.
21 Nominale articolo 5 527 521 6 261 372 149 25 Appr.
22 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/9 511 472 39 237 133 339 24 Resp.
23 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/16 533 509 24 255 140 369 23 Resp.
24 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/39 534 480 54 241 98 382 24 Resp.
25 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/44 538 465 73 233 82 383 23 Resp.
26 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/45 533 517 16 259 139 378 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/54 546 532 14 267 145 387 23 Resp.
28 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/55 547 531 16 266 144 387 23 Resp.
29 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/56 548 534 14 268 145 389 23 Resp.
30 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/57 547 533 14 267 146 387 23 Resp.
31 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/58 547 533 14 267 146 387 23 Resp.
32 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/67 545 530 15 266 142 388 24 Resp.
33 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/69 550 538 12 270 145 393 23 Resp.
34 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/75 545 532 13 267 140 392 23 Resp.
35 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/76 548 536 12 269 145 391 23 Resp.
36 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/77 551 538 13 270 145 393 23 Resp.
37 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/78 543 530 13 266 144 386 23 Resp.
38 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/107 552 540 12 271 61 479 23 Resp.
39 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/108 547 534 13 268 147 387 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/109 531 448 83 225 68 380 23 Resp.
41 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/111 537 526 11 264 137 389 23 Resp.
42 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/112 541 528 13 265 142 386 23 Resp.
43 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/113 548 536 12 269 146 390 23 Resp.
44 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/115 546 542 4 272 141 401 23 Resp.
45 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/116 546 534 12 268 141 393 23 Resp.
46 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/117 554 461 93 231 67 394 23 Resp.
47 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/118 538 449 89 225 70 379 23 Resp.
48 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/119 548 534 14 268 144 390 23 Resp.
49 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/120 551 538 13 270 145 393 23 Resp.
50 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/121 541 529 12 265 142 387 23 Resp.
51 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/123 554 550 4 276 149 401 23 Resp.
52 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/125 549 545 4 273 160 385 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/128 547 543 4 272 75 468 23 Resp.
54 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/129 550 545 5 273 65 480 23 Resp.
55 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/130 544 530 14 266 145 385 23 Resp.
56 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/131 548 535 13 268 62 473 23 Resp.
57 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/138 534 450 84 226 69 381 24 Resp.
58 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/141 543 445 98 223 61 384 23 Resp.
59 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/143 535 531 4 266 152 379 23 Resp.
60 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/144 547 533 14 267 145 388 24 Resp.
61 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/147 535 522 13 262 138 384 23 Resp.
62 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/148 543 531 12 266 141 390 23 Resp.
63 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/153 548 535 13 268 147 388 23 Resp.
64 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/155 540 446 94 224 61 385 23 Resp.
65 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/157 526 512 14 257 130 382 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 69)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/158 525 510 15 256 129 381 23 Resp.
67 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/159 530 517 13 259 134 383 23 Resp.
68 Nominale odg 9/2352 e ab.-A/R/161 523 519 4 260 140 379 23 Resp.
69 Segreta TU pdl 2352 e ab.-A/R- voto finale 590 590 0 296 375 215 9 Appr.