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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 868 di mercoledì 11 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 13,50.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Marcon e Marotta sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Toninelli ed altri; Giachetti; Pisicchio; Lauricella; Locatelli ed altri; Orfini; Speranza; Menorello ed altri; Lupi e Misuraca; Vargiu e Matarrese; Nicoletti ed altri; Parisi e Abrignani; Dellai ed altri; Lauricella; Cuperlo; Toninelli ed altri; Rigoni; Martella; Invernizzi ed altri; Valiante ed altri; Turco ed altri; Marco Meloni; La Russa ed altri; D'Attorre ed altri; Quaranta; Menorello ed altri; Brunetta ed altri; Lupi e Misuraca; Costantino ed altri; Pisicchio; Fragomeli ed altri: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali (A.C. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R) (ore 13,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3 del provvedimento, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A della seduta del 10 ottobre 2017).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1, nel testo della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente, onorevoli colleghi. Voterò la fiducia posta dal Governo al provvedimento, accogliendo l'impianto della legge elettorale scaturito dal lavoro della Commissione, facendosi esso stesso politicamente e giuridicamente responsabile della sua approvazione.

Sono consapevole delle imperfezioni che l'architettura di questo testo presenta e di quanto sarebbe stato auspicabile giungere al suo accoglimento da parte dell'Aula senza interventi del Governo. Comprendo le cautele che hanno spinto l'Esecutivo a caricare su se stesso questa responsabilità; un peso ce l'ha la memoria del voto segreto dello scorso giugno, che fermò, forse in contesti diversi, la riforma elettorale condivisa, sulla carta, da più di due terzi dei deputati.

Credo che ciò che ha mosso il Governo a questa scelta sia stata la consapevolezza che non ci sarà altro strumento per andare al voto, se non il risultato dell'opera abrasiva della Consulta su due leggi incompatibili, destinate a dare l'esito, assolutamente certo, di ingovernabilità e il Parlamento della XVII legislatura non può rendersi responsabile anche di questo frutto avvelenato agli italiani.

Già le manipolazioni sulle leggi elettorali in Italia sono state eccessive, costituendo esse stesse fattori di instabilità: cinque leggi elettorali, con questa, cambiate in 24 anni sono un record mondiale - negativo, naturalmente - e come annunciatrici di sciagure ineluttabili le agenzie internazionali di rating, in queste ore, organizzano prognosi negative sulla instabilità della prossima legislatura.

Fare una legge, che scontenta un po' tutti e che perciò stesso si presenta da tutti accettabile, può significare muoversi nel senso di una restituzione di un poco di dignità ad una politica che ha vissuto in quest'ultima stagione una grandissima difficoltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. I deputati socialisti votano la fiducia richiesta dal Governo sul provvedimento per la nuova legge elettorale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Un piccolo quiz: chi ha pronunciato la seguente frase? “È un confronto nel quale il Governo non sarà l'attore protagonista. Spetta a voi, onorevoli colleghi, la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci. Certo, il Governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, di facilitare e anche di sollecitare questo confronto”. Queste sono le parole pronunciate in quest'Aula dal Presidente del Consiglio Gentiloni il 13 dicembre 2016, quando si presentò in Parlamento per chiedere la fiducia al suo Governo.

Cosa è successo da allora, Presidente Gentiloni? Avevamo plaudito il suo approccio in netta discontinuità con il protagonismo di chi l'ha preceduta; però, quand'è che ha deciso di rimangiarsi le sue promesse, abdicando alla correttezza istituzionale nei confronti del Parlamento?

È la seconda volta in questa legislatura che si pone la fiducia sulla legge elettorale: è un fatto gravissimo, che ha anche altri precedenti nella recente storia repubblicana italiana: c'è la legge Acerbo del periodo fascista, la legge Scelba del 1953, poi rinominata “legge truffa”, e l'Italicum, che poi è stato dichiarato incostituzionale. Quindi, fatevi una domanda e datevi una risposta. La compagnia parla chiaramente: è proprio un vulnus alla nostra democrazia.

Questo della fiducia è uno strumento che dovrebbe essere usato in casi di estrema urgenza; invece, oggi viene utilizzato per impedire che alla scrittura delle regole della competizione elettorale partecipino tutte le forze presenti in quest'Aula, quindi si imbavagliano le opposizioni, come si sta facendo ora, e questa è una prassi dei regimi autoritari.

Sostanzialmente, avete deciso di arroccarvi a difesa di un testo impresentabile, che non garantisce neanche la sospirata governabilità. Regalate agli italiani un Parlamento di nominati e ci chiedete la fiducia. Alternativa Libera non sarà complice, scordatevi che vi daremo la fiducia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider, che però non vedo in Aula. Quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati dell'UDC non voteranno la fiducia al Governo, non la voteranno, perché già da qualche tempo abbiamo esposto le ragioni che ci hanno indotti a passare all'opposizione. Una fase politica si è conclusa, con il Governo Gentiloni il Partito Democratico non si assume la responsabilità di dare un'indicazione che riguarda il futuro e questo invece è urgente, perché il mondo si attende di sapere con quali ipotesi d'Italia vuole governare la prossima legislatura, l'Europa attende di saperlo. Tutto si muove e l'Italia è assente, perché c'è un Governo che durerà per qualche mese e non si sa bene cosa verrà dopo e la principale forza politica del Paese non ha un'ipotesi su come bisognerà gestire la fase successiva.

Ma non votiamo questa fiducia anche per un'altra ragione. Vede, è stato già richiamato: le leggi elettorali dovrebbero essere fatte con il massimo consenso di tutti, nel dialogo di tutti; le regole che devono guidare la vita comune devono essere approvate con un'ampia discussione, una unanimità morale del Paese. Questo non sempre è possibile, per amor di Dio, noi siamo pragmatici, ma il pragmatismo è la capacità di individuare il cammino dell'ideale nella concretezza storica delle difficoltà del tempo; quindi discutiamo, poi alla fine si vota e, se non c'è una maggioranza, l'unanimità morale, va bene lo stesso. Ma qui noi non solo andiamo a votare con una maggioranza e una minoranza, ma andiamo a votare un testo che non è mai arrivato in Aula, che non ha avuto una discussione generale, sul quale non è stato possibile presentare questioni di costituzionalità, perché abbiamo rimandato in Commissione un testo e ce n'è tornato uno interamente nuovo. È un po' troppo e questo spiega a ufo le ragioni per cui noi non voteremo la fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. La componente Direzione Italia voterà in modo contrario alla questione di fiducia posta dal Governo, perché riteniamo che, in materia elettorale, sulle regole in generale che riguardano la democrazia elettorale, in questo caso quindi la democrazia nel nostro Paese, il dibattito nel Parlamento e nel Paese debba essere salvaguardato. Siamo consci dei rischi dell'Aula nel voto che ci avrebbe atteso, ma questo, secondo noi, non giustifica il ricorso alla questione di fiducia, perché limita un dibattito che poteva anche essere migliorativo per il testo di legge stesso.

Diverso è il discorso nel merito della proposta di legge, su cui abbiamo anche discusso in Commissione e abbiamo le nostre riserve, ma ci siamo detti favorevoli all'impianto di fondo, innanzitutto perché, a nostro modo di vedere, la Camera e il Senato, il Parlamento deve darsi una legge elettorale, non può essere inerte da questo punto di vista, subire una legge che in parte viene fuori da una sentenza della Corte costituzionale oppure addirittura aspettare l'intervento finale del Presidente della Repubblica: è dovere del Parlamento darsi una legge, è dovere del Parlamento cercare un dialogo tra coalizioni differenti per cui fare una sintesi.

Tra l'altro, la quota di maggioritario, sia pure minoritaria, del 36 per cento dei collegi, che questa proposta di legge introduce, per noi è già un primo passo che, sia pure in assenza di accorgimenti tecnici che obbligano il formarsi delle coalizioni, con un premio di coalizione o altro, da un altro punto di vista però obbliga, a nostro modo di vedere, in sostanza, la politica a fare un passo avanti e a ricercare l'aggregazione tra forze politiche omogenee, quindi la creazione di coalizioni e quindi tornare a quella fisiologica democrazia dell'alternanza che ci faccia uscire da questa stagnazione assolutamente negativa per il nostro Paese. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Desidero esprimere un convincimento e un forte disagio. Il convincimento è che sia assolutamente indispensabile che il Parlamento si doti di una legge elettorale. Lo diciamo dal dicembre del 2016, lo abbiamo sempre sostenuto: è inaccettabile - come ricordava ora il collega - andare alle elezioni con due leggi diverse, molto diverse, frutto di due sentenze della Corte costituzionale.

Sul merito della legge, noi riteniamo che questa abbia il difetto di essere, come tutte quelle che l'hanno preceduta, come ricordava poc'anzi il collega Pisicchio, una legge che chiamerei di circostanza, e anche questa destinata a durare lo spazio di un mattino. Probabilmente, la useremo solo questa volta, poi si verranno di nuovo fuori le esigenze di dare una più compiuta rappresentatività ai nostri cittadini: è impensabile ripetere la scelta di mantenere un Parlamento di nominati. Tuttavia, il principio assoluto per noi è che è meglio questa legge che nessuna legge, per cui la legge la voteremo con convinzione.

Diverso il discorso sul ricorso al voto di fiducia che riteniamo del tutto inappropriato in un momento come questo e in una materia come questa. Su questo tema abbiamo a lungo discusso e, al termine di questa discussione, il gruppo ha deciso di lasciare libertà di coscienza ai propri componenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Naturalmente lei sarà già convinto che Fratelli d'Italia certamente non darà la fiducia a questo Governo: non gliel'ha mai data, anzi uno dei capisaldi della nostra formazione politica è stato, sin da quando siamo nati, quello di dire con chiarezza agli elettori che non avremmo mai appoggiato un Governo tecnico e non avremmo mai fatto alcun accordo di governo con la sinistra.

Perché questa premessa? Perché questa legge elettorale, se la votassimo e se dessimo, a maggior ragione, la fiducia su questo articolo, che poi è il cuore della legge, come pecca più grave e assolutamente insuperabile ha quella di predeterminare l'impossibilità di una maggioranza qualsiasi di Governo scelta dagli elettori. Vede, Presidente, noi siamo anche gente che lavora, io faccio l'avvocato, ma conosciamo bene i meccanismi della politica: questa legge è stata scientificamente studiata, tecnicamente studiata, affinché, all'indomani delle elezioni, fosse assolutamente impossibile che potesse nascere un Governo scelto, indicato dagli elettori. Perché, vede, il 33 per cento di uninominale in Italia significa tanti territori, alcuni dei quali non solo storicamente, ma anche per l'attualità dei sondaggi, si sa già di che colore sono: non ho inventato io l'espressione “regioni rosse”, non ho inventato io l'espressione “le valli del nord”. Si sa benissimo, quindi, che una parte dei collegi considerevole ha un colore predefinito. Ma se anche così non fosse, se anche fosse veramente tutto in libero gioco, abbiamo calcolato - carte alla mano, si fidi dei numeri - che per avere una maggioranza di Governo con questa legge occorre che la coalizione, che presenta insieme i candidati nell'uninominale, abbia vinto nel 70 per cento dei collegi, sempreché - attenzione - nella parte plurinominale superi il 40 per cento. Quindi, 40 per cento e più nel plurinominale e 70 per cento dei collegi nell'uninominale: nella situazione concreta italiana questo è impossibile. Allora che cosa significa?

Significa che chi vota questa legge sa già che non vincerà nessuno, sa già che, all'indomani delle elezioni, toccherà alle segreterie dei partiti - a quelli che ci stanno - sedersi attorno a un tavolo e fare un altro Governo a danno degli italiani, magari ancora a sostegno dei poteri forti, della grande finanza, delle banche, della Merkel, di un'Europa matrigna.

Noi non ci stiamo a cedere a questa costruzione ben architettata e abbiamo proposto insistentemente di introdurre in questa legge un piccolo, medio, grande - scegliessero - premio di governabilità, di maggioranza. Abbiamo detto: chi ha il 40 per cento, o anche il 37, come abbiamo poi sottoposto, ma diciamo il 40 per cento dei seggi vinti, se, complessivamente, sommandogli il 40 per cento dei seggi guadagnati nel plurinominale, ha il 40 per cento del Parlamento, vivaddio, nessuno potrebbe dire che è incostituzionale che abbia quel premio che la Corte ha ritenuto valido e abbia il 51 per cento per governare. No.

Allora, vogliamo sapere: c'è qualcuno che ha deciso di perdere e c'è qualcun altro che ha già deciso qual è l'alleanza trasversale? Lo chiediamo anche ai nostri alleati: senza avere risposte precise, ma lo chiediamo, siamo curiosi di capire il perché. Mentre siamo meno curiosi - perché abbiamo già la risposta - del perché “no” all'altra seconda nostra richiesta, che va nella stessa direzione: quella di volere che siano i cittadini a decidere, non i partiti. Vorremmo che fossero i cittadini - l'ho appena detto - a scegliere il Governo; vorremmo che fossero i cittadini a scegliere i propri deputati e i propri senatori e abbiamo proposto, come facciamo da tempo, le preferenze, che ci sono per l'Europa, che ci sono per le elezioni regionali: si vota il 5 di novembre in Sicilia con le preferenze, senza quote rose, vivaddio. Si vota per tutti i consiglieri comunali con le preferenze, dove basta qualche centinaio di voti per eleggere un assessore all'urbanistica: lì non è uno scandalo, mentre qui, invece, è uno scandalo votare con le preferenze, quando si sa bene che un parlamentare non è così idoneo ad aiutare gruppi forti o di qualsivoglia natura.

Lo sappiamo che molti sono contrari, abbiamo rispetto per le opinioni di chi pensa, come Forza Italia, da sempre, che le preferenze non vanno bene: Berlusconi l'ha sempre detto, io ho il massimo rispetto e amicizia per Berlusconi. Per questo abbiamo proposto, con un po' di fantasia, un sistema misto, tecnicamente perfetto, che avrebbe consentito ai partiti che lo avessero desiderato, alle liste che lo avessero desiderato, di mettere accanto ai nomi stampati sulla scheda, come è per tutti, un quadratino: chi vuole le liste bloccate non mette il quadratino, chi non vuole le liste bloccate mette il quadratino e fa esprimere la preferenza. Fratelli d'Italia non vuole decidere chi sono i propri eletti, li vuol far decidere ai cittadini: possibile che ci dovete obbligare a fare le liste bloccate perché voi non volete le preferenze? Tenetevi le liste bloccate, consentiteci di fare diversamente. Bocciato. Perché? Non si sa. Perché? Non ce lo dicono, perché, forse, magari, poi si dice: perché loro sì e voi no? Lo capisco questo: mal comune, gaudio solo di chi non vuole le preferenze.

Allora, Presidente, se poi questa legge avesse avuto queste due soluzioni a questi problemi, gli altri problemi che ci sono li avremmo discussi con più serenità, per esempio, quello del Trentino. Ma le pare, Presidente, che tutte le leggi elettorali degli ultimi anni, degli ultimi decenni ormai, continuano a prevedere un numero fisso per la Volkspartei? Cioè, noi dobbiamo fare campagna elettorale, noi dobbiamo chiedere ai cittadini il voto, noi dobbiamo spiegare perché ci devono votare e la Volkspartei non ne ha bisogno: ci pensa la legge.

Voi gli fate una legge cucita su misura, per cui tutti i parlamentari dell'Alto Adige sono della Volkspartei, tranne uno, che verrà concesso dalla Volkspartei a uno del PD in cambio del favore che però sceglie la Volkspartei, che non a caso adesso siede nel banco e nel gruppo della Volkspartei, a dimostrazione che è vero quello che dico. Ma vi pare che è una cosa logica, cioè che prima di votare si sa già chi sono gli italiani di lingua tedesca - e gli faccio un onore chiamandoli italiani - che saranno eletti e tutti gli altri no? Così come l'altra magagna è quella che non avete voluto prendere in considerazione di mettere nella legge la regolamentazione delle primarie. Abbiamo proposto un emendamento, ma è stato bocciato.

PRESIDENTE. Concluda.

IGNAZIO LA RUSSA. Un minuto, Presidente, grazie. È stato bocciato e, bocciando quell'emendamento, avete reso impossibile anche fare volontariamente le primarie. Infatti, se nell'uninominale c'è il vincolo del 40 per cento di uomini o donne e il 60 per cento di uomini o donne, come faccio a fare le primarie? Come faccio, in un collegio uninominale - che significa che c'è un nome solo - a fare le primarie, che noi vorremmo fare, se poi obbligatoriamente, anche se quello vince, se non rientra nelle percentuali del 60 e del 40? Neanche con le primarie ai cittadini date la possibilità di esprimersi. Sono magagne enormi.

Vado a concludere, Presidente. Lei capisce, quindi, che Fratelli d'Italia non può dare né la fiducia né un voto a questa legge, che non consente ai cittadini né di scegliere il Governo - lo fa scegliere ai partiti - né di scegliere i propri rappresentanti, che voi volete ancora con le liste bloccate, dopo esservi sbracciati a dire che il Porcellum era Porcellum per quello. Questo non è un Porcellum, questo è un porcaio!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Signor Presidente, come avevo anticipato nell'incontro dei capigruppo della maggioranza di ieri, noi riteniamo che la decisione di richiedere al Governo di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale sia inopportuna sul piano politico e una forzatura su quello istituzionale. La materia elettorale richiede cautele particolari e tutti ricordiamo cosa ha prodotto una scelta analoga adottata non molto tempo fa sul cosiddetto Italicum.

Per di più, in questo caso non siamo in presenza di attività ostruzionistiche tali da minacciare il percorso parlamentare della proposta di legge; proposta di legge circa il merito della quale, peraltro, il nostro gruppo ha sempre assunto e manterrà un atteggiamento costruttivo e positivo.

La richiesta al Governo affinché ponga la questione di fiducia è derivata, invece, dal timore che i gruppi parlamentari favorevoli alla proposta di legge siano poi smentiti dai propri deputati nel voto segreto su una serie di emendamenti, alcuni dei quali, peraltro, come è noto, sollevano problemi tutt'altro che peregrini, che sarebbe stato fondamentale poter discutere e analizzare a fondo.

Questa scelta ha messo il Governo e il suo Presidente in una evidente situazione di difficoltà, proprio nella delicata e cruciale fase finale della legislatura, per la quale sarebbe stato, e per noi continua ad essere, prezioso il profilo inclusivo e di ragionevolezza del Presidente Gentiloni. Non è il Governo che prende l'iniziativa di utilizzare le sue prerogative costituzionali sul voto di fiducia per superare uno stallo parlamentare, è invece la maggioranza parlamentare, alla quale si aggiunge in sostanza una parte significativa dell'opposizione, che chiama in causa il Governo per risolvere i propri problemi di tenuta interna, su un provvedimento di iniziativa parlamentare che, in teoria, dovrebbe avere il consenso di 450 deputati su 630.

Non è questa una circostanza felice per la credibilità del Parlamento, in una stagione già precaria per le istituzioni della democrazia rappresentativa. Noi comprendiamo bene che, a monte del passaggio di oggi - ed è doveroso riconoscerlo -, vi è una lunga stagione di contraddizioni, di passi falsi, di azioni impeditive della politica sul terreno delle riforme costituzionali e istituzionali, più volte autorevolmente censurata dal Presidente Napolitano, prima, e dal Presidente Mattarella, poi. Vi è, se vogliamo essere onesti, il sostanziale fallimento del ciclo politico-istituzionale baldanzosamente inaugurato nei primi anni Novanta sulle macerie della Prima Repubblica, con le sue semplificazioni, le sue illusioni, le sue repentine delusioni. Un ciclo che richiama un po' la presunzione dei babilonesi, che pretendevano di costruire la torre verso il cielo, senza accorgersi che essa era fragile, perché priva di equilibrio e di solide basi.

E così, nel miscuglio tra spinte maggioritarie e confusi ritorni al proporzionale, tra aspirazioni di autosufficienza e rivalutazioni dell'idea coalizionale, senza che peraltro si siano predisposte in un caso e nell'altro coerenti infrastrutture politiche, è accaduto che siamo arrivati alla vigilia delle elezioni senza che vi sia chiarezza sul sistema di voto.

Noi condividiamo la forte preoccupazione per questo stato di cose, di cui nessuno può addebitare la responsabilità solo agli altri. E sappiamo bene, anche, che sarebbe disastroso un ennesimo naufragio in Aula su qualche voto segreto, ma, posto che il fine sia buono, non è comunque vero che il fine giustifica i mezzi. Oltretutto, il buonsenso e la memoria storica suggerirebbero di tenere anche presente che le forzature una volta si impongono, ma magari la volta dopo si subiscono, magari ad opera di chi oggi sta mettendo in campo sguaiate proteste all'infuori di quest'Aula.

Il nostro gruppo parlamentare, come detto, ritiene dunque che questo passaggio sia inopportuno e forzato. Nello stesso tempo, è unanime il nostro gruppo nel considerare di fondamentale importanza per il Paese la continuità del Governo Gentiloni fino a quando questa difficile legislatura non sarà arrivata al suo termine naturale, con il varo della manovra di bilancio, che dovrà rendere più solida e più equa la ripresa, raccordandosi con il nuovo non facile contesto politico in Europa, e con l'approvazione di altri provvedimenti legislativi ed amministrativi che la comunità attende.

Nessun membro del gruppo, pertanto, voterà contro la fiducia richiesta dal Governo. Tuttavia, essendo questa fiducia richiesta in un contesto anomalo, come ho cercato di argomentare, ogni deputato del gruppo sceglierà in autonomia se votarla, nonostante queste riserve, oppure se marcare con la non presenza al voto il proprio dissenso su questo specifico passaggio, senza che ciò comporti in nessun modo il venir meno della fiducia politica al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, colleghi, membri del Governo, non è certo usuale essere chiamati ad esprimere un voto di fiducia sulla legge elettorale, lo hanno già ricordato in molti: nella storia repubblicana è successo solo in altre due occasioni. La prima volta nel 1953, quando era in discussione quella che è passata alla storia come “la legge truffa”; la seconda poco più di due anni fa, quando questa stessa Camera fu chiamata a dare il via libera all'Italicum, legge dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta all'inizio di quest'anno.

Certo, è vero che questi episodi hanno caratteristiche diverse e si inseriscono in contingenze storiche differenti, ma c'è un minimo comune denominatore: l'esigenza di approvare la legge sottraendola all'ostruzionismo e agli agguati parlamentari, esigenza che negli ultimi due casi è stato ed è sostanzialmente e formalmente un dovere.

Poniamoci allora una domanda iniziale: era necessaria una nuova legge elettorale? Chi dice no mente sapendo di mentire, e le ragioni le ricorderò tra poco. Intervenire era urgente e così da gennaio ad oggi si è provato a riscrivere le regole del gioco. Nessuno compra l'arbitro né porta via il pallone, pur di non far giocare gli altri. Proseguendo nella metafora calcistica, dovevamo rimettere mano al Regolamento, e non è stato facile. Dopo l'abortito tentativo del giugno scorso, quando una maggioranza che poteva contare sull'80 per cento del Parlamento non è riuscita a portare a casa il risultato, fermandosi al primo voto segreto, rischiare un fallimento anche oggi, alle porte dello scioglimento della legislatura e con una delicatissima legge di bilancio ancora tutta da scrivere, sarebbe stato troppo pericoloso. Pericoloso per la tenuta del Paese non è certo approvare una legge elettorale con il voto di fiducia; lo è invece arrivare a pochi mesi dalle elezioni, avendo come sistema elettorale vigente la somma di due moncherini, due residuati bellici, come li ha definiti ieri sul Corriere della Sera il presidente emerito della Corte Costituzionale, Onida.

Residuati bellici o moncherini che siano, qualcuno deve anche dire chiaramente che quelle leggi, il cui combinato disposto è oggi chiamato Consultellum, sono inutilizzabili.

Inutilizzabili perché, a dispetto di qualche dichiarazione interessata fatta, ad oggi, in quelle leggi mancano del tutto le norme per permettere l'espressione del voto di preferenza al Senato, e sempre al Senato non si sa se potrebbero formarsi coalizioni con sbarramento al 3 per cento delle liste collegate, o se ogni partito dovrebbe correre da solo e superare l'8 per cento. Non si sa, anche perché l'ultima volta che il Ministro competente ha risposto su questo tema, si è limitato ad affermare testualmente: si ritiene in via interpretativa e con riserva di ulteriori approfondimenti che sussista la possibilità di presentare le coalizioni al Senato su base regionale. Era il 15 marzo di quest'anno e il Ministro dell'interno stava rispondendo al question time del collega Parisi. Se in questi ultimi sette mesi ulteriori approfondimenti siano stati fatti, ad oggi non è dato saperlo.

Sui Consultellum, i sistemi che utilizzeremmo se questa proposta di discussione naufragasse, ci sarebbe ancora molto da dire, dalla follia di preferenze da raccogliere in un'intera regione, arrivando ai capilista bloccati e al premio di maggioranza previsto solo per la Camera.

Non voglio, però, ancora dilungarmi su questo punto, se non per dire che ricorrere al voto di fiducia in un contesto emergenziale, come quello in cui le nostre istituzioni si trovano, non è un attacco alla democrazia, non è un gesto eversivo, al contrario assomiglia ad un atto di responsabilità nei confronti del Paese.

La fiducia taglia i tempi del dibattito, verissimo, ma non si può certo affermare che il lavoro parlamentare sia stato superficiale o compresso. Dal 9 febbraio ad oggi, le sedute della Commissione sulla legge elettorale sono state quarantatré e dal conto sono escluse le audizioni degli esperti in materia. I testi analizzati sono stati oltre trenta e da molti di essi si è preso spunto per giungere alla legge cui siamo chiamati a dare il via libera. Per fare un esempio, dico, con un po' di orgoglio, che la scheda elettorale scelta era quella contenuta nella proposta di legge depositata dal mio gruppo e firmata anche dal sottoscritto.

Lo annuncio fin da adesso: ci asterremo sulla questione di fiducia posta dal Governo, lo faremo in ragione della nostra natura di forza di opposizione responsabile, che non può sostenere questo Esecutivo, ma che condivide il contenuto della legge e capisce la necessità di arrivare all'approvazione in tempi rapidi e senza rischi inutili; rischi che, non si può negarlo, su alcuni voti segreti ci sarebbero stati, e non per ragioni di principio, ma magari soltanto per mera volontà dilatoria. La storia di questo Parlamento, del resto, è ricca di provvedimenti caduti sotto i colpi dei ‘franchi tiratori', locuzione ormai entrata nel linguaggio comune, ma che personalmente non userei per le dinamiche parlamentari, perché ci ricorda pagine tristi della nostra storia. Illustri sono stati i Presidenti della Repubblica in pectore che al Quirinale non hanno potuto mettere piede a causa del fuoco amico. E se stiamo a parlare ancora oggi di legge elettorale, lo dobbiamo proprio a chi, l'8 giugno scorso, nel segreto dell'urna, ha approvato un emendamento in grado di mandare all'aria quella che doveva essere la riforma elettorale approvata con la più ampia maggioranza della storia.

Al testo che la Camera è chiamata oggi ad approvare erano stati presentati oltre duecento emendamenti, con la spada di Damocle di circa una novantina di voti segreti. E qui permettete una breve digressione: io ritengo che il voto segreto sia un retaggio ottocentesco, figlio di un periodo storico in cui i deputati, rappresentanti del popolo, avevano legittimamente timore di rendere pubbliche alcune loro posizioni. Oggi questa pratica non ha più senso di esistere ed è un errore che, invece, il nostro Regolamento interno preveda, a differenza del Senato, i voti segreti sulla legge elettorale, una legge che non tratta del diritto di un singolo o di questioni di coscienza.

Oltre alle polemiche sul voto di fiducia, in questi giorni hanno parlato nuovamente di presunta incostituzionalità, ormai sembra diventata una disciplina sportiva. Cosa ha chiesto la Consulta con le sue sentenze del 2014 e del 2017? Una legge con liste corte di candidati e collegi uninominali, una legge uniforme per le due Camere, una legge con un automatismo che è l'opzione del più eletto: tutte caratteriste contenute in questo Rosatellum.

C'erano altri punti sollevati dalla Corte, aspetti della legge che sarebbero stati legittimati a determinate condizioni: uno fra tutti, il premio di maggioranza. Nella proposta del nostro gruppo, il premio con una soglia minima, rispettoso quindi del dettato della Consulta, c'era; e c'era anche un nostro emendamento per riproporlo anche in Aula, se si fosse entrati nel merito di queste questioni.

Fin dall'inizio, differenziandoci dagli altri gruppi che si pongono al centro dell'agone politico, noi abbiamo chiesto una legge che fosse almeno in parte maggioritaria, abbiamo presentato un testo con il 50 per cento di collegi e il 50 per cento di listini proporzionali, abbiamo poi votato “sì” al Rosatellum prima versione, ci siamo opposti con forza al sistema proporzionale tedesco e oggi non possiamo che, comunque, ritenerci soddisfatti della volontà di adottare un sistema misto, che riconosca il valore delle coalizioni, presenti in tutte le leggi elettorali italiane dai comuni fino alle regioni, e che lascia anche uno spazio, non eccezionale ma comunque rilevante, alla quota maggioritaria. Infatti, ci sarebbe piaciuto che questa quota fosse stata più alta, con un premio o con un numero maggiore di collegi, ma oggi diciamo che va bene così. Per il futuro speriamo che si possa migliorare e auspichiamo che negli anni a venire la questione possa essere riaperta, perché crediamo nel valore della governabilità, valore che non può essere sacrificato sull'altare della rappresentanza ad ogni costo.

Del resto, l'epoca del proporzionale è ormai passata da qualche anno: è del primo Novecento quando questo sistema andava per la maggiore; i mutamenti sociali e la necessità di coinvolgere tutte le classi avevano indirizzato le giovani democrazie che si dotavano di un sistema elettorale ad adottare meccanismi che garantissero rappresentanza a tutti. Rappresentanza senza correttivi maggioritari significa, però, e spesso lo è stata, ingovernabilità, basti pensare alla Germania di Weimar o alla Francia della quarta Repubblica. Invece, nella seconda metà del secolo, sono tornati in auge sistemi maggioritari, come quello francese adottato nel 1958, o misti, scelti da molte giovani democrazie post sovietiche negli anni Ottanta.

Del tutto maggioritari, o almeno misti, questi sistemi, rispetto al proporzionale, sembrano meglio rispondere a esigenze della contemporaneità. Solo negli ultimi anni le grandi nazioni europee sull'orlo di crisi istituzionali a causa del proporzionale sono state molte: il Belgio, la Spagna e la Grecia, e anche adesso la Germania, probabilmente costretta ad una coalizione che andrà dai liberali ai verdi, passando per i democristiani. Ecco, l'augurio è che all'Italia non accada proprio questo.

Mi avvio a concludere. Nel manuale della buona politica c'è scritto che una legge elettorale dovrebbe essere approvata né subito dopo le elezioni, per non sconfessare i neoparlamentari, né a ridosso delle nuove consultazioni per non apparire finalizzata a modificarne l'esito; ma soprattutto, la legge elettorale perfetta deve mirare a conciliare rappresentatività e governabilità e deve essere scritta con il velo di ignoranza, cioè senza pensare ai possibili vantaggi che questa recherà a un partito o a un altro. Ma la legge perfetta non esiste, e quella su cui siamo chiamati ad esprimerci è sicuramente imperfetta, ma è pur sempre una buona legge. Le circostanze hanno giocato un ruolo determinante e la scelta della fiducia era inevitabile. Abbiamo il dovere di dotare il Paese di un sistema efficiente e coerente, rispondendo agli appelli che in questi mesi il Presidente della Repubblica ci ha più volte lanciato. Per questi motivi, oggi, il nostro voto sarà un voto di astensione nei confronti del Governo, mentre sul voto finale esprimeremo un convinto “sì”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signor Presidente. Sinistra Italiana-Possibile non voterà la questione di fiducia posta dal Governo in materia di legge elettorale. Non la voteremo per due ordini di ragioni: per una ragione che ha a che fare col merito di questa legge, su cui verrò tra breve, e per una ragione che ha a che fare col metodo con cui si affronta questa discussione.

Abbiamo considerato la scelta del Governo di apporre la questione di fiducia una scelta molto grave, una scelta che dà un ennesimo schiaffo alla democrazia parlamentare, alla dignità di queste Aule, alla libertà dei deputati e delle deputate di potersi esprimere, discutere, confrontare, in particolare su una materia particolarmente delicata, è stato ricordato, una materia come la legge elettorale, una materia che scrive le regole della nostra democrazia e che dovrebbe in qualche modo animare, nelle Aule del Parlamento e nel Paese, un'ampia, larga discussione, capace di mettere al centro i difetti, i mali, le difficoltà della nostra democrazia, la crisi che sempre più in questi anni è andata allargandosi nel rapporto tra chi è chiamato a rappresentare i cittadini e i cittadini che sempre più non si sentono rappresentati.

La questione di fiducia, dunque, è uno schiaffo, uno schiaffo alla democrazia, è il segno di una debolezza, diciamo la verità, lo avete perfino ammesso, mettete la fiducia perché siete incapaci di controllare altrimenti i vostri deputati e le vostre deputate. La questione di fiducia è strumento coercitivo per impedire che i parlamentari e le parlamentari possano intervenire nel merito di questa legge.

Non è la prima volta che date dimostrazione di una qualche allergia alla libertà nell'esercizio della funzione stessa dei vostri parlamentari. Pochi mesi fa, prima dell'estate, nella discussione che si avviava attorno a quella che era stata definita la legge elettorale sul modello tedesco, peraltro, come sempre accade qui da noi, pasticciata in un meccanismo che tende a rovesciare e in qualche modo a torcere modelli - che pure hanno una comprovata funzionalità - a interessi del momento, l'approvazione di un solo emendamento, cioè l'esercizio della funzione parlamentare, ha impedito che quella discussione andasse avanti.

Ecco, oggi ci avete pensato prima, avete deciso con uno strumento, la cui gravità è sotto gli occhi di tutti, di impedire che quella discussione potesse svolgersi; perfino è stato impedito a quest'Aula di condurre e svolgere la discussione generale, quella sul complesso degli emendamenti, e anche quella sulle questioni di costituzionalità, con un'applicazione del Regolamento di cui io non contesto la legittimità, ma che mi pare, francamente, poco attenta alla sostanza e alla gravità del passaggio che stiamo attraversando.

E, poi, la questione di fiducia è una questione di ipocrisia di questa maggioranza e delle sue classi dirigenti. Voglio ricordare, qui, una breve sequenza: 14 gennaio 2014, la Corte costituzionale, per la prima volta, dichiara incostituzionale una legge elettorale, il Porcellum; il giorno dopo, il 15 gennaio, Matteo Renzi, con la sua nota velocità, twitta: legge elettorale, le regole si scrivono tutti insieme, se possibile; farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato. Sappiamo com'è andata a finire: qualche mese dopo, il Governo da Matteo Renzi presieduto impone, con la questione di fiducia, un'altra legge, l'Italicum, un'altra legge incostituzionale.

Adesso, parliamoci chiaro, l'ipocrisia continua a riprodursi incessantemente; il 13 dicembre 2016, in quest'Aula, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, incassando la sua prima fiducia, dichiara solennemente che il suo Governo avrebbe tenuto, in materia elettorale, un atteggiamento defilato: ci terremo in disparte – dichiarò - limitandoci ad accompagnare il lavoro parlamentare nel segno del più ampio consenso. Abbiamo visto com'è andata, anche in questo caso. Il Governo Gentiloni, in perfetta continuità, utilizza lo strumento della forzatura con la fiducia per imporre al Parlamento una legge elettorale che, ancora una volta, è costruita su un interesse di parte e di momento.

E, poi, badate, c'è una questione di merito; questo è il Paese nel quale, da troppo tempo, le leggi elettorali arrivano alla fine della legislatura e le leggi elettorali si costruiscono, non a partire da un ragionamento generale, perfino astratto, vorrei dire, sulla condizione della democrazia italiana, ma sugli interessi di questo o di quel partito, di questa o di quella maggioranza, di questa o di quella possibile e probabile maggioranza. Questo è il caso del Rosatellum 2.0; una legge pasticciata, una legge che reintroduce, per l'ennesima volta, la stortura maggioritaria, dunque, reintroduce quella stortura che ha contribuito a rendere questo Parlamento una rappresentazione distorta dell'orientamento dei cittadini di questo Paese; una legge che punta, ancora una volta, a costruire l'idea per cui il tuo voto vale “uno”, se voti una forza in coalizione, vale “mezzo” se voti una forza che è fuori dalla coalizione; è “uno” se tu voti una forza che ha la possibilità di vincere in quel collegio, vale “mezzo” se voti una delle cosiddette forze minori o non coalizzate.

E, poi, è una legge elettorale che costruisce per l'ennesima volta un Parlamento per due terzi fatto di deputati e di deputate scelti dalle segreterie dei partiti, che per l'ennesima volta mette in condizione i partiti di non fare i conti con la propria crisi di rappresentanza e con la propria crescente incapacità di intercettare bisogni ed interessi collettivi e per questa via di rappresentarli efficacemente. Si tratta di un pasticcio che col voto unico e con il rifiuto ad introdurre il voto disgiunto rende, di fatto, nullo anche il tentativo di ricostruire un qualche principio di radicamento nel rapporto tra eletto ed elettori.

Insomma, signori del Governo, signori della maggioranza, quello che fate, oggi, in quest'Aula, e chi vi apprestate, fra qualche giorno, a fare nell'Aula del Senato, è qualcosa di molto grave e io credo che ne pagherete le conseguenze. Tutte le volte che queste forzature si sono prodotte non hanno portato un gran bene a chi le produceva; ogni volta che qualcuno ha immaginato di costruire una legge a propria misura, per costruire a propria misura l'esito delle elezioni, quell'esito lo ha sorpreso. La verità è che di questo passo, in nome del mito della governabilità, dell'idea che la sera delle elezioni sia necessario conoscere chi governerà, avremo leggi elettorali che consentiranno di conoscere chi governerà prima ancora di votare. Questa legge è la legge che disegna il Governo Renzi-Berlusconi e bisogna che di questa verità sia consapevole il popolo di questo Paese.

Infine, per non rubare troppo tempo e non ripetere cose che rischiano di diventare ridondanti, fatemi dire una cosa che ha a che fare, anche, con lo stile; vede, signor Presidente, guardare questi banchi vuoti in occasione della discussione sulla fiducia sarebbe stato per me questione di gioia se, appunto, non avessimo discusso la fiducia, ma se questo fosse stato il dibattito sulla legge elettorale, cioè su una materia precisamente parlamentare e, con tutto il rispetto per il sottosegretario, lo voglio dire, l'assenza del Presidente del Consiglio dei ministri, nel momento in cui si discute la questione di fiducia posta in modo così grave da questo Governo, è un ulteriore segno, dal mio punto di vista, grave e anche un po' vergognoso, del modo con cui questa maggioranza e questo Governo trattano il Parlamento della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, noi avremmo preferito trovarci qui, quasi a metà ottobre del 2017, e votare la fiducia o meno, non a un Governo ormai decotto, così come la maggioranza che lo sostiene, il Governo Gentiloni, ma ad un Governo uscito da elezioni, un Governo quindi eletto, un Governo sostenuto da una maggioranza che potesse basare la propria legittimazione su una campagna elettorale appena conclusa. Questo sarebbe stato possibile, lo ripeto, sarebbe stato possibile, non stiamo parlando di irrealtà, sarebbe stato possibile se a inizio giugno i contraenti di quel patto che portò i gruppi maggiori presenti in Parlamento a trovare un accordo, appunto, su una legge elettorale ribattezzata “Tedeschellum”, avessero tenuto fede gli accordi presi e a giugno avessero votato convintamente quella legge.

La Lega Nord, a giugno, coerentemente con quanto da sempre espresso, coerentemente con quanto sottolineato con le parole spese, votò, anche durante quel famigerato voto segreto sull'emendamento Biancofiore-Fraccaro, così come i patti ci avevano obbligato a fare; lo abbiamo fatto per una questione di coerenza, lo abbiamo fatto per una questione di serietà anche politica e l'abbiamo fatto perché, ormai, il mantra che accompagna tutta la nostra attività politica, in particolar modo a partire dal 4 dicembre 2016, è: andiamo al voto. Noi, ormai da un anno, da quasi un anno, continuiamo a ripetere come vi sia la necessità fondamentale, chiara, limpida di riportare lo Stato italiano al voto. Noi vogliamo chiudere con questa stagione che è iniziata con il Governo Monti, che è proseguita con i voti di quasi tutti, perché vorrei ricordare che, appunto, il Governo Monti nacque con il voto di tanti che oggi accusano magari la Lega Nord di aver fatto un inciucio. La Lega si è sempre rifiutata di partecipare a Governi non eletti, a Governi nati attraverso alchimie di partito. È un anno che lo ripetiamo: andiamo al voto e andiamoci con qualunque legge possibile, portate una legge in Parlamento e noi la voteremo. La Lega Nord, qui, in Aula, ha una pattuglia di 19 deputati, è evidente che non possiamo imporre quella che secondo noi sarebbe la legge migliore che, come abbiamo sempre detto, in queste condizioni sarebbe stato il Mattarellum. Noi siamo per una legge elettorale maggioritaria, siamo per il vincolo tra eletto ed elettore; noi siamo perché ci sia la possibilità, per chiunque si candidi a venire a rappresentare in quest'Aula i propri elettori, di essere vincolato da un voto chiaro, da un voto basato su quello che ha detto in campagna elettorale. È un anno che lo ripetiamo, è un anno che noi continuiamo a insistere su questo punto e, finalmente, oggi, vediamo, forse, la possibilità che si concretizzi cosa? Non qualcosa di incredibile, qualcosa che apparterrebbe soltanto a noi.

No, ciò di cui sostanzialmente tutti gli altri popoli europei - che fanno parte, ovviamente, di democrazie di fatto e di diritto - già godono: una legge elettorale, una legge elettorale che consenta ai partiti, ai movimenti di fare una campagna elettorale, al cittadino di informarsi, di recarsi alle urne e di votare.

È la legge migliore che potesse in qualche modo esprimere quest'Aula? Lo abbiamo già detto: no. Ma è chiaro, quando si fanno gli accordi, quando tu puoi basarti solo su un gruppo di 19 deputati su 630, non puoi imporre quelle che sono le tue idee: devi per forza stringere dei patti. E il patto che noi abbiamo stretto è: avremmo votato il Tedeschellum, che era sostanzialmente una legge proporzionale pura; pur partendo da una preferenza per una legge maggioritaria, eppure l'avremmo votata. E avremmo votato senza nessun problema, anche nei voti segreti, per la sussistenza di questa legge, “Rosatellum.2”, come è stata ribattezzata.

Lo facciamo perché proveniamo ormai da una lunga esperienza politica. Noi possiamo dire, senza tema di smentite, di essere l'unico gruppo presente con lo stesso nome, quindi che può rivendicare orgogliosamente la stessa storia, ormai da fine anni Ottanta. La Lega Nord si è già confrontata con quasi tutti i sistemi elettorali: proporzionale alla fine della Prima Repubblica, Mattarellum, Porcellum. Insomma, ci siamo confrontati sia con sistemi proporzionali che con sistemi maggioritari; e ci siamo sempre confrontati convinti che, per andare al Governo, non sia necessario disegnarsi una legge più o meno a propria misura, ma sia necessario avere i voti. Con i voti, un movimento, un partito va al Governo; se questi voti non ci sono, è giusto che il partito al Governo non ci vada e che faccia opposizione: come abbiamo sempre orgogliosamente fatto ogni qual volta dalle urne sia uscita una maggioranza che non comprendeva il nostro partito.

Oggi noi ci sentiamo accusati da alcuni, con i quali tra l'altro a giugno avevamo stretto l'accordo per il Tedeschellum - mi riferisco ovviamente ai 5 Stelle - di essere “inciucisti”, quando l'unica cosa che può esserci addebitata è di essere coerenti con quello che abbiamo sempre detto: portate una legge elettorale, portatela e noi la votiamo. Perché alla fine, quando queste porte si chiudono e torniamo sui nostri territori, vediamo quali sono i veri problemi che oggi gli italiani hanno, e che continuano ad avere. Noi vediamo quali sono questi problemi: sono soprattutto i problemi dal lavoro, sono soprattutto i problemi dell'economia, sono soprattutto i problemi dei giovani, che sono anche oggi costretti ad emigrare addirittura in altri continenti, per realizzare magari il sogno di avere una famiglia e di avere una vita possibilmente tranquilla. Sono questi i veri problemi: non è il problema di chi entra in Parlamento, con che percentuali, con quanti deputati e con che gruppi. I veri problemi li conosciamo e li conoscete anche voi; ed è giunto il momento che anche gli italiani, come tutto il resto degli europei, possano decidere a chi affidare le sfide importanti che ci aspettano.

Noi non sosteniamo, e non sosterremo il Governo Gentiloni, non partecipiamo al voto di fiducia: noi vogliamo che venga approvata una legge elettorale - questa, ovviamente, perché è l'unica possibile -, che venga approvata in tempi brevi e che si torni alle urne il prima possibile.

Se qualcuno accusa la Lega Nord di fare degli “inciuci”, noi diciamo anche che prima approviamo la legge elettorale e prima sciogliamo le Camere, perché mai comunque noi potremmo sostenere un Governo o una maggioranza che ancora oggi parla di ius soli. Noi non concederemo qualche giorno in più a questa maggioranza, perché fa tutto il contrario di ciò che noi vogliamo; ma con i gruppi parlamentari che comunque appoggiano questa maggioranza, il patto ormai è stretto. E, come ho detto, noi non avremmo paura dei voti segreti, perché i deputati della Lega, quando prendono un impegno, lo rispettano, anche se ciò significa magari sciogliere le Camere anticipatamente, anche se ciò significa magari non sapere di essere rieletti, e anche se ciò significa - motivo che, siamo convinti, ha spinto molti a giugno a votare contro l'allora legge elettorale - magari perdere qualche mese di indennità. Perché, al di là di tutti i bei discorsi sentiti e che sentiremo dopo, sulla costituzionalità o meno della legge, sull'effettiva corrispondenza tra voto e rappresentatività, ormai lo sappiamo: la XVII legislatura ha perso ogni motivo di essere a partire dal 4 dicembre 2016. Tutto ciò che dopo è avvenuto è stato tempo perso, e qualcuno, parecchi dei franchi tiratori che allora affossarono il Tedeschellum, lo fecero perché non sapevano se sarebbero stati rieletti, e perché qualche mese in più di indennità fa comodo a tutti.

Ora noi diciamo: signori, è giunto il momento di dire “basta” a questa legislatura, è giunto il momento di dire “basta” a questi Governi che nascono grazie alle trasmigrazioni da un gruppo all'altro di parlamentari eletti, magari in opposizione che poi passano in maggioranza e che poi tornano in opposizione, eccetera eccetera; è giunto il momento di approvare una legge elettorale e di andare al voto. È giunto il momento che anche gli italiani abbiano un Governo eletto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Onorevoli colleghi, se volessimo usare un proverbio che riguarda in primo luogo tutto questo Parlamento, il motto a mio avviso dovrebbe essere: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Nel senso che tutte le forze politiche rappresentate in questo Parlamento si trovano in una situazione di grande difficoltà, perché alla vigilia delle elezioni non c'è la legge elettorale. Su questo c'è una responsabilità che coinvolge tutti.

Detto questo, voglio poi però precisare come si articolano anche le responsabilità. In in primo luogo, si misura fino in fondo il tragico errore che è avvenuto respingendo la riforma costituzionale: una riforma costituzionale che avrebbe razionalizzato il sistema, e che avrebbe evitato che noi ci trovassimo di fronte a due Camere con due elettorati diversi e con due leggi elettorali diverse, quindi con la forte possibilità di trovarsi addirittura con due maggioranze diverse. Siamo dunque di fronte ad una situazione che rischia l'assoluta ingovernabilità.

Detto quindi che un primo autogol è stato quello di respingere la riforma costituzionale, va detto anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che per loro vale proprio il motto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, perché loro avevano concordato con un'altra maggioranza un accordo per la legge elettorale, e hanno dimostrato la loro inaffidabilità presentando un emendamento che era stato presentato anche da un esponente di Forza Italia; senonché Forza Italia, dimostrando che stava ai patti, dichiarò subito che non avrebbe votato quell'emendamento, il MoVimento 5 Stelle ha votato quell'emendamento dimostrando che non si possono fare accordi politici con esso, perché è assolutamente inaffidabile.

Adesso sentiamo anche grandi lamentele, addirittura si parla di golpe, per il fatto che la fiducia elimina il voto segreto; ma rispetto al voto segreto i parlamentari del MoVimento 5 Stelle, i membri della Commissione giustizia del MoVimento 5 Stelle hanno dichiarato tempo fa, cito testualmente: “il MoVimento 5 Stelle è da sempre contrario al voto segreto, perché impedisce alla politica e ai politici di prendersi le dovute responsabilità; detto ciò, durante una votazione segreta l'unico mezzo per evidenziare la propria scelta politica è l'astensione. Quindi, noi ci troviamo di fronte ad un MoVimento 5 Stelle che contesta il fatto che sono saltati una serie di voti segreti avendolo in passato contestato alla radice. Aggiungo anche che comunque un voto segreto rimane, è quello finale, e quindi questa dimensione non è affatto eliminata dal confronto parlamentare; tuttavia, il M5S ha una posizione di principio contraria, che però adesso viene dimenticata per ragioni di polemica politica.

Voglio anche dire che il problema dell'apposizione del voto di fiducia avrebbe una logica negativa qualora fosse un voto di fiducia espresso dalla maggioranza di Governo che si chiude in se stessa.

In questo caso noi non ci troviamo in questa situazione: ci troviamo nella situazione nella quale questa legge è stata concordata con uno schieramento molto vasto, che non è quello della maggioranza di Governo.

A questo punto c'è un confronto fra tecniche parlamentari. La tecnica parlamentare di chi punta su 90 voti a scrutinio segreto per far saltare la legge (perché non ci si venga a raccontare che un voto non inciderebbe e non farebbe saltare questa legge), e la risposta sul terreno della tecnica parlamentare non è il golpismo, è quella del voto di fiducia. Un voto di fiducia che è assolutamente depauperato dal suo valore politico di chiusura della maggioranza, perché lo abbiamo sentito negli interventi di esponenti dei partiti dell'opposizione che hanno concordato questa legge: non ritengono la fiducia un vulnus perché contribuisce, su questo terreno, a dare una risposta a una legittima operazione tattica fondata sul tentativo di far saltare la legge attraverso la ripetizione ossessiva di voti a scrutinio segreto.

Voglio anche aggiungere che qualora accadesse che questa legge salti per il voto segreto finale, noi ci troveremmo in una situazione nella quale, a quel punto, altro che voto di fiducia, il Governo dovrebbe ricorrere a un decreto per uniformare e superare comunque degli aspetti di contraddizione che esistono tra le due leggi che regolano attualmente la legislazione elettorale, andando incontro ad una problematica estremamente rischiosa ed estremamente pericolosa. Quindi, altro che voto di fiducia, il Governo avrebbe dovuto fare un decreto, si dice su aspetti secondari, ma sappiamo anche che in una legge elettorale gli aspetti secondari non esistono e su di essa, per accelerarne l'approvazione, sarebbe stata posta la fiducia.

Quanto poi alla retorica che si fa sui nominati, scusatemi, ma il Mattarellum non comprendeva una quota vasta di nominati? E il Tedeschellum non era pieno di nominati? Ecco che, a questo punto, emerge anche un'altra contraddizione, quella sul giudizio che si dà sul voto di preferenza. Io non ho il tempo e modo ovviamente per portare quintali di carte in cui i colleghi presenti in questo Parlamento che adesso attaccano il cosiddetto voto dei nominati nel passato hanno attaccato selvaggiamente il voto di preferenza per tutte le caratteristiche negative – soldi, molteplici opacità - che esso presenterebbe. Aggiungo anche che con alcune leggi che noi abbiamo fatto, credo che il voto di preferenza metterebbe a rischio, indipendentemente dalla nequizia o onestà dei soggetti, molti candidati per voto di scambio e traffico d'influenze: vi vorrei proprio vedere con le preferenze, cari colleghi. Poi la polemica sui nominati è una polemica falsa, perché anche il Mattarellum che viene così esaltato, presentava una quota di nominati, non parliamo del Tedeschellum.

Anche la questione che viene sollevata sul voto disgiunto io la contesto alla radice, perché un conto è il voto disgiunto nei comuni; ma il voto disgiunto rispetto alle elezioni politiche è semplicemente un modo per costruire un monumento al trasformismo oppure all'ingovernabilità.

Infine, per concludere, sulla faccenda del capo del partito: ognuno su questo terreno si prende le sue responsabilità, il problema è di chiarire che il capo del partito non è automaticamente nel caso della vittoria di una forza politica il candidato Presidente del Consiglio. Nel momento nel quale noi distinguiamo questa cosa - questo lo voglio dire anche al senatore Napolitano - non mi sembra che ci sia ragione di straordinarie preoccupazioni.

Ecco, per queste ragioni, noi come Alternativa Popolare siamo favorevoli a questa proposta di legge elettorale, non riteniamo che ci sia nessun golpe in azione, nessun colpo di mano, ma una dialettica parlamentare, nella quale ognuno gioca le sue carte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Grazie Presidente. Oggi io credo che si tracci un'altra macchia indelebile sulla storia, sul profilo, di questa diciassettesima legislatura. È stata una legislatura in cui il Governo ha ripetutamente umiliato ed espropriato quest'Aula dalle sue prerogative, e l'ha fatto su materie di stretta competenza parlamentare. È la legislatura in cui abbiamo avuto le sedute notturne e i canguri sulla riforma costituzionale, è la legislatura in cui già due anni fa abbiamo avuto una legge elettorale approvata aggirando il lavoro in Commissione e poi mettendo la fiducia qui in Aula, una legge elettorale poi giudicata incostituzionale. Quest'Aula avrebbe meritato di essere difesa diversamente nella sua dignità e nel suo ruolo. Fortunatamente ci hanno pensato i cittadini. Ci ha pensato il voto di quasi 20 milioni di cittadini italiani, il 4 dicembre, a restituire forza alla Costituzione e a richiamare al valore e al ruolo del Parlamento. Oggi voi quel voto lo state ignorando, nonostante che il Governo Gentiloni nasce dopo il 4 dicembre. Il Governo Gentiloni nasce esattamente perché c'è stato quello spartiacque e nasce con l'impegno assunto solennemente dal Presidente del Consiglio, nel suo discorso di insediamento, a non ripetere gli errori e le forzature del suo predecessore e ad accompagnare un processo di riforma sui temi elettorali e delle regole democratiche nel Parlamento. Oggi il Governo Gentiloni non solo sta clamorosamente tradendo quell'impegno, ma sta anche calpestando il messaggio di fondo, profondo, che è venuto dal voto del 4 dicembre e questo è l'aspetto, forse, più grave. Quel voto diceva: le regole, le regole democratiche fondamentali, la Costituzione, la legge elettorale, non possono essere ostaggio degli interessi di una parte. Tradendo quell'impegno, il Presidente del Consiglio oggi perde anche la faccia. Io non voglio polemizzare sulla sua assenza, osservo che è stato un mantra di questi anni della stagione renziana: “ci mettiamo la faccia”. Il Presidente Gentiloni evidentemente non ritiene oggi di potercela mettere, avverte l'imbarazzo, l'incoerenza della sua scelta, di una faccia che forse gli è stata fatta a perdere da chi quella scelta l'ha imposta, il segretario del Partito Democratico, il mandante, neppure troppo occulto, di questa ulteriore gravissima forzatura democratica e costituzionale.

E chissà, Presidente Gentiloni, lei aveva costruito una distinzione dal suo predecessore almeno sul piano del garbo, della misura, chissà, che uno degli obiettivi della scelta del segretario del suo partito non sia stato anche quello di farle perdere la faccia, di distruggere la sua credibilità e di far sostanzialmente terminare la credibilità, qualsiasi credibilità, del suo Esecutivo? Per noi, per quanto ci riguarda, rispetto al suo Esecutivo, alla distanza già molto forte sui temi economico-sociali, oggi si aggiunge un fossato incolmabile sul terreno democratico, sul terreno delle regole. Per questo la nostra presa di distanza è totale e radicale. Per questo voteremo “no” non soltanto nel merito del provvedimento, ma anche su tutti e tre i voti di fiducia. Un “no” assolutamente convinto, che segna una radicale separazione di responsabilità. Avete imposto la fiducia, lo dico ai colleghi, al gruppo dirigente del Partito Democratico, perché non eravate in grado di reggere il confronto di merito.

Avremmo discusso in quest'Aula emendamento per emendamento e su tanti punti non avreste avuto risposte, come si è visto nel dibattito in Commissione. Avete imposto la fiducia, perché sapevate bene che tanti parlamentari, nel voto segreto - che voglio ricordare all'onorevole Cicchitto e ad altri, non è un imbroglio, non è una furbata, ma è una previsione del Regolamento della Camera quando si discute della legge più importante in materia di organizzazione democratica del Paese, è una previsione che tutela l'autonomia del parlamentare rispetto, poi, in particolare, ad una legge che affida ai capipartito la loro nomina -, non avrebbero affidato il loro destino, il loro radicamento territoriale, il lavoro di questi anni interamente nelle mani di quattro, cinque capipartito per un nuovo Parlamento di nominati. E sapevate che tanti deputati del PD, sapendo quali effetti politici produrrà questa legge, non si sarebbero adeguati a quel vero e proprio istinto suicida e autolesionista che sembra guidare il gruppo dirigente di quel partito che non ha appreso nulla dalla grande lezione del 4 dicembre.

Il dibattito in Commissione, nei giorni scorsi, che abbiamo provato ad animare anche nella povertà delle risposte dell'interlocuzione che nasceva probabilmente già dall'idea di comprimere il più possibile il confronto, ha fatto emergere, tuttavia, per chi l'ha seguito, il vero volto di questa legge. Lo abbiamo chiamato “Imbrogliellum”, perché è, innanzitutto, fondato su questo imbroglio del voto unico, un pacco unico, con il quale si impone all'elettore la scelta sia del candidato nell'uninominale sia una lista bloccata senza possibilità di scelta, senza possibilità di articolare e disgiungere il proprio voto; l'“Imbrogliellum”, che segna un nuovo record di nominati, andando perfino al di là delle cifre, già ragguardevoli, dell'Italicum: se la legge sarà approvata, ci sarà un Parlamento che, con le pluricandidature, rischia di avere l'80 per cento dei suoi membri che avrà la certezza dell'elezione prima del voto degli elettori. È l'Imbrogliellum delle coalizioni farlocche, delle coalizioni che si fanno senza neppure condividere il programma: anche su questo punto nessuno ci ha risposto in Commissione, forse avevate paura di un confronto su questo punto. Ogni partito presenta il proprio programma autonomo, distinto e l'alleanza su che cosa si fa? Qual è la serietà di un impegno che si prende di fronte al Paese?

E, poi, questa previsione assurda del capopartito, su cui anche il Presidente emerito Napolitano - noi avevamo presentato su questo un emendamento in Commissione, abbiamo provato a discuterne -, che certo non può essere tacciato di pregiudizio nei confronti del processo riformatore sulle regole che c'è stato in questa legislatura, vi ha richiamato ad una riflessione sull'evidente assurdità di questa previsione, sul suo carattere latentemente non costituzionale, non conforme con l'impianto parlamentare.

E, poi, ancora, gli aspetti più manifestamente truffaldini e a fortissimo rischio di incostituzionalità di questa legge: il trasferimento dei voti dalle liste civetta a quelle dei partiti sopra il 3 per cento. Io voto la lista degli animalisti e il mio voto viene automaticamente trasferito a Forza Italia senza che io abbia votato quel partito: potrei fare altri esempi e ne vedremo di belle, con un meccanismo che favorisce la frammentazione e il mercato della politica.

E, poi, la previsione per la quale il voto dato solo al candidato viene trasferito d'ufficio ai partiti che lo sostengono, anche se il cittadino elettore non ha scelto nessuno dei partiti. Avete dovuto scrivere, con un emendamento, una cosa assurda sulla scheda elettorale. Se la legge sarà approvata, il cittadino si ritroverà sulla scheda elettorale una scritta del genere: il voto, nel caso di più liste collegate, è ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nel collegio. Scrivete al cittadino elettore sulla scheda che si introduce il concetto di voto decimale, di voto frazionato. Ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo facendo, di che cosa stiamo approvando?

Io - lo dico con una battuta - voglio ringraziare l'onorevole Fiano per il gesto di gentilezza che ieri ha avuto nei miei confronti nel momento in cui mi è mancata la voce: credo che quella gentilezza, di cui lo ringrazio, nasce anche come effetto compensativo per l'imbarazzo che lui avverte per le tante risposte che non ha potuto dare nel nostro dibattito in Commissione; ci eravamo impegnati a proseguirlo qui in Aula, quell'impegno è stato disatteso. Io capisco tutto l'imbarazzo e il disagio di tanti colleghi del Partito Democratico per questa scelta.

Infine, voglio dire con grande serenità: è chiaro che questa legge ha anche una finalità politica, lo dico ai colleghi del Partito Democratico, al gruppo dirigente di quel partito. Pensate con questa legge di chiuderci in un angolo, nell'angolo dei rancorosi? Vi sbagliate: costruiremo, anche a partire da questa battaglia, un grande, largo, plurale schieramento democratico, costituzionale, progressista, di sinistra e a questo punto lo faremo non soltanto sui temi economici e sociali, ma lo faremo anche sui temi democratici. E sarà essenziale…

PRESIDENTE. Onorevole D'Attorre, deve concludere.

ALFREDO D'ATTORRE. …e concludo, che ci sia qualcuno che tenga alta la bandiera, l'onore della tradizione costituzionale della sinistra e del centrosinistra rispetto a quello che sta accadendo. State creando un precedente pericolosissimo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Attorre.

ALFREDO D'ATTORRE. …e dopo l'ondata e l'autostrada che avrete aperto alla destra, ci sarà qualcuno che potrà rivendicare questo “no” per ricostruire, per ricostruire un'altra storia nel segno della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppoArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi non daremo, come è ovvio, il nostro voto di fiducia al Governo; non ci stupisce però che la maggioranza che sostiene l'Esecutivo di Paolo Gentiloni abbia chiesto al Governo di porre la questione di fiducia come strumento per l'approvazione della legge elettorale. Mancano pochissimi mesi alla conclusione ordinaria di questa legislatura, c'è la necessità, più volte evidenziata dal Presidente della Repubblica, di rendere omogenei i sistemi di voto per la Camera e per il Senato…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Occhiuto. Noi abbiamo ascoltato in silenzio l'onorevole D'Attorre, voi dovete consentire che possa parlare l'onorevole Occhiuto. Grazie.

ROBERTO OCCHIUTO. …e il Parlamento ha già provato nei mesi scorsi, senza successo, ad approvare una legge elettorale necessaria. Noi non daremo il nostro voto di fiducia, ma non saremmo onesti con noi stessi se non riconoscessimo che vogliamo che il lavoro approfondito fatto in Commissione, dove ciascun gruppo politico ha discusso il testo, impegnandosi a migliorarlo, possa essere concluso con il voto finale dell'Aula della Camera dei deputati.

Non crediamo che si stia perpetrando, come alcuni hanno sostenuto, una lesione dei diritti del Parlamento. Il testo è stato esaminato e modificato dalla Commissione competente e verrà approvato o bocciato con il voto finale dei deputati, che sarà, come al solito, libero e anche segreto.

Non crediamo neanche che questo voto di fiducia - lo dico rivolgendomi a lei, Presidente, ma lo dico all'onorevole D'Attorre - possa essere assimilato a quello precedente sull'Italicum. Non c'entra niente il precedente dell'Italicum: l'Italicum era il pilastro di una complessiva riforma costituzionale fatta a colpi di maggioranza, senza alcun coinvolgimento delle opposizioni; una riforma alla quale ci opponevamo e che i cittadini hanno giustamente bocciato il 4 dicembre dell'anno scorso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

L'Italicum era una proposta del Governo e non c'era la condivisione di alcun gruppo di minoranza: ora non è così, ora c'è una base parlamentare più ampia che comprende una parte delle opposizioni; ora, soprattutto, l'approvazione della legge è un atto dovuto da parte del Parlamento in una condizione di emergenza, perché la legislatura sta volgendo al termine e le Camere non hanno ancora provveduto ad armonizzare i sistemi elettorali bocciati dalla Consulta.

Se dimostrassimo di non essere capaci di fare il nostro dovere di parlamentari e se lasciassimo ancora alla Corte costituzionale il compito di sostituirsi al Parlamento, dichiareremmo la nostra inconcludenza e arrecheremmo un serio danno alla credibilità delle istituzioni rappresentative, sarebbe la resa delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Farebbe piacere a quelli che lucrano consenso elettorale, sparando odio e risentimento sulle nostre istituzioni, ma non sarebbe una vittoria per un partito responsabile come Forza Italia e, soprattutto, non farebbe bene al nostro sistema istituzionale.

Per questa ragione abbiamo deciso di tenere un atteggiamento costruttivo, nelle ultime settimane e in questi giorni, sul tema della legge elettorale, che, voglio ricordarlo, non è la nostra legge elettorale, non è la proposta di Forza Italia. Noi volevamo un sistema proporzionale, magari con un premio di maggioranza alla coalizione, quella sarebbe stata per Forza Italia la legge migliore in assoluto! Questa che verrà votata domani, invece, è soltanto un punto di mediazione: non è una legge a favore di qualcuno, non è una legge contro qualcun altro. Non lo è per il solo fatto che scontenta un po' tutti. Non è il proporzionale, che avremmo voluto noi, in grado di trasformare i voti in seggi senza distorcere la volontà degli elettori; non è il maggioritario, che avrebbero voluto altri, e che secondo noi, con un elettorato diviso in tre blocchi (centrodestra, sinistra, grillini) non avrebbe risolto alcun problema, neanche quello della governabilità. Questo è semplicemente il testo migliore possibile.

Ci sono evidentemente delle cose che anche noi avremmo voluto non vi fossero contenute, ma non quelle a cui faceva riferimento l'onorevole D'Attorre, evocando ciò che ha scritto e ha detto il Presidente Napolitano, che si lamenta del fatto che in questo testo è contenuta una norma che dice che le liste devono indicare il capo della coalizione. Ma quella norma era anche nell'Italicum, e il Presidente Napolitano non si oppose a quella norma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quella norma era persino nel cosiddetto Porcellum, che elesse il Presidente Napolitano, e il Presidente Napolitano non si è mai opposto a quella norma. Questo testo è il migliore possibile, anzi l'unico possibile, a pochi mesi dalla fine della legislatura, perché è chiaro a ciascuno che, se non dovesse essere approvato questo testo, non ci sarebbe più alcuna possibilità di provarci ancora, non avremmo più alcuna legge elettorale.

Trovo singolare che oggi protestino quelli che nei mesi passati hanno reso impossibile l'approvazione della legge elettorale, di ogni proposta alternativa. Se gli stessi, che oggi chiamano a raccolta i loro militanti qui fuori, avessero sostenuto la legge naufragata in Aula qualche mese fa, oggi non saremmo a questo punto, oggi avremmo già una legge elettorale. Forza Italia, invece, come ha assicurato il presidente Berlusconi, sarà leale, come sempre, domani, sul voto finale, così come lo fu a giugno. Forza Italia non vuole venir meno all'accordo sulla legge siglato attraverso i voti nella Commissione parlamentare, un accordo siglato alla luce del sole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), un accordo che tutti però sapevamo che poteva naufragare nelle sabbie mobili dei franchi tiratori, come avvenuto già a giugno.

La verità è che quelli che gridano oggi, affermando che si starebbe attentando alla libertà del Parlamento, sono proprio quelli che non volevano consentire alla Camera di fare la legge elettorale, gli stessi che, quindi, avrebbero auspicato il fallimento del Parlamento. Ma, guardate, non il fallimento del Parlamento alla luce del sole, ma nel segreto dei franchi tiratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)!

Comprendiamo, dunque, il ricorso alla fiducia come strumento utile ad evitare incidenti parlamentari, ma nonostante questo non la voteremo, perché il nostro giudizio sul Governo di sinistra rimane quello di sempre. Il voto di fiducia serve a definire i contorni della maggioranza parlamentare che sostiene un Governo, e noi non vogliamo farne parte, perché siamo impegnati a costruire un'alternativa di centrodestra agli Esecutivi di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), e perché riteniamo che questo Governo, in continuità con quello precedente, non abbia fatto nulla di buono.

Abbiamo trovato però più scandalose altre fiducie chieste dal Governo: le fiducie, per esempio, sui cattivi provvedimenti di politica economica, che hanno inciso sulla vita dei cittadini e che interessano agli italiani molto più della legge elettorale; abbiamo trovato più scandalose le fiducie chieste sui temi della giustizia e della libertà personale, o sui temi cosiddetti sensibili, che interpellano la coscienza di ciascuno, come le unioni civili. Sono convinto che anche gli italiani considerino più gravi quelle fiducie di questa. Noi non votiamo “sì” alla fiducia, dunque, ma non possiamo nemmeno votare contro, perché il Regolamento della Camera dice che il voto di fiducia sui singoli articoli è anche un voto di merito su quegli articoli.

Si tratta di parti della legge sulle quali abbiamo già detto di essere d'accordo, il cui voto favorevole in Commissione, espresso dal nostro capogruppo Sisto e dagli altri componenti della Commissione, non possiamo rinnegare, e siccome non sarebbe coerente da parte nostra votare contro questi articoli, non parteciperemo al voto di fiducia, mentre voteremo a favore degli articoli sui quali la fiducia non è stata posta e sulla legge nel suo complesso.

Per questo lasceremo l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), ma riprenderemo il nostro posto, Presidente, quando il voto sarà nel merito, per dimostrare che in Parlamento esistono forze politiche responsabili, capaci, facendo il proprio dovere, di consegnare agli italiani una legge per scegliere i loro rappresentanti. Saranno poi gli elettori a decidere chi far vincere. Noi siamo convinti che daranno fiducia a noi e al centrodestra, e non ai distruttori che tifano, anche in questa occasione, per il fallimento del Parlamento e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, io non mi rivolgo a questo Parlamento, perché questo Parlamento non ha più alcuna dignità di rappresentare i cittadini.

Porre la fiducia, come il Governo ha fatto, facendo la stessa cosa che nel 1923 fece, sulla legge Acerbo, un certo Mussolini, e come si fece, nel 1953, sulla legge truffa, è qualche cosa che limita totalmente la dignità di questo Parlamento. Sa a chi mi sto rivolgendo, Presidente? Alle migliaia di cittadini che stanno qua fuori, che mi stanno ascoltando e che stanno fischiando e urlando parole come onestà, legalità, dignità, fiducia! Sono queste! Quello è il Parlamento vero! È quel luogo che rappresenta ora i cittadini!

Un Parlamento e un Governo che è qua: ma vi rendete conto che oggi il Governo, che ha chiesto la fiducia al Parlamento, zittendo tutto il Parlamento e principalmente gli stessi membri della maggioranza che sostengono il Governo, non c'è? Dov'è quel passacarte del Presidente del Consiglio, Gentiloni, che si deve fare chiamare dal capogruppo Rosato per chiedere la fiducia perché non aveva fatto una riunione prima? Dov'è il Governo?

Questo Parlamento e questo Governo sono fatti di indegni e di bugiardi. Sa perché sono indegni? Sono indegni per le leggi che hanno fatto: hanno approvato il Jobs Act, hanno fatto leggi che salvavano i banchieri e hanno messo in mezzo alla strada i cittadini, distruggendo le vite di centinaia di migliaia di cittadini onesti, di famiglie, di risparmiatori, sono quelli che non vanno in Europa a far valere i diritti dei cittadini. Sono indegni perché sono gli stessi che hanno scritto l'Italicum: ma in quale Paese chi scrive una legge incostituzionale ripresenta lo stesso relatore a fare un'altra legge? Ma che cosa siamo? Siamo l'Italia, non siamo un Paese dove la democrazia è sotto i piedi, sotto le suole delle scarpe! Noi siamo l'Italia, e voi non avete la dignità di rappresentare gli italiani che stanno fuori di qua. Voi siete indegni perché non rappresentate più nessuno: non rappresentate quei cittadini che oggi voi avete zittito con un colpo di mano stando nell'ultimo piano del palazzo.

Ma non solo siete indegni, anzi, siete anche indegni per le leggi che non avete fatto: non avete fatto una legge seria che combatta la corruzione, in un Paese che è primo in Europa per livello di corruzione, che significa posti di lavoro, che significa vite stroncate, che significa studenti laureati, il meglio dell'Italia, quella che dovrebbe prendere in mano il nostro futuro, che se ne vanno con la laurea in tasca a far crescere il PIL degli altri Paesi. Voi siete indegni perché non avete approvato la legge che abolisce i privilegi che vi riguardano, facendola votare qua grazie al MoVimento 5 Stelle e portandola al Senato affossandola.

Ma siete anche dei bugiardi. Siete bugiardi perché prima dite, in quest'Aula, all'insediamento del passacarte Gentiloni, che il Governo non si sarebbe occupato di legge elettorale perché la legge elettorale riguarda il Parlamento, perché la legge elettorale riguarda il popolo, invece fate l'esatto opposto. Siete dei bugiardi perché il relatore che ha firmato l'Italicum - che noi, che ci definite inesperti, vi dicevano che era incostituzionale - diceva: non ci pensiamo neppure a porre la fiducia e a zittire il Parlamento.

Siete dei bugiardi perché avete dato la colpa al MoVimento 5 Stelle di aver affossato l'unica legge costituzionale che poteva approvare quest'Aula, sto parlando del modello tedesco. I cittadini, che sono molto più degni di voi, che rappresentano il vero Parlamento, che stanno fuori di qui, di fronte a questo Palazzo e in piazza Montecitorio, devono sapere che, se c'è una cosa che assimila ed accomuna il modello tedesco, legge costituzionale che non aveva le pluricandidature, non aveva le ammucchiate di partito, è quella per cui voi l'avete affossata, quell'emendamento per cui noi chiedevamo che la legge venisse applicata anche al Trentino; ecco, l'unica cosa che accomuna con il modello tedesco, che è una legge costituzionale, che noi persone serie avremmo approvato, è l'unica cosa presente anche nel Rosatellum, tutto il resto è cambiato.

E voi andate in TV e ovunque dicendo che la colpa è del MoVimento 5 Stelle: ma come possiamo, noi, anche lontanamente pensare di dare la fiducia a persone indegne e bugiarde come voi? E chi ci ascolta deve, innanzitutto, iniziare a capire, casomai dovesse passare questa porcheria dagli evidenti profili di incostituzionalità, che cos'è il Rosatellum. Allora, questa legge, andiamo in ordine, è fatta di nominati, nominati da partiti in listini corti, che significa che le segreterie di partito possono già scegliere prima chi verrà qui. E sappiamo che le leggi le fanno le persone, perché se una buona legge elettorale porta il meglio in quest'Aula, non ci saranno leggi Fornero, non ci saranno più Jobs Act, ma ci sarà l'abolizione dei privilegi, ci sarà l'equità tra i cittadini, ci sarà speranza, che da qui esce e a pioggia va su tutti i cittadini italiani, che finalmente potranno tornare ad avere fiducia nelle istituzioni. Ma voi vi rendete conto, voi, di un Governo che non esiste, che fa solo danni, e voi, maggioranza, che, a causa vostra, il 3 per cento degli italiani dà fiducia e ha fiducia nell'istituzione parlamentare che rappresenta tutta la sovranità popolare in una democrazia, il 3 per cento, rendetevi conto: dovrebbe essere la percentuale dei cittadini italiani che tutta insieme vota i vecchi partiti.

Quindi, ci sono i nominati, ci sono le pluricandidature, perché dovevate garantire un posto al capo politico o a questi dello zero virgola degli alfaniani, lo mettete cinque volte, da cinque regioni diverse, e avrà la fortuna di essere eletto almeno una volta sola; ci sono le ammucchiate, ma vi rendete conto che avete creato un sistema elettorale totalmente frammentario, che dopo le elezioni ci sarà una miriade di partiti qui dentro, partiti che non esistono, ma che avete messo lì per prendere un voto in più e fregare il MoVimento 5 Stelle, che mica utilizza le liste civetta, non le utilizza perché siamo persone serie, abbiamo un programma, un'idea di Paese, un'idea di futuro e un capo politico, mentre voi vi ammucchiate per convenienza con ognuno un capo politico, ognuno un programma, programmi completamente diversi, ma mettiamoci insieme, ‘volemose bene', così almeno freghiamo tutti e magari l'elettore che è contro la caccia, vota il partito contro la caccia, ma, povero elettore, sta votando contemporaneamente il partito che è a favore della caccia e che voi avete messo all'interno della coalizione! Voi state rubando il diritto di voto al cittadino, che quando e se andrà nell'urna, quando metterà una “x”, pensando di votare quella persona, perché la conosce e lo rappresenta, sta contemporaneamente votando una cloaca multiforme di partiti completamente diversi, uniti per fregare il voto.

Ma poi c'è la ciliegina sulla torta, qui siete veramente, guardate ragazzi, c'è da inventare degli aggettivi nuovi: il capo politico pregiudicato, cioè ma voi rendetevi conto che, fuori dall'Italia, possono guardarci e vedere che, su una scheda elettorale, quando il cittadino italiano va a votare, può trovarsi - oh che bello! - una lista elettorale, non me ne frega nulla di Berlusconi, una lista elettorale, una sola, con un capo politico pregiudicato: pregiudicato per reati dolosi gravi - reati che determinano l'incandidabilità al Parlamento, reati per cui quella persona è condannata in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione e di mafia, per ricordare solo due categorie, reati di corruzione e di mafia - che non può essere eletto in Parlamento ma può fare il capo politico, sì, può fare il capo politico, che sostanzialmente è il candidato Premier che quella forza politica presenta.

Poi, ovviamente, nel caso di Berlusconi parliamone, perché lui si presenterà sulla scheda elettorale come capo politico, incandidabile per il Parlamento, capo politico di una forza politica, che però non può fare il Presidente del Consiglio perché la legge Severino si applica anche a lui. Voi state facendo questo, ma vi rendete conto a che livelli siete arrivati? La motivazione è molto semplice: voi siete arroccati nei palazzi, voi non ascoltate le voci, non vedete le sensazioni, non conoscete le persone, non siete nelle piazze, non conoscete più i bisogni della gente, voi vi siete messi a un tavolo, ma immaginate - è ridicolo persino immaginarlo, Presidente - Renzi, Berlusconi, Alfano e Salvini che si sono messi al tavolo e hanno detto: allora, questo collegio interessa più me, tienitelo te quest'altro collegio, no, quello prende un po' più di voti, tienilo te; e si sono costruiti, stracciando, pezzo di comune e pezzo di comune, la mappa dell'Italia per spartirsi i voti, così ottenevano qualche decina di seggi in più tolti al MoVimento 5 Stelle.

E qui state commettendo un errore: più voi vi accanirete contro l'unica forza politica di cittadini all'interno delle istituzioni, che non vuole vantaggi, che non vuole privilegi e che vuole abolire tutti i privilegi della casta, della politica e di tutto quello che sta attorno alla politica, più il MoVimento 5 Stelle crescerà e più noi avremo possibilità di andare al Governo. Ora, Presidente, vado nel vero Parlamento, che sta fuori questa piazza e lascio un Parlamento inutile. Grazie a tutti i ragazzi che stanno fuori (Applausidei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei, salutiamo anche i ragazzi che stanno fuori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bini. Ne ha facoltà.

CATERINA BINI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Siamo oggi in quest'Aula, nell'avvicinarsi alla conclusione della legislatura, a compiere una scelta importante. Non siamo felici di essere qui a votare la fiducia sulla legge elettorale, non credo sia felice il Governo di averla dovuta mettere. Purtroppo, le regole consentono procedure tecniche a nostro modo di vedere improprie: impropri sono, secondo noi, i voti segreti in materia elettorale. Il voto segreto è sacrosanto e doveroso quando si tratta di esprimersi su temi che interrogano la coscienza di ognuno di noi. Non è questo il caso e il rischio è che dietro al meccanismo del voto segreto si vadano ad inserire dinamiche, legittime, ma che con la coscienza hanno ben poco a che fare. Legittimo per le opposizioni farvi ricorso per affossare la legge. Improprio, ripeto, per quanto ci riguarda, ma legittimo. Allo stesso modo, avremmo preferito non dover avere il voto di fiducia, ma le regole lo consentono. Anche in questo caso: meccanismo improprio, ma tecnicamente legittimo per rispondere a chi, nuovamente, vuole delegittimare questo Parlamento, non rendendolo in grado di produrre una normativa elettorale.

Siamo convinti che questa sia una buona legge. Non si può parlare della legge migliore o della legge perfetta, perché, in queste materie, non esiste una legge migliore o una legge perfetta, esistono soltanto diverse opinioni. Abbiamo provato anche altre soluzioni, lo dico per ricordarlo ai cittadini che ci ascoltano e anche alle opposizioni che hanno perduto o fingono di aver perduto la memoria. Abbiamo provato a reintrodurre le leggi Mattarella, che, per alcuni anni, erano riuscite a dare maggiore stabilità al sistema politico italiano, ma pochissimi soggetti politici hanno dato il loro assenso e non è stato possibile trovare una convergenza numerica, che consentisse di approvare la legge. Abbiamo provato con il tedesco, ma il MoVimento 5 Stelle, che si diceva favorevole, ha affossato la legge, dimostrando, ancora una volta, se fosse necessario, la propria inaffidabilità politica. MDP si è dichiarata contraria a quella legge, salvo poi dirsi favorevole quando non era più in discussione e molti esponenti di quel gruppo si sono dichiarati in passato favorevoli ai collegi uninominali. Giravolte continue, giravolte che richiamano la democrazia, la mancata discussione, i diritti dei cittadini di scegliere. In verità, questo Parlamento sono anni che discute di leggi elettorali, sono anni che troviamo e studiamo sistemi per rendere la scelta agli elettori.

Guardate, a noi andavano bene le preferenze che abbiamo votato noi, approvando l'Italicum; vanno bene i collegi, va bene qualunque soluzione consenta la scelta ai cittadini. Perché, cari colleghi, il nostro gruppo è composto da persone che svolgono il loro lavoro ogni giorno, qui a Roma e sui propri territori, che si confrontano con i problemi reali dei cittadini, che non temono il voto ed anzi lo vogliono, che sanno di avere una classe politica in grado di misurarsi con grande dignità di fronte ai cittadini. Molti di noi sono qui grazie a migliaia di voti alle primarie, non grazie a qualche clic e, spesso, non abbiamo trovato vicino ai sindaci e ai cittadini nessun'altro che noi a combattere per i problemi quotidiani. Dove sta, dunque, il problema? Mica avrete paura a confrontarvi con noi nei collegi?

Ricordo per gli smemorati che chi oggi chiede le preferenze, il MoVimento 5 Stelle, nella fattispecie, aveva accettato il modello tedesco, almeno a parole, in cui le preferenze non c'erano. Ricordo che chi oggi grida all'inciucio, all'incostituzionalità, al non potere di scelta dei cittadini, esponenti illustri di MDP fuori e dentro quest'Aula, che hanno avuto responsabilità importanti in passato e avevano avuto l'occasione di cambiare il cosiddetto Porcellum più e più volte, ma non lo hanno fatto, perché questa legge faceva comodo a molti. Ma ora ci fanno la morale; verrebbe da dire, con le parole di Fabrizio De André, che la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio.

Questa legge, per noi, fa un passo avanti importante; ritorna il concetto di coalizione, chiarisce la proposta politica con cui ci si candida a governare il Paese, con grande trasparenza di fronte ai cittadini. Anche se la maggioranza degli eletti sarà in quota proporzionale in collegi plurinominali, i cittadini vedranno bene nella scheda quali sono le coalizioni e i progetti politici tra cui dovranno scegliere, facendo la croce. È il momento di decidere se vogliamo andare a votare con il Consultellum al Senato e con l'Italicum rivisto alla Camera, se vogliamo due sistemi diversi che produrranno inevitabilmente ingovernabilità, oppure, se vogliamo omogeneizzare le due leggi e rendere una prospettiva di maggiore stabilità al Paese.

Il Presidente Mattarella ci ha richiamato più volte in tal senso; è il momento di dire “sì” o “no”, non avremmo voluto farlo e non lo avremmo fatto se non ci fossero stati i 100 voti segreti, ma adesso ci siamo, chi ci fa la morale non ha mai voluto dire “sì” a nulla; non lo ha detto alla riduzione del numero dei parlamentari e alla semplificazione del sistema istituzionale che avrebbe prodotto anche un abbassamento importante dei costi della politica; non lo ha detto all'abolizione delle province, che poteva avvenire solo in Costituzione; non lo ha detto a molto altro di positivo che abbiamo fatto per il Paese. Noi, anche oggi, siamo qui e ci assumiamo la responsabilità di dire un “sì” convinto a questo Governo e a questa legge elettorale, perché la stabilità e il bene del Paese vengono prima, per noi, di ogni interesse di parte, perché la legge elettorale è un mezzo, il fine è il Paese reale e noi siamo interessati a quello. I giochetti per affossare le istituzioni li lasciamo ad altri. Sempre per citare De André: se i cosiddetti migliori di noi avessero il coraggio di sottovalutarsi un po' vivremmo in un mondo infinitamente migliore; invece, siamo circondati da presunti statisti, da onesti di etichetta, da commentatori che fanno la morale dicendo sempre che non è la soluzione giusta, da una sinistra che pensa di avere il dominio di quella identità, ma che, nei fatti, non lo dimostra. “Sinistra”, per noi, significa responsabilità e lavoro per il bene delle persone, non ricerca di visibilità e giravolte politiche.

Noi siamo per la responsabilità, anche in un passaggio difficile come quello odierno, perché vogliamo una legge elettorale e vogliamo consentire ai cittadini di scegliere le proposte che preferiscono per il Paese, come deve essere in democrazia. Per tali ragioni annuncio un “sì” convinto, a nome del PD, alla fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 1 abbia inizio alle ore 15,45, sospendo (Commenti del deputato Bianconi)

Ha ragione, onorevole Bianconi, le chiedo scusa (Commenti del deputato Bianconi)… onorevole Bianconi, le chiedo scusa, mi deve scusare perché può succedere anche al Presidente di non vedere dei nomi che sono scritti sul foglio. Le chiedo scusa.

Prego, onorevole Bianconi. Ha facoltà di intervenire per dichiarazioni di voto a titolo personale. E chiedo scusa anche all'onorevole Rizzetto.

Prego onorevole Bianconi.

MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Avete iniziato con una riforma della Costituzione presentata dal Governo e avete tolto al Parlamento una delle sue prerogative principali; avete proseguito con la fiducia sull'Italicum e avete distrutto le ultime barriere contro il dilagare del duo Renzi-Berlusconi con i loro annessi e connessi. Con la fiducia di oggi, diventa regola il sistema dei dittatori che si scrivono le leggi pseudo elettorali e se le approvano bypassando le Assemblee; dichiarate così la fine sostanziale della democrazia parlamentare. Con il vostro stolto arrivismo avventurista avete reso il Parlamento più inutile di un'Assemblea scolastica nel paese dei balocchi. Da oggi, ribellarsi a questo giogo, ripristinare le libertà conquistate, cacciare questa masnada di sopraffattori e malfattori politici sarà il primo dovere di ogni buon cittadino italiano.

PRESIDENTE. Per favore, il banco del Governo deve essere libero (Commenti del deputato Bianconi)

Onorevole Bianconi per favore, per favore… onorevole Bianconi…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, al netto dell'accordo, in questo caso, con il collega Bianconi, in un minuto, in poco più di un minuto, Presidente, sarà impossibile, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro gruppo, cercare di esprimere tutto il disprezzo tecnico-politico che noi abbiamo nei confronti della maggioranza e nei confronti di un Governo che, per l'ennesima volta, si è reso schiavo di qualche logica di partito fatta in qualche segreta stanza; è un colpo di mano gravissimo, Presidente, alla democrazia; state difendendo, di fatto, un testo impresentabile. Per cui vergognatevi, dovrete prima o poi guardarvi allo specchio, rispetto alla schifezza che state portando avanti. State forzando ulteriormente il Parlamento italiano.

Chiudo, Presidente, accennando ad una cosa che non ho ancora sentito in quest'Aula, visto che qualche gruppo, anche di opposizione, se n'è andato da quest'Aula: avete mortificato e penalizzato ancora una volta gli elettori del Trentino Alto Adige. Noi soli, Presidente, e chiudo, siamo stati coloro che hanno raccolto, di fatto, il dolore degli elettori italiani dell'Alto Adige e, per questo, Presidente, già preannuncio, qui, in Aula, un ricorso che il gruppo di Fratelli d'Italia andrà a presentare presso la Corte costituzionale rispetto a questo indegno passaggio di cui vi siete macchiati.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, solo per precisione, il suo gruppo ha parlato, con il suo rappresentante, dieci minuti, io le ho dato la parola che, come lei sa, per Regolamento, dovrebbe essere data in dissenso e diventa un aggiuntivo al tempo già dato; tutto c'è, tranne che una penalizzazione del suo gruppo.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1.

Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 1 abbia inizio alle ore 15,45, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,50.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 1 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale dell'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.

Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Bergamini.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

(Al momento della chiama, il deputato Marcon mostra un testo recante la Costituzione della Repubblica italiana) .

PRESIDENTE. Onorevole Marcon, gentilmente, dopo che ci ha fatto vedere la Costituzione, dovrebbe ripassare e votare, altrimenti non sappiamo lei come intende votare. Quindi, adesso la richiamiamo, un attimo solo.

  (Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti   406

  Votanti   397

  Astenuti   9

  Maggioranza  199

  Hanno risposto   307

  Hanno risposto no  90

  La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando

Agostini Luciano

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Bellanova Teresa

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bonaccorsi Lorenza

Bonifazi Francesco

Bordo Michele

Borghi Enrico

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Bosco Antonino

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bressa Gianclaudio

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Bueno Renata

Burtone Giovanni Mario Salvino

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Casati Ezio Primo

Casero Luigi

Cassano Franco

Castricone Antonio

Causi Marco

Cenni Susanna

Censore Bruno

Chaouki Khalid

Cicchitto Fabrizio

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Currò Tommaso

D'Agostino Angelo Antonio

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Gelli Federico

Ghizzoni Manuela

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Lainati Giorgio

La Marca Francesca

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Molea Bruno

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nesi Edoardo

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Salvatore

Piccone Filippo

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Rughetti Angelo

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scalfarotto Ivan

Scanu Gian Piero

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sereni Marina

Sgambato Camilla

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Agostini Roberta

Airaudo Giorgio

Albini Tea

Altieri Trifone

Artini Massimo

Baldassarre Marco

Bechis Eleonora

Bersani Pier Luigi

Bianconi Maurizio

Bordo Franco

Bossa Luisa

Bragantini Matteo

Brignone Beatrice

Buttiglione Rocco

Capezzone Daniele

Capodicasa Angelo

Cimbro Eleonora

Ciracì Nicola

Cirielli Edmondo

Civati Giuseppe

Corsaro Massimo Enrico

D'Attorre Alfredo

Distaso Antonio

Duranti Donatella

Epifani Ettore Guglielmo

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferrara Ciccio

Folino Vincenzo

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fossati Filippo

Fratoianni Nicola

Fucci Benedetto Francesco

Furnari Alessandro

Galli Carlo

Giordano Giancarlo

Gregori Monica

Iannuzzi Cristian

Kronbichler Florian

Laforgia Francesco

Latronico Cosimo

Leva Danilo

Maestri Andrea

Mannino Claudia

Marcon Giulio

Martelli Giovanna

Marti Roberto

Martino Pierdomenico

Matarrese Salvatore

Melilla Gianni

Meloni Giorgia

Menorello Domenico

Mognato Michele

Murer Delia

Murgia Bruno

Nicchi Marisa

Paglia Giovanni

Pannarale Annalisa

Pastorino Luca

Pellegrino Serena

Petrenga Giovanna

Piccolo Giorgio

Pili Mauro

Piras Michele

Piso Vincenzo

Placido Antonio

Prataviera Emanuele

Prodani Aris

Quaranta Stefano

Ragosta Michele

Rampelli Fabio

Ricciatti Lara

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Rostan Michela

Sannicandro Arcangelo

Scotto Arturo

Segoni Samuele

Simoni Elisa

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Taglialatela Marcello

Totaro Achille

Turco Tancredi

Vargiu Pierpaolo

Zaccagnini Adriano

Zappulla Giuseppe

Zaratti Filiberto

Zoggia Davide

Si sono astenuti:

Abrignani Ignazio

Auci Ernesto

D'Alessandro Luca

Faenzi Monica

Marcolin Marco

Parisi Massimo

Rabino Mariano

Vezzali Maria Valentina

Zanetti Enrico

Sono in missione:

Alfano Angelino

Baldelli Simone

Brambilla Michela Vittoria

Brunetta Renato

Caparini Davide

Capelli Roberto

Castiglione Giuseppe

Catania Mario

Causin Andrea

Centemero Elena

Cesaro Antimo

Costantino Celeste

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Faraone Davide

Fedriga Massimiliano

Fontana Gregorio

Galati Giuseppe

Gentiloni Silveri Paolo

Giachetti Roberto

Giorgetti Giancarlo

Gozi Sandro

La Russa Ignazio

Nicoletti Michele

Ravetto Laura

Rigoni Andrea

Romano Francesco Saverio

Sorial Girgis Giorgio

Sottanelli Giulio Cesare

Tabacci Bruno

Tofalo Angelo

Valente Simone

PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 2 abbiano inizio alle ore 17,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 2 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2, nel testo della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. La componente socialista voterà la fiducia richiesta dal Governo sull'articolo 2 del provvedimento per la nuova legge elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Alternativa Libera voterà “no” su questa ennesima richiesta di fiducia così come ha sempre fatto durante tutta questa legislatura e, a maggior ragione, oggi dove la fiducia viene chiesta sulla proposta di legge elettorale. Oggi siamo di fronte ad una crepa nella nostra democrazia, a un vulnus, a una ferita, a un'offesa del nostro sistema democratico. Esiste, Presidente, un codice di buona condotta del Consiglio d'Europa del 2003, citato anche da una sentenza della Corte di Strasburgo, che dice che un anno prima delle elezioni non si devono fare leggi elettorali e ciò per evitare che le regole del gioco siano fatte da una forza politica o da una maggioranza contro una minoranza. Venendo più nello specifico e nel merito del testo, siamo di fronte, comunque, a un testo che non consentirà di capire chi ha vinto le elezioni e che non consentirà la formazione di Governi sufficientemente forti da adottare quelle leggi indispensabili per ridare lavoro a chi non lo ha e per dare un futuro di speranza ai nostri figli e ai nostri nipoti. Oggi, con questa schifezza, si condanna il Paese al pantano e all'immobilismo politico, esattamente quello che sta facendo fuggire i giovani dall'Italia già da anni. Io, ovviamente, spero che questo Parlamento abbia un sussulto di dignità e che quindi nel voto finale sulla proposta di legge, che è segreto, possa, come già è avvenuto per il “tedeschellum”, affossare anche questa proposta di legge elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Grazie, signora Presidente. Compito del Parlamento è fare la legge elettorale e sarebbe un grave errore fallire. Occorre assumersi le proprie responsabilità, perché governare è in primo luogo un'assunzione di responsabilità. La richiesta della maggioranza di una fiducia tecnica è motivata dalla consapevolezza di dover votare il testo così come è. Anche le forze che non appartengono alla maggioranza di Governo, ma che hanno condiviso e sostenuto il testo votato dalla Commissione affari costituzionali, hanno dichiarato di comprendere politicamente e nel merito le motivazioni di tale richiesta. Siamo convinti che il lavoro parlamentare in Commissione rappresenti un percorso importante che deve essere portato avanti e che deve essere salvaguardato. Chi contesta la posizione della fiducia sono soprattutto i gruppi parlamentari che esplicitamente hanno fatto e fanno riferimento al voto segreto e ai franchi tiratori. Ebbene, noi siamo per una piena e trasparente assunzione di responsabilità. Questa legislatura deve concludersi con una nuova legge elettorale che presenti un sistema omogeneo per entrambe le Camere. Era la priorità indicata in prima persona dal Capo dello Stato ed è stato il tema essenziale dell'intesa raggiunta in Commissione da tutti i gruppi che ora sostengono la riforma. La salvaguardia dei collegi uninominali per il Trentino-Alto Adige e la garanzia dei diritti delle minoranze linguistiche e la loro rappresentanza erano e sono i punti fermi che noi, come gruppo della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche, abbiamo posto. Il testo oggi all'esame corrisponde a tale impegno. Vorrei ringraziare tutti i parlamentari qui in Aula e le forze politiche che sono convinte di tale importanza e che ci hanno sostenuto. Per queste ragioni, i deputati della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche voteranno la questione di fiducia posta in esame oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Nel mio intervento precedente ho esposto le ragioni generali per le quali noi non condividiamo la decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la riteniamo una violazione delle prerogative del Parlamento, e anche le altre ragioni di politica generale per le quali noi non voteremo la fiducia al Governo, noi dell'UDC. In questo supplemento di intervento che mi è concesso dai Regolamenti parlamentari vorrei dire due parole, aprire un discorso su questa legge. Non è una buona legge. Noi alla fine la voteremo, perché, come diceva una volta l'onorevole Tremonti, piuttosto che niente è meglio piuttosto. È evidente che non si può andare alle elezioni con il Consultellum, così detto, con una legge la quale differenzia, con buona probabilità, la rappresentanza della Camera da quella del Senato in modo tale da rendere ancora più difficile la già improbabile formazione di coalizioni di Governo, e quindi voteremo, alla fine, questa legge.

Ma mi consenta di dire che è evidente qual è la ragione che guida la formazione di questa legge. Cosa si vuole ottenere? La prima cosa che si vuole ottenere è il completo controllo delle dirigenze di partito sui propri eletti. In questo modo noi avremo due terzi degli eletti, i quali sono decisi direttamente dai presidenti o segretari di partito, a seconda di come vengono chiamati, e l'elettore sarà chiamato semplicemente a ratificare questa scelta.

PRESIDENTE. Concluda.

ROCCO BUTTIGLIONE. Mi dia un attimo. C'è un terzo di eletti nei collegi, ma si sa già in anticipo chi sarà il partito che avrà il seggio nel collegio. I collegi veramente marginali, in discussione, nei quali può vincere l'uno o l'altro, nei quali è importante avere un candidato di prestigio che porti un di più di consenso, saranno, su 200, 20, 30, 40, al massimo 50. Avremo un Parlamento che, per più del 90 per cento, sarà controllato dai partiti. Da questo punto di vista, la legge è molto efficiente, ma non è una cosa di cui valga la pena vantarsi. Noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Domani, in sede di dichiarazione di voto finale sul provvedimento, oltre che sugli articoli 4 e 5 e sugli ordini del giorno, esprimeremo più compiutamente le nostre valutazioni di merito sul provvedimento di legge che viene all'esame del Parlamento. Oggi le dichiarazioni di voto sono sulla fiducia: come ho detto anche nell'intervento precedente, noi la riteniamo una scelta sbagliata, e per questo la componente di Direzione Italia voterà contro, anche per una riflessione. Si ritiene che la materia elettorale sia materia da addetti ai lavori, e, in effetti, in parte così è, ma mai come in questo momento dovrebbe essere, però, una materia capibile per l'elettorato, per l'elettorato attivo e l'elettorato passivo, per l'intero corpo elettorale. Noi, oggi, anche per chi magari ha voglia di strumentalizzare queste scelte, protestando in piazza, poi magari essendo contento anche degli effetti stessi della legge, però stiamo compiendo una scelta, o meglio, il Governo sta compiendo una scelta sbagliata insieme alla maggioranza parlamentare, perché il dibattito parlamentare, comunque, è un veicolo importante nei confronti del Paese, e noi non lo dobbiamo mortificare con i voti di fiducia, quanto mai sulla legge elettorale, che è in una fase finale della legislatura in cui abbiamo bisogno di coinvolgere e ridurre il distacco con il Paese, e non certamente di acuirlo (Applausidei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, noi voteremo contro la fiducia, sia per ovvie ragioni legate al nostro posizionamento all'interno di questo emiciclo e nel Parlamento in genere, noi siamo all'opposizione, e quindi non voteremo mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, la fiducia per un Governo che è agli antipodi rispetto a tutto quello che avremmo fatto nel caso in cui ci fosse stato dato l'onore e l'onere di rappresentare il popolo italiano, ma votiamo convintamente contro anche nel merito di questo provvedimento per ragioni che sono riecheggiate in lungo e in largo, che sono state ribadite più e più volte, anche all'interno della Commissione affari costituzionali, in questi mesi, e che animano una riflessione, una dialettica tra le forze politiche, che, comunque, pare non riuscire a schiodarsi da un elemento per noi irrinunciabile, che ha orientato sempre le nostre scelte, come riteniamo dovrebbe essere per ciascun partito.

Ci sono dei principi ordinatori, li si manifestano, li si propongono nei provvedimenti legislativi che vengono messi in campo dal Parlamento o dal Governo: se questi propositi vengono recepiti, almeno in quota parte, si vota a favore o ci si astiene; se non vengono recepiti, si vota contro. Affermazioni assolutamente banali, che metterebbero noia a qualunque ascoltatore, anche al più paziente, capisco, ma valutazioni che, invece, non trovano riscontro, misteriosamente non trovano riscontro, nella realtà di oggi.

Fratelli d'Italia, all'interno del centrodestra, è l'unica forza politica che voterà contro non solo la fiducia, ma anche il provvedimento, e che non farà sconti da questo punto di vista, che non si nasconderà, non terrà un profilo basso. Annuncerà al mondo di avere fatto questa scelta perché è rinnegato il principio della sovranità popolare, è rinnegato il principio della democrazia; non solo della democrazia diretta, che prevede un rapporto non mediato dai partiti e dal Parlamento tra cittadini e istituzioni, ma non è prevista proprio la partecipazione, nella misura in cui, guardate, è facilissimo da intendersi tra chi, comunque, mastica di politica, ma anche tra un pubblico meno avvezzo ad ascoltare le nostre riflessioni.

Noi, per ragioni misteriose, viviamo in una democrazia che non prevede l'elezione diretta del Capo dello Stato né l'elezione diretta del Capo del Governo, e quindi, appunto, dicevo, è una democrazia parlamentare, ma, almeno quando si deve scegliere il Parlamento, se è una democrazia parlamentare, dovrebbero scendere in campo i cittadini. E i cittadini dovrebbero fare che cosa? Stabilire una maggioranza la quale poi ha la delega da parte del popolo a scegliersi un Governo, almeno questo, perché, se il Capo del Governo non è eletto dai cittadini né lo è il Capo dello Stato, ma i cittadini non sono in grado neanche di determinare una maggioranza che, a sua volta, poi indicherà il Capo del Governo e poi il Capo dello Stato, significa che non c'è democrazia.

Badate bene, non è un bisticcio di parole, un gargarismo: è un sillogismo, è una conseguenza, è una conseguenza logica.

Voi, con questa proposta, avete scelto di bocciare ogni tentativo di dare a chi vince le elezioni un premio di maggioranza tale da consentire a chi ha avuto il consenso da parte dei cittadini, almeno in misura preponderante rispetto ad altri, di esprimere un Governo e una maggioranza. E come si fa a prescindere, a tapparsi gli occhi, a nascondersi, di fronte a questa anomalia, a questa ingiustizia, a questa arroganza che trasferisce la scelta del Governo e del Parlamento a organi terzi che non hanno nulla a che fare con il popolo italiano?

Poi, di più, voi, in questo provvedimento maldestro, ancora una volta prevedete che i cittadini non possano neanche scegliere i parlamentari. Poi gli scioglilingua, diciamo così, che vengono utilizzati prevedono la suggestione data ai cittadini attraverso la possibilità di scegliere un candidato nei collegi uninominali, espressione di una coalizione o di un partito, e un altro, la suggestione di poter scegliere. Ma chi li ha scelti, a sua volta, quei nomi che i cittadini già troveranno stampigliati sulla scheda elettorale? Sempre i partiti, sempre i segretari dei partiti, con logiche e dinamiche che nulla hanno a che fare con la partecipazione e il confronto democratico. Lo decidono secondo convenienza: ogni leader di partito cerca di blindare se stesso e la propria maggioranza interna per poter spadroneggiare ed è esattamente l'opposto del concetto di democrazia, anche perché, se eventualmente questo alambicco avesse dignità istituzionale, allora contemporaneamente dovreste riformare i partiti e costringerli alla partecipazione democratica, dovreste costringerli ai congressi e dovreste effettuare non dico un controllo postumo, ma almeno stabilire le regole di ingaggio a monte con le quali si seleziona la classe dirigente e si compiono le decisioni importanti che riguardano non solo il destino e il futuro dei partiti ma soprattutto il destino e il futuro della nostra terra e della nostra nazione.

Voi in maniera sistematica avete bocciato tutte le proposte atte a correggere il tiro rispetto a tale forzatura e a tale anomalia antidemocratica. Avete detto che le preferenze non devono avere diritto di cittadinanza perché si porterebbero dietro tutto un castello di corruzione, di clientelismo, eccetera però, se questo è vero, non avete il coraggio di cambiare la legge elettorale che, attraverso le preferenze, stabilisce i consigli comunali e, per mezzo dei consigli comunali, le giunte e, quindi, gli assessori e, sicuramente, c'è una maggiore capacità di controllo o di condizionamento da parte di malintenzionati o, peggio, malavitosi o, peggio, mafiosi nei consigli comunali che in Parlamento. Non vedo un interesse criminale che si interessi della problematica di Schengen o della Corte europea o della geopolitica o della politica estera: è più facile che un potere criminale ambisca a gestire un appalto pubblico per il rifacimento di una strada, di un marciapiede, di una illuminazione, della condotta fognaria. O nelle regioni, dove pure è previsto il voto di preferenza, è facile che si possa ambire alla gestione degli appalti sulla sanità. Però, in questo caso, no, perché l'alibi è questo. Non si può dire il contrario, cioè che non si possono votare da parte dei cittadini i parlamentari attraverso le preferenze solo perché si deve dare carta bianca ai segretari di partito per nominarsi i propri yes-man dentro i gruppi parlamentari. Questa è la logica: non volete ammetterla ma è l'unica logica.

Di più, in questa vergogna che avete avuto l'imprudenza di mettere in campo e di definire “riforma elettorale”, non prevedete nemmeno le elezioni primarie: sono le elezioni primarie, ovviamente pasticciate e gestite arbitrariamente dai partiti, che hanno consentito al prode Matteo Renzi di scalzare il povero Pier Luigi Bersani e che, teoricamente, dovrebbero essere ormai patrimonio comune di tre quarti di Parlamento italiano; però, quando si chiede di normarle per legge e, quindi, di sottoporle al controllo delle istituzioni con la previsione di seggi neutrali, presidenti di seggio, scrutatori, rappresentanti di lista, voi scappate. Non le volete le primarie! Volete le primarie controllate da voi per arrivare esattamente allo stesso obiettivo, ossia il controllo dei partiti, il controllo del Parlamento, il controllo del Governo, l'esatto opposto di quel che prevede la centralità del popolo nei processi democratici e la sua sovranità.

Queste sono solo alcune delle obiezioni - concludo - che abbiamo messo in campo in questi mesi. Poiché rispetto a tali proposte non abbiamo avuto alcuna risposta valida da parte del Governo, non siamo pagliacci - ripeto: non siamo pagliacci - non facciamo come hanno fatto altri che fanno finta di accontentarsi e, in realtà, magari guadagneranno solo qualche seggio parlamentare in più per come è configurato questo pastrocchio e, quindi, in perfetta e assoluta coerenza e fedeltà al principio della centralità del popolo nei processi democratici, noi orgogliosamente voteremo “no” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Rampelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Auci. Ne ha facoltà.

ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io e il nostro gruppo siamo fermamente convinti che aver posto la fiducia su una legge elettorale non è certo molto elegante e tuttavia ci sono circostanze generali che inducono ad attenuare tale giudizio negativo.

In primo luogo si è trattato di un problema tecnico nel senso che il Governo si è trovato nella necessità, alla fine della legislatura, di varare una legge elettorale che consentisse l'omogeneità della votazione tra Camera e Senato e che superasse i due monconi di legge usciti dalla Corte costituzionale. Non c'era tempo tecnico, non c'era alternativa, non c'era possibilità di ridiscutere altre leggi elettorali. Quindi è un problema difensivo nel senso che la fiducia è stata posta non solo con l'assenso della maggioranza di Governo ma anche di quella dei vari altri gruppi che hanno partecipato alla stesura della legge elettorale e che si asterranno uscendo dall'aula ma che sostanzialmente appoggiano la legge elettorale. Inoltre c'è un problema anche riguardo al voto segreto sulla legge elettorale: è vero che è previsto dal Regolamento della Camera, tuttavia credo che si debba essere molto sinceri con noi stessi nel riconoscere che su tale questione non ci possono essere casi di coscienza. Non sono problemi che implicano anche il voto segreto ma riguardano casomai interessi di singoli o interessi di gruppi che vedono nella legge elettorale la possibilità di continuare ad avere un futuro in politica o meno. Quindi si tratta sostanzialmente di un problema tecnico e di per sé non implica assolutamente alcuna questione democratica: non è stata violata la democrazia. Anzi devo dire che sono rimasto e sono molto preoccupato per certe frasi di denigrazione del Parlamento che ho sentito in quest'aula qualche ora fa. Ad esempio l'onorevole Toninelli ha detto che tutti siamo indegni e bugiardi e che sostanzialmente siamo degli usurpatori cioè gente che sta qui a scaldare la sedia e non è stata eletta da nessuno. Ora per quelle poche cose che so di storia, posso assolutamente ricordare che la denigrazione del Parlamento è il primo atto che ha dato vita ai regimi totalitari: tutti sono iniziati in questo modo. Per quel che riguarda le preferenze e i nominati, ho vissuto anche a Napoli e so che le preferenze sono un elemento di corruzione e non esprimono affatto la scelta dei cittadini. Si possono citare anche statistiche dove si vede che, ad esempio, al nord pochi esprimono preferenze. Quindi la questione delle preferenze non è una battaglia democratica. Riguardo ai nominati, da quello che so nel 2013 il Parlamento è stato tutto di nominati: quindi tutti quelli che siedono qui sono nominati, eppure mai come in questa legislatura ci sono stati tanti cambi di gruppi politici. Quindi vuol dire che poi i parlamentari si sono sentiti liberi eventualmente di cambiare partito e di scegliere altri gruppi politici. Inoltre, riguardo alla coalizione, molti hanno criticato le coalizioni perché il nuovo testo prevede la possibilità di costituire coalizioni per i collegi uninominali e molti pensano che siano coalizioni posticce, appiccicaticce, che non reggeranno, che saranno la rovina del futuro Parlamento. Noi abbiamo già vissuto le coalizioni nel decennio precedente. Giustamente si può avanzare qualche perplessità perché le coalizioni che hanno dato vita ai Governi Prodi e Berlusconi non hanno poi retto nel tempo.

Tuttavia, credo che sarebbe giusto distinguere nelle coalizioni, tra quelle buone, quelle coese, quelle che si riconoscono su un programma comune e quelle, invece, che sono effettivamente un'accozzaglia, gruppi diversi e di ispirazioni oltre che di politica diverse, che si mettono insieme solo per conquistare qualche collegio. Io credo che gli elettori italiani sono abbastanza adulti, abbastanza informati, per sapere distinguere tra le prime coalizioni, quelle buone, e quelle invece non buone, quelle che sono fatte apposta per prendere qualche voto.

Per tutte queste ragioni, credo che la legge che stiamo per approvare, che vorremmo approvare, è una legge abbastanza buona, migliore sicuramente di quella che esce dalla Consulta. È l'ultima occasione che abbiamo per darci una legge, che forse riuscirà ad assicurare anche un minimo di governabilità, anche se noi di Scelta Civica avevamo avanzato delle proposte, per rafforzare ulteriormente la governabilità, attraverso un premio di maggioranza, proposte che non sono state accettate.

Nel complesso noi, come già detto, ci asterremo dal dare la fiducia, ma voteremo un convinto sì al voto finale a questa legge (Applausi dei deputati del gruppoScelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Come lei vede, tutto il nostro settore è assente in questo momento: non presenzia in questo momento a questa discussione, perché sono scesi in piazza, per protestare per questa legge elettorale. E io sono qui a dichiarare il nostro voto di sfiducia a questa legge elettorale, perché, Presidente, ci sono momenti, nella vita democratica di un Paese, in cui è necessario alzare la voce, per lasciare agli atti l'indignazione causata dalla profonda ferita che viene inferta alle prerogative del Parlamento, con l'apposizione della fiducia - e non solo per questo - su questa legge elettorale.

Già nel 1953, quando De Gasperi pose la fiducia sulla cosiddetta legge truffa, fu stabilito un precedente pericoloso. Fu anche la prima volta che il Governo utilizzò la dizione, a cui ormai siamo tristemente abituati, con esclusione di qualsiasi divisione, emendamento, articolo modificativo o aggiuntivo di qualsiasi natura. Neanche Acerbo, durante il ventennio fascista, era arrivato a tanto.

Ormai siamo talmente abituati all'arroganza della maggioranza, che nulla più ci sorprende. Vorrei ripercorrere alcuni fatti salienti di questa tragedia, per così dire, in senso greco, della democrazia. Con l'approvazione dell'emendamento Lauricella, l'11 marzo del 2014, la Camera dei deputati stralciò dal disegno di legge dell'Italicum la parte che modificava la legge elettorale per il Senato. Un atto di presunzione e di protervia, basato sull'assunto che l'inqualificabile “deforma” - me la passi, Presidente -, costituzionale, approvata dalla maggioranza, allargata a destra, sarebbe stata approvata. E così il Senato della Repubblica, trasformato nel dopolavoro dei consiglieri regionali, poteva essere stralciato, in attesa che il plebiscito renziano confermasse la nuova forma di ordinamento dello Stato.

Il 4 dicembre dello scorso anno vi siete svegliati, scoprendo che il popolo italiano non condivideva la vostra linea di Costituzione - “smart” l'abbiamo definita - per una democrazia 2.1, che appariva più vicina a un regime che a una Repubblica parlamentare. L'Italicum, strettamente legato alla vostra “deforma” costituzionale, prevedeva che il Parlamento fosse costituito di nominati da un partito, che, con il consenso di un terzo dei votanti, otteneva il 60 per cento dei deputati e, surrettiziamente, introduceva l'elezione diretta del Presidente del Consiglio. Quella legge elettorale, che avete sbandierato come superlativa e invidiata dall'universo mondo, fu poco dopo dichiarata incostituzionale dalla Corte nelle sue parti caratterizzanti. È necessario che gli elettori sappiano che solo in Italia, fantasticando in nome della governabilità, le ultime due leggi elettorali prevedevano un premio di maggioranza, che non esiste in nessun'altra nazione democratica.

Gli stessi solerti dispensatori di certezze, che allora ci spiegarono che la legge era assolutamente costituzionale, oggi ci rassicurano anche su questa. Eppure, di forzature alla prassi, nonché al buonsenso, ma soprattutto di violazioni della sostanza delle regole democratiche, ne sono state fatte tante, troppe.

Forse la Camera dovrebbe organizzare dei corsi accelerati di etichetta, nella stesura delle leggi, perché, quando una Commissione incarica un relatore, per predisporre un testo unificato, questo lo dice la definizione stessa: “unificare”, ridurre le cose da più parti, con un unico testo riunirle insieme, in un tutto omogeneo. Dovrebbe essere una composizione basata sulle proposte di legge presentate. E quando, a maggio di quest'anno, il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), allora relatore, ne propose uno così acconciato, fu messo in minoranza e sostituito dall'onorevole Fiano, che presentò prima il Rosatellum 1 e poi il Porcellum, camuffato da tedesco, che ebbe vita breve, a causa di un proditorio voto segreto su un emendamento.

Ancora una volta il terzo testo, che potremmo definirlo, anziché unificato, “diversificato”, proposto dal relatore Fiano, non aveva, come i due precedenti, nulla a che vedere con le proposte di legge presentate. E, sin dall'inizio, è stato trattato come un testo immodificabile, indiscutibile e costituzionale per assioma.

Avete vergognosamente eluso lo spirito dell'articolo 108 del Regolamento. Non avete verificato congiuntamente che il testo proposto fosse in linea con le indicazioni di ben due sentenze della Corte costituzionale in materia elettorale. Non ci avete permesso di discutere nemmeno la pregiudiziale di costituzionalità. Avete ignorato completamente che il testo riproposto fosse radicalmente differente da quello tornato in Commissione. E il paradosso? Questa legge, per noi già incostituzionale, aveva meno profili di incostituzionalità, rispetto a quella che stiamo votando oggi.

Questa disinvoltura nell'imporre colpi di mano, per un'evidente utilità immediata, sarà foriera di ben più gravi sventure in futuro. Vogliamo considerare cosa può accadere, se in futuro, al posto dell'onorevole Fiano, persona retta, sicuramente antifascista, indiscutibilmente democratica, si dovesse trovare un parlamentare di altra caratura? Non sfuggirà certo all'attuale maggioranza che questi precedenti, benché finalizzati sicuramente al supremo interesse del Paese, potranno domani essere utilizzati da un'altra maggioranza, con fini diversi e, magari, nell'inferiore interesse di una parte. La storia del nostro Paese è foriera davvero di grandi insegnamenti, per chi la vuole leggere. Oppure questa maggioranza ritiene che, grazie anche a questa legge fantasiosa, rimarrà maggioranza per sempre? Oppure siete così sereni che non accadrà mai?

Mi soffermo su alcuni aspetti, che definirei bizzarri, ma che in realtà sono di evidente dubbia costituzionalità, in primis sul differente valore attribuito al voto per una lista sotto l'1 per cento. La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile uno sbarramento, purché ragionevole, per l'accesso al Parlamento. E voi cosa avete fatto? Avete approfittato. La dico, come ce la insegna il professor Luciano Canfora. Non è ammissibile che il voto di un elettore valga 1, al momento in cui entra nel seggio elettorale, e valga, dopo lo spoglio, 1,5 oppure zero. Il diritto di voto deve essere garantito anche nella sua valutazione ponderale. Come pensate di conciliare l'articolo 48 della Costituzione, per cui il cittadino, che vota un partito sotto l'1 per cento, vede il suo voto discriminato, non solo rispetto a coloro che hanno votato un partito del 3 per cento, ma addirittura anche con il voto dato a un partito dell'1,1 per cento?

E, poi, vi siete chiesti cosa dirà la Corte costituzionale quando, esaminando la vostra legge, sempre rispetto all'articolo 48, relativamente alla distribuzione dei voti inespressi sul voto proporzionale, si accorgerà che il voto di quel cittadino è stato manomesso, male interpretando la sua volontà? In particolare, come si concilia l'articolo 57 della Costituzione, in merito all'elezione del Senato, che deve essere valutata su base regionale, con la soglia di sbarramento nazionale, così come l'avete prevista in questo articolo, l'articolo 2?

Anche se a voi non piace, fino a prova contraria, il Senato - ed è scritto sulla Costituzione - è eletto su base regionale. Facciamo un ragionamento per assurdo. Ipotizziamo che una lista prenda in una regione il 19 per cento dei voti, ma su base nazionale non raggiunge il 3 per cento. Ovviamente, per la vostra legge, non avrà alcun rappresentante. Pensate che la Corte non dirà nulla? Pensate che abbia pudore a dichiarare incostituzionale, per la terza volta consecutiva, una legge elettorale? Mi pare che le sentenze della Corte siano inequivocabili e, probabilmente, a chi ha governato negli ultimi anni stanno davvero un po' strette. Ci aspettiamo a breve una legge che cancelli la Corte costituzionale!

Avremmo voluto parlare e confrontarci su questi dubbi, ma non è stato possibile: costringerete i vostri parlamentari, in una stessa legislatura, a votare e ad approvare due leggi elettorali incostituzionali, con l'arroganza del voto di fiducia; e per giunta, questa volta persino in prima lettura.

Sarebbe stato apprezzabile da parte della maggioranza almeno un gesto di ammissione di consapevolezza della gravità del fatto, ma nemmeno questo: si procede calpestando il Parlamento, le prerogative dei parlamentari, i principi democratici con una preoccupante dose di inconsapevolezza, di irresponsabilità.

Il Governo poi, che si ingerisce pesantemente nel Parlamento imponendo il voto di fiducia, ipocritamente durante la discussione in Commissione non ha mai dato alcun parere su questa legge, rimettendosi sempre alla decisione dei commissari di maggioranza. Non ha fatto alcuna dichiarazione in proposito; e poi, come un fulmine a ciel sereno, pone tre fiducie: guarda caso, solo sugli articoli dove presumibilmente ci sarebbero stati i voti segreti.

È una fiducia che nasce dalla sfiducia: è di dominio pubblico che il presidente Rosato abbia implorato il Governo di porre la questione di fiducia; probabilmente, non è più in grado di gestire i suoi deputati, che evidentemente, a differenza di lui, devono rispondere ai propri elettori sul territorio. Mi domando come si può votare la fiducia a un Governo, che la pone perché non si fida dei deputati che lo sostengono. Certo, avete già provato l'ebbrezza di quel voto quasi segreto che ha scoperto le carte: non avete potuto addossare le vostre responsabilità a chi avrebbe espresso quella stessa intenzione anche con voto palese. E, allora, che fate? Mettete il bavaglio anche alla vostra stessa maggioranza!

Se non fosse una tragedia potrebbe essere una comica; ma siccome è una ripetizione storica, sicuramente è una farsa. L'epilogo sarà adeguato alle premesse; certamente non avrete la nostra fiducia. E mi raccomando, visto che i prossimi parlamentari li sceglierete nel segreto delle vostre segreterie, state attenti che siano tutti yes-man e yes-woman: la volta scorsa con le primarie evidentemente la scelta è stata troppo democratica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, noi a differenza di molti altri, la Lega a differenza di molti altri ha sempre avuto una coerenza nel momento in cui si è discusso, in quest'Aula e fuori, di legge elettorale. E questo noi lo rivendichiamo, lo vogliamo rivendicare, perché al di là delle tante cose che ho sentito dire contro il nostro gruppo parlamentare, di tutto ci si può accusare, tranne di non essere stati coerenti.

La Lega ha sempre detto, a maggior ragione dopo il referendum del 4 dicembre, che occorreva andare al voto prima possibile, che andava bene discutere su qualsiasi legge elettorale purché si desse di nuovo la possibilità al popolo di esprimersi e di decidere da chi farsi governare, posto che siamo - ormai ho perso il conto - credo al quarto Governo abusivo.

La Lega l'ha sempre detto, lo ha sempre sostenuto; dicendo chiaramente anche quale fosse la legge elettorale secondo noi migliore sulla quale discutere, sulla quale aprire finalmente una discussione in Parlamento, che era il maggioritario.

Noi volevamo una legge maggioritaria; lo abbiamo detto, abbiamo presentato la nostra proposta di legge, ma non è stato possibile: certo, non abbiamo i numeri, come gruppo parlamentare, per poterci approvare da soli quella che noi ritenevamo fosse la legge migliore. Ma, ciò detto, non ci siamo mai tirati indietro, perché ritenevamo e riteniamo tuttora fondamentale poter andare al voto velocemente. Ecco perché ci siamo messi a discutere anche su questa ennesima proposta di legge elettorale, che oggi è qui in Aula e sulla quale chiedete la fiducia.

Di certo, però, non votiamo la fiducia a questo Governo. E non la votiamo perché siamo convinti che questo Governo ne abbia combinate di cotte e di crude: basti pensare alla “buona scuola”, basti pensare a tutte le politiche relative al mondo del lavoro, dove avete di fatto precarizzato il lavoro, basti pensare al tema delle tasse, del fisco, basti pensare a quello che non avete fatto per le famiglie italiane, a quello che invece avete fatto, e forse troppo, per farci invadere. E tanto e tanto altro ancora: agli aiuti alle banche, e chi più ne ha più ne metta.

Noi questo pensiamo che non sia certo stato il Governo migliore per gli italiani. Quando sento parlare di emergenza democratica da parte di alcuni gruppi parlamentari che sostengono questa maggioranza di Governo, mi viene la pelle d'oca, perché io vorrei sentir parlare di emergenza democratica non quando si discute di una legge elettorale, ma quando si pensa a quegli italiani che muoiono di fame, o magari a quelle tante famiglie che non hanno casa e sono dieci anni che sono in lista d'attesa per aspettare di poter avere un alloggio di edilizia popolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Ecco, io mi aspetto che si parli in quei casi di emergenza democratica, non quando c'è una legge elettorale che magari che non piace a Tizio o a Caio.

Noi di fronte a tutto questo ci teniamo ben lontani, ed è per questo che non abbiamo votato la fiducia sull'articolo 1, non voteremo la fiducia sull'articolo 2 e anche sul successivo. Noi riteniamo che questo Governo abbia fallito, l'abbiamo detto più volte, che sia opportuno ridare la parola al popolo, sperando che questa volta il popolo possa scegliere meglio da chi farsi rappresentare e da chi farsi governare.

E allo stesso tempo voglio anche rispedire al mittente tante becere accuse che ci sono state rivolte, soprattutto da quei gruppi politici che sono tanto bravi a scaldare e animare i loro militanti, quanto sono ipocriti in quest'Aula rispetto ai fatti che compiono. Perché vedete, quando mi trovo di fronte a dei gruppi parlamentari che, finché si discuteva di una legge secondo il tornaconto loro, della loro forza politica ovviamente, allora ci si poteva sedere tranquillamente al tavolo anche con Renzi e con Berlusconi, perché tanto quella legge li soddisfaceva e gli garantiva qualche poltrona in più; salvo poi non volersi sedere di nuovo quando una legge non gli permetteva di vedersi assegnata qualche poltrona in più. Ecco, a quei gruppi voglio dire una cosa: che se non si vota questa legge elettorale, questi gruppi stanno semplicemente - chi non vota questa legge elettorale -, si sta semplicemente volendo allungare di qualche mese la legislatura per tenersi qualche mese in più la poltrona sotto il proprio fondoschiena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Non si vuole dare al Paese invece la possibilità di andare a votare, e di votare velocemente, si vuole semplicemente rimanere qui qualche giorno in più: perché chi è entrato per la prima volta in quest'Aula in questa legislatura ha imparato subito come si sta sulle poltrone, ha imparato subito qual è caro lo stipendio da portarsi a casa a fine mese, e magari non lo vuole mollare così tanto facilmente.

Ecco, allora noi a queste persone, che ci dicevano che il Tedeschellum andava benissimo, vorrei sommessamente ricordare che il Tedeschellum era un proporzionale puro con listini bloccati, dove non c'erano le preferenze, e quindi anche in quel caso non c'era la possibilità per l'elettore di esprimere la preferenza. Quella legge andava bene; oggi ci dicono, quando anche in questo caso non c'è la preferenza ma ci sono collegi uninominali e plurinominali, che non va più bene, e ci dicono che stiamo votando una legge di soli nominati. Beh, o erano nominati anche quelli del Tedeschellum, e lo sono anche questi di oggi, o non lo erano allora quelli previsti nel Tedeschellum, e quindi non lo sono neanche quelle di oggi: ecco l'ipocrisia di chi ci accusa che stiamo prendendo in giro la gente.

Vedete, io rispetto sempre i militanti, di qualsiasi partito essi siano; ma non posso e non voglio rispettare chi arringa quei militanti con falsità e con bugie, solo e soltanto perché tiene caro il proprio posto qui dentro. Ecco, io questo non lo posso accettare, la Lega non lo può accettare, perché di tutto abbiamo bisogno in questo Paese tranne che della disonestà: altro che “onestà” che ho sentito urlare da parte di alcuni politici che siedono in quest'Aula, di chi rappresenta i cittadini fuori da quest'Aula! Si è disonesti se non si dice chiaramente che non si vuole questa legge unicamente perché non c'è un tornaconto personale di quella singola forza politica, si è disonesti quando si dice che la Lega fa inciuci piuttosto che qualcun altro che fa inciuci, perché la Lega di inciuci non ne ha mai voluti fare: tant'è che la Lega al Governo non si è mai seduta se non ha vinto le elezioni, quando non ha vinto le elezioni in prima persona. Non accetto chi pensa di poter screditare il lavoro di questi ultimi anni del nostro gruppo parlamentare, che questo sì con onestà e con impegno ha sempre lavorato per cercare di cambiare quelle politiche sbagliate che questo Governo a guida Renzi-Gentiloni, di fatto fotocopia, ha voluto imporre agli italiani.

Ecco, allora rispetto a questo, signora Presidente, credo che sia arrivato finalmente il momento. Noi speravamo che fosse arrivato il 4 dicembre il momento di andare a votare: di fatto quel referendum aveva sancito chiaramente le volontà popolari. Non è stato possibile perché non avete voluto mandarci al voto, però oggi credo che invece sia arrivato il momento di andare a votare.

Ecco, chi vuole andare a votare, chi veramente crede nella democrazia, nella supremazia del popolo, non può non votare questa legge elettorale, anche se non è la migliore, lo voglio ribadire, ma comunque è una legge, e comunque votando questa legge, e finendo di parlare di questo argomento, finalmente potremmo tornare ad occuparci di temi molto più importanti che riguardano i cittadini, che riguardano le imprese, che riguardano i commercianti, che riguardano quelle partite IVA che sono, di fatto, affamate da un Governo che non pensa a loro. Potremmo tornare ad occuparci dei nostri terremotati, magari di quella nonna Peppina che è stata mandata via da quella casetta di legno da una burocrazia che sta stritolando le persone. Noi vogliamo tornare ad occuparci dei temi e, quindi, ci auguriamo che finalmente da lunedì si possa tornare ad occuparci delle priorità degli italiani. Ma, soprattutto, noi ci auguriamo che da lunedì scatti veramente l'orologio per poter andare velocemente al voto e ridare all'Italia un Governo eletto e una maggioranza eletta dei cittadini e non fatta, magari, da quattro amici al bar (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Alcune considerazioni, che però ritengo importanti su questa attuale scelta della maggioranza e del Governo nel porre la fiducia su questo provvedimento, la legge elettorale.

Molti ricorderanno, penso tutti, che questa legislatura nasce con due obiettivi. Un obiettivo era la riforma costituzionale, e sappiamo come è finita, se ne prende atto, siamo in un Paese ad alto tasso di democrazia, il popolo ha votato e ci ha dato le indicazioni che ci doveva dare. La legge elettorale era l'altro obiettivo a cui eravamo chiamati, era chiamato questo Parlamento, e al quale non avrebbe potuto, non poteva, non potrà sottrarsi. Si è detto che questa legge doveva sostanzialmente contenere due requisiti importanti: la rappresentanza e la governabilità. Si sono fatti vari tentativi; questa è la storia non bisogna essere ipocriti, non bisogna nascondersi dietro un dito, lo dico a chi ci ascolta dentro e a chi ci ascolta fuori da quest'Aula. Si è tentato varie volte di intervenire, l'ultima volta è stato nel mese di luglio, con il risultato che tutti sappiamo, perché attraverso il sistema del voto segreto - legittimo, legittimo! - si è deciso di affossare quella legge. E allora che restava? Ne vogliamo prendere atto o no? Restavano due sistemi elettorali, uno per la Camera e uno per il Senato, diversi l'uno dall'altro, che avrebbero mai consentito, al di là del giorno dopo le elezioni, che ci potesse essere una maggioranza, che ci potesse essere un sistema nel quale sviluppare il prosieguo e il futuro del nostro Paese. Il nostro Paese ha tanto bisogno di avere momenti di certezza e lo vediamo da quelli che sono i risultati dell'attività di questo Governo, di questa maggioranza. Ed era stato innanzitutto il Presidente della Repubblica, che qui richiamo solo per dire una cosa che ha fatto bene a dire e per la quale gli dobbiamo essere tutti grati: fate voi, fate voi Parlamento, una legge elettorale che renda omogenei i due sistemi, perché con due sistemi non si potrà andare a votare; e badate bene fino a qualche giorno fa - l'abbiamo già dimenticato? - addirittura si pensava di ricorrere al decreto-legge.

Immaginate un Paese, che è al centro della vita democratica del mondo, che è una potenza in Europa, che arrivi a fare una legge elettorale attraverso il decreto-legge. Allora c'è stato l'impegno di tutti, un impegno che è passato attraverso l'organismo in cui doveva passare, vale a dire la Commissione preposta a questo. Un percorso lungo, un percorso a cui hanno partecipato tutti, tutte le forze politiche. Ci sono state delle audizioni, c'è stato un dibattito, ed è venuta fuori una legge, che non so se è la migliore, sicuramente non lo sarà, anche perché la legge migliore non esiste, a maggior ragione non può esistere sul piano della legge elettorale.

Lo hanno detto tutti: ci sono troppo interessi, anche dei singoli parlamentari - diciamocelo senza paura e senza preoccupazione, ma diciamocelo - che avrebbero costituito un ostacolo sempre e comunque. Allora, Gentiloni aveva detto: “lascio al Parlamento l'onere e l'onore di fare una legge elettorale”. Si è detto: “ma all'ultimo momento Gentiloni ha scelto anche di intervenire”. Guardate, Gentiloni ha detto una cosa molto molto seria, ha detto all'inizio: io faciliterò il percorso per la scelta elettorale.

Ora questo intervento in cosa è costituito? In un intervento sostituendosi, o assumendo prerogative, poteri o iniziative, che non sono del Governo o collaborando con il Governo per portare a termine questa legge? Allora viene la scelta della fiducia. Atto di protervia, atto eversivo, morte della democrazia. Ma vogliamo riflettere? Il voto segreto che cos'è? È una strategia, prevista dal nostro Regolamento, per far sì che non si venga a conoscere qual è il voto effettivo dei singoli parlamentari. È una scelta che si fa e che aveva portato ad affossare a luglio la precedente legge; con 120 richieste di voto segreto, molto probabilmente, avrebbe portato ad affossare anche questa. Ma è una scelta e una strategia dei gruppi politici legittima quella di scegliere il voto segreto. Ma ci consentite che di fronte a una scelta e a una strategia legittima, ce ne sia un'altra, altrettanto legittima, che è quella della scelta della fiducia? Ecco la scelta della maggioranza, e non solo delle forze della maggioranza.

Questo ci dovrebbe dire tante cose: questa legge elettorale è condivisa dal 70 per cento di questo Parlamento e questo è un successo, un grande successo, perché l'unanimità non esiste. Con quello che è successo in questo Parlamento, gli scontri che ci sono stati, ora che noi possiamo dire che il 70 per cento e forse più di questo Parlamento è d'accordo con questa legge elettorale, è un grande successo ancora una volta. Si poteva consentire che si passasse dalla percentuale del 3 al 5 per cento, tagliando fuori, allora sì con la legge che era stata presentata a luglio, milioni di elettori, di cittadini, dalla competizione elettorale? Si poteva consentire il voto disgiunto che avrebbe affossato definitivamente il principio delle coalizioni e la possibilità di offrire - la possibilità di offrire, perché questa possibilità c'è ora - un Governo al Paese? E, allora, quest'ampia maggioranza in Parlamento ha portato a un compromesso, perché tutte le leggi - guardatele attentamente - sono frutto di un compromesso, perché vengono fuori da sensibilità diverse, da valori e da considerazioni sulla società diversi. Perciò, c'è un panorama di forze politiche in questo Parlamento e proprio questo panorama a che cosa porta? A una complessità di sensibilità. E, allora, la capacità nostra è di fare sintesi, di trovare un compromesso che sia il più alto possibile, ma è pur sempre un compromesso e questa è la verità. E, allora, non si poteva certo rischiare di affossare anche questa ulteriore proposta di legge elettorale - e mi avvio alle conclusioni - che sostanzialmente è coerente nel suo insieme, perché sostanzialmente si rifà al “Mattarellum”. Ebbene, per quello che era il mio ricordo, nel passato e nel presente, di tutte le leggi elettorali si è parlato in un certo qual modo, cioè in maniera negativa; solo del “Mattarellum” non si è mai parlato in tema assolutamente negativo e questo perché? Perché il “Mattarellum” è come questa proposta di legge, che appunto lo ricalca spostando solo le percentuali e portando la percentuale del proporzionale ai due terzi, perché questa è la volontà del popolo italiano, questa è la volontà delle forze presenti in questo Parlamento, cioè di aumentare la quota proporzionale e così è stato fatto, ma il sistema di individuazione dei candidati sul territorio è un sistema che passa attraverso le indicazioni della gente, perché nei collegi, se non vengono indicati candidati che sono conosciuti e che sono radicati sul territorio, non ci sarà mai il voto degli elettori di quella zona.

E allora - e veramente ho concluso - mi sarei aspettato un dibattito diverso, un dibattito aperto a migliorare tutto il sistema…

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ANTONIO MAROTTA. …e soprattutto - e ho concluso - mi sarei aspettato che ci fosse una battaglia e un impegno comune di tutto il Parlamento a individuare una legge che, a monte della legge elettorale, possa indicare…

PRESIDENTE. Grazie…

ANTONIO MAROTTA. …attraverso le primarie, definite dalla legge, veramente il percorso per la scelta di chi rappresenta il territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo “no” nel merito e nel metodo, contrari al merito e indignati per il metodo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Il nostro “no” riguarda una legge elettorale che viene approvata a pochi mesi dalla conclusione della legislatura e che, a nostro modo di vedere, avrebbe dovuto almeno conseguire tre obiettivi: il primo è una legge senza ombre, che torni a dare credibilità alla politica perché in questa legislatura abbiamo avuto due leggi elettorali bocciate dalla Corte costituzionale e un referendum costituzionale, che stravolgeva la nostra Carta, bocciato non solo dal 60 per cento di coloro che hanno partecipato ma da una grande partecipazione al voto da parte dei cittadini e questo obiettivo non lo stiamo raggiungendo; un secondo obiettivo è quello di dare la parola ai cittadini, consentendo loro finalmente di poter scegliere il loro eletto e la loro rappresentanza parlamentare e questo lo dico perché uno dei temi della crisi della politica è il rapporto tra istituzioni e cittadini e che queste Aule parlamentari spesso sono considerate lontane e anche questo obiettivo non è stato raggiunto; vi è, poi, un terzo obiettivo, che riguarda le regole del gioco ma, secondo me, riguarda anche ridare fiducia al Paese. Presidente, noi siamo in un Paese che ha grandi emergenze che riguardano il lavoro, il diritto alla salute, la scuola, le pensioni, ma siamo anche un Paese che ha un terribile bisogno di recuperare un senso etico e il rispetto delle regole.

Allora, se il Parlamento dà l'esempio di una legge elettorale, che sono le regole del gioco rispetto alle quali noi ci dovremo poi confrontare alle elezioni, fatta di forzature, di furbizie e di convenienze di parte, non si dà un bell'esempio al Paese. E come può reagire un Paese che vede, appunto, disattesi tutti questi obiettivi fondamentali? Io lo dico perché anche in questo quadro è particolarmente grave l'intervento del Governo in questa vicenda. Non è solo smentire se stessi e rinunciare a quella neutralità che era stata promessa; non è solo che il mite Gentiloni si mette nella scia di Mussolini, della “legge truffa” e di Renzi, ma è anche il fatto che Gentiloni è diventato garante e notaio di un patto tra Renzi, Alfano, Berlusconi e Salvini che nulla ha a che fare con il governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) e che è volto bensì a forzare il consenso di parlamentari che dovrebbero essere liberi per definizione ma, a maggior ragione, liberi quando si parla della legge elettorale e, invece, li si vuole piegare e far diventare una manovalanza servile, una sorta di Jobs Act della politica.

Ecco, allora io credo che se queste considerazioni di metodo sono vere c'è poi da dire qualche parola anche sul merito, perché a pochi mesi dalla scadenza elettorale non ci si può permettere delle estemporanee invenzioni senza senso. Si potevano percorrere due strade: o adottare dei modelli già sperimentati e non incostituzionali, oppure provvedere a quell'adeguamento delle leggi attualmente in vigore tra Camera e Senato che avrebbero bisogno, appunto, di essere omogeneizzate. Ora, questo sistema confuso e incoerente è fondamentalmente creato per ottenere due obiettivi: un Parlamento di nominati dai capi partito e prefigurare, in maniera surrettizia, l'alleanza post-elezioni fra le forze centriste dei due schieramenti che si presenteranno in coalizione e ogni strumento è buono per ottenere questo obiettivo politico: liste civetta per carpire voti con l'inganno, apparentamenti venduti come coalizioni, liste bloccate che forse consentiranno anche la riconoscibilità dei candidati ma non certo la possibilità di sceglierli, l'utilizzo truffaldino dei voti dati nel maggioritario per carpirli nel proporzionale e, soprattutto, un sistema misto, maggioritario e proporzionale, che - badate bene - esprimendosi con un unico voto determinerà che l'elezione a maggioranza semplice nei collegi uninominali equivarrà alla distorsione del principio di rappresentanza proporzionale - nel secondo voto - senza che tutto questo sia finalizzato a formare una maggioranza e questo è motivo non solo di violazione del principio di uguaglianza del voto e non solo di incoerenza politica, perché non si può con un voto solo avere un maggioritario che, per definizione, è scelta della persona e un proporzionale che, per definizione, è scelta del partito, ma anche un rischio grave di incostituzionalità.

Ora io credo che il punto per noi - e qui parliamo al Paese - sia trasformare la nostra indignazione in progetto politico e far capire ai cittadini che le regole del gioco sono intimamente legate alle politiche che poi si faranno, perché se tu hai un Parlamento fatto di persone libere, che rispondono davvero ai bisogni dei cittadini perché dai cittadini sono stati votati e dai cittadini hanno avuto un mandato, allora forse sarà più facile risolvere quei problemi che sono di fronte a tutti noi da molti anni e che riguardano il lavoro, la scuola, la sanità, e che vuol dire la protezione delle persone più deboli che si sentono sole e che un Parlamento che, invece, deve rispondere a dei capi e con dei capi che spesso rispondono ad altri interessi, non farà mai. Per questo noi terremo insieme la questione sociale e la questione democratica e faremo una battaglia in quest'Aula ma, soprattutto, nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Annagrazia Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Grazie, Presidente. Lo scorso mese di giugno, durante la discussione sulle linee generali della legge elettorale, ho avuto modo…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ANNAGRAZIA CALABRIA. …ho avuto modo di dichiarare che riformare il sistema di elezione di Camera e Senato in quel momento era un atto dovuto, un atto ineludibile, per offrire risposte a uno scenario politico in continua evoluzione, in particolare alla luce della sentenza della Consulta che aveva dichiarato l'Italicum parzialmente incostituzionale e della bocciatura, lo scorso dicembre, della riforma costituzionale sottoposta al vaglio degli elettori. Ebbene, a distanza di quattro mesi, riformare la legge elettorale diventa a maggior ragione un atto obbligato per il legislatore, che non può permettersi di lasciare il Paese, a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura, senza un meccanismo elettorale in grado di garantire i minimi requisiti di rappresentatività e di governabilità al sistema politico istituzionale. Il Parlamento non può accettare che il sistema elettorale, ossia la base su cui si fondano i processi democratici che assicurano la rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni, sia il frutto di due sentenze della Corte costituzionale, riguardanti, tra l'altro, due leggi e due sistemi di voto assolutamente diversi tra di loro, e questo anche a causa dello sciagurato errore, commesso con l'Italicum, di avere previsto un sistema valido per una sola Camera, dando per scontata l'abolizione dell'altra.

Era necessario, pertanto, che il Parlamento si riappropriasse delle sue prerogative, del suo potere legislativo, anche in ottemperanza ai ripetuti moniti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un'assunzione di responsabilità, di realismo, di spirito di lealtà alle istituzioni: requisiti che caratterizzano una forza riformista e di Governo qual è Forza Italia, che da sempre si presenta agli elettori come un movimento in grado di offrire e di assicurare stabilità al Paese. Per queste ragioni, già nello scorso mese di giugno avevamo messo al servizio del Paese e delle istituzioni il nostro senso dello Stato, per cercare il più largo consenso possibile rispetto a una legge in grado di raggiungere l'obiettivo dell'omogeneità dei sistemi di elezione dei due rami del Parlamento e capace di garantire, allo stesso tempo, rappresentanza e governabilità. A nostro avviso, il sistema migliore per soddisfare questi requisiti, lo ribadisco, era ed è un sistema di voto proporzionale, l'unico in grado di offrire agli elettori la certezza della piena corrispondenza tra i voti espressi e il numero dei parlamentari eletti. E questa realtà si impone prepotentemente in uno scenario politico quanto meno frammentato, tripolare; e non c'è dubbio, quindi, che un sistema proporzionale avrebbe risposto in maniera efficace alla domanda di piena rappresentanza dei cittadini.

Ho parlato anche di realismo e di senso della necessità, e, consapevoli che non esiste la legge elettorale perfetta, abbiamo lavorato con serietà, con determinazione e con lealtà in Commissione affari costituzionali per migliorare, e ci siamo riusciti, il testo base presentato dal relatore Fiano. Oggi, alla luce delle proposte dei gruppi e dell'ampia condivisione tra le forze politiche che hanno approvato il testo elaborato dalla Commissione, siamo consapevoli che il testo giunto all'esame dell'Aula rappresenti sicuramente il miglior progetto elettorale possibile alle condizioni date. La proposta di legge oggi all'esame, infatti, non è evidentemente una legge a favore di qualcuno, né soprattutto una legge contro qualcuno, ed è per questo proprio che è la migliore legge possibile.

E, se è vero che siamo davanti a un testo che prevede un meccanismo elettorale diverso rispetto al provvedimento esaminato questa estate, è altrettanto vero che si tratta della soluzione intorno alla quale è stato possibile costruire la più ampia convergenza; un dato, questo, che è bene rilevare. Dispiace che l'accordo raggiunto non abbia coinvolto, a differenza della scorsa estate, tutte le forze di opposizione, perché siamo tuttora convinti che un'assunzione di responsabilità maggiore da parte di coloro che oggi fuori strumentalmente protestano, di certo non a salvaguardia degli italiani, ma a salvaguardia dei seggi che torneranno ad occupare in Parlamento, avrebbe di certo contribuito a costruire insieme un importante risultato per le istituzioni del Paese perché il legislatore in materia elettorale non può essere di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

La legge elettorale necessita di un consenso ampio e di un consenso trasversale. Ecco perché abbiamo scelto, ancora una volta, la strada della responsabilità, del dialogo, dell'affidabilità, e, nel novero delle corrispondenze di intenti, la nostra sfida rimane sempre la stessa, ovvero quella di scrivere una legge che non sia funzionale a chi è qui dentro, ma a chi è qui fuori da quest'Aula. Siamo quindi chiamati a scrivere una pagina importante della storia di questa legislatura, e possiamo fare in modo che sia una bella pagina. Stanno, infatti, per concludersi cinque anni caratterizzati, purtroppo, da riforme pretenziose, che non hanno avuto gli effetti sperati. E il motivo è semplice, dipende in larga parte dalla mancata condivisione di scelte fondamentali per il nostro Paese in un momento storico particolarmente delicato, ancora profondamente segnato da una crisi economica e occupazionale che morde da oltre dieci anni ormai, e per il contesto europeo ed internazionale in cui ci muoviamo, che, di certo, non ci attende.

Oggi, almeno sulla legge elettorale, le condizioni del dibattito politico e istituzionale sono fortunatamente diverse rispetto all'approvazione a colpi di maggioranza dell'Italicum, che, non dimentichiamolo, si muoveva in un combinato disposto con una riforma costituzionale a cui eravamo profondamente contrari e a cui era contraria la stragrande maggioranza degli italiani, che ce lo hanno dimostrato con il voto. Questo voto di fiducia, a cui, ovviamente, non possiamo partecipare, si presenta, infatti, come uno strumento per affrontare il delicato percorso verso l'approvazione in Parlamento di questa nuova legge elettorale. Uno strumento, al pari della richiesta di voto segreto, che si inserisce nell'ambito dei lavori, nella dialettica tra Parlamento e Governo, in un quadro che vede protagonista una legge a cui ha lavorato un arco parlamentare non limitato alle sole forze di maggioranza.

Noi vogliamo dare agli italiani la possibilità di giudicare e di scegliere, vogliamo dare agli italiani la possibilità di giudicarci e di sceglierci, e questa legge, in larga parte proporzionale, che prevede un sistema di candidature chiaro, conoscibile e riconoscibile fin dalla scheda elettorale, in linea con il parametro di legittimità costituzionale che ci ha indicato la Consulta, mette i cittadini nelle condizioni di poter tornare finalmente alle urne per decidere i nuovi equilibri che governeranno il Paese. Noi saremo pronti a guidare nuovamente questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Il Governo Gentiloni è il quarto esecutivo che dal 2012 a oggi non è in alcun modo espressione di una chiara scelta dei cittadini italiani; noi abbiamo il dovere di lavorare per invertire la rotta.

Mi piacerebbe concludere ricordando che la legge elettorale non ha un valore salvifico; troppo spesso è stata investita di compiti che non era in grado di assolvere, che non era tenuta ad assolvere. Il sistema politico istituzionale del Paese si può cambiare e si può modernizzare, e dovremo farlo, solo attraverso delle riforme profonde, ridisegnando l'architettura delle istituzioni e il loro funzionamento. Il sistema di voto non è la riforma che il Paese aspetta, è solo uno dei presupposti necessari affinché questo Parlamento e il Governo possano essere in condizioni di dare agli italiani le risposte che attendono e per risolvere i loro problemi reali, i loro problemi quotidiani. Ebbene, di fronte a questa esigenza primaria, la forza politica cui appartengo, Forza Italia, ha risposto con vigore. Noi ci siamo nell'interesse dell'Italia, nell'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Complimenti, colleghi, Governo, complimentoni, bravissimi. Vi annuncio che molto probabilmente siete entrati nel guinness dei primati del partito che è riuscito a fare il più grande numero di porcate in una sola legislatura. Questa ennesima fiducia sulla legge elettorale è l'apice di cinque anni di nefandezze, avallate, mi duole dirlo, Presidente, anche da lei, perché, se c'era una persona che poteva impedire che si mettesse la fiducia sulla legge elettorale, quella persona era lei, e il Regolamento gliene dava gli strumenti.

Ma è chiaro, che ci vuole: ci sono stati ben due precedenti nella storia della Repubblica in cui si è votata una legge elettorale con la fiducia, di cui uno di questi sempre avallato da lei. Senza considerare il terzo precedente, ed erano anni ben più bui, e poi non volete sentirvi dire che vi state comportando come dei fascisti. Ma la cosa più esilarante di tutto questo è che voi state mettendo la fiducia non per paura delle opposizioni, non per paura del MoVimento 5 Stelle ma per paura di voi stessi. Voi mettete la fiducia sulla legge elettorale perché avete paura di voi stessi, dei vostri deputati che potrebbero non essere d'accordo con la legge elettorale e avete il vostro capogruppo che vi calpesta la testa, striscia dal Governo, da un Governo che fino al giorno prima diceva che non si voleva interessare della legge elettorale tant'è che in Commissione non ha conferito parola, neanche una parola sulla legge elettorale e poi arriva il giorno in cui, invece, viene posta la fiducia. Per paura di che cosa? Per paura dei voti segreti che avete sempre utilizzato per le vostre sporche faccende: sempre. Ma quando il vostro capo politico, il vostro capogruppo, ci ha messo la faccia perché la legge porta il suo nome e rischia di essere messo alla berlina, per non andare alla berlina lui mette alla berlina tutto il Parlamento. Questa operazione indegna è fatta soltanto per proteggere alcune persone, una delle quali sta entrando in questo momento in aula. E io rimando al mittente le parole della Saltamartini di poco fa che dà dei disonesti al MoVimento 5 Stelle. Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato perfettamente in linea e onesto con quanto ha detto in queste ultime settimane: questa legge elettorale è stata fatta apposta dai partiti per limitare e per rompere il MoVimento 5 Stelle. Ma vi do una brutta notizia: voi non dovete avere paura del MoVimento 5 Stelle, voi dovete avere paura di tutte quelle persone che erano qui fuori oggi e che ci saranno anche domani che vi stanno dicendo che voi non potete piegare la democrazia di questo Paese con quattro righe d'inchiostro scritte sulla carta. Non potete vincere arroccati dentro questo Parlamento. Non potete aver la pretesa di pilotare il voto degli elettori perché voi dovete accomodare il vostro sedere su queste poltrone, perché è quello che state facendo con questa legge elettorale. Badate che, come l'Italicum, anche il testo in esame è incostituzionale e voi non potete venire in quest'Aula, affermando che è una legge elettorale normale e perfettamente costituzionale perché voi questa credibilità l'avete finita e persa nel momento in cui avete detto che l'Italicum era la legge più bella del mondo e che ce l'avrebbero copiata, dopodiché bella, bella figura di merda (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) che avete fatto, che è stata bocciata…

PRESIDENTE. Scusi, si può esprimere propriamente per favore: è in un'aula parlamentare…

ANDREA CECCONI. Guardi, Presidente, io capisco…

PRESIDENTE. La prego…

ANDREA CECCONI. …sono in un'aula parlamentare e in quest'aula parlamentare…

PRESIDENTE. Proceda, proceda,…

ANDREA CECCONI. … lei avalla il voto di fiducia sulla legge elettorale…

PRESIDENTE. Proceda con un eloquio corretto, deputato.

ANDREA CECCONI. …e il suo eloquio è molto più pericoloso e indegno di dire merda in quest'aula: è chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Vada avanti… vada avanti con un eloquio che sia compatibile con un'Aula parlamentare.

ANDREA CECCONI. Era molto più compatibile che si votasse questo testo di legge elettorale con procedimento ordinario come il Regolamento prescrive: capito, Presidente? Io questo lo pretendo da una Presidente della Camera dei deputati, lo pretendo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)! Non vi scaldate, colleghi, guardate che siete voi che non volete questa legge elettorale, perché altrimenti la fiducia non è giustificata. Il fatto che il MoVimento 5 Stelle non voglia la legge elettorale, credo sia ormai chiaro a tutti. Ripeto: credo sia chiaro a tutti. Lei, Rosato, è andato a strisciare dal Governo per chiedere la fiducia sulla legge elettorale perché ha paura dei suoi deputati, perché sa che all'interno del suo partito ci sono deputati che finalmente hanno capito non che questa legge elettorale è una truffa ai danni della democrazia e dei cittadini, ma hanno capito che non garantisce loro i posti in Parlamento perché prevede troppi pochi candidati: al nord il Partito Democratico è in difficoltà e la poltrona viene sempre prima di tutto ed è per questo che voi avete paura perché sapete che i vostri deputati sul voto segreto avrebbero fatto cadere loro stessi la vostra legge, non il MoVimento 5 Stelle (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Detto questo, ritornando all'incostituzionalità, lei, Presidente, avrebbe potuto farlo questo gesto e valutare le difficoltà del testo nel momento in cui diventi legge del Paese. Il testo di legge elettorale è una truffa ai danni dei cittadini non solo perché non prevede le preferenze quando i cittadini chiedono le preferenze, è tutto bloccato, ma inserisce le coalizioni che sono un'anomalia nel mondo perché non esiste al mondo alcun sistema elettorale che preveda le coalizioni, nessuno al mondo.

Se tutto il mondo fa così, evidentemente o sono cretini loro oppure abbiamo qualche problema noi. Le coalizioni non esistono nel sistema democratico, mentre voi ve ne lodate e noi saremo costretti a vivere in un Paese in cui il Parlamento è retto da mille partiti e partitini come negli ultimi vent'anni perché voi non siete stati in grado di fare una legge elettorale, come sempre avete detto in questi cinque anni, che garantisca la governabilità e che metta ordine all'interno di queste Aule. Infatti, quanto è accaduto a causa di piccoli partiti in quest'Aula l'abbiamo visto tutti, ma soprattutto l'hanno visto i cittadini italiani e questo per voi sarà deflagrante, devastante, perché quando i cittadini si renderanno conto dell'accozzaglia di partiti che volete portare in Parlamento, avrà soltanto un'opportunità: non votarvi più ed è quello che succederà, signori.

Voi pensate che il MoVimento 5 Stelle con questa legge verrà penalizzato, ma non sarà così. Noi vinceremo comunque le prossime elezioni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), qualsiasi foglio di carta farete contro di noi, questo sarà inutile nei confronti della volontà popolare, mettetevelo in testa. E non potete inserire in legge o pretendere con una legge di spostare i voti di un cittadino da un partito all'altro senza la sua volontà, senza che i cittadini si ribellino. I cittadini sempre di più vogliono poter scegliere i propri candidati, poter scegliere liberamente e limpidamente il partito o il movimento da mandare al Governo del Paese e, soprattutto, hanno la pretesa che, quando scelgono, chi va al Governo del Paese faccia quello che ha promesso in campagna elettorale: esattamente tutto il contrario di quanto avete fatto voi in questi ultimi cinque anni. Ed è per tale ragione che perderete, perderete molto male e state agevolando semplicemente la destra - e lo sapete che state facendo questo giochino - soltanto perché non volete dare una chance al Paese di avere un Governo diverso da quello che hanno visto negli ultimi settant'anni. Ed è un'operazione indegna di cui i cittadini vi ripagheranno nel prossimo anno con il voto alle urne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.

GERO GRASSI. Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, nella mia riflessione e nella dichiarazione di voto intendo partire da una considerazione sulla quale credo si debba essere tutti d'accordo. La legge elettorale è una necessità per migliorare il rapporto con i cittadini e dare al Paese uno strumento in grado di assicurare governabilità. Non dobbiamo né possiamo più sbagliare dopo quanto è successo nell'occasione in cui abbiamo tentato di approvare il cosiddetto metodo tedesco. Siamo indotti ad una nuova legge elettorale per via della sentenza della Corte costituzionale che è intervenuta - è bene ricordarlo - su un impianto legislativo non voluto e non votato dal Partito Democratico, ma da altre forze politiche.

Il gruppo del Partito Democratico all'unanimità avrebbe scelto il cosiddetto Mattarellum, cioè i collegi uninominali; il Partito Democratico avrebbe accettato anche una legge elettorale basata tutta sulla scelta degli elettori tramite le preferenze. Il gruppo del PD sa bene, però, che la legge elettorale non può e non deve essere a somiglianza di un partito, ma deve invece ricercare la convergenza tra forze politiche diverse, tra maggioranza e minoranza.

Abbiamo tentato di avere il massimo del coinvolgimento possibile parlando e invitando tutti i gruppi parlamentari sulla base di un principio democratico che a qualcuno sfugge: nessuno può arroccarsi, se si vuole raggiungere l'obiettivo.

Non sono solito usare termini impropri ascoltati nell'intervento che mi ha preceduto. Dico soltanto similes cum similibus congregantur per chi usa quelle espressioni. Alcuni gruppi si sono arroccati all'insegna di un individualismo che nuoce alla democrazia. Abbiamo registrato l'intesa possibile: avremmo gradito raggiungere l'unanimità sulla legge elettorale.

Qualcuno dei presenti può immaginare che il PD, io, i colleghi deputati, abbiamo la stessa visione sociale, culturale, economica di Forza Italia o della Lega Nord? Qualcuno può sostenere che io e l'onorevole Brunetta pensiamo alla stessa maniera sullo ius soli, che io vorrei approvare, o sulla centralità della persona? Qualcuno può ipotizzare che io e gli amici del PD abbiamo con l'onorevole Giorgetti la stessa idea di Mezzogiorno, di regionalismo, di forma di Stato? Se qualcuno pensasse questo andrebbe immediatamente ricoverato.

Noi pensiamo altro: che con questi protagonisti della vita parlamentare dobbiamo trovare un'intesa sulla legge elettorale; ed è giusto che sia così, perché la legge elettorale non può essere la mia o la nostra. Ci sono aspetti della vita politica e sociale sui quali non ci si può e non ci si deve dividere: l'organizzazione dello Stato è uno di questi aspetti.

Spiace constatare, però, che alcuni gruppi parlamentari soffrano di crisi di democrazia e convivenza politica. Nessuno ha il diritto di dire: o si fa così o è un golpe. La legge elettorale è una mediazione di posizioni diverse, spesso antitetiche; i protagonisti dell'accordo, ognuno per la sua parte, hanno rinunciato ad alcuni desiderata per favorire l'accordo. Non è la mia legge elettorale, non è nemmeno quella del Partito Democratico: è la legge elettorale di gruppi diversi, che trovano questa sintesi che offrono al Parlamento. Questi gruppi non sono raccogliticci: sono i due terzi del Parlamento, e vanno al di là della maggioranza che sostiene il Governo del Presidente Paolo Gentiloni.

Mi dispiace dirlo ad un gruppo completamente assente, ma la legge elettorale non si approva con un click tra pochi intimi via Internet: la legge elettorale si approva qui e al Senato, l'approvano i rappresentanti del popolo eletti e legittimati, non un web indistinto, indefinito, spesso addomesticato o addirittura truccato.

Noi del Partito Democratico ci assumiamo la responsabilità di dare al Paese una legge elettorale migliore, e non ci facciamo intimidire da una piazza spesso facinorosa e indignata dall'essere destinata a rimanere soltanto minoranza destruens. Non lo facciamo con l'arroganza di chi pensa di avere tutte le ragioni: abbiamo certezza e contezza che la legge proposta ha dei limiti, ma abbiamo l'orgoglio, come democratici, di poter dire “ci abbiamo provato, abbiamo tentato miglioramenti possibili, abbiamo migliorato gli interventi correttivi della Corte”. Se qualcuno pensasse di andare alle urne con il cosiddetto Consultellum, sarebbe veramente grave, perché si assumerebbe l'onere di creare le condizioni di un Paese ingovernabile.

Non c'è da gioire per questa legge elettorale, ma realisticamente da essere contenti del sostanziale passo avanti voluto e ricercato dal Partito Democratico e da quelle forze che voteranno la legge. Lo diciamo sottovoce, ci spiace constatare ed ascoltare parole dure ed ingiuste: “attentato alla democrazia”, “dittatura di pochi”, “legge ad personam”, “legge ad excludendum”. Non è vero, siamo noi che dovremmo indignarci rispetto a chi, sottraendosi al confronto e al dovere della responsabilità, preferisce agitare e proferire parole piene di populismo e demagogia.

Questa legge agevola le coalizioni? Sì, è vero. In un sistema politico frammentato è un reato favorire le coalizioni che poi governino? No, è un merito.

Noi siamo orgogliosi di assumerci questo merito. È colpa nostra se certe forze politiche riescono a dividersi in più pezzi e a non andare d'accordo nemmeno di fronte allo specchio, litigando spesso con se stessi? È colpa nostra se una forza politica pensa di poter governare da sola e non fa accordi con nessuno? Anzi, mi correggo: in un'occasione la forza politica del MoVimento 5 Stelle l'accordo l'ha fatto, in occasione del tentativo di approvazione del cosiddetto modello tedesco, salvo poi furbescamente aggirarlo. Non è colpa nostra: è la vostra fragilità politica che ci induce a questo.

Qualcuno grida al complotto per il voto di fiducia chiesto dal Governo, che si assume la responsabilità di operare ed agevolare l'approvazione di una legge elettorale. Tutti avremmo fatto a meno del voto di fiducia, sono certo anche il Governo; ma qualcuno pensa furbescamente di affossare questa legge con 100 voti segreti? È democrazia questa? No, assolutamente.

Giochiamo a carte scoperte, a viso scoperto, assumiamoci la responsabilità di fronte al Paese: noi del Partito Democratico vogliamo approvare la nuova legge elettorale, e lo facciamo con le leggi e con i regolamenti che il Parlamento mette a disposizione nostra e di altri, assumendocene la responsabilità. Siamo indotti al voto di fiducia da un atteggiamento di arroccamento e di isolazionismo da parte di forze che fondano sul veto la loro unica prospettiva politica. A noi interessa la politica del fare e del costruire, non quella del distruggere o dell'impedire di fare.

La legge elettorale è uno strumento: noi l'approveremo, ma a noi interessa la buona politica, quella che migliora le condizioni di vita dei cittadini, quella che rende migliore la qualità della vita, quella politica che integra, unisce e non divide. A noi interessa la politica che allarga, non quella che restringe. Vogliamo una politica che gridi di meno, che parli di meno, che indigni di meno, ma che operi di più e meglio, e soprattutto per le persone.

Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo del Partito Democratico ci assumiamo con coraggio ed orgoglio la responsabilità di votare favorevolmente il testo della nuova legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2.

Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 2 abbia inizio alle ore 19,30, devo sospendere la seduta fino a quell'ora.

Procedo sin d'ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato o della deputata dalla quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dalla deputata Mucci.

La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 19,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 2 - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che prima della sospensione della seduta si è proceduto all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama, si tratta della deputata Mucci.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti   397

  Votanti   389

  Astenuti   8

  Maggioranza  195

  Hanno risposto   308

  Hanno risposto no  81

La Camera approva.

Sono così precluse tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando

Agostini Luciano

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Battaglia Demetrio

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Bellanova Teresa

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bonaccorsi Lorenza

Bonifazi Francesco

Bordo Michele

Borghi Enrico

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Bosco Antonino

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bressa Gianclaudio

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Burtone Giovanni Mario Salvino

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Casati Ezio Primo

Casero Luigi

Cassano Franco

Castricone Antonio

Causi Marco

Cenni Susanna

Censore Bruno

Chaouki Khalid

Cicchitto Fabrizio

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Currò Tommaso

D'Agostino Angelo Antonio

D'Alessandro Luca

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Faenzi Monica

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Gelli Federico

Ghizzoni Manuela

Giachetti Roberto

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Lainati Giorgio

La Marca Francesca

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Molea Bruno

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nesi Edoardo

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parisi Massimo

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Salvatore

Piccone Filippo

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Rughetti Angelo

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scanu Gian Piero

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sereni Marina

Sgambato Camilla

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Agostini Roberta

Albini Tea

Altieri Trifone

Artini Massimo

Bechis Eleonora

Bersani Pier Luigi

Bordo Franco

Bossa Luisa

Bragantini Matteo

Brignone Beatrice

Buttiglione Rocco

Capezzone Daniele

Capodicasa Angelo

Cimbro Eleonora

Cirielli Edmondo

Civati Giuseppe

Corsaro Massimo Enrico

D'Attorre Alfredo

Di Vita Giulia

Duranti Donatella

Epifani Ettore Guglielmo

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferrara Ciccio

Folino Vincenzo

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fossati Filippo

Fratoianni Nicola

Galli Carlo

Giordano Giancarlo

Gregori Monica

Iannuzzi Cristian

Kronbichler Florian

Laforgia Francesco

La Russa Ignazio

Latronico Cosimo

Leva Danilo

Maestri Andrea

Mannino Claudia

Marcon Giulio

Martelli Giovanna

Marti Roberto

Martino Pierdomenico

Matarrelli Toni

Matarrese Salvatore

Melilla Gianni

Meloni Giorgia

Mognato Michele

Murer Delia

Murgia Bruno

Nastri Gaetano

Nicchi Marisa

Nuti Riccardo

Paglia Giovanni

Pastorino Luca

Pellegrino Serena

Petrenga Giovanna

Piccolo Giorgio

Pili Mauro

Piras Michele

Placido Antonio

Prataviera Emanuele

Prodani Aris

Quaranta Stefano

Ragosta Michele

Rampelli Fabio

Ricciatti Lara

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Sannicandro Arcangelo

Scotto Arturo

Simoni Elisa

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Vaccaro Guglielmo

Vargiu Pierpaolo

Zaccagnini Adriano

Zappulla Giuseppe

Zaratti Filiberto

Zoggia Davide

Si sono astenuti:

Abrignani Ignazio

Auci Ernesto

Cera Angelo

Marcolin Marco

Quintarelli Giuseppe Stefano

Rabino Mariano

Vezzali Maria Valentina

Zanetti Enrico

Sono in missione:

Alfano Angelino

Baldelli Simone

Brambilla Michela Vittoria

Brunetta Renato

Caparini Davide

Capelli Roberto

Castiglione Giuseppe

Catania Mario

Causin Andrea

Centemero Elena

Cesaro Antimo

Costantino Celeste

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Faraone Davide

Fedriga Massimiliano

Fontana Gregorio

Galati Giuseppe

Gentiloni Silveri Paolo

Giorgetti Giancarlo

Gozi Sandro

Nicoletti Michele

Ravetto Laura

Rigoni Andrea

Romano Francesco Saverio

Sorial Girgis Giorgio

Sottanelli Giulio Cesare

Tabacci Bruno

Tofalo Angelo

Valente Simone

PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, a partire dalle ore 9 di domani, con le dichiarazioni sulla questione di fiducia riferita all'articolo 3. Seguirà a partire dalle ore 11 la votazione per appello nominale. Si procederà quindi all'esame degli articoli 4 e 5 e dei relativi emendamenti. Seguiranno l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Interventi di fine seduta.

MARIA IACONO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA IACONO. Presidente, ancora una volta il nostro Paese è teatro di incidenti e morti sul lavoro, ancora una volta il mondo del lavoro, da luogo della dignità, del diritto e dell'emancipazione, si trasforma in luogo del dramma, del dolore e della morte. Avevano 50 e 55 anni Francesco Gallo e Gaetano Cammilleri, gli operai che lunedì mattina hanno perso la vita a Naro, all'interno della diga Furore. La loro storia non è diversa da quella degli oltre 500 lavoratori italiani che hanno perso la vita nel proprio posto di lavoro nel 2017, ed è una storia fatta di dignità, di sacrificio, di senso del dovere. La storia di ciascun lavoratore che ha perso la vita, o ha avuto gravi lesioni durante il proprio lavoro, deve rappresentare, per questo nostro Paese e per le sue istituzioni, una ferita aperta, per la quale abbiamo il dovere civile di riflettere ed operare affinché non vi siano più morti inspiegabili e inaccettabili. Senza cadere nella retorica, credo sia giusto e doveroso affermare che le vittime dei luoghi di lavoro sono dei veri e propri eroi civili, uomini e donne che in modo inaccettabile, e per questo ingiusto, hanno perso la propria vita in nome della propria dignità e del futuro delle proprie famiglie. In un momento di dolore profondo come questo, nessuno potrà certamente lenire la disperazione e la rabbia di chi ha perso un proprio congiunto per cause di lavoro, ma credo che le istituzioni della Repubblica abbiano il dovere di operare per costruire percorsi in cui il lavoro e lo svolgimento di questo in condizioni di piena sicurezza diventino un'assoluta priorità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 12 ottobre 2017, alle 9:

1.  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

TONINELLI ed altri; GIACHETTI; PISICCHIO; LAURICELLA; LOCATELLI ed altri; ORFINI; SPERANZA; MENORELLO ed altri; LUPI e MISURACA; VARGIU e MATARRESE; NICOLETTI ed altri; PARISI e ABRIGNANI; DELLAI ed altri; LAURICELLA; CUPERLO; TONINELLI ed altri; RIGONI; MARTELLA; INVERNIZZI ed altri; VALIANTE ed altri; TURCO ed altri; MARCO MELONI; LA RUSSA ed altri; D'ATTORRE ed altri; QUARANTA; MENORELLO ed altri; BRUNETTA ed altri; LUPI e MISURACA; COSTANTINO ed altri; PISICCHIO; FRAGOMELI ed altri:

Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali. (C. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R)

Relatori: FIANO, per la maggioranza; LA RUSSA, ROBERTA AGOSTINI, MARCON, TONINELLI e TURCO, di minoranza .

2.  Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:

S. 2834 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017 (Approvato dal Senato). (C. 4620)

Relatori: TANCREDI, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2016). (Doc. LXXXVII, n. 5)

Relatore: BERGONZI.

3.  Seguito della discussione del disegno di legge

S. 1324 - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (Approvato dal Senato). (C. 3868-A)

e delle abbinate proposte di legge: CATANOSO GENOESE; RONDINI ed altri; GRIMOLDI; LENZI; FABBRI; MIOTTO ed altri; SENALDI ed altri; BINETTI; LODOLINI ed altri; GREGORI ed altri; VEZZALI; VEZZALI; LENZI e GHIZZONI; ELVIRA SAVINO; ELVIRA SAVINO. (C. 334-993-1088-1229-1429-1961-2312-2518-2781-3263-3307-3319-3377-3999-4556)

Relatore: MARAZZITI.

La seduta termina alle 20,50.