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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 867 di martedì 10 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 6 ottobre 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Alli, Artini, Baretta, Cimbro, Coppola, Damiano, Epifani, Galati, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Francesco Saverio Romano, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli, Turco e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni (ore 11,02).

(Iniziative in sede di Unione europea in ordine all'impiego dei prodotti fitosanitari, anche alla luce della normativa in materia vigente in Francia – n. 2-01820)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Kronbichler n. 2-01820 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Kronbichler se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Sì, prego, ha quindici minuti.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente, sottosegretari. Il sottoscritto, con questa interpellanza, si rivolge al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'ambiente, al Ministro della salute e al Ministro delle politiche agricole, per avere informazioni sul problema dell'uso dei prodotti fitosanitari da parte di privati.

Il Parlamento francese ha adottato, nel febbraio 2014, una legge, su iniziativa del senatore verde Joël Labbé, una legge che mira a fornire un quadro migliore per l'impiego di prodotti fitosanitari sul territorio nazionale francese. Pertanto, a partire dal 1° gennaio 2017, le persone giuridiche di diritto pubblico - cioè Stato, enti locali ed enti pubblici - non possono più farvi ricorso per la manutenzione degli spazi verdi, delle foreste e delle reti stradali. Alcune persone giuridiche di diritto pubblico - come d'altronde anche da noi certe città, come per esempio la mia Bolzano - avevano già preso iniziative in merito da molti anni, come dimostra la relazione informativa della delegazione degli enti locali e della decentralizzazione intitolata “Gli enti locali si impegnano per il clima”.

Questa legge francese vieterà altresì la vendita ai privati di prodotti fitosanitari a partire dal 1° gennaio 2019. Prima del 1° gennaio 2017, l'utilizzo non agricolo di questi prodotti rappresentava circa il 10 per cento del volume dei prodotti fitosanitari riversati sui terreni francesi - e da noi non sarà stato molto diversamente -, per cui la riduzione dell'utilizzo non agricolo dei prodotti fitosanitari rappresenta una triplice sfida.

Innanzitutto, una sfida sanitaria, dal momento che ad oggi i pericoli dermatologici e a esposizioni a questi prodotti sono ben noti. A causa di una cattiva informazione al riguardo, coloro che ne fanno uso non si proteggono adeguatamente contro i prodotti chimici e tendono spesso ad un dosaggio eccessivo. La relazione di Ronan Dantec sulla proposta di legge, che mira a fornire un quadro migliore per l'impiego di prodotti fitosanitari sul territorio nazionale, ricordava che uno studio dell'Istituto nazionale francese della salute e della ricerca medica, pubblicato nel giugno 2013, sottolinea l'esistenza a lungo termine di un legame tra l'esposizione professionale ai pesticidi e alcune patologie nell'adulto, tra cui il morbo di Parkinson, il tumore della prostata e altri tumori, quali il linfoma non-Hodgkin e il mieloma multiplo.

In secondo luogo, una sfida ambientale, poiché molto spesso questi prodotti partecipano in modo significativo alla contaminazione delle acque. Dal momento che l'acqua non conosce confini, questi problemi sono transnazionali e comuni a tutti i Paesi che fanno ricorso a prodotti fitosanitari.

Infine, una sfida economica, poiché i servizi ecosistemici forniti dalla biodiversità sono considerevoli. Per quanto riguarda gli impollinatori, domestici e selvatici, ad esempio, il valore economico dell'impollinazione è stimato a 153 miliardi di euro annui; l'erosione della biodiversità è stimata tra 1.350 e 3.100 miliardi di euro l'anno.

Inoltre, sulla scia della dinamica di salvaguardia dell'ambiente, innescata dalla Cop21 di Parigi, bisogna agire perché questa iniziativa francese si diffonda - e questo è il senso di questa interpellanza -, si diffonda al resto dell'Unione europea, nell'ambito delle sue competenze in materia di protezione ambientale e di salute. Peraltro, l'azione dell'Unione europea non deve limitarsi ai suoi confini, bensì iscriversi in una dinamica internazionale al fine di generalizzare il controllo dell'utilizzo dei prodotti fitosanitari. Vanno considerati i rischi legati ad un elevato utilizzo dei prodotti e il carattere transfrontaliero degli inquinamenti causati da questi prodotti, nonché la dinamica intrapresa dalla Cop21 e dall'Accordo di Parigi e la necessità di trarne profitto al fine di sviluppare le azioni che mirano alla tutela ambientale. Si richiamano in proposito i principi fissati dalla già citata legge francese del 6 febbraio 2014.

Occorre pertanto, da parte dell'Unione europea, analizzare in che modo la legislazione europea potrebbe vietare l'utilizzo dei prodotti fitosanitari alle persone giuridiche di diritto pubblico, fatta eccezione per gli stadi, i cimiteri e per tutte quelle reti stradali per le quali un mancato utilizzo di questi prodotti potrebbe risultare pericoloso o comunque rappresentare un rischio, nonché la vendita ai privati dei medesimi prodotti.

Questi divieti non dovrebbero - lo dico per far star tranquilli i nostri contadini -, non dovrebbero riguardare i prodotti utilizzabili nell'agricoltura biologica, i prodotti di biocontrollo, i preparati naturali scarsamente pericolosi, i professionisti e gli agricoltori, nonché i trattamenti e le misure necessarie alla distruzione e alla prevenzione della propagazione degli organismi nocivi.

Quindi chiedo - e imploro il Governo - se non ritenga prioritario, d'intesa con il Governo francese e insieme ad altri Governi che nel frattempo si sono già mossi, se non ritenga utile e necessario assumere iniziative in sede di Unione europea al fine di perseguire ogni strada possibile nella direzione qui esposta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. La crescente richiesta di attenzione della società civile sui temi della tutela ambientale e della salute ha impegnato da tempo il legislatore nella definizione di regole finalizzate ad un'agricoltura cosiddetta sostenibile, che contribuisca a migliorare la qualità della vita sia degli agricoltori che dei consumatori.

In questo settore, analogamente a quanto già avvenuto in Francia, il cui Parlamento, come ricordato dall'onorevole interpellante, ha disposto, con legge del 6 febbraio 2014, il divieto di vendita ai privati di prodotti fitosanitari, anche il nostro Paese ha svolto un ruolo attivo, avendo stabilito misure cautelative di gestione a tutela della salute e dell'ambiente di portata simile a quelle adottate dal Parlamento francese.

Mi riferisco, in particolare, al Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), che all'articolo A.1.2 prevede che: “A decorrere dal 26 novembre 2015, il certificato di abilitazione all'acquisto e all'utilizzo dei prodotti fitosanitari costituisce requisito obbligatorio per chiunque intenda acquistare e/o utilizzare i prodotti fitosanitari destinati a utilizzatori professionali”. Tale abilitazione costituisce, dunque, un requisito essenziale per l'utilizzo dei prodotti ad uso professionale, rappresentando al contempo una tutela per lo stesso agricoltore, che acquisisce una maggiore consapevolezza dell'uso dei fitofarmaci.

Inoltre, l'articolo 9 del decreto legislativo n. 150 del 2012 ha introdotto l'obbligo del predetto certificato di abilitazione e dell'equivalente autorizzazione all'acquisto di cui al DPR 290 del 2001 per tutti coloro che, operando in un contesto professionale di settore agricolo o di altri settori affini, in qualità di titolari d'azienda, imprenditori, operatori e tecnici con rapporto di lavoro dipendente, lavoratori autonomi, prestatori d'opera o altra qualifica, utilizzano e/o acquistano per l'impiego diretto, per sé o per conto terzi, prodotti fitosanitari e i loro coadiuvanti, qualunque sia la tipologia e la classificazione di pericolo dei prodotti, anche se trattasi di prodotti esenti da classificazione.

Con i provvedimenti sopra citati sono stati, inoltre, fissati ulteriori obblighi per il distributore, quali, in particolare: la verifica della validità del certificato di abilitazione che l'acquirente, in qualità di utilizzatore professionale, è tenuto ad esibire indipendentemente dalla classificazione di pericolo del prodotto fitosanitario che intende acquistare; la registrazione e la vendita, secondo le modalità di cui al decreto legislativo n. 150 del 2012; l'astensione dalla vendita all'acquirente non munito del certificato di abilitazione in quanto utilizzatore non professionale dei prodotti fitosanitari classificati come molto tossici, tossici o nocivi, ai sensi della direttiva 1999/45/CE, nonché dei prodotti che riportano l'etichetta e i pittogrammi e/o indicazione di pericolo individuati nella circolare adottata dal Ministero della salute n. 23184 del 3 giugno 2016. Pertanto, è di tutta evidenza che la normativa italiana appena descritta ha già introdotto nel nostro ordinamento l'obbligo di acquisto e di utilizzo dei prodotti fitosanitari in modo esclusivo da parte di operatori professionali, disponendo prescrizioni rigorose relative sia alla vendita che al successivo controllo nell'utilizzo dei prodotti stessi.

Peraltro, desidero comunicare che, ad ulteriore tutela degli utilizzatori non professionali, è in fase di finalizzazione il decreto interministeriale recante “Regolamento sulle misure e sui requisiti dei prodotti fitosanitari per uso sicuro da parte gli utilizzatori non professionali”, che consentirà per i soggetti esclusivamente l'utilizzo di prodotti fitosanitari a basso impatto ambientale per la salute umana e con caratteristiche effettivamente non dissimili da quelle individuate dalla normativa francese.

Nondimeno, rassicuro l'onorevole interpellante che il Ministero della salute presterà una costante attenzione al tema dell'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e agli sviluppi che dovessero seguire anche in ambito europeo, impegnandosi ad assumere un ruolo di parte attiva qualora tali misure dovessero in futuro formare oggetto di discussione sui tavoli dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Il collega Kronbichler ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, se ho capito bene, lei ha elencato alcune cose che sono state fatte in questa direzione, ha elencato tanti propositi che si faranno, adesso mi prenderò la cura di leggerlo attentamente e intanto la ringrazio.

(Misure a favore delle persone affette da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), con particolare riferimento all'ipotesi di soppressione del relativo registro nazionale – n. 3-03068)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Incecco ed altri n. 3-03068 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, poiché con l'atto ispettivo in esame mi consentono di fornire ulteriori aggiornamenti in merito alla tematica sulla quale c'è grande attenzione da parte del Ministero della salute e che, peraltro, ha già formato oggetto di discussione proprio in quest'Aula.

Come è noto, il disturbo da deficit attentivo con iperattività (Adhd) è una patologia neuropsichiatrica con esordio in età evolutiva, la cui eziologia è multifattoriale ed include fattori genetici e ambientali. Circa i due terzi dei pazienti in età evolutiva (0-18 anni) affetti da tale sindrome guariscono al termine della pubertà, mentre nel restante 30 per cento dei soggetti la patologia permane anche nell'età adulta. Inoltre, nel 60 per cento dei casi, l'Adhd si presenta in comorbilità con altre patologie psichiatriche, in particolare disturbi oppositivi-provocatori e disturbi della condotta.

Il Ministero della salute segue da tempo le problematiche legate all'impatto dell'Adhd ed è consapevole dell'importanza di favorire e implementare una rete di assistenza specialistica e interdisciplinare in grado di elaborare la compiuta valutazione di trattamenti più appropriati e di erogare le necessarie prestazioni.

Questo Ministero condivide, dunque, l'esigenza, auspicata dagli onorevoli interroganti, di rafforzare le iniziative volte alla diffusione delle informazioni ed allo sviluppo delle potenzialità del trattamento precoce. A tal fine, il Ministero della salute, in raccordo con il MIUR, partecipa ai numerosi tavoli istituzionali rivolti alla disamina del disagio giovanile o dedicati a specifici disturbi dello sviluppo evolutivo. Al contempo, esso sostiene con forza iniziative di comunicazione, nonché quelle sanitarie, aventi ricaduta diretta sull'individuazione e sul trattamento precoce dei pazienti.

Ulteriori iniziative, finalizzate a garantire la completa presa in carico delle persone affette da Adhd nel Servizio sanitario nazionale rientrano, ovviamente, negli ambiti delle competenze delle regioni e province autonome, in merito alle quali, tuttavia, il Ministero ritiene di dover assumere un approccio proattivo, a tutela dell'uniformità degli approcci di cura, facendo leva sui documenti tecnico-scientifici basate su evidenze e buone prassi, che ispirano sia l'azione di Governo, sia le attività regionali.

Per quanto riguarda il Registro nazionale della diagnosi e cura dell'Adhd, che costituisce il punto specifico sollevato dagli onorevoli interroganti, è vero che esso non è stato inserito nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 marzo 2007, recante “Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie in attuazione del decreto-legge n. 179 del 2012”; ciò, tuttavia, si deve alle particolari finalità dei predetti sistemi di sorveglianza, rispetto ai quali il registro per la diagnosi e cura dell'Adhd conserva proprie peculiarità. Tale registro, infatti, costituisce, fin dalla sua istituzione risalente al 2007, un registro di farmacovigilanza, finalizzato a valutare il profilo di sicurezza della terapia farmacologica prescritta a bambini e adolescenti affetti da Adhd nei centri accreditati dalle regioni. Esso è, dunque, essenzialmente, uno strumento a garanzia della popolazione pediatrica e si occupa della somministrazione di psicofarmaci, il cui impiego in età evolutiva deve essere sottoposto a un attento controllo. Coerentemente alle proprie finalità istitutive, il registro dell'Adhd ha, dunque, consentito in questi anni di valutare il profilo di sicurezza dei farmaci utilizzati per il trattamento dei bambini e adolescenti affetti da Adhd, il rapporto rischio/beneficio e l'appropriatezza d'uso.

Per comprendere meglio la funzione del registro, rammento che, nell'arco di questi dieci anni, vi sono stati iscritti 5636 pazienti, con diagnosi di Adhd, di età compresa tra sei e diciotto anni, e sono stati erogati 5969 interventi comportamentali e psicosociali. Faccio presente che tali dati sono di molto inferiori a quanto osservato in altri Paesi europei e del Nord America. Anche l'incidenza di eventi avversi è risultata del 2,7 per cento inferiore alle attese e tutti i casi di evento avverso si sono risolti positivamente.

L'Istituto superiore di sanità ha, dunque, segnalato che, essendo stati raggiunti gli obiettivi iniziali, sarebbe ora utile sostituire l'attuale strumento di registrazione - le cui iniziali finalità lo rendono, in effetti, alquanto rigido - con un registro molto più snello e maneggevole, finalizzato alla valutazione degli esiti del trattamento farmacologico e psicosociale dell'Adhd. Secondo l'Istituto, infatti, uno strumento più semplice favorirebbe una maggiore e più convinta adesione del personale medico e sanitario coinvolto, garantirebbe l'uso oculato dei farmaci evitando fenomeni iperprescrittivi e consentirebbe l'acquisizione di ulteriori conoscenze scientifiche circa l'epidemiologia, la storia naturale della malattia, i fattori ambientali e genetici coinvolti, i modelli di gestione dell'Adhd. A tal riguardo, l'Istituto precisa che il mantenimento dell'obbligo del piano terapeutico semestrale emesso dal centro medico di riferimento e gestito dal pediatra di libera scelta in collaborazione con i servizi territoriali di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, potrebbe rappresentare una valida alternativa all'attuale registro e consentirebbe una garanzia di monitoraggio dell'uso dei farmaci, di accuratezza diagnostica e di gestione più snella dei pazienti.

Ciò posto in via generale sul punto, devo tuttavia precisare per completezza che una particolare criticità è stata segnata con riferimento a 1878 pazienti già iscritti nel registro, i quali, al compimento del diciottesimo anno di età, sono usciti dal registro. Una parte di questi soggetti adulti continua, infatti, a presentare un quadro clinico da Adhd, pertanto l'Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato l'uso del medicinale Strattera, a base di Atomoxetina, per il trattamento dell'Adhd nell'adulto, con prescrizione a seguito di diagnosi e piano terapeutico dei centri specialisti di riferimento, individuati a livello regionale. In seguito, è stato teorizzato, per gli adulti affetti da Adhd, l'impiego dei farmaci a base di Metilfenidato ed è stato, comunque, predisposto un apposito registro di patologia dedicato agli adulti, gestito dall'Istituto superiore di sanità, in cui attualmente risultano 107 pazienti.

Concludo rassicurando gli onorevoli interroganti che, come si sarà potuto osservare dall'approfondita analisi svolta, la problematica segnalata continuerà ad essere seguita con grande attenzione dal Ministero della salute. Posso, anzi, anticipare che la Commissione tecnico- scientifica dell'Agenzia, insieme all'Istituto superiore di sanità e con il coinvolgimento dei centri dedicati, sta ulteriormente approfondendo la questione, con la finalità di adottare misure rivolte allo snellimento del registro, proprio per favorirne una maggiore fruibilità a vantaggio dei centri.

PRESIDENTE. La deputata D'Incecco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Prego, ha cinque minuti.

VITTORIA D'INCECCO. Grazie, signor Presidente. Grazie, signor sottosegretario, io mi dichiaro soddisfatta dell'attenzione che il Ministero dichiara in questa sede per quanto riguarda questo tema, perché, come detto, questa sindrome è tra le più frequenti nel neurosviluppo ad esordio in età evolutiva e permane qualche volta e molto spesso anche in età adulta.

Sembra un disturbo lieve, ma invece richiede costantemente la supervisione, e si tratta di un disturbo da deficit dell'attenzione e dell'iperattività: è una sindrome che non permette ai bambini di integrarsi nel contesto di una scuola, di una classe, o semplicemente di socializzare in un gruppo di bambini difficili da gestire. Sono, quindi, bambini che hanno dei problemi caratteriali, che poi crescono, diventano adulti, e purtroppo nella società dove il disagio sociale adesso dilaga noi dobbiamo essere attenti proprio a potenziare i servizi dedicati alla sfera infantile, soprattutto a quella della neuropsichiatria, che purtroppo attualmente ne ha troppo pochi.

Mi sembra di capire che si stia ragionando sulla soppressione o meno del registro: non è ancora decisa, e questo mi fa piacere. In alternativa ci sarebbe un registro più snello, e mi va benissimo. È molto importante questo, signor sottosegretario: mi appello alla sua sensibilità, perché il registro è un ottimo strumento, un preziosissimo strumento, che ci dà la percezione del fenomeno, ci permette di monitorarlo, e anche di accompagnarlo nei suoi percorsi più difficili. Quindi ringrazio veramente dell'attenzione, e le raccomando di seguire ancora questo tema.

(Iniziative in ordine all'istituzione in ambito scolastico di corsi ad indirizzo musicale in Sardegna – n. 2-01909)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pili n. 2-01909 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, ha quindici minuti.

MAURO PILI. Presidente, rappresentante del Governo, è evidente che questa interpellanza non vuole essere derubricata ad una mera questione didattica di docenti e di strumenti da insegnare in quello o in quell'altro plesso scolastico, ma punta invece a porre in evidenza una questione sostanziale: l'importanza dell'educazione musicale nel sistema scolastico italiano, non soltanto rispetto all'aspetto formativo, ma anche a quello più complesso dell'apporto sociale che questo tipo di educazione musicale può fornire al sistema delle agenzie, del sociale e della formazione. Vi è quindi una partita che riguarda certamente un'azione che è mancata da parte del Ministero su un caso specifico, quello della Sardegna, ma che riguarda in maniera più generale la questione sostanziale dell'insegnamento della musica e del ruolo che questo può avere nella crescita dei giovani, nella crescita della società, e anche l'apporto sul piano sociale che ciò può dare.

Rifugge, questa interpellanza, da quella banalizzazione che molto spesso si può toccare anche in quest'Aula: perché in un ramo del Parlamento si deve parlare di strumenti musicali, di musica, quando si può dire, si può pensare ci siano problemi più importanti anche sul piano sociale? Ecco, questa attenzione a un livello formativo, culturale lungimirante, dell'impatto che può avere l'educazione musicale nella società italiana, e in questo caso l'ambizione della società sarda di poter crescere anche formando i giovani su questo fronte, è evidente che non possono essere banalizzate.

L'interpellanza punta a questo: evitare che il Governo ceda le armi rispetto a quello che negli altri Paesi europei, quelli più evoluti, invece è un elemento fondante della crescita, dell'educazione dei giovani, dei bambini, per arrivare alle scuole medie sino ai conservatori e alla crescita anche più avanzata, che fa crescere una società. Ecco, questo è il tema che pone l'interpellanza: è un tema nevralgico che riguarda appunto la formazione nelle nostre scuole. Si pongono in questa interpellanza tre questioni fondamentali. La prima è appunto l'importanza formativa: non mi soffermo, non voglio soffermarmi, perché spero, ambisco a pensare che il Governo abbia la perfetta contezza di quanto sia importante sul piano formativo, dalle scienze naturali passando per la matematica, l'insegnamento della musica.

Credo che ci siano trattati ben più rilevanti di un'interpellanza parlamentare per spiegare quanto l'insegnamento musicale influisca sulla formazione generale di un alunno, quanto incide sulla formazione, sulla crescita di una società. E quindi, in questa direzione l'importanza formativa diventa elemento cardine di questa richiesta di attenzione su un tema che vedrò poi nel dettaglio della stessa interpellanza essere all'attenzione non soltanto della società, ma anche in questo caso della Sardegna.

L'importanza sociale della musica. Ci sono decine, centinaia di casi che possono essere raccontati, che i docenti raccontano, di giovani per strada che vengono recuperati, che non sono e non costituiscono più quell'enclave di dispersione scolastica, ma che grazie all'insegnamento della musica nelle scuole vengono strappati alla strada, vengono strappati alle tossicodipendenze, al degrado della società, e vengono riportati allo studio, non soltanto della musica ma anche di tutto ciò che è invece indispensabile per recuperare questi giovani. È evidente che questo della musica non è un espediente del divertimento: è invece un investimento della società, che consente attraverso la musica di recuperare sacche di dispersione scolastica, di rigenerare quei giovani che magari hanno perso verso la scuola quel tipo di apporto, di interesse, di attrazione che può essere invece utilizzato proprio attraverso la musica per riportarli e ricondurli sulla formazione, sulla crescita più generale di tutto il versante formativo e scolastico.

Il terzo punto è quello della questione sarda, che emerge in questa interpellanza perché la Sardegna ha peculiarità, specialità, ed ha soprattutto limiti, che gli derivano anche dalla sua ragione insulare, che hanno sul piano logistico delle grosse difficoltà per quanto riguarda alcuni aspetti che cercherò poi di mettere in evidenza, ma hanno anche un valore aggiunto, cioè un'etnia, uno sviluppo di una cultura musicale che si fonda e che ha nel radicamento identitario il suo maggior rilievo.

Ebbene, tutto questo purtroppo è sfuggito: è sfuggito al Governo, il quale di fronte a pressanti richieste dalla Sardegna e cito soltanto due dati: 15 istituti scolastici - le medie, traduciamolo - hanno chiesto l'istituzione di indirizzo musicale; 15 scuole in Sardegna: su 377 comuni, ci sono 15 scuole che hanno chiesto di poter avere l'indirizzo musicale; cioè stiamo parlando di quasi 400 studenti, e stiamo parlando di 60 cattedre di insegnamento di indirizzo musicale. Ebbene, il Governo attraverso l'ufficio scolastico provinciale e regionale non solo non ha accolto queste domande, fondate - e lo vedremo nel dettaglio - su richieste puntuali delle stesse famiglie, ma non ha nemmeno avuto la bontà di una minima risposta, un cenno di assenso o di diniego, che consentisse a questi giovani di vedere accolte le proprie istanze.

Cos'è successo? All'inizio dell'anno, dell'anno passato, si fa il censimento di quanti dalle scuole elementari passano alle scuole medie, e quanti avrebbero l'ambizione culturale, formativa, o anche un'ambizione di natura personale più specifica, di imparare e di poter apprendere l'educazione musicale. E, quindi, scrivono nell'attestato di richiesta di iscrizione a quella scuola: vorrei poter imparare uno strumento musicale, vorrei poter avere l'indirizzo musicale come mio prosieguo dell'iter scolastico. L'hanno richiesto in migliaia; erano talmente tanti quelli che l'hanno richiesto, che le singole scuole medie hanno dovuto fare delle selezioni, quindi incrementando, elevando la possibilità di concorrere, ma anche la speranza che qualcuno di questi studenti potesse passare appunto la selezione.

Ebbene, 400 di questi studenti hanno passato la soglia dell'abilitazione ad apprendere l'indirizzo musicale. E cosa hanno avuto in risposta dall'ufficio scolastico provinciale e regionale queste famiglie che ambivano a poter vedere i propri figli crescere secondo un indirizzo anche musicale? Nessuna risposta; ad oggi, per l'anno scolastico 2017-2018, non è intervenuta alcuna risposta da parte del Ministero attraverso l'ufficio scolastico provinciale e quello regionale.

Per quale motivo la Sardegna è l'unica regione in Italia dove da due anni si è bloccata la crescita, lo sviluppo degli indirizzi musicali nelle scuole? Per quale motivo vi è questa azione che sostanzialmente ha portato a un danno sociale, a un danno formativo, ma anche a un danno erariale, nel momento in cui si prescrive un iter di iscrizione che prevede che i giovani possano scegliere o meno l'indirizzo musicale, e poi glielo si nega, parlando di appena 60 docenti che possono essere assolutamente sufficienti?

Quando parliamo di docenti parliamo di coloro che si sono formati nei conservatori di Cagliari e di Sassari, che quindi sono professionalità che potevano trovare nella professione, nel lavoro, anche nell'insegnamento, elementi di crescita più generale della filiera della cultura musicale in Sardegna e non solo.

Le richieste di istituzione di nuovi indirizzi musicali, quindi, sono state totalmente bloccate, anzi vi è un elemento che porta a dire, per esempio, che su alcune realtà non ci sono i numeri sufficienti, non tenendo conto dell'articolazione territoriale della Sardegna, non tenendo conto della viabilità, non tenendo conto dell'articolazione istituzionale e della comunità della Sardegna, una dispersione in ambiti territoriali molto lontani e molto difficili, che non possono avere gli stessi parametri di Milano, di Roma, o di qualsiasi altra regione, con un indice antropico sicuramente superiore a quello della Sardegna.

E nonostante il Ministero, e la stessa regione sarda, abbiano fatto una campagna contro la dispersione scolastica, oggi registriamo un atteggiamento uguale e contrario a quella stessa lotta alla dispersione scolastica, se è vero, come è vero - come il Ministero afferma e come affermano tutti gli studi – che, attraverso l'educazione musicale, si può arginare la dispersione scolastica, con proposte educative e didattiche innovative e di grande rilevanza culturale, artistica e sociale.

Nei paesi della Sardegna, nell'entroterra della Sardegna, è nato un motore culturale proprio attraverso questi indirizzi musicali che non hanno svolto un'attività soltanto nell'ambito di quell'aula didattica, di quell'aula scolastica, ma che hanno svolto un ruolo di motore culturale dell'intera comunità.

Quindi, negare quella formazione, quella capacità, e quell'offerta formativa, significa sostanzialmente far venir meno un progetto sociale e culturale che è stato negato, e che viene negato. La continuità scolastica, con i conservatori della musica, o con i licei musicali della Sardegna, andava articolata a partire dalle scuole medie, perché è evidente che, se si blocca l'aspetto dell'indirizzo musicale nelle scuole medie, conseguentemente si fa mancare la linfa alla fase successiva della formazione didattica dei docenti che, attraverso i conservatori, e attraverso anche i licei musicali, possono accrescere la loro capacità di formarsi e di essere elementi cardine di questo progetto.

Non si tiene conto di quei fenomeni che si registrano in Sardegna, come in altre parti, cioè dall'abbandono scolastico, della devianza giovanile, della stessa microcriminalità, e molto spesso è proprio la musica che riesce a riattrarre questo tipo di potenziale al fattore scolastico.

Ebbene, la scuola sarda ha ceduto 173 posti di lavoro a favore di altre regioni, mentre il Ministero dell'istruzione non si è minimamente attivato per la piena realizzazione del diritto allo studio, perché stiamo parlando di un diritto allo studio, di una vocazione che queste famiglie, che questi bambini, hanno voluto mettere nero su bianco, che invece gli sono stati negati.

L'ufficio scolastico regionale reiteratamente non ha risposto a queste istanze. È necessario - ed è questa la questione che io sottopongo all'attenzione del Governo - far sì che si dia una risposta compiuta, perché la si possa sul piano amministrativo, e anche giudiziario, impugnare.

Ma non è lecito ignorare la richiesta di centinaia e centinaia di famiglie sarde che hanno, attraverso l'ambizione dei propri figli, desiderato di vederli in un indirizzo musicale. Così come è assolutamente inaccettabile che il Ministero neghi a questi comuni, a queste realtà sociali della Sardegna, di poter vedere questi motori culturali crescere nelle proprie comunità.

Questa è l'ambizione che questa interpellanza pone all'attenzione del Governo. Spero che non arrivi una risposta formale, asettica, ma si comprenda qual è la ragione sostanziale per la quale oggi si chiede, in Sardegna, di rispettare il diritto alla istruzione scolastica musicale, che diventa fondamentale non soltanto per la musica, ma anche per la società.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, De Filippo, ha facoltà di rispondere.

VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente. In merito a quanto rappresentato dall'onorevole interpellante, si riferisce innanzitutto che l'ufficio scolastico regionale per la Sardegna, pur in presenza di un calo degli alunni iscritti verificatosi nel corrente anno scolastico 2017-2018, è riuscito a garantire l'organico necessario per l'aumento del tempo pieno nelle scuole primarie, per le classi in più autorizzate nei passati anni scolastici, e per le classi di liceo musicale di nuova istituzione, senza peraltro aumentare la media alunni-classi.

Più nel dettaglio, il citato ufficio ha comunicato su nostra richiesta che la sopra accennata riduzione rispetto al precedente anno scolastico è stata di 2.769 unità, diminuendo il totale degli studenti da 207.708 a 204.939. Il calo si è, in particolare, registrato nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Altro dato evidenziato dal competente ufficio scolastico regionale della Sardegna è l'aumento di fabbisogno per un totale di circa 18 posti, dovuto ad un incremento di 31 classi a tempo pieno per la prosecuzione dell'entrata a regime di un nuovo tempo pieno attivato negli anni scorsi, ed un ulteriore fabbisogno aggiuntivo, per nuove classi di liceo musicale - anche in questo caso si tratta di corsi attivati negli ultimi anni - per un totale di circa 15 posti.

Ulteriore elemento da considerare è che la media di alunni per classe in Sardegna è pari a circa 19 unità.

Se questi dati fossero valutati solo in modo aritmetico, come è ben noto, si sarebbe potuto registrare invece una diminuzione proporzionale di circa 145 classi e, in proporzione, una riduzione degli organici per circa 200 posti di docente.

Tuttavia, l'ufficio ha potuto programmare un taglio meno gravoso rispetto a quello che si sarebbe potuto paventare per effetto della presenza, soprattutto nelle zone interne dell'isola, di classi cosiddette “monocorso” che ammontano complessivamente a 1.198 su un totale di 9.586 (circa il 20 per cento). Si tratta di classi dove la riduzione degli studenti, se non porta alla soppressione della classe, non ha effetto alcuno sull'organico.

Quindi, al termine delle operazioni per la determinazione dell'organico, il decremento per l'anno scolastico in corso, rispetto al precedente, è stato contenuto invece a 100 unità e non a 200 come l'aritmetica avrebbe potuto prevedere.

A quanto sopra deve aggiungersi il fatto che, negli ultimi due anni scolastici, la regione Sardegna non ha disposto interventi di razionalizzazione della rete scolastica. Ciò comporta che, a fronte di una costante riduzione del numero degli alunni, ormai consolidatasi come tendenza stabile, non sono ipotizzabili margini di ottimizzazione delle risorse di organico attualmente assegnate alla regione Sardegna, proprio in mancanza della riorganizzazione e della razionalizzazione della rete scolastica.

Pertanto, perdurando il calo degli studenti in assenza di un incremento di organico per i prossimi anni o, in alternativa, in mancanza di una razionalizzazione della rete scolastica che permetta un'ottimizzazione delle risorse di personale docente assegnato alla regione Sardegna, non è immaginabile prevedere l'istituzione di formule didattiche ancora più onerose.

Concludendo, si ribadisce comunque che, pure in presenza di un calo di alunni, l'ufficio scolastico regionale è riuscito a garantire l'organico necessario per l'aumento a tempo pieno delle scuole primarie per le classi di liceo musicale di nuova istituzione, senza, peraltro, aumentare la media alunni/classi.

Per quanto concerne, infine, l'attivazione di percorsi formativi finalizzati alla diffusione della cultura e della pratica musicale nelle scuole primarie, si ricorda che la materia è regolata dall'articolo 6-ter dell'ipotesi di contratto collettivo nazionale integrativo concernente le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie per l'anno scolastico 2017-2018. Gli uffici territoriali del Ministero dell'istruzione dispongono, pertanto, i relativi provvedimenti al verificarsi proprio di questi indispensabili presupposti che la norma prevede.

PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Le ricordo che ha dieci minuti.

MAURO PILI. Grazie, Presidente. Auspicavo una risposta politica ed è arrivata, nel peggiore dei sensi, perché il Governo non solo non ha accolto quell'indirizzo che si proponeva nella mia interpellanza, ma ha aggiunto una valutazione di una gravità politica che non ha precedenti. La sintetizzo, il Governo ha detto: o la Sardegna taglia le scuole dei piccoli centri, e quindi razionalizza, perché la parola razionalizzazione si traduce con tagli, quindi negando quel valore che è legato, intrinseco, all'aspetto fondamentale, cioè quello della insularità, dell'articolazione antropica della Sardegna, della visione demografica della regione, o taglia, oppure non c'è possibilità di far crescere indirizzi culturali che possano, quelli sì, tentare di arginare la dispersione scolastica. Vi ponete il problema che la Sardegna ha una elevatissima dispersione scolastica, ma fate un ragionamento algebrico, dicendo: potevamo tagliare 200, abbiamo tagliato soltanto 100.

Avete tagliato, non vi siete posti il tema fondamentale che un ministero deve avere di fronte a una regione che si può e voi considerate ancora facente parte di questo Stato; voi, ma non io. Ma, sicuramente, non vi ponete il problema culturale, strategico, di una visione che possa intervenire in maniera puntuale per arginare questa dispersione scolastica. Vi siete posti il problema perché c'è un calo di insegnanti, di docenti e, soprattutto, di alunni? Pensate che sia soltanto limitato all'aspetto demografico o, invece, c'è un aspetto, che è quello della dispersione scolastica, che affrontate a suon di calcolo algebrico e matematico, invece, senza dare alcun tipo di risposta? Che ne è dell'aspetto formale e sostanziale di una famiglia che esiste, che è sul mercato, che ha chiesto di poter far seguire un corso a indirizzo musicale? C'è nel vostro tabulato di richiesta di iscrizione, avete negato ciò che prevede il diritto allo studio. Avete visto che c'erano 400 studenti della Sardegna che volevano imparare, attraverso l'insegnamento, l'indirizzo musicale, quel tipo di cultura, quel tipo di crescita formativa, e glielo avete negato, senza alcuna risposta.

Stiamo parlando della crescita formativa di una regione, stiamo parlando di una crescita formativa di un settore così rilevante come quello, appunto, dell'educazione musicale nel sistema formativo dell'agenzia che recupera anche la stessa dispersione scolastica. Non vi siete posti il tema della dispersione scolastica, dell'articolazione territoriale della Sardegna. Vi siete posti il tema del fatto che la regione non abbia tagliato, come avreste voluto voi, a piene mani, scuole a destra e a manca, senza alcun criterio, ma soltanto con il calcolo matematico e algebrico dei vostri parametri italiani, dimenticandovi che ci sono culture, che ci sono identità, che ci sono territori, ci sono comunità che hanno un'articolazione ben diversa da regione a regione, e non si può applicare in una regione insulare, con un basso indice demografico, quel tipo di parametro che dite voi.

Del resto, lo capisce anche un infante che, di fronte all'insegnamento della musica, si potevano attrarre alla scuola, alla formazione, ben più alunni di quanti se ne possano attrarre senza l'educazione musicale. Avete, cioè, tolto quella potenzialità attrattiva della scuola per un versante formativo che è, appunto, quello che io richiamavo inizialmente, formativo su più fronti, ma che ha una valenza, anche sociale, rilevante.

Dite: non abbiamo toccato i licei musicali attivati negli anni scorsi, abbiamo consentito il prosieguo. E, quando si afferma questo, è come dire che, grazie a voi, domani sorge il sole. Se ci sono licei musicali istituiti, dove ci sono alunni che studiano, docenti che insegnano, come si può pensare di calcolare, di mettere come elemento di discussione in un'interpellanza parlamentare, nella sua risposta, che abbiamo salvaguardato quei licei e quelle classi che esistevano? O pensavate di poter interrompere anche il cursus scolastico di questi alunni, interrompere l'aspetto formativo di questi docenti?

Penso che siano risposte che fanno parte della cultura di questi funzionari di Stato, sradicati dalla realtà, che voi mandate come degli avamposti coloniali in Sardegna, e cito per tutti il sovrintendente regionale dell'ufficio scolastico regionale, che assume posizioni da talebano di Stato che vuole imporre le sue regole, le sue leggi, arrivando anche a quello che ha fatto qualche mese fa, non creando le condizioni per l'utilizzazione di docenti sul sostegno, non creando quelle deroghe che potevano pure essere applicate in ambito locale, per evitare, appunto, l'emorragia di docenti sardi che andassero nel Nord Italia, sradicandosi dalle famiglie, creando migliaia e migliaia di tensioni anche familiari.

Ebbene, c'è una visione che in questa risposta del Governo emerge in tutta la sua nefandezza, passatemi questo termine, me lo passi, Presidente: non sono ipotizzabili assegnazioni perché non c'è stata la razionalizzazione, cioè, popolo sardo, studenti della Sardegna, se la regione non vi taglia le scuole, noi non vi facciamo imparare la musica. Sintesi di una risposta di un Governo che si dice autorevole, di un Governo che si dice istituzionale, e che, in realtà, fa un ragionamento talmente becero sul piano culturale, sul piano della visione, che non si può commentare, se non, appunto, con una nefandezza politica come quella che è stata affermata qui. Non sono ipotizzabili assegnazioni, se non tagliate le scuole: questa è la risposta dello Stato italiano a una richiesta che è stata messa, nero su bianco, da 15 scuole della Sardegna, alle quali non avete avuto nemmeno la bontà di dare una minima risposta. Credo che questo vostro atteggiamento sia la conferma della negligenza nel governo di un settore così importante come la cultura.

Potevate fare il Ministero della matematica, ma non certamente quello dell'istruzione, della formazione e della scuola. Questo è il risultato di un Governo incapace di apprendere anche quelle esigenze che vengono da un territorio lontano come la Sardegna di quell'autonomia e di quella indipendenza scolastica che tanto decantate, ma che negate sistematicamente e che oggi avete negato alla Sardegna e ai sardi.

(Iniziative volte a potenziare gli organici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con particolare riferimento all'ipotesi di proroga della validità della graduatoria del concorso bandito con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008– n. 3-03174)

PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Crivellari n. 3-03174 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. L'amministrazione dell'interno, pur in presenza di ripetute manovre di contenimento della spesa pubblica, ha dedicato in questi ultimi anni una particolare attenzione al rafforzamento delle dotazioni organiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, da un lato, con iniziative legislative di incremento dell'organico teorico di circa 2.500 unità, dall'altro, con il rafforzamento delle presenze effettive presso le strutture territoriali, anche attraverso il ripristino del turnover al 100 per cento a decorrere dal 2016.

Tali decisioni hanno permesso di assumere, negli ultimi mesi dell'anno 2016, 848 unità dei vigili del fuoco, 398 dei quali hanno assunto servizio il 5 giugno scorso mentre i restanti 450 sono stati assegnati alle sedi di servizio il 7 agosto 2017. Soggiungo che il Ministero dell'interno sta procedendo all'espletamento di una procedura concorsuale per l'assunzione di 250 vigili del fuoco il cui bando è stato pubblicato nel novembre 2016 e che, presumibilmente, avrà termine entro la fine del prossimo anno. Le nuove assunzioni, oltre a ridurre la carenza di organico attualmente pari nel complesso a 3.314 unità su un organico di 37.481, consentiranno di incidere sul fenomeno dell'aumento dell'età media del personale in servizio attenuandolo, fenomeno che rischia, appunto, di diventare una seria criticità sul piano operativo. Rammento che con la legge di bilancio 2017 è stato attivato uno specifico Fondo per finanziare una serie di istituti attinenti al personale del pubblico impiego, compreso il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Con la ripartizione del predetto Fondo, avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio del 27 febbraio scorso, sono stati destinati 119 milioni di euro per l'anno 2017 e 153 a decorrere dall'anno 2018. Sono somme che serviranno ad assumere personale a tempo indeterminato in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente. Tali assunzioni riguarderanno le amministrazioni dello Stato, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In particolare, per l'assunzione straordinaria del Corpo nazionale sono stati stanziati 16 milioni di euro che consentiranno l'assunzione di 400 unità. Entro la data del prossimo 15 dicembre è prevista l'assunzione di altre 302 unità a copertura del turnover del 2016 e, quindi, parliamo complessivamente di più di 700 unità.

In ordine, infine, alla questione dell'assorbimento del personale idoneo al concorso per 814 posti di vigili del fuoco bandito nel 2008, rappresento che la relativa graduatoria è stata più volte prorogata e, da ultimo, fino al 31 dicembre 2017. In ragione delle assunzioni effettuate nel corso degli anni, la graduatoria del concorso ha già visto uno scorrimento di circa 4.500 idonei a fronte di un concorso bandito per 814 posti. Sono numeri che confermano un'importante risposta alle aspettative degli idonei, oggi ridotti a circa 3.100 persone.

Concludo informando che sono allo studio iniziative volte a prevedere, in uno dei prossimi interventi normativi, la proroga del termine di validità della citata graduatoria al 31 dicembre 2018, così come è stato anche ricordato in altre occasioni, in attesa della chiusura del concorso per 250 vigili del fuoco.

PRESIDENTE. Il deputato Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DIEGO CRIVELLARI. Grazie, Presidente. Dico subito che mi dichiaro soddisfatto per gli elementi forniti dal sottosegretario Bocci di cui, peraltro, conoscevamo già la sensibilità e l'impegno su questi temi. Non possiamo far altro che ribadire l'importanza di un'attenzione e di un rafforzamento anche del Corpo dei vigili del fuoco per questioni, ovviamente, ampiamente note che hanno a che fare con recenti e meno recenti emergenze che hanno colpito il Paese. Dunque, auspichiamo e crediamo che questa sia la linea giusta, scelta dal Governo nell'invertire la tendenza e nel tornare a fare assunzioni e, soprattutto, nel dare i giusti segnali che questo Corpo sicuramente merita. Continueremo a seguire questa vicenda. Ci conforta anche la risposta che è pervenuta in merito all'assorbimento della graduatoria del concorso del 2008 a 814 posti e fa ben capire, insomma, come il tentativo, evidentemente, sia quello di rinnovare e mostrare un'attenzione vera rispetto a questi problemi e a queste esigenze. Quindi, nel dichiararmi soddisfatto aggiungo che continueremo a seguire questa vicenda e ringraziamo, intanto, il Governo per questa risposta e per gli elementi che ha saputo fornirci.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Ferrara, Lorenzo Guerini, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento (ore 15,06).

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Noi volevamo riportare, all'interno di quest'Aula, un tema secondo noi cruciale e fondamentale, prima del prosieguo dei lavori programmati per la seduta di oggi, ovvero che le deliberazioni fatte da questa Assemblea non possano essere modificate in alcun modo dalla Commissione competente. Abbiamo già segnalato la questione con una lettera formale a cui ci è stata data una risposta, a nostro avviso, un po' veloce e superficiale, per cui chiediamo di portare all'interno di quest'Aula questo tema.

Con l'approvazione dell'emendamento Biancofiore Fraccaro si è data una cristallizzazione di 617 seggi; oggi, con la modifica del testo, così come portato in Commissione e approvato dalla Commissione stessa, gli viene aggiunto un pezzo, detratti 231. Presidente, guardi, io ho un'estrazione scientifica, facevo l'ingegnere, è come, credo, se trovassimo scritto in una legge: da un lato, ti do l'autorizzazione alla costruzione di un palazzo di 10 piani e, dopo una deliberazione dell'Assemblea che ha cristallizzato i dieci piani, qualcuno passasse in Commissione e mi dicesse: dieci piani sottratti due, che in totale fa otto. Per cui mi sembrerebbe evidente che potrei costruire, al massimo, un palazzo di otto piani, non di dieci, sottratti due.

Il meccanismo che è stato utilizzato è un meccanismo molto pericoloso per il prosieguo dei lavori di quest'Aula; non mi risulta, ma questo lo chiedo a lei, Presidente, che è sicuramente più informato di me sui fatti, che non ci siano precedenti in tal senso, criteri così variegati da allargare la maglia di una votazione che, invece, è stata cristallizzata con un voto dell'Aula.

Pertanto, Presidente, noi, prendendo atto della risposta che ci era stata data dalla Presidente Boldrini, in cui ci veniva allegato un parere del presidente di Commissione Mazziotti Di Celso, crediamo che ci sia un organo un po' più autorevole del presidente Di Celso, senza nulla toglierli, che è la Giunta del Regolamento.

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Crippa. Onorevole Fioroni, grazie!

Prego.

DAVIDE CRIPPA. Noi vorremmo che venisse investita la Giunta del Regolamento del compito di questa valutazione precisa, perché è la prima che capita all'interno di quest'Aula ed è un tema, secondo noi, molto delicato per la tenuta democratica di questa istituzione, che, a nostro avviso, deve essere ben analizzato, il fatto che un voto della Commissione non possa andare a modificare in alcun modo il voto dell'Assemblea. Pertanto, sul parere che ci è stato dato, Presidente, dal presidente Mazziotti Di Celso, vorrei ricordare che lui fu l'artefice di un'arringa contro la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal MoVimento 5 Stelle e da altri gruppi sull'Italicum; per cui, visto quello che poi è stato l'iter dell'Italicum e la sentenza della Corte, noi riteniamo inaccettabile che, all'interno di quest'Aula, venga sbandierato un parere di un presidente di Commissione che è legato mani e piedi all'andamento della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Possiamo provare a sollevare anche questo tema, credo che la Presidente Boldrini lo debba fare, anche per togliersi dall'imbarazzo di prendere una carta del presidente di Commissione e trasferirla senza un grande approfondimento, a nostro avviso, e dare alla Giunta del Regolamento il compito di rivedere questi aspetti in maniera puntuale. So che, peraltro, è una richiesta che è stata avanzata anche nei giorni precedenti da altri gruppi di opposizione, pertanto, le chiediamo veramente di approfondire il tema, perché noi vorremmo, prima di intraprendere la giornata di oggi, che la Giunta del Regolamento si esprima su questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi siamo qui, oggi, per continuare la discussione di un provvedimento che è già arrivato in Aula ed è stato rimandato in Commissione. Ma il provvedimento che oggi arriva, chiaramente, non è quello che è stato rimandato in Aula e non è quello che è stato oggetto dei precedenti lavori di Commissione. Questo provvedimento arriva in Aula per la votazione senza essere passato per la discussione generale. Mi domando: quanto è regolare questo procedimento? Non stiamo andando, chiaramente, contro una prescrizione regolamentare che tutela il diritto di ogni parlamentare di esprimere la sua opinione su di un provvedimento sostanzialmente nuovo? Io non so in che modo, formalmente, si possa riuscire a presentare questo testo come una variante, una rielaborazione del testo precedente - e questa, oltretutto, non è una cosa segreta, sono intervenuti accordi fra le forze politiche, si è svolta una negoziazione fra le forze politiche, al di fuori della Commissione - poi, questo testo è approdato in Commissione ed è un testo diverso, che non ha avuto una discussione generale.

Io domando a lei, ma pongo la questione a tutti i colleghi, se per la tutela delle prerogative del Parlamento non sarebbe opportuno procedere ad una discussione generale prima di andare al voto. La mia non è un'opposizione politica, io voterò con ogni probabilità questo testo, a meno che non venga stravolto nella discussione, considerandolo un testo non ottimale, ma, probabilmente, il meglio che si possa fare in queste circostanze. Tuttavia, in una democrazia, la forma è sostanza; una volta, la forma viene violata per buone intenzioni e per accelerare i lavori, la volta dopo, magari, viene violata e si può dire: però c'è il precedente. Allora, io inviterei tutti a fare una riflessione su quello che mi pare uno strappo alla tradizione di questa Camera e uno strappo alla regolarità di questi lavori. Mi rivolgo anche alla signora Ministro che so essere fine giurista e consapevole dell'importanza della piena osservanza delle regole formali, a tutela delle minoranze, ma anche a tutela delle prerogative di ciascuno dei parlamentari.

GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, volevo associarmi alle obiezioni sollevate dal rappresentante del MoVimento 5 Stelle che propone, effettivamente, una questione fondata, su cui io inviterei la Presidenza a riflettere. Voglio anche evidenziare che noi, come gruppo MDP Articolo 1, sia io che il collega D'Attorre, membri della Giunta del Regolamento, ma con la firma del nostro capogruppo Laforgia, avevamo posto il problema che la Giunta del Regolamento esaminasse le vicende che si potevano creare dopo che l'Aula aveva espresso delle valutazioni su cui, poi, la Commissione è tornata ad esaminare, con un testo completamente diverso e avevamo posto un problema, che vorrei sollevare in Aula, sulle pregiudiziali di costituzionalità. Quando un testo va in Commissione e viene completamente modificato, instaurando una normativa molto diversa, bisogna riaprire il termine per consentire ad ogni singolo parlamentare di sollevare legittimamente una questione di costituzionalità. Oggi, ho letto un articolo del costituzionalista Valerio Onida che solleva, per esempio, un problema molto delicato in merito al testo che noi ci apprestiamo a discutere.

Su questo problema debbo dire che c'è un precedente, la proposta di legge sui vitalizi che fu completamente stravolta, perché tutti ricorderanno che era entrata in Aula come un testo che riguardava le indennità, poi, fu rinviata in Commissione e in Commissione fu addirittura, col parere favorevole del proponente quella proposta di legge, adottato un testo completamente diverso. Bene, in quel caso furono ammesse le pregiudiziali di costituzionalità perché si trattava di una normativa assolutamente diversa, però non fu ammessa la discussione generale.

Quindi, la questione che solleva il collega Buttiglione è una questione anch'essa meritevole di riflessione, perché noi stiamo privando il Parlamento di una discussione generale su una normativa completamente diversa da quella originaria della proposta di legge su cui c'era stato prima l'esame una volta in Commissione e poi l'esame in Aula, per poi tornare in Aula con un testo completamente diverso adottato dalla Commissione.

Si tratta di questioni molto delicate, che possono creare precedenti importanti nella vita del Parlamento, quindi io ritengo, come abbiamo già chiesto con i colleghi D'Attorre e Laforgia, che sia opportuna una riflessione della Giunta per il Regolamento (Applausidei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, signor Presidente. Ci associamo ai rilievi, alle valutazioni e alla richiesta fatta dagli altri esponenti dei gruppi di opposizione. Noi pensiamo che serva una riflessione approfondita rispetto alla contraddizione, io direi al vulnus che si è creato, perché noi abbiamo discusso in Commissione un testo radicalmente diverso da quello che era stato votato prima dell'estate e ci troviamo con una situazione nuova, radicalmente nuova, per cui non aver ammesso la discussione sulle pregiudiziali su un testo che è radicalmente nuovo, non aver ammesso una discussione sul complesso degli emendamenti, non aver ammesso una discussione su un testo che, ripeto, è radicalmente nuovo ci sembra una ferita molto grave inferta al Parlamento e alla Camera dei deputati. Per cui noi riteniamo che vada investita la Giunta per il Regolamento.

Riteniamo che, anche rispetto alle osservazioni che ha fatto il collega Sibilia, sull'emendamento “Trentino” vi siano osservazioni pregnanti, perché è stato in qualche modo apportato, nel corso della discussione, un cambiamento che ha bypassato quello che la Camera aveva approvato prima della pausa estiva.

Per cui noi pensiamo che, rispetto alla richiesta che è stata fatta, bisogna prendere una decisione. Noi auspichiamo che la Presidenza prenda una decisione. Abbiamo aspettato tanto, abbiamo aspettato quattro mesi di congresso del Partito Democratico, abbiamo aspettato la proposta del “Provincellum”, poi quella del “Rosatellum 1”, poi quella del “Tedeschellum”, poi di nuovo il “Rosatellum 2”. Abbiamo avuto molta pazienza, ci siamo approntati a fare la discussione sui testi che venivano presentati. Speriamo che il Parlamento e la Presidenza non siano messi nelle condizioni di fare un'ennesima forzatura, una forzatura che il Parlamento non potrebbe tollerare.

Si tratta di approfondire i rilievi che sono stati apportati qui nella discussione dai colleghi degli altri gruppi di opposizione, e pensiamo che su questo ci debba essere una riflessione. Quindi, anche noi chiediamo una pausa per permettere alla Giunta per il Regolamento di affrontare i temi che sono stati posti anche dagli altri colleghi (Applausidei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Russa... bene, prego.

IGNAZIO LA RUSSA. Che è successo?

PRESIDENTE. Stavo chiedendo al Governo di ascoltare.

IGNAZIO LA RUSSA. Sarebbe un miracolo, Presidente. Lei è importante, ma i miracoli ancora non li può fare...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Russa. Scusi, forse non mi sono spiegato... bene.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, comunque, Presidente, della buona intenzione. Io ero assolutamente convinto, venendo in Aula, prima dell'apposizione del voto di fiducia che abbiamo letto sulle agenzie - il Governo ha già deciso, lo stesso Governo che aveva detto che non si sarebbe minimamente occupato della legge elettorale -, ero sicuro che la protervia non arrivasse a impedire addirittura al Parlamento di parlare, prima dell'apposizione del voto di fiducia, sulla discussione generale.

Perché un voto di fiducia lo si appone dopo che, un minimo, si sa qual è il tema; invece, lo ha deciso il Governo, ha letto tutto, ha deciso che noi non possiamo parlare, noi non abbiamo titolo, se non con la formula che sto usando adesso, cioè aggirando il Regolamento, cercando una via di fuga a un divieto a quella che è la base prima di ogni Regolamento di un Parlamento, cioè quello di consentire di parlare, altrimenti non si chiamerebbe Parlamento, si chiamerebbe ‘fiduciamento' o qualcosa del genere. Non si chiama ‘fiduciamento'.

Così come anch'io ho qualche dubbio, mi associo al modo con cui si è aggirato il voto del Parlamento, che non solo non può parlare, ma non si tiene in alcun conto neanche di quello che vota, perché è indubbio che c'è un aggiramento anche della decisione del Parlamento per quando riguarda gli amici della Volkspartei, che debbono continuare ad avere, con qualunque legge, per legge, un numero di eletti predefinito. Questa è la morale: cambiano le leggi, ma il gruppo della Volkspartei deve avere un numero di seggi predefinito dalla stessa legge. Mi pareva che, non tanto le parole, ma il senso di quella votazione fosse: no, anche quelli del Trentino-Alto Adige sono italiani e quindi debbono - ed era un complimento che facevamo loro in italiano - soggiacere grossomodo alle regole degli altri. No! No! Si può avere subito, per legge, perché è per legge, lei non ci scappa, cioè se vuole le dico il numero degli eletti della Volkspartei, se lei scommette una cosa importante, lo chiudiamo in busta e poi vediamo chi ha ragione e chi no.

E, allora, Presidente, io la invito - se non altro perché è l'unica occasione che abbiamo - a considerare che non si fa la discussione generale, si cambia quello che abbiamo fatto, e lo dico anche al Governo, ma che non si possa neanche valutare in via pregiudiziale se le nuove norme siano costituzionali o meno, o se non possa valutarlo per quel che vale il Parlamento, a cui questo compito è affidato, lo so che la prassi dice che una volta votato...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

IGNAZIO LA RUSSA. Ho finito, Presidente. Quindi, se noi in una legge votiamo che è vietato possedere i cani - così ci sono i nuovi movimenti animalisti dell'1 per cento che ascoltano - e noi ci ribelliamo, andiamo in Commissione e poi, invece, votiamo che è obbligatorio avere un cane, siccome era tornato in Commissione che era vietato avere un cane e ritorna che è obbligatorio avere un cane, noi non possiamo neanche discutere se è costituzionale o no l'obbligo di avere il cane in casa. Questo lei ci sta dicendo oggi!

Io non so quale sia la prassi precisa, dico che oggi le chiedo formalmente di valutare la possibilità - e concludo, Presidente -, le chiedo di sospendere i lavori fino a quando non sono in distribuzione le relazioni di minoranza. Nel momento in cui cominciano i lavori parlamentari, le discussioni di minoranza, fino a tre minuti fa, non c'erano.

PRESIDENTE. Le relazioni di minoranza sono in distribuzione, quindi il tema è risolto.

Per quanto riguarda le altre due questioni, le raggrupperei, se siamo d'accordo, in questo modo: una è la parte che riguarda le modifiche che sono state apportate precedentemente alla legge e l'altra è la questione, sollevata dall'onorevole Buttiglione e alla quale si sono richiamati un po' tutti, che riguarda il tema del non svolgimento della discussione generale.

Per quanto riguarda la prima questione, sono state formulate obiezioni sulla compatibilità del nuovo testo licenziato dalla Commissione con i vincoli derivanti da precedenti deliberazioni dell'Assemblea e, specificamente, con la parte consequenziale degli identici emendamenti Fraccaro 1.512 e Biancofiore 1.535, riferita al comma 21 dell'articolo 1 del testo precedentemente elaborato dalla Commissione. Si tratta di obiezioni già sollevate anche in Commissione in sede referente e in quella sede risolte dal presidente della Commissione medesima con valutazioni condivise dalla Presidenza della Camera.

In quella sede è stato sottolineato che il contenuto di tali emendamenti concerneva le modalità di elezione dei deputati nella circoscrizione Trentino-Alto Adige-Sud Tirol, prevedendo l'abrogazione delle disposizioni speciali attualmente vigenti per la predetta circoscrizione recate dagli articoli 2, comma 1-bis, 93-bis, 93-ter e 93-quater del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 e dei relativi rinvii interni.

In necessaria corrispondenza con tale abrogazione e come effetto aritmetico conseguente, essi disponevano l'aumento del numero dei collegi uninominali della Camera costituiti nelle circoscrizioni nazionali da 225 a 231 e l'aumento da 606 a 617 dei seggi richiamati dal citato comma 21.

Conseguentemente, in quella sede è stato ritenuto che non potesse costituire un vincolo alle future decisioni della Camera la porzione del testo degli emendamenti relativa al capoverso articolo 83, che era meramente riproduttiva delle corrispondenti parti del testo elaborato dalla Commissione e che era dunque priva di portata innovativa. Si tratta, in particolare, delle parole che seguivano nell'emendamento la cifra “617” e precedevano il riferimento all'articolo 93-bis del vigente testo unico, che veniva soppresso e il cui inserimento nell'emendamento, non modificando il testo della Commissione, non poteva che intendersi finalizzato ad identificare con maggiore immediatezza la porzione di testo al quale la modifica proposta si riferiva.

Ne discende che non si è introdotta per questa parte alcuna novità emendativa rispetto al testo già elaborato dalla Commissione medesima con riferimento alla modalità di ripartizione dei seggi nelle circoscrizioni del territorio nazionale e non si sono dunque determinati vincoli alla modificabilità di questa parte del testo. Diversamente si sarebbe attribuita all'approvazione dei citati emendamenti una portata evidentemente eccedente rispetto al loro effettivo contenuto, ossia l'effetto di avere predeterminato, in via del tutto incidentale e in assenza di un qualsiasi dibattito su tale aspetto, una caratteristica fondamentale del sistema elettorale, ossia il criterio di ripartizione dei seggi.

Per quanto riguarda l'altro argomento, sono state sollevate obiezioni sulla decisione della Presidenza di non ammettere in questa fase del procedimento questioni pregiudiziali e sospensive, né di ammettere lo svolgimento della discussione generale.

Il 6 ottobre scorso al vicepresidente vicario del gruppo MoVimento 5 Stelle e al presidente del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, che avevano avanzato analoga richiesta, la Presidenza ha avuto modo di precisare che, come costantemente affermato dalla Presidenza, per un principio di continuità nel procedimento, l'esame dei progetti di legge in Assemblea dopo il rinvio in Commissione riprende dal punto in cui esso si era interrotto al momento del rinvio, senza che si dia luogo alla ripetizione di fasi procedurali che si sono precedentemente concluse. Si tratta di una prassi consolidata e costantemente applicata, a prescindere dall'entità delle modifiche apportate dalla Commissione nel corso della nuova fase dell'esame in sede referente.

È dunque dall'applicazione di questo principio che discende l'impossibilità, nel caso di specie, sia di svolgere la discussione generale sia di ammettere la presentazione di nuove questioni pregiudiziali. La deliberazione di rinvio del provvedimento in Commissione è stata infatti adottata dall'Assemblea nell'ambito della fase di esame e di votazione degli articoli e degli emendamenti e dopo che si era già svolta la discussione e la votazione delle questioni pregiudiziali; né può invocarsi, per giustificare una deroga a quanto detto, il precedente della seduta del 25 luglio scorso, relativo al provvedimento in materia di vitalizi, in ordine al quale la Conferenza dei presidenti di gruppo, nella riunione del 20 luglio 2017, convenne, all'unanimità e senza che ciò costituisse precedente, di consentire, in via del tutto eccezionale, la presentazione di questioni pregiudiziali alla ripresa dell'esame in Assemblea dopo il rinvio in Commissione.

Tale decisione, assistita appunto dall'unanimità dei gruppi, era infatti stata assunta in considerazione del fatto che la Commissione, nella nuova fase di esame in sede referente, aveva modificato l'ambito dell'intervento normativo, abbinando alla proposta di legge in materia di trattamento economico e previdenziale dei deputati, oggetto di rinvio, anche le proposte di legge in materia di vitalizi, precedentemente esaminate nell'ambito di un distinto procedimento legislativo.

A ciò si aggiunga che in quella circostanza, prima del rinvio in Commissione, era stata svolta solamente la fase della discussione generale, sicché la decisione di ammettere la discussione delle questioni pregiudiziali non ha comportato in alcun modo la ripetizione di fasi procedurali già svolte.

Quanto alla richiesta di convocare sul punto la Giunta per il Regolamento, come già chiarito in una lettera che la Presidenza ha indirizzato al presidente Laforgia, la Presidenza non ritiene che sussistano i presupposti per darvi seguito.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Toninelli ed altri; Giachetti; Pisicchio; Lauricella; Locatelli ed altri; Orfini; Speranza; Menorello ed altri; Lupi e Misuraca; Vargiu e Matarrese; Nicoletti ed altri; Parisi e Abrignani; Dellai ed altri; Lauricella; Cuperlo; Toninelli ed altri; Rigoni; Martella; Invernizzi ed altri; Valiante ed altri; Turco ed altri; Marco Meloni; La Russa ed altri; D'Attorre ed altri; Quaranta; Menorello ed altri; Brunetta ed altri; Lupi e Misuraca; Costantino ed altri; Pisicchio; Fragomeli ed altri: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali (A.C. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R) (ore 15, 29).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (Commenti)

Adesso, se consentite, sono io che do la parola, quando ho finito di fare quello che devo fare. Va bene, onorevole D'Attorre? Grazie.

Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.

Ricordo che nella seduta dell'8 giugno 2017 l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione del provvedimento, e che, a seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 9 ottobre 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 9 ottobre 2017).

Avverto inoltre che è in distribuzione da questa mattina un'errata corrige relativa allo stampato della legge elettorale, volto a correggere un riferimento errato derivante dalla rinumerazione degli articoli e dei commi. In particolare, dalla pagina 48, ventesima riga, articolo 2, comma 9, capoverso 17-bis, comma 2, le parole: “commi 3, 4-bis e 4-ter” devono intendersi sostituite dalle seguenti “commi 4, 6 e 7”.

(Esame degli articoli - A.C. 2352-A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Avverto che fuori dalla seduta sono state ritirate dai presentatori tutte le proposte emendative a firma dei deputati del gruppo Forza Italia, nonché l'articolo aggiuntivo Giorgis 4.0251.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. In particolare, tale parere reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ora, colleghi, intendiamoci: vorrei (Commenti)… Un attimo, onorevole Crippa. Non si reinterviene sulle questioni che sono state poste, perché la Presidenza ha risposto e l'argomento è chiuso. Quindi, se vi sono altre questioni non sull'ordine dei lavori (Commenti)… Onorevole D'Attorre, sto finendo di parlare. Non sull'ordine dei lavori, ma per richiamo al Regolamento, accolgo dei richiami al Regolamento, ma non sulle questioni che sono state sollevate.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi l'onorevole D'Attorre.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, io, nelle considerazioni che le ho fatto prima, le ho fatto una richiesta, che mi sembra dalla sua risposta non sia stata evasa, nemmeno con una risposta affermativa o negativa. Le ho chiesto di dirmi quali siano i precedenti all'interno della Camera di votazioni analoghe a quelle che sono state compiute, le quali sono state poi oggetto di modifica contestabile - a mio avviso, ma credo che anche le questioni sollevate dagli altri gruppi testimonino come ci sia una divergenza di opinioni - e sulle quali non credo lei abbia risposto in alcun modo sui precedenti.

Mi sembra evidente che non ci siano forse dei precedenti a sostegno di questo tipo di modifica; per cui, Presidente, nonostante la risposta eloquente della Presidente Boldrini, in cui nemmeno dopo una richiesta formulata da diversi gruppi di convocare la Giunta per il Regolamento, affinché si esprima su una questione dove non ci sono dei precedenti, mi sembra evidente che sia necessario convocare tale Giunta. Visto che l'iter…

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, questo già ce l'ha detto…

DAVIDE CRIPPA. Presidente, io le ho chiesto delle motivazioni sui precedenti che non mi sono state date.

PRESIDENTE. Bene.

DAVIDE CRIPPA. Per cui, sulla base di quello io le sto dicendo: non possiamo permetterci di andare avanti soltanto in virtù di una forza di maggioranza che gestisce anche la presidenza della I Commissione, che formula un parere…

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, però non ritorniamo… L'ho già ampiamente illustrato. Va bene.

DAVIDE CRIPPA. …di costituzionalità estremo, tale per cui ad un certo punto le modifiche che sono state richieste non sono modifiche secondo lui formali.

PRESIDENTE. Ho capito.

DAVIDE CRIPPA. A noi sembra evidente che qui non è inutile che perdiamo anche del tempo: la Giunta per il Regolamento ci metta un'ora ad esprimersi, qual è il problema di esprimersi nel merito?

PRESIDENTE. Onorevole Crippa… Onorevole Crippa, lei sta ritornando… Io ho capito quello che lei sta dicendo.

DAVIDE CRIPPA. Altrimenti citi i precedenti, Presidente. Lei magari mi faccia finire, poi può intervenire; o, altrimenti, andiamo avanti così. Però, se mi parla sopra…

PRESIDENTE. Sì, però, io non le dovevo… Se lei ripete quello che ha detto prima, non le dovrei proprio dare la parola. Quindi, io la interrompo perché lei sta ripetendo quello che ha detto prima.

DAVIDE CRIPPA. Lei mi dica i precedenti. Io le ho chiesto i precedenti.

PRESIDENTE. Lei ha parlato dei precedenti e io le ho risposto come penso che…

DAVIDE CRIPPA. Sui precedenti non mi ha risposto.

PRESIDENTE. Io le rispondo come ritengo di rispondere (Proteste del deputato Crippa). La ringrazio (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ALFREDO D'ATTORRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Il Presidente risponde come ritiene e come può rispondere, ma sarebbe il caso che si rispondesse alle questioni che sono state poste, per quanto ci riguarda anche con atti formali e scritti indirizzati alla Presidente Boldrini.

Ricostruiamo brevemente la vicenda.

C'è il testo del “Tedeschellum”. Questo testo vede un emendamento approvato in Aula l'8 giugno da un voto sovrano del Parlamento. Da questo voto sovrano del Parlamento, il Partito Democratico trae ragione per interrompere l'esame della legge elettorale.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,34)

ALFREDO D'ATTORRE. Si torna in Commissione, il Partito Democratico sostiene che il vincolo che quell'emendamento crea sul Trentino Alto Adige costituisce un impedimento assoluto a procedere col testo del “Tedeschellum”.

Chiediamo un parere a lei, Presidente, sulla possibilità di emendare la normativa sul Trentino Alto Adige, e lei ci risponde con una missiva scritta, dicendo che, in conseguenza di quel voto, nessun regime speciale, né quello abrogato, né altri, è scritto testualmente nella sua missiva: può essere introdotto per il Trentino Alto Adige. In relazione a questo, il relatore del Partito Democratico trae ragione per presentare un testo completamente diverso, perché vorrei che questo fosse il punto chiaro a quest'Aula e all'opinione pubblica che segue il nostro dibattito. Noi stiamo esaminando un testo completamente nuovo e diverso rispetto a quello esaminato a giugno. In questo testo, nuovo e diverso, le disposizioni speciali per il Trentino Alto Adige uscite dalla porta, rientrano dalla finestra (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Questa è la realtà, questa è la realtà del testo. Si è aggirato un vincolo, che era stato presentato come assoluto, e lo si è fatto di soppiatto.

Su questa questione abbiamo chiesto la convocazione dell'Ufficio per il Regolamento. Lei nelle sue prerogative ha ritenuto di non accedere, ma per noi la questione rimane tutta in piedi. E la stessa risposta burocratica, che oggi ci ha fornito il Vicepresidente Giachetti, non ha diradato nessuna ombra.

Aggiungo, Presidente, che noi oggi esaminiamo un testo del tutto nuovo - del tutto nuovo! - su cui l'Aula non si è mai pronunciata e su cui apprendiamo dalle agenzie di stampa che il Governo intende mettere il voto di fiducia, espropriando il diritto dei parlamentari di esaminare e di votare la legge elettorale: Allora, noi le chiediamo almeno di consentire a quest'Aula di potersi pronunciare sulle questioni di pregiudizialità costituzionale. In questa legislatura, Presidente, con un voto di fiducia, è stata già approvata una legge elettorale, che poi è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile). È già successo, Presidente. In questa diciassettesima legislatura, da lei presieduta, è già successo. Possiamo consentirci che, a cinque mesi dal voto - a cinque mesi dal voto! -, senza una legge elettorale, votata dal Parlamento, noi consegniamo ad un nuovo voto di fiducia l'approvazione della legge elettorale? Io credo che questo sia assolutamente inaccettabile e che, da questo punto di vista, consentire l'esame delle questioni pregiudiziali sarebbe un elementare atto di rispetto nei confronti del Parlamento.

Lo dico con rispetto, ma con fermezza, ai membri del Governo e della maggioranza: il 4 dicembre il popolo italiano ha dato un messaggio chiaro, ha detto che la Costituzione conta e che il Parlamento va rispettato. Questo messaggio oggi voi lo state ignorando, ma quel pronunciamento popolare tornerà a esserci e a dirigersi verso comportamenti che lo stanno ignorando, oltre a stravolgere qualsiasi fisiologia democratica (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Attorre. Io penso che su questo tema il vicepresidente Giachetti abbia già presentato le motivazioni a quest'Aula sulla pregiudiziali. Io le ho scritto una lettera e questa è la mia posizione (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibilee Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

Ha chiesto di parlare il deputato Sibilia per un richiamo al Regolamento.

CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. In realtà, il mio intervento viene sollevato da questa sua ultima affermazione, quella che lei definisce una risposta del Presidente Giachetti, che è stata la seguente, la cito: io rispondo come ritengo opportuno rispondere.

PRESIDENTE. Ma prima c'è stata qualche altra cosa.

CARLO SIBILIA. Mi perdoni, c'è una richiesta precisa. Io voglio riportare questa discussione dal binario politico al binario squisitamente regolamentare e di buon senso, se vuole. Ci sono delle discussioni in corso, penso che la nostra sollevazione in punta di Regolamento abbia trovato anche il favore di altri gruppi politici, quindi significa che non è campata in aria, non è una strumentalizzazione politica. Ed è per questo che riteniamo di assoluto buonsenso la convocazione della Giunta per il Regolamento che possa deliberare nel tempo congruo altrimenti ci dovete dire, se questa cosa non dovesse avvenire, quali sono i precedenti che le spingono a rifiutare questa richiesta che viene avanzata da più gruppi politici. Credo che siamo in democrazia ancora per il momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e credo che sia dovere di tutti, tanto più della Presidenza della Camera, garantire le prerogative dei gruppi parlamentari, visto che, con ogni probabilità, non ci sarà la possibilità di discutere quella che è una legge elettorale sulla quale verrà posta la questione di fiducia. Quindi, ci rimettiamo alla sua decisione, motivata possibilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Buttiglione? Sul Regolamento?

ROCCO BUTTIGLIONE. Sì, sul medesimo tema, signor Presidente. Noi siamo qui davanti ad una situazione un po' difficile. Io comprendo le ragioni del dotto documento che il Presidente Giacchetti ci ha illustrato e che è stato evidentemente redatto dagli uffici. Vorrei però far notare che esistono ragioni meramente formali ed esistono ragioni che toccano la sostanza della vicenda: formalmente noi siamo dentro una procedura iniziata, la quale ha già ha avuto la tappa della discussione generale e della presentazione delle pregiudiziali di costituzionalità. Sostanzialmente ci troviamo, invece, davanti a un provvedimento totalmente nuovo che l'Aula non ha mai avuto occasione di discutere e che, dato che il Governo ha preannunciato che presenterà la questione di fiducia, l'Aula non avrà mai occasione di discutere, né nella forma della discussione generale, né nella formula della discussione del testo con la presentazione di emendamenti. È una situazione che merita una qualche riflessione più approfondita.

Aggiungo che è vero che esistono precedenti in un senso, però esiste anche un precedente nel senso opposto. In una situazione analoga, non più tardi di qualche settimana fa, si è raggiunta una decisione salomonica, la quale ha detto: bene, non faremo la discussione generale, ma almeno faremo presentare le pregiudiziali di incostituzionalità. Cosa vieta in questo caso di fare un'altra decisione salomonica analoga, che per esempio dica: niente pregiudiziali di incostituzionalità, ma sì almeno alla discussione generale. È vero che, in quella occasione, si è detto: ciò non costituisce precedente, ma è una clausola di stile, che non può avere una reale validità, perché un precedente lo si costituisce con i fatti, poi non si può lanciare il sasso e nascondere la mano e far finta che quello che è accaduto invece non sia accaduto. Quando studiavo diritto romano, mi hanno insegnato il principio: “factum infectum fieri nequit”, se una cosa è stata fatta, non si può fare in modo che non sia stata fatta. Quindi, io mi appello alla sua saggezza, signor Presidente, per riflettere su questo problema e trovare una soluzione che non dia l'impressione di una prevaricazione, dove invece si può trovare un modo di agire che concili tutte le ragioni e tutti i valori che sono in gioco.

PRESIDENTE. Bene, allora, brevemente, riguardo a quanto da lei detto, lei si ricorderà che, con la legge sui vitalizi, noi eravamo in un'altra fase del procedimento, non eravamo entrati nella votazione. Comunque, il Presidente Giachetti ha già dato tutte le spiegazioni su questo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io cerco di interloquire, colleghi. Dunque, su questo eravamo in una fase diversa del procedimento. Qui eravamo già entrati nella votazione, in quel caso no, comunque è stata data la spiegazione; ora qui non si tratta di una questione di precedenti in merito alla convocazione della Giunta, colleghi e colleghe.

Io ho ritenuto di non convocare la Giunta perché questa questione era stata già ampiamente dibattuta in Commissione e non ho ritenuto di dover ritornare su questo tema. Quindi, ho adottato quella interpretazione del presidente della Commissione; per questo non ho voluto convocare la Giunta.

(Posizione della questione di fiducia – Articoli 1, 2 e 3 - A.C. 2352- A/R ed abbinate)

PRESIDENTE. E adesso, se mi permettete, ha chiesto di intervenire la Ministra per i Rapporti con il Parlamento, senatrice Anna Finocchiaro (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

DANILO TONINELLI. Presidente, Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, ho dato la parola alla Ministra. Avete espresso le vostre obiezioni e ho dato la risposta; consentite alla Ministra di parlare. Per favore, colleghi, mi pare che sia stato ampiamente dibattuto il tema che è stato sollevato. Prego, Ministra.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3 del testo unificato delle proposte di legge n. 2352 ed abbinate recante: “Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali”, nel testo predisposto dalla Commissione comprensivo dell'erratacorrige, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle,Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile- Dai banchi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressistasi scandisce: Vergogna! Vergogna! - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionaleespongono cartelli recanti la scritta: “legge elettorale #hablamos?”).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata tra quindici minuti presso la biblioteca della Presidente per definire l'articolazione del dibattito fiduciario. La seduta riprenderà al termine di tale riunione. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione degli articoli 1, 2 e 3 del testo unificato delle proposte di legge concernenti “Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali” (A.C. 2352 ed abbinate), nel testo della Commissione, i lavori saranno organizzati secondo il seguente schema: domani, mercoledì 11 ottobre, prima fiducia riferita all'articolo 1, alle ore 13,45 si svolgeranno le dichiarazioni di voto e alle ore 15,45 l'appello nominale; seconda fiducia riferita all'articolo 2, alle ore 17,30 si svolgeranno le dichiarazioni di voto e alle 19,30 l'appello nominale; giovedì 12 ottobre terza fiducia riferita all'articolo 3, alle ore 9 si svolgeranno le dichiarazioni di voto e alle ore 11 l'appello nominale.

Una volta concluso l'esame dei primi tre articoli, si procederà all'esame degli articoli 4 e 5 e dei relativi emendamenti e seguiranno l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e il voto finale.

Domani, mercoledì 11 ottobre, non avrà luogo lo svolgimento del question time.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, volevo soltanto ricordare che oggi, 10 ottobre, è la Giornata mondiale della salute mentale, e quest'anno il tema scelto per il dibattito a livello internazionale è il rapporto tra lavoro e depressione, con una riflessione particolarmente attenta sulla reciproca relazione che c'è tra questi due concetti: da una parte, la depressione rende il proprio lavoro molto meno produttivo; dall'altra parte, invece, un ambiente di lavoro ostile, fortemente competitivo, stressante, rende più facile che una persona vada incontro a una depressione. L'aspetto più interessante degli studi fatti anche in ordine a questa giornata dall'OMS è che le donne risultano le più colpite nella doppia direzione, sia nel caso in cui lo stress cui sono sottoposte nel lavoro professionale, sommato allo stress familiare e casalingo, crei davvero una condizione di disagio profondo sia, viceversa, nel caso in cui la difficoltà psicologica cui le donne possono andare incontro induca a un minore rendimento nel mondo del lavoro. Nella legislatura in corso, anche grazie all'interessamento della Presidente Boldrini, abbiamo fatto molte cose a favore delle donne e soprattutto contro la violenza: questa mi sembra una forma di violenza molto sottile che pregiudica anche il livello di soddisfazione naturale che ognuno di noi dovrebbe ricavare dal proprio lavoro ma che ci mette in condizioni di essere meno efficaci. Volevo ricordarlo semplicemente, perché da questo possono scaturire azioni ed operazioni concrete a tutela e difesa specifica del lavoro femminile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Domani, 11 ottobre, celebriamo la Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, una giornata per i loro diritti e per dire no alla violenza di cui sono vittime. Il nostro messaggio non può che essere tolleranza zero per le mutilazioni genitali e per i matrimoni delle bambine: due odiose forme di violenze che colpiscono le bambine nei loro primi anni e le cui tragiche conseguenze segneranno però tutta la loro vita. Abbiamo sperato che queste odiose pratiche potessero essere progressivamente sconfitte: non è così. I matrimoni delle bambine stanno aumentando, specialmente tra i rifugiati, in particolare nella comunità siriana: è la loro scommessa per garantire protezione e sicurezza economica alle bambine. Anche le mutilazioni genitali sono in aumento, perché si stanno diffondendo in Paesi e comunità dove tale crudele pratica era sconosciuta: nella diaspora europea, nello Sri Lanka, nel Caucaso settentrionale, e aumentano numericamente anche nei Paesi in cui la pratica è da secoli una realtà, per effetto della coincidenza tra credenza religiosa senza fondamento, povertà, crescita demografica, scarsa scolarizzazione femminile. Sono bambini e adolescenti che, proprio per la loro età, non hanno possibilità di proteggersi, di difendersi, non hanno voce. Alziamo noi la voce per loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bueno. Ne ha facoltà.

RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Voglio portare a conoscenza di questo Parlamento la volontà del popolo brasiliano di rimandare Cesare Battisti nel suo Paese d'origine. Noi abbiamo sempre lavorato sul tema, nonostante l'opinione negativa dell'ex Presidente Lula per mantenerlo in territorio brasiliano: il popolo brasiliano non ha mai accettato la sua permanenza lì. Noi abbiamo fatto un incontro, non solo io personalmente ma tutta la collettività italiana, nei primi mesi del mandato del nuovo Presidenti Temer, per chiedere a lui la decisione di annullare il decreto dell'ex Presidente Lula e di riconsiderare la richiesta di estradizione in Italia. Le autorità diplomatiche italiane ovviamente hanno già fatto le loro azioni, ma noi abbiamo già la conferma del fatto che alle autorità brasiliane spetta la decisione definitiva. La decisione politica è presa, però abbiamo ancora intoppi giuridici che dobbiamo affrontare, purtroppo. La cosa che un po' ci lascia sconforto è il fatto che il gruppo dell'ex Presidente Lula, che ha negato all'Italia di rimandare qui questo assassino, è stato sempre ricevuto con le braccia aperte in Italia, da tanti gruppi politici, dalla sinistra alla destra, e a lui non hanno mai detto le parole che dovevano essere dette, nel senso che lui ha causato un disagio gravissimo nel rapporto tra Italia e Brasile e noi ancora cerchiamo di riparare questo grave danno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH. Presidente, ieri, 9 ottobre, ricorreva l'anniversario, il cinquantaquattresimo, della tragedia del Vajont, a cinquant'anni dall'inizio della ricostruzione del paese di Longarone. Questa mattina, proprio a Longarone, un convegno dedicato alla ricostruzione di tutte le nostre comunità che hanno subito, nel corso di questi cinquant'anni, disastri e momenti di lutto gravissimi. Un convegno che ridà speranza, ridà speranza alle comunità; la speranza si è sollevata proprio cinquant'anni fa nel momento in cui Longarone riprendeva vita. Ricordo a tutti che nel 2011 veniva istituita da questo Parlamento la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo. Due considerazioni velocissime. Il termine incuria non è aderente alla realtà del Vajont, il Vajont è stato provocato dall'uomo, non dall'incuria rispetto alle tematiche ambientali, ma dall'aver messo davanti il profitto rispetto al benessere delle comunità della mia provincia, la provincia di Belluno. Ma se oggi abbiamo una sfida da compiere, è quella di riempire di contenuti il 9 ottobre come Giornata nazionale. Riempire di contenuti vuol dire coinvolgere il mondo della scuola, vivere nelle scuole con convegni e approfondimenti il momento del 9 ottobre, non solo per ricordare il disastro del Vajont ma soprattutto perché da questo disastro possiamo contribuire a una comunità che ha un maggior rispetto dell'ambiente e che dell'ambiente fa un valore e non, quindi, un solo motivo di profitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA'. Presidente, 54 anni fa, il 9 ottobre 1963, alle 22,39, un'enorme frana staccatasi dal Monte Toc cade nel bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont. La caduta sollevò un'onda che provocò la morte di quasi 2.000 persone, tra le quali 487 bambini. La diga, quel tempo, era la più alta del mondo; supportò il violento impatto e oggi ci ricorda l'immane tragedia. Il Vajont ha segnato un prima e un dopo per le comunità colpite dal disastro, lasciando una ferita che non si potrà mai più rimarginare. Longarone, completamente distrutta, è stata ricostruita sulle macerie del vecchio paese, che vive ancora oggi nel ricordo dei superstiti. Il paese di Erto e Casso ha perso per sempre la sua valle, che gli abitanti non riescono più riconoscere a causa dello sfacelo portato dalla caduta di 260 milioni di metri cubi di roccia nel lago artificiale. Il nome Vajont unisce il Veneto e Friuli-Venezia Giulia in un unico abbraccio di dolore, un dolore che, nonostante sia passato più di mezzo secolo, non può essere cancellato. Quello che hanno provato queste comunità non può e non deve essere dimenticato, non c'è niente che gli possa restituire perché questa ferita non si rimarginerà mai. C'è però una cosa che può aiutare i sopravvissuti e i loro discendenti ad affrontare questo immenso dolore: la memoria, e con essa l'impegno solenne a non dimenticare mai, a non far dimenticare mai ciò che è successo quella notte.

La memoria del Vajont racconta la resistenza e la continuità di vita delle sue popolazioni e l'impegno di tante persone a tramandare la più grande tragedia della storia contemporanea di questo Paese. In tutti questi anni, i superstiti, i sopravvissuti, gli informatori della memoria e le istituzioni hanno portato avanti con grande passione e dedizione il ricordo del Vajont, passando il testimone della memoria di generazione in generazione. Un enorme numero di visitatori sale ogni anno a Longarone, sulla diga, e nei molti musei e punti informativi di Erto e Casso; un patrimonio culturale umano imprescindibile per chi vuole conoscere il Vajont. È nostro compito, come cittadini e in virtù della carica che ricopriamo, interrogarci sul futuro della memoria. Ieri, nel corso delle cerimonie commemorative del Vajont, ho visto un gruppo di piccoli scolari partecipare con emozione alla celebrazione: per loro e a loro dobbiamo dedicare ogni sforzo perché la memoria Vajont e di tutte le tragedie avvenute per mano dell'uomo non vengano dimenticate. Ma non possiamo solo ricordare, dobbiamo coltivare nelle nuove generazioni il ricordo. Ai nostri figli, futuri cittadini d'Italia, dobbiamo lasciare questa eredità: l'istigazione della memoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, anche a nome della collega Maria Amato, vorrei evidenziare la drammaticità di una vertenza che riguarda una fabbrica di Atessa, in provincia di Chieti, che occupa 420 lavoratori di una grande multinazionale, la Honeywell, che nei fatti ha deciso di delocalizzare questa azienda in attivo, che ha un mercato, che produce e che sta in buona salute, dal punto di vista dei risultati aziendali.

La multinazionale vuole delocalizzare questa azienda e trasferirla in Slovacchia e ovviamente non si preoccupa del destino di 420 famiglie abruzzesi.

Oggi è il ventiquattresimo giorno di sciopero. Questi lavoratori sono sotto il sole, sotto la pioggia, di giorno e di notte, davanti a quei cancelli. Al Ministero dello sviluppo economico è in corso una trattativa e io vorrei sollecitare il Ministro Calenda, che si è voluto occupare in prima persona di questa vertenza - e gliene do atto -, a guardare con grande attenzione a questa vertenza, perché noi vogliamo che quelle 420 famiglie abbiano assicurati un lavoro e una prospettiva di vita per loro stessi e per tutto il territorio, che soffrirebbe in maniera enorme la perdita di questo sito industriale.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 11 ottobre 2017, alle 13,45:

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

TONINELLI ed altri; GIACHETTI; PISICCHIO; LAURICELLA; LOCATELLI ed altri; ORFINI; SPERANZA; MENORELLO ed altri; LUPI e MISURACA; VARGIU e MATARRESE; NICOLETTI ed altri; PARISI e ABRIGNANI; DELLAI ed altri; LAURICELLA; CUPERLO; TONINELLI ed altri; RIGONI; MARTELLA; INVERNIZZI ed altri; VALIANTE ed altri; TURCO ed altri; MARCO MELONI; LA RUSSA ed altri; D'ATTORRE ed altri; QUARANTA; MENORELLO ed altri; BRUNETTA ed altri; LUPI e MISURACA; COSTANTINO ed altri; PISICCHIO; FRAGOMELI ed altri:

Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali. (C. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R)

Relatori: FIANO, per la maggioranza; LA RUSSA, ROBERTA AGOSTINI, MARCON, TONINELLI e TURCO, di minoranza.

La seduta termina alle 16,40.