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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 863 di martedì 3 ottobre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Catania, Cicchitto, Coppola, Epifani, Fico, Fraccaro, Meta, Monchiero, Pannarale, Pes, Rampelli, Francesco Saverio Romano, Scagliusi, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli e Turco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza volte al pieno ripristino della viabilità sulla strada statale n. 554 “Cagliaritana” – n. 3-03015)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Vallascas n. 3-03015 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In merito al quesito posto, ANAS ha comunicato che il 19 luglio del 2016 ha aggiudicato i lavori urgenti per il consolidamento del versante in frana e per il ripristino del corpo stradale della strada statale n. 554 “Cagliaritana”, nel tratto situato al chilometro 21 corrispondente al chilometro 3 della ex 554-bis.

ANAS riferisce anche che le lavorazioni iniziali su tale tratto, aperto provvisoriamente al transito, sono limitate alle opere che non precludevano la percorribilità agli utenti della strada, così da ridurre eventuali disagi durante il periodo estivo.

Il successivo 20 settembre ANAS ha consegnato alle imprese appaltatrici i lavori contrattualmente previsti, disponendo la contestuale chiusura al traffico della statale, dal chilometro 18,200 al chilometro 24,500, con deviazione del traffico su viabilità alternativa.

Dovendo poi procedere ad ulteriori indagini geognostiche e geofisiche previste nell'elaborato progettuale, il 27 dicembre è stato sospeso l'intervento. Per tali verifiche ci si è avvalsi di esperti professionisti del Dipartimento di Ingegneria civile ambientale ed architettura dell'Università degli studi di Cagliari.

Le intense precipitazioni abbattutesi in Sardegna nel mese di gennaio 2017 hanno fortemente interessato anche la zona nella quale si sviluppa il tracciato stradale in argomento, provocando la riattivazione del movimento franoso con un arretramento del ciglio superiore del versante in sfaldamento. A conclusione delle indagini predette e allo stabilizzarsi dello smottamento, è stato possibile riavviare le lavorazioni il 10 aprile scorso.

I lavori sono stati suddivisi in due fasi, la prima delle quali si è conclusa nei tempi previsti, con l'apertura al transito veicolare il 30 giugno scorso di una delle due carreggiate a due corsie, una per ciascun senso di circolazione. Sono stati altresì riavviati, nello scorso mese di settembre, quei lavori che non potevano essere eseguiti in presenza di traffico o potevano costituire un pericolo in presenza di elevati flussi turistici. Durante tutta la stagione estiva non si è riscontrato alcun tipo di problema o code per traffico dovuti alla presenza del cantiere.

ANAS informa, altresì, che entro la prima decade del corrente mese il traffico sulla statale verrà nuovamente interrotto per procedere al completamento dei lavori su entrambe le carreggiate e rispettare così i tempi contrattuali di ultimazione del complessivo intervento entro il prossimo mese di novembre.

PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario per la risposta, però non sono soddisfatto. La vicenda del cantiere infinito sulla nuova statale n. 554, la “Cagliaritana”, non solo è scandalosa per i disagi che comporta, per i costi ormai astronomici che ha raggiunto, ma rappresenta un caso emblematico di come vengono gestiti i cantieri stradali in Sardegna. Giusto per fare un esempio, appena un anno e mezzo fa, in un'inchiesta sui cantieri lumaca, un giornalista attribuì il primato di lentezza ai lavori sulla s.s. 131, la principale arteria viaria della Sardegna, che collega Cagliari con Porto Torres. Secondo il giornalista si tratterebbe della strada che batte tutti i record mondiali di costruzione lenta, forse più lenta addirittura della lentissima autostrada Salerno-Reggio Calabria. Dico questo per inquadrare meglio il contesto regionale sardo nel quale ingenerare la rete viaria, al di là di alcune arterie principali come la s.s. 131 e di vecchia concezione.

In particolare, buona parte della rete secondaria si trova in condizioni di arretratezza e di inadeguatezza rispetto alle esigenze della popolazione. La situazione è tale che, in molti casi, riduce la mobilità delle zone interne, che vivono nella condizione particolare e unica di essere delle isole nell'isola. Tutto questo si traduce in un grave danno in termini economici e di sicurezza per le comunità sarde e accentua fenomeni negativi, come il grave spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Io non so che tipo di primato si possa attribuire alla nuova statale n. 554, se possiamo parlare di primato della vergogna o dell'inefficienza oppure di qualcosa di più grave, come ipotizza la magistratura. A questo proposito ricordo che, su questa vicenda, sono state aperte alcune inchieste e che, nel marzo scorso, sono stati rinviati a giudizio dei tecnici ANAS e il titolare di un'impresa d'appalto. Ad ogni modo sarà la magistratura a verificare comportamenti illeciti.

Resta il fatto che, al di là delle condizioni particolari e, per certi versi, imprevedibili del terreno, ci sono stati gravi e ingiustificati ritardi nell'individuare e proporre una soluzione, anche provvisoria, così come c'è stata scarsa chiarezza nell'indicare una data certa di conclusione dei lavori e di apertura al traffico del tratto interdetto. Lo scorso inverno abbiamo assistito al balletto di date pronunciate e poi smentite dall'ANAS, alla mobilitazione popolare, alle proteste dei sindaci e agli ultimatum della regione.

Tutto questo ha fatto emergere la superficialità e il caos che regna nella gestione dei cantieri stradali, anche quando si tratta, come in questo caso, di arterie viarie essenziali per la mobilità dei cittadini. La nuova statale n. 554 è una strada che collega l'area metropolitana di Cagliari con tutto il Sarrabus, dove sono presenti località turistiche di grande interesse, come Villasimius; è una strada che riveste una grande importanza per numerose comunità e popolazioni del territorio, un'importanza che è cresciuta enormemente di fronte all'arretrarsi del perimetro dello Stato nelle zone interne e periferiche dell'isola, che ha portato a una riduzione di numerosi presidi pubblici e di molti servizi essenziali, tutte condizioni che accentuano la mobilità verso Cagliari.

In questo contesto, la chiusura della strada ha causato ulteriori e gravi disagi ai residenti, che derivano dal fatto di trovarsi isolati in territori dove sono state chiuse o ridimensionate anche le strutture sanitarie.

Ho parlato all'inizio di una situazione di arretratezza e di inadeguatezza della rete viaria secondaria della Sardegna. Questa inadeguatezza si traduce in un aumento di tempi di percorrenza da parte dei mezzi di pronto soccorso e delle ambulanze del 118. È facile comprendere che questo comporti gravi rischi, quando non sono pienamente funzionali i collegamenti con i centri ospedalieri di Cagliari.

Per queste ragioni, la risposta all'interrogazione, oltre ad arrivare ovviamente in ritardo, non rimuove le molte preoccupazioni e molti dubbi sorti attorno alla gestione di questo cantiere e di numerosi altri cantieri ANAS della Sardegna. Grazie.

(Problematiche relative all'istituzione dell'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro – n. 3-02814)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Crivellari n. 3-02814 (Vedi l'allegato A).

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Crivellari, che è inerente alla istituzione dell'Agenzia unica per l'attività ispettiva, denominata Ispettorato nazionale del lavoro (INL), passo ad illustrare quanto segue.

L'INL è stato istituito con il decreto legislativo n. 149 del 2015 al fine di razionalizzare e semplificare l'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale e di evitare la sovrapposizione di interventi ispettivi. L'INL svolge le attività ispettive già esercitate dal Ministero del lavoro, dall'INPS e dall'INAIL e coordina le attività di vigilanza nelle materie di competenza delle predette amministrazioni.

In attuazione dell'articolo 5 del citato decreto legislativo n. 149 del 2015 è stato adottato il DPCM 23 febbraio 2016, che ha disciplinato l'organizzazione delle risorse umane e strumentali per il funzionamento della nuova Agenzia, demandando a successivi decreti del Ministro del lavoro - di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze - l'individuazione della data di inizio dell'operatività dell'Agenzia, nonché il trasferimento alla stessa delle risorse necessarie a garantirne la funzionalità.

Conseguentemente, il 28 dicembre 2016, è stato emanato un primo decreto interministeriale, che ha fissato al 1° gennaio 2017 l'inizio dell'operatività dell'Agenzia, disponendo in favore della stessa il trasferimento di una prima rilevante quota di personale - anche di livello dirigenziale - dal Ministero del lavoro (pari a 5.756 unità), con il relativo trattamento economico, ivi comprese le somme destinate al trattamento di missione del personale ispettivo. Con il medesimo decreto, inoltre, sono state, in parte, trasferite le risorse finanziarie relative alle spese per il funzionamento degli uffici.

Con i successivi decreti verrà, pertanto, completato il trasferimento delle risorse sia da parte del Ministero del lavoro che da parte dell'INPS e dell'INAIL, con particolare riferimento a quelle afferenti al trattamento di missione del personale ispettivo e alla sua formazione. Solo all'esito di tale processo, in ragione della disponibilità di tutte le risorse finanziarie destinate all'INL, sarà possibile provvedere alla stipula del contratto collettivo integrativo, dando, in tal modo, attuazione all'articolo 19 del DPCM 23 febbraio 2016, che prevede una disciplina uniforme del trattamento di missione per il personale ispettivo dell'INL, dell'INPS e dell'INAIL, in deroga alle disposizioni normative e contrattuali vigenti.

Per quanto concerne poi la riorganizzazione degli uffici territoriali, l'INL ha reso noto di aver avviato un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, allo scopo di coniugare le criticità, dalle stesse eventualmente prospettate, con le esigenze organizzative espresse dall'agenzia.

Con riferimento, invece, al quesito relativo alla predisposizione di specifiche linee guida, l'INL ha precisato di aver fornito, con la circolare n. 2 del 2017, le prime indicazioni operative sotto il profilo logistico, di coordinamento e di programmazione dell'attività di vigilanza svolta da tutto il personale ispettivo, declinando alcuni percorsi volti ad assicurare una armonizzazione tra le differenti competenze professionali dello stesso personale e una uniformità di comportamento.

L'INL ha, altresì, precisato di aver sottoscritto con l'INPS un primo protocollo d'intesa con cui sono state istituite le commissioni regionali di coordinamento, nell'ambito delle quali viene definita la programmazione dell'attività di vigilanza sul territorio, previa analisi degli elementi informativi desunti dalle banche dati complessivamente disponibili, nonché dalle segnalazioni provenienti dagli uffici territoriali. Nelle predette commissioni vengono inoltre sintetizzate e condivise le indicazioni operative e interpretative dettate dall'INL. Dallo scorso 8 luglio alle commissioni di coordinamento partecipano anche alcuni rappresentanti dell'INAIL, sulla base di un analogo protocollo sottoscritto dall'istituto con l'INL. Ad oggi, l'INL ha organizzato quattro riunioni sul territorio per confrontarsi con il personale ispettivo sul complessivo avvio del lavoro integrato all'interno delle Commissioni.

Da ultimo, l'INL ha reso noto di aver completato i percorsi formativi del personale ispettivo dell'INPS e dell'INAIL e di aver emanato, a decorrere dal 1° gennaio 2017, circolari, note operative e interpretative sulle materie oggetto di formazione del predetto personale, nonché sulle ulteriori questioni che hanno richiesto specifici chiarimenti, anche in virtù di sollecitazioni provenienti dagli stessi istituti. Per quanto riguarda, invece, il personale ispettivo già dipendente dal Ministro del lavoro, l'INL ha comunicato di aver avviato, presso la sede di Roma, percorsi formativi in materia previdenziale e assicurativa che saranno estesi su tutto il territorio nazionale, secondo modalità compatibili con le risorse finanziarie a disposizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DIEGO CRIVELLARI. Presidente, ringrazio il sottosegretario Bobba per la risposta che, sicuramente, ci fornisce qualche elemento di chiarimento e di certezza in più, rispetto a questo percorso, appunto, che era determinato dall'istituzione del nuovo Ispettorato nazionale del lavoro. Continueremo, ovviamente, a seguire questa vicenda e a valutare anche i diversi aspetti che devono comunque, ancora, arrivare a un chiarimento, ad una definizione conclusiva.

Avevamo rilevato, ovviamente, in questa interrogazione, la necessità di guardare, di monitorare questa istituzione, soprattutto, nelle more di quell'integrazione che vede tenere insieme, ora, profili che erano diversi, INPS, INAIL, come veniva ricordato, e dipendenti dal Ministero del lavoro e, ovviamente, avevamo potuto rimarcare, anche in sede di interrogazione, come tutta una serie di problematiche venisse scaricata e impattasse anche a livello di uffici territoriali. Quindi, accogliamo positivamente alcune notizie e chiarimenti che riguardano, poi, questo iter e la volontà di proseguire lungo un coordinamento maggiore che porti ad una effettiva integrazione delle diverse competenze e ci riserviamo, poi, nelle more di questa trasformazione, di formulare ulteriori osservazioni e interventi. Nel frattempo, ringraziamo il Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, Damiano, Ferrara, Lorenzo Guerini, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,31, è ripresa alle 16.

Seguito della discussione della proposta di legge: D'Incecco ed altri: Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche (A.C. 1013-A); e dell'abbinata proposta di legge: Dorina Bianchi (A.C. 1577).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1013-A: Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche; e dell'abbinata proposta di legge n. 1577.

Ricordo che nella seduta del 2 ottobre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Colleghi, se abbassiamo un po' il tono dalla voce permettiamo a tutti di sentire informazioni che magari possono essere utili per il proseguo.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, la componente politica Civici e Innovatori per l'Italia del gruppo Misto e il deputato Cristian Iannuzzi sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative riferite all'articolo 1, segnalate per la votazione. Prego, relatrice.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Glieli chiamo?

CHIARA BRAGA, Relatrice. Sì.

PRESIDENTE. Emendamento 1.10 Pellegrino.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Parere favorevole con la seguente riformulazione: al primo punto della parte consequenziale, aggiungere la parola “anche”; quindi viene così riformulato: al medesimo comma, dopo le parole “sono coordinate e aggiornate”, aggiungere le seguenti: “anche secondo i contenuti di cui al comma 3”. L'ultimo punto, invece, della parte consequenziale viene eliminato.

PRESIDENTE. Perfetto. Emendamento 1.13 Cristian Iannuzzi.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 1.16 Mucci.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 1.11 Grimoldi.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 1.15 Mucci.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.12 Grimoldi.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 1.010 Catalano.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Conformemente al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento 1.10 Pellegrino, dove c'è una riformulazione. Onorevole Pellegrino, accetta la riformulazione? Perfetto. Io la cercavo nei banchi del suo gruppo, ma è piacevolmente seduta alla sinistra il presidente Realacci.

A questo punto, se non vi sono interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Pellegrino, nel testo riformulato, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.13 Cristian Iannuzzi, sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Cristian Iannuzzi, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.16 Mucci, sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario.

MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento io andavo a prefiggermi l'obiettivo di tendere ad una reale attuazione della presente normativa. Questo testo va ad istituire una commissione permanente che dovrà indicare linee guida tecniche basate sulla progettazione universale e chiedere l'adozione di piani di eliminazione delle barriere architettoniche da parte dei comuni e delle amministrazioni.

Ora, cosa accade? Che anche qualora i comuni adottino questo piano di eliminazione delle barriere architettoniche, poi devono anche andare a lavorare al livello proprio degli edifici e delle strutture pubbliche affinché queste siano fruibili anche dalle persone portatrici di handicap. Su questo ho i miei dubbi, perché io vorrei che il monitoraggio sulla presente norma sia un monitoraggio efficace.

Per questo chiedo l'istituzione di un registro nazionale che elenchi gli edifici pubblici compliance alla normativa, che, quindi, sono adeguati rispetto alla normativa che noi andiamo oggi ad uniformare. È per questo che secondo me il tema è molto importante: comprendo che, poiché questa legge deve essere fatta in varianza zero sia difficile per il Comitato creare questo registro, d'altronde questo lavoro dovrebbero farlo i comuni stessi. Cioè, i comuni dovrebbero pubblicare in formato aperto, in formato open data, i dati rispetto agli edifici e rispetto alla fruibilità degli edifici stessi. Questo anche per poter mettere in piedi un monitoraggio adeguato e, magari, creare delle statistiche, piuttosto che delle mappe nazionali, che possano anche valutare i comuni stessi, che possano valutare la vivibilità dei comuni, nonché la fruizione delle nostre strutture degli ambiti pubblici.

Per questo io ritiro l'emendamento e propongo un ordine del giorno, affinché il Governo spinga le amministrazioni comunali, anche perché la normativa stessa dice che i dati delle amministrazioni devono essere in formato aperto, devono essere pubblici, devono essere fruibili; quindi, ci possa essere anche un lavoro di monitoraggio da parte dei cittadini o da parte di qualche associazione che voglia porre un faro rispetto alla vivibilità dei nostri comuni e dei nostri enti, sostanzialmente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento successivo, che è l'emendamento 1.11 Grimoldi, su cui c'è un invito al ritiro o parere contrario.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Intervengo per ritirare questo emendamento, in quanto il senso, in effetti, è già contenuto nell'emendamento successivo, su cui c'è il parere favorevole del Governo. Chiaramente, per rafforzare l'intento presenterò un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Quindi è ritirato. La ringrazio.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Mucci, con parere favorevole di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Grimoldi, con parere favorevole di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, devo dire che oggi è una gran bella giornata all'interno dell'Aula parlamentare, perché trattiamo un argomento importante e non lo facciamo riempiendoci la bocca di belle parole, ma con un fatto concreto, vero. Voglio ringraziare per questo la relatrice e tutta la Commissione che ci ha lavorato ed, in particolare, anche la promotrice della legge stessa.

Credo che parlare di barriere architettoniche sia diventato uno strumento di uso comune, cioè si parla di barriere quando si è in campagna elettorale o quando si ha da tagliare i nastri, quasi alla ricerca di un consenso. Fortunatamente non sempre è così e questa legge ne è la dimostrazione. La dimostrazione nasce dal fatto che parliamo… Presidente posso chiederle un po' di silenzio?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ILEANA ARGENTIN. Come le dicevo, parliamo di barriere architettoniche rivolgendoci alla Convenzione ONU e questa mi sembra una cosa importantissima: cioè, per la prima volta parliamo di una progettazione universale…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ILEANA ARGENTIN. …non di una buona progettazione che nasce al fine di superare, con interventi a pioggia, qua e là, dove l'amministratore è più sensibile, di eliminare le barriere architettoniche, ma parliamo di una progettazione universale. Questa mi sembra una grande cosa, così come una grande cosa è il fatto che si parli di una commissione formata da rappresentanti. Già esisteva questa commissione, purtroppo sono molti anni che questa commissione ministeriale contro le barriere architettoniche, formata da associazioni di categoria e da esperti è stata da qualche anno bloccata. Credo che importante sia anche il fatto che, quando si parla di barriere architettoniche in questa legge, si parli anche di tecnologia. Che cosa vuol dire? Vuol dire che la barriera non è solo un gradino, una scalinata, un ascensore troppo piccolo, ma può essere anche il limite di non avere all'interno di una struttura scolastica un programma che vada a codificare, quindi a rendere accessibile, un inserimento ed un'inclusione vera attraverso la tecnologia. Così, la tecnologia che oggi cambia il mondo può dare una libertà mai ottenuta alle persone con disabilità.

In più, si parla di monitoraggio. Che cos'è il monitoraggio? È l'attenzione a comuni, strutture e amministrazioni al fine di cambiare realmente le cose e non di fare un evento. Domenica è stata la giornata contro le barriere architettoniche, ma ventiquattr'ore sono ben poche per parlare di barriere; è un problema quotidiano. Vivere a Roma in questo momento, per esempio, significa fare un Camel Trophy, ve lo dico da persona su sedia a ruote. Vi dico anche che a volte le barriere architettoniche vengono eliminate talmente male che a volte è meglio fare il gradino piuttosto che prendere la rampa. Ve lo dico da persona abituata. Non amo essere un pacco, quindi non voglio essere aiutata, così come tante associazioni. La mobilità e l'autonomia sono un passo avanti culturale di grande importanza, direi fondamentale. Ma Presidente, mi faccia aggiungere una cosa, poi terminerò immediatamente: credo che parlare di barriere architettoniche senza citare le barriere culturali sia un limite, perché essere additati tutto il giorno solo perché si vive una realtà diversa è un limite, è un grande limite, ma un limite degli altri, non un nostro limite. Come persona disabile rivendico pari opportunità a nome di tutta la categoria, soprattutto pari possibilità nel muoversi, nel mobilitarsi. Finisco dicendo che la nostra vita è essenzialmente straordinaria, perché non siamo noi i portatori di handicap, bensì noi siamo i ricevitori di handicap, e il nostro limite è proprio il gradino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Catalano, su cui vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Presidente, con questa proposta emendativa chiedo che i comuni, nell'ambito delle proprie competenze, provvedano a garantire ai soggetti con disabilità idonei livelli di accessibilità agli impianti urbani di distribuzione dei carburanti, comprensivi di colonnine e di casse per il pagamento.

Questo perché, quando il Parlamento, nel 2014, per rispondere a una procedura di infrazione, modificò la legge sui distributori di carburante, dimenticò di rendere accessibili ai disabili proprio le colonie di pagamento e le casse automatiche di pagamento. Il parere contrario, mi è parso di capire, è dovuto a una questione della Commissione bilancio: non credo che questo emendamento possa comportare oneri per lo Stato, perché si tratta di garantire idonei livelli di accessibilità, e comunque rientra nella generale clausola di invarianza finanziaria prevista dalla legge. Quindi, a votare contro una proposta emendativa che chiede al Parlamento di sanare una dimenticanza che le associazioni dei disabili hanno più volte sollecitato, mi sentirei un po' in imbarazzo. Quindi, avendo recepito queste istanze da parte delle associazioni - l'ho proposto in questa proposta di legge, avendo presentato anch'io un testo - chiederei all'Aula un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Presidente, condivido totalmente l'intervento che ha fatto il collega Catalano. Da operatore del settore dico che è un emendamento giusto, che va a coprire una mancanza che delle volte si ha sugli impianti di benzina. Siccome tutti i costi relativi agli interventi non hanno nulla a che fare con il bilancio dello Stato, anch'io sono molto perplesso per il parere negativo che ha espresso la Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, ovviamente, come non condividere le finalità di questo emendamento? Infatti, deve essere garantita l'accessibilità a tutti. Certamente non capisco per quale motivo - per questo mi rivolgo al collega che ha proposto l'emendamento - deve essere caricato sugli oneri della pubblica spesa, quando deve essere il gestore a dover garantire l'accessibilità alla sua area di servizio. Pertanto, eventualmente mi rivolgo alla relatrice, ma di fatto la legge già lo prevede che uno deve mettere a norma la sua area privata. Anzi, casomai dovrebbe essere: “si invita tutti i gestori a mettere a norma contro le barriere architettoniche”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del mio collega e anche per invitare l'Aula a votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, questo è un altro esempio di attuazione della normativa che spesso, invece, non viene attuata, ed è per questo che serve un registro open data da parte degli enti che dicano quali sono gli impianti fruibili anche dalle persone portatrici di handicap, cosicché le associazioni possano poi fare pressione sui privati affinché rendano compliant, rispetto alla normativa, tali impianti.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Presidente, credo che, nell'esprimere parere contrario, la Commissione bilancio abbia giustamente valutato l'effetto che la formulazione di questo emendamento, che attribuisce ai comuni il compito di provvedere a garantire l'accessibilità di impianti privati di distribuzione di carburanti, comporta sulle casse pubbliche. Quindi, credo che, pur prendendo come positivo il richiamo fatto da diversi colleghi sull'esigenza di correggere e, se necessario, integrare una disposizione di una legge del 2011, forse sarebbe opportuno magari porre la questione al Governo sotto forma di un ordine del giorno, omettendo e risolvendo questo aspetto che carica impropriamente - dal mio punto di vista - sui comuni un onere che invece deve spettare ai gestori degli impianti, senza però effettuare una forzatura che ovviamente va contro una disposizione contenuta all'articolo 2, che è quella dell'invarianza finanziaria della legge.

IVAN CATALANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Catalano le è già intervenuto; solo se deve ritirare l'emendamento, io le posso dare la parola. A questo punto non posso farla intervenire: o parla il Governo o non è che ogni volta uno può intervenire sulla discussione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010 Catalano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Emendamento 2.10 Pellegrino, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Pellegrino.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Qui, come al solito, ci ritroviamo davanti al fatto che, davanti a delle proposte che vanno nella direzione della messa in sicurezza dei cittadini, del popolo sovrano - lasciatemelo dire -, sempre si mette l'invarianza di bilancio. È incredibile come, invece, accada che per iniziative di politiche che vanno ad agevolare finalità di multinazionali - lasciatemelo dire - alla fine, invece, non ci sia l'invarianza di bilancio.

Noi chiedevamo, semplicemente, Presidente, che venisse dato il gettone a chi partecipa alla commissione; non che questo dovesse diventare un piccolo stipendio per partecipare alla commissione, ma che andasse, così, a coprire le spese per coloro che si stanno mettendo a disposizione della società per poter lavorare in questa direzione.

Penso che sia veramente qualcosa di piccolo e di microscopico dal punto di vista proprio degli oneri della Ragioneria di Stato, ma, tant'è, evidentemente, neanche questo riusciamo a ottenere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Pellegrino, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Giusto per completare il ragionamento di prima, Presidente, approfitto dell'articolo 2 per dire che, con l'emendamento, io non chiedevo al comune di spendere soldi, chiedevo, in quelle che erano le sue limitazioni e le sue competenze, in modo flessibile, come meglio credeva anche a livello tecnico e organizzativo, di disporre di idonei livelli di accessibilità alle casse automatiche di pagamento dei distributori di carburante, il che non comporta necessariamente un aggravio di spesa e, comunque, rientra nella clausola generale di invarianza finanziaria della legge. Quindi, non vedo questa grande spesa da parte dello Stato che la Commissione bilancio ha contestato con questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Qual è il parere del Governo?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti.

Presidente, se mi consente, per brevità, il Governo esprime parere favorevole su tutti e dodici gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. A questo punto, se non vi sono colleghi che insistono per la votazione, è così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, con una premessa, che le dichiarazioni di voto finale si svolgano in un clima decente, quindi, chi ha interesse a far altro può uscire.

MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Che cosa succede onorevole Mucci?

MARA MUCCI. Avete già dato il parere sugli ordini del giorno?

PRESIDENTE. Onorevole Mucci, abbiamo già finito la fase degli ordini del giorno, sono tutti accolti. Prego, onorevole Pastorelli.

ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la legge in esame ha l'ambizioso obiettivo di revisionare i criteri di progettazione degli spazi e degli edifici, orientandoli al concetto della progettazione universale, come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Questa progettazione risponde ad una visione dall'altissimo valore sociale e umano, nella quale la condizione di diversamente abile non deve più palesarsi, se non in casi eccezionali. Qualsiasi struttura deve, infatti, essere in grado di rispondere alle esigenze di tutte le persone, senza alcuna discriminazione. È chiaro, allora, che dietro la promozione e la diffusione della progettazione universale, vi è il tentativo di dare attuazione, anche con riferimento alle caratteristiche fisiche degli edifici e degli spazi, al principio cardine dell'uguaglianza, sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione. La rimozione delle barriere architettoniche, infatti, è un tassello della più vasta attività di rimozione degli ostacoli di ordine sociale che limitano di fatto il pieno sviluppo della persona umana. Non penso vi sia altro da dire sull'importanza di questa legge e sulla sua necessità. L'individuazione delle linee guida tecniche, basata sulla progettazione universale, è demandata alla Commissione ricostituita per l'occasione, ma, sull'elaborazione della stessa, il Parlamento dovrà vigilare in modo scrupoloso visti i valori in gioco. Alla luce di quanto espresso, esprimo il voto favorevole della componente Socialista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà. Onorevole Binetti? La cercavo nella vecchia collocazione, però…

PAOLA BINETTI. Siamo al centro, Presidente…

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi se è possibile di uscire a parlare fuori dall'Aula, se la cosa non dà troppo fastidio, perché così permettiamo anche all'onorevole Binetti di fare il suo intervento in una condizione più tranquilla.

PAOLA BINETTI. La normativa italiana contro le barriere architettoniche è una normativa che, già nel 1989, aveva espresso principi, modalità e, in qualche modo, obiettivi di altissimo profilo. Dopo il 1989, c'è stata la legge n. 104 del 1992 e, poi, successivamente, quella del 2006; tutta una serie di norme che vanno, tutte, a tutela e a difesa della libertà e dell'autonomia delle persone con disabilità, perché possano vivere il più possibile la loro condizione senza dover fare, di quella che è una difficoltà parziale, un limite complessivo ai loro progetti, in particolare ai loro progetti di vita.

Questa legge di oggi, che è una legge senza oneri per lo Stato, quindi, praticamente a bilancio zero, a isorisorse, come si dice, non aggiunge molte novità, però ne aggiunge due che sono particolarmente interessanti: la prima è la semplificazione a livello burocratico, perché quelle norme già esistenti trovino la loro adeguata applicazione; la seconda cosa che aggiunge è una flessibilità nell'interpretazione che tenga conto dello sviluppo tecnologico che oggi permette, con molte modalità alternative, rispetto, per esempio, al 1989, l'abbattimento delle barriere. È un fatto importante, perché le barriere architettoniche presuppongono anche barriere di tipo culturale. Togliere le barriere culturali significa, in un certo modo, rendere più facile anche l'abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche, viceversa: sopprimere barriere culturali significa rendere più facile la vita delle persone.

Questa proposta di legge era stata presentata nel 2013 e vede la luce adesso, alla fine della legislatura. Non è un buon segno…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLA BINETTI. …ma ci aspettiamo che questo aiuti davvero per un'approvazione veloce anche presso l'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, è un provvedimento breve ma di grande valore ed importanza, lo diceva prima molto bene l'onorevole Argentin. È una legge che vuole mettere ordine in una normativa complessa come quella dell'abbattimento delle barriere architettoniche. Due provvedimenti con tanti regolamenti, con la stratificazione tipica del nostro Paese che, molto spesso, contrastano l'abbattimento con interventi specialistici. Questa legge tende a porre uniformità ed omogeneità. Si tratta di interventi ispirati al progetto universale che significa ritenere la progettazione per l'abbattimento delle barriere non una cosa specialistica bensì all'interno di una progettazione più ampia e integrata che riguarda tutta la comunità e tutta la collettività. Quindi, non è un pezzo del tutto ma è il tutto e credo che questo sia un momento di grande civiltà e di grande rispetto verso questa problematica che deve consentire a tutti i cittadini di utilizzare le strutture pubbliche nella stessa maniera e con le stesse potenzialità. È un provvedimento che prevede anche una commissione per il controllo degli adempimenti e degli avanzamenti; indubbiamente il fatto che non vi sia nessun ristoro per chi si dedica a questa attività può essere anche non proprio un esempio di garanzia di qualità, perché la qualità molto spesso implica anche un sacrificio economico, un impegno economico proprio perché il fine è alto e importante.

Vi è qualche perplessità sui tempi di attuazione. Infatti, si stabiliscono sei mesi, ma gli adempimenti sono davvero tanti e basta leggere i tanti pareri che devono essere dati da tutti i Ministeri coinvolti, dalle commissioni, dalle conferenze e persino dalle Commissioni parlamentari. Quindi, vi è un forte dubbio sul fatto che in sei mesi si varare una legge appunto nei termini previsti; molta speranza, invece, perché in qualsiasi tempo si abbia comunque questo segnale del Parlamento verso questa problematica e si abbia soprattutto una legge armonica e credo che il nostro Paese, non solo in questo settore ma in tanti altri settori, ha bisogno di leggi che tendano a semplificare e a ridurre le stratificazioni e le contraddizioni. Questo provvedimento parte dagli anni Novanta e arriva ad oggi ad una necessaria rivisitazione, integrazione e omogeneizzazione nel rispetto della ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite. Quindi, Direzione Italia preannunzia il voto favorevole e ritiene che oggi sia una giornata importante per il segnale che viene dato. Ci auguriamo che nei prossimi mesi si possa davvero osservare e recepire una legge che sia degna degli spunti e dell'impostazione che questo provvedimento ha e vuole dare al Paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, signor Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, in Italia secondo i dati Istat ci sono 3 milioni di persone diversamente abili. Per l'effettivo esercizio della cittadinanza da parte di tutti loro dobbiamo lavorare velocemente per rendere universalmente accessibili edifici e luoghi pubblici e privati. Dobbiamo farlo velocemente, perché nel nostro Paese i diversamente abili purtroppo hanno ancora vita molto difficile. Sottolineiamo che farlo è anche importante per la qualità della vita delle loro famiglie e dei loro cari.

Finalmente con questa legge facciamo un passo in avanti verso l'obiettivo accessibilità e verso il dare concretezza a uno dei principi cardine della nostra Costituzione, che è contenuto nell'articolo 3: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Ci dispiace che in questo provvedimento importante non siano stati accolti i nostri emendamenti. Il primo chiedeva ai comuni di rendere noti, attraverso gli open data, gli edifici e i luoghi pubblici accessibili esistenti; il secondo chiedeva semplicemente di colmare una lacuna legislativa senza alcun aggravio per il bilancio pubblico, che riguarda il rendere accessibile anche all'interno dei distributori le casse di pagamento. Questa è una cosa semplice ma estremamente importante. Confidiamo che queste nostre richieste possano trovare spazio in provvedimenti successivi e preannunciamo il nostro voto convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Certamente un buon segnale quello che il Parlamento darà approvando questa proposta di legge, tenendo conto, però, dei presupposti negativi che accompagnano la mancata pubblicazione del regolamento, al quale si faceva riferimento nei precedenti provvedimenti.

È comunque un buon segnale, un segnale che viene dato nei confronti di persone che hanno tutto il diritto ad avere le stesse opportunità che hanno gli altri, gli altri cittadini. Quindi, si interviene in una categoria di persone che hanno bisogno, più delle altre, di uno Stato che funzioni e che tuteli le loro aspettative. L'augurio, ovviamente, è che il provvedimento serva come stimolo affinché si abbiano gli interventi necessari e ovviamente i finanziamenti assolutamente consequenziali affinché di barriere architettoniche effettivamente non ve ne siano più e che vi sia la possibilità, per tutti i cittadini, di poter avere la stessa fruibilità dello spazio, del tempo, dell'aria, del tempo libero e del lavoro. Fratelli d'Italia voterà a favore sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie. Presidente, sottosegretario, colleghi, in quest'Aula in più di un'occasione abbiamo affrontato il tema dell'integrazione, un tema sul quale abbiamo discusso non sempre trovandoci d'accordo e che affrontiamo con tutta probabilità non come si dovrebbe, cioè con la consapevolezza che è un elemento sul quale poggia l'organizzazione della società ma per singoli settori di riferimento. Ripetiamo che è importante per governare il multiculturalismo e che la scuola è il luogo nel quale si devono superare gli stereotipi, che deve essere inclusiva, che dobbiamo provare a riportare al centro delle politiche la famiglia, visto che ci apprestiamo a governare una collettività nella quale i single e gli anziani soli sono in crescita, e si potrebbero citare molti altri esempi di questo tipo come l'inaccessibilità dei mezzi di trasporto. La parola “integrazione” l'abbiamo utilizzata per far comprendere che anche lo sport è un modo per superare barriere.

Di tanto in tanto ci indigniamo se un disabile viene discriminato e tutto questo lo facciamo senza chiederci effettivamente in che cosa e in quale concreto beneficio si traduce ciò che approviamo, visto che buona parte di ciò che diviene norma è disatteso o non realizzabile, perché passa per un coacervo di responsabilità, competenze e burocrazia che scoraggerebbe anche Giobbe. Il problema, quindi, è culturale. Partiamo da un approccio sbagliato e selettivo che non aiuta a costruire quella comunità di persone di cui avremmo bisogno per realizzare a pieno ciò che ci chiede l'Europa: essere uniti nelle diversità. Se tutti i provvedimenti che approviamo sono delega al Governo, che, cioè, rimandano di mesi e a volte di anni la concreta attuazione di quanto disposto in attesa di decreti, se la clausola di invarianza finanziaria è imperativa, se sottoponiamo a verifiche di commissioni costituite ad hoc l'operato di amministrazioni e di privati, non facciamo un solo passo concreto ma ci fermiamo alle intenzioni. Come ha ricordato il Presidente Mattarella, “la nostra società è arricchita dal contributo di chi ha disabilità e degli anziani che possono essere anche loro protagonisti della vita comune, anche se - ha proseguito - si stanno facendo passi avanti anche e soprattutto grazie alla determinazione dei familiari dei disabili che ci hanno convinto della possibilità e del dovere di rendere fruibili a tutti gli spazi comuni. Basta poco - ha concluso - bastano piccole cose: uno scivolo, una pedana, una porta più larga, parcheggi rispettati”. Basterebbe - va aggiunto - la volontà di non trasferire l'onere dell'integrazione su queste famiglie cosa che invece, a leggere questo testo, non è possibile escludere. Il motto “meglio pentirsi di averci provato che vivere con il rimorso di non averlo fatto” non può essere il filo conduttore che guida l'operato di un Parlamento che scrive: “La proposta di legge in esame è volta a coordinare e ad aggiornare, attraverso l'emanazione di un successivo regolamento, le vigenti prescrizioni tecniche per l'eliminazione delle barriere architettoniche per gli edifici pubblici e privati e per gli spazi e i servizi pubblici aperti al pubblico o di pubblica utilità, impegnando le amministrazioni interessate a provvedere all'attuazione della proposta di legge in esame nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strutturali disponibili a legislazione vigente, e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, che tradotto vuol dire un mucchio di impegni che si perdono nelle parole. Lo abbiamo ricordato la scorsa settimana che avere immaginato che i comuni potessero, in nome di un'autonomia, mantenere medesimi standard di entrata e di spesa nel rispetto dei principi di solidarietà, riequilibrio territoriale e coesione sociale, come previsto dalla nostra Costituzione, ma in assenza di un sistema di finanza derivata, si è rivelato un errore. Perfino la Corte dei conti ha evidenziato che questo meccanismo ha ridotto la capacità gestionale e organizzativa dei comuni, visto che, peraltro, risulta più marcata quando le realtà sono più piccole, e quindi possono contare su minori entrate contributive, avendo ridotta popolazione.

Ora, volendo concludere e per tornare al provvedimento che stiamo per approvare, va detto che il richiamo al titolo della proposta, “Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche”, se, da un lato, ci trova perfettamente d'accordo, dall'altro ci induce ad una riflessione sulla qualità del lavoro svolto. Se si rende necessario un coordinamento della disciplina, vuol dire, secondo l'italiano, la nostra lingua, che si è operato in modo casuale, rincorrendo traguardi, cercando di sistemare più che di guardare con lungimiranza alla soluzione del problema. Allora, va detto, ben venga lo sforzo di coordinamento, ma, forse, sarebbe meglio per il futuro evitare di incollare cocci che ci restituiscano un vaso che perde e lavorare meglio nell'interesse di tutto. Alla luce di quanto esposto, annuncio il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA-MAIE (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Questa è una piccola, necessaria legge, che porta il nostro Paese a prendere sul serio quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, da noi ratificata. Introduce norme che spingono alla diffusione della progettazione universale degli edifici, dell'ambiente, di quello in cui viviamo, per evitare che debba esserci sempre qualcosa di speciale per permettere di superare le barriere architettoniche e le barriere tra le persone. È importante anche il miglioramento apportato in quest'Aula, e cioè di sottolineare la necessità di innovazioni tecnologiche, da semplificare, da realizzare, dirette all'eliminazione delle barriere architettoniche nelle parti comuni degli edifici esistenti. Ma, mentre approviamo questa legge, vorrei indicare modestamente e sommessamente la nuova frontiera: dobbiamo lavorare ad abbattere anche le barriere sensoriali.

È stata la Giornata mondiale dei sordi domenica scorsa, è una richiesta importantissima che viene da 250 mila persone con sordità grave, da un milione di persone in Italia che ha problemi seri di udito, e problemi moderati di udito coinvolgono circa 5 milioni di persone. Le barriere sensoriali debbono essere il nostro prossimo impegno, all'inizio della nuova legislatura, di chi ci sarà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, purtroppo, lo sappiamo, nonostante la legge sulle disabilità compia quasi trent'anni, il nostro Paese non è un Paese per disabili permanenti, come non è un Paese a misura di bambino o a misura di anziano o a misura di donna in gravidanza. Per tanti nostri concittadini, nei fatti, non è garantito il diritto di cittadinanza. Che dire, poi, del malcostume, di quella vera e propria violenza, se non insensibilità e ignoranza, che leggiamo spesso nelle cronache nei confronti di persone con disabilità.

Certo non basta una legge per evitare quegli episodi inqualificabili che sono avvenuti magari per accaparrarsi un parcheggio riservato ai disabili. Per questi casi serve un cambiamento culturale, modificare mentalità, combattere la discriminazione in ogni ambito della nostra società. Con questa legge, e già sarebbe un grande risultato, il Parlamento si è proposto di coordinare, armonizzare, semplificare e monitorare la normativa che nel corso degli anni è stata prodotta in materia di abbattimento di barriere architettoniche. Sono passati trent'anni, dicevo, dalla legge n. 41 del 1986, che prevedeva strumenti organici di pianificazione per l'eliminazione delle barriere architettoniche. La prima legge quadro adottata in materia è la legge n. 13 del 1989, sofferta, quella legge. Negli anni successivi, queste norme sono state integrate e modificate, dando vita a un sistema di prescrizioni e regole di difficile applicazione, e anche interpretazione, in relazione alla qualità e quantità degli interventi, ma, soprattutto, in relazione anche ai soggetti incaricati di porli in essere.

Il progetto di legge che finalmente stiamo approvando si propone di intervenire proprio in tal senso, dare sistematicità a quella normativa, prevedendo l'emanazione di un regolamento che ne superi la frammentarietà e la disomogeneità, e, infine, monitorare gli esiti attesi, per individuare le soluzioni a eventuali problemi tecnici derivanti dall'applicazione della normativa. Il gruppo Sinistra Italiana-Possibile voterà convintamente a favore di questa legge e si augura che con un rapido passaggio al Senato diventi legge dello Stato. Ci auguriamo anche che per il regolamento non si debbano aspettare anni. D'altronde, anche per questa proposta di legge, che pure aveva avuto un'approvazione unanime in Commissione ambiente già all'inizio della legislatura, abbiamo dovuto attendere quattro anni, ripeto, quattro anni, per avere una relazione tecnica dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. Ma poi che relazione, sottosegretario, che relazione tecnica: poco più di una paginetta, in cui, sostanzialmente, si prevedeva che ai componenti della commissione permanente non venissero corrisposti compensi ad alcun titolo, gettone di presenza o rimborso spese. Quattro anni! Non assommiamo anche le barriere temporali e burocratiche alle barriere architettoniche. Ci auguriamo che questa legge possa essere l'occasione per superare definitivamente la concettualizzazione della città come luogo abitato da categorie sociali diverse e disgiunte tra loro, talvolta addirittura portatrici di interessi contrapposti. La città è il luogo di tutti i suoi abitanti e di una sola comunità di uomini e donne in equilibrio dinamico con l'ambiente del proprio insediamento. Una comunità che non necessiti di leggi speciali per utenti speciali, dove le barriere architettoniche, intese come ostacolo ad una corretta ed estesa fruizione degli edifici e delle città da parte di tutti, siano abbattute per tutti, e non per le sole persone con disabilità. Il risvolto economico sarebbe immediato: non solo verrebbero ridotti i costi di alcune diffuse prestazioni del sistema sanitario nazionale, ma anche si procederebbe verso un percorso di sostenibilità che favorirebbe paradigmi responsabili.

In questa legge viene opportunamente richiamata la definizione di “progettazione universale” di cui all'articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre del 2006, ratificata, poi, dal nostro Paese nel 2009. Per progettazione universale la Convenzione intende quella progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. Viene, cioè, proposto un indirizzo chiaro che nei dieci anni successivi la stessa nascente disciplina dell'ergonomia urbana ha ulteriormente confermato anche in sede scientifica internazionale. Non solo la progettazione architettonica di strutture alla scala edilizia, ma anche i programmi di trasformazione urbana alla scala di tutta la città devono prevedere soluzioni progettuali utilizzabili da tutte le persone nella misura più estesa possibile.

A dire il vero, la Convenzione va ancora oltre. Essa, infatti, aggiunge: senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate, cioè a dire il principio della massima estensione possibile della utilizzabilità di una struttura edilizia e urbana deve entrare a far parte ordinariamente di ogni processo progettuale e non deve più essere necessario, nelle nuove opere e nei nuovi quartieri, né fare piani di adattamento ex post né l'intervento di specialisti. L'indirizzo che la Convenzione propone appare, quindi, come un'importante evoluzione della cultura progettuale da cui derivano diverse implicazioni. La prima è che si deve superare la logica dell'intervento spot, ora su questo edificio, ora su quello.

Occorre, invece, sistematizzare l'intervento progettuale alla scala dell'intera città, comprendendo sia gli edifici pubblici che quelli privati, gli edifici residenziali e non. E siamo soddisfatti che sia stata accolta la nostra proposta di modifica in cui si evidenzia che l'aggiornamento sia finalizzato a migliorare la fruibilità degli spazi urbani aperti per garantire l'uso pedonale secondo i moderni principi dell'ergonomia urbana. Riteniamo condivisibile la proposta di emanare un unico regolamento in luogo del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 e del decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236 proprio perché ciò può favorire l'organicità e il carattere sistemico degli interventi progettuali rispetto a quanto appena detto. La seconda implicazione è il superamento della triade dei requisiti prescritti dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13 (accessibilità, adattabilità e visitabilità). È infatti di tutta evidenza che, se la progettazione deve essere universale e rivolta a tutte le persone e se non deve essere più necessario fare interventi di adattamento, l'attenzione progettuale va spostata da questi requisiti al superiore livello delle esigenze secondo lo schema della normativa UNI: esigenze, requisiti, prestazioni. Le più recenti ricerche svolte nelle sedi scientifiche internazionali individuano infatti nel sistema esigenziale articolato in fruibilità, sicurezza, benessere un approccio nuovo e olistico al tema dell'ergonomia urbana che consente di superare l'idea di un progetto rivolto ad una categoria speciale di utenti: sono tutti gli abitanti di una città a dover fruire degli spazi urbani aperti e degli edifici; sono tutti gli abitanti della città a voler vivere nei propri luoghi in condizioni di sicurezza e, infine, sono tutti gli abitanti di una città a voler percepire condizioni di benessere. Le persone con disabilità non si sentiranno più speciali ma potranno godere come veri cittadini a cui sono concessi tutti i diritti di cittadinanza. Questo garantirebbe ad esempio ad anziani e bambini ma anche a chi soffre di disabilità temporanee di poter fruire di ogni luogo della città, dei suoi spazi pubblici, aperti e chiusi. L'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, ha accertato che intercorre un rapporto diretto di causa ed effetto tra l'accessibilità agli spazi pubblici di tutti gli abitanti e la salute, il benessere e la coesione sociale. Numerose evidenze scientifiche dimostrano che a zone economicamente svantaggiate corrispondono condizioni di salute più svantaggiate, soprattutto mentale, nonché condizioni di forti difficoltà nell'integrazione sociale e noi sappiamo che la coesione e l'inclusione sociale sono l'obiettivo ultimo della terza dimensione della sostenibilità, quella sociale appunto, in aggiunta alla sostenibilità ambientale ed economica, intesa come “quel modello di sviluppo che assicura condizioni di benessere umano in termini di sicurezza, salute e istruzione equamente distribuite per classi e per genere”. Queste sono le sfide che ci attendono così come indicato dalla Convenzione: prodotti, strutture, programmi e servizi devono essere utilizzabili da tutte le persone e - non mi stancherò di ripeterlo - nella misura più estesa possibile senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate ad hoc. Quando questo sarà davvero la normalità, Presidente, potremo finalmente dirci un Paese civile, un Paese anche per disabili, un Paese a misura davvero di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà. Prima di darle la parola, approfittando anche del fatto che lei è campana, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto “San Leone IX” di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Prego, onorevole Castiello.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Mi associo al saluto ovviamente. Colleghi, finalmente, seppur con un notevole ritardo, arriva in quest'Aula la proposta di legge in esame che affronta, come si è capito, un tema veramente importante, un tema sociale e culturale di livello per una società civile ove tutti - ma dico tutti - allo stesso modo dovrebbero essere in grado di poter usufruire di tutti gli spazi pubblici e collettivi. Infatti in una società civile democratica e culturalmente avanzata ogni spazio pubblico o di pubblica utilità, tutti i luoghi comuni degli edifici privati dovrebbero essere accessibili ossia dovrebbero garantire sicurezza e comfort per tutti i potenziali utilizzatori. Negli ultimi anni la definizione del ruolo dell'ambiente inteso proprio come spazio architettonico e urbano si è evoluta sviluppando la cultura di accessibilità che passa da un modello di disabilità di tipo medico ad uno di tipo sociale. Si è compreso, infatti, ormai che si tratta di temi che interessano non solo i portatori di handicap ma tutti.

In ogni realtà ogni individuo nell'arco della propria vita, dal momento in cui nasce alla vecchiaia, si trova a dover fronteggiare problemi di spazio non adeguati per le sue esigenze, soprattutto per le esigenze motorie, sensoriali o di altro tipo che possono variare con l'età, possono variare per le condizioni di vita, possono variare anche per lo stato di salute. Veniamo a noi e a quanto invece interessa quest'Aula e a quello che avrebbe dovuto fare il legislatore ormai già da tempo. Purtroppo nel nostro Paese, dal 1975 in poi, sono state emanate diverse norme, diversi regolamenti, norme tecniche per progettisti in materia di abbattimento delle barriere architettoniche ed è stata anche istituita una commissione ministeriale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha concluso i propri lavori nel 2006 con la consegna al Ministro di un nuovo schema di regolamento per l'eliminazione delle barriere architettoniche che ha evidenziato la farraginosità del quadro normativo e l'accavallamento di norme contrastanti. Il Ministero dei beni e attività culturali e del turismo ha emanato, infatti, anche linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale con l'analisi delle problematiche relative all'accessibilità nello specifico settore dei beni e delle attività culturali. Purtroppo - è un dato che ci fa riflettere negativamente - il nostro Paese, quindi l'Italia, nello scenario internazionale è ancora molto indietro sul piano del superamento delle barriere architettoniche a fronte certamente di una forte consapevolezza sulle soluzioni progettuali per risolvere di fatto le barriere architettoniche. Ebbene, nonostante l'esistenza di un gran numero di leggi e regolamenti statali, regionali e comunali in tal senso, sia gli edifici pubblici sia quelli privati presentano carenze e criticità che compromettono le legittime aspettative e i diritti dei cittadini con problemi motori e delle loro famiglie. Per non parlare poi delle lampanti lacune sul fronte normativo in tema di eliminazione delle barriere sensoriali di tipo visivo e uditivo. Spesso purtroppo si spendono miliardi per le opere pubbliche e poi nella pratica si rende impossibile la vita delle persone che hanno difficoltà motorie con gradini troppo alti, mancanza di pedane mobili nei mezzi pubblici, pedane mobili che non funzionano, spesso ascensori fuori uso - basta andare in giro per rendersene conto - porte strette, pavimentazioni sdruccevoli o sconnesse, rampe con pendenze vertiginose, pali della luce in mezzo ai marciapiedi. Ciò non solo per la carenza di quelli che possono essere i finanziamenti che devono interessare fortemente il settore edilizio e delle opere pubbliche ma anche e soprattutto per una concezione sbagliata dello spazio urbano e del problema dell'inserimento nello stesso spazio delle persone con ridotte capacità motorie. Occorre infatti abbattere la mentalità diffusa sulla necessità di creare appositi spazi per le persone portatrici di handicap con standard architettonici particolari. La situazione è peggiore negli edifici esistenti. Gran parte degli edifici esistenti del nostro Paese ed in particolare i grandi complessi residenziali che hanno più di trent'anni non solo sono barrierati ma presentano anche obiettive difficoltà per la allocazione di un ascensore o di un servoscala all'interno del perimetro del costruito. È bene evidente che l'abbattimento delle barriere architettoniche è spesso una necessità delle persone diversamente abili con un carattere d'urgenza che va oltre l'occorrenza della realizzazione di parcheggi o di rinnovabili. Spesso sono proprio gli stessi regolamenti comunali a impedire quelle che possono essere innovazioni tecnologiche necessarie oppure, in talune situazioni, i condomini grandi dove non si riesce purtroppo a raggiungere il numero, ossia la maggioranza di un terzo, proprio a causa spesso dell'egoismo dei condomini. Ebbene abbiamo presentato in Commissione un emendamento che è stato approvato e di cui andiamo fieri riguardante, in tema di proposte di modifiche e aggiornamenti normativi, la nuova commissione, che verrà istituita con la proposta di legge, che potrà proporre semplificazioni per quanto concerne la realizzazione di innovazioni tecnologiche dirette proprio alla eliminazione delle barriere sia nelle parti comuni degli edifici esistenti e anche nelle loro pertinenze, ampliando quindi in realtà le competenze della commissione anche su proposte relative agli edifici esistenti. Noi riteniamo, infatti, che - salvo quello che deve essere il parere dell'autorità preposta alla tutela del vincolo, nei casi di beni vincolati, e il parere favorevole che deve esserci dell'ufficio comunale - per le situazioni di necessità di abbattimento delle barriere architettoniche, dovrebbe essere consentito anche ad un singolo condomino di potere installare un ascensore o un servoscala, senza quelli che devono essere particolari permessi del condominio.

La presente proposta di legge riprende un testo della scorsa legislatura. Conferisce, dunque, una delega al Governo per emanare un unico Regolamento, che deve essere diretto a coordinare e aggiornare le vigenti disposizioni tecniche, per l'eliminazione delle barriere architettoniche, che attualmente sono contenute nei due provvedimenti, che la presente legge intente abrogare e sostituire. Noi riteniamo, da questo punto di vista - e mi avvio alla conclusione -, che purtroppo, Presidente, si è già perso troppo tempo per potere intervenire. Infatti, questa proposta di legge giaceva in Commissione ambiente dal 2013. Purtroppo, come è stato già detto da molti in quest'Aula, arriva all'esame, quindi, di quest'Aula soltanto ora, in fase appunto di fine legislatura. Questo è il limite dell'azione parlamentare molto spesso, perché arrivare a fine legislatura su un provvedimento così importante è come se quasi volessimo dare del fumo negli occhi.

Purtuttavia, il nostro gruppo, la Lega, che da sempre è stata sensibile, presente e sostiene quelle che sono le problematiche delle persone disabili e con problemi appunto di handicap, soprattutto per quanto riguarda il settore sociale, riteniamo che sia doveroso, per questo Parlamento, potere garantire il coordinamento e l'aggiornamento soprattutto di quello che deve essere il quadro normativo, che si è dimostrato - lo ripetiamo - un quadro normativo vasto e farraginoso, che ha soltanto causato e aumentato i problemi - lo ripetiamo - nei confronti delle persone che sono appunto portatrici di handicap. Ma oggi c'è una nuova concezione, che deve essere appunto l'ambiente, uno spazio architettonico che si offre a tutti, anche per motivi diversi, per quanto concerne i bambini e per quanto concerne gli anziani. Ed è davvero fortemente limitativo il fatto che siamo così indietro, per quanto concerne la normativa e i regolamenti. Bisogna sicuramente fare di più.

Oggi è un primo passo - lo si diceva prima -, rispetto ad un problema fortemente sentito, un problema sociale, un problema sul quale tutti devono dare e offrire la propria responsabilità e dove, appunto, il legislatore si deve fortemente interrogare, visti i limiti del quadro normativo. Andare incontro alle fasce deboli, andare incontro a coloro che hanno problemi seri di salute e problemi motori, significa sicuramente fare soltanto il proprio dovere e non essere, quindi, o costituire un fatto eccezionale. È per questo che io mi auguro che si possa avere una semplificazione ancora più forte di quelle che sono le norme, che sono ancora restrittive. Infatti, pensiamo - ripeto - che in un condominio privato per prendere una decisione e, quindi, per potere eventualmente pensare all'inserimento di un ascensore o altro, bisogna riunire tutta la maggioranza dei condomini e - ripeto - non si ottiene nessun risultato. Quindi - e mi avvio alle conclusioni - è un primo passo, su un provvedimento che abbiamo seguito dal 2013 e sul quale il gruppo della Lega esprime sicuramente un parere favorevole, ma che è un primo passo verso quello che deve essere un diritto da offrire a tutti i cittadini di questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, rappresentanti del Governo, io penso che tutti noi oggi, qui in quest'Aula, concordiamo sul fatto che i cittadini con disabilità costituiscono, comunque, una delle categorie forse più sfavorite della nostra società e che, nonostante i progressi compiuti dal nostro Paese in questo settore, notevoli ostacoli continuano a sbarrare loro l'accesso a molti degli aspetti della vita sociale, ma soprattutto a quella normalità, alla quale ognuno di noi ha diritto.

In questo contesto l'eliminazione degli ostacoli, attraverso disposizioni legislative, opportuni adattamenti e regole di progettazione, costituiscono sicuramente ulteriori misure, che segnano un atteso e necessario progresso nei confronti dei cittadini diversamente abili.

Per altro verso, le stesse istituzioni debbono avvertire un forte senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, operando rapidamente e con costanza, per consentire che le persone diversamente abili possano finalmente raggiungere agevolmente spazi e edifici pubblici ed aperti al pubblico e usufruirne in condizioni di sicurezza e di piena autonomia.

In questo senso la proposta di legge che discutiamo ha l'obiettivo di rendere omogenea e unitaria la normativa, relativa all'eliminazione delle barriere architettoniche per gli edifici pubblici e privati, per gli spazi dei servizi pubblici aperti al pubblico o di pubblica utilità.

Si tratta di un provvedimento importante, perché semplifica il quadro normativo vigente, che, specialmente per quanto concerne le problematiche inerenti all'abbattimento delle barriere architettoniche, risulta purtroppo molto complesso e farraginoso. La normativa in questione, infatti, è contenuta in diversi provvedimenti di rango normativo e approvati in molti anni or sono. Pertanto, occorre un intervento preciso e puntuale, che risulti fondamentale per superare la disomogeneità del sistema normativo vigente.

Ciò servirà proprio per implementare e velocizzare le opere necessarie, al fine di assicurare il pieno rispetto della dignità della persona e dei diritti di libertà e di autonomia delle persone diversamente abili e promuovere una piena integrazione di tutti nella vita sociale del Paese.

È, infatti, compito preminente dello Stato quello di promuovere la piena integrazione di chi ha un handicap nella famiglia, nella scuola, nel lavoro o nella società, prevenendo e rimuovendo quelle condizioni invalidanti, che impediscono il raggiungimento della massima autonomia e la partecipazione alla vita attiva della collettività.

L'articolo 3 della Costituzione, peraltro, prevede che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Inoltre ricordo che la Strategia europea sulla disabilità 2010-2020 ha l'obiettivo di rendere beni e servizi accessibili a tutti, senza dimenticare che anche l'ONU ha approvato una Convenzione, introdotta in Italia con la legge n. 18 del 2009, la quale prevede che gli Stati parte si impegnino a garantire che le autorità pubbliche agiscano in conformità con la stessa Convenzione e adottino le misure legislative, amministrative e di altra natura, adeguate ad attuare i diritti riconosciuti dalla Convenzione.

Insomma, colleghi, io penso che sia necessario approntare, in tutti gli ambiti della vita sociale, una politica fortemente orientata ed affrontare i divari esistenti, che non permettono alla persona diversamente abile di avere le stesse opportunità e le stesse possibilità di concorrere nella vita del Paese. E questa proposta di legge devo dire che va nella direzione auspicata, mirando a una cosa importantissima, cioè proprio all'eliminazione delle barriere architettoniche, che sono forse l'ostacolo maggiore alla piena affermazione dei diritti dei disabili.

Tra l'altro, il riordino e la semplificazione della materia inerente le barriere architettoniche sarà fondamentale anche per evitare, a chi interpreta le norme, le difficoltà applicative, con le quali oggi è costretto a confrontarsi.

Viene, inoltre, ricostituita la commissione, come ricordava qualche collega prima, che avrà il compito di individuare la soluzione di eventuali problemi tecnici, derivanti dall'applicazione della proposta di legge in esame, una volta approvata, nonché elaborare proposte di modifica e di aggiornamento della normativa. Quindi, si tratta di un intervento senza dubbio convincente, importante e soprattutto di assoluta civiltà per il Paese, insomma, un intervento di cui assolutamente c'era bisogno.

Poi è chiaro che legiferare è una cosa e fare sì che le leggi vengano rispettate è sicuramente prioritario, ma il problema, che io personalmente vedo in questo momento, è che, secondo me, ci sarebbe bisogno, invece, di una battaglia culturale, una battaglia di civiltà e di coscienza, che andrebbe fatta e andrebbe fatta da tutti quanti nel quotidiano. Infatti, noi possiamo legiferare all'infinito, se, però, poi abbiamo il cretino - con tutto il rispetto di quest'Aula, ovviamente, mi permetta il Presidente - che va a parcheggiare sullo scivolo per le carrozzine o quell'altro che si diverte a vandalizzare i cartelli per i non vedenti o cose di questo genere, è chiaro che noi facciamo un lavoro, però la battaglia è senz'altro culturale, soprattutto quando si pensa che le persone disabili siano delle persone totalmente diverse da tutti quanti noi e che debbano essere allontanate o ghettizzate, come persone, appunto, con delle caratteristiche totalmente differenti. Io, invece, penso che le persone diversamente abili siano delle risorse per il nostro Paese e ogni intervento che noi facciamo in quest'Aula, ogni intervento che il legislatore fa deve essere fatto con questo spirito, quindi con quello di favorire un'importante integrazione e un intervento di aiuto e di sostegno un po' per tutti quanti, non sulla categoria, ma pensando che sono interventi che alla fine possono essere utili e importanti per ognuno di noi.

Quindi questo è l'auspicio, portando a compimento una legge che, come ricordavano molti colleghi, giace nei cassetti del Parlamento da diversi anni; però penso che questo possa essere un primo passo importante per questa Camera, e auspico veramente che il provvedimento possa avere un iter molto breve al Senato, e diventare, magari entro il termine di questa legislatura, una legge: una legge di cui c'era veramente bisogno, una legge di civiltà, che rende un po' onore e che dà anche un senso, forse un senso più forte, un senso più importante, a quello che è il lavoro di noi parlamentari, a quello che è ciò che noi siamo preposti a fare in quest'Aula. Quindi sicuramente una grande responsabilità, e con questo auspicio annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, colleghe e colleghi, ieri in discussione generale la relatrice, la collega Chiara Braga, ha cercato di onorare il progetto di legge che in questo momento ci accingiamo a votare con un nobile riferimento: ha scomodato la Giornata internazionale dell'abbattimento delle barriere architettoniche, che cadeva appunto domenica 1° ottobre, ed è di certo una felice coincidenza. Apprezzo il senso della simbologia della collega, ma, ad onore della onestà e della correttezza, di noi tutti in primo luogo, mi sento in dovere di anteporre alle mie spiegazioni una prosaica precisazione. Non offriamo con questo provvedimento quanto il titolo “Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche” cerca di far credere; non contribuiamo con esso a togliere, o anche solo a mitigare alcun problema ai portatori di handicap; non togliamo nessuna ulteriore barriera architettonica: istituiamo purtroppo solo una Commissione, e la istituiamo tardi, troppo tardi.

Questa proposta di legge, su cui non ci sono stati contrasti fra i gruppi politici sin dall'inizio - come potevano esserci, se non c'è alcun contenuto degno della parola su cui ci si potesse dividere? -, era approdata in Parlamento il 16 ottobre 2013, ovvero a legislazione appena iniziata; si concluderà, se va bene, e non ho alcun dubbio, ora, a fine legislatura. Ha subito un blocco di quattro anni: l'ha lamentato giustamente ed efficacemente la collega Ileana Argentin. Abbiamo depositato in merito una interrogazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio, dal quale attendiamo spiegazioni in question time in Commissione ambiente questo giovedì, dopodomani. Non è affatto una pagina di gloria per la cronaca della legislatura! Il motivo di tale blocco è dovuto al fatto che nella seduta del 25 marzo 2014 (quindi parliamo di archeologia) il rappresentante del Governo ha richiesto una relazione tecnica, che è stata prodotta e trasmessa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con bollinatura della Ragioneria generale dello Stato appena il 7 giugno 2017, 3 mesi fa. Fu una relazione tanto difficile e complessa, la cui elaborazione richiedeva tanto tempo e giustificava quattro anni? Non si direbbe proprio! Anzi, nel caso della proposta di legge in esame era di tutta evidenza che le disposizioni in essa contenute non recassero oneri finanziari allo Stato, perché fu questa la ragione dell'interruzione dell'iter legislativo.

È stata manifestamente inutile la richiesta di una relazione tecnica del Governo, e manifestamente colpevole è il ritardo con cui la relazione, di poco più di una sola cartella, è stata prodotta.

Difatti, la relazione del Ministero nella sua parte essenziale la si legge in un'unica frase. Cito testualmente da essa: l'ultimo periodo del comma prevede che ai componenti della Commissione personale dipendente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non siano corrisposti compensi ad alcun titolo, gettone di presenza o rimborsi di spesa, e che siano utilizzati strumenti già in uso della stessa amministrazione. Fu questo il casus belli: la esplicita, per non dire doppia, precisazione che la Commissione non deve avere costi. Sta nello spirito del tempo, questo: tante funzioni, tanti compiti, tanti servizi a costo zero, ovviamente. Tutto qui! Se mai vi fossero stati dei dubbi sull'onerosità del provvedimento, sarebbe bastato richiedere l'inserimento di una clausola di invarianza finanziaria: particolare, questo, che su sollecitazione del Ministero è stato ora inserito nella proposta qui in esame; però tutto questo a distanza di quattro anni. Mi rendo conto che sono ripetitivo: dico “quattro” dall'approvazione unanime in Commissione ambiente!

Come già richiesto ieri in discussione generale, ci sarebbe per una volta tanto il caso di chiedere scusa a tutte le persone vittime delle barriere architettoniche e bisognose del loro abbattimento, che sono ancora molte, troppe, e di varietà anche inimmaginabili. Li abbiamo fatti aspettare senza che avessimo dato loro una spiegazione!

L'abbattimento delle barriere architettoniche è una ovvietà in ogni società moderna: non è una generosità concessa ad una minoranza chiamata “handicappata”. La situazione non è degna di uno Stato moderno, e lo abbiamo già fatto oggetto di un ordine del giorno: si stima, infatti, essere oltre 3 milioni i cittadini italiani che quotidianamente sono costretti a limitare la propria mobilità a causa di ostacoli o impedimenti permanenti, ed in alcuni casi più gravi vi sono persone che sono di fatto costrette a rimanere recluse nelle proprie abitazioni.

Per quanto riguarda le sole scuole, per fare un esempio, da un censimento effettuato dal MIUR emerge che solo il 15 per cento degli edifici scolastici si sono dotati di una pedana elevatrice, solo il 33 per cento è dotato di ascensore che consenta l'accesso ai disabili, il 51 per cento è dotato di percorsi interni a norma, e il 30 per cento degli edifici scolastici è privo di servizi igienici appositamente attrezzati. Quindi siamo vittime delle barriere architettoniche: il conteggio è dell'ISTAT, dunque ufficiale. Ma non importa! Noi tutti prima o poi ci troveremo di fronte a barriere architettoniche invalicabili, o valicabili solo con sforzi inesigibili. Con l'età - ci avvertì ieri la collega Binetti - diventiamo tutti disabili, per dire che la legge parla a tutti noi. Quindi, per non far perdere altro tempo, noi di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista votiamo a favore del disegno di legge, sperando che il Senato poi non vanifichi lo sforzo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vella. Ne ha facoltà.

PAOLO VELLA. Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, il provvedimento sul quale siamo chiamati a esprimerci quest'oggi si propone di coordinare la normativa che, nel corso degli anni, è stata prodotta in materia di abbattimento di barriere architettoniche: si tratta di un provvedimento che in realtà era giunto già ad un passo dall'approvazione definitiva nella scorsa legislatura, e in quell'occasione aveva rappresentato un terreno di condivisione di sensibilità comune a tutte le forze politiche.

I primi interventi in materia risalgono a più di trent'anni fa, con la prima legge quadro n. 13 del 1989, e la legge n. 41 del 1986, che ha previsto strumenti organici di pianificazione. Tuttavia, negli anni sono andate stratificandosi normative a carattere integrativo e modificativo, che hanno creato non poche difficoltà interpretative ed applicative. Il presente progetto di legge vuole dunque intervenire proprio con il fine principale di dare sistematicità a questa normativa, prevedendo l'emanazione di un regolamento che ne superi la frammentarietà e la disomogeneità, esigenza che era già stata espressa dalla commissione permanente di studio istituita per la seconda volta nel 2004 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che nel 2006 aveva predisposto uno schema di regolamento in materia, che però non è mai entrato in vigore. È necessario che oggi si compia un vero e proprio salto culturale, ossia che si pongano tutte le premesse affinché, tramite l'adozione di regole sull'abbattimento delle barriere architettoniche nelle vecchie costruzioni e sulle modalità da adottare nelle nuove, tali barriere vengano di fatto eliminate, al contempo, correggendo quelle storture che solo una legislazione confusa, come quella sinora vigente, può causare.

Non possiamo sicuramente sottacere i progressi raggiunti in materia di inclusione e di politiche per la disabilità, soprattutto in ambito sportivo, rispetto al quale ragguardevoli sono i risultati ottenuti da atleti italiani diversamente abili. A tal proposito, non dobbiamo dimenticare l'approvazione nel 2006 della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, successivamente ratificata in Italia con la legge n. 18 del 2009. Questo atto sancisce e riconosce il diritto delle persone disabili all'indipendenza, sottolinea l'importanza per le persone con disabilità di esprimere e vivere la loro autonomia che si realizza anche attraverso l'accessibilità alle strutture fisiche. Se molti sono i progressi e i risultati raggiunti, tuttavia, non possiamo non aggiungere che la strada è ancora lunga, sono sotto gli occhi di tutti, infatti, le denunce riportate dalla stampa di atti di insensibilità, disattenzione e ignoranza nei confronti di persone con disabilità.

L'abbattimento delle barriere architettoniche non deve essere collegato, tuttavia, in maniera pressoché esclusiva alle situazioni di difficoltà che vivono le persone affette da disabilità. Le caratteristiche architettoniche di un edificio possono diventare insormontabili anche per le persone anziane, per i bambini, per i passeggini dei neonati; difficoltà di accesso e di movimento si possono anche avere in conseguenza di eventi traumatici subiti dalle persone. Da tutto ciò emerge, dunque, che la priorità è quella di un cambio radicale di mentalità, l'approccio con il quale noi pensiamo, progettiamo e organizziamo gli spazi del nostro vivere comune. Forza Italia crede fortemente nell'importanza e nella necessità di interventi in tal senso, anche mediante la promozione delle più svariate campagne di sensibilizzazione.

La nostra condivisione è piena, ed è per questo che Forza Italia esprime il proprio voto favorevole all'approvazione del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente. Con questa proposta di legge si prevede l'emanazione di un regolamento ove far confluire e coordinare le vigenti prescrizioni tecniche che saranno aggiornate, con la finalità di eliminare le barriere architettoniche per gli edifici pubblici e privati, per spazi, servizi pubblici o aperti al pubblico. Tali atti erano contenuti nel decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 e nel decreto ministeriale n. 236 del 1989. C'era già stata un'approvazione, ma in una sola lettura alla Camera nella scorsa legislatura. Ci sono numerose incongruenze tra i vari testi normativi che regolano la materia, poi ci sarà qualcosina in merito alla Commissione. Finisce qua una proposta che è davvero irrisoria in termini di efficacia, però è vero che è un minimo avanzamento. È chiaro che questo per un Governo decente è davvero troppo poco.

Ricordiamo che non sappiamo neanche con precisione quanti siano i disabili in Italia. Prima sono stati citati i dati Istat con 3 milioni, il Censis sostiene 4 milioni, a testimoniare che davvero c'è troppa poca attenzione per il mondo della disabilità. In percentuale abbiamo il 6 per cento della popolazione che potrebbe diventare l'8 per cento nel 2020. In tutta l'Unione europea ci sono circa 80 milioni di persone affette da disabilità. Ci sono tante persone, quindi, che hanno sempre più necessità e urgenza di migliorare la propria qualità di vita e la politica glielo deve. Per cui è inaccettabile questa clausola di invarianza finanziaria che è stata inserita. Ci sono alcune città europee che stanno cercando di andare avanti per superare le barriere. L'Italia nel 2014 non aveva alcuna città tra le prime dieci per sostenibilità in questo senso e questo è molto grave.

Ci si sta muovendo grazie appunto alle amministrazioni del MoVimento 5 Stelle. Ci sono tante, tante piccole cose che succedono nel mondo della disabilità quando mancano i monitoraggi e questo dovrebbe essere inserito in una legge seria che davvero rispecchi il titolo di quello che dovrebbe essere poi il corpo legislativo che poi non corrisponde al titolo, come è già stato detto. Io per esempio vedo gare d'appalto dove si si tengono le cifre sotto i 40.000 euro. Poi la rampa di accesso - cito piccoli esempi, ma questo credo che si potrebbe riferire a tutta Italia - nella scuola materna Ferrari a Mantova, doveva essere del 5 per cento, si è trovata a essere del 10 per cento, quindi è totalmente inutilizzabile, in via della Conciliazione; le gare non vengono monitorate con attenzione. Nel feudo rosso di Suzzara, un marciapiede è stato rifatto dall'Enel semplicemente rifacendo quello che c'era prima. Era nota l'impossibilità per i disabili di passare, ma i lavori possono essere fatti senza prestare la minima attenzione alla disabilità. È inaccettabile che si possano rifare delle cose, scoperchiare marciapiedi e strade, senza ovviare ai gravi problemi che limitano appunto la mobilità delle persone con disabilità; attualmente la strada è stata rifatta, ma i disabili devono scendere pericolosamente nella strada e su questo, già che sostituivano i cavi elettrici, potevano fare qualcosa in più, ma la normativa non lo prescrive. Questo poteva essere uno spunto per un Governo attento. Lo stesso vale per tantissimi altri cantieri che sono in corso nelle varie città d'Italia, a volte vi sono dei cantieri giusto per far vedere che si muove qualcosa, ma in realtà non si risolvono i problemi e non c'è attenzione.

D'altronde, siamo in un'Italia che ha gravissime barriere architettoniche anche per l'urbanizzazione dissennata, per il consumo di suolo. Abbiamo circa quattro metri quadrati ogni secondo di suolo mangiato, abbiamo 250 chilometri quadrati mangiati in un biennio, con 800 milioni di euro all'anno spesi. Nasce anche questo da una logica di captazione del consenso. Dal 2003 si può costruire senza impostare l'impegno degli oneri di urbanizzazione in maniera sostenibile e questo ha portato oltre 3 milioni di alloggi sfitti e spesso con elevate barriere architettoniche. Tra l'altro, ha portato anche a 3 milioni di disoccupati, erano un milione solo nel 2003. Per esempio, il trasporto pubblico, impossibile in alcune città e difficile per l'eccessiva edificazione, ha un indice occupazionale molto alto, il più alto fra le attività di interesse pubblico. A Torino sono stati investiti finalmente 400.000 euro per l'abbattimento delle barriere architettoniche e per la viabilità sostenibile. Nel 2016 non c'era un solo euro per queste finalità, sono stati segnali concreti. Anche per il trasporto disabili è stato investito 1 milione di euro. Poi è chiaro che le pubbliche amministrazioni locali ovviano a quello che questi Governi delle ultime legislature non hanno fatto. A Roma l'area archeologica dei Fori Imperiali, riaperta al pubblico senza barriere architettoniche dopo vent'anni, è visitabile e anche lo stesso Piano buche migliora la mobilità in tutta Roma, finalmente con appalti che vengono assegnati tramite gara. Per quanto riguarda la rinascita di ATAC, il trasporto pubblico di Roma potrà rinascere grazie al concordato preventivo; si potrà garantire una migliore mobilità anche per i disabili ed è stata istituita la figura del disability manager nella figura di Andrea Venuto, che potrà affrontare queste situazioni grazie al raccordo tra l'amministrazione capitolina, la consulta cittadina permanente e gli organismi istituzionali e di volontariato. L'obiettivo a Roma, appunto, è dare pari opportunità per tutto, in relazione a quello che dice anche la Costituzione all'articolo 3 (e l'Italia sa primeggiare, talvolta, anche in questi aspetti). La struttura delle Tre Fontane consente quando è possibile per i disabili lo svolgimento di attività sportive. Infatti, il Comitato italiano paralimpico ha visto pochi giorni fa l'inaugurazione di questa struttura dove l'azione della giunta, in rete con altre istituzioni, è stata molto importante. È stata la realizzazione di un sogno per dare uno stimolo importante alle persone con disabilità.

Cito, poi, una persona che si chiama Vittorio Podestà: è un paraciclista italiano. Dopo un incidente nel 2002 riuscì nel 2005, dopo soli tre anni, a conquistare il primo titolo di campione italiano a cronometro. Divenne campione del mondo nel 2007 e vinse la prima medaglia paralimpica a Rio de Janeiro, nel 2016. Anche nei casi gravi, nella tragedia della disabilità in alcuni casi, se le strutture funzionano, si può mirare a fare sport e ad avere comunque un grande sorriso. Le difficoltà ci possono essere e ci sono anche difficoltà politiche. Come Vitto è riuscito a diventare campione olimpico, a Livorno si son trovati a MPS con 52 milioni di euro lasciati dal PD e li hanno affrontati con un concordato. ATAC ha trovato un miliardo e 300 milioni e qui addirittura la si condurrà a una mobilità migliore anche per i disabili.

Il modello unico dei partiti rischia d'essere, esso stesso, una barriera architettonica che blocca la vita dei cittadini italiani, con i finanziamenti pubblici e privati che riceve. E poi ci troviamo che per queste cose, per la disabilità, non ci sono coperture finanziarie. Abbiamo partiti che addirittura devono restituire soldi - 48 milioni la Lega Nord - e poi sono assenti per una settimana dai lavori: 31 parlamentari assenti costano 31 mila euro, tolte le decurtazioni. Non è immediato risolvere ed eliminare le barriere e le criticità edilizie delle abitazioni e degli edifici pubblici e privati della nostra nazione, ma bisogna partire dai bilanci.

Quanti soldi sono impiegati in opere inutili e azzardate (penso al TAV tra Brescia e Padova, alla BreBeMi e alla Cispadana)? Solo nel nord Italia ci sono circa 100 miliardi di soldi impegnati per opere assolutamente lontane. Abbiamo i ponti come il ponte di Casalmaggiore bloccato da mesi e non si sa come passare da quelle parti in nessun modo. Abbiamo i treni che sono littorine di cent'anni fa. Il denaro è impegnato in lottizzazioni prive di criteri di sostenibilità, che produrranno case con molte barriere. Inoltre, in troppe scuole ci sono barriere; abbiamo le scuole a norma solamente nel 73 per cento dei casi per quanto riguarda le scuole primarie al sud e per il 69 per cento per quanto riguarda i servizi igienici. I percorsi tattili e le mappe a rilievo sono solo per il 26 per cento al nord. Poi, abbiamo l'edilizia in mano, appunto, alla criminalità organizzata.

Voteremo a favore su questo provvedimento, anche se assolutamente parziale e non corrispondente al titolo, proprio perché manca di finanziamenti per iniziare a risolvere i veri problemi. Se vi foste dimezzati lo stipendio, come abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle che abbiamo restituito oltre 18 milioni di euro, si potevano trovare almeno 150 milioni in questa legislatura per abbattere tante barriere! Con un grande impegno di tutti gli italiani di buona volontà stiamo perfezionando i nostri programmi e con il Governo a 5 Stelle si potrà andare verso un'Italia senza alcuna barriera fisica e morale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Grazie, Presidente. La discussione di questo progetto di legge arriva proprio a ridosso della Giornata nazionale per l'abbattimento delle barriere architettoniche, che è stata celebrata domenica 1° ottobre. Una giornata importante, che mira a promuovere un reale cambiamento culturale a favore dell'abbattimento delle barriere fisiche, culturali, psicologiche e sensoriali, per la diffusione delle pari opportunità.

È un obiettivo che ben si coniuga con lo spirito della Giornata internazionale delle persone con disabilità che ricorre il 3 dicembre. Una giornata, come è noto, istituita per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e allontanare ogni forma di discriminazione e violenza, temi che il Partito Democratico porta avanti con grande energia. Il problema delle barriere architettoniche non riguarda solo le persone diversamente abili ma coinvolge tutti: i bambini, gli anziani, i genitori col passeggino, le donne in stato di gravidanza, le persone che sono costrette a muoversi con le stampelle o con la carrozzina, gli ipovedenti, i non vedenti, i passeggeri con le valigie e persino chi trasporta borse della spesa. Dunque, interessa tutti. Questa proposta di legge quindi rivendica un diritto di cittadinanza di tutti.

I numeri sulla disabilità sono emblematici. Secondo i dati dell'Istat sono quasi 3 milioni i disabili che vivono in Italia. Nel nostro Paese le persone con disabilità con più di sei anni che nel 2004 vivevano in famiglia sono 2 milioni 600 mila. A queste vanno aggiunte altre 190 mila che vivevano in istituto. L'86 per cento degli adulti sordi o ciechi purtroppo hanno un problema insormontabile anche solo ad uscire di casa, a utilizzare i mezzi di trasporto, ad accedere agli edifici pubblici, e quando parlo di edifici pubblici voglio dire anche gli ospedali e le scuole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,45)

VITTORIA D'INCECCO. C'è poi da sottolineare che la disabilità è una condizione strettamente legata all'invecchiamento della persona e che viviamo in un mondo sempre più popolato da anziani, dove entro il 2050 le persone con più di sessant'anni saranno più numerose dei bambini. L'Italia purtroppo non fa eccezione. Infatti, anche nel nostro Paese continua a crescere il numero di anziani e si stima che entro il 2030 potrebbero essere il 26,5 per cento della popolazione. Questi numeri - e non solo - ci indicano, quindi, che il tema della disabilità e dell'abbattimento delle barriere architettoniche deve essere al centro della nostra attenzione, se vogliamo veramente difendere e sostenere il diritto all'inclusione di tutti i cittadini. Questo perché, come recita l'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, “ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento (…)” e poi perché la nostra Costituzione ci insegna che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”, così come hanno già detto tutti i colleghi che mi hanno preceduta. Dispiace che il collega che mi ha preceduto si sia gloriato di tanta responsabilità nei confronti di questi temi e di quelle città di cui ha parlato - forse soprattutto una - ma non può parlare solo di questo (e quindi qui stendo un velo pietoso). In realtà, il nostro Governo ha fatto già molto per migliorare la qualità della vita delle persone e non solo per le persone diversamente abili.

L'approvazione di questo provvedimento, infine, che cade a fine legislatura - e mi auguro che sia approvato anche al Senato - è una grande prova di civiltà. Questa proposta di legge è infatti finalizzata a superare, attraverso l'emanazione di un unico regolamento, la frammentazione della normativa relativa alle prescrizioni tecniche per il superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati e negli spazi e servizi pubblici o aperti al pubblico o di pubblica utilità. È una proposta di legge nata per semplificare, monitorare e per offrire pari opportunità. Troppo tempo si è perso e, quindi, non possiamo più aspettare. Il raggiungimento di tale obiettivo è indispensabile per costruire una società inclusiva ed accessibile a tutti, anche se - non dimentichiamolo - le barriere più difficili da abbattere sono quelle mentali, culturali e sociali, e mi sembra che anche in questo il collega abbia dato prova di sé. Superare questo tipo di barriere è un progetto faticoso, ma non più rinviabile. Il Partito Democratico lo sa, ci crede e continuerà con determinazione il suo lavoro in tal senso. Per questo, con molto orgoglio, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico su questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. A titolo personale: io non ci sto a queste buffonate. Ma queste sono buffonate! Ma cosa mi venite a raccontare, ma va là, una persona disabile, diversamente abile, deve aspettare sei mesi, sei mesi! Ma veramente, ma solo così è, per darvi qualche spunto, così magari riflettete. Una persona diversamente abile percepisce una somma per parificare la propria qualità di vita a una persona abile. Questa percentuale di invalidità può raggiungere il 75 o il 100 per cento, eccetera. Sappiate che dopo i 4.800 euro, il senza lavoro disabile deve ridare i 4.800 euro. E, allora, cosa mi venite a dire della Costituzione, articolo 3 e balle varie. Il lavoro deve essere garantito a tutti, ma cosa succede se la persona diversamente abile…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MATTEO DALL'OSSO. …il lavoro lo trova a ottobre? Significa che deve ridare i 4.800 euro percepiti nei dieci mesi precedenti, e questa è la discriminazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bueno. Ne ha facoltà.

RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Velocemente, solo per ribadire la necessità di fare esistere una politica nazionale che cerchi di unificare il sistema di attenzione ai disabili in Italia. Noi che siamo i bisognosi sappiamo quanto l'Italia ancora sia dietro riguardo agli altri Paesi, europei soprattutto. Noi dobbiamo fare lo sforzo, noi, qui, di questa casa, per dire ai nostri bisognosi che ci preoccupiamo abbastanza per dare loro un po' più di qualità di vita. Pensare a un sistema unificato significa, innanzitutto, adeguare le nostre strutture pubbliche a tutto quello che è necessario ai nostri bisognosi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,50)

RENATA BUENO. Tutto quello che hanno detto i colleghi è giustissimo, sono anche d'accordo che dobbiamo esigere dai nostri privati, però dobbiamo dare noi l'esempio. Faccio l'esempio di adesso: vai a prendere una metro, la mobilità a Roma è pessima, non riesci proprio ad accedere al centro, e una persona che è disabile a Torino deve essere anche disabile a Roma, deve avere l'accesso a tutto. Quindi, i diritti devono essere assicurati in tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bueno. Colgo l'occasione anche per farle gli auguri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Coccia. Ne ha facoltà.

LAURA COCCIA. Grazie, Presidente. Semplicemente per invitare i colleghi che hanno parlato contro questa proposta di legge, magnificando il lavoro soprattutto della giunta Raggi a Roma, invitandoli, magari, ad accompagnarmi una mattina, una di queste mattine, con i mezzi pubblici da casa mia fino a qui, fino alla Camera dei deputati (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dopodiché…

PRESIDENTE. Allora, colleghi, per favore! Mi perdoni un istante.

LAURA COCCIA. Sono abituata alla loro democrazia, non si preoccupi.

PRESIDENTE. Però, colleghi, per favore (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

LAURA COCCIA. Dicevo, semplicemente, che possono provare ad accompagnarmi e si renderanno conto di quante barriere architettoniche una persona con disabilità debba affrontare ogni giorno. Purtroppo, chi non vive la disabilità sulla propria pelle non se ne rende conto, essere disabili non è colpa di nessuno, ma non si può neanche mistificare la realtà, perché, purtroppo, una barriera architettonica per noi vuol dire non essere liberi di poter fare quello che vogliamo, vuol dire dover dipendere da un'altra persona. Non so, perché credo che a parole non si possa spiegare, però spero veramente di essere stata chiara, e, comunque, chiunque volesse può sempre accompagnarmi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino per un ringraziamento. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA, Relatrice. Grazie, Presidente. Sì, per ringraziare i funzionari della Commissione ambiente e dell'Aula, i colleghi parlamentari e il Governo per avere contribuito a sbloccare l'iter di questa proposta di legge, che, ricordo, raccoglie anche il lavoro fatto nelle precedenti legislature dall'onorevole Motta ed altri, sul superamento delle barriere architettoniche e che rappresenta un avanzamento sul fronte dei diritti, quello dell'accessibilità delle nostre città, dei nostri luoghi, che attiene alla qualità della vita di tutte le comunità, non solo delle persone disabili. Per questo, vista anche l'ampia condivisione, esprimo anche l'auspicio che questa legge, in questa legislatura, possa arrivare in fondo e far fare un passo in avanti al nostro Paese su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1013-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1013-A:

"Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1577.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 57 - D'iniziativa dei senatori: Amati ed altri: Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (Approvata dalla 6ª Commissione permanente del Senato) (A.C. 4096) (ore 17,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla 6ª Commissione permanente del Senato, n. 4096: Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo.

Ricordo che nella seduta del 2 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica

(Esame degli articoli - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo del Senato. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Se rimaniamo in Aula, è tutto più semplice, colleghi.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se non vi sono richieste di illustrazione, invito il Governo ad esprimere i pareri ma comunico, proprio perché siamo in una fase quasi estemporanea, che due ordini del giorno sono stati presentati in questo momento: quindi, intanto invito il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno già presentati e poi, se nel frattempo il Governo riesce a verificare quale può essere il parere sugli altri due, altrimenti saremmo poi costretti a sospendere la seduta.

SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4096/1 Mazziotti Di Celso; n. 9/4096/2 Galgano; n. 9/4096/3 Nesi e n. 9/4096/4 Palese. Se mi concede cinque minuti per poter almeno leggere i restati due ordini del giorno.

PRESIDENTE. Sospendiamo un istante. La ringrazio anche per il tentativo di farlo al volo ma sospendiamo per due minuti la seduta, anzi riprendiamo tra cinque minuti esatti alle 18,05. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

A questo punto riprendiamo da dove eravamo rimasti. C'era quasi un parere acrobatico della sottosegretaria Amici ma, per fortuna, abbiamo sospeso così il parere è più ragionato. La ringraziamo per lo sforzo: ci dica.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4096/5 Cristian Iannuzzi purché sia riformulato sopprimendo nell'impegno le parole “all'istituzione di un fondo” e quindi la riformulazione è la seguente: “…della legge in discussione per la bonifica”. Il Governo inoltre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4096/6 Mucci.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cristian Iannuzzi accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4096/5. Quindi, gli ordini del giorno presentati sotto tutti accolti dal Governo. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà. Onorevole Locatelli, interviene o rinuncia? Io più di così non posso, non posso mettermi a gridare. Le posso chiedere, sommessamente, una scelta di campo.

PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio e mi scuso, signor Presidente. Questo provvedimento si propone di impedire il sostegno finanziario ad imprese che producono mine anti-uomo, perché purtroppo sono ancora molti, troppi, gli istituti bancari, anche italiani, che finanziano la produzione all'estero di mine anti-uomo e di bombe cluster, per un giro d'affari che, negli ultimi cinque anni, ha portato ad investimenti che sfiorano i 30 miliardi di dollari.

L'Italia, che fino agli anni Novanta vantava il triste primato di essere tra i principali produttori mondiali, prosegue in un percorso virtuoso, avviato nel 1997, con l'approvazione della legge che stabilisce, non solo il divieto di uso di ogni tipo di mina anti-persone, ma ne vieta anche la ricerca tecnologica, la fabbricazione, la vendita, la cessione, l'esportazione e l'importazione. Successivamente il nostro Paese ha svolto un ruolo da protagonista, nell'opera di bonifica dei residuati bellici, ed ha istituito, con una legge del 2001, il Fondo per lo sminamento umanitario, per realizzare programmi integrati per lo sminamento.

Eppure, nonostante le iniziative internazionali sottoscritte da circa l'80 per cento dei Paesi del mondo, le mine continuano ad uccidere, mutilare, rendere cieche, sorde, storpie, migliaia di persone, che vivono nei Paesi in guerra, ma anche nei Paesi dove la guerra non c'è più, perché le mine restano fino a che non si fa azione di sminamento. È incredibile quanto poco costi produrre una mina (7 euro), se confrontato con il costo dell'azione di sminamento (5 mila euro). E le persone continuano a morire. Si calcola che nel 2015 siano rimaste ferite ed uccise, da queste mine, diciotto persone al giorno, per un totale di 6.500 vittime. Si parla di mine antiuomo, ma le vittime sono prevalentemente bambine, bambini, anziani, donne, che si muovono nei campi minati, alla ricerca di cibo e di acqua. Vengono chiamati “effetti collaterali”, come ci ricorda la campagna nazionale contro le mine Onlus. Non possiamo più tollerare complicità nei confronti di chi promuove questa strage e noi socialisti voteremo convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente. Anche il nostro suo gruppo, Direzione Italia, voterà in modo convinto a favore di questo provvedimento, con qualche considerazione aggiuntiva, piccola, ma convinta, sul tema.

Potrebbe forse sembrare un po' ipocrita un voto favorevole e un'espressione di volontà da parte di questo Parlamento su un argomento che appare così facilmente e così di buonsenso, come quello contenuto all'interno di questa legge. È difficile pensare che ci possa essere qualche Paese al mondo, che abbia davvero la volontà di mantenere la produzione, il finanziamento e la ricerca su strumenti che sembrano veramente di disumano utilizzo, quali quelli delle bombe cluster o delle mine anti-uomo.

Eppure, come ha ricordato la stessa collega Locatelli, una parte importante dell'economia mondiale, una parte importante dei Paesi dello scacchiere mondiale, non hanno aderito alle convenzioni che proscrivono l'utilizzo, la ricerca scientifica, la produzione, la commercializzazione e il trasporto di questo tipo di ordigni. Quindi, il Parlamento italiano bene fa, a manifestare con forza la volontà di questo Parlamento e di questo Paese, di stare fuori rispetto a strumenti di distruzione, che hanno veramente poco di umano.

Teniamo, però, conto che questa nostra certificazione, se noi non riusciremo a essere altrettanto convinti negli scenari internazionali, a proporre che sia proscritto da tutti i Paesi del mondo l'utilizzo di questi strumenti, forse avrà poco significato, come ne ha avuto non tantissimo sino a questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molea. Ne ha facoltà.

BRUNO MOLEA. Grazie Presidente. Ci apprestiamo a votare un provvedimento di estrema importanza, un provvedimento che è finalizzato al contrasto del finanziamento dell'industria produttrice delle mine anti-uomo e delle bombe a grappolo, già approvato in sede deliberante dalla Commissione finanze in Senato, grazie all'unanime condivisione delle diverse forze politiche.

Il testo si inserisce nella cornice normativa rappresentata dalla Convenzione di Oslo, in forza della quale le restrizioni previste riguardano, appunto, la produzione di munizioni a grappolo destinate ad uso bellico. Nello specifico, la Convenzione interviene sul divieto di impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine anti-persone e sulla loro distruzione. Mi riferisco in particolare alla Convenzione di Ottawa, firmata da 127 Paesi nel dicembre del 1997, a conclusione del processo negoziale, denominato, appunto, processo di Ottawa e ratificato dall'Italia con la legge n. 106 del 1999, che pone una serie di divieti, impegnando le parti a non usare, a non sviluppare, a non produrre, a non acquisire e a non accumulare riserve o conservare o trasferire mine anti-persona, né ad aiutare, incoraggiare o indurre chiunque ad impegnarsi nelle suddette attività.

Il nostro Paese partecipa attivamente all'applicazione della Convenzione di Ottawa, sia sul piano diplomatico sia sotto il profilo umanitario. In particolare, l'Italia ha preso parte all'ultima conferenza del settembre 2006 e ha svolto un ruolo da protagonista nell'opera di bonifica dei residuati bellici esplosivi nel Libano del sud. Inoltre, al fine di dare maggiore efficacia all'azione di tale settore, la legge n. 58 del 2001 ha istituito il Fondo per lo sminamento umanitario, in modo da realizzare programmi integrati relativi allo sminamento. Ci troviamo di fronte all'esistenza di un elevatissimo numero di mine tuttora esistenti in numerosi Paesi, che determina ogni anno migliaia di vittime, soprattutto tra i civili e, segnatamente, tra i bambini, anche molti anni dopo la conclusione dei conflitti, che avevano indotto la collocazione di tali ordigni sul territorio.

Per questi motivi, esprimiamo il nostro sincero apprezzamento, rispetto ai contenuti del testo in votazione, che costituisce uno strumento rilevante, ai fini del contrasto di un fenomeno particolarmente grave, qual è la produzione e il commercio di ordigni estremamente pericolosi.

Dichiariamo convintamente il nostro voto favorevole su una norma ampiamente dibattuta in Senato, nel corso delle diverse audizioni svolte, considerando che le disposizioni in discussione sono tali da porre l'ordinamento italiano all'avanguardia, nel contrasto delle mine anti-uomo e delle munizioni a grappolo. Per questo motivo, ribadisco il voto favorevole della componente Civici e Innovatori, nei confronti di un provvedimento di estrema rilevanza, che affronta una problematica di grande importanza, sia sotto il profilo morale che sotto quello civile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.

GIOVANNA PETRENGA. Grazie Presidente. Su questo provvedimento noi, come Fratelli d'Italia, non siamo d'accordo e non condividiamo il metodo. Quindi, noi non discutiamo il merito, ma il metodo, per come è stato affrontato.

Questa legislatura sicuramente passerà alla storia per avere prodotto decreti legislativi monchi, perché ogni decreto che è stato votato in quest'Aula ha riguardato solo una parte dell'argomento trattato, un segmento, ma non ha mai affrontato la complessità del tema trattato. L'ultimo in ordine di tempo è stato quello del CONI e anche questo provvedimento ci trova scettici, per come è stato portato avanti. Noi facciamo, o meglio, questo Governo sta facendo, la politica di due pesi e due misure. Quando ci sono determinati provvedimenti, ce lo chiede l'Europa oppure dobbiamo sentire l'Europa. Quando no, ce lo facciamo in perfetta solitudine in Italia. Questo è un argomento che prevede, invece, nella sua interezza, il coinvolgimento di tutta l'Europa, perché noi siamo d'accordo - infatti abbiamo votato favorevolmente tutti gli articoli -, ma il metodo è sbagliato. Infatti, è soltanto l'Italia che è costretta o a non produrre o ad avere delle prescrizioni restrittive, da portare poi una ricaduta negativa in termini economici e in termini occupazionali, perché anche questi aspetti vanno guardati.

Mentre invece, se noi avessimo chiesto in Europa di affrontare questo problema o questo tema congiuntamente, e quindi di far scaturire poi da queste riunioni, da questi incontri una direttiva europea, sicuramente non saremmo solo noi come Italia, ma tutti i Paesi membri ad osservare le stesse leggi, le stesse dinamiche e gli stessi orientamenti, quindi senza danneggiare nessun Paese. Questo non è stato fatto. Noi quindi, per coerenza e perché non vogliamo che, per dei provvedimenti che vengono licenziati in quest'Aula, ad essere penalizzato sia sempre il nostro Paese, l'Italia, e gli italiani, ci asterremo dal voto sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Presidente, secondo i dati della Campagna internazionale contro il bando delle mine ce ne sono ancora 100 milioni in 60 Paesi del mondo. Il Paese più colpito è l'Afghanistan, seguito dalla Colombia, dall'Angola, Myanmar, Pakistan, Siria, Cambogia e Mali. Le mine antiuomo pare uccidano ancora circa 6.400 persone l'anno, anche se il Trattato di Ottawa per il bando delle stesse mine, che è entrato in vigore ben 18 anni fa, nel 1999, è stato sottoscritto dall'80 per cento dei Paesi del mondo: tutti hanno sottoscritto, ma le mine quotidiano a uccidere e mutilare.

Le cluster bomb distruggono soprattutto i civili e soprattutto i bambini. La Convenzione sulle munizioni cluster è entrata in vigore nel 2010, ed è stata sottoscritta da ben 119 Paesi, ma di nuovo, appunto, nel periodo tra il 2010 e il 2014 il 92 per cento delle vittime erano civili. Tutte le armi provocano ferite e morte, ma i cluster sono armi particolarmente odiose, perché sono nascoste, perché colpiscono i civili nei campi, creano morte e mutilazioni, segnano una generazione. Chi ha visto - a me è capitato - per esempio in Cambogia i danni delle mine che continuano decine di anni dopo, soprattutto con tante persone mutilate, può capirlo. Ed è soprattutto un impegno di natura economica, perché, come sappiamo, il settore delle armi non conosce crisi. Due esempi per la posta in gioco: nel 2017 la Cina supererà il miliardo di yuan per la spesa in armamenti, e il Governo Trump negli Stati Uniti varerà un piano di riarmo che in totale arriverà quasi a 50 miliardi di dollari; a livello globale parliamo di 1.700 miliardi di dollari, il 2,3 per cento del prodotto interno lordo mondiale.

Queste armi inumane di cui parliamo oggi sono quelle che determinano ancora oggi troppe vittime. Diciamo ancora perché c'è una campagna mondiale in corso da anni. Ci siamo impegnati quasi trent'anni fa in Italia per il bando, con dei buonissimi risultati: penso a quando abbiamo chiesto e ottenuto il bando delle mine nel settore di produzione nella provincia di Brescia; e anche allora si diceva che questo avrebbe portato a far perdere lavoro, che non si poteva, che avrebbe creato un danno economico. La riconversione è avvenuta, è avvenuta senza grossissimi problemi, e si è dimostrato che forse anche gli stessi lavoratori non vogliono partecipare alla produzione di armi così letali.

Il nostro Paese è tra quelli che, anche grazie alla mobilitazione della società civile, si è contraddistinto per questa attuazione rapida dei Trattati internazionali contro le mine anti-persona e contro le bombe a grappolo. Il provvedimento che esaminiamo oggi va esattamente in questa direzione; e in particolare c'è un articolo, l'articolo 7 della Convenzione per la messa al bando delle mine, che chiede appunto anche di vietare l'aiuto finanziario alla produzione e alla commercializzazione.

Ed è stato un testo che appunto oggi si concretizza con una legge che viene da lontano, dal 2010, dalla XVI legislatura, che prevede di vietare ogni forma di credito e di finanziamento a chi produce e commercializza, trasporta le mine.

Un recente rapporto realizzato da Pax, la ex Pax Christi olandese, insieme al centro studi Profundo, ci spiega che il mercato di questo tipo di armamenti conta 166 istituzioni finanziarie in 14 Paesi, coinvolte a vario titolo nel finanziamento della filiera delle armi. Negli ultimi quattro anni ben 31 miliardi di dollari sono stati investiti nella produzione. Però ci sono anche, ed è molto positivo, 88 istituti finanziari che, in modo differente, in vario modo, vietano gli investimenti nel settore, e tra questi ci sono tre principali gruppi bancari italiani, Intesa San Paolo, UniCredit e Generali, che sono inseriti da questa ricerca, da questo rapporto di Pax olandese, nella categoria dei runner up, di quelli virtuosi, diciamo. È chiaro che le banche non si sono ancora liberate del tutto da tutti i rapporti con la filiera delle mine antiuomo, perché la filiera è lunga, comprende non solo i produttori, anche chi le trasporta, chi le rivende, chi le finanzia; e credo che tagliare i canali di finanziamento a tutti i livelli, come stiamo facendo oggi, è il modo migliore per contrastare questo tipo di traffico, e anche questo tipo di produzione di armi. Ripeto: tutte le armi sono offensive, le armi uccidono, dovremmo avere veramente il coraggio, anche in questo Parlamento, di agire in modo più coraggioso contro le armi. Agire intanto contro le mine antipersona è un compito di civiltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, i principi umanitari che da sempre caratterizzano l'ordinamento costituzionale dell'Italia, e che attraverso le convenzioni internazionali sono adottati dai Paesi democratici di gran parte del mondo, fanno sì che non si possa rimanere insensibili su una questione su cui si discute ormai da diversi anni, e precisamente dal recepimento da parte del nostro Paese della Convenzione di Oslo. Stiamo parlando del divieto di uso, produzione, commercio e stoccaggio delle bombe a grappolo, e che attraverso la Convenzione ha impegnato gli Stati aderenti a distruggere gli stock, a bonificare i territori infestati, a fornire assistenza alle vittime di questa tipologia di ordigni.

Le munizioni a grappolo sono armi di grandi dimensioni lanciati da aerei, elicotteri o da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili, che si aprono a mezz'aria, spargendo centinaia di submunizioni più piccole. Queste armi sono in grado di distruggere obiettivi estesi e di colpire bersagli in movimento; le submunizioni sono progettate in modo da esplodere al momento dell'impatto al suolo. Tuttavia, nel caso in cui il dispositivo non funzioni, rimangono attive e possono esplodere al minimo contatto o spostamento, diventando di fatto delle mine terrestri.

L'obiettivo contenuto in questo provvedimento, ovvero quello di impedire il finanziamento e il sostegno alle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo da parte delle banche e delle società di investimento, si inserisce in un'azione di più ampio respiro volta a diminuire il potenziale distruttivo di questi ordigni attraverso un'azione di prevenzione e di controllo: azione che già negli anni passati è stata messa in campo dai precedenti Governi, e che ha portato il nostro Paese a svolgere un ruolo da protagonista nell'area di bonifica dei residuati bellici, istituendo, con la legge n. 58 del 2001, il Fondo per lo sminamento umanitario per realizzare programmi integrati relativi allo smaltimento. La strada intrapresa, quindi, si colloca nel solco di un'azione che deve vedere il Parlamento unito nel portare avanti iniziative come questa, senza divisioni ideologiche e di parte.

Auspichiamo, quindi, che sia possibile giungere con un largo consenso all'approvazione definitiva di questo provvedimento, concludendo positivamente un percorso che ha visto impegnato il Parlamento italiano in due legislature e che appare ormai necessario per permettere al nostro Paese di assumere una posizione d'avanguardia nel contesto internazionale, contrastando in modo fattivo e costruttivo una vera e propria piaga umanitaria. Ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà a favore di questo provvedimento. Ci sembra anche un bel modo, un modo coraggioso, per onorare la giornata nazionale in memoria delle vittime delle migrazioni che ricorre proprio oggi, 3 ottobre, e che nasce per ricordare chi ha perso la vita per fuggire da povertà, persecuzioni, guerre; le guerre, appunto. Dovremmo chiamarle mine antibambini perché in Afghanistan, in Siria, in Libia, in tanti altri Paesi, la popolazione civile rappresenta oltre il 90 per cento delle vittime, e i bambini in Yemen sono il 30 per cento, in Siria addirittura il 40 per cento, delle vittime civili.

A ricordarci che il male della guerra sopravvive alla guerra stessa, c'è la storia di un ragazzo di 19 anni italiano, della Val Susa, Nicolas Marzolino, che nel 2013, raccogliendo in un campo un ordigno inesploso della seconda guerra mondiale, perse la vista e subì l'amputazione di una mano, a settant'anni di distanza da quella guerra. Allora, la nostra posizione è quella della Costituzione resistente e pacifista, che nell'articolo 11 contiene il ripudio della guerra. La nostra posizione è quella delle tante associazioni per il disarmo, che con noi continuano ostinatamente a chiedere al Governo italiano di smettere di vendere armi all'Arabia Saudita, che nella sporca guerra in Yemen ha già provocato la morte di oltre 10.000 civili, la metà dei quali, ancora una volta, bambini. Allora, bando alle mine antibambini: sì alla pace, sì al disarmo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente. Il gruppo della Lega Nord voterà a favore di questo provvedimento, che del resto è giunto al nostro esame con un vasto e trasversale consenso, come è logico che sia, visto i nobili ideali e i proponimenti che lo ispirano. L'atto Camera 4096, del resto, è il recepimento di convenzioni internazionali a cui l'Italia ha aderito, rispettivamente quelle di Ottawa del 1997, e di Oslo del 2008, che prevedevano la messa al bando delle mine antiuomo, la prima, e delle munizioni e submunizioni a grappolo, la seconda.

Noi però vorremmo portare la vostra attenzione, fare una riflessione su quelle che potrebbero essere, al di là dei nobili intenti e dei principi che ispirano questo provvedimento, le conseguenze pratiche di una risoluzione del genere, perché le mineantiuomo e le munizioni e submunizioni a grappolo rispondono comunque a delle funzioni militari che, nei teatri di guerra, permangono e quindi le conseguenze potrebbero essere anche diverse da quelle sperate. Sicuramente si avrà una riduzione della produzione di questi ordigni, ma la persistenza delle finalità, a cui erano indirizzati tali ordigni, potrebbe far sì che la sottrazione da un mercato che può essere controllato (come quello nel nostro Paese, con una filiera che comunque opera in una giurisdizione dove i controlli hanno una certa efficacia e dove si può sottoporre la filiera a un certa regolamentazione che può limitare gli effetti di questi ordigni), probabilmente sposterebbe questa filiera in Paesi con una giurisdizione più debole, con controlli inefficaci, con una tecnologia più arretrata. Tutto ciò, quindi, potrebbe rendere ancora più pericolosi e più disumani questi ordigni.

Ricordiamoci anche che la necessità di proteggere certi distaccamenti allo scoperto, che riguardano anche situazioni in cui è impegnato in missioni internazionali il nostro esercito, potrebbe far sì che alcuni comandanti siano tentati di sostituire le mine con proiettili di artiglieria scappucciata e quindi adattati allo scopo.

Una soluzione migliore, magari meno idealistica o meno nobile nei principi, ma comunque con degli effetti concreti, magari più efficaci, sarebbe stata quella di conservare la filiera produttiva in Paesi come il nostro, magari obbligandoli a produrre ordigni disattivabili a distanza, con autodisattivazione automatica nel tempo, che li rende meno pericolosi e meno devastanti dal punto di vista di quello che possono provocare negli umani. Lo stesso dicasi per le bombe cluster che ovviamente vanno condannate, anzi vanno messe al bando per quanto riguarda il loro utilizzo contro esseri umani, ma non dimentichiamoci che sono in teatri di guerra dove si contrappongono eserciti secondo i sistemi tradizionali. Vengono usate, ad esempio, per distruggere postazioni logistiche come aeroporti o comunque piste di atterraggio che possono rifornire i rispettivi eserciti; quindi, hanno anche una finalità non rivolta direttamente all'uomo. Comunque, detto questo, noi sottolineiamo la nostra convinta adesione, e il voto favorevole, all'iniziativa, temendo però che molto di quello che si spera di ottenere con questo tipo di provvedimenti rimanga un'illusione e gli effetti pratici siano diversi da quelli sperati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente. Il problema sicuramente delicato delle mine antipersona riveste un significato di estrema e tragica importanza, perché determina la morte e l'invalidità di numerose persone, tra cui soprattutto i bambini, che sono le principali vittime di questi ordigni bellici. Inoltre il fenomeno della presenza sul terreno di questa tipologia di mine costituisce un pericolo costante per le comunità, perché il terreno minato permane tale anche diversi decenni dopo la fine di un conflitto e causa morti e mutilazioni, e lo smantellamento - questo va detto - richiede un processo lungo e oneroso che grava soprattutto sulle condizioni socioeconomiche dei Paesi più poveri. Il terreno risulta non percorribile, non è coltivabile, spesso la tracciabilità delle mine presenti nel sottosuolo risulta molto difficoltosa e questo crea ostacoli allo sviluppo economico e alla ricostruzione dei territori.

I danni prodotti dalla diffusione delle mine antiuomo, oltre a quelli - che dicevo prima - fisici sulle persone, concernono diversi settori dell'attività economica e sociale di interi Paesi e sono danni al sistema sanitario, all'allevamento, all'agricoltura, alle infrastrutture, alle scuole. Sono dei veri e propri drammi per le popolazioni dei territori coinvolti in questa problematica. Su questo tema, infatti, la comunità internazionale ha elaborato anche una serie di proposte che sono recepite in atti normativi. Penso alla Convenzione di Ottawa, firmata da 120 Paesi nel dicembre 1997, che è stata ratificata dall'Italia con la legge n. 106 del 1999. Quella Convenzione pone una serie di divieti che impegnano le parti a non usare, sviluppare, produrre, acquisire, accumulare, riservare, conservare o trasferire mine antipersona, né ad aiutare, incoraggiare o indurre chiunque a impegnarsi nelle suddette attività. Gli Stati aderenti hanno firmato la Convenzione con lo scopo di porre fine alla sofferenza e ai danni provocati dalle mine antiuomo che, oltre a determinare la morte delle persone, ostacolano, come dicevo prima, lo sviluppo economico, la ricostruzione dei territori, e producono delle conseguenze negative che durano per anni anche dopo la loro collocazione.

Ricordo anche che l'Italia ha introdotto nell'ordinamento interno, con la legge n. 95 del 2011, la Convenzione di Oslo sulle munizioni a grappolo adottata da Dublino il 30 maggio 2008. Questo atto normativo proibisce l'uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di munizioni a grappolo, prevedendo inoltre l'assistenza alle vittime, la bonifica delle aree contaminate e la distruzione delle scorte. Ma, come ben sappiamo, queste bombe purtroppo continuano a essere utilizzate fondamentalmente in teatri di guerra molto importanti e il danno causato alle popolazioni risulta veramente enorme. Ogni anno, infatti, nonostante i risultati positivi finora ottenuti queste mine uccidono e feriscono migliaia di persone e molti eserciti non sembrano assolutamente intenzionati a rinunciare alla brutalità di tali armi. Inoltre, le mine antiuomo continuano a essere prodotte e diventano tecnologicamente sempre più sofisticate e occorre anche sottolineare come nonostante ciò - e lo ricordavano anche i colleghi prima - il loro costo risulti veramente molto inferiore rispetto al prezzo della disattivazione. Ciò avviene anche in contrasto rispetto a quanto affermato dalla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, relativa, appunto, alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, resa esecutiva in Italia dalla legge n. 762 del dicembre 1985. Questa legge - lo ricordo - vieta espressamente attacchi indiscriminati nei confronti della popolazione civile realizzati con metodi o mezzi di combattimento che non sono diretti contro un obiettivo militare determinato. È proprio in questo senso, quindi, che si inserisce questa proposta di legge, che ha lo scopo di vietare totalmente il finanziamento di società, in qualsiasi forma giuridica costituite, aventi sede in Italia o all'estero che svolgono attività di costruzione, produzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, impiego, utilizzo, immagazzinaggio, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, trasferimento o trasporto delle mine antipersona e delle sue munizioni a grappolo, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse. Inoltre, con una misura restrittiva viene vietato anche di svolgere ricerca tecnologica, fabbricazione, vendita, cessione a qualsiasi titolo, esportazione, importazione e detenzione di munizioni e submunizioni cluster di qualunque natura o parti di esse.

Quindi, è una legge fondamentale, una legge importante, che vuole contrastare tutte quelle attività finanziarie che sono collegate all'utilizzo indiscriminato di questi ordigni. Inoltre, l'approvazione di questo progetto di legge è sollecitata anche dalla necessità di affermare quei valori sociali ed etici che sono alla base della convivenza civile. Risulta tuttavia evidente che una legge non è sufficiente a contrastare un fenomeno del genere e che, invece, sarebbe fondamentale e indispensabile l'appoggio incondizionato di tutti i popoli e di tutti i Governi e anche dell'opinione pubblica, che a volte è un po' sorda a tematiche di questo genere, ma anche dell'economia e l'impegno dei singoli cittadini per contrastare tale fenomeno.

È nostro compito e di ogni Paese democratico, quindi, implementare le forme di tutela e di salvaguardia nei confronti dei Paesi che devono confrontarsi quotidianamente con il fenomeno della proliferazione di questi terribili e pericolosissimi ordigni. Il nostro Paese, che per fortuna ha già una legislazione avanzata su questo tema, farà quindi con questa legge un ulteriore passo in avanti per introdurre nell'ordinamento delle disposizioni normative che contribuiscono, in modo efficace e coordinato, ad affrontare le problematiche inerenti il finanziamento di tutte quelle attività relative alla produzione di mine antiuomo. È una normativa dettagliata e, come dicevo prima, che specifica nel modo migliore i canali attraverso i quali i finanziamenti possono giungere ad aziende che continuano a produrre ordigni.

L'intento di questa legge, quindi, è proprio quello di operare un intervento di contrasto con delle effettive sanzioni pecuniarie e di tipo anche interdittivo per quanti ancora sono partecipi nel finanziare le diverse attività concernenti le mine antiuomo. Quindi, sarà anche implementato - ed è importante - il compito della vigilanza su queste attività. Pertanto, questa proposta che stiamo approvando oggi è una proposta sicuramente ben concepita e serve appunto - lo voglio ricordare ancora una volta - a rafforzare gli strumenti per impedire l'utilizzo dei finanziamenti alle società che a vario titolo si occupano di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo, in linea con quanto concordato e stabilito a livello internazionale.

Quindi, nell'auspicio di un voto a larga maggioranza, come per fortuna mi è sembrato di vedere fino a questo momento, io preannuncio il voto favorevole del gruppo di Alternativa Popolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, Presidente. Esprimo, a nome del gruppo Articolo 1 -Movimento Democratico e Progressista, la soddisfazione per l'approdo in Aula e la sua approvazione, che pare avverrà con un largo consenso, della proposta di legge oggi all'esame.

Si tratta di una proposta di legge che introduce il divieto totale al finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo, le cosiddette cluster bombs, da parte di qualsiasi società finanziaria, banche, eccetera, in coerenza con i Trattati di Ottawa e di Oslo, che il nostro Paese non solo ha firmato ma ha anche ratificato. È stato già ricordato che il giro d'affari che riguarda la produzione di questi ordigni supera i 30 miliardi di dollari all'anno.

Noi voteremo convintamente a favore su questo provvedimento anche se resta il rammarico per il tempo perso, perché - voglio ricordarlo - la proposta di legge è stata presentata al Senato prima e alla Camera poi già nella XVI legislatura, ripresentata all'inizio di questa e, a causa di un iter travagliato e inspiegabilmente lento, arriviamo solo oggi all'esito che noi auspicavamo, cioè quasi a fine legislatura e con un'aggravante secondo me, ossia che saranno necessari ancora diversi mesi per la sua concreta attuazione e per consentire, cioè, lo svolgimento dei compiti attribuiti agli organismi di vigilanza.

Stiamo per approvare un provvedimento che per noi ha un valore e uno spessore etico importante e che riteniamo assolutamente necessario. Era necessaria, cioè, una norma, che ci è stata sollecitata per lungo tempo dalle associazioni umanitarie della Campagna italiana contro le mine, che intervenisse direttamente sul settore finanziario per contrastare il disumano utilizzo dell'uso di bombe a grappolo e di mine antipersona, per fare, cioè, un chiaro e netto passo in avanti sulla strada del disarmo umanitario e del diritto internazionale umanitario a difesa dei civili. Voglio ricordare che il diritto internazionale umanitario prevede che non tutti gli armamenti si possono utilizzare, che non tutti gli strumenti d'arma si possono utilizzare e, soprattutto, ci sono delle precise prescrizioni per la difesa dei civili e delle infrastrutture civili.

È una norma necessaria per ragioni precise: sono ancora migliaia le mine antipersona disseminate in molti territori africani, mediorientali, sudamericani e persino in Europa, nell'area bosniaca come tragica eredità della guerra degli anni Novanta. La disumanità di questo tipo di ordigni è rappresentata innanzitutto dal fatto che colpiscono prevalentemente i civili e, fra questi, i bambini.

Secondo un report di organismi internazionali in qualche parte del mondo ogni 20 minuti un essere umano salta su una mina, con un incremento di vite perdute e di orribili mutilazioni nel 2015 registrate nei conflitti armati in Afghanistan, in Siria, in Libia, in Ucraina e nello Yemen. Ancora oggi, nonostante il Trattato di Ottawa, entrato in vigore nel 1999, preveda la proibizione dell'uso, dello stoccaggio, della produzione e della vendita di mine antipersona e loro relativa distruzione, molti sono i Paesi che non lo hanno sottoscritto e ci sono anche Paesi che, nonostante siano firmatari, possiedono ancora milioni di questi ordini da distruggere.

Lo stesso ragionamento vale per le cluster bombs, le munizioni a grappolo e le submunizioni a grappolo, che colpiscono, anche in questo caso, soprattutto i civili e per lo più i bambini. Ricordo un dato per tutti: dal 2010 - anno in cui è entrata in vigore la convenzione sulle munizioni cluste - al 2014, il 92 per cento delle vittime registrate sono civili e nel 2016 lo scenario è ancora più grave: le vittime delle cluster, cioè delle bombe a grappolo, sono raddoppiate rispetto all'anno precedente. Benché il loro uso sia vietato, infatti vengono utilizzate ancora dalla Siria e dall'Arabia Saudita nello Yemen.

Ci sono, inoltre, le vittime delle bombe a grappolo inesplose. Si tratta, cioè, di ordigni che hanno al loro interno submunizioni che all'attivazione della bomba principale vengono disperse su un terreno molto ampio e restano lì pronte ad uccidere o a mutilare, se raccolte o calpestate, anche per diversi anni. La maggioranza degli ordigni inesplosi purtroppo sono colorati e luccicanti e, quindi, risultano attraenti per i bambini, come ben descritto nel libro Pappagalli verdi di Gino Strada. E spesso l'Italia, nei suoi decreti per le missioni internazionali e nei finanziamenti per la cooperazione internazionale, inserisce fondi per lo sminamento, ma spesso lo sminamento avviene mentre sono in atto conflitti armati, e questo, insomma, peggiora la situazione, impedisce uno sminamento veramente utile.

Chiudo, signor Presidente, con un auspicio: che il nostro Paese, firmatario dei Trattati di Ottawa e di Oslo, dopo essere stato uno dei maggiori produttori di mine antipersona, dopo questo importante passaggio parlamentare, sostenga con determinazione l'opera di sensibilizzazione delle organizzazioni umanitarie nei confronti dei Paesi che ancora non hanno firmato i due Trattati, nei confronti di quei Paesi che ancora utilizzano le mine antipersona e le bombe a grappolo e che non intendono distruggerle.

Anche da questo passa la costruzione di un mondo non solo rispettoso della nostra Costituzione e dei Trattati internazionali, ma, soprattutto, rispettoso della vita di bambini, uomini e donne che già vivono situazioni di conflitti armati e che, purtroppo, vivono le conseguenze di essi anche a distanza di anni. Noi pensiamo che davvero il Parlamento oggi abbia fatto un passo avanti importante e ci auguriamo non solo un consenso largo a questa proposta di legge, ma anche che tutti gli adempimenti previsti dalla proposta di legge stessa abbiano tempi accelerati, perché in tanti Paesi del mondo guardano anche a noi per avere una possibilità di vita migliore e per avere la possibilità di non morire a causa delle guerre e degli ordigni inesplosi (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Aula è oggi chiamata ad approvare in via definitiva un provvedimento già licenziato dalla Commissione finanze del Senato all'unanimità. La proposta vieta il finanziamento e il sostegno alle imprese produttrici di mine antipersona, munizioni e submunizioni cluster da parte delle banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario attraverso un sistema di controlli di verifica e di sanzioni sul modello del contrasto dell'utilizzo del sistema finanziario a fini terroristici. Nel corso della passata legislatura, il Parlamento ha ratificato la Convenzione di Oslo, che prevede il divieto di uso, produzione, commercio e stoccaggio delle bombe a grappolo, e che impegna gli Stati aderenti a distruggere gli stock, a bonificare i territori infestati e a fornire assistenza alle vittime di questa tipologia di ordigni. Pertanto, sosteniamo l'approvazione di questo provvedimento per coerenza giuridica e per portare avanti con responsabilità il doveroso impegno nell'ambito dei diritti umani e del disarmo.

La natura assai subdola di bombe a grappolo e mine antipersona rende incalcolabile anche l'effettivo numero di morti da esse causate, che è certamente maggiore rispetto alle cifre ufficiali. Recentemente le vittime si sono identificate in oltre 62 Paesi; la stragrande maggioranza sono civili e la proporzione di morti rispetto alle perdite militari è aumentata del 78 per cento negli ultimi anni. I più colpiti sono i bambini, circa il 47 per cento dei civili uccisi, e le donne. Il maggior numero di persone uccise si è registrato negli ultimi quindici anni in Laos, Afghanistan, Cambogia e Colombia. Il legislatore ha, quindi, il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione. Anche sul terreno economico-finanziario, infatti, si può contrastare la sistematica violazione dei diritti umani e del diritto alla sicurezza, e comunque monitorare qualsiasi tentativo di speculazione relativo al business dell'intermediazione finanziaria su questo tema.

Per questo, il testo riflette quanto già previsto per il contrasto al finanziamento delle attività terroristiche, introducendo per istituti di credito e intermediari il divieto del finanziamento di qualsiasi operazione che riguardi la produzione di queste armi odiose, che causano numerosissime vittime civili. È evidente, però, come questo non debba costituire il pretesto per una condanna a un intero settore, ovvero l'industria armiera, che nel nostro Paese rappresenta un segmento produttivo di tutto rispetto.

In Italia le imprese produttrici di armi, munizioni e componentistica sono diverse centinaia, e si tratta, prevalentemente, di imprese di dimensioni medio-piccole, che danno lavoro complessivamente a circa 50 mila addetti. L'approvazione di questo provvedimento rappresenta, quindi, un ulteriore e importante tassello che questo Parlamento si impegna ad offrire agli strumenti normativi necessari alla protezione dei civili durante i conflitti e, più in generale, a sostegno del disarmo. Ciò permetterà all'Italia, continuando comunque a sostenere le proprie imprese, di dotarsi di una buona pratica nel settore del disarmo umanitario, campo in cui ha già dato prova di costanti e buoni risultati, che sono da guida per altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA. Presidente, ben 199 nazioni, tra le quali l'Italia, hanno aderito alla Convenzione del 2008 sulle munizioni a grappolo per liberare il mondo dalle famigerate cluster bomb. Nonostante ciò, negli ultimi quattro anni 166 istituzioni finanziarie hanno investito, da ottobre 2009 a marzo 2017, ben 31 miliardi di dollari in aziende che producono questo tipo di armi. I 31 miliardi di dollari di investimenti sono stati accordati principalmente a sei aziende che producono munizioni a grappolo. In particolar modo, due società si trovano in Cina, due in Corea del Sud e due negli Stati Uniti. Le bombe a grappolo sono vietate perché danneggiano in modo sproporzionato i civili, così come accade per il continuo uso di munizioni a grappolo in Siria e da parte della coalizione a guida saudita nello Yemen.

Questi ordigni hanno effetti devastanti sulle popolazioni civili, facendo stragi e causando morti e feriti per decine di anni anche dopo la fine dei conflitti. Nel 2016 i finanziamenti a favore dei suddetti produttori erano pari a circa 28 miliardi di euro, mentre nel 2017 sono aumentati addirittura di altri 3 miliardi di euro, e questo è diventato del tutto inaccettabile, è un controsenso, se ci pensate: il mondo si organizza per eliminare i finanziamenti, ma, di fatto, il mercato li aumenta. Quindi, con questa proposta di legge, cerchiamo, come Parlamento italiano, di dissociarci da queste politiche di morte che producono generazioni di vedove, di orfani, di mutilati, di feriti nel corpo e nell'anima; purtroppo, nonostante questi siano i buoni propositi sui quali ci ravvediamo anche noi, dobbiamo sottolineare delle gravi mancanze che, comunque, persistono all'interno di questo provvedimento.

Questa legge vieta il finanziamento alle imprese produttrici di mine antipersona, munizioni e submunizioni cluster da parte delle banche e degli altri soggetti operanti nel settore finanziario. Altresì, è sancito il divieto di svolgere ricerca tecnologica, fabbricazione, vendita e cessione delle mine antipersona e submunizioni cluster. Al fine di tutelare maggiormente l'interesse morale e pubblico, le società che svolgono tali attività non possono partecipare a bandi e programmi di finanziamento pubblico. I suddetti divieti, chiaramente nell'ottica di un rafforzamento dell'iniziativa al fine di evitare misure elusive, sono estesi anche alle fondazioni e ai fondi pensione. Ma per le violazioni dei citati divieti sono disposte esclusivamente sanzioni amministrative; quindi, se uno riesce ad eludere questi divieti, si becca un'ammenda da un minimo di 150 mila euro fino a un milione e mezzo di euro. Altresì, l'applicazione di tali sanzioni è subordinata al verificarsi di determinati eventi, ed in particolare è necessario che la violazione del divieto sia compiuta da soggetti che ricoprono ruoli aziendali apicali e nell'interesse o a vantaggio dell'intermediario.

Non solo, ma, per quanto concerne le persone fisiche che svolgono ruoli negli organi di amministrazione e controllo delle società, quindi banche ed intermediari, nelle ipotesi di violazione dei suddetti divieti sono previste sanzioni amministrative pecuniarie pari ad un minimo di 50 mila euro fino ad un massimo 250 mila euro. Ma, tuttavia, vi ho detto prima qual è l'ammontare del business: 31 miliardi di euro. Quindi, potete capire che questo è un argomento sul quale bisogna ragionare e rafforzare queste pene, perché, se io faccio una transazione, io banca, con un'azienda di quelle che abbiamo citato sopra per circa un miliardo, un miliardo e mezzo, due miliardi di dollari, non avrò problemi a pagare una sanzione di 150 mila euro, una sanzione di un milione e mezzo. Quindi, è evidente che queste pene pecuniarie debbano essere aumentate, probabilmente anche, forse, entrare in altri tipi di reati, e questo va ben ragionato perché potrebbe essere un limite a questa legge.

Dal combinato disposto degli articoli 1 e 2 si desume una mancata estensione dei divieti contemplati dalla presente iniziativa legislativa anche alle mine progettate per essere poste sotto, sopra o presso il terreno o qualsiasi altra superficie e per essere fatte esplodere dalla presenza, prossimità o contatto di una persona o veicolo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,56)

CARLO SIBILIA. Significa che è chiaro che la finalità principale di tali mine sia la distruzione di veicoli militari, ma senza ombra di dubbio la struttura di queste armi chiaramente va ad incidere anche sulle persone. Quindi si è deciso di puntare sulle cluster bomb, ma di fatto tutte le altre mine, che rimangono un po' escluse, avrebbero dovuto essere magari inserite, cercando di capire come fare per modificare questo tipo di definizione.

Auspichiamo chiaramente che dallo Stato italiano possano partire iniziative che rendano omogenea la disciplina anche a livello europeo: confinare la vigenza del corpus di divieti esclusivamente al territorio italiano, potrebbe ulteriormente vanificare i buoni intenti dell'iniziativa legislativa. Infatti, non essendoci alcun limite al mercato interbancario, nulla esclude che, per il tramite di qualsivoglia partnership commerciale tra istituti di credito, il risparmio italiano possa essere ceduto o corrisposto a istituti di credito aventi sede legale in Stati membri dell'Unione europea e non, che siano privi di tale disciplina, e quindi possa essere nuovamente destinato al finanziamento della produzione di mine antipersona, intensificandone il relativo mercato.

Abbiamo cercato di sottolineare quelle che possono essere criticità sulle quali ragionare nel futuro. È evidente che non ci opporremo mai ad un tipo di legislazione che comunque, in qualche modo, cerca di vietare nello Stato italiano la commercializzazione e la finanziarizzazione del business delle cluster bomb. Però è evidente che ancora tanti altri e buoni passi in avanti debbono essere fatti, e auspichiamo che si continui ad andare in questa direzione su una strada spianata, senza alcun ostacolo e alcuna mina sul nostro cammino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO. Grazie, Presidente. Il voto che ci apprestiamo ad esprimere in quest'Aula oggi ha un significato importante: è un atto politico che sancisce la conclusione di un percorso, ed è un impegno mantenuto. Finalmente, come dicevano alcuni colleghi, dopo sette anni di attesa approviamo una norma che dà senso e direzione ad una volontà politica condivisa, una norma che dà concretezza ai principali valori fondanti della nostra Repubblica: la pace e il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo tra i quali in primis quello alla vita, principi che portiamo dentro di noi e dei quali andiamo orgogliosi. L'Italia, dopo essere stata tristemente leader nella produzione delle mine antiuomo, sin dagli anni Novanta ha svolto un ruolo da protagonista per la loro messa al bando e per l'opera di bonifica dai residuati bellici.

Devo rassicurare quindi i colleghi della Lega Nord e di Forza Italia, che temevano che il provvedimento togliesse ossigeno ad un settore economico del nostro Paese, sul fatto che già da anni ormai non c'è più: dopo aver vietato, infatti, di produrre, stoccare ed esportare tali tipologie di armi, ora chiudiamo in qualche modo il cerchio dimostrando coerenza giuridica e un serio impegno nell'ambito dei diritti umani e del disarmo.

La proposta di legge in discussione questa sera prevede il divieto totale al finanziamento di società, aventi sede in Italia o all'estero, che direttamente o indirettamente svolgono attività di costruzione, produzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, impiego, utilizzo, immagazzinaggio, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, trasferimento o trasporto delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni cluster di qualunque natura o composizione o di parti di esse. Alle medesime società è preclusa la partecipazione a bandi o programmi di finanziamento pubblico; e chiarisco, anche a seguito dell'intervento del collega che mi ha preceduto, che gli amministratori che si renderanno responsabili di questo reato, oltre ovviamente a sanzioni pecuniarie, saranno anche oggetto di misure interdittive. Quindi lo rassicuro rispetto alle giuste preoccupazioni che aveva.

Ma perché intervenire su questo specifico aspetto del problema?

Perché - ripeterò dati che sono già stati citati ma che è bene ricordare - nonostante 119 nazioni abbiano già aderito alla Convenzione del 2008 sulle munizioni a grappolo per liberare il mondo dalle famigerate cluster bombs, 166 istituzioni finanziarie hanno investito, da ottobre 2009 a marzo 2017, 31 miliardi di dollari in aziende che producono queste armi, 3 miliardi di dollari di investimento in più rispetto al 2016. Questi dati sono inaccettabili e dimostrano che l'impegno del 2008 non basta. Le istituzioni dei singoli Stati non possono fermarsi ad un impegno formale, devono trasformarlo in qualcosa di sostanziale, devono tradurre la scelta di contrasto alle mine antipersona in azioni concrete che ne limitino la produzione e l'utilizzo. Per tale ragione oggi approviamo la proposta di legge perché sentiamo il dovere e la responsabilità di scelte vere, coerenti e per questo apprezzate dai cittadini. Alcuni importanti gruppi bancari italiani hanno già scelto volontariamente di non finanziare imprese produttrici di cluster bombs ma è improrogabile un intervento normativo. Vogliamo avere una misura della violenza di queste armi, che ho sentito definire strumenti di guerra e che, in qualche modo, venivano giustificate da un collega che mi ha preceduto (non posso che inorridire di fronte a questi ragionamenti, che ignorano le convenzioni internazionali che il nostro Paese ha firmato e che non considerano tali armi per quello che sono ossia strumenti di morte subdoli e disumani)? Vogliamo, dicevo, avere una misura della violenza di tali armi? Non è calcolabile e certamente è maggiore rispetto alle cifre ufficiali. In Siria oltre 2.200 persone sono rimaste uccise o ferite dall'esplosione di munizioni cluster tra il 2012 e il 2015; tra il 2014 e 2015 il numero dei morti e dei feriti causati dalle mine antiuomo è aumentato del 75 per cento, raggiungendo quota 6.461, una mattanza indiscriminata. Le vittime sono civili nel 78 per cento dei casi, bambini quattro volte su dieci e quei civili magari sono genitori o persone che si prendono cura dei bambini. Nel caso in cui ad essere uccise o mutilate siano le madri, i bambini hanno meno probabilità di ricevere un'alimentazione adeguata, di essere protetti da un'eventuale sfruttamento ed abuso; quando i padri sono le vittime delle mine antiuomo, i bambini sono spesso costretti ad abbandonare la scuola e ad iniziare a lavorare per integrare il reddito familiare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19,05)

SARA MORETTO. Ecco dove sta l'importanza di questo provvedimento: nella tutela dei diritti umani e il rispetto di tali diritti non è qualcosa di lontano che non ci riguarda. Le grandi crisi finanziarie e bancarie ci hanno ulteriormente fatto capire, se ce n'era ancora davvero bisogno, che anche le scelte di tipo economico e finanziario devono essere guidate da principi di sostenibilità ed etica, che il vivere in una società ci impone una riflessione sulle nostre decisioni personali che non incidono solo sul patrimonio ma che possono condizionare la vita o arrivare addirittura a causare la morte degli altri. La finanza sostenibile oggi è un tassello fondamentale dell'economia internazionale, non può essere più ignorata o sottovalutata. In un mondo globalizzato a maggior ragione è imprescindibile cercare anche nei propri investimenti il rispetto degli altri e dell'ambiente. Oggi per garantire la cosiddetta capacità di futuro si deve sempre più cercare l'equilibrio tra le dimensioni economiche, sociali ed ambientali degli investimenti finanziari. Non si possono insomma più chiudere gli occhi. Sono orgogliosa che si arrivi oggi, anche grazie al supporto della Campagna italiana contro le mine, a questo risultato. Sono fiera che questa proposta di legge venga portata all'approvazione definitiva nell'attuale legislatura che vede il Partito Democratico protagonista e responsabile, con coraggio e slancio innovativo, delle scelte di sviluppo e di crescita del nostro Paese. Mi auguro e ci auguriamo che l'Italia possa su questo fronte essere da esempio e parte attiva di stimolo per altre democrazie mondiali che faticano a troncare il legame con i produttori di queste subdole armi. Con orgoglio e soddisfazione annuncio quindi il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4096)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4096: “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Per una questione di prudenza invito colleghi a non lasciare la postazione, perché, se per una qualunque ragione dovessi revocare la votazione e riaprirla, chi se ne va, come dire, perde il voto. Non mi pare che il provvedimento sia a rischio, però, insomma…

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'esame delle mozioni Quartapelle Procopio ed altri n. 1-01714 e Rondini ed altri n. 1-01715 concernenti la candidatura di Milano quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali, già previsto dal calendario dei lavori a partire dal prossimo 9 ottobre, avrà luogo nella parte antimeridiana della seduta di domani, mercoledì 4 ottobre.

Si è altresì convenuto che all'ordine del giorno della seduta di martedì 17 ottobre, con priorità rispetto agli altri argomenti già previsti e comunque al termine dell'esame della proposta di legge n. 2352-A/R e abbinate – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali, sarà iscritto il seguito dell'esame:

della mozione Alberti ed altri n. 1-01707 concernente iniziative di competenza sulla nomina del Governatore della Banca d'Italia, già prevista a partire da lunedì 23 ottobre;

della proposta di legge n. 1994-B – Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato), già prevista per la settimana in corso;

della proposta di legge n. 76-A/R e abbinate – Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico, già prevista per il prossimo 31 ottobre;

La discussione sulle linee generali della mozione Alberti ed altri n. 1-01707 concernente iniziative di competenza sulla nomina del Governatore della Banca d'Italia avrà luogo nella seduta di lunedì 16 ottobre, con priorità rispetto agli altri argomenti previsti.

Convalida di un deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 28 settembre 2017, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Amedeo Laboccetta, proclamato nella seduta del 28 giugno 2017, in sostituzione del deputato Raffaele Calabrò per la lista n. 7 - Il Popolo della Libertà, nella XIX circoscrizione Campania 1.

Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie Presidente. Domenica scorsa, in Europa, sono successi fatti importanti, che forse segneranno la storia, non solo del Paese dove si sono verificati, ma anche della nostra Europa, della nostra Unione europea. Mi riferisco - ed è di tutta evidenza - al referendum catalano e alla drammatica catena di eventi, che si sono verificati in quella giornata, in una straordinaria regione dell'Europa e in un grande Paese, che è la Spagna, in una grande democrazia del nostro continente.

Io non mi sono iscritto a fine seduta per iscrivermi ad una delle curve, per così dire, su questo argomento. Non mi sono iscritto per dire la mia opinione, su quello che è accaduto e sui fatti che si sono verificati, anche se ovviamente ho una mia opinione. Mi sono iscritto per cercare di invitare, attraverso questa formula - ma poi lo farò in altri modi più rituali -, questo Parlamento, il Parlamento della Repubblica italiana, ad affrontare in un dibattito questo argomento.

Io non credo che possiamo sfuggire alle domande, che gli eventi di Spagna ci pongono, perché sono domande che riguardano la natura stessa della democrazia. Sono domande che riguardano la natura stessa della politica, del lavoro che facciamo, e non riguardano soltanto un Paese confinante, un Paese vicino - scusate -, un Paese amico dell'Italia. Io credo sia giusto che questo tema sia affrontato dal Parlamento italiano, che di questo argomento si possa discutere, che su questo argomento ci si possa confrontare, perché poi anche il Governo italiano possa dire, nelle sedi proprie - mi riferisco alla sede dell'Unione europea, ma mi riferisco anche a quella dei rapporti internazionali e bilaterali, che certamente ci sono tra Italia e Spagna - la propria chiara e netta opinione su questa vicenda.

PRESIDENTE. La ringrazio. Come lei sa bene, la programmazione dei lavori è svolta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo ed è lì che, eventualmente, si fissano eventuali punti di discussione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Beni. Ne ha facoltà.

PAOLO BENI. Grazie Presidente. Oggi 3 ottobre si è celebrata la giornata della memoria delle vittime dell'immigrazione, ricorrenza istituita da questo Parlamento, in ricordo delle 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, una delle più gravi tragedie del Mediterraneo.

Centinaia sono state le iniziative, promosse oggi da associazioni e istituzioni, da Lampedusa alla Camera dei deputati, alle tante scuole che hanno aderito all'invito del MIUR: proiezioni di film, mostre, presentazioni di libri, incontri per ricordare, informare, riflettere, perché il ricordo di quella tragedia ci sia di insegnamento.

Così, purtroppo, non è stato in questi quattro anni, in cui sono stati ancora più di 15 mila i morti e dispersi nel Mediterraneo, un dramma senza fine, che è proseguito troppo spesso in mezzo alla nostra indifferenza, un'indifferenza che negli ultimi tempi è diventata sempre più insofferenza verso i richiedenti asilo. Vediamo montare nel nostro Paese un brutto clima e riemergere preoccupanti i toni razzisti e xenofobi.

E, allora, è bene che questa giornata ci induca davvero a una riflessione, perché, se è vero che spetta agli Stati e ai Governi il compito di studiare le soluzioni più efficaci per governare l'immigrazione, nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutti, è anche vero che tocca a ciascuno di noi il dovere morale di non rassegnarci all'imbarbarimento di questa società e rilanciare l'impegno per una nuova cultura dell'accoglienza e della convivenza, che è possibile e necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brandolin. Ne ha facoltà.

GIORGIO BRANDOLIN. Grazie Presidente, a proposito della giornata del migrante, mercoledì e giovedì dell'altra settimana, nella città turistica di Grado, nella provincia di Gorizia, in Friuli-Venezia Giulia, sono successi episodi che io ritengo gravi, gravissimi, tanto da impedire lo svolgimento regolare del consiglio comunale, che, guarda caso, aveva all'ordine del giorno l'ipotesi dell'accoglienza di diciotto richiedenti asilo in una frazione della città.

Il capogruppo di Forza Italia, consigliere regionale attuale, nonché ex sindaco, appoggiato da venti energumeni di CasaPound, hanno obbligato il sindaco a sospendere le due sedute, con violenza, con sputi, togliendo e rompendo addirittura il microfono e impedendo alle forze dell'ordine di sgomberare l'aula, evitando anche ulteriori scontri. Il tutto con una scelta che aveva fatto l'amministrazione comunale, di avere trovato una casa in una località, che si chiama Fossalon di Grado, dove vivono da settant'anni emigranti dell'Istria di Fiume, che sono stati accolti dalla nostra comunità, dopo l'esodo e dopo le tragedie della seconda guerra mondiale. Quei nipoti di quelle persone, che erano esuli, hanno fatto tutto questo, per impedire che la città di Grado, così come la metà dei comuni della mia piccola provincia, desse accoglienza a diciotto richiedenti asilo. Io stigmatizzo quest'episodio, che va proprio nella logica di quest'atmosfera e ambiente, che si sta aprendo nel nostro Paese, dando la massima solidarietà al sindaco - che non è del mio partito, è di una lista civica -, alla signora prefetto e alle forze dell'ordine, che io mi auguro saranno capaci di testimoniare ancora una volta la solidarietà e la cultura, che nella mia provincia c'è, al di là di questi squallidi personaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carrescia. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CARRESCIA. Grazie Presidente, per sollecitare, per suo tramite, la risposta ad alcune interrogazioni. Nello specifico le chiedo di sollecitare il Ministro della salute per rispondere all'interrogazione n. 4-16386 del 21 aprile del 2017, che riguarda fatti accaduti nel 2009, presso l'ospedale Fondazione San Raffaele di Milano, reparto di cardiochirurgia, dove numerosi pazienti, a causa dei infezioni contratte o durante l'intervento o nel reparto di rianimazione, decedettero o dovettero essere rioperati e, successivamente, sottoposti a lunghe e costose cure ospedaliere.

Questi pazienti, ad oggi, non riescono ad ottenere alcun risarcimento, perché la tutela assicurativa dell'ospedale aveva massimali molto elevati e come garante ha oggi una società della Romania. E il problema delle fideiussioni di società straniere è quanto mai significativo e rilevante.

La seconda invece riguarda l'interrogazione n. 5-11954 del 26 luglio 2017, e attiene alle procedure di semplificazione delle SOA, che è un tema particolarmente sentito dalle imprese, soprattutto le piccole e medie imprese che operano nei comuni dell'area del sisma, che hanno necessità di accedere alle gare per la ricostruzione.

La terza invece riguarda il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, sull'applicazione del contratto della grande distribuzione commerciale, la n. 4-16774. E da ultimo, la n. 4-17031, relativa alle criticità diffuse sul territorio per le società cooperative in dissesto, a fronte di una normativa che non tutela adeguatamente i soci che hanno ottemperato a tutti i loro obblighi: un caso eclatante quello della Coop Casa di Ancona. La prego di sollecitare i Ministeri per una risposta in tempi congrui, e nel rispetto del Parlamento.

PRESIDENTE. La Presidenza prende buona nota delle sue interrogazioni e del suo sollecito.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, prendo la parola per esprimere le mie condoglianze, e spero anche quelle di noi tutti, ai familiari delle vittime della strage di Las Vegas, dove hanno perso la vita 59 persone. Esprimo inoltre solidarietà ai tanti feriti, 527 per l'esattezza, che si trovano nel dolore a causa del gesto di uno squilibrato. Gesti che andrebbero prevenuti attraverso una maggiore attenzione educativa da piccoli, ed una maggiore azione inclusiva nella società da parte delle istituzioni e di tutti quegli attori che possono influire sui comportamenti sociali. Bisognerebbe che gli stessi produttori di armi svolgessero un'azione formativa per l'uso delle stesse, che bisogna ricordare, sono sempre oggetti pericolosi. Come accade per il fumo di sigarette, bisogna fare in modo che venga scritto sul calcio di ogni fucile o arma da fuoco una frase in cui si mette in evidenza la sua pericolosità per la vita umana: come scrivono “il fumo uccide”, così dovrebbero scrivere “le armi uccidono”, “weapons kill”.

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al cordoglio per le vittime di questa strage.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI. Presidente, trovo scandaloso che un deputato della Repubblica italiana sfrutti una giovane donna per un anno e mezzo senza pagarla, e nello stesso tempo “contratti” profumatamente il figlio del sottosegretario per la difesa Rossi per non andare in ufficio. Parlo ovviamente del collega Mario Caruso. La donna dice di aver subito le avance di Caruso, che le avrebbe fatto intendere di offrirle un contratto in cambio di prestazioni sessuali. Mi chiedo al momento, Presidente, cos'abbia da dire la Presidente Boldrini al riguardo, data la sua sensibilità sul tema. Il collega Caruso credo che dovrebbe essere allontanato, perché non ha la dignità per rimanere in quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 4 ottobre 2017, alle 10:

1.  Discussione delle mozioni Quartapelle Procopio, Laforgia, Lupi, Abrignani, Marazziti, La Russa, Pisicchio, Monchiero, Alfreider, Locatelli, Binetti ed altri n. 1-01714, Rondini ed altri n. 1-01715, Gelmini ed altri n. 1-01718, Grillo ed altri n. 1-01719 e Daniele Farina ed altri n. 1-01720 concernenti la candidatura di Milano quale sede dell'Agenzia europea per i medicinali.

  (ore 15)

2.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,30)

3.  Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017. (Doc. LVII, n. 5-bis)

La seduta termina alle 19,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 1 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 8 il deputato Donati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 17 i deputati Argentin, Borghese, Capone e Preziosi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1013-A e ab. - em. 1.10 rif. 387 387 0 194 387 0 93 Appr.
2 Nominale em. 1.13 395 392 3 197 107 285 92 Resp.
3 Nominale em. 1.15 398 398 0 200 398 0 91 Appr.
4 Nominale em. 1.12 404 354 50 178 354 0 91 Appr.
5 Nominale articolo 1 420 362 58 182 362 0 88 Appr.
6 Nominale art. agg. 1.010 416 399 17 200 141 258 87 Resp.
7 Nominale em. 2.10 419 399 20 200 153 246 86 Resp.
8 Nominale articolo 2 410 410 0 206 410 0 86 Appr.
9 Nominale Pdl 1013-A e ab. - voto finale 444 439 5 220 438 1 84 Appr.
10 Nominale Pdl 4096 - articolo 1 445 445 0 223 445 0 84 Appr.
11 Nominale articolo 2 441 377 64 189 377 0 83 Appr.
12 Nominale articolo 3 441 441 0 221 441 0 83 Appr.
13 Nominale articolo 4 441 441 0 221 441 0 83 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 5 439 439 0 220 439 0 83 Appr.
15 Nominale articolo 6 441 378 63 190 378 0 83 Appr.
16 Nominale articolo 7 438 438 0 220 438 0 83 Appr.
17 Nominale Pdl 4096 - voto finale 392 389 3 195 389 0 79 Appr.