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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 859 di mercoledì 27 settembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dorina Bianchi, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Carbone, Coppola, Dambruoso, Dellai, Ferranti, Fontanelli, Laforgia, Locatelli, Losacco, Marcon, Mazziotti Di Celso, Piepoli, Pisicchio, Portas, Realacci, Sanga, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Gadda ed altri; d'iniziativa popolare; Garavini ed altri; Vecchio ed altri; Bindi ed altri; Bindi ed altri; Formisano: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, n. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-B: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate.

Ricordo che nella seduta del 25 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Ricordo, altresì, che, nel corso di tale discussione, è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Sarro ed altri n. 1.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale Sarro ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

L'onorevole Sisto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Sarro ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. È un grande onore prendere la parola in difesa dalla Costituzione, in difesa dei diritti dei cittadini, in difesa del rispetto delle regole fondamentali che fanno dell'Italia un Paese assolutamente democratico. Un tentativo, quello di oggi, che dovrebbe fare arrossire di vergogna coloro che ritengono di poter sovvertire, in nome di non bene qualificati interessi di carattere pseudo investigativo, i pilastri di questo sistema. E coloro che si vestono di anti-mafiosità sotto l'usbergo dei numeri del Parlamento non meritano che una profonda riflessione dell'Aula, capace di sovvertire questo disegno eversivo a matrice normativa, che non può fare altro che conferire a questo Paese un'immagine che non ha mai avuto: il travolgimento dei principi fondamentali di personalità, di legalità, che hanno sempre fatto dell'Italia un Paese rifugio dal punto di vista del rispetto, della certezza che si risponda e si possano subire pene soltanto in presenza di condotte che meritano questa sanzione.

Il tiro si alza. Qui si gioca l'arroganza di pochi di sostituirsi ai diritti fondamentali di tutti. Nonostante una sentenza dell'Europa di giugno 2017, che ha sbattuto in faccia al nostro Paese la illegalità di certi trattamenti, ci si veste oggi con una finta patina, una glassa fatiscente e marcia di anti-mafiosità tout court, per contrabbandare principi che nulla hanno a che fare con la lotta alle mafie, ma servono soltanto per conferire a determinati soggetti un potere immenso di percussione della vita quotidiana.

Io sono onorato di fare questa battaglia e mai avrei pensato nella mia vita di dover difendere così strenuamente i principi costituzionali, perché, Presidente - e utilizzo un argomento che il mio maestro, professor Dell'Andro, indicava come fondamentale nell'interpretazione, la letteralità - prevenire significa anticipare, significa in qualche maniera intervenire su ciò che la Corte europea ha definito la prevedibilità della sanzione. Io debbo sapere che, se pongo in essere determinate condotte, posso andare incontro a determinate conseguenze.

Io chiedo all'Aula, a ciascuno di noi: essere indiziati - nemmeno indagati, nemmeno iscritti nel modello 21, cioè l'indizio è qualche cosa di labile, che sfugge a qualsiasi controllabilità - può comportare l'applicazione di una misura personale di prevenzione addirittura patrimoniale con la confisca dell'intero patrimonio? Essere indiziati! Ma che Paese diventerà questo?

Io non sorrido, collega, non sorrido. Io sono estremamente serio e le risate che vedo dall'altra parte mi convincono della necessità di questo intervento, perché significa non avere la percezione - la percezione! - della differenza costituzionale che c'è fra responsabilità penale, pena e misura di prevenzione, giustificata solo in presenza, dal 1982 in poi… Se qualcuno leggesse le norme prima di sorridere, farebbe meglio. Sappiamo bene l'eccezionalità del doppio binario, in cui la deroga al principio di personalità con le misure di prevenzione è giustificata solo e soltanto dalla matrice chiaramente mafiosa o abituale nell'ambito di determinati reati. Ma a voi sembra possibile che ad un vagito - neanche ad un vagito -, a un'ipotesi, a una virgola di pseudo responsabilità si possa applicare una misura di prevenzione personale e patrimoniale? Ma che Paese diventerà questo, in cui ciascuno non potrà mai sapere se quello che ha, ove fosse indiziato di mera partecipazione ad un reato associativo e fosse ipoteticamente finalizzato a reati contro la pubblica amministrazione o indiziato di 640-bis, può significare dubbi sulla capacità patrimoniale e personale di ciascuno? Significa, come diceva un pubblico ministero con un'espressione direi molto plastica, vivere parete-parete, cioè costantemente addossati al muro, non sapendo quello che può accadere nella quotidianità.

Forza Italia rivendica la necessità di ripristinare al di fuori di questo tentativo di sovversione dell'ordinamento una fisiologia nella lettura delle condotte. Ciascuno di noi deve sapere, quando poggia il piede per terra, quello che è lecito e quello che lecito non è: invece prevediamo che la possibilità soltanto di essere indiziati - lo diremo dopo -, neanche gravemente indiziati, è il requisito principale per poter applicare una misura cautelare personale. Neanche il grave indizio, ma l'indizio, cioè la labilità!

Noi dobbiamo dire che, a fronte di una labilità, rispettiamo il principio dell'articolo 3 della Costituzione, dell'articolo 25, dell'articolo 24 e dell'articolo 27: il principio di personalità del diritto di difesa, il principio di legalità, il principio di precisone. Non lo dico io, sono espressioni della Corte Europea: la necessità che le fattispecie siano precise, cioè che si sappia esattamente quello a cui si va incontro, che vi sia nella prospettazione della differenza fra quello che puoi e che non puoi fare una chiarezza.

Questo non è un codice antimafia, questo è un codice antivita, cioè un codice che espone ciascuno alle libertà di chi, in qualche maniera, pensando di essere più efficace, interviene, indipendentemente dal ruolo, su una labile situazione di indiziato senza nessuna differenza fra concorso di persone, favoreggiamento, concorso esterno, partecipazione all'associazione. Cari colleghi, io credo che questa scelta vada profondamente meditata: quando andremo avanti su questo terreno, non paralizziamo subito questo tentativo gravissimo di intervento a piedi uniti.

E qui parliamoci chiaro, lo dirò nel corso della discussione: gli interessi alla gestione dei beni sono tantissimi, ma voi immaginate se qualcuno indiziato di un reato fosse privato di tutto il patrimonio e, a fine corsa, poi, come mero indiziato, vedesse quel patrimonio ormai disperso, come accade quotidianamente, gestito da altri, in qualche maniera non più nella sua disponibilità e, da indiziato, non fosse neanche indagato. Noi stiamo legittimando una forma di ablazione del bene personale in nome della legge. Io credo che questo sia gravissimo: dobbiamo riflettere profondamente.

Poi, tutto si può fare, ma qui si parla di pilastri. È vero, non è che posso dimenticarlo: l'attacco alla Costituzione può essere condotto in tanti modi, anche nelle Aule del Parlamento confidando che la Corte costituzionale arrivi troppo tardi, tutto è possibile. Ma quando l'attacco è così dolosamente preordinato, Presidente, alla violazione dei parametri costituzionali - lo dice la Corte, ma lo dice con chiarezza l'Europa, a cui tutti siamo capaci di fare appello, ma in questo frangente una sentenza è intervenuta, per volontà divina, con una tempestività assoluta e viene dolosamente ignorata -, voi dovete rispondere. Perché la sentenza De Tommaso non viene valutata da voi in questo provvedimento, perché fate finta che non ci sia, perché non rispondete al richiamo della Costituzione e dell'Europa e continuate imperterriti per determinati - non voglio dire neanche di che tipo - interessi politici, di consenso, economici, non lo so, a violare la Carta costituzionale in modo così clamoroso.

Noi ci batteremo sempre per questo perché, da questo punto di vista, come siamo garantisti nei confronti di tutti, lo siamo innanzitutto nei confronti dei cittadini italiani. Noi non vogliamo, Presidente, che con questo provvedimento non ci sia certezza di quello che si fa e di quello che si è e che per quel sistema del doppio binario legittimato - giustamente legittimato - come deroga a determinati parametri, come diceva qualcuno in audizione, si vanno avvicinando reati comuni e reati mafiosi. Bella roba. Bella roba!

Siamo di fronte alla sconfessione dei pilastri del nostro sistema. Allora, se è pacifico che non si possa applicare una misura di prevenzione personale e patrimoniale sulla scorta di un semplice ruolo di indiziato, che non è nulla; se è pacifico che siamo di fronte ad una sconfessione dei pilastri fondamentali della Costituzione, Forza Italia, ribadisce, si batte e si batterà perché questi principi siano rispettati. E se qualcuno non li rispetterà, ne dovrà rispondere davanti a tutti i cittadini italiani. Insistiamo perché venga, ovviamente, votata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Chiarelli. Non lo vedo in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.

È iscritta a parlare l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà. Onorevole Dadone? Onorevole Dadone?

FABIANA DADONE. Eccomi!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, era dove stava prima, quindi guardavo inutilmente dall'altra parte! Prego.

FABIANA DADONE. Non c'è problema. Grazie, Presidente. Il provvedimento che è oggi in esame prevede, tra le altre misure, l'ampliamento della platea dei soggetti ai quali si applicheranno le misure di prevenzione personali e patrimoniali, includendo tra questi anche gli indiziati, come ha ricordato in maniera piuttosto fantasiosa il presidente Sisto, per reati di associazione a delinquere finalizzati a numerosi reati contro la pubblica amministrazione.

Le misure di prevenzione patrimoniale non ce le siamo inventate oggi: per gli indiziati sono state già introdotte anche in assenza di condanna penale in via definitiva già trentacinque anni fa con la legge Rognoni-La Torre e, oggi, in realtà, con questa pregiudiziale si vuole tornare trentacinque anni indietro, però nel paradosso che, da un lato, abbiamo chi accusa questa legge di essere vessatoria e, dall'altro lato, ci troviamo chi l'ha presentata che, invece, in realtà, anziché presentarci una normativa più forte e stringente, arriverà ad annacquare questa legge. Sarebbe troppo facile, presidente Sisto, smontarla con tutti i casi che la cronaca ci offre, primo tra tutti quello del sindaco del comune di Seregno, che è stato arrestato pochi giorni fa: aveva addirittura concluso la campagna elettorale nel bar al quale il prefetto del comune aveva revocato la licenza per rischio di infiltrazione mafiosa; non è esente neanche l'altro lato di questo Parlamento, tenuto conto che si ricorda la vicenda del sindaco di Vittoria. Ma lasciamo perdere i casi di cronaca, che tanto i cittadini italiani se li ricordano e andiamo a prendere il caso delle misure di prevenzione, le ventisette misure cautelari di prevenzione, emesse dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Milano.

La dottoressa Boccassini che cosa ha detto? Ha ricordato che la corruzione è un sistema, soprattutto quella della criminalità organizzata di stampo mafioso.

Io vorrei sapere dal presidente Sisto come pensa di riuscire a sgominare questo sistema tacciando di vessatorietà queste norme che noi addirittura riteniamo annacquate. Come si può risolvere questo sistema, se è un sistema, e tale lo è perché lo dice la Direzione distrettuale antimafia e non certo il mio vicino di casa? Pertanto, ci troviamo di fronte ad un problema di sistema.

Con questa pregiudiziale - lo ripeto - si vuole tornare trentacinque anni indietro. La sentenza CEDU che è stata citata prima si riferisce a delle misure di prevenzione personali, non certo patrimoniali: è stata data un'interpretazione estensiva, ma non è così, ed è il motivo per cui voteremo contro questa pregiudiziale di costituzionalità. Voteremo però anche contro questo provvedimento - lo anticipo già, anche se buona parte di voi lo saprà -, perché il Partito Democratico ha annacquato questa norma introducendo il vincolo associativo. Cioè, parafrasando, per farlo capire a chi ci segue, o si ruba in gruppo o, altrimenti, non c'è nessun rischio: questa è la parafrasi di questa norma.

Pertanto, voteremo contro la pregiudiziale, lo ricordo, e, visto che il Ministro Orlando si è già esposto pubblicamente dicendo che avrebbe accolto l'ordine del giorno di Forza Italia che è contro la norma vessatoria, noi, dall'altro lato, chiediamo, invece, di non accogliere assolutamente questo ordine del giorno per i citati motivi e, invece, di accogliere la nostra proposta già in sede emendativa, non un semplice ordine del giorno, di escludere il vincolo associativo. Perché non vuol dire niente che o ci si corrompe in gruppo o la questione non vale, perché, altrimenti, questo sistema non lo abbatteremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI. Grazie, Presidente. Ovviamente non compete a me e a noi in questa sede rappresentare l'importanza di questo provvedimento, altri lo hanno già fatto, meglio di me, prima di me, io mi limiterò a ricordare che si tratta di un provvedimento che è l'approdo di un lungo iter, iniziato con la presentazione di un progetto di legge d'iniziativa popolare che ha avuto un iter di 4 anni nelle Aule parlamentari, due letture e che si propone un obiettivo molto ambizioso, quello di migliorare e aggiornare una normativa essenziale per il contrasto alla criminalità organizzata. Dobbiamo sapere che o si approva in quest'Aula, in questi giorni, o verosimilmente non sarà mai approvato questo provvedimento ed è questo il motivo per cui, lo ricordo, associazioni ed enti che si occupano meritoriamente di questi temi di contrasto alla criminalità organizzata ci chiedono pressantemente l'approvazione di questa norma, di questa legge e mi riferisco ad Avviso Pubblico, a Libera a Legambiente e ad altre ancora.

Tuttavia, come dicevo, non è di questo che dobbiamo parlare in questo momento, ma delle questioni di pregiudizialità sollevate che ci obbligano a una valutazione giuridica. Dirò subito che noi non sottovalutiamo, non guardiamo con sufficienza, non derubrichiamo le perplessità, le critiche, anche le censure di costituzionalità che sono state presentate, sebbene poi siano illustrate con enfasi e toni un po' apocalittici, non le sottovalutiamo per il fatto che noi siamo consapevoli che stiamo parlando di misure, in particolare misure di prevenzione, le confische, che sono misure molto delicate, è una questione molto delicata e nessuno più di noi, lo voglio dire con grande chiarezza e con grande fermezza, lo ripeto, nessuno più di noi ha a cuore il corretto bilanciamento tra le prerogative dello Stato, quando esercita la sua pretesa punitiva, e i diritti di libertà dei singoli, degli individui, le garanzie degli individui, perché dentro quel corretto bilanciamento si colloca il corretto esercizio della giustizia in uno Stato democratico. Nessuno più di noi ha a cuore questo corretto bilanciamento.

Ed è alla luce di queste convinzioni, di questa nostra valutazione seria e tutt'altro che superficiale che ci sentiamo di dire, con grande tranquillità e fermezza, che le eccezioni di incostituzionalità presentate sono infondate, per le ragioni giuridiche che adesso, brevemente, illustrerò. In primo luogo, è del tutto inconferente il richiamo alla sentenza della Corte di giustizia del febbraio 2017; è inconferente perché si riferisce a una norma e a una fattispecie che è già presente nella legge antimafia, che non è oggetto della nuova disciplina che noi introduciamo; quindi, è del tutto estranea alla materia. Aggiungo che su quella norma, censurata dalla Corte di giustizia europea, sono già intervenute le Sezioni unite della Cassazione a darne un'interpretazione costituzionalmente orientata che la sottrae alla censura di illegittimità costituzionale, per cui è un richiamo del tutto inconferente.

Aggiungo che l'estensione cauta e prudente ad altri reati delle fattispecie, delle misure di prevenzione è stata fatta in linea con il percorso e l'iter che ha avuto la legge antimafia dalla introduzione della Rognoni-La Torre in poi, ed è stata fatta in modo cauto e prudente; in più, il vincolo associativo, che è stato introdotto al Senato, consente di circoscrivere in modo ragionevole e corretto l'estensione delle fattispecie, delle misure per di prevenzione ai reati contro la pubblica amministrazione. In più, nessuno lo ricorda, ma occorre, invece, sottolinearlo, tutto il corpus normativo di questa nuova legge è finalizzato a introdurre nuove garanzie, non a sottrarle o a ridurle; nuove garanzie in termini di procedimento, in termini di contraddittorio, in termini di diritti alla difesa, in termini di diritto all'impugnazione, in termini di tempi certi; quindi, è l'esatto contrario di quanto si denuncia.

Per queste ragioni, robuste ragioni giuridiche, non meno che per robuste ragioni politiche, noi voteremo contro le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io credo di non avere mai votato, in questa legislatura e forse anche in quelle precedenti, nessuna proposta di dichiarare la incostituzionalità di una legge prima di discuterla, perché le considero per lo più pretestuose; si possono fare molto sciocchezze anche senza essere incostituzionali.

Questa volta, farò un'eccezione; faro un'eccezione, perché l'Italia ha approvato una legislazione antimafia durissima che, diciamolo con chiarezza, va talvolta oltre i limiti del dettato costituzionale, in una situazione di guerra con una mafia, la quale minacciava di prendere il controllo di un paio di regioni italiane con attentati - Falcone, Borsellino - con la gente che veniva ammazzata nelle piazze ogni giorno. In quella situazione, noi abbiamo accettato una specie di stato di guerra; giustificato, perché se lo Stato perde il monopolio dell'uso della forza, lo Stato finisce di esistere.

Ma, oggi, abbiamo noi ragioni di estendere quella legislazione, al di là dell'ambito originario della lotta contro la mafia? Tra l'altro, come si fa a dire che la corruzione è un sistema e poi a negare l'importanza del vincolo associativo, cari amici? Se è un sistema, c'è un vincolo associativo, se non c'è vincolo associativo, non c'è sistema. Ma a parte questo aspetto marginale, siamo oggi nella circostanza di ampliare ulteriormente questa legislazione, facendola diventare legislazione non di eccezione, ma legislazione ordinaria, la quale va a colpire una serie ampia di reati contro la pubblica amministrazione, odiosi, come la corruzione, la malversazione del denaro pubblico, ma esiste già una normativa. Andare ad applicare le norme di eccezione a circostanze ordinarie, significa rischiare fortemente di trasformare l'Italia in uno Stato di polizia e di creare condizioni drammatiche per ricattare chiunque svolga attività politica con denunce che poi devono essere prese sul serio, con l'obbligo dell'azione penale, bisogna iniziare un procedimento e, a questo punto, diventa possibile perfino la confisca del patrimonio. Questo non è accettabile.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Sarro ed altri n. 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

(Esame degli articoli - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, recanti le modifiche apportate dal Senato.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che non saranno posti in votazione, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli articoli 7, 8, 9, 11, 16, 19, 20, 21, 22, 26, 33 e 37, in quanto non modificati dal Senato.

Informo l'Assemblea che in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, fermo restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, l'onorevole Nuti è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, il gruppo di Forza Italia ha richiesto di effettuare con scrutinio segreto le votazioni riferite agli emendamenti - chi è interessato, prego segnarselo - 1.2, 1.51, 1.4, 1.5, 1.10, 1.11, 1.16 e 1.15 Sisto e 2.52 Costa, nonché sulla votazione degli articoli 1, 4, 6, 23 e 24.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Su tutti gli emendamenti c'è un invito al ritiro, oppure il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Esprimiamo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, al primo emendamento, che è l'1.1, a firma dell'onorevole Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Su questo emendamento, Presidente, noi operiamo secondo un principio, quello che è stato per la verità - scusate se è poco - sponsorizzato non soltanto da Forza Italia, che avrà dei giuristi di medio calibro e dei parlamentari di livello ancora inferiore, ma, se io faccio riferimento a Luciano Violante, se faccio riferimento a Sabino Cassese, se faccio riferimento a Raffaele Cantone, che qualche cosa conterà, almeno per la maggioranza, io penso che qualche perplessità sui volti di chi, nell'emiciclo, adesso, sostiene questo provvedimento ci debba essere.

Iniziamo con questa opera di tentativo di dare ragionevolezza a scelte assolutamente sconsiderate, segnalando come, in questo primo emendamento, noi ci limitiamo a determinare questa fattispecie, perché nella formulazione proposta si fa riferimento a indiziati di uno dei reati previsti dall'articolo 51 e noi proponiamo non un ridimensionamento, ma, direi, un accrescimento della tutela, perché quando si va a specificare e a individuare, questo accresce la possibilità di tutela.

Qui si ha l'impressione che la misura di prevenzione debba essere come un fucile da caccia che spara... (scusa Carlo, ho dato un colpo al collega Sarro e mi dispiace, tanta era l'enfasi) dicevo questo fucile da caccia deve aprire la rosata di pallini e andare a colpire quante più persone possibile, indipendentemente dalla meritevolezza delle misure di prevenzione.

Questa opera di paziente rideterminazione costituzionale del rapporto fra soggetto, responsabilità e misure di prevenzione passa da questo primo emendamento. Noi proponiamo di determinarlo e insistiamo perché sia votato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Proviamo a leggere l'emendamento al contrario. L'emendamento dice: coloro che, operando in gruppi o isolatamente, pongono in essere atti preparatori obiettivamente rilevanti diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato. Allora, se noi votiamo contro questo emendamento, vogliamo forse dire che coloro che pongono in essere atti irrilevanti, senza la commissione di uno dei reati, sono assoggettati alla sanzione o alla misura di prevenzione? Mi pare che l'emendamento tenti di riportare nell'ambito della eccezionalità, delle misure che non possono entrare nella normalità.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buttiglione. Diamo un vademecum, mi rivolgo al Governo e mi rivolgo ai colleghi: per favore, il banco del Governo deve essere libero, se ci sono dei membri del Governo che devono parlare con dei colleghi, si alzano e lo fanno fuori. Il banco del Governo deve essere libero e chi è lì ascolta chi parla, grazie.

Prego, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Molto brevemente: io non sono contrario a norme di eccezione; norme di eccezione sono previste dall'ordinamento quando si tratta di affrontare situazioni di eccezione. Carl Schmitt ha teorizzato, appunto, la distinzione fra lo stato di necessità o lo stato di eccezione e la normalità della vita dell'ordinamento giuridico.

Mi pare che questo emendamento tenti di ripristinare questa differenza all'interno del nostro ordinamento, accogliendo, per quanto ragionevole, le istanze di maggiore severità, ma evitando di trasformare l'eccezione in regola. Noi lo voteremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  La votazione aperta

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.2 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Ritengo che questo emendamento, su cui abbiamo chiesto il voto segreto, sia un emendamento decisivo per il futuro giudiziario di questo Paese. E l'apparente, come posso dire, drammaticità del termine che ho utilizzato non è affatto una superfetazione lessicale, non è un modo per attirare l'attenzione, non è una scelta dialettica perché chi mi ascolta possa dare a quello che dico maggiore peso formale; no, questo è un punto decisivo del nostro futuro, cioè se qualcuno potrà applicare una misura personale o patrimoniale fino alla confisca sulla scorta di un semplice sospetto. Non un sospetto afferente a reati mafiosi, su cui, grazie a Dio, il doppio binario ha già tracciato un percorso chiarissimo, e i binari debbono essere tenuti paralleli e lontani, se è un doppio binario, perché altrimenti non vi sarebbe stata ragione della deroga, in nome della mafiosità, se poi il fine era quello di riportare l'ordinarietà sul binario dell'eccezione.

Qualcuno potrà applicare una misura patrimoniale o personale, fino alla confisca del nostro patrimonio, sulla scorta di un semplice sospetto, neanche con l'iscrizione a modello 21, neanche con il pubblico ministero che ti iscrive a modello 21 e ti ritiene indagato! Neanche quello! Il sospetto per reati comuni! Ma che Paese diventerà questo? Questa è una maggioranza che può - sorridendo, come vedo ancora una volta - avere la forza dei numeri, non la forza della ragione, scrivetevelo in testa.

Il Parlamento rivendica una sua autonomia rispetto ai numeri, le coscienze di ciascuno, la capacità di andare oltre i numeri, di essere cittadini innanzitutto e poi parlamentari, con la tessera o senza tessera o con un'appartenenza! Perché bisogna vederli, poi, i patrimoni che vengono confiscati e poi restituiti vuoti, quando l'assoluzione arriva troppo tardi, quando le indagini lo consentono, con un ritardo inammissibile. Allora, Presidente, chiedere che almeno vi sia l'indagine, che almeno si possa essere indagati, per poter legittimare una misura di questo genere.

Questo è un emendamento che addirittura, come una sindrome di Stoccolma, sposta questa linea, ma chiede che almeno vi sia un'iscrizione a modello 21, un'indagine nei confronti dei cittadini e non un sospetto senza indagine. Ma io non debbo richiamare chi ho già citato, non debbo richiamare neanche Kafka, non devo richiamare neanche Gian Maria Volontè, non debbo richiamare nulla che in questo Paese ha costituito la patologia del sospetto. E in quest'Aula la patologia del sospetto diventa legge! Diventa legge! Noi potremo applicare una misura di prevenzione personale e patrimoniale su un sospetto, senza neanche la gravità di indizi! Neanche la pluralità! Neanche un controllo! A voi questo sembra un dato possibile?

Questo non è un voto segreto, questo è un voto che nel segreto di ciascuno di noi deve diventare esplicita reiezione di tutto questo. Basta con i processi affidati semplicemente alla discrezionalità delle procure! Il controllo del giudice non è - non è! - semplicemente un'opinione. Anche sulle attuali misure di prevenzione c'è un controllo, ma il sospetto sui reati comuni ripugna a qualsiasi coscienza!

Io vi invito disperatamente, ma pacatamente, nella consapevolezza che ciascuno di noi usa prima il cervello e poi la tessera, prima il futuro del Paese e poi l'appartenenza, a votare questo emendamento, per restituire un minimo di dignità a questo provvedimento e alla nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, come membro della Commissioni giustizia di Civici e Innovatori, pur nella consapevolezza e nella conoscenza dettagliata della distinzione tra indiziato ed indagato, e pur apprezzando anche il contenuto di quanto detto da chi mi ha preceduto con un eloquio assolutamente coinvolgente dal punto di vista della memoria che dobbiamo sempre avere ferma sul mantenimento dei diritti a garanzia degli indagati e di chi è sottoposto a indagini, dico che, però, qui stiamo parlando - e di questo si è parlato specificatamente in questo emendamento - di indiziati di terrorismo, non di corruzione, non di mafia. In questo caso, stiamo parlando di indiziati di terrorismo.

Ebbene, come in tutte le legislazioni recenti in tutta Europa, compresa la nostra, abbiamo approvato nell'aprile del 2015 una legge che ha anticipato consapevolmente la soglia della punibilità nei confronti delle nuove forme di reato commesse dall'odierno terrorismo di matrice islamista, che è quello del brand ISIS, quello che ha portato morte in Europa da parte di soggetti che si sono radicalizzati nel giro di una settimana e che, quindi, non sono raggiungibili da indagini tradizionali, da indagini corpose, per le quali sarebbe stato possibile un approfondimento ulteriore. Ebbene, nei confronti di questa forma di nuovo terrorismo cui ci stiamo confrontando, mantenendo comunque ferme le nostre radici e le nostre tradizioni democratiche, la parola “indiziato” sta proprio a indicare che per muoverti - non per restringere la libertà, ma per muoverti e attivarti - devi necessariamente avere degli elementi nei confronti di questo portatore, che devono essere elementi che ti consentono un'apertura investigativa.

E laddove non hai raggiunto ancora elementi tali per poterlo addirittura arrestare - perché la privazione della libertà nei confronti di chi vuole portare morte nelle nostre strade è fondamentale -, prima ancora io ti devo aggredire il patrimonio.

Il terrorista è qualcosa di diverso dal corrotto, è qualcosa di diverso anche dal mafioso, e nei confronti di questa nuova forma di terrorismo noi stiamo cercando con consapevolezza di anticipare l'intervento investigativo nel rispetto dei diritti democratici (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Presidente, soltanto per riportare un attimo il dibattito a quella che è la realtà del procedimento legislativo, soprattutto delle norme che stiamo cercando di valutare. Il termine “indiziati”, che equivale sostanzialmente al termine “indagati” nel processo penale - qui siamo nella fase del processo delle misure di prevenzione - non è un nuovo conio di questa legge che stiamo valutando, ma in realtà già fa parte del codice antimafia, quel codice antimafia che fu proposto dall'allora Ministro Maroni, nel 2011, e votato quasi all'unanimità, perché ricordo che anche il gruppo del Partito Democratico votò questo codice, ma anche la forza politica dell'onorevole Sisto, che era al Governo. Quindi, un termine che non è la legge del sospetto, è un termine tecnico-giuridico che vale per il procedimento di prevenzione.

Già oggi, quindi, all'articolo 4 delle misure di prevenzione noi vediamo i soggetti destinatari, e diciamo agli indiziati di appartenere alle associazioni mafiose, di essere indiziati per i reati di cui all'articolo 51, quindi anche per i reati di terrorismo, e così via. Quindi, nulla di nuovo, nulla di scandaloso, nulla di cervellotico, ma un termine tecnico-giuridico già esistente, varato dal Governo cui apparteneva la forza politica dell'onorevole Sisto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, è chiaro che abbiamo vedute diverse. È chiaro che il provvedimento in esame richiede tutta l'attenzione possibile immaginabile, ma il problema vero è estendere in maniera così generica di dare la possibilità ai pubblici ministeri di ulteriore discrezionalità, e non me ne vogliano i pubblici ministeri che sono intervenuti in quest'Aula, Donatella Ferranti e l'altro collega, il nostro questore.

Il problema vero è che nel dare la discrezionalità su questi provvedimenti, che consentono in via preventiva, prima ancora che ci sia un'indagine, penso che si vada ben oltre quella che è la garanzia che noi tutti assicuriamo ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Presidente, solamente per direi ai colleghi che mi hanno preceduto, tranne l'ultimo, che la riflessione del collega Sisto non ha trovato risposte nei vostri interventi, perché il collega Sisto, al di là di quello che ognuno di voi può pensare correttamente, per carità, ha sollevato un argomento e ha detto: si può sequestrare un patrimonio solamente perché si è indiziati? E lui propone in questo emendamento di sostituire la parola “indiziati” con “indagati”. Tutto quello che avete detto non c'entra nulla con la proposta del collega Sisto. Poi, si può essere contrari, ma almeno rispondete nel merito di quello che ha detto il collega Sisto, non altre cose che non c'entro nulla sull'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Sisto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Siamo all'emendamento 1.3 Sisto. Se nessuno chiede di intervenire, c'è il parere contrario del relatore e del Governo… Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Onorevole Sisto, la prego solo gentilmente di essere un po' più reattivo, quando chiamo gli emendamenti. Prego.

MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ah, sull'ordine dei lavori?

FRANCESCO PAOLO SISTO. Accetto volentieri il suo…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Sisto, c'è un intervento sull'ordine lavori. Le chiedo scusa. Prego, onorevole Bianconi.

MAURIZIO BIANCONI. Presidente, prima di lasciare quest'Aula per fine mandato, avrei voluto vedere che il voto segreto fosse veramente segreto. È da quando sono deputato che chi si astiene si vede. Non si può mica, eh! Non è mica lecito! Viene sempre il bianco, quando uno si astiene. Questo non è un voto segreto! È un voto parzialmente segreto e non va bene! Allora, io chiedo se, per piacere, prima di andare via, mi fate grazia di vedere che un voto segreto almeno è voto segreto (Applausi di deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ovviamente io, intanto, onorevole Bianconi, mi auguro che lei potrà portare avanti questa sua battaglia anche nella prossima legislatura. Però, detto questo, siccome sta con me in quest'Aula da un certo numero di legislature, questo problema è stato sollevato nel tempo più volte e se ne è occupata la Giunta per il Regolamento. Il Regolamento prevede così. Finché non è cambiato il Regolamento, il Regolamento rimane questo. Grazie, onorevole Bianconi.

L'onorevole Sisto interverrà al prossimo emendamento, quindi, questo lo mettiamo ai voti. Chiede di parlare l'onorevole Palese? Ah, no. Onorevole Palese, lei ha il problema di avere il cognome che corrisponde a voto “palese”, quindi, mi è stato suggerito voto palese e io l'ho chiamata a parlare, ma non doveva parlare. Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Sisto, parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Siamo all'emendamento 1.51 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. La richiesta di soppressione della lettera d) comma i-bis) non è distante dalla battaglia che Forza Italia sta conducendo, in difesa dei diritti dei cittadini e contro i pubblici ministeri, che anche nell'Aula intervengono in difesa del provvedimento, per carità, legittimamente e con argomentazioni che vanno comunque rispettate, indipendentemente dal consenso o dal profondo dissenso, quale quello che io manifesto a nome del mio gruppo.

Infatti, Presidente, la trovata geniale - dal punto di vista della maleficità del genio - di estendere le misure di prevenzione personali e patrimoniali, con un gioco di sponda assolutamente perverso, a reati comuni direi che - e questo è bene che l'Aula lo sappia - dà la stura ad una serie di altri provvedimenti. Infatti, una volta che viene, come fa Fontana, tagliata la tela e si va oltre quello che sembrava essere il panorama condiviso della differenza tra reati comuni e reati mafiosi, tutto diventerà possibile.

Una volta innestato il meccanismo, per cui io posso applicare misure di sospetto a reati comuni, indipendentemente dalla mera iscrizione e indipendentemente da una piccola responsabilità ipotizzata e meritevole di indagini, noi andiamo incontro ad un Paese in cui le procure diventeranno giganti senza misura, in cui i provvedimenti di prevenzione saranno estesi ai reati comuni, per cui il principio di personalità, di adeguatezza, di precisione, di dettaglio, di previsione, come dice la Corte europea, delle conseguenze del proprio comportamento diventeranno, per così dire, assolutamente zero, “nulli”, come dice il collega Sarro al mio fianco.

Siamo di fronte ad una scelta epocale in senso negativo, che prende tutto il dibattito dei nostri padri costituenti - e vi invito ad andare, qualche volta che non avete sonno, a rileggerlo - quel dibattito sui principi fondanti della Costituzione in materia penale viene lacerato e, addirittura, gettato nel peggiore cestino che c'è nella stanza della democrazia. Applicare le misure di prevenzione a reati comuni, sulla scorta di un sospetto, significa tradire i principi fondamentali.

Noi ci crediamo, ci battiamo e ci batteremo. Per fortuna - per fortuna! - non è qui che finisce e si chiude il discorso. C'è un impegno del Governo a intervenire su questo. Ma il nostro terreno di discussione è l'Aula. Prima dell'impegno del Governo, prima del preliminare a futura memoria, ad incerta - io mi auguro certa – definizione, noi abbiamo il dovere nell'Aula di chiedere al Parlamento una spallata di democrazia e di ragionevolezza.

Io vi prego: votiamo per cancellare questa ignominia dei reati comuni, che possono, sotto l'egida del sospetto, dare origine a misure di prevenzione personali e patrimoniali. Perché, attenzione - e lo dico con molta franchezza - quando si amplia l'ambito della discrezionalità da parte di chi accusa, da parte di chi è parte nel processo e non è giudice, quando si dà la possibilità a chi ha il compito di percuotere legittimamente secondo delle regole, di ampliare legittimamente la discrezionalità fino a diventare arbitrio, questo significa snaturare la funzione del giudice. E io credo che nessuno di noi abbia interesse a togliere al giudice la legittimazione, ad ampliare il potere del sospetto e ad elidere quello dell'accertamento della responsabilità. Se così è - ed è questo il compito di ciascuno di noi -, noi voteremo convintamente per quest'emendamento, nell'interesse del Paese.

PRESIDENTE. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Sisto, parere contrario del relatore e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Avverto che l'emendamento 1.13 Cristian Iannuzzi è stato ritirato dal presentatore.

Siamo all'emendamento 1.4 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. L'articolo 640-bis è una norma odiosa, è una truffa di particolare rilevanza, che merita certamente tutti gli strali del giudice penale, allorquando si accertino le responsabilità. Mi rendo conto che, in quest'Aula, parlare di accertamento di responsabilità oggi è fuori moda, perché non c'è bisogno neanche di ipotizzarla una responsabilità fino all'iscrizione, per legittimare queste barbare misure di prevenzione estese ai reati comuni.

Ma la mia preoccupazione, al di là del tema fondante del sospetto applicato alla non responsabilità o al di là di misure di prevenzione applicate alle ipotesi, neanche di iscrizione, ma di non responsabilità, è quella del concorso.

Il 640-bis è una norma che molto spesso ha in sé dei procedimenti amministrativi, che si snodano con responsabilità di tipo complesso, articolato, di tipo collegiale, in cui ciascuno mette un segmento, perché si possa raggiungere, per esempio, una delibera, si possa raggiungere un finanziamento. Quindi, non siamo di fronte a reati individuati nel loro perimetro di responsabilità nel rapporto fra il soggetto che commette e l'evento penalmente rilevante, cioè qualsiasi persona che possa aver partecipato ad un procedimento amministrativo complesso, collegiale o non che sia, che tenda ad un risultato che possa apparire sospetto – sospetto! – di reità nel 640-bis può andare incontro a queste misure di prevenzione, non anticipate, molto di più.

Allora io chiedo all'Aula: noi possiamo legittimare per reati a procedimenti complessi, articolati, in cui anche il semplice funzionario che ha svolto una piccola istruttoria può essere sospettato di aver partecipato, perché magari ci ha messo del suo sul piano materiale, perché c'è un segmento dell'istruttoria che lo riguarda? Ma che cosa noi creiamo nelle pubbliche amministrazioni? Un terrorismo, un immobilismo, una medicina difensiva applicata ai procedimenti amministrativi, in cui nessuno farà più niente, chiunque avrà paura di decidere nelle ipotesi in cui altri possano distorcere il suo parere e, essendo sospettato, poi possa andare incontro - questo piccolo partecipe, dal punto di vista dell'istruttoria - a misure personali e a misure di carattere patrimoniale. Ma ci rendiamo conto che cosa stiamo scrivendo? Che cosa stiamo attribuendo ai nostri cittadini, quale rischio diamo alle pubbliche amministrazioni? Io credo che davvero …

PRESIDENTE. Il tavolo del Governo deve essere lasciato libero di ascoltare. Grazie.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Come sempre, la libertà è sinonimo di maggiore disponibilità all'ascolto, ma questo è un provvedimento che conculca queste libertà, le conculca, cioè le esclude, ci chiude, dà anche ai già tremebondo comportamenti della pubblica amministrazione un ulteriore aggravio. Ecco, io credo che dobbiamo pensarci bene. Il 640-bis è un reato odioso, ma dall'odiosità del reato a consentire la misura di prevenzione nei confronti di chiunque partecipi, anche per un piccolo step, alle istruttorie, che poi possono condurre a quei risultati, a me sembra che ce ne passi. Un gesto di civiltà vi porterà a votare favorevolmente questo emendamento.

PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.5 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Illustre Presidente, il diritto penale è un po' come la medicina, è una scienza che ha le sue regole, per cui il populismo, il richiamo di casi di cronaca, il tentativo di scuotere le coscienze in modo giustizialista per legittimare un voto tecnico, è sbagliato. È sbagliato perché, quando noi chiediamo di abrogare il riferimento all'articolo 416 ai delitti contro la pubblica amministrazione, come più o meno gli esponenti di Forza Italia cercano di fare, sappiamo quello che chiediamo all'Aula e perché parliamo. Perché - dirò ai colleghi dell'Aula che per loro fortuna non hanno dimestichezza con le vicende che si agitano nelle aule penali - che il 416, l'associazione per delinquere, ha dei parenti stretti molto delicati: ha il concorso di persone nel reato continuato, cioè soggetti che si mettono d'accordo per commettere un determinato numero di reati e non una serie indeterminata di reati; ha il favoreggiamento, cioè chi in qualche modo si adopera per ottenere un determinato risultato di tipo illecito in favore di altri; ha il concorso esterno, una fattispecie, mai troppo vituperata, di creazione puramente giurisprudenziale.

Il 416 non è un reato - come posso dire - scolpito all'interno del sistema, con delle condotte chiare, ma è un reato nebuloso di per se stesso: c'è la partecipazione, c'è la promozione, ci sono tanti ruoli. Allora, prendiamo questo reato incerto, che ha tanti parenti stretti incerti o, diciamo, contigui, e lo caliamo nella logica dell'indiziato, cioè il sospetto di appartenere ad un'associazione, che può essere favoreggiamento, può essere concorso in reato continuato, può essere ipoteticamente un concorso esterno che non è tale; cioè noi prendiamo questa figura già, come posso dire, nebulosa dal punto di vista giurisprudenziale - e anche come scritturazione, perché è un reato ovviamente di pericolo e non soltanto di danno - e noi caliamo tutto questo nella logica dell'indiziato. Voi vi rendete conto il potere immenso di dire: scusate, mi sono sbagliato se ti ho sequestrato tutto il patrimonio e ti ho applicato la misura personale; scusami, pensavo che fosse un'associazione e invece era un concorso di persona in reato continuato, e invece era un favoreggiamento; perdonami, se ti ho sequestrato tutto e ti ho applicato la misura di prevenzione, ti chiedo scusa.

Ma noi veramente possiamo legittimare tutto questo? Possiamo legittimare una sorta di commodus discessus alla percussione indiscriminata di soggetti sotto la specie del mero indizio, cioè una logica veramente da Paese antidemocratico? Vogliamo trasformare questo Paese in un luogo di timori, anziché in un luogo di investimenti, di gioia, di capacità di stare civilmente, all'interno di un contesto in cui i servizi vengono migliorati? Ma questo peggiora, blocca, rende assolutamente invivibile l'aria di questo Paese. E poi ci lamentiamo, quando tutti vanno fuori dal Paese. Peggioriamo le situazioni, diamo a questo Paese una invivibilità anche giudiziaria, bene! Noi questo non lo vogliamo e neanche voi.

Allora, in un moto di coscienza, nella capacità di leggere all'interno del sistema individualmente, indipendentemente dalla cieca appartenenza, votate questo emendamento. Noi lo faremo.

PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Sarti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Vogliamo dire questo, che noi, come gruppo di Sinistra Italiana-Possibile, non abbiamo presentato emendamenti e voteremo contro tutti gli emendamenti, anche se alcuni emendamenti, tra cui quelli del MoVimento 5 Stelle, potrebbero essere votati, perché sono migliorativi, ma noi abbiamo scelto di sostenere l'approvazione in via definitiva qui alla Camera per impedire che il testo torni al Senato, con il rischio che non venga approvato. Siccome è un testo voluto fortemente da associazioni come Libera, le ACLI, l'ARCI e ed è un testo di cui il Paese ha effettivamente bisogno, noi voteremo sempre contro. Quindi, annuncio sin da adesso che voteremo contro tutti gli emendamenti e limiteremo i nostri interventi per permettere che il testo venga approvato il prima possibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Sarti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Soltanto per un chiarimento, perché nessuno pensi che Forza Italia sia, nelle sue scelte, favorevole al peggioramento di questa situazione. Ma noi, pur di cambiarla questa legge, pur di fermarla, pur di dare la possibilità di un ripensamento su queste cose, non esitiamo a votare qualsiasi possibilità di fermare questa slavina verso l'antidemocrazia.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,07)

FRANCESCO PAOLO SISTO. Quindi, noi voteremo tutti gli emendamenti che possano essere capaci di arginare quello che noi riteniamo il peggior danno di questa legislatura al nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 1.11 Sisto, sul quale i pareri sono contrari. Qui il voto è segreto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. La ringrazio, Presidente. Nell'ambito delle proposte di difesa, vi è una principale e vi sono le subordinate: poiché la principale ha vissuto un momento di assoluta appartenenza fideistica ai gruppi, non, a mio avviso, una scelta di coscienza nell'interesse del Paese, proviamo con le subordinate.

Con questo emendamento noi chiediamo di limitare l'ingerenza della misura di prevenzione fondata sul sospetto di reità per i reati comuni semplicemente non ai partecipi - così evitando il rischio di confusione fra favoreggiamento, concorso di persone nel reato continuato, ipotesi satelliti, ma che non sono associative -, ma ai casi più gravi, ai promotori dell'associazione e ai soggetti equiparati e, comunque, con le aggravanti di cui all'articolo 416, commi 4, 5, 6 e 7.

Vogliamo almeno cercare di recuperare sul piano del sospetto, nell'ambito della gravità comportamentale, la legittimazione e l'applicazione di una misura? L'Europa qualche cosa ce l'ha insegnata o vogliamo fare finta che non ci sia quella sentenza? Noi la stiamo ignorando, noi stiamo legiferando in barba all'Europa, agli articoli 111 e 24. Né Costituzione né Europa esistono in questo Parlamento: esiste la pervicace volontà di accontentare una faida, che non ha nulla di antimafia, nulla! È semplicemente il tentativo di estendere a reati comuni misure inammissibili sul piano costituzionale.

Vogliamo almeno dire che il 416, solo delle ipotesi meritevoli, quelle più gravi, quelle dei promotori, di coloro che attivano le associazioni e nelle ipotesi di più rilevante gravità, può consentire questa deroga? Questo credo che sia veramente il minimo sindacale: noi lo voteremo.

PRESIDENTE. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Sisto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

L'emendamento 1.13 Cristian Iannuzzi è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Sisto. I pareri sono contrari.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Su questo emendamento è opportuno aprire una riflessione, perché, in sostanza, qui, si ripropone la questione che è stata già sollevata con i precedenti emendamenti, a proposito della necessaria correzione della formulazione della norma, sostituendo al termine: “indiziati” quello di: “indagati”; questo, al fine di rendere minimamente - lo ripeto: minimamente - prospettabili delle garanzie e dei controlli, indipendentemente anche dal tipo di reato di cui stiamo parlando, che è quello relativo agli atti persecutori, il cosiddetto stalking.

Il commento a questo emendamento consente anche una replica a quanto precedentemente la presidente Ferranti diceva a proposito della presenza, all'interno del codice antimafia, nella versione oggi vigente, dell'espressione: “indiziati”.

È corretto quello che dice la presidente, però, altrettanto corretto è precisare che, nel codice, questa formulazione è ammessa ed è consentita rispetto ad un quadro completamente diverso in rapporto a quello che si vorrebbe, poi, introdurre con le modifiche; innanzitutto, perché le ipotesi sono circoscritte rigorosamente alla mafiosità dei soggetti e tanto la Corte costituzionale quanto il giudice della Convenzione hanno chiarito che le misure di prevenzione, come dice la stessa espressione, che introducono un'anticipazione della soglia di punibilità possono essere ammesse e tollerate dall'ordinamento solo e unicamente nei casi in cui vi sia anche empiricamente, per esperienza, una condizione di eccezionalità, qual è appunto quella dell'elemento mafioso; ma già nel codice, comunque, in presenza anche dell'elemento mafioso, vi è l'altro aspetto, quello della abitualità.

Per cui, se in quei casi è ritenuto ammissibile presupporre, ad esempio, che il patrimonio del proposto alla misura di prevenzione sia stato il frutto dell'accumulazione di un'attività illecita ripetuta nel tempo e condotta con l'applicazione del metodo mafioso, certamente, proprio alla luce della interpretazione costituzionalmente orientata, questa stessa affermazione non è prospettabile per i reati comuni e quindi per qualsiasi tipo di reato indipendentemente dalla natura del reato, tenendo presente che sul reato di stalking è stata proprio Forza Italia, un esponente di spicco del nostro partito, l'allora Ministro Carfagna, a volere fortemente l'introduzione di questa figura di reato. Quindi, qui, non si discute il merito del singolo articolo di riferimento, quanto del principio e del metodo pericolosamente introdotto con questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Grazie, Presidente, anche se il voto è segreto, voglio dire che voterò contro questo emendamento. Capisco le motivazioni del mio gruppo, ma in un momento in cui c'è un'escalation di violenza nei confronti delle donne, io credo che bisogna andare avanti, anche se, forse, da un punto di vista del diritto, lo ripeto, le motivazioni che ho appena sentito dal collega Sarro hanno un senso. Ma ha più senso, dal mio punto di vista, l'attualità che stiamo vivendo nei confronti delle donne ed è per questo che io voterò contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Sisto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ho condiviso lo spirito con cui la collega Santanche' ha chiarito che Forza Italia è un partito che ha scritto lo stalking; lo stalking è dovuto all'impegno dell'allora Ministro Carfagna che fece scrivere dal Parlamento una norma estremamente importante che, mettendo in collegamento una serie di piccoli reati, stabilì come questi piccoli reati, tra di loro, potessero non sommarsi in modo aritmetico, ma moltiplicare l'effetto negativo di questa connessione, andando ad incidere sulla quotidianità delle abitudini dei nostri cittadini per un comportamento persecutorio. Ma questo non significa che si debba derogare a principi fondanti del sistema; esiste una fattispecie incriminatrice estremamente efficace, importante, applicata e probabilmente meritevole di maggiore attenzione sul monitoraggio delle condotte di stalking, perché tanti episodi si verificano non perché manchino i reati, parliamoci chiaro, ma perché il livello di attenzione verso questi reati non è sufficientemente online, cioè si pensa che siano comuni reati di molestie o comuni reati bagatellari; credo che questo sia il segnale più chiaro che noi, magari, in qualche altra proposta dobbiamo dare, cioè la necessità di intervenire immediatamente su denunce che prospettino questi dati, però vi sono i principi generali. Con questo emendamento noi diciamo soltanto questo e mi rivolgo anche al Governo: ma si può mai applicare una misura di prevenzione personale e patrimoniale per una querela, cioè affidare all'iniziativa di un privato la possibilità di applicare una misura di prevenzione? È paradossale, quasi comico; facciamo finta che non sia per lo stalking, ma sia per un altro qualsiasi reato: si può legare alla querela di un privato cittadino l'applicabilità di una misura di prevenzione? Questo vi fa capire - è una cartina di tornasole - l'assurdità di questo provvedimento; qui siamo di fronte al sovvertimento dei principi minimi di ragionevolezza. La querela, come diceva il mio maestro, è quella che consente al cavallo di saltare l'ostacolo della procedibilità; bene, noi possiamo affidare al privato la scelta se legittimare una misura di prevenzione? Ma insomma io credo che siamo veramente alla irrazionalità, quasi alla follia normativa. Allora io credo, Presidente, che questo emendamento, che, ovviamente, esaltando la necessità di dare peso allo stalking, esaltando questa necessità, voglia portare un po' di ordine ed evitare che in questo provvedimento si faccia veramente di tutto e di più, che si travolgano le più elementari logiche del rapporto fra meritevolezza di una punizione e presupposti perché vi possa essere una punizione. Voi immaginate quali possono essere? Oggi è lo stalking, domani potrà essere qualsiasi altro reato procedibile a querela, magari ritenuto meritevole di una misura di prevenzione, cioè inneschiamo un circuito perverso che non sappiamo dove ci porterà. Una volta affermato il principio da quest'Aula, le conseguenze sono imperscrutabili e drammatiche. Ecco perché con molto rispetto, dico veramente con molto rispetto, della fattispecie, ma credo che intervenire sui caratteri generali del sistema penale, per evitare che l'Aula si trasformi in una sorta di corrida giudiziaria in cui non si capisca bene chi è il torero e chi è il toro, e chi sia il pubblico che applaude al matador, io credo che recuperare un pochino di razionalità non sia sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

ELENA CENTEMERO. Per annunciare il mio voto in dissenso dal gruppo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Sì, grazie Presidente, anch'io voterò contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Sisto, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Avverto che anche la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore, deputato Mattiello, ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Invito al ritiro su tutti gli emendamenti, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. La relatrice di minoranza, la deputata Sarti... se deve esprimere i pareri, deve andare al banco del Comitato dei Nove, deputata. Non dà i pareri? Non ha voce e, quindi, non esprime i pareri? Va bene, e allora chiederei al rappresentante del Governo di esprimere il parere.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello reso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Sisto, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Mi spiace, deputato Sisto, l'ho vista dopo, era già aperta la votazione.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 2.52 Costa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Nella definizione di sommarietà non credo sia previsto il travolgimento dei diritti di difesa, ignorando gli articoli fondanti della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, oltre che i principi costituzionali. Noi proponiamo, con il collega Costa, in questo emendamento, quanto è, Presidente, nei minimi - nei minimi! - del diritto di difesa.

Se potessi utilizzare una espressione, diciamo così, aritmetica, direi che il diritto di difesa deve essere direttamente proporzionale alla labilità dell'accusa, cioè più l'accusa è labile, più debbo potermi difendere da questa accusa. Ma in tema di misure di prevenzione, cioè di sospetto, chiedere che io possa interrogare o fare interrogare le persone che mi accusano, di ottenere la convocazione e l'interrogatorio di persone a mia difesa, nelle stesse condizioni dell'accusa, e l'acquisizione di ogni altro mezzo di prova a mio favore, a voi sembra una cosa ingiustificata? Cioè, posso difendermi dal sospetto con quelle conseguenze gravissime che abbiamo apprezzato o non mi devo difendere? Cioè, è sommario sia il rapporto sospetto-conseguenza, sia l'accertamento pseudo giudiziario, come posso dire, finto come quei processi di Alice nel paese delle meraviglie - finto! -, senza la possibilità di difendersi. Ma signori, colleghi parlamentari, a voi sembra irrazionale dare la possibilità del diritto di difesa all'interno di un meccanismo così perverso quale quello del sospetto dell'indizio? In che cosa ci stiamo trasformando? Non c'è il Ministro, ma chiedo al Governo, a sottosegretari illuminati e che provengono da esperienze illuminate e che non possono tradire quello che sono perché sono al Governo di un Governo che scelleratamente propone norme di questo genere: ci volete dare il diritto di difesa protetto dalla Costituzione o dobbiamo andare dritti verso la ratifica di quello che fa la pubblica accusa, senza nessuna possibilità?

Io, Presidente, veramente mi affido all'Aula, ma più di questo non posso fare; non posso fare altro che pregarvi di intervenire, perché il diritto di difesa non in funzione di chi è presuntivamente responsabile, la nostra Costituzione tutela la presunzione di non colpevolezza, non la presunzione di colpevolezza, questo è un procedimento che tutela, in nome del sospetto, la presunzione di colpevolezza sul sospetto. Cioè, stiamo andando, galoppando, verso un sistema senza garanzie e vedete che, una volta aperto il varco, poi tutto viene ad effetto domino, come quelle carte che, tenute in piedi appena appena, basta che ne cada una e cadono tutte. Occhi aperti, cari colleghi! Vi prego, date alla difesa la possibilità di essere tale: anche il peggior delinquente ha diritto di difendersi. Ma io penso che in questo caso non c'è neanche il concetto di peggior delinquente, Presidente, il peggior sospettato o il miglior sospettato o il miglior indiziato, cioè colui che non ha ancora nessuna pronuncia giurisdizionale di responsabilità, un accertamento senza responsabilità e senza iscrizione, neanche a modello 21. Io credo che qualsiasi gruppo, qualsiasi individuo voglia che qualcuno si possa difendere. Se noi neghiamo oggi il diritto di difesa in quest'Aula, stiamo negando la nostra funzione, e nessuno la deve negare. Noi voteremo convintamente per questo emendamento, e vi prego, in un moto di coscienza, liberatevi di tutto quello che non è coscienza e votatelo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Presidente, ovviamente ognuno è legittimato a rappresentare le proprie idee, però, quando queste idee parlano di un altro testo, cioè di un altro provvedimento, che non è questo, francamente da presidente ritengo che sia istituzionale riportare il dibattito a quello che è questa riforma. Questa riforma, rispetto a quello che è stato varato nel 2011 con la riforma del codice antimafia del Ministro Maroni, proprio tiene conto di quei principi che sono stati anche affermati dalle Corti europee e dalla nostra cultura estremamente garantista, quindi proprio giurisdizionalizza, crea proprio tutte quelle garanzie di difesa, di contraddittorio, addirittura di contestazione formale, che oggi non ci sono. Le crea con questa riforma, che è stata studiata dalla Commissione antimafia attraverso una lunga indagine conoscitiva, che ha preso a riferimento le prassi più virtuose e le ha tradotte in normative. Ci sono stati poi approfondimenti con indagini conoscitive in Commissione giustizia alla Camera e al Senato, quindi è tutto l'opposto! Siamo di fronte a un procedimento garantito, avremo dei giudici specializzati, quindi, professionalmente, sezioni distrettuali che riguarderanno in primo grado e in appello solo le misure di prevenzione, quindi dei giudici particolarmente attenti a valutare queste misure, non sulla base di mere richieste, sia pure corroborate anche dalle forze di polizia, ma proprio quando vi sia quella pericolosità, laddove vi siano un'associazione mafiosa, condotte di terrorismo, organizzazioni criminali volte a commettere reati gravissimi di corruzione, tutto ciò sarà il presupposto che vaglierà un giudice, con tre gradi di giudizio - tre gradi di giudizio! -quindi con pieno apporto da parte dell'accusa ma anche e soprattutto della difesa. Quindi, credo che la verità del procedimento legislativo, del lavoro di tre Commissioni, non solo quindi della Commissione giustizia ma anche di quella antimafia, vada riportato, il Parlamento poi valuti obiettivamente quello che si sta riformando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, l'Aula è troppo distratta questa mattina, e corre il rischio di prendere gli interventi del collega Sisto come un fastidioso rumore di sottofondo, senza entrare nel merito di quello che Sisto dice. L'emendamento è chiaro. La presidente Ferranti può dire quello che vuole, ma qui si vuole porre rimedio a uno stato evidente di disparità, e l'emendamento, nella sua chiarezza, che chiunque, anche chi, come me, ha fatto giurisprudenza per una sola settimana e poi cambiato facoltà, può capirne la fondatezza. Non mettiamoci nelle mani della discrezionalità altrui, di magistrati e di giudici, alcuni dei quali hanno dato mostra, negli ultimi vent'anni, di cosa significa questo loro potere. Quindi, l'invito è veramente a prendere per buono e nel merito l'emendamento proposto e a votarlo tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Presidente, la presidente di Commissione ha fatto un intervento a dir poco allarmante, perché se è vero che l'avvocatura porta dalla parte della difesa, e quindi può avere dei margini di rischio quando riflette, certo è che fare il pubblico ministero non è che porta in direzione diversa. In uno Stato di diritto siamo garantiti dalla norma, dalla legge, che si capisce quello che dice e io mi sento garantito, non è che mi garantisce quello che dice la presidente della Commissione: “giudici particolarmente attenti”.

Ciò perché, se ci si deve affidare ai magistrati particolarmente attenti, significa che la norma può andare anche in mano a magistrati normali che attenti non sono, quindi la norma è di per sé difettosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Nella difesa si vede la difettosità della norma. Ma questo è un ragionamento elementare. Io sono allarmatissimo, allarmatissimo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Presidente, devo dire che richiamo, essendo firmatario di questo emendamento, le considerazioni svolte dal collega Sisto. Qua non si tratta di appesantire il procedimento, si tratta semplicemente di consentire di esprimersi alla difesa, semplicemente questo. È una norma che ovviamente va in una direzione, in una direzione di rafforzamento, dal punto di vista normativo, di alcune procedure, però è necessario, secondo me, che ci sia un rafforzamento anche del diritto della difesa, che non deve assolutamente allungare, che non deve assolutamente affievolire altre garanzie. Voglio semplicemente ricordare alcuni numeri a quest'Aula, in termini generali: lo sapete che dal 1992 ad oggi sono state indennizzate per ingiusta detenzione, cioè persone che sono state arrestate e sono poi state indennizzate dallo Stato in seguito al provvedimento della Corte d'Appello, 25.000 persone? Più di mille persone l'anno! Più di mille persone l'anno! Vi rendete conto di quello che significa la vita rovinata di queste persone, di queste famiglie?

Ebbene, io avevo pensato, sperato, che ci potessero essere dei passaggi per ovviare a queste carenze, anche per andare a verificare le ragioni, le cause. Ho chiesto che fosse il titolare dell'azione disciplinare almeno a valutare se ci fossero delle carenze dal punto di vista disciplinare, ma questo non è stato possibile. Devo dire che le obiezioni mi sono giunte, per esempio, dalla presidente della Commissione, che oggi, allo stesso modo, si oppone a un semplice rafforzamento delle garanzie difensive. Qua non si parla di merito, si parla semplicemente di procedura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, non ci siamo davvero: questa legge è già un grande scandalo per il fatto di equiparare mafia e corruzione, ed è uno scandalo che resterà come sigillo su di voi, su una sinistra che ci avete raccontato essere divenuta liberale e garantista tra una Leopolda e l'altra, invece rimane “manettara” quando si votano questi provvedimenti indegni. Ma peggio di questa legge, signora Presidente, è l'intervento della presidente Ferranti, intervento che non sarebbe dispiaciuto al procuratore Vyšinskij. Ma come, signora presidente Ferranti, noi dobbiamo affidarci alla bontà dei pubblici ministeri o dei giudici? Noi dobbiamo semmai premunirci dinanzi al fatto di avere il peggior pubblico ministero e il peggior giudice, e la legge deve essere scritta in modo tale da proteggerci anche rispetto a quella eventualità! Noi crediamo nell'Occidente, voi credete ancora a Vyšinskij e a quel metodo! Noi crediamo che esistano cittadini innocenti e che, al limite, potranno dimostrarsi colpevoli dopo il terzo grado, voi credete che esistano solo colpevoli che forse, dopo un lungo calvario, dopo avere la vita rovinata… Lei scuote la testa, ma, come nella canzone di De André, bisognerebbe fare la prova di stare dall'altro lato, caro pubblico ministero Ferranti! State molto attenti a quello che votate, perché la ruota gira, e può capitare a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Direzione ItaliaeForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signora Presidente, io ho sentito. Si sono alzati un po' i toni. Ed è ovvio che, quando si toccano questi argomenti, le argomentazioni siano anche molto sentite. Io vorrei fare un ragionamento molto semplice. Fino ad ora, il provvedimento non era garantito; con questa norma il provvedimento viene garantito: c'è spazio per le impugnazioni, c'è spazio per la difesa; fino ad oggi questo spazio non c'era. Allora, quest'emendamento, che incide esclusivamente su questa parte della legge, è un articolo che dà maggiori garanzie.

Io capisco che l'interesse della destra sia quello di volere far saltare l'intero provvedimento e, quindi, basta cambiare una virgola perché loro sperino poi di insabbiarlo al Senato. Il problema è che invece noi dobbiamo adesso approvarlo (Commenti del deputato Bianconi). Io vorrei dire semplicemente: approviamo quest'ulteriore misura di garanzia in questo procedimento, e poi, come tutte le leggi, andiamo a monitorarla e, se necessario, il Parlamento, interverrà. Però, arrivare a questo punto e fare saltare soltanto per il terrore o per la paura di fare delle cose, che invece vanno a garanzia, secondo me è totalmente sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Io voterò a favore di quest'emendamento, come di tutti degli emendamenti che cercheranno di impedire quest'obbrobrio dell'estensione delle misure preventive su base indiziaria anche ai reati contro la pubblica amministrazione.

Questa non è soltanto una questione di garanzia, qui siamo oltre il garantismo. Qui siamo di fronte all'ennesima legge penale, all'ennesima misura penale e all'ennesima misura preventiva che sposta ancora una volta l'equilibrio dei poteri tra il potere giudiziario, il potere politico e il potere degli eletti! Questo è il tema! Non è soltanto una questione di garanzia.

Poi, se io avevo qualche dubbio, l'intervento del presidente della Commissione me li ha risolti, perché la logica dei tre gradi di giudizio è una logica che non ha alcun senso. Infatti, noi vediamo tutti i giorni, oggi, quello che succede, e l'abuso di potere da parte dei magistrati, di alcuni magistrati, di alcune procure, che in forma preventiva fanno saltare in aria amministrazioni e amministratori eletti dal popolo.

Io sto a Rimini. A Rimini tutti gli amministratori del passato e del presente, nessuno del mio partito, tutti del PD, sono sotto inchiesta - e l'accusa di associazione a delinquere non è stata negata a nessuno, perché quello è lo strumento che viene utilizzato - per avere deciso di sostenere l'aeroporto di Rimini. C'è un'ipotesi di reato e di truffa, c'è l'associazione a delinquere, e preventivamente gli è stato sequestrato tutto. E quelle amministrazioni hanno rischiato di saltare in aria, come molto spesso saltano in aria nel Paese.

Quindi, questa questione dell'estensione delle misure preventive, nemmeno per gli indagati, solo su base indiziaria, è un obbrobrio. È una vergogna! È un insulto alla democrazia! Io non lo posso accettare, non voterò questa legge, e voterò tutti gli emendamenti che riguardano l'estensione di quest'attività preventiva, di queste misure preventive.

La cosa vergognosa è che io parlo anche con i colleghi e mi dicono: in effetti questa parte andrebbe corretta, ma la correggeremo dopo. Ma dopo quando? Dopo avere perpetrato danni immani nei confronti di amministrazioni elette, nei confronti di persone e di famiglie? Dopo quando? Va corretta adesso! Va corretta adesso, e ci sono tutti i tempi per mantenere la parte che riguarda la mafia e cancellare quest'obbrobrio (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Costa, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sull'emendamento 3.1 Costa, parere contrario.

PRESIDENTE. La relatrice di minoranza non dà il parere. Allora, il rappresentante del Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

PRESIDENTE. Allora, siamo all'emendamento 3.1 Costa, i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. È proprio vero, e vi è coerenza perversa in questo provvedimento: il sospetto legittima l'applicazione di una misura di prevenzione personale e patrimoniale per reati comuni, senza neanche garanzie di iscrizione modello 21. Vi è un procedimento sommario, in cui, ancora una volta - una caratteristica di questo Governo e di questa maggioranza -, l'efficienza è uguale a demolizione della difesa: si diventa efficienti, demolendo le garanzie difensive. Complimenti, straordinario: mi sembra una conquista di civiltà meravigliosa. Ciò per fare prima: beh, la difesa a che serve? Mi sembra un ostacolo assolutamente superabile, un apporto secondario. Ma tanto vale farsi un bel processo in cui il pubblico ministero e la polizia giudiziaria possono demolirti prima che il gallo canti. Basta il sospetto, basta il semplice indizio e ti tolgo tutto, ti applico la misura di prevenzione personale. Difendersi? Ma perché? Che motivo c'è? Abbiamo ascoltato della fiducia nel pubblico ministero, come a intendere: la procura come la casa degli italiani. Mi sembra veramente spettrale questa definizione che nella procura si debba trovare la fiducia nella giusta sentenza. Vedete come il sistema prende veramente una forma da specchi deformati? Si propone, illustre Presidente, una lettura della democrazia giudiziaria fuorviante, in cui il punto di riferimento non sono più il giudice e la difesa, ma il pubblico ministero diventa il fulcro, diventa il baricentro della giustizia. Noi stiamo scrivendo questo, stiamo alterando il sistema tripartito in cui il giudice è in cima e in basso ci sono accusa e difesa in condizioni di parità, ed è questo ciò che dice la Costituzione. Queste parole in quest'Aula sono scomparse, abrase, cancellate, dall'intervento buonista del collega Ermini, come sempre, ma il buonismo non serve sempre. Lui, che è un avvocato, dovrebbe rivendicare la dignità della toga e riferire le cose come stanno, perché capisco i pubblici ministeri - ognuno di noi è quello che è, anche in Aula - e capisco chi ha a cuore l'accusa, ma chi difende i cittadini difende i cittadini che ci scelgono perché ci danno un mandato. Io credo che prima di dire che questo è un sistema garantista si dovrebbe pensare.

Ma, Presidente, qui noi proponiamo una cosa molto semplice. Noi diciamo semplicemente che è possibile che si possa impugnare un provvedimento di prevenzione, e qui mi rivolgo all'esperienza dalla quotidianità di chi ha dimestichezza con questi problemi. Quanta dimensione hanno questi fascicoli delle misure di prevenzione? Migliaia, migliaia e migliaia di pagine e, se volete, di terabyte, qualche volta. Ma possono essere dieci giorni sufficienti per la difesa, questo simulacro di difesa che state cancellando? Noi proponiamo trenta giorni, col collega Costa; trenta giorni, cioè un termine minimo, assolutamente fisiologico nel sistema. Dieci giorni, come se ci fosse l'urgenza di soffocare il diritto di difesa. Vedete la coerenza perversa? È singolare! E noi, in nome della incoerenza di chi ama le garanzie, la difesa, i cittadini, la possibilità di stare nel processo per far valere i diritti e non per soffocarli, invochiamo, ancora una volta, una spallata di civiltà di quest'Aula, perché portare il termine da dieci a trenta giorni significa soltanto comprendere per un solo attimo che, quando non si è pubblici ministeri, quando non si è avvocati, quando si è cittadini che ingiustamente subiscono, sull'onda del sospetto, misure pesantissime, forse difendersi meglio deve essere consentito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signora Presidente, grazie. Questo è il chiaro esempio di come, in realtà, si voglia affossare il provvedimento, perché, come ha detto giustamente il presidente Sisto, è un emendamento che sposta soltanto di venti giorni un termine, e quindi è evidente che il fine è quello di volere rimandare al Senato il provvedimento per affossarlo.

Però, vorrei sottolineare una cosa: io sono un avvocato, sono molto contento di esserlo, e la dignità mia sta anche nella mia professione, che, fra l'altro, era anche quella del mio babbo; e l'ho sempre fatto - spero - affrontando i temi e comportandomi in modo diligente sotto l'aspetto deontologico. Vorrei però dire che qui noi non siamo avvocati. L'avvocato è un libero professionista e naturalmente ha i clienti davanti. Noi qui non abbiamo i clienti davanti, noi qui siamo rappresentanti del popolo italiano e al popolo italiano dobbiamo rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vito. Ne ha facoltà. Deputato Vito, intende intervenire?

ELIO VITO. Certo, signora Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

ELIO VITO. Solo per invitare i colleghi, tramite lei, a non utilizzare più l'argomento che ho sentito anche dai banchi - credo - ancora dell'opposizione, da Sinistra e Libertà, che qualunque modifica fatta da questo ramo del Parlamento è per affossare il provvedimento, perché ne impedirebbe definitivamente l'approvazione, anche se quella modifica la si ritiene giustamente migliorativa.

Io credo che questa motivazione sia offensiva della Camera dei deputati che lei presiede, signora Presidente, e che dovrebbe rappresentare nella sua interezza, perché mancano ancora diversi mesi allo scioglimento anticipato delle Camere, perché ci sono tanti provvedimenti che stanno facendo su e giù. Credo che andrebbero invece ascoltate nel merito le valutazioni del collega Sisto e degli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia, e nel merito essere valutati, non perché non c'è il tempo di rimandare questo provvedimento al Senato.

Il tempo c'è, c'è la cattiva volontà e c'è il cattivo merito che impedisce alla maggioranza di avere un confronto corretto e onesto sulle proposte emendative di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Deputato Laffranco, ha rinunciato?

PIETRO LAFFRANCO. No, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Non rinuncio perché sono solo pochi secondi. Intervengo per dire questo, signora Presidente suo tramite, al collega, che molto stimo, Ermini. Ha ragione lui: qui non siamo né avvocati, né medici, né altro, ma solo rappresentanti dei cittadini. Sarebbe dunque il caso che il collega Ermini, o chi lo ritengo opportuno, ricordi ad altri colleghi che qui sono appunto rappresentanti dei cittadini e non pubblici ministeri o magistrati e ricordi, soprattutto, in tali altri casi ai magistrati che sono tali e non soggetti politici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ulteriormente, ho il dovere di informare l'Aula che il gruppo di Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e che la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Allo stesso modo, il gruppo Misto-Fare!-Pri-Liberali ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Anche in questo caso la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Grazie, Presidente. Io sono firmatario anche di questo emendamento ma vorrei porre una questione che è già aleggiata molto in quest'Aula e devo dire la porrei anche al rappresentante del Governo, perché in molti casi anche le cronache giornalistiche hanno lasciato intendere che questo provvedimento comunque non sarebbe pienamente soddisfacente e la condivisione dell'insoddisfazione sarebbe anche del Governo, tuttavia non si accoglierebbero gli emendamenti proprio per evitare un ulteriore passaggio al Senato e si accoglierebbe, però, un ordine del giorno che impegnerebbe il Governo a non si sa bene fare che cosa.

Io devo dire anche per rispetto di quest'Aula, Presidente, che sarebbe giusto cercare di capire in quale direzione si vuole andare, perché altrimenti stiamo qui a discutere di emendamenti che magari sono visti convincenti da parte del Governo e che vengono però respinti sul presupposto che ci sarebbe poi un ordine del giorno e in non si sa quale provvedimento verrebbero ripresi. Io lo devo dire, perché questo meccanismo si è fatto in qualche caso per i decreti-legge, quando c'erano…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO COSTA. Oggi - e chiedo scusa, Presidente - mi pare che su un provvedimento di questa portata sia piuttosto sbagliato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-FARE!-Pri-Liberali e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Non vorrei entrare in disquisizioni, ma non siamo avvocati - questo lo voglio dire anch'io al collega Ermini e anche al collega Sisto - ma siamo rappresentanti dei cittadini e poiché siamo rappresentanti dei cittadini bisogna ricordarsi che la tutela del cittadino sta nella norma, nella parità dei diritti, nella difesa dei diritti costituzionali e non nelle contingenze, perché un vero Stato democratico si riconosce quando mantiene il suo assetto di difesa dei diritti proprio nelle difficoltà, perché dare la libertà quando tutto va bene sono capaci in diversi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Costa, sul quale i parere sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Non ci sono interventi. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. I pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.2 Sarti, sul quale nessuno chiede di intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. I pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.3 Sarti. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.3 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.70 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. I pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 13.1 Nuti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Si è detto per tanto tempo che l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla mafia ha il problema di avere pochi dipendenti e che con questa legge si risolve questo problema dando più risorse. Però cosa si fa? Si introduce la possibilità che i dipendenti dell'Agenzia possano essere nominati anche amministratori giudiziari: quindi, da un lato, diamo risorse per aumentare il personale e, dall'altro, però, lo stesso personale può essere impiegato come amministratore giudiziario.

Ecco, secondo noi, questa possibilità va tolta proprio perché l'Agenzia non ha la possibilità di affrontare anche questo ruolo, cioè dare la possibilità ai dipendenti di fare gli amministratori giudiziari. Quindi, signori, se veramente vogliamo rafforzare l'Agenzia, anche nei fatti e non solo a parole, questo emendamento dovrebbe essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. È veramente una legislatura singolare, in cui si ipotizzano incompatibilità di tutti i tipi e di tutti i generi, anche quelle affidate ad un minimo segmento in comune fra cariche “A” e cariche “B”, addirittura fra competenze pregresse - il “provvedimento Madia” - e competenze che si andrebbero ad affrontare addirittura dopo il pensionamento, e qui addirittura i dipendenti dell'Agenzia possono essere amministratori.

Io sorrido ormai di fronte a queste incongruenze, all'incapacità di recepire un conflitto di interessi epocale fra chi gestisce ed è controllato da chi, invece, ha compiti di alta sorveglianza: affido al Governo questa simpatica e comica digressione in tema di incompatibilità. È proprio vero che le incompatibilità si scrivono a seconda di chi deve essere incompatibile: mi riferisco a tanti provvedimenti di incompatibilità affossati in questa legislatura e che non hanno visto la luce, a tante regolamentazioni che riguardano determinate categorie, che non si riesce ancora a capire che fine faranno. Sono rimasti anni nelle Commissioni, Presidente - mi riferisco all'incompatibilità dei magistrati con i ruoli politici -, fermi. Qui, invece, addirittura, laddove bisogna necessariamente intervenire per garantire all'Agenzia, comunque, un ipercontrollo, addirittura a mezzo di propri dipendenti, nessuno batte ciglio, nessuno ravvisa un'incompatibilità, che non è soltanto culturale, è funzionale.

Noi voteremo a favore di questo emendamento, soprattutto, per coerenza con quanto si è predicato bene, ma si è razzolato veramente male.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 Nuti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 13.2 Sarti, sul quale i pareri sono contrari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Lo scandalo Saguto a Palermo, probabilmente, non ha insegnato nulla, in quanto sono stati introdotti alcuni limiti nelle nomine degli amministratori giudiziari, ma nessuna sanzione. Ebbene, se viene fatta una nomina illegittima di un amministratore giudiziario, nulla avviene, se non, forse, un provvedimento disciplinare.

Allora, con questa proposta firmata da numerosi colleghi chiediamo di introdurre delle sanzioni per dare un po' di serietà alle leggi che votiamo, come, per esempio, la revoca dell'incarico dell'amministratore giudiziario e la sospensione dall'albo nazionale degli amministratori giudiziari per un periodo non inferiore ad un anno.

Secondo noi, questo è un gesto di coerenza rispetto a quello che si è detto, altrimenti si vede che lo scandalo Saguto, forse, non è un singolo episodio, ma vuol ripetersi in questo Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. I pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Allora, aspetti, c'era anche l'articolo aggiuntivo. Tutto contrario, quindi, anche l'aggiuntivo?

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Sì, sì, tutto contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.1 Sarti, sul quale i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.2 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 18.01 Sarti. I pareri sono contrari, anche quello della V Commissione (Bilancio).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Questa è una battaglia che stiamo portando avanti, su questo provvedimento, fin dall'inizio e, sinceramente, non si capiscono le ragioni per cui la maggioranza non vuole dire un “sì” chiaro rispetto alla possibilità di aiutare e dare un segnale importante alle Forze di polizia di questo Paese, che si ritroverebbero, semplicemente - visto che spesso non ci sono i soldi per poter ristrutturare le case, per esempio, confiscate alla mafia - con la possibilità di ristrutturarsele sulla base delle loro spese, cioè a spese proprie, dei poliziotti stessi. Avrebbero la possibilità di ristrutturarsele e di viverci.

Ora, chiediamo che dalla maggioranza, dagli scranni parlamentari o dal Governo ci sia una risposta per spiegare il motivo per cui si impedisce una cosa di tale buonsenso, che non è solo buonsenso in generale, è proprio un messaggio dato a chi, in questo Paese, lotta, davvero, in difesa della legalità e lo fa sulla propria pelle. Allora, lo Stato potrebbe dare questo messaggio a tutti gli agenti di polizia, dicendo che, se c'è un bene confiscato alla mafia, che non può essere ristrutturato, perché, magari, non ci sono i soldi, c'è la possibilità, per quegli agenti, di ristrutturarlo a spese proprie e andarci a vivere. Qualcuno ci spiega perché, in questa follia generale, in cui tutti si riempiono la bocca di antimafia, di legalità e di onestà, una norma del genere deve ricevere il voto contrario della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento per illustrarlo e ne approfitto, anche, per illustrare il successivo che, sostanzialmente, è simile, pone cioè la stessa questione. Infatti, noi riteniamo davvero incomprensibile - questo è accaduto nel passaggio al Senato - come questa norma, già contemplata nella stesura del testo votato dalla Camera, in prima lettura, sia stata poi soppressa. In realtà, noi, qui stabiliamo che i beni acquisiti al patrimonio dello Stato, attraverso l'applicazione degli istituti di contrasto alla criminalità organizzata, possano ricevere una destinazione specifica rispetto agli appartenenti alle forze dell'ordine e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e agli appartenenti alle Forze armate, che possono utilizzare questi immobili anche per finalità alloggiative. Peraltro, l'articolazione del nostro emendamento, in particolare, rimodella sostanzialmente e ripropone quello che è il modulo applicativo già oggi vigente rispetto ai beni demaniali, sia per quanto riguarda la durata dei contratti, sia per quanto riguarda l'incidenza delle spese eventualmente anticipate dall'interessato per la ristrutturazione e messa in sicurezza dell'immobile. Per cui, a diritto vigente, questo oggi già è possibile rispetto a tutto il patrimonio demaniale e non si comprende per quale ragione, rispetto a questi beni, che dovrebbero viceversa avere una destinazione dedicata, ciò non sia possibile; il che si tradurrebbe anche in un vantaggio dal punto di vista economico per lo Stato, perché, a costi sostanzialmente invariati, verrebbe condotta anche un'ampia e diffusa attività di manutenzione e di conservazione del patrimonio acquisito alla mano pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 18.01 Sarti, i pareri sono contrari e anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 18.02 Sarro, con il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signora Presidente, come ha già detto bene il collega Sarro, intervenendo sulla proposta emendativa precedente di tenore analogo, non si capiscono le ragioni, se non una pervicace volontà di non apportare modifiche migliorative a questo provvedimento, per le quali la maggioranza e il Governo hanno dato parere contrario a questa norma, che era già contenuta nel testo licenziato precedentemente dalla Camera. Quindi, null'altro che non avesse già trovato questo ramo del Parlamento favorevole. Di cosa si tratta? Della possibilità di destinare al personale delle forze di polizia, delle Forze armate e della Guardia di finanza gli immobili confiscati. È evidente che questa è una finalità in più, una possibilità in più, che la legge verrebbe a consentire all'Amministrazione, che detiene la gestione dell'immobile, ed è evidente che è una finalità che corrisponde, da una parte, alle esigenze del personale che più merita l'assegnazione di questi immobili, perché è il personale che ha contribuito con il proprio sacrificio e il proprio lavoro all'attività investigativa che ha determinato la confisca di quell'immobile, e, dall'altra parte, questo consentirebbe anche che di quell'immobile si faccia un uso che corrisponda alle finalità complessive della nostra collettività e del nostro sistema sociale.

Quindi, io inviterei davvero la maggioranza e il Governo a fare, per questa sola proposta emendativa, una eccezione. Io non credo che il passaggio al Senato per questa sola, esclusiva modifica richiederebbe più che pochi minuti, però sarebbe, colleghi, un segnale importantissimo di attenzione alle nostre forze di polizia e alle nostre Forze armate, con riferimento alle quali, per tante volte, per tanti mesi, abbiamo discusso della possibilità di rinnovare i contratti che non sono stati fatti o di provvedimenti interpretati in maniera punitiva, come quello sulla tortura. Ma non voglio riprendere queste polemiche, signora Presidente, qui abbiamo la possibilità concreta, come Camera, come Parlamento, di dare un segnale: gli immobili confiscati possono essere assegnati dall'Amministrazione anche al personale delle forze armate e delle Forze di polizia.

Quanto durerebbe la modifica che noi invieremmo oggi pomeriggio al Senato su quest'unico testo e come farebbe il Senato a dire di no? Io credo che faremmo una cosa giusta, che faremmo una cosa buona, che daremmo un segnale importante, tra l'altro condiviso anche dall'altro partito di opposizione, il MoVimento 5 Stelle.

La maggioranza ha la possibilità di riscattarsi rispetto ai voti che sono stati dati in silenzio prima, con una finalità che, credo davvero, sarebbe nobile e che verrebbe riconosciuta positivamente anche dal Paese, che, verso il personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, ha una gratitudine che spesso - mi verrebbe voglia di dire sempre - noi, invece, non abbiamo dimostrato.

Quindi, colleghi, inviterei anche il relatore a un attimo di riflessione: è un gesto nobile, intelligente, utile, modificare il parere. Approviamo un solo emendamento con questa finalità di gratitudine e riconoscimento alle Forze armate e alle Forze di polizia: non credo che questo comporterebbe, onorevole Ermini, l'affossamento della legge e, Presidente, come giustamente ricordava l'onorevole Sisto, ci sono state ben altre leggi tenute nel cassetto per quattro anni, è vero, presidente Ferranti? Non credo che l'approvazione di questo emendamento metta in discussione l'intero codice antimafia, sul quale poi - concludo, Presidente - sicuramente Forza Italia, più di altri, ha le carte in regola, perché ricordo la battaglia fatta quando eravamo al Governo con il Ministro Maroni e ricordo i risultati raggiunti e anche l'avere reso definitivo il 416-bis, ma non è questo il tema.

Quindi, invito davvero, Presidente, tutti i colleghi, la presidente della Commissione e il relatore a fare una riflessione, a dare questo segnale: di mandarlo al Senato e introdurre quest'unica modifica, un segnale prezioso di riconoscimento e gratitudine alle Forze armate e alle Forze di polizia, che il Parlamento e la Camera deve loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Siccome, sa, Presidente, c'è un atteggiamento anche omertoso da parte di chi, nella maggioranza, preferisce stare lì, guardare il proprio cellulare, stare magari ai banchi del Governo, non rispondere e non alzare lo sguardo, allora farò nomi e cognomi delle persone a cui mi rivolgo, che, avendo un ruolo importante, possono dare una risposta, perché non chiediamo di essere d'accordo, chiediamo una risposta e credo che questa risposta debba essere data non tanto al MoVimento 5 Stelle, ma, faccio l'elenco, alle Forze di polizia, alle Forze armate e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Allora, chiedo una risposta alla presidente della Commissione giustizia, Ferranti, o, al limite, al capogruppo del Partito Democratico, Verini, o, al limite, proprio come estrema ratio, se devo dire la verità, al sottosegretario Migliore.

Il punto è questo: noi qui abbiamo un patrimonio pubblico che non viene utilizzato perché non ci sono i soldi per utilizzarlo. I comuni non hanno i soldi, quegli stessi comuni che avete impoverito anno dopo anno. Va bene; allora, visto che non ci sono quei soldi, c'è la possibilità, su proposta delle amministrazioni a cui appartengono gli agenti di polizia, quindi fatto tutto in piena trasparenza, che l'agente di polizia o, ripeto, delle Forze armate o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, possa andare a vivere in quell'immobile, ristrutturandolo a proprie spese.

Lo specifico, Presidente, perché qualcuno al Senato, quando è stata tolta questa norma che era stata, invece, una conquista, si è inventato la mancanza di coperture finanziarie. Ora, non capisco di quale coperture finanziarie si possa parlare, visto che viene fatto tutto a spese dell'agente di polizia che ci va ad abitare.

Allora, oggettivamente - mi sembra di poter dire oggettivamente - non c'è un solo motivo per non votare una norma del genere, che lancia un messaggio importante, che dice ai tanti agenti di polizia che sono impegnati sulle strade per mantenere la legalità e per salvaguardare la sicurezza di tutti noi cittadini italiani: guarda, faccio questo sforzo in più, ti permetto di andare a vivere lì, te lo ristrutturi, hai la possibilità di vivere in quella situazione.

È l'illegalità che si trasforma, grazie alla collaborazione tra Stato e Forze di polizia, in legalità! È un segnale! Se io so che c'è un bene confiscato alla mafia e so che lì ci è andato a vivere un poliziotto, caspita! Nel quartiere si sente la legalità che ha sostituito l'illegalità! Ma come si fa a dire di no a una cosa del genere?

E poi andate alle parate e vi mettete sull'attenti e state lì a sentire la musica della banda e poi venite qui e non sapete approvare una cosa di una tale semplicità e buonsenso?

Allora, si può parlare per una volta non di teoremi astratti, di giustizia astratta; si può parlare di giustizia in termini concreti, in termini di messaggio ai cittadini, in termini di strumento per salvaguardare la legalità e l'onestà di questo Paese sia in termini giuridici, ma anche in termini culturali, ma in questo caso anche venendo incontro alle esigenze di vita di persone che, spesso sottopagate, lavorano per la sicurezza dello Stato e dei cittadini?

Io spero che una risposta arriverà, perché il silenzio - lo faccio ancora l'elenco, per evitare che qualcuno possa dire di non aver capito - di fronte a una cosa di questo tipo, che va incontro a Forze di polizia, Forze armate e Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il silenzio sarebbe veramente intollerabile. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente, telegraficamente, aggiungendomi alle considerazioni che sono state già espresse da chi mi ha preceduto: come ha ricordato l'onorevole Vito, questa iniziativa sarebbe un'iniziativa onesta, un'iniziativa giusta, un'iniziativa anche nobile.

Io aggiungerei un altro aggettivo: sarebbe un'iniziativa coerente, perché in realtà il mio emendamento recupera il testo che quest'Aula aveva licenziato a larghissima maggioranza in prima lettura e che credo proprio per coerenza noi dovremmo riaffermare lo stesso, in questa occasione, a larghissima maggioranza e con assoluta brevità il Senato potrebbe approvarlo, lanciando appunto tutti insieme un importante segnale a quanti quotidianamente sono impegnati davvero nel contrasto all'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Grazie, signora Presidente, deluderò il collega Bonafede, si dovrà accontentare della risposta di un semplice componente della Commissione giustizia. So che da futuro Ministro della giustizia, potrà parlare con i Capi di Stato e di Governo, oggi si dovrà accontentare di me.

Io vorrei dire che noi siamo talmente favorevoli a questa norma, a questa possibilità, che l'avevamo votata alla Camera l'altra volta e poi il Senato ce l'ha tolta.

Allora, noi dovremmo riapprovarla oggi per rimandarla al Senato, magari con il dubbio che il Senato ce la tolga un'altra volta, peraltro con il parere contrario della Commissione bilancio, perché normalmente, quando si presentano emendamenti, si presenta anche la copertura; però, siccome qui ho capito che vale solo la demagogia, è evidente che, quando si tratta di avvicinarsi alla campagna elettorale, dobbiamo sempre rivolgerci ai clienti che abbiamo davanti (Commenti).

ELIO VITO. Vergognati! Le forze dell'ordine non hanno niente!

DAVID ERMINI. Io dico questo: noi siamo così attaccati e vogliamo così bene alle Forze dell'ordine, che lo avevamo già votato.

Le forze dell'ordine non hanno bisogno di bottegai, perché sono autonomi e siccome alle Forze dell'ordine noi ci teniamo, noi diciamo: siamo favorevoli, ma siccome tutta questa manfrina è strumentale, come ho detto prima, per mandarlo al Senato e farlo affossare, noi diciamo che siamo disposti, già nella prossima finanziaria.

Mettiamolo lì dentro: se avete il coraggio e siete disponibili, lo voterete prestissimo, tenuto conto peraltro che il Ministero degli interni, con questa norma, ha già la possibilità di destinarlo alle Forze dell'ordine.

Noi dovremo trovare però le coperture e cercheremo di trovarle nella legge finanziaria, ma non ci stiamo a questi giochetti, perché la demagogia finisce, a un certo punto la verità viene sempre fuori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente, purtroppo ho sentito delle incoerenze nell'ultimo intervento.

Allora, se questo emendamento è stato votato in prima lettura, è stato votato così come è stato presentato ora, significa che voi nella prima lettura l'avete approvato e, come dite oggi, non c'erano le coperture inserite, però l'avete approvato e avete votato a favore; oggi con lo stesso emendamento trovate la scusa che non ci sono le coperture, cioè un minimo di coerenza in questo ragionamento andrebbe fatto, perché altrimenti si perde di serietà, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente, per rilevare come sia stato assolutamente epifanico l'intervento del collega Ermini, quando ci ha detto che in corso di fine legislatura i provvedimenti e gli interventi vengono fatti a misura dei clientes.

È di tutta evidenza che i clientes del Partito Democratico, letto questo provvedimento, sono i pubblici ministeri che fanno parte di una branca politicizzata della magistratura e che cercano e otterranno, per il tramite di questo strumento legislativo, una ulteriore libertà d'azione per fare ad uso quasi principalmente politico la loro potestà di intervento giudiziario.

Non ci stupisce e non ci scandalizza perché coerentemente, sin dalla sua istituzione, il Partito Democratico si è mosso in questa direzione ed è stato, in tutte le scelte collegate alla politica giudiziaria, al servizio delle veline che arrivavano dalle correnti della magistratura politicizzata di questo Paese, quindi nulla di nuovo sotto il sole.

Rileviamo - e lo diciamo solo per amore di verbalizzazione, perché poi tutto resta per fortuna - come, con questo provvedimento e con la decisione di votare contro questi emendamenti, si getta finalmente un salvifico colpo di spugna sull'ipocrisia con la quale alcuni pittoreschi soggetti del Partito Democratico, nel corso di questi ultimi anni, hanno cercato di vendere al volgo e all'inclita una nuova sensibilità a favore delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, rubo pochi secondi proprio perché il tema è importante, il tema è delicato, è sentito ed è probabilmente condiviso e le parole del collega Ermini ne sono probabilmente la conferma.

È vero, la Camera ha votato in prima lettura questo emendamento, che è un emendamento di assoluto buonsenso.

Io credo che, proprio perché anche il collega Ermini ne ha rivendicato la bontà, per rispetto e per avallare e concretizzare ciò che il collega Ermini ha detto (fermo restando che è vero che c'è una Camera e c'è un Senato, ma il Governo alla Camera e al Senato è esattamente lo stesso), sia necessaria un'assunzione di responsabilità e un impegno serio da parte del Governo; abbiamo quattro o cinque rappresentanti del Governo, avevamo prima due Ministri che adesso non ci sono, e secondo me, proprio per avallare la bontà delle considerazioni fatte e delle riflessioni che ha svolto il collega Bonafede prima, assolutamente condivisibili, credo che almeno un esponente del Governo che prenda la parola e che dia conferma che, nella legge finanziaria, questo tipo di provvedimento, la disponibilità di questi beni ad uso e consumo delle Forze di polizia, che ne hanno un sacrosanto bisogno, possa essere previsto, sia una dimostrazione di serietà.

Lo chiediamo come forza politica che ha difeso in questi anni la dignità delle Forze dell'ordine.

Crediamo che questo emendamento, al netto del fatto che, tra sei mesi si voti, sia un emendamento assolutamente di buon senso, al di là del fatto che già oggi probabilmente possono essere utilizzati questi beni per metterli a disposizione delle Forze di Polizia, però che il sottosegretario Migliore si alzi, prenda la parola e che dia conferma di un impegno quanto meno serio, a parole e non nei fatti, stando al fatto che l'emendamento verrà bocciato, credo sia un elemento di assoluta serietà per il Governo, di serietà nei confronti dell'Aula, ma soprattutto di serietà nei confronti delle Forze dell'ordine che edifici e immobili in più se li aspettano, soprattutto laddove - e chiudo - esattamente una settimana fa, fuori dall'Aula, alcune rappresentanze sindacali delle Forze della polizia penitenziaria protestavano e lamentavano, nei confronti del Governo, una scarsa attenzione anche sul tema degli alloggi.

Quindi chiedo al Governo di dare conferma rispetto alle parole condivisibili e di buonsenso dette dal collega Ermini, altrimenti rimangono parole e chiacchiere da campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, invero il contenuto dell'emendamento è già stato ampiamente illustrato, in maniera egregia, dal collega Sarro. Io voglio solo sottolineare come in realtà - e lo ha detto e argomentato correttamente il collega Sarro - quest'emendamento non necessitasse affatto della copertura finanziaria e come, dunque, il parere della Commissione bilancio sia un parere soltanto politico, con il quale si è voluta trovare una giustificazione tecnica all'affossamento politico di una proposta emendativa presentata. Null'altro. Infatti, è di tutta evidenza che le coperture o necessitavano anche nel precedente passaggio parlamentare o non necessitano neanche oggi. Non necessitano. State buttando giù la maschera, in realtà, di questa questione, come conferma il mancato intervento del Governo, che non prende alcun impegno. Non ve ne pò frega' de meno, come dicono a Roma.

PRESIDENTE. Beh, adesso, lasciamo stare come si dice a Roma.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. In realtà, il parere della bilancio ci vuole, ma è un parere che dovrebbe andare de plano, posto il fatto che c'è l'anticipazione delle spese da parte degli agenti. Ma, siccome io non ho clientes da questo viaggio, vorrei mettere le cose in chiaro. Se è un buon emendamento, si vota. Se è un buon emendamento, il Governo esprime parere difforme dal relatore e dice che è a favore. Se è un buon emendamento, ci si adopera per andare al Senato e spiegare che il parere della bilancio, che qui dovrebbe essere corretto, deve essere dato in un altro modo, perché non c'è spesa. Nella realtà, voi non lo volete fare questo provvedimento, perché il provvedimento non è teso alle forze dell'ordine: il provvedimento è teso esclusivamente a ingraziarsi il buon viso di certi pubblici ministeri, l'hanno capito anche i sassi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 18.02 Sarro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Emendamento 24.1 Sarti, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.1 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere i pareri della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Presidente, pareri contrari.

PRESIDENTE. Tutti contrari. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.1 Sarti, pareri contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.4 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.3 Sarti, i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.2 Sarti, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.5 Sarti, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. I pareri sono tutti contrari, anche sull'articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.1 Sarti, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 27.050 Sarti, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. I pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Sta bene.

Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.1 Sarti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 29.2 Sarro e 29.3 Sarti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.6 Sarti, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.7 Sarro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.8 Sarro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Non l'ho vista, mi spiace…

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Prendo atto che si possono fare gli interventi a caso, perché, se si alza la mano esattamente nel tempo in cui si sta per dichiarare il voto e, quindi, fare la dichiarazione di voto sull'articolo 29, lei, nonostante questo, dice: non l'ho vista. A questo punto io, sull'articolo 30, parlo relativamente all'articolo 29, perché lei mi ha impedito di fare la mia dichiarazione di voto.

Detto questo, le faccio presente che nella votazione precedente si è votato per inserire un comitato consultivo di indirizzo, che ha al suo interno gli stessi componenti che poi dovranno beneficiare dell'indirizzo che questo comitato dà. Faccio un esempio pratico: all'interno del comitato ci sono le associazioni antimafia, che daranno questo indirizzo, daranno il loro parere, fra i beneficiari di questa destinazione dei beni ci saranno sempre le associazioni antimafia. Quindi, questo è, come dire, un grandissimo conflitto di interessi che questa legge istituisce, cioè noi, per legge, diciamo che chi deve beneficiare di questi beni sequestrati e confiscati alla mafia è o può essere lo stesso soggetto che dovrà dire all'Agenzia dei beni confiscati a chi darli. Complimenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

(Esame dell'articolo 35 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 35.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

(Esame dell'articolo 36 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

Come si evince dall'esodo, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà alle 16,30 con l'esame degli ordini del giorno, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, la votazione finale, mentre la seduta riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e la Ministra per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito alla possibile modifica dell'Accordo di Partenariato 2014-2020 per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, al fine di includere le scuole paritarie tra i beneficiari del programma (PON) per la scuola – n. 3-03266)

PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi n. 3-03266 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario. Le ricordo che ha un minuto. Prego.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente, sarò velocissimo. Nella legge di bilancio 2016, un nostro emendamento ha precisato che il PON 2014-2020 relativo all'istruzione si riferisce a tutto il sistema di istruzione, cercando di porre fine a un'evidente discriminazione che a noi risulta ingiustificata. Infatti il sistema nazionale di istruzione comprende tutte le scuole, sia quelle statali che quelle paritarie, siano esse private o degli enti locali.

Quindi volevamo sapere, al netto dell'interlocuzione con il Ministro che ha la delega sui PON rispetto al Ministero dell'istruzione, cosa sia stato fatto, a livello comunitario innanzitutto, per modificare l'Accordo di partenariato e quando si potrà avere finalmente una norma che consenta a tutti di accedere ai fondi.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli Lupi e Vignali che, con la presente interrogazione, consentono di illustrare i recenti sviluppi su questa vicenda, su cui era già intervenuta la Ministra Fedeli in quest'Aula nella seduta del 27 aprile scorso.

Come ricordato, in base a quanto previsto dall'Accordo di partenariato 2014-2020, il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale intervengono nel settore dell'educazione pubblica con esclusione di scuole private e/o parificate. Rispetto a questo quadro europeo di ricevimento, con la legge di bilancio per il 2017, il legislatore nazionale ha chiarito che, nell'ambito del Programma operativo nazionale per la scuola, nel periodo 2014-2020, si debbano intendere per istituzioni scolastiche tutte quelle che costituiscono il nostro sistema nazionale di istruzione, comprendendo, quindi, le scuole statali, le scuole paritarie private e quelle gestite dagli enti locali.

Per assicurare piena operatività a tale disposizione normativa è necessario concordare con la Commissione europea una modifica dell'Accordo di partenariato, al fine di poter utilizzare, come previsto dalla norma, le risorse del PON 2014-2020. Nelle more della conclusione di tali procedure, di accordo con la Commissione europea per la modifica dell'Accordo di partenariato, si è condiviso con l'Autorità di gestione del PON-Scuola di fare accantonare una quota delle risorse del programma a favore delle scuole private e/o paritarie.

Sin dai primi mesi del 2017, come già a suo tempo illustrato dalla Ministra Fedeli, è stata avviata una interlocuzione tra i competenti uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al fine di articolare, in linea con la nuova previsione normativa, le proposte di modifica del PON e dell'Accordo di partenariato da sottoporre alla Commissione europea.

Sulla questione, di recente, è stata data informativa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in sede di Comitato di sorveglianza del PON-Scuola alla presenza dei rappresentanti della Commissione europea, con cui c'è stato un confronto, a cui sono seguiti ulteriori incontri. Corrispondentemente, è in corso la formalizzazione alla Commissione europea della richiesta di modifica dell'Accordo di partenariato in coerenza con gli esiti istruttori condivisi tra i competenti uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri e del MIUR.

PRESIDENTE. Il collega Vignali, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, signor Ministro. Sono soddisfatto della risposta. Abbiamo trovato strano che nell'Accordo di partenariato, fra l'altro, si usasse anche una terminologia non conforme alla norma italiana, perché la legge n. 62 del 2000, la nota “legge Berlinguer”, parla di scuole paritarie, private e degli enti locali, mentre, invece, si continuano ad usare talvolta termini anacronistici, non solo per una questione culturale; noi pensiamo che pubblico sia il servizio, non chi lo gestisce, soprattutto se sottostà a tutte le regole che, evidentemente, riguardano i pubblici. Allo stesso tempo, ci auguriamo che l'Accordo di Partenariato possa essere modificato in tempi rapidi, che consentano anche, evidentemente, di non essere penalizzati, poi, dall'inoperatività che, nella primavera prossima, per tante ragioni, dovrà necessariamente riguardare anche il Governo per il cambio di legislatura.

Noi confidiamo, Ministro, nella sua intelligenza e anche nella sua determinazione, di cui ha sempre dato prova. La preghiamo, veramente, di seguire e di cercare di accelerare il più possibile questa procedura, anche perché, se c'è una cosa di cui hanno bisogno i nostri ragazzi, è innanzitutto l'educazione; noi dobbiamo aiutare questo Paese a crescere, innanzitutto da questo punto di vista.

(Chiarimenti in merito ad incarichi e consulenze esterne presso l'Agenzia per la coesione territoriale ed ai relativi costi – n. 3-03267)

PRESIDENTE. Il deputato Galati ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03267 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Ministro, in un momento così delicato per la crescente sperequazione economica tra le diverse aree del Paese, appaiono meritevoli di attenzione alcune notizie che sono apparse sui media nazionali, proprio relative ai costi di funzionamento dell'Agenzia. Due sono i punti sostanziali: da una parte, una proliferazione di incarichi di consulenza di durata settennale, con conseguente lievitazione dei costi, dall'altro, profili di scarsa trasparenza sull'effettivo numero di collaboratori. Ovviamente, la questione di fondo, Ministro, è se lei è a conoscenza, pur nell'autonomia dell'Agenzia, di queste informazioni, ma, soprattutto, se ritiene che il rapporto tra il costo del funzionamento della struttura e i livelli della performance - se noi pensiamo ai dati, si parla soltanto sul sito della Commissione dell'1,2 per cento della spesa dei fondi - sia coerente rispetto agli obiettivi della politica di coesione del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, come è noto l'Agenzia per la coesione territoriale ha ereditato alcune delle funzioni e delle competenze che in precedenza facevano capo al Ministero dello sviluppo economico. La legge istitutiva, nel disporre che non dovessero derivare ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, ha dotato l'Agenzia di autonomia amministrativa, contabile e di bilancio. La medesima norma istitutiva, inoltre, ha fissato in 200 unità la pianta organica, in conseguenza dei trasferimenti delle risorse umane strumentali e finanziarie all'Agenzia per la coesione e alla Presidenza del Consiglio dei ministri e ha corrispondentemente ridotto le analoghe strutture e risorse del Ministero dello sviluppo economico.

Per quanto attiene ai consulenti esterni, è opportuno sottolineare che, in considerazione del ruolo strategico attribuito all'Agenzia, si è reso necessario, nell'attuale ciclo di programmazione, il ricorso a supporto esterno da parte di esperti altamente specializzati, scelti con procedure selettive e trasparenti in termini di competenza e di esperienza per la realizzazione delle politiche di sviluppo e per garantire, così, l'attuazione dei programmi.

A tal proposito, il regolamento generale dei Fondi strutturali 2014-2020 ha previsto esplicitamente che una parte delle risorse dei programmi sia destinata a sostenere attività di assistenza tecnica e di supporto a tutte le attività connesse all'attuazione dei programmi stessi. Per quanto riguarda gli esperti, si informa che l'Agenzia dispone di un totale di 114 unità; 56 sono gli esperti contrattualizzati a valere sulla quota di assistenza tecnica dei programmi a gestione diretta dell'Agenzia; 41 sono gli esperti tematici dell'Agenzia, per l'accompagnamento, il rafforzamento, il consolidamento di supporto operativo e tecnico altamente qualificato, in linea con le finalità e gli obiettivi strategici dell'Accordo di Partenariato; 17 per lo sviluppo delle politiche di coesione e di supporto all'Autorità di audit indipendente.

La durata dei contratti, che in alcuni casi si estende fino a sette anni, si fonda su una puntuale previsione dello statuto dell'Agenzia; tale previsione è stata inserita al fine di garantire alla Commissione europea continuità nel periodo di programmazione, in considerazione del fatto che, in precedenza, contratti più brevi hanno costituito fonte di preoccupazione da parte della Commissione.

Quanto al bando cui fa riferimento l'onorevole interrogante, si precisa che il ricorso ai servizi in questione si è reso necessario in quanto trattasi di specifiche materie che non erano state precedentemente trattate dall'ex dipartimento per le politiche di sviluppo.

Infine, per quanto riguarda le performance, segnalo che, oltre ad aver certificato, al marzo 2017, il pieno utilizzo dei Fondi europei 2007-2013 al 101 per cento delle disponibilità, per quanto riguarda la programmazione 2014-2020, le risorse attivate, cioè lavori in corso, bandi pubblicati e progettazione esecutiva in fase di completamento, assommano a oltre il 30 per cento dei Fondi strutturali…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. E questa è considerata dalla Commissione europea, in una nota ufficiale del luglio scorso, una delle migliori performance in Europa.

PRESIDENTE. Il deputato Galati ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIUSEPPE GALATI. Ministro, la sua risposta rende parziale soddisfazione alle questioni poste, perché se è vero che le Agenzie costituiscono enti pubblici strumentali dotati di autonomia, sono comunque soggette all'indirizzo e al controllo. Ma, soprattutto, perché intorno a questa partita dei fondi, si gioca una partita delicata, cruciale per la ripresa del Mezzogiorno del Paese, se ricordiamo che anche gli ultimi dati sulla distribuzione dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese non sono affatto incoraggianti. Tanto per fare un esempio che rende bene l'idea della sperequazione, il centro studi Confcommercio dà il valore medio del PIL pro capite in Calabria a 17.000 euro annui a fronte dei 39.000 euro del Trentino. Questi numeri dicono una cosa sostanziale, che per tutti i soggetti e le strutture coinvolte nella politica di coesione è arrivato il momento della responsabilità. E le Agenzie nascono - questo dovrebbe essere il fine - con la finalità di abbattimento della filiera burocratica, ma anche di efficienza e di efficacia, con maggiori spazi per la pianificazione e il controllo di gestione.

Ecco, signor Ministro, quello che noi vogliamo ricordare e che è sottoposto anche al suo controllo e alla sua vigilanza è che questa maggiore autonomia decisionale deve anche però comportare una più incisiva responsabilità, soprattutto rispetto ai risultati dell'attività di spesa e di realizzazione attraverso i fondi UE, nelle regioni meno sviluppate del Paese.

(Iniziative tese a dare attuazione alla normativa propedeutica all'operatività delle Zone economiche speciali – n. 3-03268)

PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03268 (Vedi l'allegato A).

PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, il decreto legge n. 91 del 2017, poi convertito con la legge n. 123, ha istituito le zone economiche speciali, in acronimo ZES. Si tratta di zone geograficamente limitate, comprendenti almeno un'area portuale, con caratteristiche stabilite da un regolamento europeo del 2013, all'interno delle quali le aziende potranno fruire di speciali condizioni fiscali ed amministrative per gli investimenti e per lo sviluppo nel Sud, con modalità e criteri da definire con un DPCM, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della stessa legge.

Il quesito posto al Governo tende a conoscere quali iniziative si intendano adottare per dare una tempestiva attuazione alla normativa e rendere operativo questo importante strumento di sviluppo per il Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Presidente, onorevoli deputati, come evidenziato dall'onorevole Pisicchio, il decreto-legge “Mezzogiorno” ha introdotto per la prima volta un quadro normativo organico in merito alla possibilità di istituire, anche nel nostro Paese, le zone economiche speciali. Consentitemi di sottolineare in questa sede l'importanza del risultato raggiunto, grazie ad un fattivo lavoro di collaborazione tra Governo e Parlamento.

La norma approvata consentirà di fornire risposte concrete alle numerose istanze che da diverso tempo provengono su questo tema dalle regioni del Mezzogiorno. Come è noto a quest'Aula, erano state presentate numerose iniziative parlamentari in materia e il decreto-legge ha voluto consolidarle in una proposta che rappresenta la sintesi delle diverse idee maturate nel dibattito parlamentare.

Il testo approvato dal Parlamento consente finalmente di avviare un percorso che è entrato ora nel vivo con la predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che completerà il quadro normativo e che sarà varato - io sto lavorando, come prescritto dalla legge, su questo tema, in sinergia con gli altri Ministri coinvolti - nei tempi previsti.

L'obiettivo che ci siamo prefigurati è quello di consentire alle singole regioni interessate di poter presentare al più presto le proprie proposte di istituzione di ZES sul proprio territorio. Il tutto dovrà ovviamente avvenire nell'ambito del rispetto dei requisiti fissati dal decreto “Mezzogiorno”.

Non appena completato il quadro normativo con l'adozione del DPCM, è mia intenzione avviare un dialogo costante con le regioni che presenteranno o che hanno intenzione di presentare proposte di ZES. L'obiettivo di questo dialogo è di fare in modo che le proposte formulate dai territori consentano, attraverso le progettualità e i programmi di sviluppo che accompagneranno le singole richieste di istituzione di ZES, di creare nuovi investimenti e reali possibilità di ulteriore sviluppo economico dei territori interessati. Il Governo, alla luce del quadro normativo delineato, è fiducioso sul fatto che nei prossimi mesi giungeranno una serie di proposte e progetti da parte delle regioni.

PRESIDENTE. Il collega Pisicchio ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

PINO PISICCHIO. Grazie. Apprezziamo la risposta del Ministro, così come abbiamo apprezzato il fatto che un riferimento al Mezzogiorno, in questo Esecutivo, è tornato a rendersi visibile nell'azione del Governo e, mi si consenta, anche nel lessico, visto che, solo dopo ventiquattro anni, ritroviamo un Ministero che fa esplicito riferimento al Sud. Da due decenni almeno, infatti, era assente dalle azioni di politica economica dei Governi uno specifico intervento per il Mezzogiorno, assenza spezzata dal decreto n. 91, che ha istituito le zone economiche speciali.

Come ricordato, si tratta di interventi importanti, che nulla hanno a che vedere con gli incentivi a pioggia, con impropri protagonismi dello Stato nell'economia. Sono benefici fiscali e semplificazioni amministrative, crediti di imposta fino a 50 milioni per ciascun investimento nelle aree omogenee previste dalla legge e che sono state già sperimentate con successo in 135 Paesi, producendo importanti effetti sul piano dello sviluppo produttivo e dell'occupazione, con l'assorbimento nel mondo del lavoro di almeno 70 milioni di unità in tutto il mondo. Le linee guida a cui si ispirerà il DPCM, che sono state accennate dal Ministro, e la tempistica che ci è stata indicata rappresenteranno un passo importante sulla strada della ripresa di competitività del Sud, in una dimensione che non è assistenzialistica, ma è una dimensione che fa riferimento alle risorse endogene.

(Intendimenti in ordine alla revisione dei criteri di riparto del Fondo di solidarietà comunale, al fine di riequilibrare l'erogazione di servizi pubblici sul territorio nazionale – n. 3-03269)

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03269 (Vedi l'allegato A). Le ricordo che ha un minuto.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Ministro, il divario tra Nord e Sud ha raggiunto ormai livelli non tollerabili ed al gap storico si aggiungono nuove forme di discriminazione e di ingiustizia. Il modello di riparto dei fondi di solidarietà comunale ha prodotto un risultato che è paradossale, per non dire beffardo. Il riparto di queste risorse dovrebbe garantire asili e mense in modo eguale sull'intero territorio nazionale, mentre invece due terzi di queste risorse vanno al Nord e solo un terzo al Sud. Il risultato è che questo riparto, che dovrebbe essere perequativo, garantisce 138 euro pro capite a Bologna, 59 euro pro capite a Napoli, 32 euro a Palermo e 17 a Giugliano. Come ritiene, questo Governo, rimediare a questa ingiustizia, passando dalla discriminante spesa storica alla più logica spesa sulla base delle vere esigenze?

PRESIDENTE. Il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito al Fondo di solidarietà comunale, di cui alla legge di stabilità 2013, fornisco una serie di elementi acquisiti dal Ministero dell'Interno, presso il quale è istituito il suddetto fondo e le cui risorse sono ripartite annualmente con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, predisposto previo accordo da raggiungere in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie.

Ricordo che il fondo viene ripartito sulla base di diverse componenti, tra cui una componente perequativa basata sulla differenza tra capacità fiscali e costi standard. In riferimento a tale componente, la legge di stabilità 2013 prevede, per i comuni delle regioni a statuto ordinario, una quota percentuale che progressivamente sale dal 20 per cento dell'anno 2015, al 30 per cento nel 2016, al 40 per cento nel 2017, al 55 per cento per l'anno 2018. Questa previsione ha consentito, già dall'anno 2016, di arrivare al 30 per cento e al 40 per cento nel 2017.

Si fa presente, inoltre, che, con particolare riferimento ai servizi rivolti alla prima infanzia e alle persone anziane, nell'ambito della politica di coesione, nell'ultimo decennio si è dato rilievo al tema dei servizi alla persona, sostenendo con risorse aggiuntive l'ambito dei servizi socioeducativi e dei servizi di cura agli anziani.

In particolare, si è varato un programma nazionale dedicato, denominato “Programma nazionale per i servizi di cura all'infanzia e agli anziani” e finalizzato al miglioramento dell'accessibilità e qualità dei servizi a questi soggetti. Il programma, recentemente prorogato al 2020, è gestito dal Ministero dell'Interno e prevede il conferimento diretto ai comuni associati di risorse aggiuntive da destinare ai servizi per l'infanzia e gli anziani.

Gli obiettivi di sostegno alla diffusione e riqualificazione dei servizi sono stati, infine, inglobati nell'Accordo di partenariato 2014-2020. Naturalmente, come in tutti questi casi, è soprattutto rivolto al Mezzogiorno.

Un'ulteriore iniziativa, che rientra nell'area tematica denominata “Obiettivi di servizio”, ha portato al consolidamento e alla modernizzazione di questi servizi alla persona nelle otto regioni del Mezzogiorno.

In totale, queste iniziative valgono oltre 1,5 miliardi di euro. Ritengo, pertanto, sulla base di questi dati, che vi sia stato un incremento significativo delle risorse a disposizione anche per le realtà territoriali più svantaggiate, ma naturalmente bisognerà procedere ulteriormente su questa strada.

PRESIDENTE. Il collega Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Ministro, le assicuro, sono colpito e imbarazzato per il fatto che lei, in parte, come dire, conferma la nostra perplessità. Insomma, l'assenza di un servizio in un comune si traduce in uno “zero” proprio per quel comune, in quanto a fabbisogno. Il tema che noi abbiamo posto è questo. Noi abbiamo chiesto perché quel criterio, che penalizza chi non ha e dà vantaggi a chi ha, una sorta di Robin Hood al contrario, ma non mi meraviglio se, nello “Sblocca Italia” per i trasporti dei 5 miliardi, 4,7 miliardi per il nord e solo 60 milioni per il sud: è evidente che siamo di fronte ad una palese ingiustizia.

Diminuiscono in questo modo, Ministro, anche gli alunni nelle scuole statali e nelle scuole pubbliche del sud. Altro che dispersione scolastica! Una sorta di doppio danno che rende il sud ancora più sud, ancora più emarginato, insomma invivibilità che si aggiunge ad invivibilità. Con il riparto che vi ostinate a sostenere consentite la mensa all'81 per cento degli alunni di Torino e solo al 36 per cento degli studenti di Napoli, al 95 per cento dei ragazzi di Piacenza e solo al 15 per cento di quelli di Salerno!

Dovreste, per questi dati, vergognarvi, e non per lo storico divario, ma per ciò che state generando, perché cancellate la spesa storica in sanità, penalizzando il sud, e la alimentate, viceversa, paradossalmente, su questo fronte, penalizzando ancora una seconda volta il Mezzogiorno.

Insomma, Ministro, è grave, perché questa carenza di servizi diventa l'ulteriore tassa sul sud: trasporti pubblici inesistenti, assicurazioni auto, sicurezza per famiglie ed imprese, ora anche per asili e mense. Non pretendiamo più risorse, ma pretendiamo che, accanto ai doveri, ci siano i nostri diritti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza per l'attuazione del programma di sviluppo rurale 2014-2020 (PSR) della regione Sardegna, con particolare riguardo al “Pacchetto giovani” – n. 3-03270)

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03270 (Vedi l'allegato A). Ha un minuto.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, è un'interrogazione datata, per cui io spero che lei possa in qualche modo cambiare o rassicurare, con la sua risposta, rispetto al problema che ho sollevato mesi fa, riguardante i gravi ritardi nella predisposizione delle procedure informatiche necessarie alla presentazione della domanda per l'istruttoria prevista dalla direttiva dell'attuazione del “Pacchetto giovani”, il programma di sviluppo rurale della regione Sardegna, e ovviamente sviluppo e formazione delle graduatorie delle domande ritenute ammissibili. È un problema che si è presentato, è un problema legato alla SIAN, al portale nazionale, è un problema che spero, in questi mesi, si sia potuto quantomeno affrontare, se non del tutto risolvere. È un problema che deve dare risposta a 3 mila giovani che attendono di comprendere quale potrà essere il loro futuro.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor presidente, onorevoli deputati, noi siamo consapevoli di alcune criticità poste dagli interroganti, che ringrazio, e proprio su questo l'organismo pagatore Agea si sta adoperando.

In particolare, Agea ha chiesto al raggruppamento temporaneo di impresa che cura la parte informatica del Sian azioni di rafforzamento e di riorganizzazione dell'intero comparto operativo, ponendo altresì in essere controlli continui e puntuali per verificare il rispetto degli obiettivi operativi. Relativamente ai quesiti posti riguardanti il bando della sottomisura 6.1 e il “Pacchetto giovani”, rappresento che gli applicativi per la presentazione delle domande di sostegno sono disponibili sul Sian dal 30 settembre 2015, e quindi disponibili ai potenziali beneficiari per la presentazione delle domande, sempre attraverso il Sian, nel periodo indicato dall'interrogante.

Al riguardo, dal punto di vista informatico, i bandi in questione sono stati aperti dal Sian in date ben determinate. Il bando n. 1931 è stato aperto il 15 marzo 2017 e chiuso il 13 settembre 2017; per questo bando risultano presentate 1.715 domande di sostegno, per un totale di importo richiesto pari a oltre 58 milioni di euro. Il bando “Pacchetto giovani” e sottomisure 6.1 e 4.1 è stato aperto e chiuso nelle stesse date; per questo bando risultano presentate 1.317 domande di sostegno, per un importo totale richiesto di ben 176 milioni di euro.

Quanto agli applicativi per l'istruttoria delle domande di sostegno disponibili sul Sian dal 15 dicembre 2016, la funzionalità di istruttoria messa a disposizione delle regioni prevede l'adozione di una procedura temporanea. Questa procedura è stata condivisa con tutte le regioni, proprio allo scopo di potere ovviare più efficacemente all'esigenza di pagamento su determinate misure. Per quanto riguarda la situazione dei bandi PSR 2014-2020 della regione Sardegna, si ricava dal sistema Sian che sono state presentate 5.216 domande, per un importo totale richiesto pari a 473 milioni.

PRESIDENTE. Il collega Capelli ha facoltà di replicare.

ROBERTO CAPELLI. Signor Ministro, io dovrei dichiararmi soddisfatto o meno della sua risposta. Io sono perfettamente a conoscenza della procedura, di quando è stata aperta, nel 2015, per la presentazione delle domande, ma la mia richiesta era di chiarire quando arriveranno le risposte: è questo il problema fondamentale.

Infatti, nella presentazione del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 si dice: la politica di sviluppo rurale della UE aiuta le zone rurali dell'Unione ad affrontare la vasta gamma di problemi economici, ambientali e sociali del XXI secolo. Se nel XXI secolo - mi scusi, signor Ministro - un giovane deve aspettare tre anni e ancora ad oggi non c'è una risposta sull'istruttoria della sua pratica per poter determinare un investimento appunto per i giovani in agricoltura, per non parlare del PSR nel suo complesso, con questi gravi ritardi, io credo che venga minacciato il rapporto di fiducia con le istituzioni, che devono in qualche modo accompagnare questi giovani.

Io la prego di intervenire, di prendere a cuore questa situazione e di garantire la velocità che merita appunto il XXI secolo nel dare risposta da parte delle istituzioni, perché giovani e meno giovani, chi ancora scommette in agricoltura, chi ancora scommette in agricoltura nel Mezzogiorno, chi ancora scommette in agricoltura nelle isole, possa avere ancora fiducia nelle istituzioni, in particolare nella sua figura di Ministro.

(Elementi ed iniziative circa gli effetti del Trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada (CETA) sul comparto agricolo e agroalimentare nazionale – n. 3-03271)

PRESIDENTE. Il deputato Gallinella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03271 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Ministro, come sa, il MoVimento 5 Stelle si opporrà alla ratifica del CETA, perché riteniamo che oramai il mercato va in una direzione sbagliata: bisogna mettere un freno alla globalizzazione, che ci ha reso evidentemente tutti più poveri.

Tra l'altro, ha messo l'Italia in condizioni di non poter più difendersi e di non chiudere le porte quando è necessario. È inoltre un accordo che sicuramente farà guadagnare pochi e impoverire molti. Le ricordo, signor Ministro, che l'Italia è fatta da piccole aziende agricole, e questo Trattato non le aiuterà certamente. Un accordo, tra l'altro, che si basa su teorie, molte delle quali, abbiamo visto, non hanno una base solida. Soprattutto, non c'è una clausola di uscita da questo Accordo. Se le cose vanno male, come facciamo? Invece che creare problemi, signor Ministro, io la invito a ripensare a questo tipo di Accordo. Cerchi di risolvere i problemi dell'agricoltura e non crearne dei nuovi.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, io credo sia importante aver avviato sul Trattato un dibattito, un confronto pubblico per approfondire meglio gli aspetti, non solo economici, di un Trattato di così ampia portata; un percorso che, come ricorderete, è iniziato nel 2009, che ha visto l'approvazione del Parlamento europeo nel febbraio 2017 e che adesso è in corso di ratifica da parte di tutti i Paesi membri. Entrando nel merito delle questioni poste dall'interrogante, credo sia necessario sottolineare che il CETA rappresenta un primo passo soprattutto a difesa delle nostre piccole e medie imprese. È per loro che abbiamo bisogno di regole giuste, di mercati aperti, e io reputo un avanzamento positivo il venir meno di dazi, di burocrazia e di barriere che sono collegate allo sviluppo di queste attività produttive agroalimentari italiane.

Sul fronte della sicurezza alimentare va chiarito che non accetteremo nessuna proposta legislativa europea o accordo commerciale che diminuisca le garanzie attuali. Così non è per il CETA, che prevede espressamente che i produttori canadesi che vorranno esportare da noi dovranno applicare le norme europee alla loro produzione: non potranno essere importati nell'UE prodotti trattati con sostanze vietate all'interno della stessa UE. Per quanto riguarda il richiamato possibile impatto sull'importazione in Europa di prodotti OGM, come ricordato, l'Accordo dispone espressamente che le sue norme troveranno applicazione solo nella misura in cui non deroghino alle disposizioni previste dagli Stati. Un altro aspetto secondo me da valutare con grande attenzione e con favore è l'attenzione e la tutela ottenute sul fronte delle indicazioni geografiche. Più di tante mie parole, valgono i commenti positivi di consorzi di tutela, di tante piccole e medie imprese che con l'Accordo ottengono più protezione, non meno protezione. Ad oggi, infatti, in Canada nessuna indicazione geografica italiana veniva tutelata, anzi avevamo casi di divieto di utilizzo del nome come il “prosciutto di Parma”, in quanto confliggeva con il vecchio marchio commerciale registrato storicamente in Canada.

Con l'Accordo, a quarantuno prodotti DOP e IGP, che valgono il 92 per cento dell'export agroalimentare italiano di qualità, viene finalmente riconosciuto il diritto esclusivo al nome. È un fatto importante, non risolutivo di tutti i problemi, ma certamente un fatto nuovo molto positivo. In sostanza, l'uso improprio di una denominazione viene vietato, per la prima volta. Si tratta di un passo secondo me cruciale nella lotta alla contraffazione e nel contrasto del fenomeno dell'italian sounding. Riconoscere il legame tra qualità e saper fare territorio è un successo del nostro sistema agroalimentare. Possiamo discutere fin quanto vogliamo; è giusto vedere anche i lati deboli, comunque evidenziare alcuni punti interrogativi di un Accordo così complesso, ma a mio giudizio non possiamo non riconoscere gli avanzamenti positivi importanti che questo Accordo può portare con sé, in particolare per le piccole e medie imprese agroalimentari italiane.

PRESIDENTE. Il collega Gallinella ha facoltà di replicare, per due minuti.

FILIPPO GALLINELLA. Presidente, è chiaro che non ci possiamo ritenere soddisfatti, per un semplice motivo. Innanzitutto, le due questioni poste da noi chiedevano quali sono le basi sulle quali si prevede un guadagno per l'Italia, ma non ce le ha mostrate, ha solo teorizzato le tutele. Sicuramente qualcuno ci guadagnerà, questo è evidente. Nella globalizzazione solitamente pochi diventano più ricchi e molti diventano tanto poveri, e probabilmente avremo questo risultato, ahimè. Soprattutto, la seconda questione: se le cose che lei dice, signor Ministro, fossero vere, può anche essere che non funzioni, come dice lei. E se non funziona, che facciamo? Qual è la clausola di uscita? A questa seconda domanda lei continuamente non ha risposto. Ha solo citato alcuni dati, ma questi si potranno trovare sui giornali, su Wikipedia, queste cose le sapevamo già. Volevamo sapere qualcosa di più, ma lei non ci ha fornito le risposte. La globalizzazione - lo ripeto qui - e tutte queste politiche liberiste senza controllo, che tolgono agli Stati la propria sovranità, ci hanno reso più poveri. L'abbiamo visto con il riso, con il riso importato dal Vietnam. Che fanno i produttori del riso? Sono arrabbiati. E lei non ha fatto nulla, l'Europa non ha fatto nulla. L'olio tunisino è un altro esempio di come una politica commerciale sbagliata fa un danno all'Italia. Continuiamo. Fra poco avremo il MES, che vorrà fare la Germania o l'Europa? Vorremo combattere contro questa globalizzazione? Noi siamo preoccupati, vogliamo rimettere in discussione tutte le politiche commerciali. L'Italia, purtroppo, ha delegato, oltre la sovranità monetaria, anche la sovranità sugli accordi commerciali. E chi ne risponde? Chi ne paga le conseguenze? I produttori più piccoli, che non hanno possibilità, magari, di difendersi dai grandi volumi di merci, che arrivano qua senza controllo, perché - lo vogliamo ricordare - le nostre dogane non sono tutti efficienti in Europa e questo fa un danno commerciale soprattutto all'Italia, che è un Paese trasformatore e produttore. E, soprattutto, i consumatori non ci capiranno più nulla, perché l'etichettatura è un'altra materia, come la tutela del made in Italy, che l'Europa non vuole sapere. Quindi, noi vogliamo mettere un freno e, per questo, ci opporremo al CETA in tutte le sedi. Secondo me, lei fa un grande errore, perché non vuole tutelare e risolvere i problemi dell'agricoltura italiana. Abbiamo sentito di Agea, ma c'è il sistema allevatoriale, i piani cerealicoli, olivicoli, c'è la tutela del biologico. Ecco, su queste cose lei dovrebbe lavorare, non sulla globalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza a sostegno delle aree agricole presenti all'interno di parchi nazionali colpiti dall'“emergenza incendi” – n. 3-03272)

PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03272 (Vedi l'allegato A).

GIANNI MELILLA. Grazie signor Presidente. Signor Ministro, quest'estate, un numero impressionante di incendi ha scatenato l'inferno in tante regioni italiane.

Io sono abruzzese e posso testimoniare quello che è successo sul Morrone, nel cuore del Parco nazionale della Majella. Migliaia e migliaia di ettari di superfici boscate e agricole, tra le più pregiate della nostra regione, sono andate distrutte e così anche in tanti altri parchi nazionali dell'Italia centro-meridionale. In Abruzzo anche sul Gran Sasso, ma nel Cilento, nel Vesuvio, nel Pollino, sulla Sila, gli incendi sono stati tre volte superiori alla media degli ultimi anni. Forse questo è dovuto anche alla scellerata scelta di sciogliere il Corpo forestale dello Stato. Vorrei chiederle cosa intende fare il Governo, per andare incontro alle popolazioni e alle economie agricole, ma non solo agricole, turistiche, della zootecnia, che sono state fortemente danneggiate da questi incendi.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto ritengo doveroso esprimere, anche qui, una forte condanna degli atti dolosi, che hanno portato a una delle più gravi emergenze sul fronte degli incendi degli ultimi anni, una situazione aggravata dalla siccità eccezionale di quest'anno, ma che ha visto nell'assoluta maggioranza dei casi, purtroppo, la mano colpevole dell'uomo. Voglio ringraziare le Forze dell'ordine e i tanti volontari, che hanno lavorato in maniera straordinaria, per lo spegnimento e l'individuazione dei responsabili dei roghi.

Il problema non è solo legato alla gestione degli incendi e dei suoi effetti, ma a una più larga visione di cura del territorio e di prevenzione del dissesto. Non c'è dubbio che su questo fronte è necessario compiere un salto di qualità nella tutela, in particolare, del patrimonio boschivo italiano, che ora copre più di 11 milioni di ettari sul territorio nazionale.

Proprio a questa esigenza risponde in primis il decreto legislativo sulle foreste, che abbiamo predisposto, su cui stiamo lavorando e che ora è al concerto delle istituzioni competenti, che sarà uno strumento fondamentale, per la salvaguardia dei boschi e per impostare una nuova stagione di utilizzo e di cura di queste risorse.

Allo stesso tempo noi dobbiamo potenziare l'efficacia degli incentivi alle misure di selvicoltura, selvicolturali, come le opere di prevenzione incendi e di localizzazione di infrastrutture adatte a diminuire il rischio di incendio, che sono previste, in particolare, nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale, che, come sapete, sono di competenza di ogni singola regione. Con le regioni stiamo lavorando. Lì ci sono le risorse, non solo economiche, ma anche strategiche, per potere avanzare anche da questo punto di vista.

Per cui utilizzo questa interrogazione per ribadire la massima attenzione del mio Ministero e del Governo tutto, a costruire concretamente questi passi in avanti, a partire dalle prossime settimane e dai prossimi mesi.

PRESIDENTE. Il collega Melilla ha facoltà di replicare.

GIANNI MELILLA. Signor Ministro, al di là della cortesia con cui ha voluto rispondere alla mia interrogazione, i punti che io ho voluto mettere al centro della mia interrogazione non sono stati oggetto di alcuna risposta concreta.

Un grido di dolore si è levato, soprattutto da territori pregiatissimi come i nostri parchi nazionali. Noi dobbiamo investire certamente sulla prevenzione e dobbiamo investire anche sulle strutture preposte poi all'intervento, quando c'è l'emergenza, nello spegnimento degli incendi, perché non ci possiamo affidare solo al volontariato, che anche in questi casi è stato in prima fila e che anch'io voglio ringraziare.

Dei 7 mila forestali, solo 361 sono passati ai vigili del fuoco e le competenze del Corpo forestale dello Stato sono andate, in modo criminale, disperse. Noi dobbiamo, invece, avere piena consapevolezza che il patrimonio rappresentato dalle nostre foreste, dai nostri boschi e dall'agricoltura, soprattutto quella di montagna, quella più difficile, sono beni preziosi del nostro Paese e meritano un'attenzione maggiore da parte del Governo, per evitare tragedie come quelle che abbiamo avuto quest'estate.

(Interventi volti a favorire l'inserimento dei giovani nel settore delle aziende agricole – n. 3-03273)

PRESIDENTE. La deputata Palma ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio n. 3-03273 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIOVANNA PALMA. Grazie. Premesso che i dati del Censimento agricoltura 2010 hanno mostrato la grande difficoltà di ricambio generazionale nel settore agricolo, dovuto, da un lato, al processo di senilizzazione, che ha determinato un freno alla competitività, e, dall'altro, ai rischi di carattere ambientale, legati all'abbandono e alla conseguente riduzione della gestione del territorio, tuttavia dobbiamo dire che, nel 2015, si è registrata un'inversione di tendenza, che ha praticamente aumentato del 35 per cento gli agricoltori al di sotto dei 35 anni, che tra imprenditori agricoli, coadiuvanti familiari e soci di cooperative agricole sono arrivati a superare le 70 mila unità. Si tratta di una nuova generazione di contadini, allevatori, pescatori e pastori, che non si sono limitati soltanto a produrre alimenti made in Italy, ma che stanno contribuendo a difendere la cultura e la bellezza del nostro Paese.

Pertanto, si rende necessario continuare a mantenere alta l'attenzione sul ricambio generazionale, con politiche a servizio dei giovani, che facilitino non solo l'ingresso di questi ultimi nel settore agricolo, ma anche attività di formazione e consulenza, che li accompagnino nello sviluppo continuo della propria azienda e nel mantenimento della stessa, una volta avviata.

Pertanto, si rende necessario, inoltre, semplificare l'accesso alla terra e al credito per i giovani, al fine di favorire il loro stabile inserimento nel settore.

Si chiede quali siano ad oggi gli interventi messi in campo dal Governo, con quali risultati e con quali strumenti si intendono attivare nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio gli interroganti, perché ci danno la possibilità di trattare un argomento decisivo, come il ricambio generazionale in agricoltura.

In questi anni è stato l'obiettivo prioritario di tutte le scelte fatte in politica agricola e credo che i risultati ottenuti diano conto di quanto sia importante il settore primario, anche per la più ampia strategia di crescita dell'occupazione in Italia. C'è un dato che evidenzia un impatto positivo delle scelte fatte: oggi le aziende agricole condotte da giovani nel nostro Paese superano le 70 mila unità e rappresentano il 6,6 per cento del totale. Due anni fa erano il 5 per cento del totale. È in atto, quindi, un processo di avanzamento, che va certamente seguito e incoraggiato sempre di più.

Io rivendico con decisione le scelte che abbiamo fatto insieme, in particolare dal 2014 in poi. Penso all'aumento del 25 per cento dei contributi europei per gli agricoltori under 40, allo sgravio del 19 per cento per l'affitto dei terreni, alle agevolazioni per le assunzioni stabili dei giovani, che nel 2015 hanno reso l'agricoltura un laboratorio sperimentale di politiche poi estese anche ad altri settori. Per favorire l'accesso al credito, già dal 2015, abbiamo messo in campo i mutui a tasso zero. Con l'Inail abbiamo stanziato 5 milioni di euro per l'acquisto di macchinari agricoli più sicuri e più efficienti, dedicandoli proprio ai giovani imprenditori.

Penso, poi, alla scelta che abbiamo fatto nella scorsa legge di bilancio di azzerare i contributi previdenziali per tre anni per le nuove imprese di giovani, che ha avuto un risultato del 50 per cento più alto rispetto alle aspettative; hanno beneficiato di questa misura 9 mila under 40 contro i 6 mila inizialmente stimati.

Abbiamo potenziato ulteriormente la misura di primo insediamento, che costituisce uno degli strumenti più importanti nell'ambito delle politiche destinate al ricambio generale in agricoltura. Nel periodo 2007-2015 sono stati erogati contributi pari a circa 700 milioni di euro, di cui hanno beneficiato circa 22 mila nuove aziende agricole condotte da giovani. Altrettante risorse sono state stanziate attraverso i programmi di sviluppo rurale per il periodo 2015-2020. Tutte le regioni, nell'attuale fase di programmazione dei fondi strutturali, risultano già aver attivato la misura con almeno un primo bando emanato. In più, nelle prossime settimane prenderà il via la procedura competitiva della Banca della terra, con la quale saranno messi a disposizione oltre 8 mila ettari e concessa la possibilità di acquisto attraverso un mutuo erogato dall'ISMEA.

Inoltre, al fine di sviluppare e consolidare l'imprenditorialità giovanile in agricoltura, il Governo, con l'approvazione dell'ultimo “decreto Mezzogiorno”, ha potenziato lo strumento dell'autoimprenditorialità e del subentro in agricoltura con ulteriori 50 milioni di euro. Credo che la complessità di queste misure renda conto più di tante mie parole dello sforzo che abbiamo fatto, sia da parte del Parlamento che dal Governo.

PRESIDENTE. Il collega Zanin, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIORGIO ZANIN. Grazie, Ministro. Sono particolarmente soddisfatto della risposta che attesta quanto il Governo sia consapevole dell'importanza di politiche che assicurino il necessario ricambio generazionale, rendendo così protagoniste le giovani generazioni di una nuova fase dell'agricoltura italiana. Anche lei ha riconosciuto che il Parlamento ha accompagnato questo percorso che ha, peraltro, nel Paese un'attestazione di largo interesse da parte dei giovani, a dimostrazione anche del fatto che l'attività in campo agricolo è un fattore tradizionale ma che ha futuro nel nostro Paese.

In particolare, i dati delle iscrizioni agli istituti tecnici, i cui studenti in generale per constatazione diretta - le riferisco - chiedono un aumento della pratica nell'attività didattica ma anche nelle università di scienze agrarie, le cui aziende sperimentali svolgono spesso ruoli cruciali, hanno tutti trend in crescita e questo è un dato fondamentale di osservazione.

Per condurre un'azienda agricola in maniera efficiente occorre oggi avere un grado elevato di conoscenza specialistica. Più giovani in agricoltura significa, tra l'altro, maggiore innovazione, cioè attenzione alle multifunzionalità e consapevolezza dell'impronta ecologica, vale a dire del ruolo sociale dell'impresa agricola. Più giovani in agricoltura significa anche maggiori capacità di cogliere le necessità e le opportunità poste dalle culture e dai metodi imposti dalla transizione climatica e dagli stimoli proposti anche dalla tecnologia. Io faccio un riferimento recente al tema dell'Industria 4.0, che vede anche quei tipi di manufatti. Mai quanto adesso la terra può sposare il progresso tecnologico per investire in qualità e innovazione non disperdendo al tempo stesso…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO ZANIN. …il patrimonio acquisito. Io credo che sia necessario proseguire su questa strada per restituire al nostro Paese questa forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti sull'effettiva destinazione delle risorse derivanti dagli sms solidali ai territori interessati dagli eventi sismici del 2016 - n. 3-03274)

PRESIDENTE. La deputata Barbara Saltamartini ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03274 (Vedi l'allegato A).

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, la Lega Nord fin dallo scorso 10 agosto - quindi, ben prima che poi autorevoli esponenti delle istituzioni locali esprimessero le loro perplessità - aveva denunciato la poca chiarezza circa l'utilizzo e, soprattutto, circa i criteri che avevano determinato l'utilizzo dei fondi raccolti tramite i canali degli sms solidali in occasione, in particolare, dei gravissimi eventi sismici che hanno riguardato il centro Italia a partire dallo scorso 24 agosto, ritenendo che ognuno dei milioni di cittadini italiani, che in maniera volontaria ha donato i propri 2 euro, avesse e ha il diritto di sapere, con estrema trasparenza, dove sono finiti i suoi soldi.

Quindi, chiediamo al Governo di togliere e di fugare ogni dubbio affinché la solidarietà spontanea non venga diminuita e, soprattutto, non si lasci credere ai cittadini che i loro soldi vengano utilizzati per cose diverse da quelle per cui sono stati donati.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo ai quesiti che sono stati posti sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della protezione civile e preciso che, grazie alla raccolta solidale svolta attraverso il numero appositamente istituito, gli operatori della telefonia hanno versato ad oggi 23.020.963 euro. A tali somme si aggiungono gli 11.511.670 derivanti dalle donazioni ricevute tramite il conto corrente dedicato, che è stato aperto presso il Monte dei Paschi di Siena.

Ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 189 del 2016 le donazioni confluiscono in una specifica contabilità speciale intestata al commissario straordinario per la ricostruzione e sono utilizzate nel rispetto delle procedure previste dal protocollo di intesa del 27 giugno 2014, che è disponibile sul sito del Dipartimento. Tutte le procedure si sono quindi svolte nel massimo rispetto della trasparenza e, in particolare, fin dall'inizio dell'emergenza sono stati pubblicati su questo sito sia i dati relativi alla raccolta di fondi, comprensivi dell'elenco dei progetti approvati definitivamente, sia la composizione del comitato dei garanti. Le cifre e la ripartizione dei fondi invece sono disponibili sul sito del commissario per la ricostruzione.

Con riferimento ai criteri adottati, il comitato dei garanti fonda le proprie valutazioni sulle disposizioni contenute nel protocollo di intesa. A questo fine il comitato dei garanti, in ossequio a questo protocollo, decide sulla base delle proposte presentate dalle regioni coinvolte per il tramite del commissario straordinario. A loro volta le regioni, tra cui anche la regione Lazio, hanno avanzato ipotesi di ripartizione delle somme sulla base di quanto deciso nelle riunioni della cabina di regia del 12 maggio e dell'8 giugno 2017 e delle riunioni dei comitati istituzionali di cui all'articolo 1, comma 6, del decreto-legge citato, alle quali partecipano tutti i sindaci dei comuni individuati negli allegati 1, 2 e 2-bis del decreto n. 189, tra i quali ovviamente figura Amatrice.

All'esito delle suddette riunioni e in accordo con i comuni interessati, le regioni hanno avanzato delle ipotesi di riparto che il comitato dei garanti, nella seduta del 17 luglio, ha accolto, decidendo di destinare le somme provenienti dai contributi in oggetto agli interventi che non risultassero già interamente coperti dal Fondo per la ricostruzione purché rispettassero i criteri di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.

Circa l'individuazione dei progetti da parte delle regioni, si rappresenta che la stessa è avvenuta in ossequio al principio di trasparenza all'esito delle riunioni dei comitati istituzionali di cui all'articolo 1 del decreto e della riunione dell'8 giugno 2017 della cabina di regia, istituita appunto ai sensi dell'articolo 1, comma 5, dello stesso decreto, laddove è stata - e cito - “approvata all'unanimità la proposta di destinare tali risorse non esclusivamente per la realizzazione di scuole ma anche per la realizzazione e il potenziamento dei presidi di emergenza e, comunque, per altre opere pubbliche utili ai fini della ripresa dello sviluppo socio-economico dei territori colpiti dagli eventi sismici” (deliberazione adottata all'unanimità).

PRESIDENTE. La ringrazio…

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. A tale proposito segnalo, infine, che gli interventi richiesti dal comune di Amatrice risultano coperti a valere sul Fondo per la ricostruzione e, comunque, da specifiche risorse a tale comune destinate e derivanti da donazioni dirette.

PRESIDENTE. La collega Saltamartini ha facoltà di replicare.

BARBARA SALTAMARTINI. Io la ringrazio, Ministro, però purtroppo la sua risposta non dà conto della necessità di massima trasparenza, anche perché lei giustamente ha fatto riferimento al sito della Protezione civile da cui si possono evincere quali sono i progetti decisi dal comitato dei garanti, comitato dei garanti - ricordo - che deve essere formato da personalità di indiscussa e riconosciuta moralità e indipendenza, così come previsto ovviamente dal protocollo. Dunque, diciamo, fa un po' sorridere che tra le persone di indiscussa indipendenza risultino nominati dalla regione Lazio Vincenzo Gagliani Caputo, che, come sappiamo, è stato segretario generale del comune di Roma con la giunta Veltroni e poi oggi è segretario generale della giunta del Lazio a guida Zingaretti, perché, ovviamente, di solito il presidente della regione, piuttosto che un sindaco, cercano persone di fiducia, quindi, insomma, in qualche modo vicine anche magari politicamente. Così come la regione Marche, sempre a guida Partito Democratico, ha nominato, tra questi autorevoli e indipendenti esponenti del comitato che deve decidere dove mandare i fondi, un ex parlamentare del Partito Democratico, sulla cui indipendenza, sicuramente come persona ce n'è tanta, ma politicamente sicuramente ce n'è meno.

E, dicevo, sul sito della Protezione civile, dove vengono elencati i progetti, per esempio, possiamo dire che nella regione Umbria, per quanto riguarda la regione Umbria, sono elencate - cito testualmente - la realizzazione di una rete di scuole, senza specificare dove, piuttosto che la realizzazione di centri di comunità in diversi comuni, senza specificare dove.

PRESIDENTE. Deve concludere.

BARBARA SALTAMARTINI. Ecco, vede, qui c'è un problema di fondo, Ministro, e il problema di fondo riguarda la preoccupazione che molti cittadini hanno che, in carenza di fondi necessari che lo Stato dovrebbe mettere su alcuni interventi, si utilizzino i soldi dei cittadini e non le risorse già stanziate dallo Stato. Ecco perché crediamo che su questa vicenda occorra andare fino in fondo, anche perché qui non è soltanto il problema di Amatrice, sarebbe povero chiudere il ragionamento solo ad Amatrice, come alcuni giornali hanno tentato di fare. Il sindaco giustamente denuncia le difficoltà del proprio territorio. Qui ci sono più comuni…

PRESIDENTE. Collega...

BARBARA SALTAMARTINI. …che stanno denunciando la carenza di fondi per mettere in sicurezza o riavviare la ricostruzione. Ebbene, su questo il nuovo commissario dovrebbe interrogarsi.

(Iniziative, anche in ambito europeo, per innalzare le tutele contrattuali nel settore aereo, a garanzia del personale e della qualità dei servizi - n. 3-03275)

PRESIDENTE. Il collega Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03275 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Signora Ministro, la vicenda Ryanair rileva su almeno due grandi profili: quello dei consumatori, sui quali c'è stata giustamente grande attenzione e ce ne deve essere ancora di più, perché è di queste ore la notizia di ulteriori centinaia di cancellazioni di voli che riguardano circa 400 mila passeggeri. C'è stata meno attenzione sulle condizioni del lavoro. Quanto si è verificato non è stato dovuto a un cattivo management del personale e a una cattiva programmazione delle ferie, ma è dovuto all'abbandono da parte di centinaia di piloti per le condizioni contrattuali insostenibili, l'assenza di diritti sindacali, a loro volta conseguenza di direttive europee. Allora, le chiediamo quali misure intenda prendere il Governo per migliorare gli standard sociali che assistono il mercato interno.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo ai quesiti posti sulla base degli elementi forniti dal Ministro Delrio, che è impossibilitato a partecipare a questa seduta.

Circa la cancellazione dei voli da parte di Ryanair, l'Antitrust ha segnalato di avere aperto un'istruttoria nei confronti della compagnia irlandese per presunte pratiche commerciali scorrette in violazione del codice del consumo, e in particolare l'Autorità contesta che le cancellazioni dei voli potrebbero configurare una violazione dei doveri di diligenza previsti dal codice nella misura in cui sarebbero in larga misura riconducibili a ragioni organizzative e gestionali già note, e quindi non a cause occasionali, al di fuori di controllo, o per eventi non dipendenti da responsabilità del vettore.

A questo si aggiunge un ulteriore profilo di contestazione, che riguarda il tenore e le modalità con le quali Ryanair ha informato i passeggeri della cancellazione dei voli e ha prospettato le possibili soluzioni, rimborso o modifica del biglietto, che potrebbero indurre in errore i consumatori circa l'esistenza, e quindi l'esercizio, del diritto alla compensazione pecuniaria che è prevista dal Regolamento (CE) n. 261 del 2004 in occasione di cancellazione di voli. A seguito dell'avvio del procedimento, Ryanair ha potenziato il set informativo pubblicato sul proprio sito Internet, chiarendo che, in relazione ai 2.100 voli non operati tra settembre e ottobre del 2017 sui 130 mila previsti, per un problema di organizzazione dei turni, tutti i passeggeri in viaggio da domenica 10 settembre a lunedì 2 ottobre avranno diritto a richiedere il risarcimento delle spese oppure l'assistenza.

Quanto agli aspetti autorizzativi per l'esercizio del trasporto aereo, l'ENAC ha segnalato che la compagnia Ryanair è un vettore aereo con licenza di esercizio e certificazioni operative rilasciate dalle autorità irlandesi. In base alla normativa europea, l'autorità che rilascia i titoli aeronautici e la licenza ha competenza sulla verifica delle condizioni e dei requisiti per il mantenimento delle stesse, e pertanto ogni verifica in merito è nell'ambito della vigilanza irlandese.

Ciò premesso, l'ENAC si è attivato immediatamente per avere dall'omologa autorità irlandese informazioni circa le condizioni di sicurezza e i requisiti finanziari per mantenere la licenza Ryanair. Per la tutela del passeggero, ENAC ha convocato immediatamente Ryanair per avere assicurazioni sul rispetto del regolamento e sono state evidenziate al customer service alcune delle maggiori criticità che sono state evidenziate dai passeggeri. Le risposte sono state pubblicate sul sito ENAC e il vettore è stato richiamato a rendere anche più trasparenti e più facilmente consultabili le informazioni pubblicate sul sito, in maniera da agevolare le richieste di rimborso, riprotezione o compensazione che fosse.

ENAC sta monitorando le attività del vettore e avvierà le procedure sanzionatorie previste nei casi di violazione delle norme a tutela del passeggero. Una riunione è già prevista per i primi di ottobre. Sotto l'aspetto della safety, la fruizione di ferie e recuperi da parte degli equipaggi della compagnia Ryanair e gli effetti sul rispetto della normativa sui tempi di volo è stata affrontata dall'ENAC in una lettera all'autorità dell'aviazione civile irlandese, e questa ha rassicurato ENAC sul rispetto assoluto sui limiti dei tempi di volo. Questo obbligo rappresenta il presupposto che ha portato alla cancellazione dei voli, dovuta alla concomitante fuoruscita dall'organico della società di un significativo numero di piloti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Per gli aspetti giuslavoristi, il Ministero del lavoro ha informato che alcune organizzazioni sindacali nei mesi scorsi hanno richiamato l'attenzione su criteri e modalità di gestione del proprio personale da parte di Ryanair, richiedendo l'intervento degli organi di vigilanza. In particolare, vengono lamentate condotte elusive degli istituti contrattuali nazionali, trattandosi di lavoratori assunti con contratto di lavoro irlandese, ma stabilmente operativi presso le diverse basi di Ryanair sul territorio italiano. Le suddette organizzazioni sindacali hanno lamentato la violazione della disciplina…

PRESIDENTE. Ministra…

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. …del distacco dei lavoratori. Consegno, comunque, la risposta che…

PRESIDENTE. Non si può consegnare. Magari avrete modo di confrontarvi.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Avremo modo di confrontarci.

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare. Cerchiamo di stare nei tempi, per favore.

STEFANO FASSINA. La ringrazio, signora Ministro. Spero che nella parte che non è riuscita a leggere ci sia qualche indicazione rispetto ai quesiti che abbiamo posto, perché, come ho detto, noi abbiamo voluto centrare l'attenzione sulla questione lavoro. Sulla questione passeggeri c'è attenzione e la continuiamo a seguire, e abbiamo chiesto che cosa intenda fare il Governo, non la descrizione dei procedimenti avviati da alcune organizzazioni sindacali. Qui siamo di fronte all'evidente risultato di principi fondativi dei trattati europei, di principi fondativi del funzionamento del mercato unico, che evidenziano come la concorrenza sia giocata sulla pelle dei lavoratori, delle lavoratrici e sul dumping sociale. La direttiva Bolkestein, la direttiva sui posted workers che lei ha richiamato, la direttiva sui servizi professionali giocano sulla svalutazione del lavoro.

Il risultato è stato, appunto, quello che si è verificato con Ryanair, cioè l'abbandono da parte di centinaia di lavoratrici e di lavoratori, in questo caso piloti. Questa vicenda è molto rilevante anche perché, come lei sa, Ryanair vorrebbe acquisire la flotta e il personale di volo italiano e quindi noi chiediamo al Governo che cosa intenda fare; e cerchiamo di smontare, una volta per tutte, il mantra neoliberista degli ultimi trent'anni che ha contrapposto i diritti del cittadino consumatore ai diritti del cittadino lavoratore. La vicenda Ryanair dimostra che, quando si svaluta il lavoro, si svalutano anche i servizi; quindi, insisto, avremmo voluto dal Governo sentire quali iniziative intenda prendere sulla direttiva Bolkestein, sulla direttiva dei lavoratori distaccati e sulla direttiva dei servizi professionali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

(Elementi e iniziative di competenza in merito a fenomeni corruttivi relativi a concorsi universitari, emersi da recenti indagini della Guardia di finanza – n. 3-03276)

PRESIDENTE. Il collega Murgia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-03276 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

BRUNO MURGIA. Signor Presidente, Ministro, nell'ambito dell'inchiesta “Chiamata alle armi”, lunedì 25 settembre, la Guardia di Finanza ha disposto trenta misure cautelari a carico di docenti universitari tutti accusati di corruzione per concorsi universitari truccati e assegnazione fraudolenta di cattedre, sette dei quali sono stati arrestati mentre altri sono stati interdetti dall'esercizio delle funzioni. L'inchiesta nasce, come abbiamo letto dai giornali, da una coraggiosa denuncia di un ricercatore italiano, Philip Laroma Jezzi, che ha raccontato le oscene proposte che gli venivano fatte. Le indagini, come ha affermato la Guardia di Finanza - ma non sono certamente delle novità - hanno consentito di accertare i sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario. Vorrei capire che cosa il Ministero intenda fare riguardo a tali questioni.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo ai quesiti sulla base degli elementi forniti dalla Ministra Fedeli che è impossibilitata a partecipare.

I fatti di cronaca, come sappiamo, si riferiscono alle due tornate 2012 e 2013 dell'abilitazione scientifica nazionale. Dopo un primo controllo da parte del Ministero risulta che, rispetto ai docenti indagati, sedici hanno fatto parte delle relative commissioni nominate; uno degli indagati ha fatto parte della commissione anche per la tornata 2016-2018, dalla quale ha rassegnato le dimissioni nello scorso mese di giugno.

Ringrazio gli interroganti in quanto il quesito formulato permette di intervenire su una vicenda che non esitiamo a giudicare scandalosa e inaccettabile, ovviamente qualora risultasse confermata in sede giudiziaria. Il Ministero, come previsto dalla legge, ha il compito di nominare le commissioni per l'abilitazione scientifica nazionale, di verificare la regolarità formale degli atti relativi alla commissione e di pubblicare i risultati. Sulla base della normativa le Commissioni di valutazione sono composte da cinque professori ordinari a seguito di sorteggio effettuato all'interno di liste, una per ciascun settore concorsuale, contenenti i nominativi dei professori appartenenti al settore concorsuale che hanno presentato domanda per esservi inclusi, rispetto ai quali è stata accertata la qualificazione scientifica da parte dell'Anvur. Quindi è un sorteggio ma non è una scelta discrezionale. Peraltro, nel corso dei lavori per il settore che è oggetto di indagini, sono state rassegnate le dimissioni da parte di più commissari e si è dovuto integrare ripetutamente per sorteggio la commissione stessa. Il Ministero ha poi provveduto alla formazione di tale commissione mediante ricorso a nuovo sorteggio ogni volta che, in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali, ciò si sia rivelato necessario.

Nessuna comunicazione ufficiale è ancora pervenuta al Ministero relativamente ai provvedimenti assunti dall'autorità giudiziaria. Nel caso in cui questo avvenisse, il Ministero si riserva di costituirsi parte civile nel relativo procedimento. Ora, le procedure di abilitazione sono coperte da ampia pubblicità, come sapete. Ma per rispondere esattamente alla richiesta, il MIUR, nel corso degli ultimi sei mesi, ha collaborato con l'Anac e con altri organismi rappresentativi del mondo accademico ai fini della stesura di una specifica sezione dedicata all'università del Piano nazionale anticorruzione e il documento, oggetto di scrupoloso esame, concerne anche fattispecie analoghe a quelle oggi oggetto di indagine. Si sono verificate possibili misure: alcuni aspetti chiave che riguardano l'università e il mondo della ricerca, la valutazione e il finanziamento dei progetti di ricerca, il processo di accreditamento delle sedi e dei corsi, il reclutamento dei professori. Il testo definitivo sarà adottato entro la metà del mese di ottobre. Tale documento si propone di togliere ogni area di opacità e zone d'ombra e affrontare in modo molto serio, rigoroso e trasparente ogni parte del funzionamento dell'università. È precisa intenzione del MIUR, sempre in ottobre, di adottare un vero e proprio atto di indirizzo sulla trasparenza e sui conseguenti comportamenti che devono ispirare la vita accademica e improntare codici etici e di autoregolamentazione degli atenei. Ogni altro aspetto utile verrà preso in considerazione.

PRESIDENTE. Il collega Murgia ha facoltà di replicare.

BRUNO MURGIA. Grazie Ministro, lei certamente è un personaggio politico molto autorevole tuttavia sono convinto che a questa interrogazione avrebbe dovuto rispondere il Ministro in persona perché i fatti sono così rilevanti che ci fanno pensare che non venire in Aula sia un fatto grave di per sé.

Per fortuna volete collaborare con l'Anac: il dottor Cantone da molti mesi segnala casi di corruzione e di mala-università. Peraltro, avreste dovuto anche pensarci prima perché state governando da molti anni e questi casi si susseguono nel tempo. Pertanto, vediamo se vedrà la luce questo libro delle buone intenzioni e quali saranno i contenuti che noi vaglieremo con molta attenzione.

C'è anche un altro aspetto che voglio considerare: ho ricevuto in queste ore alcune telefonate e alcune mail di alcuni docenti che dicevano di non voler essere coinvolti nel racconto che si fa dell'università italiana. Sono sicuramente brave persone, sono docenti che ogni giorno si alzano la mattina e lavorano per il bene dei nostri giovani. Tuttavia, che nell'università italiana vi siano bande organizzate, vi siano cricche e del baronato è sotto gli occhi di tutti e, a nostro modo di vedere, negli anni del vostro Governo sicuramente avete fatto poco e niente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Amici, Baretta, Biondelli, Bobba, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Causin, Dambruoso, De Micheli, Dellai, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gozi, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Manciulli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Migliore, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Tabacci, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 1039-B ed abbinate.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 1039-B ed abbinate.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno Marotta n. 9/1039-B/1 è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire, do la parola al rappresentante del Governo per i pareri ai vari ordini del giorno.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, ordine del giorno Palese n. 9/1039-B/2, parere favorevole. Ordine del giorno Carrescia n. 9/1039-B/3, proponiamo una riformulazione del dispositivo che illustro rapidamente, ed è la seguente: “impegna il Governo a valutare l'opportunità:”; poi il primo capoverso, di assumere azioni incisive così come è scritto, e il secondo capoverso, “di attrezzare, salvi i limiti della finanza pubblica, le competenti amministrazioni (…)”, e poi continua come è scritto l'ordine del giorno stesso. Quindi, sostanzialmente introduce l'espressione: “valutare l'opportunità” per entrambi i capoversi, e introduce il criterio dei limiti della finanzia pubblica sul secondo punto del dispositivo.

Ordine del giorno Nesi n. 9/1039-B/4, proponiamo un accoglimento previa riformulazione, che è quella di dire: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, salvi i limiti di finanza pubblica, di reperire anche in futuri provvedimenti (…)”. Anche in questo caso facciamo una valutazione legata ai limiti della finanza pubblica per garantire l'accoglimento.

Ordine del giorno Mannino n. 9/1039-B/5, parere contrario. Ordine del giorno Di Vita n. 9/1039-B/6, parere favorevole con una riformulazione, che è quella di dire: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare atti (…)”, e quindi non direttamente, come era previsto dal dispositivo.

Ordine del giorno Nuti n. 9/1039-B/7, parere contrario. Ordine del giorno Galgano n. 9/1039-B/8, riformulato con la solita clausola del: “salvi i limiti di finanza pubblica”, e quindi: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, salvi i limiti di finanza pubblica, di assicurare (…)”, eccetera eccetera,

Ordine del giorno Beni n. 9/1039-B/9, analogamente, riformulato con: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, salvi i limiti di finanza pubblica (…)”. Questa è la riformulazione, e poi continua. Il parere è favorevole con questa riformulazione.

Ordine del giorno Mucci n. 9/1039-B/10, sempre prevede la riformulazione: “a valutare l'opportunità, salvi i limiti di finanza pubblica, di prevedere (…)”, eccetera.

Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1039-B/11, la riformulazione è sempre la stessa: “a valutare l'opportunità, salvi i limiti di finanza pubblica (…)”, e continua, e in questo caso sarebbe favorevole.

L'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/1039-B/12 è accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Colletti n. 9/1039-B/13, parere contrario. Ordine del giorno Ferraresi n. 9/1039-B/14, parere contrario. Ordine del giorno Bonafede n. 9/1039-B/15, parere contrario. Ordine del giorno Dadone n. 9/1039-B/16, parere contrario. Ordine del giorno Sarti n. 9/1039-B/17, parere contrario. Ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/1039-B/18, parere contrario. Ordine del giorno Cecconi n. 9/1039-B/19, parere contrario. Ordine del giorno Cozzolino n. 9/1039-B/20, parere contrario.

Ordine del giorno Businarolo n. 9/1039-B/21, proponiamo una riformulazione: “impegna il Governo a valutare le modalità, salvi i limiti di finanza pubblica (…)”, e poi continua. Accoglieremmo l'ordine del giorno come raccomandazione, se riformulato.

Ordine del giorno Agostinelli n. 9/1039-B/22, parere favorevole. Ordine del giorno D'Uva n. 9/1039-B/23, parere contrario, anche perché contrario alla disciplina vigente. Ordine del giorno Verini n. 9/1039-B/24, parere favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Marotta n. 9/1039-B/è stato, dunque, ritirato.

Ordine del giorno Palese n. 9/1039-B/2, il parere è favorevole.

Ordine del giorno Carrescia n. 9/1039-B/3, il parere è favorevole con riformulazione: si accetta.

Ordine del giorno Nesi n. 9/1039-B/4, parere favorevole con riformulazione, se accetta, sì è accettata.

Ordine del giorno Mannino n. 9/1039-B/5, parere contrario. Si chiede di metterlo in votazione. Chiede di intervenire la collega Di Vita. Prego.

GIULIA DI VITA. Questo ordine del giorno prevede semplicemente ulteriori sanzioni, anche di natura pecuniaria, a carico degli amministratori giudiziari in caso di nomine illegittime. Queste sanzioni aggiuntive possono essere di carattere economico o, per esempio la sospensione o la cancellazione dall'albo degli amministratori giudiziari, oppure ancora la revoca degli incarichi di amministrazione giudiziaria illegittimamente ricevuti e la non liquidazione dei relativi compensi maturati: perché chiaramente prevedere delle norme senza la sanzione, abbiamo visto purtroppo con dei casi eclatanti, per esempio il caso Saguto al tribunale di Palermo, che non serve assolutamente a niente. Quindi, chiediamo all'Aula di votare a favore di questo ordine del giorno, che, alla fine, è un semplice impegno; poi il Governo vedrà come porlo in essere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/5 Mannino.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/6 Di Vita il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/7 Nuti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Nel mondo delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia oltre il 95 per cento fallisce. Anche la “relazione Gratteri”, così come questa proposta, ha previsto l'introduzione dello strumento della destinazione anticipata, quantomeno la possibilità della destinazione anticipata, cioè la possibilità di vendere l'azienda prima che questa venga spolpata o venga, diciamo, portata al fallimento da amministratori giudiziari che probabilmente o non sono in grado, o eventualmente, come nel caso di Palermo, si sono dimostrati veramente scarsi, per essere gentili.

Quindi, in questo modo, con delle opportune garanzie sia per chi compra, sia per chi era il precedente proprietario, si può introdurre un sistema per evitare lo scempio che è accaduto in questi anni, anziché continuare a far fallire le aziende e poi gridare “al lupo, al lupo”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Nel chiedere di sottoscrivere comunque l'ordine del giorno Gregorio Fontana, osservo che quanto proposto in questo ordine del giorno è assolutamente inaccettabile perché significa ulteriormente anticipare gli effetti di un provvedimento che, in qualche maniera, noi abbiamo cercato disperatamente in Aula di evitare che potesse essere collegato a dei segnali non in linea con i principi costituzionali. Questo addirittura pretenderebbe di impegnare il Governo a destinare direttamente i beni ad attività irreparabili o a destinazioni irrecuperabili, prima che vi possa essere una garanzia giurisdizionale. Pertanto, voteremo contro questo ordine del giorno.

Voglio segnalare, per quanto concerne l'ordine del giorno n. 9/1039-B/24 Verini, che se questo è l'ordine del giorno che dovrebbe impegnare il Governo a mettere mano…

PRESIDENTE. Collega Sisto, interveniamo dopo magari; interverrà dopo sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/24 Verini.

FRANCESCO PAOLO SISTO. La prego di darmi la parola poi.

PRESIDENTE. Sì, dopo, le darò la parola.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/7 Nuti.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/8 Galgano il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Chiedo al gruppo della collega Galgano… va bene, andiamo avanti.

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/9 Beni il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/10 Mucci il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/11 Gregorio Fontana il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Credo di sì.

L'ordine del giorno n. 9/1039-B/12 Mazziotti Di Celso è accolto come raccomandazione, va bene? Penso di sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/13 Colletti il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/13 Colletti.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1039-B/14 Ferraresi con il parere contrario del Governo. Non ci sono interventi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/14 Ferraresi.

  Dichiaro aperta…

FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, collega, ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Come si suol dire, colgo l'occasione di questo ordine del giorno del collega Ferraresi, che invita a prevedere sanzioni specifiche a carico degli amministratori giudiziari, per segnalare come la logica di questo ordine del giorno vada in rotta di collisione con l'ordine del giorno n. 9/1039-B/24 che sarebbe l'ordine del giorno che il Governo vorrebbe indicare all'Aula come impegnativo - impegnativo - ad eliminare la screanzataggine, se si potesse dire, di reati comuni puniti come indiziati, con misure di prevenzione personali e patrimoniali. Questo sarebbe l'impegno del Governo assunto pubblicamente dal Ministro: provvedere con un emendamento alla finanziaria o con un decreto-legge (e io vorrei che questo impegno fosse ribadito in quest'Aula dal Governo) per intervenire immediatamente, pur di avere l'immediata approvazione del codice antimafia, secondo gli inviti di Cantone, di Violante, di Cassese, di chi più ne ha più ne metta, che hanno ribadito l'assurdità di questa disciplina.

Il Ministro Orlando ha risposto “approviamo il codice antimafia, ma noi ci impegneremo con un ordine del giorno a intervenire nella finanziaria o con un decreto-legge”. Io vorrei che questo impegno fosse ribadito in quest'Aula e che si dicesse che questo ordine del giorno significa esattamente l'impegno a intervenire, come il Ministro ha annunciato prima dell'Aula, perché se così non fosse, saremmo veramente alle comiche. Saremmo di fronte ad un impegno assunto pubblicamente e smentito con un ordine del giorno che dice esattamente il contrario “è tutto garantito, va tutto bene, è un provvedimento fantastico, ma noi valuteremo e veglieremo”. Non abbiamo bisogno né di valutazioni, né di veglie, meno che mai. Certo, la veglia sul cadavere dalla Costituzione forse serve, ma noi gradiremmo, Presidente, che il Governo, in linea con quanto ha detto espressamente il Ministro Orlando, ribadisse l'impegno a intervenire nella finanziaria o con un decreto-legge, per rimuovere questa barbarie che in questo momento, per ragioni di speditezza, come è stato efficacemente detto stamattina dal collega Vito, per una ragione di inaccettabile speditezza, viene sottoposto al vaglio dell'Aula senza modifiche. Questo è l'impegno che noi chiediamo che il Governo, in questa sede, ribadisca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/14 Ferraresi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/15 Bonafede, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/16 Dadone, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/1039-B/17 Sarti, parere contrario. L'onorevole Sisto ha chiesto di parlare: ha già parlato due volte, collega Sisto, mi segnalano, quindi c'è un massimo di due interventi. Non ci sono interventi. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/17 Sarti, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/18 D'Ambrosio, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/19 Cecconi, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/20 Cozzolino, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

L'ordine del giorno n. 9/1039-B/21 Businarolo è accolto come raccomandazione, se riformulato. Accetta la riformulazione, Businarolo? No.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/21 Businarolo, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Ordine del giorno n. 9/1039-B/22 Agostinelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1039-B/23 D'Uva, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1039-B/23 D'Uva, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Sull'ultimo ordine del giorno n. 9/1039-B/24 Verini, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1039-B ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Nel corso dell'iter legislativo al Senato, il testo di questo provvedimento ha subito, anche per il contributo dei socialisti, modifiche migliorative sostanziali, come quella che prevede che l'applicazione delle nuove norme sia conseguente al reato di associazione a delinquere, e non solo di corruzione, per delimitare e restringerne il campo di applicazione ai casi più gravi.

Siamo consapevoli della gravità del fenomeno corruttivo nella pubblica amministrazione e anche del fatto che, sovente, i reati di mafia si accompagnano proprio alla corruzione di funzionari dello Stato e di amministratori pubblici e che questo fenomeno, alla luce delle ricorrenti notizie di scandali e ruberie, sia cruciale nella pubblica amministrazione della debolezza e inaffidabilità delle nostre istituzioni.

Ciò nondimeno, avvertiamo il rischio di un ricorso a misure legislative di carattere repressivo dai confini sempre più ampi, che potrebbero rivelarsi eccessive e addirittura controproducenti, rendendo sempre più rischiosa l'attività amministrativa e inducendo, così, proprio gli individui meno avvezzi a rischiare sul piano personale - penso ai sindaci di tanti piccoli comuni - a rifuggire dall'attività politica sul territorio.

Il testo, con le modifiche al codice antimafia, che estende anche agli indiziati di reati contro la pubblica amministrazione le norme che prevedono il sequestro e la confisca del patrimonio, equiparando i reati di mafia a quello di corruzione…

PRESIDENTE. Concluda.

PIA ELDA LOCATELLI. …meritava, secondo noi, una migliore definizione. Con questo testo, infatti, si finisce per estendere l'applicazione di misure speciali - diciamolo pure - sostanzialmente di polizia, anche al di là dei confini dei reati strettamente connessi all'attività mafiosa e terroristica.

I socialisti votano, comunque, a favore del testo, anche se avrebbero preferito un potenziamento degli strumenti organizzativi e giudiziari, all'allargamento dell'ambito dei provvedimenti speciali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Segoni. Ne ha facoltà. Ricordo che ha tre minuti.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Alternativa Libera voterà favorevolmente al provvedimento, recante modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.

La corruzione in Italia è un'emergenza, al pari della mafia e al pari del terrorismo, e, come tale, è giusto combatterla con mezzi straordinari. Ad esempio, noi non siamo contrari al sequestro preventivo dei beni nei casi di corruzione.

Occorre, però, con occhio critico sottolineare un problema di fondo della politica e della giustizia in Italia. Queste misure straordinarie si rendono necessarie perché la giustizia italiana è impossibilitata, in gran parte per colpa della politica, a dare risposte in tempi ragionevoli, risposte che, se invece fossero date con rapidità, renderebbero superflue misure come il sequestro anticipato dei beni.

Inoltre, se si vuole combattere la corruzione, esistono mezzi molto più efficaci, come l'agente provocatore, ad esempio. Peccato, però, che questo Parlamento si sia sempre opposto all'adozione di tale istituto, forse perché si preferisce mettere alla gogna chi è stato preso con le mani nel sacco e lasciare liberi di rubare tutti gli altri.

Con questo modo di legiferare non si va da nessuna parte. Si anticipa l'esecuzione della pena a prima della condanna, di fatto, ma non si cerca, in soldoni, di prevenire la commissione dei reati e questo dovrebbe essere proprio lo scopo principale della legislazione penale e un presidio indefettibile di civiltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi siamo in grande imbarazzo perché abbiamo sempre sostenuto tutte le misure contro la mafia, da un lato, e contro la corruzione, dall'altro, e sappiamo che c'è una forte spinta della pubblica opinione per adottare nuove misure ancora più severe. Tuttavia, abbiamo l'impressione che una classe politica diligente debba avere il coraggio di spiegare alla popolazione che ci sono delle misure le quali in primo luogo sono poco efficaci perché hanno in parte l'effetto delle famose grida manzoniane e, dall'altro, sono anche molto pericolose perché noi stiamo estendendo il campo di applicazione di misure eccezionali, di misure di guerra, perché abbiamo fatto la guerra contro la mafia e stiamo estendendo tali misure in tempo di pace ad aree nelle quali ci sarà certamente l'infiltrazione mafiosa in una certa misura ma nelle quali non si può presumere che a priori esista un contesto mafioso, cioè non si può dire che ogni amministratore pubblico in Italia sia sotto il sospetto di essere un mafioso o sotto il sospetto di essere così intimidito dalla mafia da non essere in grado di svolgere la propria funzione.

Questa cultura del sospetto è dannosa nel rapporto del cittadino con la pubblica amministrazione. Ma non solo; questa cultura del sospetto fa in modo che noi ampliamo in modo esagerato un'area di intervento della magistratura che finisce con il mettere in imbarazzo i magistrati stessi. Già noi abbiamo alcune norme le quali sono molto dubbie dal punto di vista della loro costituzionalità e soprattutto dal punto di vista della distinzione dei poteri voluta da Montesquieu. Dunque, noi corriamo il rischio di aggravare drammaticamente questa situazione. Si potevano trovare e si possono trovare modi più efficaci e meno pericolosi per la libertà di tutti per dare una spinta in avanti alla lotta contro la mafia e alla lotta contro la corruzione, riaffermando che il problema della corruzione è il grande problema delle democrazie occidentali. Tuttavia, non credo che lo batteremo con questo spirito e con queste misure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, ritengo necessario in premessa ribadire quanto già altri colleghi hanno segnalato anche nel corso dell'esame di questo provvedimento che torna in Aula dopo circa due anni per un nuovo esame, però torna in Aula con l'accordo del Governo e della maggioranza di non poter assolutamente incidere nel migliorare questo testo che a nostro parere, a parere di Direzione Italia, è uno degli ennesimi provvedimenti pasticciati fatti da questo Governo e non produrrà nessun effetto positivo.

Nessun dubbio, Presidente e signori colleghi, circa la volontà di intervenire ulteriormente sul piano legislativo ma anche in questo caso, come in tante altre occasioni in cui si è intervenuti in materia di giustizia, in particolare, e soprattutto in materia di giustizia penale, le nostre riserve riguardano le modalità dell'intervento.

Il risultato è quello di avere, con questo provvedimento, un'enorme quantità di regole e di norme difficilmente applicabili e, dunque, inutili. Si propone, infatti, di estendere alcune misure cautelari a casi in cui non vi è alcun collegamento con la criminalità organizzata. Non vi è dubbio alcuno che si cada nell'errore di scrivere norme sotto l'effetto delle pressioni di movimenti di opinione o di un comune e generico sentire. Il problema di questo Governo è che segue sempre gli eventi che accadono nelle piazze. Non ci si ferma e non si previene e, pertanto, si pone rimedio solamente con dei provvedimenti tampone che finiscono per pasticciare ancora ulteriormente quello che è lo scopo che anche un provvedimento di questa portata potrebbe effettivamente avere. L'impatto sarà sicuramente devastante. Allo stesso modo mi sembra fuori luogo l'adozione di provvedimenti cautelari laddove non sussistono i previsti requisiti di pericolosità sociale. La corruzione, così come qualcuno ha detto, è un reato sicuramente odioso ed è un reato sicuramente da sconfiggere, però a me non sembra che possa essere paragonata a un reato di mafia.

Il provvedimento al nostro esame viaggia, quindi, su un terreno molto tecnico e ritengo che sia formulato in modo da aprire la strada a una molteplicità di interpretazioni in fase di applicazione alle singole fattispecie. Cioè, noi ci troveremo di fronte a un provvedimento che lascerà l'intera discrezionalità ancora una volta ai giudici e in quest'Aula chi voterà a favore su questo provvedimento darà un segnale di non volersi assumere la responsabilità, cioè quello di demandare sempre ed altri, con provvedimenti pasticciati, quello che dovrebbe essere l'iter, quello che dovrebbe essere un obbligo, quello che dovrebbe essere, sostanzialmente, lo scopo per cui noi siamo chiamati a fare i legislatori.

Ecco perché torno a ribadire che riteniamo necessario intervenire in maniera di lotta alla mafia, ma consideriamo nell'insieme l'architettura di questa norma inadeguata e sicuramente non in grado di entrare nel vivo...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Per questo motivo - e concludo - la componente Direzione Italia si asterrà dal votare su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Eccoci qui, caro Presidente, la ringrazio. Noi di Civici e Innovatori abbiamo seguito con attenzione l'iter di questo provvedimento e siamo davvero convinti che ci troviamo di fronte ad una misura assolutamente migliorativa dell'attuale legislazione di contrasto alle mafie e di contrasto ai patrimoni acquisiti con l'attività illegale delle mafie. È per questo che non riteniamo davvero utili le critiche, rispettabilissime e legittime dal punto di vista di chi le ha fatte, fondate dal loro punto di vista, ma che sono molte volte scivolate in non condivisibili attacchi all'operato della magistratura in quanto tale, quando qui stiamo parlando, prevalentemente ed esclusivamente, di contrastare le mafie e il terrorismo e non di bloccare l'azione di sconsiderati e importanti uomini al servizio delle istituzioni.

Dunque, questa impostazione ci ha portato con convinzione a sostenere le varie misure qui adottate che - ripeto - mirano di nuovo a razionalizzare una legislazione che fino ad oggi ha manifestato degli spazi di incompiutezza e che ha manifestato, soprattutto, un'inconcludenza nell'obiettivo finale, cioè in quello di mettere a disposizione del territorio, che aveva visto un'attività e, appunto, un'azione delle famiglie mafiose, l'acquisizione dei beni. Infatti, proprio in quelle aree è necessario sottrarre alle stesse famiglie mafiose e rimettere tali beni a disposizione dei cittadini e delle stesse aree. Questo è l'obiettivo che il provvedimento in esame cerca di raggiungere, avendo avuto consapevolezza che la legislazione precedente - ultima quella del 2011 - stava parzialmente fallendo nel proprio obiettivo.

Ebbene, l'obiettivo di contrastare le mafie con apprensione del loro patrimonio illecitamente acquisito e con la sua restituzione ai cittadini è l'obiettivo davvero sano che deve essere messo a disposizione - ripeto - e non quello di sconsiderati uomini al servizio delle istituzioni, come sono stati descritti, ma, al contrario, di servitori dello Stato che lavorano per recuperare il maltolto e restituirlo ai cittadini cui è stato sottratto. Noi di questo abbiamo discusso nel difficile iter di questo provvedimento che ha visto il doppio passaggio al Senato e il ritorno alla Camera, ma siamo convinti che un senso che doveva essere dato a questo importante impegno, durato diversi anni, dovesse essere finalizzato proprio in questa legislatura che si sta chiudendo, non facendoci impressionare da ipotizzate cadute di garanzie e cadute di azioni legittime da parte di servitori dello Stato.

Per cui, noi di Civici e Innovatori abbiamo apprezzato sia le norme che hanno ridisegnato l'azione dell'agenzia di gestione dei beni confiscati, fino ad oggi attiva ma che ha manifestato alcuni problemi, sia il nuovo disegno della competenza dei tribunali chiamati a decidere sulla stessa questione dal punto di vista territoriale. Di tutto questo noi abbiamo discusso e da tutto questo ci siamo resi conto che davvero era necessario un intervento importante da parte di un Governo che voleva di nuovo restituire attenzione alla lotta alla mafia e non soltanto alla mafia, evidentemente, ma a tutto quello che ad essa è collegato, quindi il terrorismo, prima di tutto, ma anche la corruzione, senza cercare di sovrapporre i due piani ma, al contrario, avendo la consapevolezza che un altro degli aspetti che maggiormente si allineano nelle terre dove l'illegalità si è diffusa è proprio la corruzione. Infatti, mafia e corruzione spessissimo viaggiano sullo stesso territorio in linea parallela. Pertanto, è anche per questo che si è voluto trattare tale materia in termini distinti ma con consapevolezza nello stesso provvedimento e nella stessa normativa.

Per questo abbiamo la convinzione che ci troviamo di fronte davvero a norme che migliorano la legislazione attuale e che consentono di mettere a disposizione strumenti a favore degli operatori del settore, che stanno pensando ai cittadini e non a dei propri clienti.

Ebbene, noi, nella consapevolezza di tutto questo, pensando al benessere dei cittadini, abbiamo ritenuto che davvero l'operato che ha rivisitato il provvedimento arrivato dal Senato, che ci è giunto a fine legislatura proprio in Commissione giustizia, dovesse essere confermato, pur nella consapevolezza di alcuni aspetti che proprio con l'ordine del giorno che ho sottoscritto devono essere monitorati ai fini della verifica dell'utilità delle modifiche apportate, ma che deve comunque immediatamente essere portato a conclusione ed essere finalizzato. Per cui, Presidente, davvero, come Civici e Innovatori, riteniamo, con un contributo importante, di dare il sostegno massimo a questa riforma legislativa che ci vede proprio concordi nell'obiettivo da raggiungere: restituire i beni ai cittadini a cui sono stati sottratti proprio nelle stesse aree dove la mafia aveva spadroneggiato e dove la mafia aveva consentito una diffusione dell'illegalità che ha portato senz'altro anche all'aumento della corruzione e all'aumento anche di aree dove il rischio della illegalità diffusa poteva portare ad una diffusione anche di cellule legate ad attività terroristica.

Di tutto questo abbiamo discusso, Presidente, per cui io confermo la consapevole adesione ad un'impostazione favorevole di questa riforma, per cui esprimiamo il nostro voto favorevole, come Civici e Innovatori, alla proposta di legge che oggi siamo qui chiamati ad approvare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, questo è un Parlamento strano. È un Parlamento che vota provvedimenti legati all'amnistia, all'indulto, allo sconto di pena, quindi in qualche modo mettendo in discussione la certezza del diritto per quello che riguarda l'applicazione della pena, e, contemporaneamente, continua a varare provvedimenti che danno alle misure di prevenzione uno spazio che è già stato osservato da parte della Corte europea in ordine agli eccessi attraverso i quali la legislazione italiana si muove. E di questo parliamo fondamentalmente, questo è un provvedimento che mette nelle condizioni i giudici di utilizzare, in un contesto molto più ampio di quello precedente, misure di prevenzione, mettendo in moto un meccanismo che, diceva bene il collega Buttiglione, vuole replicare elementi che sono stati utilizzati quando lo Stato italiano aveva in atto una vera e propria guerra nei confronti della mafia e cercando di intervenire per ovviare ad altre negligenze, ad altre difficoltà del sistema giudiziario, che troppo spesso non è in grado di punire sul serio i colpevoli, e quindi si abitua, si accontenta di intervenire preventivamente alla condanna, utilizzando misure di prevenzione. Questo è uno dei motivi per i quali noi voteremo contro il provvedimento come Fratelli d'Italia, tenendo conto che siamo, ovviamente, in prima linea per fare in modo che la giustizia abbia i suoi effetti nei confronti di chi delinque, che vi siano procedure che mettano nelle condizioni chi corrompe, chi commette reati nella pubblica amministrazione, di essere perseguito nella maniera più dura possibile, ma quello che, dal nostro punto di vista, è assolutamente intollerabile è che si utilizzino sistemi che sono sostanzialmente delle scorciatoie giuridiche che alla fine prestano il fianco a possibili ricorsi nei confronti della costituzionalità del provvedimento in esame.

Noi siamo in prima linea nei confronti dei reati contro la pubblica amministrazione, ovviamente contro i reati che riguardano l'ordine pubblico e che riguardano le infiltrazioni della mafia o, comunque, della criminalità organizzata, ma estendere le misure di prevenzione a fattispecie che non hanno alcun nesso ci sembra, francamente, una scorciatoia che è intollerabile, tenendo conto che questa scorciatoia porta a dirupi, certamente non porta a un risultato positivo. Noi voteremo contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Oggi, dopo nove anni, Ottaviano Del Turco è stato assolto in appello dal reato associativo. Aveva subito il sequestro dei beni, a dimostrazione che era già possibile farlo senza ricorrere a questo nuovo provvedimento liberticida. Se fosse stata in vigore questa norma, i sequestri cautelativi, anche per i soli indizi, si sarebbero rivelati infondati dopo quasi un decennio. Per questo, la legge che vi apprestate a approvare è inutile, inopportuna, perfino controproducente; e, badate bene, non sono io ad esprimere il giudizio attraverso questi tre aggettivi, ma è il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Li ha usati per bollare la modifica al codice antimafia, che prevede l'estensione della possibilità di effettuare sequestri preventivi dei beni, ad ora possibile solo per reati di mafia, anche agli indiziati di fenomeni di corruzione, concussione, terrorismo e stalking. Ripeto, per chi non avesse capito bene: indiziati, non imputati, né tanto meno condannati con sentenza definitiva, ma indiziati.

Una figura quasi del tutto assente nel codice di procedura penale e che, laddove presente, prevede che a carico del destinatario della misura ci sia un sufficientemente definito quadro accusatorio. Traduco: se passerà questa norma, basterà un indizio di reato contro la pubblica amministrazione per vedersi sequestrati i beni. In definitiva, si andrà ad agire su una presunzione di colpevolezza e non sull'accertamento del reato, con buona pace delle garanzie e dei diritti dei cittadini, tutela della libertà personale, presunzione di innocenza sino a condanna definitiva, giusto processo. Orpelli di cui non tenere più conto, perché si è deciso che la corruzione, reato di certo gravissimo, ma che è già punito severamente, non sia malaffare amministrativo, ma criminalità organizzata; che chi commette reati contro la pubblica amministrazione lo faccia sistematicamente e campi di questo, e che perciò vada trattato alla stregua dell'affiliato alla mafia.

Ma che Stato di diritto è mai questo che vede le sanzioni irrogate non prima del processo, ma persino prima dell'esito delle indagini, e che, per di più, strappa un principio fondamentale nella pia illusione che la minaccia del sequestro faccia da deterrente, quando la semplice esperienza ci dice che non è così? È invece concreto il rischio che i corrotti non saranno intimiditi, ma in compenso le garanzie ridotte, con il corollario non indifferente che avremo creato un clima da regime del terrore. E poco o niente cambia con la modifica approvata al Senato che limita i sequestri preventivi ai casi in cui si ravvisa l'associazione a delinquere; anzi, se cambia, lo fa in peggio, per almeno un paio di ragioni. Da un lato, è prassi ormai frequente che in sede inquirente si contesti la fattispecie associativa per avere più ampi strumenti di indagine, e pazienza se poi decade miseramente. È sensato pensare che, se si è in tre, allora si è meritevoli di sequestro, e, se si è in due o da soli, no? Non solo, come ha fatto giustamente notare l'onorevole Sisto, ci rendiamo conto di come questa norma inciderà sui provvedimenti amministrativi complessi che richiedono la partecipazione di più funzionari?

Se una delibera finisce nel mirino di una procura, tutti coloro che vi hanno lavorato, compresi coloro che hanno svolto attività marginali, rischiano di subire sequestri preventivi. Facile immaginare con quale serenità svolgeranno il loro lavoro, una volta entrata in vigore questa sconsiderata legge. Ma attenzione, non passi il messaggio che chi si oppone è a favore della corruzione e contro la giustizia. Molti di coloro che si oppongono hanno votato nella scorsa legislatura non solo il codice antimafia, ma anche i due pacchetti sicurezza che permettono i sequestri preventivi per alcuni reati comuni, purché sussistano determinate condizioni. Qui, invece, ci si basa sull'equiparazione tra mafia e malaffare amministrativo, dimenticando che la criminalità organizzata ha tratti specifici ben diversi da ogni forma di corruzione, e che, perciò, una legislazione straordinaria per contrastarla aveva e ha ragion d'essere.

E che sia, come già detto, una norma sconsiderata lo dimostra il fatto che ha suscitato più rilievi negativi che consensi, forse non in quest'Aula, ma da autorevoli penalisti e magistrati. Ma anche tra chi la sostiene vi è chi è talmente convinto della bontà del testo che ha annunciato che contestualmente alle modifiche al codice antimafia sarà approvato un ordine del giorno con il quale impegnare il Governo ad espungere la norma incriminata, magari con un decreto, infilando il provvedimento in un'altra legge che niente avrà a che fare con l'argomento - ordine del giorno poi diventato acqua fresca, come abbiamo visto oggi -, nella speranza che il Presidente della Repubblica non abbia niente in contrario a promulgare una legge contenente una norma contenente una norma totalmente fuori tema.

Poi la virata di ieri: monitoriamo la legge e, se non funziona, la cambiamo. E a chi nel frattempo subirà danni che cosa diremo, che il Parlamento procede a tentativi come un apprendista chimico alle prime armi con il rischio di far scoppiare le provette? Ma è mai possibile che su una legge così delicata si proceda in maniera così raffazzonata? Intanto l'approviamo, tanto poi la cassiamo nei prossimi mesi, anzi no, guardiamo se funziona e casomai la cambiamo. Non era meglio, allora, modificare in senso migliorativo il testo in questa sede, prendendoci l'impegno di non insabbiare una nuova versione al Senato?

Avrebbe giovato agli italiani e, non ultimo, avrebbe giovato all'immagine del Parlamento perché questo testo unificato è una rincorsa agli umori della piazza, è la smania di voler dimostrare, anche a costo di abbattere i capisaldi del diritto, che la politica è contro la criminalità; è fondato sull'errata convinzione che, aggravando le sanzioni, si risolvono i problemi e sulla scellerata tendenza a demandare alla magistratura il compito di interpretare novità normative scritte senza tener conto della necessaria certezza del diritto. Siamo di fronte anche in questo caso a una deriva populista e manettara, a un “punitivismo grezzo e onnivoro” come l'ha definito l'illustre giurista Giovanni Fiandaca, a una delega - non la prima purtroppo - che concediamo al potere giudiziario affidandogli nei fatti la funzione legislativa, creando così un corto circuito nella suddivisione dei poteri. Ce n'era bisogno? La risposta è no, perché, come ho accennato in precedenza e come hanno riconosciuto autorevoli magistrati, i sequestri preventivi possono essere adottati anche in forza di norme già in vigore, ovviamente in presenza di determinate condizioni, e funzionano per corrotti e grandi evasori come dimostrano numerose inchieste e, invece, si procede con un insensato e deleterio ampliamento dei possibili destinatari dei sequestri sulla base di indizi. Abbiamo presente cosa significa sequestrare sine die un'azienda e affidarla a un'agenzia statale che sinora non ha prodotto grandi risultati? E se nel corso delle indagini o del processo cadono gli indizi - non i capi di imputazione, ma gli indizi - siamo coscienti che si rischia di restituire al legittimo proprietario un'azienda minata dal provvedimento? Abbiamo contezza dei danni che subirebbero i soggetti sanzionati una volta assolti? Chi li ripagherà? Chi restituirà un lavoro ai dipendenti che l'avranno perso perché l'azienda dopo il sequestro è ormai decotta? Vogliamo correre questi rischi pur di inseguire la foga giustizialista? E poco importa se qualcuno ha promesso che la norma verrà valutata ed eventualmente modificata: oggi votiamo questo provvedimento e sappiamo bene quanto siano vincolanti gli ordini del giorno. Se il provvedimento sarà approvato, aumenteranno i sequestri preventivi. Vale la pena allora di dare due numeri per ricordare quanto scarsi siano stati i risultati prodotti dalle misure già in vigore. Le statistiche a disposizione ci dicono che solo un terzo dei beni sequestrati viene confiscato; che le imprese sequestrate hanno una mortalità che si aggira attorno al 90 per cento; che a seguito dei provvedimenti oltre 72 mila persone hanno perso il lavoro; che solo un bene ogni 23 è riutilizzato correttamente. Sia chiaro: lo strumento è utile e andava reso più efficace a partire dalla giusta amministrazione delle aziende sequestrate e dalla destinazione di quelle confiscate. Qualche passo in avanti in questa direzione c'è: il potenziamento della struttura dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati e una maggiore trasparenza nelle nomina degli amministratori giudiziari, ma non basta. Non è solo il contenuto stringente del testo a lasciare a dir poco perplessi, ma anche gli effetti deleteri che potrà avere su altre norme già in vigore; la beffa oltre al danno, un rischio paventato di chi di diritto se ne intende: e se i ricorsi che pioveranno contro il provvedimento portassero ad una revisione delle misure, quelle sì sacrosante, contro la criminalità organizzata? Infatti, ricordiamoci che sino ad ora all'Italia è stata concessa una specie di deroga in virtù della presenza invasiva delle mafie ma, di fronte a un'estensione della legislazione straordinaria, chi ci dice che ad essere toccate saranno non solo le norme anticorruzione ma anche quelle antimafia? E allora sì che avremmo toccato il fondo, che peraltro stiamo già sfiorando. La democrazia liberale è fondata sul diritto e non sulla cultura del sospetto che sta quasi assumendo i contorni della mistica e che purtroppo non alberga solo in certe aree della popolazione ma anche nelle Aule del Parlamento.

A questo proposito voglio ricordare quel che ha detto in quest'Aula chi ha presieduto quest'Aula, Luciano Violante: a volte sembriamo sospesi tra infantilismo politico e inciviltà del diritto. Un giudizio severo di cui però il centrosinistra non pare aver tenuto conto: centrosinistra che rivendica la bontà del provvedimento e, quindi, del principio su cui si regge.

Vale la pena ricordare che il doppio binario è nato nell'Italia post-unitaria per contrastare prima il brigantaggio poi il movimento anarchico; quindi utilizzato dal fascismo con il confino per gli avversari politici; infine, nell'Italia repubblicana contro la criminalità organizzata. Vogliamo paragonare l'Italia pre-guerra a quella repubblicana? Vogliamo paragonare la straordinarietà del fenomeno mafioso, la sua pericolosità sociale, la sua capacità invasiva ad altri reati comuni compreso il malaffare amministrativo? Le misure straordinarie ed emergenziali non propriamente liberali e degne di uno Stato di diritto possono essere ammesse per contrastare fenomeni straordinari ed emergenziali: e oggi vogliamo estenderle ancora? Dove sono i difensori della Carta che appena un anno fa sbraitavano contro le modifiche alla seconda parte? E dove sono i devoti alla Costituzione, quelli che magari un paio di settimane fa si sono attaccati alla dodicesima disposizione transitoria e finale per sostenere il voto favorevole alla legge contro l'apologia di fascismo che certo non è un fulgido esempio di liberalismo? Due anni fa in sede di dichiarazione di voto il mio gruppo si espresse contro il provvedimento auspicando un intervento migliorativo da parte del Senato, un auspicio motivato dalla delicatezza della materia e dall'importanza del contrasto alla criminalità organizzata, temi che meriterebbero un'attenzione particolare e un voto più compatto possibile delle forze politiche rappresentate in Parlamento. E invece no: il Senato è sì intervenuto, ma lo ha fatto senza migliorare un testo già in partenza grandemente imperfetto e la promessa di monitorare gli effetti ed espungere la norma nei prossimi mesi non fa altro, per dirla con Flaiano, che rendere più drammatica e meno seria la situazione. Per queste ragioni annuncio il voto contrario del gruppo di Scelta Civica-ALA.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, colleghe e colleghi, noi voteremo a favore del provvedimento. Sulla riforma del codice antimafia le Camere hanno lavorato ormai da molto tempo. È uno degli obiettivi più importanti della legislatura in corso e oggi abbiamo il dovere di rispondere tempestivamente in tempi molto rapidi, prima che la legislatura finisca, alle associazioni Libera, all'ARCI, alle ACLI, al Centro di studi Pio La Torre che hanno presentato la proposta di legge di iniziativa popolare e alle due proposte di legge sul tema elaborate dalla Commissione antimafia. Si tratta, quindi, di un lavoro corale e complesso al quale dobbiamo dare una risposta positiva. È questo il motivo per cui non abbiamo presentato emendamenti in questa sede, alla Camera, e abbiamo votato contro tutti gli emendamenti che sono stati presentati per permettere un'approvazione in via definitiva e per non ripassare la palla al Senato con il rischio di un rinvio ulteriore e di una mancata approvazione del testo. C'è urgenza di varare un nuovo codice e di dare il tempo al Governo di esercitare la delega su alcune misure da definire a sostegno dei lavoratori delle imprese sequestrate e giudicate capaci di competitività sul mercato. Noi dobbiamo il voto e dobbiamo il testo soprattutto alle cooperative che a fatica cercano di svolgere la propria attività nella legalità e nella trasparenza: troppa solitudine, troppe minacce, troppe difficoltà intorno a loro in questi anni e, se tutto ha inizio con una delle migliore leggi della storia della Repubblica, la legge Rognoni-La Torre, sappiamo che le mafie nel tempo tendono a mutare e ad adattarsi ai nuovi scenari, ad aggirare le leggi esistenti e allora il Parlamento deve seguire questi mutamenti e stare al passo, anzi stare un passo avanti. Oggi, infatti, siamo convinti che l'estensione della confisca ai reati di corruzione contro la pubblica amministrazione sia indispensabile, fondamentale perché la commistione tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è di una dimensione, di un'entità così importante che solo con un codice modificato e rinnovato si possono colpire gli intrecci tra mafie e corruzione. Numerosi sono i punti qualificanti della riforma e li enucleiamo ricordandoli molto sinteticamente. Il primo è l'ampliamento dei destinatari delle misure di prevenzione personali e patrimoniali agli indizi del reato di assistenza agli associati e di associazione a delinquere finalizzata a numerosi reati contro la pubblica amministrazione. Secondo, la trattazione prioritaria del procedimento di prevenzione patrimoniale. Terzo, il passaggio della competenza per l'adozione delle misure di prevenzione dal tribunale del capoluogo della provincia al tribunale del distretto e poi l'istituzione in sede distrettuale di sezioni o collegi giudicanti che siano specializzati per le misure di prevenzione e ancora l'introduzione di limiti di eccepibilità dell'incompetenza territoriale e della competenza dell'organo proponente la misura; le modifiche procedimentali alla disciplina delle misure di prevenzione; la revisione della disciplina dell'amministrazione giudiziaria; la dettagliata disciplina del controllo giudiziario delle aziende; le norme sulla trasparenza nella scelta degli immobili sequestrati; le forme di sostegno volte a consentire la ripresa delle aziende sequestrate e la loro continuità produttiva e le misure a tutela dei lavoratori. Inoltre ricordiamo la revisione della disciplina sulla tutela dei terzi di buona fede; la riorganizzazione e il potenziamento dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati con competenza nell'amministrazione e destinazione dei beni solo dalla confisca di secondo grado; l'estensione della cosiddetta confisca allargata, la sua assimilazione a disciplina della confisca di prevenzione antimafia. Comunque alcuni miglioramenti sono stati apportati dall'altra Camera, dal Senato, come la soppressione della modifica del comma 6 dell'articolo 27 del codice che prevedeva la perdita immediata di efficacia del provvedimento di confisca in caso di appello. Il bene, quindi, non avrebbe potuto essere stato destinato rimanendo tuttavia soggetto a sequestro; ed è ormai ampiamente dimostrato come i beni sottoposti a sequestro e confisca alle mafie possono essere una risorsa per il Paese perché, quando il bene è confiscato all'interesse di pochi per diventare di interesse collettivo, interi territori possono riscattarsi e creare welfare sociale, economico ed educativo.

Ecco, noi pensiamo all'articolo 23, in cui la Camera apportava modifiche all'articolo 71 del codice, che prevede un'aggravante di pena per una serie di delitti commessi da chi è sottoposto in via definitiva ad una misura di prevenzione personale durante il periodo di applicazione e fino ai tre anni successivi a esecuzione della misura. Ai delitti già previsti dall'articolo 71, il Senato ha aggiunto quelli di scambio elettorale politico-mafioso e di assistenza agli associati.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,32)

GIULIO MARCON. Concludendo, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: un voto che ci dà un ulteriore strumento ed anche un'ulteriore responsabilità, ma che ci permettere di svolgere sempre di più un ruolo efficace nella lotta alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Attaguile. Ne ha facoltà.

ANGELO ATTAGUILE. Signora Presidente, cari colleghi, questa modifica del codice antimafia che dovevamo elaborare ed approvare, avrebbe dovuto essere uno strumento veramente efficace e non opinabile. Quello che è dispiaciuto è che in questo dibattito siano intervenute delle considerazioni che provengono dall'esterno di quest'Aula, che arrivano però sicuramente da delle fonti autorevoli, che hanno sollevato dubbi, considerazioni e valutazioni gravissimi sul provvedimento che stiamo oggi esaminando e che dovremmo adesso votare.

Questa è una delle grandi problematicità che sono emerse, e che è apparsa chiara a tutti i colleghi: è vero che il Parlamento deve essere principe nell'elaborazione e nell'emanazione di una legge, e che deve essere il più possibile non influenzabile, ma non possiamo non tenere in considerazione i rilievi che sono stati sollevati. In ordine al testo oggi in esame, la “riforma Maroni” non aveva introdotto nulla in ordine ai reati corruttivi, proprio perché presentavano delle criticità. Il provvedimento in esame, che ha subito delle modifiche al Senato ed ora approda alla Camera, presenta fra le altre proprio queste novità: si rileva, seppur d'accordo in linea di principio, al fine di reprimere i comportamenti corruttivi degli associati proprio attraverso l'applicazione in questa nuova modifica che si vuole approvare, in particolare l'estensione delle norme previste per i mafiosi anche a chi risulta indiziato di reati contro la pubblica amministrazione. Però, come a suo tempo rilevato dal “codice Maroni”, l'equiparazione tra corruzione e mafia mostra evidenti problematiche di legittimità costituzionale, ed in questo senso è stata presentata una pregiudiziale di costituzionalità da altri partiti, anche alla luce di alcune sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo su questo tema.

Su questo siamo convintamente d'accordo, ma con una riserva che abbiamo evidenziato e che non ci consente di votare a favore del provvedimento. Sappiamo che il giudizio degli operatori di settore, fra l'altro un giudizio abbastanza univoco, ha convinto in prima persona il sottoscritto e i deputati del gruppo della Lega Nord che le proposte di modificazione che si vogliono apportare sono utili, poiché l'attuale disciplina normativa prevede una procedura di verifica dei crediti che rende difficile la programmazione della prosecuzione dell'attività delle imprese sequestrate; e al contempo, non offre tempestività, tutela ai terzi creditori, creando il rischio di indefinite dilazioni nelle regolamentazioni dei rapporti. All'affinamento delle professionalità va pure accompagnato…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete liberare l'emiciclo? Deputati, per favore, potete lasciare l'emiciclo, così può riuscire a svolgere il suo intervento il deputato Attaguile? Prego, deputato.

ANGELO ATTAGUILE. All'affinamento delle professionalità va accompagnato un adeguato potenziamento degli organi: fra le altre, creare uffici specializzati presso i tribunali e le corti d'appello appare utile, anzi necessario; ma purtroppo permangono i dubbi di costituzionalità sottintesa all'estensione dei comportamenti corruttivi.

Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che - lo ripeto - voleva essere un'arma efficace e funzionale, mentre ha finito per sollevare più che altro perplessità. E onorevoli deputati, che cosa penseranno i nostri concittadini, che al di fuori vedono il nostro lavoro e si domandano come mai per un verso viene previsto un codice antimafia, decantato come la soluzione a tantissime problematiche, mentre per un altro verso voci autorevoli lo smentiscono completamente? Il gruppo parlamentare della Lega, per questi motivi, si astiene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Signora Presidente, voglio subito qui riaffermare quello che abbiamo sostenuto per tutto l'iter di questa normativa: per noi di Alternativa Popolare, sia chiaro a tutti, è assolutamente insostenibile l'equiparazione, che purtroppo in questo provvedimento c'è, tra reati di mafia e reati nei confronti della pubblica amministrazione. Il voto finale, che poi sarà sostanzialmente positivo, potrebbe ingenerare una confusione; però di qui a un momento spiegheremo anche perché. Questo resta un punto fermo rispetto al quale non accettiamo lezioni né da altre forze politiche di opposizione né da altri, perché noi riteniamo che l'humus su cui si costruisce la misura di prevenzione nei confronti della mafia o dei reati associativi di natura delinquenziale è diverso da quello nel quale opera il pubblico amministratore. Basta qui fare solo delle precisazioni, per capire come sia impossibile che questa normativa resti così com'è nei confronti dei pubblici amministratori.

Quello che contraddistingue il reato mafioso, e quindi il comportamento del mafioso, è l'abitualità dell'illecito, che viene fuori dall'indagine posta dagli investigatori a carico di organizzazioni criminali o di singoli partecipanti: una abitualità rispetto alla quale si sviluppa anche la possibilità della misura di prevenzione. C'è l'indagine sul patrimonio non proporzionale al reddito del delinquente mafioso, perché sono titolari, loro o per interposta persona, di patrimoni consistenti rispetto ai quali c'è la possibilità di agire in maniera preventiva con la misura di prevenzione. C'è la pericolosità sociale rispetto a quello che è l'inserimento nel tessuto sociale della propria zona e del proprio ristretto predominio geografico, nel quale opera il mafioso, il camorrista e gli appartenenti ad altre organizzazioni. C'è la pericolosità sociale, dicevo, e l'abitualità a delinquere. E allora, questi elementi come li potete trasportare voi rispetto a colui che è indiziato di ipotesi di reato nei confronti della pubblica amministrazione? Assolutamente c'è un'origine, uno sviluppo diverso rispetto a queste ipotesi, che non possono equiparare né ora né mai, e questa è la nostra battaglia, il mafioso, il camorrista, l'appartenente ad un'associazione criminale rispetto all'amministratore, che per un motivo o per un altro risponde di una singola ipotesi di reato rispetto alla quale, non solo nel numero ma anche nel risultato, si è visto poi che il più delle volte il giudizio si infrange e arriva ad assoluzioni clamorose.

Allora, se per il mafioso vi è la possibilità di andare anche oltre alcune garanzie, proprio nella fase cautelare, perché c'è questa sostanziale capacità e volontà di difendere la società da chi delinque, con riferimento a reati associativi, non ci può essere lo stesso comportamento nei confronti di reati posti in essere dai pubblici amministratori.

Qual è la conclusione di questa prima fase del mio intervento? Noi combatteremo come forza politica perché questa equiparazione venga meno. Lo abbiamo già fatto e apprezziamo le parole del Ministro che fra l'altro sono consacrate in interviste pubbliche e rispetto alle quali lo stesso Governo, la stessa maggioranza, con l'ordine del giorno a cui si faceva riferimento, si sono resi perfettamente conto che questa situazione deve essere assolutamente modificata. Anche perché con la legislazione vigente noi abbiamo una serie di interventi che possono tutelare la società rispetto ai reati posti in essere dagli amministratori.

Ripeto: ma allora qual è il senso, il sentimento, che muove la nostra attività politica? È il grande senso dello Stato che abbiamo e la grande responsabilità che abbiamo manifestato come forza politica sin dall'inizio di questa legislatura. È la stessa responsabilità, vorrei dire agli amici di Forza Italia, che portò Forza Italia quattro anni fa a rendersi conto che di fronte al risultato elettorale che non consentiva un Governo alla nostra nazione si doveva lavorare in modo che potesse nascere il Governo Letta e che quindi ci fosse da parte del sistema la possibilità di governare questo Paese. La stessa responsabilità che poi ha portato la nostra forza politica, il nostro leader, successivamente, a continuare in questa collaborazione e i risultati non li devo dire io, i risultati si leggono oggi rispetto a quelli che sono gli indicatori che rimettono l'Italia in moto.

Allora, al di là di questo senso di responsabilità, ed insieme a questo senso di responsabilità, noi siamo pronti a votare, con le perplessità di cui ho detto, questo provvedimento, perché questo provvedimento è sicuramente un provvedimento organico e sistematico rispetto alla normativa dell'antimafia ed è stata valutato nella Commissione antimafia (che è una Commissione molto tecnica che ha valutato tutti gli elementi, ha forgiato e ha visto crescere questo codice e questo intervento legislativo).

Noi non ci sentiamo di buttare a mare tutto, il 90 e più per cento di elementi positivi che sono in questo provvedimento, per non far passare quell'articolo 1 a cui abbiamo fatto riferimento. Non potevamo fare diversamente, perché questo è il sistema bicamerale. Se non approviamo oggi questo provvedimento, questo provvedimento finisce qua e noi non ci possiamo consentire il lusso, proprio per il senso di responsabilità che abbiamo, di far finire questo provvedimento in questa fase, perché è chiaro che con i tempi che ci restano, e le difficoltà al Senato, significherebbe uccidere il codice antimafia. Qui bisogna sapere che ognuno di noi si assume questa responsabilità: chi vota contro oggi, uccide definitivamente il codice antimafia e gli elementi positivi di questo provvedimento che sono tanti. Io li tratterò solamente sul piano sintetico per far capire quali sono e di che importanza è, al di là di quello che abbiamo visto per gli amministratori, il contenuto di questo provvedimento: la trattazione prioritaria del procedimento di prevenzione patrimoniale nei confronti dei mafiosi; l'intervento che viene fatto, non solo trasferendo la competenza sul tribunale distrettuale, ma anche individuando - e questa è una cosa di importanza strategica - delle sezioni distrettuali con collegi e sezioni che possono giudicare questo, che è l'unico motivo per dare una competenza specifica ai magistrati in questo settore; la revisione della disciplina dell'amministrazione giudiziaria ma, soprattutto, le norme sulla trasparenza degli amministratori giudiziari.

Ci siamo tanto doluti, ora che abbiamo un intervento in questa direzione, che facciamo, lo facciamo decadere (il che significa il controllo attraverso l'albo nazionale degli amministratori per le vicende a cui non faccio riferimento, che purtroppo si sono verificate in Italia)? Inoltre, non più di tre incarichi, proprio per la trasparenza. Ma soprattutto le misure a sostegno delle aziende sequestrate, non solo con l'intervento di un fondo per il credito alle aziende nel momento in cui vengono sottratte alla criminalità organizzata, perché a quella bisogna sottrarle, non al povero amministratore ignaro che ha potuto anche commettere un reato, ma che non ha niente a che vedere con il sequestro del proprio patrimonio. Ma soprattutto anche la tutela dei lavoratori che vivono in questa azienda. Anche qui c'è un intervento in questo senso. Queste sono le cose importanti a cui dobbiamo fare riferimento.

Allora io vi dico che sicuramente bisogna rivedere questa normativa, ma la dobbiamo rivedere anche perché l'intervento della Corte costituzionale in questo settore può essere devastante. Siccome è un settore molto limitato, se noi lo allarghiamo anche agli amministratori, molto probabilmente, avremmo un intervento della Corte che dichiarerà illegittime anche le norme che riguardano la mafia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Grazie Presidente. Colleghi parlamentari, siamo di fronte a un provvedimento molto complesso e articolato, una normativa che, come è stato ampiamente ricordato, conta ben trentotto articoli. Alcuni di questi articoli riguardano anche reati contro la pubblica amministrazione. Questi articoli hanno tenuto banco nel dibattito e poco spazio hanno avuto invece i temi importanti come il terrorismo, i foreign fighters, di cui pure il provvedimento si occupa con determinazioni quanto mai necessarie, o gli indiziati del delitto di atti persecutori, il cosiddetto stalking, che come sappiamo spesso annuncia in qualche modo il femminicidio e chiede esattamente quelle misure precauzionali che a volte possono salvare la vita.

Sono temi e circostanze che meriterebbero molta più attenzione, ma di cui parliamo davvero molto poco, presi come siamo da preoccupazioni che riguardano molto la classe politica e poco i cittadini. Ricordiamo che questo provvedimento ha richiesto un lungo iter di approvazione, siamo partiti addirittura da una mobilitazione popolare e associativa, con raccolta di firme, di qualche anno fa. Poi, siamo arrivati al disegno di legge, questo. Lo abbiamo già discusso alla Camera, lo abbiamo approvato l'11 novembre del 2015, quasi due anni fa. È stato poi lungamente in discussione anche al Senato, dove è stato approvato lo scorso 6 luglio, con modifiche anche molto sostanziali, e adesso ritorna qui, alla Camera. È evidente a tutti che eventuali modifiche qui, in quest'Aula, rimandando il provvedimento al Senato, ne avrebbero resa impossibile l'approvazione entro i tempi della legislatura, avremmo così vanificato il lavoro di anni e saremmo dovuti ripartire da zero; non va bene, cari deputati. Un rischio, questo, che non si poteva correre dal momento che il corpo di questa normativa è necessario, è atteso, è utile al Paese, io direi indispensabile, per la lotta alla mafia e ad altri delitti.

Per questi motivi, il voto del gruppo dell'Articolo 1-Movimento Democratico, che mi ha delegato alla dichiarazione di voto, sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

Dov'è il deputato Sarro? Non lo vedo, non lo vedo in Aula… ecco il deputato Sarro. Si affretti, perché è il suo turno.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'avere riordinato e collocato in un unico corpo normativo tutta la legislazione antimafia ha rappresentato un importante traguardo nella lotta al crimine organizzato e ciò, non solo perché una definizione sistematica della materia agevola il compito di quanti, a diverso titolo, misurano con tali norme la loro azione istituzionale, ma anche perché un fenomeno complesso ed in continua evoluzione, come quello della mafia, richiede una lettura anche di tipo normativo unitaria.

Tra le misure del codice sicuramente ritenute efficaci, vanno annoverate quelle che contengono l'aggressione dei patrimoni mafiosi o, comunque, frutto di illecite e reiterate attività criminali. Costituisce ormai acquisizione pacifica la consapevolezza che, solo depotenziando fortemente le disponibilità finanziarie dei sodalizi criminali e quelle dei loro singoli esponenti, si consegue un significativo arretramento della loro forza organizzativa e della loro capacità di condizionamento degli assetti imprenditoriali, istituzionali e sociali delle realtà in cui direttamente o indirettamente operano.

Elemento distintivo di quest'azione è il carattere preventivo che contraddistingue larga parte delle misure impiegate. Si anticipa la soglia di pericolosità e, dunque, di intervento dello Stato, rispetto a condotte non immediatamente qualificabili in termini di rilevanza penale, ma già sintomatiche di un elevato livello di pericolosità. Ciò spiega perché le misure di prevenzione, sia personali che patrimoniali, di portata indubbiamente afflittiva, rappresentano un'eccezione al sistema ordinario, che vuole la sanzione applicata solo all'esito di un procedimento pubblico e, comunque, rispetto a condotte espressive di un disvalore, rigorosamente tipizzate. Naturalmente, trattandosi di interventi straordinari - si pensi in particolare alle misure di prevenzione personali, che limitano i diritti dell'habeas corpus in titolarità dei loro destinatari -, la loro applicazione deve avvenire con assoluto rispetto dei presupposti normativi, risultando altrimenti del tutto incompatibili con i princìpi fondamentali enunciati dalla nostra Costituzione.

La tollerabilità di tali misure, in uno Stato di diritto costituzionale, è stata affermata dal giudice delle leggi in via di eccezione e per il solo fatto che esse sono rivolte a combattere organizzazioni pericolosissime, come le mafie. Ovviamente, ogni ampliamento della sfera applicativa di siffatti istituti di prevenzione, oltre l'ambito del contrasto alla mafia, solleva fondati dubbi di legittimità costituzionale e di sicuro contrasto con le convenzioni internazionali.

Ed è esattamente ciò che accade con il provvedimento all'esame dell'Aula.

Nel modificare il codice antimafia, la nuova normativa introduce, tra l'altro, una pericolosa estensione dell'applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, che con pari intensità potranno essere comminate agli indiziati di associazione a delinquere, anche semplice, finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione. Ma vi è di più. L'ampliamento del catalogo dei possibili destinatari di tali misure include anche gli indiziati di delitti con finalità di terrorismo, ovvero diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato, gli indiziati di ricostituzione del disciolto partito fascista, di truffa aggravata con il conseguimento di erogazioni pubbliche e gli indiziati del delitto di atti persecutori.

Un simile allargamento del perimetro di operatività delle misure di prevenzione costituisce un gravissimo arretramento del livello di civiltà giuridica del nostro Paese, come hanno denunciato autorevoli personalità del mondo accademico ed istituzionale, che hanno a più riprese elevato la loro voce, per contestare norme tanto illiberali. Giuristi del calibro di Sabino Cassese, Giovanni Fiandaca, Vincenzo Maiello e tanti altri hanno rimarcato su misure del tipo di quelle oggi al nostro esame che si pone in essere, con tali misure, una politica criminale, che produce un penoso oscuramento dello spirito dello Stato costituzionale di diritto.

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, nel prendere pubblicamente posizione sul tema, non ha esitato ad affermare che la modifica, che si vuole apportare al codice antimafia, non è né utile né opportuna e rischia persino di essere controproducente.

Gli stessi magistrati direttamente impegnati nella lotta alla mafia hanno espresso profonde riserve sul sistema che si intende introdurre. Così Raffaello Magi, in occasione dell'audizione al Senato del 19 maggio 2016, ha affermato che la modifica normativa proposta tende a realizzare un pericoloso arretramento dei livelli di garanzia, rispetto alle norme vigenti, adottando uno stile espressivo, l'indizio di commissione del delitto, che appartiene per logica giuridica al settore della criminalità mafiosa organizzata e non a quello della criminalità comune.

Dunque, da un lato, è sufficiente la condizione di indiziato e, dall'altro, essendo venuto meno l'elemento dell'abitualità, che le disposizioni oggi vigenti espressamente richiedono, sarà possibile, sulla base di meri sospetti, applicare una misura pesantissima, come la confisca allargata, strumento tipicamente di contrasto mafioso, a soggetti gravati da meri indizi di commissione di un singolo reato contro la pubblica amministrazione.

In sostanza, sempre rimanendo all'esempio della confisca allargata, l'attenuazione della prova dell'origine illecita dei patrimoni da confiscare trova oggi la sua giustificazione nella presunzione, empiricamente fondata, che il patrimonio di un mafioso è la risultante, non solo del fatto illecito per il quale si procede, quanto piuttosto di molteplici attività illecite, ripetute nel tempo e connotate prevalentemente dall'impiego del metodo mafioso.

Analoga presunzione non può valere per singoli episodi, riconducibili nel novero della criminalità comune. Nulla, infatti, consente di presumere che l'indiziato di un reato, ad esempio di peculato, soprattutto se di modesta entità economica, sia inequivocabilmente sintomatico della provenienza illecita del suo intero patrimonio.

Né a molto è servito l'intervento correttivo varato dal Senato, che ha introdotto il collegamento con il reato associativo. Nella logica delle misure di prevenzione patrimoniali, infatti, decisivo non è che il singolo reato contro la pubblica amministrazione sia oggetto del programma criminoso di un'associazione, quanto, invece, il carattere di continuità e di professionalità dell'attività illecita, elementi questi che ben possono sussistere, anche indipendentemente dal fatto che l'indiziato appartenga o meno ad un sodalizio criminale.

Non a caso, a riprova dell'inutilità di un simile correttivo, si è da più parti ricordato che la confisca antimafia già può essere applicata a tutti i soggetti indiziati di essere abitualmente dediti ad attività delittuose, ivi comprese quelle poste in essere contro la pubblica amministrazione, sicché il sistema vigente, proprio in ragione della richiesta abitualità delle condotte, appare più efficace e più equilibrato di quello oggi proposto.

A ciò aggiungasi che la Corte europea dei diritti dell'uomo, con decisione della Grande camera del 23 febbraio scorso, sostanzialmente condivisa dalle Sezioni unite della Cassazione con decisione dell'aprile di quest'anno, proprio in tema di misure di prevenzione, ha pesantemente censurato il nostro sistema, non risultando precise le condizioni di prevedibilità ed occorrendo limitare l'esorbitante discrezionalità nella loro attuazione.

Appare, perciò, intollerabile la pervicace insistenza del Governo e della maggioranza nell'estendere ulteriormente l'ambito applicativo di questo strumento, criticato fortemente dal giudice della Convenzione, che nel recente passato ha già condannato istituti quali la confisca senza condanna ed il concorso esterno, come estranei alla tradizione giuridica di uno Stato liberale e costituzionale.

Questa riforma, del resto, si inserisce nel solco di altre norme di diritto penale sostanziale, varate nell'ultimo triennio esclusivamente per assecondare le peggiori pulsioni populistiche e la debordante invasività di talune procure, perdendo di vista quelli che sono i veri mali del sistema giustizia, ossia la lunghezza dei processi, l'inquietante slittamento dal giudicato alle indagini preliminari e dal reato al reo, il perverso intreccio tra sistemi di informazione e settori della magistratura militante, investigazioni sempre più ancorate al sospetto, anziché alla ricerca delle prove e con esse della verità, le sempre più flebili garanzie della difesa.

La scelta contenuta nel disegno di legge, che oggi votiamo, di agevolare la proliferazione applicativa delle misure ante delictum, quali vere e proprie pene del sospetto, peggiora il già desolante quadro della giustizia del nostro Paese.

Voteremo convintamente contro queste norme illiberali e auspichiamo che il futuro Parlamento sappia riscrivere l'insieme di queste disposizioni in linea con i principi di civiltà giuridica solennemente affermati dalla nostra Costituzione e ribaditi dalla Corte europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfonso Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Faccio una piccola premessa: l'unico motivo per cui la dichiarazione di voto per il MoVimento 5 Stelle la faccio io e non la collega Giulia Sarti e perché un problema di voce glielo impedisce. Lo dico perché lo ritengo doveroso, visto l'impegno che la collega ha profuso in questi tre anni in cui abbiamo lavorato su questa normativa.

Fatta questa premessa dico, Presidente, che oggi ci troviamo ad approvare quello che viene definito il “codice antimafia”. Parliamo di un provvedimento delicato e importante su cui ancora una volta ci poteva essere la possibilità di lavorare insieme, di stabilire quali erano le norme che dessero alla mafia un messaggio chiaro, un messaggio di legalità a tutti i costi. Ebbene, devo dire la verità e confesso a tutti che per un piccolo breve periodo di tempo ci eravamo illusi perché forse questa volta c'era la possibilità di scrivere una legge insieme che desse quel messaggio. Non ci eravamo illusi semplicemente perché avevamo ad un certo punto deciso di credere al Partito Democratico - Presidente, non lo facciamo mai e non penseremo mai di farlo - ma perché il Partito Democratico aveva votato favorevolmente rispetto ad alcune proposte del MoVimento 5 Stelle. E, allora, dici: “Forse questa volta fanno sul serio”.

Ebbene, il tempo di pensarci per un attimo e poi ci siamo dovuti ricredere, perché quando quei provvedimenti sono arrivati al Senato sono stati immediatamente cambiati. Quindi, fanno finta di dire “sì” a una proposta dell'opposizione e poi quando si arriva al Senato ovviamente la proposta dell'opposizione viene bocciata, salvo poi oggi sentire il collega Ermini del Partito Democratico dire: “Noi siamo qui alla Camera e votiamo una cosa, poi al Senato ne votano un'altra e, quindi, ne dobbiamo prendere atto”. Scusate, ma chi c'è al Senato? Sbaglio o c'è sempre il Partito Democratico in maggioranza al Senato? Soprattutto su norme su cui concordava con il MoVimento 5 Stelle, com'è possibile che il Partito Democratico non sia in grado di garantire un'approvazione su leggi antimafia? Vi manca il numero di telefono di Zanda o vi manca la possibilità di parlare per dirgli di votare come votiamo alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Stiamo qui ancora a prenderci in giro perché poi quando dovete fare le “norme porcata” non c'è problema e il Partito Democratico è compatto, mentre al momento di votare norme sull'antimafia, su cui siete d'accordo con il MoVimento 5 Stelle o dite di essere d'accordo e su cui avete votato favorevolmente, dite: “Purtroppo ci dispiace ma al Senato fanno di testa loro”. Questa è l'ipocrisia, questo è il continuo gioco delle tre carte in cui state ingabbiando un Paese intero.

E parliamo poi di quello che è venuto fuori perché questo, Presidente, lo possiamo definire a tutti gli effetti un'antimafia di facciata. La solita legge che ha dentro quel cavillo, quell'assist al difensore dell'imputato che poi tiene ingabbiata la giustizia italiana per anni, anni e anni nei tribunali, per poi sentire qualcuno che qui dentro dice: “Dobbiamo snellire i processi e la prescrizione è necessaria perché i processi sono lunghi”. È chiaro: se continuate con norme che sono incomprensibili e che sono cavilli a favore degli avvocati degli imputati è normale che i processi durano tanto.

Allora, Presidente, stamattina ho sentito dire più volte: “Noi siamo a favore della magistratura” e c'erano altri che dicevano: “Noi siamo contro perché i PM fanno…” e veramente per un attimo mi sembrava di aver preso una macchina del tempo con una trasposizione al ventennio berlusconiano in cui centrodestra e centrosinistra tiravano per la giacchetta la magistratura da un lato o Forza Italia dall'altro per fare che cosa? Per dare vita a un dibattito falso e ipocrita in cui centrosinistra e centrodestra facevano finta di pensarla diversamente, salvo poi essere smentiti dai fatti.

Infatti, quando quel centrosinistra è andato al governo ha fatto leggi salva corrotti o leggi contro i magistrati che Berlusconi forse nemmeno se le sognava (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), così come il provvedimento che ancora deve arrivare sulle intercettazioni.

Ma andiamo avanti. È al netto di questa ipocrisia che a noi non interessa - e infatti stamattina ci siamo guardati assolutamente dall'intervenire, perché consideriamo quel dibattito falso - che noi dobbiamo parlare di antimafia e dobbiamo parlare di legalità e non dobbiamo essere pro o contro qualcuno. Noi siamo il legislatore, noi siamo il Parlamento italiano e il Parlamento italiano fa le leggi e le fa chiare e non come quello che avete fatto e prendiamo qualche esempio nel merito della normativa. Ad esempio, c'è l'articolo 1. Ora, io voglio chiarire perché ho sentito qualcuno che dice: “Ma si parla di indiziati; sono persone che si trovano per un attimo ad essere indagate per mafia o per corruzione legata alla mafia”. No, diciamo di che cosa parliamo. I requisiti previsti all'articolo 1 per applicare le misure di prevenzione sono: abitualità delle condotte illecite, pericolosità sociale del soggetto o quando si ritenga che viva abitualmente di proventi di attività delittuose. Questi tre requisiti escludono che ci possano essere passanti che per caso si ritrovano ad essere indagati; non escludono, invece, che ci siano gli amici vostri, che normalmente si trovano ad essere indagati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la differenza, perché quello che è più ipocrita è ogni volta prendere l'esempio del cittadino onesto incastrato.

Allora, cosa diceva l'articolo 1 che noi avevamo proposto e che voi del Partito Democratico avevate votato? Prevedeva la possibilità di applicare quelle misure di prevenzione anche alla corruzione, che è una cosa normalissima visto che oggi tutti sanno che corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia. Quindi, in presenza di quei requisiti che vi ho appena enunciato la norma si applicava anche alla corruzione. No, invece, perché al Senato un colpo di genio improvviso, un'illuminazione arrivata non sappiamo purtroppo da chi, dice che si applica al reato di corruzione ma solo se c'è l'associazione a delinquere. Quindi, se ci sono più corrotti insieme, che lavorano insieme e fanno lavori di squadra, allora si applica; invece, se è uno solo non si applica più la misura di prevenzione. Cioè, una forma giuridica per dire meglio solo che male accompagnato; se rubi non ti fare accompagnare da altri ma vai per la tua strada autonomamente e ruba da solo, così le misure di prevenzione per legge - e questo è incredibile: per legge - non si possono applicare.

Ora, siccome siamo ancora alla ricerca della ratio di una norma che voi avevate approvato e su cui poi siete tornati indietro, andiamo avanti e parliamo, Presidente, della norma di cui parlavamo prima, quella che riguarda i beni confiscati alla mafia. Per esempio, un immobile viene confiscato alla mafia e, siccome i comuni non hanno i soldi per ristrutturarlo, avevamo proposto una norma che desse la possibilità agli agenti di polizia di andare a vivere in quelle case ristrutturandole a spese proprie, a spese proprie. Poi stavano in locazione lì e lo Stato detraeva tali spese dagli affitti. Vi siete inventati che non c'è la copertura finanziaria. Ma copertura finanziaria di cosa se pagano a spese proprie? Dunque, siete tornati indietro su una norma che era una norma assolutamente condivisa da tutti, salvo poi Ermini stamattina dire: “Ma al Senato però no” e il Governo limitarsi sul codice antimafia per una mattinata intera, nella persona del sottosegretario Migliore, a dire: “Conforme al relatore”. Questo è il contributo che ha dato il Governo oggi: “Conforme al relatore”. Quando abbiamo chiesto spiegazioni non c'è stato niente ma solo il silenzio, ovviamente.

Per non parlare poi, Presidente, di Invitalia. Abbiamo fatto una battaglia per garantire, per esempio, che su Invitalia vi possano essere delle norme di trasparenza nella gestione e nell'amministrazione delle aziende confiscate ma assolutamente non è stato possibile e siete andati per la vostra strada. Avevamo chiesto che potesse mettersi un concorso pubblico ma assolutamente no. Il “caso Saguto” non ci ha insegnato niente.

Avevamo chiesto che, se c'era un amministratore giudiziario in conflitto di interessi su beni confiscati, avete introdotto la norma, ci vuole anche la sanzione. Cioè, se scopro che è in conflitto di interessi, revoco. No, bocciata anche quella proposta del MoVimento 5 Stelle. Avete introdotto un comitato consultivo, Presidente, glielo mostro: è una lista enorme di persone che fanno parte di un comitato consultivo, che, quindi, darà un parere, tanto per aggiungere procedure su procedure. Lei trova circa otto soggetti, non trova nemmeno un esperto di antimafia; stiamo parlando di questo.

E allora, Presidente, e ho concluso, il punto è uno: che, quando si parla di antimafia, quando si parla di legalità e di lotta alla corruzione, non c'è il “faccio questo, però faccio poi un passo indietro”. C'è la determinazione, la determinazione dello Stato, perché, mentre la mafia si è evoluta, lo Stato non fa evolvere…

PRESIDENTE. Concluda.

ALFONSO BONAFEDE. …la lotta - ho finito - alla mafia e alla corruzione. Il problema rimane, che i cittadini onesti da una parte e i criminali dall'altra dovrebbero sentire una sola voce dello Stato, che è la voce della lotta all'illegalità, dell'onestà e della determinazione, e quella, purtroppo, vi manca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Noi pensiamo che questa giornata sia tra le più importanti della legislatura. Approvare il nuovo codice antimafia significa dare una spinta più forte al contrasto contro le mafie e il crimine organizzato, significa condurre una lotta senza quartiere sul terreno percorso trentacinque anni fa con la legge che porta il nome di Pio La Torre e Virginio Rognoni, e sul terreno che ci indicò poi anche Giovanni Falcone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È il terreno nel quale colpire davvero le mafie, certo sul piano giudiziario, certo sul territorio, certo con l'azione di polizia e carabinieri, ma anche su quello dei patrimoni illeciti, dei beni frutto delle attività criminali, dei narcotraffici, delle tratte di uomini e donne, di tante altre forme di illegalità criminale e mafiosa.

Ma la sfida da vincere ancora definitivamente è quella di dimostrare che la gestione dei beni e delle imprese confiscate e delle aziende confiscate può essere fatta dal Paese con rapidità, efficienza e trasparenza, quella di dimostrare che beni e imprese sequestrati ai mafiosi e assegnati a giovani, a cooperative, a lavoratori, possono camminare sulle proprie gambe, stare sul mercato, competere rispettando le regole della libera concorrenza, creando lavoro buono, ricchezza pulita, riscatto sociale.

Per noi questo è il primo grande significato di questo lavoro, che è durato anni e che vede il Parlamento in sintonia con tanta parte del Paese, con tante associazioni che si battono per la legalità, a partire da Libera, con tante imprese che rispettano le regole. Per questo è difficile capire come si faccia a non votare questa legge di portata storica, pur mantenendo anche riserve su singoli punti. Già il relatore Davide Mattiello, che ringraziamo per la tenacia e l'impegno con cui ha lavorato per questo obiettivo, ha illustrato i punti più qualificanti: il rafforzamento dell'Agenzia nazionale, il sostegno manageriale alle imprese, i nuovi e più stringenti requisiti per la nomina degli amministratori giudiziari, le misure contro le infiltrazioni. Sono stati poi dati da lui, da tanti altri interventi, chiarimenti sulla piena compatibilità di queste misure con i pronunciamenti della Corte costituzionale e della giustizia europea.

È stato anche ricordato il parere positivo dato all'unanimità dal Consiglio superiore della magistratura. Abbiamo sentito gridare a barbarie, barbarie giuridica, a legge liberticida. Via, un po' di equilibrio, direi all'onorevole Sisto, un po' di ragionevolezza. Mandare a monte questo provvedimento, questa sì che sarebbe stata barbarie. E barbarie giuridica, semmai, in anni non troppo lontani, sono state leggi che depenalizzavano il falso in bilancio, leggi che, con prescrizione quasi istantanea - e lo dico con ironia, ma ci siamo capiti - magari impedivano lo svolgimento di certi processi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma abbiamo ascoltato anche toni e discorsi, da ultimo l'onorevole Bonafede, da parte degli esponenti del MoVimento 5 Stelle per noi inaccettabili. Con un atteggiamento miope, di parte, con emendamenti di bandiera, avete seminato mine contro questa legge. Eppure lo sapevate e lo sapete: se la legge fosse stata modificata, magari ci sarebbe stato il rischio che non ci sarebbero stati i tempi per la definitiva approvazione e sarebbe morta, avremmo buttato via anni di lavoro, avremmo costretto la nuova legislatura a iniziare da capo. Ma perché, onorevole Bonafede, non lo capite? Vi manca forse il numero di telefono di don Ciotti per capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma, del resto, l'impressione è sempre la stessa: sembra che vi dia fastidio che il Parlamento e la maggioranza approvino leggi come questa. A voi piace dipingere un Parlamento di fannulloni, che non fa niente; sembra quasi che vi abbia deluso il fatto che in questi anni si siano approvate leggi come, per esempio, quella contro il falso in bilancio, contro il voto di scambio politico-mafioso, contro i reati ambientali, contro il caporalato, contro l'autoriciclaggio o per il sostegno e il rafforzamento dell'Anac.

È sembrato quasi dare fastidio che si siano aumentate le pene contro i reati di corruzione. È più comodo gridare e lanciare caricature degli atteggiamenti delle altre forze politiche, e del PD in particolare. Noi possiamo sbagliare, possiamo certamente avere commesso e commettere errori in questi anni. Tante leggi e riforme approvate, anche nel campo della giustizia, potranno avere difetti, necessità di correzione nella loro concreta applicazione, perché noi non siamo una setta infallibile e non giudicabile, dove il dissenso è punito. Però, credo sia giusto affermare e rivendicare che siamo stati, come PD, in questo Parlamento, forza centrale di governi che, senza sbraitare, leggi e provvedimenti contro la corruzione li hanno fatti e approvati per davvero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siamo stati colpiti anche dall'atteggiamento tenuto su un punto che ha fatto discutere, dell'allargamento della platea dei soggetti a cui si può applicare questa legge, cui possono applicarsi le misure di prevenzione. Ebbene, a criticare la parte del provvedimento che prevede il sequestro di prevenzione anche in caso di reati associativi di corruzione sono state importanti forze sociali. Penso alla Confindustria, ma non solo; sono state componenti importanti dell'avvocatura, sono stati alcuni magistrati, alcuni giornali di solida tradizione democratica, e sono state alcune personalità impegnate in prima fila nella lotta alla corruzione, alle mafie, alla criminalità. Noi abbiamo ascoltato tutti, compresi i pareri opposti a questi altrettanto autorevoli, come quello del procuratore nazionale antimafia Roberti. Abbiamo rispettato tutti i punti di vista, anche quelli contrari e, in certi casi, legittimi; forse esagerati, visto che i sequestri di prevenzione per questa fattispecie di corruzione avverranno solo in caso di palese accertamento, dopo un'indagine, di un marcato divario tra beni e patrimoni dichiarati e quelli realmente accertati, cosa che può obiettivamente nascondere il rapporto con le attività mafiose.

Del resto, onorevole Sisto, lo dico ancora a lei, le vicende di queste ore avvenute in Lombardia, a Seregno, dimostrano le connessioni tra la mafia e la corruzione, connessioni che si fanno sistema, anti-Stato che si fa Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è barbarie, e non sento troppe parole di condanna per questi episodi.

E al MoVimento 5 Stelle dico che abbiamo ascoltato davvero le opinioni e i dissensi, non abbiamo pensato che venissero da amici dei corrotti. A voi del MoVimento 5 Stelle, e ve lo dico con un dibattito parlamentare, senza polemica particolare: non mettete in ogni caso e preventivamente le manette agli avversari politici, che a prescindere sono sempre colpevoli di qualsiasi nefandezza. Gli avversari politici per voi sono colpevoli a prescindere, il sindaco di Bagheria è innocente a prescindere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vi invito, però, a fare attenzione, e lo dico a tutti noi: attenzione, che a mettere le manette a prescindere si arriva a mettere anche le manette alle idee, e questo non possiamo in alcun modo consentirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Infine, noi invitiamo il Governo a monitorare e verificare scrupolosamente l'applicazione della legge, in particolare per quanto riguarda queste possibili criticità, e invitiamo a farlo nei prossimi mesi, nel prossimo periodo, senza pregiudizi di nessun tipo, valutando l'efficacia delle norme approvate e, se c'è bisogno, l'eventualità di correzioni.

Ma diciamo questo, in conclusione, sapendo che stiamo per approvare un provvedimento di valore storico contro le mafie, un provvedimento che dedichiamo a tutti coloro che non si sono mai rassegnati anche a costo della vita, a molte ragazze e ragazzi che si battono per il rispetto delle regole, del merito, della legalità per la civiltà, che dedichiamo a Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che sta lì ad assistere in tribuna, scampato da un grave attentato proprio per la sua gestione trasparente, scelte che abbiamo fatto diventare legge inserendole nel codice; e lo vogliamo dedicare ai ragazzi che a Scampia hanno avuto la forza e il coraggio qualche giorno fa di riaprire, nei luoghi della violenza e dello spaccio, di riaprire dopo quarant'anni una cosa semplice e bella e perciò straordinaria: una libreria per spacciare cultura, socialità, voglia di futuro. Con tali motivazioni annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Intanto si sta approvando un codice antimafia proprio mentre la Commissione antimafia non c'è perché è in missione e già questo è quanto dire. Andiamo nel merito: avete dato la gestione delle grosse aziende sequestrate alla mafia ad Invitalia, un carrozzone pubblico inappropriato, ed inoltre abbiamo scoperto che, tramite un cavillo normativo, avete permesso agli amministratori giudiziari che saranno anche dipendenti di Invitalia di accedere al Fondo per la crescita sostenibile di oltre un miliardo di euro senza alcun controllo e alcun limite. Infine, quando vi abbiamo proposto di inserire sanzioni in caso di nomine illegittime di amministratori giudiziari, avete detto no; quando vi abbiamo proposto l'incompatibilità per gli imprenditori che dovranno affiancare gli amministratori giudiziari, avete votato in maniera contraria e, infine, avete fatto un plauso al conflitto di interessi perché avete inserito un comitato di indirizzo e tavoli provinciali nei quali i destinatari dei beni sono presenti all'interno del comitato. Questo è quanto avete combinato, negando qualunque possibilità di trasparenza di questi lavori. Dunque, a mio avviso, è evidente che voi…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO NUTI. Certo, Presidente. È evidente che voi dallo scandalo Saguto e dalle cronache che hanno riguardato vari associazioni antimafia in tutta Italia non avete voluto imparare nulla.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE MATTIELLO, Relatore per la maggioranza. Presidente, grazie, stiamo per votare un provvedimento che segna la fine di oltre quattro anni di lavoro. Vorrei ringraziare i consulenti e i funzionari della Commissione parlamentare antimafia, i funzionari della Commissione giustizia e le centinaia di migliaia di cittadini che hanno sostenuto il nostro lavoro e anche i gruppi di partito fuori dall'area di maggioranza che hanno deciso di sostenere con il loro voto il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1039-B e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-B: “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate" (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 86) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 3083) (ore 18,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3083: Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

Ricordo che nella seduta del 25 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che per l'esame del provvedimento sono attribuiti al relatore di minoranza cinque minuti.

(Esame degli articoli - A.C. 3083)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.

PRESIDENZA VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,29).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 90).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 92).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3083)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Direzione Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole e consegno l'intervento.

PRESIDENTE. È autorizzato a consegnare.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Presidente, noi, come ha visto anche dai voti sugli articoli, siamo l'unico gruppo che chiaramente non si oppone alla ratifica dell'esecuzione di questo accordo: si astiene perché lo ritiene abbastanza superato. Sono 18 anni che c'era l'attesa su questioni delicatissime come quella dei brevetti, la ratifica è di un accordo del 1999. Oltre ad essere tardivo, chiaramente le evoluzioni che ci sono state da un punto di vista tecnico e dal punto di vista scientifico, l'introduzione di tutte quelle che sono le nuove tecnologie anche per la tutela dei brevetti, dei marchi e tutto il resto, ci pareva necessario introdurre delle correzioni che non sono avvenute; e per questo ovvio motivo, richiamando quelle che sono già le motivazione della relazione di minoranza, noi non ci opponiamo, ma per un fatto di coerenza ci asterremo nel voto finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piras. Ne ha facoltà.

Non è in Aula: si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Del Grosso. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO. Presidente, solo per dichiarare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Scuvera. Ne ha facoltà.

CHIARA SCUVERA. Presidente, chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo. Osservo soltanto che anche questa protezione della proprietà intellettuale - qui si tratta di una revisione dell'Accordo dell'Aja, che prevede il deposito unico dei modelli e disegni industriali - va a rafforzare il quadro normativo, che soprattutto in questa legislatura abbiamo costruito a sostegno dell'innovazione: con il brevetto unitario europeo, e adesso lo faremo con la legge di delegazione con il marchio europeo ed anche con la tutela del segreto commerciale. Quindi con questo dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3083)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3083: “Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2027 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4224) (ore 18,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4224: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011.

Ricordo che nella seduta del 25 settembre si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 4224)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 94).

Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

MARIA CHIARA CARROZZA, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 3.1 Gianluca Pini, parere contrario. Emendamento 3.2 Gianluca Pini, parere contrario.

PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole su entrambi.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Gianluca Pini, parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 98).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 99).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4224)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito il Governo ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4224/1 Carrescia e n. 9/4224/2 Marzano.

PRESIDENTE. Bene, andiamo avanti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4224)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie Presidente. Annuncio il voto favorevole di Direzione Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Voto favorevole e chiedo il permesso di consegnare il testo.

PRESIDENTE. Autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Non essendo stati accettati gli emendamenti che rafforzavano, di fatto, il sostegno economico all'esecuzione di questo Accordo, ritenendolo comunque valido, noi coerentemente ci asterremo, perché non è stato tenuto in debita considerazione quello che è lo sviluppo di questo partenariato, soprattutto legato al contrasto dei flussi migratori clandestini. Però, per altri aspetti, ritenendolo valido, non ci opporremo al via libera definitivo di un testo che è già stato approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Cimbro. Ne ha facoltà.

ELEONORA CIMBRO. Grazie, solo per annunciare il voto favorevole del gruppo Articolo 1-MDP.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO. Per annunciare il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arlotti. Ne ha facoltà.

TIZIANO ARLOTTI. Annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico e chiedo di poter consegnare l'intervento.

PRESIDENTE. La ringrazio.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4224)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4224: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 100).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2207 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 4227) (ore 18,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4227: Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013.

Ricordo che nella seduta del 25 settembre si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 4227)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 101).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri sull'articolo aggiuntivo.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, signor Presidente, il parere è contrario.

GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Naturalmente favorevole.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Concorde con il relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 104).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4227)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Chiedo al Governo se il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4227/1 Carrescia?

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Sì, Presidente, parere favorevole.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4227)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Presidente, per annunciare il voto favorevole di Direzione Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Presidente annuncio il voto favorevole e le chiedo di consegnare il testo.

PRESIDENTE. Autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Richiamando integralmente i punti della relazione di minoranza, dichiariamo la nostra astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cimbro. Ne ha facoltà.

ELEONORA CIMBRO. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo Articolo 1-MDP.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

MARTA GRANDE. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4227)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4227: S. 2207 - "Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013" (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 105).

Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge: S. 2874 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 4638); S. 2875 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 4639) (ore 18,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dal Senato, nn. 4638 e 4639: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 4638 e 4639)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Marco Marchetti.

MARCO MARCHETTI, Relatore. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, il Rendiconto generale dello Stato, come è ben noto, è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

Il Rendiconto generale è costituito da due parti, dal conto del bilancio, che espone l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato, rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento, e dal conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

L'esame parlamentare, a cui siamo chiamati del conto del bilancio, costituisce la verifica che il Governo durante la gestione abbia rispettato lo schema di previsione per l'entrata e di autorizzazione per la spesa, nei termini stabiliti con la legge di bilancio. Assume ancor maggiore importanza, visto che la previsione di bilancio a legislazione vigente per il 2018 - che verrà presentata da qui a breve - assumerà come base di riferimento, per la valutazione dei residui passivi, le risultanze definitive contenute nel Rendiconto 2016 in esame, le quali sono altresì evidenziate nel disegno di legge di assestamento del 2017.

Per meglio contestualizzare il Rendiconto nel quadro di finanza pubblica, è giusto integrarne l'analisi con una ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica, in riferimento al medesimo esercizio.

Come riportato anche nella tabella in allegato, il PIL nominale nel 2016 segna una crescita dell'1,6 per cento rispetto all'anno precedente, che in termini reali significa una crescita dello 0,9 e conferma un'inversione di tendenza, partita già dal 2014, dove si verificò una crescita dello 0,1, proseguita poi nel 2015 con un più 0,8 per cento…

PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce. Se non sentite il bisogno di stare in Aula, potete sempre allontanarvi. Però, se state qui, dovete abbassare il tono della voce. Prego.

MARCO MARCHETTI, Relatore. …e che sulla base delle previsioni del DEF 2017 dovrebbe ulteriormente consolidarsi nell'anno in corso.

Rispetto ai saldi di finanza pubblica nell'esercizio 2016, l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni corrisponde al 2,5 per cento del PIL. Anche in questo caso si registra un lieve miglioramento rispetto al 2015, dove era attestato al 2,6, e un miglioramento ancor più evidente, se paragonato al 2014, dove il disavanzo rappresentava il 3 per cento.

Al miglioramento del saldo concorrono, da una parte, un decremento delle spese, per circa 0,8 miliardi, dall'altra, un incremento dell'entrata per circa 2,6 miliardi. Tutto questo comporta un miglioramento sia del saldo primario (più 1,6 miliardi) sia della spesa per interessi (meno 1,8 miliardi), che si attesta quest'ultima al 4 per cento del PIL, rispetto al 4,1 del 2015 e al 4,6 del 2014. Bel salto, se si paragona al 2012, questo vuol dire una diminuzione di circa 17,2 miliardi in termini assoluti.

Per quel che riguarda il saldo di parte corrente, anche qui registriamo un consistente decremento, passando dall'1,1 del PIL del 2015 a 0,6 per cento di PIL, che in termini assoluti significa una riduzione di 8,6 miliardi.

Per quel che riguarda le entrate, la dinamica rimane più contenuta rispetto ad altri saldi. Tutto questo deriva da una contrazione delle imposte indirette, che, se ha visto da una parte l'incremento di 3,1 miliardi riferito al settore statale, segna altresì una riduzione di 10,8 miliardi nel settore delle amministrazioni locali.

Il primo dato deriva sia dalla maggiore IVA, creatasi per effetto dell'aumento degli scambi interni, sia dai versamenti delle imposte effettuati dalle amministrazioni pubbliche, come previsto dall'attuazione dello split payment. La riduzione, invece, deriva dal gettito IRAP, per le disposizioni sul cuneo fiscale introdotte dalla legge di stabilità del 2015, dall'abolizione della TASI sull'abitazione principale e dalla rimodulazione dell'IMU.

Sul versante della spesa, le spese finali 2016 segnano un decremento dello 0,1 per cento rispetto all'esercizio precedente.

Per quanto attiene al debito pubblico, la previsione a rialzo del PIL nominale del 2015 e del 2016, operata dall'Istat e che vedremo in maggior dettaglio nel DEF presentato in questi giorni, migliora sensibilmente il rapporto debito-PIL dei due anni scorsi. Emerge, infatti, ora che tale rapporto, dopo aver toccato un massimo del 131,8 per cento nel 2014, è sceso al 131,5 per cento nel 2015. È vero che poi risale al 132 per cento nel 2016, ma è un livello molto diverso e sensibilmente migliore, rispetto a quello che avevamo stimato nel Rendiconto, che era al 132,6.

Venendo al Rendiconto per l'esercizio finanziario 2016, per quel che riguarda la gestione di competenza nel suo insieme, si registra un netto miglioramento dei saldi, sia rispetto all'esercizio precedente sia rispetto alle previsioni formulate. Nello specifico, il saldo netto da finanziare presenta un valore negativo di 11,1 miliardi di euro, con un miglioramento rispetto al 2015, dove contava ben meno 41,5 miliardi. Stiamo, infatti, parlando di una riduzione di circa 30,4 miliardi, risultato raggiunto grazie al buon andamento delle entrate accertate e, al contempo, a una sensibile contrazione della spesa corrente.

Come dicevo precedentemente, è un saldo che va meglio anche rispetto alle previsioni, che lo testavano per il 2016 a un valore negativo di 38,9 miliardi.

Deciso e netto anche il miglioramento che si ha rispetto al risparmio pubblico, che passa, da meno 9 miliardi di euro del 2015, a un valore positivo di 27,8 miliardi, segnando cioè un saldo attivo di ben 37 miliardi.

Per quel che riguarda il ricorso al mercato, questo si attesta al 2016 a 207,1 miliardi, segnando anche in questo caso una riduzione rispetto al 2015, che aveva raggiunto i 257 miliardi.

È da sottolineare che questi ultimi due valori, cioè il saldo netto da finanziare e il ricorso al mercato, sono molto al di sotto rispetto al tetto massimo che avevamo previsto nella legge di stabilità del 2016.

Passando alla gestione dei residui e in sintesi, signor Presidente, al 31 dicembre 2016, troviamo residui attivi per 212.238 milioni e residui passivi per 134.423 milioni, con un'eccedenza attiva di 77.815 milioni di euro. Risulta, dunque, evidente come il fenomeno dei residui continua a rimanere su livelli considerevoli, sia per le entrate sia per le uscite. Occorre, però, anche ricordare che l'andamento dei residui passivi, evidenziato per il 2016, risente delle modifiche che abbiamo apportato con il decreto legislativo n. 93 del 2016, che hanno determinato un aumento del termine di conservazione in bilancio dei residui propri, portandolo da due a tre anni.

La gestione di cassa presenta un andamento analogo a quanto abbiamo appena descritto rispetto a quello di competenza, segnando cioè un miglioramento, sia rispetto alle previsioni definitive sia rispetto al confronto con gli stessi saldi del 2015. In particolare, il saldo netto da finanziare risulta nel 2016 pari a meno 41,5 miliardi, migliorando di ben 46,8 miliardi rispetto al 2015. Il risparmio pubblico si conferma negativo per meno 9.125 milioni e il ricorso al mercato si attesta a 240,40 miliardi di euro, in decisa flessione rispetto ai valori del 2015.

Arrivando, infine, al conto generale del patrimonio, ci troviamo qui di fronte a un'eccedenza passiva di 1.798 miliardi, con un peggioramento di circa 39 miliardi rispetto al 2015. Passando ora al disegno di legge di assestamento, vorrei ricordare che questo svolge la funzione di consentire, a metà esercizio, un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio, sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi, accertati in sede di rendiconto, dell'esercizio terminato il 31 dicembre precedente. Ed è per questo che si connette in maniera stretta al Rendiconto che abbiamo testé esaminato.

Quello che affrontiamo oggi, va sottolineato, è il primo disegno di legge di assestamento a cui si applicano le novità normative apportate all'articolo 33 della legge di contabilità n. 196 del 2009, dal decreto legislativo n. 90 del 2016 e dalla legge n. 163 del 2016. Il testo del disegno di legge è corredato da una relazione tecnica che illustra la coerenza del valore del saldo netto da finanziare con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Per quanto riguarda il complesso delle variazioni derivanti da atti amministrativi e proposti nel disegno in esame, si determina un saldo netto da finanziare in termini di competenza pari a circa 56 miliardi di euro, con un peggioramento di 17,4 miliardi rispetto al dato indicato nella legge di bilancio 2017. Con riferimento, invece, al bilancio di cassa, il peggioramento del saldo ammonta a circa 20 miliardi, con un saldo netto da finanziare che passa da 102,6 a 122,6 miliardi.

Rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio per il 2017 i dati contenuti nel disegno di legge di assestamento 2017, espressi in termini di competenza e considerati al netto delle regolazioni debitorie, contabili e dei rimborsi IVA, evidenziano un miglioramento del solo risparmio pubblico e un peggioramento del saldo netto da finanziare, del ricorso al mercato e dell'avanzo primario. Per quanto riguarda il sopraddetto peggioramento di 17,4 miliardi di euro del saldo netto da finanziare, esso si determina nelle previsioni assestate da un incremento delle spese finali per complessivi 22,7 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali, parzialmente compensato dall'aumento delle entrate finali per 5,3 miliardi.

Mentre l'aumento delle entrate è dovuto per 2,5 miliardi alle variazioni per atto amministrativo e per 2,8 miliardi alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, l'incremento delle spese finali è invece interamente dovuto a variazioni per atto amministrativo pari a 24,4 miliardi, principalmente nate dall'aumento per 20 miliardi delle acquisizioni di attività finanziarie per l'attuazione del decreto-legge n. 27 del 2016. Riguardo alle proposte di variazione formulate con questo disegno di legge, queste vanno distinte tra quelle relative alle entrate rispetto a quelle concernenti le uscite. Per le entrate finali la legge di assestamento propone un aumento di 3 miliardi di euro, determinato dall'incremento sia delle entrate tributarie, che derivano dall'adeguamento al quadro macroeconomico, sia dall'andamento del gettito registrato nei primi mesi dell'anno in corso fino a tutto il mese di maggio. Le spese finali, come ho già detto, scontano un forte incremento. Le variazioni proposte dal provvedimento determinano una riduzione di circa 1,4 miliardi che riguarda prevalentemente la spesa corrente, dove si registra una significativa proposta di diminuzione di spesa per interessi grazie al profilo più favorevole dei tassi d'interesse sui titoli di Stato. Infine, ci sono gli altri saldi: troviamo il ricorso al mercato che aumenta di oltre 15 miliardi rispetto al bilancio di previsione mentre il risparmio pubblico migliora ma rimane di segno negativo, attestandosi alle previsioni assestate a meno 57,9 miliardi.

Mi permetta, Presidente, in conclusione alcune veloci valutazioni rispetto ai provvedimenti che sottoporremo alla votazione dell'Aula. Pur essendo di fronte a dei disegni di legge molto tecnici e in alcune parti anche di non semplice comprensione, così come anche ieri ricordava il Viceministro Morando nella discussione avvenuta in Commissione, oggi, grazie anche alla nuova legge di bilancio che abbiamo approvato lo scorso anno, questi dati sono più facilmente leggibili e chiari, rendendo in questo modo più trasparente l'azione economica e finanziaria del Governo. Tutto questo ci permette anche in questo esercizio - e ormai diventa un tratto distintivo di questa legislatura - di poter affermare che l'azione del Governo non solo è riuscita a mantenere gli impegni presi e a restare dentro gli obiettivi prefissati, ma i saldi ci danno risultati che migliorano, anche in maniera significativa, gli obiettivi che ci eravamo proposti. Pur non volendo assumere toni trionfalistici e consapevoli dei grandi problemi strutturali che ancora rimangono in piedi, primo fra tutti la consistenza inaccettabile del nostro debito pubblico e del suo rapporto con il PIL del Paese, questi rendiconti della legge di assestamento ci consegnano un quadro dove riusciamo a vedere dei primi importanti risultati derivanti dal lavoro di questi anni, dove si è cercato di coniugare in maniera stretta politiche espansive per la crescita, da un lato, con il controllo serrato dei nostri conti pubblici, dall'altro (il famoso sentiero stretto tante volte richiamato dal Ministro Padoan).

Come sottolineato durante la discussione anche da parte dell'opposizione, che ringrazio, questo rendiconto e questo assestamento ci consegnano un quadro chiaro che ci faciliterà non solo rispetto all'esame del DEF, che approderà in Aula la prossima settimana, e non solo per la sessione di bilancio 2017 ma sarà utile come riferimento anche per la nuova legislatura, che ormai vediamo arrivare alle porte. Ma di questo, signor Presidente, avremo modo di parlare nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

E' iscritta a parlare la deputata Tea Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Grazie, Presidente. In questa sede ci limitiamo a prendere atto di quanto posto alla nostra attenzione dal rendiconto 2016 e dall'assestamento 2017, probabilmente in assenza di tutta l'attenzione che questi meriterebbero. È vero che siamo in presenza di un atto tecnico, ma è altrettanto vero che un attento esame aiuterebbe a capire meglio anche l'evolversi nel tempo dei progetti e dei programmi inizialmente previsti. Vi sono da evidenziare alcuni dati positivi, come diceva prima il relatore: la crescita del PIL pari all'1,6 per cento, la riduzione dello 0,3 per cento del rapporto fra indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e PIL, il miglioramento dell'avanzo primario, una riduzione della spesa per interessi anche grazie a molte circostanze favorevoli esterne, circostanze che possono non ripetersi o diminuire nel prossimo futuro creando oggettive difficoltà di gestione e vedremo nella prossima legge di bilancio come verrà affrontato il tema e che prospettiva individuerà il Governo per sostituire, se del caso, quelle che abbiamo definito “circostanze favorevoli esterne”. Auspichiamo di trovare interventi strutturali più incisivi rispetto ad alcuni grandi temi: investimenti pubblici, soprattutto a tutela del territorio, sanità e sociale, soprattutto per la parte più fragile del nostro Paese, riequilibrio fiscale e, in ultimo ma non per ultimo, politiche a sostegno degli enti locali che, di fatto, consentirebbero la messa in moto di economia e lavoro non solo a livello locale.

Ritornando al rendiconto, esprimiamo un giudizio positivo sulla riforma della legge di contabilità che ha consentito una maggiore facilità di lettura ma suggeriamo di ridurre il numero delle missioni che a volte, signor Viceministro, sono un po' sui generis. L'assestamento evidenzia positivamente il miglioramento dei saldi di finanza pubblica: aumentano le entrate di 2,8 miliardi e diminuiscono le spese finali per 1,6 miliardi, soprattutto grazie alla riduzione della spesa per interessi e a quella del rimborso per passività finanziarie.

In conclusione e avendo seguito, seppur molto parzialmente, il dibattito che si è svolto al Senato sugli stessi atti, vorrei segnalare un punto che, a mio parere, è apprezzabile, visto che è da riferirsi alle parole del Viceministro Morando (cito): “I dati dell'economia reale dimostrano che il sistema degli incentivi agli investimenti privati vigenti in Italia ai fini dell'incremento della produttività sta dando i suoi frutti. È vero, però, che si tratta di misure straordinarie che dovranno essere sostituite con interventi di carattere ordinario”. Noi non crediamo in una politica basata su incentivi e bonus. Per questo motivo è su quest'ultima affermazione del Viceministro che misureremo la prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il collega Marco Brugnerotto. Ne ha facoltà.

MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Come previsto dall'articolo 35 della legge n. 196 del 2009, il Ministro dell'economia e delle finanze presenta alle Camere, entro il mese di giugno, il rendiconto generale dell'esercizio scaduto il 31 dicembre dell'anno precedente, articolato per missioni e programmi. Con l'esame del predetto documento il Parlamento controlla la gestione delle risorse pubbliche da parte del Governo e si assicura che essa sia stata effettuata nel rispetto di quanto fissato dalla legge di bilancio annuale approvata.

Come evidenzia la Corte dei conti nella sua relazione, nel 2016 la gestione delle entrate dello Stato si caratterizza positivamente per l'entità delle risorse complessivamente affluite all'erario. Le entrate finali accertate nel 2016, oltre 581 miliardi, anche grazie all'accelerazione impressa dagli interventi legislativi adottati, hanno fatto registrare un significativo aumento, un più 2,1 per cento, proseguendo nella crescita già registrata nel 2015, dopo la breve flessione che si era avuta nel 2014. Anche sul versante della riscossione, il risultato del 2016, poco meno di 563 miliardi, mette in luce una crescita rispetto al 2015, un più 2,5 per cento. Questa è una scheda che andrebbe avanti così per ore, fogli con questi dati.

In realtà, queste politiche sono frutto di un perseguimento di obiettivi basati su questi sterili indici. Sono indici quali il PIL, per esempio, un indice che a noi non dice niente. Nella discussione sulla nuova legge di bilancio dello Stato, il MoVimento 5 Stelle si era speso per fare introdurre i veri indici, per fare introdurre questi indici di benessere, un benessere equo e sostenibile, ovvero di indici che contengono variabili reali, tra cui la disoccupazione, la qualità della vita, l'inquinamento, eccetera eccetera. Sono questi gli obiettivi da perseguire, questi indici. Le misure adottate dal Governo, e quindi le relative spese, riflettono, invece, politiche economiche non in linea con gli obiettivi di benessere dei cittadini, ma bensì c'è un cieco perseguimento di un mantra quale il pareggio di bilancio, frutto, appunto, di cieche politiche di austerity.

La maggioranza, però, ha bocciato la possibilità di usare questi indici, al pari del PIL, tra gli obiettivi programmatici nella prossima legge di bilancio. Il MoVimento 5 Stelle avrebbe affrontato sia la legge di stabilità che il DEF, di conseguenza il Rendiconto e l'assestamento, puntando al miglioramento del benessere dei cittadini, anche utilizzando obiettivi programmatici come questi indici di benessere equo e solidale. Solo in questo modo le spese effettuate, nonché le variazioni di assestamento proposte, possono avere un senso, possono avere una logica, per il miglioramento delle condizioni del benessere dei cittadini, altrimenti non hanno nessun senso nel nostro Paese e in tutti i Paesi. Vista la recente introduzione di questi indici di benessere equo e sostenibile - BES è la sigla- all'interno del Documento di economia e finanza, questa poteva essere un'occasione per fare un'analisi del Rendiconto anche sulla base dell'effetto che le spese hanno avuto sui suddetti indici e per iniziare a rimodulare l'assestamento in base a obiettivi chiari, che il Governo poteva e doveva porsi anche in base agli indici in questione, soprattutto in base agli indici in questione, ma così non è stato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Fanucci. Ne ha facoltà.

EDOARDO FANUCCI. Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che ritengo molto importante, un provvedimento che ci consente di fare una sorta di fotografia dello stato dei conti relativi al 2016. È una fotografia che vale certamente per il Parlamento, vale per tutti i soggetti esterni che dialogano con il Parlamento e che hanno relazioni anche con il nostro Paese, vale certamente per l'Europa, vale in termini di credibilità, soprattutto tenuto conto, in termini positivi, dei risultati evidenziati.

Possiamo dire con una certa fierezza, con un certo orgoglio, che i dati così ben evidenziati dal Rendiconto ci consentono di guardare con un moderato ottimismo a quello che potrà essere il futuro prossimo del nostro Paese, perché certo è una fotografia, ma, in relazione al film di ciò che è stato il nostro Paese negli ultimi anni, va a indicare un percorso positivo, un percorso di crescita rispetto a tutti gli aspetti centrali che meritano di essere in qualche modo analizzati. Il primo, un punto che deve essere considerato, è quello della crescita. Questo 1,6 per cento di crescita - in termini nominali, certo, in termini reali lo 0,9 per cento - dà un senso rispetto a un percorso, come dicevo in premessa, che deve essere visto da dove siamo partiti, che era il segno meno, avevamo il segno meno fino a poco tempo fa, fino a pochi anni fa, e ogni anno abbiamo ottenuto dei miglioramenti.

In relazione agli altri benchmark di riferimento, che sono benchmark certamente in Europa e nel mondo, dobbiamo dire che il nostro incremento da un anno all'altro rispetto a ciò che accade in Europa, che è il nostro primo benchmark di riferimento, è migliore. In termini assoluti abbiamo certamente ancora qualcosa da fare, ma, se guardiamo il livello di crescita avvenuto nel corso degli anni - lo sottolineava il Viceministro Morando proprio nell'intervento in Commissione, abbiamo avuto modo in quella sede di confrontarci -, è un elemento che ci fa ben sperare e che ci dà quella credibilità che serve per portare avanti i programmi a livello internazionale, di essere autorevoli quando facciamo programmi a medio termine. Infatti, il miglior modo per essere credibili e autorevoli è rispettare gli impegni presi, e noi li rispettiamo, addirittura li rispettiamo - questo lo si evince dal Rendiconto - anche con risultati maggiori rispetto a quelle che erano le previsioni.

Questo è un termine forte da dover sottolineare, quelle previsioni per cui non sempre questo Paese, anche nei Rendiconti passati, era riuscito ad ottenere quei risultati sperati. Oggi ci riusciamo ancor meglio rispetto alle previsioni. Ci riusciamo sulla crescita, ma non solo, su altri parametri molto importanti. Il primo, anzi il secondo dopo aver parlato della crescita, è l'indebitamento netto. Quante volte ci sentiamo dire: il debito del nostro Paese è ormai insostenibile. Il miglior modo per replicare è con questi dati. Certo, il debito, per le sue caratteristiche in termini assoluti, ha delle criticità, lungi da me, lungi da noi voler sottacere queste criticità, ma un modo per sostenere l'indebitamento è lavorare su una crescita sostenibile e duratura.

È un sentiero stretto, per utilizzare una frase spesso utilizzata dal Ministro Padoan, ma è un percorso che dobbiamo percorrere con la testa alta e i piedi per terra. L'indebitamento netto è calato al 2,4 per cento del PIL rispetto all'anno precedente, quindi il 2016 attesta un risultato migliore rispetto all'anno precedente di 0,3 punti percentuali. Si parla di risultati incredibili rispetto anche a quelle che erano le aspettative. Quindi, dal 2,7 si passa al 2,4, e questo è certificato, con grande evidenza, dal Rendiconto. Gli altri elementi che meritano di essere sottolineati sono l'avanzo primario e gli interessi. L'avanzo primario si stabilizza intorno all'1,5 per cento nei tre anni - l'1,6 nel 2014, l'1,5 nel 2015 e ancora l'1,5 nel 2016 - e dimostra una solidità di questo dato a valere nel tempo, e quindi anche questo è un elemento che merita di essere certificato rispetto alla fotografia che emerge nel Rendiconto.

La spesa per interessi, legata chiaramente a quanto detto in precedenza, ovvero al debito, alla portata del debito. Noi spendiamo per interessi una cifra monstre di 63,3 miliardi di euro.

Una cifra monstre, quindi non è una cifra di poco conto, ma, se confrontata con il nostro recente passato, ci rendiamo conto, anche per elementi esterni al nostro Governo nazionale - penso alle politiche di Mario Draghi e al fatto di stare in questa Europa, che alla fine ha elementi positivi che troppo spesso ci dimentichiamo di rimarcare - grazie anche a quelle politiche è diminuita la spesa per interessi rispetto al 2012 di 17 miliardi di euro. Quindi, seppur si tratta di una cifra monstre, è oggi sostenibile grazie a quelle politiche e grazie all'azione esercitata dai Governi che si sono succeduti, che hanno messo in sicurezza i conti dello Stato così certificati dal rendiconto.

Infine ricordo la riduzione della pressione fiscale che costituisce un cavallo di battaglia prima del Governo Renzi, oggi del Governo Gentiloni, e, qui certificata, consente di dire che anche tra il 2015 e il 2016, grazie alle politiche di questi tre anni, dei cosiddetti mille giorni, si è riusciti ad arrivare a un 42,9 per cento nel 2016 che è un buon risultato: ancora non quello che vorremmo raggiungere, ma un buon risultato, tenuto conto di tutti gli elementi che compongono la finanza pubblica. E, se paragonato con il 43,3 per cento del 2015, merita un pensiero di ottimismo rispetto a quanto riusciremo a fare nei prossimi anni con riguardo a quello che non solo è un cavallo di battaglia, ma una priorità che deve indicare la rotta su cui agire.

Per quanto riguarda alcune note su cui riflettere, vi sono certamente i residui e certamente anche il livello in difficoltà, come si è detto a volte, nel leggere questi numeri e questi documenti. Dobbiamo fare però una considerazione: grazie alla nuova legge di contabilità che abbiamo approvato nella legislatura in corso, questi documenti e questi numeri sono maggiormente intellegibili, maggiormente trasparenti, come, voglio sottolinearlo, diceva il relatore Marchetti. Ciò è frutto di un'opera di questo Parlamento e quindi, se ancora non si riesce ad arrivare laddove speravamo, certamente siamo riusciti a fare importanti passi in avanti. Poi sono dell'idea che si possa sempre lavorare per migliorare le cose, ma non si deve neanche dimenticare da dove partivamo e dove siamo arrivati.

Gli altri elementi che, a mio avviso, meritano una riflessione sono anche i rapporti che i vari gruppi hanno rappresentato su questo documento in Commissione bilancio. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, ho anche riletto gli atti della Commissione per capire e per cercare di apportare un minimo confronto democratico rispetto agli interventi svolti oggi nel dibattito in Parlamento; e ho apprezzato molto - non lo dico con piaggeria - l'intervento di Alberto Giorgetti nel quale, con grande razionalità e lucidità, si indicavano alcuni elementi critici, certo, ma con intento propositivo, e venivano sottolineati alcuni elementi oggettivamente positivi nella loro portata. Anche negli altri interventi - penso a quello di Melilla e a quello di Marcon, che certo erano più critici - ho riscontrato elementi propositivi di cui dobbiamo farci carico: investimenti pubblici e l'attenzione ad alcuni aspetti che meritano di essere lasciati agli atti, per poter lavorare nelle prossime leggi di stabilità affinché il prossimo rendiconto dello Stato presenti risultati diversi rispetto a quelli attuali. Penso al capitolo della povertà, degli emarginati, dei più deboli: anche qui molto si è fatto, ma quegli interventi, a mio avviso, vogliono esortarci a fare di più e dobbiamo tenerne conto.

L'altro elemento che è emerso dalla discussione in Commissione, a cura del Viceministro Morando, riguarda il settore delle costruzioni che, rapportato in termini di crescita rispetto ad altri settori, ha segnato il passo. Questo elemento, fotografato molto bene nel rendiconto, va scorporato rispetto all'1,6 per cento di PIL, e, quindi, segnala una criticità all'interno di un dato positivo. Tale dato merita la nostra attenzione, merita di essere sottolineato a mio avviso in questo intervento, e chiedo che venga sottolineato anche negli altri perché posso esortarci a fare di più e meglio nelle prossime leggi di stabilità, anche per coloro i quali verranno dopo di noi nella prossima legislatura. È un elemento che merita attenzione perché, rispetto all'Europa ma soprattutto in Italia rispetto agli anni passati, può essere un volano di crescita e sviluppo che ci può consentire gli investimenti che mettono radici sul territorio, che non scappano, che hanno quell'effetto leva sull'economia reale e nazionale di cui molti economisti hanno parlato in passato e, quindi, possono generare anche in termini prospettici risultati sull'occupazione: anche quella giovanile che sta molto a cuore al Governo attuale, e immagino anche a tutti coloro i quali si presenteranno alle elezioni nel prossimo futuro.

Tenuto conto di ciò, è importante esprimere un giudizio positivo su quanto emerge, è importante sottolineare le criticità che comunque esistono e che ho provato a sottolineare per “sminarle” da qui al prossimo futuro. Rivolgo un ringraziamento agli uffici e ai funzionari, che hanno svolto un ottimo lavoro a sostegno di tutti noi per metterci nelle condizioni di approfondire e meglio conoscere ciò che emerge da tale importante lavoro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Vorrei riprendere alcune considerazioni che avevo già svolto in sede di dibattito in Commissione al fine di raccogliere alcuni spunti interessanti che i colleghi hanno appena portato in quest'Aula. Innanzitutto vorrei ribadire, come già avevo rappresentato, che il dibattito sul documento al nostro esame, il Rendiconto generale dello Stato e le Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome, è un dibattito a mio avviso che non ha avuto, per congiuntura e per circostanze, la giusta attenzione da parte di tutte le forze politiche: perché il valore, che, a mio avviso, è non solo di merito ma anche di ordine politico, dei due documenti è la premessa più importante rispetto alla sessione di bilancio che si sta per aprire e che porterà il Paese verso il momento elettorale. Quindi, a maggior ragione, i documenti al nostro esame hanno un valore politico che credo debba essere sottolineato in modo adeguato.

Ricordo a me stesso che qualche anno fa, nel novembre 2011 - lo ricordo a me stesso -, proprio attorno al Rendiconto generale dello Stato si verificò di fatto la crisi del Governo Berlusconi, con le dimissioni del Presidente del Consiglio a fronte di una maggioranza che, nei fatti, non c'era più nell'Aula, con l'insediamento poi del Governo Monti e tutto ciò che è seguito. Ho citato evidentemente quell'episodio per dire come, alla fine, il rendiconto generale dello Stato, in un sistema “ordinato” e in un ciclo ordinario, rappresenta un documento che reca una sostanziale presa d'atto. In una condizione come quella presente, non di fronte ad una crisi di Governo ma con cinque anni abbastanza complicati per la vita istituzionale con tre Governi che si sono succeduti, è evidente che è necessario dare un giudizio politico a mio avviso un po' esteso. L'analisi e le poche considerazioni che vorrei svolgere sono basate su una lettura con due aree di riferimento: un'area di giudizio, a mio avviso, sostanzialmente positivo, e un'area che lascia delle criticità e che ci porterà ad esprimere anche nel complesso un voto politico contrario sia sul rendiconto sia sull'assestamento.

Le ragioni di merito che apprezziamo sul rendiconto e sull'assestamento sono effettivamente legate al fatto che il rendiconto per l'anno 2016 segnala, per il secondo anno consecutivo, per ciò che è stato anche evidentemente nel caso del bilancio 2015, una ripresa di controllo della finanza pubblica da parte delle autorità competenti. E in questo caso il Governo, che ha gestito, ha ottenuto sicuramente dei risultati, di fronte anche all'azione parlamentare.

Per il secondo anno consecutivo si segnala una novità di enorme rilievo: la spesa corrente primaria in termini nominali non aumenta. Quindi, pur attraverso metodi che noi abbiamo più volte criticato, e che continuo a pensare siano sostanzialmente non virtuosi, è comunque indubitabile che il rendiconto segnala una ripresa di controllo sul bilancio. E per un Paese che sta nelle condizioni di finanza pubblica in cui stiamo noi, certamente questa è una novità molto importante, che merita di essere segnalata.

L'altro motivo, che ci porta a dare, mi porta a dare una valutazione complessivamente positiva su questi numeri, ha a che fare con l'impegno. Di fatto nel 2016 c'è una ripresa di controllo nella parte della spesa corrente, che non aumenta in termini nominali, e se aumenta di poco aumenta molto al di sotto di quanto non aumenti il prodotto. Siamo di fronte ad un Governo che ha cominciato a gestire la vicenda della spesa pubblica come metodo di governo da applicare permanentemente, anche per gli anni che verranno. Vorremmo però sottolineare, vorrei sottolineare come la ripresa di controllo di fatto è stata realizzata con dei meccanismi che sono molto legati ancora ai tagli lineari indiscriminati. Quindi, ci attendiamo che su questo ci sia un lavoro positivo ancora, per mantenere una revisione della spesa che faccia un lavoro molto più analitico. Queste due ragioni ci portano a dare un apprezzamento positivo, sulla parte specifica dei numeri enunciati nel rendiconto.

Queste parole, colleghi, lo dico al relatore, che ho deciso di fare mie oggi, riviste e corrette in un paio di passaggi, ma ho letto il testo, sono le parole dell'intervento in Aula del Senato - non me ne voglia - del nostro Viceministro Morando, nel rendiconto generale dello stato del 2011, esprimendo poi voto favorevole del Partito Democratico, e nell'assestamento 2012. Ho citato questo per dire che il lavoro svolto, che lui ha riconosciuto all'epoca, nei Governi che avevano tentato, come era stato anche il nostro, di governare le dinamiche della spesa pubblica, aveva sortito in quei cinque anni un effetto che era comunque positivo. Non ho difficoltà oggi a dire, come è stato ricordato dai colleghi che sono intervenuti, che le iniziative di controllo della spesa adottate da questi Governi hanno prodotto dei risultati; non voglio ricordare i numeri che sono stati prima ricordati.

C'è una differenza sostanziale però (lo dico al relatore e al Viceministro Morando), che ci porterà, al contrario del Partito Democratico dell'epoca, ad un voto contrario: perché non è tanto un tema evidentemente di rispetto istituzionale, quanto del fatto che in questo percorso le politiche adottate dal Governo per raggiungere questi risultati non sono state da noi condivise, e restano delle aree su cui noi vorremmo evidentemente che ci fosse uno sforzo maggiore. Ma proprio nel riconoscimento di quei numeri che ho voluto fare in questa sede, citando anche il testo e la posizione dell'allora senatore Morando, presidente di gruppo del Partito Democratico in Commissione bilancio, ci sono evidentemente degli elementi comuni, su cui noi vogliamo ritrovarci, per lavorare sulle riflessioni che faceva prima Fanucci.

Noi ci troviamo alla fine di un ciclo, di una legislatura che è stata una legislatura comunque importante, comunque di transizione, e abbiamo di fronte delle sfide pesanti. Sono partito con la riflessione del Governo Berlusconi dell'epoca: il Governo di Berlusconi, oltre ad altri problemi oggettivi di maggioranza, cadde su un fatto. Lasciando perdere le questioni legate al complotto o quant'altro, cadde sul tema dello spread. Abbiamo discusso in Commissione su uno degli elementi che in questo documento, a mio avviso, resta sostanzialmente una minaccia per il futuro: uno degli argomenti è quello del debito pubblico.

Il debito pubblico in questi anni è cresciuto: era un problema che avevamo noi, è un problema che ha avuto questo Governo, che abbiamo avuto in questi cinque anni, con una progressiva crescita che è arrivata a livelli preoccupanti. Attendiamo i documenti, che ci saranno presto, già evidentemente con la nota di aggiornamento, e poi con la legge di bilancio ormai imminente; ci attendiamo le iniziative che intenderanno rappresentare il Parlamento e il Governo per portare anche questa voce in una logica di controllo.

Basterà la politica del sentiero stretto, che è stata ricordata da Marchi, è stata ricordata dal Viceministro Morando? Potrebbe bastare, a mio avviso, se le condizioni complessive dei mercati internazionali, dei tassi, la BCE che continua con il quantitative easing a comprare titoli di Stato, in cui non ci sarà, auspichiamo, una modifica della politica, dell'atteggiamento anche derivante dalle nuove elezioni della Germania, che porterà per forza di cose qualche elemento all'attenzione della Banca centrale europea, politiche che sono state in questi mesi, quantomeno sulla questione dei tassi e sulla questione dell'acquisto di titoli di Stato, credo di grande responsabilità e interesse per il nostro Paese.

Ma il tema dello spread è legato anche al fattore dei tassi di interesse, è legato a un clima generale, che si può o meno creare non esclusivamente, come è stato dimostrato, attorno alla credibilità del Governo: si crea in base a dinamiche che sono esogene. Il sentiero stretto ho paura che non basti, né se il Governo sarà di centrosinistra, né se il Governo sarà di centrodestra, perché l'aggregato del debito è un aggregato che va aggredito.

Va aggredito in che modo? Su questi elementi, il Viceministro Morando ha ricordato in Commissione il rischio che si lavori sostanzialmente su due filoni: il filone più problematico, quello di un aggravio significativo della pressione del carico fiscale, o peggio ancora la patrimoniale, per abbattere il debito. Noi crediamo con tutta la difficoltà del caso, avendo già dato e non avendo raggiunto gli obiettivi aspettati, che si debba lavorare sul tema della valorizzazione del patrimonio pubblico, delle scelte connesse a percorsi che possano prevedere una presenza del privato, piuttosto che un utilizzo diverso dei beni pubblici, che noi abbiamo provato all'epoca e su cui abbiamo registrato un sostanziale fallimento. Lo dico trasversalmente: abbiamo affrontato per esempio - ne ricordo uno per tutti - i temi demaniali. Se penso alla questione delle spiagge, ancora oggi andiamo avanti con il dibattito, mozioni sulla Bolkestein, se dobbiamo o meno arrivare ad una valorizzazione definitiva, consentire a questi imprenditori, se ne hanno voglia (non si capisce) di investire a medio e lungo termine, di dare un'infrastrutturazione diversa. Tutti argomenti che hanno passato Governi di segno diverso, e che sono oggi sul tavolo esattamente come quando sono stati lasciati nel momento in cui Morando fece questa dichiarazione nel 2012.

Allora, voglio dire, quando facciamo delle riflessioni attorno a questi documenti, bisognerebbe un po' togliersi la giacchetta, e cominciare - io credo - ad affrontare questi temi, perché solo in questo modo possiamo guadagnare una prospettiva un po' più certa per il Paese. È evidente che il tema della valorizzazione del patrimonio, e quindi una politica strategica sul debito, così come una trasparenza maggiore per quello che riguarda la valutazione sui residui, che non è solo una questione tecnica! Io non ho affrontato l'argomento tanto per dire: c'è una crescita di quantità, e quindi qualcosa non va. È indubbio che qualcosa non va! Qualcosa non va nella macchina amministrativa; ma non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo già affrontato attorno ai residui, per esempio, una problematica connessa ai pagamenti della pubblica amministrazione, con i ritardi. E lì l'azione che era stata fatta per accelerare, per mettere nelle condizioni i fornitori di avere i pagamenti nei tempi che immaginavamo. Questo significa PIL, questo significa efficienza nella macchina dello Stato, maggiore intellegibilità del bilancio.

Così come evidentemente sul tema delle missioni, e quindi della qualità della spesa, a cui facevo prima riferimento, sul taglio della spesa più o meno indiscriminata, la risposta sarà: non sono più dei tagli lineari, ma è una politica che ha dimostrato e ha fatto. Qualcosa in più è stato fatto, è oggettivo, però abbiamo ancora un problema fortissimo nel Governo delle dinamiche della spesa e nell'identificazione delle quantità e delle destinazioni di queste risorse. Sono degli argomenti che non possono essere valutati esclusivamente come numeri. Noi riteniamo che su queste partite il fatto che non ci sia un miglioramento significativo su questi numeri, ci porta a dare una valutazione complessivamente negativa. Ma è un'aspettativa legata a ciò che andremo a fare nei prossimi tempi, a ciò che si prospetterà nella legge di bilancio, alla responsabilità che arriverà dagli elettori, evidentemente, dai cittadini italiani, al prossimo Governo che si troverà ad affrontare questo tipo di riforme.

Abbiamo perso delle occasioni, abbiamo affrontato altre riforme di carattere costituzionale, non abbiamo affrontato queste o le abbiamo affrontate in modo debole; debole perché su questi argomenti non c'è stata una chiave di volta significativa. Si ricordava in Commissione, nel dibattito, gli aspetti che hanno in parte limitato la crescita. Ricordo una risposta del Viceministro Morando, all'intervento di Melilla o piuttosto di Marcon, sul tema dalla ripresa: l'Italia cresce meno degli altri Paesi. Sì, ma nel 1997 fu fatta, nel 1997, una Commissione di indagine straordinaria sui fattori della mancanza di competitività del sistema Paese e sulla difficoltà ad alzare il valore della produttività. Questi due argomenti, che sono due argomenti che a mio modo di vedere hanno bisogno di risposte più solide, sono gli argomenti, insieme alla qualità della spesa, alla gestione del debito pubblico, ed evidentemente a una politica di carattere fiscale più incisiva rispetto ai mezzi punti tagliati fino ad oggi (che indubbiamente ci sono, ma che non rappresentano una svolta nel Paese), le questioni che consentiranno la crescita al Paese. Io sono d'accordissimo che tra le questioni su cui c'è un grave ritardo c'è sicuramente un'assenza di politiche di sostegno all'edilizia e a tutto questo comparto, perché solo le politiche energetiche sono troppo poco ed evidentemente bisogna immaginare strumenti anche nuovi. Ci sono delle proposte significative, che credo debbano essere valutate dalle categorie e dal credito, su cui insistono dei punti di domanda rilevanti e che possono essere affrontati da una legge di bilancio. Questi argomenti possono o meno “sparare” il Paese ad una rincorsa rispetto agli altri in termini di crescita, su cui io credo si giocherà la sfida dei prossimi anni.

Chiudendo, veramente gli argomenti sono tanti e non ho voluto citare i numeri. Quelle due riflessioni meritano un giudizio sul rendiconto, che riconosca alcuni dati oggettivi che emergono dall'attività di Governo. Li vogliamo riconoscere per l'onestà intellettuale che è stata posta in un'altra fase di cambio di legislatura importante. Al Partito Democratico io voglio riconoscerlo perché è oggettivo. Restano inevase tutte le questioni che sono dal nostro punto di vista ancora da affrontare e che ci portano in un contesto diverso, senatore Morando, perché all'epoca il voto del PD fu fatto su di un Governo che rappresentava un elemento di garanzia in quel momento. Oggi non siamo in quella fase, per fortuna, siamo in un'altra fase, e per questo il nostro voto sarà un voto comunque contrario.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 4638 e 4639)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore. Si riserva.

Ha facoltà di replicare il Governo.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Ringrazio prima di tutto il relatore e tutti coloro che hanno partecipato a questa seconda parte della nostra discussione, perché la prima parte io considero sia stata quella in Commissione, a mio giudizio molto utile. Cercherò di essere rapidissimo, voglio riprendere alcuni degli aspetti più significativi della discussione che si è svolta anche in questa sede.

La deputata Albini ha sottolineato il giudizio positivo sulla riforma della struttura del bilancio che abbiamo di recente adottato, soprattutto sul versante della migliore leggibilità e quindi della trasparenza, sia nella fase di gestione, sia nella fase di decisione di bilancio. Ha, tuttavia, sottolineato che ancora su questo versante non abbiamo interamente compiuto la strada che dobbiamo percorrere citando, ad esempio, il fatto che alcune delle missioni fondamentali di spesa attorno alle quali si organizza il bilancio abbiano ancora un carattere generico e quindi siano poco leggibili. Non ho difficoltà, perché l'ho fatto in Commissione, e voglio ripeterlo, a riconoscere che questo punto, in particolare la presenza tra le missioni fondamentali del bilancio della missione fondi da ripartire, rappresenta un elemento di scarsa trasparenza e di problematicità. È chiaro che io so quali finalità persegue, e quindi che dimensione debba avere in ragione degli obiettivi da conseguire, la missione salute, così come la missione difesa. La missione fondi da ripartire è una missione non giudicabile, né nella corrispondenza delle risorse stanziate al fine del conseguimento degli obiettivi, né in sede di rendiconto per vedere se la spesa è risultata efficace. Su questo punto, quindi, dobbiamo proseguire un'azione che modifichi la struttura del bilancio e completi quest'operazione di ristrutturazione, anche attraverso la definizione di sintetici indicatori di risultato da affiancare sia in sede di previsione, sia in sede di rendiconto, alle diverse voci di bilancio: perché non c'è dubbio, a questo proposito, che realizzata anche quest'operazione che riguarda gli indicatori di risultato, la leggibilità del bilancio nella sua evoluzione e sotto il profilo della sua gestione diventerà veramente qualcosa di qualitativamente diverso rispetto a ciò che abbiamo conosciuto negli anni scorsi, prima della riforma.

In secondo luogo, vorrei dire (anche questo è un argomento che riguarda la struttura del bilancio) che il deputato Brugnerotto ha sottolineato l'esigenza di valorizzare appieno gli indicatori di benessere, che abbiamo, con la nuova legge sulla struttura del bilancio, fatto diventare dei contenuti obbligatori del Documento di economia e finanza e della sessione di bilancio più in generale; compresa l'esigenza di individuare, per quello che è possibile, anche sul versante degli indicatori di benessere degli obiettivi da conseguire in termini di previsione, per poter poi, in termini di consuntivo, valutare i risultati. Si tratta di un'innovazione molto rilevante, su cui il nostro Paese sta esercitando una funzione di avanguardia nel contesto dei grandi Paesi occidentali avanzati, che non hanno adottato all'interno della sessione e della decisione di bilancio ancora questi criteri. Naturalmente, però, siamo all'inizio, vorrei dire al deputato Brugnerotto, ed era strutturalmente impossibile applicare gli indicatori di benessere al rendiconto e all'assestamento; perché gli indicatori di benessere soltanto tra pochi giorni, attraverso l'emanazione del relativo decreto delegato, potranno diventare parte della decisione di bilancio attraverso la definizione degli indicatori di benessere fondamentali, così come ci è stato suggerito, correggendo in parte il testo preparato dal Governo della bozza di decreto stesso, attraverso i pareri che le Commissioni bilancio di Camera e Senato ci hanno fornito.

Non è dunque vero, a mio modesto giudizio, che in questo caso abbiamo a questo proposito perso un'occasione. Era un'occasione che, almeno a proposito di rendiconto e assestamento, semplicemente non c'era.

Vengo rapidamente ad alcune osservazioni di merito, a proposito dell'andamento della nostra crescita rispetto agli altri grandi Paesi europei e, in generale, rispetto alla media dell'area dell'euro.

Sottolineerei l'elemento, che è stato già richiamato, dal deputato Fanucci. Noi, nel 2016, abbiamo avuto una crescita, significativamente inferiore alla metà di quella media dell'area dell'euro. Oggi, nel 2017, noi ci troviamo di fronte ad un ritmo di crescita del nostro Paese, che è del 25 per cento inferiore, sempre inferiore, ma il divario si viene riducendo.

La mia personale opinione è che qui qualcosa c'entri l'andamento particolarmente stagnante ancora o, per così dire, debole della ripresa nel settore delle costruzioni. È noto che il settore delle costruzioni è un settore labour intensive e con un grande peso, nel determinare l'andamento del prodotto interno lordo. Il fatto che questo settore, a paragone con quasi tutti gli altri settori produttivi, faccia segnare un andamento ancora certo in crescita, ma in crescita così debole, è una delle componenti che spiega quel ritardo. Dopodiché, questo non vuol dire che sarà facile, impegnando maggiori risorse sul versante delle costruzioni, annullare il gap in termini di crescita, che ci separa dagli altri Paesi europei. Significa semplicemente che su questo versante dobbiamo fare più di quanto non abbiamo fatto negli anni scorsi, ancora di più di quanto non abbiamo fatto negli anni scorsi. E, soprattutto, il permanere di questo divario ci dovrebbe sollecitare, non a sospendere, ma ad accelerare il ritmo di quelle riforme strutturali, la cui mancanza è alla base del ritardo sul versante della competitività e della produttività. Infatti, per quanto si sforzino i nostri amici sostenitori, che l'unico vero problema che c'è è quello della dimensione della domanda aggregata, se dai primi anni Novanta ad oggi l'Italia cresce meno del resto dell'area monetaria, di cui noi facciamo parte, è evidente che c'è qualche problema strutturale, che va affrontato anche con riforme strutturali, anche dal lato dell'offerta. Il che non vuol dire che non ci siano da fare politiche ovviamente di sostegno alla domanda, tanto è vero che questo Governo le ha fatte.

L'ultima osservazione, che vorrei fare - tra l'altro fatemelo dire in un contesto di politica urlata continuamente, a suon di insulti a destra e a sinistra - è che io ho molto apprezzato, a partire dal tono, l'intervento del deputato Alberto Giorgetti e voglio riprendere l'argomento a proposito del debito. Non ho mai avuto il sospetto che Giorgetti, sottolineando l'esigenza di interventi anche straordinari su questo versante, avesse in mente di istituire patrimoniali o di fare ristrutturazioni del debito, che è poi un altro modo più complicato di chiamare una patrimoniale. Infatti, cos'è la ristrutturazione del debito, se non una patrimoniale, in capo ai titolari di titoli di Stato e solo a quelli? Esattamente di questo si tratterebbe. Giorgetti sottolinea l'esigenza di lavorare di più sul versante della valorizzazione del patrimonio pubblico.

Da questo punto di vista, riconoscendo che su questo versante la nostra iniziativa è stata inferiore a quella di Governi che ci hanno preceduto, soprattutto nella fase finale degli anni Novanta, io vorrei una sottolineatura. Non è la ricerca di una, tra virgolette, scusante o giustificazione, ma semplicemente la sottolineatura di un dato di realtà: valorizzare il patrimonio pubblico significa anche realizzare operazioni di alienazione. Non solo, ma anche operazioni di alienazione. Valorizzare vuol dire fare anche altre cose, gestire meglio, per esempio, e fare rendere meglio il patrimonio, ma certo bisogna fare anche operazioni di alienazione. Il contesto dei mercati, nel corso di questi anni successivi alla grande recessione, sta migliorando in modo significativo adesso. Diciamo le cose come stanno: vendere prima - che a volte è necessario, perché non puoi fare diversamente -, però vendere avrebbe voluto dire svendere. Noi pensiamo che l'esigenza di un miglior utilizzo del patrimonio, molto grande, pubblico, a fini di riduzione del volume globale del debito, sia un'esigenza e sia una politica questa che va perseguita. Ma il contesto, dentro cui perseguirla, deve essere quello nel quale allo Stato è possibile vendere e non svendere.

Bisogna riconoscere, da questo punto di vista, la politica monetaria ultra-espansiva praticata nel corso di questa fase dalla Banca centrale europea, non per fare un piacere agli italiani, ma semplicemente perché il livello di rischio, di instaurare nell'area monetaria dell'euro una situazione di deflazione, era diventato talmente grande, che la proposta di adottare politiche monetarie ultra-espansive, al fine di evitare questo rischio e di fare alzare il livello di inflazione, è stata finalmente accolta, sia pure con un certo ritardo rispetto al manifestarsi di questo rischio. La politica ultra-espansiva monetaria è stata quella che ha compensato un po' la nostra impossibilità di agire, per ridurre il volume globale del debito sul versante del patrimonio, nel contesto di mercati così difficili.

Naturalmente dire questo significa dire che il contesto nuovo, che si sta creando, è un contesto, a proposito di questo tema, nel quale, a mio avviso, politiche di valorizzazione e anche di alienazione di quote del patrimonio pubblico dovrebbero essere riprese, non con particolare intensità, ma con la necessaria determinazione. Se attraverso il percorso su quel sentiero stretto - di cui adesso non richiamo le caratteristiche , perché è stato citato da tutti - arriviamo ad avere finalmente il volume globale del debito, che non cresce più e comincia a decrescere, questo è il momento - se i mercati finanziari lo consentono - per dare un'ulteriore spinta attraverso l'utilizzo del patrimonio, per far sì che la ruota del debito cominci a girare per il verso giusto, cioè quello della riduzione e non quello dell'aumento.

È chiaro che si deve fare responsabilmente. Si deve fare, sapendo che si tratta di un patrimonio accumulato con i sacrifici di milioni e milioni di italiani, di cittadini, di imprenditori, di lavoratori, di ricercatori e, quindi, qualcosa che noi dobbiamo avere come in massima cura, perché è affidato alla nostra iniziativa, ma non stiamo parlando di roba “nostra”, tra virgolette. Però, dobbiamo sapere che, in un contesto nel quale si modificasse la politica monetaria, i rischi insiti in un volume globale del debito troppo grande in rapporto al prodotto interno lordo restano, comunque, rischi elevati. Ed è per questo che approfittare di una fase più positiva sarebbe, a mio giudizio, soltanto razionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il senatore Pier Ferdinando Casini; vicepresidenti, il senatore Mauro Maria Marino e il deputato Renato Brunetta; segretari, i senatori Karl Zeller e Paolo Tosato.

Organizzazione dei tempi di esame di un testo unificato di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante l'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 76-A/R, recante disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

CLAUDIA MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. In coerenza con quanto votato due anni fa, ieri mi sono recata alla Corte costituzionale per seguire la costituzione in giudizio della “causa Lorenzoni”, un giudizio che si deve esprimere rispetto ai principi di autodichia. In quella sede, mentre il Quirinale e il Senato hanno tenuto atteggiamenti più prudenti, la difesa della Camera ha avuto tratti per me veramente sorprendenti. Ho appreso, infatti, che l'autodichia è ritenuta la proiezione di un'autarchia praticamente illimitata e per di più senza alcuna possibilità di controllo esterno in tante materie, finanche dinanzi alla Corte dei conti. Questa tesi confligge, a mio avviso, con la stessa decisione dei giudici domestici di portare in Corte Costituzionale il fantomatico taglio alle pensioni degli ex dipendenti. Ma mi chiedo - e mi preoccupa - se anche altri adempimenti previsti da leggi esterne, come il codice degli appalti, la selezione del personale nella pubblica amministrazione, il sostituto d'imposta o le aliquote di legge e altri provvedimenti appunto potrebbero essere derogati, alterati o addirittura aboliti all'interno di questo palazzo.

Che sia chiaro; il principio di autodichia, e quindi ancor di più di autarchia, devono e possono essere superati: basta non farne ricorso in tutti gli organi costituzionali, quindi di Camera, di Senato, nella magistratura e nella Presidenza della Repubblica. Per questo, in maniera forse provocatoria, chiedo alla Presidenza di voler verificare l'ordine dei lavori del nostro Ufficio di Presidenza al fine di non dover sprecare il lavoro di noi tutti in questioni che l'avvocatura della Camera reputa riconducibili all'autarchia. La Presidenza decida quindi liberamente da sola, assumendosene la responsabilità davanti ai cittadini.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 28 settembre 2017, alle 9:

1.  Seguito della discussione delle mozioni Occhiuto ed altri n. 1-01687, Marchi ed altri n. 1-01705, Melilla ed altri n. 1-01708, Simonetti ed altri n. 1-01709, D'Incà ed altri n. 1-01710, Rampelli ed altri n. 1-01711, Tancredi e Bosco n. 1-01712 e Paglia ed altri n. 1-01713 concernenti iniziative in ordine ai criteri di ripartizione del fondo di solidarietà comunale, anche nell'ottica dell'attuazione della riforma del federalismo fiscale.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge:

DECARO ed altri: Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica. (C. 2305-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; CRISTIAN IANNUZZI ed altri; SCOTTO ed altri; BUSTO ed altri. (C. 73-111-2566-2827-3166)

Relatore: GANDOLFI.

3.  Seguito della discussione dei disegni di legge:

  S. 2874 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016 (Approvato dal Senato). (C. 4638)

  S. 2875 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017 (Approvato dal Senato). (C. 4639)

Relatore: MARCHETTI.

4.  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

REALACCI ed altri; GOZI e GIACHETTI; GOZI e GIACHETTI; DANIELE FARINA ed altri; GOZI e ZACCAGNINI; CIVATI ed altri; ERMINI; FERRARESI ed altri; DANIELE FARINA ed altri; TURCO ed altri; NICCHI; GIACHETTI ed altri; TURCO ed altri; BRUNO BOSSIO e STUMPO; AMATO ed altri; CIVATI ed altri; GIGLI ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE: Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico. (C. 76-971-972-1203-1286-2015-2022-2611-2982-3048-3229-3235-3328-3447-3993-4009-4020-4145-A/R)

Relatori: BAZOLI (per la II Commissione) e MIOTTO (per la XII Commissione), per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

La seduta termina alle 20,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARIO SBERNA; CHIARA SCUVERA (A.C. 3083)

MARIO SBERNA. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3083). Il provvedimento autorizza la ratifica e l'esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e dei modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

Come ricordato in Commissione di merito l'Accordo dell'Aja, relativo alla registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, consente al titolare di un disegno o modello di ottenere protezione in più Paesi con una sola domanda internazionale redatta in una sola lingua, presentata a un singolo ufficio e sottostando a un'unica tassazione — nella fattispecie, nella valuta del franco svizzero; tale deposito unico internazionale può essere effettuato presso l'Ufficio internazionale dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI), ovvero presso l'ufficio nazionale di uno Stato che sia parte dell'accordo, ma il titolare del disegno o del modello industriale può in tal modo ottenere protezione per le proprie invenzioni intellettuali in tutti i Paesi da lui scelti, purché abbiano sottoscritto l'Accordo dell'Aja.

L'Accordo dell'Aja è stato più volte rivisto, come è ovvio che sia dal momento che la materia trattata è strettamente connessa con l'innovazione tecnica e il progresso scientifico ed industriale vi è, dunque, la necessità di tutelare le opere di ingegno in maniera sempre più stringente.

Con il provvedimento al nostro esame siamo alla terza rivisitazione dell'Accordo dell'Aja(dopo quella del 1934 e del 1960), una rivisitazione che vista anche la distanza temporale dalla precedente ha riguardato l'atto nel suo complesso, andando a sostituire interamente i due atti del 1934 ed del 1960.

Gli obiettivi principali dell'Atto del 1999, nel quale sono culminati i lavori di aggiornamento dell'Atto dell'Aja al nostro esame, consistono nell'estensione del sistema di protezione inaugurato con l'Accordo dell'Aja a nuovi membri, sì da facilitare l'adesione di Stati la cui legislazione prevede l'esame di novità dei disegni e modelli industriali.

Al riguardo ricordiamo che in Italia la normativa relativa ai disegni e modelli industriali è stata armonizzata alla direttiva 71/98/CE che ha introdotto la possibilità di cumulo tra la tutela della registrazione come disegno e modello e la tutela del diritto d'autore.

Va rilevato, altresì che l'Italia ha aderito anche al sistema dei disegni e modelli europei, istituiti con il regolamento (CE) n. 6/2002 del Consiglio, del 12 dicembre 2001, in base al quale il disegno o modello europeo conferisce al suo titolare un diritto valevole in tutti gli Stati membri dell'Unione europea in quanto produce gli stessi effetti di una registrazione effettuata direttamente nei Paesi dell'Unione.

Sempre in merito alla tutela della proprietà intellettuale, relativamente ai brevetti, rileviamo, infine, che l'Italia ha aderito pienamente anche all'European Patent System, sistema completo di protezione sovranazionale, con efficacia giuridica unitaria in seno al territorio dell'Unione europea, con un brevetto automaticamente valido in tutti i Paesi aderenti e con una giurisdizione comune attraverso il Tribunale Unificato dei Brevetti.

In questo quadro la ratifica in esame deve ascriversi fra gli atti da considerarsi estremamente positivi per il nostro Paese in quanto consentirà ai richiedenti italiani di estendere la tutela dei propri disegni e modelli industriali, circostanza che può agevolare e sostenere l'innovazione e l'internazionalizzazione delle nostre imprese.

Nell'esprimere il voto favorevole del gruppo Des - Cd al provvedimento, solo un rilievo sul metodo: poiché stiamo parlando di una materia in continua evoluzione auspichiamo una maggiore tempestività nella ratifica di questi atti.

CHIARA SCUVERA. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3083). Grazie Presidente, nell'esprimere il voto favorevole del Partito Democratico, sottolineo che l'Atto di cui stiamo trattando deriva da una completa revisione dell'Accordo dell'Aja in materia di registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali.

L'Accordo dell'Aja consente al titolare di un disegno o di un modello di ottenere protezione in più Paesi con un'unica domanda, da presentarsi in un solo ufficio, con un'unica tassazione. Tale deposito unico internazionale può avvenire presso l'Ufficio internazionale dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI) o presso l'ufficio nazionale di uno Stato parte dell'accordo. Tramite tale deposito il titolare del disegno o modello industriale tutela i propri disegni e modelli in tutti i paesi prescelti (che abbiano sottoscritto l'Accordo).

L'Accordo dell'Aja ha subito diverse revisioni (a Londra nel 1934 e all'Aja nel 1960), la seconda delle quali è stata ratificata dall'Italia nel 1980 con la legge n. 744. L'Atto di Ginevra del 2 luglio 1999 sostituisce i citati atti del 1934 e del 1960 e persegue due finalità: in primo luogo, fare entrare nuovi Stati nel sistema dell'Aja, in particolare facilitando l'adesione di Stati la cui normativa prevede l'esame di novità dei disegni e dei modelli; in secondo luogo, semplificare ancora di più il sistema dell'Aja, in modo da renderlo sempre più accessibile ai richiedenti. Con quest'Atto, inoltre, si collegano il sistema registrazione internazionale e i sistemi regionali, come il sistema dell'Unione europea e il sistema dell'Organizzazione africana della proprietà intellettuale (OAPI), dando la possibilità alle organizzazioni intergovernatìve di aderire all'Atto. Fino a questo momento hanno aderito 15 Stati, l'Unione Europea e l'OAPI.

In questi anni il nostro Paese ha compiuto e sta compiendo alcune scelte per la protezione internazionale od europea della proprietà intellettuale industriale, nel più generale quadro delle politiche al sostegno dell'innovazione in impresa. Mi riferisco all'adesione al sistema brevettuale unitario europeo (con il brevetto unitario europeo e il tribunale unitario brevetti), al marchio europeo e all'armonizzazione delle legislazioni nazionali in Europa sul marchio, al rafforzamento della tutela del segreto commerciale anche in Europa.

Senza tutela della conoscenza e dell'invenzione, il potenziale di innovazione delle nostre imprese non potrebbe esprimersi a pieno. Sappiamo quali e quanti importanti risultati stiano dando gli incentivi di Industria 4.0 e come il nostro sistema produttivo stia cogliendo la sfida.

Tutelare la proprietà intellettuale significa, poi, anche lotta alla contraffazione e, quindi, in definitiva, tutela dei consumatori.

Aggiungo che in Italia la disciplina di tutela a modelli e disegni è fornita dal Codice della proprietà industriale - decreto legislativo n. 30 del 2005. La normativa nazionale è stata armonizzata alla direttiva europea 71/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 1998, introducendo il principio della cumulabilità della protezione offerta dalla normativa specifica sui disegni e modelli registrati con quella offerta dal diritto d'autore.

La protezione europea, cui l'Italia ha aderito, è invece assicurata dal regolamento (CE) n. 6/2002 del Consiglio, del 12 dicembre 2001, con il disegno o modello europeo, che conferisce al suo titolare un diritto valevole in tutti gli Stati membri dell'Unione europea (producendo gli stessi effetti di una registrazione effettuata direttamente nei Paesi dell'Unione).

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARIO SBERNA; TIZIANO ARLOTTI (A.C. 4224)

MARIO SBERNA. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4224). L'Accordo tra Italia e Croazia per una migliore collaborazione transfrontaliera è il frutto di un lungo lavoro, che si è avviato ormai 16 anni fa, nel 2001 prima di una fase negoziale vera e propria iniziata nel 2005 e conclusasi con la firma dell'Accordo nell'estate del 2011, accordo che si compone di 17 articoli e di un preambolo. Gli articoli che appaiono più importanti sono quelli che vanno da 4 a 13, relativi allo scambio di informazioni relative a reati, persone, forme di criminalità, ecc. Sono previste anche intensificazioni delle comunicazioni e telecomunicazioni tra le due Parti firmatarie, l'armonizzazione dell'attività di cooperazione, iniziative di istruzione e formazione professionale, scambi di funzionari, mentre viene prevista anche la possibilità di attivare gruppi di lavoro congiunti. Tutto questo è importante, anche perché non va a discapito della protezione dei dati personali, espressamente prevista dagli articoli 12 e 13 dell'Accordo.

Il testo della legge di ratifica, che, come è noto, si compone di quattro articoli, è stato modificato rispetto a quello originario dal Senato, anche in seguito all'intervento della Commissione Bilancio dell'altro ramo del Parlamento, avendo il provvedimento delle spese quantificata in quasi 160 mila euro annui a partire dal 2017.

I rapporti tra Italia e Croazia sono da tempo estremamente positivi: l'Italia ha attivamente collaborato all'inserimento dei nostri vicini croati dopo la tremenda guerra degli anni '90, nelle organizzazioni europee e internazionali ed è uno dei partner commerciali più importanti. L'Accordo che approviamo oggi è significativo perché consente una migliore cooperazione nel contrasto al crimine, in un momento molto grave che richiede non chiusure e muri ma accordi di cooperazione nel comune interesse di tutti. Per questo il Gruppo Democrazia Solidale — Centro Democratico vota convintamente a favore della legge di ratifica.

TIZIANO ARLOTTI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4224). La ratifica dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia fatto a Zagabria il 5 luglio 2011 rappresenta uno strumento fon amentale per E due Paesi, essendo l'Italia il paese che è stato un punto dE riferimento strategico per Zagabria favoreneo le l'ingresso della Croazia in Europa e nella NATO.

L'Italia è il primo partner commerciale della Croazia e le relazione bilaterali sono proficue.

Per regolamentare la collaborazione di polizia ai fini di una più efficace azione di contrasto al crimine transfrontaliero, i temi trattano la collaborazione contro il traffico illecito di sostanze stupefacenti, il terrorismo, la criminalità organizzata, tutti i tipi di contraffazione e di contrabbando, il riciclaggio, i reati connessi alle carte di credito, i reati informatici e su Internet, i reati commessi nei porti, aeroporti e altri varchi e l'immigrazione clandestina.

L'articolato prevede lo scambio di funzionari di Polizia, lo scambio di informazioni, l'armonizzazione delle attività operative e l'istruzione e la formazione professionale compatibili con i rispettivi ordinamenti e normative nazionali.

Pertanto sul provvedimento il voto del Partito democratico sarà favorevole.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARIO SBERNA (A.C. 4227)

MARIO SBERNA. . (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4227). Il testo in via di approvazione si colloca nell'ambito degli accordi tra Stati volti ad impedire doppie imposizioni ai cittadini di uno Stato che abbiano fonti di reddito anche nell'altro. Il Senato ha già dato il suo via libera il 12 gennaio di quest'anno. La legge di ratifica si compone di tre articoli mentre il Protocollo ne ha cinque. Appare particolarmente rilevante il quarto articolo del Protocollo. Infatti, vengono modificate le norme riguardanti lo scambio d'informazioni tra i due Paesi, aumentando la cooperazione fra le amministrazioni, con la previsione, tra l'altro, dell'abolizione del cosiddetto Domestic tax interest, ossia della possibilità che uno dei due Stati rifiuti di dare informazioni all'altro, solo perché non ha interesse ai propri fini fiscali. Si tratta del punto focale del provvedimento perché interviene di fatto sul segreto bancario, e costituisce la base giuridica per una migliore cooperazione a livello internazionale in materia di scambio d'informazioni in modo da rendere più efficace la lotta all'evasione fiscale transnazionale. Si tratta di una scelta importante, visto che questo tipo di contrasto all'evasione fiscale si lega anche alla lotta contro organizzazioni criminali che "puliscono" denaro illecito grazie a segreti bancari sin troppo ben custoditi. Anche per questo il Gruppo Democrazia Solidale — Centro Democratico vota a favore del provvedimento in discussione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Monchiero, Sarti e Quintarelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 21, 54 e 61 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 25 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 39, 40 e 42 il deputato Librandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 41 il deputato Vacca ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 42 il deputato Vacca ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nelle votazioni nn. 43 e 44 il deputato Vacca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 46 il deputato Prodani ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 47 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 57 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 64 e 65 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 71 i deputato Marantelli e Rostellato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 78 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 78 alla n. 80 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 86 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 86 il deputato D'Attorre ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nella votazione n. 99 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 100 e 101 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 1039-B - Quest. preg. n. 1 351 324 27 163 42 282 79 Resp.
2 Nominale Pdl 1039-B - em. 1.1 394 370 24 186 47 323 73 Resp.
3 Segreta em. 1.2 414 412 2 207 112 300 67 Resp.
4 Nominale em. 1.3 427 416 11 209 70 346 66 Resp.
5 Segreta em. 1.51 421 420 1 211 103 317 65 Resp.
6 Segreta em. 1.4 425 425 0 213 104 321 64 Resp.
7 Segreta em. 1.5 431 431 0 216 94 337 64 Resp.
8 Segreta em. 1.10 435 434 1 218 162 272 64 Resp.
9 Nominale em. 1.7 434 430 4 216 135 295 64 Resp.
10 Nominale em. 1.8 438 423 15 212 124 299 64 Resp.
11 Nominale em. 1.70 440 423 17 212 126 297 64 Resp.
12 Nominale em. 1.9 441 426 15 214 124 302 64 Resp.
13 Nominale em. 1.6 434 420 14 211 117 303 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Segreta em. 1.11 438 437 1 219 99 338 63 Resp.
15 Nominale em. 1.12 429 416 13 209 121 295 63 Resp.
16 Nominale em. 1.52 438 423 15 212 121 302 63 Resp.
17 Segreta em. 1.16 444 444 0 223 84 360 62 Resp.
18 Segreta em. 1.15 435 434 1 218 86 348 62 Resp.
19 Segreta articolo 1 438 434 4 218 277 157 62 Appr.
20 Nominale em. 2.2 429 416 13 209 122 294 62 Resp.
21 Nominale em. 2.3 427 413 14 207 62 351 62 Resp.
22 Segreta em. 2.52 441 441 0 221 129 312 62 Resp.
23 Nominale em. 2.4 425 425 0 213 133 292 62 Resp.
24 Nominale articolo 2 446 420 26 211 295 125 63 Appr.
25 Nominale em. 3.1 442 426 16 214 70 356 61 Resp.
26 Nominale articolo 3 448 418 30 210 290 128 60 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Segreta articolo 4 446 443 3 222 341 102 60 Appr.
28 Nominale em. 5.1 450 437 13 219 133 304 60 Resp.
29 Nominale em. 5.2 454 438 16 220 128 310 60 Resp.
30 Nominale articolo 5 453 424 29 213 291 133 60 Appr.
31 Segreta articolo 6 457 453 4 227 274 179 60 Appr.
32 Nominale em. 10.3 457 454 3 228 144 310 60 Resp.
33 Nominale em. 10.70 460 456 4 229 148 308 60 Resp.
34 Nominale em. 10.1 465 463 2 232 148 315 60 Resp.
35 Nominale articolo 10 462 442 20 222 388 54 60 Appr.
36 Nominale articolo 12 465 439 26 220 382 57 60 Appr.
37 Nominale em. 13.1 445 444 1 223 149 295 60 Resp.
38 Nominale em. 13.2 448 447 1 224 149 298 60 Resp.
39 Nominale articolo 13 449 441 8 221 378 63 59 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 14 452 440 12 221 312 128 59 Appr.
41 Nominale articolo 15 451 441 10 221 324 117 59 Appr.
42 Nominale articolo 17 445 437 8 219 378 59 59 Appr.
43 Nominale em. 18.1 456 452 4 227 141 311 59 Resp.
44 Nominale em. 18.2 448 446 2 224 141 305 59 Resp.
45 Nominale articolo 18 459 437 22 219 303 134 58 Appr.
46 Nominale art. agg. 18.01 449 448 1 225 152 296 58 Resp.
47 Nominale art. agg. 18.02 432 431 1 216 148 283 58 Resp.
48 Segreta articolo 23 445 438 7 220 345 93 59 Appr.
49 Nominale em. 24.1 432 428 4 215 138 290 59 Resp.
50 Segreta articolo 24 440 438 2 220 353 85 59 Appr.
51 Nominale em. 25.1 432 432 0 217 139 293 59 Resp.
52 Nominale em. 25.4 422 422 0 212 133 289 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 25.3 434 434 0 218 140 294 59 Resp.
54 Nominale em. 25.2 430 430 0 216 139 291 59 Resp.
55 Nominale em. 25.5 433 433 0 217 139 294 59 Resp.
56 Nominale articolo 25 437 429 8 215 382 47 59 Appr.
57 Nominale em. 27.1 433 433 0 217 137 296 59 Resp.
58 Nominale articolo 27 435 429 6 215 388 41 59 Appr.
59 Nominale art. agg. 27.050 434 432 2 217 138 294 58 Resp.
60 Nominale articolo 28 433 427 6 214 389 38 58 Appr.
61 Nominale em. 29.1 431 430 1 216 134 296 58 Resp.
62 Nominale em. 29.2, 29.3 433 428 5 215 139 289 58 Resp.
63 Nominale em. 29.6 428 426 2 214 129 297 58 Resp.
64 Nominale em. 29.7 423 423 0 212 138 285 58 Resp.
65 Nominale em. 29.8 425 425 0 213 136 289 58 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale articolo 29 437 412 25 207 295 117 58 Appr.
67 Nominale articolo 30 423 415 8 208 369 46 58 Appr.
68 Nominale articolo 31 415 408 7 205 363 45 58 Appr.
69 Nominale articolo 32 420 414 6 208 367 47 58 Appr.
70 Nominale articolo 34 420 392 28 197 275 117 58 Appr.
71 Nominale articolo 35 410 385 25 193 277 108 58 Appr.
72 Nominale articolo 36 417 402 15 202 274 128 58 Appr.
73 Nominale articolo 38 400 377 23 189 266 111 58 Appr.
74 Nominale odg 9/1039-B/5 345 340 5 171 84 256 91 Resp.
75 Nominale odg 9/1039-B/7 362 361 1 181 73 288 91 Resp.
76 Nominale odg 9/1039-B/13 367 352 15 177 103 249 91 Resp.
77 Nominale odg 9/1039-B/14 375 362 13 182 83 279 91 Resp.
78 Nominale odg 9/1039-B/15 377 360 17 181 80 280 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale odg 9/1039-B/16 371 353 18 177 73 280 91 Resp.
80 Nominale odg 9/1039-B/17 382 366 16 184 85 281 90 Resp.
81 Nominale odg 9/1039-B/18 382 364 18 183 83 281 90 Resp.
82 Nominale odg 9/1039-B/19 386 367 19 184 75 292 90 Resp.
83 Nominale odg 9/1039-B/20 390 369 21 185 82 287 89 Resp.
84 Nominale odg 9/1039-B/21 394 350 44 176 84 266 89 Resp.
85 Nominale odg 9/1039-B/23 388 341 47 171 84 257 89 Resp.
86 Nominale Pdl 1039-B - voto finale 394 366 28 184 259 107 81 Appr.
87 Nominale Ddl 3083 - articolo 1 376 363 13 182 363 0 81 Appr.
88 Nominale articolo 2 377 365 12 183 364 1 81 Appr.
89 Nominale articolo 3 377 363 14 182 363 0 81 Appr.
90 Nominale articolo 4 371 357 14 179 357 0 81 Appr.
91 Nominale articolo 5 375 361 14 181 361 0 81 Appr.


INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale articolo 6 373 359 14 180 359 0 81 Appr.
93 Nominale Ddl 3083 - voto finale 381 367 14 184 367 0 80 Appr.
94 Nominale Ddl 4224 - articolo 1 377 361 16 181 288 73 80 Appr.
95 Nominale articolo 2 373 358 15 180 281 77 80 Appr.
96 Nominale em. 3.1 375 374 1 188 45 329 80 Resp.
97 Nominale em. 3.2 372 370 2 186 45 325 80 Resp.
98 Nominale articolo 3 373 360 13 181 287 73 80 Appr.
99 Nominale articolo 4 365 352 13 177 284 68 80 Appr.
100 Nominale Ddl 4224 - voto finale 372 358 14 180 285 73 80 Appr.
101 Nominale Ddl 4227 - articolo 1 368 355 13 178 355 0 80 Appr.
102 Nominale Ddl 4227 - articolo 1 367 353 14 177 353 0 80 Appr.
103 Nominale art. agg. 2.01 362 357 5 179 112 245 80 Resp.
104 Nominale articolo 3 361 347 14 174 345 2 80 Appr.


INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 105)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale Ddl 4227 - voto finale 365 351 14 176 351 0 80 Appr.