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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 848 di martedì 12 settembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNALISA PANNARALE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 luglio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Causin, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Maria, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Gandolfi, Garofani, Gasparini, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Morassut, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Quaranta, Rampelli, Ravetto, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Speranza, Tabacci, Tidei, Tofalo, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, Giovanni Monchiero, in rappresentanza della componente politica “Civici e Innovatori”, con lettera pervenuta in data 2 agosto 2017, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: “Civici e Innovatori per l'Italia”.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 3 agosto 2017, il deputato Roberto Caon, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, componente FARE!-PRI, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di avere accolto la richiesta.

Modifica nella composizione e nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 3 agosto 2017, il deputato Enrico Costa, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica FARE!-PRI.

Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di avere accolto tale richiesta e ha altresì reso noto che la nuova denominazione della componente è: “FARE!-PRI-Liberali”.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 5 settembre 2017, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Andrea Cecconi, ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha eletto presidente in sua sostituzione, a decorrere dall'11 settembre 2017, l'onorevole Andrea Colletti.

Il presidente del gruppo ha inoltre comunicato che al deputato Simone Valente rimane affidato l'incarico di vicepresidente vicario e di portavoce del gruppo medesimo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANNALISA PANNARALE, Segretaria, legge:

Francesco De Ghantuz Cubbe, da Roma, chiede:

l'abrogazione delle leggi costituzionali n. 3 del 2001, recante modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione, e n. 1 del 1999, recante disposizioni concernenti l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l'autonomia statutaria delle Regioni (1298) -alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione di sanzioni più severe e di nuovi metodi di controllo per i comportamenti pericolosi dei guidatori nelle corsie di sorpasso di strade e autostrade (1299) -alla IX Commissione (Trasporti);

iniziative per acquisire elementi conoscitivi in ordine ai rapporti tra la società Casaleggio e associati e la sindaca di Roma (1300) -alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per acquisire elementi conoscitivi in ordine ai vantaggi e agli svantaggi derivanti da un'eventuale uscita dell'Italia dalla moneta unica europea (1301) -alla V Commissione (Bilancio);

l'introduzione del divieto dell'utilizzo della plastica per il confezionamento dei generi alimentari (1302) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

Maurizio Parodi, da Genova, e numerosi altri cittadini chiedono che nella scuola dell'obbligo siano eliminati i compiti a casa (1303) - VII Commissione (Cultura);

Fulvio Fiorentini, da Civita Castellana (Viterbo), chiede modifiche alle norme in materia di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare degli enti territoriali, ai fini della tutela del patrimonio storico-artistico e paesaggistico (1304) - alla VI Commissione (Finanze);

Simon Baraldi, da Bologna, chiede lo stanziamento di risorse aggiuntive in favore della Federazione italiana pallavolo (1305) - alla VII Commissione (Cultura);

Massimiliano Valdannini, da Roma, chiede che in sede disciplinare il personale di pubblica sicurezza possa farsi assistere da un avvocato estraneo all'Amministrazione (1306) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Carlo Morganti, da Roma e altri cittadini chiedono iniziative per la rescissione del Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 (1307) - alla III Commissione (Affari esteri);

Masino Bruno, da Voghera (Pavia) e altri cittadini chiedono di estendere a tutti i piccoli risparmiatori le misure di ristoro previste per gli investitori in strumenti finanziari emessi dalla Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca (1308) - alla VI Commissione (Finanze);

Giuseppina Gatto, da Roma, chiede l'istituzione di un fondo pensione per i giovani che partecipano ai programmi di alternanza scuola-lavoro previsti dalla legge n. 107 del 2015 (1309) - alla XI Commissione (Lavoro);

Aurelio Rosini, da Mariglianella (Napoli), chiede iniziative per l'abolizione delle forme e condizioni particolari di autonomia riconosciute alle regioni a statuto speciale (1310) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Francesco Di Pasquale, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

interventi urgenti per contrastare il fenomeno degli omicidi stradali (1311) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti);

misure urgenti per contrastare gli incendi boschivi e interventi per il rimboschimento del parco del Vesuvio (1312) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'inasprimento delle pene previste per i reati ambientali (1313) - alla II Commissione (Giustizia);

Marino Savina, da Roma, chiede l'inasprimento delle pene previste dall'articolo 361 del codice penale per l'omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale (1314) - alla II Commissione (Giustizia);

Mimmo Di Garbo, da Casalbuono (Palermo), chiede:

l'istituzione dell'Ordine al merito dei donatori di sangue (1315) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per promuovere interventi di tutela e riqualificazione del cimitero italiano di Tripoli, in Libia (1316) - alla III Commissione (Affari esteri);

Edoardo Caiero, da Carasco (Genova), chiede l'abolizione dei pedaggi autostradali per tutte le associazioni di volontariato di pubblica assistenza (1317) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Mirko Antonio Spampinato, da Motta Sant'Anastasia (Catania), chiede modifiche alla disciplina delle graduatorie ad esaurimento dei docenti con titolo di specializzazione sul sostegno didattico ad alunni con disabilità (1318) - alla XI Commissione (Lavoro).

PRESIDENTE. A questo punto, per consentire l'ulteriore decorso dei termini regolamentari di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, vorrei un attimo di attenzione da parte vostra, per favore, perché vorrei fare una commemorazione. Prego i colleghi e le colleghe di prendere posto, grazie.

In ricordo delle vittime degli eventi alluvionali avvenuti nel territorio della provincia di Livorno.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, nella notte tra il 9 e il 10 settembre si è abbattuto su Livorno un violento nubifragio, che ha causato otto vittime. Di fronte a questa tragedia, la Camera dei Deputati si stringe attorno a coloro che hanno perso i familiari e gli amici ed esprime un sincero ringraziamento a quanti si sono generosamente prodigati nelle operazioni di soccorso.

Questa ennesima calamità sollecita, come auspicato dal Presidente della Repubblica, una riflessione seria e approfondita sugli effetti dei cambiamenti climatici e su come difendere efficacemente il nostro territorio.

Desidero, a nome mio e dell'intera Assemblea, rivolgere un commosso omaggio alle vittime ed esprimere il più sentito cordoglio ai loro familiari.

Invito, dunque, l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Per una inversione dell'ordine del giorno (ore 15,37).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la mia è una richiesta sull'ordine del giorno, ritenendo che il primo punto all'ordine del giorno possa essere sicuramente rinviato a dopo la trattazione di altri punti dell'ordine del giorno.

Il gruppo di Fratelli d'Italia ritiene sicuramente più urgente proseguire la discussione sulle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno degli anziani e dei soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace.

Consideri, Presidente, che, inoltre, riteniamo assolutamente urgente affrontare un altro tema, sicuramente molto più pregnante del primo punto all'ordine del giorno, che riguarda l'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

Non riusciamo a comprendere le ragioni per cui, a oltre settant'anni dalla caduta del regime fascista, sia più urgente della difesa degli anziani o della vicenda che riguarda l'applicazione della Bolkestein parlare della proposta di “legge Fiano”, concernente il reato di propaganda del regime fascista. Noi riteniamo che un segnale di buonsenso da parte di questo Parlamento dovrebbe, se non altro, mettere in primo piano le cose che effettivamente oggi abbisognano agli italiani, a partire dalla tutela degli anziani, delle persone che possono essere soggette a frodi patrimoniali o anche un problema irrisolto come la Bolkestein o anche tutti gli altri punti all'ordine del giorno.

Pertanto, formalizzo la richiesta di una votazione che metta all'ultimo punto quello che lei ha indicato come primo punto dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole La Russa. Quindi, lei mi chiede di procedere a una votazione.

Allora, io darò la parola al deputato Giuseppe Guerini, che ha chiesto d'intervenire contro.

GIUSEPPE GUERINI. Grazie, Presidente. In maniera molto sintetica respingiamo al mittente, con tutta serenità, la richiesta dell'onorevole La Russa, laddove, mi sia consentito di fare un paio di semplici osservazioni…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile abbassare il tono della voce? Vi pregherei di consentire l'intervento del deputato Guerini.

GIUSEPPE GUERINI. …sull'assoluta tempestività di questo provvedimento, che è calendarizzato oggi come primo punto all'ordine del giorno, per una serie di motivazioni, anche in riferimento ai fatti di cronaca che hanno punteggiato le scorse settimane, ma in linea generale, perché credo che sia un'esigenza sentita e condivisa da larga parte di questo Parlamento.

Peraltro, la motivazione addotta per chiedere un eventuale rinvio non sembra dotata di particolare pregio (appare quantomeno strumentale), laddove si consideri che anche l'altro provvedimento, a cui faceva cenno l'onorevole La Russa, è di iniziativa del nostro partito. Quindi, è evidente direi - è in re ipsa - l'importanza che il Partito Democratico attribuisce anche all'altro provvedimento citato, tant'è vero che se ne è fatto promotore.

Inoltre, segnalo all'onorevole La Russa che, se ha urgenza e premura, peraltro da noi condivisa, di passare ai provvedimenti successivi, esiste una soluzione molto semplice, che è quella di approvare, in maniera molto rapida, questo provvedimento, visto che è all'esame di questa Camera, visto che sono gli ultimi mesi della legislatura e nessuno davvero ha del tempo da perdere. Quindi, procediamo con ordine, così come stabilito all'ordine del giorno e quindi approviamo questa proposta di legge e poi abbiamo anche tutto il tempo per arrivare al punto sollevato dall'onorevole La Russa, che peraltro - ripeto - è di provenienza del Partito Democratico e sul quale pertanto siamo perfettamente d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, appunto volevo fare presente se chiedeva se c'era qualcuno che voleva parlare a favore, dato che non aveva chiesto sull'ordine dei lavori…

PRESIDENTE. Ci era sembrato che lei fosse la persona che intendeva parlare a favore…

EDMONDO CIRIELLI. Se lo chiede, magari lo chiedo io. Però…

PRESIDENTE. Se lei non intende parlare a favore non è un problema.

EDMONDO CIRIELLI. Non mi voglio sostituire al ruolo del Presidente, ci mancherebbe.

PRESIDENTE. Prego, vada pure avanti adesso.

EDMONDO CIRIELLI. Intervengo innanzitutto per ricordare alla collega - e non so come si chiama dato che non ho sentito il suo nome - che veramente la proposta di legge che persegue in maniera più forte il reato di truffa agli anziani, che è un emergenza sociale, porta come primo firmatario e ha come prima proposta di legge quella di Cirielli e di Fratelli d'Italia (giusto così per la cronaca e anche per i verbali).

Rispetto alla proposta del collega La Russa, al di là della strumentalità - poi ognuno politicamente la pensa come vuole - noi ovviamente siamo contrari alla norma che presentate perché la riteniamo sbagliata nel merito e dal punto di vista anche formale - ma non è questo il punto - ed è evidente che la contrastiamo con i mezzi previsti nel Parlamento (e si tratta, tra l'altro, di tempi contingentati). Ma il punto è un altro, Presidente. È una questione di priorità. Per questa maggioranza, rispetto alle decine di migliaia di casi di reati gravi che stanno accadendo in Italia e di pene inadeguate (immaginate che ci sono 6 mila aggressioni all'anno nei confronti degli appartenenti delle forze dell'ordine), non si pensa ad aumentare la pena per la violenza a pubblico ufficiale che oggi è punita con la reclusione da sei mesi a cinque anni - quindi non è neanche possibile l'arresto - e non ci sono neanche pene adeguate per tutelare al meglio le donne che in questo momento sono divenute, oltre che vittime di femminicidio o di stalking, vittime, sempre più frequentemente, di reati e di abusi sessuali, così come è accaduto questa estate.

Anziché affrontare queste emergenze - truffe agli anziani, rapine in ville, reati contro gli appartenenti alle forze dell'ordine, insomma tutto ciò che ci si aspetterebbe - voi immaginate di punire chi vende i ciondolini del Duce oppure chi gestisce le spiagge e mette gli inni al fascismo. Questa è la differenza. Perciò, credo che il collega La Russa abbia fatto bene a dire all'Aula: “Voi volete fare questa sciocchezza - e fatela pure, perché ne avete i numeri - ma facciamo prima le cose serie che servono a tutelare la sicurezza degli italiani”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta avanzata dal deputato La Russa di posporre il provvedimento volto ad introdurre il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista all'ultimo punto dell'ordine del giorno e di passare, conseguentemente, all'esame del punto n. 2 del medesimo ordine del giorno.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge per 184 voti di differenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: Fiano ed altri: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista (A.C. 3343-A) (ore 15,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3343-A: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.

Ricordo che, nella seduta del 10 luglio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 31 luglio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 31 luglio 2017).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che, fuori della seduta, l'emendamento Fiano 1.20 è stato ritirato dal presentatore e che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.70, che è in distribuzione.

Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, l'emendamento Rampelli 1.36, volto ad introdurre il reato di integralismo islamico, in quanto non previamente presentato in Commissione ed estraneo per materia rispetto al contenuto del provvedimento.

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002, l'emendamento Rampelli 1.37, che, nell'estendere la fattispecie penale anche alla propaganda del partito comunista, si pone in evidente contrasto con l'articolo 49 della Costituzione, in cui si prevede che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i gruppi Scelta Civica-Ala per la Costituente Liberale e Popolare-Maie e Fratelli d'Italia, nonché la componente politica Civici e Innovatori per l'Italia del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Avverto che, a seguito della pronuncia di inammissibilità dell'emendamento Rampelli 1.36, unico emendamento segnalato dal gruppo Fratelli d'Italia, la Presidenza ha consentito a tale gruppo di segnalarne uno ulteriore per la votazione. Si tratta dell'articolo aggiuntivo Rampelli 1.030 che, quindi, verrà posto in votazione come ultima proposta emendativa del fascicolo. Prima di tale proposta emendativa, verrà posto altresì in votazione, ai sensi dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento, l'articolo unico del provvedimento.

Passiamo, allora, all'esame dell'articolo unico e dei relativi emendamenti.

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Intanto, mi corre l'obbligo, Presidente, di sottolineare - l'abbiamo fatto spesso e volentieri, ma sempre, spero che lo apprezzerà, con il massimo garbo - che non capiamo la ragione della dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti presentati da noi e che ci siamo visti in buona sostanza costretti a segnalare un emendamento in maniera, se possibile, impropria, nella misura in cui - lo rammento a quest'Aula - abbiamo ritenuto che aprire questa finestra sulla fattispecie di reati di opinione in ordine alla diffusione di materiale di propaganda giudicata ideologicamente o culturalmente antitetica rispetto alle regole del confronto civile, pacifico e democratico, non possa mettere il paraocchi a chi ha proposto questa legge o al Governo che la sta avallando, perché, oggi, abbiamo comunque nella medesima definizione, sotto lo stesso titolo, dei pericoli decisamente più concreti. Ci riferiamo, per esempio, questo è l'emendamento che ci è stato dichiarato inammissibile, al reato, che abbiamo chiesto di introdurre già in altri provvedimenti, di integralismo islamico, con tutto quello che ne consegue, che non è soltanto una definizione teorica, astratta, ma è il complesso di difficoltà, di fragilità e di pene che viene fatto pagare a tutti coloro i quali sono, di fatto, sottomessi all'integralismo islamico.

Nel secondo nostro emendamento, che pure è stato dichiarato inammissibile, noi abbiamo immaginato di concordare su un principio che, invece, è distante anni luce dalla nostra impostazione.

Noi crediamo nella democrazia liberale e chi crede nella democrazia liberale non può spaventarsi delle opinioni degli altri; deve sanzionare, certamente, queste opinioni, quando travalicano i confini della dichiarazione di intenti e diventano non opinioni ma metodi con i quali si vanno a conculcare i diritti fondamentali, magari anche metodi violenti, allora lì, sì, la democrazia liberale, lo Stato liberale deve intervenire, deve sanzionare, deve impedire che un atto di quella natura, antidemocratico, possa consumarsi, ma la dichiarazione di intenti, la professione di un'opinione, no! Noi riteniamo che il reato di opinione sia incompatibile con la democrazia liberale.

Ma se proprio si dovesse rendere necessario - cosa a cui ci state costringendo - colpire delle opinioni, fino al punto da comminare una pena per coloro i quali dovessero promuovere, pubblicare e diffondere propaganda, gadgettistica del fascismo, per esempio, eh, allora, bisogna colpire tutte quelle attività di propaganda che sono riconducibili alla esaltazione di ideologie totalitarie, cioè di ideologie che conculcano le libertà fondamentali. Bisogna avere il coraggio di non guardare soltanto da una parte, ma di applicare un provvedimento illiberale nei confronti di tutte quelle ideologie che, appunto, propagandano, perseguono delle finalità antidemocratiche. Non è molto difficile da capire, non capisco, viceversa, la ragione per la quale questi due concetti, sicuramente chiari, vengano dichiarati inammissibili nel momento in cui prendono le sembianze di un emendamento alla proposta di legge Fiano, ed è la ragione, comunque, per la quale abbiamo scelto di segnalare un altro emendamento che verrà illustrato quando arriveremo nel corso del dibattito al punto della questione.

Tuttavia deve essere chiaro che, a fianco delle considerazioni svolte fin qui dai colleghi La Russa e Cirielli, che sono assolutamente preponderanti nell'immaginario collettivo, non esiste alcuna emergenza da questo punto di vista, non c'è una sorta di recrudescenza, non c'è un pericolo per la democrazia; fortunatamente c'è un civile confronto che abbraccia l'intero arco costituzionale, una volta si chiamava così, e non c'è, quindi, alcuna nostalgia rispetto a provvedimenti che possano limitare la libertà di opinione. Di fronte a questa iniziativa del collega Fiano, sostenuta dal Partito Democratico, mi piacerebbe sapere dove sono coloro i quali nel PD - anche non provenienti, ma anche provenienti dalla storia del Partito Comunista - vengono da una cultura più liberale, più democratica e mi piacerebbe sapere, davvero, che cosa ne pensano al riguardo, perché siamo di fronte a un provvedimento che, sotto questo aspetto, è assurdo, è paradossale.

Abbiamo potuto ascoltare, da chi mi ha preceduto, le vere emergenze. Pensate soltanto che in coda alla sessione di oggi e alla giornata di domani abbiamo la mozione Bolkestein, anzi, le mozioni Bolkestein. Ci sono centinaia di migliaia di famiglie di commercianti e ambulanti, di balneari, di guide turistiche che sono appese al giudizio, alla sentenza del Parlamento in ordine all'applicazione della direttiva Bolkestein; abbiamo sentito evocare, anche dal collega Cirielli, le questioni che riguardano le truffe ai danni della terza età, dei cittadini più deboli e, evidentemente, anche meno difesi; abbiamo ascoltato la necessità di rifondare, letteralmente, quel codice che non dà adeguata e commisurata punizione a coloro i quali commettono degli atti violenti nei confronti di chi indossa una divisa, che pure è messo in condizioni di grandissima difficoltà in questa fase storica anche a causa dei reati, del loro aumento, della percezione e non solo della percezione di insicurezza che si vive in tutta Italia e che diventa certezza dell'insicurezza, soprattutto, nelle aree periferiche delle grandi città.

Di fronte a tutto questo, voi - non noi, voi - trovate la sfrontatezza per mettere all'ordine del giorno qualcosa che è sideralmente lontano dalla realtà; forse, pensando, in questa maniera, e concludo, di fare un po' di facile propaganda per recuperare terreno al Partito Democratico, a chi lo conduce, una delle persone maggiormente detestate dal popolo italiano e cioè il Presidente

Renzi; avete già provato, nel pieno della campagna elettorale amministrativa, questa tecnica di urlare e abbaiare ancora a vecchi fantasmi del passato e dove lo avete fatto? Lo voglio ricordare affinché rimanga agli atti di questo dialogo e di questa riflessione: avete straperso, avete perso a Genova, dove avete alzato i cartelli di un antifascismo militante per fuorviare le vere discussioni in ordine al futuro della città, al suo letterale spopolamento, una città che ha perso 250 mila abitanti nell'arco di poco più di dieci anni. Non c'è alcuna persona che possa risultare sensibile a questo tentativo di buttarla in caciara, di provare a ideologizzare il confronto, di creare nuovamente una spaccatura tra i cittadini italiani, fino al punto - leggevo nelle agenzie di qualche ora fa - di immaginare l'abrasione di scritte su monumenti che non sono state abrase neanche nel 1947, quindi state fuori dalla storia. State tentando di recuperare, dal punto di vista della propaganda, una dimensione che è collocata, invece, nella storiografia vigente, che è stata storicizzata, che deve collocare tutto ciò che è appartenuto alla storia italiana, nel bene e nel male, nelle enciclopedie, nelle riflessioni, negli studi, negli approfondimenti, senza una valenza di carattere politico, che rischia di diventare non solo ridicola, come voi la state facendo diventare, ma dannosa per i principi fondamentali su cui si fonda la democrazia liberale. Questo è un attacco alla libertà di opinione.

E voi, che non avete il coraggio di fare le cose fino in fondo, pur chiamandovi Partito Democratico, avete la sfrontatezza, appunto, di colpire solo una parte, non avete il coraggio di dire: la democrazia liberale la riteniamo un principio debole o indebolito dalle circostanze e per corroborarla, per sostanziarla, per sostenerla, facciamo un'azione a vasto raggio e colpiamo tutti coloro, i quali, dal punto di vista delle culture religiose e delle culture politiche, rischiano di mettere il bavaglio alla democrazia, rischiano di minarne alle radici i propri precetti fondamentali. Lo fate solo nei confronti dei vostri nemici storici e questo, i cittadini italiani, lo hanno, ahimè, compreso. Voi siete capaci di affrontare l'argomento in questione senza citare l'integralismo islamico, che si sta impossessando delle coscienze soprattutto dei più giovani, soprattutto di quegli immigrati di seconda generazione che cercate di proteggere anche con provvedimenti altrettanto infelici come quello dello ius soli, non comprendendo i fenomeni che si stanno stratificando nella nostra Italia e che hanno bisogno, al contrario, di una promozione di valori e non di una negazione, non di colpire con sanzioni e limitazioni di libertà personali coloro i quali hanno idee diverse dalle vostre.

Per questa ragione, pur avendo dovuto registrare la cassazione di due emendamenti a cui particolarmente tenevamo, sosterremo a testa alta questo dibattito, nella speranza - pur avendo respinto la richiesta di rinvio in Commissione e di inversione dell'ordine del giorno - che questo dibattito possa esaurirsi con un voto contrario, una bocciatura per quello che è un argomento assolutamente fuori dalla sensibilità del popolo italiano e fuori dai bisogni e dalle emergenze che stiamo affrontando o che vorremmo, come centrodestra, come Fratelli d'Italia, affrontare con grande determinazione per andare incontro alle esigenze del popolo italiano. Questa è una vergogna, anzi è una pantomima.

PRESIDENTE. Invito i relatori ad esprimere il parere. Relatore Verini, prego.

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Per facilitare anche il compito, dico che noi esprimiamo parere favorevole sull'emendamento 1.70 della Commissione...

PRESIDENTE. Mi dice la pagina, per favore.

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Non ce l'ho, Presidente, chiedo scusa...

PRESIDENTE. Allora aspetti...

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. È l'ultimo, comunque, credo.

PRESIDENTE. Ah, non ce l'abbiamo, va bene, quindi è l'1...

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. È l'emendamento 1.70 della Commissione...

PRESIDENTE. Quindi parere favorevole?

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Sì, precisando, Presidente, che per un mero errore di stampa, nel testo, anziché “richiamando”, si deve intendere “richiamandone”.

Il parere è poi favorevole sull'emendamento 1.50 Gasparini, che si trova a pagina 4; così pure vi è parere favorevole sugli identici emendamenti 1.27 Ferraresi e 1.51 Gasparini, nonché sull'emendamento 1.53 Ferrari.

Essendo stato presentato l'emendamento della Commissione, invitiamo l'onorevole Mazziotti Di Celso al ritiro dell'emendamento 1.25, l'onorevole Ferrari al ritiro dell'emendamento 1.52, la deputata Ventricelli al ritiro dell'emendamento 1.30 e il deputato Parisi al ritiro dell'emendamento 1.22. Alcuni contenuti di questi emendamenti, per i quali invitiamo al ritiro, sono stati inseriti, in quanto condivisi, nel testo approvato e presentato per l'Aula dalla Commissione: di qui, la richiesta e l'invito al ritiro.

Infine, per tutti gli altri emendamenti su cui non abbiamo espresso né parere favorevole, né un invito di ritiro, si esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Adesso il relatore di minoranza, deputato Ferraresi, prego.

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Emendamento 1.1 Sisto: ci rimettiamo all'Aula perché ovviamente abbiamo emendamenti successivi che possono provare a modificare il testo. Emendamento 1.38 Ferraresi: parere favorevole, così come sull'emendamento 1.2 Ferraresi. Emendamento 1.24 Parisi: parere favorevole, così come sugli emendamenti 1.5 e 1.26 Ferraresi. Parere favorevole anche sull'emendamento 1.21 Parisi e sull'emendamento 1.25 Mazziotti Di Celso...

PRESIDENTE. C'è l'emendamento 1.70 della Commissione.

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 1.70 della Commissione ci rimettiamo all'Aula, così come pure - mi scusi - sull'emendamento 1.25 Mazziotti Di Celso.

Sull'emendamento 1.41 Fabrizio Di Stefano il parere è contrario perché ci sono gli stessi problemi della legge che si va a descrivere. Successivamente, emendamento 1.29 Fabrizio Di Stefano: anche qui c'è un problema di definizione e, quindi, ci rimettiamo all'Aula. Sull'emendamento 1.50 Gasparini ci rimettiamo all'Aula. Parere favorevole sull'emendamento 1.4 e sugli identici emendamenti 1.27 Ferraresi e 1.51 Gasparini. L'emendamento Fiano è ritirato. Il parere è poi favorevole sugli emendamenti 1.52 Ferrari, 1.40 Santerini e 1.39 Ferraresi. Sull'emendamento 1.30 Ventricelli il parere è contrario, mentre sull'emendamento 1.53 Ferrari il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Abbiamo anche l'articolo aggiuntivo 1.030 Rampelli.

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Un attimo perché non ce l'ho.

PRESIDENTE. Sì, perché è stato segnalato dopo che abbiamo reso inammissibile quello che era stato... è l'ultimo a pagina 7, l'ultimo proprio, l'ultimo del fascicolo.

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il parere del Governo, per favore.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signora Presidente. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Ferrari 1.52 e Ventricelli 1.30 sono stati ritirati dai presentatori.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, la richiesta di un emendamento soppressivo da sottoporre all'attenzione dell'Aula nasce da una consapevolezza di ordine generale: questa è la peggiore legislatura di tutti i tempi dal punto di vista dell'introduzione di norme nel nostro codice penale. Dico la peggiore perché si può anche ritenere che sia necessario rispondere a delle esigenze con norme incriminatrici, ma per fare questo ci vuole una logica di sistema. Noi abbiamo introdotto quella che io voglio definire un po' goffamente una sorta di obesità del sistema penale, cioè un sistema penale gonfio di norme, che non risente di una scelta logica a seconda delle esigenze che derivano dalla consapevolezza dell'antigiuridico e della necessità di sanzionare, ma spot - che in qualche maniera politicamente possono avere un qualsivoglia significato - che debbono avere una traduzione penalistica, perché se non c'è pena e non c'è reato non c'è rilevanza. Cioè, il sistema penale viene utilizzato come una sorta di serbatoio di consenso che a tutti i costi deve essere sfottuto perché possa esprimere comunque un giudizio di riprovazione che non ha nessun addentellato nel sistema penale, meno che mai nella consapevolezza dell'antigiuridico; e questa è una norma che ha proprio questa caratteristica.

Presidente, è agli atti - e io prego i colleghi di dare una lettura rapida, almeno - il parere della I Commissione, affari costituzionali, su questa norma. La prima critica che viene mossa è quella della mancanza di determinatezza. Leggete le condotte che sono scritte in questa norma: propaganda alle immagini, contenuti propri del partito ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione, vendita di beni raffiguranti persone, immagini, simboli… Siamo di fronte ad una fattispecie omnicomprensiva, cioè non si comprende qual è la condotta realmente meritevole di sanzione. Credo che questo modo di scrivere le norme sia un modo assolutamente non consentito, e che l'articolo 25 della Costituzione punisce severamente. È una norma che è destinata ad andare dinanzi alla Corte costituzionale, perché la Corte Costituzionale esprima anche in questo caso - e non è la prima volta che accade in questa legislatura - il suo profondo giudizio di riprovazione. Qui, sostanzialmente, la Costituzione - e questa è una caratteristica di questa legislatura, Presidente - viene costantemente bypassata, ignorata, mortificata, altro che referendum costituzionale! Qui vi è il non cale della Costituzione! Come si poteva pretendere di modificare una Costituzione che non si rispetta? Allora, accanto a questo principio di determinatezza vi è l'esigenza di una sinergia e sintonia con altre norme (la legge “Scelba” e la legge “Mancino”) che puniscono condotte molto vicine a questa norma; allora immaginate la confusione. La norma penale deve avere una caratteristica: deve essere chiara, un comando netto! Quando il cittadino si deve districare - non cito la sentenza n. 5 del 1988 della Corte costituzionale - fra norme che puniscono un po' qui è un po' lì solo perché hanno una forte connotazione ideologica, credo che stiamo rendendo un pessimo servigio al codice penale.

Da ultimo voglio soltanto dire che questo modo scellerato di introdurre fattispecie di rilevanza penale ha una conclusione logica: mettere in difficoltà non soltanto il cittadino, e qui, trattandosi di opinioni, il tema è molto più delicato. Cioè, una norma indeterminata in materia di opinioni credo che debba essere in qualche modo stigmatizzata. Pensiamoci bene: davvero abbiamo la necessità di introdurre questo articolo 293-bis, e di introdurre un'ulteriore fattispecie penale, oltre la legge “Scelba”, oltre la legge “Mancino”, proprio per sottolineare la necessità tutta “spottistica” di introdurre una fattispecie incriminatrice? Invito il Parlamento a riflettere, perché poi saranno i poveri magistrati, i poveri giudici a dover districare. Noi serviamo questi piatti velenosi al sistema, poi sarà il pratico a dover dire la propria, e a doversi battere con grandi difficoltà per poter dare al cittadino un minimo di certezza.

Ho finito, Presidente. Diceva il mio maestro che sulle norme penali c'è una caratteristica: ciascuno, quando mette i piedi per terra e si sveglia, deve sapere esattamente quello che è lecito e quello che è illecito. Così legiferando noi confonderemo le idee di qualsiasi cittadino, che non saprà quello che è consentito e quello che non è consentito. Perché? Perché politicamente bisogna dare una risposta penalistica. Voterò convintamente - convintamente! - a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, intervengo per riprendere il ragionamento del collega Sisto e per ribadire che ogni qual volta si mette mano alla norma penale non si può prescindere dal tema della determinatezza di ciò che in una norma penale viene incluso, ovvero, come diceva il collega Sisto poco prima di me: ciascun cittadino deve sapere che cosa può fare e che cosa non può fare, e soprattutto, più ancora di quello che deve sapere il cittadino, il magistrato deve sapere che cosa è chiamato a perseguire e che cosa invece esula dall'ambito dell'applicazione delle sue potestà. Presidente, chi ha redatto questa proposta di legge di tutto si è occupato meno che di garantire la determinatezza del contenuto di questa norma. Ciò perché, se l'intento fosse stato quello di colpire un'area di pensiero - al netto del fatto che questo già qualifica e qualificherebbe la veridicità dell'autodefinizione di tutore e custode della democrazia che alberga in chi ha ideato e sottoscritto questa proposta di legge -, ci troveremmo di fronte ad una proposta in cui si colpisce - leggo dal testo - chi propaganda le immagini e i contenuti propri del partito fascista e del partito nazionalsocialista tedesco.

Questa norma, che non ha possibilità di essere oggettivata, dimentica, nello stesso filone che voglio perseguire, altre fattispecie. Si potrebbe, in vigenza di questa norma - mi domando e dico -, continuare a sostenere gli ustascia croati? Si potrebbe, in vigenza di questa norma, continuare ad essere e a dichiararsi tifosi della Guardia di Ferro di Codreanu? Si potrebbe, in vigenza di questa norma, essere favorevoli alle azioni della Repubblica di Vichy? E che cosa dire, Presidente, dei milioni di cittadini che a meno di un chilometro da qui, tutti i giorni, 365 giorni all'anno, continuano, anche nell'ipotetica vigenza di questa norma, a visitare il Colosseo, massima espressione dell'oppressione imperiale che deve la sua fama all'avere ospitato i ludi romani in cui si consumavano efferati delitti, e rappresentazione imperiale alla quale, non a caso, proprio il fascismo deve la mutuazione di molte delle sue terminologie (il federale, la milizia, il saluto romano stesso)? E come ci poniamo di fronte ai cittadini che vogliono andare al Colosseo? Li vogliamo poter fare andare tranquillamente di fronte a questo tipo di posizione?

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, Presidente. Anche qui, in termini di indeterminatezza, parliamo dei contenuti propri di un partito che devono essere perseguiti: non esiste un partito, né quelli di settant'anni fa, Presidente, né quelli di cinquant'anni fa, né quelli di oggi né quelli di domani in cui sia oggettivabile il contenuto. Allora, o il contenuto è esattamente e solamente quello che sta nella testa di chi, per farsi una pubblicità a poche settimane dal voto, ha deciso di redigere questo testo, oppure il contenuto non è oggettivabile e non è consegnabile alla magistratura perché ne faccia…

PRESIDENTE. Grazie. Vi prego di stare nei tempi, colleghi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Io ho letto durante l'estate alcuni editoriali, editoriali di persone che, sicuramente, non possono essere inserite tra intellettuali o commentatori politici che fanno riferimento a una cultura di destra o a una cultura fascista. E quello che ho letto credo sia molto interessante. Soprattutto ha risvegliato anche alcuni ricordi di tante iniziative, che anche in gioventù alcuni di noi hanno fatto, rispetto a quello che è il principio che regola questa legge, che la maggioranza sta proponendo, ossia quello di ampliare il reato d'opinione, pensando così di togliere di mezzo quelli che sono reputati scomodi, quelli che non condividono in tutto e per tutto le proprie idee e le idee di chi ovviamente propone questa legge, pensando così di potersi in qualche modo presentare al pubblico, ai cittadini e agli elettori, pensando di avere risolto e chiuso definitivamente una pagina della storia. Ecco, vorrei dire, a queste persone che stanno promuovendo la legge, che quella pagina di quella storia è già stata chiusa e, laddove ce ne fosse stato ancora bisogno di entrare nel merito, sono state fatte due leggi molto importanti, la Scelba e la Mancino, che hanno definitivamente messo uno stop a quel periodo storico.

Ma chi, invece, sta oggi proponendo la legge che cosa sta facendo? Invece che tenere serrati gli armadi della storia - che appunto sono già peraltro molto serrati - li sta semplicemente riaprendo. E io penso che non ci sia fascista più fascista di chi oggi sta proponendo questa norma, perché ha l'unica volontà di mettere a tacere chi è politicamente dall'altra parte, rispetto alle idee e rispetto anche ad alcune scelte e ad alcune prassi.

Noi siamo passati, voi, state passando, da un elemento di folklore ad un altro, cioè stiamo passando da Fascisti su Marte - che credo che tutti voi abbiate visto in televisione e su cui tutti voi abbiate riso - a fascisti in galera. State condannando quelle persone, che oggi minimamente si muovono nella volontà di ricostituzione del partito fascista, tra l'altro, proibito dalla legge, ma che magari vendono qualche gadget, qualche bottiglia di vino con il volto sopra del duce, piuttosto che di Stalin, piuttosto che di Lenin o piuttosto che di qualsiasi altro personaggio sia stato partecipe di una parte della storia, del nostro Paese così come dell'intero mondo.

Ecco, voi state condannando quelle persone e lo avete chiaramente detto, perché voi qui non state tornando su quello che è il reato di costituzione del partito fascista. Voi qui state condannando la propaganda, ossia state dicendo ai cittadini italiani che oggi i mostri non sono i criminali, non sono quelli che magari ti entrano dentro casa e che ti ammazzano, non sono quelli che ti violentano per strada, non sono tanti e tanti altri mostri - e l'elenco sarebbe molto lungo -ma i mostri, oggi, in questo Parlamento, in questa Italia da voi rappresentata, sono quelli che vendono la bottiglia con il volto di Mussolini sopra. Vergognatevi, perché le priorità dell'Italia sono tutt'altre. Infatti, quando magari mi capita di stare al mercato o magari sto per prendere l'autobus e c'è la signora che aspetta con me l'autobus e magari si preoccupa perché sta diventando buio e quindi mi dice: ma che dice, potrò essere tranquilla? Signora, non lo so se possiamo essere tranquilli, visto il pochissimo livello di sicurezza che c'è nelle nostre città. Però, non si preoccupi, perché per la sinistra non è questo il problema, per la sinistra lei non può stare tranquilla perché sta ritornando il duce. A questo state riducendo questo dibattito, cioè a un puro elemento di folklore! Noi non ve lo possiamo permettere, perché i problemi sono ben altri. Infatti, se voi pensate che con questa legge avete messo a tacere magari qualche ragazzo che manifesta col bomber e che magari, da domani, quando alzerà il braccio per fare il saluto, non terrà la mano tesa, ma il pugno chiuso, perché quello a voi va bene, perché quello ovviamente da voi è consentito, e magari manifesterà in montgomery, allora sarete tutti più tranquilli, perché il fascista non esiste più.

Magari saremo a maggioranza araba, ma per voi sarà tutto più sicuro e tutto più tranquillo, perché avete messo in galera quelli che oggi vendono dei gadget. Ecco quanto siete ridicoli, ecco perché, di fronte a questa legge, il gruppo della Lega dice “no”. “No”, perché è una cosa indecente dal punto di vista giuridico…

PRESIDENTE. Concluda.

BARBARA SALTAMARTINI. …ma soprattutto è indecente, perché volete mettere ancora una volta il bavaglio, non a chi commette un reato…

PRESIDENTE. Grazie deputata.

BARBARA SALTAMARTINI. …ma a chi si limita magari a qualche attività commerciale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà, ma prima di dare la parola, devo avvertire che il gruppo Fratelli d'Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e che, quindi, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo, pari ad un terzo di quello originariamente previsto. Prego, deputato La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA. Sarà che mi viene da ridere: abbiamo fatto solo un intervento, abbiamo esaurito il tempo! Capisco, comincia già una certa limitazione della libertà di pensiero. Comunque non avrei bisogno di tempo, perché questa legge non vieta soltanto il parlare, non vieta soltanto il dire, lo scrivere, il pensare, il raffigurare, il disegnare, il dipingere, lo scolpire cose che non piacciono a questo regime politico, ma vieta anche - è un'innovazione incredibile, lo ha scritto molto bene oggi Giorgia Meloni in un comunicato - la gestualità. Ma si è mai visto al mondo un provvedimento, che nega la gestualità, che ti dice come devi muovere il tuo corpo? Perché il provvedimento dice che è vietata, non solo la distribuzione eccetera, ma anche la gestualità che richiama. Per cui, d'ora in poi, state attenti ad alzare la mano oltre la spalla, state attenti a mettere le mani sui fianchi, state attenti a camminare con la gamba alzata orizzontalmente quando camminate, state attenti ad accentuare il mento. Se voi accentuate il mento, potete essere passibili di due anni di galera! Perché l'accentuare il mento richiama certamente quel mostro, che fu Benito Mussolini. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io, contrariamente ai colleghi, ringrazio il collega Fiano per questa proposta di legge, perché così impedisce alla destra di fare quello che abbiamo fatto per troppi anni: liberarci dai cretini per portare avanti i concetti. Ma c'erano i cretini con la mano alzata e allora i concetti non venivano bene fuori. Ci dà una mano, perché pulisce un po' lo scenario dagli imbecilli. Io lo ringrazio e lo ringrazio anche perché, uno dei miei preferiti, disse una cosa, che oggi è validissima. Non è Longanesi, come molti pensano, è Ennio Flaiano, il quale disse che in Italia i fascisti si dividono in due grandi categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, io solo per dire ai colleghi di sinistra che, oltre a votare contro questa norma che è sbagliata, perché conculca la libertà, la prossima legislatura, quando saremo maggioranza, la farò abrogare. Ma non per un fatto di simpatia o di volere restituire a questa società regimi totalitari, ma per difendere anche la vostra libertà, per impedire che questo pericoloso precedente possa un domani servire a comprimere le vostre idee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Io non sono d'accordo con chi ha sostenuto che le norme che ci accingiamo a votare siano generiche. L'articolo unico in discussione, invece, è molto preciso.

Lo riassumo così: è un articolo che punisce la oggettistica e non i concetti, così come è scritto nella relazione, è un articolo che vuole coprire un'area che, secondo la relazione, è rimasta scoperta.

Dice il relatore: “Grave e non derubricabile a un mero fatto di folklore è tutta la complessa attività commerciale che ruota intorno alla vendita e al commercio di gadget o, ad esempio, a bottiglie di vino riproducenti immagini, simboli o slogan esplicitamente rievocativi della ideologia del regime fascista o nazifascista”. Sostanzialmente, che cosa si dice?

La legge Scelba aveva delle lacune; la legge Scelba, fatta da legislatori che il fascismo l'avevano patito direttamente, è una legge di parecchi articoli, in attuazione della XII disposizione finale della Costituzione (“E' vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e l'articolo 1 della legge Scelba recita appunto in questa maniera, con le relative sanzioni penali che vanno da 5 a 12 anni e poi ci sono altre fattispecie varie, con lo scioglimento e la confisca dei beni.

Poi, c'è il famoso articolo 4 - apologia del fascismo - a cui si sovrappone poi questa legge sotto forma di oggettistica incriminabile, tanto per rendere comprensibile il concetto.

Poi, c'è un articolo 5 - manifestazioni fasciste - con le relative pene e, poi, c'è un articolo importante per me, che purtroppo non trovo nella legge Fiano, ed è l'articolo 9, in cui si impegnava il Governo ad educare all'antifascismo le giovani generazioni. In questa legge, purtroppo, Fiano, questo non c'è: per me è una grave lacuna.

Orbene, quindi si punisce la oggettistica, si dice sostanzialmente che hanno dimenticato qualcosa.

Ora, questo lo si può condividere o non condividere, ma non credo che si possa dire che la legge è generica perché, se poi andiamo a leggere il testo, quest'ultimo mi pare molto preciso: “Chiunque propaganda le immagini” - togliendo le immagini, secondo l'emendamento – “o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazista ovvero delle ideologie relative”, non – come dire - discutendo del concetto di che cos'è il fascismo, obiettivamente, è il caso di dire, solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti; infatti, qua si parla della bottiglia di Lambrusco su cui eventualmente c'è l'effigie di Benito Mussolini.

È chiaro, lo dice la relazione, non lo dico io. Quindi, possiamo discutere se era il caso di integrare la legge Scelba con un'area di cui non era prevista la punibilità, ma non possiamo dire che la legge è generica, non comprensibile, perché si riferisce ai gadget, lo dice esattamente la relazione, alla statuina che si può trovare in qualche bancarella e via discorrendo; cioè, qui in questo caso, paradossalmente, collega Sisto, il contenuto è oggettivo.

Non è ironia, ma è proprio, credo, il modo migliore per esprimere il concetto.

Quindi, possiamo votare a favore o votare contro, ritenerla utile o non utile, ma non si può dire che questa legge non copra qualche cosa: non sarà più possibile vendere bottiglie di Lambrusco con l'effigie di Mussolini, né sarà più possibile vendere la statuina di Mussolini e via discorrendo.

Chiariamoci, almeno perché non si faccia, alla retorica antifascista, come voi dite, una retorica fascista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie Presidente, solo per evidenziare che, mentre noi ci troviamo quasi alle soglie della terza guerra mondiale, con un dittatore - che non è di questa ideologia che noi qui condanniamo, ma di tutt'altra ideologia - che fa le prove generali per i missili nucleari, mentre noi ci troviamo con uno Stato islamico - che non è di questa ideologia, ma di ben altra ideologia - alle porte, che troppo spesso, molto spesso, fin troppo ci sta entrando in casa, noi, questo Governo, questa maggioranza ha paura dell'oggettistica.

È questo il metro e la misura della debolezza di questa maggioranza e di un Governo che avalla certe scelte: la paura di un'oggettistica che richiama un regime che è ormai morto e sepolto e che ormai appartiene ed è stato consegnato alla storia, come alla storia anche i suoi oggetti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Io sento il bisogno di intervenire a questo punto, per precisare alcune cose e, naturalmente, avendo ribadito il parere contrario all'emendamento soppressivo.

Intanto io voglio, senza veramente formalità, ringraziare Emanuele Fiano, che ha aiutato il Parlamento, come primo firmatario del provvedimento di legge, a discutere di questo tema.

Ho ascoltato delle critiche e anche degli epiteti francamente irricevibili, ma non voglio fare polemiche, se mi riesce voglio fare una riflessione.

È stato detto: occupatevi di cose serie, altro che. Beh, intanto questo è un Parlamento - cito solo i dati di oggi sulla disoccupazione – che, se ha ottenuto dei risultati, se il Paese ha ottenuto dei risultati, è perché i Governi di questi anni e il Parlamento hanno approvato delle leggi; alcuni hanno votato contro, alcuni a favore, ma questo Parlamento si è occupato e si occupa ogni giorno di cose serie.

Ma chi può dire che questa non sia una cosa seria?

Ho sentito dire: ma voi rispolverate il passato, rispolverate questioni vecchie di ottant'anni, che la storia ha già chiuso.

No, non è così: questa è una legge per oggi, per questo tempo, per le cose che accadono in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi.

Vedete, i conti con la storia, con quella storia, sono stati chiusi in due date: il 25 aprile 1945 e il 1° gennaio 1948, quando è entrata in vigore la Costituzione; quello era un periodo storico, ma in nome di chi ha portato l'Italia sull'orrore delle leggi razziali, della guerra, dei campi di sterminio, sull'orrore dei confinati nelle isole, degli arresti di massa, su chi voleva mettere e ha messo le manette alle idee, su chi voleva impedire ai cervelli di non pensare rinchiudendoli in carcere, queste cose accadono oggi, non sono cose di ottant'anni fa.

Se qualcuno - e c'è oggi - imbratta un muro o inonda la rete scrivendo: “Ebrei ai forni”, non è una cosa seria? Se qualcuno offende e fa dell'antisemitismo, ma non offende la sensibilità di chi è stato o ha visto i propri cari portati nei campi di sterminio?

Chiediamolo, chiedetelo a Piero Terracina, a Nedo Fiano, a Sami Modiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che hanno impresso sull'avambraccio il numero di matricola di Auschwitz, se non è una cosa seria.

Chiedetelo ai figli e ai nipoti di Settimia Spizzichino, di Shlomo Venezia o dei sei milioni di ebrei, omosessuali, rom sterminati nei campi, se non è una cosa seria.

Anche perché, se un delinquente scrive oggi - oggi - su un muro o inneggia sulla rete a queste cose, ci può essere - c'è, c'è - qualcuno che incendia una sinagoga, che offende e bulleggia un omosessuale, che va in giro a predicare oggi razzismo, xenofobia, odio contro il diverso e la società aperta.

Guardate che a Utoya - e non è tanto lontano - lo sterminio di 81 ragazzini che facevano un campeggio in nome di follie neonaziste da parte di un signore sano di mente, di nome Breivik, è accaduto qualche anno fa, non ottant'anni fa.

Ecco, allora, concludendo: noi stiamo facendo una legge che colma dei vuoti, lo ha detto Sannicandro, il vuoto della legge Scelba del 1952, il vuoto della stessa legge Mancino e sono cose, ripeto, che colpiscono condotte.

Giustamente noi abbiamo anche riformulato in Commissione - e ho finito Presidente - il testo, per togliere ogni dubbio: non vogliamo colpire le opinioni, non vogliamo colpire chi vende o compra le chincaglierie, vogliamo colpire chi con quei simboli, con quelle cose, fa propaganda a quelle robe che poi producono delle condotte gravissime. Questo è il senso della legge.

È una cosa seria, è una cosa di oggi ed è per questo, quindi, che io credo che non solo si debba votare contro il soppressivo, ma si possa serenamente votare tutti insieme per queste norme, perché aiutano il Paese a convivere più civilmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Io credo che intanto, quando si interviene, bisogna riferirsi al testo e, quindi, le leggi sono due: c'è la “legge Scelba” e anche la “legge Mancino” che oggi puniscono tutte le condotte che hanno un'offesa nei confronti di queste vittime, un'offesa concreta che non è la sensibilità - attenzione - perché la sensibilità può essere danneggiata e messa in serio rischio da diverse condotte. Le condotte penali, però, colpiscono le cose più gravi ed in questo momento nel nostro Paese sono già disciplinate da due leggi importanti che, secondo la Corte di cassazione, sono punite e punibili oggi, oggi e non con questa proposta di legge.

Allora, io credo che gli emendamenti che avremo modo di discutere successivamente a questo potranno dare la possibilità, anche al Partito Democratico, di scrivere una legge che al momento e anche con le modifiche proposte non è chiara, crea caos, è inutile, è dannosa, perché metterà i magistrati nella situazione di avere già una norma, già due norme, e di dover applicare insieme queste norme, creando di fatto il caos: ennesima volta in cui si dà la responsabilità ai magistrati e non la si prende, invece, come legislatori.

È per questo che noi abbiamo fatto una proposta completa che interviene sulle leggi esistenti e che addirittura aumenta le pene, perché ricordo che fior fiore di legislatori, come il collega Fiano, hanno scritto una proposta di legge che abbassava le pene per chi faceva apologia di fascismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed è scritta nero su bianco, e solo grazie al MoVimento 5 Stelle è stato negato ciò, tanto per capire il livello dei legislatori in questo Parlamento.

Quindi, si avrà la possibilità di discutere una seria proposta con le leggi esistenti e senza creare il caos e, quindi, noi non potremo votare questo emendamento, ma valuteremo le nostre proposte successivamente e da lì trarremo le conclusioni. Se questa che vuole essere fatta è un'operazione meramente elettorale e strumentale è una grossa perdita di tempo oppure altra cosa è una scrittura seria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.38 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Come ho detto, ci siamo astenuti sul voto precedente perché diamo una possibilità a questo Parlamento di scrivere una norma, dal mio punto di vista e dal nostro punto di vista, più corretta.

Come ho già detto, secondo la Corte di cassazione questi comportamenti che offendono, diciamo, le vittime e che vanno in una direzione di ricostituzione del partito fascista nonché di propaganda pubblica delle sue idee esistono già: sono la “legge Scelba” e la “legge Mancino”.

La nostra proposta, che vi sottoponiamo ovviamente, è una proposta che prevede la sostituzione del testo attuale, che è l'introduzione di un nuovo reato nel codice penale, come se si faccia finta che non ci siano altre due leggi che vanno poi coordinate con la stessa, che prevede la stessa cosa che prevede la “legge Fiano”, cioè l'introduzione nella “legge Scelba” di un'aggravante per la propaganda con strumenti tecnologici e telematici. Anzi, prevede una pena maggiore perché ovviamente la “legge Scelba” ha delle pene maggiori. Quindi, se c'è l'aggravante di strumenti informatici e telematici si avrà una pena maggiore di quella che si prevede in questo testo e si esclude categoricamente che si possa andare a punire la vendita o la diffusione di beni che abbiano un interesse storico, culturale, artistico, architettonico e, quindi, che si possa evitare questa cretinata assurda che è stata inserita in questa proposta di legge, se pure dopo la si voglia già mitigare, ovviamente, perché ci si è resi conto che è una stupidaggine.

Noi abbiamo fatto questa proposta, Presidente. Io sono pronto, se questo emendamento viene votato, a dimettermi dal ruolo di relatore di minoranza, a passare negli scranni del mio movimento politico e a cambiare ovviamente anche posizione. Tutto questo perché? Perché noi crediamo, ovviamente, nei valori di lotta a queste posizioni estremiste e siamo un movimento che ha evitato che l'estremismo arrivasse dove è arrivato in altri Paesi. Ci crediamo perché noi crediamo che con la cultura, la prevenzione, l'impegno politico e le risposte ai cittadini si possano evitare tutti gli estremismi di destra e tutte le violenze e le minacce che avvengono. Ma questo va fatto in modo corretto, Presidente. Non si possono leggere queste leggi scritte male, confusionarie e caotiche che creano più problemi solo per motivi strumentali ed elettorali.

Allora, io capisco tutto e capisco l'intenzione. Noi vi facciamo questa proposta: la stessa proposta di legge messa in maniera più corretta nelle leggi già esistenti senza, dal mio punto di vista errori, che vada nella giusta direzione senza penalizzare nessuno, senza punire cose assurde e fatta nel modo più corretto. Questa è la nostra proposta e se questo emendamento verrà approvato io abbandonerò questo scranno, appunto perché secondo me il buonsenso deve prevalere sempre, soprattutto se siamo legislatori nel Parlamento della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Purtroppo, questo Parlamento mi sembra che stia vivendo un dibattito surreale su una proposta di legge surreale e, purtroppo, dico che il Partito Democratico sta utilizzando i drammi del Novecento, le lacrime del Novecento per fare campagna elettorale in vista delle elezioni politiche e reputo che questa sia una cosa indegna. Reputo che sia una cosa indegna trattare una materia così delicata in modo così fazioso. Io mi vedo contrario e credo che i cretini si contrastino con le idee e non con delle leggi folli come questa. Ma dico di più: è folle perché non va nemmeno a considerare tutti i drammi del Novecento. Io vengo da un territorio martoriato, martoriato, dove ogni anno il 25 aprile c'è qualcuno che va in piazza con la bandiera italiana e la stella rossa di Tito, malgrado i morti del nostro Paese su quel confine. Ma di quello si può parlare, con quella bandiera si può andare in piazza, secondo il Partito Democratico, e nulla fa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvinie Misto-Direzione Italia). Ma io oggi, Presidente, non sto chiedendo di impedire per legge a quelle persone di andare in piazza, perché io avrò sempre il diritto e mi batterò sempre con la voce e le parole delle persone che capiscono i drammi che ha vissuto quella gente e dirò a quelle persone: “Imbecilli, non sapete quante persone sono morte per quella folle ideologia comunista titina”.

E tutto questo si somma, se mi permette, in una regione a guida PD ed MDP e con il presidente della regione Rossi che manda a fare dei corsi sul confine orientale non guidati da quelle persone che quei drammi li hanno vissuti, ma addirittura da persone che utilizzano, per fare questi corsi, una bibliografia con autori revisionisti che negano le foibe. E, allora, oggi in Aula c'è qualcuno che fa una legge per chi vende gli accendini con la faccia di Mussolini e nel mentre amministra una regione che insegna il negazionismo sulle foibe. A questa partita non ci sto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvinie Misto-Direzione Italia)!

Per questo non abbiamo presentato emendamenti, lo ripeto, per questo non abbiamo presentato emendamenti, perché ci sembra un dibattito surreale e irresponsabile che gioca con morte e con disastri che questo Paese ha vissuto e non deve più vivere (Applausi dei deputati dei gruppiLega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Bene ha dichiarato il collega Ferraresi che il testo è abbastanza scritto male. Ora, lui che cosa propone? Propone, appunto, di recepire la filosofia del progetto di legge, che condivide, a questo punto, ma di scrivere meglio il testo. Soprattutto, aggiungo io, salvando una legge che ha una dignità, per come è fatta e per chi l'ha fatta.

Ora, con la legge Scelba, noi abbiamo combattuto il terrorismo nero, non l'esposizione della bottiglia di Lambrusco, tanto per capirci, con l'immagine di Mussolini; con quella legge abbiamo fronteggiato fenomeni eversivi, è chiaro? Qui, non possiamo, così, con tanta superbia, metterla da parte e fare una nuova legge che poi, per un pezzo, dice esattamente quello che dice già la legge Scelba e, per l'altro pezzo, è incostituzionale. È chiaro?

Allora, Ferraresi che cosa propone? Ritorniamo alla legge Scelba e l'aggiorniamo. Voi dite che all'epoca non c'erano i sistemi informatici e così via? Benissimo, allora, correggiamola laddove dice: “a mezzo stampa”. La legge Scelba recita a questa maniera, a proposito dell'apologia del fascismo, all'articolo 4: chiunque fa propaganda per la costituzione, eccetera eccetera, del movimento fascista, eccetera, è punito con la reclusione “x”. Poi dice: la pena è della reclusione da due a cinque anni e della multa - all'epoca - da un milione a 4 milioni di lire se alcuno dei fatti previsti dai commi precedenti è commesso con il mezzo della stampa.

Qui, invece, nella proposta che dovremmo votare, si dice che la pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici. Quale sarebbe la pena? La pena che andrebbe a essere irrogata è fino a un massimo di due anni, cioè praticamente una pena molto più lieve, questa qui, di quella prevista dalla legge Scelba. Per cui Ferraresi dice: chi fa questa propaganda è punito con una pena molto più severa, che è quella della legge Scelba, soltanto che, dove dice “stampa”, aggiungiamo “sistemi informatici”. E poi dice un'altra cosa sulla proposta Fiano. Quale sarebbe? Di mettere nel testo della legge Scelba il contenuto penale che c'è nella proposta Fiano, cioè di punire l'oggettistica, diciamo così. Voi scrivete nella relazione che la legge Scelba aveva dimenticato di punire l'oggettistica, perché l'oggettistica, secondo la legge Fiano - sia chiaro, poi possiamo votare a favore o contro -, è reato in quanto tale, cioè, se su una bottiglietta di Lambrusco c'è l'immagine di Mussolini, non si fa l'indagine sull'intento del venditore, che certamente è un intento commerciale, non si fa nessuna indagine, è reato e andrebbe punito fino a due anni di reclusione. È chiaro? Questo per onestà intellettuale e per il modo di lealtà che ci deve contraddistinguere nei rapporti tra di noi, perché, se la mettiamo, come il collega Fedriga, sul piano propagandistico e scoviamo tutta la retorica, noi da un lato e loro dall'altro, certamente faremmo un'opera che non tiene conto del testo, ma il testo è questo e questo, io credo, che tutti i colleghi dovrebbero considerare. Quindi, per quanto mi riguarda, perché non si contraddice con la legge Fiano, per la tecnica migliorativa, per il miglioramento del testo della legge Scelba che con l'emendamento Ferraresi si propone, non posso che votare a favore dell'emendamento Ferraresi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Se non altro, la veemenza degli interventi che ascoltiamo, a parte quello, molto sereno, dell'onorevole Verini, dice che le questioni che trattiamo con questo testo di legge, evidentemente, hanno, ancora oggi, una loro fortissima pregnanza. Io sento il dovere, rispetto a questo emendamento, intanto, di alcuni chiarimenti al collega Ferraresi che ha ripreso, nel suo emendamento, parti del testo di legge che avevamo presentato. Il primo è che la legge Scelba, nella quale lui propone di inserire quel testo, è una legge applicativa della XII disposizione finale e transitoria della Costituzione e, in quanto tale, è stata considerata nella stragrande maggioranza delle sentenze che sono intervenute su condotte di questo tipo. La stragrande maggioranza delle sentenze che, in Italia, hanno condannato atti o condotte che possono essere fatte risalire ad apologia o propaganda dell'ideologia fascista, come prevista all'articolo 4 della legge del 1952, non hanno condannato quelle condotte, in quanto le stesse non potevano essere fatte risalire al principio fondante della XII disposizione, ovvero la riorganizzazione del partito fascista e, in questo, la magistratura è stata coerente con la legge che è stata scritta per dare attuazione a quella disposizione, che, altrimenti, sarebbe rimasta transitoria. È per questo, anche, oltre che per altre ragioni, che nasce l'esigenza di una legge diversa; perché questa legge è sganciata da quella radice e da quella genesi.

Per il resto delle questioni che ha sottoposto il collega Ferraresi, è ovvio che, nel merito, c'è accordo. Vorrei solo dire, anche perché in un altro emendamento del gruppo 5 Stelle si fa riferimento ad un principio che io condivido, e cioè che il valore dei monumenti e degli edifici risalenti al ventennio è un elemento dirimente circa la possibile azione contro gli stessi, che la legge che ho per primo firmato, in alcun modo - e mi spiace contraddire il collega Sannicandro che invito a leggere con attenzione gli emendamenti sui quali il relatore Verini ha già dato parere favorevole -, lo ripeto, in alcun modo, questa legge punisce il semplice possesso o la distribuzione di oggetti. La condotta che viene punita dal testo di legge, se verrà approvato, ma è quello risultante dai pareri favorevoli espressi, qui, dal collega Verini, agli emendamenti proposti, è l'atto di propaganda. E nessuno atto può essere compiuto contro monumenti, edifici, beni culturali risalenti a quel periodo, perché la legge non parla di questi. La legge dice che l'atto di propaganda dell'ideologia fascista o nazifascista o di apologia di quelle medesime ideologie, diversamente dall'articolo 4 della legge Scelba, dove viene fatto risalire alla volontà di riorganizzazione di un partito, deve valere come condotta punibile e può essere fatta anche attraverso l'uso degli oggetti che, Presidente, il collega Sannicandro ha citato.

Concludo; poi lo dirò nella mia dichiarazione finale. Vi prego, che il comunismo abbia compiuto degli orrori contro innocenti mi è perfettamente noto e l'ho condannato in tutta la mia vita. Il comunismo ha prodotto morti innocenti. Ma, qui, noi, oggi, ci occupiamo di una pagina della storia italiana, perché possiamo avere opinioni diverse su come si scrivono le leggi, Presidente, ma non possiamo avere opinioni diverse su ciò che è stato condannato dalla storia e dai tribunali, delle colpe che il fascismo italiano ha avuto in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E chi oggi, di fronte ai problemi di oggi, del Paese, che prescindono dal colore dei Governi, di aumento della povertà, della diseguaglianza, di problemi della casa, del lavoro, di problemi legati all'immigrazione, pensa di usare le lezioni che già hanno sbagliato nella storia per inculcare nelle nuove generazioni che ci sono degli antichi cattivi maestri che ancora oggi possiamo sfruttare, fa il male di questa società. Questa legge non punisce l'opinione - come sancito dall'articolo 21 della Costituzione -, questa legge vuole punire l'apologia e la difesa, la propaganda di quelle ideologie terribili che a metà del secolo scorso abbiamo già conosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Scusi, Presidente, ma l'interpretazione che l'estensore della legge dà è, invero, soggettiva, perché ha ragione l'onorevole Sannicandro che evidentemente è un avvocato con un qualche spessore, perché qui c'è scritto: chiunque propaganda anche solo attraverso la produzione; il che significa che produrre un'effigie del Duce su una bottiglia di Lambrusco costituisce in sé propaganda. Così c'è scritto, se non volevate dire questo, lo dovevate dire in un altro modo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. No, collega Fiano, non ci siamo.

Non ci siamo in primo luogo perché è e resta illiberale, comunque la raccontiate, ritenere che delle opinioni che a voi e anche a me non piacciono, ma per il solo fatto di non piacere a voi e a me, voi ritenete che queste opinioni non debbano circolare. Questo è illiberale. È, invece, proprio di un ordinamento liberale ritenere che anche le opinioni aberranti debbano poter circolare. Che liberali siamo se abbiamo paura che nel libero mercato delle idee le buone idee non siano in grado di resistere alle idee cattive? Che liberali siamo se riteniamo che le idee che voi e magari anch'io riteniamo cattive debbano essere messe fuori circolazione?

Secondo: chi stabilisce - lo Stato? Voi? Un politburo? Un soviet del momento? Il Ministro dell'istruzione pro tempore? - cosa si può dire, cosa non si può dire, quali immagini sì, quali immagini no, quali gadget sì, quali gadget no?

Terzo: la storia del comunismo non la potete archiviare così, onorevole Fiano, e vale anche per la nostra gloriosa resistenza. Se siamo persone che hanno occhi per vedere e memoria buona, anche in quella resistenza occorrerà ricordare che c'erano coloro che erano antifascisti in nome della libertà e c'erano coloro che erano antifascisti in nome di un'altra dittatura, per imporre una dittatura di segno diverso. E non potete impedire di ricordare questa, che è una elementare verità storica.

E allora, la faccio breve, signora Presidente, la sostanza è questa: voi siete antifascisti, ma come tanta parte della storia comunista e della sinistra italiana siete antifascisti, ma non siete antitotalitari, siete contro alcune lesioni della libertà, ma non siete contro tutte le lesioni e tutti gli attacchi alla libertà: è questo che fa la differenza tra voi e noi, tra comunisti o oggi politically correct, che è il nuovo volto della sinistra dabbene, e chi era e resta liberale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italiae di deputati diForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Solo per dire che siamo contrari a questo emendamento, che dimostra che i 5 Stelle hanno una cultura esattamente di sinistra come gli altri movimenti che lo hanno proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. A titolo personale perché condivido quello che ha detto l'onorevole Cirielli, però rilevo che anche quello che hanno chiesto i deputati del MoVimento 5 stelle, cioè almeno di non considerare reato quando il comportamento avviene a fini artistici o culturali, mi pare che non venga accolto, neanche questo, dalla maggioranza.

E dico al collega Fiano: non bisogna tirare il sasso e nascondere la mano. Io capisco che adesso si vergogni di questa legge, io capisco che cerchi di dare una lettura un po' meno illiberale, un po' meno demagogica, un po' meno frustrante di questa legge, però quello che c'è scritto è chiaro: c'è scritto che non si può neanche fare un gesto che assomiglia a qualcosa che può in qualche modo testimoniare quel passato che certo nessuno vuole riproporre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidentessa. L'emendamento 1.38 Ferraresi soffre di un difetto che ha la stessa legge, perché non è stabilito che la propaganda debba, come dovrebbe, essere propaganda fatta pubblicamente. Lasciando così il testo, sia della norma sia dell'emendamento, qui si punisce comunque la propaganda anche fatta non pubblicamente e, quindi, senza quegli effetti che la stessa propaganda dovrebbe impedire, cioè la propaganda fatta in salotto, da persona singola a persona singola. È una bruttissima legge ed è un brutto emendamento.

MARCELLO TAGLIALATELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Sì, Presidente, per chiedere di votare l'emendamento per parti separate e, quindi, di votare separatamente la parte ultima dell'emendamento, quella nella quale si fa riferimento a escludere come elemento di reato la propaganda a fini culturali per intenderci, quindi l'ultimo capoverso. E quindi chiedo la votazione parti separate.

PRESIDENTE. La seconda parte non ha un'autonomia di per sé, se non è legata alla prima. Quindi, eventualmente, bisognerebbe fare le parti separate sulla lettera a) e la lettera b), che sono nella prima parte, ma non separare la prima parte dall'ultima, perché l'ultima non è autonoma dalla prima.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sì, deputato La Russa, però aspetto una risposta su questo... ah, lei mi dà la risposta?

IGNAZIO LA RUSSA. Sì, stavo illustrando questo insieme al collega. La frase: “Il presente comma non si applica quando le immagini contenuti o i beni abbiano unicamente carattere storico, culturale, artistico o architettonico” vive benissimo da sola. Per cui se viene approvata questa parte, insieme naturalmente, ove venisse approvata, anche la parte precedente della lettera b), si può fare; se no, solo tutta la lettera b) separatamente dalla lettera a).

PRESIDENTE. Su questo concordiamo: è la lettera b) che si può fare.

IGNAZIO LA RUSSA. Secondo noi si può fare anche solo l'ultima parte, però va bene anche tutta la lettera b), non cambia niente.

PRESIDENTE. Va bene, allora, separandola, verrebbe che la prima parte termina con la lettera a) e la seconda parte è la lettera b) e quello che ne consegue.

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Volevo solo fare un chiarimento tecnico sul mio emendamento e anche da relatore. Il pubblicamento è ovviamente implicito al richiamo del presupposto del pericolo di ricostruzione della Scelba e quindi si riferisce a quello, ma poi, se il problema è appunto che il presente comma non si applica in queste ipotesi, dico al collega La Russa, che c'è un emendamento successivo che appunto cita questa dizione, elimina il secondo periodo oppure aggiunge questa frase, quindi non so, dopo valutate voi.

PRESIDENTE. Va bene, allora se andiamo avanti con le parti separate, se siamo d'accordo e se conferma questa richiesta, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Ferraresi, fino alla lettera b).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'emendamento Ferraresi 1.38, dalla lettera b) fino alla fine dell'emendamento.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Avverto che l'emendamento 1.2 Ferraresi è assorbito, in quanto identico alla prima parte dell'emendamento 1.38 Ferraresi che abbiamo votato prima. Quindi, passiamo alla votazione dell'emendamento Parisi 1.24, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 1.24.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.5, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, su questo emendamento del collega Ferraresi, l'1.5, è necessario spendere una parola di favore, perché in questo emendamento si cerca - a mio avviso efficacemente - di dare una direzione percepibile di pericolo concreto alla condotta in modo che derivi pericolo di riorganizzazione del partito fascista. Cioè, tutte queste condotte isolatamente prese non possono avere un significato di rilevanza penale tanto da legittimare un intervento sanzionatorio così incisivo. Il pericolo concreto è che questi segnali, che questi segni siano finalizzati ad un'attività che possa essere in concreto percepibile come penalmente rilevante e meritevole di intervento.

Qui corriamo il rischio di dare ad un dato assolutamente eccentrico, ma soltanto per caso coincidente con una certa logica, un significato del tutto privo - privo! - di concretezza. E non debbo certamente ricordare ai colleghi che si occupano anche di diritto penale - ma anche all'Aula - che non è possibile pensare ad un diritto penale formale, dell'apparenza, di quello che non è incisivamente indirizzato verso una condotta che abbia una sua lesività. Noi corriamo il rischio, soltanto per passione politica, di penalizzare fortemente un segno, una traccia, una goccia, ma che non sappiamo neanche se davvero è capace di produrre un risultato contrario o in linea con l'antigiuridicità formalmente e sostanzialmente richieste dalla norma.

Allora, su questo emendamento, almeno su questo, diamo concretezza a questa fattispecie ed evitiamo l'equivoco penale, cioè che, su un fatto che può significare altro, si innesti uno tsunami politico-ideologico che trasformi la norma penale, da essere una norma che esercita o fa esercitare il diritto soggettivo di punire da parte dello Stato, in una sorta di arbitraria invasione del segno per evitare e per esorcizzare il fantasma che il passato possa tornare. A me sembra che, senza questa individuazione e questo segnale chiaro e forte, il rischio di una norma fortissimamente incostituzionale c'è tutto. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.26 Ferraresi, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, anche qui, non me ne vorrà il collega Ferraresi se difendo i suoi emendamenti, ma mi sembra anche questo un intervento di assoluto buonsenso. Infatti, analizziamo il contenuto della norma e chiediamoci quali sono i paradossi che possono essere connessi. Sia ben chiaro, nessuno di noi fa problemi di direzione della norma, ma di tecnica di impostazione della fattispecie incriminatrice. Il contenuto potrebbe essere qualsiasi, ma una norma penale deve avere le sue caratteristiche. Quando io leggo “chiunque propaganda le immagini o i contenuti o del partito” - che potrebbe essere qualsiasi partito – “ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso (…)”, mi chiedo: se io vado a casa di qualcuno e dovessi vedere per avventura un segno, un'immagine, un dato, posso denunciarlo? Posso in qualche modo rivelare una condotta che non è pubblica all'esterno e far scattare questa norma incriminatrice? Quel “pubblicamente” significa che deve avere una rilevanza, se no davvero si corre il rischio di entrare nella testa di ciascuno - anche un pensiero teoricamente potrebbe essere tale -, e si arriverebbe al paradosso che la sanzione penale potrebbe andare a colpire un pensiero molto intenso, tanto è labile questa fattispecie. Neanche si richiede che “pubblicamente”, vedete quanto è intrisa di ideologia, qualsiasi fosse, questa norma! È una norma che punisce anche l'interna corporis, quello che io posso fare a casa mia! Presidente, lo dico con molta franchezza, pensiamo a questa norma applicata nella quotidianità: in aule giudiziarie già stracolme e in difficoltà inseriamo una norma di questo genere, che si presta a di tutto e di più. Penso che la maggioranza dovrebbe riflettere profondamente, non sul significato politico, ma sulla barbarie giuridica di questo modo di procedere, laddove in nome di un'ideologia si vanno a punire condotte che mai nessuno ha osato punire, mai nessuno!

Questo Parlamento è capace anche di questo.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. È veramente particolare l'atteggiamento sempre di alcuni colleghi. In particolare, adesso sentivo l'intervento del collega Sisto, che qualsiasi norma che non abbia scritto lui è sempre barbarica. Quindi, francamente ci lascia molto perplessi. Tra l'altro, l'idea stessa di propaganda, ovviamente non riguarda gli interna corporis. Lo stesso concetto di propaganda implica un'attività pubblica. Tanto è vero che l'articolo 4 della legge Scelba, quando parla di apologia del fascismo, parla di chiunque fa propaganda. E non ha avuto bisogno mai assieme alla parola “propaganda” di mettere “pubblicamente”. Il “pubblicamente” abbiamo ritenuto di inserirlo e c'è nella legge. Tra l'altro, quello che dispiace è che negli interventi non si tiene conto, in nessun conto, degli emendamenti presentati, dei pareri dati, dell'emendamento della Commissione, del fatto che la Commissione ha cercato di tener conto anche dei pareri espressi dalle altre Commissioni, per cercare di determinare meglio la condotta. Quindi, il testo finale richiama la propaganda, chi fa comunque propaganda, richiamando - lì abbiamo messo “pubblicamente” - pubblicamente la simbologia e la gestualità. Perché, quando si usano dei gesti che si richiamano a quelli utilizzati dal partito fascista, è ovvio che deve essere una manifestazione pubblica. Perché, a casa mia, faccio il segno del saluto fascista, lo faccio dentro casa mia e certo non è reato. Mentre la propaganda è in sé. Poi verrà fuori, nel testo finale approvato con gli emendamenti della Commissione, che la propaganda deve riguardare, non le immagini, non l'oggettistica, ma i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco.

Onorevole - mi rivolgo alla Presidenza perché arrivi questo messaggio -, non qualsiasi partito: il partito fascista! E la nostra Costituzione conserva e ha richiamato solo un riferimento, contro la ricostituzione del partito fascista, su cui si fonda la nostra Costituzione e i nostri principi dello Stato democratico. Ed è quello il partito a cui si fa riferimento! Quindi, quando oggi si dice che si propagandano i contenuti di qualsiasi partito, quindi questa legge che esce da una Commissione è di barbarie, questo è un qualcosa di falso, di strumentale! Perché oggi qui si parla di qualcosa di serio, di qualcosa di attuale, che non è soltanto nostalgico, ma è attuale e futuro. Perché vuole attualizzare ancora meglio e precisare, proprio ad evitare disguidi e comunque interpretazioni contrastanti da parte della giurisprudenza.

È quindi una linea netta, un chiaro messaggio di che cosa si vuole attuare e che è ancora vivo. Perché basta soltanto consultare i siti e verificare cosa esiste, che cosa è stato ricostituito anche in sede virtuale. E questa legge si preoccupa anche di questo, si preoccupa soprattutto dei messaggi che devono arrivare e possono arrivare alle nuove generazioni.

Credo che questa dovrebbe essere una condivisione comune, perché si fonda sulla nostra Costituzione e non possiamo rinnegare questi principi e nemmeno cercare di buttare tutto sul riferimento dell'oggettistica. Qui, proprio l'emendamento che la Commissione - ed ha un significato molto importante - oggi ha approvato è un emendamento che va verso la precisazione della condotta; quel richiamo che ha voluto fare anche la Commissione affari costituzionali, una condotta che punisce la propaganda di contenuti, non di immagini in quanto tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidentessa. Veda, la presidentessa della Commissione giustizia, a mio parere, ricorda male l'articolo 4 più volte citato, perché lì è scritto espressamente “pubblicamente esalta”, al primo comma. E la propaganda è un'aggravante prevista dal secondo comma: la pena è aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. E, quindi, deve essere, secondo la legge Scelba, pubblica. È aumentata la pena, se è fatta anche col mezzo della stampa. La propaganda in sé non è contenuta nel comma quarto, perché non è definita. E, quindi, la propaganda, in Italia, nell'italiano, può essere pubblica o può essere anche privata. Questo per il rispetto di quello che si scrive e di quello che si dice (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Presidente, per confermare il voto di astensione del gruppo di Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. A titolo personale, Presidente. Il concetto della presidente della Commissione cade, anche perché all'articolo 1 c'è scritto chiaramente “anche solo attraverso la produzione (…) o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia (…)”. Quindi, distingue: la simbologia deve essere pubblica, invece una fotografia può essere tenuta anche in casa. Io che ho la foto di mio padre vestito con la divisa da fascista, dovrò nasconderla quando lei verrà a trovarmi, perché altrimenti incorrerei in un reato grave. L'onorevole qui a fianco a me, che ha il nonno che ha nella foto del cimitero la divisa fascista, dovrà cambiarla, perché sennò bisognerà riesumarlo, per vedere se ha anche la divisa fascista nella bara. Grazie per questa legge, ci faremo la campagna elettorale con la gente di buonsenso!

PRESIDENTE. Passiamo a i voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Ferraresi, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Parisi, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 della Commissione, su cui vi è parere favorevole di Commissione e Governo, si rimette all'Aula al relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

A seguito dell'approvazione di quest'ultimo emendamento, l'emendamento 1.25 Mazziotti Di Celso è precluso. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.41 Fabrizio Di Stefano, su cui i pareri sono contrari.

FABRIZIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie Presidente, il mio emendamento nasce da una riflessione profonda, che ho avuto modo di fare questa estate, anche sentendo qualche sua giusta e opportuna riflessione.

Quel regime, i regimi, hanno lasciato anche delle vestigia, dei monumenti, dei segnali che possono giustamente - qualche collega prima parlava di sensibilità - ledere la sensibilità di chi passa.

Io, per esempio, quando passo vicino al Colosseo, pensando ai tanti cristiani che sono stati portati lì, vittime dei leoni, resto sempre costernato, ma penso anche ai turisti romeni, per esempio, quando passano e guardano la colonna traiana, dove sono celebrate le vittorie di Traiano contro i Daci, quando li sottomette, quando li rende servi di Roma; anche lì io penso: che sofferenza, che tristezza per gli eredi dei Daci passare lì sotto. Ma tornando più vicino penso a Castel Sant'Angelo, dove il papato ha chiuso, rinchiuso, punito chi non era in linea con il dettato della Chiesa e del suo regno in quel periodo.

Ho sentito giustamente e mi immedesimo nelle parole del collega Fedriga, quando dice quello che pensa e che sente lui quando passa davanti delle foibe di Basovizza, dove c'è un monumento, anche lì io immagino quanto soffra e bisogna valutare opportunamente una Commissione che vada a dire: forse, per non turbare chi passa, è meglio anche lì eliminare quel monumento, che ricorda il dramma di migliaia e migliaia di italiani che sono passati là.

E potrei continuare ancora, potrei continuare: qui, vicino al palazzo della Minerva, dove era la sede della Santa Inquisizione, o parlare di Campo de' Fiori: a Campo de' Fiori, ogni volta che ci passo, non posso non pensare a Giordano Bruno, orrendamente bruciato lì. Se tutte queste sensibilità bisogna tenerle in conto, allora sarebbe opportuno forse pensare anche a tutelarle le sensibilità. Poi, però, ho letto le affermazioni di un altro, che qualcuno qui non apprezza e non approva, ma che comunque è un leader di Stato, cioè Putin, un grande leader di Stato, che ha detto: Stalin era un orrendo criminale comunista, ma nonostante questo i suoi monumenti in Russia devono essere mantenuti, perché appartengono alla storia di questa nazione, a prescindere dal fatto che Stalin era un orrendo criminale comunista.

E allora? E allora ci ho ripensato, però l'avevo già presentato questo emendamento e, quindi, non potevo ritirarlo allora, ma lo ritiro oggi, perché temo che l'enorme ideologizzazione di quest'Aula possa portare alla follia di approvare perfino questo emendamento, per cui lo ritiro per evitare questo dramma, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.29 Fabrizio Di Stefano, su cui vi è parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Volevo semplicemente dire: prima ho citato degli episodi che riguardano tutti i regimi totalitari; allora perché limitare soltanto all'efferatezza e agli atti efferati di un certo regime totalitario e non di altre ideologie, che hanno composto e hanno compiuto altrettanti misfatti? Per questo io pensavo che bisognava includere nella terminologia tutti i regimi totalitari e non soltanto alcuni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Confermiamo il voto favorevole a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, perché? Non abbiamo tempo, cosa ci costringe a fare per parlare almeno un minuto! Grazie, comunque.

Presidente, non capiamo perché si debba punire soltanto chi, a giudizio del relatore e dei sottoscrittori del presente provvedimento, ha commesso crimini terribili e non tutti coloro che si richiamano a ideologie che hanno commesso crimini terribili.

Io ricordo il numero di milioni di morti causati dal comunismo non solo all'estero, anche in Italia finita la guerra, anche nel triangolo della morte, anche le efferate uccisioni dei partigiani dopo la fine della guerra sono tali da essere condannate. Ricordo che c'era chi voleva togliere la libertà agli italiani dopo il fascismo per consegnare l'Italia al regime totalitario di Stalin. Perché non vogliamo almeno accomunare tutti i regimi totalitari alla previsione di questa norma? Spiegatecelo. Io lo chiedo sommessamente, voglio sapere perché.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI. Grazie Presidente, cercherò di rispondere a questi quesiti anche portandoci diciamo al tema e a quello che c'è scritto nell'emendamento. In questa discussione, molto interessante devo dire, soprattutto da un punto di vista storico e sociologico, cioè come si può reinventare e rivedere la storia all'interno di un'Aula parlamentare, omettiamo un piccolo fatto: questo piccolo fatto è il motivo per cui noi siamo qui oggi ed è il motivo per cui è stata scritta ed è nata la nostra Costituzione, e cioè, a voler dire, il regime fascista. Il regime fascista c'è stato nel nostro Paese ed è venuto quando Mussolini, assieme al Partito Nazionale Fascista e alle sue camicie nere, arrivò e pose fine a quel sistema liberale che prima sentivo nominare. Bene, il partito fascista - Mussolini - portò l'Italia in guerra a fianco di Hitler e portò diciamo a una serie di sciagure, che se volete possiamo anche elencare, ma che sono disponibili in tutti i libri di storia, che dovremmo avere tutti più o meno letto. Perché? Che cosa successe?

Che il nostro Paese, che finì nella Seconda guerra mondiale dalla parte di Hitler, non dalla parte di qualcun altro, alla fine, attraverso la liberazione tramite gli alleati e attraverso il CLN, cioè il Comitato di liberazione nazionale, si liberò, e cosa fece? Si crearono dei governi democratici e, dal 1944 al 1946, all'interno di quei governi democratici ci fu anche, per fare un esempio a caso, il segretario del Partito comunista italiano, che fu prima Vicepresidente del Consiglio e poi Ministro di grazia e giustizia.

Da lì venne istituita la Costituente e poi fu approvata una Costituzione e nella Costituzione ci sono due cose: non ci può essere la monarchia, perché la nostra è una repubblica, e non si può ricostituire il Partito fascista, non un altro partito, ma quello che ci ha portato alla guerra e alla miseria, quello che ha distrutto lo stato liberale che c'era prima e quello che però, grazie alle sue “malefatte”, ha creato le basi per la democrazia.

Non è una cosa che è passata e non c'è più - e chiudo su questo - perché purtroppo i fascisti o i rigurgiti di fascismo ci sono ancora e faccio un esempio per tutti e la chiudiamo qui: l'esempio che prima citava l'onorevole Verini è quello di Breivik, che uccise appunto ottanta persone in Norvegia, non ottanta persone a caso, ma ottanta ragazzi della giovanile del Partito socialista che erano in un campeggio.

Ora, io rendo noto a chi se lo fosse dimenticato in quest'Aula che un eurodeputato della Lega Nord all'epoca disse che le idee e le opinioni di Breivik erano condivisibili. Purtroppo, il suo vademecum è ancora online e potete vedere le sue opinioni “condivisibili”.

Queste opinioni condivisibili sono state anche rilanciate ultimamente, attraverso Facebook e attraverso altri canali, proprio sulla pagina della giovanile del Partito socialista e del Partito Democratico, che aderisce al Partito socialista europeo, ed è stato pubblicato un post da parte del segretario della Lega Nord. Gli stessi auguri che ci fosse un nuovo Breivik anche in Italia sono arrivati da italiani in Italia.

Le accuse, le intimidazioni e le aggressioni fasciste a sfondo omofobo, a sfondo razzista e a sfondo xenofobo ci sono ed esistono e la propaganda fascista c'è ed esiste e si sa perché esiste: proprio perché c'è stato il Partito nazionale fascista, proprio perché noi siamo nati dalla guerra, dalla Liberazione e dal Partito nazionale fascista ed è per questo che c'è ed è per questo che va ricordato ed è per questo che non può essere trattato - altrimenti si sta facendo revisionismo - come se fosse un partito qualunque.

Quello non è stato un partito qualunque; quello è stato la causa di migliaia di morti, quello è stato la causa della guerra e quello è stato la causa e anche la forza che ha dato il potere all'Italia e agli italiani di creare uno Stato democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Grazie, Presidente. A parte che non riesco a capire come mai c'è così grande passione su questa proposta di legge, mentre invece i problemi degli italiani sono assolutamente altri, ma il non volere questo emendamento ci dà proprio la rappresentazione plastica che si vuole colpire soltanto una parte della storia, trattando la storia con assoluta superficialità.

Capisco anche perché martedì il Ministro Franceschini si recherà a Bolzano a coprire un monumento, un bassorilievo nella piazza del tribunale di Bolzano, che raffigura Mussolini a cavallo; lo va a coprire con una scritta e questo è un grave danno culturale al nostro Paese, perché credo che ci siano dei monumenti in questo Paese che hanno un tale significato storico e culturale che facciamo male alla nostra cultura. Siamo al pari di quei talebani che bombardano tutto ciò che era segno del passato.

Fermatevi un attimo a riflettere e abbandonate queste ideologia che vi toglie assolutamente lucidità sulla storia e sulla cultura del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, io credo che il collega La Russa non volesse parlare di storia, ma volesse parlare di concretezza. La storia la conosciamo tutti e proprio per questo la Corte costituzionale si è espressa più volte nell'interpretazione del concetto e, peraltro, la Costituzione, richiamata un po' improvvidamente, non a caso confina alle disposizioni transitorie e finali quella normativa, perché allora c'era un problema. La legge penale, a differenza della storia e della Costituzione, punisce fatti concreti.

Oggi il pericolo di instaurazione di regimi totalitari non viene dal partito fascista; viene, per esempio, come accade in Venezuela, dal Partito comunista o come sta avvenendo in Corea (e lo vediamo tutti). Allo stesso modo, viene nei regimi islamici, che sappiamo essere molto amici della maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Fabrizio Di Stefano, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Gasparini, con il parere favorevole della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Anche qui lo sforzo di questo emendamento è quello di esplicitare la possibilità di percepire la lesività delle condotte in concreto. Quando si dice di sopprimere le parole da: “anche solo” fino a: “chiaramente riferiti” si tende, evidentemente, ad eliminare la parte puramente ideologica di questa norma, la parte più pericolosa, la parte incerta, la parte che espone ad interpretazioni random, cioè quella che non dà la certezza della condotta.

Io ho ascoltato come sempre con attenzione qualche intervento che ha cercato disperatamente di difendere il testo della norma ritenendola oggettivizzabile. Ma io chiedo, secondo un principio di letteralità della percezione delle parole, perché le parole hanno un significato, come si possa sostenere che la richiesta di sopprimere questa parte puramente ideologica della norma sia oggettivizzabile.

Qui siamo di fronte ad una vera e propria opinione trasfusa in una gestualità indistinta, prescindendo - lo ribadisco - dai contenuti, ma affidando ad una tecnica normativa discutibile che in qualche modo - e mi dispiace dirlo - richiama la incapacità di fare democraticamente una norma penale, oggettivizzata, cioè qui si puniscono condotte solo perché vicine ad una ideologia e questo, consentitemelo, non è un modo di legiferare democratico. Lo ripeto: non è un modo di legiferare democratico, prescindendo dai contenuti e dalle direzioni. Se io ho l'ansia di dover dire che qualsiasi segno diventa reato, perché appartiene ad una particolare opinione, questo è un modo di legiferare sbagliato, che ci riporta indietro nel tempo a quella politica della forbice aperta o chiusa a seconda di come la pensavi.

È un errore clamoroso sul piano del diritto penale. Io vi prego, non è la parola “fascista” che mi spaventa, o comunista o leninista; mi spaventano norme incriminatrici che non siano fatte per poter scrivere dei reati, ma poter scrivere delle opinioni difformi; questo non va bene, non va bene!

Allora, se riprendiamo, Presidente, l'equilibrio normativo, quello che ha consentito ai nostri padri costituenti e post-costituenti di scrivere norme incriminatrici vicine al concetto di antigiuridicità, che avessero in sé la percezione del fatto illecito, non dell'opinione contraria - e tutti sappiamo che, nella storia, quando l'opinione contraria è diventata un reato, la democrazia era in pericolo - non vorrei che subliminalmente corressimo lo stesso rischio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, la ringrazio; io occuperò solo pochi secondi, perché ho ascoltato con attenzione le argomentazioni giuridiche del collega Sisto, che con tanta puntualità ha evidenziato le carenze di questa proposta di legge e anche le motivazioni politiche che altri colleghi hanno messo in evidenza in quest'Aula, come il collega Di Stefano o il collega La Russa. Vorrei tranquillizzarli, perché, per fortuna, la maggioranza non è tutta radicale e un po' ottusa come quella che c'è qui alla Camera; c'è anche quella più ragionevole del Senato che, ad esempio, pochi minuti fa ha deciso di rinviare sine die lo ius soli. Avverrà anche per questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, solo per sensibilizzare, al di fuori della polemica, la maggioranza su quello che stiamo votando. L'emendamento precedente, io invito i deputati di maggioranza a leggerlo, dice che viene perseguito chi propaganda i relativi metodi sovversivi del sistema democratico.

Allora, voi capite l'interpretazione così vaga che può esserci. Cioè, io mi domando, se domani un cittadino arrabbiato con il Parlamento scrive su un social network “andiamo a prenderli”, senza citare nulla, perché qui c'è scritto “ovvero”, e “andiamo a prenderli” richiama i metodi del partito fascista, perché “andiamo a prenderli”, i parlamentari, vuol dire quello, rischia di essere condannato a quattro anni, perché il secondo comma raddoppia le pene? Ma stiamo scherzando? Ma siete normali a scrivere una cosa del genere? Ma riflettete, non potete fare leggi di carattere penale sull'onda di una propaganda bieca della vostra parte politica, non conoscendo i danni che potete creare, anche se scrivete in buona fede.

Non metto in dubbio che sia scritto in buona fede, ma voi capite a cosa può portare l'interpretazione estensiva di questa norma assolutamente vaga e pericolosa? Allora, fermiamoci un attimo a riflettere. Noi partiamo da posizioni diverse; io credo nella libertà delle idee e anche di contrastare idee negative; volete andare avanti su questa strada, avete i numeri, purtroppo, in questa maggioranza, ma, perlomeno, non scrivete queste follie che, veramente, rischiano di diventare pericolose.

È un appello che faccio, un appello al buonsenso, che non può sempre piegarsi a un estremismo di sinistra che stiamo vedendo anche in quest'Aula e da parte di quell'area del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Ferraresi, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.27 Ferraresi e 1.51 Gasparini. I pareri sono favorevoli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ci sono alcuni emendamenti che non esito a definire divertenti, perché non c'è niente di più divertente che emendare un testo inutilmente, dando l'impressione che questo emendamento possa essere migliorativo; ma chi ha un minimo di dimestichezza con i processi ermeneutici interpretativi delle norme penali, o, in genere, dell'interpretazione, sa distinguere un intervento utile e un intervento assolutamente superfluo. Infatti, Presidente, con questi due emendamenti si chiede di eliminare la parola: “solo”.

Allora, se andiamo a rileggere l'efficacia di questi emendamenti: “Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione (…)”, o: “anche attraverso la produzione”, io mi chiedo quel “solo” a che cosa si dovrebbe accompagnare. Questa è una estrinsecazione delle modalità di condotta; eliminare “solo” non ha nessun significato migliorativo del testo, è una superfluità che diventa assolutamente risibile e un po' beffarda, mi si faccia passare il termine “sarcastica”, addirittura, rispetto ad una norma che certamente non ha bisogno di un drafting di questo genere per essere completamente incostituzionale.

Noi stiamo teorizzando la genericità di un rimprovero di carattere penale sulla scorta di condotte che di penalistico, dal punto di vista formale, non hanno nulla, solo perché apparentate con un dissenso ideologico. Questo è il leitmotiv di questa norma e questi emendamenti non meritano, davvero, neanche di essere portati all'attenzione dell'Aula, tanto sono inutili dal punto di vista formale e sostanziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Per il suo tramite, il presidente Sisto ha usato, in amicizia, parole forti nei confronti dell'estensore della legge. Con diversa tonalità, quindi senza nessuna forza, suggerisco una migliore lettura del testo, così come modificato sinora dall'approvazione degli emendamenti.

Finora, con gli emendamenti approvati, noi abbiamo questo nuovo testo di legge: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero - e mi rivolgo al collega Fedriga, dov'è, il collega Fedriga? Non c'è, si è ristretto il campo rispetto all'elencazione del secondo comma dell'articolo 4 della legge Scelba - dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione... Rispetto al testo precedente, in presenza della parola “solo” - peraltro, l'emendamento è stato presentato sia dal MoVimento 5 Stelle che dal Partito Democratico - non è sufficiente, con il testo così emendato, la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, non c'è più il “solo”, non è solamente quella condotta, perché guida la condotta rilevante il gesto della propaganda. Non è la produzione, la distribuzione o la diffusione in sé, solamente quello.

È una delle modalità con cui si può fare propaganda del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, quindi, mi pare che sia, signora Presidente, da parte del collega Sisto che ha parlato, una mancanza di attenzione pensare che la frase abbia lo stesso valore di prima, ora che abbiamo, grazie ai due emendamenti di cui è stato proposto il voto favorevole, tolto, ablato, il termine che rappresentava quella singolare azione come ricadente nella condotta penalmente rilevante. È quell'azione, ma se è riferibile ad una propaganda e nel giudizio deve essere fatta risalire all'atto di propaganda, non bastano la produzione, distribuzione, diffusione o vendite raffiguranti, eccetera, eccetera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì, grazie, rapidissimamente, solo perché il collega Sisto, all'inizio di questo esame, ha richiamato il parere della Commissione affari costituzionali. Questo emendamento, così come due o tre degli altri, riflettono esattamente le osservazioni della Commissione affari costituzionali, che peraltro abbiamo anche ampiamente discusso con l'onorevole Sisto; quindi, mi stupisce adesso la contrarietà a un emendamento lungamente discusso e approvato in un testo che il presidente Sisto ha giustamente - e lo ringrazio – richiamato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io intervengo per fare alcune considerazioni in merito non tanto ai minimi emendamenti correttivi che si stanno proponendo, probabilmente per indirizzare il tiro rispetto all'introduzione di una nuova fattispecie di reato che io, credo, porterà a gravi problemi interpretativi esattamente nel momento in cui la magistratura sarà chiamata a dare una lettura e un'applicazione a questi nuovi reati, se mai dovessero entrare in vigore. Io mi permetto, però, Presidente, di fare una considerazione molto più generale, non solo con riferimento a questo reato, ma alla visione complessiva del sistema giustizia che chi oggi propone questo disegno di legge ha.

Noi oggi andiamo ad introdurre, se mai diventerà legge, una nuova fattispecie di reato, e questo lo dico anche guardando in modo particolare il collega Sannicandro, perché, molte volte, in quest'Aula, noi della Lega siamo stati accusati e siamo stati più volte rimproverati di voler introdurre nuove fattispecie di reato, siamo stati più volte accusati della tecnica normativa e politica della Lega di voler sanzionare alcune condotte introducendo, in un codice penale già sovrabbondante di reati, nuove fattispecie di reato. Cito un reato per tutti: il reato di immigrazione clandestina. Ci è più volte stato detto: il reato di immigrazione clandestina cosa lo introducete a fare, tanto non serve, visto che ci sono già altre fattispecie di reato. È singolare che oggi, esattamente quelle stesse forze politiche che ci hanno accusato per anni all'interno di questo Parlamento nel dibattito parlamentare di introdurre nuove fattispecie di reato, vanno ad introdurre, loro stesse, per piantare una bandierina politica in vista di una campagna elettorale, una nuova fattispecie di reato.

E ancora, Presidente: in questi cinque anni noi abbiamo assistito - e lo dico con riferimento alle sanzioni, alla sanzione penale, al carcere previsto da questa fattispecie di reato - ad una condotta in materia di giustizia, da parte della sinistra e da parte del Partito Democratico in modo particolare, che andava in una direzione, che era quella di depenalizzare reati importanti e gravi, trasformandoli in sanzioni amministrative. In questo Parlamento abbiamo votato cinque “svuota carceri”, Presidente, per due motivi: primo, per non ingolfare troppo i tribunali e per non ingolfare troppo le carceri. Oggi, Presidente, noi, introducendo questo reato, andiamo esattamente in quella direzione: ingolfiamo i tribunali di un nuovo reato ideologico e propagandistico e rischiamo di andare ad ingolfare ulteriormente le carceri. Questo, Presidente, anche alla luce del prossimo decreto legislativo sull'ordinamento penitenziario che questa maggioranza porterà, è la dimostrazione plastica della visione confusa e contraddittoria del Partito Democratico in materia di giustizia, in modo particolare perché ci stiamo avvicinando ad una campagna elettorale.

Quello che viene fatto oggi, con l'introduzione di questo reato, è un fatto estremamente grave, perché, caro collega Fiano, tanto la legge Scelba, quanto la legge Mancino, già coprono le condotte e i comportamenti che voi oggi volete o tentate di sanzionare e di coprire attraverso una sanzione penale. Io credo che, al di là delle campagne elettorali, noi siamo chiamati a disciplinare in maniera corretta e idonea le condotte contrarie alla legge.

Attenzione, perché oggi noi andiamo ad introdurre un reato che è chiaramente indeterminato, che è chiaramente generico e che porterà inevitabilmente a rendere ancora più difficile l'interpretazione giurisprudenziale rispetto a chi sarà chiamato ad applicare questo tipo di reato; ed è uno dei motivi, oltre a quelli di natura storica, ideologica e politica, che porta il gruppo della Lega ad essere fermamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Voglio ribattere che da sempre mi batto affinché non si implementi il codice penale di ulteriori reati, ma non è che ogni intervento che devo fare, lo devo fare in tal senso. Tra l'altro, ho già accennato al fatto che questa legge è gravemente lacunosa sotto il profilo della educazione delle giovani generazioni degli italiani ai valori dell'antifascismo. Ho citato la legge Scelba: la legge Scelba si affidava a norme penali, infatti è vietata la ricostituzione del Partito Fascista, come ho già detto prima, era prevista la confisca dei beni, è prevista poi l'apologia del fascismo, le manifestazioni fasciste e via discorrendo, però alla fine conclude: pubblicazioni sull'attività antidemocratica del fascismo, e si impegna, il Governo dell'epoca, a operare affinché i cittadini conoscessero fino in fondo che cosa fosse stato il fascismo e quali erano i danni che aveva prodotto.

Ora, questo articolo non è stato forse adeguatamente rispettato, io dico sufficientemente rispettato, per cui abbiamo questi rigurgiti in giro, e se c'è da intervenire era sotto questo profilo, noi siamo arrivati a cancellare l'educazione civica in pratica dalle scuole, questo è il punto e non ci possiamo illudere che implementando il codice penale, non – ripeto - modificando la legge Scelba, ma implementando il codice penale, si raggiungano degli effettivi risultati. Questa è la situazione. Comunque, come dire, vedremo quali effetti produrrà. Io lamento che, con questa proposta di legge, noi, come dire, poniamo una specie di ombrello sulle inadempienze educative che in questi anni sono state realizzate da tutti i Governi, in buona in buona sostanza.

Per quanto riguarda l'emendamento in sé, voglio dire che quel “solo” è stato tolto, dal mio punto di vista, esclusivamente perché era superfluo, era una sorta di rafforzativo, rivelatore tra l'altro di un sentimento, cioè si voleva dire che, sostanzialmente, si ha propaganda fascista anche solo esibendo un'immagine, anche solo mettendo in vendita delle statuine, dei gadget, degli oggetti che richiamassero il fascismo e via discorrendo. Ora, d'accordo, come dire è stata una parola che ha rivelato il sentimento ispiratore della legge, ma che, dovendo poi alla fine fare i conti con la tecnica legislativa, giustamente la Commissione I ha detto che andava soppressa perché era sufficiente dire “anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti”.

Io mi permetto di dire che qua non si è neanche considerato quello a cui si va incontro qualora questa legge fosse applicata, ecco perché andava pensata meglio. Qualora questa legge fosse approvata definitivamente, poi ci saranno delle conseguenze applicative pratiche di massa, è il caso di dire, e non certo individuali.

Quindi, per dirla un po' con i giuristi che abbiamo ascoltato, quando ci togliamo il “solo”, quando leggiamo il testo con obiettività, se eliminiamo la parte in cui tutto fa pensare ad un reato di opinione, vuol dire che si ricade esclusivamente sotto il regime della legge Scelba; e come è stato detto da qualche giurista dell'Unione camere penali, che sono stati ascoltati in Commissione, questi hanno sostenuto che la legge è parzialmente incostituzionale e, laddove non lo è, è una legge superflua perché si sovrappone a quello che già c'è.

Faccio un esempio pratico e concludo veramente: l'articolo 293-bis dell'ultima versione dice: “chiunque propaganda”, l'articolo 4 della legge Scelba comincia: “chiunque propaganda”: ho finito qui.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.27 Ferraresi e 1.51 Gasparini, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.40 Santerini, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, intervengo su questo emendamento per segnalare come, nell'ambito del dibattito, la discussione sui singoli emendamenti non possa prescindere da talune affermazioni che ho ascoltato. Ho ascoltato nell'intervento che mi ha preceduto, sugli identici emendamenti 1.51 Gasparini e 1.27 Ferraresi, che le norme penali devono educare le giovani generazioni ai valori etici; e questa è una norma che non educa. Ma rammenterò, per un mero refuso culturale, che, quando la norma penale educa all'etica, non è una norma democratica. Lo Stato etico, per definizione, è lo Stato che travolge la democrazia. Ecco l'equivoco di fondo, ecco la confessione stragiudiziale che riviene da insospettabili commentatori e chiosatori in quest'Aula. È una norma che non svolge la funzione di educare le giovani generazioni allo Stato etico, perché questo è il diritto penale, secondo voi: l'educazione dei giovani allo Stato etico. Io credo che davvero c'è da sorridere, se non ci fosse da piangere, di fronte a questo tipo di approccio! E ricorderò al presidente Mazziotti Di Celso, con cui abbiamo sempre un'interlocuzione di grande franchezza, che l'emendamento in questione è parva materia rispetto all'ottimo parere dalla I Commissione, che criticava e ha criticato pesantissimamente il principio di determinatezza di questa norma, che rimane il vero fulcro negativo di questa fattispecie. Cioè, è una fattispecie proprio priva di qualsivoglia connotazione di condotta penalmente rilevante, tanto estesa, tanto è diffusa e tanto è incontrollabile; altro che questo emendamento sul “solo”! Certo, fa parte del pacchetto, ma questo emendamento, il “solo”, non è certamente un richiamo puntuale a quel parere. Per concludere la valutazione su questo emendamento, dico che qualche volta, forse, meglio il “solo” che così male accompagnato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Presidente, questo emendamento, che tra l'altro ha avuto il parere contrario della Commissione, verrà ritirato, quindi non è necessario che il Presidente Sisto vada a scomodare lo Stato etico, perché non mi pare che stiamo dicendo che in questo caso lo Stato debba comportarsi esattamente come avrebbe fatto lo Stato fascista dell'epoca, cioè promuovendo su larga scala un'opera culturale di convincimento delle giovani generazioni che, quello sì, avrebbe fatto temere la definizione di Stato etico. Quello che avrei chiesto con questo emendamento è semplicemente di poter prevedere per questo tipo di reato dei lavori di pubblica utilità anziché la reclusione.

Vorrei specificare molto bene che questo non vuol dire sottovalutare la gravità dei reati che stiamo considerando. Io sono molto d'accordo con chi ha steso il testo e con i relatori, sul fatto che la banalizzazione del fascismo sia altrettanto pericolosa di quella portata avanti in modo sistematico. Noi riteniamo che il ragazzo naziskin, la famigliola che va a fare il picnic a Predappio, chi scherza in modo goliardico con simboli come quelli del fascismo e del nazifascismo siano da censurare, perché dietro questi simboli c'è sofferenza, c'è un modello di Stato che, come sappiamo, ha conculcato le libertà, ed è soprattutto un modello totalitario, cioè quel modello totalitario - vorrei dirlo anche ai colleghi - e autoritario che noi tutti stiamo contestando - perlomeno lo spero, perlomeno io - ma che vedo risorgere anche oggi in forme di neo-populismo. Ciò perché quando il neo-populismo dice “solo noi abbiamo la risposta”, quando dice “solo io sono la democrazia”, quando escludo gli altri arrivando naturalmente a tutta una gerarchizzazione della società e anche al razzismo e all'antisemitismo, questo tipo di totalitarismo pseudodemocratico è ancora pericoloso ed è ancora tra noi. Quindi, non stiamo sottovalutando questa norma, stiamo dicendo che probabilmente potremmo affrontare meglio questo tipo di neofascismo serpeggiante, questo discorso d'odio volgarizzato e diffuso con altri sistemi che non sia la reclusione.

PRESIDENTE. Allora passiamo alla votazione dell'emendamento 1.39 Ferraresi, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sfrutto la dichiarazione di voto sull'emendamento 1.39 Ferraresi anche in relazione a quanto appena sostenuto dalla collega che mi ha preceduto, che reputo estremamente pericoloso. Infatti, inizialmente noi abbiamo contestato la norma per la vaghezza, pensando che ci fosse buona fede ma che la vaghezza in sé fosse data da un'incompetenza da parte dei colleghi di maggioranza, ma quanto ha detto la collega che mi ha preceduto è stato molto chiaro: l'intento è quello di tacciare come fascista chiunque non la pensi come loro, quindi di punire chiunque non la pensi come loro, perché il populismo addirittura è stato tacciato di fascismo, e quindi deve essere perseguitato! Siamo al delirio! Siamo al delirio assoluto! Siamo a chi vuole fare il processo a chi non la pensa come il PD e come la sinistra! Allora, forse, questa vaghezza e questa indeterminatezza della norma non è casuale, è voluta, perché così si potrà perseguitare chiunque lontanamente possa essere additato come chi non la pensa come il PD e quindi essere considerato fascista, quindi essere perseguitato, quindi essere denunciato e finire sotto processo. Quanto ha detto la collega, se pur arrivando a una conclusione differente, cioè non arrivando alla reclusione, come diceva, fa emergere quello che nasconde la norma, e per questo ci preoccupa, per questo questa indeterminatezza diventa estremamente pericolosa.

Dico anche ai colleghi del Partito Democratico: stiamo attenti, stiamo attenti ad approvare norme di questo tipo, perché quello che ha testimoniato la collega è quello che può avvenire, ovvero che qualsiasi cosa, anche il populismo, sia fascismo. Allora, vi prego, un po' di buonsenso, per chi è in buona fede - evidentemente non tutti -, per non approvare norme che possono diventare così pericolose, come ha testimoniato appena una collega di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Un flash su questo emendamento, che propone, per l'ultima volta, il perimetro della norma che si sta discutendo. Credo che debba essere accolto. La Commissione e il relatore devono cogliere l'opportunità di riprecisare questo perimetro, perché, vede, Presidente, il relatore qualche minuto fa, nell'esemplificare quali sarebbero i contenuti propri del fascismo, ha testualmente detto: ci può essere un delinquente, che va in giro a predicare oggi razzismo, xenofobia, odio contro il diverso e la società aperta. Ora, questi atteggiamenti possono costituire altre fattispecie penali o più semplicemente esecrabili opinioni politiche, ma non possono essere considerate propaganda del regime fascista.

Quindi, mi appello all'intelligenza e alla saggezza del relatore, perché, proprio volendo emendare le sue recentissime dichiarazioni, voglia, in “zona Cesarini”, correggere ancora il contenuto della norma, per evitare questa deriva interpretativa, che certamente non è nelle intenzioni dei proponenti.

PRESIDENTE. Passiamo a i voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.39 Ferraresi, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Ferrari, parere favorevole di Commissione, Governo e relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.030 Rampelli, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, chiedo al rappresentante del Governo, sottosegretario Migliore, di esprimere i pareri sugli ordini del giorno.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signora Presidente. Gli ordini del giorno n. 9/3343-A/1 Nesi e n. 9/3343-A/2 Marzano sono accolti.

Sull'ordine del giorno n. 9/3343-A/3 Anzaldi propongo una riformulazione. Dopo le parole: “prevedere la costituzione di un apposito osservatorio”, inserire le seguenti: “senza che ciò comporti nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato”. Se venisse accettata questa riformulazione, ovviamente, accoglierei l'ordine del giorno.

L'ordine del giorno n. 9/3343-A/4 Palese è accolto.

PRESIDENTE. Grazie. Quindi abbiamo pareri favorevoli e solo una riformulazione. Chiedo se il presentatore accolga la riformulazione. Sì, la accoglie.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Presidente Ferranti, mi aveva chiesto di intervenire? Prego.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, è necessario effettuare una breve riunione del Comitato dei nove, perché, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.53 Ferrari, è necessario apportare una correzione di forma al titolo.

Quindi, chiederei una sospensione proprio di cinque minuti, con convocazione qui, se possibile, del Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Va bene, allora, in Sala ministri forse è più facile.

Quindi, sospendo la seduta per cinque minuti, che riprenderà alle 18,35.

La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,40.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente, confesso di aver provato una certa esitazione di fronte alla proposta del collega Fiano di introdurre nel codice penale l'articolo 293-bis, non certo per una sorta di timidezza nell'opporci all'ideologia fascista in tutte le sue manifestazioni - noi socialisti non dobbiamo certo dare prova di antifascismo, due nomi per tutti: Giacomo Matteotti e Sandro Pertini - ma ci siamo interrogati se fosse necessario introdurre un nuovo reato a fronte delle due leggi che già intervengono sul tema: la legge Scelba e la legge Mancino.

Qualcuno ha detto che questo provvedimento colpisce le opinioni; non ci pare sia così: la condotta punibile è l'atto di propaganda dei partiti fascista e nazionalsocialista tedesco e delle relative ideologie e non le opinioni, le idee, la ricerca storica, neppure i comportamenti folkloristici, spesso di cattivo gusto.

Ma al di là di questo provvedimento, che voteremo, noi socialisti riteniamo sia necessario alzare il livello di allarme e le barriere di una difesa preventiva contro le diffusioni di un morbo che, pure nei suoi aspetti più folcloristici, rischia di essere in grado di inquinare le coscienze dei giovani, preparando un terreno di coltura favorevole alla crescita del razzismo, della xenofobia, della violenza. Manifestiamo questa preoccupazione invitando a riflettere su alcuni fatti all'apparenza circoscritta e che invece hanno avuto conseguenze: penso al manifesto politico di Anders Behring Breivik, lo stragista di Utoya, che circola in tutta Europa.

Penso alle minacce ricevute dal giornalista Paolo Berizzi per le sue ricerche su un gruppo nazionalsocialista dalla provincia di Varese.

Penso al continuo alzare il tiro di Forza Nuova, alla riproposizione del manifesto d'epoca contro gli stupri ad opera di neri, come a dire: i migranti sono stupratori; al lancio di una sorta di marcia di Roma per il 28 ottobre, alla quale i “camerati” di ogni parte d'Italia sono invitati a marciare o all'annunciata campagna demografica per aumentare le nascite di italiani di donne italiane. Ecco, tutti questi fatti ci hanno tolto tutti i dubbi: voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente e scusi, temo di essere ripetitivo, ma non posso esimermi dal notare come sia davvero incomprensibile che in presenza di problematiche di grande rilievo sociale che riguardano l'occupazione, la sicurezza, i disastri geologici, le tante vertenze in piedi, non per ultimo la gestione migranti, si voglia occupare il tempo che residua della legislatura per affrontare questioni di natura esclusivamente ideologica, a mio parere assolutamente inopportune, inutili e soprattutto con la volontà di limitare la libertà di espressione. Perché alla fine di questo si tratta: come è stato già assegnato da altri colleghi, si vuole approvare un provvedimento illiberale, fazioso, che non risolve alcuna questione se non il morboso desiderio di una sinistra che vive una sindrome di inferiorità.

Il fascismo, mi pare, è decaduto da più di qualche anno e né mi risulta che in questi anni si siano corsi rischi per la nostra democrazia, se non di recente con Governi che non rappresentano la volontà popolare, Governi di sinistra. La democrazia si difende se si è capaci di interpretare le istanze del popolo. Non c'è norma che possa impedire il libero pensiero e tanto meno la sua libera espressione. Non è certo il saluto romano di qualche nostalgico a mettere in crisi una democrazia, ma il cattivo governare: siete mille volte più pericolosi voi, con il vostro malgoverno, di chiunque altro manifesti un'idea. Potete vietare un gesto, un'espressione, ma non un'idea. Con questo provvedimento vi comportate peggio di coloro ai quali volete impedire di esprimere libere opinioni. Domandatevi: chi sono i veri nemici della democrazia? Ma voi sapete bene chi sono, tant'è che vi siete guardati bene dall'affrontare in modo completo la materia, omettendo, guarda caso, di fare cenno ad altri ideologie a voi care che si basano sulla dittatura e sapete di cosa parlo.

Poi, se mi consentite, da avvocato entrerei anche nel merito delle questioni tecniche: vi chiedo come si possa configurare l'operato dei giudici chiamati a giudicare. Torniamo al tribunale dell'inquisizione? O magari ai tribunale speciali? Come definiamo questa fattispecie di reato, se non un reato di opinione? Temo davvero che si stia superando ogni limite alla decenza.

Occupatevi di dare sistemazione ai terremotati, risolvete i problemi del dissesto idrogeologico, della vera ripresa, che riduca drasticamente la disoccupazione giovanile, che al sud resta al 50 per cento, abbattete la pressione fiscale e combattete seriamente l'evasione: solo così si rafforza la democrazia. Questo è uno dei pochi o tanti motivi che inducono il nostro gruppo, Direzione Italia, a votare fermamente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente, come gruppo noi – l'ho anche più volte detto all'onorevole Fiano - non ritenevamo indispensabile questa legge, le cui fattispecie trovano già in parte tutela, ma sicuramente, anche se non essenziale, non la riteniamo liberticida. Abbiamo trovato sinceramente abbastanza ridicoli gli attacchi: una parte è venuta - e non sorprende - da gruppi che sono costantemente alleati politicamente di movimenti illiberali – e cito CasaPound - che probabilmente sono tra quelli più contrari a questa norma; poi sono gli stessi gruppi che in quest'Aula hanno sostenuto un emendamento in base al quale chi faceva propaganda jihadista o meglio era imputato di propaganda jihadista doveva finire al 41-bis, quindi se io dico di radere al suolo Israele da islamico vado al 41-bis con l'imputazione, se dico di farlo in quanto nazista probabilmente non prendo neanche una sanzione, pure con la sentenza passata in giudicato, quindi la coerenza diciamo che fa un po' di difetto. La realtà è che qui, grazie alle correzioni che la Commissione ha adottato e che riflettevano fortunatamente - e ne sono lieto - anche gli emendamenti da me presentati, è sanzionata soltanto la propaganda.

Qualcuno ha detto, qui dentro, più volte: con la propaganda, anche se faccio propaganda a casa mia? Beh, esiste il reato di propaganda - primo comma dell'articolo 4 della legge Scelba - che non prevede la nozione di propaganda fatta pubblicamente, contrariamente a quello che ha detto l'onorevole Longo, e quel reato viene interpretato dalla Cassazione come propaganda fatta in pubblico, perché la propaganda a casa propria, guardando la foto del proprio padre come ha detto l'onorevole La Russa, non esiste. Quindi con questa legge si punisce la propaganda fascista e nazista.

Poteva la giurisprudenza arrivarci attraverso la legge Scelba? Forse, non è sicuramente per noi un motivo per votare contro questa legge, perché non pensiamo che sia liberticida chi vieta di fare la propaganda fascista e nazista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori

per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente, io credo che questa legge abbia un grande significato politico: sta dimostrando che Renzi e il suo partito sono antifascisti. Chi diceva che erano di destra, chi diceva che si volevano alleare con Berlusconi: non è vero. Avete visto? È un partito di sinistra, antifascista, sta veramente rottamando tutti gli accendini, tutti i portachiavi, tutti i simboli del disciolto e mai tanto vituperato partito fascista. Certo, poi ci si incoraggia, io ho rispetto per il relatore e conosco la sua storia personale, come conosco la storia personale di tanti assassinati dai partigiani, con i parenti assassinati dopo la fine della guerra, e a lui dico: capisco perché hanno scelto te, capisco, sei la loro foglia di fico, non gliene frega niente dell'antifascismo e del fascismo, è una specie di ritinteggiatura, di sinistra, di un partito allo sbando qual è il Partito Democratico. E allora prendiamola sul ridere o drammaticamente facendo finta di ridere.

Esattamente io credo che, presi dall'entusiasmo di questa legge, potranno arrivare nuovi provvedimenti per fare quello che i talebani hanno fatto con le statue di Buddha. Possono ritornare vecchi progetti su cui c'è stata polemica anche con la Presidente Boldrini, che ha negato e poi ha ripreso. Possiamo abbattere tutti i simboli del fascismo. Oggi lo stesso Fiano ha detto: “Cancelliamo la scritta dux dall'obelisco”.

E, allora, perché non abbattere quelle orribili città? Bombardiamole! Latina, Sabaudia, Aprilia, Cervinia e le altre 50 città fatte dal fascismo! Perché a Roma non bombardare l'EUR, i ponti del Tevere, gli ospedali tipo il Fatebenefratelli, il San Camillo, la città universitaria, la stazione Termini, il mai tanto vituperato Stadio dei marmi e il Foro Mussolini? E poi perché non alluvioniamo l'Agropontino, il Tavoliere delle Puglie, perché non riportiamo le zanzare e le rimettiamo lì dove erano state ignominiosamente debellate e riportiamo le tante zanzare italiane che il fascismo aveva eliminato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)?

Abbattere tutto, non solo i monumenti: bisogna anche eliminare le nefandezze inventate da Mussolini. Basta con queste assicurazioni obbligatorie per le malattie professionali, basta la settimana lavorativa di 40 ore, basta con l'assistenza maternità e infanzia e col gratuito patrocinio! Abbattiamo i parchi nazionali; basta con la Mostra del cinema di Venezia! E potrei andare avanti per un altro quarto d'ora…

Ma purtroppo la storia è più seria. Piuttosto si discute del sesso degli angeli mentre alle porte c'è il terrorismo islamico; si discute del sesso degli angeli mentre nelle strade c'è lo stupro; si discute del sesso degli angeli mentre l'immigrazione incontrollata provoca un disagio che persino il Ministro dell'interno ha detto che mette a repentaglio l'unità sociale, culturale e politica dell'Italia.

E, allora, qual è la giustificazione? Il pericolo fascista? Ma non è la prima volta, perché c'è da quando sono nato. Me lo diceva e me lo ricordava Marcello Veneziani, che mi ha mandato una nota: è da quando sono nato che sento parlare del pericolo fascista. Ero un ragazzino quando nel 1960, partendo da Genova, dove c'era un democratico congresso del Movimento Sociale Italiano, i camalli e i comunisti di ogni specie fecero man bassa di qualunque libertà e impedirono, con la violenza e uccidendo persone, quel congresso; e quel pericolo fascista non c'era, tant'è che all'indomani non ci furono violenze fasciste.

E poi nel 1972, siccome Almirante aveva fatto una svolta democratica, nacque il pericolo fascista, ma anche in quel caso l'unica reazione che vedemmo fu quella di cercare di mettere fuorilegge un partito, mentre, se fossero stati veritieri quegli annunci periodici, avremmo dovuto vedere divampare nel nostro Paese guerre civili e scontri di piazza. Invece - e per un attimo chiedo la vostra attenzione - di quegli anni si ricordano solo più di trenta ragazzi disarmati e ritenuti fascisti uccisi nel nome della libertà, della democrazia e dell'antifascismo, che gridano vendetta di fronte a quello che sentono dal cielo oggi in quest'Aula, ma nessuna insorgenza di fascismo si ricorda.

Quello che offende la memoria storica non è il passato, ma è il presente che offende la memoria degli italiani, perché non offende solo chi ha una valutazione storica diversa rispetto alla vostra del fascismo, chi ne sa riconoscere le tante ombre ma anche le luci, ma offende anche gli antifascisti veri, quelli che non sfruttano il fascismo dalle poltrone o in vista delle elezioni, quelli che, con le armi in pugno, lo combatterono dal vero il fascismo e quelli specialmente che lo combatterono non per riportare una dittatura stalinista, ma perché cercavano la democrazia e la libertà, che sono quelli hanno il nostro rispetto. Erano antifascisti che oggi, come noi, si indignano di fronte a questa strumentalizzazione.

La memoria condivisa di un popolo può nascere solo se si distingue, nell'ambito del fascismo e dell'antifascismo, tra il bene e il male, la buona fede e la mala fede, la dedizione e l'eroismo o la viltà e il crimine e se si restituisce il passato al suo tempo, senza usarlo nel nostro presente.

Lasciamo il fascismo e l'antifascismo al nostro passato e alla sua memoria storica e curiamoci, invece, del presente e del futuro. Lo faremo contro di voi e senza di voi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, l'UDC si asterrà su questa votazione, perché ci sembra che troppo forti siano state le pressioni ideologiche nel dibattito in un senso o in un altro.

Noi riteniamo sicuramente importante tutto ciò che riecheggi possibili posizioni di estremismo di destra e di sinistra. Io vengo da una generazione in cui la conflittualità permanente nelle aule era tra i comunisti e i fascisti e in cui la lotta nell'esprimere storie, che erano storie di totalitarismo, erano di destra e di sinistra e non a caso la grande struttura di centro in quel periodo, rappresentata soprattutto dalla Democrazia Cristiana, costituiva il punto di vertice di quella che è la ricerca di una libertà in cui fosse possibile ad ognuno esprimere valori, atteggiamenti e comportamenti.

Questa proposta di legge ha un punto di merito: ricordare il “no” chiaro e fermo ai totalitarismi, sia di destra sia di sinistra. Non a caso i totalitarismi sono figli di una sorta di relativismo dei valori, che subordina la dignità della persona alla logica del diritto dello Stato.

In molte circostanze noi ci siamo espressi a favore del rispetto della persona prima ancora di quello che possa essere un pressing che, mortificando una visione di bene comune che rappresenta l'ideale di un Paese, costringe l'uomo a fare scelte e ad assumere comportamenti che sono veramente contrari a questi valori.

L'idea che questa proposta di legge possa condannare simboli, oggetti, comportamenti - e lasciatemelo anche dire così - gadget, minuteria e probabilmente cineserie, fatte in un posto o in un altro, esclusivamente perché esprimono un'idea ha qualcosa di ridicolo. Ma è certo che il “no” al totalitarismo deve essere chiaro e forte; bisogna dirlo oggi in quest'Aula, bisogna ripeterlo domani e bisogna, con questo spirito, prepararsi ad affrontare quelle che saranno le prossime elezioni per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Milena Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Si è discusso oggi pomeriggio in quest'Aula se non si rischi di dire che tutto è fascismo e questo naturalmente non sarebbe opportuno dirlo, ma così come sarebbe altrettanto pericoloso dire che nulla è fascismo.

Noi del gruppo Democrazia Solidale - Centro Democratico, anche se non entusiasti di questo testo, lo voteremo per un motivo in particolare, cioè per ricordare che l'antifascismo ha un senso anche oggi, perché trova il suo fondamento nella Costituente, nella Costituzione e in quella rivendicazione di libertà e di giustizia che, come ha scritto Aldo Moro, era proprio fatta in opposizione alla lunga oppressione fascista dei valori della personalità umana e della solidarietà sociale. Quindi, Moro volle la Costituzione non afascista; la volle proprio esplicitamente antifascista. Era un orizzonte morale oltre che politico, non solo un riferimento storico ma anche un orizzonte valoriale capace di unire le forze che poi avrebbero animato la politica italiana nei decenni successivi, nel dopoguerra.

Così è stato, cioè l'antifascismo ha ispirato una dinamica caratterizzata da una grande capacità inclusiva sia in senso sociale che politico. Per questo, deve restare un fondamento condiviso per la convivenza civile e politica, specialmente in un momento in cui sembra prevalere l'esclusione da parte di alcune forze politiche verso le altre.

Il populismo, fascista prima e apparentemente democratico ora, usa esattamente questo metodo e dice: siamo noi gli unici rappresentanti del popolo e voi siete nemici.

Noi siamo il popolo vero, una sorta di corpo mistico, la vera identità degli italiani o, in questo caso, anche di altri popoli europei, rappresentiamo la totalità, perché noi la rappresentiamo moralmente, noi siamo puri, voi invece siete corrotti, incapaci, mafiosi. In questo senso, la mentalità populista espressa oggi in varie forze politiche, in Italia e in Europa, è pericolosa per la democrazia, perché tende a distorcere il processo democratico, è ostile a quel delicato meccanismo di pesi e contrappesi che, certamente, certe volte è pesante in Italia, ma è utile, vuole annullare i corpi intermedi, è una mentalità infastidita delle ONG, delle associazioni, tende ad avere un leader indiscusso. Non a caso, il fascismo pretendeva di realizzare gli ideali democratici meglio della stessa democrazia. Il populismo pensa che esista un solo bene comune e un solo modo di rappresentarlo e, invece, il bene comune si raggiunge con una ricerca faticosa di consenso, di accomodamenti tra gruppi di culture politiche diverse, come quelle rappresentate in questo Parlamento; ed è veramente bene quando diventa bene comune, cioè realizzato attraverso un processo di discussione, non quando si presume di sapere già che cosa è bene.

Per questo legame, potremmo dire, tra populismo, fascismo e totalitarismo, ci sono importanti motivi per riaffermare il valore, il fondamento condiviso dell'antifascismo e per questo lo facciamo anche con una legge, tutto sommato, minore, che va ad integrare la legge Scelba e la legge Mancino del 1953 sull'incitazione alla violenza e alla discriminazione e punisce, appunto, chi pubblicamente esalta - questo la legge Scelba - principi, fatti o metodi del fascismo.

Ma è in contrasto questa norma con il principio della libertà di espressione, di pensiero garantita dalla Costituzione? Ci si è già domandati nella giurisprudenza se questo principio dovesse essere garantito, per esempio, anche quando, non so, si ricorre a gesti ricollegabili al fascismo come il saluto romano, e ci sono state sentenze molto contraddittorie; forse per questa ambiguità è stato alla fine utile, se non strettamente necessario, il testo di oggi. Non citerò le sentenze della Cassazione del 1977, che, appunto, affermavano che l'apologia del fascismo deve consistere in un'esaltazione tale da poter portare alla riorganizzazione del partito e, invece, ci fu anche un'interpretazione contraria, permissiva, in cui si dice che il saluto romano non è espressione della possibilità di manifestare liberamente il pensiero, ma, al contrario, è un gesto che istiga all'odio razziale e, come tale, va punito. Quindi, ci sono state posizioni molto diverse. Per qualcuno, appunto, una manifestazione esteriore è diretta in modo inequivocabile a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale e, però, ci sono state anche sentenze contrarie.

Nel legame fra populismo, fascismo e totalitarismo c'è un altro collegamento stretto che a noi interessa particolarmente, cioè quello con il razzismo e con l'antisemitismo. Il nazifascismo, proprio perché era una mentalità, come ho detto, totalitaria e anti pluralista, ha bisogno di un'ideologia della razza, inventa le razze, le mette in gerarchia, distingue il puro e l'impuro, noi e loro, l'ebreo e l'ariano, il popolo autentico e il popolo straniero. In questo senso, oggi, la saldatura tra queste riaffermazioni di ideologie nazifasciste, che avvenga con il bicchiere con sopra il ritratto di Mussolini, che avvenga con il gadget, che avvenga con il gesto, non importa; la saldatura tra riaffermazioni di ideologie nazifasciste si accompagna quasi automaticamente all'esclusione degli immigrati, all'odio razziale, alla xenofobia, all'antiziganismo, all'odio contro i rom e, naturalmente, all'antisemitismo di destra e di sinistra, sempre come confine tra noi, il popolo, e loro, i nemici.

E, quindi, non dobbiamo sottovalutare aspetti apparentemente minori come il saluto romano, l'oggetto, il gadget, perché rischiano di rendere inoffensivi e liberare simboli che, oggi, ci sembrano folcloristici, ma, in realtà, richiamano e simboleggiano odio, sofferenza, leggi liberticide, persecuzione delle minoranze, deportazione e distruzione degli ebrei d'Europa. In sintesi, sono la riaffermazione, anche se quasi per scherzo, di una logica totalitaria e antidemocratica.

Per questo, voteremo il testo, anche se dobbiamo domandarci se la strada giusta per dire un fermo “no” a queste ideologie è la condanna penale in forma di reclusione. A nostro parere, in alcuni casi potrebbe essere addirittura controproducente, facendo dei condannati dei martiri per la libertà e trasformando in antidemocratica proprio la Repubblica che punisce questi comportamenti.

Se veramente, come tutti affermano, siamo di fronte a un problema culturale, allora, è come tale che vanno affrontati questi delitti, evitando di confondere tra le forme ideologizzate e strutturate del fascismo, del razzismo, dell'antisemitismo e quelle di circostanza, di provocazione, che possono essere più facilmente rieducate. È chiaro che, di fronte a questo, è difficile distinguere. Noi siamo d'accordo con l'impedire la presunta marcia su Roma che Forza Nuova ha minacciato, proprio per tutti i significati che potrebbe avere e per il legame molto chiaro e molto forte che ha, oggi, con l'ideologia razzista, xenofoba, anti-immigrati. Ma avremmo ovviamente preferito una pena non detentiva, i lavori di pubblica utilità su richiesta del condannato e questo, lo ripeto, non perché sottovalutiamo i fenomeni di odio, ma, al contrario, perché vogliamo responsabilizzare di più la società e lo Stato e non certo lo Stato etico. La reclusione non è che l'ultima arma da usare con cautela per uno Stato che voglia ricreare la fiducia nella democrazia e nel pluralismo, per uno Stato che sa che il bene comune non si impone, ma si costruisce insieme, giorno per giorno (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Presidente, colleghi, confesso che questa legge non mi piace e mi piace ancor meno di questa legge parte del dibattito che si è sviluppato nel Paese, non tanto qui, in quest'Aula, ma nel Paese, intorno a questa proposta di legge. Non mi piace prima di tutto l'attacco, gli attacchi volgari e personali che sono stati rivolti al proponente di questa legge, al collega Fiano, che è un collega stimabile e che stimo; non mi piace l'iscrizione d'ufficio nel partito dei reduci o dei destrorsi di chi, invece, pone problemi di natura diversa, che pone problemi di un approccio liberale a un tema così delicato, quale è quello della libertà di opinione e non mi sono piaciuti alcuni argomenti che ho ascoltato, ne dirò alcuni, anche da parte di chi si oppone a questa legge.

Voglio dire, prima di tutto, che trovo veramente difficoltoso non considerare questa legge una legge che colpisce le opinioni; non è, come ha detto nel corso di questo dibattito il collega Sannicandro, una legge contro l'oggettistica o la memorialistica, perché il testo uscito dagli emendamenti che abbiamo approvato recita, appunto: chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi eccetera eccetera; siamo di fronte, quindi, a un confine, a un confine molto labile, molto delicato per una democrazia, per una democrazia liberale. Io mi ritengo così convintamente antifascista, per la verità anche anticomunista e anti ogni forma di totalitarismo, mi ritengo talmente un sincero democratico e un liberale che sono, come dire, totalmente contrario a ogni forma di sanzione nei confronti dei cosiddetti reati di opinione. E lo sono perché, quando vado a cercare la definizione di reato di opinione, ne trovo alcune di illustri giuristi di questo Paese che hanno scritto e hanno definito i reati di opinione.

I reati di opinione - ne cito una, quella di Grispigni - sono costituiti dalla manifestazione o dalla propaganda di idealità politiche sociali o religiose diverse da quella del gruppo dominante in uno Stato. Allora, per capirsi, io combatto ogni forma di fascismo, di sostegno delle ideologie razziste e razziali, ma la libertà di opinione sta scritta, anche quella, nella nostra Costituzione. Prima, una collega del Partito Democratico ricordava due principi invalicabili: il fatto che non si può ritornare alla monarchia e il fatto, contenuto nella XII disposizione transitoria, del divieto di ricostituzione del partito fascista.

Mi permetto di aggiungere che nella nostra Costituzione c'è anche l'articolo 21, quello che dice che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero; tutti, senza alcun limite, non c'è un limite. Io non ho capito che cosa si intende, perché si dica che questa non è una legge che colpisce le opinioni, perché probabilmente si pensa che, quando i costituenti pensavano di difendere la libertà di opinione, pensavano che la si dovesse difendere nel chiuso del proprio cervello. È ovvio che riconoscere la libertà di opinione significa libertà di poter esternare la propria opinione. Per quanto la si possa contrastare, per quanto si possa avere idee totalmente diverse, è essenza di un regime liberale e democratico quella di, come dire, tollerare anche certe opinioni. Non lo dicono solo, come dire, alcuni che si sono espressi in quest'Aula, lo dicono personaggi che non sono tacciabili di estremismo di destra. Ne cito uno, Rondolino: alle opinioni fasciste si risponde pubblicamente con opinioni migliori e più convincenti, le idee non sono mai pericolose, pericolosa è sempre la loro soppressione, qualunque ne sia la ragione.

Potrei citarne altri di interventi e di dubbi del genere, ma abbiamo ascoltato anche qui almeno due o tre interventi di colleghi che si sono alzati dicendo: voterò favorevolmente a questa legge - e sono anche vincolati probabilmente da un voto di comunanza e di maggioranza -, ma in realtà la sanzione penale... ma in realtà forse si dovrebbe agire più sul fronte culturale... ma in realtà... ci sono molti ‘ma in realtà' nei confronti di questa legge.

E io ne aggiungo altri, perché vedete, ci sono rigurgiti di fascismo, è vero, ci sono rigurgiti di comportamenti assolutamente in contrasto con la democrazia e con la nostra idea di democrazia, bisogna solo decidere quale sia più preoccupante.

Vorrei dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - che hanno condotto una battaglia su questa legge, sulla quale probabilmente voteremo nello stesso modo - che io considero più pericoloso di un accendino raffigurante l'immagine del duce, che si blocchino i banchi di un Parlamento della Repubblica quando i deputati devono sfilare per esprimere un voto, come è successo nel Senato della Repubblica per azioni ai limiti della violenza messe in atto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle.

Allora, chiariamoci sul perché siamo contrari e su che cosa vuol dire essere liberali, avere un approccio liberale nei confronti anche di certi fenomeni, perché io credo che noi siamo - a settant'anni dall'approvazione della Costituzione, il 1° gennaio ricorrerà il settantesimo anno dall'entrata in vigore - una grande democrazia, una democrazia liberale, che non può reggersi su pesanti limitazioni della libertà di manifestazione del pensiero.

E, rispetto ai dubbi che sono stati sollevati nel dibattito, io la voglio porre chiaramente la domanda: ci sono stati dei casi di cronaca, sì, è vero; c'è un signore che in uno stabilimento balneare di non mi ricordo quale provincia italiana ha esposto tutta una serie di richiami al regime fascista; quel signore, per effetto di questa legge, avrà due anni di carcere? La mia risposta è chiaramente “sì”, non è la legge che punisce l'oggettistica, onorevole Sannicandro, e basta. E quei signori che si riuniscono sotto le curve dello stadio e che alzano il braccio in segno di saluto romano, sono o no punibili, secondo questa legge, con una sanzione penale con due anni di galera? Secondo me, sì. Io non credo che si sia fatta per qualche altra cosa. E siccome si dice che si punisce chi propaganda i contenuti propri del fascismo, del partito fascista, i contenuti propri del fascismo non sono solo le leggi razziali: se un signore domani pubblica un post su Facebook invitando, come faceva il duce, a dare i figli alla patria perché abbiamo un deficit di natalità (peraltro, qualche ministro della Repubblica ha fatto qualcosa di simile), è propaganda fascista questa, dei contenuti propri del pensiero e dell'ideologia fascista, perché non c'erano solo le leggi razziali.

Ma davvero vogliamo affidare ai magistrati tutto questo? Ci immaginiamo i titoli sui giornali: retata a San Gregorio Armeno, erano esposte le statuette dei presepi raffiguranti Mussolini e Hitler. Si dice: quella non è propaganda? È esposta in un luogo pubblico per farsi comprare, non è propaganda? O non ci sarà un qualche magistrato che magari andrà a vedere se quel negoziante non aveva forse preso, qualche tempo addietro, la tessera del Movimento Sociale o di qualche partito di destra di questo Paese?

Io credo che sia sbagliata, dunque, questa legge. Credo che sia il frutto di un intendimento pedagogico malamente inteso, di una concezione ipertrofica del diritto per cui tutto si riduce a sanzione penale: quante ne abbiamo fatte, in questa legislatura, di queste cose?

È vero, ci sono problemi. Ci sono problemi amplificati dai socialmedia, dal rilievo che noi tutti diamo, che i mezzi di comunicazione danno ai social media, chiediamoci forse se tutti noi, a cominciare dai mezzi di comunicazione di massa, non gli diamo un po' troppa importanza.

Vorrei dire agli amici e ai colleghi di sinistra che convintamente sostengono questa legge che c'è anche un'altra risposta possibile. Cito un autore che forse vi è caro, un editorialista de la Repubblica che si chiama Michele Serra, che qualche giorno fa proponeva un'altra soluzione ai cretini del web, permettetemi di chiamarli così, agli stupidi che sostengono… siamo molti di più quelli che, invece, abbiamo la convinzione salda di che cosa sia una democrazia liberale. E, allora, davvero sono così tanti - si chiede Serra - questi italiani sconci e inascoltabili? E se fosse, come credo, uno su mille o anche uno su cento, non stiamo forse commettendo il tragico errore di valorizzare la loro presenza, non solamente oltre i loro meriti inesistenti, ma anche ben oltre il loro peso politico effettivo e la loro pericolosità reale?

PRESIDENTE. Deputato...

MASSIMO PARISI. Sono 9 minuti, Presidente, immagino mi voglia avvertire che mi resta un minuto. Allora, io voterò convintamente contro questa legge. Anche se capisco le ragioni, vorrei che non ci fosse fra queste ragioni quella che in qualche modo è stata sommessamente da qualcuno evocata - non tanto sommessamente, sommessamente l'ho io evocata -, ossia la ricerca di un'identità. Io capisco che militando in certi partiti, in questo momento, in una crisi generale del sistema e anche della politica e delle ideologie, si sia alla ricerca di nuove identità, ma davvero pensate che bisogna cercarle guardando indietro, anziché guardando avanti (Applausidei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. La mia generazione è cresciuta con l'ammonimento di un vizio occulto nell'ordinamento dello Stato repubblicano: quei 62 prefetti su 64 provenienti dai propri ruoli negli anni della dittatura, quei 120 questori su 135, quei 139 vicequestori, quella cultura permanente in settori delle forze di polizia e delle Forze armate, fino alle preoccupazioni di golpe pensati o tentati; culture sopravvissute in un contesto internazionale funzionale, fatto di regimi palesi anche in Europa e di organizzazioni occulte, che hanno mescolato la loro storia con quella delle strategie e dei fatti di sangue più drammatici della nostra storia.

In occasione del dibattito sull'introduzione del reato di negazionismo abbiamo prestato grande attenzione alla libertà di espressione e della ricerca storica; eravamo in buona compagnia: intellettuali, giornalisti, docenti universitari. Non mi sembra che in quest'occasione si presenti lo stesso problema, semplicemente perché facciamo riferimento a condotte concrete che costituiscono parte integrante di disegni organizzativi e che fino ad oggi hanno eluso la legislazione vigente, dobbiamo dircelo, col concorso in dolo o in colpa di chi, quelle leggi, avrebbe dovuto applicare.

Non c'è un problema di strumenti, ma di volontà. La legge Scelba fu utilizzata nel 1973 per sciogliere il movimento Ordine Nuovo a seguito di una sentenza del tribunale di Roma e, successivamente, nel 1976, nei confronti di Avanguardia Nazionale, qualche collega lo ricorderà in quest'Aula. La legge Mancino, invece, del 1993, agì contro il Movimento politico occidentale e Azione Skinhead e nel 1997 verso Hammerskin.

Successivamente, però, non abbiamo più avuto significative notizie: una sorta di amnesia collettiva, di amnistia preventiva, figlia di un clima per il quale, anche dallo scranno più alto di questa Camera, ahinoi, si era proceduto a sdoganare i ragazzi di Salò, e aggiungo, per proprietà transitiva, anche i loro figli legittimi. Amnesia pericolosa, non fosse altro perché il contesto internazionale, l'Europa, ci ha restituito negli anni scorsi, negli anni morsi dalla crisi, scene preliminari di un passato il cui ritorno sembrava impossibile.

E qui in Italia? Mi sono anche esercitato alla ricerca su Google, come suggerito qualche giorno fa dalla stampa quotidiana. In effetti “Milano fascisti” ha lo stesso numero di risultati di “Milano mafia”; per scremare un po' il passato, “Milano estrema destra” ne ha pochi di meno: 350.000. Infatti si vedono entrambi, la mafia e le movenze di organizzazioni neofasciste che solo l'amnesia - ripeto - del legislatore e del magistrato mantengono in uno stato di legalità, in un Paese dove decine di città mantengono la cittadinanza onoraria a Mussolini, con bonaria noncuranza bipartisan, o dove ci si schiera a centinaia romanamente salutando senza che la procura ravvisi non già un peccato, ma un palese reato. Infatti, la cronaca ci restituisce un'impressionante sequenza di parate, commemorazioni, campi, manifesti inneggianti alla razza, ronde, fino all'idea di novelle marce sulla capitale.

Qui, mi permetto, Ministro Minniti, qui si gioca la tenuta democratica del Paese, altro che sui profughi o sui migranti. Servirà questo testo che oggi approviamo? Temo di no. Senza una volontà politica, rischia di restare strumento morto, come purtroppo quelli che già giacciono nel nostro ordinamento.

Qualcuno dirà: cose del passato. Beh, se uno studente manifesta nell'università, un cittadino italiano o meno occupa un alloggio piuttosto che stare in strada, se un giovane fa vivere un'area dismessa, apriti cielo, quasi un attentato; invece, a questi signori del razzismo, dell'antisemintismo, della xenofobia - e voglio stare sul gentile - pacche sulle spalle. Colleghi, c'è un Paese che non ci sta, un Paese che ha memoria, ma soprattutto che guarda al presente e al futuro, un Paese che li contrasterà.

Sinistra Italiana è parte di quel Paese e voteremo a favore di questo provvedimento; ma per le ragioni che esponevo, per i limiti che ravvisiamo, i fatti che osserviamo, saremo in ogni piazza, città, luogo ove sarà necessario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, questa legge non mi piace, questa legge non ci piace e voteremo convintamente contro; ma non ci è piaciuto neanche il dibattito che si è sviluppato all'interno di quest'Aula, sia per le cose che sono state dette in maniera manifesta, sia per alcune affermazioni che sono state indirettamente fatte, laddove, parlando di fascismo, si è citato il populismo con un richiamo diretto o indiretto alla nostra forza politica. Lo dico subito, Presidente: la Lega Nord non è alleata con CasaPound, la Lega Nord non è alleata con Forza Nuova, forze politiche che partecipano democraticamente alle tornate elettorali del nostro Paese, presenti democraticamente nell'arco democratico e costituzionale del nostro Paese. Hanno loro idee, loro principi, che io rispetto, ma sono forze politiche che non hanno nulla a che vedere con la Lega Nord.

Noi non siamo amici dei fascisti, Presidente, lo dico in maniera chiara, perché alcune affermazioni - una di queste da parte del presidente della Commissione affari costituzionali - non sono accettabili e tollerabili all'interno di quest'Aula. Non siamo amici né dei fascisti né dei nazisti. Condanniamo atti della storia che appartengono alla storia. Fascismo e antifascismo sono periodi storici rispetto ai quali ognuno è libero di dare il proprio giudizio, ma, in quanto fatti storici appartenenti a determinati periodi storici, là devono rimanere. Anzi, ritengo che il dibattito su questa legge - ed è questo il grave atto di irresponsabilità di chi ha ritenuto opportuno portare il dibattito in quest'Aula, nel Paese e nell'opinione pubblica - abbia fatto rinascere dei rigurgiti fascisti e nazisti all'interno del nostro Paese. Gli si è dato spazio, gli si è data l'opportunità di riprendere voce e di fare affermazioni che noi assolutamente non condividiamo; così come non condividiamo, Presidente, lo dico alla collega Santerini in maniera estremamente chiara, l'equazione semplicistica populismo uguale fascismo, per cui se la Lega è populista, la Lega è fascista. Questo non te lo consentiamo, cara collega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Va bene?

PRESIDENTE. Si rivolga a me.

NICOLA MOLTENI. Non siamo né fascisti né razzisti. Questo non l'accetto, per la storia politica che la Lega ha sempre rappresentato; una storia politica di civiltà e di democrazia all'interno di questo Paese. La Lega è la forza politica più vecchia, più anziana presente all'interno di questo Paese. Anzi, noi abbiamo controllato, nel corso degli anni, con le nostre battaglie politiche, alcune spinte che probabilmente avrebbero rasentato schegge estremiste. Quindi, non accettiamo queste semplificazioni, non accettiamo queste equazioni.

Riteniamo che riprendere l'attività dell'Aula parlamentare - spiegando ai cittadini che ci stanno ascoltando - avendo come primo tema, come primo argomento che la Camera dei deputati ha ritenuto opportuno portare in discussione, una norma per introdurre un reato concernente la propaganda fascista, con i problemi che ha il nostro Paese, credo che sia vergognoso e ridicolo. Vergognoso e ridicolo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Non è la priorità del Paese!

Queste condotte, caro collega Fiano, sono già abbondantemente coperte da due leggi speciali presenti nel nostro Paese: la “legge Scelba”, in modo particolare l'articolo 4, con il chiaro riferimento all'apologia del fascismo, e la “legge Mancino”. Sulla “legge Mancino”, una premessa: è una legge liberticida, che limita la libertà di espressione del pensiero nel nostro Paese ed è il motivo per cui la Lega orgogliosamente, nel corso di questi anni, ha raccolto anche migliaia di firme per abolire una legge che contrasta con una norma sacrosanta del sistema democratico e costituzionale del nostro Paese, che è la libertà d'espressione. Le idee, caro Presidente, si contrastano, ma non si ammanettano.

Noi lotteremo sempre affinché le idee altrui possano essere affermate; idee che magari non condividiamo, come quelle di cui stiamo discutendo oggi, ma la libertà d'espressione credo che sia un principio sacrosanto del sistema costituzionale del nostro Paese e questo Parlamento, il principio di libertà d'espressione, lo deve difendere. Qualcuno difende la libertà di culto, che non prevede il diritto d'avere una moschea, e oggi invece si limita la libertà d'espressione: questo è il messaggio che sta passando dal dibattito parlamentare.

Le idee non si ammanettano. Questo è un reato ideologico, è una chiara bandierina politica che vuole essere messa; è una chiara bandierina politica che mettiamo a sei mesi dal voto, per poter probabilmente fidelizzare il consenso elettorale a sinistra, che sta scemando. Le norme esistono già.

E poi, è sintomatico il fatto, Presidente - lo dicevo prima, nel dibattito -, che si vada ad introdurre una nuova fattispecie di reato chiaramente indeterminato, generico, che porterà a evidenti problemi interpretativi rispetto a coloro i quali saranno chiamati ad applicare, semmai questa legge dovesse essere approvata, l'articolo oggi in discussione.

È sintomatico il fatto che per anni siamo stati accusati all'interno di questo Parlamento di essere la forza politica che per qualunque condotta illecita voleva introdurre un reato. Ho citato prima il caso del reato di immigrazione clandestina: più volte ci è stato ricordato che il reato di immigrazione clandestina era la bandierina politica della Lega. Ecco, oggi voi ne mettete un'altra, la vostra bandierina politica, la vostra bandierina ideologica.

Più volte si è detto che dobbiamo snellire il codice, che dobbiamo evitare di introdurre nuove fattispecie di reato, per due motivi: il primo, evitare un ingolfamento dei tribunali, mentre con questo reato andrete ad ingolfare oltremodo i tribunali; il secondo, che bisogna depenalizzare. Per anni ci avete ricordato, in questi cinque anni, il tema delle depenalizzazioni, della trasformazione delle sanzioni reclusive, il carcere, in sanzioni amministrative, che è stata la linea di condotta in materia di giustizia da parte dei Governi e del Partito Democratico. Due anni di carcere per una propaganda, quindi per la divulgazione di idee, per la vendita di beni, l'accendino piuttosto che la bottiglia di vino, o per la gestualità, francamente, Presidente, in questo caso andiamo a cadere esattamente nella limitazione liberticida della libertà d'espressione.

Non l'accettiamo, non l'accetteremo mai. Difendiamo le idee anche se non le condividiamo.

Presidente, non credo che questa legge al Senato verrà approvata. Così come oggi noi ricordiamo e festeggiamo, invece, il fatto che lo ius soli al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), grazie all'azione politica della Lega di milioni di cittadini italiani, oggi è stata finalmente bloccata, anche questa legge verrà bloccata. Presidente, oggi abbiamo perso tempo, oggi è stata un'occasione persa e, per questo motivo, il gruppo dalla Lega voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente.

PRESIDENTE. Scusi, deputato Marotta. Deputata Santerini, per favore, non si rivolga direttamente al deputato Molteni. Deputato Marotta, prego.

ANTONIO MAROTTA. Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge, relativa all'introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista.

La fattispecie penale prevista dalla presente proposta di legge nasce dall'obiettivo di punire comportamenti, episodi e manifestazioni che inequivocabilmente richiamino in termini palesi concezioni del partito fascista o nazionalsocialista tedesco.

Negli ultimi tempi sono stati molti gli avvenimenti che hanno prodotto tali situazioni che destano particolare allarme sociale e sulle quali è legittimo intervenire, per evitare che si ripetano. È indiscutibile, quindi, che questi atteggiamenti vadano repressi, perché figli di ideologie che hanno condotto nel secolo scorso a vere e proprie tragedie umane, persecuzioni, morti, gesti violenti, vere e proprie tragedie, che sono sfociati in dittature e guerre, che hanno coinvolto le nostre coscienze.

Quindi, è opportuno, al di là delle norme già contenute nel nostro ordinamento, disciplinare la reiterazione di gravi atteggiamenti, che comportano la diffusione di ideologie e di propaganda, dannose e negative per la nostra società, fondata su principi assolutamente democratici.

E la democrazia è stata conquistata nel nostro Paese attraverso un lungo e doloroso percorso. Pertanto, lo Stato democratico, come il nostro, che ha vissuto in modo traumatico il regime del ventennio fascista, non può tollerare, come detto, manifestazioni che possano fare riferimento ad un ritorno di un periodo storico di gravi ingiustizie e di persecuzioni nei confronti di uomini e donne del nostro Paese.

Anche il solo ricordo, quindi, di un trascorso aberrante deve portare ad una presa di coscienza e di condanna nei confronti di episodi che sono intollerabili per una società democratica. In tale contesto si inserisce, appunto, il nuovo articolo 293-bis, previsto dalla presente proposta di legge, che punisce come delitto la propaganda del regime fascista e nazifascista. La fattispecie penale, punita con la reclusione da sei mesi a due anni, è individuata soprattutto in due condotte. Primo, nella propaganda di contenuti propri del partito fascista e del partito nazionalsocialista tedesco ovvero delle relative ideologie, anche solo mediante la produzione, la distribuzione, la diffusione e la vendita di beni che raffigurano persone, immagini o simboli chiaramente riferiti a tali ideologie, tutte condotte concrete. Secondo, nel richiamare pubblicamente la simbologia e le gestualità del partito fascista o del partito nazionalsocialista ovvero delle relative ideologie. In particolare, appare essenziale per la realizzazione delle fattispecie elencate precedentemente al primo punto l'inequivocabilità del nesso tra i beni e i partiti e le ideologie fasciste e nazionalsocialiste.

L'articolo 293-bis del codice penale punisce, dunque, come delitto perseguibile d'ufficio, da un lato, la propaganda attiva e quella che si manifesta anche solo nei diversi passaggi della filiera produttiva, dalla produzione, dalla distribuzione alla diffusione, alla vendita di immagini e oggettistica di ogni tipo, che comunque sono chiaramente riferite all'ideologia fascista o nazifascista; dall'altro, mediante il richiamo alla gestualità, oltre che all'ideologia, di comportamenti fatti in pubblico o l'ostentazione pubblica di simboli che a tali partiti o ideologie si riferiscono.

Invero, bisogna comunque considerare e valutare che anche tramite la rete vengono diffusi moltissimi messaggi che richiamano ad un tragico passato, frutto di comportamenti e condotte violente, che hanno come riferimento periodi storici che hanno determinato per l'Italia e per l'Europa tragici avvenimenti. È da sottolineare che, per quanto concerne, ad esempio, il saluto romano, la giurisprudenza di legittimità lo ha costantemente considerato come reato. Mi riferisco soprattutto all'ultima sentenza del 2014 della Cassazione, che ha confermato che il saluto romano è, come manifestazione fascista, punibile ai sensi dell'articolo 5 della “legge Scelba”, in quanto reato di pericolo correlato al fatto che le manifestazioni usuali evocative del disciolto partito fascista vengono in rilievo in quanto realizzate durante pubbliche riunioni e, pertanto, possiedono idoneità lesiva per la tenuta dell'ordinamento democratico e dei valori ad esso sottesi.

Peraltro, tali comportamenti sono stati oggetto di interpretazione diversa da parte dei giudici di merito. Proprio in relazione a tale diversità di giudizi e come rilevato dalla motivazione alla base della presente proposta di legge, che consiste, secondo la relazione illustrativa, nell'insufficienza degli strumenti apprestati dal legislatore per la repressione dei comportamenti individuati di propaganda, si interviene, appunto, con il presente progetto di legge, che non ha niente a che vedere con la condanna o il perseguire le opinioni, che sono altra cosa. Qui sono perseguite condotte concrete.

La norma prevista dalla presente proposta di legge ha pertanto un valore legislativo, perché colma una lacuna del nostro ordinamento, ma ha anche un valore simbolico, ovvero quello dell'affermazione dei valori della nostra democrazia, conquistata da uomini e donne che hanno combattuto in contesti difficili e spesso drammatici per ottenerla.

Siamo, pertanto, di fronte ad una norma di civiltà, che tutela e salvaguardia le nostre istituzioni, contro atteggiamenti o reazioni che possono minare le basi della nostra democrazia. È con queste motivazioni che ribadisco il voto favorevole di Alternativa Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Il gruppo Articolo 1-MDP voterà a favore del progetto di legge all'esame dell'Aula, perché in questo momento storico pensiamo che sia necessario un passo avanti verso una precisa definizione normativa di condotte concrete che mettano in discussione le basi della Repubblica e il dettato costituzionale, esplicitamente antifascista.

Sono sconcertata, anche se si poteva prevedere, dalle polemiche dall'opposizione espresse da alcuni gruppi parlamentari, in Aula e nelle Commissioni. Sono state usate argomentazioni per contrastare il disegno di legge, che confermano, a mio giudizio, l'arretramento che si è andato consolidando negli ultimi vent'anni nel nostro Paese. In sostanza ci si può ancora definire fascisti, si può avere un atteggiamento accomodante nei confronti di chi usa simboli e propaganda il fascismo. È caduto, cioè, un tabù, per cui quelli che fino a poco tempo fa erano discorsi incivili e di cui ci si doveva vergognare oggi vengono usati sul web, nelle trasmissioni televisive, nelle Aule parlamentari, in ogni luogo dove questa cosa sia possibile. È sempre più facile ascoltare messaggi tipici del fascismo, parole di odio, di volta in volta contro le donne, contro i migranti, contro gli omosessuali, parole che vengono utilizzate per colpire qualcuno, per colpire quello che viene definito il nemico.

È pertanto necessario prendere nettamente posizione. Lo dico anche al capo del MoVimento 5 Stelle, che ha avuto modo di affermare che a lui non compete discutere di fascismo: compete discutere di fascismo, come a noi tutti e a tutti coloro che hanno responsabilità politiche compete discutere di fascismo.

E bisogna utilizzare qualsiasi mezzo per sconfiggere il fascismo.

Dobbiamo utilizzare anche la legge per non doverci rassegnare al fascismo del terzo millennio, con il suo portato di violenza e di discriminazioni.

Siamo di fronte a un'emergenza: in Italia e in Europa, ma nel mondo intero avanzano le destre estreme.

Sono innumerevoli i casi di manifestazioni, di commemorazioni, di scontri nelle periferie delle grandi città, ma non solo; e quella appena trascorsa è stata una stagione particolarmente vergognosa da questo punto di vista: sono stati ricordati tanti episodi e, nonostante il dettato costituzionale e le leggi già vigenti in materia, non sono sempre stati impediti e sanzionati.

È necessario adeguare le norme antifasciste alla realtà contemporanea, proprio perché oggi, in una condizione di grave crisi economica e sociale, in una situazione in cui si ripetono comportamenti gravi di intolleranza e di discriminazione insopportabile nei confronti dei migranti, delle donne, degli omosessuali, la propaganda fascista è sempre più diffusa, è più diffusa sicuramente che nel recente passato ed è amplificata dal web.

A questo proposito, voglio ricordare la ricerca condotta da Patria Indipendente, la testata editoriale dell'ANPI, a proposito appunto dell'apologia del fascismo su Facebook: le pagine connesse all'apologia fascista sono pari a 3.750; Giovanni Baldini, ricercatore di Patria Indipendente, ha dichiarato che il trend vede la creazione di un numero compreso fra le 30 e le 40 nuove pagine Facebook al mese connesse al fascismo, ai suoi ideali e ai suoi simboli. C'è, cioè, una vera e propria recrudescenza dei fenomeni di apologia e propaganda del fascismo in diverse forme.

E non si parli per favore, non offendete la nostra intelligenza - lo dico ai rappresentanti del centrodestra - non si parli di folklore, di imbecilli che usano simboli del fascismo: i simboli hanno senso, hanno sempre un senso, unificano, creano comunità, sostengono la mobilitazione e quei simboli vengono ostentati nelle campagne elettorali, nelle manifestazioni politiche e sportive, al fine di conquistare adesioni e favori ai propri ideali.

Ma davvero pensate che si possano propagandare i contenuti propri di partiti responsabili di genocidio?

Le idee di violenza non si possono mai tollerare.

La nostra Repubblica e la nostra Costituzione antifascista ha riconosciuto che l'Italia è stata dalla parte sbagliata della storia durante la Seconda guerra mondiale, è stata con chi ha commesso orrendi crimini.

Lo dobbiamo ricordare innanzitutto alle nuove generazioni, perché non si ripeta più e, quindi, dobbiamo agire con la legge, ma dobbiamo combattere il fascismo sul piano culturale, innanzitutto a scuola.

Io faccio parte di una generazione che la storia del fascismo e della resistenza antifascista l'ha studiata, l'ha studiata a partire dalle scuole elementari.

Dobbiamo intervenire con provvedimenti normativi che facciano definitiva chiarezza in merito alla ricusabilità delle liste elettorali contrassegnate da simboli e immagini esplicitamente richiamanti il fascismo.

Ma lo dico anche al partito di maggioranza e al suo segretario: il fascismo si sconfigge anche riconoscendo il valore dei partiti, dei sindacati, delle associazioni, il valore della partecipazione e del pluralismo, contro il leaderismo e l'uomo solo al comando, il valore del lavoro e la sua dignità, la scuola pubblica, la sanità pubblica, promuovendo pace, convivenza e diritti umani per tutti.

Dobbiamo difendere la Resistenza, la Repubblica la Costituzione nata dalla Resistenza, perché nessuno possa farci tornare indietro, ad un periodo buio e terribile, che con la violenza e la guerra ha fatto scempio di vita, di diritti e di legalità.

Penso che quello di oggi sia stato un dibattito necessario ed utile, perché il fascismo è ancora una minaccia reale per la democrazia e l'antifascismo è un dovere, un valore imprescindibile per qualunque democrazia: non possiamo dimenticarlo, non lo dobbiamo dimenticare mai (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Signora Presidente e onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia ha già avuto modo, nel corso della discussione generale e nel corso del dibattito che si è sviluppato in quest'Aula, di manifestare la propria contrarietà al testo in esame, testo che introduce nel codice penale una nuova disposizione, che punisce chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, anche attraverso la produzione, distribuzione diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli ad essi chiaramente riferiti ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità.

La nostra disapprovazione parte da una critica di metodo, caratterizzato innanzi tutto da un approccio tipico dei vostri provvedimenti in materia di giustizia (per “vostri” intendo di questa maggioranza): una vera e propria ossessione per l'inserimento di nuovi reati nel codice penale, un panpenalismo, come ha avuto modo di dichiarare il collega, onorevole Occhiuto, nella discussione generale, portato avanti con leggerezza, utilizzato a volte quasi a colpire determinate categorie (mi viene mente, per esempio, quello riferito alle forze dell'ordine sul testo sulla tortura), panpenalismo, dicevo, usato con tale superficialità da violare quei principi che dovrebbero guidare, invece, l'elaborazione di ogni provvedimento legislativo.

Ecco, dunque, la Commissione affari costituzionali che prima rileva l'opportunità di rendere la formulazione del nuovo reato più aderente al principio di determinatezza della fattispecie penale, poi sempre la Commissione affari costituzionali avanza dubbi di legittimità sul provvedimento, segnalando come sia fondamentale coordinare la nuova fattispecie di reato prevista dalla proposta di legge in esame con i reati già previsti dalle cosiddette leggi Scelba e Mancino.

Ebbene, forse non è stata portata avanti un'accurata riflessione in Commissione giustizia, ma evidentemente c'era fretta, fretta di portare in Aula un provvedimento che poco ha a che vedere con una necessità legislativa impellente o con l'insufficienza degli strumenti apprestati dal legislatore per la repressione di alcuni comportamenti individuali e di propaganda.

Se davvero, come si legge nella relazione illustrativa del provvedimento, l'obiettivo della proposta era quello di delineare una nuova fattispecie, che consenta di colpire solo alcune condotte che, individualmente considerate, sfuggono alle normative vigenti, sarebbe sicuramente stato più opportuno agire sulla normativa già esistente anziché continuare ad appesantire, peggiorandolo, il nostro codice penale.

Ma entriamo nel merito: leggendo la premessa alla presentazione della proposta di legge, i proponenti motivano la necessità di questo intervento poiché nella legislazione vigente - leggo testualmente - sfuggono alle maglie di queste fattispecie di reato comportamenti semplici o estemporanei, come ad esempio può essere il cosiddetto saluto romano; e si cita l'episodio del marzo 2015, in cui a Livorno, durante una partita di calcio, quattro tifosi furono assolti facendo il saluto romano, in quanto - leggo la sentenza di assoluzione - è imprescindibile che il comportamento censurato determini un pericolo concreto e attuale di riproposizione di quei movimenti e che il saluto romano non costituisce reato, poiché non è punibile il gesto in sé.

La seconda e anche ultima motivazione è la complessa attività commerciale della vendita o commercio di gadget o bottiglie di vino riproducenti immagini rievocative del regime fascista, che creano sconcerto da parte dei turisti in viaggio nel nostro Paese.

Orbene, la prima motivazione riferita all'episodio di Livorno – e quando parlo di motivazione mi riferisco a quella dei proponenti - contraddice le ripetute sentenze della Corte costituzionale, nelle quali si afferma il presupposto affinché le condotte assumano rilievo penale: assumono rilievo penale esclusivamente quelle che si pongono in essere in condizioni di pubblicità tali da rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni a un progetto di ricostituzione del partito fascista, principio confermato recentemente nel 2014 anche dalla Cassazione.

Insomma, la principale motivazione da parte dei proponenti di questo provvedimento sorge da una sentenza la cui colpa sarebbe di interpretare fedelmente il dettame costituzionale, che certamente non prevede la punizione di comportamenti semplici ed estemporanei, così come invece il nuovo articolo del codice penale vuole introdurre. Una distanza abissale tra i principi presenti nella Costituzione e il nuovo corso del Partito Democratico.

Per quanto poi riguarda la seconda motivazione riferita allo sconcerto dei turisti che vedono in vetrina le bottiglie di vino con immagini riferibili al fascismo, ritengo sia evidente come questa ipotesi di reato, che prevede una pena fino a due anni di prigione, sia semplicemente lontana dal buonsenso.

E la domanda, quindi, che sorge spontanea è: c'era davvero necessità di questo testo che va a introdurre una nuova fattispecie di reato sovrapponendosi a leggi che già sono presenti nel nostro ordinamento e la cui applicazione ha dimostrato, nel corso degli anni, forza e coerenza?

Prima di concludere mi si consenta una riflessione di carattere personale. La memoria collettiva di quanto è successo durante il regime nazifascista è un dovere e un impegno che ognuno deve assumersi. Nel momento in cui coloro i quali vissero direttamente quei tragici eventi sono sempre di meno per ovvie ragioni anagrafiche, chi ha avuto familiari che, con ruoli diversi e nelle molteplici situazioni più o meno drammatiche, sono stati protagonisti degli eventi di quel periodo ha l'ulteriore onere di tramandarne la memoria, con spirito di verità e di equilibrio. Da figlio di un partigiano cattolico che combatté il nazifascismo nelle montagne parmensi e che nel 1947, subito dopo la guerra, con Enrico Mattei prese le distanze dall'ANPI, guidato dai comunisti, per fondare l'Associazione Partigiani Cristiani e differenziarsi da quell'antifascismo ideologico e strumentale che sapevano avrebbe, come è successo, fortemente condizionato la vita politica del Paese, dico che questa norma non è ispirata né a verità né ad equilibrio, quella verità e quell'equilibro che i padri costituenti hanno invece utilizzato nel redigere la Costituzione anche relativamente a questo argomento.

Vado a concludere affermando che il Partito Democratico con questo provvedimento dimostra semplicemente di voler piantare un'ulteriore bandierina ideologica citando, guarda caso, solo i regimi totalitari legati al Partito fascista o al Partito nazionalsocialista tedesco. Che dire, infatti, degli altri totalitarismi che hanno devastato intere società o che tuttora costituiscono una minaccia a livello globale? Che dire del comunismo o dei regimi jihadisti? Se solo si fosse usato un decimo della severità e della determinazione previste da questo testo in quello che abbiamo approvato prima dell'estate sulla radicalizzazione di matrice islamica, forse avremmo fatto un favore al Paese, ma evidentemente questi non sono meritevoli della stessa attenzione oppure è l'ennesima dimostrazione di avere a che fare con un approccio di stampo puramente ideologico, oppure - e questo sarebbe ancora più grave - si tratta di una sorta di argomento di distrazione di massa, volto quasi a distrarre l'opinione pubblica dalle questioni che realmente interessano i cittadini. Ecco perché annuncio il voto contrario di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vittorio Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Presidente, il primo giorno di ritorno qui alla Camera dei deputati - lo dico sinceramente - sentivamo proprio la necessità, con le alluvioni che ci sono state, con le migliaia di persone che non hanno diritto alle cure mediche, quelle migliaia di persone che oggi fuggono dall'Italia perché non hanno un lavoro e perché non hanno la speranza, di assistere, oggi in mattinata, a un dibattito basato sulla scritta dux su un obelisco o sul reato di propaganda nazifascista, che già esiste nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Con tutti i problemi, le priorità sono queste: fare una legge inutile e dannosa che già c'è. E per fortuna che Renzi, addirittura con una riforma costituzionale, ha cercato di far capire che le leggi vanno troppo lente, che si fa troppa attività che rallenta l'iter legislativo, addirittura con una riforma costituzionale, per poi partorire, invece, leggi esclusivamente fatte per tornaconto elettorale e strumentalizzazione politica, perché di questo stiamo parlando riguardo alla “proposta di legge Fiano”.

Presidente, le leggi che puniscono fatti gravi, riferiti al fascismo, alla ricostituzione del Partito fascista, offesa ai cittadini e alle vittime di quegli anni già ci sono: sono la “legge Scelba”, per esempio, che già esiste e già si può applicare, come ci ricorda la Corte di cassazione. Questi comportamenti sono già puniti e punibili. Lo ricorda, infatti, la sentenza del 17 maggio 2016 n. 20.450, che ha condannato, appunto, per questo tipo di espressioni e gesti degli ultrà su cui, tra l'altro, mi risulta che il collega Emanuele Fiano disse, commentando questa sentenza: “I candidati di centrodestra si studino questa sentenza”. Questo è quello che disse.

Ma allora se ci sono già gli indagati, se ci sono già i condannati, di cosa stiamo parlando? Non sarà mica solo perché siamo sotto elezioni e, quindi, vogliamo racimolare qualche voto con la storia fascisti e antifascisti?

Presidente, la nostra proposta era chiara e il nostro intento altrettanto chiaro. Noi volevamo intervenire su una legge già esistente, la “legge Scelba”, per integrarla su un elemento che non è presente, ovvero l'aggravante della propaganda tramite mezzi informatici o mezzi telematici, che è molto più insidiosa, escludendo quella previsione che avete inserito, che mi fa rabbrividire, ovvero di punire chi diffonde, produce o vende beni per propaganda fascista, ma anche quei beni che rilevano un interesse esclusivamente storico, culturale, artistico o architettonico. Ecco questa è una cretinata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è una cretinata perché si va a toccare dei beni che non c'entrano nulla con la pericolosità della ricostituzione del Partito fascista, con le violenze, con le minacce poste in essere da soggetti che devono semplicemente essere combattuti con le idee, con la cultura, con la prevenzione e solo in extremis, ovviamente, con il diritto penale, che si deve occupare dei fatti e non delle idee, Presidente.

E quindi siamo arrivati a ciò, visto che questa nostra proposta è stata bocciata. Io avevo addirittura fatto una dichiarazione dicendo: se approvate la nostra proposta, se vogliamo fare una proposta chiara, non scritta con i piedi come le solite proposte che si fanno qui in Parlamento, sono disposto, se votata, a dimettermi da relatore di minoranza e a ritornare tra i banchi del mio movimento politico e a votare favorevolmente su questa proposta. Questa proposta è stata bocciata, perché si preferisce fare le leggi così, giusto per fare un tweet, uno slogan, un titolo: fascisti e antifascisti. E, quindi, con questa bocciatura ovviamente noi non possiamo votare a favore su questa proposta di legge, perché si tratta di un ennesimo pasticcio che creerà, tra l'altro, dubbi interpretativi e problemi ai giudici. È l'ennesima legge che creerà e sposterà la responsabilità dalla politica alla magistratura.

Come è nata questa proposta di legge? La “proposta di legge Fiano”, che si proponeva di combattere la propaganda nazifascista, era un provvedimento che nasceva con uno sconto di pena ai fascisti che commettono questo tipo di reato. Non sembra vero, Presidente, ma è così. La “proposta di legge Fiano”, infatti, se fosse stata approvata nella sua originale forma, avrebbe regalato uno sconto di pena, quindi una diminuzione di pena, per chi propagandava idee fasciste. Ci rendiamo conto con quanta poca attenzione noi scriviamo le leggi e facciamo poi danni ai cittadini che le subiscono?

Presidente, in questi anni abbiamo assistito a un fascismo a intermittenza; per fortuna questa legge ha ricevuto un emendamento del MoVimento 5 Stelle a mia prima firma che ha cercato di modificare questa stortura, c'è riuscito, per fortuna non abbiamo una legge che fa sconti di pena ai fascisti, ma con il titolo “contrasto della propaganda antifascista”. Un'intermittenza dovuta anche ai media e ai partiti, non sapendo più come contrastare le idee positive del MoVimento 5 Stelle, che è un movimento che ha alzato le barricate ad un aumento dell'estremismo di destra che si è verificato in altri Paesi; ed è solo grazie al MoVimento 5 Stelle, che ha fatto proposte, che ha messo in campo idee, che ha dato la speranza a tanti giovani che se no sarebbero partiti, che non si sono alzate le barricate degli estremisti di destra. È solo grazie a noi che sta succedendo questo; ma il fascismo a intermittenza è anche criticare il MoVimento 5 Stelle quando fa osservazioni e punta i fari contro le ONG per fare chiarezza sul fenomeno immigrazione; ci avete definito fascisti, salvo, poi, però, ritirare tutto, compagni, perché poi l'ha detto anche il Ministro Minniti che è giusto, un Ministro che ci ha rubato le proposte; nessuno l'ha detto, però; se lo dice Minniti è assolutamente corretto, se lo dice il MoVimento 5 Stelle è fascista. Abbiamo un concetto di fascismo e antifascismo un po' strano.

Ora, forse, antifascismo e fascismo si mischiano anche per questa legge e noi saremo i fascisti e voi gli antifascisti, quando, in realtà, non è così, perché basta guardare nel concreto, lo ripeto, nel concreto, come si combatte il fascismo, l'ho già detto, con le idee, con la cultura, con la prevenzione, non con il diritto penale. E, allora, quale metodo migliore di combattere il fascismo, se non come ha fatto il nostro collega Alberto Zolezzi che in provincia di Modena, a Sermide, ha finanziato e sostenuto il ricorso al TAR di due cittadini contro una lista dei Fasci del lavoro che si candidava e, quindi mirava in qualche forma - è stata aperta anche un'indagine - alla ricostruzione del partito fascista. Quindi, questo ricorso è stato sostenuto dal MoVimento 5 Stelle e da un esposto è nata anche un'indagine.

Questo vuol dire essere antifascisti nel concreto, non parlare e basta, a vanvera, per ottenere un risultato elettorale, ma opporsi concretamente alle prepotenze, alle arroganze che hanno messo in piedi anche questo Governo, anche questa Presidenza, quando si sono tagliati i soldi ai cittadini che stanno morendo di fame e invece sono stati fatti favori alle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è fascismo, il fascismo della finanza, il fascismo di questo Governo arrogante che toglie sempre più spazio al Parlamento e impone le sue decisioni.

Presidente, noi abbiamo delle idee, non abbiamo paura del nostro passato, è con le nostre idee che noi combatteremo gli arroganti, i prepotenti, i totalitarismi, i fascismi, con la nostra cultura, con le nostre proposte per non lasciare i cittadini soli. È per questo che dico, come disse Togliatti, del Partito Comunista Italiano, non certo uno del MoVimento 5 Stelle, che chiese ai costituenti di non formulare un articolo che potesse fornire pretesto a misure antidemocratiche, prestandosi ad interpretazioni diverse. Se in Italia nascesse domani un movimento nuovo, anarchico o fascista, lo si dovrebbe combattere sul terreno della competizione politica democratica, convincendo gli aderenti al movimento della falsità delle loro idee, non con il codice penale come state facendo voi oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, Presidente, il MoVimento 5 Stelle vuole mettere in campo e ha messo in campo delle idee; idee per un'Italia diversa, un'Italia trasparente, legale, che presti attenzione ai diritti dei cittadini e non a queste boiate, che combatta veramente i totalitarismi, le arroganze, i prepotenti e lo faccia, non con il codice penale, ma con le idee di cui, tutti i giorni, noi siamo sempre più fieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. La ringrazio, signora Presidente, e ringrazio tutti i colleghi che in quest'Aula ho ascoltato. Vorrei astenermi da qualsiasi polemica e, anzi, ringrazio tutti gli interventi che ho sentito, anche i più critici, sul testo della legge che portiamo adesso al voto. Io penso che una parola sottenda al dibattito che qui abbiamo ascoltato e quella parola, così sacra nel cuore della democrazia, è: “libertà”.

Ha ragione, Presidente, l'onorevole La Russa quando dice che, forse, io sono stato sospinto, insieme a molte decine di altri colleghi, a questa esigenza, per via della storia della mia famiglia, che ovviamente mi emoziona nel prendere la parola a nome del Partito Democratico su questa legge, ma questa legge non è fatta per il passato, non è fatta per la mia famiglia, è fatta per salvaguardare un principio di libertà nel nostro Paese, per il presente.

Oggi, a 65 anni dalla legge Scelba a noi non sembra affatto scolorito il compito di sanzionare la propaganda e l'apologia di quel regime fascista - e di quello nazista - che portò all'Italia disonore, morte, violenza, sopraffazione. Non ci sembra scolorito quel compito, a prescindere che qualcuno, che professa propaganda o fa apologia di quelle idee, voglia o meno ricostituire il partito fascista, che è il principio portante della legge Scelba. Difendere questi valori significa rafforzare la libertà di ognuno, non limitarla. Si tratta di impedire che in un contesto sociale fragile e carico di rabbia, come quello di tutto l'Occidente, oggi, dopo anni di crisi economica e sociale dura, cattiva, profonda, antichi cattivi maestri possano ancora parlare, riemergendo dalla storia della loro sconfitta, con il loro carico di valori razzisti, discriminatori, antisemiti, violenti. La storia ha emesso le proprie sentenze e anche i tribunali hanno emesso le loro sentenze su chi ha difeso, in quegli anni, la libertà e su chi la libertà odiava. Difendere l'idea che di quelle ideologie non si debba più fare apologia o propaganda, significa non voler tornare indietro.

Noi abbiamo vissuto anni duri di crisi economica, che ha impoverito una parte significativa della popolazione, che ha prodotto nuova marginalizzazione e fragilità sociale e a questo si è aggiunto il fenomeno epocale dell'immigrazione, con tutte le sue drammatiche componenti.

Per moltissimi cittadini del nostro Paese e dell'Europa, in questo contesto, la politica nel suo insieme, le istituzioni, i corpi intermedi, le parti medio-alte della società, le forme tradizionali di rappresentanza e i mezzi di comunicazione sono diventati una parte distante, lontana, quando non avversa. Per moltissimi la polarizzazione della politica non è più destra contro sinistra, ma alto verso basso, e l'estrema destra, la destra extraparlamentare, la destra xenofoba, la destra razzista, la destra neofascista, la destra neonazista in Europa interpreta con grande capacità questo sentimento di rabbia, di disagio e di marginalità sociale, ricolloca in questo frangente parole d'ordine storiche della destra fascista e nazista che già hanno insanguinato l'Europa.

Le parole della razza, della violenza, dell'odio hanno risuonato in questi anni nella nostra Europa e nella nostra Italia. L'estrema destra frequenta e si radica nei luoghi di questo disagio, nelle periferie fisiche e sociali delle nostre comunità, dove cresce la rabbia, comprensibilmente, di chi è senza casa, di chi è senza lavoro. Cresce la rabbia contro lo straniero, non comprensibilmente, e dove forse la sinistra, lo dico per autocritica, ha perso radicamento e presenza.

Sono state in questi anni sdoganate, anche per una crisi dei partiti della sinistra europea e per queste condizioni economiche e sociali, parole e ideologie di odio e di razzismo. Penso agli esempi dalla Francia, penso a Farage in Gran Bretagna, penso alle parole di Wilders in Olanda, penso alle parole antisemite di Björn Höcke, della destra tedesca di AfD in Germania, penso agli atti, alle parole di Alba Dorata in Grecia, penso ai manifesti che circolano, ancora oggi, nel nostro Paese, intrisi di ideologia fascista e razzista.

Noi abbiamo molto ampliato, negli anni, nel nostro Paese, la tolleranza verso qualsiasi espressione di propaganda e di apologia, secondo me e secondo noi male interpretando il concetto di libertà nel sistema democratico. Noi vogliamo difendere fino alla morte la libera espressione del proprio pensiero, nel nostro Paese, come straordinariamente sancito dall'articolo 21 della Costituzione. Ma è diverso consentire che sia libera la propaganda di quelle idee che sono nate per uccidere la libertà; un conto è l'opinione di una persona, un conto è la propaganda di ideologie che vorrebbero negare la libera espressione. A questo sicuramente pensavano i costituenti con la XII disposizione. A questo pensava il Ministro Scelba quando introdusse l'apologia di fascismo e la sua propaganda, ma legata al divieto di riorganizzazione del partito fascista.

Questo si pensava negli anni Novanta, quando fu approvata la cosiddetta legge Mancino sul divieto di diffusione di idee legate alla superiorità razziale o alla discriminazione. Molte sentenze, in questi anni, legandosi a quel modello di legge basato sulla Costituzione, hanno evitato di condannare i reati di apologia di propaganda di ideologie fasciste in quanto non riconducibili al principio di ricostituzione del Partito fascista.

Abbiamo ascoltato molte critiche oggi e in queste settimane su questa legge. Tre principali: l'idea che la libertà non debba porre limiti alla diffusione delle idee, ma noi abbiamo già delle leggi che pongono limiti a quello. È limitata nel nostro sistema la libertà di dire quello che vogliamo di un'altra persona, di accusarla o calunniarla di una cosa che non ha detto o che non ha fatto. È limitata nel nostro Paese, dal rinnovato articolo 414 del codice penale, l'apologia o diffusione di idee del terrorismo. E quanti di voi si solleverebbero in quest'Aula, se permettessimo che sui muri delle nostre città fossero affissi manifesti che inneggiano all'ideologia dei tagliatori di testa della jihad? Abbiamo una legge, la “legge Mancino”, che vieta la diffusione di idee di superiorità razziale.

L'ultima critica che ho sentito, quella forse più pesante, è che questa legge serve a coprire - lo ha detto l'onorevole La Russa - il vuoto di idee di pensiero di chi la promuove, non so se del sottoscritto o della sinistra in generale: non è così, non sono d'accordo. Il solo fatto che qui dentro, per fortuna, noi possiamo esprimere qualsiasi critica, la più feroce, sulle idee dell'altro è la migliore eredità dell'antifascismo. E non è il nulla quello che è stato fatto in questi anni in ossequio a quell'eredità: in questi anni grandiosi diritti civili sono stati guadagnati nelle democrazie, perché abbiamo sconfitto quelle ideologie che la libertà volevano uccidere, l'hanno sconfitta coloro che stavano - di qualsiasi colore fossero - contro il fascismo o contro il nazismo. Sono stati anni di conquiste straordinarie, non è vero che il contrario o che la benzina dell'antifascismo sia il nulla dell'ideologia.

L'antifascismo è la matrice di chi difende la libertà, di chi difende le opinioni di ognuno, ma è la storia che ci ha insegnato che la mancanza di libertà, che non fu solo dell'ideologia fascista, perché il secolo scorso ci ha insegnato che altre ideologie, anche il comunismo sovietico, furono ideologie di uccisione delle persone e della libertà, questa storia ci ha insegnato che la difesa della libera espressione passa attraverso il riconoscimento dei limiti interni alla democrazia.

Noi non vogliamo vietare la libera espressione dell'opinione di ognuno. Il testo della legge che risulterà approvato alla Camera, dopo l'approvazione degli emendamenti, non parla delle opinioni: salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti del partito fascista o del partito nazionalsocialista o i relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione - non “solo” attraverso la produzione - distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone o immagini ad essi riferiti è punibile.

Dunque, noi ossequiamo l'articolo 21 della Costituzione, rispettiamo e onoriamo la storia della democrazia di questa Repubblica, che si è fondata su quei valori antifascisti. Vogliamo aggiornare ciò che fu scritto negli anni Cinquanta e negli anni Novanta, perché siamo pronti a qualsiasi battaglia culturale nei confronti delle ideologie di sopraffazione, discriminatorie o che si rifanno a quei modelli di regime. Faremo ogni battaglia culturale, ma non vogliamo tralasciare la battaglia, perché chi ancora oggi pensa che dall'elezione di quei regimi liberticidi possa venire una soluzione ai problemi drammatici dell'umanità, troverà sempre contro chi, come noi, si sente erede degli ideali di libertà e democrazia che la lotta antifascista ci ha lasciato in eredità (Applausidei deputati del gruppoPartito Democratico – Commenti del deputato La Russa).

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, cosa c'è?

LA RUSSA. Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tze Tung….

PRESIDENTE. No, no, non possiamo fare questo tipo di interventi (Commenti del deputato La Russa).

(Correzioni di forma - A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una proposta di correzione di forma ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la presidente della II Commissione, Ferranti. Prego.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Propongo all'Assemblea, sentito il Comitato dei nove, la seguente correzione di forma ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

A seguito dell'approvazione da parte dell'Assemblea dell'emendamento Ferrari1.53, al titolo del provvedimento sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “, e modifica dell'articolo 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645”.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzioni di forma illustrata dalla presidente della Commissione giustizia si intende accolta dall'Assemblea.

  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Rimane, altresì, stabilito che la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3343-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3343-A, con il seguente nuovo titolo:

"Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista, e modifica dell'articolo 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645."

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, ci sono un sacco di postazioni accese dove però non c'è nessuno a votare! Controlli!

PRESIDENTE. Dove? Chi sono? Ma hanno lasciato le minuzie, presidente (Proteste del deputato La Russa).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

  alla III Commissione (Affari esteri):

La Marca ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo” (A.C. 3831). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge Caruso ed altri: “Istituzione della Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo” (A.C. 4325).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein sarà collocato al quarto punto all'ordine del giorno nella seduta di domani, dopo il seguito della discussione della relazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, l'assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 3831 ed abbinate e il seguito della discussione della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 20,20)

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta, l'Aula si sta svuotando, magari fatelo silenziosamente.

Ha chiesto di parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola a fine seduta per portare alla sua attenzione, dell'Aula e del Governo per il suo tramite la gravissima situazione che si è venuta a creare sull'intero territorio del Salento a causa dei danni provocati dalla xilella sul comparto olivicolo.

In questa legislatura più volte si è discusso in Aula di questo drammatico problema. Governo e regione Puglia fino ad oggi hanno dimostrato di essere spesso in conflitto e comunque inconcludenti, se non latitanti.

Signora Presidente, ormai è tutto distrutto, il Salento è stato colpito da un vero e proprio terremoto, che ha distrutto quasi tutti gli alberi di ulivo secolari, che non esistono più. Distrutto il paesaggio, distrutto il patrimonio olivicolo, distrutta l'economia e il reddito dell'intera popolazione salentina. Le inadempienze del Governo e della regione Puglia hanno costretto, dopo diverse diffide, l'Unione europea ad aprire l'ennesima procedura d'infrazione contro il nostro Paese.

Signora Presidente, oggi a Lecce c'è stata una manifestazione di protesta da parte di migliaia di olivicoltori salentini e da parte del Comitato olivicoltori salentini, esasperati e abbandonati sia dal Governo sia, soprattutto, dalla regione Puglia.

Oltre che esprimere la nostra condivisione e solidarietà a questa giusta protesta da parte del Comitato olivicoltori del Salento, signora Presidente, ci uniamo a loro nel chiedere al Governo nazionale una legge speciale che contempli la dichiarazione permanente dello stato di calamità naturale, con conseguenti sgravi fiscali e previdenziali, e una moratoria dei mutui bancari per tutti i soggetti della filiera; la nomina di un commissario straordinario con poteri straordinari; un intervento decisivo sull'Unione europea per ottenere l'autorizzazione per il reimpianto di specie di ulivi resistenti al batterio xilella; infine, un piano di sviluppo rurale per il Salento, con finanziamenti europei, nazionali e regionali, in modo da programmare misure mirate per pianificare il rilancio del settore.

Signora Presidente, dopo quattro anni è arrivato il momento di dire basta a inutili discussioni e inutili annunci: il Governo, una volta tanto, passi dalla parole e dalle promesse ai fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Segoni. Ne ha facoltà, per un minuto.

SAMUELE SEGONI. Presidente, oggi stiamo commemorando le vittime di Livorno e commemorare in quest'Aula, secondo me, significa anche cercare errori e rimuoverli. Io ho il coraggio di dire che quei morti potevano essere evitati, anzi dovevano essere evitati. Analizziamo l'accaduto, al di là di tutte le polemiche, secondo me fondate sull'urbanizzazione e sulle opere che non hanno funzionato. È caduta una quantità di pioggia enorme; con i limiti della scienza e della tecnologia era stata prevista, quindi fin qui tutto è andato bene, poi iniziano i problemi, qualcosa si è perso per la strada nella filiera delle procedure di protezione civile: l'amministrazione locale non ricollega il codice “colore arancione” ad un pericolo reale e la cittadinanza rimane all'oscuro dell'allerta, e comunque sarebbe stata in larga parte all'oscuro dei comportamenti che in queste situazioni possono salvare la vista, come evitare di dormire in seminterrati in una zona a rischio allagamento. Vado a concludere.

Prevenzione non è soltanto costruire opere in cemento, prevenzione è soprattutto rimuovere questo gap e instillare la conoscenza del pericolo e la cultura del rischio. C'è una legge che lo prevede, l'abbiamo approvata in Parlamento - una delle proposte era a mia prima firma -, ma mancano i decreti attuativi del Governo. Quindi, chiedo alla Presidenza, per il suo tramite, di fare pressione sul Governo per l'emanazione dei decreti attuativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà, per due minuti.

MASSIMO PARISI. Presidente, intervengo anch'io a proposito dei fatti di Livorno, una tragedia per la quale è difficile trovare aggettivi. Certo, è accaduto un fatto enorme, con otto morti, di cui quattro della stessa famiglia, e oltre 1 miliardo di danni stimati a una città che ancora paga gli affetti catastrofici di un evento di questa natura. Un evento imprevedibile, certo - in tre ore è caduta tanta acqua quanta ne cade mediamente in otto mesi -, ma quello che è certo è che sono fatti inaccettabili, perché è inaccettabile che nel 2017 in Italia si muoia di pioggia. Abbiamo commemorato qui, in quest'Aula, oggi pomeriggio, le vittime, e credo che sia giusto e corretto che tutte le istituzioni della Repubblica manifestino la loro vicinanza, la loro solidarietà e il loro cordoglio, ma è altrettanto giusto e corretto l'appello a evitare in questa fase polemiche e dibattiti politici sul tema e sull'accaduto.

Quello che è certo è che dobbiamo aiutare Livorno a risollevarsi; i livornesi sono personaggi straordinari e straordinariamente sanguigni e fattivi, quindi ce la faranno certamente, ma devono avere il sostegno delle istituzioni, del Governo, delle istituzioni regionali. Dobbiamo soprattutto impedire che si ripetano eventi come questo, che purtroppo nella mia regione non sono infrequenti: abbiamo pianto vittime anche in altre occasioni, anche recentemente - contiamo 15 morti sugli eventi alluvionali degli ultimi anni -, ed è evidente che a questo si sommano le vittime di tante altre zone d'Italia che sono state flagellate dal maltempo. La politica deve dare delle risposte; delle cose sono state fatte, delle altre dobbiamo farle, le polemiche lasciamole al dopo, adesso dobbiamo manifestare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà ai cittadini così gravemente colpiti da questi eventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tea Albini. Ne ha facoltà, per due minuti.

TEA ALBINI. Presidente, quello che è successo a Livorno mi fa ricordare l'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966. Io c'ero, da allora sono passati cinquant'anni ed è lo stesso dramma, la stessa disperazione, le stesse lacrime. Verrebbe da chiedersi se, in questi cinquant'anni e dopo tutte le alluvioni che si sono ripetute negli anni ed in tutta Italia, la tutela del nostro territorio sia uscita dalla priorità e dalle scelte che la politica in primis dovrebbe compiere. Abbiamo l'occasione a breve di trovare adeguati spazi e risorse nella prossima legge di bilancio, ma dovremmo fare in modo di facilitare gli interventi e gli investimenti a cura degli enti territoriali. È necessario che le risorse siano spendibili, con procedure semplificate anche nella definizione della progettazione e nell'affidamento dei lavori.

In ultimo una considerazione sulla fretta con cui abbiamo abolito le competenze delle province, lasciando oggettivamente un vuoto nella gestione, nella tutela e nella salvaguardia del territorio: anche questo, a mio parere, ha contribuito a determinare un'oggettiva fragilità.

Nell'esprimere il cordoglio e la nostra partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime e la nostra vicinanza alla città di Livorno, che sappiamo forte e combattiva, facciamo in modo che le nostre non rimangano le solite frasi di circostanza (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.

DEBORAH BERGAMINI. Presidente, a nome di Forza Italia voglio esprimere tutto il cordoglio e la commozione per le otto vittime morte nel fango della città di Livorno e per i loro familiari. Sono struggenti le storie di Roberto Ramacciotti, morto per salvare il nipotino, o di Martina Bechini, sposata da pochissimo. Sono storie struggenti che veramente spezzano la città di Livorno, una città forte, una città speciale, ma che sicuramente rimarrà tagliata, ferita, da questo dramma.

Un ringraziamento lo vogliamo portare a tutti i corpi dello Stato e a tutti i volontari, che sono centinaia, che in questi giorni si sono fatti carico di ripristinare una situazione davvero drammatica.

Gentiloni, il Presidente del Consiglio, ha detto che non è il tempo di polemiche, che bisogna collaborare senza polemiche: è giusto, sacrosanto, ma questo è anche il tempo di dare alle cose il loro nome, e quello che è accaduto a Livorno a causa di quattro corsi d'acqua che sono poco più che rigagnoli è qualcosa di inaccettabile, che ci comanda di dare a quello che è avvenuto un nome preciso. La parola è “incuria”; un'incuria che purtroppo è il risultato di anni ed anni in cui la tutela del territorio non è più una priorità nazionale, non è più una priorità regionale, frutto anche di buchi nelle maglie della burocrazia che non conducono mai al bene dei cittadini, ma servono solo a deresponsabilizzare per buona parte gli amministratori.

Concludo, Presidente, dicendo che noi richiameremo costantemente il Governo affinché si faccia carico di non lasciare sola la popolazione di Livorno. Non è il primo episodio del genere in quella zona specifica della mia regione, noi ci auguriamo e lavoreremo affinché la sicurezza del territorio e dei corsi d'acqua torni ad essere una priorità in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Grazia Rocchi. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIA GRAZIA ROCCHI. Presidente, anch'io voglio ricordare i fatti di Livorno.

Nella notte tra sabato e domenica, la città è stata investita da un nubifragio di enorme entità, che ha portato con sé lutti e devastazioni. Oggi la città conta i danni a vie e a piazze, abitazioni private, attività produttive e infrastrutture, ma più di ogni altra cosa piange le sue vittime, otto persone che si sono tragicamente trovate sulla via che acqua e fango si sono ripresi.

È con vera commozione che ricordo, unendomi alle parole di omaggio rese dalla Presidente Boldrini proprio in apertura della seduta odierna, la Livorno che non si arrende, la Livorno che prova ad alzare la testa, quella orgogliosa e forte anche per la solidarietà dei tanti, solidarietà che si vede nei gesti di soccorso di molti, di molti giovani che arrivano sui luoghi del disastro e portano i loro aiuti, anche i loro sorrisi, perché anche questo è importante ora.

Alla città, che si chiede se tante vittime potevano essere evitate, tutte le istituzioni devono attenzione, risposte, aiuti pronti ed efficaci, per sanare le ferite, ripristinare una normalità e nello stesso tempo pianificare il futuro. Rio Maggiore, Ardenza, Ugione, non devono tornare lentamente alla memoria di una tragedia. Devono, già da domani, essere monito della fragilità idrogeologica delle nostre città. Penso, perciò, che il miglior modo per ritrovare la città e onorare le sue vittime sia costruire un futuro sicuro per i livornesi, sia quello di dimostrare che dalla tragedia non si esce come vi si è entrati, che essa dà lezioni.

Vado a concludere. Mi allontano in questo momento da polemiche, da chi le ha aperte e da chi le alimenta, perché ora conta intervenire e non stabilire responsabilità, a queste ci penseranno altri organismi. Pensare lo straordinario come ordinario: ritengo che solo così si potrà dire di avere cambiato i paradigmi della prevenzione e della messa in sicurezza. È ciò che si aspetta Livorno, è ciò che dobbiamo a chi ha perso la vita nella notte tra il 9 il 10 settembre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli, per un minuto. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Seppur anomali piogge e temporali non possono e non devono rappresentare per un Paese moderno causa di grande pericolo, lo Stato deve investire nella messa in sicurezza dei territori, ma allo stesso tempo le amministrazioni locali devono impiegare le risorse, concesse per scongiurare fenomeni come quelli di Livorno. I cambiamenti climatici saranno sempre più intensi e l'Italia non può farsi trovare impreparata.

Avevamo proposto di stanziare lo 0,3 per cento del PIL, per mettere in sicurezza i nostri territori. Purtroppo, la nostra proposta non ha avuto il riscontro che ci aspettavamo. L'auspicio è che venga dunque attuato un piano di prevenzione a medio e lungo termine. Il nostro pensiero va in questo momento alle famiglie dei connazionali scomparsi a Livorno, a loro va il nostro cordoglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spadoni, per due minuti. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. In questi giorni siamo continuamente tempestati dalle notizie dei due casi di stupro, nelle città di Firenze e Rimini. Crimini ignobili ed efferati, che rendono ancora più evidente la grave, ma preesistente, situazione in cui versa il nostro Paese. Un Paese dove ogni due giorni una donna viene uccisa dal compagno o dal marito, da un fidanzato, da un convivente o da un ex. Si tratta di una tematica o meglio problematica molto importante e trasversale, che coinvolge ogni sfera della vita di ciascun cittadino. La violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani, una minaccia al godimento delle libertà fondamentali, ai sensi del diritto internazionale generale e delle convenzione sui diritti umani.

Per questo voglio ricordare che il Piano nazionale d'azione straordinario contro la violenza sessuale di genere, adottato il 7 luglio 2015, è scaduto lo scorso 17 luglio. Il Piano permette di attuare la convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, primo strumento giuridicamente vincolanti in materia. Allo stato attuale, i gruppi di studio e di lavoro, formati ad hoc presso il Dipartimento per le pari opportunità, hanno elaborato un documento strategico, ora nelle mani della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, con delega alle pari opportunità, Maria Elena Boschi.

Sappiamo che la bozza del nuovo Piano nazionale, insieme alla proposta di linee guida per le aziende sanitarie e ospedaliere per il soccorso e l'assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza, è stata illustrata giovedì scorso 7 settembre, nel corso della riunione congiunta della cabina di regia interistituzionale dell'osservatorio antiviolenza. Chiedo, quindi, alla Presidenza del Consiglio - ovviamente tramite lei, Presidente, - e specificatamente alla sottosegretaria Boschi, di comunicare tempestivamente al Parlamento aggiornamenti al riguardo.

Mi auguro inoltre di ricevere conferma della notizia di agosto dello stop al ricorso della stessa Presidenza del Consiglio, contro il pagamento di un risarcimento per la negligenza dei magistrati ai figli di Marianna Manduca, uccisa dal marito, più volte denunciato per le sue violenze, un precedente assurdo, per cui il MoVimento 5 Stelle presenterà un'interpellanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cera, per un minuto. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Lo scorso 9 agosto, in una brutta giornata di sole, San Marco in Lamis, il mio comune, è stato sconvolto da una tragedia, l'omicidio dei fratelli Aurelio e Luigi Luciani, vittime innocenti di una guerra di mafia, che insanguina da molto tempo la provincia di Foggia.

I fratelli Luciani si sono trovati nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. L'agguato mafioso ha permesso di portare alla ribalta nazionale il fenomeno della criminalità organizzata in Capitanata. In questo senso l'arrivo del Ministro Minniti a Foggia, che ringrazio per l'attenzione rivolta all'emergenza criminale, ha permesso di rafforzare la presenza dello Stato, consentendo alle forze dell'ordine di portare a compimento brillanti operazioni di contrasto al fenomeno criminale.

Mi pare doveroso in questa seduta, la prima utile dopo la pausa estiva, manifestare pubblica vicinanza ai familiari di Aurelio e Luigi Luciani, così come a tutte le vittime di mafia. Alle vedove di Aurelio e Luigi, le più sentite condoglianze da parte del Parlamento italiano. Assicuro loro che, all'indomani della tragedia, ho inviato una lettera al Primo Ministro Gentiloni, con la richiesta di avviare l'istruttoria e ottenere così i benefici previsti per le vittime di mafia.

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELO CERA. Questo Parlamento, Presidente, faccia sentire la sua voce unanime contro ogni forma di criminalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, intervengo per sollecitare una risposta del Governo ad un'interrogazione, che abbiamo presentato e che riguarda il riconoscimento dello stato di calamità per la siccità, che riguarda numerose regioni. Comprendo che possa apparire, dopo il dibattito, in stridente contraddizione, perché i colleghi hanno giustamente posto solidarietà nei confronti della comunità colpite tragicamente. E anch'io esprimo il mio cordoglio e la mia vicinanza alle famiglie, però io credo che sia giusto dare una risposta ad una crisi, che si è aperta in numerosi territori e che riguarda il mondo dell'agricoltura e della zootecnia. C'è stata una stagione difficilissima e oggi le aziende sono in difficoltà. Ecco perché chiediamo una risposta ferma dal Governo e puntuale e, speriamo, al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 13 settembre 2017:

  (ore 9,30 e ore 16,30)

1.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

2.  Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3831 ed abbinata.

3.  Seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 9)

4.  Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Ricciatti ed altri 1-01641, Abrignani ed altri n. 1-01672, Vignali ed altri n. 1-01684, Fassina ed altri n. 1-01688 e Galgano ed altri n. 1-01690 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

5.  Seguito della discussione delle mozioni Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli, Chiarelli ed altri n. 1-01557, Brignone ed altri n. 1-01661, Silvia Giordano ed altri n. 1-01665, Gadda ed altri n. 1-01666, Vargiu ed altri n. 1-01667, Fossati ed altri n. 1-01669 e Vezzali ed altri n. 1-01689 concernenti iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

6.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 361 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: RANUCCI e PUGLISI: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato). (C. 3960-A)

Relatrice: COSCIA.

7.  Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto.

8.  Seguito della discussione delle mozioni Basilio ed altri n. 1-01081, Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 concernenti iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

9.  Seguito della discussione della proposta di legge:

ERMINI ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace. (C. 4130-A)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; FUCCI; CAPARINI ed altri; FERRARESI ed altri. (C. 40-257-407-4362)

Relatore: ERMINI.

  (ore 15)

10.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 5 i deputati Bargero e Rampi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 9 la deputata Giuliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 10 il deputato Molteni ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 11 il deputato Ferrari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 11 alla n. 13 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 12 il deputato Lattuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 14 la deputata Lupo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 14 e 15 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 17 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

  nella votazione n. 17 il deputato D'Incà ha segnalato che ha erroneamente votato contrario, mentre avrebbe voluto astenersi.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3343-A - em. 1.1 437 361 76 181 82 279 79 Resp.
2 Nominale em. 1.38 p. I 457 447 10 224 101 346 77 Resp.
3 Nominale em. 1.38 p. II 454 358 96 180 85 273 77 Resp.
4 Nominale em. 1.24 456 438 18 220 154 284 77 Resp.
5 Nominale em. 1.5 448 432 16 217 153 279 77 Resp.
6 Nominale em. 1.26 452 432 20 217 146 286 76 Resp.
7 Nominale em. 1.21 451 434 17 218 150 284 76 Resp.
8 Nominale em. 1.70 462 322 140 162 310 12 76 Appr.
9 Nominale em. 1.29 453 374 79 188 83 291 76 Resp.
10 Nominale em. 1.50 461 311 150 156 300 11 75 Appr.
11 Nominale em. 1.4 456 420 36 211 132 288 75 Resp.
12 Nominale em. 1.27, 1.51 433 354 79 178 353 1 75 Appr.
13 Nominale em. 1.39 423 418 5 210 152 266 75 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.53 444 435 9 218 353 82 75 Appr.
15 Nominale articolo 1 438 426 12 214 273 153 75 Appr.
16 Nominale art. agg. 1.030 447 440 7 221 77 363 75 Resp.
17 Nominale Pdl 3343-A - voto finale 398 383 15 192 261 122 72 Appr.