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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 847 di mercoledì 2 agosto 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bocci, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Gozi, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2) (Doc. XVI, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. XVI, n. 4).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 31 luglio 2017.

Avverto, inoltre, che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione – Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la III Commissione, onorevole Quartapelle Procopio. Prego.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice per la III Commissione. Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare con alcuni numeri, che riguardano un confronto tra lo stato dei passaggi della rotta orientale attraverso il Mediterraneo, che in due anni sono calati da 900 mila arrivi a 174 mila arrivi, e invece gli arrivi attraverso la rotta centrale del Mediterraneo, che nello stesso lasso di tempo sono cresciuti da 150 a 180 mila arrivi. Nel primo caso i numeri parlano di un successo, ovvero della capacità di governare i flussi attraverso la rotta orientale, grazie all'accordo con uno Stato, la Turchia, che - per quanto discutibile, questo accordo - ha però permesso di evitare una gestione incontrollata dei flussi. Questi numeri, invece, parlano della realtà con cui il nostro Paese si confronta ogni giorno, cioè la porosità estrema del confine con la Libia e le difficoltà del governo del fenomeno delle migrazioni che ha il Governo libico. Più sbarchi non significano solo un'incontrollata gestione delle migrazioni, ma significano anche più morti in mare: le persone che hanno perso la vita nel 2016 sono più di 4.600, cioè mille morti in più rispetto al 2015.

Ci sono, però, anche altri numeri, di cui vorrei dare conto rispetto a questa discussione, che dicono che la situazione degli sbarchi in Libia può essere effettivamente affrontata. Dai dati del mese di luglio di quest'anno, infatti, registriamo per la prima volta, in molti mesi, un rallentamento della crescita dei flussi migratori. Sono stati, infatti, questo mese, 10.781 gli immigrati approdati in Italia via mare rispetto ai 23.500 dello stesso mese del 2016, sostanzialmente un dimezzamento, un dato che riallinea quest'anno per il numero complessivo degli sbarchi al dato corrispondente del periodo del 2016. I dati di luglio sono per la prima volta un'inversione di trend. Sappiamo bene che in poche ore, in pochi giorni, questi numeri possono essere ribaltati, però vanno rilevati. Certamente faremo una valutazione più complessiva alla fine dell'anno.

Come mai c'è stata questa riduzione? Le ragioni sono varie, ma ce n'è una che è importante per la discussione di oggi e cioè che il calo di luglio è dovuto all'aumento degli interventi di pattugliamento e soccorso della Guardia costiera libica, che in parte hanno effettivamente scoraggiato le partenze, riportando a terra, in Libia, migliaia di persone ed evitando l'approdo in Italia. A fine primavera il Governo italiano, infatti, aveva consegnato al Ministero della difesa di Tripoli quattro motovedette e, nel corso degli ultimi mesi, avevamo svolto un grosso lavoro di addestramento degli equipaggi.

È a partire da questi dati di realtà che oggi discutiamo di come rispondere a una richiesta del Governo di accordo nazionale libico per sostenere il lavoro della Guardia costiera libica; è di questo che discutiamo e io credo che questo elemento di realtà - i numeri e la richiesta del Governo di accordo nazionale libico - debbano essere al centro della nostra discussione.

La vicenda e la richiesta di sostegno è ben nota, ma è giusto riportarla: il 23 luglio, il Governo al-Sarraj invia al nostro Governo una lettera con una richiesta di sostegno logistico e organizzativo agli sforzi della Guardia costiera libica; il Governo appronta una risposta, che parte dal rafforzamento del dispositivo di Mare sicuro, che è quello di cui discutiamo oggi.

Aiutare il Governo di accordo nazionale libico a controllare i confini significa anche partecipare al rafforzamento delle istituzioni nazionali libiche; un Governo che non controlla i propri confini, che non controlla chi entra e chi esce, è un Governo che, a tutti gli effetti, non ha il controllo della propria popolazione e del proprio territorio. Quindi, controllare i flussi è anche, per il Governo libico, un obiettivo che riguarda la stabilizzazione della Libia stessa. Noi, sul tema della stabilizzazione della Libia, ci spendiamo da molto tempo, ci spendiamo con un'idea di rafforzare un processo di creazione di istituzioni nazionali condivise in tutta la Libia: lo abbiamo fatto in modo consistente e strutturato nel corso degli ultimi sei anni, a partire dal 2011, quando un intervento affrettato e con alcuni errori ha effettivamente creato uno stato di difficoltà molto forte e di instabilità molto radicata nella Libia.

Noi stiamo lavorando per la stabilizzazione della Libia attraverso diverse vie, coinvolgendo vari attori. Abbiamo fatto recentemente il Memorandum d'intesa italo-libica relativo all'immigrazione a febbraio, la mediazione tra le tribù nel sud del Paese, che riprenderemo, opportunamente promossa dal Ministro Minniti, abbiamo lavorato e stiamo continuando a lavorare per un processo politico di unità nazionale - questo l'abbiamo fatto riaprendo la nostra ambasciata a Tripoli, siamo l'unico tra i Paesi occidentali ad avere una sede diplomatica lì -, rafforzando il dialogo con i vari livelli istituzionali e i vari poteri presenti nel Paese, incentivando il ritorno delle nostre imprese e guardando al tema della sicurezza energetica.

Non solo abbiamo una strategia per il dialogo nazionale, ma stiamo negoziando una serie di cessate il fuoco nel sud del Paese tra le città chiave della Tripolitania. Ci siamo impegnati nel dialogo con i sindaci libici, ci stiamo impegnando dal punto di vista umanitario nel curare i molti feriti di guerra nell'ospedale di Misurata, confrontandoci con le varie forze, anche quelle legate al generale Haftar, e siamo tra i Paesi più impegnati a mantenere l'unità politico-territoriale della Libia.

Non solo stiamo lavorando con la Libia, stiamo lavorando anche con i Paesi confinanti con la Libia – Niger, Ciad e Mali -, un dialogo rafforzato con i Paesi del confine meridionale, e inoltre con gli altri Paesi europei. Su questo darei conto, in particolare, del vertice a quattro tra Francia, Italia, Germania a fine agosto sul tema delle migrazioni.

Di questo abbiamo discusso in Commissione e abbiamo discusso anche di come rendere questo intervento più attento alle questioni dei diritti umani, alle questioni legate alla gestione delle persone presenti in Libia. Da questo punto di vista va dato conto del fatto che, nella discussione, abbiamo aggiunto nel dispositivo un riferimento al ruolo delle organizzazioni internazionali, a partire dall'Alto Commissariato ONU per i rifugiati e dall'Organizzazione mondiale per le migrazioni, affinché queste rafforzino la loro presenza in Tripolitania e creino centri adeguati all'accoglienza degli immigrati intercettati dalla Guardia costiera, centri nei quali siano assicurati meccanismi imparziali per l'accertamento dei titolari del diritto d'asilo e, più in generale, perché queste persone possano stare in locali in cui siamo assolutamente vietati i trattamenti inumani e degradanti.

La discussione che facciamo oggi è una discussione, appunto, sul rafforzamento di una presenza italiana a fianco delle istituzioni nazionali libiche per il controllo dell'immigrazione, nel totale sostegno alla sovranità nazionale libica, per affrontare insieme una questione, che è una questione libica e italiana, che è quella del controllo delle migrazioni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la IV Commissione, onorevole Moscatt.

ANTONINO MOSCATT, Relatore per la IV Commissione. Grazie, Presidente, colleghi, sottosegretari. Con la deliberazione del 28 luglio, il Governo ha stabilito di aggiornare il mandato e l'area di operazione della missione Mare sicuro, per fornire, come ha già sottolineato la mia collega, supporto alla Guardia costiera libica nelle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani.

Come i colleghi presenti sapranno, con la deliberazione del 14 gennaio del 2017 il Governo aveva già chiesto a questo Parlamento e ottenuto l'autorizzazione per una serie di missioni che si svolgono nel Mediterraneo centrale, nel teatro libico.

In particolare, è stata autorizzata sia la prosecuzione per il 2017 del dispositivo areonavale nazionale Mare Sicuro, apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, che vede l'impegno di 700 unità di personale militare, di quattro mezzi navali e di cinque mezzi aerei, sia la prosecuzione della partecipazione di personale della Polizia di Stato nella missione dell'Unione europea Eubam Libia, volta ad assistere le autorità libiche nello sviluppo e nella gestione di controlli alle aree di frontiera terrestri, marittime e aeree.

Tra le missioni rilevanti è importante sottolineare per il contesto libico la deliberazione del Governo del 14 gennaio, che prevedeva anche la proroga della missione delle Nazioni Unite Unsmil, posta sotto la direzione del rappresentante speciale del Segretario Generale dell'ONU, finalizzata a sostenere le fasi successive del processo di transizione libica, la riattivazione di una missione per l'assistenza e l'addestramento della Guardia costiera libica, che prevedeva la partecipazione di 50 unità di personale, e, dopo di questa, vi è stata la proroga della missione dell'Unione europea denominata Eunavfor-Med, ovvero Operazione Sophia. Infine, la prosecuzione della partecipazione di 300 unità di personale militare alla missione bilaterale di supporto sanitario in Libia, denominata Operazione Ippocrate, il cui obiettivo è fornire supporto sanitario al Governo di Accordo Nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata.

Diciamo una serie di interventi e di operazioni che hanno permesso al nostro Paese, non solo nel contesto internazionale, ma anche nei rapporti con la Libia, con il Governo libico, di creare un forte impegno affinché l'area del Mediterraneo, quell'area così importante e strategica, potesse trovare dei momenti di controllo, potesse avere, da parte del nostro Paese, tutto il supporto necessario per mitigare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, dell'immigrazione illegale. Grazie a questi passaggi si è arrivati anche a un rapporto tale per cui, come diceva anche la collega Quartapelle Procopio, attraverso una lettera di al-Serraj, attraverso una lettera del Governo libico, viene chiesto all'Italia di fare un ulteriore passo avanti, ovvero il dispositivo di Mare Sicuro, in aggiunta ai compiti già svolti, svolgerà anche compiti di protezione e difesa dei mezzi del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale libico, che operano per il controllo e contrasto all'immigrazione illegale. A tal fine, una o più unità assegnate al dispositivo saranno distaccate per operare nelle acque territoriali e interne della Libia in supporto alle unità navali libiche. Potranno, inoltre, essere svolti compiti di ricognizione in territorio libico, in supporto alle unità navali libiche e in supporto della Guardia costiera libica, nonché collaborazioni per la costituzione di un centro di coordinamento delle attività congiunte.

Infine, potranno essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale. È importante sottolineare che la composizione degli assetti impiegati e il numero massimo delle unità di personale rimangono invariati rispetto all'attuale dispositivo delle operazioni Mare Sicuro, così come rimarrà invariato il fabbisogno finanziario per il 2017 per Mare Sicuro.

Si tratta, quindi, di un'operazione importante, come dicevo prima, nei rapporti con la Libia, un'operazione importante che consentirà al Governo libico e alla Guardia costiera libica di poter meglio operare per il pattugliamento delle coste e al nostro Paese di continuare quell'impegno, in quel Mar Mediterraneo, per la sicurezza di quel mare e per consentire ancora di più una stabilizzazione della Libia, che, nel contesto del territorio del Mediterraneo e del Maghreb, rappresenta un Paese che ha la necessità di avviarsi a un processo di stabilizzazione, per garantire maggiore stabilizzazione dell'area del Maghreb.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Arienzo. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, Presidente, buongiorno a tutti i colleghi. La missione che oggi affronteremo in Aula di supporto logistico e tecnico non fa altro che estendere l'impegno dell'Italia e del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia, cosa che, ripeterò più volte, è interesse del nostro Paese, e con la linea condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale. Nel più ampio contesto delle iniziative per rafforzare la stabilità della Libia, con questa decisione l'Italia aggiorna ed estende l'area dell'operazione della missione Mare Sicuro, per fornire supporto alla Guardia costiera libica nelle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico degli esseri umani.

Quindi, in aggiunta ai compiti già svolti, ci assumiamo l'ulteriore impegno ed onere di protezione e di difesa dei mezzi del Consiglio Presidenziale, così come richiesto proprio da quel Governo, cosa che non è indifferente nella nostra valutazione.

Si parte da qui per la nostra discussione, ma è ovvio che quella richiesta nasce, così come emerso anche in Commissione, in un contesto di assoluta fiducia reciproca, una fiducia che viene da lontano e che il Governo di Accordo Nazionale ci riserva per il comportamento che il nostro Paese ha tenuto in tutti questi anni. Un comportamento, se posso dire, scevro da propaganda, proposte irrealizzabili, fantasie, ma sempre e comunque rispettoso del quadro delle regole internazionali, delle decisioni della comunità internazionale che l'Italia stessa ha contribuito a formare, della nostra volontà di lavorare con i libici senza imporre a loro le nostre scelte. La richiesta di supporto, quindi, offre due certezze: sgombra il campo dalle visioni strumentali, soprattutto prospettate dopo l'incontro parigino tra al-Serraj e il generale Haftar, e, in secondo luogo, riconosce all'Italia un ruolo primario nella vicenda libica, frutto della fiducia che quel Paese ripone nel nostro. A questo proposito, leggere i fatti internazionali per volgerli contro il Governo nazionale, strumentalizzarli sempre ai fini interni della politica interna, rende le politiche miopi e senza respiro. Posso dire che con un Governo di altra natura mai la Libia avrebbe potuto chiedere aiuto all'Italia e mai la comunità internazionale avrebbe potuto avallarne la decisione.

La richiesta libica, quindi, è l'ulteriore passo in avanti per consentire a quel Paese di risolvere il grave problema dei traffici illeciti che ne pervadono il territorio, non solo quello di esseri umani, ma anche di risorse petrolifere, di droghe, di armi. In questi anni l'Italia non è stata ferma, perché la stabilità della Libia, come dicevo, è interesse nazionale, e non solo per la questione migranti. Avere a pochi metri uno Stato fallito pone condizioni nuove e pericolose nell'intera area del Mediterraneo che con noi confina; da qui una fitta agenda di impegni che l'Italia in questi ultimi anni ha profuso in diverse direzioni.

È stata l'Italia, a volte anche in solitaria, che ha posto il tema in tutte le sedi della comunità internazionale. Mentre altri proponevano la divisione del territorio o sostenevano, più o meno apertamente, questa o l'altra parte in campo, ragionavano sulla spartizione degli ingenti giacimenti petroliferi, l'Italia insisteva sul tema della stabilità delle istituzioni, sulla necessità che le scelte fossero prese dai libici, sullo sviluppo del territorio nella sua interezza: è stata l'Italia, posso dire, ad urlare che è necessario un unico disegno progettuale nell'area. Non servono il proliferare confuso di iniziative di chiunque, anche Paesi europei; serve, invece, ricondurre in un'unica azione tutte le iniziative in campo.

Chiediamo al nuovo delegato ONU di farsi carico di questo; anzi, se continuano percorsi diversi o si infittiscono le influenze esterne, il rischio di delegittimare il nuovo incaricato ONU è concreto. A coloro che ripetono che Macron ha superato l'Italia con l'incontro a Parigi rispondiamo che riteniamo quell'incontro parte del progetto unitario che vorremmo e da declinare in un quadro ONU.

Noi abbiamo fatto qualcosa di simile, organizzando a Roma un proficuo incontro tra sindaci e rappresentanti istituzionali libici. Questa nostra posizione rispettosa del popolo libico e del diritto internazionale è riconosciuta, tanto che il primo appuntamento internazionale del nuovo delegato Onu per la Libia, Salamé, avverrà proprio in Italia il prossimo 8 agosto. Abbiamo cercato, e non ci fermeremo, la piena e convinta unità tra i diversi attori libici. Le diffidenze e di veti incrociati non possono favorire la soluzione, serve anche allargare il dialogo. I due principali protagonisti al-Serraj e il generale Haftar non riusciranno comunque da soli a risolvere la crisi, serve il più ampio coinvolgimento.

Abbiamo inviato tanti segnali positivi di rispetto e di dialogo verso il Governo libico. Ricordo che siamo stati il primo Paese europeo a riaprire l'ambasciata e a regolare i rapporti istituzionali con la Libia. Accogliamo i feriti delle tante battaglie in corso negli ospedali italiani e anche direttamente nell'ospedale da campo che abbiamo costruito a Tripoli. Siamo impegnati a sostenere la ripresa delle attività economiche a cominciare dall'estrazione del petrolio. È di pochi giorni fa un incontro a Roma tra i rappresentanti dell'economia italiana con gli omologhi libici, un incontro che ha posto basi molto positive per lo sviluppo di azioni di partenariato industriale grande e piccolo. In definitiva, siamo convinti che per rafforzare la Libia serve l'imprescindibile rispetto della loro sovranità internazionale. Abbiamo sempre cercato, e l'abbiamo sempre proposto ovunque, di coinvolgere i partner della regione; sono evidenti i diversi interessi in gioco, ivi compresi gli appetiti e le influenze presenti nell'area. La disgregazione dello Stato libico produrrebbe danni che in diverse occasioni abbiamo cercato di sottolineare a tutti i protagonisti dell'area del Nord Africa. Abbiamo coinvolto i Paesi a sud della Libia, luoghi di origine e di transito dei migranti. Anche in solitaria abbiamo avviato diversi progetti comuni o sostenuto economicamente azioni avviate direttamente da quei Paesi per favorire e supportare la crescita economica di queste realtà. I frutti sono più che lusinghieri perché, responsabilizzando e rafforzando quelle comunità, e le loro istituzioni, la riduzione dei transiti in quei confini è più che significativa e i dati lo dimostrano. È costante e convinto il sostegno, ovviamente economico, a favore delle organizzazioni internazionali dell'ONU ed in particolare dei progetti di crescita e di sviluppo avviati nell'area nordafricana e sempre più sono i programmi di cooperazione finanziati dall'Italia per il sostegno umanitario alle popolazioni libiche. È in corso un riesame anche delle regole di approccio e di impegno delle organizzazioni non governative al fine di impostare una linea unitaria per tutti gli interventi di soccorso in mare e soprattutto di ricovero presso i porti italiani.

Sul tema delicato dei flussi migratori, tema principale della discussione odierna, anche se si continua a ripetere che non è stato fatto nulla, che siamo in preda all'invasione, altre amenità simili mai diventeranno verità, anzi i fatti dimostrano l'esatto contrario. Sia con azioni dirette sulle istituzioni libiche, sia presso l'Unione europea, non c'è Paese che come l'Italia ha posto e pone continuamente il tema. Nel pieno rispetto del diritto internazionale e della gerarchia delle istituzioni, abbiamo avviato azioni nostre, Mare Sicuro, Mare Nostrum, partecipiamo a missioni internazionali, Eunavfor Med, che peraltro coordiniamo con un nostro ammiraglio, e partecipiamo a progetti economici, Eubam, volti a sostenere l'economia locale. È grazie inoltre alla formazione del personale libico, in particolare del personale della Guardia costiera attraverso la missione Eunavfor Med, che la Libia ha chiesto di vigilare direttamente e personalmente una vasta area marittima, cosa impensabile fino a qualche mese fa.

La decisione di sostegno italiano, che oggi qui votiamo, è in linea con le due risoluzioni dell'ONU sulla Libia; una che chiede agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di accordo nazionale, l'altra chiede agli Stati membri di assistere il Governo libico nel contrasto al traffico dei migranti. Inoltre, la decisione in esame, non ci sono dubbi, prosegue, migliorandole, le azioni che l'Italia ha svolto finora. È nelle cose che la richiesta del Governo di accordo nazionale ci consente di corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del fenomeno dell'immigrazione illegale. Certo, permangono alcune criticità, emerse anche nel dibattito in Commissione, ma l'esperienza sta insegnando che, in un contesto così delicato, i piccoli passi hanno un significato maggiore.

Riusciremo a rivolgerli verso la soluzione definitiva dei gravi fenomeni illeciti? Sì, servono unità, collaborazione, credibilità internazionale, agire nel diritto internazionale, nel rispetto delle altre istituzioni, in particolare di quelle libiche.

Altre ricette possono apparire più accattivanti, di immediato impatto emotivo, ma assolutamente incapaci e inefficaci di definire il quadro, perché guardano ad altri obiettivi, spesso quelli di avversare il Governo nazionale, e non agli elementi a disposizione in un ambito in cui la collaborazione con altri è importante e decisiva. Riportare nel dibattito interno le dinamiche internazionali, nega l'intelligenza di chi lo fa. Si cerca il consenso dei più, ma non si raggiunge nessuno risultato concreto. Se avessimo seguito molte delle cose che qui, in quest'Aula e in Commissione, abbiamo sentito, oggi non saremmo a questo importante risultato. Se ci fossimo comportati in maniera diversa, un altro Paese ci avrebbe mai chiesto di portare le nostre navi militari nei loro porti? Non credo. Ecco, questo sarebbe stato l'epilogo se avessimo ascoltato la propaganda interna.

Per queste ragioni che ho cercato, seppur brevemente, di esporre, il Partito Democratico sosterrà il provvedimento, perché lo considera un ulteriore e positivo tassello della politica estera dell'Italia, in un'importantissima area di influenza quale è quella del Mediterraneo. Ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianluca Pini Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Noi, nonostante la poca, la scarsa, fiducia che nutriamo nella capacità di questo Governo di risolvere dei problemi non solo sul piano internazionale, ma anche su quello interno, comunque eravamo ben disposti dall'annuncio di una deliberazione del Consiglio dei ministri che mettesse a disposizione del Governo (quello per lo meno che noi riconosciamo, quella parte di Governo libico) strumenti per creare - chiamatelo come vi pare, sotto quale nome vi pare - una sorta di blocco navale di fronte alle coste libiche per fermare - non rallentare o diminuire - definitivamente la tratta di esseri umani, il canale di approvvigionamento anche delle cellule terroristiche in Europa di persone che magari volevano sfruttare questi cosiddetti corridoi umanitari, che poi corridoi umanitari non sono, sono flussi migratori, che nascondono anche interessi economici, non solo delle mafie internazionali, ma anche di qualche sistema cooperativo. Quindi, eravamo ben disposti ad accettare di analizzare attentamente, senza alcun tipo di pregiudizio, quella che era una proposta, proprio perché riteniamo che qualsiasi cosa utile a bloccare questa invasione programmata debba trovare comunque il nostro consenso. Ci siamo messi subito a disposizione dei colleghi delle Commissioni competenti per capire se c'erano gli spazi di manovra, gli spazi politici per dare una sorta di nostro sostegno - ripeto in maniera non pregiudizievole - che si può dare solo ed esclusivamente analizzando quelli che sono i contenuti di una deliberazione di una proposta. Purtroppo questi contenuti devo dire che sono veramente scarsi. Ora, al momento, si parla di due navi e non si capisce neanche esattamente bene che tipo di navi, se sono intercettori, se sono altro, che devono dare un supporto alla Marina libica per, in qualche modo, controllare un tratto di costa che è veramente ridotto rispetto al potenziale di partenze che avvengono da quelle coste. Già questo è un primo dato, onestamente: la scarsità di mezzi. Sembra che andiamo lì con tutta la Marina militare a dare supporto alla Marina libica, in realtà al momento risultano due navi che ci sembrano un po' poco per dire che si dà veramente un supporto per fronteggiare un'invasione così che ha numeri enormi.

Collega Quartapelle, può anche essere che nell'ultimo mese ci sia stata una riduzione drastica, però le faccio presente che dati del Ministero dell'interno segnalano che dal 1° gennaio al 31 luglio di quest'anno sono 1.028 in più le persone arrivate rispetto allo stesso periodo del 2016, quindi tutto questo effetto positivo onestamente non lo vedo. Ci auguriamo che questo trend che lei ha citato, di questo dimezzamento nell'ultimo mese, poi in qualche modo si consolidi: vorrà dire che quello che era stato fatto come interventi nel mese di maggio a sostegno del tentativo di blocco dei flussi sta dando i suoi frutti, anche se abbiamo qualche dubbio. Ma il dubbio è proprio, ripeto, nella consistenza non solo numerica, ma anche nella capacità di coinvolgimento che noi non abbiamo in quei territori.

Anche perché un'altra domanda che legittimamente qualcuno si potrà fare è: va bene, noi controlliamo quella parte lì; e tutto il resto dei territori? Perché se io dovessi gestire come gestiscono le mafie internazionali la tratta di esseri umani, non faccio altro che spostarmi di 100 chilometri, che è una cosa assolutamente fattibile per queste organizzazioni criminali: manca anche qui la parte di controllo su tutto quello che non è riferibile al Governo di al-Sarraj - se qualcosa è riferibile, visto che ci risulta che non sia in grado neanche di controllare il proprio territorio.

Abbiamo anche un altro timore, perché questo l'abbiamo chiesto più volte ma nessuno ci ha dato una risposta: visto che è una sorta di spin-off, chiamiamola così, una sorta di evoluzione, la missione Mare Sicuro l'abbiamo ormai vista trasformarsi in una sorta di taxi per i clandestini verso il nostro Paese. Ora la spostiamo da acque internazionali, cioè da oltre le 12 miglia, a dentro le acque nazionali, quindi a ridosso delle coste libiche. Domanda che abbiamo fatto e alla quale nessuno ci ha risposto, ed è uno dei motivi principali per cui noi convintamente, a meno che non ci siano ripensamenti da parte vostra e a meno che non ci siano chiarimenti da parte vostra, siamo orientati a mantenere il nostro voto contrario rispetto alla risoluzione e rispetto a quanto proposto dalla maggioranza e dal Governo: nel caso in cui queste due navi di supporto si dovessero trovare - come è giusto che sia, non solo per il codice della navigazione, ma anche per il buonsenso e per l'umanità - a dover loro fare operazioni di rescue rispetto ad un gommone o a un'imbarcazione di clandestini, che fine fanno questi clandestini? Vengono poi trasbordati su delle navi libiche e riportati sul territorio libico, o anche questi vengono portati magari a Porto Empedocle o a Lampedusa o da qualche altra parte? Su questo nessuno ci ha dato una risposta! E capite che la vostra storia politica e gestionale della vicenda dei clandestini che arrivano in continuazione e a migliaia tutti i giorni dalle coste del Nord Africa non depone a vostro favore, se ci venite a dire o a raccontare che avete cambiato idea e che i clandestini, anche se verranno raccolti da queste due navi della Marina militare italiana, poi alla fine non arriveranno in Italia: perché, voglio dire, le prese in giro su questo tema ormai si sprecano da parte vostra, quindi noi non abbiamo alcun tipo di fiducia. Anche se eravamo ben disposti all'inizio, non abbiamo alcun tipo di fiducia rispetto ad un'operazione che è stata venduta in pompa magna, ma che da un punto di vista numerico e da un punto di vista proprio di regole d'ingaggio solleva dei dubbi. E non sto parlando di quelle militari strette, non le vogliamo sapere, non ci interessano: a noi interessa sapere in termini di regole di ingaggio come si dovrebbero comportare, come si dovranno comportare gli operatori militari che saranno a bordo di queste navi.

Poi, permettetemi, io ho sentito dire - non so se è stato il Ministro Pinotti, che saluto, che è qui presente: la ringrazio, perché non è così scontato avere i ministri quando si parla di questioni delicate, quindi, ripeto, la ringrazio per la sua sensibilità istituzionale -, ho sentito dire, le sono state attribuite queste frasi: in questa fase comunque sia i militari avranno il diritto di difendersi se verranno attaccati. Ma ci mancherebbe altro! Cosa devono fare, tirare delle caramelle? Cioè, stiamo vendendo, state vendendo un'operazione di supporto veramente risibile, veramente de minimis, come se fosse la soluzione definitiva al controllo e contro lo sbarco dei clandestini in Italia.

Noi, ripeto, onestamente in questa fase non vi crediamo assolutamente: o ci date dei chiarimenti su quella che è effettivamente l'operatività di queste due navi, e magari ci dite anche che le due diventeranno dieci, e allora qualcosa avrà un senso; ma in questa fase, ripeto, ci sembra solo ed esclusivamente l'ennesimo esercizio di ipocrisia e di vendita di fumo nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, in molte occasioni durante questa legislatura noi socialisti abbiamo sottolineato che sulla politica estera maggioranze e minoranze dovrebbero fare uno sforzo per convergere: si tratta dell'immagine del Paese agli occhi del resto del mondo. Soprattutto, non dovrebbe essere usata per questioni interne. Credevo fosse un vizio tutto italiano: invece si è rivelato un vizio anche di altri Paesi. I colpi di scena di un rinnovato impegno in Libia dei nostri vicini d'Oltralpe non aiutano certamente la soluzione della questione libica.

Sulla Libia abbiamo avuto una politica coerente, perché le nostre azioni sono state orientate da due obiettivi: la stabilizzazione della Libia e il mantenimento della sua unità. Siamo stati il primo Paese a riaprire l'ambasciata a Tripoli, abbiamo riconosciuto il Governo Sarraj dando piena attuazione alla risoluzione ONU n. 2259, approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza. Altri, membri permanenti dello stesso, hanno giocato su più tavoli. Abbiamo sostenuto molti cessate il fuoco nel sud del Paese; l'ospedale civile di Misurata cura feriti delle diverse parti, evidenziando il carattere squisitamente umanitario di quell'iniziativa; abbiamo dialogato con le tribù del Fezzan, che controllano i confini di Niger, Ciad, Algeria e così via. Siamo il Paese che meglio conosce la complessità etnica e la dimensione tribale della Libia. L'Unione europea ci ha riconosciuto il ruolo di capofila in Libia: potevamo rispondere negativamente alla richiesta di sostegno alla Guardia costiera per le attività di controllo dell'immigrazione e contrasto al traffico di esseri umani? Non credo proprio; ma non sarà un compito facile.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, gentili colleghi, vorrei porre all'attenzione di quest'Aula il valore altamente simbolico di questa missione militare. Lo dico perché si tratta di una missione che sostanzialmente estende il mandato di quella che era Mare Sicuro, spostando due navi, un pattugliatore e una nave che farà supporto logistico alla Guardia costiera libica, dentro le acque territoriali libiche. Ma questa semplice modifica del mandato di Mare Sicuro in realtà pone diverse questioni politiche, e non di poco conto.

La prima che voglio sottoporre all'attenzione di quest'Aula è lo scivolamento sul piano culturale che ha avuto questo Paese negli ultimi anni davanti al fenomeno migratorio: scivolamento che si impernia dentro un meccanismo perverso, in cui la percezione del fenomeno migratorio è mutata nella società, e anche dentro quest'Aula parlamentare. Credo che da questo punto di vista abbiano ragione i colleghi della Lega Nord, a sostenere che finalmente si è arrivati ad un punto che dà loro ragione rispetto a quello che hanno proposto in questi anni, ma che ovviamente non è abbastanza dal loro punto di vista. Lo dico perché noi siamo passati da Mare Nostrum a Mare Sicuro, e anche i nomi in questo hanno un significato. Noi siamo passati da un Presidente del Consiglio che diceva in quest'Aula: “noi salveremo le vite umane, a prescindere da quello che fanno gli altri, e grazie a questa forza politica e morale chiederemo agli altri di fare la loro parte” alla cessione completa sul piano morale, politico rispetto al fatto che hanno vinto gli altri, e che esattamente come l'Europa ha deciso di voltarsi dall'altra parte, anche l'Italia decide di voltarsi dall'altra parte.

E infatti la prima questione politica che si pone sulle migrazioni è la scelta di come si governano, o meglio si gestiscono i flussi migratori. E su questo c'è il primo elemento di crisi, ovvero l'idea che le migrazioni… O meglio, lo dico così: le migrazioni sono un fenomeno strutturale, non sono un'emergenza da gestire; e se sono un fenomeno strutturale, il modo con cui noi abbiamo deciso di governare e di gestire questo fenomeno lo sta semplicemente drammatizzando.

Cioè noi abbiamo scelto di applicare quella politica che altri Paesi in Europa hanno scelto di applicare, ovvero quella di sigillare la frontiera e, siccome la nostra frontiera è marittima, allora ci siamo spostati in altri Paesi per cercare di fare quel lavoro. Abbiamo scelto di esternalizzare le nostre frontiere e, con esse, le frontiere d'Europa con un complesso dispositivo, che ci è stato spiegato in più occasioni rispetto alle misure che sono state messe in campo, di cui questo simil blocco navale è semplicemente l'ultimo tassello.

Abbiamo deciso di costruire accordi di partenariato con i Paesi a sud della Libia, molti dei quali discutibili sul piano morale ed etico: penso al Sudan di al-Bashir, con cui noi ormai dialoghiamo costantemente nella gestione dei flussi migratori; è l'unico Paese al mondo che vanta un Capo di Stato che ha due condanne alla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità, ma non ci scandalizza stringere la mano e fare accordi con questa persona, fornire mezzi e risorse economiche che, poi, serviranno a continuare processi di repressione e di violazioni di diritti umani.

E questi accordi, purtroppo, funzionano, lo abbiamo visto con gli sbarchi: l'anno scorso, la prima popolazione di sbarco era di nazionalità eritrea, quest'anno gli eritrei sono scomparsi. Mi pare di poter escludere che le condizioni di vita in Eritrea, con la feroce dittatura di Afewerki, anche lui inserito in un processo di finanziamento da parte dell'Unione europea, siano cambiate; quello che è cambiato è che oggi le milizie di al-Bashir sparano su chiunque provi ad attraversare il confine tra l'Eritrea e il Sudan. Noi ce le dobbiamo dire queste cose perché, altrimenti, facciamo finta di non vedere, contribuiamo a costruire questo enorme velo di ipocrisia che ci fa commuovere e mettere le navi della Marina militare in mare quando muoiono bambini e donne sotto le nostre coste a Lampedusa e, invece, ci fa voltare dall'altra parte, far finta di niente, discutere di tecnicismi quando a morire sono le stesse persone a sud del Sahara, e per responsabilità anche nostre.

Come dicevo, il blocco navale pone una questione politica. Non è che siccome lo fa la Guardia costiera libica, a cui noi abbiamo dato le motovedette e di cui stiamo addestrando gli uomini, quella cosa non si chiama blocco navale. Non è che siccome non sono direttamente i nostri soldati e la nostra Marina ad intercettare i barconi e riportarli a terra non si chiama blocco navale. Certo, “blocco navale” è un'espressione ostile rispetto ad un Paese sovrano: noi stiamo facendo il blocco navale nei confronti dei barconi di disperati che provano ad arrivare nel nostro Paese.

Io penso che, da questo punto di vista, un problema sullo scivolamento culturale di questo Parlamento c'è tutto: voi potete far finta di non vedere, immaginare che questa sia la solita ramanzina dei pacifisti, dei buonisti di questo Paese, eppure il cedimento culturale è stato testimoniato dal segretario del Partito Democratico con la famosa frase “aiutiamoli a casa loro”. Io vorrei discutere anche di come si aiutano a casa loro: noi abbiamo spiegato che avremmo investito in cooperazione internazionale, il Fondo per l'Africa per migliorare le condizioni di vita nei Paesi di origine e transito.

Ieri, il Ministro degli esteri ci ha spiegato che 68 milioni di euro dati al Niger dal Fondo per la cooperazione internazionale. Il Fondo per l'Africa del Paese Italia è di 200 milioni di euro, quindi 68 milioni di euro sono stati al Niger, che è un Paese strategico. Di quei 68 milioni, 50 milioni di euro sono stati dati direttamente al bilancio del Ministero dell'interno del Niger per costruire la frontiera, per costruire campi profughi, per militarizzare la frontiera e sigillarla. Questo stiamo facendo. Noi ce lo dobbiamo dire e vorrei che, almeno per un fatto di onestà, ammettessimo in quest'Aula che non li stiamo aiutando a casa loro, li stiamo bloccando a casa loro, stiamo cercando di costruire una frontiera invalicabile che non possiamo costruire in acqua, nel Mediterraneo.

Io penso che da questo punto di vista questa sia la prima questione che dovremmo affrontare. Poi, sulle migrazioni ci sono altre grandi questioni, ma questa discussione riguarda anche la politica estera, riguarda il rapporto con i nostri partner alleati, riguarda la stabilizzazione della Libia, su cui voglio dire - ci tornerò dopo - che il problema vero non è a Tripoli: la questione, la causa dell'instabilità libica si trova a Parigi e io credo che, prima o poi, questo tema lo dovremo affrontare.

Non possiamo cancellare da questo dibattito la crisi del progetto europeo, che si manifesta esattamente come una fotografia plastica nella questione migratoria e, oggi, anche rispetto alla politica estera e agli interessi strategici di due Paesi fondamentali per l'Unione che si stanno contendendo un Paese come la Libia dal 2011. Vogliamo rimuovere? Vogliamo far finta di niente? Vogliamo dire che l'Accordo di Parigi è stato un utile contributo?

PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, ha finito il tempo.

ERASMO PALAZZOTTO. Però ce la raccontiamo noi perché non vogliamo guardare la verità. Per questo noi siamo contro questa missione e non perché non ci sembra abbastanza, ma perché ci sembra una cosa stupida (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, non dobbiamo mai dimenticare i termini reali della situazione con la quale dobbiamo fare i conti e, cioè, che noi dobbiamo fare i conti non con un'invasione, ma con una fuga di milioni di persone. Perché, certamente, all'invasione tu rispondi in una chiave militare; ad una fuga di milioni di persone dai vari Paesi dell'Africa tu non puoi rispondere con le armi e con i respingimenti: la risposta è molto più complessa e molto più difficile. E già queste vicende così complicate che vediamo con la Libia dimostrano la totale inesistenza degli slogan che abbiamo ascoltato…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cicchitto. Onorevole Rampelli, grazie.

FABRIZIO CICCHITTO. …quando si è detto che bisognava bloccare i porti, bloccare le coste e così via, perché il blocco dei porti è una dichiarazione di guerra e sfido chiunque a ripetere operazioni simili a quella che fu fatta nel 2011. Questo è il retroterra con il quale noi dobbiamo fare i conti: siamo investiti in prima persona da una fuga di milioni di persone, che, però, è una fuga rispetto alla quale il resto dell'Europa finora non ci ha aiutato in modo consistente .

Con riferimento al dibattito di oggi, devo dire che ho ascoltato con grande attenzione l'intervento dell'onorevole Pini e l'intervento all'onorevole Palazzotto: ebbene, i due interventi si elidono , perché entrambi dicono l'opposto e, quindi, sono la dimostrazione evidente che c'è una linea del Governo italiano che non è quella del cosiddetto cedimento culturale a cui si è riferito Palazzotto per un dibattito all'interno della sinistra né quella della resa all'invasione.

Cerchiamo una via assai difficile e quello che noi oggi stiamo realizzando è riuscire a intervenire nella situazione libica nel pieno rispetto di quella realtà e cercando di accentuare i filtri e, nello stesso tempo, come è contenuto nelle risoluzioni che presentiamo, di porre, però, ai libici il problema dei diritti umani e dell'esigenza di trattare i migranti in modo diverso da quello che è avvenuto nel passato. Quindi, noi cerchiamo di aumentare i filtri e i controlli e, nello stesso tempo, aiutando i libici, poniamo ai libici dei problemi umanitari e di rispetto dei diritti che, senza questa interfaccia e questo rapporto più forte con la realtà libica, non si si potrebbe realizzare.

Questo sforzo, invece di rifiutarlo in termini aprioristici, avrebbe dovuto comportare, sia da parte della Lega sia da parte dell'onorevole Palazzotto e del suo partito, una riflessione più attenta, perché le loro argomentazioni si elidono completamente e non fanno i conti con i margini che il Governo italiano è riuscito a conquistare, anche rispetto al confronto con le ONG; dei margini di controllo e di filtro senza che questi rappresentino, però, operazioni che ledono i diritti umani.

Colgo quest'occasione per porre un altro problema, e per porlo anche al Governo: è stato detto, giustamente, che noi dobbiamo fare i conti con tutta la realtà libica e con il complesso di forze che stanno dietro le varie realtà che si muovono nella realtà libica. Allora, il problema che pongo è che, siccome noi dobbiamo fare i conti con il Governo libico, fare i conti con il generale Ḥaftar, io non credo che l'Italia indefinitamente possa non fare più i conti con l'Egitto, perché l'Egitto presenta per noi il problema Regeni, ma l'Egitto è una realtà assai più complessa per quello che riguarda il Mediterraneo.

Allora, per parte mia, da tempo ho posto il problema di fare due iniziative rispetto all'Egitto: di inviare l'ambasciatore italiano in Egitto e, però, per non dare segnali sbagliati per quello che riguarda l'assassinio e la tortura di Regeni, di approvare una proposta di legge, che è stata presentata dall'onorevole Palazzotto, per una Commissione di inchiesta su quella vicenda. La combinazione di questi due elementi rappresenterebbe il fatto, da un lato, che noi riprendiamo a far politica nei confronti dell'Egitto e, dall'altro lato, che, però, questa scelta non fa venir meno il nostro impegno per avere, sul caso Regeni, una verità e non le menzogne che sono state dette finora.

Se noi non ampliamo la nostra azione politica in quella direzione, secondo me, ci leghiamo le mani rispetto ad una realtà, quale quella libica, che presenta una indubbia complessità. Per quello che ci riguarda, noi ci riconosciamo interamente nella risoluzione che è stata presentata, che è una risoluzione che combina insieme, un più forte controllo e un filtro, e, nello stesso tempo, di condizionare questo ad un'accentuazione del rispetto dei diritti umani per quello che riguarda la Libia. E poi poniamo il problema di una riflessione più attenta di politica estera, perché è evidente che il nodo libico si inserisce in un quadro di politica estera e di politica del Mediterraneo, rispetto al quale l'Italia deve giocare, come fanno gli altri Paesi, tutte le carte possibili.

Voglio concludere dicendo anche questo: in genere il nostro masochismo non ha limiti, però devo dire che, per quello che riguarda il confronto che c'è indubbiamente fra noi e la Francia anche su questo punto, ebbene, io vedo una partita così catastrofica. C'è stato un incontro di Macron con Sarraj e con il generale Ḥaftar, dopodiché Sarraj si è affrettato a venire in Italia e a chiedere all'Italia un aiuto, quindi è una partita nella quale dobbiamo avere la consapevolezza che in Europa c'è una concorrenzialità nella quale ognuno deve fare la sua parte, cercando di far sì che questa parte non diventi lacerante rispetto a esigenze unitarie che sono l'unica carta per riuscire a influenzare una realtà del Mediterraneo che è così difficile e complessa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Buongiorno, Presidente. Quanto tempo ho, per favore?

PRESIDENTE. Sedici minuti.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Non male! Buongiorno Presidente, buongiorno Ministra Pinotti, buongiorno sottosegretario Rossi, manca il Ministro Alfano ma ce ne faremo una ragione. Ho sentito parlare in quest'Aula di sovranità nazionale libica e diritto internazionale. Compito dell'opposizione non è soltanto opporsi, evidentemente, a provvedimenti che riteniamo sbagliati, ma è anche, in un Paese dove c'è un deficit di informazione, coltivare la memoria. Ho sentito prima dire dal deputato Cicchitto: la partita con la Francia è ancora aperta. Vogliamo un po' ricordare? Vogliamo, appunto, coltivare la memoria? Vogliamo anche cercare di capire perché siamo qua?

Qualche anno fa l'Italia aveva un rapporto privilegiato con la Libia, lo costruì l'ex Presidente Berlusconi con un dittatore, Gheddafi, che il MoVimento 5 Stelle non ha mai difeso, non eravamo certo noi a baciare le mani a Gheddafi, eravate voi che gli baciavate le mani. Tuttavia, abbiamo sempre ritenuto che destituire in maniera violenta i dittatori, poi avrebbe provocato e provochi sempre, in realtà, una condizione peggiore di quella iniziale. E come sta oggi la Libia? La Libia, di fatto, non esiste. È un Paese diviso, un Paese dove sono aumentati i flussi migratori, dove è aumentato il terrorismo internazionale e dove quell'intervento, che finalmente oggi una deputata del PD, la Quartapelle, definisce, parole sue testuali, “intervento affrettato e pieno di errori”, ha provocato quell'intervento affrettato e pieno di errori avallato da tutti quanti voi. Anche se Forza Italia era contraria, l'ha avallato, piegandosi ai diktat di Sarkozy, del premio Nobel Hollande, che poi ha chiesto scusa, e di Napolitano, perché un grande artefice di quell'intervento in Libia, un intervento criminale che è stato fatto e avallato da tutti quanti voi, è stato Napolitano. Mi sono sempre domandato per quale motivo i colleghi di Forza Italia abbiano, giustamente, poi criticato Napolitano, addirittura spesso hanno parlato di colpo di Stato contro di loro, portato avanti o colpettino di Stato del Presidente Napolitano e lo hanno votato per la seconda volta Presidente della Repubblica. Io, Presidente Giachetti, reputo - questa è una mia valutazione politica - il Presidente Napolitano il massimo responsabile dei disastri che sono stati commessi in Italia negli ultimi anni.

Vi dicevo: oggi la sovranità di cui parlate tanto è stata minata, colpita, distrutta dal vostro intervento militare di qualche anno fa. I francesi si sono, di fatto, beccati il petrolio, noi ci siamo beccati i barconi, è andata in questo modo, vi siete piegati a determinati diktat e oggi parlate di rispetto e di diritto internazionale, di sovranità nazionale libica e di - sempre il presidente Cicchitto - possibilità di mettere piede nella crisi e nella situazione libica. Quindi, evidentemente, in questi anni non è stato fatto nulla. Ci siamo piegati e ci siamo fatti scavalcare da un altro Paese, appunto la Francia, che in questo momento, tra l'altro, ci sta distruggendo sotto tanti punti di vista. È veramente avvilente notare che in questo Parlamento non si parli del fatto che i francesi stiano, di fatto, controllando Telecom, che i francesi ci abbiano fregato su Fincantieri e che i francesi ci abbiano superato in politica estera rispetto alla questione libica, dove un tempo avevamo delle relazioni privilegiate. Ripeto, il MoVimento 5 Stelle non ha mai difeso Gheddafi, ma è compito dei popoli sovrani destituire i dittatori, non certo delle bombe straniere. Io sono convinto che se Macron non avesse organizzato, qualche giorno fa, quell'incontro, poi vedremo i risultati, ma un incontro diplomatico importante, se non avesse organizzato quell'incontro a Parigi tra Hafthar e Sarraj, oggi noi non saremmo qui. Angelo Del Boca, che è un grande esperto di questioni geopolitiche e della crisi libica, definisce la strategia attuale del Governo Gentiloni una guerra di immagine, cioè Macron organizza un incontro diplomatico importante e noi tiriamo fuori, appunto, una missione navale, alla quale anche noi, Ministro Pinotti, avremmo voluto dire “sì”, glielo dico perché non è che siamo per forza quelli del “no”, il problema è che non possiamo avallare, come non abbiamo mai fatto anche su questioni di politica interna, provvedimenti spot. Fate provvedimenti spot sulla trasparenza del settore bancario, la famosa Commissione d'inchiesta che non parte mai; fate provvedimenti spot sulla scuola, che è in crisi, però regalate quattrini con il bonus studenti e il bonus insegnanti; fate provvedimenti spot sul lavoro e vi vantate di cifre risibili e ridicole, mentre l'unica cosa che qua aumentano sono gli inattivi; fate provvedimenti spot, oggi, anche su politica estera, provando a rispondere a qualcuno che ci ha scavalcato e ci ha scavalcato non soltanto per la vostra incapacità, ma anche per il fatto che, di fatto, dopo il 4 dicembre, dopo la sconfitta, oggi, in Italia, abbiamo un Governo balneare, passeggero, senza alcuna legittimità popolare e, quindi, senza alcuna legittimità in politica estera, ed è per questo che di fatto Macron riesce a organizzare quell'incontro a Parigi e voi non siete riusciti a organizzare quell'incontro importante a Roma, cosa che il MoVimento 5 Stelle vi disse e chiese nel febbraio 2017. Bisogna anche ricordare determinati passaggi, perché è compito - ripeto - dell'opposizione ricordare, coltivare la memoria e cercare di non farvene passare nessuna, di non farvi passare lisci certi comportamenti.

Nel gennaio 2017, Presidente, Minniti va in Libia ad incontrare Sarraj. Tra l'altro, molto probabilmente avete puntato sul cavallo sbagliato, perché oggi Sarraj, sempre da questo studioso, Angelo Del Boca, viene definito un signor nessuno.

Comunque, nel gennaio del 2017, Minniti va in Libia a incontrare Sarraj; lo incontra, poco dopo rilascia una dichiarazione: accordo fatto, da domani stop ai flussi verso l'Italia. Passa qualche settimana e i flussi aumentano del 46 per cento rispetto ai mesi precedenti; vedremo nei prossimi mesi, per l'amor di Dio.

Febbraio 2017, per l'appunto, mentre i flussi aumentano e i trafficanti si riempiono il portafoglio, il MoVimento 5 Stelle vi invita ad impegnarvi ad organizzare una grande conferenza di pace a Roma, che riunisca i principali attori rappresentativi, appunto, della Libia, tra cui Sarraj e Haftar; non ci avete neanche risposto e, poi, qualche giorno fa, quest'incontro lo ha organizzato il novello Napoleone, Macron; tra l'altro, per la vittoria di Macron, voi avete esultato tutti, finalmente, un uomo che mette davanti l'interesse dell'Europa, addirittura, agli interessi nazionali; e poi l'avete visto il comportamento di Macron rispetto a Ventimiglia, rispetto a Fincantieri, rispetto a Telecom, che è già passato; non è che noi ce la prendiamo con Macron; giustamente, Macron fa gli interessi della Francia, è il Presidente francese. Siete voi che dovreste fare gli interessi dell'Italia e, però, fate gli interessi dei francesi, incredibile! Per colpa della vostra incapacità, lo ripeto, ma anche per colpa di una vostra ormai eterna illegittimità politico-popolare, dato che si tratta, comunque, del quarto Governo di fila scelto più in provetta che passato per le elezioni. Se qualcuno dice: ah, la Costituzione dice che è il Presidente della Repubblica che deve nominare…siamo tutti d'accordo, ma era il vostro Presidente Renzi a dire: io non diventerò mai Presidente del Consiglio senza passare dalle elezioni, frase sua.

Aprile 2017; per la prima volta Luigi Di Maio solleva la questione della trasparenza rispetto alle ONG. Si rifà a una denuncia di uno stimato procuratore della Repubblica, Carmelo Zuccaro. Voi, che fate? Fiumi di insulti al MoVimento 5 Stelle: razzista, populista, xenofobo, avete tirato giù la maschera, in realtà siete di estrema destra; addirittura, Legnini, vicepresidente, se non sbaglio del CSM, vostro uomo, arriva persino a chiedere un intervento disciplinare, appunto, sul PM Zuccaro. Dopo qualche tempo che succede? L'Europa chiede un codice di comportamento sulle organizzazioni non governative, voi lo buttate giù, tra l'altro prendendo, punto per punto, le proposte che il MoVimento 5 Stelle vi aveva fatto, quando voi ci riempivate di insulti, tali e quali, e che noi, tra l'altro, abbiamo buttato giù - quindi, carta canta - in una proposta di legge a prima firma Alfonso Bonafede; tra l'altro sarebbe opportuno approvarla quella legge, così diventa legge dello Stato, una legge che non vuole andare contro le organizzazioni non governative, io ci ho lavorato, ma proprio avendo lavorato nelle organizzazioni non governative penso che debbano essere le stesse organizzazioni non governative a chiedere trasparenza. E coloro, appunto, che non rispettano un determinato codice dovrebbero anche essere sanzionate, vedremo come si comporterà il Governo nei prossimi giorni. È successo tutto questo. Sempre a maggio 2017, appunto, abbiamo presentato questa proposta di legge a prima firma Bonafede. Giugno e luglio 2017; la Francia continua a respingere decine e decine di migranti a Ventimiglia, tra l'altro anche i minori, l'Austria minaccia di schierare l'esercito al Brennero, la Spagna, e ancora Parigi, di chiudere i porti, tutti ci voltano le spalle e noi restiamo, voi, anzi, restate con il cerino in mano.

Questa è la politica internazionale del Governo e dato che questa è la politica interazionale del Governo, questa è la condizione drammatica all'interno della quale ci avete spinto, ci ha spinto il vostro pressappochismo; vi inventate una missione navale assolutamente risibile, per la quale, Ministro Pinotti, noi abbiamo chiesto delle garanzie e non le abbiamo ottenute, perché siamo arrivati in Commissione durante le audizioni veramente con le migliori intenzioni del mondo, però vi conosciamo, conosciamo il vostro comportamento, lo ripeto, spot, di immagine, alla ricerca del titolo, della conferenza stampa, dello slogan che possa riempire i giornali qualche giorno e poi si trasforma sempre in nulla; ormai vi conosciamo, ne abbiamo avuto, tra l'altro, anche un esempio lampante rispetto ai vitalizi; qui vi fate belli sull'approvazione di una legge, poi in Senato bloccate tutto, ieri avete votato contro la procedura d'urgenza. E quando qualcuno dice: ah, però, in politica estera dovremmo essere tutti uniti, colpevolizzate il MoVimento 5 Stelle, la prima forza di opposizione, probabilmente la prima forza politica del Paese, di andarvi contro quando portate in Aula o, comunque, quando tirate fuori dei provvedimenti, per noi, assolutamente inaccettabili. Dovrebbe essere compito della maggioranza convincere le opposizioni della bontà delle proprie idee; invece, voi, non soltanto presentate questi provvedimenti spot, ma vi lamentate se votiamo contro, dicendo che gli altri Paesi si comportano in maniera diversa, gli altri Paesi sono tutti uniti nel rispetto dell'interesse generale; certo, perché gli altri Paesi provano a far rispettare, appunto, l'interesse generale, ricercano di rispettare l'interesse collettivo, cercano di rispettare l'interesse nazionale, cosa che voi, ormai, non avete fatto da diversi anni.

E vi ricordo sempre che tutta questa crisi viene da un vostro comportamento…

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Di Battista. Onorevole Quartapelle, ce lo siamo detti 40 mila volte, il Governo sta qui per ascoltare. Prego.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Un vostro comportamento, di fatto, suddito, che avete avuto nei confronti di quel diktat su quell'intervento militare che c'è stato in Libia. Io questo non ve lo perdonerò mai, non soltanto, lo ripeto, per l'enorme perdita, dal punto vista economico, degli interessi economici appunto italiani, si parla di 30 mila miliardi di dollari, se non sbaglio di distruzioni, tra infrastrutture, imprese, eccetera, eccetera, ma poi tanti, tanti morti; non è morto soltanto Gheddafi, sono morte tante persone, lì, che non ricorda mai nessuno, sono morti bambini, sono morte famiglie e, lo ripeto, non è che fosse oro quel che c'era prima, ma ci si comporta in maniera diversa, non si abbassa la testa, non ci si piega, non ci si mette a 90 gradi, non ci si comporta in maniera suddita, non si fa questo, quando si ha a che fare con l'interesse generale. L'avete sempre detto voi che la questione libica era una questione di interesse generale, una questione strategica, addirittura di sicurezza nazionale. Noi, Presidente, avremmo voluto votare, lo ripeto, a favore, ma possiamo votare a favore di una missione arrabattata, tirata fuori in quattro e quattr'otto, soltanto per rispondere con uno slogan ad un intervento diplomatico che, purtroppo, hanno fatto i francesi? No, non si può avvallare tutto questo.

Concludo, Presidente, dicendo che il MoVimento 5 Stelle voterà contro, perché non conosciamo, di fatto, con la dovuta certezza le regole di ingaggio. Non sappiamo, esattamente, quali saranno le acque da monitorare, come e chi guiderà la missione e, soprattutto, non possiamo, in questa fase, lo ripeto, avallare l'ennesimo intervento spot; non ce lo possiamo permettere, come MoVimento 5 Stelle, lo ripeto, come prima forza politica del Paese. Avremmo voluto votare favorevolmente, davvero; in questo caso, avremmo voluto votare favorevolmente, l'avete visto perfettamente, abbiamo avanzato determinate richieste in Commissione, non sono state esaudite. Avremmo voluto votare favorevolmente, perché in questo momento c'è bisogno di un'Italia che torni protagonista, anche per quanto riguarda la stabilità in Libia, che non stiamo minimamente ottenendo, anche perché, probabilmente, lo ripeto, avete puntato sui cavalli sbagliati e anche perché avremmo bisogno di mantenere degli interessi geopolitici strategici in un Paese che era così tanto legato a noi. Avremmo voluto votare favorevolmente, perché i trafficanti di morte vanno fermati, come i flussi irregolari, e questa frase non è affatto una frase razzista o xenofoba, è soltanto una frase di buonsenso, oltretutto, ancor di più, in un momento in cui tutta l'Europa ci volta le spalle. Ma per l'ennesima volta vi siete dimostrati incapaci; noi non possiamo avallare la vostra incapacità e non possiamo avallare il vostro pressappochismo politico e di politica estera, proprio perché siamo una forza responsabile e perché siamo la prima forza politica del Paese. Grazie e buona giornata a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, da sempre il gruppo che rappresento, Direzione Italia, è favorevole a fermare le navi per fermare le morti nel Mediterraneo, per fermare gli sbarchi, per fermare il business criminale della tratta degli esseri umani, il più grande business criminale di questo momento storico. Per questo, da sempre, chiediamo a gran voce un intervento deciso e decisivo in acque libiche, per contrastare i criminali scafisti, che ogni anno ammazzano migliaia e migliaia e migliaia di persone. Per questo siamo favorevoli a un intervento della Marina militare italiana, magari dell'Unione europea, sotto le coste libiche, perché è lì che bisogna bloccare i criminali scafisti.

Però, come dicevo, siamo a favore di un intervento e non di un posizionamento. La missione che il Governo ha presentato, ieri, alle Commissioni riunite, ci appare più un posizionamento estetico di una nave militare italiana in acque libiche, con regole di ingaggio che lo stesso Ministro ieri ha confermato essere quelle di Mare sicuro.

Quindi non cambiano le regole di ingaggio, non ci sono accordi con le autorità libiche per un ricollocamento dei migranti, eventualmente salvati in acque libiche, nei porti libici. Dove andranno i migranti eventualmente salvati durante questa missione? Questo non è dato sapere. Una sola unità navale più una di supporto serve a coprire centinaia di chilometri di coste o serve solo a dare un posizionamento estetico a questo Governo di fronte a Tripoli? Per dire, abbiamo mandato una nave militare, ma la travestiremo da nave della Croce Rossa, perché dalle regole di ingaggio, signor Presidente, appare che il compito delle due unità italiane sarebbe solo quello di fare da meccanico e carrozziere, forse, alla Guardia costiera libica, senza avere nessun mandato preciso per contrastare i criminali scafisti, che hanno reso il problema migratorio un'emergenza per l'Italia, un'emergenza per l'Europa …

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Altieri.

TRIFONE ALTIERI. … ma soprattutto hanno reso questo fenomeno una triste pagina di morte nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Una brevissima considerazione, dato anche il tempo: sarebbe stato certamente preferibile che oggi si discutessero due provvedimenti adottati dal Governo in questi giorni. L'uno è questo, con l'introduzione di questa nuova forma di collaborazione con il Governo di una parte della Libia, insomma, con una parte di Governo riconosciuto della Libia, e che è comunque un'operazione estremamente innovativa - come cercherò di dire dopo -, e l'altro, sarebbe stato interessante, invece, discutere anche dei rapporti fra il Governo e le ONG.

Il Governo ha adottato misure giuste, fra l'altro sollecitate dalla stessa magistratura italiana – ricordo, in particolare, l'intervento del procuratore di Catania -, per cercare di ricondurre alla loro attività filantropica l'attività delle ONG nel mare libico, attività che è sembrata spesso invece più motivata da una volontà, peraltro in sé non esecrabile, ma i cui risultati sono stati non del tutto positivi, di raccogliere a tutti i costi chiunque, per svolgere al meglio, dal loro punto di vista, questa attività. Mi sembra che il Governo su questo tema abbia adottato misure anche difficili, le abbia adottate con fermezza e che quindi questa operazione con le ONG meritasse di essere spiegata assieme a questa. Per quanto riguarda, invece, l'accordo militare, che prevede l'operazione di un limitato contingente navale, beh, io voglio dire soltanto questo concetto, che è vero che si tratta di un piccolo passo, ma è comunque un primo passo verso una ridefinizione globale delle nostre capacità di intervento sulle coste libiche.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Monchiero.

GIOVANNI MONCHIERO. Per questo motivo, mi pare che l'intervento sia positivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Sì, grazie signor Presidente. Si tratta di un dibattito importante, su temi di politica estera e difesa, nel quale vorrei inizialmente provare a definire il contorno giuridico, perché noi stiamo operando con una materia nuova, che è la legge-quadro che il Parlamento ha voluto - non il Governo - per superare la pratica dei decreti di proroga delle missioni internazionali, che venivano ritualmente fatti dal Governo. È una pratica nuova, che dovrebbe esaltare il ruolo di controllo e di indirizzo nei confronti del Governo, come vediamo con queste risoluzioni, peccato però che la legge-quadro merita di essere definitivamente e completamente attuata anche con i DPCM che Palazzo Chigi non ha ancora provveduto ad adottare, che creano incertezza alle missioni che il Parlamento ha già autorizzato e conseguentemente creerà incertezza anche a questa missione, perché opera - abbiamo sentito ieri i Ministri - con gli stanziamenti già previsti per la missione Mare sicuro.

Seconda osservazione, che vorrei non passasse in sottordine: è la prima volta che l'Italia si avventura in una missione internazionale con il profilo dichiaratamente bilaterale. Sinora abbiamo sempre operato all'interno di missioni che avvenivano con l'ombrello e nel contesto di missioni deliberate da organizzazioni internazionali: le Nazioni Unite, la NATO, l'Unione europea. È vero che qui c'è un codicillo, per il quale si parte da una risoluzione originaria delle Nazioni Unite, ma sappiamo anche che, nella pratica e nella realtà, si tratta di una missione bilaterale. È una cosa positiva? È una cosa negativa? È un elemento di crescita del nostro Paese nel contesto europeo internazionale, come sviluppo militare nel Mediterraneo? Ci mettiamo in concorrenza con altri Paesi? Viene meno la nostra tradizione - quell'ombrello, al quale ho fatto riferimento, che sinora c'è sempre stato - di operare in missioni internazionali, quando c'erano delle risoluzioni internazionali? Forse è presto per giudicarlo, però è una novità, anche sotto il profilo giuridico, che volevo sottolineare. Per il resto, la missione mi pare che tocchi tre aspetti: l'aspetto della sicurezza nazionale ed internazionale, l'aspetto della politica estera e l'aspetto più pratico, più materiale delle regole d'ingaggio degli assetti della difesa.

Partirò dal primo, che secondo me è quello principale, perché, al di là della motivazione dichiarata - di sostenere e supportare la Guardia costiera libica -, questa missione si colloca all'interno delle attività di proteggere il nostro Paese e, proteggendo il nostro Paese, proteggere l'Europa da una dimensione e da un'ondata di sbarchi, che non possiamo più sostenere. Questo appartiene ad un patto sciagurato fatto dal Presidente del Consiglio Renzi, un patto sciagurato, sul quale prima o poi bisognerà pure avere una parola definitiva di chiarezza da parte del Parlamento e, forse, non solo del Parlamento, un patto sciagurato al quale il Ministro Minniti sta cercando di mettere in qualche modo rimedio.

Il fatto che le ONG in gran parte, in grandissima parte, non abbiamo sottoscritto il codice di condotta è un fatto grave, che conferma i dubbi e i timori sulla loro attività, sul loro operato, che Forza Italia per prima aveva denunciato, e forse mostra anche i limiti di quel codice di condotta, nonostante l'azione che proprio stamattina è avvenuta al largo delle coste di Lampedusa, dove una nave delle ONG, che non aveva sottoscritto quel codice, è stata fermata.

Io mi permetterei di suggerire una strada al Governo: di dare sempre rilevanza giuridica e legislativa anche a questo codice di condotta, pregnanza di norme, perché altrimenti non si capisce quali siano le conseguenze pratiche. Devono essere norme varate dal nostro Paese, vigenti sul nostro territorio, nei nostri porti, nelle acque internazionali, nelle acque nazionali, norme alle quali ci sono delle sanzioni se qualcuno non le applica. E consiglierei - per questo è stato richiamato anche dall'onorevole Di Battista - questa vicenda non ha nulla a che vedere, anche se trae origine dall'accordo e dal Trattato che fece il Presidente Berlusconi. Quello fu per l'appunto un trattato, aveva le dimensioni, la dignità, la forza giuridica e politica di un trattato e, come tale, fu portato a voto del Parlamento, con un disegno di legge di ratifica, che fu approvato a larghissima maggioranza dalla Camera e dal Senato. Se quel trattato sia stato o meno la causa poi di tante inimicizie, difficoltà, addirittura della caduta del Presidente Berlusconi, questo saranno, diciamo, gli storici a giudicarlo, ma certo aveva quella dimensione, quella dignità.

Qui siamo di fronte ad una lettera, che non è stata nemmeno mostrata in Parlamento e almeno nelle sedi delle Commissioni esteri e difesa; pare che sia avvenuto in altre sedi, con altre modalità, con altri limiti di pubblicità. È una scelta del Governo. Io credo, invece, che la scelta legislativa della trasparenza dia più forza.

Ma qual è la differenza, e vengo ora al tema della politica estera. Proprio il fatto che non siamo nei confronti di una lettera che è riconosciuta da tutto il sistema politico libico. Sappiamo che il Presidente Sarraj è l'autorità riconosciuta dalla comunità internazionale, ma sappiamo anche che non ha ricevuto la fiducia dal Parlamento di Tobruk e sappiamo che vi è un convitato di pietra in questa discussione, che non è la Francia, ma è la parte che la Francia sostiene, la parte della Libia, dalla quale, però, guarda caso, non partono i barconi, non partono i migranti. Allora, pensare di risolvere questo problema avendo un confronto esclusivamente con il Governo riconosciuto dalla comunità internazionale, e non anche con una delle altre parti della vicenda libica, credo che sia un errore. Il presidente Cicchitto, poco fa, ha fatto una proposta e credo che sia una proposta che possa essere seguita. Se è la foglia di fico che noi abbiamo per intraprendere questo rapporto, sono i contatti con l'Egitto, che sappiamo per quale ragione sono stati sospesi. Seguiamo questa proposta. Io credo che non avere il nostro ambasciatore al Cairo non migliori nemmeno la situazione del ristabilimento della verità, che tutti vogliamo sia piena e immediata, nei confronti della tragica fine del povero Giulio Regeni.

Vengo adesso rapidamente agli aspetti che riguardano gli assetti della difesa, degli ingaggi. Genericamente, stiamo parlando di una missione per ora di dimensioni limitatissime, una o due navi, che, si dice, devono supportare la Guardia costiera libica, agire secondo le loro indicazioni. È ovvio che non è una missione - questo intende dire il Ministro della difesa - ostile nei confronti della Libia; non si entra lì con queste intenzioni. Ma vi è un'ostilità, l'ostilità che noi abbiamo, che dovremmo avere, nei confronti delle organizzazioni criminali internazionali che con il traffico di migranti, con il traffico di persone umane, si stanno arricchendo, oltre che, naturalmente, potendo acquisire delle fonti di finanziamento che vanno direttamente a vantaggio del terrorismo internazionale, senza considerare l'ipotesi che fra questi migranti vi possano essere potenzialmente o in atto anche persone che appartengono direttamente ad organizzazioni internazionali o possano fare, poi, dopo, prova di proselitismo o essere soggetti loro stessi ad atti di proselitismo.

Quindi, si tratta di una missione che ha dei profili, che deve avere dei profili di ostilità, non nei confronti della Libia, ma nei confronti delle organizzazioni criminali che stanno organizzando e che stanno lucrando sul traffico di migranti. Questo è possibile farlo solo in mare, quando le navi sono partite? A nostro giudizio no, è necessario farlo sulle coste libiche, ed è necessario farlo, addirittura, all'interno dei confini della Libia con gli altri Stati africani. È necessario, quindi, passare a questa fase di contrasto delle organizzazioni criminali, delle persone, che si sta svolgendo in dimensioni catastrofiche, direttamente in territorio libico, non solo in acque territoriali libiche, ma in territorio libico. Questo attualmente non è previsto dall'attuale missione; questo sarebbe teoricamente previsto dalla missione Eunavfor-Med, dall'Operazione Sophia, ma sappiamo che difficilmente ci sono le condizioni per poter passare e, forse, non c'è nemmeno la volontà politica.

Sappiamo che abbiamo in questi mesi la fortuna di avere un nostro rappresentante alle Nazioni Unite, vorremmo che il Ministro degli affari esteri ci informasse anche sul tipo di attività che sta facendo all'interno del Consiglio di sicurezza, perché ho letto un comunicato, pochi giorni fa, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che faceva unicamente ed esclusivamente riferimento all'iniziativa di Parigi dell'incontro fra Haftar e Serraj; non faceva alcuna menzione della missione internazionale e, tanto meno, faceva menzione della missione bilaterale che l'Italia intende intraprendere. Forza Italia voterà a favore per due ordini di ragioni: innanzitutto, non per rendere omaggio o una cortesia a questo Governo, ma per tutelare il nostro Paese e gli interessi generali del nostro Paese sotto l'aspetto della sicurezza, che è il principale aspetto che determina questa missione e che è l'aspetto che, a nostro giudizio, renderebbe necessario adottare anche altri provvedimenti. Avremmo votato a favore in una linea di continuità con la responsabilità che Forza Italia ha sempre avuto, una responsabilità che è un elemento di forza, non di debolezza, perché non segue delle ondate più o meno emotive, non asseconda i gusti del momento, ma ha una sua forza nella continuità della politica estera, della politica internazionale del nostro Paese, alla quale, purtroppo, non sempre l'opposizione del Partito Democratico si era adeguata ai tempi in cui, invece, Forza Italia, il Partito del Popolo della Libertà era al Governo con il Presidente Berlusconi.

Ma lo facciamo anche con maggiore convinzione perché ieri le Commissioni riunite - ringrazio per questo i relatori - hanno accolto le nostre proposte emendative che tendevano a chiarire, a delimitare meglio, a definire meglio quello che era abbastanza indefinito e, per alcuni aspetti, resta ancora indefinito. Quindi, voteremo a favore, chiederemo, abbiamo chiesto e ottenuto che su questa missione ci sia un aggiornamento continuo già a settembre da parte del Governo in Parlamento, ma è evidente che questa missione da sola non basta. È ben poca cosa per sconfiggere il traffico illegale e criminale di esseri umani e per impedire che ci siano ulteriori sbarchi nel nostro Paese. È un primo passo, diciamo di “sì” a questo primo passo; vigileremo e staremo attenti affinché ci siano, dopo questo primo passo, anche i passi necessari e, ci auguriamo, definitivi per concludere questa battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signora Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia guarda, ovviamente, con attenzione a ogni iniziativa messa in campo per arginare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, della tratta degli esseri umani, ma, sostanzialmente, anche ad arrestare questa autentica invasione, che potrebbe configurare, anche sulla scorta di una serie di sconsiderate dichiarazioni di tipo politico di varie autorità politiche nazionali e, a volte, purtroppo, anche istituzionali, una vera e propria sostituzione etnica che dovrebbe avvenire in Italia. Chiaramente, l'Italia mantiene il suo ruolo di culla del diritto, e quindi del rispetto dei principi sanciti dall'ONU, e crediamo fondamentalmente che sia importante mantenere la barra dritta rispetto alla salvaguardia dei diritti umani, ma, allo stesso tempo, riconosciamo e non possiamo ignorare il fatto che un'azione politica sconsiderata da parte del Governo Renzi, che ha anche finanziato la chiusura della rotta balcanica, e questo ha provocato un enorme flusso immigratorio non spontaneo, ma eterodiretto da parte di trafficanti di esseri umani, ha messo in crisi non soltanto l'economia, ma anche la nostra società.

Ben venga, quindi, una prima iniziativa in tal senso di impegnare la nostra Marina Militare, non tanto, come ampiamente è stato spiegato in questa relazione di maggioranza, a sostegno tout court del Governo di unità nazionale di Al Serraj, ma, innanzitutto, a difesa degli interessi nazionali, che sono quelli che ho appena indicato. Effettivamente, con questa missione, che pure rappresenta un passo in avanti rispetto a ciò che è stato fatto finora, mancata attuazione della fase tre, cioè della distruzione dei barconi e del blocco a riva dei migranti da parte della missione Sophia, in realtà, oggi, per la prima volta, si inizia un percorso diverso come approccio. E, tuttavia, quali sono le criticità? Innanzitutto, un'azione assolutamente sconclusionata da parte del Governo Gentiloni e del Ministro Alfano rispetto alla politica estera e alle scelte dell'Italia. Entrare a gamba tesa in una contesa territoriale tra il Governo di unità nazionale che controlla pochissima parte del territorio libico da parte di Al Serraj con il generale Haftar, che, addirittura, oltre a godere un sostegno armato da parte dell'Egitto, che, comunque, sostanzialmente è un nostro alleato, addirittura ha un sostegno politico e finanziario da uno dei principali nostri partner alleati della NATO, che è la Francia.

Ed è incredibile che il nostro Governo non chieda una riunione urgente con la NATO per capire la Francia, di Macron e quella di Hollande prima, a che gioco gioca: se fa indirettamente una guerra per accaparrarsi le risorse in Libia, a scapito delle nostre iniziative democraticamente messe in piedi in Libia sul piano finanziario dall'ENI, oppure, semplicemente, c'è un'azione politica tesa a destabilizzarsi. Allora, da una parte, chiedere alla NATO di fare un punto sulla situazione, da un'altra, chiedere ai nostri amici francesi di impegnarsi, anche nei confronti del generale Haftar, a impedire le partenze da quella parte del territorio che, dal punto di vista della fascia costiera, controlla una zona anche più ampia. E, invece, tutto questo non accade e, di fatto, siamo lasciati soli.

Allora, proprio perché non abbiamo la forza né politica né militare, evidentemente, di intervenire in questa disputa tra Haftar e Al Serraj, ammesso che sia giusto farlo, riteniamo che tutta la relazione della maggioranza e il sostegno che questo Governo voglia dare in maniera così smaccata, a chiacchiere, alla stabilizzazione del Governo Serraj, al di là della vicenda del contrasto all'immigrazione clandestina, sia pericoloso per la riuscita della missione, fuorviante rispetto all'obiettivo di bloccare l'immigrazione clandestina e anche pericoloso per le nostre truppe, che potrebbero trovarsi - è di pochi giorni fa un comunicato stampa minaccioso del generale Haftar nei confronti dell'Italia - immediatamente e improvvisamente in un teatro di guerra.

Allora abbiamo già chiesto, e siamo anche contenti delle rassicurazioni che la Ministra Pinotti ci ha dato in tal senso, che il dispositivo militare che prevedrà per ora solo due unità però abbia alle spalle tutta la struttura della difesa pronta a garantire una sicurezza e un pronto intervento a favore delle nostre truppe impegnate in questa missione. Ma ci manca un impegno serio e chiaro a far sì che gli immigrati, una volta bloccati nelle acque nazionali libiche, siano riaccompagnati nei porti di partenza della Libia. Per questo motivo noi, allo stato attuale, non possiamo votare a favore di questa deliberazione del Governo, benché meno della relazione della maggioranza. Ci limitiamo, per ora, a un atto di astensione, proprio come buona volontà e anche rispetto a quello che abbiamo sentito da parte del Ministro Pinotti in Commissione, sperando poi che concretamente questa missione vada nelle direttive che abbiamo spiegato e auspicato, che soprattutto gli italiani vogliono, cioè la fine di questa pesante e selvaggia immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.

ELEONORA CIMBRO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la discussione che oggi stiamo affrontando in Aula costituisce un passaggio fondamentale per la maturazione di una consapevolezza che su un tema così delicato, come quello della Libia, non è affatto una formalità da sbrigare perché l'opinione pubblica ce lo chiede. In queste ore di discussioni, di dibattiti serrati in Commissione, ed oggi qui in Aula, qualcuno ha provato a dire che non si può strumentalizzare l'autorizzazione alla missione militare in Libia, che costituirebbe l'interesse nazionale, per meri fini elettorali e di politica interna. Ebbene, io credo, noi crediamo, che su questo tema, in particolare sul tema di come ci muoviamo nel mondo per garantire all'umanità tutta di vivere in uno spazio di pace, prosperità e sicurezza, in realtà si scontrino almeno due visioni contrapposte che non sono semplicemente legate a scopi elettorali, ma che invece affondano le proprie radici in un modo completamente opposto di concepire il mondo. C'è chi ritiene che la politica estera possa dare risposte a problemi di politica interna e semmai emerge il calcolo propagandistico o la politica della contingenza: agisco in questo modo perché l'opinione pubblica prevalente ce lo richiede. Invece, c'è chi ritiene che la politica estera possa e debba avere la visione lungimirante del futuro. Ed è proprio la mancanza di lungimiranza a livello internazionale ed europeo, prima ancora che italiano, che ha provocato una serie di errori ai quali oggi, con il senno di poi, si tenta di mettere una toppa. Ma quanto può reggere questa politica della contingenza? Lo dico perché a chi come noi, ma anche come a tanti nostri concittadini, che abbiamo seguito con attenzione l'evolversi delle primavere arabe e la gestione fallimentare dell'Occidente di questa crisi e del suo sviluppo successivo, non può non balzare all'occhio che esistono delle responsabilità precise di una politica della contingenza che, per sua stessa natura, ha seguito come elemento discriminante per le scelte da farsi, appunto il consenso. L'elenco degli errori della politica euromediterranea sarebbe davvero lungo, dalla politica del disimpegno di Obama, alle trattative a livello europeo sulla gestione dell'immigrazione su cui di recente anche l'ex Ministra Bonino ha fatto una dichiarazione davvero preoccupante, passando per il bombardamento voluto da Sarkozy in Libia. Passaggi storici, fatti, dati incontrovertibili, dettati appunto dalla contingenza. Ecco perché allora anche oggi proviamo a dare un contributo alla riflessione generale per provare ad agire in un'ottica lungimirante.

Fatte queste premesse, non possiamo che ritenerci soddisfatti della discussione che si tiene qui in Aula sulla missione riguardante la Libia, del resto se tutto fosse stato relegato alle Commissioni competenti sarebbe stato un imperdonabile sbaglio in ragione del carattere e dell'importanza di questo nostro confronto e delle scelte che debbono essere compiute. Gli errori commessi attorno alla vicenda libica in questi anni non consentono più di sbagliare e impongono una nuova consapevolezza sulla necessità di adottare un'azione politica capace di costruire condizioni di stabilità e di pace per questo importante Paese nordafricano. Come gruppo Articolo 1-MDP possiamo almeno rivendicare di aver messo in evidenza nel passaggio di voto sulle missioni internazionali a marzo i rischi che oggi si stanno concretizzando. Lo dico anche per i colleghi del PD che spesso ci accusano di remare contro semplicemente per partito preso: non votammo le missioni internazionali legate alla Libia, perché già allora avevamo messo in guardia da ciò che oggi purtroppo sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Ed è singolare che nonostante tutte le rassicurazioni date dalla stessa Ministra Pinotti nelle Commissione congiunte di ieri rispetto al blocco navale, nella relazione che oggi stiamo qui discutendo siano stati recepiti emendamenti di Forza Italia che, al contrario, sollecitano al passaggio alla fase tre di Sophia. Delle due l'una: o siamo di fronte a un atteggiamento schizofrenico per cui la Ministra afferma alcune cose in Commissione e poi in Aula si fa l'esatto contrario, oppure ahimè siamo di fronte ad un accordo politico tra PD e Forza Italia, accordo che è evidente anche dalle due risoluzioni che sono state votate ieri in Commissione al Senato. Ma perché dico “ahimè”? Perché ancora una volta ci chiediamo quale possa essere il punto di contatto valoriale, politico e culturale tra forze politiche che dovrebbero preoccuparsi del destino di donne uomini e bambini che si spostano perché disperati e forze che al contrario si preoccupano dell'opinione pubblica prevalente.

È evidente che in Libia si sta giocando una partita geopolitica che va oltre l'intervento in quanto tale, tanti gli interessi in gioco anche economici, tanti motivi che hanno spinto il Governo a prendere questa decisione. Motivi che possono essere del tutto legittimi e fondati, ma oggi noi siamo qui a livello parlamentare, e già lo abbiamo fatto nelle Commissioni riunite, perché correttamente il passaggio in Aula è un'ulteriore garanzia di presa di coscienza della maturazione di posizioni diverse e della capacità di cambiare, nel caso, la propria posizione iniziale. Bene che oggi dibattito prosegua, ma rispetto alle tante questioni che abbiamo avuto modo di porre in Commissione, vorremmo avere delle risposte chiare per poter decidere nella piena consapevolezza il nostro voto. Lo dico soprattutto al centrodestra che ha caratterizzato le proprie proposte attorno all'idea di operare un blocco navale all'ondata migratoria, proprio loro che, non più tardi di cinque anni fa, si sono accodati ad un'insensata iniziativa militare di Sarkozy e di Cameron che è alla base dei drammatici problemi odierni. Ma intendo dirlo anche al gruppo del PD che ha incluso, come ricordavo prima, nell'iniziativa della relatrice questa malsana idea del blocco navale nella relazione. Un blocco navale nelle condizioni attuali rischia di avere severe conseguenze sul terreno politico, militare e umanitario. Eppure dovremmo essere consapevoli che oggi per il nostro Paese e per la stessa Europa la Libia è sorgente di alcune minacce davvero gravi. La prima è la crudele assistenza che viene portata ai migranti per farli morire in mare o arrivare sulle nostre coste. La seconda riguarda la possibilità che le formazioni dell'ISIS scacciate da Sirte trovino la possibilità di ricompattarsi nelle zone desertiche. Infine, la terza, potrebbe essere la conseguenza della rottura tra il Qatar e il fronte saudita che può avere ricadute difficili da governare nel già complicato confronto tra Tripoli e Tobruk. In questo quadro, il nostro compito dunque non può essere quello di provocare ulteriore animosità, ma quello invece di contribuire a governare il processo di stabilità e di pace, chiamando in campo un'azione forte di sostegno da parte dell'Europa e dell'ONU. Dobbiamo evitare di dare la sensazione che il dibattito qui a Roma sia concentrato unicamente sui flussi migratori che dalla Libia si dirigono verso le nostre sponde, senza tener conto dei pericoli che un'ulteriore destabilizzazione potrebbe comportare sia di aumento esponenziale del rischio terroristico per l'intera regione, sia il danno irreparabile anche per gli interessi del nostro Paese. Dunque, non è in discussione l'urgenza di agire, ma credo che siamo tutti consapevoli che le modalità e la qualità di queste agire, è ciò che farà la differenza, non già nel voto che esprimeremo, ma soprattutto per la buona riuscita dell'operazione che il Governo ha posto in essere.

Come gruppo riteniamo che ci siano alcuni punti fondamentali che dovranno essere presenti nelle risoluzioni: la missione in oggetto non deve rappresentare in alcun modo un intervento di terra; non può e non deve considerarsi un blocco navale nemmeno in prospettiva; è necessario prevedere una cabina di regia che possa monitorare da vicino l'evolversi della situazione che coinvolga maggioranza e opposizione (qui abbiamo colto un suggerimento che la stessa Ministra ha dato in audizione ieri in Commissione); si deve operare con forza per la realizzazione non più procrastinabile di corridoi umanitari; e per ultimo questa missione deve porsi anche il tema di che cosa succede un minuto dopo ai migranti che vengono riaccompagnati. Recepire questi contributi è segno di serietà politica della volontà di rendere più forte e protagonista il nostro Paese nella dialettica internazionale.

PRESIDENTE. Concluda.

ELEONORA CIMBRO. Ci attendiamo davvero dunque una nuova consapevolezza da parte del Governo, capace di rilanciare un'azione politica rinnovata e chiara, che sia in grado di contribuire alla soluzione della difficile e complicata vicenda libica (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Repliche - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. I relatori hanno intenzione di replicare? Non li vedo neanche al tavolo, quindi presumo di no.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Cicchitto, Garofani, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider ed altri n. 6-00338, Palazzotto ed altri n. 6-00339, Frusone ed altri n. 6-00340, Gianluca Pini ed altri n. 6-00341, Artini ed altri n. 6-00342, Cimbro e Carlo Galli n. 6-00343, Altieri ed altri n. 6-00344, Brunetta ed altri n. 6-00345 e Rampelli ed altri 6-00346 (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Parere del Governo – Doc.XVI, n. 4 )

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle risoluzioni.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, io ringrazio per il lavoro fatto in Commissione ieri sera: faccio questa premessa perché nella risoluzione di maggioranza ovviamente sono considerati anche molto i contributi arrivati da altri gruppi, che sono già stati inseriti. Ma, per quanto riguarda la risoluzione Cicchitto, Garofani, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider ed altri n. 6-00338, io proporrei un parere favorevole con riformulazione, introducendo anche altri contributi che sono arrivati da altre risoluzioni in mattinata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 10,43)

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. E quindi negli impegni del Governo, considerando alcuni contributi arrivati questa mattina da altri gruppi parlamentari, la proposta è quella di riformulare, introducendo i seguenti tre impegni. Il primo: “nel quadro del perimetro della missione di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri, a prestare la massima attenzione sotto tutti gli aspetti politico-diplomatici circa il perdurante quadro di stabilità istituzionale della Libia, prestando particolare attenzione al contesto, nonché alla ricerca della condivisione tra le varie realtà politico-istituzionali libiche”. Secondo: “ad assumere tutte le iniziative affinché la missione di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri abbia esclusiva natura di supporto alla guardia costiera libica”. Terzo punto: “a favorire una consultazione con il coinvolgimento di tutte le forze politiche sulla evoluzione della situazione in Libia”. Queste riformulazioni vanno nello spirito del lavoro fatto ieri dalla Commissione e dai relatori che ringrazio, e quindi con queste riformulazioni esprimo un parere favorevole.

Seconda risoluzione, Palazzotto ed altri n. 6-00339: parere contrario. Terza risoluzione, Frusone ed altri n. 6-00340: parere contrario. Risoluzione Gianluca Pini ed altri n. 6-00341, parere contrario. Risoluzione Artini ed altri n. 6-00342, parere contrario. Risoluzione Altieri ed altri n. 6-00344, parere contrario. Risoluzione Cimbro e Carlo Galli n. 6-00343, visti anche alcuni elementi della risoluzione, che contemperano in quelle di maggioranza, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ci sono le altre due, Brunetta ed altri n. 6-00345 e Rampelli ed altri 6-00346.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Se mi dà cinque minuti le leggo.

PRESIDENTE. Avete bisogno di qualche minuto di sospensione?

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Due minuti. Grazie.

PRESIDENTE. Sospendiamo cinque minuti, ricominciamo alle 10,50.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

PRESIDENTE. Invito, dunque, il rappresentante del Governo, il sottosegretario Amendola, ad esprimere il parere sulle risoluzioni Brunetta ed altri n. 6-00345, Rampelli ed altri n. 6-00346 Prego, sottosegretario Amendola.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Mi sono giunte le altre risoluzioni, quindi posso dare i pareri. Vorrei, inoltre, cambiare il parere sulla risoluzione Cimbro e Carlo Galli n. 6-00343.

PRESIDENTE. Sì.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Dato che alcune parti sono state assorbite nella risoluzione di maggioranza, vorrei cambiare il parere in un invito al ritiro.

Sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00346, parere contrario. Sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00345, che era l'ultima che non vedevo, facendo un'analisi del testo, noi diamo un parere contrario sulle premesse, ma parere favorevole sulla parte autorizzativa-impegnativa, in quanto nel testo è identica agli impegni della risoluzione di maggioranza.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Rispondendo positivamente alla richiesta di Primo Ministro libico Sarraj a nome del Consiglio presidenziale, ci assumiamo un compito doveroso, ma molto difficile. Doveroso perché siamo stati riconosciuti dall'Unione europea capofila per la questione libica; difficile perché, al di là del supporto alla Guardia costiera libica, il tema dei migranti resta tutto nella sua complessità e dimensione. I migranti e le migranti che arrivano in Italia, per il 95 per cento, provengono dalla Libia, pur essendo per la quasi totalità non libici.

Sinora abbiamo svolto azioni di assistenza in quel Paese, ora la richiesta è più delicata: ci chiedono di sostenere la crescita della loro capacità, oltre che nelle azioni di salvataggio, anche in quelle di contrasto dei trafficanti.

È stato detto ieri che si tratta soprattutto di questioni di sicurezza: non credo, perché, se i trafficanti di esseri umani vanno fermati, dovremo continuare a gestire i flussi di migranti, essendo esclusa la possibilità di blocchi navali, come ha affermato ieri la Ministra Pinotti.

Rimane, dunque, aperto il tema del trattamento dei migranti, che verranno riportati in territorio libico. Dopo aver salvato molte vite in mare, non possiamo intervenire solo nel contrasto ai trafficanti e disinteressarci di quello che succederà a tutte le persone che verranno riportate in Libia. Da qui, la nostra proposta di introdurre, nella risoluzione che andremo a votare, la garanzia di un'assistenza particolare ai soggetti più vulnerabili, in particolare minori non accompagnati, donne e ragazze spesso vittime di violenze di tratta a fini di sfruttamento sessuale e, soprattutto, il rispetto del diritto d'asilo dei migranti e delle migranti in territorio libico in un quadro di protezione dei diritti umani per tutti e tutte. I Socialisti voteranno a favore della risoluzione di maggioranza, che abbiamo sottoscritto, e della parte della risoluzione a prima firma Brunetta, per la quale il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Annuncio il voto favorevole sulla risoluzione di maggioranza e consegniamo il testo.

PRESIDENTE. Va bene, d'accordo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, i deputati dell'UDC voteranno a favore della risoluzione di maggioranza e anche della risoluzione presentata dall'onorevole Brunetta, pur avendo non poche perplessità. Io personalmente non ho, a suo tempo, approvato l'iniziativa del Governo Berlusconi, quando l'onorevole Maroni, Ministro dell'interno, è andato a trattare con il Governo libico, avendo un obiettivo unico e fondamentale: bloccare l'immigrazione, perché la politica dell'immigrazione è parte di una politica estera. E per questo oggi abbiamo di nuovo perplessità davanti all'encomiabile attivismo del Ministro Minniti, il quale si reca in Libia, tratta col Governo libico, tratta anche con le tribù libiche al confine fra la Libia e i suoi vicini del Sud, forse non avendo completamente presente la complessità del quadro all'interno del quale si muove. Questa è un'area a forte presenza francese: forte presenza militare francese, forte presenza economica francese, forte presenza diplomatica e politica francese. Se vogliamo capire le ragioni di alcuni sviluppi successivi e di alcune reazioni francesi, che certo non ci possono trovare molto contenti, quando la Francia, contrariamente al ruolo che l'Europa dà all'Italia di guida dell'intervento in Libia, si assume il ruolo della grande mediatrice, dobbiamo andare a vedere anche queste iniziative.

E infine, se mi consente un attimo, noi non capiamo per quale motivo la risoluzione non includa l'invito al Governo libico ad aderire alla Convenzione di Ginevra, perché in questo momento riportare gli immigrati profughi e gli immigrati illegali, che tentano di venire in Italia, sul territorio libico è cosa buona e giusta ad una condizione: che ci sia il rispetto dei loro diritti, e la prima difesa dei loro diritti è l'adesione della Libia alla Convenzione di Ginevra del 1951. Non capiamo perché il Governo italiano non insista su questo punto fondamentale (Applausidei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trifone Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie, signora Presidente. Il gruppo che rappresento, Direzione Italia, non voterà a favore della risoluzione di maggioranza, ci asterremo, considerando un evento positivo quello di due unità navali militari italiane nelle acque libiche, perché è da tempo, da molto tempo, che in queste Aule richiediamo con forza un intervento contro il business criminale della tratta degli esseri umani: business criminale che può essere fermato e arrestato solo contrastando chi lo opera, un'organizzazione che si è irrobustita grazie agli alti proventi che in questi anni sono arrivati dalla tratta.

Chiaramente, però, il contrasto a dei criminali non può che essere operato con regole di ingaggio chiare; invece, le due unità navali italiane entreranno nelle acque territoriali libiche solo ed esclusivamente per fare da assistenza – come ieri il Ministro ci ha spiegato - meccanica alle navi della Guardia costiera libiche, senza regole di ingaggio precise; si estenderanno quelle per Mare sicuro, pur essendo questa una missione completamente diversa, perché dovrebbe fare il contrasto; contrasto che viene operato da sole due unità navali, posizionate - ci hanno detto - tra est e ovest di Tripoli. E il resto del territorio?

Quindi, signora Presidente, avremmo voluto un intervento finalmente deciso e decisivo del nostro Paese nel contrasto ai criminali scafisti, e invece ci ritroviamo di fronte a una missione che, più che di contrasto, ci appare di posizionamento estetico di due unità navali militari italiane di fronte alla costa libica, ma a fare cosa non è ancora chiaro.

Quindi, il nostro sarà un voto di astensione e ci auguriamo, nel confronto in Commissione, di avere nel prossimo futuro, già a settembre, nuove regole di ingaggio per una missione che finalmente contrasti i criminali, altrimenti questo business diventerà ancora più forte e altre persone moriranno in mare (Applausidei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. In questi giorni in cui, in questa veloce discussione che grazie alla nuova legge quadro ci permette di autorizzare o non autorizzare una missione, abbiamo discusso ampiamente, sia ieri con i Ministri, sia con la Commissione stessa, rispetto al merito della missione. Nel merito, la Libia è per l'Italia l'unico interesse nazionale reale nell'area del Mediterraneo, non solamente per situazioni contingenti, relativamente al fenomeno della migrazione, ma in particolare per tutto quello che è una stabilizzazione di un'area che per noi è fondamentale.

Detto questo, mi preme rilevare - e non sono l'unico a farlo - che la norma parla chiaramente di una base giuridica di riferimento per il mandato. Aver avuto questa base giuridica è stato un fatto abbastanza travagliato, che si è concluso ieri nella fase di discussione, ma che, a mio modo di vedere, dovrà avere un ritorno di discussione anche informale in questo Parlamento, perché sarà necessario definire questo passaggio; questa è la seconda volta che trattiamo una missione, questa è l'unico caso in cui la trattiamo per un'unica missione ed è opportuno che questo Parlamento dia un chiaro indirizzo anche per gli anni successivi rispetto alla gestione delle missioni internazionali: affare indubbiamente delicato, come in questo caso.

Entrando nel merito, la missione è indubbiamente molto cauta e si attiene a quelle che sono le richieste fatte dal Governo, riconosciuto dall'ONU, di al-Sarraj. È una missione molto cauta, dove l'Italia prende una chiara posizione di leadership, indubbiamente, perché è un rapporto bilaterale, ma non preclude a passaggi successivi. L'aver voluto estendere la missione Mare sicuro dà una possibilità al Governo di alleanza nazionale di al-Sarraj di poter richiedere, su tutta l'area di pertinenza di Mare sicuro, ovvero fino a Derna, una presenza italiana. Da parte nostra c'è la volontà di dar seguito a quelle parole di coesione nazionale, che ieri sono state richiamate più volte da più forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Quindi, anche grazie all'aver approvato un fatto che per noi è fondamentale, cioè farsi promotori in sede ONU del riconoscimento della tratta di migranti come reato contro l'umanità, questo passaggio ci dà la possibilità, insieme ad altri introdotti come emendamenti, di votare favorevolmente per questa missione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore della risoluzione di maggioranza, anche perché riteniamo, come ho già detto nel primo intervento, che si tratti, comunque, di un passo in avanti, di un passo in avanti significativo, di un passo in avanti anche in una direzione inconsueta nei nostri rapporti con la Libia. Molti interventi hanno minimizzato la presenza di una o due navi, ma si tratta, pur sempre, di navi militari, di navi da guerra, che operano all'interno delle acque territoriali di un altro Stato, a seguito di un accordo fra Stati. È una innovazione molto rilevante. Quali risultati potrà dare sul futuro? Beh, questo è un altro discorso; il futuro è difficile da prevedere. Io non credo, fra l'altro, che i flussi migratori siano l'effetto dell'azione dei trasportatori, l'arricchimento dei criminali che svolgono questa funzione di organizzazione dei viaggi della speranza; è un dato di fatto la necessità di combatterli, pure, però le migrazioni hanno altre cause, hanno altre origini e non basterà, certamente, una sola politica di contrasto a chiudere questo passaggio di masse enormi di persone dall'Africa verso l'Europa.

Questo problema rimane, lo avremo ancora con noi per i prossimi anni, per il prossimo futuro; è un problema sul quale questo Parlamento dovrà, certamente, ancora intervenire, però mi pare che oggi si compia un'azione che va nella direzione giusta, cioè quella di contrastare, fin dall'origine, fin dall'inizio dell'ultimo tratto del viaggio, quello per mare, di contrastare su quest'ultima tratta l'opera degli scafisti e, quindi, con convinzione, voteremo la risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Signora Presidente, membri del Governo, il nostro gruppo parlamentare voterà a favore della risoluzione di maggioranza che ha sottoscritto e del dispositivo proposto dall'onorevole Brunetta. L'intervento delle nostre Forze armate, richiesto dalle legittime autorità libiche, non è affatto un blocco navale, che sarebbe politicamente e tecnicamente assurdo, ma punta alla cooperazione con la Guardia costiera di quel Paese, impegnata nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata nel campo del traffico di esseri umani. Sappiamo bene che non si tratta di un'iniziativa risolutiva, ma crediamo che possa avere, comunque, una significativa valenza, innanzitutto politica, può essere un segnale che rafforza il Governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, ma, nel contempo, delegittimato, di fatto, da parte di importanti potenze regionali, ad iniziare dall'Egitto, e, a tutt'oggi, estremamente debole, nonostante la discutibile recente passerella parigina.

L'Italia e l'Europa hanno grande bisogno e grande necessità, urgente, di stabilizzare la sponda sud del Mediterraneo e questo passa, in primo luogo, dalla Libia. La missione militare proposta va dunque valutata come tassello di un mosaico fatto di tante iniziative messe in campo dall'Italia e dalla comunità internazionale, dopo le mosse avventate che hanno abbattuto un regime, senza che vi fosse la benché minima idea di un progetto alternativo, consegnando la Libia al gioco delle fazioni armate interne e al cinismo interessato delle potenze regionali.

In questo quadro hanno preso piede le organizzazioni criminali che traggono dalle tragedie umanitarie lucro e potere. L'iniziativa italiana rafforza la cooperazione con il Governo Sarraj, con il prioritario obiettivo del pieno controllo del territorio e del contrasto ai mercanti di profughi e in conseguenza di una gestione più sostenibile dell'emergenza comunitaria in corso. Per questo, riteniamo che vada sostenuta con la prudenza che sempre si deve accompagnare ad interventi in scenari così complessi, ma anche con convinzione.

Quanto agli aspetti operativi della missione, riteniamo che debba essere riservata una particolare attenzione alle regole di ingaggio. La missione, infatti, si svolgerà in un contesto di particolare tensione e di significativa difficoltà operativa. La Libia, certo, non è l'India, naturalmente, e il contesto dell'operazione marò non è il contesto nel quale è stata richiesta e autorizzata questa missione, tuttavia, non abbiamo certamente bisogno di un contenzioso con le autorità libiche a proposito di eventuali incidenti che dovessero coinvolgere i nostri militari, nell'espletamento della loro attività in zona.

Signora Presidente e membri del Governo, dicevo prima che questa missione non può essere considerata risolutiva; essa va valutata nel quadro degli obiettivi generali che l'Italia persegue sul piano delle politiche migratorie e su quello della cooperazione allo sviluppo. Siamo certi che il Governo, con il pieno sostegno del Parlamento, rafforzerà il proprio impegno per un adeguamento delle regole europee in tema di gestione dei flussi migratori. Abbiamo apprezzato, in questo senso, da ultimo, le posizioni espresse dal viceministro Giro e dal sottosegretario Della Vedova, in materia di interpretazione giuridica di Dublino 3. Nello stesso tempo, invitiamo il Governo a non attenuare la pressione politica e diplomatica, a favore di una visione strategica europea verso sud. Da troppo tempo, manca una politica di lungo periodo per l'Africa e l'attenzione per la sponda sud del Mediterraneo ha rischiato di fermarsi, per molti, ad una superficiale e, talvolta, ingenua simpatia per le cosiddette primavere arabe.

Abbiamo, invece, doveri di solidarietà e di cooperazione di sistema verso quei Paesi, così intimamente legati al nostro futuro. Pensiamo, ad esempio, alla giovane democrazia tunisina; al di là delle emergenze delle quali si occupa questa deliberazione parlamentare, serve con urgenza un piano pluriennale consistente e credibile, per rendere irreversibile il percorso democratico della Tunisia e per consolidare le prospettive della sua tenuta sociale ed economica.

Vorrei aggiungere una notazione; ricordavo prima la posizione egiziana. È ancora viva l'emozione per la drammatica vicenda del giovane Giulio Regeni e non si deve certo attenuare la richiesta di verità e giustizia, ma forse, proprio anche per questo, sarebbe utile che il Governo italiano provvedesse a ripristinare la presenza di un ambasciatore in quel Paese, magari con uno status di forte caratura politica e con un mandato non ordinario. Potrebbe essere, questo, un passaggio utile, per una interlocuzione anche magari conflittuale sui temi più generali che riguardano gli interessi italiani ed europei in tutta l'area.

Signora Presidente, membri del Governo, l'autorizzazione di questa nuova missione militare rende ancora più evidente la responsabilità del nostro Paese che, per un verso, è lasciato solo nelle emergenze, e, per altro verso, è chiamato a svolgere attività ed esercitare i ruoli difficili ed anche rischiosi che la geografia e la storia, inevitabilmente, gli hanno cucito addosso, di fatto, anche, a nome di tutta la comunità europea. Dobbiamo denunciare la nostra solitudine, recuperare coesione e solidarietà europea, non con i piagnistei, ma attraverso le azioni politiche e diplomatiche che il Governo sta portando avanti con determinazione e, per quanto ci riguarda, con il nostro pieno sostegno, ma dobbiamo anche sapere che non possiamo abdicare al ruolo che, appunto, la geografia e la storia, comunque, ci affidano. Per questo, però, serve un clima nazionale di maggiore consapevolezza; fare i conti con il nostro ruolo nel Mediterraneo, sia di fronte ai drammi che di fronte alle opportunità, comporta una visione di lungo periodo, richiede che tutta la nazione, dalle sue componenti economiche a quelle culturali e scientifiche, dal volontariato agli enti locali, faccia proprie la missione mediterranea, che non è solo quella interpretata dai nostri militari, ma deve essere quella di tutti gli italiani. La politica ha, in questo, grandi responsabilità, ha soprattutto la responsabilità di dare il buon esempio. Su questi obiettivi di sistema e di lungo periodo occorre che essa faccia prevalere una solida intesa di fondo, oltre le legittime divisioni e il legittimo scontro tra le parti. In parte, questo, oggi, si è realizzato. Tutto questo perché in gioco vi è una parte rilevante, anche del nostro futuro di Paese.

Per queste motivazioni voteremo a favore della risoluzione di maggioranza e del dispositivo Brunetta, con una postilla: invitiamo il Governo ad interpretare con prudenza e con sensibilità il punto 4 sulle nuove regole decise per l'intervento delle ONG. I nostri nemici sono le organizzazioni criminali dei trafficanti di persone, non le ONG, con le quali auspichiamo che possa proseguire, certo nella chiarezza dei ruoli e nella trasparenza dei comportamenti, la preziosa collaborazione vista in passato, in questo, come in tanti altri campi (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI. Sì, la ringrazio Presidente. Dunque, la relazione congiunta delle Commissioni esteri e difesa, che quest'Aula è chiamata a votare oggi, sancisce, secondo Fratelli d'Italia, il totale fallimento delle politiche che sono state messe in campo in tema di immigrazione da parte dei Governi Letta, Renzi e Gentiloni, a partire dal 2013, per arrivare fino ad oggi. Con la relazione che noi discutiamo quest'oggi, non è più Fratelli d'Italia a dirlo, è lo stesso Governo che lo dice, è la stessa maggioranza responsabile di quella gestione folle che dal 2013 cerchiamo di denunciare con attenzione, con puntigliosità, con determinazione, essendo sempre guardati un po' dall'alto in basso dai nostri interlocutori. Allora, vale la pena, per quest'Aula e per quegli italiani che dovessero avere la pazienza di ascoltarci, di fare un piccolo passo indietro, un piccolo excursus di quello che è accaduto in questi anni, colleghi, perché altrimenti non si individuano mai i responsabili delle grandi situazioni e dei grandi problemi che l'Italia si trova ad affrontare.

Il 14 ottobre del 2013 il Governo Letta - Ministro degli interni, Angelino Alfano - avvia l'operazione Mare Nostrum. L'operazione Mare Nostrum era un'intelligente trovata, con la quale si utilizzavano delle navi della nostra Marina militare per andare a recuperare qualunque nave carica di clandestini si trovasse nel Mediterraneo e portarla in Italia. Contestualmente metteva in piedi un'imponente sistema di accoglienza, con il quale noi ci occupavamo di garantire vitto, alloggio, a qualunque clandestino decidesse di arrivare in Italia. In buona sostanza, il Governo diceva: non vi preoccupate, venite in Italia, ce ne occuperemo noi, non dovete occuparvi da soli neanche di arrivare in Italia, perché metteremo a disposizione un sistema di traghetti per portarvi in Italia. Al tempo, Fratelli d'Italia disse: guardate, non ci sembra una cosa intelligente, è ovvio che se noi diciamo: non vi preoccupate, diamo vitto alloggio a qualunque migrante, economico, climatico - chi più ne ha più ne metta -, saranno in tanti a mettersi sulle navi, saranno molti a rischiare la vita, saranno parecchi a morire, ne arriveranno qui centinaia di migliaia e non sapremo come accoglierli. Siamo stati guardati dall'alto in basso.

L'altra cosa che dicemmo era: insomma, siamo da soli di fronte a questo problema di gestione dell'immigrazione. Allora, a un certo punto, dopo le denunce di Fratelli d'Italia, dell'opinione pubblica, dopo che però, di fronte alle nostre denunce, noi siamo stati tacciati di essere populisti, arriva il Governo Renzi, succeduto a Letta - Ministro degli interni, sempre Angelino Alfano - e decide di chiudere Mare Nostrum e di aprire Triton, che viene venduta come una grande vittoria dell'Italia. Che cosa prevede quest'altra geniale operazione del Governo? Prevede di continuare a portare tutti i migranti del Mediterraneo in Italia, ma di non farlo più solamente con le navi della Marina militare italiana, di farlo, invece, con le navi della Marina di tutta Europa. Ventisei nazioni partecipano alla missione Triton, che dice: vi aiutiamo a recuperarli, ma ve li prendete voi, e l'Italia dice: bello, bellissimo, siamo disponibili a fare questo lavoro. Fratelli d'Italia al tempo segnala: scusate, non ci sembra proprio un'operazione intelligentissima, che si mettano a disposizione le navi di tutta Europa per portare tutti gli immigrati clandestini possibili e immaginabili in Italia, non ci sembra intelligente dire che anche tutte le navi private delle organizzazioni non governative, che volessero fare servizio di traghetto, devono portare quei migranti in Italia; si rischia di trovare una situazione totalmente fuori controllo. Siamo stati guardati dall'alto in basso.

Poi è accaduto che, dal 2013 ad oggi, sono sbarcati 600 mila immigrati clandestini in Italia e a un certo punto si è svegliato Gentiloni. Si sveglia Gentiloni, denuncia l'anomalia e dice: noi abbiamo internazionalizzato il servizio di trasporto, ma le spese dell'accoglienza sono tutte a carico dell'Italia, voglio denunciare questa anomalia - dice il Presidente del Consiglio - e risponde Emma Bonino, Ministro degli esteri del Governo precedente, che dice: guarda che l'abbiamo chiesto noi, siamo stati noi ad andare in Europa a chiedere: dateci le vostre navi, li portiamo tutti in Italia, se ne occuperà l'Italia. C'è qualcosa che non funziona? Secondo noi c'è qualcosa che non funziona. Non funziona poiché è stata una politica gestita con un disastro dopo l'altro.

Ad un certo punto arriva Renzi, si sveglia Renzi - ci mancava - e dice: noi li salviamo tutti, ma l'Europa ci deve aiutare e li deve redistribuire e l'Europa gli ride in faccia. Perché gli ride in faccia? Io sono una patriota, e me ne dispiace, ma le altre nazioni europee hanno ragione, signori. Non esiste alcuna regola internazionale che dica che bisogna distribuire gli immigrati clandestini di un Paese, non esiste. Quando noi parliamo di relocation, quando noi parliamo di Accordo di Dublino, parliamo, se va bene, del 15 per cento di coloro che sbarcano in Italia, il rimanente 85 per cento non sono coperti né dalla Convenzione di Ginevra, né dalla protezione sussidiaria, a volte dalla protezione umanitaria, ma l'85 per cento sono migranti economici, immigrati clandestini, tecnicamente; le altre nazioni europee, che controllano i confini esterni dell'Unione europea, non se li prendono.

Perché, di grazia, la Spagna, che ferma un assalto di migranti nella sua enclave africana di Ceuta, dovrebbe prendersi una parte dei nostri immigrati clandestini, quando lei, in suo territorio, per la gestione confini esterni dell'Unione europea, non li fa entrare? Perché l'Ungheria, accusata da tutto il mondo di alzare i muri, che controlla i flussi migratori, dovrebbe poi prendersi gli immigrati clandestini che l'Italia fa entrare bellamente, perché crede nella politica delle porte aperte? Capite che è normale che l'Europa ci abbia riso in faccia.

E che succede? A un certo punto arriva Gentiloni e tira fuori l'ultima geniale trovata e dice: spostiamo i confini esterni dell'Unione europea al sud della Libia. L'Europa si spaventa così tanto che Macron e la Merkel si vedono e si mettono d'accordo per rivedere a settembre i parametri di Schengen, che devono essere rivisti, e inserire tra le possibilità di sospensione dell'area Schengen tra una nazione e l'altra, oltre al rischio terrorismo, oltre ad alcune cose già previste, anche gli imponenti flussi migratori.

Di grazia, signori, che significa? Significa che ci stanno buttando fuori dall'Unione europea, significa che rivedranno gli accordi di Schengen in maniera tale da modificare i confini esterni dell'Unione europea, ma non per portarli a sud della Libia, per portarle a nord dell'Italia, per chiuderli alle Alpi e per far accadere esattamente quello che noi avevamo previsto, ancora una volta - cassandre della politica italiana o, forse, solo persone che sanno leggerla la politica -, esattamente quello che abbiamo previsto: centinaia di migliaia di immigrati clandestini che arrivano dal sud e i confini del nord chiusi e noi diventiamo il campo profughi d'Europa. Siamo Africa - siamo in Africa! - per scelta nostra, non per colpa dell'Europa, per incapacità nostra.

Allora, vedete, io ho fatto questo excursus perché noi ce lo dobbiamo dire che, se siamo arrivati a questo punto, è per colpa di anni di furia ideologica, di incompetenza, di indisponibilità al confronto, di approssimazione, di cabarettismo. Siamo arrivati qui, perché questa è stata la gestione che hanno avuto i Governi Letta, Gentiloni e Renzi. Prendiamo atto, oggi, che il Governo ammette tutto questo, che ammette di aver sbagliato tutto, che ammette che avevamo ragione noi, che ammette che gli orrendi populisti erano quelli che avevano le soluzioni più serie e che, invece, i moderati responsabili erano quelli che stavano facendo ridere nella gestione dei flussi migratori e della politica estera, e oggi viene a proporci sostanzialmente un timido sostegno alla Guardia costiera di Tripoli contro i trafficanti di esseri umani.

Chiaramente, per noi, è un'iniziativa che ha senso unicamente se si trasformerà velocemente in un blocco navale contro gli scafisti. Io ho sentito ieri il Ministro Pinotti, che intanto è arrivata, diciamo, utilizzare delle acrobazie semantiche pur di non ammettere che avevamo ragione noi nel dire che l'unica soluzione possibile era un blocco navale. Ministro, chiamatelo come volete, non ci interessa averne la paternità, l'importante è che si utilizzi la nostra Marina militare per fermare gli scafisti e non per aiutare gli scafisti, che è esattamente quello che chiediamo da anni. Siamo molto contenti che ve ne siate resi conto anche voi.

Vado alla conclusione, Presidente, solamente due cose. Primo: non ha molto senso che noi con la mano destra contrastiamo gli scafisti e con la mano sinistra aiutiamo le ONG a continuare a fare il loro servizio di traghetto col Nord Africa. Io trovo scandaloso che, di fronte a un codice di comportamento anche molto timido, ci siano state diverse organizzazioni non governative che si siano rifiutate di firmare quell'accordo. Penso che il Governo italiano non possa continuare a consentire che questa gente fiancheggi l'immigrazione incontrollata.

Penso che per le ONG che si rifiutano di rispettare le nostre regole si debba prevedere il sequestro delle navi e la denuncia degli equipaggi per fiancheggiamento dell'immigrazione clandestina, perché questo si fa nei Paesi seri. Allora, Presidente, Fratelli d'Italia si asterrà su questa relazione. Crediamo che l'iniziativa del Governo sia un'iniziativa insufficiente, un'iniziativa vaga nelle sue finalità, che potrebbe trasformarsi sia nel potenziamento del piano di invasione incontrollata sia in un timido inizio di qualcosa che potrebbe effettivamente portarci al blocco navale. Non possiamo votare a favore perché non ci fidiamo di questo Governo, non voteremo contro perché vogliamo dare al Governo un voto di incoraggiamento, mettiamola così. Non ci sfugge il cambio di rotta; direbbe Renzi che il Governo ha cambiato verso.

PRESIDENTE. Concluda, deputata.

GIORGIA MELONI. Non ci sfugge - sto chiudendo - il cambio di rotta di un Governo che, dopo quattro anni di disastri, decide, almeno nelle intenzioni, di annunciare una misura di contrasto all'immigrazione incontrollata. Il nostro voto di astensione…

PRESIDENTE. La ringrazio. Deputata, la ringrazio, è oltre il tempo.

GIORGIA MELONI. …serve a incoraggiare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Signora Presidente, signora Ministro, rappresentanti del Governo, vorrei partire dai dati: a ieri il numero dei migranti sbarcati in Italia nel corso di quest'anno, 95.214, è sostanzialmente lo stesso dell'anno scorso; ciò in ragione, soprattutto, della netta flessione registrata nel mese di luglio. Un trend che potrebbe confermarsi per ragioni su cui tornerò in seguito, poiché, oltre a queste cifre, che tanto smuovono gli animi e danno, talvolta, la stura a pessime pulsioni, ce ne sono altre che fanno rabbrividire, che dovrebbero far riflettere anche i cuori più aridi. Nel corso del 2016, circa 5 mila persone sono morte annegate nel Mediterraneo; in questi primi sette mesi dell'anno sono oltre 2.200. Sono stime, il numero esatto non lo conosceremo mai. Il Mediterraneo sta diventando una sorta di cimitero di guerra, ma senza neanche lapidi con su scritto “sconosciuto”. Sarà forse impopolare, ma riteniamo che la priorità sia evitare altre morti, bloccando il traffico di esseri umani, aumentando i controlli ed eliminando le condizioni favorevoli al diffondersi di questo infame commercio.

E ci pare che la missione italiana di supporto alla Guardia costiera libica, sommata ad altre iniziative assunte dal Governo, vada in questa direzione. Certo, ci sono i delusi: chi auspica i blocchi navali, gli affondamenti, i respingimenti in mare, da un lato; chi, in questi giorni, è diviso, dall'altra parte, tra la difesa dell'accoglienza illimitata dei migranti e il sostegno a Maduro dall'altro. Curioso che ad opporsi a questa missione siano proprio le due ali estreme dello spettro politico, segno che siamo di fronte ad una decisione improntata al buonsenso e alla responsabilità, avulsa dalle istanze dei populismi e degli estremismi del solidarismo. Potremmo dire che è sufficiente il disaccordo di queste forze politiche a rafforzare il giudizio positivo sull'operazione nel suo complesso, ma, in realtà, questo è dettato da una sostanziale condivisione dello spirito e dei contenuti.

Una strategia globale che contempla non solo la collaborazione con la Guardia costiera libica, ma anche le intese con le tribù, per stimolare l'economia legale al posto del traffico dei migranti, i progetti di sviluppo con i Paesi di origine dei flussi migratori e il controllo dei confini terrestri della Libia. Abbiamo, ad esempio, ragione di credere, per tornare alle cifre iniziali, che il dimezzamento del numero dei migranti sbarcati in Libia lo scorso mese sia da ricondurre anche agli accordi stretti dall'Italia con il Ciad e con il Niger, principali Paesi di provenienza dei flussi migratori diretti in Libia. Un'intesa che prevede collaborazioni, sul piano del controllo del territorio e lo sviluppo di un'economia legale, è di fondamentale importanza, poiché, come ha giustamente sottolineato il Ministro Minniti, sigillare la frontiera a sud della Libia significa sigillare la frontiera a sud dell'Europa.

I primi passi sono stati fatti e sono stati percorsi, spiace dirlo, in totale solitudine da parte dell'Italia, vista l'inerzia dimostrata dall'Unione europea. Vale la pena ricordare che nell'aprile 2016 il Governo italiano propose alla Commissione europea una serie di misure tese a ridurre i flussi lungo la rotta mediterranea, ispirate al precedente accordo tra Unione europea e Turchia, peraltro finanziato cospicuamente dall'Italia, anche se indirettamente coinvolta, solo indirettamente coinvolta, da quel flusso migratorio.

Nello specifico, la proposta italiana prevedeva nuove intese con i Paesi di origine e transito basate su un sostegno fattuale, opere di impatto sociale e infrastrutturale, oltre ad una rivisitazione dei sistemi di asilo per i Paesi sottoscrittori; in cambio veniva richiesta collaborazione nel controllo dei confini e nella lotta al traffico di esseri umani, cooperazione amministrativa sui rimpatri e sulla gestione dei flussi dei rifugiati grazie alla realizzazione di strutture di accoglienza ed identificazione nei principali Paesi di transito. Ma, al momento, pochi sono stati i passi avanti, molti quelli indietro, e un po' tardiva mi pare anche la missione dell'Unione europea a Tripoli di questi giorni. Lo ricordiamo non per attaccare le istituzioni europee, ma, al contrario, per sollecitare sin da subito la collaborazione a questa missione delle unità europee già attive in Sophia e in Triton, e, nel medio periodo, passi avanti verso la definizione di vere e proprie politiche interne e di difesa comune.

Tornando al merito della missione, certo non tutto è delineato; lo stesso Ministro Pinotti ha ammesso che gli accordi tecnici sono da definire d'intesa con la Libia. Confidiamo che anche i dettagli viaggino sullo stesso solco tracciato e si proceda con rapidità, sollecitudine e efficacia per individuare più specificamente i provvedimenti più opportuni. Deve far riflettere, ad esempio, il flusso migratorio proveniente dal Marocco e diretto in Europa tramite la Libia. Lo Stretto di Gibilterra è ben più corto della tratta che divide le coste libiche da quelle italiane, e, tuttavia, decine e decine di migranti marocchini - l'ultimo caso ieri, peraltro si trattava di sospetti terroristi - preferiscono attraversare il Maghreb, giungere in Libia e di lì arrivare in Italia.

Ciò a dire che lo spettro delle intese multilaterali deve essere esteso e rafforzato. Alcuni dubbi permangono, alcuni aspetti confido ci convinceranno una volta definito per intero il piano di azione, ma sin da ora apprezziamo e condividiamo l'iniziativa del Governo. Permettetemi di concludere questo intervento con una citazione che risale a cinque anni fa: una gestione regolata dei flussi migratori, che non si riduca alla chiusura ermetica delle frontiere, all'inasprimento delle sanzioni contro gli irregolari e all'adozione di misure che dovrebbero scoraggiare nuovi ingressi, potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittime dei traffici. Sono, infatti, quanto mai opportuni interventi organici e multilaterali per lo sviluppo dei Paesi di partenza, contromisure efficaci per debellare il traffico di persone, programmi organici dei flussi di ingresso legale, maggiore disponibilità a considerare i singoli casi che richiedono interventi di protezione umanitaria, oltre che di asilo politico.

Nel contesto sociopolitico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo, con il beato Giovanni Paolo II, che diritto primario dell'uomo è di vivere nella propria patria; diritto che, però, diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all'emigrazione. A pronunciare queste parole, cinque anni fa, fu Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale del rifugiato. Parole illuminanti, dense non solo di amore e carità, ma anche di responsabilità e consapevolezza; principi che mi pare si possano riscontrare in questo provvedimento, così come in altre iniziative assunte dall'Italia negli ultimi mesi. I dati che ho sinteticamente illustrato nel corso dell'intervento testimoniano che la direzione è quella giusta. Il gruppo di Scelta Civica-ALA voterà a favore delle risoluzioni che danno il via libera alla missione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente, signora Ministro, penso che questa missione, che è l'oggetto vero di questa discussione, in realtà ci ponga delle questioni politiche molto molto profonde, e voglio partire proprio dalla missione in questa dichiarazione di voto, perché penso che noi dovremmo approfondire di che cosa si tratta. Questa missione ha un alto valore simbolico, anche perché quello effettivo sarebbe alquanto discutibile, considerando che si tratta, come dicevo prima, di un'estensione di Mare Sicuro, un pattugliatore italiano nelle acque territoriali libiche che è destinato a costruire lo scenario di una fotografia: la prima nave da guerra italiana che entra nel porto di Tripoli.

E questo valore simbolico, che equivale alla medaglia che noi appuntiamo sul petto del Governo al-Sarraj a dimostrazione di una protezione che noi vogliamo rappresentare, è una risposta improvvida, improvvisata all'iniziativa francese del vertice di Parigi. Io vorrei che noi affrontassimo questa discussione in quest'Aula - lo dico perché mi pare che veramente rischiamo di fare una discussione finta - con parole di verità e che la smettessimo di avere questa impostazione ipocrita per cui in realtà non ci sono problemi con la Francia. La questione libica, la questione dell'instabilità libica, affonda le sue radici dentro una contesa che si gioca tra noi e la Francia sull'egemonia politica, militare, economica, energetica, sul Paese nordafricano in questione. Noi possiamo rimuovere questa cosa dal dibattito e metterci dentro altre cose, il contrasto ai flussi migratori, oppure possiamo affrontare il tema vero al centro di questo dibattito, che è un conflitto latente che si combatte per procura in Libia tra noi e la Francia, che è una guerra commerciale che si sta combattendo da troppo tempo e che sta all'origine dell'errore principale, che fu fatto nel 2011, dell'intervento militare sotto l'egida NATO che ha ridotto la Libia in queste condizioni. Forse ci sarà un momento in cui le forze politiche possono fare un bilancio. C'è qualcuno in quest'Aula che può fare un bilancio di che cosa è significata l'approvazione da parte di questo Parlamento dell'ultima missione militare in Libia che ha fatto questo Paese al seguito della Francia, proprio perché in maniera ipocrita non si voleva riconoscere che, in quel momento, c'era un'offensiva della Francia che aveva al centro gli interessi energetici del Paese libico, dopo gli accordi che aveva fatto Berlusconi con Gheddafi, che sono alla base di questo disastro annunciato? Si può dire o dobbiamo rimuovere collettivamente questa discussione dal nostro dibattito?

È una missione ipocrita anche perché si ammanta della necessità di controllare i flussi migratori, ma in realtà risponde solo a questo, a meno che in questo Parlamento qualcuno non sia in grado di spiegarmi come un pattugliatore italiano a supporto dell'intera Guardia costiera libica risolve il problema dei flussi migratori. Ma questa missione apre anche un piano inclinato sul piano culturale molto pericoloso; lo dicevo prima in fase di discussione generale. Continuo ad appellarmi soprattutto a questo ramo del Parlamento rispetto allo scivolamento culturale che questo Paese sta subendo. Ve lo dico perché penso che abbia ragione l'onorevole Meloni. Ha ragione l'onorevole Meloni a dire che state arrivando esattamente dove la destra di questo Paese e la destra europea ci volevano portare. Sul piano dell'egemonia culturale in questo Paese e in questo Parlamento hanno vinto la Lega e la destra italiana. Io vorrei che di questo ve ne rendeste conto, siamo passati da Mare Nostrum a Mare Sicuro, dall'idea che bisognava salvare le vite umane, all'idea che bisogna limitare la possibilità di salvare vite umane, mettendo vincoli alle ONG. Guardate che il codice delle ONG che impedisce il trasbordo da un'imbarcazione all'altra serve semplicemente a tenere le navi dell'ONG più lontane possibile dalla zona SAR perché, se una nave non può trasbordare, deve tornare a Taranto, visto che i porti si alzano per lasciare i migranti. Vuol dire che ci saranno delle vite umane in pericolo durante tutto questo periodo. Sono questi i punti che Medici senza frontiere non ha accettato del codice di comportamento. E vorrei chiedere alla Ministra Pinotti: quale codice di comportamento avete imposto alla Guardia costiera libica sul piano dei diritti umani prima di dargli le motovedette, i soldi e, oggi, supporto logistico? Questa è la domanda cui dovete rispondere rispetto ai valori fondativi anche del nostro Paese e dell'intera Unione europea. r

Il piano inclinato che arriva anche alla doppia morale di un Parlamento - lo diceva l'onorevole Rabino - che si mobilita tutto per la questione venezuelana, ma che non dice una parola rispetto a quello che sta succedendo in Turchia, perché, in nome della gestione dei flussi migratori, non ho sentito nessuno in questo Parlamento esprimere solidarietà. L'onorevole Rabino dove era mentre arrestavano i leader dell'opposizione in Parlamento in Turchia? Hanno vinto loro e vinceranno loro, quei populismi e quelle destre che dite di volere contrastare. Io di questo vi voglio parlare in questo momento perché qui su questa missione il tema centrale riguarda l'Europa. L'Europa che fallisce, l'Europa che cade, l'Europa che ha iniziato il processo di disgregazione.

Lo dicevo prima: il conflitto tra noi e la Francia, la guerra commerciale, la Fincantieri, sono tutti elementi, segnali politici, di un'Europa che si disgrega. Ve lo diceva il MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Di Battista: la Francia fa bene, difende i suoi interessi, non quelli dell'Europa. Noi oggi corriamo, inseguiamo, esattamente questa cultura. Ve lo dico perché è il momento di fermarsi, la politica ha anche una funzione pedagogica, non solo quello di inseguire il consenso. Lo dico ai colleghi del Partito Democratico, ma anche ai colleghi di MDP che oggi autorizzano questa missione: non possiamo scrivere con nonchalance su un foglio di carta, su atti parlamentari, che impegniamo il Governo ad aprire campi di accoglienza in Libia. Ma abbiamo cognizione di che cosa stiamo parlando quando parliamo della Libia, al di là delle formule rituali del sostegno al Governo? Il Governo al-Sarraj è un Governo che ha il controllo a malapena del porto di Tripoli. Dove li dobbiamo aprire questi campi? I campi di accoglienza in Libia ci sono, sono governativi anche se non sono gestiti dal Governo, e sono gestiti dalle milizie e da elementi della Guardia costiera che noi finanziamo che spesso sono quelli che governano il traffico di migranti e le organizzazioni criminali. In quei campi di accoglienza avviene la tortura, sono dei veri e propri campi di concentramento che noi continuiamo in qualche modo ad alimentare perché non lo diciamo, ma i migranti che vengono soccorsi, tra virgolette, dalla Guardia costiera libica, dove vanno a finire dopo? Glielo avete chiesto? Vanno a finire in quei campi di concentramento in quelli che Medici senza frontiere vi ha raccontato nei sui rapporti, dove le donne vengono stuprate e ci vanno a finire scortati dalle navi italiane e dalle motovedette che noi abbiamo fornito alla Libia. Vi potete assumere questa responsabilità sul piano morale ed etico, facendo finta di niente, che il tema è la difesa dell'interesse nazionale?

Io ve lo chiedo perché veramente sono allibito e preoccupato del fatto che in questo Parlamento sia rimasto solo questo piccolo gruppo parlamentare a difendere questi valori morali, a dire oggi che questa missione militare non va autorizzata. Una risoluzione che non sarà nemmeno votata perché preclusa dalle risoluzioni che l'intero arco parlamentare ha presentato e che prevedono tutte l'idea che bisogna correre, à la guerre comme à la guerre, perché bisogna far vedere e sventolare alto il vessillo di un'Italia che non si piega all'offensiva francese, senza dirlo però. Io vorrei discutere di questo e vorrei che ci togliessimo questa retorica della necessità, della responsabilità nazionale. La responsabilità davanti a questo momento storico ve la volete assumere o pensate che un fenomeno di portata epocale come quello delle migrazioni oggi possa essere affrontato semplicemente in termini di chiusura, di bloccare, di difendere un piccolo orticello? Mentre il mondo brucia, noi pensiamo di costruire uno steccato per proteggere la nostra casa.

Allora, cari colleghi, io lo dico perché non penso che questo cambierà, io penso che il mondo purtroppo va in questa direzione e penso che voi avete scelto la scorciatoia, la strada semplice di inseguire le destre europee, le destre di questo Paese, su un terreno da cui non tornerete indietro. Lo dico perché alla fine hanno vinto loro sul piano egemonico, vinceranno loro sul piano elettorale e quando questo avverrà in Italia, come in Europa, ci saranno delle responsabilità ben precise. Noi almeno vogliamo testimoniare che, in quel momento storico, facevamo la nostra parte e che ci eravamo seduti dalla parte del torto, da soli, perché gli altri posti erano stati tutti occupati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Riformulo il parere sulla risoluzione di maggioranza in questo senso per delle specifiche richieste. Ringrazio ancora chi sta lavorando sui testi da ieri sera perché ovviamente i testi sono molto importanti.

Allora, nella parte degli impegni espungere la parte che va da “assumere” a “Guardia costiera libica” e invece aggiungere nelle premesse la seguente frase: “preso atto favorevolmente che la missione in oggetto non rappresenta un intervento di terra e che l'invio di personale militare italiano sul territorio libico è unicamente finalizzato al conseguimento degli obiettivi di supporto alle autorità di quel Paese”, e poi continua con le premesse. Quindi togliere un impegno e aggiungere questa premessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guglielmo Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Presidente, cominciamo con una premessa: in quest'Aula è intollerabile ascoltare da esponenti della maggioranza il dare patenti ad altri di utilizzare le missioni internazionali per bieca politica interna. Ricordiamo che negli ultimi venti anni se c'è stato un partito politico che ha utilizzato ogni foro internazionale per parlare male dell'Italia e dei Governi legittimamente in carica, questo è stato il Partito Democratico: ricordiamocelo sempre, non dimentichiamolo mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! La seconda premessa irricevibile è che il vero estremismo in quest'Aula non è di chi si oppone a questa missione per considerazioni che andiamo ad esprimere, ma di chi ha fatto dell'accoglienza indiscriminata e lasciato i confini aperti, fatto entrare chiunque in questo Paese: questo è l'estremismo che va combattuto, non le posizioni di chi legittimamente - e vedremo nel merito - si oppone a questa missione. E trovo curioso che il relatore del Partito Democratico parli della Libia come di un Paese che non sa controllare le proprie frontiere: nelle frontiere meridionali è un Paese che non controlla le frontiere, è un non Paese. Ebbene, mi sembra che si stia parlando proprio dell'Italia: un Paese che negli ultimi tre anni non ha fatto niente per controllare i propri confini, niente, niente, niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Sono tre anni che lo diciamo.

Ci sono anche elementi positivi in questa iniziativa: finalmente si aderisce alla richiesta di entrare con una missione militare nelle acque territoriali libiche. Questo è l'unico aspetto positivo, tutto il resto è francamente da buttare via. Ieri il Ministro dell'interno, degli esteri, poi non si sa bene cosa faccia, considerato il suo scarso ruolo internazionale, ci è venuto a dire che abbiamo una strategia sulla Libia, una strategia sulla Libia in dieci punti, che questa iniziativa di accogliere la richiesta di al-Sarraj… Peraltro con un curioso documento che è stato esposto solo al Copasir, tanta e tale è la segretezza: chissà cosa ci sarà scritto, io non faccio parte del Copasir, quindi non ho avuto l'onore di vederlo; però si chiede a quest'Aula di approvare come presupposto giuridico dell'intervento della missione il documento di al-Sarraj, come presupposto di questa cosa. Allora, tra i vari punti di Alfano ce n'è uno: noi consideriamo la Libia unica; tant'è vero che la missione avviene in risposta alla richiesta di una parte degli esponenti dell'élite libica. L'altro punto è allargare il dialogo a tutte le parti coinvolte nella pacificazione e stabilizzazione della Libia: non mi pare che lo facciamo! Il generale Haftar ha dichiarato chiaro e tondo che lui non è favorevole all'intervento militare italiano, e questo dovrebbe farci preoccupare non poco e farci riconsiderare quale debba essere o chi debbano essere gli interlocutori con cui parlare.

E poi parliamo chiaro: il fallimento di questo Governo e della sua politica europea è totale. Abbiamo raccontato balle agli italiani per anni, dicendo che l'Europa si sarebbe fatta carico del fenomeno migratorio: siamo stati lasciati da soli, sempre, e non abbiamo fatto niente per evitare tutto questo! Anzi, peggio: abbiamo autorizzato missioni che autorizzavano, tipo Triton, ogni singolo Stato dell'Unione a raccattare qualsiasi barca in mare e a portarla solo ed esclusivamente nei porti italiani. Ciò che è ancora più grave è che siamo l'unico Paese che ancora considera i migranti economici come qualcuno che ha il diritto di emigrare: non è così! Né le Nazioni Unite, né le altre organizzazioni multilaterali, né l'Unione europea considerano le immigrazioni economiche un diritto. Cerchiamo di capirlo in questo Parlamento: i migranti economici o ricadono entro flussi oppure sono tutti i clandestini, non hanno diritto di essere in questo Paese, sia chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

E veniamo al merito della missione. Perché votiamo no? La missione è estremamente confusa, inadeguata, non è chiaro quali sono siano le regole di ingaggio, pur essendo noi costretti a difendere e a proteggere le navi della Guardia costiera libica. Capite bene che è inaccettabile non modificare le regole di ingaggio, quando in realtà il nostro ruolo operativo cambia.

E poi, diciamolo: due navi per bloccare la costa? Non sappiamo qual è l'ambito operativo; mi immagino che sia solo il porto di Tripoli, perché il confine tunisino è a 180 chilometri: pensate con due navi di riuscire a controllare 180 chilometri di costa, dove tra l'altro avvengono tutti i recuperi da parte delle ONG? È impossibile! Quindi non faremo niente. Non abbiamo la certezza dei respingimenti, il Governo non è stato chiaro su dove saranno riportati i migranti, economici o no, che verranno raccattati dalle navi italiane. Non è possibile fare pattugliamenti congiunti, e soprattutto non andiamo a bloccare niente: non c'è blocco navale, perché con due navi che cosa blocchiamo? Quindi la situazione rimarrà esattamente com'è.

Queste sono le motivazioni tecniche che ci spingono a dare un “no” convinto. E ci sorprende che altri gruppi diano carta bianca al Governo per un'operazione così fumosa: non è quello che ci aspettavamo, soprattutto dai gruppi che hanno fatto insieme a noi esperienze di Governo e che hanno fatto della sicurezza e difesa dei confini nazionali un punto fermo del Governo; ma si sa, nel corso del tempo si può cambiare, e ci possono essere convenienze di breve respiro che convincono a questi comportamenti che per noi sono assolutamente non condivisibili.

Fatemi dire, prima di concludere, un'ultima cosa. Vogliamo contrastare il traffico di esseri umani: qui però c'è una parte politica che ha delle responsabilità in questi anni, e responsabilità chiare, perché autorizzando tutte le varie missioni nei suoi vari formati ha alimentato il traffico di esseri umani, il traffico di migranti, e ne ha fatto una filiera che arriva fino nel nostro Paese, e che costa al nostro Paese oltre 5 miliardi l'anno. Quel partito politico è il Partito Democratico, che con tutto il suo sistema di accoglienza diffusa, di benevolenza, ha creato un vero e proprio business economico per sfruttare i migranti. I veri colpevoli di quanto sta avvenendo siete voi, voi ne avrete la responsabilità di fronte agli italiani!

E quindi non possiamo fare altro che votare convintamente contro la risoluzione di maggioranza, e chiediamo la votazione per parti separate delle mozioni di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, di cui voteremo contro alle premesse e all'impegno di autorizzare la missione, mentre voteremo favorevolmente agli altri impegni sussidiari. Quindi la Lega ancora una volta dice “no” ad una missione confusa, che non risolve i problemi dell'immigrazione. Ma tanto tra pochi mesi andrete a casa, e al Governo ci saremo noi, e vedrete che risolveremo il problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

PAOLO ALLI. Signora Presidente, signora Ministro, colleghi, ogni volta che in quest'Aula c'è un dibattito di politica internazionale io esco in preda ad una profonda crisi di identità, per due ragioni. La prima, perché per natura personale non mi piace aderire allo sport nazionale dell'autocommiserazione, che oggi vedo sposato anche da importanti testate nazionali attraverso la penna di autorevoli opinionisti: siamo soli, non abbiamo più nessun alleato, non siamo stimati da nessuno. Seconda ragione, perché in questi quattro anni ho avuto l'opportunità di visitare molti Paesi, in Europa e al di fuori dell'Europa; in particolare negli ultimi sei mesi ho incontrato anche Capi di Stato e di Governo. Non ho svolto queste missioni in quanto rappresentante italiano, ma come Presidente di un'Assemblea parlamentare come quella dalla NATO. Ebbene, tutte le volte io ho sempre e solo constatato da parte di tutti gli interlocutori una grande stima, un grande apprezzamento per il nostro Paese; e mi domandavo: ma stiamo parlando della stessa cosa di cui parliamo quando io sono nel mio Parlamento?

Da qui questa crisi d'identità. Mi perdoni per questo sfogo, ma io credo che noi dobbiamo avere anche un po' l'orgoglio di quello che siamo e di quello che sappiamo fare nel mondo.

Eppure, anche oggi, abbiamo sentito nelle varie discussioni evocare questa iniziativa del Presidente Macron che ha dato uno schiaffo all'Italia. Scusatemi, io non sono appassionato di questa cosa, ma faccio solo due considerazioni.

La prima è che l'iniziativa di Macron è servita a Macron, in evidente ed imprevisto calo di popolarità: come sempre, le politiche internazionali si spiegano solo alla luce delle questioni interne, di politica interna. È un'iniziativa che è già finita, perché non ha nessuna efficacia; sottolineo anche che non è stata certamente la prima volta che Haftar e Serraj si sono trovati insieme, perché si sono già incontrati ad Abu Dhabi a maggio. Quindi, stiamo parlando di una cosa che è servita al signor Macron e che noi abbiamo letto come la delegittimazione dell'Italia e della sua azione.

La seconda considerazione sull'iniziativa di Macron - e qui riprendo l'intervento del presidente Cicchitto sull'Egitto - è la seguente. L'Egitto è, tra i tanti attori della vicenda libica, quello da cui non si può assolutamente prescindere, perché al-Sisi non può controllare il confine del Sinai, il confine del Sudan, il Mar Mediterraneo e il confine della Libia. Quindi, al-Sisi è disponibile anche alla separazione in due o in tre parti della Libia, purché il generale Haftar gli garantisca l'impermeabilità del confine con la Cirenaica. Quindi, questo significa che Haftar si muove solo con l'autorizzazione di al-Sisi.

Chi poteva fare questa iniziativa di mettere insieme Haftar e Serraj? La Francia, per i rapporti che ha con l'Egitto. Qui riprendo la proposta del presidente Cicchitto, sottolineata anche da altri colleghi, sulla necessità, ormai, che l'Italia abbia nuovamente un ambasciatore al Cairo, anche per contribuire a chiarire definitivamente la vicenda Regeni, eventualmente, come diceva il presidente Cicchitto, con una Commissione di inchiesta, perché nessuno ha dimenticato e nessuno dimenticherà mai il caso Regeni ma noi, se vogliamo continuare a giocare un ruolo internazionale in quell'area, non possiamo prescindere da un rapporto con l'Egitto.

Veniamo alla stabilizzazione della Libia. La stabilizzazione della Libia è un tema che va ben oltre quello di cui stiamo discutendo oggi e legato ai migranti che, in questo momento, arrivano da sud. È un obiettivo strategico di lungo periodo, che va visto nel contesto di tutta quell'azione per lo sviluppo dell'Africa che, ricordo ai colleghi, ha inventato l'Italia e non la Francia o la Germania. Il Migration compact è un'invenzione italiana, diciamocelo una volta per tutte, e su questo stiamo trascinando l'Unione europea, la quale Unione europea ha anche espresso apprezzamento per questa iniziativa di cui stiamo parlando oggi.

Credo che, da questo punto di vista, la presenza e l'azione dell'Italia siano irrinunciabili, anche perché l'Italia ha una credibilità evidente nel rapporto con la Libia: siamo stati tra gli ultimi a chiudere l'ambasciata, i primi a riaprirla. Io devo anche ricordare a quest'Aula una serie di iniziative che il nostro Ministro degli esteri Alfano ha realizzato negli ultimi mesi, passate ovviamente nel più totale silenzio, come l'incontro tra i Presidenti dei Parlamenti di Tobruk e di Tripoli qui a Roma. Non credo, essendo un fautore della diplomazia parlamentare, che fare incontrare i Presidenti di due Parlamenti sia meno importante che fare incontrare i Presidenti di due Governi. Questo è accaduto a Roma per iniziativa del Ministro Alfano, ma tutti se lo sono dimenticato. E ancora: la Conferenza dei Paesi di transito, il Forum italo-libico di Agrigento e l'incontro che il Ministro avrà la prossima settimana con il nuovo inviato speciale dell'ONU Ghassan Salameh.

Il Ministro Alfano ieri, nel suo intervento in Commissione, ha usato l'espressione reductio ad unum di quella proliferazione di interventi bilaterali e multilaterali che sta caratterizzando il rapporto con la Libia. Io credo che questo sia il lavoro che il nostro Paese deve aiutare a compiere e questo lavoro va fatto per forza sotto l'egida delle Nazioni Unite. Io capisco tutte le perplessità sugli inviati speciali che non hanno avuto grande successo nella loro azione, ma quella è l'unica strada che noi italiani fautori del multilateralismo possiamo percorrere nel futuro.

Quindi, io ritengo che l'operazione di cui stiamo parlando oggi, che ci apprestiamo a votare, è un'operazione che risponde ad un'esigenza importante e fondamentale, è un tassello importante di un mosaico più vasto che si sta componendo e dove il ruolo dell'Italia è indispensabile, lo voglia o non lo voglia Macron, lo vogliano o non lo vogliano altri attori. È un'iniziativa diplomatica, di diplomazia concreta: la diplomazia non sono le chiacchiere. Noi pensiamo che la diplomazia siano le chiacchiere di Macron: no, la diplomazia è questa cosa qui, cioè non è un'azione militare come è stato detto, è un'azione di supporto ad un Governo, come il Ministro Pinotti, ieri, ha benissimo chiarito in Commissione, non interferendo nella sovranità libica. Non è un'operazione di blocco navale, è, quindi, un'operazione che sta dentro regole chiare internazionali, regole di ingaggio molto chiare. Quindi, per questa ragione, noi voteremo favorevolmente alla risoluzione di maggioranza e alle parti di risoluzioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

Mi permetto di fare un'ultima piccola annotazione che riguarda la NATO: non voglio fare una propaganda per la NATO, però segnalo a tutti che, dal 1° settembre, diventerà operativa la Direzione strategica per il sud che la NATO ha stabilito e che avrà come centro la base di Napoli e l'hub sarà affidato al nostro eccellente generale Portolano come coordinatore. Poiché questa iniziativa della NATO dimostra politicamente una volontà di non occuparsi soltanto dell'est, ma di rafforzare l'attenzione per il sud, io suggerisco al Governo di tenere forte e di incrementare il rapporto con la NATO su questo, non perché la NATO debba intervenire militarmente, ma perché può comunque essere un interlocutore importante, e deve essere un interlocutore importante, anche a livello politico in tutta questa operazione di stabilizzazione della Libia che, come dicevo prima, è di importanza fondamentale per l'intera stabilità e pace nel Mediterraneo e, quindi, per la sicurezza nostra e dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlo Galli. Ne ha facoltà.

CARLO GALLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la deliberazione del Consiglio dei ministri sulla missione italiana a supporto della Guardia costiera libica presenta caratteristiche evidenti di criticità, tutte evidenziate nell'atto di indirizzo che Articolo 1-MDP ha autonomamente presentato. La esilità giuridica e politica della legittimazione, in primo luogo: si tratta, infatti, di alcune risoluzioni ONU che prevedono, in realtà, un quadro di intervento internazionale e di una lettera segretata di una personalità - il Presidente del Consiglio nazionale libico - internazionalmente riconosciuta, ma dal debole potere effettivo, il che colloca il nostro intervento in un contesto segnato da un alto grado di instabilità politica e militare.

La scarsa chiarezza dell'impegno che ci assumiamo è, poi, evidenziata nella nozione di “supporto”, che è il perno della deliberazione governativa: una nozione che si presta a molte interpretazioni sul campo e che, da parte nostra, abbiamo cercato di determinare e delimitare con esplicite restrizioni, come, ad esempio, l'esclusione del blocco navale e dell'intervento armato via terra; esplicitazioni che fanno parte del dispositivo del nostro atto di indirizzo e che sono state accolte anche in quello della maggioranza al Senato e messe in premessa in quello della Camera, il che ha segnato un significativo successo della nostra iniziativa politica, un successo che apertamente rivendichiamo.

Ulteriore criticità è il destino dei migranti una volta ritornati in Libia per azione della guardia costiera libica con il nostro aiuto. È evidente che su questo punto delicatissimo si deve esigere dal Governo italiano che si impegni presso quello libico per ottenere le più stringenti garanzie che essi vengano trattati sulla base irrinunciabile del diritto internazionale umanitario. E si deve altresì agire perché si attivino organizzazioni, come l'Alto Commissariato ONU sui rifugiati e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, e perché queste siano responsabili della supervisione diretta dei centri di accoglienza in terra libica.

Infine, la criticità più evidente è che questa operazione, in pratica l'estensione di “Mare sicuro” dentro le acque territoriali libiche, non ha la minima possibilità di affrontare alla radice la questione dei migranti, sia per la sua esiguità materiale, sia perché la questione che vuole affrontare nasce da alcune delle più acute contraddizioni dell'attuale modello di sviluppo planetario. È una questione che si nutre di disperazione, di disumanità, di criminalità e che ha visto tra le cause prossime sia la sciagurata guerra mossa da alcune potenze occidentali alla Libia, che ne ha distrutto la compagine statuale, sia l'inerzia dell'Unione Europea riguardo le politiche di gestione dei flussi migratori; una inerzia che si è sostanziata finora in promesse disattese, nella inflessibile riaffermazione di regole che scaricano in pratica solo sull'Italia tutto il peso dell'emergenza umanitaria delle migrazioni africane e che ha generato, non senza nostre responsabilità e imprevidenze, irrigidimenti diplomatici, elevazione di muri confinari, nuovi nazionalismi e nuove rivalità anche fra Paesi amici e alleati.

L'Italia, a questo punto, non può non cercare di prendere in mano la situazione, benché gravemente compromessa, con un'iniziativa non certo risolutiva, a cui è costretta dalle circostanze, con l'umanità e il senso del diritto e della giustizia che ne contraddistinguono l'azione internazionale, ma anche con un convinto senso di responsabilità verso i propri cittadini e verso il proprio interesse nazionale. I cittadini italiani, infatti, già provati da quasi un decennio di crisi economica, hanno il diritto di vedere all'opera una politica capace almeno di chiamare i problemi col loro nome e di sforzarsi di iniziare a risolverli secondo le proprie possibilità. E la politica ha, a sua volta, il dovere anche di perseguire quell'opera di pacificazione, di messa in sicurezza, di ristabilimento della fiducia e della cooperazione fra le due sponde del Mediterraneo, che la storia e l'evidenza geopolitica destinano al dialogo più stretto.

È evidente che, in questa azione di responsabilità, l'opzione che oggi si prefigura da parte del Governo non è sufficiente: essa non dovrebbe essere altro che un tassello di un ben più ampio sforzo parallelo, comprendente l'attivazione di corridoi umanitari, di canali di accesso protetti e riconosciuti dall'Unione europea, oltre che di un'azione internazionale a largo raggio che sappia mettere in prospettiva un'idea di sviluppo compatibile per l'Africa.

Ed è altrettanto evidente che la consapevolezza delle criticità segnalate motiva Articolo 1 a votare, per le parti non assorbite da quella della maggioranza, a favore della propria risoluzione, nella quale le contraddizioni vengono ben evidenziate e nella quale si dà alle organizzazioni non governative il giusto riconoscimento della loro azione benemerita, che troppi oggi tendono a criminalizzare; e tende e motiva anche, il nostro raggruppamento, a dare un voto di appoggio alla risoluzione della maggioranza, in un'ottica di assunzione di responsabilità nazionale, più che di specifica fiducia verso l'Esecutivo; un appoggio, tuttavia, necessariamente articolato, date le diverse sensibilità presenti, del tutto legittimamente, all'interno del nostro gruppo, soprattutto su un tema così complesso e controverso, e davanti a un intervento governativo così incerto (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mara Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie Presidente, colleghi, innanzitutto una premessa in merito all'atteggiamento che Forza Italia ha tenuto nel corso di questa discussione, sia nelle Commissioni di merito, che in quest'Aula; un atteggiamento responsabile, sulla scia di quanto abbiamo sempre fatto in relazione alla politica estera e alle missioni internazionali; un terreno su cui, pur essendovi visioni diverse, di fatto ci sono visioni diverse, l'Italia però ha il dovere di parlare con una voce sola, anche per rispettare il ruolo di tutte quelle donne e di tutti quegli uomini che in diverse aree del mondo sono impegnati per garantire pace, stabilità e sicurezza nel nome della nostra bandiera.

Parto da questa premessa perché, invece, il nostro giudizio nei confronti della politica estera del Governo Gentiloni è un giudizio severo. Tanti, troppi, gli errori commessi in questi anni e la deliberazione del Consiglio dei ministri, su cui oggi l'Aula si esprimerà, arriva anche, di fatto, per porre un po' rimedio a questi errori, ma sicuramente lo consideriamo un piccolo passo verso la giusta direzione, perché per la prima volta ci viene consentito di entrare all'interno delle acque libiche per sostenere la Guardia costiera libica nella lotta ai trafficanti di esseri umani: è quello che noi chiedevamo da tempo.

Certo, quello che emerge è la solitudine dell'Italia, costretta ad un accordo bilaterale su un tema che, invece, dovrebbe vedere coinvolte l'Europa intera e anche le altre organizzazioni internazionali. L'Italia oggi si ritrova stretta nella morsa degli egoismi dei Paesi europei: quelli del gruppo Visegrád, da un lato, che si rifiutano di condividere ogni tipo di responsabilità, e anche quelli che a parole si dicono solidali, aperti, ma che adottano misure che vanno nella direzione opposta. Penso, per esempio, al blocco di Ventimiglia oppure alla minaccia della chiusura del Brennero. L'Italia, di fatto, è l'unica porta aperta sul Mediterraneo per chi vuole entrare in Europa: da un lato, la rotta orientale, chiusa grazie ad un accordo con la Turchia, su cui l'Europa ha investito 6 miliardi, ma che ha sollevato dal peso migratorio soltanto la Germania; dall'altro, la rotta occidentale, sigillata, visto che dopo l'accordo con il Marocco e Spagna arrivano soltanto poche centinaia, migliaia, di migranti. E l'Italia è in mezzo: l'Italia è in mezzo da sola, a subire flussi migratori imponenti, con un Governo che predica la politica delle porte aperte a tutti; con la Libia di fronte, l'Italia, da sola, con la Libia di fronte, da cui partono il 95 per cento dei migranti, che sbarcano sulle nostre coste per andare in Europa.

Allora, se per quanto affermato in premessa non possiamo non sostenere questa missione, che per la prima volta ci porta in acque libiche, non possiamo neanche non prendere atto che ci troviamo di fronte ad una missione che prova ad arginare le conseguenze di scelte sbagliate, di errori commessi, due su tutti: il primo, la concezione ipocrita, finto-buonista, che ha sempre caratterizzato la politica dell'accoglienza indiscriminata di sinistra; la politica delle porte aperte a tutti ha fallito, è evidente, e uno Stato sovrano ha il dovere di fare delle scelte, ha il dovere di presidiare i suoi confini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), ha il dovere di garantire sicurezza e legalità, sia ai suoi cittadini, sia a coloro i quali arrivano nel nostro Paese e hanno il diritto di essere accolti, perché uno Stato ha il diritto e il dovere di decidere chi può restare sul suo territorio e chi, invece, deve essere rimpatriato; sono principi basilari di uno Stato democratico, civile e moderno, ma sono principi con cui ancora la sinistra fa fatica a confrontarsi.

Il secondo errore commesso, le regole di ingaggio su cui il nostro Paese ha trattato nell'ambito delle operazioni nel Mediterraneo: solo oggi - è singolare - il Governo parla di rivedere i piani operativi delle missioni Triton e Sophia. È troppo facile dare la colpa a Dublino, se oggi tutti i migranti salvati nel Mediterraneo vengono sbarcati sulle nostre coste, è colpa di accordi che hanno portato l'Italia a diventare l'unico approdo di tutti i migranti del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). E sono condizioni che, in particolare, il Governo Renzi ha trattato e accettato, aderendo a quelle missioni europee, in cambio di cosa? Questo vogliamo sapere e questo abbiamo chiesto senza ricevere alcuna risposta.

In merito all'emergenza immigrazione, è chiaro come per noi il Governo Renzi prima e il Governo Gentiloni poi si siano rivelati inadeguati, ma il gruppo di Forza Italia, pur consapevole dei tanti limiti di questa missione, voterà a favore del provvedimento e intanto - l'ho detto per responsabilità nei confronti di quei nostri militari che dalle prossime settimane saranno impiegati in questa delicata missione - noi, come sempre, saremo al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

E poi perché abbiamo apprezzato l'atteggiamento del Governo, l'apertura del Governo, che ha accolto molte delle nostre proposte, dalla destinazione dei migranti soccorsi in mare, al controllo dei punti di imbarco in Libia, cosa che ha sempre chiesto il Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), alla creazione di centri di accoglienza in Libia, a un atteggiamento severo nei confronti di quelle ONG che si sono rifiutate di sottoscrivere un codice di condotta largamente condiviso anche con l'Europa.

Attenzione, però, dico al Governo: il nostro non è un assegno in bianco, è un'apertura di credito condizionata, perché ci riserviamo di verificare a settembre se gli impegni presi e assunti saranno rispettati.

Avete accettato di venire, qui, nelle Aule parlamentari, a renderci conto dell'efficacia e dell'effettività di questa missione e noi verificheremo se questa missione avrà dispiegato i suoi effetti o meno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Vedete, colleghi, questi giorni, rimandano alla mia memoria quelli tristi, difficili della primavera del 2011 quando l'allora Presidente francese, in nome di un malinteso senso di grandeur, scambiando la grandeur con un'ottusa arroganza, avviò un'operazione senza la nostra approvazione e condivisione, che spalancò le porte alla destabilizzazione della Libia, facendola sprofondare nel vuoto e nel caos di cui, ancora oggi, soprattutto, l'Italia paga le conseguenze. C'è una differenza, però, rispetto ad allora, noi non facciamo, come voi faceste allora, perché oggi, noi, pur non condividendo la vostra politica estera e quella migratoria, stiamo dalla parte degli italiani, ci uniamo a voi, perché in questo momento voi rappresentate il Paese nello sforzo di rendere l'Italia unita, forte, coesa per contrastare quel protagonismo francese che, ancora una volta, rischia di far pagare un prezzo troppo alto all'Italia. Non possiamo più permettere che qualcuno prenda decisioni le cui conseguenze ricadono esclusivamente sulle spalle del nostro Paese.

È importante ribadire, però, e concludo, che pensiamo che sia arrivato il momento di dire “basta”. Basta ad una immigrazione che viene subita, subita e non gestita; basta ad un falso buonismo che spesso, troppo spesso, è servito per coprire interessi di parte e sappiamo a quale parte mi riferisco; basta abbassare la testa nei confronti di un'Europa con lo sguardo falsamente rivolto da un'altra parte; basta abbassare la testa nei confronti di un'Europa che dà sei miliardi per aiutare la Germania e pochi milioni per investire in Africa, per aiutare l'Italia; basta al protagonismo dannoso di quei Paesi, finti europeisti, che sperano di trovarsi di fronte ad un'italietta. Il nostro voto è il simbolo di tutti questi “basta”. Vi chiediamo, però, di raddrizzare la schiena, di difendere la sicurezza e gli interessi degli italiani, l'immagine, il ruolo e il prestigio dell'Italia sulla scena internazionale, perché su questa partita ci giochiamo parte del nostro futuro e non abbiamo più un minuto da perdere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.

ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Oggi, 2 agosto, ci troviamo in Aula a votare su questa deliberazione del Governo, su questa che possiamo definire missione, missione in Libia che, come abbiamo già detto più volte in Commissione, durante il dibattito, è un inutile inseguimento alla Francia. Oggi è il 2 agosto e sono passati proprio 37 anni da quella strage di Bologna che, ancora oggi, per onore alle vittime, merita risposte mai arrivate dallo Stato e proprio a queste risposte mai arrivate mi collego a strane vicende, rapporti mai chiariti dallo Stato italiano con i nostri cugini francesi. Ricordo, in particolare, nel 2001 o 2002, la vicenda del Nigergate, lo scandalo della documentazione falsa, prodotta anche da pezzi di Stato italiani, forse, per dire troppe volte “sì” agli amici americani, a discapito, però, dei nostri cugini francesi; lì, si parlava di una fornitura di uranio per la fabbricazione di armi nucleari, i nuovi rapporti tra Niger e Iraq e poi sappiamo tutti come è andata. Mi viene in mente il caldo 2011, quando alcune navi partirono dalla Maddalena e c'è chi ha scritto che ci fossero delle armi, tra l'altro armi che la magistratura aveva ordinato il 2006 di distruggere, con un'ordinanza ignorata dalla destra e dalla sinistra, armi che qualcuno ha detto - e il dubbio è lecito - siano arrivate in Libia e utilizzate proprio dai rivoltosi contro Gheddafi; anche lì mentre noi dicevamo “sì” in gran segreto agli amici americani, i francesi bombardavano e mettevano le mani sui pozzi. Io mi domando, ma qui dentro siete tutti sicuri che l'intervento in Libia non stia pregiudicando anche la sicurezza degli italiani, in Italia? No, perché, più volte ho sentito parlare di rispetto della sovranità libica, in Commissione, durante la discussione. Ma vi è chiaro che in Libia siamo percepiti, da oltre il 60, 70 per cento della popolazione controllata dai diversi attori e leader libici, come una minaccia, come degli invasori?

Questa missione è pericolosa, anche e soprattutto, per questa cosa qui. Io non so quale scelta, quali siano stati i motivi di una vostra politica azzardata che vi ha fatto puntare tutto su di una persona che adesso è in grandi difficoltà e onestamente questa missione non fa altro che dire che voi state mandando una sorta di scorta ad al-Sarraj che, ovviamente, ormai, non riesce a controllare nemmeno il giardino di casa ed è gravemente messo in pericolo. Ovviamente, noi italiani ne stiamo pagando le conseguenze, sia in termini economici, ma soprattutto, ancora più, per quanto riguarda la sicurezza degli italiani in Italia. In questi anni, abbiamo ricevuto diversi schiaffoni dalla Francia, dai francesi; su Telecom, è stato già detto, in questi ultimi giorni c'è il braccio di ferro su Fincantieri, ora, sulla questione libica, e, ieri, ci aspettavamo una posizione chiara e delle notizie certe da parte del Governo, ma, ahimè, è stata la giornata del caos, della confusione totale, ancora più drammatico è stato il comunicato, una nota che si è letta del Viminale. Per quanto riguarda gli accordi falliti e non raggiunti con le ONG, di 13, 14 o 15 ONG, si sono presentate, a questa convocazione, soltanto 3 o 4, e soltanto in due hanno firmato. Ovviamente, cosa hanno firmato? Questo accordo non è una legge, quindi, non si prevedono nemmeno sanzioni in caso di inosservanza, questo lo dice il Viminale, per farvi capire l'inutilità, anche, di queste due firme arrivate.

Una legge c'è, ed è quella del MoVimento 5 Stelle che prevede una polizia giudiziaria a bordo delle imbarcazioni per combattere i trafficanti e per provare a fermare, almeno, i flussi irregolari. Quindi, sarebbe opportuno che, così come fatto per i vitalizi, qui in Aula, il Parlamento e il Governo si adoperino per fare arrivare immediatamente questa proposta e per avere non una carta inutile, finta di presunti accordi, ma una legge che regoli ciò. Io vi chiedo: ma siamo o no un Paese sovrano? Per il MoVimento 5 Stelle l'Italia è un Paese sovrano, ma non è chiaro che la Libia è un tema di sicurezza nazionale. L'abbiamo detto più volte anche in Aula e non dobbiamo assolutamente aver paura di dire che la priorità adesso, in questo momento, è proteggere i nostri confini nazionali. Noi avevamo realmente intenzione di far partire una forte iniziativa volta a stabilizzare davvero la Libia, ma coinvolgendo tutti, non soltanto una parte o una parte e mezzo e abbiamo avanzato delle proposte semplici e giuste. Bene, ce le avete rigettate tutte; non ne avete approvata nemmeno una. Forse, sarebbe stato meglio, addirittura, non avere i Ministri in Commissione, Ministri che vedo essere andati via anche in questo momento, ringrazio il sottosegretario Amendola per la presenza, ma agli stessi Ministri Pinotti e Alfano sono quelli che, insieme a Renzi, hanno benedetto la missione Triton e l'accordo di Bruxelles dove l'Italia ha detto: portateci tutti i migranti, va bene, così, ce li prendiamo noi; chissà perché. Bene, ad oggi, quello che ci è stato detto è che noi vogliamo in questa missione affiancare le autorità libiche, vogliamo utilizzare le navi già previste nell'operazione Mare sicuro e che questa missione avrà un carattere bilaterale. Noi non abbiamo avuto nessuna indicazione su come e dove dovranno posizionarsi le nostre imbarcazioni e nessuna garanzia per i nostri militari. A domanda specifica, fatta dal sottoscritto in Commissione, la Ministra Pinotti ci ha detto che saranno posizionate nella zona ad est ed ovest di Tripoli. Io allora dico che la zona ad est di Tripoli è anche la zona ad ovest di Misurata; credo sia banale per i trafficanti d'armi che, se controllo una zona, si spostano semplicemente più a destra e il flusso dei migranti viene semplicemente modificato, ma sempre, qui, in Italia arriveranno, giorno dopo giorno.

Nella relazione è stato scritto che il Governo ha scelto una strategia diversa da quella, come dire, a breve termine, a breve momento, ma più concentrata sulla stabilizzazione a lungo termine. Io mi chiedo: sono passati quasi sette anni, ma quanto dobbiamo aspettare? Sono arrivati già mezzo milione di migranti, quanto ancora dobbiamo aspettare? Avete annunciato 20, 21, 22 accordi, l'ultimo di Minniti e al-Sarraj, Minniti che andò lì a gennaio, quando noi, qui in Parlamento, proponevamo di fare una conferenza internazionale, il sottoscritto con il collega Manlio Di Stefano, suggerendo al Governo di invitare tutti i leader interlocutori libici qui a Roma, per fare, sei mesi fa, quello che ha fatto Macron in piccola parte. Invece, 20 annunci, 21 o 22, ad ogni annuncio arrivano decine di migliaia di migranti in più. In questi giorni qualcuno addirittura si vanta che il dato odierno è leggermente inferiore rispetto a quello di ieri, ma è puro spot.

La verità è semplicemente che non abbiamo ancora sistemato le case ad Amatrice e nel Centro Italia, non abbiamo risposto all'emergenza incendi e voi decidete di andare ad aggiustare i pattugliatori della guardia costiera libica che è risaputo - e se non lo sapete ve lo dico io e c'è anche un'inchiesta della magistratura internazionale - che è tra le più corrotte al mondo e, quindi, tra le meno controllabili. Quindi, non sistemiamo il Centro Italia, Amatrice e gli incendi; no, spendiamo altri soldi, andiamo a fare cose per far vedere lì dove aiutare la guardia costiera, la più corrotta al mondo - va bene, andiamoci - e per difendere uno che ahimè non conta nulla. Io veramente sono curioso: ma potete dirci con chi diamine avete realmente fatto questi accordi segretissimi che noi in nessuna sede, nemmeno di Commissioni e di Copasir, abbiamo capito? Noi avremmo voluto votare “sì”, avremmo voluto, con questa missione, scritta in maniera totalmente diversa per stabilizzare la Libia e non per destabilizzarla ulteriormente, che l'Italia potesse realmente diventare protagonista in questa nuova fase di stabilizzazione della Libia per mantenerci almeno al centro di importanti interessi geostrategici. Avremmo voluto votare “sì” perché i trafficanti libici vanno assolutamente fermati. Stanno speculando sulla vita di persone che fuggono per motivi che ben conosciamo ma, ahimè, stanno arrivando tutti in Italia e di certo non possiamo accoglierli tutti.

Per l'ennesima volta questo Governo si è dimostrato totalmente incapace perché questa proposta di missione è la risposta ad una foto fatta a Parigi da Emmanuel Macron che semplicemente, nonostante abbia da poco vinto, non gode di una grande simpatia all'interno e doveva fare qualcosa per riscuotere più successo all'interno della Francia e qualcuno crede che tutta questa partita sia un gioco. Ebbene, io vi ricordo che stiamo parlando dell'interesse nazionale del nostro Paese, dell'Italia. Il MoVimento 5 Stelle oggi, come sempre, si schiera per il bene del Paese, cosa che il PD non ha fatto né in passato né sta facendo ora. La politica degli incontri segreti e dei rapporti riservati non paga e basta vedere il caso dei marò e quanto tempo ci avete messo per riportare i nostri ragazzi a casa. Tra l'altro è quasi strano il silenzio che è piombato sulla vicenda, ma su questa missione, a proposito proprio di questa triste vicenda dei marò, io mi chiedo: ma se i trafficanti di uomini dovessero sparare da una nave con i migranti e noi dovessimo rispondere al fuoco e per sbaglio ammazzare un migrante, ma quanti “casi marò” ci troveremmo ad affrontare? Ma a questo almeno ci avete pensato, che è l'“A,B,C” della politica militare? Io credo che la politica degli incontri segreti sia realmente finita e per il Partito Democratico non è chiaro, forse ancora oggi, il ruolo che hanno i servizi segreti, il ruolo che hanno i diplomatici e il ruolo che ha il Governo. Ancora una volta in Libia queste differenze non si sono viste. Non avete fatto capire nulla in tutti gli ambiti parlamentari.

Presidente, concludo. Il rispetto internazionale non deriva dall'avere o meno un armamento nucleare, una bomba nucleare, come dicono i francesi che erano tanto orgogliosi della force de frappe, né il rispetto internazionale deriva dallo schierare 100 navi o tutta la Marina militare nel Mediterraneo. Il rispetto, quello vero, lo si ottiene con una sola parola che, ahimè, non appartiene al vostro vocabolario: è la coerenza. Ed è proprio per la coerenza che ci appartiene che voteremo “no” su questo vostro ennesimo errore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Manciulli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANCIULLI. Grazie, Presidente. Colleghi, purtroppo non ce la faccio a trattenere una battuta. Nell'intervento del collega Tofalo ho sentito per nove volte la parola “segreto”; ci mancava la Spectre e poi la vicenda libica sarebbe stata chiara e senza dubbio un film. Io penso, invece, che noi dobbiamo, come del resto alcune forze politiche hanno fatto in qualche misura criticando anche aspramente il Governo, cercare di valorizzare, essendone anche in parte orgogliosi, il lavoro che sulla Libia abbiamo fatto con coerenza in molti anni, avendo dei punti comuni sul tema della Libia e sul tema di come è la Libia, perché io credo che, al di là di tutto, la linea del nostro Paese rispetto a quel Paese senza dubbio sia la più coerente e sia anche quella che può portare da qualche parte.

Non si può andare in tilt perché si vede la foto del Presidente francese con Sarraj e Haftar e farne dipendere chissà che. Quella foto sta in un percorso che del resto, come ricordava bene l'onorevole Alli, ha avuto anche altri momenti a Dubai che, in realtà, hanno sempre dato un contributo ma non hanno risolto il problema. La Libia è un Paese particolare, è un Paese dove gli italiani hanno dato una toponomastica al territorio perché quel territorio, a differenza di altri, era un territorio di nomadi del deserto, nel quale la popolazione araba è sempre stata minoritaria e le due principali etnie, quella Tebu e quella Tuareg, erano, appunto, popolazioni del deserto che non avevano un sistema statuale, un sistema statuale che col colonialismo noi abbiamo in qualche maniera esportato e che poi è riaffiorato solo nella storia recente e dopo anni di tensione è stata ricondotta da Gheddafi ad uno Stato nazionale. Questa natura della Libia non è né astratta né teorica e condiziona non poco chiunque voglia raggiungere un obiettivo di stabilizzazione del Paese e di risoluzione dei problemi. Posso ascoltare tutto, ma chiunque si trovasse a governare questo Paese, essendo noi il Paese che ha più rapporti con la Libia, si scontrerà con questa evidenza e con la difficoltà di far condividere qualsiasi accordo a spaccati di potere molto diversi dagli altri Paesi arabi.

Oggi da diversi colleghi ho sentito citare il tema immigrazione, Spagna e Marocco. Ma non si può parlarne così leggermente, con superficialità. Il Marocco è uno degli Stati sovrani che in questi anni nell'antiterrorismo, nel controllo delle frontiere, nella stabilità e nelle politiche di contrasto alla radicalizzazione ha investito di più. È un interlocutore certo, stabile, forse il più certo, come del resto una certa forma di certezza hanno anche l'Algeria e, per certi versi, la Tunisia, che non era scontato e lì dovremmo rivendicare qualche merito anche del nostro Paese. La Libia è diversa ed è diversa principalmente per due fattori: uno è quello che ho detto, cioè il modo in cui è fatta; in secondo luogo, perché la Libia - e va detto a chiare tinte, perché da qui deriva il nostro posizionamento - è profondamente immersa nel confronto intrasunnita e questo confronto intrasunnita fra la parte salafita del Golfo e la parte legata alla fratellanza mussulmana e all'islamismo politico - come si può dire - è un confronto che noi non vediamo bene come dovremmo nella sua importanza. Trovare un accordo sulla Libia senza immettersi in questa forma di confronto è impossibile.

Per questo io ritengo che, al di là delle foto e delle strette di mano, il tentativo pervicace che l'Italia ha fatto - anche con i Governi di centrodestra perché bisogna riconoscerlo in quanto è un Paese forte anche quando valorizza il lavoro, pur nella distanza e nella differenza, che si fa nell'interesse del Paese - è quello di non aver mai scelto scorciatoie e ha sempre cercato di pacificare la Libia parlando con tutti fino all'ultima tribù, non risparmiandosi mai facendo banalità e ricorrendo a scorciatoie che non avrebbero portato da nessuna parte. Se c'è una cosa su cui bisogna dire con nettezza cosa stiamo facendo è che noi stiamo cercando, d'accordo con i libici, di sconfiggere il vero nemico della Libia che in questo momento è uno solo: la possibilità che l'economia illegale soppianti, in un Paese che ha risorse e possibilità di risollevarsi, l'economia legale, trasformando quel Paese, che è di fronte a noi, in un Paese che diventa un hub dell'insicurezza di tutto il Mediterraneo.

È qui che io voglio fare domande ad altri Paesi europei. La Germania, grossomodo, condivide la nostra politica, vedo altri Paesi - e su questo si deve aprire un dibattito, facendolo a mio avviso con la forza più grande del sentimento nazionale -, ci sono forze e ci sono Paesi che trovano difficoltà a uscire dal post colonialismo e da una visione che purtroppo oggi non è più praticabile.

Non si può chiudere gli occhi di fronte al fatto che in Siria, a andare in frantumi, sono stati i confini Sykes-Picot e che alla fine, se l'Europa, se noi, non giochiamo un ruolo positivo, non ci sarà nessuna possibilità di stabilizzare il mondo che è di fronte a noi e, quindi, di risolvere i problemi migratori. Dobbiamo ricordarci come si è conclusa la vague di immigrazione fra Ottocento e Novecento: non si è conclusa perché sono stati messi muri e fili spinati, si è conclusa perché l'Europa, che era l'epicentro di una crisi, in particolare anche il nostro Paese, si è risollevato da quella crisi.

Noi non possiamo dire con banalità, con troppa banalità: aiutiamoli di là. Il problema è come, è il fallimento di come l'abbiamo fatto e, su questo, io rivendico la coerenza italiana, perché mi ricordo un convegno promosso dall'allora PDS, che si chiamava “Mediterraneo, stella d'Europa”; fu un convegno che noi facemmo per la prospettiva di Barcellona, che nel 2011 doveva portare all'area di libero scambio nel Mediterraneo. Noi, oggi, abbiamo tutti detto in quest'Aula che il 2011 è stata la data del disfacimento della Libia, questa idiosincrasia ci mostra quanto e dove sta la nostra mancanza politica.

Oggi, l'Italia è il Paese che fa una politica più in relazione con gli attori vicini alla Libia; ce lo riconosce il Marocco, ce lo riconosce la Tunisia, ce lo riconosce l'Algeria. Siamo gli unici che pensano di uscire da questa nottata buia del Mediterraneo costruendo la pace e io credo che, di questo, al di là delle differenze, dovremmo andarne orgogliosi, e non consegnare questa funzione - chiunque governi - al fatto che viene condita e distrutta dalla politica locale.

Voglio dire una cosa al MoVimento 5 Stelle e chiudere. Vedete, se noi appicchiamo la furia iconoclasta, additando il sospetto anche sulle vicende di politica estera, noi distruggiamo l'essenza di un Paese. Ma vorrei ricordarvi che la furia iconoclasta, nella storia, ha sempre avuto un certo esito: le fiamme bruciano e producono cenere e spesso nella cenere ci finisce anche chi l'appicca. Noi vogliamo, insieme alle forze che lo faranno, tenere la politica estera e l'interesse nazionale fuori da questa agone, costruire un'Italia forte, che oggi non risolve niente, ma fa un passo avanti nella direzione giusta e, su questo, costruire politiche coerenti, perché l'Italia non ha niente da invidiare a nessuno e siamo convinti che la nostra linea sia quella giusta per l'Italia e per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Donatella Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Intervengo in dissenso dal mio gruppo e dichiaro il mio voto contrario all'autorizzazione di questa nuova missione, che ha come obiettivo dichiarato e prioritario il contenimento e il respingimento dei migranti verso un Paese in guerra e che non rispetta i diritti umani, in cui la stessa UNHCR non può metter piede, con l'aggravante di un codice di condotta per le ONG che ostacolerà di fatto la loro attività di salvataggio delle vite umane. Ritengo che questa missione sia una prova muscolare inaccettabile, con un tratto di disumanità, che io non posso avallare.

Chiudo, signora Presidente, dicendo che non solo questa missione non favorirà la stabilizzazione della Libia e in più io la considero illegittima, perché una delle sue basi giuridiche, la lettera di al-Sarraj, è stata secretata e quindi, in questo modo, provocando un vulnus alle prerogative del Parlamento e un gravissimo precedente in quest'Aula del Parlamento. Grazie (Applausi di deputati dei gruppiArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ciracì. Ne ha facoltà.

NICOLA CIRACI'. In un minuto. Il Governo Gentiloni è riuscito in un'impresa storica e titanica: trasformare il nostro popolo, il popolo italiano, come un nemico nell'immaginario collettivo del popolo libico. Non continuo con quello che è stato il disastro della politica estera, che non è iniziato adesso, con l'elezione del Presidente della Repubblica francese, ma è iniziato nel momento in cui c'è stata la scomparsa del premier libico Gheddafi, nel quale noi siamo stati completamente assenti. Da allora, gli attori sono sempre gli stessi: Renzi, Gentiloni, Gentiloni, Renzi, e compagnia; una politica fallimentare che non mi mette nelle condizioni, oggi, per la sicurezza del nostro Paese, di dare un voto favorevole a questa iniziativa del Governo, ma dare un voto nettamente contrario. E invito a non sottovalutare ciò che scrive il Comitato libico per la difesa e la sicurezza. Non vorrei davvero che si stesse scherzando con un popolo che, in questo momento, non ha nulla da perdere, che può solo continuare ad aprire i suoi confini, per mandarci sempre più immigrati. La collaborazione doveva essere in tempi diversi. Grazie.

(Votazioni - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cicchitto, Garofani, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli e Alfreider ed altri n. 6-00338. Avverto che i presentatori hanno accolto le proposte di riformulazione avanzate dal rappresentante del Governo; la pongo pertanto in votazione, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Avverto che, a seguito dell'approvazione della risoluzione Cicchitto, Garofani, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider ed altri n. 6-00338, risultano precluse le risoluzioni Palazzotto ed altri n. 6-00339, Frusone ed altri n. 6-00340 e Gianluca Pini ed altri n. 6-00341, mentre risulta assorbita la parte dispositiva della risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00345. I presentatori di tale ultima risoluzione non insistono per la votazione delle premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00342, per le parti non assorbite e non precluse, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cimbro ed altri n. 6-00343, per le parti non assorbite e non precluse, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Altieri ed altri n. 6-00344, per le parti non assorbite e non precluse, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00346, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00346, per le parti non assorbite e non precluse, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00346, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Nel trentasettesimo anniversario della strage di Bologna (ore 12,57) .

PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, adesso vorrei l'attenzione dell'Aula per la commemorazione della strage di Bologna (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).

Colleghe e colleghi, come sapete, ricorre oggi il trentasettesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, compiuta sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria della città emiliana, nella quale perirono 85 persone e ne rimasero ferite oltre 200. Ancora oggi tutti i cittadini onesti continuano a provare rabbia, dolore e incredulità di fronte a questo terribile attentato e nutrono, insieme ai familiari e ai sopravvissuti, la legittima aspettativa che si faccia piena chiarezza su ogni aspetto di questa vicenda. La verità può non essere consolatoria rispetto al dramma di tante vite spezzate, ma costituisce, tuttavia, un presidio irrinunciabile per difendere le ragioni della democrazia.

È con questo spirito che la Camera si è, fin dall'inizio della legislatura, impegnata in un'opera di desecretazione di molti documenti coperti dal segreto e che il Parlamento ha approvato una legge volta ad introdurre nel nostro codice penale il reato di inquinamento processuale e depistaggio. Credo sia stato un risultato significativo, una prova di determinazione importante, soprattutto per le giovani generazioni, che devono poter comprendere appieno la scelleratezza della ideologia terrorista e, soprattutto, poter avere fiducia nella capacità dello Stato di confrontarsi, con le armi della legalità e della giustizia, con una stagione sì drammatica della sua storia recente.

Nell'esprimere la vicinanza e la solidarietà mia personale e della Camera ai familiari delle vittime e ai sopravvissuti, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Allora, adesso, colleghi e colleghe, facciamo una brevissima pausa tecnica di dieci minuti e poi riprenderemo i nostri lavori con il bilancio della Camera. Quindi, ci ritroviamo qui alle ore 13,10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 13,15.

Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9) e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10).

Ricordo che nella seduta del 24 luglio, dopo la relazione del questore, deputato Stefano Dambruoso, si è svolta e conclusa la discussione congiunta.

(Replica del deputato questore – Doc. VIII, nn. 9 e 10)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato questore Gregorio Fontana.

GREGORIO FONTANA, Questore. Grazie Presidente. Dopo la discussione congiunta, ringrazio sinceramente i colleghi intervenuti in discussione generale. Il Collegio dei questori ha ovviamente accolto con soddisfazione gli apprezzamenti che i colleghi Marantelli, Milanato e Melilla hanno indirizzato al lavoro da noi compiuto, insieme a quello della Presidente Boldrini, che ringrazio, e all'Ufficio di Presidenza, sul piano del contenimento e della razionalizzazione della spesa della Camera dei deputati, nell'intento di segnare un profilo di rigore e di sobrietà nell'impiego delle risorse pubbliche destinate al suo indispensabile funzionamento.

Ugualmente apprezzate sono state le considerazioni, di tutt'altro segno, svolte dall'onorevole Cecconi, soprattutto perché danno modo al Collegio, mio tramite, di svolgere alcune importanti precisazioni su taluni qualificanti aspetti da lui evocati. Mi riferisco, in primo luogo, alle sue valutazioni sull'andamento della spesa complessiva della Camera, di cui ha richiamato la sola riduzione nel passaggio 2016-2017 (solo 15,4 milioni di euro, un modesto 1,59 per cento ha affermato), marcando invece l'incremento del 2018 e 2019. Nessuna valutazione però ha dedicato al fatto che quella riduzione della spesa si registra nel 2017 per il sesto esercizio consecutivo a partire dal picco massimo segnato nel 2011, un risultato mai conseguito in precedenza, per larghissima parte realizzato in questa legislatura. Isolare il solo dato della riduzione della spesa nel passaggio tra il 2016 e il 2017, significa ignorare che dal 2011 la spesa si è ridotta di quasi 157 milioni, il 14,22 per cento, ciò peraltro nel contesto di un'istituzione il cui bilancio è da sempre caratterizzato per una peculiare rigidità delle voci di spesa sulle quali, dunque, si è evidentemente avuto il coraggio di intervenire.

In altre parole, se si intende assicurare al cittadino un'informazione corretta occorre che la stessa sia completa: il livello della spesa del 2017 non è il risultato di una limatura minima, quasi formale, ma è, come ha rilevato il collega Marantelli, il frutto di un lavoro continuo e determinato che ha prodotto effetti di anno in anno, concreti, misurabili, documentati e pubblici. Il collega del MoVimento 5 Stelle ha, inoltre, sostenuto che si sarebbe omesso di dar conto nella lettura del bilancio triennale 2017-2019 dell'aumento di spesa che, come detto, verrà verificarsi negli anni 2018-2019. Invito i colleghi a leggere la relazione del Collegio dei questori al bilancio di previsione. Nel paragrafo dedicato ai dati finanziari relativi agli anni 2018 e 2019 si afferma testualmente che il totale della spesa si attesta nel 2018 a 974,6 milioni di euro, in aumento del 2,55 per cento rispetto al 2017, considerato al netto della restituzione di 80 milioni al bilancio dello Stato, per effetto, questo aumento, dei maggiori oneri connessi all'avvicendamento delle legislature e alla dinamica della spesa per il personale. Sostanzialmente in linea con l'anno precedente risulta invece la previsione di spesa per il 2019 che si attesta a 973,9 milioni di euro.

Nessuna omissione dunque, anzi nella pagina successiva del medesimo documento, si riporta una specifica tabella che dà conto dell'andamento della spesa al lordo e al netto delle restituzioni al bilancio dello Stato, con i raffronti in termini assoluti e percentuali, di anno in anno. Questa ad avviso del Collegio può senz'altro definirsi trasparenza.

Un cenno è bene anche riservare alle ragioni per cui la spesa del 2018 segna, dopo un lungo periodo, un incremento. Ragioni che la relazione del Collegio esplicita chiaramente. Nel 2018 si realizzerà l'avvicendamento tra la XVII e la XVIII legislatura, i fattori normativi connessi a tale avvicendamento determinino da sempre un incremento della spesa a carico del primo esercizio della nuova legislatura. Parimenti parziale risulta la lettura dei documenti di bilancio nel momento in cui ci si lamenta del fatto che nel 2017 la spesa per il funzionamento della Camera è superiore di 7 milioni rispetto alla dotazione trasferita dal Ministero dell'economia. Il dato è certamente corretto, tuttavia, come ho già rilevato a proposito dell'andamento della spesa complessiva, non si può certo dimenticare l'altro dato, pure chiaramente evidenziato nella relazione di bilancio di previsione, secondo cui nel 2012, ultimo anno della precedente legislatura, la spesa era superiore di 95 milioni di euro - 95 milioni di euro! - rispetto alla dotazione. A un risultato del genere non si arriva per caso, per conseguirlo molto è stato fatto. Anche su questo gli atti parlano chiaro e danno ragione della progressiva diminuzione della spesa della nostra istituzione che ha consentito il conseguimento di un risultato che per lungo tempo non è stato nemmeno considerato tra gli obiettivi possibili. Chiunque sia interessato ad approfondire e a leggerli con animo sgombro da pregiudizi può riscontrare dati e fatti nella loro semplice oggettività. Una lettura oggettiva impone, del resto, di riconoscere che il bilancio della Camera è in pareggio, visto che alla dotazione si aggiungono le altre entrate. Ed è bene qui ricordare che le entrate previdenziali sulle quali l'onorevole Cecconi ci ha esposto la sua personale visione, non vengono versate all'INPS, perché non è l'INPS che eroga le prestazioni previdenziali dei deputati cessati dal mandato e dei dipendenti in quiescenza, le eroga invece il bilancio della Camera che tiene a suo carico la relativa spesa. Non si vede allora a chi altri dovrebbero essere destinate le entrate previdenziali. Anche qui, in conclusione, fatti e cifre da soli parlano chiaro.

Il bilancio della Camera è in equilibrio nel triennio 2017-2019 impiegando a copertura una quota dell'avanzo di amministrazione del tutto marginale. Proprio sull'andamento e sull'entità dell'avanzo di amministrazione risultante dai documenti oggi al nostro esame, sono state svolte alcune considerazioni che meritano attenzione. In particolare il Collegio dei questori è stato invitato in prima battuta a restituire al bilancio dello Stato l'intero avanzo di amministrazione che secondo il bilancio triennale 2017-2019 viene rinviato agli anni 2020 e successivi; al netto delle somme accantonate in relazione al contenzioso in atto con la società Milano 90 si tratta di 247 milioni di euro. È evidente tuttavia che una simile richiesta non tiene nella necessaria considerazione due profili determinanti tra loro, strettamente connessi, che sono invece sempre ben presenti al Collegio e all'Ufficio di Presidenza. Da un lato, i principi generali di gradualità e cautela che debbono essere osservati quando si predispongono i bilanci finanziari e di previsione, come quello appunto della Camera dei deputati; dall'altro, l'esigenza prioritaria e inderogabile di garantire la continuità nel tempo della nostra istituzione, valore che non è consentito esporre al rischio di decisioni improvvisate e dettate da una visione a corto raggio degli interessi del Paese.

Se dicessimo di seguire quell'invito e restituissimo sin da subito al bilancio dello Stato l'intera cifra in questione, otterremmo due risultati: il bilancio degli anni 2018 e 2019 andrebbe in disavanzo, visto che una quota parte, seppure assai ridotta, di quelle risorse concorre all'equilibrio di quegli esercizi; ma soprattutto verrebbe azzerato interamente l'avanzo di amministrazione iniziale dell'esercizio 2020, contro ogni principio di prudenza che deve presiedere alla politica di bilancio dell'istituzione e alla predisposizione dei suoi documenti contabili: una circostanza che, non a caso, non si è mai verificata in passato.

Il collega Cecconi, insieme anche al collega Di Maio, hanno presentato un ordine del giorno in proposito; ci invitano però anche a valutare in seconda istanza l'opportunità di restituire il maggiore avanzo di amministrazione possibile. Vorrei rassicurare entrambi i colleghi circa il fatto che questa valutazione è stata già compiuta, quando il collegio dei questori ha determinato in 80 milioni di euro l'ammontare della restituzione al bilancio dello Stato per il 2017, la più alta di sempre, traendola interamente dall'avanzo di amministrazione accertato al termine del 2016. E questo ha fatto, ispirandosi proprio a quei consolidati criteri di gradualità e cautela, e nella prospettiva non rinunciabile di garantire la continuità della Camera.

In proposito mi sembra necessario marcare un punto: la restituzione al bilancio dello Stato di una quota dell'avanzo di amministrazione risultante dalle gestioni precedenti non era mai stata praticata sino alla legislatura in corso. Si tratta di una politica di bilancio che questa Camera dei deputati in questi anni ha ritenuto di perseguire, per contribuire anche per tale via ad alleviare il carico del suo funzionamento sul bilancio dello Stato, e ha concretamente potuto perseguire proprio grazie al sistema di riduzione della spesa che oggi ho ricordato.

Come è possibile riscontrare negli atti parlamentari, nel corso della legislatura la quota dell'avanzo di amministrazione impegnata per determinare la somma complessiva da restituire allo Stato è progressivamente aumentata: 20 milioni dell'avanzo del 2013, 25 milioni dell'avanzo del 2014, 30,3 milioni dell'avanzo 2015, 51,8 milioni dell'avanzo 2016. Si tratta in quest'ultimo caso dell'intero ammontare dell'avanzo di amministrazione accertato al termine della gestione del 2016, per la prima volta integralmente destinato alla restituzione al bilancio dello Stato. A questa somma si aggiungono 28,2 milioni di euro derivanti da una quota dell'avanzo di amministrazione proveniente dagli esercizi precedenti, arrivando così agli 80 milioni di restituzione di quest'anno. È questa la politica perseguita, e questi sono i risultati concreti: una politica che il bilancio triennale 2017-2019 consentirà di realizzare anche per il futuro, con determinazione e senza fughe in avanti. Ciò è del resto ribadito con chiarezza nel passaggio della relazione al bilancio 2017, in cui si afferma che il bilancio triennale 2017-2019 approvato dall'Ufficio di Presidenza reca al suo interno le condizioni finanziarie per operare ulteriori restituzioni al bilancio dello Stato, una volta accertati i risultati delle gestioni annuali, secondo i principi di gradualità e cautela cui la Camera dei deputati sin qui si è conformata nel corso della presente legislatura.

Alla luce di quanto detto, è del tutto inaccettabile l'affermazione in cui si accusa la Presidenza della Camera di fare propaganda a proposito dei risparmi di spesa conseguiti, perché secondo le parole di chi muove queste accuse i soldi “ce li teniamo noi e non li diamo nella disponibilità dei cittadini”.

Bisogna ricordare soprattutto ai cittadini, il cui giudizio potrebbe essere fuorviato da queste affermazioni, che ad ogni restituzione al bilancio dello Stato riportata nei documenti di bilancio della Camera corrisponde un bonifico bancario indirizzato al Ministero dell'economia e delle finanze; con gli 80 milioni di quest'anno i bonifici ammonteranno in questa legislatura a 200 milioni di euro. Sono risorse che la Camera dei deputati ha deciso di non impiegare per il suo funzionamento, e che possono essere destinate concretamente al perseguimento di interventi e di misure di pubblica utilità: si tratta di liberare risorse per i cittadini, secondo l'espressione opportunamente utilizzata dalla collega Milanato.

A riprova di ciò, non si può dimenticare che i 47 milioni di euro restituiti al bilancio dello Stato nel 2016 sono stati impiegati per gli interventi in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017. Lo prevede una legge dello Stato, non un'affermazione propagandistica rilasciata ai mezzi di informazione: è l'articolo 21, comma 2, del decreto-legge n. 8 del 2017, convertito in legge dalle Camere. È un fatto consolidato; come è un fatto acquisito, testimoniato proprio da quest'ultimo esempio, che la destinazione delle risorse restituite dalla Camera dei deputati ad uno specifico intervento finanziato dal bilancio dello Stato presuppone l'adozione di una misura legislativa: in assenza di una norma di legge che preveda tale destinazione, la Camera, basandosi soltanto su una deliberazione assunta nell'esercizio dell'autonomia ad essa riconosciuta dalla Costituzione, non può fare altro che versare queste somme all'entrata del bilancio dello Stato. Queste sono le regole previste dalla nostra Costituzione, questa è l'unica via di procedere rispettandola: proporre alternative in altre direzioni è solo propaganda politica.

Dunque gradualità, cautela non significano certo inerzia. Se si guarda agli ultimi anni trascorsi e se si considera il complesso degli interventi virtuosi deliberati da questa istituzione e indirizzati verso tutti i settori di spesa, emerge un quadro molto significativo. Ci ha aiutato a ricostruire queste misure il collega Melilla nel suo intervento, che ringrazio per questo. Ci ha ricordato tra l'altro la proroga, ormai decennale, del mancato adeguamento dell'indennità parlamentare; la riduzione dei principali rimborsi per i deputati deliberata nel 2011, e successivamente sempre prorogata sino al 2019; la progressiva riduzione, sino all'azzeramento, della spesa per le assicurazioni per morte e invalidità permanente dei deputati, avviata all'inizio di questa legislatura e portata a compimento nel 2017; il recesso anticipato dai contratti di locazione relativi ai cosiddetti palazzi Marini, che ha consentito un'imponente riduzione degli oneri per le locazioni, ma ha ovviamente determinato un peggioramento oggettivo nelle condizioni logistiche in cui deputati svolgono il loro mandato; l'abolizione del rimborso per le spese di viaggio per i deputati cessati dal mandato; la cospicua diminuzione del contributo erogato ai gruppi parlamentari; gli effetti determinati sulla consistenza del personale in servizio dalla decisione di bloccare il turnover, anch'essa ormai decennale e che necessita di essere rapidamente superata con una tempestiva riattivazione della leva del reclutamento. Tutto ciò mi induce a ritenere con certezza che, pur se la legislatura si sta avviando a conclusione, non si concluderà il percorso di rigore e sobrietà intrapreso negli ultimi anni: si tratta di una consapevolezza che credo può ormai ritenersi acquisita e consolidata all'interno della nostra istituzione parlamentare, in tutte le sue componenti che ne animano l'attività.

Questi importanti risultati non si sarebbero potuti raggiungere senza l'apporto quotidiano del personale della Camera dei deputati. Mi consenta, Presidente, l'occasione di rivolgere un ringraziamento, suo tramite, alla Segretaria generale, dottoressa Lucia Pagano, e a tutti i dipendenti della Camera che svolgono con dedizione e professionalità il proprio lavoro.

Mi sembra significativo, infine, sottolineare come sul contenimento e sulla razionalizzazione della spesa e sulle misure per conseguire questi obiettivi si sia realizzata la convergenza praticamente di tutti i gruppi parlamentari, anche se assai distanti tra loro, quando non opposti, in termini di idee, di identità, di storia politica. La collaborazione che si è registrata ha travalicato le logiche di schieramento e non si è dislocata lungo la linea maggioranza-opposizione, ed evidente è stata la consapevolezza del rilievo istituzionale dei temi in gioco e della necessità di profondervi un impegno comune.

Al di là delle cifre e dei dati, pure rilevantissimi, mi piace pensare che forse, tra qualche anno, potremo considerare questo come un nostro significativo contributo alla crescita del Paese. Parlo del definitivo radicamento in seno alla Camera dei deputati di una nuova mentalità condivisa al di là degli schieramenti, basata sul senso di responsabilità per il migliore e più trasparente impiego delle risorse che i cittadini ci mettono a disposizione per orientare il loro futuro. Di fronte ad una diffusa e comprensibile percezione di crisi politica, che arriva, però, a mettere in discussione gli stessi istituti della democrazia rappresentativa, credo che la nostra sia l'unica risposta possibile per ridare ai cittadini motivi di fiducia e, quindi, di ristabilire il senso di appartenenza alle istituzioni democratiche (Applausi).

(Esame degli ordini del giorno – Doc. VIII, n. 10)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Con riferimento all'ammissibilità degli ordini del giorno, ricordo che i relativi criteri sono stati definiti nel tempo sulla base dei principi generali dell'ordinamento e alla luce del quadro regolamentare delle competenze degli organi della Camera.

Tali criteri sono riconducibili all'esigenza di assicurare la compatibilità degli ordini del giorno con l'ordinamento interno, in termini di rispetto delle sfere di competenza e di autonomia attribuite ai vari organi parlamentari.

Essi sono inoltre funzionali a garantire che le decisioni dell'Assemblea non prefigurino interventi in contrasto con i principi generali dell'ordinamento, come individuati anche nella giurisprudenza della Corte costituzionale, o con limiti di contenuto o garanzie procedurali fissati dalla legge. Ordini del giorno siffatti non potrebbero essere attuati dall'Ufficio di Presidenza, in quanto contrastanti con l'ordinamento.

Avverto quindi che, tenuto conto di questi criteri, come già comunicato all'Ufficio di Presidenza, sono da ritenersi inammissibili i seguenti ordini del giorno: Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 10/25 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/26, che riguardano il trattamento previdenziale dei deputati in carica e cessati dal mandato. In proposito occorre tener presente il fatto che la Camera dei deputati ha approvato, nella seduta del 26 luglio scorso, la proposta di legge Richetti vertente sulla medesima materia oggetto degli ordini del giorno, sia per quanto attiene alla disciplina dei requisiti per l'accesso al trattamento pensionistico, sia per ciò che riguarda le modalità di calcolo del trattamento spettante. La proposta è stata trasmessa al Senato. Con l'esame e il voto sulla proposta di legge Richetti, la Camera ha deliberato di procedere su questa materia per via legislativa, superando la disciplina vigente introdotta con deliberazione degli Uffici di Presidenza. La decisione dell'Assemblea non consente ora di riproporre, attraverso gli ordini del giorno, l'attivazione di quelle competenze normative dell'Ufficio di Presidenza che la Camera ha appena deciso di non esercitare: si determinerebbe, infatti, una sovrapposizione di percorsi normativi sulla stessa materia, incongrua e proceduralmente diseconomica, che la Presidenza, tenuta a garantire l'ordinato svolgimento dei lavori parlamentari, non può ammettere. Ne consegue che gli ordini del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 10/25 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/26 sono da considerare in questa fase inammissibili in quanto finalizzati ad attivare le competenze normative dell'Ufficio di Presidenza in una materia in cui tale intervento risulta, allo stato, precluso e, quindi, improcedibile.

Faccio presente, peraltro, che ordini del giorno vertenti sulla stessa materia sono stati presentati al Senato in occasione dell'esame del bilancio interno, che si è svolto nella seduta di ieri in tale ramo del Parlamento e sono stati dichiarati inammissibili.

Poi ci sono gli ordini del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 10/41 e Artini n. 9/Doc. VIII, n. 10/55, che sono volti ad applicare ai dipendenti della Camera, senza limiti di durata, il tetto retributivo dei 240 mila euro. La previsione di un tetto alle retribuzioni del personale in servizio, senza limiti di durata, si pone infatti in contrasto con le decisioni recentemente assunte, in via definitiva, dagli organi di tutela giurisdizionale interna sia della Camera sia del Senato. Mi riferisco, in particolare, per quanto concerne la Camera, alla sentenza del Collegio d'appello n. 3/2015, che ha riconosciuto la legittimità dei limiti stabiliti con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 102 del 2014, a condizione - quindi, c'è la condizionalità - che gli stessi limiti avessero carattere temporaneo e dispiegassero la propria efficacia fino al 31 dicembre 2017. Questa è la sentenza. Analoga sentenza è stata adottata dagli organi di giurisdizione interna del Senato.

Poi abbiamo l'ordine del giorno Crippa n. 9/Doc. VIII, n. 10/42, concernente gli effetti della rilevazione delle presenze in Commissione ai fini della decadenza dalla missione per le sedute dell'Assemblea. Questo incide su materie che sono di competenza della Giunta per il Regolamento e per questo, quindi, è inammissibile.

Ordine del giorno Pannarale n. 9/Doc. VIII, n. 10/83, nella parte in cui invita l'Ufficio di Presidenza a valutare la possibilità di introdurre le votazioni telematiche a distanza per le deputate in gravidanza e per i genitori di bambini di pochi mesi, in quanto incide su una materia che, anche qui, esula dall'ambito di competenza di questo organo, presupponendo, invece, una modifica dell'assetto ordinamentale da attuare a livello regolamentare, se non costituzionale, idonea ad ammettere in via generale la possibilità di votazioni a distanza da parte dei deputati e delle deputate.

Ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 10/85, di contenuto analogo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 8/76, presentato in occasione dell'esame del bilancio della Camera per il 2016 e in quella sede già dichiarato inammissibile, perché volto a prevedere la stabilizzazione del personale cosiddetto decretato - vale a dire l'assunzione a tempo indeterminato da parte dell'Amministrazione della Camera dei soggetti esterni che operano presso le segreterie dei deputati titolari di cariche interne - in quanto questo ordine del giorno è contrastante con il principio dell'accesso al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento esclusivamente per concorso pubblico, principio, peraltro, già consolidato anche prima dell'istituzione del ruolo unico per l'accesso ai ruoli dei dipendenti delle due Camere.

Al riguardo, quindi, non appare congruo il richiamo svolto nelle premesse dell'ordine del giorno alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e ad iniziative adottate presso altri organi costituzionali. Il personale in “decreto” del quale si propone la stabilizzazione non opera, infatti, al servizio della Camera - vale a dire non opera a servizio dell'Amministrazione che dovrebbe procedere alla stabilizzazione, come nei casi richiamati - né da questa dipende, trattandosi infatti di personale che presta attività lavorativa per altri soggetti, vale a dire a supporto dei deputati titolari di incarichi istituzionali dai quali è scelto sulla base di un rapporto fiduciario.

Poi abbiamo l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/91 Galgano, volto a prevedere una regolarizzazione “stabile e duratura” del personale facente parte degli allegati A e B, attraverso assunzioni a tempo indeterminato da attuarsi ad esito di una “selezione per titoli e curriculum vitae”. Ove, l'ordine del giorno sia da interpretare nel senso di proporre l'assunzione a tempo indeterminato del personale dei gruppi parlamentari alle dipendenze della Camera dei deputati, esso contrasterebbe con il citato principio dell'accesso al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento esclusivamente per pubblico concorso per esami. Ove, invece, diversamente, sia da interpretare nel senso di proporre l'assunzione a tempo indeterminato del predetto personale alle dipendenze dei gruppi, esso interverrebbe su materia estranea alla competenza dell'Ufficio di Presidenza, cui non spetta il compito di disciplinare il rapporto di lavoro dei gruppi con i propri dipendenti, anche per ciò che attiene alla qualificazione giuridica e alla durata del rapporto stesso. Quindi, se nessuno chiede di intervenire...

RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO. Sì, Presidente, intervengo perché vorrei contestare, disapprovare, non so, chiedere un ripensamento con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità degli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/25 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/26 Luigi Di Maio, che riguardano i vitalizi e le pensioni privilegiate dei deputati.

È abbastanza paradossale, adesso si giustifica questa dichiarazione di inammissibilità dicendo che l'Aula avrebbe scelto la via legislativa, peccato che quando l'Aula non aveva scelto nessuna via, erano inammissibili lo stesso e si motivavano in un altro modo. Anzi, devo dire che è abbastanza divertente andare a vedere e ripercorrere la saga dell'inammissibilità sui vitalizi, da lei dichiarata, in tutta questa legislatura.

Partiamo dal 2014, Presidente, in cui io presentai un ordine del giorno in cui chiesi di mettere un tetto massimo ai vitalizi: ammissibile, lo aveva detto lei, evidentemente si era sbagliata, qualcuno le avrà fatto notare che era indecoroso per il PD votare di fronte ai cittadini italiani contro un ordine del giorno del genere e, quindi, ha impedito da quel momento di mettere sotto pressione il partito di maggioranza, che lei non dovrebbe tutelare, non dovrebbe garantire, dovrebbe garantire i diritti di tutte le forze politiche, non solo di quelli che governano in un determinato momento storico.

Nel 2015 presento un ordine del giorno meno incisivo dei diritti pregressi, che è quello del ricalcolo contributivo, e me lo dichiara inammissibile: peccato che, l'anno dopo, Richetti presenti una proposta di legge, che poi è stata votata, e lì va tutto bene e lei non dice niente, non è inammissibile; se lo presento io è inammissibile, se lo presenta Richetti va benissimo.

Nel 2016 presento tutti e due gli ordini del giorno, quello uguale a Richetti, che aveva dichiarato inammissibile, e quello del 2014, che aveva che aveva dichiarato ammissibile: tutti e due inammissibili.

Quest'anno presento un ordine del giorno, che lei aveva dichiarato ammissibile in Ufficio di Presidenza, siccome siamo di fronte alle telecamere diventa inammissibile. Presidente, alla faccia della coerenza!

Allora, siamo a fine di legislatura e io sono contento perché non vorrei passare un altro anno a presentare un altro ordine del giorno, si inventerà una nuova forma di inammissibilità mai vista prima per giustificare l'impossibilità e per impedire al MoVimento 5 Stelle di portare in Aula una richiesta molto semplice: quella di evitare che il 15 settembre scatti per i parlamentari - per i deputati, non per i parlamentari, per i deputati - la pensione privilegiata e di applicare la stessa regola che vale per i cittadini esterni, la Dini e la Fornero, anche ai deputati.

Ora, lei, come giustifica questo ennesimo tentativo di oscurantismo? Come lo giustifica? Dicendo che l'Aula ha deciso di andare avanti con la Richetti. Ma noi, come Aula, siamo liberi di decidere anche difformemente dal Senato, perché lo garantisce la Costituzione: articolo 64, se lo vada a rileggere; noi possiamo decidere autonomamente sulle nostre pensioni, non dobbiamo aspettare il Senato, lei può invocare una decisione simile anche al Senato, ma non la può obbligare, altrimenti noi non possiamo nemmeno discutere di questo tema.

Quello che sta accadendo è che il Partito Democratico, a fine legislatura, ha avviato una procedura legislativa per insabbiare il discorso e lei sta avvalorando questa strategia, lo sta facendo da quattro anni e mezzo, cinque.

Le posso dire solamente una cosa: quest'anno va così per l'ennesima volta, siamo felici che sia l'ultima e io l'unica cosa che mi permetto di chiederle è - ma so che tanto questa richiesta cadrà nel vuoto - di ripensarci e di fare l'ultimo atto prima di chiudere i battenti in questa Camera, di ripensarci, rivalutare e non essere ricordata come la Presidente più faziosa dell'intera storia della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Sempre sull'ammissibilità, perché è nostro dovere anche mettere in discussione quello che c'è scritto nelle valutazioni che si fanno sull'ammissibilità. Oggi, qui, si sta vietando alla Camera di discutere sul tema dei vitalizi e della pensione privilegiata dei parlamentari perché quest'Aula ha votato la legge Richetti, che passa al Senato e che riguardava i vitalizi, dicendo addirittura che, votando questa legge, noi abbiamo rinunciato come parlamentari al diritto di poter discutere in sede di bilancio dei vitalizi.

Prima di tutto, io sono uno di quelli che l'ha votata, quella legge, ma c'è chi qui non l'ha votata e non per questo, quando ha votato contro una legge che veniva dalla maggioranza e che riguardava i vitalizi, sapeva di stare rinunciando al diritto sacrosanto di poter discutere di questo tema nel bilancio. E anche io, quando ho votato quella legge, non ho votato per rinunciare al diritto di mettere nel bilancio della Camera il tema dell'abolizione dei vitalizi o della pensione privilegiata dei parlamentari.

E poi spiegatemi una cosa: qui è inammissibile perché abbiamo votato quella legge, al Senato è inammissibile e quella legge non l'hanno ancora votata, quindi c'è sempre un motivo per l'inammissibilità. Lei fa presente che al Senato della Repubblica hanno dichiarato l'inammissibilità e sembra quasi una giustificazione, invece è la rivelazione dell'incongruenza su questo tema. Siccome le scuse ormai si perdono per non farci discutere del tema dei vitalizi, ma almeno l'ultimo anno di questa legislatura, l'ultimo bilancio che si fa qui alla Camera dei deputati, in cui quel poco che si è tagliato lo avete regalato al Ministero del tesoro per comprare l'aereo di Stato a Renzi in questi anni, beh, allora, almeno quest'anno abbiate il coraggio e la sincerità di dirci: noi dei vitalizi non vogliamo discutere. Perché poi, è inammissibile in Aula e poi, qualche mese fa, abbiamo discusso in Ufficio di Presidenza una delibera che ricalcolava i vitalizi con quella farsa che avete fatto. Ma scusatemi, ogni anno questa contraddizione trova ancora una volta una conferma e quest'anno noi pensavamo: visto che ci avete inseguito in Ufficio di Presidenza, presentando il ricalcolo dei vitalizi in Ufficio di Presidenza, quando noi abbiamo presentato una delibera per applicare la Fornero ai parlamentari e anche quella era ammissibile, abbiamo detto: finalmente quest'anno è ammissibile, nel bilancio della Camera, sia la discussione sui vitalizi, che sulla pensione. No! Siamo sempre di fronte alla follia collettiva per cui bisogna trovare sempre una scusa per dire che non si deve discutere di questo tema. Ancora una volta c'è una contraddizione e questa volta ci venite a dire che, siccome abbiamo osato votare una legge per abolire i vitalizi ai parlamentari, abbiamo rinunciato al diritto di discutere dei vitalizi per sempre in quest'Aula! Ma questa è una follia! Per cosa? Per l'economia dei lavori.

Presidente, noi in questi quattro anni e mezzo abbiamo discusso, per la maggioranza del tempo, in quest'Aula, di atti di indirizzo che non sono mai stati accolti dal Governo per l'80 per cento, e non mi venite a parlare di economia dei lavori, perché la maggior parte del lavoro fatto qui dentro - c'è scritto nel rapporto sul controllo parlamentare - non ha mai trovato realizzazione negli atti con cui noi impegnavamo il Governo in quest'Aula. E mi dite che non si può discutere di vitalizi per una questione di economia dei lavori? Ma cominciamo ad abolire i vitalizi e cominciamo a fare economia nel bilancio dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Allora, io ho già spiegato le motivazioni che sono alla base della mia scelta: due percorsi normativi non sono possibili, perché del tema noi abbiamo parlato in quest'Aula, perché si è scelta la via legislativa. È stata una scelta, voi peraltro l'avete anche sostenuta, dunque c'è quel percorso avviato e quel percorso noi seguiremo. Al Senato hanno dato l'inammissibilità, ma c'è la legge incardinata per lo stesso motivo, arriverà in discussione la legge, per cui è lo stesso identico motivo, il criterio è lo stesso.

Faccio anche presente, a onor di cronaca, che questa Camera, che è riuscita a far risparmiare 350 milioni di euro agli italiani, ha anche destinato, lo scorso anno, 47 milioni alle popolazioni terremotate (Applausi dei deputati dei gruppiPartito Democratico e Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE). Quindi, penso che non siano stati solo utilizzati, come è stato detto, per comprare cose di vario genere e quant'altro. Penso che questa sia una scelta di raziocinio, una scelta che si basa, appunto, sull'iter che noi abbiamo avviato, dopodiché, voi siete liberi di fare tutte le considerazioni che credete, però, penso che eviterei, onorevole Fraccaro, di fare valutazioni sul mio operato e su come io possa e potrò essere ricordata. Questo, veramente, diciamo che non è così interessante da condividerlo con l'Aula.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, su che cosa?

ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Boldrini, sull'articolo 8 e seguenti; in primis, è nostro pieno diritto fare valutazioni sul suo operato, pieno diritto; lei può rispondere, ma noi abbiamo tutto il diritto di fare valutazioni sul suo operato, primo. Secondo, poc'anzi, lei ha detto: la legge al Senato verrà votata. Lei si può prendere questo impegno da Presidente della Camera? Cosa ne sa lei di che cosa succederà sulla legge sui vitalizi, chi ci garantisce che non verrà affossata, chi ci garantisce che non verrà annacquata, chi ci garantisce che non verrà modificata per rispedirla qui alla Camera e per non veder mai approvata una legge sul taglio dei vitalizi e non farla mai diventare legge dello Stato? Lei si può prendere questa responsabilità?

PRESIDENTE. Questo non è un richiamo al Regolamento, onorevole Di Battista, comunque, c'è un iter in corso, c'è un iter in corso…

ALESSANDRO DI BATTISTA. Sto concludendo il richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Non c'è un richiamo al Regolamento, mi dispiace. Lei sta facendo un intervento nel merito, non un richiamo al Regolamento….

ALESSANDRO DI BATTISTA. Questo lo dice lei!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Battista…

ALESSANDRO DI BATTISTA. Allora, continuo il mio intervento senza microfono…

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, prego… Onorevole Di Battista, la richiamo all'ordine (Commenti del deputato Di Battista), lei non può parlare, adesso. La smetta, la smetta, la smetta (Commenti del deputato Di Battista), lei ha terminato il suo intervento, perché non era un richiamo al Regolamento (Commenti del deputato Di Battista). Si attenga alle regole, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo faccia per la terza volta! Posso finire un concetto?

PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, la smetta (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, guardi, se lei pensa che questo sia un modo per (Commenti del deputato Di Battista)… lei ha già parlato… (Commenti del deputato Di Battista).

Onorevole Di Battista, esca da quest'Aula, esca da quest'Aula, si allontani dall'Aula. La ringrazio, onorevole Di Battista, si allontani dall'Aula.

FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Presidente, sull'articolo 8, sulla gestione dell'Aula. Forse la situazione sta un attimo sfuggendo di mano. Il collega Di Battista ha fatto un intervento in cui stava rispondendo alla Presidente, riferito al fatto di come stava gestendo l'Aula; l'ha fatto esattamente sullo stesso argomento su cui lo sto facendo io. Questa gestione dell'Aula, Presidente, è assolutamente inaccettabile, mi deve perdonare. Se lei dice delle cose, se lei giustamente, dal suo scranno, il più alto della Camera, si permette di replicare ai colleghi e via così, è diritto del collega Di Battista fare un intervento sul Regolamento, sull'articolo 8, su come l'Aula viene gestita.

L'intervento sul Regolamento, Presidente, è di cinque minuti, lei, invece, ha deciso di togliere la parola al collega e, addirittura, cacciarlo dall'Aula, perché ha fatto un intervento e voleva finire il suo intervento. Ora, mi deve spiegare esattamente se è questo il modo di gestire l'Aula; se permette, non lo è affatto. Al di là del fatto che qui si parli di vitalizi o altro, come dice lei, giustamente, si entra nel merito, ma il fatto che lui non abbia potuto terminare il suo intervento è inaccettabile, Presidente, e non lo potrà nemmeno rifare, perché l'ha pure cacciato dall'Aula. Io la prego, Presidente, di evitare questa cosa e piuttosto di riammetterlo all'Aula, riammetterlo alla seduta, perché è veramente indecoroso che questa persona, questo collega si sia dovuto allontanare, perché voleva finire il suo intervento di cinque minuti. Chiedo, quindi, appunto, di riammetterlo alla seduta.

PRESIDENTE. Deputato, l'intervento non era pertinente e i toni erano veramente, veramente inaccettabili, va bene, va bene (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Allora, io ho preso questa decisione; peraltro le inammissibilità non si discutono, nel senso che sono inappellabili.

Io ho ascoltato le vostre ragioni, c'è un richiamo al Regolamento, se è un richiamo al Regolamento deve essere pertinente, non può essere un modo per riaprire la discussione sulla inammissibilità. Eh, no, mi dispiace.

ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Poi le do la parola, deputata e poi c'è Caparini, giustamente. Ma il richiamo al regolamento viene prima.

Prego, deputato Bonafede.

ALFONSO BONAFEDE. Presidente, io voglio capire semplicemente una cosa, perché basta chiarirsi. Se qui funziona che la Presidente, che si ritrova, per dinamiche che non capirò mai, a ricoprire quel ruolo, può venire qui e dire…

PRESIDENTE. Ma lei come si permette di dire questo? Io sono stata eletta. No, non si può accettare, quali dinamiche? C'è stata una votazione! Questo è altamente irrispettoso della Presidenza! C'è stata una votazione, va bene? Quindi, lei non si può permettere di dire questo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

ALFONSO BONAFEDE. Presidente, non volevo offendere la sua persona, mi permetto di esprimere…

PRESIDENTE. Lei sta offendendo; se lei non si rende conto che offende, è un problema serio.

ALFONSO BONAFEDE. Io non mi permettevo di offendere la sua persona, non lo farei mai, ma ho il dovere politico di esprimere un giudizio politico su una carica politica, la terza carica dello Stato che, secondo me, in questo momento, è ricoperta in malo modo, e glielo spiego tramite il richiamo al Regolamento.

Io voglio capire se lei può entrare qui dentro e dire praticamente: funziona come dico io, o fate tutto quello che vi dico io e col tono che vi dico io, oppure non si va avanti. Vede, Presidente, ciascuno, qui, dentro non può dire quello che vuole in termini offensivi, ma ciascuno, io spero che siamo tutti d'accordo, i contenuti non offensivi li esprime nel tono che vuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se qui siamo a un punto che la Presidente dice: no, guardi che il suo tono non mi piace, non lo so, mi dia una tonalità alla quale mi devo attenere, perché, Presidente, quello che ha detto lei poc'anzi, non so se si rende conto, è molto grave, perché il tono, non lo so, lo può giudicare la maestra a scuola, ma non la Presidente della Camera rispetto a deputati eletti democraticamente dal popolo italiano. Lei non può dire che Alessandro Di Battista doveva essere buttato fuori, perché aveva un tono sbagliato, perché lei non è né la mamma, né la maestra di Alessandro Di Battista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, quindi, la invito, davvero, la invito, Presidente, perché nella vita c'è anche una coerenza nell'esprimere delle scuse, a scusarsi per quella motivazione che ha dato.

PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio.

ALFONSO BONAFEDE. No, non ho ancora terminato, Presidente.

PRESIDENTE. Il richiamo al Regolamento io non l'ho ancora capito, veramente. Lei sta entrando nel merito di una questione che non ha nulla a che vedere col Regolamento.

ALFONSO BONAFEDE. E' ancora un richiamo al Regolamento il fatto che lei risponda, dicendo che qualcuno non può intervenire, sempre nella gestione dell'Aula, perché sta travisando l'oggetto dell'intervento. Ora, Presidente, io vorrei capire, cosa c'entravano i terremotati nella spiegazione che lei ha dato rispetto all'eccezione fatta dai deputati Fraccaro e Di Maio, perché o ci atteniamo tutti all'oggetto, oppure mi sembra, oltre che di cattivissimo gusto, assolutamente fuori luogo, nel momento in cui si parla di vitalizi, dire, eh, però, guardate, abbiamo risparmiato un po' per darli ai terremotati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo, la invito a chiedere scusa non solo alla Camera, ma anche ai terremotati, che avrebbero piacere di non essere utilizzati a suo piacimento per cercare di non portare in Aula l'argomento dei vitalizi. Terzo punto, Presidente, perché qui o stiamo a raccontarci barzellette o parliamo di leggi, io voglio capire da lei e da tutto il suo staff, quale legge impedisce alla Camera dei deputati di discutere del suo bilancio e dei punti del suo bilancio…

PRESIDENTE. Siamo qui per questo.

ALFONSO BONAFEDE. …soltanto perché c'è una proposta di legge che riguarda quell'argomento in un altro ramo del Parlamento. Io non le chiedo di dirmi qual è la sua opinione; io da deputato, siccome ci viene impedito di portare un argomento del bilancio all'attenzione della Camera, affinché la Camera possa votare nella sua piena libertà, anche diversamente da quello che penserebbe il MoVimento 5 Stelle, anzi, non ho dubbi, però, siccome lei ce lo sta impedendo, io voglio sapere quale legge dice che noi non possiamo discutere un argomento, perché c'è una proposta di legge in un altro ramo del Parlamento.

Perché la informo, Presidente, che probabilmente allora non possiamo nemmeno parlare del bilancio…

PRESIDENTE. Concluda.

ALFONSO BONAFEDE. …perché su ogni punto di quell'argomento probabilmente c'è una proposta di legge in Parlamento.

Quindi, attendo la sua risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Io penso di essere stata abbastanza chiara. L'ho detto due volte: i due percorsi normativi non possono essere compatibili. Sarebbero stati due percorsi normativi. Ho già spiegato nel merito e, quindi, basta. Peraltro, penso che tutti dobbiamo attenerci alle regole. C'è un Regolamento e io non sono qui per fare quello che voglio fare; io faccio quello che sono tenuta a fare e sono tenuta a far osservare il Regolamento. Mi dispiace; questo può non piacere, ma queste sono le regole e tutti dobbiamo attenerci alle regole.

Adesso, se non le dispiace, io vorrei dare la parola all'onorevole Caparini, che è in piedi da un po'. Prego.

DAVIDE CAPARINI. Grazie, ma non è un problema restare in piedi. Io credo che il collega Di Battista abbia il poster della Presidente della Camera appeso nella sua stanza, perché ad ogni intervento del collega lei gli regala qualche milione di like sulla sua pagina di Facebook(Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con SalvinieMoVimento 5 Stelle). Quindi, migliore spot di questo non c'è.

Comunque, torniamo alle ammissibilità. Presidente, lei ha sostenuto che le ammissibilità non si discutono. Invece il Regolamento della Camera prevede la facoltà ai presentatori di poter in qualche modo argomentare e poi starà alla sua autorevole quanto pacata valutazione dare credito o meno ai proponenti. Io vorrei intervenire su due questioni: quella ormai annosa dei vitalizi, in quanto io stesso mi sono visto, nel corso di tutti i dibattiti, non ammettere ordini del giorno sulla questione dei vitalizi e, purtroppo, devo registrare una certa incoerenza, una certa incostanza e, addirittura, una certa incongruenza nei pareri che vengono dati di diniego sull'ammissibilità degli ordini del giorno. Qui siamo all'ennesima tesi per cui non è possibile affrontare lo stesso tema con strumenti legislativi diversi. Dato che in particolar modo si tratta di materia che è dell'Ufficio di Presidenza, il fatto di sostenere questo cozza anche con altri precedenti della Camera dei deputati in cui c'erano percorsi legislativi già intrapresi - e in alcuni casi in stato avanzato - eppure l'Ufficio di Presidenza, in piena autonomia e con piena legittimità, ha deciso di accelerare il processo e, quindi, di assumere queste decisioni. Inoltre, escludendo il caso dell'Ufficio di Presidenza, ci sono stati numerosi altri casi in cui tante leggi - e si può ampiamente documentare - che hanno un iter in alcuni casi avanzato vengono poi assorbite da altre leggi che hanno dei percorsi accelerati oppure addirittura inserite in decreti-legge tramite emendamenti e nessuno ha mai posto questioni di ammissibilità su quegli emendamenti che assorbono proposte di legge per inserirli in altre. Quindi, non capisco come questo debba valere solo ed esclusivamente per la questione dei vitalizi o, meglio, lo capisco e non lo condivido, evidentemente.

Per quanto riguarda la seconda questione, ovvero quella della stabilizzazione dei lavoratori, mi viene fatto un richiamo al concorso pubblico. Questa non può essere una scusante per procrastinare quella che è la rimozione di una discriminazione palese rispetto ad altri dipendenti pubblici, perché lei sostiene che il rapporto di lavoro debba essere instaurato tra lavoratore e parlamentare e, quindi, c'è un rapporto fiduciario, un rapporto fiduciario che escluderebbe quindi l'applicazione della direttiva europea, la n. 1999/70/CE, che in questo caso invece darebbe ragione al lavoratore e, quindi, ne tutelerebbe i diritti. Io credo che alla Presidente e agli uffici basterebbe fare riferimento alla sentenza Regojo Dans C-177/14, in cui queste tesi vengono ampiamente superate e le ragioni del lavoratore vengono messe al primo posto rispetto a quello che viene indicato qui nel vostro parere come pregiudiziale, ovvero il rapporto fiduciario che non interessa l'istituzione Camera.

Inoltre, vi segnalo che il giudice dell'Aquila proprio recentemente ha sollevato una questione pregiudiziale con rito accelerato chiedendo proprio alla Corte di giustizia europea se il ricorso al concorso pubblico possa, in qualche modo, non fare valere quelli che sono altri diritti dei lavoratori, cioè quelli pensionistici, quelli del trattamento economico e quelli normativi.

Quindi, tutto questo per dirvi che qui ci sono in ballo e in gioco i diritti dei lavoratori e, quindi, proprio a fronte di questi diritti io vi chiedo di riconsiderare l'ammissibilità del mio ordine del giorno e di valutare, proprio a fronte delle novità normative europee, un percorso per stabilizzare quelli che sono dipendenti dalla Camera dei deputati e non dei deputati.

PRESIDENTE. Deputato Caparini, sulla prima questione io ho già ampiamente risposto. Sulla seconda, sul suo ordine del giorno in cui lei chiede l'assunzione a tempo indeterminato dei cosiddetti “decretati”, l'assunzione non può essere fatta da parte della Camera perché alla Camera si accede con concorsi pubblici. Quindi, in questo caso non sarebbe possibile, stante le norme attuali, poter fare quest'operazione che lei richiede, perché queste persone, peraltro, non sono neanche alle dipendenze della Camera ma lavorano con i deputati che hanno particolari - diciamo - ruoli e funzioni.

Quindi, l'ho spiegato anche prima; non è per non capire le esigenze legittime di questi lavoratori precari, ma la strada non può essere l'assunzione da parte della Camera perché per accedere a questa ci vuole un concorso pubblico.

CATERINA BINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATERINA BINI. Grazie, signora Presidente. Intervengo sempre per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti, per ricordare, sul tema delle espulsioni, che dal nostro punto di vista - oltre a volerle esprimere ovviamente la solidarietà per gli attacchi subiti a nome del gruppo del Partito Democratico - quando un deputato, come l'onorevole Di Battista, grida con toni inaccettabili e senza microfono, perché gli è stata già tolta la parola, l'espulsione e i richiami all'ordine sono sicuramente congrui. Noi siamo abituati a tutelare la figura del Presidente come istituzione sempre e non a giorni alterni e a far sì che, appunto, quando le decisioni come queste sono insindacabili si rispettano. Peraltro, il Presidente Di Maio questo dovrebbe saperlo molto bene.

Quindi, io credo che se l'obiettivo è quello di usare sempre in quest'Aula dei toni inaccettabili, dei toni violenti, dei toni volgari, quasi da curva di uno stadio, e di incitare ad un odio verso le istituzioni che poi si trasforma a volte, come abbiamo visto la scorsa settimana, in aggressioni ai deputati, se questo è l'obiettivo noi da parte nostra questo non ve lo consentiremo e combatteremo fino all'ultimo perché le istituzioni siano sempre rispettate, perché sono la base per una vera democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Noi siamo particolarmente sorpresi di questa inammissibilità di questo nostro ordine del giorno che ha l'appoggio di tutti i Civici e Innovatori e di colleghi di altri gruppi. Siamo sorpresi per due motivi: uno di natura tecnica e l'altro di natura politica. Per quanto riguarda la natura tecnica, noi abbiamo sentito da poco in Aula il questore Gregorio Fontana molto opportunamente e anche con il nostro sostegno dire che l'Ufficio di Presidenza ha operato nel senso di togliere risorse ai gruppi.

Quindi, con questo avete dichiarato che intervenite nelle vicende e nelle decisioni che riguardano i gruppi. E, quindi, il fatto che noi vi chiediamo di intervenire per sanare una non equità, un'ingiustizia, che ha un valore politico, trova anche una ragione tecnica. Quindi, noi non ci saremmo aspettati l'inammissibilità su questo, ma, semmai, una riformulazione, che vi chiediamo di prendere in considerazione, perché alla Camera noi abbiamo una situazione di precari da 15-20 anni, precari in situazioni diverse, perché sappiamo tutti che gli allegati A hanno delle garanzie che gli allegati B non hanno, e io credo che questo Paese faccia un passo in avanti nel momento in cui dichiara che la precarietà non può essere un sistema di vita. E questo inizia dalla Camera, deve iniziare da noi, dobbiamo essere noi a renderci conto che non possiamo tenere le persone per 15-20 anni precarie, ma precarie non solo per la legislatura, che già sarebbe tantissimo, ma anche all'interno della singola legislatura, visto quello che succede tutti i giorni nei nostri gruppi.

Quindi, da parte nostra, per fare un passo in avanti, far fare un passo in avanti alla Camera in direzione di quello che dovrebbe fare il Paese, vi chiediamo, noi Civici e Innovatori, una riconsiderazione, tanto più che l'impegno era un impegno blando, perché era “impegna a valutare”, e quindi lasciava aperte molte possibilità, però ve lo chiediamo con molta, molta forza e molta convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Galgano. Lei sa che le inammissibilità non sono riformulabili. Capisco le istanze che lei solleva con questo ordine del giorno, arrivo a dirle che condivido il fatto che lei si voglia far carico del disagio di queste persone.

Ciò detto, non può essere l'assunzione alla Camera la soluzione del problema, sempre per lo stesso motivo per cui alla Camera si può accedere per concorso pubblico, e, dunque, la Camera non può essere chiamata in causa per assorbire personale, se non attraverso la procedura di un concorso pubblico aperto a tutti. Non ci possono essere altri canali.

LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Articolo 8 e seguenti, perché, come da consuetudine, ormai consolidata negli ultimi quattro anni, all'interno di questa Camera, più o meno fra la prima e la seconda settimana di agosto, una determinata forza politica, un gruppo parlamentare, inizia la propria campagna elettorale. E, allora, davanti a questo, iniziamo a sdoganare tutta la maleducazione presente all'interno di quest'Aula, e sulla gestione dei lavori non ci si può indignare a fasi alterne, perché noi non possiamo permettere, signora Presidente, per il rispetto non solo del suo ruolo, ma di quest'Aula tutta e di tutte le istituzioni, che un deputato, nonostante non abbia la parola, inizi ad urlare parole incomprensibili, in barba anche al diritto delle colleghe e dei colleghi innanzitutto di ascoltare. Ogni tanto, la pratica dell'ascolto all'interno di quest'Aula - non ambiamo alla buona educazione, abbiamo capito che è stata scordata e lasciata il più delle volte qua fuori - non farebbe male.

E, allora, fa male, signora Presidente, glielo dico da marchigiana, e concludo il mio richiamo al Regolamento, sentire dire che, solo per fare una mera e stucchevole campagna elettorale, i soldi risparmiati dalla Camera qualcuno vorrebbe dire che sono stati utilizzati per acquistare l'aereo di Stato di Renzi, quando, in verità, sono stati devoluti in maniera trasversale, con l'unanimità di tutti i gruppi, per far fronte a un'emergenza vera, che l'Italia stava affrontando lo scorso anno, come il dramma dei sismi.

Allora, per questo vorrei ringraziare tutto l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati e quei colleghi che, al netto delle polemiche, magari per qualche voto in meno, in maniera silenziosa, hanno fatto un gesto che dà lustro alle istituzioni democratiche, al netto di chi urla all'interno in maniera bestiale (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Mi scusi, ma io intervengo perché alcune sue affermazioni sono facilmente smontabili in quest'Aula. Lei ha parlato di due percorsi normativi differenti, ma in realtà tutti sappiamo…

PRESIDENTE. No, però non sull'ammissibilità (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SIMONE VALENTE. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sull'ammissibilità è chiuso il discorso. Ho dato le spiegazioni che voi mi avete chiesto.

SIMONE VALENTE. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per farle notare alcune sue affermazioni che non vanno bene.

PRESIDENTE. Le faccio presente che la decisione è inappellabile in Aula; quindi, è inutile continuare a parlare su questo criterio. Sulla inammissibilità non c'è da continuare una discussione su questo tema, perché è inappellabile (Commentidei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, è inappellabile; quindi, non ha senso continuare questa discussione.

SIMONE VALENTE. Presidente, io intervengo su un punto, se mi fa parlare…

PRESIDENTE. Ho dato le mie spiegazioni, deputato Valente; quindi, se lei ha altre obiezioni, sono qui per accoglierle, ma se lei mi riporta di nuovo all'attenzione l'inammissibilità di quegli ordini del giorno, ho già spiegato.

SIMONE VALENTE. Presidente, ho premesso che farò alcune osservazioni su quello che ha detto e poi ho alcune richieste che sto avanzando alla Presidenza, se mi lascia finire. Allora, lei ha parlato di due percorsi normativi differenti, però voglio ricordare in quest'Aula…

PRESIDENTE. No, non ci siamo. Deputato Valente, così non va bene. Ci deve essere il rispetto delle regole.

SIMONE VALENTE. Arrivo al punto, Presidente.

PRESIDENTE. Ho già parlato di quella inammissibilità. Allora, o lei mi dice qualcosa di nuovo o io devo toglierle la parola.

SIMONE VALENTE. Io le dico qualcosa di nuovo, se lei mi fa finire, Presidente. Riprendo il discorso e cerco di essere molto veloce, in modo che arrivo al punto. Allora, due percorsi normativi: ricordo che, da una parte, c'è un percorso normativo, che è quello della proposta di legge Richetti, e quello è un percorso normativo; dall'altra, in realtà, c'è la discussione del bilancio della Camera, dove ci sono degli ordini del giorno dove si impegnano i questori a valutare l'opportunità di fare alcune scelte, e quello è un percorso autonomo, che la Camera può decidere di prendere.

E di questo abbiamo già discusso; quindi, non esistono due percorsi normativi. A sostenere ancora di più questa tesi, le voglio ricordare che proprio qui alla Camera, quando era già incardinata la proposta di legge Richetti, in Ufficio di Presidenza si è deciso di rivalutare completamente gli assegni vitalizi. Quindi, viene smontata completamente la sua tesi per cui in questa Camera oggi non si possa discutere di questo punto.

PRESIDENTE. Scusi, cosa c'entra il Regolamento con questo suo intervento?

SIMONE VALENTE. Non è sul Regolamento, ma sull'ordine dei lavori, Presidente. Arrivo al punto per chiederle…

PRESIDENTE. E arrivi al dunque, però, perché altrimenti lei fa un intervento su un altro tema.

SIMONE VALENTE. Presidente, sto arrivando al punto. Mi faccia finire.

PRESIDENTE. Qual è il punto?

SIMONE VALENTE. Mi faccia finire, Presidente.

PRESIDENTE. No, non la faccio finire, perché su questo abbiamo già chiuso l'argomento.

SIMONE VALENTE. Abbiamo parlato di questo e lei, Presidente, ha espulso un mio collega che è intervenuto sul punto, non lo ha fatto terminare; ha fatto una valutazione politica e lei ha giudicato questa valutazione politica, togliendogli la parola.

PRESIDENTE. Io non faccio valutazioni politiche.

SIMONE VALENTE. Io, in questo caso, come capogruppo del MoVimento 5 Stelle, devo tutelare anche i miei colleghi che hanno il diritto di intervenire in quest'Aula, per farle osservare alcune cose che non vanno bene assolutamente.

Per questo, Presidente, le chiedo, per la seconda volta, di riammettere il collega Alessandro Di Battista in quest'Aula, perché è inaccettabile che lui, come anche altri colleghi, non possano partecipare alla discussione su un tema così importante, di cui la politica discute da 15-20 anni.

Quindi, se vogliamo prendere una soluzione immediata, affrontiamo il tema e facciamolo oggi, e facciamolo con tutti i componenti di quest'Aula, che hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero. Questa è una richiesta, Presidente, gliela faccio adesso e vorrei anche una risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Presidente, ma vuole rispondere al collega!

PRESIDENTE. Ma come? Io rispondo al collega se ritengo di rispondere e quando ritengo di rispondere; non siete voi a stabilire le regole, non siete voi a stabilire le regole, va bene?

LUIGI GALLO. E' capogruppo!

PRESIDENTE. Deputato Gallo! Allora, capisco che è difficile osservare le regole, ma le persone devono attenersi alle regole, anche qua dentro, e c'è una questione di rispetto. Lei mi ha fatto una domanda e io mi riserverò di darle una risposta, va bene? Andiamo avanti. Deputata Binetti, prego.

PAOLA BINETTI. Volevo intervenire in merito alla risposta data all'ordine del giorno, che peraltro ho firmato, della collega Galgano e che riguarda il personale. Lei, giustamente, dice che il personale della Camera entra alla Camera per concorso, ma non è né la prima né l'unica volta che si possono predisporre dei concorsi aperti a tutti, ma, come si dice, per titoli ed esami, in cui, tra i titoli, l'esperienza pregressa, la competenza acquisita, in qualche modo il servizio già prestato alla Camera, rappresenta un titolo non di privilegio, ma un titolo meritevole di essere preso in considerazione.

Lei sa meglio di me, Presidente, che ci sono colleghi che lavorano nei gruppi, penso a quelli che io conosco maggiormente che sono gli uffici legislativi, per una serie di ragioni ho conosciuto l'ufficio legislativo dell'UDC…

PRESIDENTE. Scusi, deputata Binetti, la devo interrompere. Anche su questo ho dato una spiegazione, per cui mi spiace, ma credo di aver dato una spiegazione sull'inammissibilità. Ho motivato la mia decisione, non è una decisione riconsiderabile, né adesso possiamo aprire un dibattito sull'inammissibilità, non è previsto dal Regolamento. Quindi, non ho modo di continuare con un dibattito su questo tema delle ammissibilità.

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Presidente, per un richiamo al Regolamento, siccome sono rimasto colpito dall'intervento dell'onorevole Bonafede sul richiamo al Regolamento. Io tendo a pensare che quando si parla qua dentro si è tutti in buonafede - ci sta bene il cognome del collega - anche se alle volte sono evidenti intenti strumentali e di propaganda. Sulla questione dell'inammissibilità nell'Ufficio di Presidenza non è stato sollevata nessuna obiezione, ci si riservava evidentemente di porla in Aula per motivi che possono essere legittimi di propaganda e strumentali. Però, io mi sforzo di considerare la buonafede e allora vorrei rispondere, suo tramite, all'onorevole Bonafede sulla questione del tono. I francesi dicono…

PRESIDENTE. Mi scusi, anche qui…

FRANCESCO D'UVA. Ma che tono?

FERDINANDO ADORNATO. Il tono riguarda i motivi delle decisioni prese dalla Presidente. Su questo è intervenuto l'onorevole Bonafede. Se posso intervengo, altrimenti…

PRESIDENTE. Però, deputato, non è un richiamo al Regolamento questo.

FERDINANDO ADORNATO. Sui poteri del Presidente non c'è un punto del Regolamento? È una domanda retorica Crippa, non so se ti sfugge.

PRESIDENTE. È riguardo al mio operato, se è l'articolo 8, è riguardo al mio operato, non a quello dei deputati che reagiscono.

FERDINANDO ADORNATO. Comunque non mi interessa, se lei non ritiene, non parlo.

PRESIDENTE. La ringrazio.

SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Presidente, io le ho avanzato una richiesta e lei mi ha risposto. Però vorrei che la risposta avvenisse prima dell'illustrazione perché ovviamente ci sono alcuni colleghi, compreso il collega Di Battista, che vorrebbero intervenire. Quindi per noi, per il nostro gruppo, sarebbe importante che la risposta avvenisse subito, in modo che anche il collega possa intervenire in questa situazione.

PRESIDENTE. In questa fase non è previsto nessun intervento perché il questore Fontanelli deve esprimere i pareri quindi non c'è nessuna fretta. Mi riservo, mi riservo, di farle avere un una risposta in tempo utile.

Nessun altro chiedendo di parlare per illustrare gli ordini del giorno, chiedo al deputato Questore, Paolo Fontanelli, di esprimere i pareri.

PAOLO FONTANELLI, Questore. Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito degli ordini del giorno, devo svolgere alcune precisazioni a nome del Collegio dei questori. Ricordo che, sulla base della prassi ormai consolidata, tutti gli ordini del giorno debbono intendersi quale invito rivolto al Collegio dei questori e all'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di operare nel senso indicato dai rispettivi dispositivi. In questo stesso senso sono formulate anche le proposte di modifica che il Collegio si accinge a proporre ai presentatori degli strumenti di indirizzo cioè degli ordini del giorno.

Occorre poi precisare che il giudizio formulato in merito agli ordini del giorno ha riguardo esclusivamente alle parti dispositive, per quanto attiene alle parti motive il Collegio ha ritenuto di non proporre la riformulazione per ragioni di economia procedurale, senza che ciò comporti adesione alle affermazioni riportate che il Collegio ritenga non condivisibili. Alle parti motive il Collegio farà riferimento esclusivamente nel caso in cui lo ritenga funzionale ad una più compiuta argomentazione delle motivazioni poste a base dei pareri formulati.

Fatte queste premesse, passando ai pareri sugli ordini del giorno, con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/1 Melilla, si ricorda che la disciplina delle spese di rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne è stata oggetto di una riforma complessiva all'inizio della legislatura con la quale è stato ridotto a 250.000 euro il plafond massimo annuale ed è stata definita puntualmente la tipologia delle spese di rappresentanza rimborsabili previa presentazione dei relativi giustificativi; prima della riforma il rimborso avveniva su base forfettaria. Alla luce dell'andamento dell'utilizzo delle predetto plafond, il Collegio dei questori ritiene che l'ordine del giorno possa essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di prevedere una riduzione dello stanziamento delle spese di rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne in occasione della predisposizione del bilancio interno per il 2018”.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/2 Melilla riproduce il contenuto di un ordine del giorno presentato e respinto in occasione del bilancio 2016. Al riguardo si fa presente che il parere contrario espresso in quell'occasione era motivato in ragione del fatto che ai deputati è riconosciuto il diritto di libera circolazione autostradale, aerea e ferroviaria su tutto il territorio nazionale, in virtù del principio di cui all'articolo 67 della Costituzione, secondo cui ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione. Pertanto, anche in questa occasione, non si può che ribadire l'invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/3 Melilla è identico all'ordine del giorno da lui presentato nel 2016 allora accolto in occasione dell'esame del bilancio. Come evidenziato in sede di illustrazione dello stato di attuazione degli ordini del giorno nel 2016, è già stata prevista e avviata l'acquisizione di un autoveicolo ad alimentazione elettrica, al fine di verificare se tale tipologia di veicolo soddisfi in concreto le esigenze della Camera dei deputati. Ove la sperimentazione dia esito favorevole, sarà possibile ampliare il numero di autovetture elettriche riducendo quelle ad alimentazione tradizionale. L'ordine del giorno potrebbe quindi essere accolto se così riformulato: “valutare, anche ad esito della sperimentazione già programmata, la possibilità di aumentare il numero di autovetture elettriche riducendo il numero di quelle ad alimentazione tradizionale”. Con la medesima riformulazione potrebbero essere accolti anche gli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/47 Mannino e n. 9/Doc. VIII, n. 10/77 Pannarale vertenti sulla stessa materia.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/4 Melilla è identico all'ordine del giorno presentato l'anno scorso, accolto, e sostanzialmente attuato, come evidenziato in sede di illustrazione dello stato di attuazione degli ordini del giorno del 2016. L'ordine del giorno potrebbe essere quindi accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative già intraprese al fine di donare gli alimenti invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera ad associazioni del volontariato, nel rispetto della normativa vigente”. Con la medesima riformulazione potrebbe essere accolto anche l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/78 Pannarale vertente sulla stessa materia.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/5 Melilla è identico nella parte dispositiva all'ordine del giorno Melilla del 2016, accolto allora con la seguente riformulazione: “a concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione di bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di Amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo”. L'ordine del giorno è stato attuato in occasione della predisposizione del bilancio del 2017 e può essere pertanto accolto a condizione che il dispositivo venga riformulato nei medesimi termini sopraindicati, cioè quelli letti poco fa.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/6 Melilla è identico all'ordine del giorno dell'anno passato, accolto in un testo riformulato.

L'ordine del giorno potrebbe essere così riproposto: “valutare l'opportunità di proseguire nell'indirizzo volto a sviluppare ulteriormente le attività di formazione rivolte ai giovani studenti, compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa delle istituzioni”. Con la medesima riformulazione potrebbero essere accolti anche gli ordini del giorno Pannarale n. 9/Doc. VIII, n. 10/80 e Baldelli n. 9/Doc. VIII, n. 10/89, sempre sulla stessa materia. L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/7 è identico a quello del 2016, accolto allora in un testo riformulato. Come evidenziato in sede di illustrazione sullo stato di attuazione degli ordini del giorno del 2016, la situazione finanziaria del Fondo, le cui prestazioni sono interamente alimentate dai contributi versati dagli stessi deputati, si caratterizza per un sostanziale equilibrio. Sono allo studio del Collegio dei questori alcune ipotesi di intervento sulla disciplina vigente, in relazione proprio alle prestazioni. L'ordine del giorno quindi potrebbe essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di procedere ad una revisione delle prestazioni ammesse a rimborso, anche al fine di rafforzare ulteriormente la condizione di equilibrio finanziario del Fondo in una prospettiva di lungo periodo”.

Quanto all'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/8, come evidenziato in sede di illustrazione sullo stato di attuazione degli ordini del giorno 2016, è in via di completamento un'ipotesi di attuazione degli ordini del giorno Gagnarli n. 9/Doc. VIII, n. 8/55 e Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 8/91, presentati l'anno scorso, finalizzata alla pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni. La nuova disciplina, se approvata, potrà trovare applicazione sin dall'inizio della XVIII legislatura. Sempre in quella sede si è evidenziato come il Collegio dei questori ritenga sostanzialmente adeguata la disciplina vigente per quanto riguarda le misure di penalizzazione delle assenze ingiustificate. Sulla base di queste premesse, l'ordine del giorno può essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di sottoporre all'Ufficio di Presidenza una disciplina finalizzata alla pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni, nonché a valutare l'opportunità di approfondire possibili forme di valorizzazione dell'insieme dell'attività parlamentare dei deputati”. Con la medesima riformulazione potrebbe essere accolto l'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/Doc. VIII, n. 10/86 che è sulla stessa materia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 14,40)

PAOLO FONTANELLI, Questore. L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/9 è identico a quello sempre presentato l'anno scorso e allora respinto. Il trattamento economico dei deputati italiani, anche tenuto conto degli interventi di riduzione e dei mancati adeguamenti operati negli anni scorsi, è sostanzialmente in linea o inferiore a quello dei parlamentari dei principali Paesi europei: se si paragona il costo complessivo delle competenze corrisposte ai parlamentari italiani, risulta evidente che esso è inferiore a quella dei parlamentari di Francia, Germania, Gran Bretagna e del Parlamento europeo. Conseguentemente il Collegio, in riferimento all'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 8/92 dello scorso anno, aveva chiarito che una modifica della disciplina della materia sul modello di altri Parlamenti europei non risulta compatibile con le esigenze di contenimento della spesa dell'istituzione parlamentare: si spenderebbe di più. Pertanto invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/10 è identico sempre a quello presentato l'anno passato, accolto allora in un testo riformulato. I deputati questori hanno approfondito, in attuazione del predetto ordine del giorno, il tema della disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, tenuto conto delle soluzioni individuate nei principali Paesi europei; e hanno verificato che l'ammontare delle risorse finanziarie destinate dagli altri Parlamenti alla retribuzione dei collaboratori dei deputati è maggiore di quello delle risorse stanziate a tal fine dal nostro bilancio. Alla luce di tali considerazioni, l'ordine del giorno può essere accolto se così riformulato: “a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento mediante uno studio di fattibilità, anche attraverso l'interlocuzione con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di sostenibilità degli equilibri di bilancio dell'istituzione parlamentare”.

Su analoga materia vertono anche gli ordini del giorno Lombardi n. 9/Doc. VIII, n. 10/46, Cristian Iannuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 10/74, Pannarale n. 9/Doc. VIII, n. 10/81, Baldassarre n. 9/Doc. VIII, n. 10/92 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/93, che potrebbero essere accolti con la medesima formulazione appena letta.

L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/11 è identico, anche questo, ad un ordine giorno presentato nel 2016, e accolto in un testo riformulato. Come evidenziato in sede di illustrazione dello stato di attuazione dell'ordine del giorno, in occasione del recente rinnovo delle convenzioni sono state confermate le condizioni più favorevoli già negoziate con i vettori dell'anno precedente. L'ordine del giorno potrebbe quindi essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di proseguire nell'azione di verifica della possibilità di ottenere condizioni più favorevoli mediante la rinegoziazione delle condizioni in essere con le principali compagnie aeree e ferroviarie, e di richiedere alle compagnie aeree l'attribuzione dei cosiddetti premi di fedeltà anche alla Camera, anziché al singolo deputato”.

Con la medesima riformulazione potrebbe essere accolto anche l'ordine del giorno Pannarale n. 9/Doc. VIII, n. 10/82, sulla stessa materia.

L'ordine del giorno numero Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/12 è identico ad uno stesso ordine del giorno presentato l'anno passato, nel 2016, ed accolto in un testo riformulato. Come evidenziato anche qui in sede di illustrazione dello stato di attuazione degli ordini del giorno, il Collegio dei questori ritiene sostanzialmente adeguata la disciplina vigente in materia di misure di penalizzazione delle assenze ingiustificate. Sulla base di questi elementi, si formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Quanto all'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/13, premesso che ai deputati residenti a Roma ed eletti nella circoscrizione del comune di Roma il rimborso forfettario per le spese accessorie di viaggio è già stato corrisposto nella misura del 50 per cento, l'ordine del giorno può essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di ridurre l'importo della diaria di soggiorno per i deputati residenti a Roma”.

L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/14 è accolto a condizione che il dispositivo sia così riformulato: “valutare l'opportunità di affidare a soggetti esterni, negli edifici della disponibilità della Camera diversi da Palazzo Montecitorio e Palazzo del Seminario, le cosiddette attività di servizio ai piani, ferma restando l'attribuzione al personale della Camera del controllo delle predette attività, nonché delle attività connesse all'assistenza agli organi parlamentari, alla sicurezza delle sedi, alla gestione delle emergenze ed alla rappresentanza”.

Con riferimento all'ordine del giorno Pisicchio n. 9/Doc. VIII, n. 10/15, il Collegio dei questori è contrario al punto primo del dispositivo, in ragione del lungo tempo trascorso, oltre 14 anni, dall'approvazione della graduatoria, che è stata definitivamente chiusa dall'Ufficio di Presidenza nel luglio 2007. Pertanto l'ordine del giorno può essere accolto solo se così riformulato: “a valutare l'opportunità di procedere sollecitamente all'approvazione del regolamento comune dei concorsi e alla definizione dello status giuridico dei nuovi assunti, nonché a verificare le esigenze di reclutamento in esito alla ricognizione dei fabbisogni organici; ad avviare entro la fine del 2017, in conformità con le disposizioni recate dal ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, procedure concorsuali finalizzate al prioritario reclutamento di consiglieri e documentaristi, sulla base degli esiti della ricognizione dei fabbisogni organici, nonché delle altre professionalità la cui acquisizione risulti necessaria a seguito della medesima ricognizione”.

L'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 10/16 invita a restituire al bilancio dello Stato il maggiore avanzo di amministrazione possibile. Si tratta di una valutazione che il Collegio dei questori ha già compiuto all'atto di determinare la somma di 80 milioni di euro di restituzioni per il 2017, ispirandosi a consolidati criteri di gradualità e cautela, e nella prospettiva prioritaria di garantire la continuità dell'istituzione parlamentare.

Va considerato in proposito che, nel corso degli anni, la quota dell'avanzo di amministrazione impiegata per determinare la somma complessiva da restituire allo Stato è progressivamente aumentata: 20 milioni nel 2013, 25 milioni nel 2014, 30,3 milioni nell'avanzo del 2015, 51,8 milioni nell'avanzo del 2016. Si tratta, in quest'ultimo caso, dell'intero ammontare dell'avanzo di amministrazione accertato al termine della gestione del 2016, per la prima volta integralmente destinato alla restituzione al bilancio dello Stato. A questa somma si aggiungono 28,2 milioni di euro derivanti da una quota dell'avanzo di amministrazione proveniente dagli esercizi precedenti.

In coerenza con tale consolidato indirizzo, l'ordine del giorno può essere accolto a condizione che sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di proseguire, sin dalla predisposizione dei documenti di bilancio per il triennio 2018-2020, nell'indirizzo di destinare alla restituzione al bilancio dello Stato una quota dell'avanzo di amministrazione accertato a chiusura di ciascun esercizio di competenza, nell'ammontare massimo consentito dall'esigenza inderogabile di garantire la continuità dell'istituzione parlamentare e in conformità ai criteri di gradualità e cautela che debbono presiedere alla predisposizione di bilanci finanziari di previsione”.

All'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/17 Luigi Di Maio, che riproduce il contenuto di analoghi ordini del giorno presentati in occasione dell'esame dei precedenti bilanci interni respinti, va sottolineato al riguardo che le modalità di resocontazione delle riunioni dell'Ufficio di Presidenza danno ampiamente conto dei dibattiti svolti e delle delibere adottate, garantendo una piena conoscenza dell'attività svolta in questa sede. Con riferimento alla richiesta di approvazione del verbale dell'Ufficio di Presidenza si ricorda che lo stesso è redatto ad esclusivo uso interno e non ha natura analoga a quello delle sedute dell'Assemblea.

Inoltre, per quanto attiene specificamente la pubblicità dei lavori del Collegio dei questori, occorre ricordare che, a partire dal 2016, in apposita sezione del sito della Camera, è pubblicato semestralmente l'elenco dei pagamenti effettuati dalla Camera nel periodo di riferimento a titolo di corrispettivo delle prestazioni di lavori, beni e servizi. Tali informazioni, unitamente a quelle riportate nei resoconti pubblicati nel Bollettino degli organi collegiali, assicurano una analitica e ampia pubblicità degli effetti economici e finanziari delle deliberazioni assunte dal Collegio dei questori. Restando pienamente valide le argomentazioni esposte in occasione dell'esame del bilancio 2016 si esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/18 Luigi Di Maio è identico agli ordini del giorno di Di Maio presentati in occasione dell'esame dei bilanci di previsione di tre anni precedenti. In tali occasioni, il Collegio dei questori ha proposto una riformulazione che i presentatori non hanno accolto, insistendo per la votazione dell'ordine del giorno che è stato sempre respinto. Anche in quest'occasione, noi ribadiamo che l'ordine del giorno può essere accolto se così riformulato: “a dare conto dello stato di attuazione degli ordini del giorno approvati o accolti in occasione dell'esame in Assemblea del bilancio interno in apposito allegato alla relazione illustrativa del bilancio di previsione riferito al successivo esercizio finanziario”. Quindi, una formulazione anche innovativa.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/19 Luigi Di Maio è identico all'ordine del giorno Luigi Di Maio del 2016, che era stato respinto. In conformità al parere espresso sul precedente ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/1, l'ordine del giorno può essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di prevedere una riduzione dello stanziamento delle spese di rappresentanza dei titolari di cariche istituzionali interne in occasione della predisposizione del bilancio interno per il 2018”.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/20 Luigi Di Maio, relativo al trattamento economico dei deputati, è identico all'ordine del giorno sempre da lui presentato nel 2016, che era stato respinto. Pertanto, invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/21 Luigi Di Maio propone una riduzione del 50 per cento dell'importo dell'indennità parlamentare e un inasprimento del meccanismo di penalizzazione delle assenze alle votazioni.

Si tratta di misure sostanzialmente analoghe a quelle previste con diversa formulazione in altri ordini del giorno: l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/20 Luigi Di Maio o l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/12 Melilla, in relazione al meccanismo di penalizzazione. Analogamente a quanto proposto con riferimento ai richiamati ordini del giorno, l'invito è al ritiro o, altrimenti, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/22 Luigi Di Maio propone la soppressione di ogni indennità erogata ai deputati in relazione alla carica ricoperta. Ricordo che le misure delle indennità di carica sono state ridotte del 10 per cento a decorrere dal 1° febbraio 2012. In questa legislatura la Presidenza della Camera ha ridotto l'indennità connessa alla sua carica del 50 per cento e le altre indennità di carica sono state ulteriormente ridotte del 30 per cento. Alla luce di tali elementi, il parere sull'ordine del giorno, identico a quello del 2016, è invito al ritiro o, altrimenti, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/23 Luigi Di Maio risulta sostanzialmente identico all'ordine del giorno Di Maio dell'anno precedente, pur con una formulazione parzialmente diversa del dispositivo rispetto al n. 15 presentato in occasione, appunto, dei bilanci interni del 2016 e del 2015. Riguardo ai citati ordini del giorno, il Collegio dei questori ha invitato il presentatore al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario. Il Collegio ribadisce in questa sede tale avviso, anche alla luce delle attività di supporto agli ex parlamentari che l'Associazione svolge, agevolando le attività di competenza degli uffici. Si esprime, pertanto, invito al ritiro o, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/24 Luigi Di Maio può essere accolto, se riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di modificare la disciplina vigente in tema di revoca dei vitalizi previa intesa con l'altro ramo del Parlamento, al fine di prevedere che, in caso di riabilitazione, il ripristino del trattamento non decorra dalla data dell'istanza di riabilitazione, bensì da quella del provvedimento con cui la stessa viene accolta”. Ovviamente si tratterebbe di una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza. Con la medesima riformulazione, comunque, potrebbe essere accolto l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/69 Caparini, che è sulla stessa materia.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/25 Luigi Di Maio è dichiarato inammissibile, così come l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/26 Luigi Di Maio.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/27 Luigi Di Maio è identico agli ordini del giorno Di Maio n. 34, n. 17 e n. 59 presentati negli anni passati 2016, 2015 e 2014, e respinti. Al riguardo si fa presente che, a seguito della riforma del finanziamento dei gruppi parlamentari per effetto delle modificazioni al Regolamento approvate nel settembre del 2012 e delle deliberazioni attuative dell'Ufficio di Presidenza, la quantificazione del contributo unico è stata effettuata in relazione alle esigenze connesse esclusivamente agli scopi istituzionali e alle relative spese per il funzionamento, tenendo conto, in particolare, degli obblighi di assunzione che le citate deliberazioni pongono a carico dei gruppi stessi. Sulla base di questi criteri, lo stanziamento per il contributo unico è stato fissato in 32,6 milioni nel 2013 ed è stato successivamente ridotto a 31,6 milioni di euro per il 2017. Si esprime, pertanto, invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/28 Luigi Di Maio è stato più volte presentato in questa legislatura. Da ultimo, gli analoghi ordini del giorno Di Maio n. 19 del 2015 e n. 38 del 2016 sono stati respinti dall'Assemblea. I Questori ne avevano proposto una riformulazione del dispositivo non accolta dai presentatori nei seguenti termini: “a valutare - ove l'organo competente, ossia la Giunta per il Regolamento, disponga nel senso della pubblicazione dei precedenti (rientrando il tema nell'ambito della discussione sulle riforme regolamentari, in quanto attiene alle fonti del diritto parlamentare e al loro regime di pubblicità) - le conseguenti misure organizzative e tecniche necessarie per procedere alla loro pubblicazione sul sito Internet o sul portale Internet della Camera dei deputati”. Resta a nostro parere valida la riformulazione già proposta l'anno scorso e che riproponiamo, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/29 Luigi Di Maio, finalizzato alla soppressione dell'autorimessa della Camera è identico all'ordine del giorno Di Maio presentato in occasione dell'esame del bilancio 2016 e respinto.

Sulla base di questo precedente, c'è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

Quanto all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/30 Luigi Di Maio, sul primo impegno, che riguarda la soppressione del servizio di autorimessa, il parere è contrario; in relazione al secondo impegno, analogo ad un impegno di cui il Collegio dei questori aveva proposto una riformulazione in occasione del bilancio 2015 e 2016, si può confermare il parere espresso in quelle circostanze, pertanto l'ordine del giorno potrebbe essere accolto, a condizione che sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di proseguire i contatti con le imprese di car sharing e di sollecitare Roma Capitale a definire un'area di parcheggio nelle adiacenze di Palazzo Montecitorio”, altrimenti il parere è contrario.

Con riferimento all'ordine del giorno numero n. 9/Doc. VIII, n. 10/31 Fraccaro, si osserva che le funzioni fondamentali e gli obiettivi istituzionali della Camera dei deputati sono individuati e definiti dalle norme della Costituzione e dal Regolamento. Si tratta di funzioni indefettibili, rispetto alle quali non si possono individuare funzioni da assicurare in via prioritaria. Ad esse si aggiungono funzioni, attività e iniziative che sono state definite nel corso del tempo sulla base degli indirizzi deliberati dai competenti organi di direzione politica. Fra queste ultime rientrano, a titolo di esempio, le funzioni connesse alla comunicazione e all'apertura dell'istituzione ai cittadini, che sono finalizzate a promuovere la conoscenza della Camera all'esterno. Si tratta di funzioni che hanno assunto un sempre maggiore rilievo, riconosciuto anche in occasione della discussione generale sul bilancio della Camera. Non si tratta, quindi, di definire un ordine di priorità rispetto a queste funzioni, ma, eventualmente, di verificarne le modalità di esercizio e le loro ricadute sull'assetto dell'organizzazione. L'ordine del giorno potrebbe, quindi, essere accolto, se così riformulato: “a valutare, per quanto di competenza del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza, l'opportunità di approfondire le modalità organizzative di esercizio delle funzioni svolte dalla Camera.”

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/32 Fraccaro è sostanzialmente identico all'ordine del giorno n. 66 Fraccaro, presentato in occasione dell'esame del bilancio del 2016, allora respinto. Ribadendo la proposta di riformulazione già avanzata nella scorsa occasione, l'ordine del giorno potrebbe essere accolto, se così riformulato: “a valutare l'opportunità di introdurre un principio di rotazione nell'assegnazione dei consiglieri Capo Servizio alle diverse strutture dell'Amministrazione da attuare senza rigidi automatismi, in modo tale da garantire prioritariamente le licenze di funzionalità dell'amministrazione”, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/33 Fraccaro è accolto, se così riformulato: “proseguire nell'attività di razionalizzazione degli incarichi già avviata dall'Amministrazione, procedendo, per i profili di competenza dell'Ufficio di Presidenza, ad una revisione del sistema degli Uffici”.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/34 Fraccaro, relativo alle funzioni del nucleo della Guardia di finanza operante presso le Commissioni d'inchiesta, riproduce il contenuto di ordini del giorno presentati in occasione di precedenti discussioni di bilancio interno, che erano stati respinti; invito, quindi, al ritiro anche questa volta, altrimenti il parere è contrario, conformemente alle valutazioni precedenti.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/35 Fraccaro concerne la rendicontazione integrale del rimborso delle spese per l'esercizio di mandato; è identico all'ordine del giorno n. 68 Fraccaro, presentato in occasione della discussione del bilancio 2016, che era stato respinto; pertanto, l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/36 Fraccaro, che riguarda la soppressione dell'assegno di fine mandato, è identico all'ordine del giorno n. 70 Fraccaro, presentato l'anno scorso e che era stato respinto; pertanto anche quest'anno l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/37 Fraccaro, che propone la disciplina dell'assegno di fine mandato analoga a quella che regola il trattamento di fine rapporto nell'ordinamento generale, è identico all'ordine del giorno n. 71 Fraccaro, presentato l'anno passato, che era stato respinto; pertanto, anche questa volta l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Quanto all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/38 Fraccaro, il primo punto del dispositivo può essere senz'altro accolto, in quanto la realizzazione del programma di efficientamento energetico è in corso; il secondo punto del dispositivo potrebbe essere accolto, se così riformulato: “valutare l'opportunità di realizzare nel medio periodo gli interventi previsti nel predetto programma di efficientamento energetico, compatibilmente con le esigenze di bilancio e di fruibilità degli ambienti; prevedere che annualmente, in occasione dell'esame del bilancio interno, il Collegio dei Questori presenti una relazione sull'attuazione del programma di efficientamento energetico.”

Sugli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/39 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/40 Fraccaro, il parere è contrario, in quanto si pongono in contrasto con gli indirizzi adottati sin dall'inizio della legislatura dagli organi di direzione politica della Camera e del Senato e che hanno portato all'approvazione dell'accordo istitutivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, nonché con il processo di piena armonizzazione degli istituti di stato giuridico ed economico dei predetti dipendenti, che le parti, al momento della sottoscrizione dell'accordo istitutivo del richiamato ruolo unico, si sono impegnate a completare. Per quanto riguarda i concorsi, si ricorda che la delibera istitutiva del ruolo unico prevede che le procedure di reclutamento possono essere attivate anche in relazione alle esigenze di una sola Amministrazione.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/41 Fraccaro è stato dichiarato inammissibile, così come l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/42 Crippa.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/43 Crippa mira a estendere alle indennità di carica presso le Commissioni le conseguenze economiche derivanti dalla mancata partecipazione ai lavori delle stesse; peraltro, ai componenti degli Uffici di Presidenza delle Commissioni si applicano le stesse trattenute per le assenze dalle riunioni di tali organi che vengono applicate agli altri componenti degli organi medesimi. Pertanto, si esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/ 44 Ciprini, che riguarda la possibilità di verifiche sull'utilizzo di droghe pesanti da parte dei parlamentari, riproduce il contenuto in un ordine del giorno presentato in occasione del bilancio del 2016, allora respinto dall'Assemblea; anche in questa occasione il nostro parere è contrario.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini si ricorda che nell'attuale legislatura è stato predisposto un apposito spazio bimbi presso la Camera e sono stati allestiti a Palazzo Montecitorio locali dotati di attrezzature di nursery; tenuto conto di tali elementi e della conformazione strutturale delle Aule parlamentari, con riferimento al primo impegno il parere è contrario; il secondo impegno del dispositivo potrebbe essere, invece, accolto, se così riformulato: “a valutare la possibilità di rendere più fruibili i locali attualmente dotati di attrezzature di nursery”.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/46 Lombardi è già stato espresso in precedenza sull'ordine del giorno n. 10 di Melilla.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/47 Mannino è già stato espresso in precedenza sull'ordine del giorno n. 3 Melilla.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/48 Mannino, si osserva che lo spazio bimbi è stato realizzato con la finalità di rendere più agevole l'esercizio del mandato parlamentare delle deputate e dei deputati che abbiano figli piccoli; peraltro, la struttura risulta scarsamente utilizzata per ragioni che, ad avviso del Collegio dei questori, non risultano collegate alle modalità previste per l'utilizzo degli spazi. Per tale ragione, invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/49 Mannino, si fa presente che il bilancio di genere è uno strumento previsto dalla legge di riforma della contabilità pubblica, che le pubbliche amministrazioni sono tenute ad adottare. Si tratta, in linea generale, di enti cui l'ordinamento attribuisce il compito di programmare e gestire politiche attive, come ad esempio istruzione, formazione, mobilità, occupazione, sicurezza sociale, famiglia, e nel cui ambito è possibile individuare misure specificamente preordinate alla promozione delle pari opportunità e alla rimozione delle diseguaglianze di genere. Il Consiglio dei ministri ha di recente adottato un DPCM volto ad avviare la sperimentazione di un bilancio di genere; a questo fine è prevista la riclassificazione contabile delle spese secondo tre categorie: la prima, ‘spese neutrali', ossia derivanti da misure non connesse al genere; la seconda, ‘spese sensibili', derivanti da misure che hanno diverso impatto su uomini e donne; la terza, ‘spese dirette a ridurre le diseguaglianze di genere'. Le risorse presenti nel bilancio della Camera sono spese destinate al suo funzionamento e come tali si riferiscono pressoché integralmente alla prima categoria, vale a dire ‘spese neutrali' rispetto al genere. Per quanto attiene alle spese per il personale, è da evidenziare come presso la Camera non sussistano divari retributivi di genere.

Quanto alla ripartizione del personale dei diversi livelli professionali per genere e alla distribuzione per genere degli incarichi direttivi e di coordinamento, si tratta di dati che, a partire dal 2015, sono riportati annualmente in allegato alla relazione sullo stato dell'amministrazione. Con queste premesse, l'ordine del giorno può essere accolto solo se così riformulato: “a valutare l'opportunità di illustrare, nella relazione al conto consuntivo della Camera, le spese che possono essere riferibili alle categorie delle spese sensibili o delle spese dirette a ridurre le diseguaglianze di genere”. Questa riformulazione appare, peraltro, in linea con quanto contenuto nel documento in materia di azioni positive, elaborato dal Comitato per le pari opportunità.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/50 Mannino, può essere accolto a condizione che il dispositivo sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di implementare le risorse necessarie per le attività formative indicate nella delibera dell'Ufficio di Presidenza del 4 luglio 2017, volte a diffondere, presso tutto il personale della Camera dei deputati, la cultura di genere e a valorizzare la professionalità femminile e l'empowerment delle dipendenti, realizzando, in particolare iniziative formative ad hoc per la dirigenza e i titolari di incarichi di coordinamento in materia di benessere organizzativo e di diversity management.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/51 Mannino può essere accolto a condizione che il dispositivo sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di proseguire, nelle iniziative volte alla digitalizzazione dei processi di lavoro basate su sistemi di gestione documentale, sia nel settore legislativo sia in quello amministrativo, con particolare riguardo alla gestione delle procedure di spesa, anche al fine di ridurre l'onere discendente dalla conservazione dei supporti cartacei”.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/52 Segoni può essere accolto, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di installare, presso le sedi della Camera esclusivamente stampanti abilitate alla stampa fronte-retro e invitare tutti gli utenti a impostare la modalità di stampa fronte-retro come modalità predefinita”.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/53 Bechis, la possibilità di conteggiare e di imputare al singolo deputato utente le stampe effettuate prospettata dall'ordine del giorno nell'intento di consentire una contribuzione alla relativa spesa, presuppone una rilevante modifica dell'attuale modello organizzativo ed una significativa ridefinizione dei processi operativi, a partire dall'installazione di codici di stampa presso un numero prevedibilmente assai elevato di stampanti. Si ricorda che il materiale di consumo necessario per utilizzare le stampanti assegnate a ciascun deputato è già oggi contingentato, nell'ambito della dotazione di cancelleria che ciascun deputato può richiedere. Anche le stampe che i deputati possono richiedere al CRD della Camera sono a loro carico, oltre alla franchigia prefissata. Tutto ciò premesso, anche considerato il prevedibile esito negativo di una valutazione costi-benefici, si formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario,

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/54 Turco, i Questori, con una lettera indirizzata di recente a tutti i deputati, hanno rivolto l'invito a effettuare, compatibilmente con lo svolgimento dei lavori parlamentari, le prenotazioni in anticipo e a munirsi in tempo utile dei titoli di viaggio. Ciò premesso, l'ordine del giorno può essere accolto se riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di ulteriori forme di razionalizzazione al fine di ridurre l'impatto finanziario a carico della Camera del costo aggiuntivo derivante dall'emissione dei biglietti ferroviari direttamente a bordo del treno”.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/55 Artini è ammissibile.

Con riferimento all'ordine giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/56 Baldassarre, si ricorda che, considerato nel suo insieme, l'importo annuo lordo dell'indennità parlamentare e dei rimborsi spese non imponibili, spese di soggiorno, esercizio del mandato, accessori di viaggi. e telefoniche, sarebbe pari a euro 228.717,72 euro, inferiore al tetto indicato nell'ordine del giorno; pertanto, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/57 Caparini è accolto. È in corso di predisposizione un progetto volto all'ulteriore rafforzamento delle funzioni di controllo amministrativo interno, da conseguire previa valutazione in termini di costi-benefici, anche attraverso un'integrazione dei dati informativi contenuti nelle piattaforme informatiche relative alle procedure amministrative e contabili.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/58 Caparini può essere accolto, se così riformulato: “a valutare l'opportunità di procedere, anche alla luce delle integrazioni funzionali con l'Amministrazione del Senato, definite con i Protocolli sottoposti alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza nella riunione del 10 maggio 2017, a ulteriori interventi di riorganizzazione che risultino idonei ad accrescere l'efficienza e l'economicità delle attività di supporto svolte dall'Amministrazione.

PRESIDENTE. Scusi, siccome alle 15,30 poi abbiamo il Ministro Calenda, suggerirei per esempio sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/59 Caparini che ha accolto, magari, di evitare di leggere le motivazioni in maniera che andiamo più…

Colleghi, è molto importante il lavoro che stiamo facendo; lo dico semplicemente per conciliare le due esigenze.

PAOLO FONTANELLI, Questore. Va bene. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/59 Caparini, accolto.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/60 Caparini, può essere accordo se riformulato: “a valutare l'opportunità di verificare l'adeguatezza degli organici sulla base degli esiti della ricognizione dei fabbisogni”.

Quanto all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/61 Caparini, è accolto.

Quanto all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/62 Caparini, che riguarda la pubblicità delle riunioni del Collegio dei questori, come altre volte, l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/63 Caparini, che riproduce un contenuto vecchio, può essere accolto se così riformulato: “a valutare l'opportunità di proseguire nella prassi in base alla quale è sottoposta alla valutazione del Collegio dei questori, volta per volta, l'estensione del regime previsto per la giornata del sabato e delle giornate prefestive diverse dal sabato ed eventualmente ai periodi di aggiornamento dei lavori parlamentari”, altrimenti il parere è contrario.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/64 Caparini, anche questo può essere accolto se riformulato nel modo seguente: “di confermare l'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze”.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/65 Caparini, può essere accolto, anche qui, a condizione che sia così riformulato: “a valutare l'opportunità di un ulteriore intervento, dopo quelli già realizzati, di razionalizzazione della programmazione degli eventi presso le sale della Camera”, altrimenti il parere è contrario.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/66 Caparini l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/67 Caparini, è accolto e, analogamente, sono accolti gli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/73 Bernardo, n. 9/Doc. VIII, n. 10/75 Pisicchio, n. 9/Doc. VIII, n. 10/87 Laffranco e n. 9/Doc. VIII, n. 10/94 Boccadutri.

Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/68 Caparini, l'invito è al ritiro, oppure il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/69 Caparini, ci siamo già espressi in precedenza in riferimento al n. 9/Doc. VIII, n. 10/24 Di Maio.

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/70 Caparini, identico a precedenti, anche qui l'invito è al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Per quanto riguarda il 71 Caparini, anche qui l'invito è al ritiro o il parere è contrario.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/72 Caparini, che presenta un contenuto molto articolato, che comporterebbe pareri contrari o pareri di accoglimento, la sintesi è la seguente, conclusivamente, il n. 9/Doc. VIII, n. 10/72 di Caparini potrebbe essere accolto se così riformulato: “a valutare l'opportunità di proseguire nel processo di integrazione funzionale fra le Amministrazioni della Camera e del Senato già avviato; procedere, anche alla luce delle integrazioni definite con protocolli sottoposti alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza nella riunione del 10 maggio 2017, a ulteriori interventi di riorganizzazione funzionale o organizzativa che risultino idonei ad accrescere l'efficienza e l'economicità delle attività di supporto svolte dall'Amministrazione; procedere ad un ulteriore intervento, dopo quelli realizzati, di razionalizzazione nella programmazione degli eventi presso le sale Camera; recepire l'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2002, in materia di mobilità pubblico-privato, che consentirebbe, anche in considerazione dell'allungamento della carriera, esperienze di consiglieri in organi istituzionali o privati, senza alcun costo per l'Amministrazione che potrebbe beneficiare della crescita di professionalità dei propri dipendenti”. Altrimenti, il parere è contrario.

Come già detto, l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/73 è accolto.

L'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/74 Cristian Iannuzzi - già espresso in precedenza con l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/10 Melilla - in quelle condizioni sarebbe accolto. L'ordine giorno 9/Doc. VIII, n. 10/75 Pisicchio è accolto. L'ordine giorno 9/Doc. VIII, n. 10/76 Pannarale potrebbe essere accolto se così riformulato: “valutare l'opportunità di svolgere un'istruttoria circa la possibilità di avvalersi di strutture tipo ESCO, o di società professionalmente avanzate nell'esperienza di riduzione degli sprechi e del costo energetico, al fine di progettare ed effettuare interventi di efficientamento energetico”. Il parere sugli ordini del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/77 e 9/Doc. VIII, n. 10/78 Pannarale è già stato espresso in precedenza, in relazione agli ordini del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/3 e 9/Doc. VIII, n. 10/4 Melilla. Quanto all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/79 Pannarale può essere accolto se così riformulato (come l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/5 Melilla): “a concludere l'esame del conto consuntivo e della Nota di variazione di bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto all'articolo 2, comma 5, del regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentire la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei presidenti di gruppo”. Il parere sull'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/80 Pannarale è già stato espresso in precedenza, con riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/6 Melilla. Il parere sull'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/81 Pannarale è già stato espresso in precedenza, in riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/10 Melilla. Il parere sull'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/82 Pannarale è già stato espresso in precedenza, in riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/11 Melilla. Quanto all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/83 Pannarale, relativamente alla parte ammissibile valgono le motivazioni già esposte - parte ammissibile, perché una parte è inammissibile - con riferimento alla prima parte dell'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini. Si formula, pertanto, un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Con riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/84 Pannarale, si rileva che le finalità perseguite dai presentatori dell'ordine del giorno, pur comprensibili o condivisibili, non appaiono realizzabili attraverso gli interventi individuati nell'atto di indirizzo proposto. Per questo si formula un invito al ritiro o altrimenti il parere è contrario. L'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/85 Caparini è inammissibile. Il parere sull'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/86 Mazziotti Di Celso è già stato espresso in precedenza, con riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/8 Melilla. Come detto in precedenza, l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/87 Laffranco è accolto. L'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/88 Vargiu è accolto. Il parere sull'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/89 Baldelli è stato espresso in precedenza e, quindi, è accolto con quella riformulazione. L'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/90 Baldelli è accolto. L'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/91 Galgano è inammissibile. Il parere sugli ordini del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/92 e 9/Doc. VIII, n. 10/93 Baldassarre è già stato espresso in precedenza, con riferimento all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/10 Melilla. Infine, l'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 10/94 Boccadutri è accolto.

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Grazie. Nel ringraziare i questori per l'eccellente lavoro, comunico che accetto le richieste di riformulazione. Ovviamente, non chiedo di mettere in votazione quelli che sono stati pienamente accolti e, quindi, rimarranno cinque miei ordini del giorno: 9/Doc. VIII, n. 10/62, 9/Doc. VIII, n. 10/66, 9/Doc. VIII, n. 10/68, 9/Doc. VIII, n. 10/70 e 9/Doc. VIII, n. 10/71 da votare.

PRESIDENTE. Ne prendiamo nota e la ringrazio molto.

A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con la conclusione dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire prevista, appunto come ho detto, per le 15,30.

Sospendo la seduta che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Bindi, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Causin, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lupi, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Simone Valente, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie mille. Onorevoli deputati, in merito alla questione STX France Fincantieri permettetemi, in primo luogo, di ripercorrere brevemente in questa sede gli eventi che hanno portato all'attuale situazione. STX France dopo varie vicende si è venuta a trovare sotto il controllo della coreana STX Offshore & Shipbuilding, che deteneva il 66,66 per cento delle azioni dei cantieri di Saint-Nazaire, in partecipazione con lo Stato francese, che aveva il 33,33 per cento dell'impresa. I cantieri francesi, a causa delle difficoltà economiche e finanziarie della controllante, sono stati messi in vendita. Il 19 ottobre 2016 il tribunale di Seul ha avviato la procedura pubblica di vendita delle quote di STX France in capo al gruppo coreano STX in amministrazione controllata. Fincantieri, in accordo con il Governo francese - ripeto: in accordo con il Governo francese -, il 27 dicembre 2016 ha presentato la sua offerta vincolante sulla base di un prezzo di 80 milioni di euro. Il 3 gennaio 2017 Fincantieri è stata selezionata come preferred bidder dal tribunale di Seul, essendo peraltro stata l'unica ad aver presentato un'offerta. Dopo mesi di trattative, il 12 aprile scorso Fincantieri ha firmato con il Governo francese un accordo che definiva la struttura della compagine azionaria, gli elementi fondamentali della governance e le linee guida del piano industriale. Il Governo francese, tuttavia, manteneva il diritto di prelazione sull'acquisizione esercitabile entro il 29 luglio.

In dettaglio, l'accordo prevedeva una compagine azionaria ripartita tra: Fincantieri, con il 48,66 per cento delle azioni; un'istituzione finanziaria italiana, identificata nella Fondazione CRTrieste, con il 6 per cento; il Governo francese, con il 33,34; e DCNS, oggi Naval Group, con il 12 per cento; un consiglio di amministrazione composto da nove membri, di cui l'amministratore delegato, il Presidente del CdA e due membri selezionati tra i candidati proposti da Fincantieri, due membri tra i candidati proposti dal Governo francese, un membro tra i candidati proposti da Fondazione CRTrieste, un membro tra i candidati proposti da DCNS e un membro tra i candidati selezionati dai lavoratori di Saint-Nazaire. Il presidente del consiglio di amministrazione, nominato dal CdA in base ai profili presentati da Fincantieri, aveva il diritto di voto decisivo e oltre agli impegni nell'attuazione del piano industriale è stato preso da Fincantieri un impegno formale a tutelare la proprietà intellettuale e le competenze tecnologiche di Saint-Nazaire, impedendone la diffusione all'esterno degli stabilimenti europei di Fincantieri e fornendole a condizioni di mercato ai cantieri europei del gruppo per tutto quello che riguardava il know-how tecnologico.

Dopo una settimana dalla sottoscrizione di tale accordo, il management di Fincantieri ha visitato i cantieri di Saint-Nazaire, avviando ufficialmente le procedure di consultazione del comitato aziendale di STX France sull'operazione e, dopo un mese esatto, il 19 maggio scorso, Fincantieri ha firmato il contratto di acquisto del 66,66 per cento di STX France con il venditore, versando la seconda e ultima tranche del deposito cauzionale. Il 31 maggio il Presidente Macron, recandosi in visita presso i cantieri navali STX, ha manifestato la volontà di rivedere gli accordi sottoscritti tra il gruppo italiano e il Governo Hollande, dando, di fatto, mandato al Ministro dell'economia di avviare con gli interlocutori italiani un ulteriore confronto, che ha avuto luogo lo scorso 5 giugno a Roma, quando, con il Ministro Padoan, abbiamo incontrato Le Maire.

In quella sede abbiamo chiarito alle nostre controparti francesi che ritenevamo la sostanza dell'accordo preso con il precedente Governo non modificabile. La vicenda ha preso una brusca accelerazione lo scorso 27 luglio, data in cui il Governo francese ha annunciato di voler esercitare il diritto di prelazione su STX France. La posizione del Governo italiano è stata sempre ferma e chiara: l'Italia e Fincantieri hanno dato tutte le garanzie quanto al mantenimento dell'occupazione e alla protezione delle tecnologie attraverso una governance equilibrata e in una prospettiva autenticamente europea; pertanto, ritenevano e riteniamo di avere piena legittimazione a vedere rispettato il contenuto dell'accordo preso. In data 27 luglio, insieme al Ministro Padoan, abbiamo dichiarato che, a fronte degli impegni già assunti da Fincantieri, non sussiste alcun motivo perché il gruppo italiano, leader del settore, non possa detenere la maggioranza di STX, società fino ad oggi sotto il controllo di un gruppo coreano per i due terzi del capitale sociale, e che nazionalismo e protezionismo non sono basi accettabili su cui regolare i rapporti tra due grandi Paesi europei.

Nei giorni successivi abbiamo pubblicamente dichiarato che non ci saremmo mossi di un millimetro dalla nostra posizione sul controllo dei cantieri, e così è stato. Nell'incontro di ieri con il Ministro Le Maire siamo partiti da questo punto fermo per discutere della proposta francese di allargare il perimetro del negoziato ad una partnership tra Fincantieri e Naval Group. Non vi è dubbio che la costruzione di un grande attore mondiale della cantieristica civile e militare sia un progetto meritevole di essere studiato con cura e attenzione, ma ciò non fa venire meno la necessità di rispettare i patti presi su STX France. Al contrario, un progetto di grandi dimensioni, come quello prospettato da Le Maire, necessita, per essere perseguito, di fiducia reciproca, e non può esservi fiducia senza rispetto degli impegni presi. Abbiamo, dunque, convenuto che la questione della composizione del capitale di STX France sarà affrontata nel corso del vertice bilaterale franco-italiano del prossimo 27 settembre.

Nella dichiarazione finale che ha seguito l'incontro è chiaramente indicato che la quota di Fincantieri in STX France dovrà rispettare il suo ruolo industriale di leadership, e ciò per noi vuole dire la maggioranza e nulla di meno. Da qui al vertice del 27 settembre il Governo francese si è impegnato a non aprire il capitale di STX France ad altri soggetti e a considerare Fincantieri l'opzione preferita per il futuro della società: questo è senz'altro un impegno positivo. Il Governo manterrà, durante questo periodo di ulteriore negoziato, la linea di fermezza che ha sin qui seguito, tenendo, però, sempre aperto un canale di dialogo costruttivo con il Governo francese. Riteniamo che esistano tutte le condizioni per trovare un accordo su STX e andare avanti sul progetto di partnership tra Fincantieri e Naval Group.

Ma una cosa è difendere con fermezza l'interesse e la dignità nazionale, altra cosa è minacciare chiusure o nazionalizzazioni e ritorsioni basate sulla nazionalità dell'investitore; tutte cose che, oltre ad essere inattuabili sotto un profilo legale, darebbero un segnale di debolezza del Paese e causerebbero gravi danni all'economia italiana. Ed anche ragionamenti, utili e legittimi, sugli assetti proprietari delle reti non possono essere presentati e perseguiti come ritorsioni verso investitori stranieri, ma devono essere valutati puramente sotto il profilo dell'interesse generale. Come dimostrano i dati su export e investimenti diretti esteri, l'Italia prospera in una dimensione internazionale di scambi e mercati aperti.

Ricordo che, nel 2016, abbiamo raggiunto il record di 417 miliardi di export, mentre nei primi cinque mesi del 2017 la crescita è stata dell'8 per cento, risultato migliore rispetto alla crescita dell'export tedesco e doppio rispetto a quello francese. L'anno scorso gli investimenti diretti esteri nel nostro Paese sono cresciuti del 50 per cento, le aziende a controllo straniero in Italia danno lavoro a più di un milione e 200 mila persone e producono un fatturato superiore a 500 miliardi di euro. Ho sentito affermare, poi, che l'Italia dovrebbe proteggere i propri interessi attivando ritorsioni commerciali e introducendo dazi contro la Francia. Ancora, al di là della non praticabilità legale di una simile soluzione, ricordo che l'Italia ha un saldo commerciale positivo di 11,4 miliardi di euro verso la Francia, che ha attratto un flusso di investimenti francesi pari a 6,1 miliardi e che in Italia le imprese di proprietà francese hanno generato un fatturato di 96 miliardi di euro e danno lavoro a 250 mila persone. Le otto principali aziende italiane a controllo francese nel settore della moda e del lusso hanno registrato negli ultimi cinque anni una crescita media dell'occupazione in Italia di circa il 20 per cento, con picchi del 44 per cento.

Difendere gli interessi italiani concretamente significa, allora, difendere questi numeri e farli crescere ancora; non è questione di sovranità, ma di competitività. A chi investe in Italia il Governo non chiede il passaporto, ma il piano industriale, ed è quello che abbiamo chiesto e che continueremo a pretendere che faccia la Francia: valutare Fincantieri per gli impegni che assume su Saint-Nazaire. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, non vi è dubbio che affrontiamo un mondo in cui nazionalismo e protezionismo tornano prepotentemente alla ribalta. Il nostro Paese deve rafforzare i meccanismi di difesa da comportamenti scorretti e da quelli predatori.

Per questa ragione il Governo italiano, per molto tempo da solo in Europa, ha contrastato con successo ogni progetto di indebolimento degli strumenti di difesa commerciale; per questa ragione abbiamo inviato all'Unione europea una bozza di norma contro le acquisizioni predatorie di aziende ad alto contenuto tecnologico da parte di imprese provenienti da Paesi che non sono economie di mercato; per questo, infine, applicheremo con intransigenza le norme in vigore sulla golden share e proporremo una norma anti scorrerie per le aziende quotate. Un Paese serio agisce attraverso le regole, che, se la situazione lo richiede, possono essere rafforzate, ma non discriminando sulla base della nazionalità.

Un Paese serio e forte non si chiude per giocare solo in difesa, tanto più quando ha la consapevolezza e l'orgoglio di essere il quinto Paese al mondo per surplus commerciale dei beni manifatturieri e comprende che il proprio futuro è indissolubilmente legato alla propria capacità di competere sui mercati internazionali e di attrarre capitali di crescita (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Ringrazio, tramite suo, il Ministro, anche se confesso un po' di amarezza nell'assistere a questo dibattito, che non avremmo voluto tenere, sugli accordi fra Fincantieri e STX, che ci sembravano già in una fase così avanzata. Un progetto, lo diceva il Ministro, che è un ottimo progetto industriale, che vede l'unione, quasi il connubio naturale, fra una realtà, quella di Fincantieri, leader nel settore del trasporto passeggeri via nave e ricca di know-how e di ordini, e una realtà, come quella di STX, più in difficoltà, ma ricca di infrastrutture per la realizzazione di navi. Una sinergia che pareva quasi naturale all'atto di quel percorso e di quel processo pubblico di cessione di quelle quote.

È per questo che l'arretramento del Governo francese su questi accordi, già in fase di avanzata definizione, ci appare problematico, quasi non accettabile, in una logica sia industriale sia di rapporti reciproci fra i nostri Paesi, amici anche all'interno dell'Unione. Intendiamoci, il Ministro lo diceva, nessuno nega ai francesi il diritto di perseguire valutazioni e porre in atto azioni di approfondimento nell'ambito delle proprie strategie industriali, ma nel rispetto di quelle che sono le norme e le regole che governano l'Unione sul mercato dei capitali, sulla concorrenza e sui temi degli aiuti di Stato. Ma è innegabile, signora Presidente e cari colleghi, che noi tutti sentiamo come stonate, come sbagliate, le parole che in questi giorni ci arrivano su questo tema. Specialmente quando, come si diceva, sembra negarsi a noi ciò che si era concesso a partner dell'Estremo Oriente. Bisogna fare molta attenzione, signora Presidente, molta attenzione, alla gestione di questo delicato dossier perché è un tema che ha molte implicazioni. E se è vero che il nostro Paese, in questa fase, nella fase di una campagna elettorale strisciante (stiamo andando verso le elezioni), ad alcuno può apparire come un sistema nazionale più debole, tuttavia la gestione di questa realtà può avere delle ripercussioni negative su quello che invece, come si diceva prima, è un rapporto proficuo e positivo fra il nostro Paese e la Francia (è buono l'interscambio commerciale per un Paese, come il nostro, esportatore significativo). Non ci nascondiamo, e non per palesare o per chiedere o per ipotizzare strane rappresaglie, che sul tavolo ci sono dossier delicati, dossier spinosi di confronto industriale con partner d'Oltralpe nel settore delle telecomunicazioni, nel settore dell'energia, nel settore del credito. Non voglio qui parlare di sbilanciamento perché come si diceva prima le industrie e la presenza francese in Italia sono una componente anche attiva del nostro PIL e della nostra crescita, però alla luce di tutto ciò è bene ascoltare oggi il Governo assumere una posizione ferma su questo progetto che ha delle robuste ragioni di merito industriale e ha delle valenze elevate anche nell'ambito di una politica industriale europea. In questo voglio anche richiamare, tramite lei, signora Presidente, al signor Ministro le parole che il mio gruppo ha levato in quest'Aula, non molto tempo fa, quando abbiamo parlato dell'aumento, della possibilità di incrementare quelle che sono le possibilità di intervento del Governo sui settori strategici del nostro Paese e sulle industrie per una completa e forte piena reciprocità.

Concludo, signora Presidente. Bene le prospettive che emergono, quelle che leggiamo dai giornali, che vanno anche oltre un semplice rapporto STX-Fincantieri, ma coinvolgono anche il civile e il militare. Bene aver aggiornato al 27 settembre, all'incontro tra il Presidente del Consiglio dei ministri e il Presidente della Repubblica francese, questa conclusione. Una conclusione però che noi ci aspettiamo netta e chiara in difesa anche delle giuste ragioni industriali del nostro Paese e delle sue esigenze. In conclusione: avanti signor Ministro su un buon progetto industriale, avanti signor Ministro nella tutela degli interessi industriali e generali del nostro Paese, in quello che deve essere un rapporto fecondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente. Signor Ministro è tardi per le misure anti-scorreria, solo lei non se n'è accorto. Sono lontani i tempi e cinguettii di giubilo Renzi e Gentiloni che straripanti di gioia salutavano Macron definendolo una speranza che si aggira per l'Europa. Macron dal canto suo cinguettava a Renzi “marciamo insieme”; verso cosa si chiederanno gli italiani adesso. Verso la liquidazione definitiva del nostro Paese? Noi siamo con te Macron, scriveva Renzi; siamo con te a tutela degli interessi francesi? Fateci capire, ci stiamo preparando a diventare la prima vittima della grandeur francese o forse siamo semplicemente vittime dell'inettitudine del Governo Gentiloni? Perché cari colleghi il Presidente francese ha le idee chiare, ben palesate a partire dalla posizione nei confronti dei migranti, sino al dossier libico. Come se non bastasse, arriva adesso la batosta di Fincantieri-STX. Premetto, per capirci, Fincantieri fa capo a CDP attraverso Fintecna per il 71 per cento, ha un fatturato da oltre 4,4 miliardi e 20.000 dipendenti, ha inoltre 24 miliardi di ordine per navi da realizzare e STX France ha appena 1,4 miliardi di giro d'affari e 6 miliardi di commesse. Cosa succede dunque? Che Macron, l'unica speranza d'Europa per Gentiloni, fa saltare l'intesa.

Non Le Pen, ma Macron sostiene il “no” a una cessione a un partner straniero. Pacta sunt servanda, caro Ministro, dicevano i nostri antenati, ma questo non vale più per il nostro Paese. Questo Governo è talmente irrilevante che il Governo francese decise di fare lo gnorri e ignorare la consuetudine doverosa che stabilisce che ci sia, in nome della continuità istituzionale, una tenuta degli impegni presi dal precedente Governo. Ma non è colpa di Macron se abbiamo un Governo totalmente privo di strategie sul futuro dell'industria e della manifattura, se non quella di metterci saldi per fare cassa. Dal Novantadue ad oggi, colleghi, abbiamo dismesso asset produttivi per 170 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), riducendo il debito pubblico? No, quello è passato dal 105 al 133 per cento. Non è colpa di Macron se questo Governo non ha una visione strategica perché è nato morto, per essere un governicchio grigio incapace di adombrare il grande statista di Rignano. Da BNL alla Parmalat, da Pioneer a Cariparma, da Fendi, da Bulgari, sino a Telecom (ricordiamolo una grande azienda che opera in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni e della trasmissione spolpato da una banda di speculatori senza scrupoli e su cui non deteniamo più nemmeno una quota di minoranza), sino all'assalto di Bolloré a Mediobanca; ma dov'era la politica mentre la Francia faceva razzia? Forse nello stesso posto in cui sta adesso, nelle segreterie di partito a disegnare collegi e strategie su come mettere in salvo la poltrona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è colpa di Macron se a noi manca una banca pubblica per investimenti, prevista nel nostro programma, mentre i francesi già ce l'hanno. Noi arriviamo a spalancare le porte agli investitori stranieri e la Francia alza dei veri e propri muri soprattutto a imprese italiane. Negli ultimi dieci anni le acquisizioni francesi in Italia sono cresciute in maniera esponenziale, sino ad arrivare alla somma complessiva 52 miliardi di euro. Nello stesso lasso di tempo le nostre acquisizioni in Francia si sono fermate ad appena a 7,6 miliardi; nella differenza tra 52 e 7,6 miliardi è raccontata tutta la storia di un Paese, il nostro, che è diventato terra di conquista per investitori stranieri.

Lei Calenda fa la voce grossa ma Macron sa, la Francia sa, tutta l'Europa sa, che questo Governo non ha nessun rilievo, che è un inquilino con l'avviso di sfratto eterodiretto da un uomo che sta fuori dal Parlamento e che si chiama Matteo Renzi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dunque punta una pistola scarica, eppure abbiamo dalla nostra in questo caso tutte le ragioni, ma manchiamo di qualcosa di essenziale: la credibilità. L'irrilevanza del nostro Governo è emersa anche dall'incontro tra Bruno Le Maire, il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il Ministro dello Sviluppo economico, lei Carlo Calenda. Non è venuto fuori nulla di nuovo, è fissato un vertice bilaterale franco-italiano il prossimo 27 settembre, ma si sappia la Francia non ha arretrato, i francesi dicono che siamo amici e che ci vogliamo bene, ma voglio esercitare il diritto di prelazione sulle azioni STX e rimangono ancorati al 50 per cento per parti. Adesso in piena campagna elettorale fate esibizioni muscolari di dubbia efficacia con un Presidente appeso al cavo telefonico a quello vero che sta a Rignano. Francia e Italia intensificheranno la cooperazione militare al fine di costruire un polo della cantieristica europea? Questo è quello che la Francia forse vorrebbe farci credere, ma è chiara la sua strategia di conquista. Ma l'Italia non può avere meno di quanto avevano i coreani, è una questione di principio di credibilità di interesse prioritario che è quello nazionale. La Francia lo sa e lo persegue violando ogni regola. L'Italia invece è in campagna elettorale da due anni, ecco perché questo Governo non troverà soluzioni, l'interesse prioritario è palese, è la corsa elettorale, ma in questa corsa il nostro Paese perde pezzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signora Presidente. Signor Ministro, lei sa signor Ministro che dall'atteggiamento del suo Governo, nel caso Fincantieri ma non solo, dipende la credibilità del nostro Paese e lei sa che la credibilità è un valore tanto in economia, quanto in politica, soprattutto in politica estera. Nell'arco di quarantotto ore, una settimana fa, il nostro Paese e la nostra credibilità hanno ricevuto due colpi gravissimi: Macron e la Libia, ne abbiamo parlato questa mattina, Macron e Fincantieri. Due schiaffi all'Italia nell'arco di quarantotto ore, con la nostra opinione pubblica assolutamente preoccupata e colpita.

Assurda la nazionalizzazione, come lei ben sa, signor Ministro, perché STX non era, non è un'impresa pubblica che viene privatizzata, bensì un'impresa che i francesi avevano già venduto ai coreani: l'ha richiamato anche lei, il 66,66 per cento. L'operazione, quella della nazionalizzazione, è - per essere eleganti - dubbiosa dal punto di vista del rispetto delle regole europee; ma mi rivolgo al già ambasciatore, io direi che è spudorata nei confronti delle regole europee, signor ambasciatore: perché se il Governo francese avesse eccepito motivazioni strategiche, sarebbe accusabile di protezionismo, visto che il gruppo era già coreano.

Per l'Unione europea, signor Ministro e ambasciatore, le deroghe sono previste solo per ordine pubblico e pubblica sicurezza: non è questo il caso. Se il motivo invece, come è stato detto, è la difesa dei livelli occupazionali, al di là delle garanzie prestate da Fincantieri, allora si tratta di aiuto di Stato. All'ambasciatore ricordo questi due punti.

Cosa sta facendo il Governo italiano? Vede, signor Ministro, non le chiedo ritorsioni: le ha chieste qualcun altro in questo Paese, il presidente del Partito Democratico, a caldo, evidentemente non troppo acculturato rispetto a questi temi e al comportamento corretto che lei ha correttamente delineato. Non servono a niente le ritorsioni! Ma le chiedo: ha sollevato la questione con l'Unione europea? Fincantieri è una società quotata: ha guardato gli andamenti di Borsa degli ultimi giorni di Fincantieri? Queste sono perdite secche. A chi dobbiamo chiedere il risarcimento? A chi dobbiamo chiedere i danni? Ripeto: cosa intende fare il Governo Gentiloni, cosa intende fare lei e l'ineffabile Ministro Padoan? Chiederete il rispetto del diritto comunitario e l'apertura di una procedura di infrazione? E non mi si venga a dire che ne discuteremo il 27 di settembre, nell'arco di un'operazione più grande e più bella che pria, l'Airbus: queste sono tutte chiacchiere! Io, se accetta un mio consiglio, da un vecchio professore, signor Ministro, io intanto mi cautelerei con qualche colpo in canna in sede europea: non delle banali ritorsioni di Orfini, quanto in punta di diritto europeo.

O in vista di queste magnifiche sorti e progressive dell'Airbus del mare noi staremo zitti in questi due mesi? Magari lasciando affondare il corso dei titoli di Fincantieri? Vede, signor Ministro ambasciatore, in questa partita o si vince o si perde, non si pareggia. E non si vince o si perde su Fincantieri: vince o perde la credibilità del nostro Paese. Nelle sue mani, nelle mani ahimè del Ministro Padoan e del suo Governo, c'è la credibilità dell'Italia. Noi non lasceremo che l'Italia perda credibilità anche in questa vicenda! Per cui da parte nostra daremo come Parlamento tutto il nostro sostegno, non per banali ritorsioni, ma per una ineccepibile azione in questi due mesi, signor Ministro, in sede europea: procedura di infrazione nei confronti della Francia. Anche perché così alla trattativa del 27 il suo Governo, il suo Dicastero, la sua persona saranno dotati di un maggior potere contrattuale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guglielmo Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Presidente, signor Ministro, il quadro che lei ha delineato qui in Parlamento effettivamente è un quadro veritiero, che corrisponde esattamente a quello che è accaduto in questi mesi sulla vicenda tra Fincantieri e l'azienda francese.

La cosa che colpisce non è soltanto il voltafaccia del Governo francese, dopo solo qualche settimana in cui tra il Governo precedente e Fincantieri si era raggiunta l'intesa su punti che stavano legittimamente a cuore rispetto alla condizione dei lavoratori e dell'industria francese. Non è solo questo: sono le argomentazioni che il Governo francese ha portato per giustificare il voltafaccia. Io ho provato ieri a leggere e rileggere l'intervista del suo omologo pubblicata sul Corriere della Sera per provare a capire per quale motivo, sulla base di quale preoccupazione il Governo francese cambiava così repentinamente le proprie decisioni; e più leggevo e più non volevo credere a quello che leggevo! Quando il Ministro francese parlava ad esempio di difesa dell'occupazione nel cantiere di Saint-Nazaire, è chiaro che parla di una preoccupazione vera; ma quell'occupazione viene più garantita dall'accordo con Fincantieri che se quei cantieri restano da soli o trovano altre alleanze in Europa, perché la forza di quel cantiere è di essere il bacino più grande e profondo d'Europa dove solo il portafoglio di ordini della Fincantieri, cioè di navi da costruire da 200 mila tonnellate a 250 mila tonnellate, può riempire, nessuno è in grado di fare altrettanto.

E che cosa dire della preoccupazione francese sull'accordo che Fincantieri ha stipulato con i cinesi per la costruzione di navi crociera da fare nei mari del Pacifico? Qui siamo all'assurdo! C'è un accordo commerciale che serve a costruire in Cina navi: viene portato ad argomento che ci sono problemi sensibili che sarebbero affrontati con i cinesi. Se un Ministro italiano, se lei, signor Ministro, avesse osato difendere così una scelta, io le avrei detto qui, di fronte al Parlamento, che siamo in presenza di un Ministro che non ragiona tanto, che non porta argomenti, ma porta unicamente dei pretesti.

E che cosa dire della proposta francese di governare un'impresa nata dalla fusione tra le due imprese, che deve andare a conquistarsi nel mondo commesse, attività, lavoro, gestita pariteticamente al 50 per cento come se fosse un condominio? Ma come si può gestire un'azienda senza che nessuno abbia un potere e un principio di responsabilità chiaro e legittimo? Parliamo di un grande complesso industriale, non di altro: non si può gestire politicamente la vicenda di come si deve guidare un'azienda così complessa.

E aggiungo che l'altro vantaggio dell'integrazione era rappresentato dal fatto che finalmente l'Europa poteva avere, e potrebbe ancora avere, un gruppo di dimensioni internazionali come mai nel passato: perché anche messe insieme le due aziende è vero che rappresenterebbero il quinto o sesto gruppo mondiale, ma la distanza tra il campione europeo eventuale e le altre aziende coreane e cinesi è incommensurabilmente vasto.

Per l'insieme di queste ragioni non c'è questione: o si va nella direzione così come è stata stabilita, o questo accordo per noi non può essere cambiato. Non ne va soltanto del ruolo e del futuro di Fincantieri, di un'azienda che ha recuperato credibilità, ordine e prestigio, dopo anni e anni in cui è andata in serissima difficoltà; non è soltanto un problema di credibilità del nostro Paese, che si troverebbe a perdere, per scelte incomprensibili, un piano industriale degno di questo nome; ma sarebbe anche uno smacco per l'Europa. Perché tutti assieme abbiamo detto in quest'Aula, nella mia Commissione, nella Commissione che ho l'onore di presiedere, nelle cose fatte fino ad oggi, che noi abbiamo bisogno di avere più Europa su queste politiche, perché non è possibile che un'Europa che è la più grande realtà economica al mondo non abbia poi in settori fondamentali e strategici il ruolo fondamentale che le spetta. E anche quando si vogliono confondere le acque - apriamo all'Airbus della difesa - entriamo in un terreno che è molto complesso e molto minato; e mi piacerebbe allora ragionare non soltanto dell'Airbus dei mari, ma anche di cosa avviene sui lanciamissili, di cosa avviene in settori strategici della difesa, dove tra noi e la Francia non sempre le cose collimano. Per l'insieme di queste ragioni, io invito il Governo, a nome del gruppo, a tenere duro su questa posizione, a farlo con serietà, e anche ad utilizzare questi mesi per rafforzare le nostre ragioni e le ragioni di Fincantieri (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Presidente, signor Ministro, c'è un principio fondamentale del diritto civile e del diritto internazionale: pacta sunt servanda. Quali erano i patti nella vicenda Fincantieri-Saint Nazaire? La Fincantieri, controllata dal Ministero dell'economia, ha concluso lo scorso gennaio un accordo - come ha detto lei - per acquistare il 66,6 per cento delle azioni della società, che continuiamo a definire francese, ma che, fino alla decisione di sabato scorso, era una multinazionale nordcoreana che si occupava di costruzioni navali. La divisione francese dell'azienda ha dichiarato bancarotta nel maggio 2016, e Fincantieri, chiamata in soccorso - come lei ha raccontato - dall'allora Presidente francese, François Hollande, ha raggiunto un accordo per l'acquisto di due terzi in mano appunto ai falliti coreani. Secondo l'accordo, il gruppo italiano, quindi, doveva entrare in possesso del 48 per cento dei cantieri navali di Saint- Nazaire e restare in minoranza almeno per otto anni, al fianco però dalla Fondazione Cassa di risparmio di Trieste, che avrebbe disposto del 7 per cento delle quote. Lo Stato francese - sempre secondo l'intesa firmata a maggio - continuava ad avere il controllo del 33 per cento della società, mentre il restante 12 per cento in mano al gruppo francese Costruzioni navali DCNS.

Il costo? È stato detto, non proprio bruscolini: un investimento di quasi 80 milioni di euro, il cui esborso non è stato ancora fatto, ovviamente in attesa di trovare uno schema azionario compiuto. Poi, il voltafaccia, legittimo, perché avvenuto entro i termini fissati per un'opzione francese favorevole alla nazionalizzazione di Saint-Nazaire, ma sorprendente per il tradimento culturale e politico di una campagna elettorale tutta all'insegna dell'apertura e dell'europeismo contro la grandezza nazionalistica dei lepenisti. Il segretario del PD dice che Macron difende i suoi interessi: sembrerebbe ovvio, se non fosse che fino a ieri diceva che gli interessi dei francesi coincidevano con l'interesse dell'Europa, con l'apertura dei mercati, con una visione continentale e non provinciale dei problemi.

C'è molto di politica locale e di interessi sindacali, secondo noi, signor Ministro, in questa decisione. Però non dobbiamo sorprenderci, non è la prima volta che avviene, un po' di memoria dovrebbe averci anche abituato. Nel 1968, De Gaulle bloccò l'accordo FIAT-Citroën, che allora fu favorito e ricercato da François Michelin, l'azionista principale Citroën, e questo avvenne come adesso nell'acquisto di Saint-Nazaire. Nel 1992, toccò a La Cinq, il canale televisivo aperto da Silvio Berlusconi nel 1986, durato solo sei anni. Si mise di traverso, allora – anzi, dall'inizio –, Jacques Chirac, che era sindaco di Parigi, al tempo. Nel 1999 l'ENI stava trattando un'alleanza con la Elf Aquitaine, controllata dallo Stato francese. Sollecitata dall'Eliseo, al tempo, la Total-Fina intervenne e acquisì l'azienda. Ovviamente questa è una storia vecchia. Nel 2006 tocco anche all'Enel che, poco dopo aver preso la spagnola Endesa, punta su Electrabel, ma come contromossa, Dominique de Villepin annuncia la fusione tra Gaz de France e l'utility franco-belga Suez, che controlla Electrabel. L'obiettivo era quindi impedire - e ci riuscirono - un'OPA dell'Enel sulla Suez. Non vorrei quindi paragonare quelli che Renzi riconosce a Macron come “i suoi interessi” agli interessi di Sarkozy nella questione Libia, della cui ricerca, la Libia, l'Africa del Nord, l'Europa e l'Italia stanno pagando ancora e pagheranno le conseguenze.

Riconosco dignità politica alla linea della ritorsione, del “facciamogliela pagare”, blocchiamoli qui, blocchiamoli là, l'ha detto lei, ma la fermezza è un'altra cosa, ed è la linea della fermezza, oggi da lei confermata, che invitiamo il Governo a mantenere. Non abbiamo bisogno di concessioni da parte dello Stato francese, attraverso soluzioni ambigue che riconoscono una preminenza nella gestione in cambio di una parità azionaria. Con i pasticci non andiamo lontani. Tra l'altro, la soluzione che stanno cercando di trovare, cioè di un cavaliere bianco, non c'è, sarebbe così come annunciato dal presidente della regione Pays de la Loire, Bruno Retailleau, la cui dichiarazione non lascia adito a dubbi: mettere una serie di azionisti insieme a Fincantieri.

Allora, tutto ciò non ci convince. L'Europa può attendere? I piani e i progetti di un impulso a una difesa europea più integrata pure? Non possiamo andare oltre, signor Ministro: o il patto sottoscritto viene rispettato in termini accettabili o non possiamo pagare noi i costi di una rottura incomprensibile. Il Governo francese rispetti gli accordi, guardando i piani industriali, e pensi a un passaporto che ci unisce, che è il passaporto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signora Presidente, Ministro, possiamo dire che siamo stupiti, ma fino a un certo punto: ce lo dovevamo aspettare dai francesi. Io sono piemontese, come mi vanto sempre di dire e farmi riconoscere, e il Ministro francese ha detto a lei e al Ministro Padoan che siamo come fratelli, ma bisogna fare bene attenzione, soprattutto ai fratelli francesi, perché, come si dice in Piemonte, al massimo siamo cugini alla lontana. C'è un vecchio detto piemontese, popolare, contadino, in cui si dice: mai comprare un trattore da un francese. Qualche motivo ci sarà. Purtroppo Fincantieri ha osato, ha provato, e c'è anche riuscito, e non dico con pochi spiccioli, ma con 80 milioni di euro, anche se, rispetto alla finanza complessiva di Fincantieri e dell'industria italiana e francese, è sicuramente di poco conto. Si è parlato ultimamente, a parte il PD, a parte la minoranza, a parte un po' da tutti, delle ritorsioni che si possono fare per calcare la mano ed evitare che si chiudi in modo negativo, per Fincantieri e per l'Italia, il contratto per l'acquisizione di STX. Ritorsioni se ne possono fare, perché questo Governo ha già pianificato ritorsioni economiche, come l'embargo alla Russia, perciò non è che possiamo stupirci, se lo si fa anche per alcuni settori strategici come quelli che ha citato, di Telecom, o delle banche francesi nel nostro Paese, in modo tale da tutelare, fare un minimo di protezionismo e fare quella pressione - come tanti di noi negli ultimi interventi hanno detto - in modo tale che possa avvenire al meglio l'acquisizione e non ci sia la possibilità di recedere dai contratti, che, sin dall'inizio, si sono dimostrati un po' stravaganti, diciamo così, non solo per la cifra, ma anche per l'asta, avvenuta in solitaria. Sembrerebbe un po' inverosimile, non vorremmo mai che ci fosse realmente un tranello francese per evitare di pagare qualche cosa o qualche commessa ulteriore. Le nostre preoccupazioni sono indubbiamente su un settore strategico come Fincantieri, che ha la possibilità effettivamente di essere già leader europeo e mondiale con questa acquisizione, però quello che ci preoccupa da sempre è che lo shopping francese negli ultimi anni ha esagerato - e l'Italia, questo Governo e i Governi precedenti sono senza autorevolezza, popolare, senza sovranità, esautorata da voi stessi, grazie all'Europa, che tanto citate e tanto ringraziate - acquisendo settori strategici nel cibo, nell'industria, nel settore manifatturiero. Si è citato Parmalat, posso citare BNL, Gucci, Bulgari, Fendi, Eridania zucchero, e pure l'Orzo Bimbo ci hanno tolto. Non a caso, in ultimo voglio citare la Comital di Volpiano, per cui ha fatto richiesta al suo Ministero, con un'interrogazione urgente, di rivedere gli accordi per i 140 lavoratori, che sono stati licenziati da un'azienda francese che ha acquisito la Comital di Volpiano e oggi licenza i dipendenti. E ben venga la Francia che cerca di tutelare il lavoro, l'occupazione: facesse così anche l'Italia e questo Governo saremmo sicuramente i primi in Europa in tutti i settori che sono rimasti perché, se guardiamo la Telecom, l'Alitalia o l'Ilva nel nostro Paese negli ultimi sette-otto anni sono stati persi punti di credibilità e sul piano occupazionale. Quello che sicuramente dovete fare è chiedere al compagno Macron, che avete tanto elogiato al momento della sua elezione, di poter realmente lasciar spazio in questo caso all'Italia e a Fincantieri ed evitare che ci sia una retrocessione dei contratti perché sicuramente non ci sarà una soluzione positiva, anche se auspicate nei prossimi mesi una soluzione fattibile e positiva per Fincantieri.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

STEFANO ALLASIA. Quello che potete eventualmente fare effettivamente con quella poca forza fisica, politica, che avete è riuscire a dare un colpo di reni e sovrastare la Francia e riuscire a portare a casa e a compimento il risultato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. La controffensiva del Presidente Macron su STX ha un grande merito: squarcia il velo dell'ipocrisia dell'europeismo retorico e mette a nudo quello che è: il rapporto di forza tra interessi nazionali. Prima il presidente Brunetta si chiedeva a proposito della Commissione europea: essa riflette ovviamente i rapporti di forza tra gli Stati nazionali e, quindi, non dice niente a proposito di una vicenda che è palesemente in contraddizione con le regole europee. E così il vostro celebrato campione di europeismo liberista ha disseppellito un'antica parola del movimento operaio: nazionalizzazione. Certo, lo fa in modo strumentale non come Jeremy Corbyn che, prima di lui, lo ha proposto nel programma elettorale con convinzione e con una visione anche di politica industriale. Il punto è, caro Ministro, che i sacri principi del libero mercato che lei e il suo Governo si ostinano a riproporre come portatori dell'interesse generale in questi trent'anni hanno marginalizzato e svalutato il lavoro, hanno spiaggiato le classi medie. Bisognerebbe chiedersi perché si arriva a riscoprire una parola che da trent'anni è stata un tabù: oggi lo fa Macron in Francia ma è stato esattamente lo stesso per la Germania in questi trent'anni che, dietro l'europeismo retorico, afferma i suoi interessi nazionali con i principi mercantilistici e ordoliberisti che sono iscritti nei Trattati, nell'unione bancaria, nelle politiche per l'energia. Però, caro Ministro, l'alternativa per noi non è il sovranismo, non è il nazionalismo aggressivo, non è l'autarchia e non è neanche la ritorsione: l'alternativa è curare l'interesse nazionale nel mondo reale che vede altri Paesi curare il loro interesse nazionale e vedere l'UE come una cooperazione tra Stati nazionali. Dunque, di fronte alla vicenda di cui trattiamo, va affrontata la questione di fondo: l'Italia ha una classe dirigente adeguata, per usare un'espressione cara a Raffaele Mattioli, per declinare in modo cooperativo l'interesse nazionale? Una classe dirigente vuol dire non solo politica ma in generale: politica, economica, amministrativa, culturale. Qualche dubbio viene: ad esempio lei dice che rileva non la nazionalità - sono d'accordo - ma il piano industriale. A Vivendi su Telecom che piano industriale avete chiesto? Qual è il piano industriale di Vivendi? Noi valutiamo positivamente l'istruttoria che il suo Ministero ha proposto a Palazzo Chigi perché in quel caso ci può essere l'occasione per poter verificare non la nazionalità, che è irrilevante, ma la possibilità di vedere garantito l'interesse nazionale.

Ecco su questa vicenda, al di là di come andrà a finire STX, noi sosteniamo fino in fondo il Governo e vorremmo capire anche meglio che cosa vuol dire una joint venture che si estende ai cantieri navali militari ma, comunque vada a finire la vicenda, il punto è che bisogna verificare fino in fondo se stiamo facendo quanto necessario per affermare l'interesse nazionale, non la nazionalità dell'azionista di riferimento. Sulle telecomunicazioni si sta determinando un controllo di fatto che può portare a richiedere un'OPA oppure no? E la questione della rete - voglio cogliere questa occasione - la rete di Telecom è un tabù oppure possiamo valutare una ripresa di controllo da parte del soggetto pubblico magari attraverso Cassa depositi e prestiti, rete di Telecom che non è meno strategica della rete per l'energia e per il gas di Terna o di altre reti che sono in mano a CDP. Qua non si tratta di ritorsioni: si tratta di aprire gli occhi e di capire che è un mondo è finito, se è mai esistito, e che ci può essere un modo intelligente e cooperativo in cui si afferma l'interesse nazionale, un patriottismo costituzionale che fa della cooperazione un modo per andare avanti insieme. Attendiamo qualche risposta, Ministro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Ministro, la linea tracciata dal suo intervento conferma la fermezza, la coerenza mantenuta dal Governo nel corso di queste settimane. È una posizione che propone una risposta adeguata a quella che appare come una mera volontà di affermazione nazionalistica e anche di determinare rapporti di forza sullo scenario internazionale da parte della Francia. Il dossier Fincantieri è purtroppo scivolato velocemente dal piano economico industriale a quello politico-diplomatico aprendo scenari politici internazionali che stridono evidentemente con la vocazione europeista e liberale che avrebbe dovuto caratterizzare il neo-insediato Governo francese. Facendo una considerazione preliminare cioè, sebbene l'esercizio del diritto di prelazione da parte della Francia sulle azioni oggetto di cessione di STX era certamente un'eventualità presente sul tavolo, non è possibile però trascurare lo sforzo congiunto fatto da Italia e Francia, che lei ha ricordato, nel corso del processo di acquisizione, trattative che hanno poi portato alla firma dell'Heads of terms con la Francia, che è un documento di intesa giuridicamente non vincolante ma per questo non impegnativo perché soprattutto costituisce la piattaforma programmatica che ha affermato un importante momento di convergenza rispetto ad obiettivi strategici internazionali che travalicano l'orizzonte soltanto industriale e hanno riverberi marcati, evidenti sullo sviluppo della politica comune dell'integrazione europea. È evidente, però, che lo scenario che si è determinato in questi giorni con una sorta di escalation da parte del Governo francese e, quindi, successivamente di resistenza da parte del Governo italiano non potrà non avere ripercussioni sul piano della politica internazionale ed impone evidentemente una riflessione sulla reale evoluzione della politica economica comune e sulla credibilità dell'Unione. Infatti non possiamo dimenticare che la Francia nell'assetto geopolitico che si è venuto a determinare dopo la Brexit ha acquisito un peso politico ancora più determinante ma questo rilievo politico più determinante comporta anche una duplice responsabilità nella determinazione dell'indirizzo politico dell'Unione europea che deve guardare alle possibilità di cooperazione politica, economica ed industriale. Non si può non dare l'adeguato rilievo europeo su questo dossier: l'acquisizione di STX France da parte di Fincantieri, come ha ricordato giustamente l'amministratore delegato del gruppo Giuseppe Bono, potrebbe portare a confermare che l'Europa ha possibilità di competere nel mercato mondiale. Questa è la questione di fondo e l'Unione europea quindi ha bisogno di unire i suoi interessi industriali e questa situazione evidentemente appare soltanto divisiva e sul piano economico e sul piano politico. Ha svelato - è stato ricordato - un'altra faccia della politica francese del novello Macron che è distante evidentemente da quella vocazione liberista ed europeista che aveva caratterizzato il suo insediamento. Prendiamo atto di questo indirizzo politico diverso, sapendo però che sul piano degli impegni e della credibilità dell'interlocuzione il nostro Paese ritiene ancora la Francia un partner affidabile.

Evidentemente, signor Ministro, a questo punto l'accordo andrà rinegoziato sempre in parti essenziali, ma noi vogliamo e sosteniamo questo suo lavoro, il lavoro del Governo, che sia capace di assicurare in questa delicata operazione non soltanto l'obiettivo industriale economico del gruppo Fincantieri, che ormai è rinato e, dopo le sue vicende degli altri anni, oggi costituisce un punto di riferimento forte nel panorama europeo internazionale. Ma evidentemente - mi si consenta - la nostra azione deve essere anche di orgoglio e dignità della nostra economia, soprattutto se guardiamo al ruolo che questa vicenda può determinare nel processo d'integrazione europea e nella competitività economica dell'Unione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Signora Presidente, signor Ministro, io credo che quest'Aula abbia perso, alla luce di alcuni interventi che mi hanno preceduto, l'ennesima occasione per rafforzare l'immagine del nostro Paese all'esterno.

In questo momento, al di là delle sue posizioni politiche, al di là delle sue appartenenze politiche, io credo che abbiamo di fronte un Ministro e un Governo che va rafforzato - e possibilmente unanimemente rafforzato - per difendere gli interessi del Paese, nei confronti di un'aggressione commerciale da parte di un Paese amico della Comunità europea. La vera forza per il 27 settembre dovrebbe essere espressa da questo Parlamento nel sostenere l'azione del Governo. Dopodiché - mi passi l'espressione - i panni sporchi devono essere lavati in casa. Ed è indubbio che la vicenda di STX è un punto molto critico, non tanto e non solo dei rapporti tra Italia e Francia, ma anche soprattutto nella stessa esigenza di un'Unione europea, nella quale certamente la concorrenza interna esista e sia stimolo per tutti, ma senza inutili protezionismi, che alla fine non potranno che danneggiare anche coloro che li esercitano in modo, per così dire, poco prudente, per usare un eufemismo. Il ricordo va al 2008, quando il Governo Berlusconi bloccò, a parti invertite, l'acquisizione da parte Air France-Klm della quota maggioritaria di Alitalia.

Naturalmente dobbiamo sgombrare il campo anche da tutta una serie di reazioni emotive, che portano anche molti politici italiani a pose misogalliche, che potevano avere un senso forse nel diciottesimo secolo, ma certo oggi, piaccia o meno, sia da questo lato che al di là delle Alpi, l'Unione europea è un fatto. È una necessità per entrambe le nazioni, che certo da sole non potranno mai competere con i giganti che ormai stanno dominando sempre di più il mercato globale. Bene ha fatto, quindi, il Governo a mantenere una posizione ferma e rigorosa, ma senza inutili isterie, che nel recente passato hanno solo prodotto sarcastici commenti e sardonici sorrisi.

Vede, signor Ministro, io preferisco avere un Governo serio, che è sicuramente da preferire a un Governo sbruffone, malato di “annuncite” e poco credibile. È, invece, positiva la possibilità di una collaborazione tra Italia e Francia anche in campo militare, come si è discusso anche nella giornata di ieri, oltre che civile, come previsto dagli accordi sinora validi. Si tratterebbe di una collaborazione, che tra l'altro si inserisce in un terreno già dissodato, visto che Fincantieri è impegnata in Francia con il programma italo-francese di Fregate europee multi-missions (Fremm).

L'estensione di questo tipo di accordi sarebbe un ponte importante tra le due nazioni transalpine e certamente varrebbe a svelenire il clima, non certo particolarmente disteso in questo periodo, stante anche il rifiuto francese di collaborare con l'Italia per quel che riguarda il fenomeno migratorio. Tutto questo, però, non può fare dimenticare una situazione più generale, che la Camera ha affrontato nella scorsa primavera, con le mozioni relative all'estensione eventuale dei cosiddetti poteri speciali del Governo, per salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica. Ancora una volta si deve evitare di ricorrere ad un'emotività, non si sa se voluta o creata ad arte.

Certamente, però, evidenzia un doppio binario francese, che l'Italia non può accettare. Il protezionismo - occorre ripeterlo - è privo di senso nel ventunesimo secolo e, nella realtà globale in cui tutti noi europei da soli siamo dei nani di Lilliput rispetto ai giganteschi Gulliver, che nessun laccio può tenere legati alla terra.

Quindi, signor Ministro, io credo che negli anni dal 2014 al 2016, su trenta operazioni notificate, mai era stato posto un veto da questa parte delle Alpi. E questo non tanto per motivi oggettivi, ma per la lentezza dell'attivazione dei meccanismi che consentono l'esercizio dei poteri speciali che pure esistono. Ma è chiaro - ripeto - che una politica protezionistica francese non può causare che reazioni anche da noi, con risultati negativi per tutti. Non è per forza un male che imprese italiane finiscano sotto il controllo di un partner amico, ma è certamente un male se questo partner non si mostra altrettanto amico a casa sua, come si dice oggi (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, Ministro Calenda, potremmo qui parlare, come hanno fatto già molti colleghi, di tutta la ricostruzione storica di questa nota vicenda, che comincia praticamente con il 27 luglio, il giorno in cui il Governo francese ha deciso di nazionalizzare i cantieri navali di STX, praticamente, come si dice dalle mie parti, dando un colpo di rasoio sul viso di Fincantieri e, per interposta persona, sulla dignità del nostro popolo, della nostra nazione, sulla sua credibilità, sulla credibilità di una grande azienda, come Fincantieri è nel suo settore e nel suo comparto.

Penso che a noi tocchi il compito di fare un po' la morale. Siamo sinceramente contenti di vederla, Ministro, con posizioni finalmente chiare, anche in relazione ai nostri partner europei, con posizioni oltretutto rappresentate in maniera energica da lei. Per certi aspetti anche il Ministro Padoan ci ha stupito, più di quanto non ci abbia stupito lei.

Però, c'è un difetto di fabbricazione, per quello che attiene anche la vostra capacità di reazione, che è il ritardo. Si arriva sempre tardi, non si ha mai la capacità di capire preventivamente che cosa accade nello scenario geopolitico, si fa finta di immaginare l'Unione europea come una grande patria comune, cosa che non è, perché, ahimé, l'Unione europea è come fosse la metafora di una terza guerra animata dai Paesi europei e combattuta, invece che con gli eserciti e con i carri armati, con altre armi, che sono le armi dei poteri finanziari, sono le armi del debito pubblico, sono le armi che comunque hanno messo in campo quei partner europei, che hanno già magari, da questo punto di vista, più argomenti da mettere sul tavolo.

Ora, sotto questo aspetto, che cos'è che ci lascia perplessi? Non solo le dichiarazioni improvvide fatte dall'ex Presidente Renzi, citate anche qui e pluricelebrate, in favore di Macron, ma anche alcuni comportamenti sprovveduti. Io rammento, per esempio, il comportamento assurdo tenuto dal Governo Gentiloni e da Gentiloni anche in prima persona, già Presidente del Consiglio, nei confronti degli Stati Uniti d'America, quando le elezioni presidenziali elessero negli Stati Uniti Donal Trump, carica importantissima per gli Stati Uniti, ma altrettanto importante, anzi forse più importante, per quello che attiene agli equilibri del pianeta.

Abbiamo qui ascoltato ancora una volta - noi lo abbiamo fatto tante volte e quindi replichiamo - i giudizi postumi, rispetto all'aggressione della Francia nei confronti della Libia e di Gheddafi, che hanno comunque scombussolato gli equilibri del Mediterraneo e messo in una posizione di grandissima difficoltà. Ancora più di recente abbiamo oggi sostenuto un dibattito importante sulla missione in Libia e abbiamo dovuto nuovamente citare, chiamiamole interferenze, dal momento che, comunque, tra Italia e Libia c'è un rapporto storico, che storicamente si è articolato nelle varie stagioni, in maniera diversa, ma senza mai mettere in discussione, da parte dell'intera comunità internazionale, il ruolo prioritario e strategico dell'Italia nelle relazioni con la Libia. Macron ha convocato i due Governi di Tripoli di Tobruk a Parigi. Ha fatto di più, ha fatto delle proposte importanti, ha annunciato - poi parzialmente ha fatto “motori indietro” - la realizzazione di hotspot in terra libica, a partire dall'autunno, dalla prossima stagione. Insomma, è tutto un gioco a scavalco che si arricchisce di questo lungo elenco di aziende, ex italiane, che sono state già fagocitate dalla Francia o dalle aziende francesi: Parmalat, Gucci, Bulgari, Fendi, Eridania, Loro Piana; poi abbiamo in corso l'operazione Vivendi, che si sta in qualche maniera contrastando, lo sta facendo più Mediaset che non il Governo; poi c'è Telecom, su cui noi rinnoviamo un'ipotesi di proposta di nazionalizzazione, non fosse altro per dimostrare che, al di là della capacità di battere i piedi per terra, c'è anche un tentativo di reazione che possa essere preso in considerazione; poi c'è BNL Paribas, UniCredit, Cariparma, Carispezia, FriulAdria, che sono nelle mani di Crédit Agricole; Pioneer, Palazzo della civiltà italiana, voglio ricordare, acquisito, stiamo parlando di Roma, è il patrimonio dell'Eur, lì ci doveva essere una sorta di palazzo, di museo del made in Italy, oggi è gestito da Fendi, Fendi è francese, il Palazzo della civiltà italiana è francese, per analogia; Galbani, Ferrario, Boschetti alimentari Spa, Fattorie del sole, Edison e Acea in quota parte, per quello che attiene al comparto dell'energia. Voi state scoprendo che c'è un'aggressione della Francia nei confronti dell'Italia: benissimo, fuori tempo massimo è una constatazione che ci fa piacere che voi abbiate messo in campo, ora vogliamo vedere i risultati di questa constatazione, soprattutto nella ragione, che abbiamo potuto ascoltare anche da altri colleghi, della necessità di un intervento regolamentatore di un'Unione europea, se l'Unione europea ha ancora un senso.

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

FABIO RAMPELLI. Se voi farete - concludo - le cose con chiarezza, Fratelli d'Italia starà al fianco del Governo nella difesa dell'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Bombassei. Ne ha facoltà.

ALBERTO BOMBASSEI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, abbiamo ascoltato le sue parole con grande attenzione e siamo soddisfatti della posizione che ha tenuto questo Governo e che noi, come gruppo di Civici e Innovatori, condividiamo appieno. Siamo da sempre convinti europeisti, fin dalle nostre origini comuni, e credo che questa nostra avventura politica di questo periodo rappresenti veramente la nostra convinzione sull'europeismo. Lei, signor Ministro, nei giorni scorsi è stato molto chiaro quando ha detto che gli italiani certamente non valgono meno dei coreani e credo che questo valga anche con l'altra affermazione che noi non vorremmo non avere almeno il 51 per cento e se, nel caso non riuscissimo ad averlo, i francesi potrebbero andare avanti per conto loro. Credo che sia, questa, una risposta un po' di reazione, ma io condivido quello che il collega Epifani ha detto prima. Noi siamo convinti che la scelta che è stata fatta prima sia un'ottima scelta e, quindi, insisteremo per avere e ottenere questa soluzione.

Condivido, poi, le cose che lei ha detto ieri al suo omologo francese Le Maire. Credo che la fiducia reciproca la si debba guadagnare, soprattutto rispettando gli accordi che sono stati presi, e questo forse è veramente il caso che noi abbiamo fatto bene a ricordare. E credo che, nella esperienza del passato, fatta come imprenditoria in generale, come imprenditori italiani, devo dire che abbiamo tantissime esperienze di accettazione in tanti Paesi europei senza nessun problema. Quindi, credo che questo rappresenti, come lei ha ben detto, veramente un'eccezione inaccettabile.

Io voglio sperare che questo episodio non comprometta altri investimenti che i miei colleghi imprenditori potranno avere verso la Francia con delle premesse così negative, ma credo che la dimostrazione, in qualche modo, che la Francia sta dimostrando, di essere europeista - non dimentichiamoci che la Francia è uno dei Paesi fondatori dell'Europa - è che sia europeista quando investe fuori dal proprio Paese, invece, faccia del nazionalismo facile quando invece deve cedere qualche attività (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, Presidente. Buonasera, signor Ministro, ben volentieri le diamo atto di avere detto delle cose, a nostro avviso, esatte e ragionevoli, quando ha criticato le scelte nazionaliste e antimercato francesi e anche quando, in un primo momento, ha esortato l'Italia a non fare altrettanto. Ci pare, però, un po' contraddittorio l'annuncio della golden share, che non è strumento liberale e pro mercato. Da questi banchi di Direzione Italia, noi continueremo a dire e a chiedere cose liberali, non a sollecitare atteggiamenti protezionistici e antimercato.

Ma, nel poco tempo che abbiamo, ci sia consentito un ragionamento più di fondo: lei non è un passante, lei è un autorevole esponente del Governo e con lei non possiamo limitarci a esaminare un testo, ma guardare il contesto. In dieci giorni l'Italia ha ricevuto dalla Francia non una, ma tre umiliazioni: sull'immigrazione, sulla Libia, su Fincantieri. Poi possiamo raccontarcela diversamente, come faceva Woody Allen quando diceva ‘li ho affrontati con decisione, con un colpo di naso sul pugno e un colpo di mento sulle ginocchia', però dipende dai punti di vista.

Vede, signor Ministro, non colpevolizzo solo il Governo, ma poniamo una domanda - questo sì - al Governo e all'establishment italiano sul posizionamento geostrategico di questi mesi: quante risatine contro Trump, fuori luogo; quanti attacchi verso Brexit, lei stesso, la sua polemica con Boris Johnson; e invece quante attenzioni solo all'asse franco-tedesco, quanti Forza Europa. A nostro avviso, signor Ministro, vale sul posizionamento politico complessivo e vale anche sui temi economici, l'Italia dovrebbe avere un atteggiamento dinamico e non schematico, guardando certo all'Unione europea, ma anche all'anglosfera, ma anche all'est Europa, ma anche al Mediterraneo. Se accettiamo di essere solo ruota di scorta marginale e laterale dell'asse franco-tedesco o germano-francese, temo saremo trattati come una specie di agriturismo per turisti e imprese francesi e tedesche, con richiesta di catering, good food and good wine. Pensiamo - e pensiamo che anche lei sia di questa opinione - che l'Italia debba avere una missione più alta e diversa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, grazie signor Ministro, grazie per le cose che ha detto, che noi condividiamo interamente, grazie soprattutto per la cultura che sta dietro o sembra stare dietro alle cose che lei ha detto. Bisogna dirlo e ripeterlo: l'Italia è una grande nazione commerciale! Le grandi nazioni commerciali vivono e prosperano su mercati liberi ed aperti. L'Italia è un grande Paese, che è competitivo nel mondo, che esporta, credo, 50 miliardi, più o meno, di merci, più di quante ne importi, e quindi è un Paese che muore con il protezionismo. Questa cultura del sovranismo, del protezionismo, della chiusura è non la cultura di un grande Paese, ma la cultura di un piccolo Paese avviato al declino. Siamo competitivi, siamo capaci di navigare in mercati aperti e dobbiamo avere fiducia in noi stessi.

Io, quando la Francia compra un'impresa italiana, sono contento, perché paga! Il mio problema, semmai, è: chi vende alla Francia, quei soldi, li reimpiega in Italia? Siamo capaci di favorire nuovi investimenti in Italia? Perché chi compra in Italia, non dimenticatelo, porta risorse in Italia. Certo, sarebbe inammissibile, all'interno dell'Europa, se il capitale italiano non fosse il benvenuto in Francia; stia sulla sua posizione, che è fortissima: il Governo francese ha il diritto di nazionalizzare, e nazionalizzi, se se lo può permettere. Ma se lo può permettere? E se non nazionalizza, qualunque tentativo di cedere i cantieri ad un interlocutore diverso da quello italiano che ha formulato la proposta migliore, sarebbe meritevole di una immediata procedura d'infrazione, nella quale certamente perderebbero, senza fare la guerra alla Francia, non vale la pena. Non ci sono soluzioni dell'interesse italiano contro l'interesse europeo, l'interesse italiano vive, prospera e cresce dentro un più grande interesse europeo, di cui lei, sono sicuro, avrà cura nel dialogo amichevole ma fermo con i suoi colleghi francesi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Si riprende la discussione dei documenti Doc. VIII, n. 9 e Doc. VIII, n. 10.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione congiunta dei Documenti: conto consuntivo della Camera deputati per l'anno finanziario 2016 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 10)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il Questore, Paolo Fontanelli, ha espresso i pareri sugli ordini del giorno presentati.

Al riguardo, ricordo che il deputato Caparini ha accolto le proposte di riformulazione riferite agli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/58, n. 9/Doc. VIII, n. 10/60, n. 9/Doc. VIII, n. 10/63, n. 9/Doc. VIII, n. 10/64, n. 9/Doc. VIII, n. 10/65, n. 9/Doc. VIII, n. 10/69 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/72.

Avverto, inoltre, che il deputato Melilla ha accolto le proposte di riformulazione riferite agli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/1, n. 9/Doc. VIII, n. 10/3, n. 9/Doc. VIII, n. 10/4, n. 9/Doc. VIII, n. 10/5, n. 9/Doc. VIII, n. 10/6, n. 9/Doc. VIII, n. 10/7, n. 9/Doc. VIII, n. 10/8, n. 9/Doc. VIII, n. 10/10, n. 9/Doc. VIII, n. 10/11, n. 9/Doc. VIII, n. 10/13 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/14.

Il medesimo deputato Melilla ha raccolto l'invito al ritiro riferito agli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/2, n. 9/Doc. VIII, n. 10/9 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/12.

Avverto, infine, che il deputato Pisicchio ha accolto la proposta di riformulazione riferita all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/15.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/16 Luigi Di Maio, che è stato accolto subordinatamente ad una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo per spiegare la nostra posizione riguardo anche ad alcuni ordini del giorno che, ahimè, non sono stati ammessi e che per noi era importante discutere in quest'Aula, perché come tutti gli anni il nostro pacchetto di proposte viene avanzato a quest'Aula e contiene alcune questioni che riguardano tanti privilegi di quest'Aula. Noi vi avevamo chiesto, ad esempio, di dimezzarvi lo stipendio come facciamo noi ogni mese e di restituire le eccedenze allo Stato, di rendicontare tutte le spese; vi avevamo chiesto di equiparare l'assegno di fine mandato ad un semplice TFR come tutti i cittadini normali; vi abbiamo chiesto di equiparare il trattamento pensionistico a quello di tutti i cittadini italiani, applicando la legge Fornero. C'è sempre stato risposto di “no”.

Vi abbiamo chiesto di tagliare delle spese inutili, abbiamo portato avanti molte battaglie, ad esempio, sull'abolizione dei vitalizi ai parlamentari condannati, e anche qui ci avete detto di “no”. C'è stato un iter preciso di un provvedimento, la proposta di legge Richetti, che ora è in Senato e che lì è stata bloccata. Abbiamo provato altre vie, in tutte le sedi, in Ufficio di Presidenza, ogni anno, con degli ordini del giorno al bilancio; abbiamo provato a dialogare anche su questo tema.

Le abbiamo provate tutte, Presidente, in questi cinque anni e, ancora una volta, ci abbiamo provato anche in questa sede, ma, ahimè, con totale discrezionalità anche della Presidente, è stato deciso di non ammettere alcuni ordini del giorno che per noi erano fondamentali per eliminare un privilegio, quello dei vitalizi e quello del trattamento pensionistico, che, nel 2017, non può più esistere.

Presidente, dopo il dibattito che è avvenuto anche questa mattina in quest'Aula e quando c'è stata anche tolta la parola ingiustamente, non possiamo più accettare di dare seguito a questa che è una discussione per noi farsa, una discussione che non ha più senso di esistere dopo cinque anni. Allora, Presidente, non vogliamo renderci complici di questa discussione, mentre voi, ancora una volta, in quest'Aula vi mantenete i privilegi: perché i privilegi fuori da quest'Aula i cittadini non li hanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per questo, Presidente, noi ci togliamo da quest'Aula (Applausi), da questa discussione che non ha nessun senso, per farvi ancora una volta mantenere i vostri privilegi e usciamo nel mondo reale: quello dei cittadini che non è fatto di privilegi, che voi vi volete tenere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Proprio per questo, Presidente, annuncio che il MoVimento 5 Stelle non parteciperà a questa ennesima farsa, di cui anche lei, Presidente, è complice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Questa è una prerogativa del gruppo.

MATTEO RICHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa? Perché noi adesso siamo sugli ordini del giorno e sulle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Non vorrei aprire un dibattito che non sia inerente alla dichiarazione di voto in merito all'ordine del giorno.

MATTEO RICHETTI. Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'ordine del giorno su cui è appena intervenuto il collega per motivare il voto contrario alla proposta di ordine del giorno e per sviluppare velocemente, Presidente, una riflessione. Perché sono giorni in cui, in relazione ai lavori di quest'Aula, prima sul provvedimento di superamento del vitalizio e, poi, con la discussione del bilancio della Camera di oggi, c'è nel Paese una discussione che, secondo me, non va sottovalutata, alla quale va data un'importanza anche nel dibattito tra di noi e nella costruzione dei nostri lavori.

Mi riferisco a questa idea per cui si afferma un antiparlamentarismo, una modalità diffusa di destrutturare fino a delegittimare il lavoro parlamentare, che lo dico, Presidente, ha interessato anche, in alcune fasi, le azioni intraprese non solo dal sottoscritto, ma da altri colleghi di questa maggioranza, e non solo di questa maggioranza.

Ebbene, non c'è occasione migliore, Presidente, anche per le parole che le sono state rivolte in questo momento - le parole che afferiscono ad una sua complicità circa il non consentire all'Aula di sprigionare un'azione di riduzione di taglio di quelli che sono stati chiamati privilegi - per affermare una distinzione netta, puntuale e precisa tra chi non perde occasione di costruire un'unica discussione - indennità, rimborsi, vitalizi che non ci sono più, prerogative, finte restituzioni - e chi, invece, propone un'azione di riforma puntuale.

Lo dico perché sono state anche ore complicate, in cui la discussione parlamentare e l'azione parlamentare, anche quella personale, sono state accompagnate da una definizione da parte di chi ha agito quest'Aula non lusinghiera: il mentecatto della politica, il dilettante stregone alle prese con una normativa che non si regge. Ecco, se si rivendica la nobiltà dell'impegno, si deve cercare di avere la forza di affermarla anche terminato questo impegno.

E con riferimento a chi oggi, addirittura, arriva a costruire un parallelo tra la cultura “anti-vax” e quella antiparlamentare e antipolitica, ripeto, non c'è migliore occasione che restituire agli italiani l'idea che c'è qualcheduno che, in quest'Aula, ci sta con i piedi piantati per terra e si limita a contrastare puntuali elementi di privilegio, fermo restando il respingere con forza, perché siamo in dichiarazione di voto, tutto ciò che è solo e soltanto propaganda, nel non attaccare, nel non minare nemmeno lontanamente l'azione del parlamentare, le sue prerogative, gli istituti che lo contraddistinguono, anzi nel vigilare perché queste non vengano meno. E, invece, c'è un filo conduttore che lega una cultura della ambiguità, della paura, della disinformazione, anche contro la politica e le istituzioni, ma non ci appartiene. Mi faccia dire, Presidente, che non ci appartiene, perché se c'è una cosa, nella fatica e nell'impegno di tutti i giorni, che sta emergendo è che quando si arriva nelle istituzioni solo con il messaggio di distruzione delle strutture stesse non solo si lasciano grandi città senza acqua e senza trasporti, si lascia anche la politica senza dignità e noi su questo fronte non ci troverete mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. A questo punto, io devo chiedere ai rappresentanti del gruppo MoVimento 5 Stelle che sono ancora in Aula se i presentatori degli ordini del giorno sono in Aula o sono andati via, perché io devo capire se sono decaduti gli ordini del giorno. Quindi, se i presentatori sono usciti, gli ordini del giorno sono decaduti.

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Tabacci?

BRUNO TABACCI. Signora Presidente, non so se con il collega Richetti abbiamo avviato una nuova discussione…

PRESIDENTE. No, no.

BRUNO TABACCI. Però, questo è importante, perché mi è parso così, mi è parso di capire che - io ero pronto a votare gli ordini del giorno - si è aperta una discussione politica; dobbiamo far finta di nulla? Vorrei, semplicemente, tramite suo, ricordare all'onorevole Richetti che fare troppe parti in commedia è un'operazione molto difficile (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Ciprini è presente, bene, i suoi ordini del giorno sono il n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 e il n. 9/Doc. VIII, n. 10/45. Sull' ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 Ciprini, c'è un invito al ritiro o parere contrario. Deputata, insiste per votarlo? Se insiste per votarlo, lo metto in votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, ma iniziamo dall'inizio!

PRESIDENTE. Sono decaduti, sono decaduti. Scusate, abbiate pazienza, sto presiedendo io.

Allora, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Ecco, ci tengo particolarmente, presenterò questo ordine del giorno e poi abbandonerò l'Aula, questo e il prossimo. Questo è quello sui drug test ai parlamentari, è un ordine del giorno che questo è il terzo anno che presento e a cui tengo particolarmente, perché c'è stata anche quest'anno una novità in materia, come lei sa, Presidente. C'è stata a maggio di quest'anno un'inchiesta, del Fatto quotidiano Millennium, che ha rilevato, nei bagni adiacenti l'Aula, delle tracce di cocaina. È stata un'inchiesta svolta dal giornalista Thomas Mackinson. Ebbene, questa inchiesta aveva un titolo eloquente, era: “La Camera se la tira”.

Il suo portavoce, Presidente, chiaramente, è intervenuto al riguardo, dichiarando e precisando che l'accesso ai bagni a Montecitorio - ha detto il suo portavoce - non è di esclusiva pertinenza dei deputati; questa è una circostanza senz'altro vera, ma ritengo, comunque, che scaricare la colpa su presunti esterni non metta al riparo l'istituzione del Parlamento dal danno d'immagine che ne deriva per la propria credibilità istituzionale. Infatti, rimane grave che nel Parlamento sorvegliato dalle forze dell'ordine e tra l'altro, anche, agli ingressi, con dei piantoni, possano essere introdotte delle sostanze stupefacenti. Non è proprio accettabile continuare a offrire ai cittadini l'immagine di un Parlamento con oltre la metà dei deputati che si ostina a votare contro ai drug test per i parlamentari; drug test che sono, ad esempio, previsti per altre professioni, ricordo i mulettisti, che sono sottoposti a controlli preventivi, ma anche occasionali e periodici, proprio perché, ad esempio, l'attività di mulettista, di addetto alla guida di un muletto, è considerata un'attività importante, delicata per la sicurezza di se stessi, ma anche per quella degli altri e, quindi, a maggior ragione, riveste particolare importanza il fatto che chi si mette alla guida del Paese deve quanto meno essere idoneo nelle sue capacità fisiche e mentali e non possa far, quindi, uso di sostanze pesanti.

Per questo, ripropongo di nuovo a quest'Aula, questo ordine del giorno sui drug test ai parlamentari, in quanto prevedo, quindi, di rendere ammissibili e obbligatori i controlli per verificare l'uso di droghe pesanti tra i parlamentari, attraverso l'utilizzo di specifici kit antidroga, da sottoporre a totale carico economico degli esaminati, pubblicando, altresì, i risultati sul sito della Camera a garanzia del rapporto di trasparenza con i cittadini stessi.

Inoltre, prevedo di compiere periodicamente, nei locali della Camera, verifiche ambientali, in particolare nei luoghi di possibile assunzione, come i bagni, pubblicando sul sito della Camera le risultanze sotto forma di dati aggregati e, inoltre, propongo di consentire periodicamente controlli con cani antidroga innanzi agli accessi dei locali della Camera e all'interno degli stessi, previo accordo con i parlamentari che dovranno rinunciare, momentaneamente, all'immunità per le ispezioni specifiche.

Quindi, auspico che questa volta, ecco, l'ordine del giorno possa essere accolto, poiché l'ennesimo rifiuto dei controlli antidroga sarebbe un grave passo falso nella Casa delle leggi della Repubblica italiana, perché darebbe un pessimo segnale in direzione opposta a quella di una sana politica. Pertanto, ci tengo quest'oggi ad essere presente a questa votazione che, lo ripeto, ripropongo per la terza e ultima volta, in questo scampolo di legislatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, finora avevamo ricevuto accuse qualunquiste: parlamentari ladri, corrotti, assenteisti, nullafacenti; oggi, aggiungiamo un'altra accusa infamante, quella di essere dei tossicodipendenti che, in quest'Aula, non sono nel pieno delle proprie facoltà mentali (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e, quindi, devono essere messi sotto controllo.

Io suggerirei, accanto ai marinai o ai carabinieri e all'esercito che vigilano su quest'Aula di mettere un paio di cani antidroga e ogni volta che passiamo far annusare le nostre borse da questi cani antidroga.

La questione è grave, ma non è seria, direbbe Flaiano (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Mi dispiace che i deputati del MoVimento 5 Stelle se ne siano andati, se l'avessimo fatto noi, di qualunque gruppo, loro ci avrebbero accusati che il generale agosto incombe e, quindi, è meglio tornarsene a casa un po' prima, con il trolley che sta lì a disposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico). Penso che si sono sottratti ad un confronto, perché io mi ero preparato, me ne dispiace, perché ho utilizzato alcuni giorni della mia vita per studiare i rimborsi, per studiare questo microcredito, per studiare tante cose su cui, oggi, loro avrebbero potuto rispondere. Quindi, la cosa mi dispiace ma è un'ulteriore testimonianza di come questi signori pensano che il Parlamento debba avere una centralità nel dibattito pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico).

MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Presidente, volevo sapere se teoricamente l'ordine del giorno è sempre valido, perché mi pare che la collega Ciprini sia uscita dall'Aula, non so se ciò è indice del livello di apprezzamento del dibattito di quest'Aula da parte dei deputati del MoVimento 5 Stelle. Lo ha già fatto il collega Melilla, ma non vorrei che l'Aula non avesse capito esattamente per cosa stiamo per votare. Una nostra collega deputata ha proposto che vengano posti all'ingresso della Camera dei deputati i cani antidroga per rilevare il nostro tasso di uso - ah, c'è ancora, perfetto - di sostanze stupefacenti, anche citando una grande inchiesta giornalistica che passerà certamente alla storia, come l'inchiesta a cui ha fatto riferimento la collega; peccato che fosse riferita a un bagno che è di utilizzo anche dei giornalisti e bisognerebbe estendere questo tipo di controlli anche ai giornalisti che entrano, ai funzionari, al personale che accede alla Camera, bisognerebbe estenderlo a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Io sarei, come dire, anche al limite favorevole, ad una condizione che dirò fra un secondo, ma prima di tutto vorrei suggerire ai colleghi del gruppo dei 5 Stelle che hanno presentato un ordine del giorno del genere di suggerirlo a Maduro, perché magari in Venezuela ne hanno bisogno di norme del genere, perché una qualche bustina in qualche tasca di qualche deputato, verrebbe sicuramente inserita prima da qualcuno. Detto questo, sarei favorevole a un ordine del giorno del giorno del genere, se riuscissimo ad addestrare i cani anche alla rilevazione del QI (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà. Colleghi, abbiate pazienza, ho diversi colleghi iscritti a parlare.

ARCANGELO SANNICANDRO. Anche quest'anno dobbiamo dibattere di questo grande problema. Dice la collega che un giornalista - non so come abbia fatto - ha rilevato all'interno dei gabinetti dell'Aula delle tracce di cocaina e lei è preoccupata perché dice che “la cocaina e le sostanze psicoattive modificano le condizioni psichiche del soggetto e ne alterano l'equilibrio psicofisico. Le sostanze stimolanti, come la cocaina, conducono a delirio di persecuzione, allucinazioni, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, eccitazione, iperattività, attacchi di collera, pensiero incoerente e riduzione della capacità di autocritica ed egocentrismo”. Ma di chi stanno parlando? Del gruppo dei 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Partito Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE)? Non mi rubate il tempo. Concludo soltanto dicendo che non c'era bisogno della inchiesta del giornalista: è sufficiente stare in tribuna in quest'Aula e si fa un buon monitoraggio di come si alterano le coscienze e di come certi gruppi parlamentari farebbero bene a passare da qualche ambulatorio clinico per la cura, appunto, delle alterazioni psichiche e comportamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, solo per dire che noi abbiamo preso seriamente il lavoro in quest'Aula in merito a questo tema e su questo ordine del giorno io non so se sia possibile ma visto che alcune parti sono condivisibili chiederemo il voto per parti separate (Commenti), in quanto noi condividiamo l'utilizzo di kit specifici antidroghe da sottoporre a totale carico economico dei deputati, magari a partire dal gruppo dei proponenti. Però, non possiamo condividere il fatto che si possano introdurre cani antidroga all'interno dei locali della Camera. Condividendo la battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere da parte dei Civici e Innovatori, tranne il collega Menorello, noi chiediamo, quindi, che si possa mettere in votazione per parti separate questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Un attimo, che dobbiamo valutare la votazione per parti separate. Quindi, i primi due dispositivi con le premesse e il terzo dispositivo a parte: è così, deputata? Va bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Telegraficamente, Presidente, per dire che in materia noi ci esprimeremo liberamente. Quindi, non c'è un'indicazione di gruppo. So che i colleghi del mio gruppo a suo tempo si sono sottoposti quando, per analoghe libere iniziative fuori dal Parlamento, sono stati fatti questi test. Quindi, nulla osta, dal mio punto di vista, a controllare. Mi sembra un po' bizzarro farlo a spese del contribuente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, anche per un sorriso. Qualche anno fa, quando ero più giovane e più scapestrato, mi capitò di dire che un eventuale cane poliziotto nei palazzi della politica avrebbe avuto il naso in tilt. Molti anni dopo credo che l'eventuale povera bestia nei palazzi della politica avrebbe, ben al di là dell'eventuale presenza di sostanze stupefacenti, motivo per mordere - anzi, come si dice al centro-sud, per mozzicare - anche soltanto ascoltando alcuni discorsi e la povera bestia avrebbe ragione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Sull'argomento intervengo rapidamente. Nella scorsa legislatura ci fu un gruppo di parlamentari, tra cui anche il sottoscritto, che proprio su questa vicenda liberamente si sottopose all'analisi del capello.

Io credo che questa sia un'Aula che, non fosse altro per il rispetto delle scelte dei cittadini che ci hanno mandato qui, ha il dovere di essere rispettata in questo e, cioè, nel fatto che liberamente ognuno di voi può, se vuole ma non coercitivamente e men che meno attraverso l'uso di cani qui dentro, sottoporsi e far verificare e comunicare, come si fece nella scorsa legislatura ed eravamo un centinaio di parlamentari tra Camera e Senato, l'eventuale esito di una simile analisi. Ma ritengo - e quindi sono favorevolissimo a una valutazione di questo genere - che tale decisione vada lasciata al libero arbitrio del singolo specifico parlamentare per la dignità di quest'Aula e di chi, non singolarmente ma collegialmente, siede qui rappresentando l'intero popolo italiano.

Ma da qui a dire che occorre un controllo di questo genere credo che ce ne passi abbondantemente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 Ciprini, limitatamente ai primi due capoversi del dispositivo e alla premessa, su cui il parere del Collegio dei questori è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 Ciprini, limitatamente all'ultimo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Collegio dei questori è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini, sul quale vi è una riformulazione. Deputata Ciprini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione perché va nel senso contrario all'intendimento del mio ordine del giorno che ora vado rapidamente a spiegare, dopodiché lascerò anch'io quest'Aula in coerenza…

PRESIDENTE. Però, se lei lascia l'Aula il suo ordine del giorno decade.

TIZIANA CIPRINI. No, lascerò l'Aula dopo la votazione su questo ordine del giorno, chiaramente e assolutamente (Commenti). Voi ridete ma l'ordine del giorno è molto importante e adesso vi spiego il motivo. Con questo ordine del giorno praticamente chiedo di fare un passo in avanti a noi di questa legislatura in termini di vera conciliazione vita-lavoro, consentendo alle neomamme, in particolare, di poter allattare i propri bambini anche in quest'Aula, come avviene in tanti Parlamenti europei ma anche recentemente, ad esempio, nel Parlamento australiano. Ad esempio, ha fatto il giro del mondo una bella immagine della deputata australiana Larissa Waters che allattava la propria figlioletta all'interno del Parlamento australiano. Quindi, mi domandavo quanto tempo ancora dovremo aspettare noi qui in Italia per dare e consegnare al Paese un'immagine bella come quella che già ci offrono altri Parlamenti.

Ricordo che questa legislatura è stata molto litigiosa, lo è ancora e lo è anche in questo momento, ma è stata anche molto prolifica in termini proprio di prole. Infatti, sono tanti i neogenitori, le neomamme e i neopapà che appunto sono diventati genitori nel corso di questa legislatura, eppure ancora ad oggi non possono accedere con i bimbi per un semplice allattamento qui in Aula. L'Ufficio di Presidenza si è occupato della questione con lo spazio bimbi, in questa legislatura, un'iniziativa lodevole, ma a mio avviso ancora limitata, per una serie di questioni: ricordo che lo spazio bimbi permette l'accudimento dei figli di età compresa tra 0 e 6 anni, a patto però che siano costantemente accompagnati dai genitori o da una persona delegata, con una presenza massima di venti persone. Tra l'altro, è una misura limitata perché esclude la prole dei dipendenti dall'accesso a questo spazio. Ma quello che voglio fare con questo ordine del giorno non è chiedere un nuovo privilegio per i neo genitori onorevoli, voglio fare di più: vorrei dare al Paese un messaggio positivo, che parta proprio dal Parlamento, dopo tante immagini negative a cui siamo stati abituati. Vorrei sfatare un tabù, quello cioè dell'allattamento dei bimbi nei luoghi di lavoro, che in Italia rimane quello che è, cioè ancora un tabù. Ritengo che la Camera deputati, che è la terza istituzione dello Stato, possa fungere da modello anche per le altre realtà lavorative e aziendali del Paese, per innescare il tanto agognato cambiamento culturale, nei confronti, in particolare, del rapporto spesso dicotomico, conflittuale, tra maternità e lavoro.

Le statistiche parlano chiaro: a due anni dalla nascita del figlio, il 22 per cento delle donne non rientra al lavoro, soprattutto per la difficoltà di conciliare impegni lavorativi con quelli familiari, mentre il 42 per cento delle donne che continuano a lavorare lamentano difficoltà di conciliazione per la mancanza di una rete adeguata di servizi territoriali. Quindi, la questione della conciliazione genitorialità-lavoro era stata già trattata in questo Parlamento, ma secondo me in maniera limitata e non sufficiente, perché lo spazio bimbi è stata un'iniziativa lodevole, sì, ma relegata in un angolo, non ha avuto quella visibilità che invece un'Aula parlamentare può dare per un messaggio positivo, anche perché sarebbe un bel segnale, in questo scampolo di legislatura, da parte del Parlamento più giovane della storia d'Italia, dove un deputato su tre è donna e l'età media è di 45 anni. Quindi, secondo me, seguire l'esempio del Parlamento australiano, che è solo il più recente in termini di tempo, sarebbe più efficace di una qualsivoglia campagna di sensibilizzazione, anche alla luce degli sconfortanti indici di denatalità che affliggono il nostro Paese. Pertanto, invito veramente tutti, in primis le donne di questo Parlamento e i neo genitori, a sottoscrivere e a sostenere questo mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, al di là di quello che sta succedendo nel Parlamento italiano, vorrei leggervi le parole di Papa Francesco (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi…

ADRIANA GALGANO. Stiamo parlando di cose estremamente serie, colleghi. Papa Francesco dice: “Quando un bambino piange perché ha fame, alle mamme dico: se ha fame, dagli da mangiare qui, con tutta libertà”. Siamo nella settimana dell'allattamento, e io ho sottoscritto l'ordine del giorno della collega Ciprini, che considero molto importante, per far fare al nostro Paese un salto culturale, perché, se vogliamo più bambini, dobbiamo anche domandarci cosa è importante fare perché le mamme siano incentivate a fare più bambini. Chiedo al Collegio dei questori di fare uno sforzo ulteriore, e alla mia collega Ciprini di fare anche lei uno sforzo, perché riusciamo a trovare una mediazione soddisfacente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, innanzitutto volevo chiedere ai questori - perché non è chiara, ma mi è stata detto per vie traverse - la riformulazione di questo ordine del giorno, perché, non essendo in distribuzione, nessuno l'ha potuta leggere. Magari chiedo anche di accantonare questo ordine del giorno. Accantonare non significa che interrompiamo i lavori d'Aula, ma significa che intanto si va avanti con gli altri ordini del giorno, perché è del tutto inutile una riformulazione che tratta solo del secondo impegno, cioè attrezzare i bagni della Camera dei deputati con strumenti di nursery-fasciatoio, se poi alla fine i bambini nei locali della Camera non possono entrare, perché in alcune zone effettivamente è proibito introdurre bambini. Non parlo solo dell'Aula, ma, ad esempio, del Transatlantico, dove non possono nemmeno transitare.

Per cui, è sinceramente da rivedere anche l'impegno, perché non sta in piedi, alla luce delle imposizioni che attualmente ha questo regolamento della Camera.

Detto questo, è ovvio che non mi immagino che ci sarà la processione di mamme con bambini ad allattare nelle Commissioni e in Aula, però, in casa di evenienza, in caso d'urgenza, se siamo qui fermi da oltre dodici ore a votare e magari c'è la necessità, un regolamento che sia di manica larga in questo senso mi sembra un grande senso di civiltà.

Per cui, la mia proposta è di accantonare l'ordine del giorno, per una riformulazione che sia però accettabile, che venga incontro agli interessi di entrambe le parti, perché la collega Ciprini è sempre stata molto sensibile non solo dal lato delle deputate parlamentari, ma anche dei tanti padri giovani che sono in quest'Aula, che se possono anche vedere i figli tra una Commissione e l'altra, anche per dieci minuti, penso non sia una cosa brutta. Lo dico anche perché, come segnalava la collega Ciprini - tema non trattato -, la nursery che è stata attrezzata non consente di accudire - argomento ampiamente dibattuto anche lo scorso anno - i figli dei dipendenti della Camera, che invece consentirebbe un uso maggiore della nursery, che attualmente è poco utilizzata perché non si è in grado di organizzare correttamente l'utilizzo di questi spazi. Per cui, auspico davvero che si possa fare una riflessione un po' più seria su questo ordine del giorno, che tratta di un tema molto legato alla civiltà e alla qualità della vita del lavoro delle parlamentari, ma anche delle dipendenti della Camera. Quindi, con questo mi auguro una risposta dei questori, un cenno di vita o un qualcosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, voglio far notare a tutti i colleghi la dimensione surreale di questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Qui siamo passati, nell'arco di un ordine del giorno all'altro, dalla necessità di portare quasi, qua dentro, i cani per verificare se i parlamentari sono drogati - penso anche le parlamentari - e poi anche portare i bambini di questi parlamentari drogati per allattarli in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). È una roba surreale! Vi faccio notare anche un'altra cosa: qui stiamo discutendo di argomenti che squalificano il Parlamento - e secondo me volutamente squalificano il Parlamento - in assenza di chi questi argomenti li pone. Cioè, stiamo discutendo di questioni poste dai 5 Stelle in assenza dei 5 Stelle; argomenti che, ripeto, dequalificano la Camera, perché è l'obiettivo dei 5 Stelle. Come dicevamo ieri, siccome sono governati dall'associazione Rousseau e dall'idea della fine della democrazia rappresentativa e quindi della fine del Parlamento, questo è anche plasticamente una cosa che offrono agli elettori italiani: un dibattito surreale, stupido, anzi stupefacente, per dimostrare il loro assunto, cioè che una democrazia non ha bisogno di un Parlamento, e per non aver bisogno del Parlamento bisogna dequalificarlo, con un assalto continuo al Parlamento stesso, al suo dibattito, alle prerogative dei parlamentari.

Come diceva ieri Di Maio: noi non ci accontenteremo mai; noi saremo sempre più uno, rispetto a tutti i vostri tentativi di entrare nello stesso terreno scivoloso che noi vi proponiamo. Io prendo le distanze dalle accuse e dagli insulti che sono state fatte nei confronti del collega Richetti (mentecatto, cose di questo tipo), però è evidente che la discussione che abbiamo fatto ieri dà ragione a quanto ha scritto Panebianco oggi nel suo editoriale, cioè che la rincorsa dei 5 Stelle, l'utilizzo degli stessi termini, delle stesse questioni, degli stessi argomenti ha portato ieri ad una delegittimazione del Parlamento. Ora io invito tutti, invito tutti per così dire a rispondere con il silenzio alla loro assenza. Votiamo gli ordini del giorni e andiamo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe di deputati dei gruppiPartito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Presidente, chiediamo l'accantonamento dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini per una riformulazione che proporremo e quindi lo accantoneremmo e andremo avanti con gli altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Parli al microfono perché non la sentiamo.

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Se lei condivide, Presidente, noi accantoneremmo velocemente l'ordine del giorno in esame per una riformulazione che proporremo di qui a pochissimo, così andiamo avanti il più velocemente possibile sugli altri ordini del giorno, se lei è d'accordo.

PRESIDENTE. Sta bene. Accantoniamo l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/47 Mannino, su cui è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Onorevole Mannino, accetta la riformulazione proposta?

CLAUDIA MANNINO. Intervengo solo per un chiarimento: in base alla risposta accetterò la riformulazione proposta dal Collegio dei Questori. Chiedo se nell'intendimento di riformulazione dei questori c'è comunque di non aumentare il numero di autovetture di cui ha necessità l'istituzione o, anzi, addirittura di ridurne il quantitativo tenuto conto che, credo, già un'auto elettrica è già stata acquistata e stiamo assistendo agli esiti di questo utilizzo. Quindi chiedo questa specificazione ai Questori.

PRESIDENTE. Questore Fontana, prego.

GREGORIO FONTANA, Questore. Presidente, la riformulazione va nel senso indicato dal proponente dell'ordine del giorno: l'intento del Collegio dei Questori è proprio di limitare già l'esiguo numero di auto a disposizione di tutti gli aventi diritto della Camera e nell'operazione di valutazione delle vetture con motore elettrico si andrà in tale direzione: l'ulteriore riduzione delle autovetture a disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/47 Mannino e intervengo per dimostrare la mia piena solidarietà, Presidente, alle deputate Ciprini e Mannino che sono le uniche due deputate del MoVimento 5 Stelle anche se la collega Mannino…

PRESIDENTE. Mannino non è più…

WALTER RIZZETTO. …lo sto dicendo, Presidente, anche se la collega Mannino è attualmente iscritta al gruppo Misto, sono le uniche due deputate del MoVimento 5 Stelle o ex MoVimento 5 Stelle in questo caso che sono rimaste in Aula a fare il loro lavoro. Evidentemente qualcun altro e già in ferie: ciò detto rispetto al fatto che la Camera non lavora. Esprimo dunque la mia piena solidarietà…

PRESIDENTE. Grazie.

WALTER RIZZETTO. …avevo terminato così, Presidente, va bene, decide lei.

PRESIDENTE. Vorrei capire se la riformulazione è accettata dall'onorevole Mannino? Prendo atto che è accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/48 Mannino sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prego, deputata Mannino.

CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Velocissimamente poiché, per quello che ho imparato in questi quattro anni, non so se i Questori presenti in Aula possono proporre una riformulazione ma l'ordine del giorno rientra nella tematica sollevata dalla collega Ciprini e quindi mi rivolgo essenzialmente ai colleghi perché, come è stato richiamato, il regolamento dello spazio bimbi limita l'utilizzo ai soli figli dei deputati. Essendo un servizio previsto anche dalla legge, mi auguro che lo spazio - questo l'obiettivo dell'ordine del giorno - possa essere aperto anche ai figli dei dipendenti che hanno le stesse esigenze di vigilanza genitoriale che hanno i deputati. Tutto qui.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/48 Mannino.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/49 Mannino sul quale è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Prendo atto che la presentatrice accoglie la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/50 Mannino: anche in questo caso è stata proposta una riformulazione. Deputata Mannino, scusi, se mi ascolta, altrimenti è inutile: allora accetta la riformulazione? Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/51 Mannino sul quale è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Prendo atto che la presentatrice accoglie la riformulazione. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/52 Segoni sul quale è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/53 Bechis sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ Doc. VIII, n. 10/53 Bechis.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/54 Turco sul quale è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione.

Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/55 Artini è inammissibile.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/56 Baldassare sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ Doc. VIII, n. 10/56 Baldassare.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo ad una serie di ordini del giorno presentati tutti dal deputato Caparini: n. 9/ Doc. VIII, n. 10/57 Caparini, n. 9/ Doc. VIII, n. 10/58 Caparini, n. 9/ Doc. VIII, n. 10/59 Caparini, n. 9/ Doc. VIII, n. 10/60 Caparini, n. 9/ Doc. VIII, n. 10/61 Caparini sui quali è stato espresso parere favorevole o favorevole con riformulazione ed è stata accettata la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/62 Caparini sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ Doc. VIII, n. 10/62 Caparini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Sugli ordini del giorno n. 9/ Doc. VIII, n. 10/63 Caparini, n. 9/ Doc. VIII, n. 10/64 Caparini e n. 9/ Doc. VIII, n. 10/65 Caparini è stato espresso parere favorevole con riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/66 Caparini sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ Doc. VIII, n. 10/66 Caparini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/67 Caparini è stato accolto.

Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/68 Caparini, invito al ritiro o altrimenti parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/68 Caparini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Adesso siamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/70 Caparini, c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/70 Caparini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/71 Caparini, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/71 Caparini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Adesso siamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/74 Cristian Iannuzzi. C'è una proposta di riformulazione. Deputato, accetta la riformulazione? La accetta. Andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/75 Pisicchio è accolto. Scusate, anche l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/73 era stato accolto.

Prendo atto che l'onorevole Pannarale accetta le riformulazioni sui suoi ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/76, n. 9/Doc. VIII, n. 10/77, n. 9/Doc. VIII, n. 10/78, n. 9/Doc. VIII, n. 10/79, n. 9/Doc. VIII, n. 10/80, n. 9/Doc. VIII, n. 10/81 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/82 Pannarale.

Ordine n. 9/Doc. VIII, n. 10/83 Pannarale, c'è un invito al ritiro o il parere contrario. Questo è quello che l'altra volta in Ufficio di Presidenza … prego deputata, vuole intervenire… aspettate un secondo. Il tema è, però, connesso - vedo - a quello per il quale abbiamo chiesto l'accantonamento. È così, deputata? Allora, se non le dispiace, accantoniamo anche il suo.

ANNALISA PANNARALE. Purché si possa intervenire dopo.

PRESIDENTE. Sì, certo. Adesso siamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/84 Pannarale, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNALISA PANNARALE. Il gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile sceglie di ritirare quest'ordine del giorno. Ne è stato approvato un altro, l'ordine del giorno Melilla, che, per così dire, per quanto più generico rispetto al nostro, affronta comunque la questione di lavoratori e lavoratrici, che in ragione del contenimento delle spese, e nello specifico della dismissione di Palazzo Marini, sono rimasti senza lavoro e rischiano di vedere terminare definitivamente gli ammortizzatori sociali. Noi, quindi, ritiriamo quest'ordine del giorno, perché ci affidiamo alla sensibilità dei questori e della Presidenza per la risoluzione di questa vertenza.

Ribadiamo, tuttavia, che questa vertenza deve essere prioritaria.

Peraltro, questi lavoratori perderanno la Naspi a dicembre, per cui rischiano davvero di vedere finire qualunque tipo di rete. Io mi auguro davvero che ci possa essere tutta la sensibilità che la questione merita.

PRESIDENTE. Va bene. Allora andiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/86 Mazziotti di Celso. Qui c'è una proposta di riformulazione. Deputato, accetta la riformulazione?

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì, grazie Presidente, io accetto la riformulazione di quest'ordine del giorno, che riguarda il rendere trasparenti le presenze in Commissione. L'accetto anche se il dire “valutare la possibilità” di una cosa che chiaramente è possibile, perché c'è la rilevazione, mi sembra poco utile. Accetto comunque la riformulazione, sperando che questo venga fatto, perché credo che sia assurdo che in tutte le valutazioni pubbliche, che vengono fatte su siti, giornali eccetera, siano note le presenze in Aula e non quelle in Commissione, che sono altrettanto importanti. E poi passa il messaggio che noi non siamo in Aula il giorno della discussione generale, mentre magari abbiamo fatto la notte in Commissione. Penso che, per i deputati che lavorano seriamente, sarebbe importante introdurre velocemente questo tipo di rilevazione.

PRESIDENTE. Grazie. L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/87 Laffranco è stato accolto. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/88 Vargiu, accolto. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/89 Baldelli, c'è una proposta di riformulazione. La accetta? Sì, benissimo.

Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/90 Baldelli, accolto. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/91 Galgano, è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/92 Baldassarre, c'è una proposta di riformulazione: la accetta. Molto bene, andiamo avanti. Siamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/93 Baldassarre, sempre una proposta di riformulazione: la accetta.

Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/ 94 Boccadutri, è stato accolto.

Adesso abbiamo i due ordini del giorno accantonati. Quindi, dobbiamo passare agli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini e n. 9/Doc. VIII, n. 10/83 Pannarale, che erano stati accantonati. Quindi, do la parola al questore Fontanelli.

PAOLO FONTANELLI, Questore. Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini, ma anche sul n. 9/Doc. VIII, n. 10/83 Pannarale, possiamo riproporre una riformulazione diversa, per vedere se troviamo l'accordo di tutti, che sia in questo modo riformulato: “a valutare l'opportunità di verificare i presupposti e le condizioni per consentire e facilitare l'accudimento dei neonati da parte dei deputati genitori durante l'esercizio delle funzioni connesse al mandato parlamentare, anche sulla base di uno studio in ordine alla disciplina vigente in materia presso i principali Parlamenti europei e tenendo conto delle problematiche di tipo ambientale”.

PRESIDENTE. Deputata Ciprini, accoglie questa riformulazione?

TIZIANA CIPRINI. Sì, se non si può andare oltre, ci accontenteremo.

PRESIDENTE. Deputata Pannarale?

ANNALISA PANNARALE. Sì, io l'accolgo e ringrazio i questori per lo sforzo. Voglio soltanto riservarmi di dire - perché volevo farlo prima, ma non c'è stato modo di farlo - che precedentemente in quest'Aula è entrato, prima il ridicolo, devo dire, con l'ordine del giorno sui cani antidroga, e poi è entrato invece un po' di becero maschilismo. E noi lo abbiamo incontrato spesso in politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

Del resto, devo ricordare che, in questo Parlamento, le donne che sono in gravidanza o che hanno partorito dei figli non vedono riconosciuta alcuna forma di maternità, ma sono in missione. E la parola “missione”, in realtà, è un occultamento di quella che è la condizione della donna. Le parole sono importanti, perché le parole sono sostanza. Allora, noi abbiamo voluto proporre quest'ordine del giorno - e lo dico a tutti quelli che ci hanno riso su -, perché in realtà questo luogo è uno spazio anche potentemente simbolico e, quindi, quello che accade qui dentro, la capacità di sperimentare buone pratiche, dovrebbe essere la possibilità per provare a trasformare un pezzo di senso comune, in un Paese nel quale le donne devono continuare a scegliere tra il lavoro e la vita privata. Siamo in un luogo dove i bambini non sono stati a lungo contemplati, perché è un luogo estremamente maschile, per decenni. Oggi, fortunatamente, le donne riescono ad entrare in quest'Aula un po' più agevolmente, anche se tanta strada è ancora da fare. Sia chiaro, è una goccia nel mare, perché siamo in un Paese nel quale bisognerebbe ripensare le condizioni del lavoro e il Welfare, perché ci possano essere dei diritti realmente riconosciuti. Ma che si possa cominciare, diciamo così, a fare delle scelte un po' più coraggiose, che indichino la necessità di conciliare il diritto al lavoro con il diritto alla genitorialità, in questo luogo, è assolutamente importante. Quindi ringrazio i questori e mi auguro che si vada in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile, Partito Democratico e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, a me spiace, ma volevo capire se questo ordine del giorno viene messo ai voti o meno.

PRESIDENTE. È stato accolto.

ROBERTO GIACHETTI. Va bene, grazie.

PRESIDENTE. Sì, sì, tutte e due le deputate hanno accettato la riformulazione. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto – Doc. VIII, nn. 9 e 10)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo che, per prassi, avranno luogo congiuntamente a quelle sul progetto di bilancio.

Prima di passare la parola al deputato Pino Pisicchio, io volevo esprimere - visto che siamo in tema - a nome di tutta l'Assemblea e mio personale gli auguri al nostro collega Ernesto Magorno, che è diventato papà della piccola Anna, e auguri anche alla mamma, anche se non è nostra collega (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Anch'io mi aggiungo agli auguri, mi pare che questa legislatura abbia segnato anche un forte incremento demografico, a partire dall'Aula.

Io vorrei esprimere due sottolineature, con il permesso dei colleghi che sciamano, che sono relative, intanto, alla considerazione positiva nei confronti del Collegio dei questori, che ha lavorato in modo egregio e ha prodotto un documento finale di grande importanza, che traccerà anche la strada alla nuova legislatura.

Due soli, come dire, promemoria, al netto di tutti gli ordini del giorno che sono stati approvati ed anche delle riformulazioni: in primo luogo, io vorrei che prima della chiusura della legislatura - mi rivolgo al Collegio dei questori - si riuscisse a produrre un atto di indirizzo che dica qualcosa sul personale che rende possibile la vita dei gruppi. Ci sono fior di professionisti che sono qui da decenni, pensare a forme di tutela meno macchinose di quelle che sono oggi in vigore e che si sono affastellate, credo che sia non solo un atto di giustizia, ma anche una forma di valorizzazione delle risorse della Camera.

La seconda sottolineatura - e poi concludo - concerne la biblioteca: noi abbiamo, onorevole Presidente, lei lo sa bene, e onorevoli colleghi, una risorsa straordinaria, una biblioteca di 1 milione e 400 mila volumi, con un numero altissimo di periodici cartacei, con 85 mila periodici e pubblicazioni elettroniche, una biblioteca aperta al pubblico dieci ore e mezzo al giorno, per sei giorni alla settimana. Ecco, questa meraviglia, che viene visitata ed usata da scienziati e studiosi, negli ultimi anni è cresciuta moltissimo in prestigio nazionale ed internazionale, utenze e numerosità di volumi, ma ha perso, forse, la metà del suo personale. Ecco, forse sarebbe opportuno - e concludo, rassegnando questo elemento di riflessione per il tempo futuro - rivolgere la nostra attenzione a questo nostro gioiello.

Ciò detto, esprimo il mio voto favorevole al bilancio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. I bilanci si possono guardare sempre da tante lunghezze d'onda diverse: quella dei numeri è sicuramente quella che appare più propria, quindi, anche a misurare gli incrementi, a misurare il risparmio, a valutare la qualità degli investimenti; e poi quella, invece, che legge dietro i numeri la situazione e la condizione delle persone e assume come dimensione profonda anche il valore simbolico dell'istituzione in cui stiamo.

In questo senso voglio anche ringraziare il collega Pisicchio perché l'accento che lui ha fatto va anche nella direzione di quello che ho cercato di dire prima di pranzo, in un intervento che stavo facendo: io credo che, dal punto di vista del valore simbolico, il trattamento del personale che lavora all'interno della Camera, ancorché si vada collocando in fasce diverse, penso per esempio ai funzionari della Camera, ai consiglieri della Camera, penso al personale dell'alta segreteria, purtuttavia funziona perché ci sono anche altre fasce di personale, penso alle donne delle pulizie, penso agli stessi informatici che hanno contratti di lavoro diverso, penso al personale del bar, della mensa, e penso anche esattamente, come è stato segnalato prima, al personale che gira intorno a quella sorta di satellizzazione del lavoro parlamentare, che è formato dai gruppi.

È evidente che la Camera non si assuma in presa diretta la responsabilità economica di queste persone, ma non può nemmeno ignorarla dicendo che non è personale della Camera, perché è comunque personale che nella camera lavora e che al lavoro della Camera garantisce qualità, garantisce efficacia e, se fatto bene, rappresenta anche una intelligente riduzione di carico di lavoro per quello che è il personale della Camera propriamente detto in quanto vincitore di concorso.

Ora io credo che la percezione che si ha parlando con il personale - e credo che la Presidente ne abbia esperienza diretta anche lei e sicuramente i Questori ne hanno esperienza diretta - è la percezione di una di quelle dimensioni che danno l'idea della differenza che c'è di trattamento, dell'assoluta sproporzione che c'è tra gli uni e gli altri, ancorché ci sia stato un concorso vinto dietro, e non dà idea del tempo, della qualità, della competenza, della dedizione, della fedeltà e della discrezione. Ora io credo che il bilancio della Camera debba prestare attenzione anche a queste persone, debba verificare le condizioni per saper essere, nel modo giusto, premiante, rassicurante, capace di ridurre la percezione della precarietà, capace di restituire la dignità riconosciuta e la gratitudine anche dell'istituzione nei loro confronti.

Quindi, io penso che questo forse è l'ultimo bilancio della Camera che i Questori attuali vedono, studiano e analizzano, però mi piacerebbe che lasciassero un'esperienza forte, un mandato chiaro, una responsabilità precisa a coloro che governeranno, dall'Ufficio di Presidenza alla Camera, nella prossima legislatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cosimo Latronico. Non c'è, allora andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signora Presidente. Io vorrei fare un breve intervento - e mi voglio rivolgere ai questori, ma anche ai colleghi - nel sottolineare la lettura del bilancio della Camera che io vorrei dare e che in questi anni non ho espresso.

I numeri, e i numeri di un bilancio in modo particolare, sono per me un grande testo che racconta delle storie. Questi sono numeri che raccontano - in questo bilancio 2016 approvato ed il preventivo per il prossimo triennio - la storia della Camera dei deputati e ci dicono, in questa storia, che, dal 2013 ad oggi, sono stati risparmiati complessivamente 350 milioni di euro. Quindi, viene subito una domanda: perché si è atteso così tanto per razionalizzare questa spesa? Perché si è dovuti arrivare a stabilire che, non negando i servizi e tenendo una qualità dei servizi erogati a un buon livello, si è arrivati a risparmiare 350 milioni di euro? Questa è una storia che noi potremmo sviluppare e dentro questa storia possiamo dare meriti a chi ne ha. Io credo che rappresentando quest'Aula, questa istituzione come un'organizzazione aziendale, noi siamo l'Assemblea e abbiamo di fronte a noi gli amministratori e il consiglio di amministrazione che ci rappresenta, che ci propone il resoconto. Ebbene, io devo fare i complimenti ai nostri amministratori, in questo caso, ai nostri Questori, e tutto ciò che ruota intorno alla composizione, al controllo, alla gestione di questo bilancio. Perché devo fare i complimenti? Perché è arrivato il momento di significare anche all'esterno che qualcosa funziona, che qualcosa di buono si è messo in moto e sta dando dei risultati e non solo cogliere l'occasione di prendere la parola in quest'Aula per sottolineare le negatività costanti, secondo la visione di alcuni, in tutte le categorie e, in modo particolare, in quella della politica.

In un'azienda normale che ha un fatturato di un miliardo di euro - 951, quindi circa un miliardo di euro -, gli amministratori di questa società verrebbero a costare mediamente, in una media impresa o in una grande impresa, dallo 0,5 all'uno per cento del fatturato prodotto, il che significherebbe che i nostri tre colleghi, che sono stati eletti qui per fare politica e sono stati, poi, invece, chiamati ad amministrare la nostra vita all'interno di questo Palazzo e quella dei dipendenti, ricevono una retribuzione su questo bilancio per ciò di cui si occupano che è pari allo 0,04 per cento del bilancio che vengono chiamati a gestire. Questo bisognerebbe dire e qualcuno dovrebbe dire: che i costi della politica, in questo caso, come in altri casi, sono ben al di sotto dei costi aziendali della più piccola e media azienda d'Europa. Cioè, noi amministriamo con dei costi derivati, a carico degli amministratori ben al di sotto di qualsiasi tipo di azienda: lo 0,04 per cento.

Però questo non vuol dire che non si potrebbe fare meglio. Io credo che è sempre possibile fare meglio, ma, una volta tanto, vorrei impostare un discorso e un confronto in quest'Aula su come migliorare le positività esistenti, ciò che già va bene o, quantomeno, va meglio che in passato, e dare merito a chi questo lavoro l'ha svolto, l'ha svolto con il massimo della trasparenza, l'ha svolto con il massimo dell'onestà e con il massimo del senso di responsabilità, che ha trasmesso e che è stato trasmesso da quest'Aula. Quindi, non c'era bisogno di aprire la scatola del tonno: c'era bisogno di aprire la scatoletta in modo tale che ciò che c'era all'interno potesse essere valorizzato nel migliore dei modi.

È chiaro che, leggendo questi numeri, si evince che non c'è una gestione necessariamente, anche perché di istituzione parliamo e non di impresa, di tipo imprenditoriale e privatistico, ma se noi riuscissimo ad aprire le nostre menti ad una gestione dei servizi e ad una gestione del complesso delle utenze e della fornitura delle materie prime che giornalmente utilizziamo, credo che con una gestione attenta o, meglio, professionale, di merito, cioè con le professionalità adeguate e, quindi, magari, anche privatizzando alcuni servizi che girano intorno a questa istituzione, noi potremo raggiungere dei risultati ancora più interessanti, ancora più importanti rispetto a quelli che, con grande attenzione, sono stati prodotti dai nostri Questori e dagli uffici competenti.

Quindi, per concludere, signora Presidente, abbiamo visto che questo bilancio nel futuro potrà essere arricchito anche dagli ordini del giorno che abbiamo votato, dalle indicazioni che hanno portato i colleghi, ma dobbiamo tenere conto anche che noi dobbiamo cercare di cambiare il linguaggio della politica.

Su alcuni ordini del giorno messi in discussione, altri non ammessi alla discussione, giustamente, non sono voluto intervenire anche perché, molto spesso, il confronto con alcune idee non è stimolante, però mi corre l'obbligo di sottolineare una cosa. Io credo che l'esempio sia la prima cosa che deve dare la politica e l'esempio è la prima cosa che deve portare chi discute l'impostazione del lavoro degli altri. Torno un attimo proprio sul tema portato all'attenzione in quest'Aula da alcuni ordini del giorno di alcuni colleghi che, in questo momento, hanno deciso di anticipare le ferie rispetto a noi e, in particolare, quello dei vitalizi.

Cosa proponeva quell'ordine del giorno? Io mi chiedo e vorrei chiedere e, se qualcuno vorrà, attendo anche una risposta, perché non si dà un buon esempio. Si dice: io non posso rinunciare al vitalizio. Non è vero, si può rinunciare al vitalizio e dare un buon esempio, ancor prima dell'approvazione della legge, ancor prima della discussione di un ordine del giorno: si può rinunciare, per esempio, e dire: non voglio più la detrazione all'interno della mia indennità dei 900 euro che normalmente tutti noi versiamo. Quindi, si perderà il diritto al vitalizio, perdendo anche - ma guadagnandoci la Camera e, quindi, i nostri cittadini e, quindi, il bilancio dello Stato - tutti i versamenti fatti fino ad oggi. Quindi, io sarei molto attento ad un'iniziativa di questo genere che i nostri colleghi presentatori di quell'ordine del giorno vorranno darci, anche perché sarà un esempio di grande coerenza e, magari, dopo aver visto la loro totale adesione a questa proposta, mi ci potrei anche accodare, nel momento in cui, unanimemente, i gruppi proponenti questa proposta dessero il buon esempio. E non ci sarebbe più discussione in merito, perché ognuno di noi ha il massimo della libertà.

Colgo però anche nella discussione fatta su questo tema da parte dei colleghi, o di un collega in particolare del gruppo che sta qui alla mia sinistra, che, finalmente, dopo quattro anni, si è dichiarata una cosa: non vi sarà sfuggito, colleghi, che è stato detto dal collega del gruppo del MoVimento 5 Stelle che questo è un Parlamento democraticamente e legittimamente eletto. Dopo quattro anni in cui ho sentito da questa parte alla mia sinistra un continuo attacco sul fatto che siamo in un Parlamento delegittimato e non legittimo, oggi ho sentito per la prima volta un ripensamento su questa tesi portata avanti negli ultimi quattro anni.

Rinnovo da parte da parte del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico la piena adesione e il voto favorevole all'approvazione del bilancio che ci è stato sottoposto. Ritengo, ancora una volta, attraverso lei e anche per la sua azione, Presidente, di congratularmi con i Questori e con gli uffici, oltre che con lei, per l'impostazione data al bilancio nel prossimo triennio, per i risultati ottenuti nella gestione 2016. Credo che sia stata tracciata la via giusta per riconciliarci anche con i nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà a favore del bilancio interno della Camera. Non c'è dubbio che la Camera e la sua Presidenza in questa XVII legislatura abbiano operato una gestione attenta e ponderata delle spese, tanto da riuscire a realizzare risparmi assolutamente ragguardevoli. Se sommiamo, infatti, le restituzioni a favore del bilancio dello Stato - 200 milioni di euro - e la minore dotazione di 150 milioni richiesta dallo stesso bilancio nel triennio 2013-2015, rispetto all'entità della dotazione del 2012, i contribuenti avranno risparmiato, tra il 2013 e il 2017, per il funzionamento della Camera, ben 350 milioni di euro. Una riduzione della spesa complessiva certamente rilevante e di grande merito.

La stessa consistente riduzione dei residui passivi ci dice che le società prestatrici di servizi alla Camera vengono pagate con minori ritardi e anche questo, sul terreno sociale, è un elemento di indubbio rilievo. Questi risultati significativi sono ovviamente il frutto di scelte puntuali e ragionate. La spesa per il personale dipendente è diminuita di circa 68 milioni di euro, quasi il 30 per cento in meno; quella per il personale esterno del 25 per cento in meno; diminuisce la spesa per l'acquisto di beni e servizi, diminuiscono anche le spese complessive per l'informatica, si riduce anche quella sulle assicurazioni, perché diventa a totale carico dei deputati.

In realtà, subito, all'inizio di questa legislatura, sono state attuate tante piccole scelte, che hanno contribuito alla corposa riduzione della spesa, a partire dall'abolizione delle spese di rappresentanza per i deputati titolari di cariche interne e la parziale rinuncia all'indennità di carica; peraltro, la Presidente della Camera Boldrini rinunciò, immediatamente, al 50 per cento di quella indennità.

Tutte queste scelte sono l'esito di un'urgenza non rinviabile, quella di operare nel solco della sobrietà e della giusta misura, per rendere questa istituzione un po' meno autoreferenziale e separata dai disagi e dalle fatiche della vita reale. Anche noi, come gruppo di Sinistra Italiana Possibile, abbiamo presentato numerosi ordini del giorno che vanno in questa direzione: efficientamento energetico, riuso alimentare, graduale sostituzione del parco macchina con veicoli ad alimentazione ibrida ed elettrica, rinegoziazione delle condizioni di trasporto per i deputati, revisione del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sono alcuni esempi, scelte di contenimento della spesa dunque necessarie, dovute, di fronte ad un mondo reale che si confronta, ogni giorno, con un impoverimento sempre più diffuso.

Ma dobbiamo anche sapere, e questo io lo voglio dire con chiarezza, che queste scelte non sono sufficienti a risolvere lo svuotamento di senso della democrazia, non sono sufficienti neanche a ridurre lo stato di discredito nei confronti delle istituzioni e dei luoghi della rappresentanza. Potremmo continuare a tagliare, a risparmiare, a ridurre, anche ad animare, come si è fatto oggi, discussioni sui privilegi da azzannare, potremmo continuare a sforbiciare ogni cosa, ma la crisi della democrazia resterà profonda, come la delegittimazione che sfianca ogni giorno quest'Aula e chi prova a svolgere, con rigore ed impegno la propria funzione. Il ventre dell'antipolitica è grande, non è mai pago, si alimenta di narrazioni false, di violenza verbale, di propaganda e strumentalizzazioni che spostano sempre più il faro dal cuore vero delle questioni e dal diritto costituzionale. Si potrà tagliare tutto, ahimè, ma questo non servirà a curare la nostra democrazia malata, la nostra politica svuotata di senso; non servirà, perché la questione vera ha a che fare con altro, ha a che fare con la disuguaglianza, con la sovranità negata delle persone e con una politica subalterna a nuovi poteri finanziari ed economici, mai eletti democraticamente. Ha a che fare con un Governo che ha assunto, sempre più, un ruolo legislativo e con un Parlamento ratificante e ridotto ad esecutore delle decisioni di centri di potere che sono altrove; ha a che fare con un intreccio inestricabile tra ideologica capitalista, controllo sociale repressivo e paternalismo, come causa dello rottura di ogni legame sociale. La ragione, cioè, della crisi della democrazia è culturale e nulla potranno i tagli se i bisogni sociali e i diritti delle persone continueranno a non avere cittadinanza nelle scelte di governo e nei processi legislativi. Questo è un punto di consapevolezza che dovrebbe aprire una grande discussione collettiva nel Paese e dentro le istituzioni repubblicane. Questo punto, però, va ribadito, ma non ci impedisce di riconoscere quanto grande sia stato l'impegno della Presidente Boldrini, della Presidenza, dei suoi organi e degli uffici, nel portare a compimento un'accorta opera di riduzione e di revisione delle spese, che potesse farsi carico di un senso comune, fatto di rabbia sempre più incontenibile, nei confronti di un mondo che sembra essere fatto esclusivamente di privilegi. A questo proposito, forse, lo dico anche alla luce del passaggio legislativo fatto la scorsa settimana sui cosiddetti vitalizi, che non ha evitato che anche oggi si aprisse una discussione sempre più strumentale sugli stessi, sarebbe utile che si decida finalmente di aprire una riflessione seria sulla nostra retribuzione, sulle indennità parlamentari, visto che ci sono proposte di legge in tal senso, e la scorsa settimana si è scelto di bocciare, ad esempio, gli emendamenti di Sinistra Italiana-Possibile che proponevano di ridiscutere l'indennità agganciandola, ad esempio, a quella dei sindaci delle grandi città. Noi siamo pronti a ridiscutere delle indennità, lo si faccia, ma si liberino, finalmente, i deputati che lavorano seriamente, che vogliono svolgere con rigore la propria funzione, dall'idea che tutto quello che li riguarda si chiami privilegio e che non ci sia nient'altro.

Il contenimento della spesa va fatto sempre con discernimento, con grande attenzione per il funzionamento del sistema, che deve rimanere fluido anche dopo i tagli, e rispettoso delle esigenze dei diritti di tutti coloro che lavorano e che consentono ad un sistema così complesso di essere all'altezza del compito. Per questo ora sarà fondamentale attuare le disposizioni sul ruolo unico dei dipendenti di Camera e Senato, e ridisegnare con cura le funzioni organizzative. Proprio la scelta giusta di intervenire sulla spesa per il personale dipendente ha contribuito in maniera significativa ai corposi risparmi di bilancio. Stiamo parlando di personale a cui va riconosciuta grande professionalità, grande rigore istituzionale, senso del dovere, personale spesso costretto a carichi di lavoro assolutamente inconciliabili con le esigenze della vita privata e familiare, pur di rendere possibile i lavori parlamentari e lo svolgimento della nostra funzione. Per questo, a partire da una seria ricognizione dei fabbisogni organici, cominciata, su cui peraltro sarebbe utile cominciare ad avere degli elementi, bisognerà aprire subito una grande riflessione sulla riorganizzazione dei servizi e delle funzioni, sui carichi di lavoro e sulle condizioni di lavoro, sull'urgenza di rafforzare alcuni servizi a scapito di altri meno attuali. E bisognerà farlo subito, avendo la capacità di leggere i cambiamenti avvenuti, la complessità e le stesse nuove esigenze del mondo fuori e del lavoro parlamentare. Se non si farà tutto questo, se non si sarà capaci di rendere questa istituzione più permeabile e aperta alle istanze di rinnovamento, persino l'enorme opera di riduzione della spesa rischia di essere vanificata e di non lasciare traccia nei prossimi anni. Non solo, bisognerà avere massima attenzione nella lotta ad ogni forma di precarietà, che, in un luogo come questo, non può assolutamente trovare cittadinanza; e per tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che per effetto della dismissione dei palazzi Marini oggi sono senza lavoro, con ammortizzatori sociali prossimi all'azzeramento. Noi abbiamo scelto di ritirare il nostro ordine del giorno, sicuramente molto più specifico, sulla cosiddetta vertenza Milano 90, ci affidiamo, come ho già detto intervenendo sull'ordine del giorno, alla sensibilità dei questori e della Presidenza, sul fatto che questa questione debba avere la massima priorità.

Bene anche lo sforzo di rivedere la possibilità per conciliare meglio, in questo luogo, il diritto alla genitorialità con i tempi di lavoro; molti sforzi sono stati fatti in questa legislatura, grazie, peraltro, all'impegno e alla sollecitazione continua della Presidente nella promozione di politiche di genere. Vanno riviste le condizioni di lavoro di tutte le dipendenti di questo luogo, spesso costrette a dei turni e a dei carichi di lavoro che sono assolutamente insopportabili. Questo luogo dovrebbe avere la capacità di dare indirizzi e direzioni esemplari al Paese reale, sperimentando delle pratiche innovative e, soprattutto, avendo la capacità di mettere sempre al centro i diritti e un'alta qualità della vita. Sarebbe un segnale importantissimo se noi riuscissimo oltre che a valutare l'opportunità, la possibilità, anche a evitare che questo abbia un carattere dilatorio, a fare in modo che le porte di quest'Aula si possano aprire simbolicamente, diciamo così, alla carne e al sangue. Ho finito. Come ho già detto all'inizio, voteremo a favore. Ringraziamo la Presidente, la Presidenza, i questori e tutto il personale. Ci auguriamo che la prossima legislatura continui a muoversi nel solco della sobrietà e dell'oculatezza, ma, soprattutto, che la prossima legislatura, chissà, rimetta al centro le condizioni reali di un Paese fragile, bisognoso di dignità, di uguaglianza e di futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. La Camera in quindici anni è passata da 2.000 a 1.200 dipendenti, e in cinque anni ha tagliato qualcosa come 380 milioni di euro. Non c'è miglior chiave che la volontà di aprire una porta. Siamo convinti che sia ineludibile una profonda riorganizzazione amministrativa per garantire l'adeguato livello di efficacia dell'amministrazione e un adeguato livello di servizi ai cittadini e ai parlamentari. Da anni sosteniamo che deve essere ridefinita la missione della Camera, ovvero individuare le attività lavorative strategiche e quelle da dismettere, delineando il ruolo del dipendente dalla Camera. L'obiettivo è avere un'amministrazione efficiente, moderna, trasparente, razionale ed economica.

Deve essere più efficiente determinando una pianta organica soggetta a continua verifica in base ai reali carichi di lavoro e alle reali necessità dei servizi da erogare e delle funzioni da svolgerle. L'accorpamento e la fusione delle attuali strutture amministrative consentirebbe un più efficiente utilizzo delle risorse, per avere procedimenti amministrativi più rapidi. Definire nuove competenze consentirebbe di eliminare le funzioni duplicate, imponendo di valutare quali assegnare al personale interno, quali esternalizzare e quali effettuare in maniera congiunta con il Senato. L'assenza di una pianta organica coerente e moderna ha generato bandi di concorso con assunzioni non rispondenti alle effettive necessità e non corrispondenti alle risorse, impegnate in modo improprio. Più moderna, promuovendo l'innovazione e lo sviluppo digitale, gestione e archiviazione documentale, dematerializzazione degli atti e dei documenti, sistema informativo integrato e controllo di gestione, con rilevazione dei costi delle singole attività e funzioni. Tutto ciò fa parte di un percorso da tempo intrapreso, ma che in alcuni settori dell'amministrazione deve trovare nuovo impulso. Ancora oggi noi non sappiamo i reali costi delle funzioni di questa amministrazione.

Più razionale, favorendo un'appropriata allocazione delle risorse. È necessario recepire le disposizioni comunitarie in materia di riposo obbligatorio, della genitorialità e del congedo parentale, del part-time verticale con riferimento all'anno solare. Più trasparente, adottando i più efficaci sistemi di controllo interno e di pubblicità dell'informazione e delle decisioni, per esempio recependo la legge n. 190 del 2012 per la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione, oppure attuando il decreto legislativo n. 33 del 2013, sugli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione dell'informazione da parte delle pubbliche amministrazioni. Infine, prevedendo un organismo di controllo interno che risponda direttamente all'Ufficio di Presidenza e non più gerarchicamente subordinato al vertice amministrativo.

Più economica, riducendo le nuove assunzioni e allocando, valorizzandole, le risorse umane interne, che prevedono percorsi di mobilità verticale del personale con procedure selettive e trasparenti. Questo consentirebbe di far svolgere ai consiglieri parlamentari le funzioni appropriate di organizzazione, direzione amministrativa e di consulenza istituzionale, sgravandoli evidentemente da tutte le funzioni improprie. Senza nulla togliere al lavoro sin qui fatto, dobbiamo impegnarci nella razionalizzazione della programmazione degli eventi della Camera. Sono stati fatti dei progressi, ma secondo noi c'è molto di più da fare, perché non siamo un auditorium, non siamo una galleria d'arte o un centro congressi. Le attività complementari, da svolgere solo ed esclusivamente quando la Camera è già al lavoro, devono essere funzionali alla nostra missione legislativa, non ci possiamo concedere ai capricci del Presidente di turno.

Veniamo alle note dolenti per quanto riguarda gli ordini del giorno che non sono stati ammessi o dichiarati inammissibili. Siamo molto delusi dal fatto che non sono state cancellate le dotazioni agli ex Presidenti della Camera. Stanno andando in esaurimento, ma secondo noi serviva più coraggio fin dall'inizio di questa legislatura. Altrettanto incomprensibile è il fatto che in sede di discussione del bilancio, ancora una volta, non c'è stato dato modo di affrontare le annose questioni del trattamento economico dei deputati e dei vitalizi per gli ex deputati. E a proposito delle inammissibilità, è francamente sconcertante che non sia possibile discutere della stabilizzazione del personale. Il ricorso a pubblico concorso diventa un alibi per procrastinare la soluzione ad una evidente discriminazione rispetto ad altri pubblici dipendenti a tempo determinato già stabilizzati, come riferito nella relazione dei questori. Sostenere che il rapporto di lavoro non sia instaurato con l'amministrazione della Camera ma con il singolo deputato è inconsistente quanto ingiusto. Il richiamo alla presunta natura fiduciaria del rapporto di lavoro, che secondo la Presidente della Camera escluderebbe l'applicazione della direttiva 1999/70/CE è del tutto superata dalla sentenza Regojo Dans C-177/14.

A tal proposito anche il giudice di pace dell'Aquila ha sollevato la questione pregiudiziale alla Corte di giustizia europea con la richiesta di procedimento accelerato, chiedendo alla Corte di Strasburgo se la precondizione del ricorso al concorso pubblico possa giustificare la discriminazione economica, normativa e previdenziale tra i magistrati togati e quelli onorari, questione che si applica pedissequamente al nostro caso.

Questo è l'ultimo bilancio che approveremo in questa legislatura. Il nostro lavoro in sede di proposta, sia in Ufficio di Presidenza che in Aula, è sempre stato improntato ad avere un'istituzione più snella, razionale, efficiente, moderna, trasparente e meno costosa. Crediamo che questi obiettivi siano possibili solo con l'accorpamento e la fusione delle attuali strutture organizzative, individuando competenze e funzioni in modo chiaro e puntuale. Sotto questo punto di vista troppo poco si è fatto, di sicuro non per giustificare un nostro voto favorevole. È evidente che non siamo più nell'età della volontà ma in quella delle velleità. Pertanto, la Lega Nord si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaello Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio i questori per il lavoro che hanno fatto, non solo in occasione dell'approvazione di questo bilancio ma anche per il lavoro che hanno svolto in questa legislatura. Tante volte non ci si rende conto del lavoro impegnativo che è quello che però, assieme alla struttura, consente a tutti noi di operare.

Io vorrei cominciare citando una brevissima parte dell'editoriale di Angelo Panebianco, che è stato richiamato prima dal collega Pizzolante, che è apparso oggi su Il Corriere della Sera, perché credo sia anche l'occasione, questa, di fare un bilancio che è un po' anche di legislatura (e poi verrò più direttamente alla questione bilancio). Dice Panebianco: “Il dibattito della Camera sui vitalizi parlamentari si è risolto, come era prevedibile, in uno spot contro il Parlamento - non voglio ritornare sulla vicenda vitalizi dato che abbiamo già espressi i nostri pareri in Aula la scorsa settimana, ma anche gli atteggiamenti che abbiamo visto oggi del MoVimento 5 Stelle sono dello stesso segno -. E poiché il Parlamento - continua - è parte integrante della democrazia rappresentativa, che a sua volta è l'unica democrazia possibile, possiamo dire che abbiamo assistito a prove tecniche di tirannia. Arriva un momento in cui le classi politiche parlamentari finiscono per accelerare la propria disfatta sposando, nel disperato tentativo di salvarsi, la fraseologia e i simboli delle forze antiparlamentari. L'antiparlamentarismo è oggi molto forte nel Paese come lo è stato in altre fasi della nostra storia, per esempio alla vigilia della Marcia su Roma” (finita la citazione).

Ebbene, noi ci auguriamo che da parte di tutte le forze politiche ci sia una seria riflessione sul pericolo che il politologo Angelo Panebianco denuncia e vorremmo che non soltanto le forze politiche ma anche i media - e non solo i media - riflettessero su questo. Scommetto che domani nessun giornale scriverà che in questi quasi cinque anni abbiamo risparmiato 350 milioni e temo, purtroppo, che di altri cedimenti a questa mentalità come ne abbiamo visti ne vedremo ancora in quest'Aula. A rischio c'è la democrazia rappresentativa, perché la democrazia diretta è un'espressione apparentemente evocativa ma che nasconde la sostanza della tirannide e dell'autoritarismo. Ne abbiamo avuto qualche prova anche la settimana scorsa, con l'aggressione dei nostri tre colleghi deputati del Partito Democratico da parte dei No Vax (e non a caso, fra l'altro, Panebianco mette insieme queste due vicende). Noi siamo convinti che la democrazia rappresentativa sia l'unica possibile e per questo continueremo a difendere le prerogative del Parlamento e dei parlamentari, non i privilegi, le prerogative, e del ruolo insostituibile della rappresentanza parlamentare. Purtroppo, ho detto queste cose perché, anche leggendo gli ordini del giorno presentati oggi, non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma anche di altre forze politiche presenti in questo Parlamento, questa dose di antiparlamentarismo si vede, eccome. Ripeto, non siamo contro l'eliminazione dei privilegi, non abbiamo mai votato contro i provvedimenti che hanno previsto i tagli, così come voteremo a favore di questo bilancio e anche del bilancio di previsione, dove abbiamo tagliato appunto tantissimi milioni, ma le garanzie sono anche di tipo economico, su due versanti: uno è sul fronte della rappresentanza, perché quando si incide troppo sulle garanzie, anche economiche, dei parlamentari, c'è da chiedersi chi entrerà in questo Parlamento.

Ad esempio, è facile prevedere che, se si continua come si sta facendo, su tanti fronti, il ceto medio non entrerà in Parlamento. Perché un professionista, un piccolo imprenditore, un rappresentante del ceto medio dovrebbe entrare qua dentro? Ma il ceto medio non è solo la garanzia, è anche la forza di una democrazia. Ma valgono anche per la struttura della Camera: abbiano tagliato tanto, però c'è anche un limite nei tagli. Ci deve essere un limite, e il limite è quando il taglio può andare a pregiudicare la qualità di un servizio, che è un servizio importante, perché è proprio il servizio alla democrazia, non è il servizio ai deputati appena come persone, ma semmai ai deputati in quanto rappresentanti del popolo. Quindi, abbassare troppo la qualità dei servizi significa abbassare anche la qualità delle leggi e della democrazia. Per questo sappiamo che si sta lavorando, anche a fronte del lavoro che si è fatto, encomiabile peraltro, del ruolo unico dei dipendenti di Camera e Senato, per avviare anche procedure per un reclutamento probabile di nuove figure di cui abbiamo bisogno, non solo dal punto di vista legislativo e amministrativo, ma anche dal punto di vista tecnico. Sicuramente queste cose vanno fatte, le faremo, e mi auguro che si possano avviare - visto che son procedure lunghe - anche prima della fine della legislatura, perché ne abbiamo bisogno non, ripeto, per il quieto vivere dei parlamentari, ma per la qualità delle nostre leggi, che è la qualità della nostra democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, per il sesto anno consecutivo la Camera dei deputati presenta un bilancio virtuoso. In questa legislatura, con la sua Presidenza, il risparmio è imponente: 350 milioni di euro. Non l'abbiamo detto, ma dobbiamo ringraziare anche il Senato, guidato dal Presidente Grasso: al Senato, nello stesso periodo, hanno risparmiato 188 milioni di euro. Siamo a oltre mezzo miliardo di euro. Il vicedirettore di Repubblica, noto esperto di casta, mi auguro che domani faccia un editoriale, perché mezzo miliardo di euro non è uno scherzo. Non è uno scherzo! I cittadini italiani hanno il diritto di essere informati. La spendingreview purtroppo non si è fatta nei Ministeri, non si è fatta a Palazzo Chigi, perché lì le spese sono aumentate, né si è fatta nelle regioni, purtroppo. Nel sistema delle autonomie locali si è fatto perché sono stati tagliati decine di miliardi di euro dai vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, in modo sistematico e ingiusto, demolendo il welfare locale. Qui, invece, la scelta è stata politica.

Si è risparmiato razionalizzando tanti servizi, ma non si è depotenziata l'attività del Parlamento. Questo lo diciamo anche in modo autocritico, perché forse si poteva fare molto di più in passato. È come per il finanziamento pubblico dei partiti: quando si fa una legge assurda come quella dei rimborsi elettorali - che non erano rimborsi elettorali, perché si è arrivato a dare, con leggi e leggine successive, fino a 300 milioni di euro nella legislatura 2008-2013, quando i rimborsi erano neanche un decimo di quella cifra -, quando si fanno cose così vergognose, poi come va a finire? Va a finire che si abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, e quindi si butta il bambino con l'acqua sporca.

In Italia, quindi, ai partiti non diamo più niente, mentre alle confessioni religiose diamo qualcosa come 1 miliardo 200 milioni di euro, di cui quasi il 60 per cento da parte di cittadini che non hanno espresso alcuna opzione. Infatti, io ho espresso l'opzione per la Chiesa cattolica, perché sono cattolico, ma siamo il 42 per cento dei cittadini, mentre alle confessioni religiose va l'altro 58 per cento, che invece dovrebbe rimanere allo Stato. Io ho presentato mozioni, interrogazioni: nessuna risposta. Ciò perché i partiti finiscono sul braciere, ma altre istituzioni, altrettanto importanti… Perché per me la democrazia è importante come la libertà religiosa, ma per la libertà politica non è previsto alcun finanziamento pubblico.

Bene, il Parlamento ha fatto le sue scelte, scelte di cui i cittadini ignorano spesso l'esistenza, ma sono importanti. Abbiamo disdetto gli affitti per gli uffici di Palazzo Marini: i deputati non sono morti, ci siamo arrangiati, abbiamo messo le nostre carte qui dentro la Camera, davanti ai tavolini della galleria dei Presidenti, ci siamo organizzati, ma abbiamo risparmiato milioni di euro per la Camera dei deputati. In merito al personale dipendente e anche quello esterno degli allegati A e B: abbiamo diminuito in modo consistente. Parliamo di una cifra, per le spese del personale dipendente, che è scesa da 238 a 170 milioni di euro l'anno, cioè il 28,4 per cento; e per quello esterno, allegati A e B, precari, siamo passati da 22,9 a 17 milioni, cioè meno 25 per cento. Il personale - lo ricordavano alcuni colleghi - nel 2008 era di 1.779 persone: abbiamo perso oltre 500 lavoratori della Camera, il 30 per cento! Naturalmente questo significa per chi lavora qui carichi di lavoro maggiori, significa anche sacrifici per le loro famiglie. Naturalmente si dirà: ma i loro stipendi sono stipendi oltre la media del pubblico impiego. Certamente, ma anche gli stipendi dei lavoratori della Camera fanno parte di quel complesso di istituti che garantisce l'indipendenza e la libertà del Parlamento, di questo dobbiamo esserne tutti consapevoli. Anche in merito alle prerogative dei parlamentari, le indennità, i cittadini italiani devono sapere che quest'anno e anche per il prossimo anno, e per l'anno successivo, perché i nostri bilanci hanno anche una portata triennale, il risparmio è di 43,1 milioni di euro.

A questi 43,1 milioni di euro andrebbero aggiunti anche tante altre misure che noi abbiamo diminuito dai rimborsi per le spese sanitarie, per le spese telefoniche, per le spese assicurative, per gli acquisti dell'informatica, per l'acquisto del permesso ZTL, per le spese di rappresentanza di titolari di cariche interne, l'adeguamento dei prezzi del bar e del ristorante. Tutti milioni di euro sommati che vanno a creare quel risparmio di 350 milioni che, caro Vicepresidente Di Maio, non è servito per comprare l'aereo blu a Palazzo Chigi anche perché Renzi non l'ha comprato un aereo blu a Palazzo Chigi ma, com'è noto, ha utilizzato un'altra possibilità più virtuosa per lo Stato. No, quei soldi sono tornati o al bilancio dello Stato per concorrere a coprire tante spese o, come abbiamo fatto l'anno scorso, per le spese necessarie alla ricostruzione nelle aree terremotate. Di queste cose, ripeto, il circuito mediatico che amministra un po' l'informazione nel Paese non parla.

A me tra l'altro fa specie vedere in televisione, in questi programmi di assalto, in questi rotocalchi sempre le stesse persone, i professionisti dell'informazione: mai che ci vada un giovane o una donna giovane nuova ma ci vanno sempre i soliti professionisti che hanno costruito le loro carriere sul disprezzo, sull'odio nei confronti del Parlamento senza alcun senso di responsabilità e di deontologia professionale. Ebbene questi non danno quelle notizie: per me dovrebbero essere notizie da prima pagina anche perché i cittadini che soffrono la crisi devastante che c'è stata troverebbero anche un minimo di sollievo nel sapere che qualcuno che sta nei palazzi alti della politica ha raccolto il messaggio di una sobrietà a tutti i livelli.

Il Parlamento non è raccontato come è in effetti e come ha cercato di essere in questi anni e questo clima inquisitorio va assolutamente respinto. Vorrei concludere il mio intervento dicendo che questo forse sarà l'ultimo dibattito a cui molti di noi forse parteciperanno: auguro a tutti naturalmente di stare anche alla futura legislatura. Questa mattina abbiamo assistito da parte di alcuni - “untorelli” li chiamerebbe Enrico Berlinguer - senza scrupoli che offendono, diffamano e che poi si prendono anticipatamente le ferie estive, i quali si sono permessi di dire che la Presidenza sarà ricordata come la Presidenza più faziosa nella storia della Repubblica. Ognuno naturalmente fa le sue valutazioni e può pensarla naturalmente come meglio crede. Tuttavia nessuno potrà ignorare un dato di fatto: questa Presidenza della Camera sarà ricordata come la più virtuosa dal punto di vista finanziario nell'amministrazione della Camera perché la cifra di 350 milioni di euro è una cifra imponente e i cittadini italiani devono essere orgogliosi di avere avuto alla guida della Camera in questi anni una Presidente, un Collegio dei Questori, un Ufficio di Presidenza, una Segretaria generale e un fiore di dirigenza della Camera dei deputati che ha fatto fino in fondo il suo dovere con un profondo senso dello Stato e del servizio dell'istituzione a partire dalla massima istituzione che è proprio il Parlamento. Grazie a nome dei deputati del Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. È agosto, Presidente - sembra l'inizio di una poesia ma non è così - però voglio darlo come notizia perché è agosto quest'anno, di questi tempi, lo è stato l'anno scorso, due anni fa, tre anni fa e, a un certo punto, è arrivato agosto anche quando io sono entrato in questo ramo del Parlamento, ma perfino quando io ero bambino a un certo punto arrivava agosto e la Camera dei deputati terminava i propri lavori. Lo dico perché, se ci fosse un premio dello stesso livello del Pulitzer, lo proporrei per quei giornalisti che ogni anno di questi tempi scrivono che la Camera va in ferie e fanno – diciamo - questo giornalismo di inchiesta, d'assalto, così importante. Lo proporrei al pari di quelli che scoprono periodicamente, magari attraverso delle foto notizie, che il lunedì spesso non si vota e magari, durante le discussioni generali, partecipano alle discussioni i deputati che sono interessati a intervenire e il Governo che è obbligato ad essere presente.

Insomma, Presidente, noi abbiamo a che fare anche a livello di comunicazione - e sarebbe forse interessante capire se possa essere utile anche l'attività del Comitato per la comunicazione in questo ramo del Parlamento – a un continuo montare di un antiparlamentarismo che, ahimè, Presidente, trova sponda, non da oggi peraltro, all'interno di questo ramo del Parlamento in un esercizio che per metà è suicida e per metà è un esempio di cretinismo politico perché ovviamente non comporta consenso ma abbassa il livello della credibilità dell'istituzione nel suo complesso.

Abbiamo assistito nel corso di questi anni - se Dio vuole, Presidente, è l'ultimo bilancio interno che affrontiamo e votiamo - a dibattiti surreali, alla presentazione di ordini del giorno, alcuni dei quali ritirati, sui temi più disparati: dagli scarichi dei gabinetti differenziati ai tappetti per i riduttori dei rubinetti, ai tappetini antiscivolo per i parlamentari fino ad arrivare, paradossalmente, magari proprio a cura di chi viene spesso qui a parlare di privilegi e di casta, di proposte di stabilizzazione dei collaboratori dei parlamentari con incarichi individuali o, addirittura, della sanatoria dei collaboratori parlamentari senza concorso in un'istituzione che, per fortuna, assume attraverso concorsi pubblici ai quali tra l'altro partecipano molti che hanno l'ambizione di entrare all'interno dei profili professionali alla Camera e che, anche grazie all'ordine del giorno che è stato approvato lo scorso anno e quest'anno, ci auguriamo vengano banditi.

Proprio per ricordare, Presidente - lo voglio dire anche a coloro che, in questo giornalismo di inchiesta fervente, si abbandonano alla retorica del fatto che i dipendenti dalla Camera guadagnino cifre importanti - che i dipendenti la Camera vincono concorsi a cui partecipano decine di migliaia di aspiranti e, coloro che entrano, vincono i concorsi e io mi auguro che si continuino a fare questi concorsi: infatti c'è una meritocrazia che è alla base di tutto questo, altrimenti, ci sono mille altri lavori che si possono fare. I giovani capaci e meritevoli che scelgono di fare il concorso la Camera e lo vincono hanno tutto il diritto di partecipare e di vincerlo e non per questo essere trattati da ladri, da delinquenti o da privilegiati: una cosa è la prerogativa e una cosa è il privilegio. Prerogativa è di chi vince un concorso; la prerogativa è di chi viene eletto.

Avrei voluto, vista l'assenza dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, fare anche l'intervento al posto loro cominciando a insultare i colleghi del PD sul fatto che non basta: me lo risparmio per questioni di decenza personale. Però, attenzione, colleghi, voglio dire siamo stati qui a fare venti minuti di intervento sui cani antidroga. Dovremmo avere la dignità di un dibattito politico che nobiliti l'Assemblea: spesso ci troviamo a discutere d'altro, di argomenti che rasentano la burocrazia, da un lato, e la banalità dall'altro. Per fortuna ci siamo risparmiati la barbieria, i ristoranti e tante altre tragedie quotidiane delle quali, purtroppo, Presidente, come lei sa bene, abbiamo dovuto occuparci anche in Ufficio di Presidenza con discussioni lunghe e approfondite tanto noiose quanto spesso e volentieri inutili.

Ringrazio il questore Fontana in primis e il Collegio dei questori. Lo ringrazio perché è del mio partito ed ha dimostrato grande capacità di ascolto nei confronti di tanti problemi, che anche all'interno del gruppo sono stati in relazione sollevati. E ringrazio il Collegio dei questori, nella sua interezza, e l'Ufficio di Presidenza. Infatti, Presidente, io non sono un amante dei risparmi purché sia, perché noi non abbiamo folle festanti che ci ringraziano, ma, se è vero, come ha ricordato il Questore Fontana, che nel 2012 la Presidenza della Camera spendeva 95 milioni oltre la dotazione e che, nella diciassettesima legislatura, sono restituiti e verranno restituiti alla fine 200 milioni di euro di dotazione, beh, certamente questo non ci porterà a nessuna popolarità, men che meno a lei, Presidente.

Ma io ringrazio anche lei, guardi, perché lei è il vertice di quest'organo istituzionale e di questa impopolarità si fa in qualche modo carico, anche se dal punto di vista politico ci separa un abisso di diversità di opinioni su tante materie. Io credo che nessuno ci ringrazierà per questi risparmi.

Però, il modo sobrio con cui quest'istituzione procede, per così dire, a tagliare costi che possono essere tagliati, senza intaccare la funzione parlamentare, io credo che sia un esempio di sobrietà, di buonsenso e di equilibrio, che altre istituzioni dovrebbero prendere ad esempio.

Poi, certo, c'è il gioco al rialzo. Io lo dico perché l'abbiamo visto in questi giorni, proprio sul tema dei vitalizi, e lo possiamo vedere su mille altri aspetti. Quando si prende il piano inclinato dell'antipolitica, vince sempre chi rilancia.

E anche in tutto questo, Presidente, io volevo presentarlo l'ordine del giorno, in cui si istituiva il mandato parlamentare a pagamento, perché anche a quello arriveremo. Perché, quando qualcuno dirà che quelli che sono seduti in questo Parlamento hanno il privilegio di poter schiacciare un pulsante per decidere, a differenza del cittadino, del salumiere sotto casa, dello stagnaro, del professionista, del commercialista eccetera, hanno il privilegio di potere schiacciare un tasto, per dire se sono d'accordo o no con una proposta di legge o con un emendamento, ebbene, allora prima o poi arriverà qualcuno che dirà che questo privilegio va pagato! Non bisogna percepire indennità, bisogna pagare per stare seduti qui! E di questo passo arriveremo anche a quello.

Allora, io mi permetto di ricordare che in questo quadro di risparmi, che il Collegio dei questori quotidianamente, con un equilibrio e una dovizia anche di gestione e di responsabilità, ha portato avanti in maniera collegiale, voglio ricordare che ci sono anche i tagli e il mancato adeguamento - lo ha ricordato nel suo intervento il questore Fontana - delle indennità parlamentari. Non i magistrati, che sono agganciati a quell'indennità, ma noi percepiamo quel netto di 2.500 euro mensili in meno, che moltiplicato per dodici e per i cinque anni fanno quel risparmio cospicuo, che diventa parte integrante della restituzione.

Allora - e concludo - per parte mia io credo che noi abbiamo dato un buon esempio di un lavoro trasversale, dove tutti hanno offerto il loro contributo, ma sapendo che chi si ispira alla logica dell'antiparlamentarismo, dell'antipolitica e della demagogia giocherà sempre al rialzo, per cui non sarà mai sufficiente nulla. Io credo che ciascun Ufficio di Presidenza, ciascuna gestione di legislatura di ciascuna Camera, debba avere il diritto di applicare i propri tagli, fare le proprie scelte e che non si debba esondare anche in termini di proiezione temporale, su quello che sarà il compito del prossimo Presidente della Camera, del prossimo Ufficio di Presidenza e di chi verrà dopo di noi.

Però, io credo che si sia fatto, Presidente, un lavoro buono e giusto, senza prendere in giro gli elettori e dimostrando che si può fare, con buonsenso e intelligenza, risparmiando dove è possibile. E di questo devo ringraziare, non solo il Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza e la Presidenza, ma - permettetemi - voglio ringraziare anche la Segretaria generale, i dipendenti della Camera, i funzionari e i dipendenti tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che fanno un grande lavoro al servizio dell'istituzione e troppo spesso non vengono difesi, proprio dalla parte politica che avrebbe il diritto e il dovere di alzare la voce, quando la politica e l'istituzione vengono a torto maltrattati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marantelli. Ne ha facoltà e poi ho due interventi a titolo personale.

DANIELE MARANTELLI. Signora Presidente, nelle scorse settimane, in quest'Aula, abbiamo registrato accuse di opacità ripetute più volte nei confronti del nostro gruppo parlamentare: insulti ricorrenti nella poco onorevole storia dell'antiparlamentarismo italiano. Si può discutere dell'attività del gruppo del PD, esprimendo anche le critiche più severe, quello che non è accettabile è il giudizio morale. Come tesoriere del gruppo, prima delle considerazioni sul bilancio della Camera che farò, sento prima di tutto il bisogno e il dovere di ringraziare i deputati per la loro collaborazione. Le donne e gli uomini del PD sono persone perbene, grazie a tutti di cuore per il vostro rigore e la vostra onestà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

I dati del bilancio risentono delle innovazioni di questi anni: vi è nei documenti una leggibilità e chiarezza che permette, anche a chi non è un esperto di conti, di farsi un'opinione precisa sul consuntivo 2016 e sul progetto di bilancio per il 2017. La domanda di trasparenza è cresciuta in ogni campo nel Paese. È un bene. Anche contrastare le sciocchezze è un atto di trasparenza. Le opinioni politiche sono legittime, i fatti, i dati, hanno la testa dura. Da questi dobbiamo sempre partire, perché la deformazione dei fatti non aiuta il confronto tra di noi e, quel che è peggio, non aiuta a risolvere i problemi dei cittadini.

Le spese di funzionamento dalla Camera saranno di 950,4 milioni, 15,3 milioni in meno sul 2016, al netto degli 80 milioni restituiti al bilancio dello Stato: la restituzione più consistente mai operata. Le restituzioni nella legislatura in corso ammonteranno a 200 milioni di euro. Se si aggiungono a queste somme i 150 di minore dotazione richiesta al bilancio dello Stato nel biennio 2013-2015, possiamo affermare che, dal 2013 al 2017, i contribuenti avranno risparmiato per il funzionamento della Camera 350 milioni. Per il sesto anno consecutivo la spesa segna una riduzione, rispetto al tetto massimo che si era registrato nel 2011. Fuori da ogni boria di parte, possiamo con orgoglio - questo sì - affermare che non temiamo confronti con altre istituzioni, sia pubbliche che private. Per questo dobbiamo riconoscere il lavoro della Presidente Boldrini, del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza della Camera. Ma permettetemi anche di ringraziare le idee e il sostegno a questo impegno del gruppo del PD, che è stato ed è la spina dorsale dell'Aula in questa XVII legislatura. Noi non sottovalutiamo il permanente grado di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Anzi, a questo proposito sappiamo che tutte le indagini collocano il Parlamento e i partiti al penultimo e all'ultimo posto.

A maggior ragione, noi dobbiamo andare a testa alta per questi risultati. Per raggiungerli si sono resi necessari notevoli sacrifici. La spesa per il personale dipendente passa da 238 milioni a 170,6 (meno 28,4 per cento). Al 1° gennaio 2008 - voglio dirlo - la Camera aveva 1.779 dipendenti, con il blocco del turnover siamo a 500 unità in meno, con conseguenti ricadute sui carichi di lavoro. Questo è un tema aperto, che la prossima legislatura dovrà affrontare, quello dei concorsi.

Abbiamo esaminato molti ordini del giorno. C'è rispetto per l'impegno dei colleghi, che si sono cimentati anche in alcuni ordini del giorno creativi. Noi ci siamo limitati a pochissimi, non per sottovalutazione, ma per realismo. Sarà infatti il prossimo Parlamento a riprendere questi temi. Non possiamo però ignorare alcune situazioni delicate. Gli ex lavoratori della Milano 90, impegnati a Vicolo Valdina, sono tra queste. Abbiamo sollecitato i questori - e lo facciamo anche con l'amministrazione della Camera - a porre mano con ulteriori esternalizzazioni, ad una condizione che, per il nostro gruppo, è inaccettabile. Così come andrà perfezionato il rapporto con i collaboratori.

All'attivo non possiamo in questa discussione ignorare i risultati importanti, frutto dell'azione dei Governi Renzi e Gentiloni, ma anche del nostro lavoro. Il segno più accompagna stabilmente molte statistiche: il PIL, che era meno 2,8 nel 2012, e che poi ha avuto, dal 2013, sempre segni più; consumi: più 2,9, tra il 2014 e il 2016; l'indice di fiducia di consumatori e imprese; il tasso di disoccupazione, dal 13 per cento del febbraio 2014 all'11,1 del giugno 2017; il tasso di disoccupazione giovanile è sceso di 6,4 punti; il tasso di occupazione femminile e al 48,8 per cento, il più alto da quarant'anni. Siamo entrati nel Rinascimento? Naturalmente no, le disuguaglianze restano forti e la condizione di povertà assoluta riguarda quasi 4 milioni e mezzo di italiani. La disoccupazione giovanile al 35,4 è il nostro assillo principale. Nessun trionfalismo, dunque, ma chiara consapevolezza, però, di poter cogliere gli evidenti segnali di ripresa economica in Europa. Noi rispettiamo tutti, ma pretendiamo rispetto. Mai sottovalutata la Lega, mai definito Forza Italia partito di plastica, abbiamo imparato a conoscere anche il MoVimento 5 Stelle: attraverso raffinate e moderne procedure e big data riesce ad avere ritorni importanti sugli umori dei cittadini. Si spiega così il cambiamento di posizione sullo ius soli: con ogni probabilità - accetto scommesse - cambierà posizione su euro ed Europa nelle prossime settimane. Una politica che ha dimensione popolare deve avere tuttavia più ambizione, non limitarsi a registrare umori, ma cambiare il Paese. I grandi partiti popolari servono a questo.

C'è un dato che mi colpisce: le persone non sorridono più, sorridono poco: colpa della crisi economica? Mah! Nell'agosto di cinquant'anni fa dovevo attraversare il cortile per andare in bagno, di giorno davo una mano nei campi per fare il fieno e le cene, la sera, erano sobrie, ma dopo cena famiglie di contadini e operai, lombardi, veneti, calabresi, si trovavano in quel cortile a chiacchierare e anche a cantare in un clima di allegria e solidarietà, nonostante faticose giornate di lavoro in fabbrica o nei campi. Chi è stato influenzato da Enrico Berlinguer rifugge da ogni demagogia. Berlinguer diceva: io le invettive non le lancio contro nessuno, gli anatemi sono espressione di fanatismo, e c'è troppo fanatismo nel mondo. L'abbiam visto anche qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nessun anatema, dunque, ma una riflessione credo sia necessaria: forse in quei contadini operai mal pagati c'era la speranza di cambiare; forse, se la lezione vale per oggi, c'è bisogno di dare all'Italia il senso di una nuova missione. Questo, nonostante l'imponente lavoro fatto in quest'Aula e nelle Commissioni, non c'è ancora. Sì, imponente, perché le leggi sui diritti civili, sulla giustizia, sull'economia e su tanti altri argomenti questo sono! Il PD, partito riformista, voterà a favore del bilancio. Per i riformisti non ci sono mai stati tempi facili. Esasperati personalismi e tafazziani conformismi sono le malattie infantili del moderno riformismo. Noi abbiamo cercato di contrastarle, e così faremo in futuro. Sobrietà, rigore, razionalizzazione: è in questa cornice che la settimana scorsa è stata approvata la legge sui vitalizi. Il MoVimento 5 Stelle protesta per la decisione del Senato, ma è abbaiare alla luna: se avessimo approvato la riforma costituzionale, avremmo evitato la navetta tra Camera e Senato. Oggi, economia e finanza comandano, i tecnici eseguono, i politici fanno le interviste ai giornali e alle TV: se non si ribalta questa gerarchia, qualcuno continuerà a percepire stipendi e buonuscite da nababbo e i rappresentanti del popolo si perderanno in discussioni sugli scontrini o addirittura abbandonando l'Aula, come hanno fatto oggi, con l'augurio e la speranza che questo abbandono li dedichi perlomeno a dare una mano a risolvere i problemi dell'acqua, dei rifiuti e dei trasporti, di cui soffre la capitale vergognosamente non governata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Voglio fornire all'Aula, per concludere, i dati complessivi dei costi dei parlamentari, servizi compresi, in Europa: l'Italia, 19.218 euro; la Francia, 22.791; la Gran Bretagna, 24.826; la Germania, 29.173. È chiaro? Quindi, se alla prossima legislatura si vogliono affrontare i problemi, si parta da qui. Ringraziando tutti i dipendenti - resocontisti, commessi, operai, segretari di Commissione, il Servizio studi, la Segretaria generale -, perché senza il loro prezioso apporto non potremmo fare bene il nostro lavoro, confermo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico- Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, adesso abbiamo degli interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Claudia Mannino. Ne ha facoltà.

CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Questo mio breve intervento per dire che per me la trasparenza non è una categoria dello spirito, ma è la forma più avanzata dell'innovazione culturale, è uno strumento di grande condivisione per i cittadini. Ancora una volta, questo bilancio interno non ha inciso sulla governance. Forse l'apriscatole era difettoso, ma di certo qualcosa non ha funzionato, in una legislatura per certi versi sperimentale e, peraltro, ai confini della realtà. Abbiamo pagato tutti il prezzo dell'inesperienza politica, a cominciare, a mio avviso, probabilmente dall'elezione dei due Presidenti debuttanti in Parlamento. I numeri ci davano ragione, e anche la sentenza della Corte costituzionale, sul premio di maggioranza, ma oltre i numeri si arriva a sapere dove e come agire. L'architettura del Gattopardo ha quindi rivinto. Ancora oggi l'idea di rendere fruibili gli atti con la rendicontazione integrale dei lavori degli organi collegiali resta una chimera, in primis la banca dati dei precedenti: tutto imboscato o, meglio, nelle mani di pochissimi.

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIA MANNINO. Ho concluso. Ma la stagione dei censimenti permanenti è già al suo inizio. Sarebbe bello rendere pubblici i dati relativi all'interno della Camera. Per questo motivo, ancora una volta, voto in maniera contraria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ileana Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, questori, la mia vuole essere una dichiarazione personale su un voto difforme rispetto al mio gruppo: voterò “no”. Perché voterò “no”? Per una provocazione: vi stimo profondamente, ma due cose le devo dire forte. Non è possibile che voi non avete ancora pensato a mettere nel parco macchine della Camera un mezzo accessibile. Sembra quasi che noi deputati con difficoltà dobbiamo montare su tutte le macchine tranne quelle che servono per noi, quelle con la pedana, e trovo ciò vergognoso, dopo dieci anni che vi segnalo questa cosa. E ancora per un altro motivo: ci sono operatori che ci accompagnano in quest'Aula. Se voi credete veramente nelle pari opportunità, differenziateci, Presidente, perché c'è chi ha bisogno di due operatori e chi ha bisogno di un operatore. Non siamo una categoria, siamo persone, e le persone hanno bisogno di un'assistenza diversa. Per cui, non elargite soldi a chi non ha bisogno, o a chi ha bisogno parzialmente, e ricordatevi dei più gravi, perché solo in questo caso parleremo di democrazia (Applausidi deputati del gruppo Partito Democratico eArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Argentin, di aver ricordato quest'aspetto. Su questo, adesso, faremo un approfondimento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Renata Bueno. Ne ha facoltà.

RENATA BUENO. Presidente, nella stessa linea, coincidente con quella dell'onorevole Argentin, mi manifesto contraria: voterò contro il bilancio, con tutto il rispetto per lei e per questa istituzione, per manifestarmi con un voto di protesta. Anch'io soffro di una grave disabilità, per la quale è riconosciuta l'invalidità civile da parte dello Stato italiano, e purtroppo in questa casa non veniamo rispettati. Tante volte ho preso accordi con responsabili che poi non sono stati messi in pratica, e tantissime volte ho sollecitato il Collegio dei questori, con tantissime mail e tantissime richieste, ma non ho mai - mai! - ricevuto una risposta.

Quindi, chiedo: se noi, tra deputati, ci trattiamo così, che nemmeno i solleciti e le richieste trovano risposte, com'è che vogliamo dare parole o prendere impegni con i nostri cittadini? È veramente vergognoso. Io per questo motivo - e mi dispiace, Presidente, manifestarmi così - voto contro, perché nemmeno possiamo chiedere il supporto delle leggi per i lavoratori, perché non possiamo, non siamo riconosciuti come lavoratori dalla legge dei lavoratori. Per questo motivo, non possiamo nemmeno chiedere, fare causa o presentare denunce per essere rispettati in quanto disabili in questa casa (Applausidi deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Volevo ricordare all'Aula che lo scorso anno, grazie alla risoluzione a prima firma Baldelli, votata ovviamente da tutta l'Aula, abbiamo destinato 47 milioni, che è la restituzione sulla dotazione dell'anno scorso, alle zone terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e quindi mi auguro che, per gli 80 milioni che restituiremo quest'anno, l'Aula possa prendere lo stesso impegno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Grazie. Mi sembra doveroso, anche dopo tutte le sollecitazioni arrivate dai colleghi, che hanno già fatto un ringraziamento sentito, Presidente, un ringraziamento all'Amministrazione, attraverso la persona della Segretaria generale, Lucia Pagano, per tutta l'assistenza e tutta la collaborazione che ci ha consentito di portare a termine anche questo quinto bilancio importante. Un quinto anno che è stato caratterizzato dai segni e dai numeri che già sono stati citati più volte: 95 milioni richiesti nel 2012, 350 milioni restituiti. Quindi, siamo passati, con un trend annuale sempre di restituzione, ad una cifra che ci sembra davvero degna di attenzione. Quindi, grazie davvero. Grazie a chi ha voluto spendere qualche parola di apprezzamento, e, fra i tanti, ricordo senz'altro l'onorevole Melilla e l'onorevole Baldelli. Grazie davvero. Grazie anche a chi ha voluto esprimere un disappunto, e chiedo scusa, rappresentando il collega Fontana e il collega Fontanelli, per la mancata percezione delle richieste di aiuto che, verosimilmente, sono state ascoltate, ma non con la dovuta attenzione. Quindi, per i mesi che rimarranno, faremo di tutto davvero per prestare ulteriore attenzione.

Quindi, grazie, Presidente, per tutto quello che anche lei ci ha consentito di portare a termine. Abbiamo utilizzato davvero la diligenza del buon padre di famiglia per risparmiare questi 350 milioni, perché questa l'abbiamo considerata, sin dal primo giorno, la casa più bella che potevamo mai abitare. In questo senso, credo che termineremo il nostro mandato di qui a qualche mese. Grazie ancora alla Segretaria generale e a lei, Presidente (Applausi).

(Votazioni – Doc. VIII, nn. 9 e 10)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Progetto di bilancio della Camera deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto (ore 19,12).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2017, la deputata Renata Bueno e il deputato Guglielmo Vaccaro, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica Civici e Innovatori. Il rappresentante di tale componente, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto tali richieste.

Interventi di fine seduta (ore 19,14).

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, nella giornata di ieri, la nostra Commissione, presso la Commissione cultura, è andata ad assistere ad un'audizione molto importante dei dirigenti scolastici delle zone del centro Italia.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,15)

WALTER RIZZETTO. Ebbene, questi dirigenti scolastici ci hanno fornito, Presidente… Se si può avere solo un minimo di silenzio, grazie Presidente Sereni, non chiedo molto…

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, ha ragione. Si aggiungono al normale rumore del fine seduta, anche…

WALTER RIZZETTO. Gli auguri.

PRESIDENTE. …i saluti dei colleghi che stanno andando via. Colleghi, scusate, se potete abbassare il tono della voce, così svolgiamo gli interventi di fine seduta. Prego.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Le dicevo che si sono svolte delle audizioni, ieri, di alcuni dirigenti scolastici, soprattutto di dirigenti…

PRESIDENTE. Parlo al lato sinistro della Presidenza, perché di qua non c'è più nessuno. Quindi, per il rumore siete tutti di qua. Prego.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ripeto: si sono svolte delle audizioni di dirigenti scolastici, soprattutto, di dirigenti scolastici, Presidente, che vivono la loro realtà scolastica da responsabili anche delle strutture - cosa che non dovrebbe evidentemente essere così sulla base di una pessima legge che è stata, purtroppo, votata -, vivono effettivamente un disagio.

Presidente, rispetto alla situazione reale degli edifici scolastici in Italia, ci sono dei rapporti che sono terrificanti. Faccia conto, Presidente, che una persona normale quando costruisce una casa e in questa casa non c'è un'abitabilità, questa persona non può andare ad abitare, giustamente, in questa casa. Ieri il report ci dice che su 43 mila edifici scolastici, ci sono 20 mila edifici che non possiedono la carta dell'agibilità, 30 mila non possiedono il certificato prevenzione incendi, 13 mila rilevano bisogni urgenti di interventi di manutenzione. Tutto questo, Presidente, è a capo ed è nelle piene responsabilità dei cosiddetti dirigenti scolastici, che, evidentemente, non sono geometri, non sono ingegneri, non sono persone che strutturalmente possono essere responsabili di quanto potrebbe, purtroppo, accadere nelle scuole.

Quindi, Presidente, con settembre, visto che di emendamenti da qui alla fine di agosto o all'inizio del prossimo anno scolastico non ce ne saranno e, quindi, non potranno essere messi in cantiere, noi chiediamo ufficialmente al Governo di fare qualcosa, quantomeno di sollevare i dirigenti scolastici da queste che non sono, evidentemente, le loro priorità o le loro responsabilità, oltre che di andare - e chiudo, Presidente - ad intervenire immediatamente su edifici scolastici che possono crollare sulla testa di ragazzini, Presidente. Questo lo troviamo scandaloso: qualora non dovesse essere fatto nulla, chiederemo al Governo di non aprire più di qualche migliaio di scuole a settembre.

PRESIDENTE. Colleghi, io vi chiedo davvero uno sforzo non enorme, perché potete, comunque, uscire, però è veramente troppo forte il rumore in Aula.

Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA. Presidente e colleghi, il 2 agosto 1980, nella strage alla stazione di Bologna, il terrorismo neofascista assassinò 85 cittadini innocenti e ne colpì altri 200, rimasti feriti nell'attentato.

Sono passati 37 anni, ma Bologna ed il Paese non hanno dimenticato. Anche questa mattina la mia città, con le sue istituzioni ed i suoi cittadini, si è stretta intorno ai familiari delle vittime, a cui voglio rinnovare qui solidarietà e vicinanza. Lo ha fatto oggi in Aula la Presidente Boldrini con parole molto importanti, che davvero - penso di poterlo dire anche a nome degli altri colleghi - abbiamo molto apprezzato.

Una solidarietà che non deve essere solo enunciata, ma praticata. Infatti, se gli esecutori materiali della strage sono stati condannati con sentenza passata in giudicato, malgrado il riproporsi di tentativi inaccettabili di depistaggio anche in anni recenti, giorni non troppo lontani da noi, i mandanti di quel terribile attentato devono ancora essere individuati.

Negli anni della strategia della tensione vi è stata l'azione di settori deviati dello Stato e si è realizzata una sostanziale sovranità limitata del nostro Paese e stragi e attentati sono stati strumenti per condizionare la libera dialettica democratica.

Negli ultimi anni, in particolare in questa legislatura, molto è cambiato, ma molto va ancora fatto, anche per rendere realmente efficaci alcune iniziative giuste e importanti che sono state assunte, in un dialogo con le associazioni dei familiari delle vittime, perché sia chiaro che lo Stato e le istituzioni sono, prima di tutto e sempre, dalla parte delle vittime del terrorismo e, mai, dalla parte dei loro carnefici. Oggi, è il giorno della memoria per le vittime, una memoria che si traduce nella difesa dei valori di libertà e di democrazia sanciti dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, e che rappresentano la migliore risposta alla barbarie del terrorismo neofascista che ha colpito quegli innocenti in quella giornata terribile di 37 anni fa (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Oggi, ho partecipato, ed ero l'unico parlamentare presente, visto la persona che ha parlato prima di me, silenziosamente, in comune, a Bologna, alla commemorazione della strage di Bologna. Non sono entrato ad ascoltare cosa dicesse il Governo, sono rimasto fuori, sono rimasto fuori e la cosa sorprendente è stata quando ho visto tutte le vittime e - questo il collega che ha parlato prima di me non l'ha detto - tutti i familiari delle vittime della strage che sono usciti, mentre parlava il Ministro, in maniera silenziosa e pacifica. Questo per dire cosa? Per dire che tutte le promesse che sono state fatte l'anno scorso, l'anno prima, l'anno prima ancora, di eventuali fondi per danneggiamento eccetera, non sono stati dati, non sono stati dati, ma come si fa, come si fa? Sono stati regalati i soldi alle banche e mai per prendersi cura dei cittadini, mai, mai una volta.

Quindi, è per questo motivo che dico: io avevo due anni, Presidente, avevo due anni, il 2 agosto, ma è incredibile, è incredibile, veramente; io sono vicino a tutti i cittadini che, oggi, hanno manifestato in comune a Bologna, ma io ero davvero l'unico parlamentare presente e se sono qui è perché si poteva fare: andare e venire, punto! Punto!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ernesto Preziosi. Ne ha facoltà.

ERNESTO PREZIOSI. Grazie, Presidente. La temperatura di questi giorni e gli incendi che si sono ripetuti e che interessano gran parte del territorio nazionale ci segnalano la necessità di uscire dalla logica dell'emergenza e di accedere, invece, a quella della prevenzione. Esiste una questione di tipo educativo, l'importanza di una educazione fatta attraverso la scuola, per il rispetto del patrimonio ambientale e che deve coinvolgere anche le istituzioni centrali e tutte quelle che sono le istituzioni che possono rivolgersi in questa direzione, nel nostro Paese.

Ma c'è anche una dimensione economica che va presa in considerazione. Questa crisi idrica e di incendi costa e costa tanto agli italiani; vanno, pertanto, incentivate in tutti i modi le soluzioni tecnologiche e vanno favoriti gli investimenti sul riutilizzo delle acque. Anche l'impiantistica per la desalinizzazione delle acque è un punto importante per un Paese che ha ottomila chilometri di costa ed è impensabile che solo 136 milioni di metri cubi di acqua vengano da questa fonte e siano riferiti solo ad alcune regioni. Così come è urgente predisporre un piano straordinario per la manutenzione della rete.

Già nel 1999, quindi, in una data distante, si indicava, sulla base di studi del CNR, la necessità che le regioni e le Autorità dei bacini, ovvero dei distretti di oggi, predisponessero dei piani di lotta alla siccità e alla desertificazione. Questi piani sono in ritardo; penso che sia opportuno, attraverso la Presidenza, segnalare al Governo l'importanza, prima della prossima legge di stabilità, di venire in Parlamento ad illustrare le linee sulle quali ci si intende muovere, perché, appunto, dall'emergenza si passi alla prevenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, la ringrazio. Per suo tramite, vorrei richiamare il Governo sulla condizione davvero intollerabile, inaccettabile e vergognosa in cui versano, in questo momento, i tirocinanti della giustizia.

Si tratta di oltre un migliaio di lavoratori precari, anche se non sono riconosciuti come tali, che nei mesi di luglio e di agosto non riceveranno lo stipendio, saranno pagati soltanto a settembre, quei miseri 400 euro al mese, per 40 ore di lavoro settimanali, se il MEF, finalmente, trasferirà i fondi necessari all'Ufficio centrale del bilancio. Abbiamo più volte richiamato l'attenzione del Governo sulla situazione di tutti i lavoratori precari della giustizia. Crediamo, davvero, che questa situazione, addirittura, di non riconoscere nemmeno quel minimo rimborso spese violi in maniera intollerabile la dignità di queste persone, di questi lavoratori a cui vogliamo esprimere, ovviamente, tutta la vicinanza, ma, soprattutto, vorremmo che il Governo intervenisse immediatamente per consentire loro, quanto meno, di ricevere quello che è loro dovuto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Fra alcuni giorni, l'8 agosto, saremo a Marcinelle Marcinelle è un punto oscuro, Marcinelle è una tragedia italiana. Marcinelle la “tragedia nostra”, così titolò il Corriere della Sera il 9 agosto del 1956, nell'articolo di commento del grande scrittore e giornalista veneto Dino Buzzati; così la tengo nel mio cuore, attraverso quelle pennellate indimenticabili in quelle prime pagine della Domenica del Corriere che, ancora, si conservano oggi a memoria. La tragedia è accaduta in Belgio e fra i sepolti c'erano 136 lavoratori nostri e allora il Bois de Cazier, questo posto ai più sconosciuto, diventa Italia e l'incendio del pozzo diventa la nostra angoscia. Pensiamo, allora, alle 136 vittime, alle 136 famiglie, padri, madri, mogli, figli, fratelli, abruzzesi, il villaggio di Manoppello il più colpito, pugliesi, marchigiani, friulani, molisani, siciliani e c'erano anche belgi, francesi, tedeschi, russi, ucraini, cecoslovacchi, greci, turchi, algerini, c'era anche un ingegnere inglese. Noi, ogni anno andiamo a Marcinelle, non a celebrare un triste rito, andiamo a ricordare la tragedia nostra, come scrisse Buzzati, sì, ma anche il sacrificio dei lavoratori per costruire la società del benessere. È stato il lavoro, sono stati i lavoratori le locomotive del progresso, dell'industrializzazione diffusa, quei lavoratori che sono, oggi, al margine delle politiche economiche. Marcinelle è come la madre di tutte le tragedie sul lavoro. Vorrei che l'8 agosto i 262 rintocchi della campana di Sant'Antonio, la sua Marcinelle, si sentissero anche a Toronto, ove la comunità italiana ricorderà la tragedia, a Matmark, a Monongah, a Dowson e ovunque viva il ricordo del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo, la memoria di chi ha riscattato ogni giorno il tricolore dando il meglio di sé. Ho ricordato, per l'occasione, una parte dei momenti più simbolici della storia italiana del secolo XX e quella Domenica del Corriere a immortalarli con la leggendaria fantasia di un pennello, sacrificio, lavoro, onestà, coraggio, patrimoni morali di una umanità che ha costruito il futuro delle società in cui vivono o hanno vissuto, volti di oggi in Europa e nel mondo e volti di un altro secolo, a cui va riconosciuto il conferimento che onori la loro memoria di chi ha ben operato per il bene dei suoi cari e della parte italiana (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 12 settembre 2017, alle 15:

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

FIANO ed altri: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. (C. 3343-A)

Relatori: VERINI, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

2.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

3.  Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Ricciatti ed altri 1-01641 e Abrignani ed altri n. 1-01672 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

4.  Seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 9)

5.  Seguito della discussione delle mozioni Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli, Chiarelli ed altri n. 1-01557, Brignone ed altri n. 1-01661, Silvia Giordano ed altri n. 1-01665, Gadda ed altri n. 1-01666, Vargiu ed altri n. 1-01667 e Fossati ed altri n. 1-01669 concernenti iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

6.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 361 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: RANUCCI e PUGLISI: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato). (C. 3960-A)

Relatrice: COSCIA.

7.  Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto.

8.  Seguito della discussione delle mozioni Basilio ed altri n. 1-01081, Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 concernenti iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

9.  Seguito della discussione della proposta di legge:

ERMINI ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace. (C. 4130-A)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; FUCCI; CAPARINI ed altri; FERRARESI ed altri. (C. 40-257-407-4362)

Relatore: ERMINI.

La seduta termina alle 19,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: DANIEL ALFREIDER (DOC. XVI, N. 4)

DANIEL ALFREIDER. (Dichiarazione di voto – Doc. XVI, n. 4). Grazie Presidente, Governo, onorevoli colleghi, condividiamo e sosteniamo l'azione di governo nei diversi profili che la questione dei migranti e il problema dei profughi chiamano in causa.

In primo luogo riteniamo che bene abbiano fatto i governi Renzi e Gentiloni a porre il problema dei flussi migratori come priorità che riguardi l'Unione europea nel suo insieme. Non è accettabile e neppure pensabile che l'Europa si defili e non affronti le conseguenze delle scelte che essa stessa ha compiuto: accordo di Dublino, regole delle missioni di soccorso, disciplina degli accessi dei profughi e loro riallocazione. L'Italia rimane frontiera dell'Europa e il controllo delle frontiere esterne, né in termini geopolitici, né in ordine alle risorse, non è delegabile a chi come l'Italia è paese esposto perché Paese di primo approdo. Non è pensabile che gli altri Paesi europei richiedano la sospensione delle regole di Schengen per evitare di affrontare l'emergenza costituita dalla allocazione dei profughi. Nel contempo occorre procedere nell'adozione di procedure certe e tempestive per l'espulsione di coloro che non hanno diritto di asilo.

In ordine al flusso dei migranti la missione italiana approvata dal Consiglio dei Ministri è certamente importante per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani: sia che abbia quale ruolo quello di supporto i supporto alla guardia costiera libica, sia che concorra, come deve essere, a determinare un quadro il cui obiettivo sia la stabilizzazione del paese nordafricano. Stabilizzazione che è una priorità per l'Italia e per l'Europa e che presenta altri e non meno rilevanti problemi. Sotto questo profilo rinnoviamo la necessità che l'Europa giunga all'istituzione di una Guardia costiera comune.

Occorre proseguire e incentivare l'adozione di accordi bilaterali con i paesi africani di provenienza dei flussi migratori anche con un programmi di aiuti pluriennali nei loro confronti.

Contestualmente siamo convinti che bene abbia fatto il governo ad affrontare in termini rigorosi l'esigenza di adottare nuove regole, più vincolanti, per l'attività delle Ong. Chi si sottrae e non approva il codice adottato dal governo italiano si pone al di fuori di un sistema di salvataggio organizzato che da tempo appare indispensabile. E' una linea di fermezza che riteniamo rilevante ai fini del controllo e della riduzione degli ingressi di migranti clandestini. Chi non lo comprende e chi non la rispetterà ne dovrà subire le conseguenze perché solo se affrontiamo questione nel suo completo possiamo avere opportunità efficaci di controllare e gestire il fenomeno.

Annunciamo il voto favorevole del nostro gruppo alla risoluzione di maggioranza.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 4 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 7 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 7 alla n. 16 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni nn. 7, 8 e 16 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 13 il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Cicchitto e a. 6-00338 rif. 463 441 22 221 328 113 58 Appr.
2 Nominale Ris. Artini e a. 6-00342 470 375 95 188 2 373 58 Resp.
3 Nominale Ris. Cimbro e a. 6-00343 466 388 78 195 31 357 58 Resp.
4 Nominale Ris. Altieri e a. 6-00344 469 396 73 199 73 323 58 Resp.
5 Nominale Ris. Rampelli e a. 6-00346 pI 468 376 92 189 51 325 59 Resp.
6 Nominale Ris. Rampelli e a. 6-00346 pII 468 390 78 196 66 324 58 Resp.
7 Nominale Doc. VIII, n. 10 - odg 44 - I p. 347 342 5 172 15 327 84 Resp.
8 Nominale odg 44 - II p. 348 342 6 172 3 339 84 Resp.
9 Nominale odg 48 355 345 10 173 54 291 81 Resp.
10 Nominale odg 53 361 361 0 181 6 355 80 Resp.
11 Nominale odg 56 360 354 6 178 37 317 80 Resp.
12 Nominale odg 62 365 365 0 183 48 317 79 Resp.
13 Nominale odg 66 363 363 0 182 51 312 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 68 361 361 0 181 48 313 79 Resp.
15 Nominale odg 70 360 347 13 174 34 313 79 Resp.
16 Nominale odg 71 356 343 13 172 34 309 79 Resp.
17 Nominale Doc. VIII, n. 9 - conto consuntivo 313 295 18 148 288 7 77 Appr.
18 Nominale Doc. VIII, n. 10 - prog. bilancio 306 287 19 144 281 6 76 Appr.