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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 846 di martedì 1° agosto 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 13.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Artini, Bindi, Castelli, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, D'Ottavio, Damiano, De Menech, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gandolfi, Gasparini, Mannino, Martelli, Merlo, Miccoli, Morassut, Pannarale, Piso, Schullian e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 31 luglio 2017, il deputato Pierdomenico Martino, già iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2860 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno (Approvato dal Senato) (A.C. 4601) (ore 13,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4601: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'Allegato A al Resoconto stenografico della seduta del 31 luglio 2017).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4601)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà. Ha due minuti.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi. Il decreto che oggi siamo chiamati a convertire presenta un importante complesso di misure, che hanno per filo conduttore il sostegno e la ripresa del Mezzogiorno. Chiare a tutti sono la necessità e l'urgenza del provvedimento: i nuovi problemi del Meridione si aggiungono ai vecchi e questo Governo sta cercando di affrontarli in modo intelligente.

Rispetto ad altri interventi nei confronti del Sud Italia, ciò che cambia è l'approccio utilizzato: si interviene con risorse e incentivi mirati, che hanno per oggetto settori-chiave per lo sviluppo, come le infrastrutture, i servizi, la ricerca, l'agricoltura e l'ambiente. La scelta è ben comprensibile: solo in questo modo si possono sfruttare le grandi potenzialità del Meridione e conseguire dei risultati positivi a medio e lungo termine.

Allo stesso tempo, però, non possiamo non evidenziare come il Governo abbia scelto di istituire le zone economiche speciali al Sud, al contrario di quanto fatto con le province terremotate del centro Italia. Lo abbiamo chiesto con forza, attraverso diverse iniziative parlamentari; dispiace che l'Esecutivo non ci abbia voluto ascoltare, soprattutto per quei territori che ancora non riescono a ripartire.

Detto questo, considerata l'importanza delle misure messe in campo per il Sud e la nostra lealtà al Governo, che abbiamo deciso di sostenere per il bene del Paese, esprimo il voto di fiducia all'Esecutivo dalla componente socialista. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà. Ha due minuti.

PAOLA BINETTI. Presidente, illustre sottosegretario, questo disegno di legge aveva, a nostro avviso, tre parole chiave: giovani, Meridione, contrasto positivo alla povertà attraverso l'attivazione di risorse, dell'intelligenza, della genialità e della creatività, che sono tra le caratteristiche forse più facilmente attribuibili ai giovani del Sud.

Di fatto, in questo disegno di legge i giovani rappresentano - potremmo dire - un incipit che dà senso all'inizio del disegno di legge, ma che poi non si traduce, lungo tutto il suo sviluppo, in una serie di misure coerenti volte a favorire non soltanto l'“Io resto” – peraltro, bellissimo slogan di questo disegno di legge -, ma anche l'“Io torno”, che sarebbe stato l'elemento necessario per trascinare positivamente la ripresa e lo sviluppo di una serie di iniziative nel Sud.

D'altra parte, il Meridione in questo modo risulta letto, attraverso il disegno di legge, in quelle che sono le sue criticità maggiori, che vengono rilanciate per l'ennesima volta, senza però che ci sia nessun passaggio di autocritica sul perché, in precedenza, iniziative simili a queste sono in realtà fallite. Di ripresa del Meridione si parla da tempo, l'Italia ha bisogno della ripresa del Meridione, un'Italia a due velocità non giova a nessuno, come non giova a nessuno un'Europa a due velocità.

Quindi, noi riteniamo che questo disegno di legge, che questo decreto costituisca un'iniziativa buona nelle intenzioni, ma mancata in quelle che sono le azioni concrete che avrebbero dovuto caratterizzarle e per questo il gruppo dell'UDC non voterà la fiducia. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà. Ha tre minuti.

COSIMO LATRONICO. Grazie, signor Presidente, rappresentante del Governo. Direzione Italia non darà la fiducia a questo Governo e voterà contro questo provvedimento. A noi pare che manchi, sulla questione del Mezzogiorno - una grande questione -, sia l'analisi, la visione sulla situazione reale del Mezzogiorno che un quadro concreto di misure che servano ad incentivare i settori del Mezzogiorno, a mettere in moto lo sviluppo.

Nel 2015 il Governo presentò il cosiddetto Masterplan, un'operazione annunciata: 95 miliardi di euro fino al 2023. A due anni di distanza, signor rappresentante del Governo, non ci convincono i dati emersi. Ci sarebbero, a detta del Governo, cantieri per 6 miliardi e bandi per 15 miliardi, attendiamo di verificare l'attendibilità di queste cifre e il nostro - diciamo - sospetto è che continuiamo a dare i numeri. Lo scenario che osserviamo, in realtà, è che i cantieri non partono e le programmazioni restano sulla carta, non si trasformano in progetti esecutivi e in molte regioni la paralisi è evidente.

L'economia del Mezzogiorno si sta purtroppo riprendendo con percentuali da “zero virgola”, che non reggono il confronto con la situazione reale del Mezzogiorno e del Paese. Del resto, la Svimez ci ha dato i suoi dati: 500.000 giovani che hanno lasciato le regioni del Sud - 200.000 sono giovani laureati -, il 35 per cento di giovani disoccupati tra 15 e 29 anni, e la presenza del 10 per cento di popolazione del Sud che vive in una condizione di povertà assoluta. Insomma, si tratterebbe di una questione che avrebbe bisogno di ben altra misura e di ben altra reazione.

Gli interventi previsti non ci sembrano quelli più appropriati; soprattutto il decreto-legge – è del tutto evidente - non impegna risorse, si limita semmai a rimodulare le spese per il Mezzogiorno rispetto ai fondi pluriennali già programmati, ai fondi europei per la gran parte.

Abbiamo denunciato - e concludo Presidente - nei mesi scorsi, per esempio, un definanziamento delle risorse per il Sud, per sostenere le opere di decontribuzione degli oneri sociali a favore delle imprese al Nord, oltre alla fragilità di strutture amministrative progettuali, signor Presidente - si pensi ad ANAS, Ferrovie, regioni -, che non sono in grado di trasformare i progetti esecutivi in azioni reali, effettive: è la dannazione del Sud.

Ci sarebbe bisogno - e concludo - di una rivoluzione copernicana nei tempi, negli strumenti e nelle risorse, per aggredire la questione meridionale; invece, ci troviamo di fronte a provvedimenti di corto respiro e insignificanti che in nulla riusciranno a invertire il trend assolutamente negativo relativo allo sviluppo del Mezzogiorno. Per questo, con rammarico - con rammarico! -, perché avvertiamo …

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO LATRONICO. … il senso dell'ennesima occasione sprecata e di tempo perduto, non daremo la fiducia al Governo. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà. Ha tre minuti.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato i molti problemi del Mezzogiorno e le soluzioni che questo decreto cerca di portare per migliorare la situazione di quell'area del Paese, che davvero non deve essere riconosciuta come il luogo dove si cammina con una diversa velocità. Fra l'altro, ci sono anche segni positivi di sviluppo del Mezzogiorno; proprio nei giorni scorsi, il Sole 24 Ore presentava un dato incoraggiante sul numero di imprese dotate di particolare capacità di sviluppo e di crescita, che nel Mezzogiorno rappresentano un terzo di quelle del Paese, e quindi una cifra che è in linea con le dimensioni dell'area interessata.

Ma in tutte queste situazioni, nelle quali si affrontano problemi annosi con lo strumento del decreto-legge, beh, viene da chiedersi perché. La ragione è semplice, la ragione sono le difficoltà che il nostro Parlamento ha nell'affrontare temi così vasti che, per loro natura, si prestano ad una molteplicità di interventi. Il Governo ha presentato un decreto, il Senato in prima lettura l'ha ampliato, ha toccato altri temi, temi tutti importanti e interessanti, per ottenere l'approvazione del provvedimento in tempi compatibili il Governo ha deciso di porre la fiducia, si tratta di una fiducia assolutamente tecnica, correlata alla necessità di mantenere questo decreto e di portarlo ad avere esecuzione.

Questa ci pare una seconda sussidiaria ragione per sostenere, anche in questa occasione, il Governo e per votare la fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, rappresentante del Governo e colleghi, questo Governo si avvia con grande forza a raggiungere la quota cento voti di fiducia in Aula. E il fatto che lo faccia per l'ennesima volta su un decreto dimostra l'improvvisazione dei lavori; e il fatto che lo faccia, ancora, su un provvedimento che riguarda il Mezzogiorno, è una ennesima dimostrazione di una totale superficialità nell'approccio al problema.

Del resto, basta fare una semplice riflessione: questo è un decreto che non ha copertura economica, non vengono disposte nuove somme a disposizione. Si immagina che, semplicemente cambiando alcuni elementi, si possano determinare le condizioni per lo sviluppo del Mezzogiorno, mentre sappiamo perfettamente che, affinché questo territorio abbia una stagione positiva, vi è bisogno soprattutto di investire in infrastrutture, in elementi, quindi, sostanziali, che rendano il territorio competitivo.

Il caso vuole che questo provvedimento arrivi in Aula dopo qualche giorno rispetto ad una notizia che è comparsa sui giornali: quella relativa alla circostanza che vede il Sud Italia con una quota del 15 per cento rispetto al resto del Paese, per quello che riguarda il riconoscimento di prodotti di qualità nel settore agroalimentare. Ci si domanda cosa possa essere realizzato nel Mezzogiorno meglio di una valorizzazione del prodotto agroalimentare, quando ci accorgiamo che quella lista, quell'elenco di prodotti penalizza fortemente le regioni del Sud. Qualcuno ha sottolineato che quell'elenco, quella lista è del 2009 e, quindi, è qualcosa che riguarda altro Governo; bene, io immagino che questo sia un ulteriore elemento di condanna nei confronti di questo Esecutivo, perché dal 2009 ad oggi sono passati otto anni e non so quanti Governi, ma certamente quello che sarebbe stato possibile fare per dare benzina ad uno dei settori di principale attrazione economica e occupazionale non è stato fatto.

All'interno del decreto si parla ancora una volta di Bagnoli, si determinano ulteriori condizioni per rendere possibili la bonifica e la rigenerazione urbana di quel territorio. Voglio ricordare al rappresentare del Governo - che, per carità, non ha una responsabilità precisa sulla questione - che oramai sono venticinque anni che la sinistra cerca di fare qualche cosa a parole e a chiacchiere su Bagnoli, ma intanto quel territorio rimane lì, purtroppo, esempio di fallimenti, ma di fallimenti veri, materiali, perché sono fallite le società pubbliche che avrebbero dovuto occuparsi della rigenerazione urbana di Bagnoli.

Per non parlare delle questioni relative ai giovani: per carità, è un fatto positivo che vi sia un elemento di decontribuzione per quello che riguarda l'assunzione dei giovani del Mezzogiorno; voglio ricordare al Governo, però, che questo intervento, questa iniziativa già utilizzata da questo Governo o, comunque, dal Governo di centrosinistra per il Mezzogiorno a favore dei giovani ha avuto risultati molto negativi, tant'è vero che non furono utilizzate nemmeno tutte le risorse già disponibili nel passato, ma per un motivo molto semplice: gli imprenditori del Mezzogiorno non assumono, e non assumono ovviamente nemmeno giovani, non perché hanno bisogno di elementi di decontribuzione che non esistono, non assumono semplicemente perché non c'è lavoro. E il lavoro - mi ricollego al ragionamento iniziale - lo si crea, in un territorio, creando le infrastrutture, realizzandole, creando un elemento di competitività, che, ripeto, in questo decreto assolutamente non compare e, ripeto, non potrebbe comparire, tenendo conto che è un decreto che non ha nessuna copertura economica – nessuna - e si ha il coraggio di venire a fare un decreto e di portarlo al voto in Aula attraverso il voto di fiducia.

È un elemento che conferma il fallimento di una politica ed è il motivo per il quale il gruppo di Fratelli d'Italia voterà in maniera contraria alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Dirò subito che non è semplice esprimersi su un testo nella stesura in cui esso ci è pervenuto dal Senato. Rispetto alla impostazione originale del provvedimento, rispetto al decreto-legge che il Governo aveva licenziato, il testo che esce dal Senato si presenta come un testo estremamente eterogeneo, dove sono state aggiunte una congerie di disposizioni, a volte nemmeno riconducibili con facilità al tema del Mezzogiorno e che danno al provvedimento quella caratteristica di classico provvedimento omnibus, che tante volte abbiamo criticato ma che, purtroppo, continua a costituire una prassi costante dell'attività parlamentare.

Quindi, mi limiterò nel merito a fornire alcune considerazioni che riguardano il testo originario del decreto-legge, come esso era stato concepito dal Governo. In particolare, su questo, desidero segnalare, in primo luogo, un apprezzamento di carattere generale, perché il Governo mostra di tornare a prestare attenzione alla problematica del Mezzogiorno, che è una problematica critica nell'ambito del panorama economico nazionale. Se io, personalmente, dovessi isolare il tema di maggior rilievo fra i tanti problemi che affliggono l'economia nazionale, ebbene, il tema del divario Nord-Sud resta il tema principale, quello che maggiormente condiziona lo sviluppo del Paese, quello che maggiormente costituisce un problema per l'equilibrato andamento dell'economia nazionale. E, in questo senso, il decreto-legge del Governo è assolutamente positivo, proprio perché torna a dimostrare attenzione a una problematica così importante.

Nel merito, ancora più specificamente, dell'impostazione originaria del provvedimento governativo, sottolineo positivamente le norme relative alla attenzione nei confronti dei giovani imprenditori posti al Sud; quelle norme che passano sotto la definizione di “Resto al Sud” sono norme che possono avere un effetto sicuramente utile nel quadro della situazione congiunturale del Mezzogiorno.

Ed esprimo anche un apprezzamento di interesse, sostanzialmente positivo, sul tema delle zone economiche speciali, cioè questo nuovo approccio che il Governo propone, diretto a concentrare in alcune zone del Mezzogiorno, collegate in particolare anche alla movimentazione portuale, una problematica nuova, nel senso di portare in queste zone un quadro normativo di favore, un quadro normativo semplificato, che consenta una maggiore esplicazione dell'attività di impresa. Devo dire, anzi, al riguardo che, forse, se c'è una critica da fare a questa parte del testo, è una certa timidezza che il Governo ha mostrato nell'impostazione di queste zone economiche speciali. Si poteva forse tentare qualche cosa di più, dare un'impronta più forte in termini di semplificazione delle procedure relative alle imprese ubicate in questo territorio, in questi territori, in termini di potenziamento e rafforzamento dell'idea dello sportello unico, inteso come struttura della pubblica amministrazione diretta a risolvere tutte le problematiche che l'impresa incontra, relative alle competenze di varie branche dell'amministrazione; si poteva, insomma, costruire un quadro giuridico forse ancora più coraggioso.

Detto questo, comunque, va annotato che questa è solo, probabilmente, l'avvio di una esperienza che potrebbe essere rafforzata in futuro e, in questo senso, mi pare che la direzione verso cui si va sia la direzione giusta.

Per tutte queste ragioni, io credo che, da parte nostra, da parte del nostro gruppo ci sarà e c'è un'attenzione positiva nei confronti di questo provvedimento. Certo, non nascondo il disappunto che dicevo nella parte iniziale del mio intervento rispetto a una eterogeneità del testo nella sua complessità, che sicuramente non è una buona declinazione dell'attività legislativa.

Al tempo stesso, gli elementi positivi relativi al Mezzogiorno che spero vengano rafforzati in modo coerente nei prossimi mesi, anche con ulteriori provvedimenti, mi spingono a confermare il voto positivo, da parte del nostro gruppo, sulla fiducia prevista nel primo pomeriggio, in merito a questo provvedimento di conversione del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. L'ormai consolidata prassi dell'apposizione della questione di fiducia su un provvedimento d'iniziativa del Governo, oggi, porta l'Assemblea a votare sulla conversione in legge di un decreto che, però, tradisce, nei contenuti e nelle previsioni d'impatto, la sua stessa denominazione. Avendo analizzato i contenuti e l'impianto ci si rende conto che, pur se il Governo ha fatto certamente degli sforzi, sembra improprio parlare di crescita economica del Mezzogiorno, di fronte a questo pacchetto di misure; misure che risultano eterogenee e rispondenti, molto spesso, a finalità emergenziali e, quindi, non in grado di incidere in maniera sostanziale sull'economia del Mezzogiorno, né di agire da stimolo per supportarne lo sviluppo.

È improprio parlare di crescita, perché puntare alla crescita in politica economica significa adottare un approccio macro-economico che contempli un incremento trasversale dei livelli di benessere in un medio e lungo periodo e sia in grado di determinare un aumento generalizzato dei livelli di ricchezza, dei consumi, della produzione, della erogazione di servizi. Le condizioni dell'economia reale in queste aree destinatarie di tali interventi sono molto distanti dal consentire realisticamente di prevedere tale crescita. Il piano degli interventi introdotti, in realtà, sarà in grado di incidere in maniera marginale rispetto all'economia del Mezzogiorno; non vi è una strategia univoca, non c'è un deciso orientamento delle scelte di politica economica e, anche il fatto che per parlare di Sud bisogna ricorrere alla decretazione d'urgenza, significa che la politica, su questo terreno, risulta debole, che c'è una distanza, anche, fra politica e amministrazione, e che, molto spesso, i territori si trovano da soli a fronteggiare situazioni di crisi e di difficoltà, non derivanti, a volte, da limitazioni proprie, ma da congiunture anche internazionali e dalla debolezza della politica nazionale in Europa.

Proprio su questo punto, pensando all'emergenza dei migranti, gli enti territoriali del Mezzogiorno direttamente e geograficamente esposti ai flussi migratori, si trovano a fronteggiare da anni, ormai, con sforzi immensi gli sbarchi. E se l'immigrazione è un tema presente nel decreto, lo è solo limitatamente al contrasto, per quanto possibile, delle forme di marginalità sociale e per il sostegno e l'integrazione, ma sono evidenti palliativi, a fronte di un'emergenza preoccupante che vede il Presidente del Consiglio impegnato, dal momento del suo insediamento, ad invocare, ma, purtroppo, ahimè, senza successo, finora, un impegno comune da parte della comunità internazionale e dell'Unione europea.

C'è da fare anche un'altra valutazione sull'impianto di questo decreto che risulta omnibus, cioè molte norme, disparate risalenti a settori e necessità urgenti. Mentre, dai dati che vengono sempre più diffusi, risulta che il 46 per cento del Mezzogiorno è a rischio povertà, quattro punti in più rispetto al 42,7 del 2007. Questo significa che una persona su due è in grave difficoltà ed è una percentuale molto superiore rispetto al Nord del Paese dove si attesta intorno al 17,4. Differenze e livelli tra Nord e Sud li notiamo, ancora di più, rispetto ai livelli pro capite: 32.889 per i cittadini del Nord, 17.984 per quelli del Mezzogiorno e la situazione, ovviamente, è ancora più significativa rispetto ai tassi di disoccupazione che vanno dai 12 punti percentuali, oggi, contro i 7,5 del 2007.

È per questo che, alla luce di questi dati, in simili condizioni, una denominazione come “Resto al Sud” per una misura di agevolazione per i giovani imprenditori suona, oggettivamente, come un debole slogan. Fare impresa - che significa soprattutto rischiare, e il rischio a Sud è più alto che in altre aree del Paese e non è limitato alla sola fase della start-up - non convince come metodo di incentivo alla produttività l'incentivare i giovani ad indebitarsi, di fatto, con lo Stato, ricordiamo che “Resto al Sud” prevede un finanziamento iniziale fino a 40.000 euro, di cui il 65 per cento da restituire in otto anni, e per convincere i propri giovani a fare impresa in circostanze incerte, nel pieno della depressione economica che coinvolge l'intera area territoriale. Non ci sembra che fare questo significhi rendere un territorio attrattivo, significa semplicemente approvvigionare delle risorse, risorse che rischiano di essere a pioggia, senza un indirizzo di politica economica, sapendo bene che il benessere sociale non è un parametro meramente reddituale, ma dipende anche dai vari livelli dei servizi essenziali di assistenza.

Infatti, per incentivare i giovani al Sud, dobbiamo partiamo da misure che riguardano i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi essenziali, dal potenziamento infrastrutturale, da una parte, e, dall'altra parte, dall'efficientamento della mobilità e dei trasporti e ovviamente da un'affermazione netta e forte del principio di legalità. Queste sono le condizioni pre-essenziali per sviluppare un'area importante del Paese, senza le quali il Paese rischia di essere estremamente limitato. Per queste ragioni e per questi presupposti mancanti, il nostro gruppo, Scelta Civica- ALA, non accorderà la fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Negheremo la fiducia al Governo, perché, per la seconda volta in due anni, si interviene sulle questioni del Mezzogiorno, facendo ricorso alla decretazione d'urgenza, come se le questioni del Mezzogiorno non fossero questioni di politiche ordinarie, come se potessero essere rinviate a provvedimenti e misure estemporanei che, tutt'al più, intervengono a tamponare emergenze. Siamo, in altri termini, dentro la solita logica, e queste sono le ragioni di merito per le quali negheremo la fiducia al Governo e voteremo contro il provvedimento, che è un provvedimento che rimastica, in maniera, peraltro, disordinata, inefficace e priva di risorse, tutto quanto ha costituito nell'ultimo quindicennio la narrazione propinataci intorno alle questioni del Mezzogiorno. Da un lato il localismo virtuoso, il piccolo è bello, che richiama, molto vagamente e fuori tempo massimo, la nuova programmazione del Ministro Barca, dall'altro, un orientamento neo-centralista che, da un lato, forse, opportunamente, velocizza la spesa, dall'altro, rivela il solito non detto che è riferito alla incapacità e alla inefficienza delle regioni meridionali e alla loro inadeguatezza rispetto alla necessità di qualificare ed accelerare la spesa.

Quel che resta costante, però, dentro questi interventi, è il fatto che le politiche per il Mezzogiorno restano non ordinarie, che la quota in conto capitale destinata al Mezzogiorno, per quanto innalzata, è ben al di sotto della famosa quota Ciampi, quella del 45 per cento, che i fondi strutturali vengono utilizzati in via sostitutiva e non integrativa per programmi che avrebbero dovuto essere organici e che continuano ad essere, fra loro, slegati.

“Resto al Sud” sembra il titolo di un film di Zalone o di Papaleo, ma chi resta al Sud con 40.000 euro, lo ripeto, ma chi resta al Sud con 40.000 euro? Ma se avete scritto sulla base della relazione alle Camere del 2015 che le misure incentivanti del precedente ciclo hanno determinato un dato per cui ad ogni posto di lavoro prodotto corrispondono 99 mila euro, chi resta al Sud con 40.000 euro dovendo, peraltro, anche fare investimenti? Ma vogliamo discutere delle zone economiche speciali? Idea che viene recuperata da un'insistente elaborazione di Svimez, ma che viene amputata della parte di gran lunga più interessante di quell'elaborazione: se alle agevolazioni fiscali, che sono l'unico strumento di intervento che questo Governo ha conosciuto nel quinquennio, non si aggiungono interventi infrastrutturali che qualifichino le attività di retroporto, che realizzino infrastrutture civili e produttive tali da intensificare l'attività produttiva a sostegno delle zone economiche speciali, quale occasione coglieremo, anche a volere ottimisticamente immaginare che sia ancora aperta la possibilità di intercettare le risorse che potrebbero derivare da progetti ambiziosissimi come quelli della via della seta e volendo ignorare che, nel frattempo, la Cina il porto del Pireo lo ha già “acquistato”?

E vogliamo discutere, per caso, delle politiche attive del lavoro che dovrebbero aiutare la ricollocazione dei lavoratori espulsi dai processi produttivi a seguito di questo decennio di crisi mostruosa e che vengono gestite, essendo l'Italia il fanalino di coda da questo punto di vista, con personale precario, del quale noi chiediamo la stabilizzazione, ma grazie alla fiducia non potremo nemmeno discutere l'emendamento. Vogliamo discutere dell'ennesimo intervento sull'Ilva? Possiamo stabilire se la siderurgia - visto che, peraltro, l'argomento è attuale, a giudicare dagli interventi di Macron e dalla disfida rusticana di questi giorni che oppone Italia e Francia - è o non è settore strategico? Ciò perché, se lo è, è un conto, e la forza della difesa anche degli occupati ha un significato; se non lo è, è tutt'altra storia. Ma ha un senso, ed è strategico, il risanamento ambientale dell'area intorno all'Ilva, o lo si può rinviare al 2023 o al 2028? C'entrano o non c'entrano questi elementi col fatto che possano restare al Sud - questa volta al di là dei film sul Mezzogiorno - i giovani di questo Paese? Perché il punto è proprio questo: non ci si può gloriare con i dati pubblicati in questi giorni. Se si va al di là della superficie, si scopre che quei dati sono riferiti, a proposito della crescita meridionale, unicamente a settori come l'agricoltura e il turismo, che risentono naturalmente di una volatilità congiunturale, che non è quella che riguarda, per esempio, la più solida, sebbene meno intensa, crescita che fanno registrare le regioni meridionali, che si muovono dentro il quadro di un rafforzamento di un settore manifatturiero che, pur rimanendo nell'orbita della subfornitura tedesca, tuttavia produce risultati stabili, incrementa dati strutturali.

E se si va al di là dei dati utilizzati come strumento di propaganda, si scopre che Svimez dichiara che uno degli elementi di crescita del PIL meridionale è probabilmente connesso al calo demografico. I demografi, in questi anni, utilizzando una terminologia orripilante, discutono al Sud di disinvestimento riproduttivo, di tsunami demografico; si sono invertiti i trend di lungo periodo che riguardano un secolo e mezzo di storia. Il Mezzogiorno perde popolazione nelle classi di età centrali della popolazione attiva, il nerbo di ogni possibile sviluppo, di ogni possibile investimento in capitale umano. Ma dentro questo decreto, di interventi che aggrediscano i nodi strutturali dell'arretratezza del Mezzogiorno non c'è traccia. E allora, ahimè, siamo alle solite. La questione meridionale oggi è questione mediterranea. La questione meridionale oggi evoca i grandi temi del dibattito meridionalistico che hanno attraversato questo Paese e queste Aule alla fine dell'Ottocento e nel secondo dopoguerra; è questione di qualità delle classi dirigenti, ed è questione del rapporto fra Stato e classi dirigenti, oggi diremmo fra Europa e classi dirigenti europee. Non c'è nessuna possibilità di ripensare il Mezzogiorno, i Mezzogiorni, al di fuori del Mediterraneo e di un nuovo rapporto fra l'Europa e il Mediterraneo, anche se si vogliono rendere efficaci misure come quelle delle zone economiche speciali e dei porti. Non si esce da questo nodo senza affrontarlo di petto. C'è bisogno di classi dirigenti europee che abbiano in testa un'altra funzione del Mezzogiorno di questo Paese in rapporto al Mediterraneo, in rapporto all'Europa. Non possiamo immaginare che i destini del Mezzogiorno e la sua rinascita siano affidate all'Europa degli oligarchi e dei banchieri che per venti anni hanno dissanguato questo continente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Presidente, Ministro, colleghi, è con un certo imbarazzo che, come gruppo, interveniamo oggi in quest'Aula, perché ci troviamo di fronte all'ennesima questione di fiducia, di fronte all'ennesimo decreto-legge che questo Governo porta in quest'Aula. Pensate, li abbiamo contati: siamo praticamente a circa 71 decreti, tra il Governo Renzi e quello Gentiloni; e abbiamo ormai perso il conto delle fiducie poste, sia alla Camera che al Senato. Grazie a questa maggioranza, ormai i passaggi parlamentari sono diventati atti di pura formalità, una sorta di passaggio burocratico che svilisce l'attività legislativa, ma svilisce anche il ruolo che ogni parlamentare dovrebbe avere in quest'Aula. Inoltre, bisogna dirlo, questa attività viene svolta da un Governo assolutamente delegittimato. Questo Governo, lo ricordiamo, era nato in conseguenza dell'insuccesso e della sconfitta del Governo Renzi - un Governo fortemente bocciato attraverso un'azione referendaria plebiscitaria voluta dal Presidente Renzi nel dicembre scorso - e che doveva durare pochi mesi, il tempo necessario per varare la legge elettorale e arrivare poi alle elezioni. Invece, questo Governo e questa maggioranza stanno facendo tutt'altro: tirano a campare con provvedimenti privi di contenuti, come quello che stiamo oggi esaminando in quest'Aula, e stanno trascurando l'unico compito che dovevano realmente svolgere, quello di dare la possibilità ai cittadini di tornare finalmente alle elezioni dopo oltre, ormai, circa sei anni, potere eleggere un Presidente del Consiglio e una maggioranza che ci governassero legittimati, pienamente nei loro ruoli. Questo, purtroppo, non è accaduto. E lo sconcerto e l'imbarazzo aumentano se pensiamo che stiamo esaminando un decreto che riguarda un problema fondamentale, quale appunto la crescita del Mezzogiorno. Il nostro gruppo non ritiene questo provvedimento assolutamente in grado di rispondere agli scopi e agli obiettivi prefissati. Per quanto ci riguarda, infatti, la crescita del Mezzogiorno, il superamento del divario fra le regioni del Sud e quelle del Nord non si possono risolvere con provvedimenti di simile portata. Il Governo propone un provvedimento disomogeneo, con una serie di interventi e finanziamenti a pioggia, che hanno l'unica correlazione di essere applicati soltanto in alcune zone del Sud. Noi non siamo d'accordo né sul metodo né selle condizioni con le quali viene esaminato oggi il provvedimento. Si ripropongono quelle che sono misure vecchie, come quella dei finanziamenti a fondo perduto, a tasso zero, che hanno già ampiamente dimostrato in passato la loro inefficienza, poiché finiscono la propria portata proprio nel momento in cui finiscono i finanziamenti a pioggia.

Probabilmente non conoscete cosa sia il Sud: il Sud non vuole finanziamenti a pioggia, il Sud non vuole unatantum, il Sud non vuole assistenzialismo. State ripetendo quello che è già accaduto in passato, e temiamo fortemente che, ancora una volta, questo decreto diventerà lo specchio dell'incapacità della politica di affrontare realmente quello che è il problema della crescita economica del Mezzogiorno. In questo provvedimento è lampante, infatti, la mancanza totale di una strategia forte e seria che riguardi il Sud, un progetto concreto che possa realmente valorizzare il Mezzogiorno come centro indiscusso del Mediterraneo. Avete inserito le cosiddette zone economiche speciali per attirare traffici internazionali marittimi nei porti del Mezzogiorno. Ma come si fa? Come si possono attirare i traffici internazionali nei nostri porti del Sud, quando i nostri porti hanno servizi insufficienti, fondali bassi che non sono adatti assolutamente a contenere le navi di ultima generazione, e vi è carenza dei collegamenti infrastrutturali veloci e viari? Non mi sembra che la creazione di queste zone possa essere collegata alla risoluzione di questi problemi. Inoltre, ditelo chiaramente: i soldi che avete inserito sono fondi che già appartengono al Mezzogiorno, già stanziati a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e di coesione, fondi già deliberati dal CIPE. Ma cosa accadrà quando termineranno questi stanziamenti? Beh, qualche impresa riuscirà a sopravvivere per qualche attimo, ma la maggioranza vera sarà strozzata, strozzata dalla pressione fiscale, che ormai è arrivata a livelli insostenibili, nel nostro Paese. Riteniamo che con questo provvedimento il vero problema della nostra economia non sia affrontato realmente. È un provvedimento dannoso per il futuro del Mezzogiorno, per l'intero Paese, perché illude i cittadini di quelle zone.

Illude anche i giovani, gettando nel vuoto le risorse senza un vero programma strutturale del Mezzogiorno, senza un ampio respiro industriale, senza un piano forte, senza una strategia per il futuro, perché lo sviluppo del Mezzogiorno interessa sia il Sud che il Nord, e la Lega tiene a cuore l'intero Paese, da nord a sud. Ecco perché diciamo che è un provvedimento dannoso per il Paese. State perseguendo finalità di carattere elettorale, clientelare, obiettivi che non sono finalizzati alla crescita e allo sviluppo economico. Avete messo su un contenitore, un polpettone dove dentro c'è tutto e il contrario di niente. Questo Governo spara le proprie cartucce, quelle ultime rimaste, con i finanziamenti a pioggia - specchietti per le allodole - cercando di assicurarsi la visibilità e senza tenere a cuore il bene del Paese e del Mezzogiorno. Ma non dovrebbe attivare, questo Governo, un piano straordinario per il lavoro? Far ripartire l'intero sistema economico del Paese? Combattere la crisi e la recessione che ha colpito l'economia mondiale in questi ultimi anni? E combattere anche la disoccupazione che ormai al Sud ha raggiunto livelli inspiegabili (parliamo di circa il 60 per cento)? Dove sono le risorse che questo Governo doveva individuare e appostare per questo problema e per tutto il territorio, ma soprattutto per il Sud? Dove sono le risorse per alleggerire la pressione fiscale, per far respirare le nostre imprese e i nostri professionisti e per evitare che i nostri giovani cerchino lavoro all'estero, impoverendo il nostro capitale umano? La verità è che se anche l'Istat ogni tanto dà qualche segnale di ripresa questo non interessa il Sud, perché nel Sud continua una crisi economica e sociale enorme.

E mentre voi fate la politica degli annunci - prima quella di Renzi e poi con la fotocopia Gentiloni - l'Italia è in ginocchio; è in ginocchio sul piano economico. C'è un Paese in ginocchio perché gli incendi boschivi continuano, devastando ettari e ettari di territorio naturale sia al Sud che al Nord. Stanotte ci sono stati incendi dolosi che hanno raso al suolo un quarto della Sardegna. E come affronta il problema il Governo? Non si può risolvere semplicemente con i controlli. Servivano e servono risorse per la prevenzione, per tenere sotto controllo e custodia le bellezze naturali maggiormente esposte nel nostro Paese; serviva una politica di prevenzione, una seria politica. Purtroppo, avete tagliato le risorse economiche addirittura facendo una cosa allucinante, cioè abolendo del tutto il Corpo forestale dello Stato.

E vogliamo parlare delle disposizioni per le aree terremotate? Che dicono i cittadini di quelle aree? Vivono in una situazione disastrosa, in un incubo insostenibile. Ancora non sono state assegnate le case a tutti e interi paesi restano chiusi per il pericolo di crolli. Ancora ci sono cittadini che vengono sbattuti da un albergo all'altro. È veramente una vergogna! Stiamo assistendo alla progressiva marginalità di un'intera area del Paese (Applausi della deputata Saltamartini). E come affronta il Governo questa marginalità? Ebbene, all'interno di questo provvedimento troviamo uno stanziamento di 150 milioni di euro per la marginalità sociale. Abbiamo sperato, ma quando abbiamo letto l'articolo ci siamo resi conto che il Governo destina questi fondi sapete per che cosa? Per l'integrazione dei cittadini stranieri, per l'accesso ai servizi sociali e sanitari. Il Paese è in ginocchio, le emergenze del Sud sono sempre più gravi e le situazioni di marginalità sociale che questo Governo affronta riguardano gli immigrati. È una vergogna, una vergogna che voi abbiate abbandonato al proprio destino i veri emarginati sociali di questo Paese che sono i nostri concittadini, che vanno dal Nord al Sud, e avete come unica direzione lo spreco di miliardi e miliardi di euro per una politica folle dell'invasione che non crea sviluppo economico ma che crea soltanto sperpero di risorse, alimentando fortemente un disagio e una tensione sociale che è sotto gli occhi di tutti.

E vogliamo parlare dell'ILVA? Un'altra vergogna! Noi riteniamo che questo provvedimento non possa essere in grado di risollevare le sorti del Mezzogiorno perché manca un piano strategico per il Mezzogiorno che tenga conto degli aspetti strutturali del Sud; mancano meccanismi strutturali di accelerazione della spesa; manca un piano serio per il turismo e per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale; manca una strategia sui porti del Mezzogiorno, con collegamenti infrastrutturali; manca la distribuzione veloce delle merci attraverso l'incentivazione dell'alta velocità; manca una politica efficace verso l'ammodernamento della pubblica amministrazione e l'accentramento dei servizi pubblici. Manca tutto ed è un provvedimento che fa parte della politica degli annunci. È per questo che, come Lega Nord, non possiamo assolutamente non esprimere un voto contrario rispetto a un provvedimento che nulla fa per il Mezzogiorno ma che crea soltanto problemi ancora più forti. Fate la politica degli annunci che non serve al Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Noi di Alternativa Popolare siamo molto legati al dibattito sullo sviluppo del Mezzogiorno e crediamo - e lo abbiamo detto in più sedi - che vada affrontato con un approccio diverso rispetto a quello che è stato negli ultimi decenni e anche rispetto al tono lagnante di molti interventi che mi hanno preceduto in quest'Aula. L'Italia ha bisogno del Mezzogiorno per diventare in Europa come la Francia e la Germania. È quello che ci manca: ci manca uno sviluppo armonico anche di quest'area del Paese. Le dico, Presidente, che qualche mese fa il nostro gruppo ha organizzato un importante convegno a Bari su questi temi e prima di arrivare ai punti di dettaglio del provvedimento citerò molte parti degli interventi del convegno di Bari, soprattutto l'intervento del mio collega Pizzolante.

Non si vuole continuare a descrivere il Sud come lo stereotipo di un'area depressa…

PRESIDENTE. Onorevole Trancredi, le devo chiedere una cortesia. Non qui, ma nell'audio che va fuori, attraverso il circuito, non funziona il microfono. Quindi, le dovrei chiedere, se è possibile, di spostarsi in un altro microfono. La ringrazio. Prego.

PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, non ci sono problemi. Quindi, come dicevo, non si può continuare a descrivere il Sud come lo stereotipo di un'area depressa e dipendente dallo Stato, ma di una realtà economica, sociale e culturale di assoluto rilievo perché lo è. È forte di un'economia reale e di storia, cultura e competenze intellettuali di primissimo piano, con una logica industriale e una cultura di impresa in ogni campo, anche se con diffusione ridotta.

Io sono fortemente convinto delle cose che dico e fornirò dei dati, perché l'approccio piagnucoloso è l'approccio che ha portato i risultati di questi cinquant'anni. Manifattura, università, centri di ricerca di rilievo internazionale e non solo agricoltura e turismo. La manifattura del Mezzogiorno ha valori superiori, per chi non lo sapesse, a quelli della Finlandia, della Danimarca e del Portogallo. È fiorente l'industria aeronautica, dell'automotive, dell'agroalimentare, del farmaceutico, dell'energia e dell'ambiente. Nel turismo il Salento e la Puglia crescono in Italia come il Trentino e più della Romagna e della Versilia. Quindi, nel Sud esiste l'impresa, si può fare impresa e non è vero che è impossibile fare impresa nel Sud. Esiste la ricerca, esistono qualità umane, professionali e intellettuali elevatissime. Allora, qual è il problema? Il problema non è la qualità delle imprese, ma la quantità; non l'altezza ma la base. Troppo poche per un territorio di 26 milioni di abitanti. Si tratta di imprese e realtà industriali troppo spesso isolate, non interconnesse e con limitato spirito di collaborazione fra di loro e con le istituzioni. Ci sono poche reti di imprese e pochi distretti.

Questa premessa è volta a proiettarsi sulle misure che abbiamo preso in questi mesi e in questi anni e anche in questo provvedimento, perché si tratta di misure che vanno proprio in questa direzione. Certo non sono esaustive, ma vanno in questa direzione. Per esempio, il piano del Governo - Industria 4.0 - è il propellente giusto per produrre un'accelerazione dell'economia reale nel Mezzogiorno, cioè nel senso di creare quantità di imprese, così come i piani attuativi del masterplan e il rafforzamento del credito di imposta che abbiamo voluto nella legge di bilancio dell'anno scorso. Sono iniziative che non hanno carattere straordinario ed eccezionale, ma producono intensità, spirito e logica industriale. Così come gli 1,4 miliardi di euro stanziati dal CIPE per la specializzazione produttiva e per il potenziamento del piano di iniziative per le piccole e medie imprese. E, ancora, vi è l'incremento di 600 milioni del Fondo di garanzia, questo fortemente voluto da AP per le PMI e solo delicato al Mezzogiorno.

Industria 4.0, Presidente, andrebbe resa strutturale per il Sud per un periodo di almeno dieci anni per superare questo gap quantitativo, cioè quantità e dimensioni delle imprese rispetto al Nord. Per bloccare l'exit dei cervelli occorre, come ha detto il presidente di Confindustria, rendere strutturale la decontribuzione per i giovani neoassunti nel Mezzogiorno. In questo contesto, inoltre, sono molto importanti le misure per l'imprenditoria giovanile contenute nel nuovo decreto Sud, cioè in questo provvedimento.

Questo lo dicevamo qualche mese fa quando ancora questo decreto non c'era. E all'articolo 1 di questo decreto - e non sono d'accordo con chi lo ha criticato, cioè i colleghi che hanno parlato prima di me - ci sono comunque degli incentivi importanti che possono essere uno spunto per un giovane che, invece, in questo momento è spinto a partire e a lasciare il meridione, al fine di farlo rimanere e investire nel meridione. La prima misura che voglio citare e dico positiva di questo decreto è proprio quella all'articolo 1.

Probabilmente potrebbe essere migliorata, potrà essere implementata, ma è una misura che va in questa direzione, cioè creare una logica di impresa, incentivare i giovani sotto i 35 anni a investire nel Sud. Sud che, ripeto, e voglio anche dare qualche dato, ha delle eccellenze che spesso non citiamo, spesso ci dimentichiamo, perché troppo concentrati a piangere e a lamentarci. Nel 2010 il valore aggiunto manifatturiero del Mezzogiorno in Italia è stato pari complessivamente a 28,4 miliardi di euro: si tratta di un valore superiore a quello detenuto nella manifattura da intere nazioni, come la Finlandia, la Romania, la Danimarca, il Portogallo, la Grecia; sono al di sotto del valore della produzione manifatturiera del Sud.

Inoltre, il Sud, in un'Italia che resta un grande Paese manifatturiero esportatore, fa la sua parte con il 31 per cento dell'export nel settore aereonautico, il 17 per cento dell'export nel settore automotive, il 18 per cento dell'export nell'agroalimentare, il 13 per cento nel farmaceutico nazionale, con imprese e stabilimenti collocati in aree del Mezzogiorno. Con 3,3 miliardi di euro, nel 2010 il Meridione si colloca, inoltre, al secondo posto, dopo la Spagna, nella classifica europea per produzione di ortaggi e al secondo posto in Europa occidentale nella produzione di frutta. Nel 2012 i pernottamenti di turisti stranieri nel Mezzogiorno d'Italia hanno toccato i 23,7 milioni, numeri superiori a quelli registrati da macroregioni come la Provenza, la Costa Azzurra, la Corsica, l'isola di Creta, cioè campioni della ricettività turistica europea.

Quindi, sostiene il falso chi dice che nel Mezzogiorno non ci siano competenze e capacità imprenditoriali, dobbiamo uscire da questa logica rispetto al centronord. La differenza non è nella qualità, ma, come ho detto, nella quantità, nella capacità di costruire interconnessioni, reti e logiche di sistema, nel divario tra realtà in forte sviluppo e territori con sempre più ritardi, nella scarsa cooperazione tra le imprese e tra queste e le istituzioni pubbliche, nell'impiego non omogeneo e diffuso per qualità delle risorse finanziarie europee, nella troppa disparità tra governi pubblici del territorio, nei limiti dell'Italia, sia nella componente pubblica che privata, di pensare allo sviluppo del Sud come a una questione meridionale, anziché a una questione strategica di profilo nazionale, nell'interesse di tutto il Paese.

Inoltre, il Sud non decolla anche perché il basso impiego dei giovani istruiti porta gli stessi ad emigrare. Ed ecco qua che arriviamo ai provvedimenti: qualcuno prima di me ha detto che Svimez ogni tanto dà qualche dato positivo. Non sono d'accordo con questa logica. Svimez ha detto chiaramente che questo aumento di crescita rispetto ai dati stimati nelle ultime stime dell'Istat dipende molto dal Sud. Non a caso, la Campania è la regione che dà il maggiore apporto a questo aumento di crescita. Questo che vuol dire, che possiamo essere tranquilli? No, c'è molto lavoro da fare, ci sono molte aree in condizioni di degrado, c'è molta disparità, ma non possiamo continuare ad affrontare il problema Meridione con una logica solo di pianto, solo di lamentela, solo di pretesa. La misura all'articolo 1 del decreto - e vengo a parlare molto velocemente di alcune questioni trattate, secondo me, in maniera abbastanza opportuna, anche se non esaustiva, naturalmente, perché ci sono altre cose da fare e il problema va affrontato in continuità - a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno “Resto al Sud”.

È un incentivo per molti giovani al di sotto dei trentacinque anni, che sono portati a non vedere una prospettiva di lavoro nel loro territorio, a poter fare un investimento sul Sud. Sono pochi gli incentivi che diamo, si è detto 50 mila euro? A me non sembrano pochi per fare degli investimenti iniziali. Vedremo, vediamo a consuntivo come avranno funzionato queste norme. Così come giudico molto positive le misure e gli interventi finanziari a favore dell'imprenditoria giovanile in agricoltura, l'articolo 2; la banca delle terre abbandonate e incolte, un'altra opportunità importante; i cluster tecnologici e nazionali. Penso che sia una novità importante quella delle ZES, che, non a caso, andiamo a inserire a margine della rete TEN-T, cioè, dove c'è già un'infrastrutturazione, è prevista un'infrastrutturazione, noi cerchiamo di incentivare un intervento privato che vada a completare quell'infrastrutturazione.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO TANCREDI. Devo finire, Presidente?

PRESIDENTE. Ha finito.

PAOLO TANCREDI. Voglio dire una cosa negativa soltanto: al comma 8 dell'articolo 4, alla fine delle ZES, c'è un comma che dice…

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO TANCREDI. …che le imprese che - ho finito - partecipano alle ZES devono rispettare le norme nazionali ed europee. A me sembra che continuiamo a fare normative assurde. Ma perché, dove non ce lo scriviamo che devono rispettare le norme nazionali ed europee si possono non rispettare le norme nazionali ed europee? Credo che dobbiamo scrivere qualcosa solo quando possiamo dire che non si possano rispettare le norme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Grazie Presidente, grazie signora del Governo. Discutiamo di un provvedimento recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno. Dal titolo si capirebbe qualche cosa di diverso da quello che è, però veniamo piano piano a qualche argomentazione che ci spiega perché ho fatto questa considerazione. Io sono alla relazione del Presidente Renzi, all'epoca segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio, del 7 agosto 2015, Direzione nazionale sul Mezzogiorno. Dal nostro punto di vista, un momento importante, un momento nel quale, finalmente, nell'analisi politica italiana, si dissero alcune verità. Il Presidente Renzi ebbe a dire che, al momento della unificazione, il Mezzogiorno era all'avanguardia come patrimonio industriale e non era una landa desolata da civilizzare, contrariamente a quanto leggiamo ancora sui libri di scuola. Qualcuno dovrebbe pur correggere questo modo di fare cultura in Italia.

Per la prima volta, un uomo di Governo, non un manipolo di neoborbonici, affermava che c'era questo tipo di problema e che, però, in quella relazione veniva anche individuato quale era il momento ostativo rispetto ad uno sviluppo pieno del Mezzogiorno: purtroppo, primo Governo Berlusconi, il patto Pagliarini-Van Miert, che privò della possibilità di creare zone, diciamo, economicamente o dal punto di vista della tassazione, insomma, con l'influenza leghista, che in qualche modo potessero lavorare a migliorare le condizioni di vita del Paese nel Mezzogiorno. Ma il dato importante che fu citato in quella relazione era il raffronto con lo stesso problema che la Germania ha avuto identico al nostro problema: Germania occidentale e Germania orientale, questione settentrionale e questione meridionale. Il Presidente Renzi - dopo darò alcuni dati - riconobbe che la Germania occidentale, in cinque anni, aveva speso più di quanto l'Italia aveva speso per il Mezzogiorno in quarant'anni. Se non si parte da questo dato, finiremo per approvare sempre e comunque provvedimenti stralcio che non consentiranno mai di affrontare la questione meridionale come vera e propria questione democratica del Paese. Quindi, per la prima volta, dal Governo, da un uomo di Governo e dal leader del maggiore partito nazionale, veniva riconosciuta la funzione storica che ha avuto il Mezzogiorno nell'Unità d'Italia e veniva riconosciuta l'inadeguatezza delle risposte dello Stato italiano, atteso che la Germania occidentale, in cinque anni, cinque, aveva speso per la Germania orientale più di quanto l'Italia avesse speso in quarant'anni per il Mezzogiorno.

Noi pensavamo che finalmente si fosse imbroccata la strada giusta per poter parlare della questione meridionale - faccio riferimento ad alcuni interventi precedenti - non più come le richieste o non più come un capitolo dei programmi: capitolo scuola, capitolo agricoltura, capitolo Mezzogiorno. Il Mezzogiorno è altro, il Mezzogiorno o diventa il volano del Paese o non ci siamo nella competizione con gli altri partner europei.

E quello che è drammatico ancora rilevare è che l'Agenzia per la coesione territoriale, quindi, praticamente, il Governo, nei numeri ha reso inconfutabile quel che dicevo prima: nel decennio dal 1951 al 1960 veniva investito nel Mezzogiorno lo 0,68 del PIL nazionale; negli anni Settanta, con le amministrazioni di centrosinistra, iper-criticate, veniva investito lo 0,85 del prodotto interno lordo, nel quinquennio fra il 2011 e il 2015 si è ridotta allo 0,15 per cento la parte di PIL che viene investita nel Mezzogiorno. Questi sono i dati nell'ambito dei quali ci muoviamo.

Allora, credo che possiamo parlare, come dire, con molta enfasi di disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno, ma io credo che dovremmo un po' tornare a quelle considerazioni che svolgeva il segretario Renzi, oggi non più Presidente del Consiglio, perché la questione meridionale è tutta lì - la questione meridionale è tutta lì - e quindi, in qualche modo, bisognerebbe fare che quello che non si è fatto nei quarant'anni, cui si faceva riferimento nella relazione del Presidente Renzi, si abbia il coraggio di affrontarlo e di affrontarlo in tempi rapidi e in modo strutturale.

Ciò detto, però, su questo provvedimento Articolo 1-MDP non farà mancare la sua fiducia al Governo, che è una fiducia ottimisticamente proiettata per il futuro. Le discussioni che svolgiamo in quest'Aula sono discussioni - voglio sperare - che in qualche modo possano servire a migliorare i dati che davo prima, che – ripeto - sono dati del Governo, non sono dati di parte, che quello 0,15 per cento nel quinquennio 2011-2015 possa diventare, invece, quello che è stato l'investimento che la Germania occidentale ha fatto per la Germania orientale. Questa è la sfida, Ministro, questa è la sfida vera che abbiamo davanti. Il Mezzogiorno non viene a chiedere prebende, non servono; il Mezzogiorno viene a chiedere una legittimazione democratica vera, che un po' di tempo fa, al momento dell'Unità d'Italia, le fu negata e anche qui, lo dicevo prima, i libri di storia in qualche modo andrebbero un po' rivisitati, visto che danno ancora una versione molto, molto diversa da come i fatti storicamente adesso sono stati accertati dagli studiosi.

Io credo che noi dobbiamo partire da questo provvedimento, che viene eufemisticamente definito “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”, per capire che c'è bisogno di un altro modo di operare. Il Mezzogiorno va inserito nel contesto complessivo, non è un capitolo di un programma di Governo - così come può essere l'agricoltura, la scuola, altre cose -, il Mezzogiorno deve permeare il programma di un Governo che si proponga per governare il Paese e i punti di riferimento non possono che essere uno sforzo simile a quello - lo dobbiamo avere come esempio, perché gli esempi positivi vanno seguiti - che ha fatto la Germania occidentale, quando ha avuto il problema di rendere omogenea la Germania orientale.

Quei dati inchiodano tutti alle proprie responsabilità. Allora, cambiamo. Il Mezzogiorno è il volano del Paese. Vorrei dire agli imprenditori del Nord: voi che producete, se non rendete, come dire, facoltoso il Mezzogiorno, poi questo prodotto dove lo andate a vendere? In Svizzera, in Germania, in Belgio? Ma non è molto più comodo fare sì che il Mezzogiorno possa essere, per esempio, uno di quelli che per primo consuma i prodotti che vengono realizzati al Nord? Ecco, o si capisce questo oppure le risposte saranno sempre risposte episodiche, occasionali, parziali, senza strategia. Ve ne sono alcune nel provvedimento e questi sono i motivi per i quali noi vi accorderemo la fiducia, perché siamo persone serie e responsabili, non ci piacciono salti nel buio; noi abbiamo, come metro di misura, che l'ottimo è nemico del bene: non è pensabile che, per raggiungere l'ottimo, non si facciano le cose buone.

Voglio qui ricordare che, grazie a un emendamento - ho completato - di Articolo 1-MDP al Senato, da 40.000 sono stati portati a 50.000 le risorse per i giovani, cui si faceva riferimento prima, e credo che nelle prossime ore, con gli ordini del giorno migliorativi, che noi abbiamo presentato e sui quali chiedo un'attenzione sincera - quanto meno, come dire, esaminateli e leggeteli alla luce della discussione e del dibattito che si è sviluppato finora -, probabilmente riusciremo ancor di più a migliorare questo provvedimento. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia non voterà la fiducia al Governo. Questa volta però, sul decreto Sud, abbiamo una ragione ulteriore per negare la fiducia: questo provvedimento, sul quale l'Aula si esprimerà oggi, è pieno di spot, non contiene niente di strutturale o di decisivo per il Mezzogiorno, dimostra l'assenza, da parte del Governo e della sua maggioranza, di qualsiasi idea innovativa per lo sviluppo del Sud, dimostra che non c'è alcuna visione o strategia, a meno che non si ritenga davvero che un'area di 20 milioni di abitanti, che presenta squilibri macro-economici consolidati, si possa davvero sviluppare con interventi forse suggestivi mediaticamente, ma irrilevanti, come per esempio la Banca delle terre abbandonate o incolte o come i 40.000 euro di incentivi previsti per la misura “Resto al Sud”. Ancora una volta si utilizzano le risorse già disponibili per il Mezzogiorno: lo diceva, nel corso della discussione in Commissione, l'onorevole Palese; si utilizzano le risorse dell'Europa e quelle nazionali del Fondo di coesione, ma non c'è un solo euro aggiuntivo rispetto alle risorse già nella disponibilità delle regioni del Sud. È questa la vostra idea di Mezzogiorno? Governate tutte le regioni del Sud, è possibile che non sia chiaro che occorrono interventi nazionali ed europei strutturali profondamente diversi da quelli degli ultimi anni? È possibile che i vostri governatori non abbiano capito o non vi abbiano detto che senza dotazioni infrastrutturali adeguate, capaci di colmare il deficit accumulato negli anni, continueranno ad esistere barriere all'entrata che rendono del tutto inutili iniziative come “Resto al Sud”, per esempio?

Noi abbiamo un'altra fotografia del Mezzogiorno. Ora c'è un Sud nel quale le risorse europee e quelle del Fondo di coesione vengono spese senza crescita; pur di impiegarle si rendicontano vecchie spese, i cosiddetti progetti sponda, come si chiamavano una volta, o coerenti, come vengono chiamati oggi, al di fuori di ogni programmazione complessiva, oppure si dilapidano in mille rivoli attraverso bandi dove spesso si insinua la cattiva intermediazione politica e burocratica locale, che favorisce la corruzione e i poteri criminali. Noi, invece, vorremmo un Sud nel quale le risorse pubbliche, quelle europee e quelle nazionali, venissero impiegate attraverso progetti strategici, magari a livello di macro-regioni, per costruire o aumentare le reti fisiche e materiali, per aumentare la produttività e, per questa strada, per sviluppare il tessuto economico, per realizzare un ambiente favorevole alle imprese, che, solo loro, possono creare lavoro. Oggi tutto questo non c'è, perché c'è poco Stato al Sud e c'è troppo regionalismo orientato alla mera gestione delle risorse, invece che al governo del territorio.

Abbiamo un'altra immagine del Sud rispetto alla vostra. Ora vediamo un Mezzogiorno dove la burocrazia e la pubblica amministrazione sono le più fatiscenti del Paese. Noi vorremmo un Governo capace di incentivare i migliori tra i dipendenti pubblici e i dirigenti dello Stato a spostarsi al Sud, magari guadagnando un po' di più in cambio della loro esperienza nel consolidare buone pratiche nei territori dove ce n'è bisogno.

Ora al Sud la 'ndrangheta e le altre organizzazioni criminali sono spesso percepite come più forti dello Stato, si incuneano nella vita economica e rappresentano un problema per lo sviluppo delle normali relazioni economiche e sociali, esponendo, peraltro, tanti bravi amministratori alla difficile gincana per distinguere, da soli, gli interessi economici e sociali da sostenere e quelli, solo all'apparenza legali, da allontanare. Noi vorremmo uno Stato più presente e più forte, capace di potenziare le strutture di investigazione e di repressione della criminalità. Com'è possibile, invece, che nel vostro decreto Sud non ci sia nulla per contrastare questi fenomeni?

E anche sulla scuola, nel vostro decreto, vi siete limitati ad inserire un contributo per la scuola per sordi, è un credito di imposta per le fondazioni bancarie che vogliono finanziare microprogetti sulla dispersione scolastica: spiccioli, mentre occorrerebbe un intervento massiccio dello Stato per potenziare il sistema di istruzione al Sud, che, per esempio, ha molte meno ore di tempo pieno che al Nord, meno laboratori, meno aule attrezzate di quante, invece, sarebbero necessarie.

Qual è l'immagine del Mezzogiorno che avete? Nel “decreto Sud” ci sono 50, 60 articoli, fino al 16-decies, centinaia di commi. È possibile che non ci sia una sola frase che riguardi la garanzia dei livelli essenziali di assistenza per la salute dei cittadini del Sud? È vero, l'organizzazione sanitaria è devoluta alle regioni e quelle del Mezzogiorno non hanno certo brillato negli ultimi anni, ma la tutela dei livelli essenziali di assistenza, quella no, quella è in capo allo Stato. È possibile che non ci sia una virgola che riguardi la sanità, che nel Sud è la peggiore d'Italia? Quale idea del Mezzogiorno avete, se trovate il tempo, in questo decreto, di occuparvi dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, persino delle norme sull'utilizzo delle borse di plastica e non dei diritti essenziali alla salute di venti milioni di italiani?

Ecco, anche sull'organizzazione della sanità, occorrerebbe rivedere al Sud il rapporto tra regioni, che dovrebbero organizzarla, e Stato centrale, che dovrebbe garantire i livelli essenziali di assistenza. Smettetela, dunque, di titolare i vostri decreti sul Sud, perché non bastano più i titoli delle leggi, diteci invece quale progetto avete per il Mezzogiorno, perché nel 2018 saremo chiamati a confrontarci in Europa con i contenuti del nuovo ciclo europeo di bilancio e di programmazione, e non sarà un negoziato facile. Dopo la Brexit c'è il concreto rischio che si riducano le risorse europee, soprattutto quelle per la coesione, che non hanno prodotto risultati nel Sud. Avremmo voluto ascoltare qualche idea dal Governo e dalla maggioranza, invece neanche una parola.

Noi riteniamo che al Sud sia oggi necessario rivedere il rapporto tra autonomia regionale e Stato centrale. Il regionalismo meridionale si è troppo spesso tradotto in una devoluzione della gestione, invece che della programmazione e del governo del territorio, in una deriva distributiva di risorse che ha alimentato le sacche di inefficienza locali. L'esperienza degli ultimi decenni dimostra che, se nel Nord giustamente si chiede meno Stato invasivo e più autonomia, al Sud occorre più Stato efficiente e più Europa, perché da solo il Mezzogiorno non può farcela. Lo Stato centrale deve essere più presente e deve assumersi le sue responsabilità. Occorre maggiore perequazione per garantire i diritti sociali e civili e per colmare il ritardo infrastrutturale, dunque più risorse e, conseguentemente, più presenza dello Stato centrale, non in un'ottica rivendicativa o risarcitoria, che pure sarebbe legittima, ma in un contesto di politiche nazionali di sviluppo. Infatti, l'area del Paese che può crescere di più, perché è più indietro, è proprio il Mezzogiorno. Il suo sviluppo, quindi, conviene all'Europa e conviene all'Italia. Purtroppo, però, il decreto che oggi esaminiamo è l'ennesima occasione persa dal Governo. Non lo voteremo e tra poco, passando davanti ai banchi del Governo, diremo che non abbiamo fiducia in voi, come non la hanno più gli italiani, soprattutto quelli che vivono al Sud.

Concludo, signor Presidente, dicendo per il suo tramite al Governo che il Governo non merita alcuna fiducia, ancor più quando, come oggi, continua ad illudere i cittadini del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. È facile fare ironia sul modo di legiferare del Governo e su questo cosiddetto “decreto del Sud”, ma è un'ironia amara perché la condizione del nostro Meridione è una tragedia infinita, che non trova sollievo alcuno. Spesso la etichettiamo come emergenza, ma in Italia, si sa, non c'è nulla di più ordinario delle emergenze. E, intanto, il divario con il resto del Paese si fa sempre più evidente. Lo Svimez, ovvero l'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, ci ricorda che circa 10 meridionali su 100 sono in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro Nord. Nelle regioni del Sud il rischio di povertà è triplo rispetto al resto del Paese e con gli attuali ritmi di crescita il Mezzogiorno recupererà i livelli pre-crisi nel 2028, 10 anni dopo il Centro Nord. È una situazione per noi inaccettabile e l'Esecutivo cosa fa? Tira fuori l'ennesimo decreto omnibus, che si carica, via via, di norme che nulla hanno a che fare con il Sud. Così vediamo milioni di euro pubblici elargiti all'università di Trento, all'area metropolitana di Milano o all'Accademia nazionale Santa Cecilia di Roma, oppure fondi alla pur meritoria causa delle celebrazioni della figura di Antonio Gramsci, che, peraltro, aveva approfondito la questione meridionale.

Che sia chiaro, non siamo contrari a finanziare l'istruzione e la formazione, non siamo mai stati contrari alla promozione della cultura, ma non possiamo tollerare che un Paese come il nostro distribuisca qua e là, in ordine sparso, soldi senza fare una preventiva programmazione degli interventi. E ci chiediamo: cosa ha a che fare tutto questo con la crescita del Mezzogiorno?

Che dire, poi, delle misure sulla classificazione dei rifiuti o sulla disciplina del costo standard per studente universitario? E le sanzioni Istat per i comuni minori che non forniscono i dati per le rilevazioni statistiche? Si approfitta, come al solito, di un treno legislativo per caricarci sopra qualunque cosa: interventi localistici o microsettoriali, che hanno spesso il sapore della elargizione, del favore, della marchetta. Eppure, persino i contenuti più salienti del provvedimento, che si professano a favore dell'economia del Sud, peccano del solito errore di prospettiva. Si interviene con incentivi disorganici e disarmonici sul versante dell'offerta produttiva. A cosa serve agevolare gli investimenti delle imprese, se poi le imprese non trovano un mercato per i beni che producono? Siamo di fronte ai soliti provvedimenti che generano finanziamenti a pioggia, senza un'idea, una strategia, una visione, ma piuttosto con tanta, troppa, burocrazia, che non giova né al Sud né all'intero Paese. Il tema andrebbe, invece, affrontato in un'ottica europea, pianificando impegni di spesa sulle missioni e sugli obiettivi che possono creare benessere e valore aggiunto.

Oltre al merito c'è sempre, ovviamente, il metodo. Non possiamo che stigmatizzare il solito deficit di organizzazione rispetto ai lavori parlamentari. Il provvedimento è passato dalla Commissione bilancio all'Aula e, quindi, al voto, senza la possibilità di un'effettiva analisi di merito e senza lo spazio per inserire correttivi e migliorie. La questione meridionale viene liquidata in maniera frettolosa, superficiale, in poche ore di lavoro, con un Esecutivo che calpesta il Parlamento e il Paese. L'Italia non va da nessuna parte senza una ripresa del Meridione, che può e deve trasformarsi in un polo produttivo e hub commerciale privilegiato, data la sua posizione strategica; un rilancio che deve andare oltre la sua pur fondamentale vocazione legata al turismo, al paesaggio, alle bellezze e ai tesori dell'arte e dell'enogastronomia.

Già Luigi Einaudi diceva che lo sviluppo del Meridione avrebbe richiesto tempi lunghi, ma qui i tempi sono ormai biblici e la questione politica ed economica si sta sempre più complicando. Senza il Sud, l'Italia rimane periferia ininfluente d'Europa e smarrisce il suo legame fondamentale con lo scacchiere del Mediterraneo. Serve un cambiamento radicale di prospettiva, un rovesciamento di visione, e per questo motivo ancora una volta, l'ennesima, non possiamo darvi la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Grazie Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, il gruppo del Partito Democratico voterà la fiducia al Governo. Comprendo le critiche sull'aver posto la fiducia e sui tempi di esame del decreto, ma in un sistema bicamerale perfetto, con i tempi dei decreti-legge - e nei tempi ci stanno anche le chiusure di agosto, in questo caso decise all'unanimità dalla Conferenza dei capigruppo -, è del tutto evidente che una sola Camera riesce a fare un lavoro approfondito di esame e di intervento correttivo; e il bicameralismo perfetto non l'abbiamo certo difeso noi, non credo che sarebbe diverso con altri Governi, soprattutto se fossero Governi che non governano, come quello dei 5 Stelle a Roma.

Per questo decreto il Senato ha operato ampiamente, con modifiche e aggiunte. Allora, le domande da farsi sono: questo decreto serve al Mezzogiorno? Serve al Paese? È coerente la politica del Governo per il Mezzogiorno? Sta dando risultati, questa politica? E le aggiunte del Senato, molto spesso relative a tutto il Paese, sono utili e utili anche per il Sud? A queste domande, il Partito Democratico dà una risposta positiva.

I problemi maggiori del Sud, insieme alla legalità, sono la crescita, la disoccupazione e il lavoro, la povertà che colpisce aree vaste della popolazione. Il lavoro lo creano le imprese e gli investimenti pubblici e privati.

Per gli investimenti privati abbiamo già riattivato il credito d'imposta con funzionamento automatico, per gli investimenti nel Mezzogiorno, e l'abbiamo, con vari interventi, perfezionato; ora lo rendiamo più ampio nelle aree ZES, che vengono disciplinate con il decreto. Le Zone economiche speciali sono state chieste, a più riprese, da tutti i gruppi parlamentari e sono un'importante opportunità per il Mezzogiorno, per attrarre capitali grandi, medi e piccoli, attività economiche e per raggiungere l'obiettivo di attrarre importanti investimenti nei porti principali del Mezzogiorno, in riferimento alla nuova centralità del Mediterraneo nei flussi commerciali internazionali.

È utile la misura “Resto al Sud” che incentiva i giovani tra i 18 e i 35 anni a fare impresa al Sud; viene estesa l'agricoltura per la quale, inoltre, nuove imprese di diciotto-quarantenni potranno avere in concessione o in affitto terreni e aree in stato di abbandono; sono utili gli ulteriori interventi per Ilva e per Bagnoli-Coroglio, così come quelli tesi a migliorare l'efficienza economica nella gestione di alcune unità produttive dell'Agenzia Industrie Difesa e, sul piano occupazionale, i 40 milioni per riqualificazione e ricollocazione di lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale o settoriale nel Mezzogiorno e per i lavoratori della pesca marittima.

Sul versante degli interventi e investimenti pubblici, vi sono varie misure, sui patti per lo sviluppo, sui contratti istituzionali di sviluppo e su diverse infrastrutture, strade dei parchi, rete stradale calabrese, oltre alle maggiori possibilità di intervento introdotte al Senato per tutti gli enti locali, compresi, quindi, quelli del Mezzogiorno. Va sfatata la leggenda che il Governo non mette un euro sul Mezzogiorno, che questo decreto non abbia copertura finanziaria. Ricordo, come ha detto ieri, il Ministro De Vincenti, che tra fondi strutturali europei, metà dei quali sono cofinanziamento nazionale, e Fondo di sviluppo e coesione, interamente nazionale, per il periodo 2014-2020, parliamo di 128 miliardi, di cui 86 sono fondi del bilancio dello Stato italiano ed è da tempo finito l'uso dei fondi di coesione come bancomat per altre politiche, come faceva il Ministro Tremonti nei Governi di centrodestra. Con questo decreto vengono destinati al Sud 3,4 miliardi, di cui un miliardo e 250 milioni per la misura “Resto al Sud”.

Ricordo, poi, due misure di contrasto alla povertà, una, sulla povertà educativa minorile e la dispersione scolastica in aree di esclusione sociale, un'altra, di contrasto alla marginalità sociale in alcune aree specifiche, oltre a misure premiali per i comuni impegnati nell'accoglienza e nell'integrazione.

Quindi il decreto serve al Mezzogiorno e alla sua crescita e se serve al Mezzogiorno serve al Paese, perché l'Italia uscirà dalla crisi solo quando tutto il Paese sarà nelle condizioni di farlo. È un decreto coerente, con una politica per il Mezzogiorno che ha puntato a responsabilizzare le classi dirigenti del Mezzogiorno, con gli accordi per l'utilizzo dei fondi europei, recuperando ritardi e velocizzando gli interventi e la spesa, che ha riattivato il credito d'imposta per il Mezzogiorno e stabilito una decontribuzione specifica per il Mezzogiorno per le nuove assunzioni, nel 2017. Una politica basata sullo strumento del masterplan, che sta cominciando a dare risultati. Svimez ha recentemente certificato che, nel 2016, per il secondo anno consecutivo, il PIL nel Mezzogiorno è cresciuto più che nel Paese, l'un per cento contro lo 0,9 e lo 0,8 del centro-nord. Ci sono previsioni, certo, anche di inversione, nel 2017, ma sono previsioni e il decreto può aiutare a tenere il passo con il resto del Paese. Comunque, è fondamentale avere una politica per il Mezzogiorno che il Governo si è dato, perché i ritardi nel recupero rispetto alla crisi sono molto forti e, quindi, non c'è da esultare, ma occorre avere la consapevolezza che si sta operando e, come ha detto ieri l'onorevole Misiani, citando anche i 100.000 nuovi posti di lavoro al Sud nel 2016, siamo di fronte a un quadro di ombre storiche, ma anche di luci nuove.

Sottolineo, poi, che le aggiunte del Senato o, anche, le misure già previste originariamente, servono, anche e soprattutto, al Mezzogiorno; quattro esempi: le disposizioni sui cluster tecnologici nazionali, utili per le politiche industriali, servono per tutto il Paese, come ieri ricordava il relatore, onorevole Galli, ma dovrà essere elaborato un piano di azione triennale, al cui interno è inserita un'apposita sezione riferita al Mezzogiorno; la ridefinizione, dal 2018, della disciplina per il calcolo del costo standard per studente universitario, sulla cui base è annualmente ripartita una percentuale del Fondo di finanziamento ordinario, aiuta soprattutto le università del Mezzogiorno, come sottolineava ieri l'onorevole Ghizzoni. I 100 milioni in più per le province e città metropolitane, 72 per le prime e 28 per le seconde, vanno nella direzione chiesta da tutti i gruppi parlamentari qui alla Camera, ma aiutano, in particolare, il Sud dove vi sono situazioni più critiche, non Milano, a cui erano già, comunque, destinati 12 milioni, stanziati poco tempo fa, in base all'intesa Governo-ANCI.

Le misure per il terremoto riguardano regioni del centro Italia ma anche l'Abruzzo e permettono di motivare misure per il sisma del Novanta in Sicilia, così come la proroga dell'iperammortamento è utile per tutti.

Mi tocca, poi, ribadire, come già fatto in Commissione, che Gramsci e le sue commemorazioni con il Sud, con la questione meridionale c'entrano, eccome, se c'entrano. Insomma, il Governo merita la fiducia per questo decreto, ma la fiducia va oltre le questioni di un singolo decreto; l'azione complessiva del Governo Gentiloni è utile per completare riforme già approvate in un ramo del Parlamento, per dare tempo per fare una legge elettorale omogenea per Camera e Senato, in grado di favorire la formazione del Governo, perché l'Italia non può permettersi il lusso dell'ingovernabilità, per approvare, inoltre, entro l'anno in corso, la legge di bilancio. Chi dice che bisogna votare subito, come la Lega o come, molte volte, in questi giorni, il MoVimento 5 Stelle, è quantomeno in dissonanza con l'esultanza della settimana scorsa sulla legge sui vitalizi, che non potrebbe essere approvata se si votasse subito. Immagino, la replica dei 5 Stelle: la faremo noi e migliore dopo aver vinto le elezioni. Falso, perché con questa legge elettorale il MoVimento 5 Stelle non può tecnicamente vincere, al massimo può arrivare primo, ma non sarà così, comunque. E, comunque, non potrà superare il 50 per cento e con la legge elettorale del Senato ciò significa doversi alleare con altri, ma agli elettori il MoVimento 5 Stelle assicura che non farà alleanze. O non dice la verità sulle possibilità di alleanze o dice il falso sulla sua possibilità di vincere, e, poi, di fare un Governo. Ma non vincerà, perché già ampie sono le prove di mal governo che sta dando e, allora, invece di far correre rischi al Paese di ingovernabilità, in un momento molto delicato, dove stiamo migliorando le condizioni della finanza pubblica, ma è indubbio che il debito pubblico italiano ci porta ad avere la necessità di dare certezze sulla legge di bilancio, è bene che il Governo Gentiloni continui la sua opera, per fare ulteriori interventi positivi, come questo decreto, per completare la legislatura con riforme importanti, come la legge sulla concorrenza, lo ius soli, il bio testamento, il nuovo codice antimafia, per fare una legge di bilancio in grado di continuare a ridurre il deficit e migliorare il rapporto debito-PIL, senza uccidere l'economia, ma potendo prevedere altre azioni per la crescita, la lotta alla povertà, più uguaglianze e anche per dare al Parlamento tutto il tempo possibile per la ricerca di un accordo su una legge elettorale che corrisponda alle richieste del Presidente della Repubblica e alle esigenze del Paese. Quindi, il Partito Democratico vota a favore sulla fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 15, sospendo la seduta fino a tale ora.

Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Catalano.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ferrara, Fraccaro, Gelli, Lorenzo Guerini, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4601)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato, dal quale comincerà la chiama, che è il deputato Catalano. Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Votanti..............................471  

  Maggioranza…………….236  

  Hanno risposto ……….318  

  Hanno risposto no……….153.

  La Camera approva.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando

Agostini Luciano

Agostini Roberta

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Auci Ernesto

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bersani Pier Luigi

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bombassei Alberto

Bonaccorsi Lorenza

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Bosco Antonino

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bressa Gianclaudio

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Burtone Giovanni Mario Salvino

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capelli Roberto

Capodicasa Angelo

Capone Salvatore

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Caruso Mario

Casati Ezio Primo

Casellato Floriana

Casero Luigi

Cassano Franco

Castiglione Giuseppe

Castricone Antonio

Catalano Ivan

Catania Mario

Cenni Susanna

Censore Bruno

Cera Angelo

Cimbro Eleonora

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimi' Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Cuperlo Giovanni

Curro' Tommaso

D'Agostino Angelo Antonio

D'Alia Gianpiero

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

Donati Marco

Epifani Ettore Guglielmo

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fossati Filippo

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galgano Adriana

Galli Giampaolo

Garavini Laura

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Ghizzoni Manuela

Giachetti Roberto

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Gigli Gian Luigi

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Giorgis Andrea

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Gozi Sandro

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Kronbichler Florian

Lacquaniti Luigi

Laforgia Francesco

Lainati Giorgio

La Marca Francesca

Lattuca Enzo

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Leva Danilo

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Martino Pierdomenico

Marzano Michela

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Mognato Michele

Molea Bruno

Monaco Francesco

Monchiero Giovanni

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nicoletti Michele

Oliaro Roberta

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Giorgio

Piccolo Salvatore

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Quintarelli Giuseppe Stefano

Raciti Fausto

Ragosta Michele

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rigoni Andrea

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Sammarco Gianfranco

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sereni Marina

Sgambato Camilla

Simoni Elisa

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vezzali Maria Valentina

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Abrignani Ignazio

Agostinelli Donatella

Airaudo Giorgio

Allasia Stefano

Altieri Trifone

Archi Bruno

Artini Massimo

Attaguile Angelo

Baldelli Simone

Baroni Massimo Enrico

Basilio Tatiana

Battelli Sergio

Bechis Eleonora

Benedetti Silvia

Bergamini Deborah

Bernini Massimiliano

Bianchi Nicola

Biancofiore Michaela

Biasotti Sandro

Binetti Paola

Bonafede Alfonso

Borghesi Stefano

Bragantini Matteo

Brescia Giuseppe

Brignone Beatrice

Brugnerotto Marco

Brunetta Renato

Busin Filippo

Businarolo Francesca

Busto Mirko

Buttiglione Rocco

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Carfagna Maria Rosaria

Cariello Francesco

Carinelli Paola

Caso Vincenzo

Castiello Giuseppina

Cecconi Andrea

Cesaro Luigi

Chiarelli Gianfranco Giovanni

Chimienti Silvia

Ciraci' Nicola

Cirielli Edmondo

Civati Giuseppe

Colletti Andrea

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Cozzolino Emanuele

Crimi Rocco

Crippa Davide

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Alessandro Luca

Dall'Osso Matteo

D'Ambrosio Giuseppe

Da Villa Marco

Del Grosso Daniele

Della Valle Ivan

De Lorenzis Diego

De Rosa Massimo Felice

Di Battista Alessandro

Di Benedetto Chiara

Dieni Federica

D'Inca' Federico

Distaso Antonio

Di Stefano Fabrizio

Di Vita Giulia

Duranti Donatella

D'Uva Francesco

Fantinati Mattia

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferraresi Vittorio

Fratoianni Nicola

Frusone Luca

Gagnarli Chiara

Galli Carlo

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Giacomoni Sestino

Giorgetti Alberto

Grande Marta

Gregori Monica

Grimoldi Paolo

Guidesi Guido

Gullo Maria Tindara

Iannuzzi Cristian

Invernizzi Cristian

L'Abbate Giuseppe

Laboccetta Amedeo

Labriola Vincenza

Laffranco Pietro

Latronico Cosimo

Liuzzi Mirella

Lombardi Roberta

Longo Piero

Lorefice Marialucia

Maestri Andrea

Mantero Matteo

Marti Roberto

Micillo Salvatore

Molteni Nicola

Mucci Mara

Murgia Bruno

Nesci Dalila

Nuti Riccardo

Occhiuto Roberto

Palazzotto Erasmo

Palese Rocco

Palmieri Antonio

Palmizio Elio Massimo

Parentela Paolo

Parisi Massimo

Pastorino Luca

Pellegrino Serena

Pesco Daniele

Petrenga Giovanna

Picchi Guglielmo

Pili Mauro

Placido Antonio

Polverini Renata

Prataviera Emanuele

Prodani Aris

Rizzetto Walter

Rizzo Gianluca

Romano Francesco Saverio

Romano Paolo Nicolo'

Rondini Marco

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sarti Giulia

Savino Elvira

Secco Dino

Sibilia Carlo

Simonetti Roberto

Sisto Francesco Paolo

Sorial Girgis Giorgio

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Toninelli Danilo

Totaro Achille

Tripiedi Davide

Turco Tancredi

Vacca Gianluca

Valente Simone

Valentini Valentino

Vallascas Andrea

Vargiu Pierpaolo

Vella Paolo

Vignaroli Stefano

Villarosa Alessio

Sono in missione:

Alfano Angelino

Amoddio Sofia

Bellanova Teresa

Bobba Luigi

Bonifazi Francesco

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Brambilla Michela Vittoria

Caparini Davide

Castelli Laura

Causin Andrea

Cesaro Antimo

Chaouki Khalid

Cicchitto Fabrizio

Costantino Celeste

De Menech Roger

Di Maio Luigi

D'Ottavio Umberto

Faraone Davide

Fedriga Massimiliano

Ferrara Ciccio

Fico Roberto

Fontana Gregorio

Fraccaro Riccardo

Gandolfi Paolo

Gelli Federico

Gentiloni Silveri Paolo

Giorgetti Giancarlo

Guerini Lorenzo

La Russa Ignazio

Lotti Luca

Mannino Claudia

Marcon Giulio

Martelli Giovanna

Merlo Ricardo Antonio

Morassut Roberto

Orlando Andrea

Pannarale Annalisa

Piso Vincenzo

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rossi Domenico

Rostan Michela

Scalfarotto Ivan

Scanu Gian Piero

Sottanelli Giulio Cesare

Speranza Roberto

Tofalo Angelo

Villecco Calipari Rosa Maria

PRESIDENTE. Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma all'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Come preannunciato, sospendo per dieci minuti la seduta, che riprenderà esattamente alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,30.

Su un lutto del deputato Giulio Marcon.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Giulio Marcon è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4601)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/4601/45 Di Lello è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/4601/1 Oliaro: non è accettato il primo impegno e il secondo è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/4601/2 Gregorio Fontana è così riformulato: si espunge il terzo capoverso delle premesse e poi: “impegna il Governo a porre in essere ogni possibile iniziativa per il contrasto, al fine di evitare la permanenza alla nuova formazione di insediamenti abusivi”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/3 Cristian Iannuzzi è riformulato nel seguente modo: “impegna il Governo a monitorare l'impatto della misura”, e poi prosegue.

L'ordine del giorno n. 9/4601/4 Mazziotti Di Celso è accolto.

L'ordine del giorno n. 9/4601/5 Riccardo Gallo è riformulato. La riformulazione consiste nell'espungere interamente le premesse e poi, nel dispositivo, si espungono le seguenti parole: “aventi sede operativa nella regione Sicilia”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/6 Francesco Saverio Romano è riformulato. La riformulazione consiste nel concludere l'impegno alle parole: “di interventi per il soccorso antincendio”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/7 Marti è accolto.

L'ordine del giorno n. 9/4601/8 Nuti è riformulato. Si accetta il primo impegno nei termini seguenti: “a valutare l'opportunità, tenuto conto dell'autonomia finanziaria e contabile delle casse di previdenza, di promuovere misure volte a non pregiudicare (…)” e si espungono il secondo e il terzo impegno, che non sono accolti.

L'ordine del giorno n. 9/4601/9 Mannino è accolto.

L'ordine del giorno n. 9/4601/10 Melilla è riformulato con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”, che reggono entrambi gli impegni.

L'ordine del giorno n. 9/4601/11 Albini è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, l'opportunità di”. Tale riformulazione regge entrambi gli impegni.

L'ordine del giorno n. 9/4601/12 Ricciatti è riformulato nel seguente modo, che vado a leggere: “ai fini delle misure previste dal presente provvedimento, a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di adottare eventuali iniziative per rendere uniforme la categoria di età relativa ai giovani”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/13 Zaccagnini è accolto, a condizione che siano aggiunte le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/14 Zappulla è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/4601/15 Capodicasa è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e successivamente, dopo la parola: “Sicilia”, aggiungere: “si sono trasferiti nelle regioni del nord Italia”, senza aggiungere altro.

L'ordine del giorno n. 9/4601/16 Nicchi è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/17 Scotto è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, nell'ambito della definizione dei parametri e dei criteri di calcolo necessari a determinare i costi standard degli atenei universitari, di individuare ulteriori strumenti di ponderazione e perequazione al fine di tutelare le piccole università”, senza aggiungere altro. L'ordine del giorno n. 9/4601/18 Martelli è accolto con la seguente riformulazione: “ad effettuare quanto prima una ricognizione al fine di valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di reperire eventuali risorse disponibili da utilizzare in forma di contributo straordinario a favore degli enti locali in difficoltà economica”, senza aggiungere altro. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/19 Zaratti c'è un invito al ritiro, perché è superato dalla delibera CIPE che stiamo preparando proprio in questa direzione.

L'ordine del giorno n. 9/4601/20 Fossati è riformulato nel seguente modo: “a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di prevedere un rifinanziamento del programma di servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti”.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/21 Cimbro invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/22 Speranza si propone di riformularlo con: a valutare l'opportunità. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/23 Fiano si propone di riformularlo con: a valutare la possibilità di. L'ordine del giorno n. 9/4601/24 Colletti è accolto come raccomandazione, ma a condizione che nel dispositivo ci si fermi alle parole: A24 e A25, punto, e che scompaia il primo capoverso delle premesse. L'ordine del giorno n. 9/4601/25 Vacca è accolto a condizione che si espunga il quarto capoverso delle premesse e che si riformuli l'impegno nei termini seguenti: a vigilare affinché i soggetti concessionari non determinino alcun aumento, in relazione agli interventi finanziati dall'articolo 16-bis, delle tariffe dei pedaggi relativi ai tratti autostradali di cui in premessa, dal momento che il finanziamento statale esclude la possibilità di giustificare un aggravio sugli automobilisti per il finanziamento delle opere di messa in sicurezza di cui alle premesse.

L'ordine del giorno n. 9/4601/26 Gallinella è accolto purché sì espungano il primo e l'ultimo capoverso delle premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/27 Castelli invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/28 Luigi Gallo viene riformulato con: a valutare la possibilità di. L'ordine del giorno n. 9/4601/29 D'Uva viene riformulato con: a valutare l'opportunità di ulteriori iniziative. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/30 Di Benedetto invito al ritiro, perché ultroneo. L'ordine del giorno n. 9/4601/31 L'Abbate viene riformulato espungendo primo e quarto capoverso delle premesse e introducendo: a valutare l'opportunità di. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/32 Gagnarli invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/33 Liuzzi è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/4601/34 Matarrelli è accolto a condizione che vengano espunti il terzo, quarto e quinto capoverso delle premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/35 Matarrese invito al ritiro, perché ultroneo. L'ordine del giorno n. 9/4601/36 Binetti viene riformulato con: a valutare l'opportunità di individuare iniziative ulteriori per innestare, eccetera. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/37 Galgano invito al ritiro; posso chiarire all'onorevole Galgano il perché, naturalmente, in discussione. L'ordine del giorno n. 9/4601/38 Di Vita viene riformulato con: a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/39 Turco invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/40 Artini invito al ritiro.

L'ordine del giorno n. 9/4601/41 Nesi è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/4601/42 Baldassarre è accolto come raccomandazione, ma non nelle premesse; le premesse vengono respinte. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/43 Murgia invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/44 Burtone viene riformulato con: un tavolo istituzionale finalizzato a valutare la possibilità di.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4601/45 Di Lello è ritirato.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. L'ordine del giorno n. 9/4601/46 Mongiello viene riformulato con: a valutare l'opportunità di. L'ordine del giorno n. 9/4601/47 Tino Iannuzzi viene riformulato con: a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di ulteriori interventi a sostegno di città metropolitane e province. L'ordine del giorno n. 9/4601/48 Carrescia è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/49 Pastorelli viene riformulato con: a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di dare continuità al sostegno economico per gli operatori dei territori interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016. L'ordine del giorno n. 9/4601/50 Vargiu è accolto. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/51 D'Agostino invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/52 Giovanna Sanna invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/53 Carra è accolto con la riformulazione: a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica.

L'ordine del giorno n. 9/4601/54 Berretta è accolto con la riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. L'ordine del giorno n. 9/4601/55 Marzano è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/56 Busin è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/57 Fedriga è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/58 Grimoldi è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/59 Allasia è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/60 Borghesi è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/61 Invernizzi è accolto con la riformulazione: a valutare l'opportunità, nel rispetto della normativa comunitaria, di iniziative affinché le imprese, eccetera.

L'ordine del giorno n. 9/4601/62 Simonetti è accolto con la riformulazione: “a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, di estendere le misure”. L'ordine del giorno n. 9/4601/63 Caparini è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/4601/64 Giancarlo Giorgetti è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/65 Castiello è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/66 Guidesi invito al ritiro, perché ultroneo. L'ordine del giorno n. 9/4601/67 Pagano è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

L'ordine del giorno n. 9/4601/68 Saltamartini è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/4601/69 Bossi è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/70 Gianluca Pini è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità”. L'ordine del giorno n. 9/4601/71 Rondini è accolto con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Sugli ordini del giorno n. 9/4601/72 Picchi e n. 9/4601/73 Molteni propongo ai presentatori di utilizzare gli ordini del giorno accolti al Senato di medesima materia.

PRESIDENTE. Quindi c'è un invito al ritiro?

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Ce li ho segnati. C'è un invito al ritiro, o meglio, c'è una riformulazione che è identica a quella al Senato.

PRESIDENTE. Ci legga la riformulazione.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Leggo: a valutare l'opportunità di escludere dalle disposizioni di cui all'articolo 16 gli insediamenti e accampamenti abusivi e non autorizzati, compresi gli immobili pubblici o privati occupati abusivamente, nonché di quelli non in regola con le vigenti disposizioni in materia urbanistica, che devono essere invece oggetto di azioni di sgombero immediato, al fine di ripristinare e garantire le condizioni igienico-sanitarie, di sicurezza e legalità nelle zone interessate dalla loro presenza e in quelle limitrofe. L'ordine del giorno n. 9/4601/73 Molteni è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare, anche nell'ambito dei piani di intervento adottati dai commissari straordinari, le più opportune e tempestive iniziative al fine di individuare tutti gli stranieri presenti nelle aree interessate e il cui ingresso o soggiorno sia irregolare e di garantire l'immediata espulsione e rimpatrio degli stessi o il loro trattenimento nei centri di cui all'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998”.

PRESIDENTE. Quindi le premesse scompaiono e…

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Le premesse scompaiono e restano gli impegni nella formula che ho appena letto. L'ordine del giorno n. 9/4601/74 Attaguile è accolto con l'espunzione dell'ultimo capoverso delle premesse e poi: a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. L'ordine del giorno n. 9/4601/75 Lupi è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/76 Famiglietti è accolto con la riformulazione: a valutare, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. L'ordine del giorno n. 9/4601/77 Fratoianni è accolto come raccomandazione, però togliendo la frase: “anche attraverso la partecipazione alla proprietà della Cassa depositi e prestiti”. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/78 Costantino invito al ritiro.

L'ordine del giorno n. 9/4601/79 Airaudo è accolto con la riformulazione: a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, della stabilizzazione di tutto il personale Anpal servizi. L'ordine del giorno n. 9/4601/80 Pellegrino è accolto con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/81 Marcon invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/82 Placido è accolto con la riformulazione: a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. L'ordine del giorno n. 9/4601/83 Brignone è accolto con la riformulazione: a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica.

L'ordine del giorno n. 9/4601/84 Palese è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/85 Carfagna è accolto con la riformulazione: a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/86 Russo invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/87 Labriola invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/88 Crimi è accolto con la riformulazione: a valorizzare, nell'ambito dei patti per lo sviluppo, gli interventi per la costruzione, eccetera. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/89 Sisto invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/4601/90 Centemero è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4601/91 Occhiuto è accolto con la riformulazione: a valutare l'opportunità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica. Sull'ordine del giorno n. 9/4601/92 Capone invito al ritiro. No, scusi, qui mi riservo una riformulazione.

PRESIDENTE. È accantonato?

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Se lo possiamo accantonare un momento, ve la dico.

PRESIDENTE. Va bene.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. L'ordine del giorno n. 9/4601/93 Mariano è accolto. Ordine del giorno Sgambato n. 9/4601/94, viene proposta una riformulazione: “a valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica”. Ordine del giorno Manfredi n. 9/4601/95, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Venittelli n. 9/4601/96, invito al ritiro. Ordine del giorno Ciracì n. 9/4601/97, invito al ritiro. Ordine del giorno Latronico n. 9/4601/98, viene proposta una riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Distaso n. 9/4601/99, viene proposta una riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4601/100, viene proposta una riformulazione: “a valutare la possibilità”.

PRESIDENTE. Dobbiamo recuperare quello che abbiamo accantonato. Ha bisogno di tempo, oppure…

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Le chiedo solo un minuto, Presidente.

PRESIDENTE. Se vuole possiamo cominciare questi qui, e intanto lei può redigere la riformulazione.

Ordine del giorno Oliaro n. 9/4601/1, accolto come raccomandazione come riformulato. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4601/2, parere favorevole con riformulazione. Si accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4601/3, parere favorevole con riformulazione. Si accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4601/4, parere favorevole.

Ordine del giorno Riccardo Gallo n. 9/4601/5, parere favorevole con riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Francesco Saverio Romano n. 9/4601/6, parere favorevole con riformulazione. Si accetta? Sì.

Ordine del giorno Marti n. 9/4601/7, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno Nuti n. 9/4601/8, è stata proposta una riformulazione. Non si accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/4601/8, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno Mannino n. 9/4601/9, parere favorevole.

Ordine del giorno Melilla n. 9/4601/10, parere favorevole con riformulazione. Si accetta la formulazione? Sì.

Ordine del giorno Albini n. 9/4601/11, parere favorevole con riformulazione. Si accetta? Albini… Ricciatti… Ci dice sì? Sì.

Ordine del giorno Ricciatti n. 9/4601/12, parere favorevole con riformulazione. Si accetta. Tutti accettati? Perfetto.

Ordine del giorno Zaratti n. 9/4601/19, invito al ritiro. Si chiede di metterlo in votazione? Sì.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/4601/19. Il gruppo MDP ha accettato tutte le riformulazioni, per questo siamo già all'ordine del giorno Zaratti n. 9/4601/19.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno Fossati n. 9/4601/20, parere favorevole con riformulazione. Va bene.

Ordine del giorno Cimbro n. 9/4601/21, invito al ritiro. Si chiede di metterlo in votazione? No, è ritirato.

Ordine del giorno Speranza n. 9/4601/22, parere favorevole con riformulazione. Va bene.

Ordine del giorno Fiano n. 9/4601/23, parere favorevole con riformulazione. Si accetta.

Ordine del giorno Colletti n. 9/4601/24, accolto come raccomandazione così come riformulato. Chiede di metterlo in votazione. Vuole parlare? Prego.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI. Vede, Ministro, io vorrei sapere come è possibile per il suo Ministero richiedere la riformulazione di questo ordine del giorno. Premesso che noi stiamo regalando dei soldi a Strada dei Parchi Spa, quindi è una Spa privata, concessionaria delle autostrade A24 ed A25, che si sa arricchendo grazie ai pedaggi tra i più alti d'Italia di quelle autostrade; e noi la finanziamo, anzi diamo un contributo di 250 milioni di euro aggiunto ad uno di 110 milioni di euro come oneri concessori non pagati che saranno corrisposti intorno al 2029-2030: in totale siamo sui 360 milioni di euro. Ebbene, questi contributi sono stati donati, per così dire, proprio perché si sono verificati dei problemi riguardanti la staticità dei viadotti della medesima A24-A25, che è considerata autostrada di montagna.

Con il mio ordine del giorno io sto chiedendo semplicemente che il Ministero, anche attraverso l'Anas, verifichi che questi problemi di staticità non dipendano minimamente dalla mancata manutenzione ordinaria a cui la concessionaria deve sottostare: perché vede, Ministro, il fatto che i cittadini abruzzesi e laziali paghino una tariffa altissima in queste autostrade, deriva dal fatto che teoricamente Strada dei Parchi Spa, ovvero il gruppo Toto che già ha avuto un'elargizione dal Governo Berlusconi quando è stata ceduta, anzi, quando è stata ceduta Alitalia ai cosiddetti capitani coraggiosi, elargizione di un paio di miliardi di euro dello Stato italiano. Se, come detto, Toto e Strada dei Parchi Spa non fanno la manutenzione ordinaria, e questa manutenzione ordinaria provoca le problematiche di staticità dei viadotti, vuol dire che Strada dei Parchi Spa, ovvero Toto, deve lei stessa senza contributi da parte dello Stato, ovvero contributi da parte dei cittadini italiani, provvedere al ripristino della sicurezza dell'autostrada stessa. Perché il suo Ministero vuole evitare di fare queste verifiche, visto che conviene al Ministero farle? Perché vorrebbe dire risparmiare ben 250 milioni di euro, da non regalare a Strada dei Parchi Spa. Quindi, Ministro, io vorrei sapere perché non volete fare queste verifiche, e soprattutto perché siete così smaniosi di concedere contributi ad una società privata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Semplicemente dico all'onorevole Colletti che le verifiche sono un dovere del concedente, non c'è bisogno di un ordine del giorno Colletti per fare le verifiche sul concessionario. Sono un preciso dovere del concedente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prego, onorevole Colletti.

ANDREA COLLETTI. Quindi, logica vorrebbe che il Ministro debba accogliere questo ordine del giorno, visto che non deve fare nessuna attività in più. Allora, lo accogliesse immediatamente, visto che non (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ANDREA COLLETTI. Sì, scusi, un po' di scimmie che parlano…

PRESIDENTE. Può intervenire, perché il Governo ha riaperto e ha due minuti e venti secondi ancora per intervenire sugli ordini del giorno. Conosciamo bene tutti le regole. Prego.

ANDREA COLLETTI. Siamo in fase di prossime elezioni, quindi devono far vedere chi abbaia più forte, i colleghi del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Prego.

ANDREA COLLETTI. Vorrei allora spiegare al Ministro che, visto che secondo lui queste verifiche le fa ugualmente, ciò vuol dire che questo ordine del giorno può essere accolto precisamente con l'elisione della parte in premessa, che il Ministro non vuole accettare. Quindi due sono le cose: o il Ministro e il Ministero non fanno queste verifiche, e quindi non può accogliere questo ordine del giorno, o c'è qualcos'altro sotto, tra Ministero, Anas e concessionario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Presidente, per aumentare la sicurezza stradale c'è stato un articolo specifico aggiuntivo a questo decreto-legge, e ritengo insomma che sia di buonsenso. Nonostante che il Ministro abbia, signor Presidente, chiarito anche la titolarità rispetto alla situazione dei controlli, non mi sembra che questo ordine del giorno non possa essere accettato. Per questo motivo noi lo sottoscriviamo e lo votiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/24 Colletti, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

L'ordine del giorno n. 9/4601/25 Vacca è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

L'ordine del giorno n. 9/4601/26 Gallinella è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/27 Castelli vi è un invito al ritiro. Si chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/27 Castelli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

L'ordine del giorno n. 9/4601/28 Luigi Gallo è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

L'ordine del giorno n. 9/4601/29 D'Uva è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/30 Di Benedetto vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Io vorrei chiedere al Governo di rivedere il parere contrario al mio ordine del giorno perché questo ordine del giorno è assolutamente di buonsenso: chiede un impegno, tra l'altro, al Governo che non è così grande e oneroso. Banalmente chiede di intraprendere una verifica della sussistenza dell'interesse pubblico alla realizzazione dell'attuale progetto di ammodernamento dell'asse Palermo-Agrigento, nella tratta della SS 189 all'altezza di Lercara Friddi, dato lo stato in cui versa questo tratto che collega Palermo e Agrigento, e che nello specifico collega moltissimi paesi che sono anche molto popolosi, e che viene percorso ogni giorno da tantissimi pendolari, molti dei quali sono anche ragazzi che studiano al di fuori del proprio comune e quindi sono costretti a spostarsi su questa strada che è pericolosissima. Non è un impegno così grande, anche perché uno dei problemi che sono stati riscontrati circa l'avanzamento dei lavori di questo tratto autostradale è relativo al monitoraggio dei lavori. Una parte che riguarda le premesse di questo ordine del giorno infatti si riferisce proprio al problema che non si riduce semplicemente allo stanziamento delle risorse per l'esecuzione dei lavori ma anche al monitoraggio degli stessi lavori. Infatti le risorse che sono state stanziate per il progetto di ammodernamento approvato nel 2001 se le è aggiudicate Anas S.p.A. per la realizzazione dei lavori. Per questo, una delle richieste, uno degli impegni di questo ordine del giorno, è chiedere di rispettare gli obblighi di manutenzione ordinaria, nonché straordinaria ad Anas S.p.A. in quanto soggetto aggiudicatore. Questo è l'impegno che stiamo chiedendo perché è una necessità che i cittadini siciliani vivono ogni giorno ed è un disagio enorme per la loro quotidianità e per la loro sicurezza.

Pochi giorni fa abbiamo svolto una visita proprio su questo percorso. Le sembrerà assurdo, ma non è assurdo perché lì questa cosa avviene ogni giorno: c'è stato un incidente e vi era persino un ferito riverso in strada. Questo per dire che la sicurezza in quei luoghi non esiste, è totalmente assente. Quindi, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere su questo ordine del giorno e di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/30 Di Benedetto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

L'ordine del giorno n. 9/4601/31 L'Abbate è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

L'ordine del giorno n. 9/4601/32 Gagnarli è ritirato.

L'ordine del giorno n. 9/4601/33 Liuzzi è accolto come raccomandazione? No, si chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/33 Liuzzi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

L'ordine del giorno n. 9/4601/34 Matarrelli è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/35 Matarrese vi è un invito al ritiro. Si chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/35 Matarrese.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

L'ordine del giorno n. 9/4601/36 Binetti è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/37 Galgano vi è un invito al ritiro; accetta?

ADRIANA GALGANO. Chiedo di metterlo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/37 Galgano.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

L'ordine del giorno n. 9/4601/38 Di Vita è favorevole con riformulazione; si accetta? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/39 Turco vi è un invito al ritiro; accetta? Chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/39 Turco.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sull'ordine del giorno n. 9/4601/40 Artini vi è invito al ritiro; accetta? Chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/40 Artini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

L'ordine del giorno n. 9/4601/41 Nesi è accolto come raccomandazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno n. 9/4601/42 Baldassarre, accolto come raccomandazione, così come riformulato: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4601/43 Murgia, invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Non capisco, signor Ministro, perché lei mi inviti al ritiro per questo ordine del giorno, a meno che voi non abbiate una strategia sulla Sardegna o a meno che io nel decreto abbia letto male. Voi parlate di zone economiche speciali, per cui suppongo e pensavo che voi poteste accettare questa proposta, ma va in linea con il niente che state facendo per la mia isola. Lei, in particolare, signor Ministro, spesso e volentieri dice dei “no” e non c'è un'alternativa di sviluppo o di proposta di idee. Ecco, perché, ovviamente, non posso ritirare la proposta per la mia isola di zona economica speciale e chiedo la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Presidente, quest'ordine del giorno - mi spiace per il collega Murgia - richiama degli interventi alla fine del periodo elettorale della precedente giunta, presieduta dall'onorevole Cappellacci, che sono stati, come dire, ritenuti da tutti, appunto, azioni da campagna elettorale e che, quindi, addirittura sono stati dimenticati dallo stesso centrodestra. Riproporli qui è stupefacente.

Sul fatto che sicuramente la regione Sardegna proporrà l'istituzione di una zona economica speciale, ci sono le dichiarazioni, non solo del Partito Democratico, ma degli stessi esponenti della giunta attuale, che stanno lavorando già con (Commenti del deputato Murgia)…

PRESIDENTE. Collega… collega!

FRANCESCO SANNA. …che stanno lavorando già con le autonomie locali e con i soggetti, che il decreto afferma debbano prendere l'iniziativa, per realizzare quanto il decreto-legge stesso afferma. Quindi, lo voglio dire al collega Murgia tramite lei: è un piccolo espediente che serve semplicemente a dividere le forze e non serve.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/43 Murgia, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno n. 9/4601/44 Burtone, parere favorevole con riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/4601/46 Mongiello, favorevole con riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/4601/47 Tino Iannuzzi, favorevole con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4601/48 Carrescia, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4601/49 Pastorelli, favorevole con riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/4601/50 Vargiu, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4601/51 D'Agostino, invito al ritiro. Lo vuole mettere al voto? Sì.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/51 D'Agostino, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno n. 9/4601/52 Giovanna Sanna.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Può essere accolto con: “valutare la possibilità, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Va bene? Sì.

Ordine del giorno n. 9/4601/53 Carra, favorevole con riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/4601/54 Berretta, favorevole con riformulazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/4601/55 Marzano, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4601/56 Busin, favorevole con riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno n. 9/4601/57 Fedriga, favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/4601/57, a prima firma Fedriga, ma le stesse considerazioni valgono per l'ordine del giorno n. 9/4601/58 a firma Grimoldi, a cui aggiungo anche la mia firma.

Intervengo per non accettare la riformulazione da parte del Governo, in cui si impegna il Governo a fare una generica valutazione di opportunità, tanto sul n. 9/4601/57 quanto sul n. 9/4601/58, per introdurre la possibilità di estendere le zone economiche speciali, le zone franche, tanto per intenderci, non solo ad alcune precise e identificate aree del Mezzogiorno, come indicato all'interno del decreto. Con quest'ordine del giorno e con il successivo, che riguarda le zone economiche speciali lombarde, si vuole introdurre le medesime anche per quanto riguarda i territori di confine nelle aree del Nord e lombarde in modo particolare.

Riteniamo che, siccome già il Governo in passato, nella figura sempre del Ministro, aveva accolto un ordine del giorno in via generica, approssimativa, sull'opportunità di valutare e di prendere in considerazione, forse, magari anche l'estensione delle zone economiche speciali - e, quindi, zone di vantaggio da un punto vista economico, fiscale e amministrativo per le zone del nord - riteniamo che un ulteriore impegno generico non sia assolutamente sufficiente.

O il Governo si impegna in maniera chiara, nell'Aula, di fronte ai parlamentari e, quindi, di fronte ai territori, a prendere in considerazione l'ipotesi di potere estendere queste zone economiche speciali, per rilanciare il tessuto economico di alcune zone importanti produttive del Nord, oggi in sofferenza, oppure francamente degli impegni generici non sono assolutamente accettabili, anzi sono uno schiaffo a queste zone del Paese, che meritano, meriterebbero, da parte del Governo, maggiore attenzione.

Quindi, o il Governo cambia il parere, riformula e rimodifica, lasciando nella formulazione da noi presentata gli ordini del giorno, oppure dobbiamo prendere atto che da parte del Governo non c'è nessuna volontà di estendere le ZES, le zone franche, le zone ad economia speciale, anche ad altre aree del Paese, in modo particolare al Nord, in modo particolare nelle zone di confine di Como e di Varese.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Sono molto stupito dell'intervento dell'onorevole in questo momento, perché la riformulazione è esattamente quella che il gruppo della Lega ha accettato al Senato e vale per tutti gli ordini del giorno successivi.

Segnalo anche - questo è molto importante, ci tengo -, nella logica con cui il Governo ha impostato le zone economiche speciali, che, se si leggono con attenzione gli articoli 4 e 5 del decreto-legge, si vedrà che una zona economica speciale non è una zona franca. È un concetto completamente diverso, che riguarda un tipo di modalità di stimolo fiscale, che fa leva sul credito di imposta per il Mezzogiorno e su alcune semplificazioni procedurali e doganali. Quindi, non c'entra assolutamente nulla con la zona franca, è un problema che riguarda… Scusatemi, “doganali” con riferimento alla portualità e, quindi, si riferisce esattamente a situazioni di portualità nel Mezzogiorno. La zona franca non è una zona economica speciale. È un'altra cosa e noi possiamo valutarne l'opportunità e ragionarci sopra. Questo è il senso del pareva del Governo. Quindi, per noi, è accolto con questa riformulazione, esattamente come abbiamo fatto e spiegato al Senato, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Quindi, chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/57 Fedriga, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/58 Grimoldi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/4601/59 Allasia, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/60 Borghesi, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/61 Invernizzi, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/62 Simonetti, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/63 Caparini, accolto come raccomandazione: va bene; ordine del giorno n. 9/4601/64 Giorgetti Giancarlo, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/65 Castiello: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/66 Guidesi, invito al ritiro: il presentatore insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/66 Guidesi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/4601/67 Pagano, parere favorevole con riformulazione: non ci sono interventi, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/68 Saltamartini, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/69 Bossi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/4601/70 Pini Gianluca, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/71 Rondini, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/72 Picchi, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/73 Molteni, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/74 Attaguile, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/75 Lupi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/4601/76 Famiglietti, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/77 Fratoianni, accolto come raccomandazione se riformulato: prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/77 Fratoianni.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno n. 9/4601/78 Costantino, invito al ritiro: prendo atto che i presentatori insistono la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/78 Costantino.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/4601/79 Airaudo, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/80 Pellegrino, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/81 Marcon, invito al ritiro: i presentatori insistono per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/81 Marcon.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/4601/82 Placido, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/83 Brignone, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/84 Palese, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4601/85 Carfagna, parere favorevole con riformulazione; ordine del giorno n. 9/4601/86 Russo, invito al ritiro: prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/86 Russo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/4601/87 Labriola, invito al ritiro o parere contrario: prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/87 Labriola.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/4601/88 Crimi, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4601/89 Sisto, invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Si ha la netta impressione in questo provvedimento che se c'è un argomento che non suscita interesse da parte del Governo è il Mezzogiorno cioè tutto quanto riguarda problemi endemici - in questo caso parliamo non di una città qualsiasi ma di una città martoriata come Taranto - tutto quanto riguarda il Mezzogiorno, ahimè, va incontro ad un non cale inspiegabile soprattutto quando, come nell'ordine del giorno da me stilato insieme alla collega Labriola, si chiede semplicemente che questa ZES, una zona economica speciale, possa riguardare una città diseredata - fatemi passare questo termine - dal punto di vista ambientale, dal punto di vista quindi anche economico, anche dal punto delle prospettive, dell'appetibilità, della capacità attrattiva riguardo ad una città come Taranto che ha non un problema, ma una patologia nell'ambito del suo tessuto connettivo. Noi chiediamo nell'ordine del giorno in esame che vi sia una priorità nei confronti di Taranto per la creazione di una zona economica speciale. È una delle regole fondamentali della clinica, ossia quella di privilegiare situazioni con maggiore difficoltà: il maggiore carico di farmaci, di sostanze curative va prestato proprio nei confronti di chi ha più bisogno. Se non nel Mezzogiorno, dove dovremmo segnalare con un ordine del giorno, cioè con una prospettiva, con un segnale di attenzione che può essere anche formale ma che significa commisurare l'intervento del Governo alle effettive necessità? Perché non dire che vi è una priorità di una zona come Taranto? Infatti, se noi dovessimo leggerlo e capovolgere questo parere negativo tout-courttranchant, che dobbiamo dire? Che nei confronti di Taranto non vi è una disponibilità ad un trattamento privilegiato, nel senso di trattamento a parità di condizioni? Cioè, noi dovremmo dire che vi è disgrazia nell'allocazione logistica, geografica e speculativa di certi investimenti, oppure dire che l'Ilva è soltanto un business e non è anche la necessità di un intervento.

Ecco, io invito veramente il Governo a rivalutare questo parere e a proporre, quanto meno, una riformulazione, a non troncare sul nascere le speranze che in una città importante per la Puglia come Taranto, ma disgraziata dal punto di vista ambientale ma, guarda caso, privilegiata dal punto di vista degli investimenti altrui, non vi sia un disinteresse che suoni beffardo in un problema e in un provvedimento qual è quello del Sud e del Mezzogiorno che rasenta non la irrazionalità ma rasenta una cecità che non a caso, a mio avviso, potrebbe essere definita dolosa; e la cecità dolosa nei confronti del Mezzogiorno credo non debba costituire neanche per un attimo l'alveo in cui si muovono persone di questo Governo, che io so essere invece sensibili per avere direttamente e personalmente ascoltato questi temi. Invito, quindi, caldamente il Governo a mutare su questo ordine del giorno, come si suol dire, d'accento e di pensier.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Grazie, Presidente. Voglio dire all'onorevole Sisto che naturalmente Taranto è al centro dell'impegno del Governo, come l'onorevole naturalmente sa molto bene. Infatti, ci sono il contratto istituzionale di sviluppo, gli investimenti infrastrutturali proprio sul porto, oltre a quelli ambientali e di riqualificazione della città. L'invito al ritiro era dovuto al fatto che per un verso il testo della norma implica che sia molto logico che Taranto sia una ZES, dato che ci sono tutte le condizioni già nella norma; e, in secondo luogo, l'iniziativa di proporre la ZES deve venire dalla regione.

Però, credo che le osservazioni dell'onorevole Sisto siano giuste e, quindi, chiedo scusa all'Aula e cambio il parere. Chiedo, però, la seguente riformulazione: “impegna il Governo a prevedere, nell'ambito delle proprie competenze - perché il Governo ha delle competenze e la regione ha altre competenze - viste le condizioni (…)”, perché per noi ovviamente Taranto è una delle zone più chiaramente destinate a diventare ZES. Semplicemente non siamo noi che facciamo la proposta, ma abbiamo creato tutte le condizioni perché quella proposta possa venire.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione del Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4601/89 Sisto.

Ordine del giorno n. 9/4601/90 Centemero, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4601/91 Occhiuto, favorevole purché riformulato; i presentatori accettano la riformulazione del Governo.

L'ordine del giorno n. 9/4601/92 Capone era accantonato. Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere su questo ordine del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Accolto come raccomandazione, Presidente.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4601/92 Capone, accolto come raccomandazione; va bene.

Ordine del giorno n. 9/4601/93 Mariano, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4601/94 Sgambato, favorevole con riformulazione che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/4601/95 Manfredi, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/4601/96 Venittelli, invito al ritiro; è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/4601/97 Ciracì, invito al ritiro; il presentatore chiede che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/97 Ciracì, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione…

Vuole parlare, collega Ciracì? Revoco l'indizione della votazione. Prego, collega Ciracì.

NICOLA CIRACI'. Presidente, io non riesco a capire questo Governo cosa ha contro la mia regione, la Puglia. Cioè, non fate passare un ordine del giorno nel quale noi chiediamo che venga sperimentato in pieno campo l'uso di semenzali tipici della varietà Cellina di Nardò e Ogliarola Salentina, che sono le più resistenti al disseccamento rapido, cioè un'arma per combatterla la Xylella fastidiosa. Stiamo chiedendo di destinare una parte di questi soldi, che destinate voi alla Xylella solo a parole, per fare qualche cosa che tuteli le varietà autoctone del nostro territorio, salvaguardi la biodiversità, coinvolga gli olivicoltori del territorio e, soprattutto, rivaluti gli istituti scientifici pugliesi, che sono stati i primi a studiare e a individuare queste semenze.

Io non riesco davvero a capire perché di fronte a queste semenze voi continuate con tanta scemenza ad affrontare un problema che ha devastato la regione Puglia soprattutto per colpa vostra e del governatore della regione Puglia, che è sempre del vostro partito. Quindi, non mi interessa che cosa fate; vi dico solo che sarete bocciati da un elettorato che è attento a questa politica sbagliata che state portando avanti.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DE VINCENTI, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Presidente, nel testo del decreto, come modificato dal Senato, lo stanziamento riguarda tre tipologie di malattie e, quindi, la Xylella è una delle tre. Nell'ordine del giorno si impegna il Governo a dedicare metà delle risorse non solo alla Xylella ma a due specifiche manifestazioni della Xylella. A noi non sembra corretto e crediamo che sia meglio affidare ai ricercatori e al Ministero delle politiche agricole il compito di definire come affrontare la ricerca sulle tre tipologie di malattie che vengono affrontate con l'emendamento approvato al Senato e, per quanto riguarda la Xylella, non necessariamente solo su quelle due specifiche tipologie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare di nuovo il collega Ciracì. Ne ha facoltà.

NICOLA CIRACI'. Presidente, non sono due aspetti della Xylella, ma sono due semenze che combattono la Xylella. Il problema è che c'è qualche multinazionale o qualche interesse diverso, perché non si riesce a capire per quale motivo non rispettate il territorio e non rispettate le nostre biodiversità ma pensate di violentarle ancora con scelte che sono veramente irrazionali e illogiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4601/97 Ciracì, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno n. 9/4601/98 Latronico, n. 9/4601/99 Distaso e n. 9/4601/100 Ghizzoni, accettati purché riformulati, accettano la riformulazione del Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4601)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà. Il tono della voce quando lasciate l'Aula, per favore. Aspetti un attimo, collega. Colleghi, per favore, il tono della voce. Prego.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Signor Viceministro, onorevoli colleghi, il decreto-legge sul Mezzogiorno interviene in moltissimi ambiti tra loro diversissimi perseguendo, però, un unico obiettivo di carattere generale: creare le condizioni per la ripresa economica e sociale del Mezzogiorno. Nell'ambito di questo complesso intervento a sostegno del Sud Italia, rilevo come alcuni degli strumenti più innovativi e convincenti fossero già stati da noi proposti nel dibattito parlamentare. Il tempo sembrerebbe, dunque, aver confermato la bontà di quella linea politica. Mi riferisco, in particolare, al settore dell'agricoltura dove, accanto alle classiche e importantissime misure di incentivazione dell'imprenditoria agricola giovanile, compare l'idea di affidare a giovani agricoltori terreni dei comuni abbandonati o incolti, così come di istituire nel meridione le zone economiche speciali per far sì che chi investe in quei territori possa essere agevolato sul piano fiscale e amministrativo. Allo stesso tempo, però, dispiace che il Governo non abbia voluto istituire le stesse ZES nei territori colpiti dai recenti terremoti.

D'altra parte, il provvedimento contiene altre misure di profondo impatto sia economico sia sociale sul meridione. Penso alle disposizioni in materia di edilizia scolastica e giudiziaria, a quelle in materia di occupazione, infrastrutture ed emarginazione sociale. L'impianto di questo decreto-legge è, infatti, assai complesso, così come complessi sono i deficit con i quali il Governo e questa maggioranza si stanno misurando. È, quindi, doveroso sostenere questa iniziativa dell'Esecutivo per il significato politico di solidarietà e di fiducia nel futuro che essa, al di là dei singoli provvedimenti messi in campo, esprime.

Senza, dunque, dilungarmi oltre sui dettagli riguardanti le modifiche operate dal Senato, mi limito a segnalare la condivisione da parte della componente socialista al provvedimento, seppur con le eccezioni prima espresse. Esprimo, dunque, il parere favorevole alla conversione del presente disegno di legge della componente socialista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldassarre. Ne ha facoltà.

MARCO BALDASSARRE. Grazie, Presidente. Parlando di questo decreto, inizierò da una breve analisi sulla disomogeneità dello stesso, in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione, grazie anche ad alcuni articoli inseriti al Senato che hanno stravolto l'originalità del decreto stesso, del decreto iniziale. Per citarne sono alcuni, troviamo all'articolo 9 l'abrogazione della classificazione dei rifiuti pericolosi stabilita da una legge del 2014. All'articolo 11 viene stanziato un milione di euro per il 2017 e 2018 agli istituti per sordi di Roma, Milano e Palermo. Solo che quello di Palermo ha chiuso la propria attività, come evidenziato dalla relazione tecnica allegata al provvedimento. Quindi, nel decreto Mezzogiorno troviamo altri contributi che niente hanno a che fare con il Sud Italia.

O, per finire, citiamo, all'articolo 15, i 12 milioni di euro alla città metropolitana di Milano per il 2017. Milano, nota città pugliese, situata tra Brindisi e Lecce, famosa per i suoi caratteristici trulli. Oltre ai 100 milioni di euro per tutte le province con 90 milioni presi dalla Carta Giovani. Guardando la situazione del Mezzogiorno, sono andato a vedere alcuni dati pubblicati dall'Agenzia per la coesione territoriale, vigilata direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, nella relazione annuale sui conti pubblici territoriali per il 2017, quella del 24 luglio. Nella tabella che indica la quota della spesa per interventi nazionali finalizzati allo sviluppo del Mezzogiorno dal 1951 al 2015 viene indicato, in percentuale di PIL, quanto poco si investe e quanto poco interessi, in realtà, la partita anche a questa maggioranza.

Praticamente vi smentite da soli, dato che negli ultimi anni, più volte, in primis l'ex Premier Matteo Renzi se ne usciva con toni rassicuranti sulla priorità rappresentata dal rilancio del Sud. La verità è che questa situazione ha sempre fatto comodo a molti, dato che in molti ci hanno speculato politicamente e finanziariamente; lo dimostra anche il fatto che avete aspettato la fine della legislatura per decidervi a fare due decreti, uno approvato a febbraio, sulla parte del nostro Paese in costante emergenza occupazionale, economica, ambientale, eccetera, nonostante per ben tre volte siano state approvate anche delle mozioni sul rilancio del Mezzogiorno, dal 2014 in poi, in quest'Aula, cadute nel vuoto, come il destino stesso del Sud. Parlando del decreto in questione, ci sono delle misure positive, come la misura denominata Resto al Sud per contrastare la sempre crescente desertificazione di presenza di giovani e di imprese che non riescono ad essere competitive con il resto del Paese, figuriamoci con i mercati esteri, o come la destinazione di terreni incolti a giovani agricoltori o ancora l'istituzione di alcune zone economiche speciali.

Ma la situazione del Mezzogiorno non è da imputare solo alla politica, ai vari Governi che dagli anni Ottanta in poi hanno quasi azzerato la percentuale di PIL investita, dallo 0,85 per cento a meno dello 0,1 per cento attuale. La responsabilità è anche di chi si è sempre adagiato in questa situazione e non fa nulla per provare ad uscirne; ed è proprio di questa situazione che continuate ad approfittarvi, quando nel decreto ritroviamo quella che è la ciliegina sulla torta. A distanza di oltre due anni da quando denunciammo all'Anticorruzione la scandalosa prassi legislativa delle proroghe degli appalti Consip per la pulizia delle scuole in favore di società sanzionate dall'Antitrust per aver truccato le relative gare di affidamento, oggi vi apprestate a fare una nuova proroga fino al 31 dicembre 2017, nonostante il fatto che il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, proprio in merito ai servizi per la pulizia delle scuole affidati con gara Consip sia intervenuto lo scorso anno con una segnalazione al Parlamento in cui evidenziava la necessità di un intervento affinché la gestione dei servizi fosse ricondotta nell'alveo delle ordinarie procedure di affidamento previste dal codice dei contratti pubblici e che non si ricorra, per il futuro, all'utilizzo di sistemi derogatori come le proroghe ex lege. Se non ve ne foste accorti, le società che continuano a fornire il servizio sono sempre le stesse. E non è finita, visto che sei manager delle società che hanno truccato queste gare Consip hanno ricevuto pochi giorni fa dalla procura di Roma l'avviso di conclusione delle indagini.

Ma il Governo, anziché pensare ad assumere direttamente i lavoratori di queste imprese per fargli fare i bidelli nelle scuole, preferisce lasciarli esposti al ricatto del rinnovo delle proroghe semestrali; in poche parole, prorogate la validità di gare truccate per ricattare i lavoratori e cercare di estorcergli il voto. Quando si guarda al Sud, si pensa subito ai dati catastrofici che leggiamo sui giornali o che ci aspettiamo di leggere. La povertà è a livelli allarmanti, la disoccupazione è altissima, la fuga di cervelli inarrestabile e la natalità è sempre minore. A corollare il tutto anche piaghe come la criminalità organizzata, il caporalato nei campi e il lavoro nero. Mi piacerebbe dire che questi sono ormai problemi che appartengono al passato, ma purtroppo, oltre i dati, le tabelle, le dichiarazioni, i patti per il Sud, i decreti ad hoc e le promesse, c'è ancora tanto da fare, ma, soprattutto, non c'è da abbassare la guardia.

Ma, al di là della politica, il Mezzogiorno si sta già riscattando da solo, e lo fa egregiamente. Per fare alcuni esempi, più o meno incisivi, cito Matera capitale della cultura 2019, la prima iOS Developer Academy d'Europa a Napoli o le numerose start-up innovative che stanno crescendo in Puglia. Noi su questo decreto ci asterremo, perché ci sono alcune cose positive, ma altre no, perché proprio non vi riesce di farne uno per cui valga la pena di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi ci troviamo in una posizione un po' paradossale: non abbiamo votato la fiducia a questo Governo. Non l'abbiamo votata perché non condividiamo la formula politica che esso esprime; non l'abbiamo votata perché, dopo il fallimento del referendum sulla grande riforma, ritenevamo che la maggioranza avesse il dovere di indicare un percorso al Paese per uscire dalla difficoltà, e abbiamo visto una maggioranza la quale, invece, si è disfatta, si è tirata indietro, il Presidente del Consiglio si è dimesso, ha favorito la nomina di un nuovo Presidente del Consiglio, che governa, facendo della ordinaria amministrazione.

Lungi da me lo svalutare l'importanza dell'ordinaria amministrazione, anzi, la buona ordinaria amministrazione è il motivo per cui guardiamo con una certa simpatia a questo Governo. Voglio qui ricordare un grande filosofo austro-britannico, sir Karl Popper, il quale si diceva nemico delle grandi riforme e favorevole al piecemeal political engineering, le piccole riforme fatte a pezzi e a bocconi, controllando di ognuna che funzioni e come essa vada fatta. Da questo punto di vista, noi guardiamo con simpatia a lei, signor Ministro, alla sua attività e anche all'attività del Governo, anche se non abbiamo potuto votare la fiducia perché non condividiamo la dimissione dalle proprie responsabilità da parte del capo della maggioranza e il fatto che il Paese rimanga, in questo momento, senza un orientamento forte sulle grandi questioni delle riforme istituzionali, ma anche sulle grandi questioni di una Europa che si rimette in movimento e nella quale l'Italia sembra essere assente.

E quelli che sono assenti, dice un proverbio tedesco, alla fine la storia li punisce. Noi rischiamo di essere puniti dalla storia per la nostra assenza e la nostra incapacità di definire una linea. Premesso questo e detta, quindi, la simpatia per il Governo e per il Ministro in particolare, dobbiamo dire che questo provvedimento non ci convince. È stato già messo in evidenza come esso appaia eterogeneo, anche con qualche problema di tecnica legislativa; lo so, non è un problema specifico di questo provvedimento. La nostra tecnica legislativa, ahimè, non è la migliore del mondo, ma che all'articolo 4, comma 8, si confermi il fatto che bisogna agire sulla base delle regole generali dell'ordinamento della Repubblica è una cosa che grida vendetta al cospetto del Dio dei legislatori. Nelle leggi, diceva il buon padre Dante, bisogna togliere il troppo e il vano. Tutto ciò che non ha contenuto normativo è di ostacolo, crea problemi interpretativi, offre spazio a possibili prevaricazioni. Qui abbiamo un caso tipico di una norma, la quale è vuota, non ha nessun contenuto, e proprio per questo può pericolosamente assumere contenuti quando un interprete riesca a trovare il modo di farle fare sistema con un qualunque altro punto dell'ordinamento. Quindi, c'è un problema di tecnica legislativa: lo segnaliamo, signor Ministro. Sappiamo che non è un problema suo personale; ahimè, non è un problema nemmeno del suo Ministero: è un problema generale della tecnica legislativa.

Ma a parte questo, è difficile vedere una precisa visione strategica dello sviluppo del Mezzogiorno in questo provvedimento. È difficile per le modalità della sua formazione, è difficile per le tante aggregazioni successive che hanno contribuito a dargli la sua forma presente; ma è difficile anche perché, ci sembra, non c'è da parte del Governo una chiarezza. Del resto, la chiarezza presuppone una grande visione; la grande visione presuppone una prospettiva, una prospettiva che si proietta al di là di questa legislatura, della parte finale di questa legislatura, ed è difficile averla in un momento in cui manca quella guida politica fondamentale della quale prima dicevo. In un momento in cui nessuno ha idea del modo in cui verrà governata la prossima legislatura, con quali maggioranze, e quindi con quali programmi, con quali progetti.

Per rimanere a questo provvedimento, è difficile leggere con soddisfazione un provvedimento sul Mezzogiorno nel quale non c'è parola o quasi di due aree decisive per una strategia orientata al Mezzogiorno, che sono la logistica da un lato, e dall'altro il turismo. Noi abbiamo un Mezzogiorno che si muove, un Mezzogiorno che cresce. Signor Ministro, io sto arrivando adesso da Gallipoli, mia città natale: la quale, all'interno del Salento, con una forte cultura del lavoro, con un enorme impegno delle persone, con gente che ha rischiato mettendosi a fare l'imprenditore senza avere una grande cultura imprenditoriale alle spalle, magari fallendo una volta o due volte, è riuscita a far crescere un comparto del turismo che oggi fa concorrenza, per dirne una, a Rimini, ed attiva un processo di crescita endogeno di grande rilievo. Un processo nel quale non dirò demagogicamente che la politica non c'entra: la politica c'entra! C'entra una buona politica che ha dato infrastrutture, una buona politica che ha aiutato a rimettere a posto i nostri centri storici, che sono bellissimi, e che sono frequentati dai turisti, non solo sulla costa adesso, ma anche verso l'interno. Una politica, la quale ha dato un buon aeroporto nelle vicinanze, nel Salento stesso, voglio dire, a Brindisi. Una politica che ha saputo utilizzare bene la leva culturale, con una classe dirigente locale mediamente sufficientemente capace e non corrotta. Pensate a quello che la festa della taranta ha voluto dire come modello di un uso giusto dei denari pubblici per attività culturali, che in molti casi invece non sono stati spesi con eguale acribia ed uguale visione progettuale.

Il turismo: il futuro del Mezzogiorno tutti siamo d'accordo nel dire che dipende in larga misura dal turismo. Possiamo fare un provvedimento sul Mezzogiorno in cui il turismo non c'è, signor ministro? E la logistica! Tutti dicono che il Mezzogiorno, in modo particolare l'area intorno a Taranto, è il punto geograficamente ideale per i traffici delle merci nel mondo di oggi: la manifattura si fa in Cina, poi deve venire in Europa, arriva con enormi navi portacontainer; adesso si è migliorata drammaticamente la portata, la capacità del Canale di Suez: la cosa più normale è usare il Canale di Suez e scaricare nell'Italia meridionale, e lasciare che navi più piccole vengano a prendere le merci, o che esse vengano “movimentate”, come si dice con brutto neologismo, per strada o per ferrovia.

Cosa pensa il Governo della vocazione logistica del Mezzogiorno, dell'area di Taranto? Devo dire, una volta Romano Prodi, quindi un uomo politico che non appartiene alla mia parte politica, ha detto cose intelligenti, sensate sulla vocazione logistica del Mezzogiorno rispetto all'Europa; ma questo chiede iniziativa in Europa per inserire il Mezzogiorno all'interno della rete logistica europea, e chiede investimenti in Italia, iniziative in Italia. Anche di questo, noi nel provvedimento non troviamo nulla.

Troviamo invece qualcosa, e questo mi fa piacere, sul tema dei cluster tecnologici nazionali; avremmo voluto trovare di più, ma questo sicuramente è un dato positivo. Perché è positivo?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Il Mezzogiorno è arretrato perché la rivoluzione industriale… Ho già finito?

PRESIDENTE. Ha un minuto.

ROCCO BUTTIGLIONE. Un minuto. La rivoluzione industriale si è fatta al Nord, nel triangolo Genova-Torino-Milano; adesso la rivoluzione postindustriale, la rivoluzione dell'economia della conoscenza, chiede infrastrutture nuove: localizzare al Sud una parte adeguata di queste infrastrutture è decisivo per lo sviluppo del Mezzogiorno, potrebbe essere finalmente l'occasione di un grande riscatto. Se ne parla, si sta facendo qualcosa, forse non tanto quanto necessario, ma diamo atto volentieri al Governo che qualcosa in questo ambito avviene; ci spiace che non siano stati sottolineati egualmente altri ambiti importanti.

Si parla di agricoltura, ma l'agricoltura del Mezzogiorno vince con la qualità: il tema della qualità noi nel provvedimento non lo ritroviamo. Per tutte queste ragioni noi, pur mantenendo la nostra simpatia nei confronti del Ministro e nei confronti del Governo, dovremo esprimere un voto negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cosimo Latronico. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, abbiamo già detto in occasione del voto di fiducia, che Direzione Italia ha negato a questo provvedimento, e lo ribadiamo nel merito del provvedimento: l'impegno politico per il Mezzogiorno non può avere le risposte che sono contenute in questo decreto-legge. L'analisi sulla situazione economica e produttiva del Sud risulta inadeguata, come risultano inadeguate le misure che vengono proposte. Non debbo ricordare al signor Ministro, che è persona accorta, la condizione in cui vive il Mezzogiorno, dove pure c'è l'accenno di timidi segnali di ripresa; sono però segnali, inutile dirlo, insufficienti, con numeri che non reggono al confronto con la parte più avanzata del Paese. 3 milioni di imprese nel Sud, oltre 15 milioni in Italia; un fatturato di 400 miliardi nel Sud, su 3.000 miliardi nel Paese; investimenti lordi pari a 15 miliardi nel Sud, 85 miliardi su base nazionale: per raccontare la condizione di difficoltà, di scarto produttivo che c'è nel Mezzogiorno, e che dà il segno della diseguaglianza.

I dati poi sull'occupazione: 47 per cento nel Mezzogiorno rispetto al 61 per cento della media nazionale; 19 per cento di giovani che abbandonano gli studi nel Mezzogiorno; un tasso di disoccupazione del 21 per cento rispetto al 7 per cento del Nord; un tasso di disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno che sfiora il 60 per cento, più del doppio del Settentrione. Questi sono i dati in cui vive quest'area del Paese! Io mi rendo conto, come veniva detto, che siamo al crinale di una legislatura, ci vorrebbe una visione, ci vorrebbe un Governo, ci vuole medio tempo; però dobbiamo, se vogliamo contrabbandare questo strumento come una politica per il Mezzogiorno, avere idea di quali sono, di quali siano le problematiche del Mezzogiorno.

Del resto la Svimez, nei mesi scorsi, ci ha consegnato questo dato, che è illuminante nella sua tragicità: 500 mila giovani che hanno lasciato il Sud nell'ultimo decennio. E diventa ancora più tragico questo risvolto, se pensiamo che 200 mila di questi giovani sono laureati: quale investimento hanno fatto le famiglie meridionali, e quale capitale straordinario non è a disposizione di quest'area del Paese; di quanto quindi questo nodo debba essere affrontato con strumenti all'altezza. Quindi non si intravede una direzione, non si attua una concreta valorizzazione delle grandi potenzialità del Mezzogiorno: questo è il tema di fondo.

Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che non stanzia risorse aggiuntive: questo la dice anche lunga sulla portata del provvedimento di cui stiamo parlando. Ripropone una rimodulazione di risorse esistenti: pertanto, si tratta di rimodulare, e magari anche di aggiungere delle buone intenzioni, che si possono anche condividere, signor Ministro. “Resta al Sud” è certo un'invocazione, a fronte del fenomeno biblico di 500 mila persone del Sud che vanno altrove, restare al Sud è un tema. Io non so se lo strumento che abbiamo immaginato nel provvedimento sia all'altezza e se non sia ancora insito in questo provvedimento, mancando un'accurata analisi degli strumenti dei comparti di destinazione, il rischio di una polverizzazione di queste risorse e di queste iniziative. Nel Sud abbiamo vissuto spesso il dramma che non c'è una connessione tra la spesa e il suo impatto, tanta spesa, anche dei fondi europei, come sa il Ministro, non si è trasformata né nella risoluzione della diseguaglianza infrastrutturale, né in un potenziamento delle reti produttive. Siamo certi che questo volume di spese che va nella direzione dell'autoimprenditorialità senza reti non si debba trasformare, o non rischia di trasformarsi, in una ulteriore spesa corrente che finisce con l'azione di cantiere? E poi vi è anche l'altra buona intenzione, che è la questione delle zone a economica speciale, legate alla logistica e alla portualità. Certo, noi come idea l'apprezziamo, l'abbiamo anche sollecitata, per dire che nel Sud si devono mettere in moto strumenti di attrazione di investimenti, ma non vorremmo che le zone a economia speciale, come le zone franche, non restino impantanate nelle burocrazie e nei regolamenti, come è già accaduto. Quindi, è un'intenzione che speriamo possa trovare anche la possibilità di avere una sua attuazione, ma ci rendiamo conto che occorrerà un negoziato europeo, occorrerà un negoziato con le regioni, dunque c'è un tempo lungo davanti a noi.

Con riferimento poi ai settori straordinari del Mezzogiorno che nel decreto non trovano ovviamente particolare ascolto (ci riferiamo, per esempio, all'agricoltura), come non constatare la mancanza anche di strumenti a questo riguardo e le politiche sbagliate che il Governo ha messo in campo? Veniva segnalata la perdita di 50.000 occasioni di lavoro per aver introdotto proprio nel campo del mercato del lavoro la cancellazione dei voucher. Parliamo non solo di singole aziende agricole, ma di interi settori produttivi che non hanno potuto utilizzare i voucher per le ragioni che tutti sappiamo e quindi in agricoltura questo strumento ha finito per penalizzare i lavoratori occasionali e le aziende che ne facevano ricorso in situazioni eccezionali, con il risultato di sopprimere migliaia di occasioni di lavoro. Parlando ancora di agricoltura, vi è un altro fronte che lascia completamente scoperto, per esempio, il dramma di queste ore sulla siccità, sul mutamento climatico, sull'assetto del suolo nel Mezzogiorno, che sono temi gravissimi, che vanno affrontati.

Infine, un capitolo a parte riguarda le imprese private che lavorano per lo Stato, offrendo prodotti e servizi di qualità. Il fatto che la pubblica amministrazione si renda colpevole nei loro confronti di tardivi e mancati pagamenti, rappresenta una vera e propria trappola per le imprese. Mentre parliamo di incentivi alle imprese, ci sarebbero almeno 10 milioni di fatture inevase da parte dell'amministrazione pubblica e un ammontare complessivo di 40 miliardi di euro. Parlare di incentivi a sostegno delle imprese quando poi si toglie la liquidità alle imprese esistenti è davvero paradossale, oltretutto considerando che il nostro Paese è stato oggetto di una procedura di infrazione per la violazione delle norme comunitarie al riguardo.

Abbiamo cercato fra le pagine del provvedimento misure a supporto dello sviluppo e dell'ammodernamento delle imprese del Mezzogiorno nei diversi comparti che compongono la filiera della ricettività - è stato detto prima - dei servizi turistici, della nautica; non c'è nulla di tutto questo. Agricoltura e turismo sono due perni straordinari per valorizzare le risorse del Mezzogiorno ed è inutile dire che non c'è traccia.

Alla luce di questo, signor Ministro, parlare del provvedimento come di un sostegno al Sud e in particolare al sistema turistico meridionale, si riduce a un puro esercizio retorico. Nelle ultime settimane poi il decreto è diventato, come sa il Ministro che l'ha seguito al Senato, ancor più un contenitore di norme disparate, il più delle volte legate a logiche particolaristiche che non voglio citare.

Questo conferma ancora una volta che la politica di questo Governo manca di una programmazione e di una strategia. Tante piccole manovre, poca attenzione al Sud, anche se questo tema porta il titolo del provvedimento. Per questi motivi con rammarico, lo dico sinceramente, perché avvertiamo il senso dell'ennesima occasione sciupata, il gruppo di Direzione Italia voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente. Signora sottosegretaria e onorevoli colleghi, noi Civici E Innovatori voteremo a favore di questo decreto, perché uno dei nostri obiettivi è sostenere chi ha capacità e competenza e vuole investire le sue energie e la sua passione per sviluppare il proprio territorio. Apprezziamo il cuore di questo provvedimento: la misura resta al Sud a sostegno dell'autoimprenditorialità giovanile, essa offre un'opportunità concreta a tanti giovani con un'idea di impresa, ma che non dispongono di mezzi per farla partire. È inoltre una misura pluriennale con un finanziamento tale da assicurare stimolo all'economia meridionale nel corso dei prossimi anni, perciò la promuoviamo.

Altra misura molto importante, per la quale da tempo si battono i Civici E Innovatori, è la creazione delle zone economiche speciali. Lo scopo di queste zone è infatti quello di creare condizioni economiche finanziarie e amministrative che favoriscano sia lo sviluppo delle imprese già esistenti, che l'insediamento di nuove. Era ora che le prevedessimo anche noi, già nel 2015 c'erano nel mondo più di 3000 zone economiche speciali coinvolte nel 20 per cento del commercio internazionale. In questo campo è particolarmente significativa l'esperienza polacca, essa evidenzia, colleghi, che in dieci anni, dal 2005 al 2015, le zone economiche speciali hanno attirato 20 miliardi di euro e creato circa 200.000 posti di lavoro nella sola Polonia. Ottimo quindi che le prevediamo per il Sud. Riteniamo però che abbiamo perso un'occasione: trattandosi di decreto omnibus, avremmo potuto normare le zone economiche speciali non solo al Sud, ma in tutta Italia come hanno fatto gli altri Paesi; avremmo dato al mondo un segnale di un unitarietà di azione per il nostro Paese anche nell'interesse dell'Europa; avremmo sostenuto in modo coerente con azioni comuni la recente riforma portuale, dando forza e competitività del sistema portuale nazionale anche nel rispetto di quanto previsto dal Piano strategico della portualità e della logistica; avremmo creato pari opportunità per i porti di Genova e Trieste, unici porti italiani indicati quali terminali della via della seta che arriva dalla Cina; infine, e per me che sono umbra è un aspetto fondamentale, ne avrebbero potuto usufruire anche le zone terremotate. Quindi, dal momento che il Governo aveva risposto positivamente all'invito fatto con un'interpellanza urgente dalla mia collega Roberta Oliaro, noi chiediamo di riconsiderare la questione e di rimediare a questo errore.

Consideriamo positiva anche la norma “Banca delle terre abbandonate e incolte” che mira ad assegnare i terreni abbandonati da almeno dieci anni ad agricoltori in età compresa tra i diciotto e quarant'anni che non dispongono di terra. Queste misure, come ho detto, sono misure che apprezziamo, ma sono però insufficienti. Il Mezzogiorno, infatti, con i suoi 20 milioni di abitanti è l'area meno sviluppata più grande dell'Unione europea. In alcune zone del Mezzogiorno la disoccupazione raggiunge picchi di oltre il 60 per cento. Per il suo sviluppo sono necessarie politiche integrate volte a intervenire sul sistema nel suo complesso, che prevedano misure per la crescita dimensionale delle imprese, per l'aumento dell'internazionalizzazione, per l'incremento della ricerca dell'innovazione, per il miglioramento dell'accesso al credito, per investimenti nelle infrastrutture, per la valorizzazione dell'offerta turistica, solo per indicare le principali priorità. Per fare tutto questo dobbiamo pensare ad azioni innovative che siano più incisive di quanto lo siano state nel passato. Solo per fare un esempio, per innalzare la dimensione d'impresa, noi consideriamo valida la proposta di istituire fondi nazionali di private equity specifici per il Mezzogiorno.

Nel predisporre misure di sviluppo, dobbiamo poi anche essere consapevoli che le nostre imprese, al Sud come al nord, competono - sempre per fare solo un esempio - con imprese tedesche che, tra i tanti benefici di cui godono, c'è anche quello di essere assistite nella loro apertura all'innovazione da reti di istituti di ricerca applicata pubblico-privata, con 24 mila ricercatori e un budget annuale di 2 miliardi di euro, solo per citare una misura. Per potere sperare di competere allo stesso livello, è urgente, quindi, che partano non solo per il Mezzogiorno, ma per tutta Italia, i competence center previsti da Industria 4.0. che potrebbero avere una riserva speciale per il Sud. Questo, ferma restando la garanzia di una procedura competitiva, che premi i territori che più possono beneficiare di questa misura.

Come ho detto, questi sono solo due esempi di azioni utili per il nostro Mezzogiorno. Votiamo, quindi, a favore del provvedimento con l'indicazione al Governo che impronti le future misure per lo sviluppo ad un approccio integrato, già a partire dalla prossima legge di stabilità. Ci batteremo con vigore perché la legge di stabilità contempli le zone economiche speciali per tutta Italia. Siamo certi che anche il Mezzogiorno e tutta l'Europa ne godrebbe (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fabio Rampelli. Rizzetto al posto di Rampelli? Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Se non è un problema, sì, grazie Presidente. La ringrazio nuovamente. Dunque, Presidente, sottosegretaria, per l'ennesima volta - noi non abbiamo neppure più fiato per dirlo – per l'ennesima volta, anche rispetto a questo provvedimento, che recita crescita economica per il Mezzogiorno, ebbene, viene posta un'altra volta la questione di fiducia, come se fosse qualcosa di urgente. Però, possono sembrare strane le mie parole quando parlo di “urgenza” per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia. L'urgenza. Presidente, non è delle ultime ore. L'urgenza nel Mezzogiorno d'Italia è degli ultimi decenni e poco si è fatto per andare incontro a questa emergenza.

E, quindi, il Governo che fa? Mette per l'ennesima volta la fiducia, al posto che ampliare un'organica discussione delle Camere - in questo caso della Camera dei deputati e dei colleghi. Quindi sbriga, quasi come fosse - e non stento a crederlo - una misura, un'altra misura elettorale di quest'Esecutivo, nel giro di 24 ore poniamo e ponete la questione di fiducia e vi lavate le mani rispetto al Mezzogiorno. E ve le lavate un'altra volta.

Ricordo soltanto a coloro che hanno l'ardire di seguirci in queste ore e in questi giorni che l'ultimo provvedimento sul Mezzogiorno d'Italia è stato votato sette mesi fa. Dopo sette mesi, ci ritroviamo in quest'Aula con una fiducia, a rivotare un provvedimento sul Mezzogiorno - provvedimento secondo noi inutile e cercherò di andare a spiegare perché secondo noi è inutile -, ma ancor peggio è un cosiddetto decreto omnibus: ci avete infilato dentro qualsiasi cosa.

Volete spiegarmi che cosa c'entra con il decreto che parla della crescita economica del Mezzogiorno il finanziamento per 12 milioni di euro alla città di Milano, rispetto alla sua città metropolitana? Cosa c'entra la città metropolitana di Milano con il Mezzogiorno d'Italia? Che cosa c'entra?

Pur condividendo tutto sommato l'idea, che cosa c'entrano 350 mila euro inseriti in questo provvedimento, per quanto riguarda la memoria di Gramsci? Che cosa c'entrano? Non c'entrano nulla con la crescita economica del cosiddetto Mezzogiorno. Quindi lo rinnovo: secondo noi, è un'altra volta una mera mossa da campagna elettorale, che evidentemente vi si ritorcerà contro, perché le persone, le famiglie, i lavoratori, la piccola media impresa, che vivono le difficoltà quotidiane del Mezzogiorno, non vedranno alcun beneficio rispetto a queste parole scritte su un pezzo di carta.

Molti dicono: bene, le zone economiche speciali. Mi volete spiegare perché, all'interno di questo alveo, ovvero delle cosiddette zone economiche speciali, la Sardegna è completamente esclusa?

Noi avremmo preferito, sottosegretario, al posto delle cosiddette zone economiche speciali, le zone franche urbane. Sì, siamo sinceri. La zona franca urbana, secondo noi, poteva avere un senso più efficace, per potere rilanciare l'economia di quelle zone. E le zone franche urbane, tra l'altro, non le proponiamo neanche soltanto nel Mezzogiorno d'Italia.

Quindi, c'è di tutto, come prima detto, è un cosiddetto decreto omnibus. Manca una sola cosa: mancano i soldi. Ce ne sono pochi; ci sono, sottosegretaria, poche, pochissime risorse. Vorrei capire dove sono i soldi per la grande siccità di quest'anno. Non ci sono soldi o ben pochi, per quanto riguarda il dramma della siccità. I soldi stanziati per la siccità sono gli stessi che avevate già stanziato per i danni del terremoto e nelle zone terremotate e, quindi, c'è poca roba. Sulla siccità non c'è nulla, non ci sono risorse.

Vorrei capire dove sono gli stanziamenti per quanto riguarda - prima qualche collega la citava - la logistica.

Sottosegretaria, mi sono recato in Puglia qualche giorno fa. Da Roma ho dovuto fare quasi 7 ore di treno per arrivare in Puglia. Dove sono le risorse per un virtuoso Mezzogiorno d'Italia, che si pone ai vertici nei confronti della logistica? Non ci sono. Come non ci sono soldi rispetto alle infrastrutture: zero, rispetto alle infrastrutture in questo pezzo di carta.

Dove sta il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, anche ad aziende del Mezzogiorno d'Italia, che stanno attendendo il pagamento stesso?

Dove sta il rilancio della città di Taranto?

Dove stanno i vigili del fuoco, la loro stabilizzazione per quanto riguarda i roghi? Un altro paio di settimane fa, mi sono recato a Napoli e, nella strada che da Napoli mi portava a Casoria, 20-25 minuti in auto, ho contato dodici roghi attivi, che nessuno spegneva per mancanza di personale tra i vigili del fuoco.

Dove stanno le misure rispetto all'agricoltura di qualità? Dove stanno i controlli, per quanto riguarda la proposta che abbiamo fortunatamente votato qui alla Camera rispetto al caporalato? C'è ancora caporalato nel Sud Italia, nel Mezzogiorno d'Italia? Sì, c'è. E dove stanno le forze dell'ordine, che condannano giustamente al carcere questi delinquenti, i cosiddetti caporali?

Dove sta il rilancio delle attività turistiche? Dove sta il rilancio della splendida Pompei? Poche sere fa, in una trasmissione televisiva, io ho visto la splendida Pompei. Ad esempio, ci sono ancora delle zone e delle ville a Pompei che sono lasciate sguarnite, perché non c'è personale che possa occupare dei posti di lavoro fissi, per potere far conoscere al mondo intero e, quindi, ai turisti le nostre bellezze. Quindi, non c'è nulla di tutto questo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ORE 18,15)

WALTER RIZZETTO. Dove stanno le misure per i giovani e l'occupazione dei giovani nel Mezzogiorno d'Italia? Punte sino al 60 per cento di disoccupazione giovanile. Sono dati drammatici. Poi voi, il Governo in questo caso, va ad esultare, perché ieri c'è stato un incremento del lavoro a tempo determinato, venduto alla pubblica opinione come se fosse un risultato del Jobs Act. Non è un risultato del Jobs Act. Terminati gli incentivi, il Jobs Act ha chiuso - come fosse un metadone temporaneo - la sua funzione e adesso si continuano a fare i contratti a tempo determinato. Significa fare precarietà rispetto al mondo del lavoro.

Le culle nel Mezzogiorno d'Italia - non lo diciamo noi, lo dicono i più importanti quotidiani d'Italia - continuano ad essere vuote. I cervelli nel Mezzogiorno d'Italia continuano ad essere in fuga; 2 milioni di emigrati negli ultimi quindici anni, vuol dire che una regione, quasi una regione italiana, se ne è andata da quei territori e, probabilmente, se non cambia qualcosa, non ritornerà più.

Per non parlare poi del punto di caduta rispetto alla dispersione scolastica, vero nodo che attanaglia le scuole del Mezzogiorno d'Italia, ma non solo devo dire, ma soprattutto le scuole del Mezzogiorno d'Italia e su cui non si è fatto nulla, nemmeno in quest'ennesimo provvedimento.

Quindi siamo scettici, non ci fidiamo, non riusciamo a darvi la fiducia necessaria per poter votare “sì” convintamente a questo passaggio: manca tutto, manca la programmazione, manca tutto quello che costituisce una parte di taglio inevitabile, propedeutico ad un aspetto virtuoso: il taglio alla cosiddetta burocrazia. Voi nel provvedimento stanziate 40.000 euro per una nuova impresa: ma lo sapete che per aprire una nuova impresa in Italia, nel Mezzogiorno o nel Nord Italia, servono quasi 200 giorni? Lo sapete che nel Mezzogiorno d'Italia sono molte le zone dove non è attiva, non arriva la cosiddetta banda larga e voi volete aprire aziende dando 40.000 euro a questi giovani, a queste persone? Vi dicono di no.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Vi dicono che piuttosto vanno via da questo bellissimo ma disgraziato Paese dentro il quale viviamo. E quindi voi, secondo noi, non capite il Mezzogiorno; non fate nulla di serio per l'ennesima volta innanzi al dramma che, lo ripeto, non è degli ultimi mesi ma è un dramma di decenni in Italia. Ritengo, Presidente - e mi avvio a concludere dichiarando il voto convintamente contrario sul provvedimento - che la pazienza del Mezzogiorno è assolutamente finita nei vostri confronti e posso dire tranquillamente che anche la nostra pazienza è finita nei confronti di un Esecutivo molle, di un Esecutivo debole, di un Esecutivo che non applica alcuna misura scioccante per quanto riguarda l'economia, per quanto riguarda la logistica, per quanto riguarda il turismo, per quanto riguarda la piccola-media impresa, per quanto riguarda il welfare, per quanto riguarda le aziende, l'occupazione stabile (non quella che voi vendete come occupazione stabile). Prima ricordavano che in agricoltura si sono persi soltanto con la scellerata abolizione tout-court dello strumento voucher 50.000 posizioni possibili per i giovani del Mezzogiorno d'Italia: 50.000 posizioni! Queste posizioni sono sulle vostre coscienze: anche per questo, ma non solo, noi voteremo convintamente no a questo passaggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, l'onorevole Mario Catania è già intervenuto alcune ore fa in sede di dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo per conto del nostro gruppo e ha annunciato il nostro voto favorevole che vale anche per il provvedimento nel suo complesso. L'onorevole Catania non ha mancato di rilevare una certa carenza di visione complessiva nelle politiche del Mezzogiorno, oltre alla eterogeneità del provvedimento così come licenziato dal Senato. Purtroppo non è un limite imputabile solo al Governo. È pur vero che il decreto-legge è l'ultimo di una serie di misure che sono state decise per favorire la crescita e conseguentemente la creazione di posti di lavoro nelle regioni meridionali. Possiamo ricordare il Masterplan per il Sud, i patti, il credito di imposta per gli investimenti, il prolungamento della decontribuzione per le nuove assunzioni, i grandi investimenti infrastrutturali, il risanamento ambientale e di valorizzazione dei beni culturali nelle regioni del Mezzogiorno. Qualche risultato è stato ottenuto, come se si fosse determinato un promettente risveglio. Nel 2016 le regioni del Sud hanno consolidato segnali positivi di ripresa conseguendo, per il secondo anno consecutivo, una crescita superiore alle regioni del centro nord. Anche i dati occupazionali segnalano un recupero reale. Tali segnali non sono purtroppo tali da indurre un'inversione di tendenza percepibile nei livelli di disoccupazione, di povertà e di esclusione sociale delle nostre popolazioni del Mezzogiorno. Il divario con il resto del Paese resta pesante. Nel primo trimestre di quest'anno il tasso di disoccupazione è del 21 per cento; quasi il 35 per cento dei giovani sotto i 29 anni nel Meridione non studia, non lavora e non cerca occupazione. Lo scorso anno il 10 per cento della popolazione del Sud viveva in condizioni di povertà assoluta: molti giovani laureati hanno dovuto lasciare le loro regioni. È un quadro drammatico che evidenzia ombre storiche ma accende luci nuove sulle quali si aggancia la nostra speranza. Il riscatto delle regioni meridionali è questione vitale per tutto il Paese: è giusto puntare sulla capacità imprenditoriale dei ragazzi del Sud i quali devono credere nella possibilità di valorizzare le straordinarie potenzialità di quei territori.

Manifattura, agricoltura, turismo possono diventare i campi delle nuove eccellenze imprenditoriali del Sud. Abbiamo considerato con grande favore l'iniziativa del Ministro De Vincenti di individuare le zone economiche speciali, che non sono zone franche, dove attrarre investimenti nella logistica e nella manifattura, concentrandole nelle zone portuali e nelle aree economiche ad esse collegate. Il Mezzogiorno d'Italia è una piattaforma naturale che si protende nel Mediterraneo: proprio per questo è naturale considerare la sua attrattività per investimenti sia nella logistica sia nelle infrastrutture. Ancora è doveroso puntare, come fa il decreto-legge, sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi, superando le difficoltà burocratiche che spesso hanno minato lo sviluppo del Sud e, sul versante sociale, sul sostegno alla formazione e all'occupazione per prevenire i rischi di un collasso sociale determinato dalla durezza di una crisi economica che ha avuto il suo epicentro nelle regioni meridionali. Ci auguriamo sinceramente che, come ci ha ricordato il Ministro De Vincenti, con i suoi atti il Governo ha messo sul terreno della concretezza una nuova politica meridionalista. Da questo può derivare il rilancio dell'intero Paese. Ci vogliamo credere: anche per questo il nostro voto alla conversione del decreto-legge non può che essere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Auci. Ne ha facoltà.

ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Signora sottosegretario, mi sia consentito un ricordo personale. Quando lavoravo a Il Mattino di Napoli, ormai più di trent'anni fa, scrissi una serie di articoli per sostenere la tesi che Napoli e il Meridione erano il nostro futuro e questo nei due sensi. Da un lato perché c'era il rischio che l'Italia intera sarebbe potuta diventare come il nostro Sud, avviandosi ad una stagnazione o al sottosviluppo oppure, al contrario, per le potenzialità che il nostro Mezzogiorno poteva esprimere, sospingendo anche la crescita dell'intero Paese. Da allora il Sud è entrato in una fase di oblio, specie durante i Governi Berlusconi e della Lega, non solo nelle concrete politiche economiche ma anche nel dibattito corrente in quest'Aula e nel Paese. Prese il sopravvento al Nord la noia e il fastidio anche solo a sentire parlare del Sud e tra gli stessi meridionali si diffuse un sentimento di scetticismo e di rassegnazione tanto che alcuni amici economisti come Viesti e Lo Cicero scrissero libri intitolati Abolire il Mezzogiorno oppure Sud a perdere. Ed invece non è retorica dire che è proprio lì che ci giochiamo il futuro. Non possiamo pensare di crescere come il resto dell'Europa lasciando indietro 20 milioni di nostri concittadini ma, per farlo, dobbiamo capire bene come agire senza farci distrarre da falsi miti e senza dar retta a quelli che Francesco Saverio Nitti già un secolo fa chiamava: i qualchecosisti, cioè quelli che chiedono solo sostegni e sussidi pubblici. È chiaro infatti che il destino del Sud non dipende tanto dalla quantità della spesa pubblica ma dalla sua qualità. Le analisi dimostrano che, nei decenni passati, gli investimenti sono stati in percentuale del PIL superiori a quelli delle altre aree del Paese ma i risultati non si sono visti e le ingenti risorse destinate alle regioni meridionali sono svanite come acqua nel deserto e questo perché manca una rete sociale ed economica in grado di trattenere questa acqua e farla fruttare. Questo non vuol dire ovviamente che non si devono fare investimenti pubblici ma che essi devono essere mirati ad incrementare la produttività delle imprese e del lavoro specie nella logistica, come qui è stato citato più volte. In questo senso, il decreto che stiamo discutendo rappresenta un significativo cambio di passo. Altri interventi dovranno seguire da parte del Governo ma nella stessa direzione e con la stessa logica. Del resto, non c'è alcuna giustificazione economica e tanto meno una tara antropologica che impedisce al Mezzogiorno di innalzare la produttività ai livelli del resto del Paese, che pure non è un granché come sappiamo. Lo stabilimento di Pomigliano della FIAT, per esempio, che è FCA, ha raggiunto il primato tra gli stabilimenti del gruppo nel mondo quanto a quantità e qualità della produzione. Questo è il risultato di investimenti ben fatti e di accordi sulla produttività del lavoro siglati da sindacati lungimiranti contro l'arrocco ideologico e politicamente perdente della FIOM di Landini. L'alto premio di produzione assegnato alle maestranze sta lì a dimostrare che la produttività non solo non comprime i diritti ma consente aumenti salariali rilevanti. Peraltro, come dimostrano gli studi della Svimez, la buona crescita del Sud in questi ultimi due anni si concentra nella Campania e nella Basilicata. Ad essa non è certo estranea la ripresa del settore automotive, mentre in altre regioni, come la Puglia, dove domina la demagogia populista, la crescita rimane ancorata a modesti zero virgola.

Nel decreto, di cui al Senato si è fatto un esame approfondito, ci sono novità rilevanti per quel che riguarda il finanziamento dell'imprenditoria giovanile, la creazione di zone economiche speciali, la diffusione delle tecnologie, il contrasto alla dispersione scolastica eccetera ma, soprattutto, c'è una novità che è il sostegno alle amministrazioni meridionali. Infatti, la burocrazia e la carenza di direzione politica sono sicuramente i mali maggiori che affliggono il nostro Sud. Già oltre un secolo fa Francesco Saverio Nitti notava che nel Mezzogiorno manca l'ambiente adatto per un vero decollo di una moderna economia. Ecco, questo è il cuore di un rinnovato intervento verso le regioni meridionali, che è proprio quello che si cerca di avviare con queste norme, con le norme di questo decreto, e che dovrebbe essere, quindi, il cuore di creare un ambiente amico a chi vuole intraprendere.

Signor Presidente, per continuare sulla strada di questo decreto occorrerebbe lavorare intorno a due altri grandi temi: progetti di infrastrutture attentamente vagliati sulla produttività dell'investimento e il risanamento-rinascita delle città, che sono il luogo nel quale si sviluppano le relazioni e i servizi indispensabili ad un moderno apparato produttivo. Questo darebbe quello scheletro ad un vasto territorio che, come notava il grande storico Peppino Galasso, è oggi privo di quelle strutture portanti che dovrebbero consentirgli di muoversi autonomamente. Naturalmente, qualcosa si sta già facendo - sono state citati Bagnoli, il piano ferroviario ed altri esempi - ma bisogna trovare il modo di indirizzare nella giusta direzione le autorità locali. Non sarà facile; bisognerà adottare un misto di rigore e di incentivi, cominciando con l'essere severi con le regioni piene di debiti come, ad esempio, la Sicilia, dove sono in corso grandi manovre tra i partiti in vista delle elezioni di novembre ma dove nessuno ha finora detto che cosa si dovrebbe fare per evitare il fallimento preannunciato dalla relazione della Corte dei conti, al di là della solita richiesta di più soldi a Roma. Bisogna evitare, nel complesso, che la cultura dei meridionali, di fronte alla difficoltà, ripieghi su un'autarchia basata su vere o presunte specificità. Sorgono così amministratori locali come il sindaco di Napoli che indirizza le necessità di cambiamento delle masse verso un'improbabile Repubblica partenopea, staccando così di fatto la città dal flusso della globalità e rinchiudendola in una gabbia.

Con questo decreto, il lavoro di impostazione di una nuova politica per il Mezzogiorno è avviato bene. Certo, non si risolvono tutti i problemi e, anzi, già nei prossimi mesi bisognerà continuare a studiare nuovi soluzioni per la crescita del Sud e, con essa, la crescita dell'Italia intera. Per questo esprimo il nostro voto positivo su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO. Grazie, Presidente. Siamo, come ricordava qualcuno, a pochi mesi di distanza di nuovo di fronte a un decreto che tratta del Mezzogiorno.

Lo siamo, come sempre ha ricordato qualcuno, nei giorni successivi al rapporto Svimez 2017, secondo il quale il Sud cresce per il secondo anno consecutivo più del centro-nord, con un'inversione di tendenza quindi. Non si vuole assolutamente sottovalutare questo dato, ma la sola lettura del dato econometrico restituisce di per sé assai poco della complessità e della contraddizione della realtà del Mezzogiorno e indica, sulla scorta dei provvedimenti recentemente adottati dal Governo, una sicura via di uscita da imboccare. Basta andare a vedere l'analisi Svimez un po' più in profondità. È vero che aumentano sia la produzione industriale sia gli investimenti, ma il comparto che tira di più è ancora l'agricoltura e un contributo essenziale lo dà la voce turismo, settori molto legati alla congiuntura economica. Poi si rabbrividisce quasi leggendo la precisazione dello Svimez per cui il dato positivo dalla crescita del PIL è da considerare anche un effetto indotto dal calo demografico, provocato dalle partenze annuali di centinaia di migliaia di uomini e donne, per lo più di giovane età ma non solo, che sono costretti ad abbandonare la propria terra per mancanza di prospettive.

Basta scorrere ancora qualche pagina perché il rapporto restituisca la realtà dell'economia del Sud nella sua interezza, una realtà in cui si rincorrono bassi salari, bassa produttività e bassi investimenti e tra questi ultimi mancano soprattutto quelli infrastrutturali. E, ancora, vi è la dinamica in corso di una ripresa occupazionale asfittica che interessa prevalentemente occupati anziani e a tempo parziale e non cambia di una virgola la struttura e la qualità dell'occupazione nel Mezzogiorno. Siamo ancora - questo sì che è un dato da tenere in conto - a quasi 2 milioni di giovani meridionali occupati in meno rispetto al 2008 e, se le previsioni collocano al 2028 la possibilità per il Sud di tornare alle condizioni pre-crisi, le prospettive per l'occupazione e il reddito sono molto più fosche. L'instabilità sociale è cresciuta e con essa il rischio di povertà, che è strettamente legato all'incapacità del sistema economico di assorbire domanda, anche qualificata, di lavoro. Questo spiega perché nel Sud il rischio di povertà è triplo rispetto al resto del Paese ed aumenta per le regioni a più basso livello di PIL pro-capite, come la Campania e la Sicilia.

Per questo noi crediamo che occorrerebbe, innanzitutto, una visione complessiva capace di mettere in moto le energie del nostro Mezzogiorno certamente attraverso interventi efficaci nell'immediato ma anche, se così possiamo dire, con una visione di lungo periodo, per tentare di far riagganciare all'intera società e all'economia meridionale almeno gli standard minimi che vivono nel resto del Paese. Invece, come spesso è accaduto e come è accaduto qualche mese fa e nel corso degli ultimi anni, si risponde con strumenti un po' emergenziali, a volte degli spot, annunci più che risorse. Servirebbero, invece, indicazioni concrete, capaci di intervenire, in particolare, su quell'autentica voragine che è la disoccupazione giovanile, che da molto tempo a questa parte coinvolge e colpisce il Mezzogiorno del Paese.

Quindi, complessivamente questo decreto prosegue sulla linea di intervento sul Mezzogiorno ormai consolidata in questa legislatura, tanto nel metodo quanto, in generale, sul merito.

Nel metodo si evidenza il ricorso, ancora una volta, alla decretazione di urgenza, con un percorso limitato di ascolto e discussione parlamentare e con una certa frammentazione delle misure in assenza di un intervento strutturale programmatico; nel merito, non cambia il segno delle politiche viste finora sullo sviluppo economico non solo meridionale, principalmente orientato all'offerta, al sostegno alle imprese e alle agevolazioni di natura fiscale. Il divario accumulato negli anni che si traduce nelle acque nere di una forte crisi sociale ed economica necessita di un intervento sistemico invece, orientato innanzitutto agli investimenti pubblici e all'occupazione.

Poi, c'è la questione della fiducia. Ricordo all'Aula - ma se lo ricorderanno tutti - che è la terza nel giro di un mese su tematiche non proprio secondarie. Ricordiamo il decreto banche, ricordiamo il provvedimento sui vaccini e adesso questo provvedimento sul Mezzogiorno, con questo ramo del Parlamento completamente esautorato da ogni minima forma di contributo o di discussione. Noi avevamo proposto anche una serie di emendamenti, per esempio sugli articoli relativi alle misure “resto al Sud”, l'1 e il 2. Si tratta di una misura di sostegno all'autoimprenditorialità orientata sostanzialmente alla creazione di microimprese. Il contributo è di importo modesto, se non ci si costituisce in una forma societaria non individuale; tuttavia, vengono destinate complessivamente risorse anche consistenti a fronte dei benefici che presumibilmente ne deriveranno. Qui il nostro emendamento - ma ieri il Ministro De Vincenti mi ha rassicurato in questo senso - partiva da un'osservazione che aveva fatto il servizio studi del Senato, secondo cui andrebbe chiarito se il richiamo qui fatto al comma 141 della legge n. 232 del 2016 sia volto, come sembrerebbe, ad escluderle per le assegnazioni disposte dal CIPE con la delibera n. 2 del 2017 in favore del programma per le periferie (ma ieri il Ministro ha detto che non è così). Comunque, questo era un nostro emendamento per migliorare il testo. Un altro emendamento andava ad allargare il campo delle attività per questa iniziativa di “resto al Sud” allargandola alla fornitura del servizi, all'attività commerciale e alle attività turistiche, insomma ad altri settori importanti che vengono esclusi dal provvedimento.

Poi c'è la questione della Banca delle terre, l'articolo 3: anche questa misura rappresenta, di fatto, uno stimolo all'autoimprenditorialità interessante per le prospettive di riuso e valorizzazione di beni e terreni dismessi e abbandonati. A parte il fatto che potrebbe essere piuttosto difficoltosa la fase di costruzione degli elenchi e dei bandi tutta in capo ai singoli comuni, che sappiamo avere tante difficoltà, il problema di fondo è che il comma 5 autorizza nel tempo anche la destinazione d'uso di questi campi e di questi spazi, e noi avevamo proposto una serie di emendamenti di buonsenso per dire, uno, che si andava a precisare che su quei terreni ad attuale destinazione agricola sarebbero state consentite solo le attività previste dall'articolo 2135 del codice civile, ovvero l'agricoltura multifunzionale, quindi l'attività connessa all'agricoltura, oppure anche un emendamento chiamiamolo sul caporalato, ovvero una clausola rescissoria nel caso in cui il beneficiario incorra nel reato di sfruttamento della manodopera, previsto dall'articolo 603-bis del codice penale, recentemente introdotto dalla legge n. 199 del 2016 in materia di contrasto al caporalato.

Sono tutte cose, mi pare, anche molto attuali e di buonsenso. Poi c'è la questione delle zone economiche speciali. L'introduzione di queste zone è un intervento a lungo dibattuto, auspicato con sfumature diverse, come abbiamo sentito nel dibattito di oggi, perché è utile al rilancio economico di specifiche aree depresse e prossime ad infrastrutture strategiche. Va accolta, quindi, comunque positivamente l'introduzione in sé e per sé di questo strumento, ma la disposizione normativa presenta delle criticità e forti incognite. Innanzitutto, il criterio della presenza di un'area portuale - qualcuno ha ricordato in quest'Aula - determina una selezione a monte delle aree eleggibili molto netta, tagliando fuori Abruzzo, non solo la Sardegna, l'Abruzzo, la Sardegna e la Basilicata, oltre che, ovviamente, tutte le aree interne. Questo strumento deve avere, a nostro avviso, un carattere selettivo, orientato in maniera mirata a specifiche situazioni, ma la scelta operata non sembra guidata da un criterio di razionalità economica e di realtà, quanto più dalla volontà di limitarne il più possibile il campo di applicazione.

Riteniamo che la misura debba essere estesa con criteri più ampi, questi erano i nostri emendamenti, affinché possa determinare una concreta possibilità di sviluppo per le regioni del Mezzogiorno. Una seconda criticità, ravvisata da qualcun altro, risiede nella governance di queste zone economiche speciali: manca una rappresentanza efficace del territorio e delle parti economiche e sociali, che dovrebbero, invece, essere coinvolte in funzione consultiva e di monitoraggio. Si rileva, poi, il tema imprescindibile della quantità e della qualità degli investimenti: da un lato, l'attrazione di imprese determinata dalle agevolazioni fiscali o normative non è sufficiente da sola, se non accompagnata da investimenti pubblici e interventi mirati sulle filiere produttive; dall'altro, la condizionalità, perché questo è scritto nel testo, per l'accesso ai benefici per l'impresa appare debole, perché legata solo alla permanenza per cinque anni dell'investimento, mentre andrebbe estesa anche alla quantità, alla qualità e alla durata dell'occupazione creata.

Poi, altri emendamenti che avevamo proposto erano relativi alla stabilizzazione di 800 lavoratori precari dell'Anpal servizi, che pare una contraddizione incredibile, ma come ce ne sono tante in Italia. Sull'articolo 13 in materia di Ilva, la cui vertenza rischia di concludersi con migliaia di esuberi tra i dipendenti, anche se la cordata ha ultimamente abbassato il numero degli esuberi da circa 5.500 a 4.200, mantenendo, quindi, gli addetti di siti produttivi costanti a quota 10 mila. Ma tutti i lavoratori devono essere ricollocati, non si possono comunque accettare licenziamenti, tenendo in considerazione anche l'indotto, e questo si può ottenere se non c'è la riduzione della capacità produttiva, accelerando i tempi degli investimenti. Poi, in effetti, all'interno di questo provvedimento, troviamo norme particolari: il collega Rizzetto parlava dei 12 milioni alla città metropolitana di Milano, c'è una norma che parla del tonno rosso; insomma, ce ne sono un po' di tutti i tipi.

C'è poco sui comuni. Sì, è vero, sulle province si mette, finalmente, forse una pezza definitiva per il 2017, nell'attesa di vedere che fine dovremo fare per il 2018, ma per i comuni si parla, per dire, all'articolo 15, di una generica assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali nelle regioni del Mezzogiorno, quando sappiamo bene che i problemi dei comuni sono legati anche alla possibilità di avere assunzioni, e quindi di risolvere il problema del turnover. Pertanto, e concludo, Presidente, si interviene un po' alla rinfusa, con una certa frammentazione delle misure adottate. Manca una realtà, una visione e un intervento strutturale e programmatico. Occorreva un piano per il lavoro per il Mezzogiorno che coniugasse sviluppo, diritti di cittadinanza e lavoro, e che vedesse al centro un grande piano di intervento sulle infrastrutture idriche, sul dissesto idrogeologico, sulla valorizzazione del grande patrimonio del Sud.

Non si può continuare soltanto a lavorare sul lato dell'offerta, ma servono investimenti pubblici, e questo è l'unico modo per attivare un vero e proprio piano di sviluppo di qualità del Sud, e quindi per tutto il nostro Paese. Insomma, per concludere, possiamo sostenere che a noi sembra davvero che si sia deciso di intervenire in questo decreto-legge in maniera frammentata, con misure adottate che sono molto lontane dall'essere, invece, quell'intervento strutturale e programmatico che servirebbe. Il nostro voto alla fiducia è stato, ovviamente, contrario, come al solito, ma anche il nostro voto, del gruppo di Sinistra Italiana-Possibile, sarà contrario nel merito, perché avvertiamo nel provvedimento elementi di distanza e molta poca condivisione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Noi stiamo votando la conversione di un decreto che nel proprio titolo dice “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”. Se ci fosse stata data la possibilità, in Commissione e in Aula, di poter ampiamente dibattere su questo decreto, vi avremmo dimostrato, punto per punto, che questo decreto, rispetto a quelle disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno che reca nel proprio titolo, in realtà, è semplicemente un decreto concepito come un contenitore di norme disparate. E, purtroppo, non abbiamo potuto dibattere nei punti specifici del provvedimento perché, come al solito, per l'ennesima volta, il Governo ha deciso di porre in questo ramo del Parlamento la questione di fiducia, di fatto togliendo qualsiasi opportunità per tutti i parlamentari di tutti i gruppi politici di migliorare il provvedimento e, di fatto, permettendo che il provvedimento rimanesse, così come approvato dal Senato, un grande contenitore, dove noi troviamo tutto e il contrario di tutto.

Ma del resto non ci sorprende, perché, come sempre più spesso accade in quest'Aula, soprattutto quando ci si avvicina ad una tornata elettorale - e noi ci auguriamo che finalmente si possa andare a votare velocemente, e, comunque, la legislatura sta per finire, prima o poi ci farete tornare a votare, farete tornare il popolo a votare - questo è un decreto influenzato sicuramente dalle prossime scadenze elettorali, perché, come al solito, cambiano i nomi di chi fa il Presidente del Consiglio non legittimato dal popolo, ma non cambiano le prassi. Quindi, grandi titoli, grandi operazioni di marketing, lo storytelling renziano che si perpetua, ma, nei fatti, non c'è mai nulla, nei provvedimenti che ci chiedete di discutere in quest'Aula, di quello che compare nei titoli degli stessi. Anche in questo caso, alcune norme, se ci limitiamo ai loro titoli, così come risultano dal decreto, addirittura potrebbero apparire nobili; in alcuni casi lo sono, e mi riferisco ad alcuni dei punti che in questo decreto sono stati voluti inserire sulle aree terremotate, che noi chiedevamo fossero inseriti nei decreti opportuni, che il Governo, però, si è dimenticato di fare in quei decreti, malgrado dal gruppo della Lega fosse arrivato un appello a concentrarsi, in quel momento, su alcuni temi, di cui, però, non avete voluto tenere conto.

Ve ne eravate dimenticati e cercate di correre ai ripari adesso; bene, ben venga. Su quel tipo di intervento, ci mancherebbe altro, era giusto e doveroso che il Governo recuperasse un grande deficit che aveva prodotto, non volendo ascoltare, come al solito, il nostro gruppo parlamentare e anche altre opposizioni. Ma, dicevo, a parte il fatto di valutare alcuni titoli in maniera nobile, quello che è chiaro è che ci sono elevati rischi che le risorse che sono destinate in questo provvedimento e che non mettete in più, ma che utilizzate attraverso altri capitoli di bilancio che già erano in essere, siano, di fatto, destinate ad interventi a pioggia, siano dei veri e propri sussidi ad un gran numero di progetti, senza che ci sia un impatto significativo sulle misure che voi pensate di voler realizzare.

Di fatto, ancora una volta, state trattando la materia, per i pochi articoli che riguardano direttamente il Mezzogiorno, sotto un sistema di puro e semplice assistenzialismo, un male di cui il Sud sta drammaticamente morendo e di cui non se ne sente il bisogno. E, allora, noi pensavamo che fossero necessarie ben altre azioni per lo sviluppo del Sud, e sicuramente azioni che avessero natura strutturale, ma, soprattutto, che avessero una visione di insieme strategica, perché di masterplan, di cui avete tanto parlato, di piani per il Sud, che Renzi è corso a firmare pochi giorni prima del referendum e nei confronti dei quali, per fortuna, il popolo non ha voluto credere alle chiacchiere e si è concentrato sui fatti, e che sono falliti, di sicuro non c'è nulla per il Mezzogiorno d'Italia. Ma soprattutto non c'è nulla per far sì che una parte importante del Paese possa contribuire realmente alla crescita di tutto il Paese: no, lo state trattando ancora con una delle peggiori logiche assistenziali di cui tanto abbiamo discusso e che noi tanto critichiamo, e riteniamo non utili a questo pezzo importante del nostro Paese.

Ma soprattutto, vedete, noi ritenevamo e riteniamo tuttora che per affrontare veramente l'emergenza del Sud servisse intervenire da altri punti di vista: dal punto di vista delle infrastrutture; della lotta alla criminalità e all'illegalità, soprattutto nella pubblica amministrazione; di far crescere il livello della domanda interna. E invece avete preferito creare misure che, per carità, stimoleranno pure forse la crescita di una domanda, ma che sono fini a loro stesse.

Così come le ZES che avete disegnato in questo provvedimento, ed ecco perché noi avevamo presentato un emendamento che andava nella misura direttamente opposta. Voi immaginate un processo di costruzione di zone economiche speciali nelle aree portuali, senza aver capito quali sono i problemi delle aree portuali nelle quali volete realizzare le ZES. Lo diceva prima la collega Castiello, quando è intervenuta in dichiarazione di voto sulla fiducia: non si può pensare di creare zone economiche speciali in quelle realtà che non sono inserite in una complessiva e grande strategia mirata alla logistica, ai collegamenti con il Mediterraneo. No, voi tutto questo lo lasciate da parte: pensate che semplicemente creando una ZES lì in quei posti si possa contribuire alla crescita e allo sviluppo. Ma come si può fare, se alcuni dei nostri porti non possono neanche ospitare le navi di nuova generazione, perché hanno poca profondità e poco scafo, giustamente mi suggeriva il collega Busin, per poter ospitare determinate navi? Ma come si fa ad immaginare una cosa del genere?

Dicevo, avete ipotizzato un decreto-legge dove manca totalmente una visione strategica, o se c'è è del tutto incompleta. Di fatto noi ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto-legge che è fatto di diverse norme, diverse fra loro, che prese caso per caso forse possono apparire utili, ma appunto, mancando di una visione di insieme, sono assolutamente inutili. Ma del resto questo, più che un decreto-legge “Sud”, è un decreto-legge che prevede alcune disposizioni, tra cui ve n'è qualcuna che per caso pensate di realizzare nel Mezzogiorno d'Italia.

Al Senato poi è successo dell'incredibile: il decreto-legge è stato “arricchito”, dicono alcuni. Io metto l'arricchito tra virgolette, perché se dovessi guardare quali sono gli emendamenti di alcuni parlamentari che al Senato sono stati inseriti in questo provvedimento, la parola “arricchiti” sarebbe una parola molto educata per descrivere ciò che è successo là. E ne voglio citare alcuni: l'Accademia di Santa Cecilia, che non mi risulta ricadere nel territorio del Centro-Sud; il tonno rosso, che sì, per carità, è un'attività di pesca che si realizza anche nelle regioni del Centro-Sud, ma che non ha nulla a che fare con la promozione dell'attività di pesca, e di conseguenza dello sviluppo dell'economia del Sud; le celebrazioni gramsciane, 350 mila euro. Vede, pensare che questi siano arricchimenti al decreto-legge che doveva intervenire per la crescita del Mezzogiorno fa veramente sorridere, per essere carini ed educati: questi sono emendamenti - e va detto - con estrema chiarezza finalizzati ad accontentare singoli parlamentari in previsione della legge di bilancio, per cui avete paura di non avere i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questa è la realtà! Avete sporcato quello che doveva essere una grande riflessione, una grande possibilità per il Mezzogiorno con piccoli favori a piccoli parlamentari, che hanno pensato bene di mettere qui dentro tutto quello che o non avevano ottenuto in legge di bilancio passata, o che pensano di non poter ottenere nella legge di bilancio del futuro. Ma chissà perché lo hanno fatto: forse perché stanno arrivando le elezioni? Qualcuno è stato accontentato, forse per far capire che all'interno della maggioranza si hanno a cuore i parlamentari e non vuole che questi fuggano dall'arroganza renziana? È possibile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BARBARA SALTAMARTINI. E allora vedete, il Sud di bricolage non ha certamente bisogno: avrebbe bisogno di una grande strategia. E guardate, chi come me è qui in quest'Aula da più di una legislatura, qualcuno molto più di due legislature come la sottoscritta, credo (e chiudo) che non si possa esimere dal rimpiangere quelle grandi discussioni parlamentari e quei testi normativi che venivano discussi in queste Aule, e che davvero davano un segnale di forte cambiamento per il Paese: un forte cambiamento che noi ci auguriamo possa arrivare presto, con le prossime elezioni, quando vi manderemo a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Presidente, voglio subito anticipare che il gruppo di Alternativa Popolare voterà a favore…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marotta. Colleghi, possiamo complimentarci un po' più a bassa voce? Grazie. Prego, onorevole Marotta.

ANTONIO MAROTTA. Non ho neppure ancora cominciato, e già… Dicevo che voglio subito annunciare che il gruppo di Alternativa Popolare voterà a favore del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno. Il provvedimento, già approvato dal Senato, contiene una serie di norme destinate ad incidere positivamente sul tessuto economico, sociale e produttivo del Sud del Paese.

Il decreto-legge infatti reca misure per le imprese, semplificazioni, l'istituzione di zone economiche speciali, contrasto alla dispersione scolastica e politiche attive del lavoro. In particolare sono importanti alcune disposizioni che si riferiscono all'incentivazione per i giovani del Mezzogiorno per la costituzione di nuove imprese, con un finanziamento - badate bene - del 35 per cento in erogazione a fondo perduto, e per il 60 per cento in un prestito a tasso zero da rimborsare complessivamente in otto anni. Inoltre si dispongono norme per le zone economiche speciali, il cui scopo è quello di creare condizioni economiche, finanziarie ed amministrative che consentano lo sviluppo delle imprese nelle citate aree e l'insediamento di ulteriori nuove imprese.

Con riferimento alle problematiche occupazionali, il decreto-legge reca uno stanziamento fra l'altro di complessivi 30 milioni di euro al fine dello svolgimento di programmi per la riqualificazione e di ricollocazione di lavoratori coinvolti in situazione di crisi aziendale o settoriale nelle regioni del Mezzogiorno; e sappiamo bene come nel Mezzogiorno la piaga principale sia proprio la chiusura di molte aziende. Vengono inoltre previste misure per contrastare la povertà educativa minorile e la dispersione scolastica, oltre che per contrastare la marginalità sociale ed il degrado. Si tratta quindi di disposizioni articolate che riguardano diversi settori dell'attività economica, produttiva, sociale del Mezzogiorno, destinate a rilanciarne l'economia ed a far crescere le imprese che operano in questa parte del nostro territorio, spesso, troppo spesso dimenticata, ma che risulta essere decisiva per la ripresa produttiva dell'intero Paese.

In effetti, secondo gli ultimi dati statistici rilevati, l'economia, dopo la grave crisi economico-sociale che ha colpito gravemente il nostro Paese, dà segnali di ripresa che però devono essere consolidati e sviluppati, in un'ottica anche di riduzione del debito pubblico, che costituisce ancora un fardello troppo pesante sullo sviluppo e sulla crescita. In questo quadro va rilevato che il Mezzogiorno d'Italia rappresenta un tassello fondamentale per il rilancio complessivo dell'economia dell'intero Paese. Questo noi diciamo e sosteniamo da tempo! È una battaglia della forza politica a cui appartengo, che continueremo sempre a fare: cresce il Paese se cresce il Sud.

La crisi economica grave che viviamo, che ha colpito la nostra economia, creando diseguaglianze notevoli tra le diverse fasce della popolazione e marginalizzato alcuni settori produttivi siti nel territorio soprattutto del Mezzogiorno del Paese, deve essere superata attraverso misure adeguate e concrete. E questo provvedimento costituisce una prima significativa risposta: al di là delle polemiche, è chiaro che non è la panacea di tutti i mali, ma rappresenta un grosso passo avanti rispetto ad un'economia che anche al Sud sembra ripigliarsi.

Va dato quindi atto al Governo di aver operato con determinazione, creando un contesto favorevole alla ripresa economica di questa parte del Paese, che ancora risente di vincoli negativi che si sono registrati in passato, e che necessitano di essere superati per giungere alla piena affermazione di uno sviluppo concreto e consolidato. L'attuale provvedimento, pertanto, asseconda l'obiettivo di liberare quelle risorse positive indispensabili per la crescita economica e sociale di una vasta area del Paese che ha sofferto più delle altre della crisi economica e che necessita per questo di un intervento tempestivo e concreto. Il provvedimento, quindi, fa parte di un percorso di conferma di una politica di rilancio e di valorizzazione di quelle potenzialità umane e produttive delle quali il Mezzogiorno è ricco e che devono essere espresse nel migliore dei modi per giungere ad una crescita reale dell'economia e a una ripresa occupazionale necessaria per l'intero Paese. È infatti la piena occupazione lo strumento fondamentale per far ripartire l'Italia. Noi vogliamo che i giovani del Sud restino al Sud e lì possano creare impresa e lavoro senza dover prendere in considerazione, un fattore importante che ha determinato lo sviluppo e purtroppo la tragica situazione in cui vive il Mezzogiorno, il fatto di lasciare le nostre terre, le loro terre, le terre del Sud, per andare in altre parti del mondo. Oggi, infatti, ci sono ancora troppo giovani disoccupati, o che rifiutano di cercare un lavoro, o ancora lavoratori che sono stati espulsi dal mercato del lavoro in età avanzata e che non hanno sbocchi a fronte di una situazione drammatica.

È necessaria pertanto una politica occupazionale che tenga in considerazione tutti questi elementi, che costruisca le basi per migliorare il futuro delle nuove generazioni e che permetta di superare le disuguaglianze prodotte da questi anni di crisi. In quest'ottica, mi fa piacere ricordare gli ultimi dati Istat che appunto ci confortano sulla ripresa seria, anche occupazionale, che riguarda soprattutto l'attività delle donne al Sud che ha avuto uno sviluppo eccezionale e a cui dobbiamo guardare tutti; ancora una volta, le donne in Italia e nel mondo rappresentano per noi tutti un punto di riferimento, nel loro impegno, nella loro serietà, nella loro professionalità, nel momento in cui svolgono attività e fanno impresa.

Questo decreto-legge attiva in ogni caso una politica di sostegno alla crescita occupazionale con misure efficaci, serie e coerenti, proprio al fine di intraprendere una decisiva accelerazione verso un incremento occupazionale. In questo senso va dato atto al Governo di aver rilanciato una seria e coerente politica industriale necessaria per una crescita consolidata del Paese. Da troppo tempo il Sud, come detto, è stato marginalizzato dal punto di vista economico e sociale, perché non si sono attuate scelte serie concrete, durature ed efficaci per il suo rilancio. Eppure, il Sud contiene qualche cosa che il mondo ci invidia, che è il patrimonio di bellezze naturali ed artistiche, con riferimento al quale il turismo - io lo sostengo da tempo, tanti lo sostengono da tempo, noi come partito e come forza politica lo sosteniamo da tempo - rappresenta e deve rappresentare il volano per ogni attività. Se noi abbiamo questo patrimonio di bellezze e non riusciamo a creare intorno a queste bellezze, che ci ha dato la nostra collocazione geografica economia, la responsabilità, per certi versi, è anche nostra. Noi dobbiamo sollecitare che questo immenso patrimonio, che invidia tutto il mondo e che può rappresentare terreno di visita da parte di tutto il mondo, sia valorizzato e rappresenti quel polmone economico che metta in condizioni il Sud di rappresentare un volano e un traino per tutta l'Italia. A questo Esecutivo va il merito di avere operato nella direzione di maggior sviluppo e crescita di una zona strategica per l'intero Paese, proprio attraverso misure dai contenuti innovativi e di sistema. Si è finalmente attivata cioè una politica che, dopo anni di ritardo, contribuisce a far sì che il Mezzogiorno, con le sue enormi potenzialità, possa svilupparsi nel migliore dei modi e diventare protagonista di un rilancio economico efficace ed efficiente dell'intero Paese. In realtà siamo convinti che, solo attraverso una crescita economica consolidata e costante del Mezzogiorno, si produrranno quegli effetti positivi per l'intero Paese che deve sapere intercettare, specie in questo particolare momento, la ripresa economica che si sta sviluppando nell'intera Europa.

In questo senso va sottolineato che nel corso della legislatura sono state assunte misure e introdotte riforme che hanno costituito la base primaria per la ripresa economica in atto, un merito che deve essere riconosciuto alla forze politiche che hanno consentito e sostenuto il Governo del Paese. Per cui, noi ribadiamo, con convinzione, il voto favorevole a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Nel 2016, nel Sud, il PIL è cresciuto dell'1 per cento, ma la situazione economica permane gravissima. Agli attuali ritmi di crescita Svimez segnala che il Mezzogiorno recupererà i livelli pre-crisi del 2007 solamente nel 2028, ovvero dieci anni dopo le regioni del Nord. I mali da sconfiggere sono noti: la disoccupazione, i bassi salari, la bassa produttività. Il prodotto per addetto nel Mezzogiorno è calato nel periodo 2008-2016 del 6 per cento, mentre del 4 per cento nel resto del Paese. C'è una bassa competitività, una ridotta accumulazione e, in generale, un minor benessere con il consolidamento di aree estese ormai di povertà, di disagio e di emigrazione. È un divario che si è ormai radicato profondamente fino all'attuale disparità strutturale di dotazioni effettive e di servizi. I treni sono più vecchi e più lenti, la rete ad alta velocità costituisce solo il 5,6 per cento della rete complessiva, la presenza turistica per abitante, nonostante il Sud sia definito un grande giacimento culturale, è pari a 3,7 contro i 7,9 del centronord. La distribuzione dell'acqua è irregolare per il 18,3 per cento delle famiglie a fronte del 4,9 nel centronord. I comuni che dispongono di strutture per l'infanzia sono meno della metà del centronord.

Anche a livello di spesa culturale il crollo è comune nelle varie regioni, ma nel centronord si passa da 65 euro pro capite investito in cultura a 24, mentre nel Sud, dopo la crisi, si passa da 43 a 18 euro pro capite. E quanto alle decantate risorse aggiuntive, i dati sono implacabili e confermano che in questi anni le risorse aggiuntive sono risultate sostitutive dalla spesa ordinaria e settoriale.

Se possibile è ancora più drammatico il generale declino di ogni investimento nel Mezzogiorno. Svimez li ha analizzati nella sequenza cronologica dal 1951 al 2015. I dati di spesa pubblica non lasciano spazio alcuno al dubbio: nel decennio 1951-1960 si investiva nel Sud lo 0,68 per cento del PIL; negli anni Sessanta siamo arrivati al picco dello 0,85 per cento; nel quinquennio 2011-2015 siamo crollati allo 0,15 per cento; negli ultimi due anni siamo sotto lo 0,1 per cento del PIL. In altri termini, i nostri Governi, tutti i nostri Governi, sembrano aver rinunciato a qualsiasi obiettivo di riequilibrio tra le diverse aree del Paese eppure nelle previsioni del Documento di programmazione economica e finanziaria 2007-2011 si era stabilito su questo fronte un livello di investimenti di reali nel Sud di almeno lo 0,6 del PIL e, comunque, non inferiore allo 0,4. Siamo a meno dello 0,1.

Per contrastare questa deriva occorre, secondo noi del Movimento Democratico e Progressista - Articolo 1, una strategia, mirata a rivedere la politica di coesione, affermando maggiori margini di flessibilità del bilancio, abbandonando le politiche di austerità e rivedendo il fiscal compact, per rilanciare con forza gli investimenti pubblici, a partire, appunto, dal Mezzogiorno.

L'occupazione meridionale nel 2016, come ho detto all'inizio, pur aumentando rispetto all'anno precedente di 101 mila unità, è ancora inferiore di 380 mila unità rispetto a quella del 2008. Nel 2016, circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta. Nel centronord sono solo 6 su 100. La povertà deprime la ripresa dei consumi e, in questo contesto, le politiche di austerità hanno aggravato la situazione, con un pesante indebolimento del sistema del welfare pubblico.

La popolazione del Sud, nel 2016, è diminuita di 62 mila unità. Negli ultimi quindici anni sono immigrati dal Sud 1 milione 700 mila persone, a fronte di 1 milione di rientri, con una perdita di capitale umano di 717 mila persone, di cui il 72 per cento giovani entro i 34 anni e 198 mila laureati.

Il Sud sta andando alla deriva. Per questo c'è bisogno di un grande piano del lavoro, di una visione strategica per la crescita del Mezzogiorno, con un'impostazione keynesiana di forte rilancio degli investimenti pubblici, come ci chiede Svimez, come ci chiede la CGIL, i sindacati e come chiediamo noi del Movimento Democratico e Progressista. Noi pensiamo di impegnare, con la prossima legge di stabilità, lo 0,5 per cento del PIL, quindi circa 8 miliardi, per finanziare un grande piano del lavoro a partire dal Mezzogiorno d'Italia.

Questo decreto, che stiamo convertendo in legge, ha il difetto di non proporre né un piano né è una strategia organica di sviluppo del Mezzogiorno. Vengono proposte norme non organiche, a volte anche intruse, di cui poi dirò.

Ci sono naturalmente anche norme positive e, tra le disposizioni che noi più apprezziamo, voglio citare l'istituzione delle zone economiche speciali, le quali si pongono l'obiettivo di attrarre, con benefici fiscali e altri agevolazioni, investimenti attorno ai porti del Sud, potenzialmente in grado di creare nuove opportunità di occupazione.

Ci sono altre disposizioni, al cui miglioramento abbiamo contribuito con i nostri emendamenti, rispetto alle quali restano comunque elementi di insoddisfazione. Faccio due esempi abbiamo proposto e ottenuto al Senato, per la misura “Resto al Sud”, che è una delle misure bandiera di questa legge, un innalzamento a 50 mila euro dell'erogazione del finanziamento per ogni singolo richiedente. Non siamo, invece, riusciti ad ottenere l'ampliamento, in omogeneità con quanto già prevedevano altri articoli di questa proposta di legge, dell'età dei giovani che potranno accedere al beneficio, portando il limite massimo dai 35 ai 40 anni. Purtroppo, non è stato approvato al Senato questo nostro emendamento.

Tuttavia la proposta “Resto al Sud”, di sostegno ai giovani imprenditori, si presenta in buona parte come una duplicazione di forme di contribuzione, che già oggi le regioni sono in grado, quasi tutte, di erogare attraverso i loro bandi e che sono spesso anche più generose di quanto propone questa legge.

Il rischio è, quindi, di mettere in piedi procedure sicuramente costose e complesse dal punto di vista amministrativo, per distribuire le stesse risorse, senza garanzia di ricavarne una migliore efficacia e senza uno sforzo apprezzabile per indirizzarle - come invece alcuni bandi regionali cominciano a fare - a settori innovativi, che possono avere un ruolo di traino dello sviluppo economico del Sud.

Il secondo esempio è che si fa un giusto investimento nel riuso di terre abbandonate e beni dismessi. E noi abbiamo ottenuto che ciò avvenga in conformità con le norme in materia urbanistica per le aree edificate. Si tratta di modifiche che non si limitano a rispondere a un'emergenza, sicuramente legata alla nota sentenza della Corte costituzionale, quella che riguarda l'università. Noi avremmo preferito una discussione molto più ampia e partecipata.

Votiamo a favore con l'impegno, però, cari amici del Governo, di rivederci presto su questi temi, nella prossima legge di stabilità, che noi chiediamo che sia centrata sui temi del lavoro, della crescita e del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie Presidente. Altro che decreto per il Sud! L'ultimo regalo al Sud lo avete fatto qualche giorno or è, con il provvedimento salva banche. 20 miliardi per il fallimento, come dite, “soft” delle banche che avevano consentito e garantito credito alle imprese e alle famiglie del Nord, avevano consentito lo sviluppo di quei territori, molto meno al Sud. Quei 20 miliardi, invece, ora li paghiamo tutti e li paga anche il Sud. Il salvataggio è a carico del Mezzogiorno per quelle stesse banche che poi provvedono a licenziare i propri dipendenti, prevalentemente proprio in quei territori del Sud, dove avevano raccolto risparmio, senza sostenere le imprese. Danno e beffa.

Poi ve ne uscite con un impalpabile provvedimento, che aumenta le pene per gli incendi. Eppure, la recente introduzione di una fattispecie specifica, non mi pare abbia dissuaso né criminali né piromani. Gli incendi si sconfiggono con la prevenzione, con la manutenzione e la cura della montagna e con sistemi efficienti, che viceversa proprio in questi mesi e in questi anni avete smantellato, parcellizzando le competenze del Corpo forestale dello Stato. Su questo fronte non un comma.

Leggo dichiarazioni trionfanti e trionfalistiche - oserei dire tronfie - per qualche decimale di crescita. Noi al Sud abbiamo una percezione tutta diversa. Bolzano ha un tasso di occupazione del 72,7 per cento la Calabria del 39,6 per cento: la metà. Il reddito pro capite e di 21 mila euro, il reddito pro capite medio; cresce in Lombardia oltre i 23 mila euro e si riduce in Campania a 16 mila euro ed in Calabria a 14 mila.

Sanità, trasporti, welfare, istruzione, diritti costituzionalmente garantiti: hanno un divario oggi senza precedenti. E voi come ve ne uscite? “Resto al Sud”? Piuttosto, andrebbe assunta un'iniziativa per fare ritornare al Sud i nostri ragazzi, che sono in giro per l'Italia e per il mondo, magari attraverso un programma di mentoring, che valorizzasse chi ha capacità e qualità proprio per ritornare al Sud. La migrazione e la deportazione che state consentendo è sostanzialmente una circolarità di cervelli, che sta cambiando la geografia sociale dei territori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ogni anno una città come Avellino scompare. Ogni anno scompare una città di quelle dimensioni e voi proponente una riffa di domande e clientele, per un numero ridotto di giovani rispetto alle reali esigenze. Nessuna azione strategica, nessuna azione strutturale, nessun disegno ma pannicelli caldi volti a tamponare la piazza e placare i morsi della coscienza. Noi vi proponiamo non oltre 3 miliardi di risorse europee già stanziate per il Mezzogiorno, di risorse già destinate al Sud, ma una grande opera di perequazione infrastrutturale, strade, ferrovie autostrade, reti, scuole ed ospedali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) e soprattutto livelli essenziali di prestazioni nei servizi costituzionalmente garantiti: risorse ordinarie sommate a quelle straordinarie ed europee.

Fate cenno nel provvedimento all'agricoltura e vi dimenticate del piano irriguo al Sud, mentre la siccità piega l'agricoltura in ogni parte d'Italia. Tralascio la discriminazione ai prodotti del Sud nei trattati internazionali: non una parola scritta sulla logistica, grande questione dei prodotti agricoli del Mezzogiorno. Zone economicamente speciali che nascono già con “vorrei ma non posso” e quindi destinate all'insuccesso. Vi sfidiamo sulla tassazione differenziata per famiglie ed imprese in ragione dei servizi garantiti e voi come rispondete? Balbettando senza passione, senza sentimento, senza osare come è tipico di un Esecutivo non eletto. Noi vi invitiamo a pensare in grande e voi ci rispondete con 350.000 euro per le celebrazioni gramsciane. Vi chiediamo, per le misure previste, di spezzare la logica della intermediazione burocratica e delle greppie politiche e affaristiche e voi pensate a domande per i giovani in una sorta di nuovi ammortizzatori sociali. Noi vi chiediamo misure per le imprese di successo che già operano al Sud in condizioni difficili e voi ci rispondete con 4 milioni di euro alla Fondazione di Santa Cecilia? Non una iniezione per migliorare, per riformare la pubblica amministrazione magari valorizzando i migliori che ci sono nei nostri enti locali, magari assumendo giovani qualificati e formati nelle nostre università: non una parola in questo senso. E, in un provvedimento riguardante il Sud, voi dispensate risorse alla città metropolitana di Milano che pure in precedenza avete affamato. Uno sbiadito elenco di vicende prive di un legante logico, rabberciate alla men peggio in decine di articoli raffazzonati, centinaia di inutili pagine e commi ascritte nella più triste letteratura legislativa dell'inutile declinato in forma scritta, del dannoso riportato in forma di legge, dell'incongruente confezionato al fine di testimoniare un'asfittica esistenza. Non servono, Presidente, le mancette: semmai università qualificate al Sud e per quei giovani. Alle aziende servono logistica e trasporti efficienti e alle famiglie migliori servizi in sanità e welfare. A tutto questo non date alcuna risposta. Per tale ragione il nostro voto contrario è certo quanto netto e convinto, quanto obbligato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Non ripeterò quanto già detto da tutti i colleghi perché fare la carrellata degli articoli significa fare e decantare quanto secondo la maggioranza è contenuto nel provvedimento. Lo lascerò fare alla collega Covello del partito di maggioranza: sicuramente lo farà meglio di tutti quanti. Ma vorrei soffermarmi su uno di quegli articoli che tanto ha destato interesse per i fondi stanziati a province e città metropolitane: è un esempio che voglio prendere per spiegare la nostra posizione sull'intero provvedimento. Il contributo alle province e alle città metropolitane è stato coperto - pensate un po' - recuperando le somme della carta per i diciottenni, pari a 290 milioni di euro, che l'allora Presidente del Consiglio Renzi nella legge di bilancio 2016 aveva stanziato.

Si sono spesi effettivamente 176 milioni di euro in base alle domande ricevute, molte delle quali sono ancora da pagare, e sono rimasti 114 milioni. Il provvedimento copre i 100 milioni alle province con 90 milioni presi da questa copertura cioè dalla “carta giovani”, da quanto è avanzato dalla carta dei diciottenni, dei ragazzi che hanno compiuto 18 anni nel 2016. Alla domanda in Commissione bilancio dove sono finiti gli altri 24 milioni di euro che mancano alla differenza, il Governo ci risponde - a parte il fatto che nella relazione tecnica non c'è traccia di questi dettagli - che sono serviti come costo di gestione della misura, ossia 24 milioni di euro a fronte di 176 milioni ai ragazzi diciottenni. È tutto qui questo provvedimento: noi spendiamo più soldi per la burocrazia della pubblica amministrazione, per gestire le mancette che voi regalate che non per quanto serve per i provvedimenti. Avessimo dato i 290 milioni dall'anno scorso alle province e alle città metropolitane, avremmo risolto i problemi delle funzioni fondamentali delle province. Ecco spiegato il provvedimento per il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sulla stessa falsariga si pone anche l'articolo 1, “Resto al Sud”. Un giovane, sentendo questa frase, potrebbe essere attratto da tale misura: finalmente il Governo fa qualcosa affinché io rimanga e faccia l'imprenditore di me stesso. Ma chi gestirà questi fondi? Invitalia, ex Sviluppo Italia cioè altra burocrazia, altro clientelismo cioè praticamente le uniche risorse che diamo ai giovani per restare al Sud sono gestite da un'agenzia, partecipata dal MEF o comunque controllata dal MEF ma il problema è che lo sappiamo benissimo come funziona: bisogna andare ad accreditarsi nei posti, nei luoghi e presso le persone giuste per poter poi avere la via facile per avere i 50.000 euro e avviare un'impresa. E dov'è la formazione? La formazione è lo Stato che ti assiste nel gestirla quell'impresa, nel farla crescere. Ma dal giorno dopo ti ritroverai con una miriade di provvedimenti da rispettare che ingloberanno l'intero tempo dedicato alla tua impresa. Noi non vogliamo scoraggiare i giovani ma con queste misure non si va da nessuna parte: non è questo il rilancio del Mezzogiorno che noi chiedevamo. Abbiamo anche visto l'ennesimo riordino o riprogrammazione di tutte le risorse dell'edilizia scolastica: in cinque anni - ormai la legislatura in corso volge al termine come hanno detto tutti - chi non ha mai sentito parlare di edilizia scolastica come un'azione prioritaria del Governo? Siamo all'ennesimo provvedimento…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cariello, dobbiamo abbassare il tono della voce.

FRANCESCO CARIELLO. …in cui si fa ancora ordine tra le risorse destinate all'edilizia scolastica. Ma non lo avevate risolto con la buona scuola, è una domanda che si pongono i cittadini? Non si era andati in giro per il Paese a dire che ormai i tetti delle aule in cui studiano i nostri figli sono al sicuro? Non si è fatto il sito “Italia sicura” che avete vantato ogni volta che sta funzionando? Perché nel provvedimento si pongono ancora in essere azioni che mettono ordine a tutto questo? Quindi, è l'ennesima dimostrazione di un provvedimento che riprogramma quanto già stanziato da norme CIPE, da delibere CIPE, da patti per il Sud. I soldi sono sempre gli stessi, anzi parte di questi vanno a finire nella gestione malsana e collusa della pubblica amministrazione con la quale i cittadini devono avere a che fare per avere qualche spicciolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la realtà. Poco fa mi chiamava un imprenditore e mi diceva: “Diglielo chiaramente; non ci sono più appalti”. Il codice degli appalti ha ormai bloccato la pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione non paga le imprese. Vogliamo parlare dei ritardi con cui vengono pagate le imprese, le imprese che chiudono per crediti verso la pubblica amministrazione? Ma questo è l'assurdo. Cosa volete rilanciare al Sud?

Per non parlare, poi, delle toppe messe lì dove sono stati fatti provvedimenti illegittimi, definiti così dalla Corte costituzionale (non è il MoVimento 5 Stelle che lo dice). La ripartizione del Fondo finanziario ordinario per le università, voi che vantate che in questo provvedimento ci sono fondi per le università, in realtà non fa altro che recepire una sentenza della Corte costituzionale che sancisce l'illegittimità di quei decreti ministeriali che hanno introdotto il cosiddetto costo standard unitario di formazione, che si è rivelato un disastro per il finanziamento della formazione e della ricerca nelle nostre università. Questa è la realtà! Un decreto legislativo del Governo Monti che, ancora una volta, il Governo Renzi nel decreto la “Buona scuola” aveva sposato e di cui aveva anche riproposto anche la stessa modalità di ripartizione. Ma non era la “Buona scuola” quella che doveva essere la soluzione ai problemi di formazione dei nostri figli?

Veramente ci vorrebbero non dieci minuti ma una giornata per spiegare quanto questo provvedimento sia l'elogio della grande impresa. Si è fatto un gran parlare: chi non si è speso? Da maggioranza e opposizione ho sentito che il Sud ormai è ripartito. Signori, ma voi li ascoltate i cittadini? Voi andate a chiedere dov'è questo 1 per cento che tanti hanno rimarcato? Sapete dov'è? È nei ricavi delle multinazionali, che vengono al Sud a recepire i finanziamenti o gli aiuti che questo Governo fornisce, ma le piccole e medie imprese, le microimprese, che sono la totalità della nostra economia, stanno ancora alla canna del gas. Questa è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Concludo, Presidente, dicendo che il vero male - e lo avevo già anticipato e articolato meglio nella discussione sulle linee generali - da combattere è creare le condizioni affinché un giovane possa realmente mettere su una propria impresa ed è snellire la burocrazia e togliere il peso fiscale della contribuzione. Queste sono le reali forme che creerebbero le condizioni affinché un giovane possa intraprendere per conto proprio. Non abbiamo bisogno di regali al Sud; abbiamo l'intelligenza giusta e abbiamo le idee giuste. Non abbiamo bisogno di regali, ma abbiamo bisogno di condizioni e il primo obiettivo è la burocrazia che ammazza lo sviluppo. Noi voteremo contrari per questo motivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Covello. Ne ha facoltà.

STEFANIA COVELLO. Presidente, intanto il voto su questo provvedimento non può non tenere nella dovuta e imprescindibile considerazione ciò che è avvenuto in questi ultimi anni e, in particolare, dal 7 agosto 2015 fino ad arrivare ad oggi. A fine luglio 2015 la Svimez, nel suo consueto appuntamento di anticipazione del rapporto, facendo riferimento ai dati del 2014 evidenziò una criticità della condizione del Mezzogiorno tale da animare molto il dibattito politico. Sulla scorta di quel dibattito Matteo Renzi convocò nell'immediatezza una direzione nazionale per affrontare, appunto, queste problematiche. Fu in quella sede che fu pensato e lanciato il masterplan per il Mezzogiorno e sdoganato politicamente un tema che era diventato tabù per l'agenda di governo del Paese.

Viene da sorridere quando ascolto, colleghi, della destra, sia di Forza Italia che sovranisti, criticare le misure di questo provvedimento. Sono gli stessi che in silenzio votavano, qualche anno fa, il dirottamento delle risorse dalle politiche per il Mezzogiorno al pagamento delle quote latte, a causa delle quali - e grazie anche a scelte di partiti come la Lega Nord - noi ancora oggi paghiamo procedure di infrazione.

Ed è evidente anche la modestia delle proposte del MoVimento 5 Stelle che cavalca semplicemente il malcontento usando come scudo umano il disagio delle persone e avanzando illusorie proposte come il reddito di cittadinanza per tutti, come se la risposta risiedesse ancora nel vecchio e intramontabile assistenzialismo che il MoVimento 5 Stelle ci propone, invece, in salsa neoassistenzialista (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Colleghi!

STEFANIA COVELLO. …con il tutto ammantato da velleità ideologiche neoborboniche antiunitarie, come dimostra il caso della mozione sulle vittime meridionali dell'Unità d'Italia avanzata dal MoVimento 5 Stelle presso il consiglio regionale della Puglia.

Era una premessa, signor Presidente, doverosa da parte mia dopo aver ascoltato tanti luoghi comuni su questa parola, “Mezzogiorno”, che da molti colleghi del Sud del MoVimento 5 Stelle, della Lega Nord e di Forza Italia rischia di essere ghettizzato. Infatti, a distanza di due anni oggi i dati della Svimez, per il secondo anno consecutivo, ci riportano dati positivi sul PIL e sull'occupazione. Io penso che chi vuole bene al Paese debba solo gioire di questi dati, dati che vanno consolidati. Sappiamo che sono deboli e proprio per questo c'è nella nostra intenzione quella di continuare in questo senso, verso questa traiettoria. Sono dati che vanno consolidati ma che segnalano un'inversione di tendenza. Certo, sono come poche gocce d'acqua ad un corpo disidratato per vent'anni. Sappiamo che non sono sufficienti a farci dire che siamo fuori dalla crisi, ma quei segni positivi devono indurci tutti a lavorare di più e meglio per rilanciare il Sud. E, invece, sembra di stare sulla scena del celebre lavoro di Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello, con i vari Nennilli che dicono che il presepe non gli piace.

Dicevano che i masterplan non ci sarebbero stati e invece li abbiamo siglati con tutte le regioni, con tutte le aree metropolitane e persino con i più riottosi, come il sindaco di Napoli De Magistris. Questo a riprova che c'è stato un grande e serio lavoro istituzionale voluto da Matteo Renzi, continuato egregiamente da Paolo Gentiloni e meticolosamente seguito dal nostro grande Ministro Claudio De Vincenti. Ci sono 95 miliardi di euro da qui al 2022 su infrastrutture, ricerca, innovazione, cultura e servizi. In cinque mesi questo è il secondo decreto-legge di questo Governo che ha come cuore il Sud ed è anche lo strumento che segnala il grado di attenzione. L'utilizzo della decretazione d'urgenza in questo caso, cari colleghi, è più che giustificato e chi si prende la responsabilità di votare contro lo vedranno poi i cittadini italiani, i cittadini del Nord e i cittadini del Sud. Noi guardiamo ai giovani e misure come “resto al Sud” di cui agli articoli 1 e 2 che incentivano, appunto, con prestiti in parte a fondo perduto con una base di 50 mila euro - un tetto alzato nel corso del dibattito al Senato - la creazione di imprese di giovani tra i 18 e i 35 anni di età sono la codificazione di una volontà politica di dare risposte a chi oggi, pur avendo qualche buona idea, non può accedere al credito o non ha una base per potere iniziare.

C'è, poi, un blocco di interventi che riguarda l'introduzione delle zone economica speciali volute dal Partito Democratico e solo dal Partito Democratico dove attirare investimenti nella logistica e nella manifattura. Questa è sicuramente l'altra misura più importante di questo decreto-legge. Le ZES arrivano dopo un lungo e non facile confronto con l'Unione europea. Sono dieci anni che se ne parlava e oggi finalmente si concretizzano e si concentreranno nelle zone portuali e nelle aree collegate economicamente alle zone portuali stesse, con la previsione di agevolazioni fiscali aggiuntive e con l'idea e l'obiettivo di sperimentare nuove forme di governance di questi territori, con un rapporto strettissimo tra le istituzioni nazionali e territoriali.

Si introduce, inoltre, la procedura sperimentale per l'individuazione e la valorizzazione delle terre incolte o abbandonate. Quando attraversiamo il Sud e vediamo ettari di terre incolte oggi possiamo pensare che qualcuno finalmente può decidere di mettersi in gioco e puntare sul settore che negli ultimi anni ha fatto registrare la crescita più rilevante in termini occupazionali. Ci sono norme per la velocizzazione amministrativa e altre misure, che si sono agganciate, che riguardano Matera, gli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complesse, l'università, come ha detto la collega Ghizzoni nel dibattito, con il superamento dei limiti introdotti dalle precedenti riforme e che avvantaggiavano gli atenei del Nord anche in virtù della più incisiva presenza di un tessuto produttivo. Oggi cambiamo registro, sappiamo che la formazione è fondamentale per attrarre investimenti e vogliamo un più stretto rapporto tra ricerca e applicazione. Noi non nascondiamo le difficoltà, noi il Sud lo conosciamo, perché ci viviamo e sappiamo delle difficoltà che quotidianamente incontriamo, a partire dalla carenza di lavoro. Sappiamo che c'è un'emergenza demografica e che lo spopolamento nelle aree interne significa ulteriore compressione dei servizi, e quindi un pericoloso corto circuito nel rapporto tra Stato e comunità locali. Conosciamo i disagi nel settore chiave di sanità e di trasporti, ma lustri di ritardi non si recuperano in pochi anni.

Noi rivendichiamo con orgoglio di aver restituito una dignità e una centralità politica…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce, grazie.

STEFANIA COVELLO. Tanto continuo lo stesso, Presidente. …alla questione meridionale. Credo che questo sia incontestabile. Quando questa legislatura si è insediata, solo il 15 per cento delle risorse comunitarie veniva speso; oggi non solo abbiamo impiegato il 100 per cento delle risorse per la programmazione al 2013, ma siamo nel pieno rispetto del cronoprogramma della programmazione 2014-2020. Non più microinterventi polverizzati, coriandolizzati, ma concentrazione delle risorse sulle grandi direttrici di investimenti. Quando Beniamino Andreatta, ad inizio degli anni Novanta, coraggiosamente soppresse la Cassa del Mezzogiorno, c'erano tanti malumori, c'era chi non ci credeva e c'era chi temeva quella chiusura. Quella soppressione evidenziò che dietro la parola “straordinaria” si nascondevano tanti alibi e che la spesa per il Sud era inferiore a quella ordinaria delle altre regioni.

Noi intendiamo proseguire nelle nostre politiche, in quel solco della tradizione riformista. Ecco perché penso che siamo sulla strada giusta. A questo punto mi chiedo, signor Presidente, vogliamo un attimo soffermarci a pensare a quello che hanno fatto i partiti di destra in questi ultimi vent'anni per il Mezzogiorno? Non ricordo, a me non viene in mente nulla. Vogliamo soffermarci a valutare l'incapacità politica e amministrativa del MoVimento 5 Stelle, come nella città di Roma, che è una città che langue e che viene quotidianamente mortificata? Da questo noi possiamo capire che cosa? Che noi dobbiamo cambiare rotta, lo stiamo facendo, siamo nel verso giusto; ecco perché penso che per il Partito Democratico e per il Governo, adesso sono, in questo momento, le sette e mezza, ma per il Partito Democratico è “mezzogiorno”, e per noi la lancetta non si sposta da mezzogiorno, e con convinzione ho l'onore di dichiarare, a nome del Partito Democratico, voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zappulla. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

GIUSEPPE ZAPPULLA. …pur ritrovandomi perfettamente nella dichiarazione del mio gruppo, non posso ugualmente votare il provvedimento a causa di una norma che viene inopinatamente inserita all'articolo 16, ovvero nello stesso articolo si riconosce il diritto al rimborso teoricamente, ma praticamente lo si nega. Si conferma, infatti, positivamente il diritto al rimborso anche ai lavoratori dipendenti delle province di Siracusa, Catania e Ragusa in quanto a tributi versati oltre il 10 per cento nel periodo dicembre 1990-dicembre 1992, ma si prevede, qualora l'ammontare delle istanze di rimborso ecceda le risorse stanziate, che i rimborsi stessi saranno effettuati applicando la riduzione percentuale del 50 per cento delle somme dovute.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Cioè, e finisco, in altre parole, dopo circa vent'anni di interpretazione strumentale e decine e decine di sentenze, buone ultime quelle della Cassazione, nel momento in cui viene fugato ogni dubbio e si accerta il diritto al rimborso, con una norma capestro e civetta, di fatto si riduce del 50 per cento il reale rimborso. Considero questa…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Zappulla, altrimenti le tolgo la parola.

GIUSEPPE ZAPPULLA. …un'operazione sbagliata, ingiusta, paradossale, forse anche con tratti di incostituzionalità.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4601)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4601:

S. 2860 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Interventi di fine seduta.

GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, siccome ci sono gli interventi di fine seduta, vi pregherei, gentilmente, di uscire, se dovete farlo, in silenzio, e chi rimane di restare in silenzio.

GERO GRASSI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo del Partito Democratico, voglio esprimere sentimenti di solidarietà ed amicizia ai colleghi Mariano, Capone e Vico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che qualche giorno fa sono stati ingiustamente perseguitati per avere espresso soltanto un diritto di libertà. Il Partito Democratico è contro ogni forma di violenza, ma la violenza, molte volte, non passa solo dai gesti teatrali o dalle pistole; passa anche dalla bocca e, qualche volta, anche dalla poca intelligenza di chi ritiene di poter e dover criminalizzare l'esercizio del diritto di voto che la Costituzione garantisce.

C'è stata una vicenda incresciosa l'altro giorno, che non è nata per caso, ma è stata il seguito di un dibattito feroce, quello sulla legge dei vaccini, dove anche qui dentro, anche persone che stanno qui dentro credono di poter criminalizzare chi la pensa diversamente. Noi, accanto alla espressione della solidarietà ai tre colleghi colpiti, rivendichiamo, sempre, in base alla Costituzione, il diritto di poter esercitare la nostra opinione liberamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Il 30 luglio scorso è morto Nicola Cipolla, storico sindacalista e senatore…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ribaudo. Colleghi del gruppo del PD, ovviamente, vale lo stesso discorso di rispetto per gli altri, non so se è chiaro.

FRANCESCO RIBAUDO. Aveva 95 anni, era nato a Agrigento e l'ultimo anno di scuola superiore si trasferì con la famiglia a Palermo. I suoi compagni di classe del liceo erano Napoleone Colajanni, Enzo Sellerio e Nino Sorgi. Allora cominciò a conoscere il marxismo; caduto il fascismo, Cipolla aderì al Partito Socialista. È stato uno dei fondatori del Fronte del lavoro, così si chiamava prima ancora di essere la Federterra, di essere la Camera del Lavoro di Palermo, che fondò insieme a Cesare Sessa nel 1944; due anni dopo lo strappo con il Partito Socialista e aderì al Partito Comunista, insieme a Napoleone Colajanni e ad altri. Nel 1947 venne eletto segretario responsabile della Federterra, e le lotte contadine del 1949 e del 1950 del Corleonese delle quali fu protagonista assieme a Pio la Torre, lo distinsero per l'impegno, per la responsabilità, ma anche per il coraggio, per quel periodo storico.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO RIBAUDO. Divenne senatore della Repubblica nel 1963, e per tre legislature consecutive fu rieletto, fino al 1972. Cipolla fu anche un rappresentante del Parlamento europeo dal 26 ottobre 1972.

Cosa ci rimane? Ci rimane un grande entusiasmo, che ci ha trasmesso sia nella vita politica che in quella sindacale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO RIBAUDO. Per tanti di noi giovani - e concludo, Presidente - fu fonte di ispirazione per interpretare un periodo storico complesso, spiegandoci con lucidità nei ricordi le radici della storia moderna del nostro territorio. È una ricchezza averlo conosciuto per i siciliani,…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

FRANCESCO RIBAUDO. …è una ricchezza averlo avuto a fianco nelle lotte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Signor Presidente, a nome del gruppo Fratelli d'Italia voglio parlare dell'incendio che c'è stato ieri in Sardegna, in particolare nella zona del Medio Campidano, tra Arbus e Gonnosfanadiga, per portare la nostra solidarietà alle popolazioni, raccontare quello che è avvenuto, che avviene in queste ore, con ettari di territorio bruciati, con animali morti, agriturismi che sono andati in malora, una situazione economica disastrosa.

Vorrei capire che cosa il Governo intenda fare, se applicare lo stato di calamità naturale. Ancora non sono chiare le situazioni che hanno portato a questi incendi, se sono dolosi, colposi; chiaramente comunque con il vento, con il caldo ci sono all'opera degli odiosi piromani. È un problema che noi sentiamo, che riguarda non solo la Sardegna ma anche il resto dell'Italia; e dobbiamo cercare di ragionare, perché non è la prima volta che torniamo su questo tema per cercare di capire che cosa non funziona nella macchina organizzativa, che cosa può essere fatto. Perché molti mezzi, per esempio alcuni elicotteri militari che stanno a Decimomannu non vengono utilizzati? E invece vengono utilizzati per esempio in Sicilia, quindi non muovendosi per tempo e non potendo essere utilizzati laddove è necessario.

Ecco, questo è un grido di dolore e di attenzione: vorremmo capire quale organizzazione il Governo voglia mettere in campo per cercare di scongiurare altre situazioni che hanno visto il pericolo delle popolazioni, e soprattutto anche della guardia forestale e dei volontari, gli operai che si sono mossi per spegnere questo incendio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocu. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.

SIRO MARROCU. Presidente, intervengo sullo stesso argomento che ha portato il collega Murgia: gli incendi che hanno devastato la comunità della Sardegna, in particolare quelle di Arbus e di Gonnosfanadiga. È sempre difficile intervenire da parte della politica su fatti così gravi: l'intervento del giorno dopo spesso infastidisce le comunità interessate, infastidisce la polemica, infastidisce lo scaricarsi le responsabilità, infastidisce spesso anche l'ipocrisia che c'è nell'intervento del giorno successivo; e quindi ero incerto se intervenire oppure no. Non potrei farlo nel rispetto di quelle comunità, non potrei farlo nel rispetto di quegli amministratori, di quei volontari, non potrei farlo nel rispetto di quel ragazzo ricoverato nel Centro grandi ustioni di Sassari, che è un mio amico e che ha rischiato la vita per salvare il proprio gregge.

Lo faccio però perché c'è bisogno di due cose in particolare subito. La prima: un intervento con tutti i mezzi, dello Stato, delle regioni, di tutti quelli che possono intervenire per far sì che quello che non ha fatto l'incendio e non hanno fatto le fiamme non lo faccia almeno la nostra incuria. Occorre garantire l'acqua a quegli animali, perché non funziona più la rete elettrica e non c'è più la possibilità di pompare l'acqua. Occorre garantire l'alimentazione a quegli animali che si sono salvati.

PRESIDENTE. Concluda.

SIRO MARROCU. Sto finendo… a quegli animali che si sono salvati, perché non c'è fieno e non c'è pascolo. Occorre ripristinare subito quelle aree e bonificarle e occorre soprattutto garantire alla giustizia terrena i responsabili, sia che siano incendi dolosi sia che siano incendi colposi…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Marrocu. Grazie.

SIRO MARROCU. …prima - e finisco - che arrivi la giustizia divina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà. Onorevole Burtone, ha un minuto: tenga conto di questo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, per sollecitare l'ennesima interrogazione che abbiamo presentato sulla tragica vicenda che sta vivendo il Venezuela.

La prima interrogazione l'abbiamo presentata circa un anno fa, nel silenzio assoluto dell'informazione, e con una disattenzione da parte delle istituzioni internazionali. Allora ponemmo questo rischio presente in Venezuela di una possibile guerra civile, in un Venezuela che era stato immiserito dal regime; oggi siamo in piena guerra civile: sono già morti oltre 120 cittadini, e ci troviamo davanti alla persecuzione da parte del regime che sta mettendo in carcere i propri oppositori. Noi abbiamo apprezzato l'intervento del Presidente del Consiglio, del segretario nazionale del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiediamo però che venga potenziata l'attività dell'ambasciata, perché vengano seguiti i nostri connazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Presidente, io stasera voglio portare alla sua attenzione le difficoltà che stanno vivendo in realtà da qualche anno ormai le ex province siciliane, le quali si trovano ad essere soppresse, ma in realtà sono enti che continuano ad esistere, che continuano a dover assolvere a tutta una serie di funzioni, però a farlo senza le risorse necessarie. Ci troviamo di fronte a bilanci che sono al collasso, all'impossibilità di pagare i dipendenti delle ex province, all'impossibilità di garantire servizi essenziali, come quelli per le scuole, per le strade, per i disabili.

Le faccio un esempio: il solo libero consorzio comunale di Ragusa registra 14 milioni di euro di squilibrio di parte corrente. Questo squilibrio non solo non permette all'ex provincia di assolvere alle sue mansioni, come quelle che ho citato poco fa, con inevitabili disagi sui cittadini, ma non permette nemmeno di approvare il bilancio di previsione 2017. Noi in questi anni abbiamo denunciato, abbiamo partecipato a tavoli tecnici, abbiamo interrogato, abbiamo fatto delle proposte che sono state sistematicamente bocciate. Siamo arrivati però ad un punto di non ritorno, e non è più possibile continuare così. Il Governo e la maggioranza di Governo sembra che continuino a girarsi dall'altra parte; però i territori e gli enti sono sotto la pressa di scelte fallimentari e la morsa dell'assenza di fondi, e questo anche a causa del prelievo forzoso che sta mettendo in ginocchio le province. Le ex province chiedono ripetutamente di rivedere il prelievo forzoso! Quindi quello che io chiedo stasera è che il Governo intervenga, dia delle risposte e dia soprattutto delle soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani, mercoledì 2 agosto, alle ore 15,30, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la presenza del Ministro per lo sviluppo economico, sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire. Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto per domani, a partire dalle ore 15, non avrà luogo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 2 agosto 2017, alle 9:

  (ore 9 e al termine del punto 3)

1.  Discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2). (Doc. XVI, n. 4)

Relatori: QUARTAPELLE PROCOPIO, per la III Commissione; MOSCATT, per la IV Commissione.

2.  Seguito della discussione congiunta dei documenti:

Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016.  (Doc. VIII, n. 9)

Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017. (Doc. VIII, n. 10)

  (ore 15,30)

3.  Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire.

La seduta termina alle 19,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 la deputata Amato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 9 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 15 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4601 - odg n. 8 410 406 4 204 132 274 48 Resp.
2 Nominale odg 9/4601/19 417 409 8 205 155 254 48 Resp.
3 Nominale odg 9/4601/24 430 416 14 209 158 258 48 Resp.
4 Nominale odg 9/4601/27 426 422 4 212 139 283 48 Resp.
5 Nominale odg 9/4601/30 431 413 18 207 152 261 48 Resp.
6 Nominale odg 9/4601/33 432 422 10 212 158 264 48 Resp.
7 Nominale odg 9/4601/35 437 433 4 217 169 264 48 Resp.
8 Nominale odg 9/4601/37 436 423 13 212 172 251 48 Resp.
9 Nominale odg 9/4601/39 433 417 16 209 145 272 48 Resp.
10 Nominale odg 9/4601/40 438 394 44 198 119 275 48 Resp.
11 Nominale odg 9/4601/43 440 336 104 169 52 284 48 Resp.
12 Nominale odg 9/4601/51 437 426 11 214 167 259 49 Resp.
13 Nominale odg 9/4601/57 440 358 82 180 49 309 48 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/4601/58 442 358 84 180 48 310 48 Resp.
15 Nominale odg 9/4601/66 440 438 2 220 131 307 47 Resp.
16 Nominale odg 9/4601/77 440 435 5 218 163 272 47 Resp.
17 Nominale odg 9/4601/78 432 427 5 214 163 264 47 Resp.
18 Nominale odg 9/4601/81 436 419 17 210 155 264 47 Resp.
19 Nominale odg 9/4601/86 437 428 9 215 167 261 47 Resp.
20 Nominale odg 9/4601/87 430 356 74 179 58 298 47 Resp.
21 Nominale odg 9/4601/97 429 427 2 214 171 256 47 Resp.
22 Nominale Ddl 4601 - voto finale 400 397 3 199 276 121 45 Appr.