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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 841 di martedì 25 luglio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIULIO CESARE SOTTANELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Brambilla, Bratti, Catania, Cicchitto, Coppola, Dambruoso, Damiano, Epifani, Gregorio Fontana, Fontanelli, Merlo, Meta, Pannarale, Scanu, Schullian, Vignali e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

(Iniziative a favore del comparto agricolo in relazione all'ondata di maltempo che ha colpito il Centro e il Sud Italia nel gennaio 2017 – n. 2-01640)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza all'ordine del giorno Elvira Savino n. 2-01640 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego.

ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, l'interpellanza in oggetto, riferita appunto allo scorso gennaio, era relativa all'ondata di maltempo che aveva colpito il Centro e, in particolare, il Sud Italia, stringendolo in una pesante morsa di neve e gelo. La stima dei danni era stata calcolata intorno ai 14 miliardi di euro. Secondo le valutazioni di Confartigianato i danni alle produzioni agricole e pugliesi erano stati sostanzialmente irreparabili: collassati 350 ettari di uva da tavola tra Bari e Taranto, isolate le aziende zootecniche della Murgia con danni gravi per produttori e consumatori, ingenti danni ad agrumeti, vigneti ed animali, che si abbeveravano con l'acqua che poi è risultata ghiacciata, molti dei quali sono morti negli allevamenti pugliesi, ed al dramma della perdita dei capi di bestiame, per gli allevatori, si era aggiunto quello dello smaltimento delle carcasse, una vera calamità naturale.

La giunta regionale pugliese, per bocca dell'assessore all'agricoltura, aveva dichiarato lo stato di crisi in agricoltura per tutto il territorio regionale, chiedendo al Ministero di dichiarare lo stato di calamità naturale per la regione Puglia. Secondo Angelo Corsetti, che è il direttore di Coldiretti Puglia, la dichiarazione di stato di calamità naturale, quando appunto i danni superano il 30 per cento della produzione ordinaria, consente l'attivazione del Fondo di solidarietà nazionale, sebbene questi sottolineava come in Puglia i danni fossero talmente gravi da non essere probabilmente sostenibili neanche dal Fondo.

Dunque, nella mia interpellanza chiedevo quali iniziative avrebbe attivato il Governo per rispondere a questa emergenza e quali risorse intendesse stanziare per coprire queste ingenti perdite e quali fossero i tempi previsti. Grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente, onorevoli deputati. Premetto che gli interventi compensativi ex post del Fondo di solidarietà nazionale per il sostegno alle imprese agricole danneggiate dalle avversità meteorologiche si possono attivare solo quando le avversità, le colture, le strutture agricole non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizza assicurativa agevolata. Come sa l'onorevole Savino, infatti, gli agricoltori hanno la possibilità di stipulare dette polizze, agevolate peraltro da un contributo, coperte con un contributo unionale che è pari al 65 per cento della spesa sostenuta.

Tuttavia, stante l'eccezionalità degli eventi atmosferici, una recente norma di carattere derogatorio eccezionale - abbiamo fatto una norma che ha un carattere eccezionale -, e precisamente la legge 21 giugno 2017, n. 96, consente anche in questo caso l'attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale anche per i danni subiti alle produzioni agricole e alle strutture aziendali assicurabili ai sensi del vigente piano assicurativo annuale, ciò in quanto, in relazione agli eventi in esame, gli strumenti assicurativi agevolati vengono scarsamente - e sono stati scarsamente - utilizzati dagli agricoltori, i quali, nell'ipotesi appunto degli eventi così drammaticamente eccezionali di cui parlava l'onorevole Savino, non potrebbero contare su alcuna forma di compensazione, con una seria compromissione della propria attività aziendale. In favore delle suddette imprese, pertanto, sarà possibile erogare tutta una serie di strumenti, in virtù della legge, in virtù della deroga che abbiamo portato avanti e varato con la legge in oggetto, e cioè: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze aziendali nell'anno in cui si è verificato l'evento e in quello successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificata la calamità; l'esonero parziale fino al 50 per cento dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri, ma anche dei propri dipendente, e contributi in conto capitale per il ripristino delle infrastrutture aziendali agricole; e ricostituzione delle scorte che sono andate distrutte. Pertanto, nel ringraziare l'onorevole Savino anche per questa sollecitazione, ai fini della declaratoria di eccezionale avversità atmosferica, a cui si procederà poi con un successivo decreto del MIPAAF, è necessario attendere il completamento della fase di rilevazione e di stima dei danni a cui stanno provvedendo le regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, io sono sufficientemente soddisfatta della sua risposta, per quanto tardiva, perché appunto questi eventi si sono verificati nel mese di gennaio scorso. Io credo che si possa, e sono lieta che si possa, attingere al Fondo di solidarietà nazionale rispetto a questo fenomeno che ha interessato la Puglia l'inverno scorso, perché è stato di un'eccezionale gravità ed evidentemente solleciterò anche le autorità regionali al fine di completare la valutazione dei danni che sono stati sofferti dalla regione e auspico, ovviamente, che poi i tempi per gli stanziamenti siano rapidi. Ovviamente i danni restano, sono gravi, per le produzioni agricole, arboree e soprattutto per gli allevamenti; hanno messo in evidenza la fragilità del sistema agricolo e credo che rendano, a mio avviso, necessaria l'attivazione di una strategia normativa e tecnica che sia utile al ripristino produttivo di queste imprese così gravemente colpite.

Detto questo, però, ne approfitto anche per segnalare altre emergenze che sta vivendo la Puglia in questi giorni, ma anche l'intero territorio nazionale, su cui però - mi spiace segnalare - il Governo interviene sempre con un certo ritardo e mai in maniera preventiva. Mi riferisco, in particolare, al problema siccità e all'allarme idrico che scatena anche il fenomeno degli incendi boschivi che stanno piegando il nostro Paese.

La siccità sta creando danni gravissimi all'agricoltura e amplia appunto questo incubo degli incendi. Ogni anno vanno in fumo centinaia di migliaia di ettari di bosco; solo nella regione Puglia nell'ultimo mese e mezzo 1.565 ettari di boschi e piante sono andati in fumo e sono sotto costante monitoraggio 14 focolai, evidentemente in questi territori non potranno più esserci le tradizionali attività del bosco, come la raccolta della legna, dei piccoli frutti, ma anche quella dei funghi che coinvolge non soltanto gli addetti ai lavori, ma anche molti appassionati. La devastante ondata di incendi che si è verificata sul Gargano, in provincia di Bari e Taranto, mette a rischio le vite umane, l'ambiente, l'economia, il lavoro e il turismo e, dopo l'ondata di gelo che c'è stata l'inverno scorso, le risorse stanziate rischiano di divenire vane.

Questi sono disastri abbastanza annunciati, perché già nell'inverno c'erano state poche precipitazioni, sappiamo che le condutture sono sempre più malandate, gli impianti sono inadeguati e, quindi, sarebbe opportuno attivare meccanismi di prevenzione e di gestione di questi fenomeni in modo strutturale, puntando sulla creazione di un sistema di governance, di controllo, ma anche di sensibilizzazione che possa risolverli alla radice. Quindi è urgente delineare una politica che, attraverso nuove tecnologie, normative adeguate, strumenti più avanzati di governo, riesca a prevenire questi disastri. Su queste emergenze che stanno attanagliando il Sud del Paese, ma anche tutta Italia, presenterò nei prossimi giorni un'interpellanza, anche al fine di prevedere lo stanziamento di aiuti straordinari ma anche un coordinamento più serio e un confronto più approfondito con le autorità europee su questi temi.

(Intendimenti in merito all'inserimento del termine «aceto balsamico trentino» nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, in pendenza delle vertenze giurisdizionali in campo nazionale ed europeo – n. 3-03182)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Romanini ed altri n. 3-03182 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli colleghi, come correttamente rilevato dall'onorevole Romanini, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali è in procinto di emanare il decreto ministeriale concernente la diciassettesima revisione dell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, definiti dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, ed inserite nei rispettivi elenchi.

Al riguardo, e soprattutto per fugare la preoccupazione che l'onorevole Romanini ha espresso nella sua interrogazione, vorrei precisare che il prodotto aceto balsamico trentino, non compreso nel registro dei prodotti tradizionali della provincia autonoma di Trento e di Bolzano, non è stato inserito nel predetto elenco nazionale che sta per essere varato. Quindi, l'onorevole Romanini può essere rassicurato per questa preoccupazione che aveva espresso nella sua interrogazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, anche per la sintesi.

L'onorevole Romanini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIUSEPPE ROMANINI. Presidente, ringrazio il sottosegretario Castiglione, che con una risposta laconica, ma molto positiva, tranquillizza non il sottoscritto, ma un settore importante dell'economia emiliano-romagnola, perché ricordo che lì abbiamo l'aceto balsamico tradizionale di Modena, l'aceto balsamico tradizionale di Reggio, e poi l'aceto tradizionale di Modena come marchi riconosciuti di protezione.

Io, però, non vorrei che sembrasse questa, visto che l'abbiamo sottoscritta un nutrito gruppo di deputati emiliano-romagnoli, semplicemente come una contrapposizione territoriale di interessi economici che hanno una valenza esclusivamente locale. Secondo me, secondo noi, era in ballo un qualche cosa di più, che riguardava la difesa di un valore, quello del ruolo delle denominazioni geografiche di origine nella valorizzazione del made in Italy: questo che è un nostro punto di forza, un punto di forza della nostra economia. E quando dico questo, so di parlare al sottosegretario Castiglione, che conosce bene quello di cui sto parlando. E, allora, se noi cominciamo a derogare dalla serietà, dal rigore con il quale vengono riconosciuti questi elementi di tradizionalità e di produzione delle nostre specialità, poi non abbiamo spazio per chiedere che queste siano difese adeguatamente nel mondo. Per cui penso che questa scelta, questa decisione sia doppiamente condivisibile, e il nostro plauso c'è tutto.

(Iniziative volte ad assicurare il tempestivo recepimento dei principi indicati nel decreto direttoriale n. 29 del 2017 in materia di linee guida per le valutazioni d'impatto ambientale relative alle derivazioni idriche – n. 3-03035)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Incà e Brugnerotto n. 3-03035 (Vedi l'allegato A).

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, con il decreto direttoriale n. 29 del 2017 è stato compiuto un avanzamento molto significativo nel campo della tutela ambientale dei corpi idrici, in quanto per la prima volta a livello nazionale sono stati fissati criteri omogenei e scientificamente avanzati per effettuare la valutazione ambientale ex ante delle richieste di derivazione d'acqua. Tali criteri, che estendono la metodologia di valutazione ERA (esclusione, repulsione, attrazione) già in uso nei distretti idrografici dell'Appennino settentrionale e del fiume Po, si basano su una valutazione integrata del rischio ambientale generato da una derivazione sui corpi idrici interessati.

La metodologia ERA, che nel decreto è stata ulteriormente affinata anche al fine di renderla compatibile con altre metodologie di valutazione ambientale, prevede dunque un'accurata valutazione dell'impatto della derivazione sui singoli elementi di qualità caratterizzanti lo stato di qualità presente nel corpo idrico esaminato, al fine di valutarne l'eventuale scadimento di classe attraverso una prima fase di screening e una seconda fase di dettaglio in cui tutti gli elementi di qualità sono analizzati, determinandone l'eventuale scadimento. In tal maniera, i criteri di valutazione ambientale delle derivazioni risultano adeguati alle più recenti indicazioni europee.

Al fine di assicurare l'immediata implementazione dei principi contenuti nel predetto decreto direttoriale in tutte le realtà distrettuali e regionali, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha costituito un tavolo tecnico nazionale, cui partecipano anche qualificati esperti delle Autorità di bacino e dell'ISPRA.

Nel corso della prima riunione del predetto tavolo, tenuta il 18 maggio scorso, è stato fissato uno stringente cronoprogramma delle attività da porre in essere per garantire la tempestiva operatività su tutto il territorio nazionale delle nuove linee guida. In particolare, le Autorità di bacino, unitamente alle rispettive regioni, dovranno garantire, entro settembre di quest'anno, il completamento delle attività di approfondimento scientifico-territoriale e sito-specifico per la definizione dei valori di riferimento delle soglie di pressione e di impatto da utilizzare nell'ambito delle procedure di valutazione ambientale, addivenendo così entro i primi dieci giorni di ottobre, ognuna per il proprio bacino di riferimento, ad una proposta metodologica unica, uniforme e condivisa a livello distrettuale, nella quale trovino rigorosa applicazione i criteri fissati a livello ministeriale.

Le proposte per l'implementazione distrettuale dei criteri indicati nel decreto saranno sottoposte, sempre entro ottobre, alla validazione finale del tavolo degli esperti, il tavolo nazionale, per essere successivamente portate in approvazione all'interno della conferenza istituzionale permanente delle Autorità di bacino, presumibilmente entro l'anno, novembre-dicembre 2017, in modo da garantire, appunto entro l'anno, l'applicazione delle procedure.

La promozione di un'eventuale moratoria sulle derivazioni fino all'operatività delle linee guida all'atto pratico risulta pertanto superflua, tenuto conto delle scadenze temporali ravvicinate che ho illustrato all'interno di questo cronoprogramma.

Si evidenzia, dunque, che nelle more dell'applicazione del decreto in oggetto e nel piano di gestione delle acque del distretto Alpi Orientali è comunque già stata prevista una misura specifica per la tutela dei corpi idrici in relazione ai prelievi per uso idroelettrico.

La misura si basa, tra l'altro, sull'adeguamento del deflusso minimo vitale a cura delle regioni e delle province autonome (i valori dei deflussi rilasciati a valle delle opere di presa delle derivazioni idroelettriche dovranno essere modulati nell'arco dell'anno in misura tale da preservare i processi biologici); sulla verifica della compatibilità dell'istanza di derivazione ad uso idroelettrico rispetto agli obiettivi della direttiva quadro acque, da attuarsi a spese del proponente attraverso un doppio monitoraggio dello stato ecologico; sull'imposizione di particolari tutele per piccoli bacini montani, corpi idrici contenenti siti di riferimento e corpi idrici in stato elevato.

Quindi, nelle more dell'attuazione di una nuova procedura che dovrà entrare in vigore entro novembre-dicembre, comunque sono in atto strumenti di tutela dei livelli di captazione e derivazione. Il Ministero ovviamente in questi mesi, e anche in futuro, continuerà a tenersi informato e a svolgere attività di sollecito e di vigilanza sugli enti territorialmente competenti, anche al fine dell'eventuale coinvolgimento dei soggetti istituzionali suddetti.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Incà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

FEDERICO D'INCA'. Sono solo in parte soddisfatto, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per l'analisi tecnica. Sono convinto che al tavolo tecnico nazionale devono partecipare anche alcuni comitati che nel corso del tempo hanno sempre portato all'attenzione questa problematica come acqua bene comune.

Credo anche che invece la moratoria ci debba essere fino a fine anno, fino a quando non abbiamo tutti quanti i dati sottomano. Le richiedo anche un pizzico di attenzione oltre agli svolgimenti che lei sta attuando attraverso le mani e il cellulare, signora sottosegretario: per cortesia, se mi può ascoltare… Gentilissima, grazie. Credo che il deflusso minimo vitale debba essere riverificato assolutamente: vi sono dei dati che all'interno devono essere rivisti in quanto non sono correnti.

Vorrei anche rispiegare anche all'Aula, e a lei, la difficoltà che abbiamo in alcune parti d'Italia per queste centraline. Perché centraline, questo diminutivo? Perché vanno fino al megawatt di potenza, che vuol dire soltanto un metro cubo di acqua per due chilometri di condotta, che di fatto toglie l'acqua dai nostri torrenti, dai nostri fiumi. E, diversamente, come anche è scritto all'interno dell'interrogazione che le ho proposto, vi sono anche delle centraline, come sul torrente Grisol, o altrimenti sotto il Ponte della Vittoria a Belluno, che significano la portata d'acqua per un salto di tre metri.

Oltre a questo, togliere l'acqua ai nostri torrenti vuol dire togliere l'ecosistema, vuol dire che il deflusso minimo non basta, e che si insiste, tra l'altro, anche in zone di assoluto pregio come le nostre dolomiti che sono patrimonio UNESCO. E insisto anche nel dirle che sono frutto, queste centraline, semplicemente, nel corso del tempo, di finanziamenti, di incentivi sbagliati, che di fatto fanno sì che queste centraline producono energia elettrica ad un costo molto più elevato del costo di mercato e le persone, gli imprenditori, che si affacciano in questo mercato, sono - io li considero - degli speculatori. Degli speculatori che hanno la possibilità di avere in vent'anni un prezzo di questa energia elettrica di 3 o 4 volte superiore al prezzo della corrente del mercato. Inoltre, questi impianti sono progettati, in gran parte, nell'arco alpino. Vi sono progettazioni per 2.000 impianti in questo momento; 150 impianti, come progettazione, insistono soltanto nella provincia di Belluno che, tra l'altro, insomma ha già un fiume, il fiume Piave, che è il più antropizzato d'Europa e su cui già insistono, come record negativo, captazioni per il 90 per cento dell'acqua.

Oltre a queste incidenze - noi siamo per le energie rinnovabili come Movimento 5 Stelle - la produzione con queste centraline sulla produzione totale di Energia del nostro Paese è del 2 per mille. Ogni centralina produce un milionesimo del fabbisogno nazionale. L'ordine di grandezza dell'impegno finanziario, cioè quanto noi cittadini spendiamo in bolletta ogni anno per queste centraline, è di 1 miliardo di euro. Siccome la remunerazione vale per vent'anni, noi spendiamo 20 miliardi di euro per questo mini idroelettrico.

Una cosa ancora: la direttiva europea è fondamentale, l'applicazione nel nostro Paese diventa il punto di partenza per poter verificare esattamente quanti di questi impianti si possono fare, quanti di questi impianti si possono costruire sul territorio, quali vanno costruiti. Lo ripeto: vi sono impianti e scelte di costruzione completamente inadeguate e sbagliate per un territorio. La invito anche a venire nel bellunese, per poter verificare in quali luoghi vengono costruiti, quali salti vanno a colpire e su quali torrenti, su quale bellezza, insistono.

Un'ultima cosa, un ringraziamento va, e colgo questa occasione, a tutte le persone che collaborano e che lavorano con “acqua bene comune”, persone che hanno raccolto migliaia di firme sul territorio bellunese per poter far sì che questa voce venisse ascoltata all'interno delle istituzioni. Sono persone che non hanno più vent'anni, sono persone come Piero Sommavilla e come Piergiacomo De Cesero, che hanno lavorato insistentemente per proteggere un ambiente naturale bellissimo dove queste persone e anch'io viviamo, che merita assolutamente un'attenzione maggiore rispetto forse anche soltanto alle pagine che lei ha letto. Mi auguro che lei sia portavoce all'interno di questi tavoli di lavoro, di questa mia risposta a questi suoi dati che mi ha dato oggi, perché possiamo in qualche maniera difendere l'ambiente in cui viviamo, questi torrenti bellissimi, a fronte di una produzione di energia che rappresenta il 2 per mille del fabbisogno nazionale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Bonafede, Luigi Di Maio, Ferrara, Fico, Galati, Lorenzo Guerini, Guerra, Lauricella, Piepoli, Quartapelle Procopio, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione della proposta di legge: Richetti ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali (A.C. 3225-A/R); e delle abbinate proposte di legge: Vaccaro; Lenzi e Amici; Grimoldi; Capelli ed altri; Vitelli ed altri; Lombardi ed altri; Nuti ed altri; Piazzoni ed altri; Mannino ed altri; Sereni ed altri; Caparini ed altri; Giacobbe ed altri; Francesco Sanna; Turco ed altri; Cristian Iannuzzi; Melilla ed altri; Civati ed altri; Bianconi; Gigli ed altri; Caparini ed altri (A.C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3225-A/R: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali; e delle abbinate proposte di legge nn. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259.

Ricordo che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso 20 luglio, si è unanimemente convenuto di consentire, in via del tutto eccezionale e senza che ciò costituisca precedente, la presentazione di questioni pregiudiziali riferite al testo del provvedimento elaborato dalla Commissione, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea nella seduta del 25 ottobre 2016.

Al riguardo, avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Cicchitto ed altri n. 1 e Brunetta e Sisto n. 2 (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione.

In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Chiusa la discussione, l'Assemblea deciderà con un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali Cicchitto ed altri n. 1 e Brunetta e Sisto n. 2 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Antonio Marotta ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Cicchitto ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. La nostra questione pregiudiziale di costituzionalità è con riferimento alla proposta di legge che mira a modificare l'istituto dell'assegno vitalizio. È chiaro che è una questione squisitamente…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore prendete posto, consentendo al collega Marotta di fare il suo intervento. Per favore…. Prego, collega.

ANTONIO MAROTTA. Come dicevo, è una questione squisitamente tecnica, che attiene all'iter scelto dai deputati, che hanno presentato questo disegno di legge, che oggi è all'esame della Camera.

Qui noi parleremo del metodo e della strada scelta e se questa strada, il disegno di legge, sia compatibile o meno con quanto previsto dalla Corte costituzionale. E qui potrei fermarmi col dire: guardate che la Corte ha già deciso in questa materia. Quindi, noi ci avviamo a un percorso con riferimento al quale noi già sappiamo la decisione finale della Corte quale sarà. E, allora, alla fine, ci dovremmo chiedere il perché del percorrere questa strada, sapendo che è sicuramente in violazione del dettato della Corte.

Il problema che ci si pone è il seguente: è possibile modificare i diritti acquisiti? Sappiamo che questo è un principio inviolabile e ce lo ha detto tante volte la Corte. E sappiamo anche che la Corte ci ha detto anche che si può modificare questa disciplina pensionistica di status già acquisito, a condizione di salvaguardare due principi: il principio di legittimo affidamento e il principio di ragionevolezza. Benissimo! Allora, noi vi chiediamo: sono stati salvaguardati questi due principi? Noi riteniamo di no.

La civiltà giuridica del nostro Paese si fonda proprio sul legittimo affidamento, cioè la sicurezza e la tranquillità per i cittadini, nel momento in cui hanno maturato alcuni diritti, di sapere che quei diritti, su cui hanno costruito la loro vita e su cui hanno costruito il futuro della propria famiglia e dei propri figli, sono inviolabili. Questo ci ha detto la Costituzione, questo ci ha detto la Corte costituzionale.

E, allora, se è vero questo, è vero che, nel momento che scendiamo nell'analisi dei criteri di ragionevolezza, noi dobbiamo per forza trovare presenti alcuni elementi costitutivi, per dire che il provvedimento è ragionevole, vale a dire: la temporaneità (l'abbiamo visto per quanto riguarda il contributo di solidarietà, che noi abbiamo individuato nel tempo, perché è possibile, se la individuiamo nel tempo); la generalità (deve essere riferita a una platea che è di tutti i cittadini, sennò chiaramente c'è una violazione dell'articolo 3 della Carta costituzionale); la proporzionalità. Allora, di questi requisiti - che fanno un provvedimento, anche se interviene su un aspetto che sono i diritti acquisiti, possibile da parte del legislatore -, non è presente nessuno di tutte e tre.

Questo che cosa comporta? Comporta la violazione di un altro principio fondamentale, su cui si regge lo stato di diritto. In uno Stato democratico, il rispetto della legge e dello stato di diritto è a fondamento della democrazia stessa. Se lo violiamo, violiamo quello che è il tessuto democratico. E questo è ciò che ci avviamo a fare con questo provvedimento.

E qual è questo principio fondamentale, su cui si regge tutto il nostro sistema del diritto? È il principio di irretroattività. Irretroattività significa certezza del diritto. Se noi volessimo violare il concetto e il criterio dell'irretroattività, noi violeremmo l'essenza stessa del diritto. E noi siamo un Paese in cui il diritto è nato con noi, lo abbiamo esportato in tutto il mondo!

Benissimo, siamo arrivati al 2017 per vederci travolgere - per travolgere noi stessi -, senza nessun senso di responsabilità, i principi base posti a fondamento del nostro sistema giuridico.

È configurabile il diritto all'assegno vitalizio come un diritto soggettivo di natura pecuniaria, strettamente correlato all'indennità, tra l'altro, prevista dalla Costituzione, in quanto nasce nel momento in cui si assume la funzione di parlamentare.

E, allora, che senso hanno questa indennità e il conseguente assegno vitalizio? Rientrano tra le garanzie riconosciute ai singoli parlamentari per tutelare l'autonomia nello svolgimento del mandato parlamentare e nell'esercizio della relativa funzione. L'investimento del parlamentare non viene fuori da un concorso: viene fuori da un'investitura, che è diretta del popolo, nel momento in cui ci sono le elezioni. Il popolo trasmette ai parlamentari, al Parlamento nel suo insieme, la sovranità, quindi, noi siamo espressione della sovranità popolare.

Allora, se noi vogliamo limitare e intervenire su questa materia per costringere solo alcuni a fare politica - perché questo poi è il risultato finale: voi volete indirizzare un sistema nel quale solamente alcuni possono fare politica, altri no, vuol dire che anche qui ci mangiamo decenni di civiltà, di conquista, di democrazia!

E allora io ritengo che basterebbe questo per affermare, senza alcun dubbio, che noi siamo in violazione della Carta costituzionale, per cui già sappiamo che saranno innumerevoli i ricorsi avverso questa legge, ove mai nasca, a bloccare il sistema. E guardate che non blocca solamente il sistema nostro: poca cosa! Ma se passa questo principio, blocca il sistema pensionistico italiano: fatevelo dire da Boeri. Perché? Perché dobbiamo rivalutare sul piano contributivo tutto il sistema pensionistico italiano: il che significa aprire un buco, al di là della possibilità concreta di realizzarlo, rispetto al quale noi apriamo una falda nella quale cadremo tutti quanti, e non so se riusciremo alla fine ad uscirne. Non è il problema di fare del facile allarmismo: è la verità.

Ma il problema che qui più ci sta a cuore, colleghi deputati, perché il momento è importante proprio perché è in gioco la nostra autonomia… Guardate, la Carta costituzionale che volevamo cambiare, io ero d'accordo; però in alcuni punti è chiarissima. E qual è? Vi faccio un esempio: il Consiglio superiore della magistratura. Perché c'è il Consiglio superiore della magistratura? Perché l'indipendenza e l'autonomia della magistratura devono essere gestite direttamente dal Consiglio superiore. Perché? Perché se la affidiamo ad altri, significa che possiamo intervenire sulla loro autonomia e sulla loro indipendenza. Anche qui, allora, che cosa è successo? Che il Padre costituente aveva previsto che fossero la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, il Parlamento, ad avere che cosa? Una riserva di autonomia parlamentare, che noi esplichiamo in tutti i nostri lavori: dal principio dell'autorganizzazione al principio degli interna corporis, all'autonomia finanziaria e contabile, al sistema di immunità personale e di sede, alla verifica dei poteri, all'indennità parlamentare. Sono tutti istituti che servono ad assicurare, con disposizione di rango costituzionale, lo spazio necessario alla libera applicazione della funzione parlamentare.

E allora io mi chiedo, e vi chiedo: al di là delle decisioni del Presidente della Camera e del Presidente del Senato, che già ci sono state rispetto ad iniziative che precedentemente erano state prese, e che erano tutte indirizzate in quel modo, per quale motivo noi nel 2012 come Ufficio di Presidenza di questa Camera abbiamo portato il sistema da retributivo a contributivo con il nostro sistema interno, per salvaguardare quella che è la nostra autonomia, la nostra indipendenza; e ora lo portiamo fuori, affidando al legislatore, andando al di là di quello che prevede la nostra Carta costituzionale, al di là di quello che prevedono i nostri Regolamenti? E allora la nostra è una battaglia di civiltà giuridica!

PRESIDENTE. La ringrazio.

ANTONIO MAROTTA. Noi vogliamo continuare a vivere in uno Stato di diritto, e per vivere in uno Stato di diritto dobbiamo rispettarne le regole (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Paolo Sisto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta n. 2, di cui è cofirmatario.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, lei non immagina quanto io sia lieto di poter prendere la parola oggi, perché non più tardi di venerdì soltanto un intervento che io considero divino ha evitato che un brutto incidente di motocicletta potesse pregiudicare la mia presenza. Ci sono dei valori che si scoprono soltanto in talune occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), e io in quell'occasione ho capito quanto importante è il valore della vita e quanto può essere casualmente rimesso alle situazioni e alle circostanze.

E quanto è importante la vita, e quanto è importante la Costituzione: a prescindere, esattamente come la vita.

Perché, se noi in un sistema democratico non dessimo rilevanza al rispetto dei principi costituzionali prima del merito dei provvedimenti, noi diventeremmo schiavi dell'occasione. Essere schiavi dell'occasione, indipendentemente da quale sia l'occasione, è proprio di sistemi non democratici, in cui non è il Parlamento a trascinare l'opinione pubblica, ma l'opinione pubblica a trascinare il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Questo è un principio fondante su cui noi dobbiamo riflettere! Perché quando io leggo oggi che il relatore di questa proposta dice: ah, la Corte costituzionale? Certo, incostituzionale, ma la Corte si assumerà le sue responsabilità se lo dichiarerà incostituzionale. Una minaccia politica alla Corte costituzionale, di una gravità incommensurabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Come se la politica fosse capace di sovrapporsi alla Costituzione. E il sorriso, che io ritengo sardonico, non ritengo neanche bonario del relatore, mi conforta nella pretesa che inseguire la piazza è uno sport che noi dobbiamo abbandonare, se siamo degni di rimanere nel Parlamento. Se invece noi ci facciamo guidare dalla piazza, bene, cari colleghi, noi non saremo parlamentari: siamo destinati a soccombere alla piazza! E la nostra Costituzione insieme a noi.

La retroattività. Presidente, dico subito che Forza Italia - perché non ci siano infingimenti - nel 2011 e 2012 è stato il primo partito e Governo che ha riportato al contributivo i vitalizi. Questo dev'essere chiaro: noi siamo il partito - l'unico! - che sotto il Governo ha combattuto il sistema retributivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quindi non siamo affatto passibili di sospetti quando invochiamo le garanzie della Costituzione, che voi state travolgendo per andare incontro alla piazza: una gravità incommensurabile, che questo Governo si assume. E soprattutto quella che è la rincorsa verso il populismo, che è uno sport pericolosissimo, che ha comportato nelle democrazie europee delle pericolosissime derive di cui non vi rendete conto! Ma noi siamo rigorosi, non abbiamo il timore delle nostre opinioni; e quando diciamo che la retroattività è una barbarie… E l'abbiamo pagata sulla nostra pelle, un'applicazione retroattiva indegna ed ingiusta nei confronti del nostro Presidente! Quando noi diciamo che la retroattività o la irretroattività è un valore da difendere, lo diciamo a ragion veduta, perché voi state mettendo a rischio, con una disinvoltura e un'arroganza senza pari, con un'operazione di macelleria sociale, 20 milioni di pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Perché è evidente quello che accadrà, è evidente! Mi dovete spiegare perché quello che voi oggi volete applicare retroattivamente ai parlamentari, non si applicherà con uno schiocco di dita a 20 milioni di pensionati. Ma non ve ne rendete conto, perché dovete inseguire, dovete prendere il consenso, non dovete stare dietro a chi fa il populista! Il vostro atteggiamento è irresponsabile, è costituzionalmente premeditato, è una violazione dolosa con dolo di proposito, se potessi usare un'espressione vicina alla mia cultura specifica.

Quando con il sorriso sulle labbra sapete di violare la Costituzione, e proponete, sulla scorta dei numeri, un provvedimento barbaro sul piano costituzionale, ve ne assumete una gravissima, imperdonabile responsabilità. La sentenza n. 390 del 1995, la n. 349, la n. 822 del 1988, la n. 416 del 1999, la n. 446 del 2002: tutti numeri che peseranno sulle vostre coscienze, e che non impediranno, nonostante le “minacce”, lo dico tra virgolette, della politica alla Corte costituzionale, di fare il suo dovere, non sui vitalizi, ma su qualsiasi provvedimento dovesse andare incontro a queste patologie. Questo dev'essere chiaro: noi difendiamo la Costituzione, punto!

E se questo è vero, io mi permetterò, Presidente, a cui mi rivolgo sempre con grande, massimo rispetto, e non soltanto istituzionale: me lo consentirà, perché le persone in politica contano. Ricordo male o proprio l'Ufficio di Presidenza il 5 agosto 2015 e la Presidenza della Camera, nel corso della discussione congiunta dei documenti relativi al conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 e al progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 dichiararono inammissibili gli ordini del giorno Fraccaro e Caparini, volti a prevedere la soppressione degli assegni vitalizi anche in corso di erogazione e la rideterminazione degli importi dovuti secondo il sistema del calcolo contributivo. E sapete perché furono dichiarati inammissibili, Presidente? Perché in contrasto con i principi di irretroattività della norma e del legittimo affidamento, come definiti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Pazzesco, pazzesco! Paradossale, paradossale! Noi stiamo votando una proposta di legge che in qualche modo la stessa Presidenza della Camera ha ritenuto, a livello di ordini del giorno, inammissibile per palese incostituzionalità. Ma che altro vi dobbiamo dire?

Certo, soffermatevi a parlare tra di voi, evitate il contraddittorio, evitate di ascoltare la voce della Costituzione perché si tratta di questo. Soltanto la sordità consente, Presidente, di rimanere inerti di fronte a questo richiamo che non è finalizzato al presente ma è finalizzato al futuro, al rispetto di principi fondanti. E quando Forza Italia invoca la Costituzione, la invoca sempre indipendentemente dagli effetti, perché la grandezza della Costituzione è che non tiene conto degli effetti.

Vogliamo parlare dell'articolo 3 rispetto a comuni e province? Della necessità di garantire lo status di parlamentare ai sensi dell'articolo 69? Vogliamo dire come la sentenza n. 24 del 1968 garantisca ai parlamentari non abbienti il sostentamento, per cui il vitalizio viene definito una prerogativa di funzione? No, perché c'è la piazza, ci sono i social, c'è tutta una serie di area di consenso incostituzionale. Ma io chiedo a quest'Aula: il nostro compito è quello di raggiungere l'obiettivo di un post favorevole, di 100, 200, 300 post favorevoli, o quello di rispettare la Costituzione (di rispettare, caro Toninelli, perché si può anche sorridere ma sulla Costituzione non è consentito bluffare)? Voi lo sapete che siamo di fronte a un provvedimento incostituzionale e, ciononostante, fingete di non ascoltare, fingete di non capire, fingete di non rendervi conto.

Io penso, Presidente, che la gravità della situazione sia non rispetto al tema dei vitalizi, che è un'occasione, è un pretesto, è uno strumento, ma rispetto all'abitudine dolosa di scrivere leggi incostituzionali nella prospettiva che la Corte si assuma le sue responsabilità. Ecco, una Corte costituzionale politicamente orientata è quanto di peggio si possa auspicare in un Paese come il nostro. Forza Italia, da questo punto di vista, è un partito che non si piega, non si piega alle opinioni e al consenso e che mantiene alta la testa rispetto ai principi costituzionali e li difenderà oggi come ieri e come domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Il vitalizio parlamentare non è un diritto acquisito né, tanto meno, un trattamento previdenziale. Quando fu introdotto, nel 1954, fu istituito quale rimessa economica riconosciuta ai parlamentari per tutta la durata della propria vita dopo la cessazione del mandato parlamentare.

Pure recenti studi hanno dimostrato che gli ex parlamentari possono godere attualmente di un vitalizio che è pari fino a cinque volte quello che effettivamente hanno versato durante il proprio mandato. Allora, viene spontaneo chiedersi: è un privilegio? Sì, Presidente, è un privilegio eccome, perché i parlamentari se lo sono autoriconosciuti ed è tutt'oggi fuori dalla portata della legge ordinaria. Non è previsto dalla Carta costituzionale ed è presente solo nella cosiddetta riserva dei Regolamenti interni della Camera.

Ciononostante, quando abbiamo presentato, come MoVimento 5 Stelle, presso l'Ufficio di Presidenza della Camera una delibera parlamentare per riuscire a modificare il sistema dei vitalizi parlamentari la risposta che ci è stata data è stata la seguente: “Ma bisogna farlo con legge ordinaria”; eppure, oggi qualcuno in quest'Aula, che ha bocciato quella proposta di delibera, rivolta la frittata in un altro senso.

È uno scandalo? Sì, certo che lo è. Lo è perché nessun lavoratore e nessuna lavoratrice italiani possono godere al termine della propria attività di un privilegio di questo genere. Si tratta di una truffa ai danni dei cittadini? Sì lo è, perché ogni lavoratrice e ogni lavoratore del passato e del presente contribuiscono a pagare in quota parte questi vitalizi e quelli futuri. Qualcuno ha anche detto che è un atteggiamento persecutorio nei confronti della cosiddetta “casta” (di preciso è stato il deputato Marchi). Lo è? No! È semplicemente una battaglia di equità e di giustizia. Si chiede semplicemente che ai parlamentari e ai consigliere regionali vengano applicate le stesse leggi che vengono applicate per tutto il resto dei cittadini italiani. Se questo significa perseguire la casta allora sì, stiamo mettendo in atto dei comportamenti persecutori.

Ma torniamo alla pregiudiziale di costituzionalità. Il vitalizio parlamentare, così come quello dei consigliere regionali, non è un diritto acquisito - l'abbiamo chiarito - e non è un trattamento previdenziale ed è stata la Corte costituzionale a dirlo con la sentenza n. 289 del 1994, dicendo che non esiste alcuna identità di natura e di regime giuridico tra l'assegno vitalizio e il trattamento pensionistico. Sullo stesso solco si è espressa la Corte dei conti, con la pronuncia n. 117 del 2015, sostenendo che l'assenza di norme attributive di natura pensionistica, la diversa natura dei percettori, la diversità di natura, finalità e di regime distingue gli assegni vitalizi dalle pensioni ordinarie, tant'è che non sottostanno alla medesima giurisdizione, e proprio quella pronuncia ha richiamato le sentenze della Corte costituzionale e la giurisprudenza costituzionale, sostenendo che i vitalizi non hanno natura previdenziale. È poi intervenuta la Corte di cassazione dicendo che le ex cariche elettive non possono essere accomunate ad un ex lavoratore o ad un pensionato. In ultimo, è intervenuto il Comitato per la legislazione che nel suo parere proprio su questo provvedimento ha detto chiaramente che l'assegno vitalizio, a differenza della pensione ordinaria, sia connotato di un'indennità di carica goduta in relazione all'esercizio di un mandato e da caratteristiche distinte da quelle proprie della retribuzione connessa al rapporto di pubblico impiego.

Quindi, se il trattamento previdenziale ha un dettato costituzionale - lo si trova all'articolo 38 della Costituzione - e pertanto non è disponibile, il vitalizio lo è – eccome! -, e vi si può rinunciare. Prova concreta ne è, per esempio, il nostro consigliere della regione Piemonte, Davide Bono, che ha rinunciato al vitalizio così come i nostri eletti all'Assemblea della regione Sicilia.

Quindi, se il vitalizio non è un diritto acquisito, non è un trattamento pensionistico ed è rinunciabile, allora è evidente che forse questi profili di illegittimità costituzionale non sussistono su questi importi e, quindi, si possono variare.

Non si tratta, peraltro, di disposizioni retroattive che vanno a incidere sui diritti acquisiti ma, Presidente, se anche lo fossero nessuno di questi ex parlamentari o consiglieri regionali finirebbe sotto un ponte e sono certa che quest'Aula riuscirebbe a trovare delle parole di vicinanza per queste persone, così come tutte le volte riesce a farlo nei confronti dei cittadini italiani senza lavoro e senza queste ingenti risorse; ecco, quelli veramente, invece, ci finiscono sotto ai ponti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Peraltro, se fosse una forma pensionistica sarebbe decisamente sconveniente per la cassa di gestione, perché abbiamo detto che ci sono deputati che riescono a percepire cinque volte quello che hanno versato.

Quindi, da ultimo noi riteniamo che non ci sia assolutamente nulla di incostituzionale. Abbiamo provato la via della legge costituzionale e ci avete detto di no; abbiamo provato la delibera dell'Ufficio di Presidenza e ci avete detto di no; proviamo con quello che avete proposto voi, una vostra proposta di legge ordinaria. L'unica cosa che chiediamo è di applicare la legge Dini -Fornero ai parlamentari, al pari di tutti gli altri cittadini italiani. Quindi, che anche loro prendano la pensione al pari di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Presidente, colleghi, il richiamo che la Corte costituzionale ci fa quando trattiamo di temi previdenziali è alla libertà del legislatore, al rispetto di quanto versato dai lavoratori e alla razionalità delle cose che facciamo e delle decisioni che assumiamo. Quindi, razionalità e ragionevolezza.

Mi permetteranno, i colleghi che hanno voluto drammatizzare la discussione sulle pregiudiziali di costituzionalità, di rispondere col sorriso, che non è sardonico - anche se sono sardo - ma è di richiamo alla realtà delle cose che stiamo discutendo. E stiamo discutendo non di trattamenti previdenziali dei parlamentari, ma di una cosa di molto diversa. Perché non penso che ci sia nessuno di noi che qui dentro, se di trattamento previdenziale tout-court si parlasse, sarebbe disponibile a uscire da quest'Aula a dire: cari concittadini, io sono diverso da voi! Cari concittadini, ve lo dico in faccia: io posso lavorare pochi anni e avere un trattamento previdenziale molto superiore a voi, che per ottenerla lavorate quarant'anni, magari quarantacinque, tra qualche tempo! Nessuno di noi sarebbe disponibile a farlo.

Siamo disponibili a ragionare, dunque a riformare, secondo i tempi che la storia ci chiede, un istituto che all'inizio della Repubblica è stato a protezione dello status parlamentare, perché si potevano far battaglie qui dentro e uscire con il vitalizio a cinquant'anni sapendo che si era protetti dalla possibilità di avere la pagnotta e di vivere dignitosamente, anche se avevi fatto la tua esperienza politica di opposizione dura contro il Governo e contro i potentati economici di allora. Il vitalizio, poi, è diventato strutturalmente un modo per finanziare l'organizzazione della politica. Questi sono argomenti che riguardano la storia, la sociologia, che hanno nulla a che fare col tempo in cui viviamo, in cui nessuno immagina una sua responsabilità istituzionale per trenta, quaranta anni della propria vita, e nessuno immagina una sua vita istituzionale che completamente assorba il dovere di avere un lavoro fuori, una responsabilità economica fuori, una professione fuori dalle aule parlamentari.

E già è cambiato l'istituto di cui stiamo parlando: all'inizio della Repubblica, dopo un certo numero di legislature, si prendeva l'85 per cento di vitalizio in rapporto all'indennità parlamentare; oggi si prende il 60 per cento. Diritti acquisiti? Diritti non rispettati? No, evoluzione dell'istituto, evoluzione di ciò di cui stiamo parlando. E stiamo parlando di una cosa che, a differenza di altri organi costituzionali - questo è un punto della pregiudiziale di costituzionalità - è pienamente rimandato alla responsabilità del legislatore, non dell'Ufficio di Presidenza della Camera, che solo in seconda battuta, nella legge del 1965, ha avuto dei compiti sulla materia. Ma è l'articolo 69 della Costituzione che dà a noi questa responsabilità. Oggi noi abbiamo la responsabilità di riscrivere in maniera adeguata ai tempi la remunerazione differita, il risarcimento di un periodo limitato della vita istituzionale di ciascuno di noi che è diverso dal trattamento pensionistico che egli riceve per la sua attività professionale e lavorativa.

Inviterei a guardare il contenuto della proposta di legge così come ci arriva in Aula. Non è vero che devastiamo i trattamenti di chi oggi non c'è più, perché chi non c'è più ha fatto molte legislature, probabilmente continuerà a prendere, anche se “superstite” di una parlamentare deceduto, delle remunerazioni differite che sono oggi capaci di far vivere con grande dignità chi ha servito lo Stato e il Parlamento.

Abbiamo fatto delle modifiche, nel corso di una discussione molto seria - più seria di quella che abbiamo sentito qui -, che ha portato a rispettare le autonomie regionali, specie le prerogative delle regioni speciali, anche con ulteriori emendamenti nel Comitato dei nove; e abbiamo soprattutto - lo voglio dire in conclusione dell'intervento, rivendicando la specificità di quello di cui stiamo parlando, cioè dell'istituto parlamentare, del trattamento successivo alla cessazione del mandato – evitato qualsiasi possibilità di interpretazione falsa, analogica, di applicazione al sistema previdenziale di chi ha oggi trattamenti retributivi in essere. Non usate più quest'argomento, perché siete solo ridicoli, se lo evocate un'altra volta nel dibattito in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo tramite lei all'onorevole Sanna: ho avuto stima della sua onestà intellettuale, vorrei farle notare che la diversità non è nella dimensione umana, è nella funzione parlamentare. Quindi, se lei lo utilizza in maniera così strumentale e dice “avete il coraggio di andare fuori di qui e dire che voi siete superiori?”, lei non fa onore alla sua onestà intellettuale.

L'equiparazione del parlamentare all'impiegato statale, che è di fatto contenuta nella proposta di legge, esplicita la volontà di indebolire la libertà e l'autonomia della funzione parlamentare, e non perché ci sia nella rappresentanza una presunzione di superiorità rispetto al pubblico dipendente - non si può sostenere una tesi di questa natura - ma solo un'evidente diversità, perché è profondamente diversa la loro funzione. La funzione di rappresentanza della sovranità nazionale è alla base della scelta di porre il potere legislativo ai vertici tra i poteri dello Stato. Questa funzione deve poter essere svolta da ogni cittadino senza discriminazione di censo, o senza timori reverenziali nei confronti dei potenti.

Io sono figlio di un povero contadino: ma se non c'erano queste garanzie, mai sarebbe stato possibile un riconoscimento di questa natura che venisse attraverso il voto dei propri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

Il non tener conto di queste cose vuol dire avere un'idea della democrazia molto diversa, per questo la Costituzione prevede che questa funzione sia sostenuta da particolari garanzie, non confondiamo le cose. Si tratta di garanzie!

Quella di oggi è una misura strumentale, un tentativo di depistare, tra l'altro costruita con un dilettantismo giuridico che fa impressione. Sì, dilettantismo giuridico (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Solidale-Centro Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)! L'assegno vitalizio pensato dai costituenti non può essere considerato come una pensione, anzi, come l'indennità, il vitalizio è posto a garanzia dell'autonomia dei parlamentari, l'articolo 67, che esplicita il “senza vincolo di mandato”. So che altri hanno attaccato questo articolo 67, ma io lo difendo, perché sta alla base dell'autonomia del parlamentare, sia nei confronti dall'elettorato che li ha espressi sia nei confronti dei partiti che li hanno candidati! È questa la regola della rappresentanza! Se non vi va bene, vuol dire che avete un'idea diversa di democrazia!

Se poi si dovessero davvero considerare pensioni - sbagliando -, non si vede perché la proposta in discussione debba negare ai parlamentari l'applicazione del principio di non retroattività, riconosciuto in materia pensionistica alla generalità dei cittadini, a meno che non pensiate di estenderla anche a loro, ai cittadini, ad esempio ai pensionati che sono entrati in pensione con metodo retributivo, il che dice la confusione mentale che guida un'operazione di questa natura.

La proposta in discussione è un grande pasticcio, e sinceramente non fa onore al primo firmatario, ed è in palese contrasto con diversi articoli dalla Costituzione. Se poi l'iniziativa fosse partita per ragioni politiche, il Partito Democratico sappia che non ne ricaverà nulla, perché la strumentalizzazione della casta ha altri padri riconosciuti! Chi rincorre la piazza, fatalmente ne sarà vittima, prima o poi. Resta un attacco al Parlamento, che avrà conseguenze imprevedibili, di cui non voglio portare alcuna responsabilità.

Per queste ragioni, ritengo molto fondate le motivazioni sostenute dai proponenti le questioni pregiudiziali, e non oso sorridere nei loro confronti. Le sostengo, ma come i miei colleghi non intendo partecipare alle votazioni successive, compreso il voto finale, e vi auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, io intervengo per motivare il nostro voto di astensione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Un'astensione che nasce da che cosa? Da una condivisione dell'obiettivo delle motivazioni che potevano essere alla base di questo provvedimento, cioè la riduzione di condizioni di privilegio, di sperequazione, rispetto alle condizioni dei cittadini. Noi su questo terreno ci siamo, e ci saremmo, ma siamo fortemente critici rispetto alla via che si è intrapresa con questa legge.

Il nostro giudizio su questo testo di legge è un giudizio molto, molto critico. Con la scelta che è stata fatta di puntare tutta l'attenzione solo e soltanto sui vitalizi, si è rinunciato ad affrontare nella legislatura in corso il tema di una ridiscussione complessiva dei costi della politica. Quindi, con il consenso delle principali forze politiche e anche del MoVimento 5 Stelle, nella legislatura in corso non si discuterà più di indennità parlamentari: non lo faremo più con il consenso del MoVimento 5 Stelle. Non discuteremo più di finanziamento della politica: noi abbiamo azzerato il finanziamento pubblico ai partiti e lasciamo, invece, un cospicuo finanziamento ai gruppi parlamentari, a tutti i gruppi parlamentari compreso il MoVimento 5 Stelle, che viene sostanzialmente utilizzato, come è emerso nell'ultima campagna referendaria, anche per attività estranee all'attività istituzionale dei gruppi e, con il consenso del MoVimento 5 Stelle, chiuderemo la legislatura lasciando che fondazioni private possano raccogliere risorse, senza alcun obbligo di trasparenza, senza rendere conto a nessuno e senza spiegare chi dà i soldi, che poi in maniera surrettizia e opaca vengono utilizzate per l'attività politica. Quindi in sostanza si è rinunciato ad affrontare i temi veri di una correzione e di una razionalizzazione dei costi della politica e si è deciso di concentrare l'attenzione su questo provvedimento spot, elettoralistico. Non se ne avrà a male il collega Richetti ma noi siamo in presenza di una iniziativa fatta dal responsabile comunicazione del Partito Democratico in questa veste. Siamo nel registro della propaganda e, d'altra parte, la propaganda è l'unico terreno su cui in questo momento - li capisco - Partito democratico e MoVimento 5 Stelle possono esercitarsi perché se dovessero parlare del Governo, di ciò che hanno fatto per gli italiani in Italia o a Roma, capisco le difficoltà e l'imbarazzo e quindi si vada avanti con la propaganda e con un testo che è stato sostanzialmente riscritto dopo i pesantissimi rilievi che sono emersi da diverse Commissioni a partire dalla Commissione bilancio. Abbiamo emendamenti che, a partire dalla questione della gestione separata dell'INPS, di fatto riscrivono la proposta di legge e che danno vita a un testo che sarà con ogni probabilità destinato a insabbiarsi al Senato. Onorevole Richetti, che fine ha fatto l'altra proposta di legge di cui lei era proponente con gran fanfara e grancassa sulla regolamentazione dei partiti, ricorda? Giace dimenticata al Senato e probabilmente questo sarà l'esito anche del provvedimento in esame oppure, se dovesse essere approvato al Senato, credo che vi sia fortemente il rischio di un intervento da parte della Corte costituzionale perché - riassumo i tre principali motivi di criticità - affrontiamo per via di legge, come ci hanno segnalato autorevoli costituzionalisti, una materia che avrebbe dovuto essere oggetto di delibere degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, punto primo. Punto secondo, con la scelta che si fa, c'è una evidente violazione del principio di non retroattività. Si colpiscono in maniera indiscriminata tutti i trattamenti pregressi determinando una violazione del principio di legittimo affidamento di un cittadino a ciò che l'ordinamento pubblico ha promesso per il futuro e si rinuncia, invece, ad un intervento selettivo, come quello che noi proponiamo sui trattamenti, sui vitalizi più alti che sarebbe rimasta la strada maestra: intervenire sulle situazioni effettivamente anomale di sperequazione e di privilegio. Terzo punto - è il punto più rilevante sul quale vi chiederemo un pronunciamento - si apre il varco a quella che io chiamo la dottrina del professor Boeri, il presidente dell'INPS che per la verità si dedica soprattutto a un'attività per così dire di opinionista, cioè la teoria per la quale bisogna mettere le mani nelle pensioni degli italiani, le pensioni pregresse…

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ALFREDO D'ATTORRE. …in base al principio dell'equità intergenerazionale. Abbiamo presentato un emendamento che prevede che non si consentirà di fare ai cittadini ciò che in questo momento si fa per i parlamentari e i consiglieri regionali. È l'emendamento 1.14 a mia prima firma: su questo almeno chiediamo a tutti voi - lo chiediamo al PD e al MoVimento 5 Stelle - un pronunciamento chiaro. Prendete l'impegno di non mettere le mani sulle pensioni degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, non posso non aderire alle pregiudiziali di costituzionalità e lo faccio anzitutto per una ragione di decenza e di dignità delle istituzioni. Non c'è in quest'Aula chi non sappia che il provvedimento in esame è contrario persino ai principi generali dell'ordinamento che vietano la retroattività delle leggi. Ma c'è di più: c'è un aspetto etico chiamato in causa perché questo intervento tocca chi non è più deputato e non provoca il minimo danno, ad esempio, a chi è entrato per la prima volta nella legislatura in corso. E ancora un elemento: è un provvedimento sgangherato, imperfetto, privo persino di un plausibile conto economico sull'entità delle risorse necessarie. Nel merito giuridico sono state dette cose importanti che condivido e ce ne sono ancora molte: il provvedimento è sbagliato perché usa un veicolo improprio, quello della legge ordinaria, per regolare questioni su cui esiste una riserva costituzionale; perché interviene a gamba tesa su altre Assemblee legislative come le regioni; perché si tratta di un intervento pericoloso per gli italiani perché introduce una falla nel sistema: se fosse approvato, come veniva appena ricordato, come si potrebbe evitare di sottoporre tutte le pensioni allo stesso trattamento per mettere mano sui 58 miliardi di risparmi che possono derivare dal ricalcolo contributivo? È privo di valutazioni attendibili sul piano economico ed attuariale: il sistema contributivo prevede l'intervento del prestatore di lavoro per un terzo e del datore di lavoro per due terzi. Quanto dovrà pagare la Camera dei deputati? Potremmo continuare anche se basterebbe rammentare a tutti che, come già avvenuto nelle precedenti pronunce, la Consulta dichiarerebbe incostituzionale un provvedimento fatto con questa malagrazia. Ma forse sono io a trascurare qualcosa: i sostenitori della proposta questo già lo sanno bene ma non interessa. L'obiettivo è solo lo spot(Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Erano le ultime ore della campagna elettorale referendaria costituzionale e il Presidente Renzi si appellava ai cittadini in uno stato di grossa difficoltà dicendo: questo referendum abbasserà i costi della politica, scompariranno i vitalizi. Era un appello disperato. La verità, cari amici e caro onorevole Renzi, è che gli italiani vi hanno votato contro; gli italiani sopportano pure che la buona politica, quella che non c'è qui dentro, possa usufruire anche dei vitalizi. Il problema è che purtroppo siamo noi nelle condizioni di farci dire dall'esterno che le cose non vanno nella maniera giusta. Dunque insisto con il dire che gli italiani hanno dato una risposta chiara: non c'è in questa vicenda la rincorsa verso un populismo sfacciato perché gli italiani con il referendum, con il 60 per cento del no, caro amico e collega Richetti, hanno votato no a quella tua nefandezza che non vale la pena nemmeno di citare.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Cicchitto ed altri n. 1 e Brunetta e Sisto n. 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo, dunque, al seguito dell'esame della proposta di legge.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi Calendario).

Avverto, inoltre, che il tempo per il seguito dell'esame a disposizione della componente politica del gruppo Misto "Civici e Innovatori", costituitasi a seguito del venire meno dell'omonimo gruppo, è pari a quattordici minuti.

(Esame degli articoli - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma l, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Civati 2.40, in materia di assistenza sanitaria dei membri del Parlamento; Giorgia Meloni 3.01, in quanto lesivo dell'autonomia di altri organi costituzionali. Per le medesime ragioni risulta inammissibile l'articolo aggiuntivo Palmizio 3.050, di contenuto analogo; Marchi 13.08. Con riferimento a tale ultima proposta emendativa, si fa presente che, pur essendo priva, rispetto al testo presentato in sede referente, delle disposizioni in materia di assistenza sanitaria, la stessa risulta comunque inammissibile in quanto si pone in contrasto con l'autonomia delle Camere.

Avverto, infine, che non sarà posto in votazione, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, e del punto 5.2) della Circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, l'emendamento Baldelli 13.63, volto ad introdurre il reato di "maturazione e percezione di assegno vitalizio". Tale proposta emendativa, nel prevedere quale fattispecie penale la maturazione di un diritto o la percezione di prestazioni sulla base di norme vigenti, risulta palesemente incongrua rispetto al contesto logico e normativo del provvedimento in esame, manifestamente illogica e di contenuto oggettivamente ironico e quindi sconveniente ai sensi della predetta disposizione regolamentare.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il gruppo Misto, per la componente politica Alternativa Libera-Tutti insieme per l'Italia e i deputati Mannino e Pisicchio sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Presidente, in relazione all'inammissibilità dell'emendamento da me presentato. Lo voglio leggere, anche per darne notizia all'Assemblea. Si istituisce il reato di vitalizio (Commenti)…c'è poco da ridere, colleghi. Chiunque maturi per sé vitalizi o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concesse o erogate dallo Stato o da altri enti pubblici, è punito con la reclusione da due a otto anni. Chiunque percepisca vitalizi o altre erogazioni, eccetera, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni, in relazione al periodo di percezione, con restituzione delle somme indebitamente percepite e del danno erariale procurato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Sfido chiunque a dimostrarmi che è incongrua, illogica e oggettivamente ironica, perché, allora, Presidente, lei mi deve spiegare in base a quale principio una norma del genere, che è in sintonia con grossa parte della nostra opinione pubblica, oltre che con grossa parte dei media - che sostanzialmente sostengono che la maturazione e, soprattutto, la percezione del vitalizio siano un furto legalizzato - è un qualcosa di illogico, provocatorio e ironico.

È ironica, Presidente, la lista di proscrizione che molti quotidiani fanno non solo dei colleghi o degli ex colleghi - perché dal 2012 in poi si parla, quindi, di ex colleghi o di persone con le quali non siamo mai stati neanche colleghi - che percepiscono il vitalizio, come se fossero dei ladri, e, addirittura, le liste di proscrizione di coloro che hanno compiuto il reato di maturarlo, facendosi, magari, eleggere per due legislature?

È ironico? Non credo, non ci vedo nulla di ironico, non vedo nulla di ironico nel fatto che le facce di alcuni di noi, perché siamo stati eletti per più di una legislatura, vengano affiancate alla scritta: “ladri di pensione” o “si fregano la pensione”, con un bell'hashtag che gira in rete. Non ci vedo nulla di ironico e nulla di provocatorio. Allora, c'è un reato che viene percepito? A quel punto codifichiamolo. È un furto legalizzato? Codifichiamolo e mettiamolo finalmente nella sfera dell'illegalità. Lo facciamo…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

SIMONE BALDELLI. Presidente, io ho cinque minuti per motivare il mio ricorso, quindi concludo quando finiscono i cinque minuti, se crede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), anche perché, Presidente, se mi viene detto che la motivazione è la retroattività, allora, Presidente, intendiamoci, perché anche questa legge ha dei principi di retroattività. E, se vogliamo sottoporre questo principio nel mondo del penale, anche la legge Severino, guarda caso, è retroattiva, e forse è una delle ragioni - una delle, non tutte - per cui ci troviamo in questa situazione, perché in questo Parlamento non siede Beppe Grillo, non siede Silvio Berlusconi, non siede Matteo Renzi, non siede Salvini, non siedono tanti leader, alcuni dei quali non potrebbero nemmeno candidarsi. Trovo questo ignobile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), perché in questo Parlamento si scarica la demagogia che prende quota fuori di qua, e su questo Parlamento si scaricano battute, uscite nei libri, nelle trasmissioni televisive, che poi si viene costretti a trasformare in leggi incostituzionali qui dentro.

Qual è la provocazione? L'istituzione del reato di vitalizio retroattivo o tutto questo? Questa, Presidente, mi perdoni, glielo dico con grande rispetto, ma lo dico all'Assemblea attraverso di lei, perché così è giusto che sia, è l'ultima tappa del gioco al rialzo in questa corsa in cui Matteo Renzi insegue Beppe Grillo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

E guardate che, quando questa cosa diventerà, con il vostro voto o con il voto di chi la riterrà giusta, legge, non vi aspettate che sia finita qui la partita. Sono anni che questa partita è aperta: se si fosse potuto fare - lo spiegava prima il collega Sisto -, lo avrebbe fatto già il centrodestra, che li ha aboliti dal 2012 in poi. Siccome non si può fare, perché è incostituzionale, facciamo anche quest'altra messa in scena, ma sapendo che c'è un'incostituzionalità palese e che da domani, quando questa roba terminerà, il MoVimento 5 Stelle - nella sua constituency la vive - farà un'altra conferenza stampa, dicendo più uno, più uno, più uno, finché non si arriverà all'istituzione del reato di vitalizio, e quello è il punto di caduta. Si può dire che non è formulato bene, Presidente, ma non si può dire che è illogico e che è ironico; si può semplicemente dire che sarebbe molto interessante vedere questo emendamento votato da quest'Aula a voto segreto, e su questo mi fermo, Presidente.

L'ironia non è oggettiva, l'ironia è soggettiva, e le garantisco, Presidente, è una dote; purtroppo, non è contagiosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Avevo già spiegato i motivi dell'inammissibilità, che ribadisco. Adesso non vorrei aprire un dibattito sulle inammissibilità.

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, deputato?

WALTER RIZZETTO. Sullo stesso argomento del precedente intervento del collega Presidente Baldelli.

PRESIDENTE. Ma, se è sulla stessa inammissibilità, no.

WALTER RIZZETTO. No, evidentemente, è su un'altra inammissibilità, nello specifico…

PRESIDENTE. Lei, quindi, contesta i criteri di inammissibilità e vuole la parola per questo.

Su quale emendamento?

WALTER RIZZETTO. Sto dicendoglielo. All'articolo aggiuntivo 3.01 Giorgia Meloni.

Presidente, lei dichiara inammissibile questa…

PRESIDENTE. È già stato dichiarato inammissibile in Commissione, quell'articolo aggiuntivo.

WALTER RIZZETTO. Posso intervenire, Presidente?

PRESIDENTE. Sull'inammissibilità? Prego.

WALTER RIZZETTO. Io sto intervenendo su questo, Presidente, l'ho premesso. Comunque sia, la ringrazio per la parola.

Presidente, vado anch'io, come ha fatto il collega Baldelli, a leggere questa proposta emendativa, giustamente, come da lei ricordato, già resa inammissibile in Costituzione, in una fase assolutamente bipolare da parte della maggioranza…

PRESIDENTE. In Commissione.

WALTER RIZZETTO. Sì, da parte della maggioranza in Commissione. Vado a citarlo e a leggerlo, testualmente: “La Banca d'Italia, la Corte costituzionale e la Presidenza della Repubblica, nella loro autonomia organizzativa e finanziaria, adeguano i propri ordinamenti ai principi di cui alla presente legge.”; significa - e noi abbiamo già dichiarato che voteremo a favore di questo provvedimento - adeguare a questo testo normativo, Presidente, Banca d'Italia, Corte costituzionale e Presidenza della Repubblica.

Ora, lei, Presidente, ha utilizzato il termine “lesivo” accostato a questa proposta emendativa, come se chiedere la giusta equiparazione di questi tre istituti alla legge che noi oggi stiamo per andare a votare sia lesivo; ebbene, io spero e penso che qualcuno del Governo ci ripensi a questo aspetto che secondo qualcuno è lesivo nei confronti di queste persone e io vado a dichiarare, tranquillamente, che, anche rispetto agli ultimi passaggi vissuti qui in Aula, i vertici di Banca d'Italia dovrebbero essere, quanto meno, agli arresti domiciliari per altre cose e sarebbe giusto anche, Presidente, rispondere alle interrogazioni dei deputati, gli stessi deputati che da circa quattro anni chiedono, ad esempio, se il Presidente Napolitano, lo ripeto, il Presidente Napolitano usufruisce della famosa legge Mosca del 1974 e pare che il Presidente Napolitano usufruisca di questa legge. Abbiamo chiesto per tre anni, quanto meno, l'abrogazione della stessa, non c'è nulla in questo provvedimento che parla dell'abrogazione della famosa, fatidica, famigerata legge Mosca, 12 miliardi e mezzo, lo ripeto, 12 miliardi e mezzo.

Quindi, Presidente, oltre a non chiedere nulla, a non chiedere nulla indietro a queste persone che usufruiscono di una pensione senza aver mai versato una lira di contributi, li escludiamo da questa legge, poiché la nostra proposta emendativa, secondo qualcuno, è lesiva nei loro confronti. Io penso che serva chiedere scusa agli italiani, e spero che il Governo mi ascolti, perché nei confronti degli italiani sono lesive altre cose, sono lesive le pensioni sociali, sono lesive le pensioni minime, sono lesivi ai pensionati che non riescono ad andare in pensione dopo quarant'anni di lavoro; questo articolo aggiuntivo non è lesivo, Presidente, e io vado a sottolinearlo con forza, nel senso che, se non in questa sede, noi lo riproporremo ciclicamente, qui, alla Camera dei deputati, per vedere se, a qualcuno della maggioranza, è rimasta un po' di dignità.

Allora, rinnovo, Presidente, che vorrei, anche nel corso dell'esame di questo provvedimento, capire, da parte della maggioranza, capire, da parte del relatore, capire, da parte del Governo, perché non si riesce ad assoggettare, quasi come sotto un giogo, queste tre figure sicuramente istituzionali, Presidente della Repubblica, Banca d'Italia e Corte costituzionale – probabilmente, la Corte costituzionale, perché ci stiamo già preparando a qualche sentenza della stessa, ma lasciamo stare, questo lo diremo in altro ambito -, vorrei capire perché queste tre figure non possono essere assoggettate a questa proposta di legge, a questa che sarà legge, qui, alla Camera, tra qualche ora. Io penso che, Presidente, questa lesività di cui lei ha parlato sia l'ennesimo schiaffo, l'ennesima vigliaccata di una maggioranza e di un Governo che hanno poco a cuore gli interessi dei cittadini, ma molto a cuore gli interessi della casta.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, io non ho parlato di proposta emendativa lesiva agli altri organi, ma all'autonomia legislativa e normativa degli altri organi, che è un'altra cosa.

Gli altri organi hanno una loro autonomia, quindi, le nostre norme non possono andare a condizionare gli assetti degli altri organi costituzionali; questo mi sembra molto chiaro.

Noi decidiamo all'interno delle nostre prerogative per il nostro assetto, ma non possiamo estendere quello che noi riteniamo di fare per noi ad altri organi costituzionali.

GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Presidente, vorrei intervenire sull'articolo 85 del Regolamento. Perché noi stiamo creando un precedente che potrebbe avere sviluppi imprevedibili anche nel futuro. Noi abbiamo discusso una legge, un'altra legge, molti mesi fa, che l'Aula ha rimandato in Commissione. La discussione generale si è fatta su quella legge che era di altro genere, non aveva niente a che fare con questa proposta di legge Richetti. In Commissione, i proponenti della legge che aveva esaurito il suo iter come discussione generale, qui, in Aula, hanno praticamente ritirato la proposta e hanno sostituito quella proposta con un'altra proposta di legge. Ciò a prescindere dal fatto che quello spazio era stato attribuito all'opposizione, mentre, in questo caso, si tratta di una legge presentata da esponenti della maggioranza, e questo potrebbe creare in futuro che, anche qualora non ci fosse l'accordo del gruppo di minoranza, la maggioranza potrebbe, in modo autoritario, impedire alla minoranza di esercitare i suoi spazi di dibattito legislativo, qui, in Aula. Ora, noi, su una legge importante, su cui, tra l'altro, ognuno avrà il suo parere, avrà modo di esprimerlo in sede di emendamenti, stiamo rinunciando alla discussione generale su questa legge che, appunto, disciplina i vitalizi; anche il titolo, forse, è sbagliato, perché noi non stiamo abolendo i vitalizi, perché se ci riferiamo ai vitalizi in senso generale, i vitalizi sono stati aboliti nel 2012 e sono stati sostituiti da un altro istituto che li calcola in modo diverso, noi stiamo, con questa legge, sostituendo il calcolo dei vecchi vitalizi. È comunque un argomento importante, senza discussione generale.

Allora, io chiedo alla Presidenza se questo non crea - nel momento in cui tutti dicono che le minoranze debbono avere uno Statuto che garantisca i loro diritti, anche come spazio minimo di discussione in Aula di loro proposte di legge - un precedente pericoloso, in cui in Aula entra una proposta di legge, quella proposta di legge viene rimandata, con il parere contrario di chi l'ha presentata, perché qui ci fu una bagarre in occasione del rinvio in Commissione di quella proposta di legge, poi si va in Commissione e quel testo viene completamente modificato. Quindi, chiedo alla Presidenza se questo non crei una violazione dei diritti della minoranza, al di là che su questo, oggi, quel partito può scegliere di aderire a questa prassi, ma una volta fatta o adottata questa prassi niente esclude che, domani, la maggioranza possa esercitare in modo dittatoriale i propri potere di maggioranza.

PRESIDENTE. Allora, in questo caso, direi che la minoranza è stata d'accordo a cambiare il testo base, quindi, non mi pare che ci sia un problema di prerogative maggioranza - minoranza, poi la discussione generale non si ripete una volta che l'iter è avviato, anche se la Commissione ha cambiato il testo base. Questo è un iter consolidato.

Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 3.200, 3.201, 3.202, 6.200, 7.200, 10.200, 10.201, 13.200, 13.201, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto, infine, che fuori dalla seduta gli emendamenti 1.15, 6.54 e 7.2 Giacobbe sono stati ritirati dalla presentatrice.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Sì, grazie, Presidente. Per consentire alla Commissione bilancio di formulare il parere sugli emendamenti che lei ha appena elencato, le chiederei quindici minuti di tempo.

PRESIDENTE. Va bene, allora sospendiamo a questo punto la seduta fino alle ore 17, al fine di consentire alla Commissione bilancio di esprimere il parere sugli emendamenti presentati dalla Commissione.

ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

ROCCO PALESE. Sull'ordine dei lavori, signora Presidente, perché sarà pure sufficiente per la Commissione bilancio - perché erano stati già depositati e trasmessi un'ora fa - per l'espressione tecnica del parere su questi nove emendamenti, ma io ho l'impressione, siccome alcuni stravolgono completamente il merito della legge, che ci sia forse bisogno, per i colleghi che sono in Aula, di qualche minuto in più per poter consentire loro, almeno, di approfondirli.

PRESIDENTE. Sì, però questi emendamenti sono all'articolo 3, quindi non li andiamo a votare subito; quindi adesso direi di dare la possibilità alla Commissione Bilancio di esprimere il parere e, comunque, questi emendamenti sono riferiti all'articolo 3, quindi c'è tutto il tempo per vederli, deputato Palese.

ROCCO PALESE. Occorre fissare il tempo per i subemendamenti, però un tempo congruo.

PRESIDENTE. È già stato fissato. Allora riprendiamo alle 17. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,10.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame del provvedimento.

Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento 1.51 Michele Bordo è stato ritirato dai presentatori.

Avverto, inoltre, che è in distribuzione la versione corretta dell'articolo aggiuntivo 2.04 Civati. Avverto, infine, che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Angelo Cera. Prego, onorevole Cera, a lei la parola... Rinunzia? Va bene.

Ha chiesto, quindi, di intervenire sul complesso degli emendamenti il collega Danilo Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Presidente, sono decenni - ma soprattutto negli ultimi anni - che gli italiani hanno perso la fiducia nelle istituzioni, hanno perso la fiducia nel Governo e hanno perso la fiducia nelle maggioranze, che, negli ultimi anni, hanno sostenuto i Governi. Le percentuali sono incredibili: si parla di un italiano su dieci che ha fiducia nelle istituzioni governative e ha fiducia nelle maggioranze che sostengono i Governi, Presidente. E hanno ragione! Hanno ragione perché gli ultimi Governi, i Governi che si sono succeduti dei vecchi partiti, negli ultimi anni, anzi negli ultimi decenni, hanno approvato di tutto, hanno approvato leggi ad personam, ad aziendam, ad castam, hanno salvato parlamentari che dovevano andare in galera, hanno salvato le banche! Questa legislatura, Presidente, ha fatto…non lo so, ho perso il conto dei decreti e di leggi del Governo e di questa maggioranza che hanno salvato banche e banchieri, e messo in mezzo alla strada i risparmiatori. Avete capito perché i cittadini non credono più in voi?

Ecco, io faccio questa premessa perché voglio rispondere a quelli che sono intervenuti e interverranno in quest'Aula, affermando che chi vuole portare avanti questo provvedimento lo fa per propaganda, lo fa per trovare consenso. Non è così! Chi vi parla fa parte di una forza politica che, tra stipendi rinunciati e fondi e finanziamenti pubblici rifiutati, ha ridato indietro allo Stato ciò che gli spettava e che rappresentava circa una somma di 100 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E chi vi sta parlando, vi sta dicendo che c'è una forza politica che ha ridato la speranza a milioni di italiani, perché questa politica la fa gratuitamente, senza pesare sulle spalle degli italiani. E loro, invece, hanno voi come esempio e in questo hanno perso la fiducia.

Questo non è un provvedimento propagandistico. Il MoVimento 5 Stelle non vuole mettere il cappello su niente! Il MoVimento 5 Stelle vuole approvare questa legge e ha fatto di tutto in questi anni. Mi permetta, Presidente, di raccontare che cosa ha fatto il MoVimento 5 Stelle, perché i fatti, e non l'autoreferenzialità, faranno capire a chi ci segue da casa che, se oggi si parla di abolire i vitalizi e di intervenire sulle pensioni privilegiate, è grazie ad una forza politica di cittadini che sono venuti in Parlamento per sostituire coloro che per decenni hanno fatto leggi-porcata!

Voi non vi siete resi conto di essere accerchiati, già prima che arrivasse il MoVimento 5 Stelle, e ora lo siete ancora di più. Il MoVimento 5 Stelle ha seguito questo percorso e lo dico anche a chi dice che questa legge è incostituzionale, che state cercando di ottenere consenso. Riforme costituzionali, Presidente! Il MoVimento 5 Stelle ha presentato un emendamento per abolire i vitalizi e ha votato un emendamento altrui che aboliva i vitalizi. Lo abbiamo fatto, Presidente, perché ci dicevate che i diritti acquisiti non si potevano toccare e, di conseguenza, erano incostituzionali. Andiamo alla fonte suprema del diritto: ce li avete bocciati; siamo scesi di un gradino, siamo andati nell'Ufficio di Presidenza dalla Camera dei deputati, dove vige l'autodichia, dove si è deciso quanti soldi dare agli ex parlamentari, quanti vitalizi dare e quanti soldi dare ai parlamentari di domani, di oggi e di domani, in regime di autodichia. Addirittura, Presidente, abbiamo preso, copiato, in un parere dell'Ufficio di Presidenza, che cosa? La legge Richetti - e poi arriviamo a Richetti e al Partito Democratico, ovviamente. É stato dichiarato inammissibile; è stato dichiarato inammissibile nel luogo in cui si è decisa quella regola dei soldi da dare agli ex parlamentare, vitalizi e pensioni privilegiate. Che cos'altro dovevamo fare? Siamo venuti in Aula - quattro anni nei prossimi giorni e lo faremo per la quinta volta - durante il bilancio dalla Camera presentando emendamenti che intervenivano anche sui vitalizi e sulle pensioni privilegiate, ma ce li avete dichiarati inammissibili. Che cos'altro dovevamo fare, Presidente? Scendere l'ultimo gradino del livello della legislazione, la legislazione ordinaria. E che cosa è successo qui, Presidente? È successo che vedevamo delle persone andare in tv ed affermare che loro volevano abolire i vitalizi, perché avevano scritto una proposta di legge che aboliva i vitalizi. Ma di proposte di legge ce ne sono migliaia depositate nei cassetti.

Siamo stati accusati di non aver firmato la proposta di legge; il primo firmatario ci ha accusato, pubblicamente e più di una volta, di non aver voluto questa proposta di legge: “Noi non vogliamo questa proposta di legge perché non l'abbiamo firmata”. Ma queste sono delle prese in giro che definisco ridicole e non le sto veramente neanche a commentare.

Noi non solo - come dicevo prima - non abbiamo bisogno di approvare una legge, perché lo facciamo già su noi stessi: ci tagliamo e rifiutiamo i soldi pubblici senza una legge, già lo facciamo e prima decidiamo di farlo su noi stessi. E quale maggiore credibilità ha chi chiede di applicare e votare una proposta di legge su un qualche cosa che già applica a se stesso? E questo lo abbiamo fatto per quattro anni.

Abbiamo provato in tutti i modi. Questa è la strada, è il primo passo, è un passo di un cammino che dura da più di quattro anni. Ma oggi ce lo chiedono i cittadini; se i cittadini non hanno fiducia - e meno di uno su dieci ha fiducia in voi - ci sarà un motivo: perché gli avete tolto questa fiducia. Ci chiedono questo.

Noi sappiamo che non rilancerà l'economia e che non crescerà il PIL, ma se meno della metà degli italiani non va a votare, secondo voi, qual è la ragione? Perché ha capito il vostro trucco, ha capito che si tratta di un gioco truccato, quello delle elezioni a qualsiasi livello elettorale esse siano, perché, tanto, chiunque vada, centrodestra o centrosinistra, fa le medesime cose: approvate il Fiscal compact o approvate la “legge Fornero” o votate - che ne so - Equitalia, con le vessazione nei confronti delle famiglie e degli imprenditori italiani.

Questa legge dà un'iniezione di fiducia, quella fiducia che è talmente necessaria per mandare nuova gente a votare e guardare le istituzioni con occhi differenti.

E ora siamo qui e, se siamo qui, è grazie al MoVimento 5 Stelle, signori miei, ma per dati di cronaca e non per autoreferenzialità, perché questa proposta si scrive “Richetti” come primo firmatario ma si legge “Lombardi”; si scrive “Partito Democratico” ma si legge “MoVimento 5 Stelle” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sapete il motivo? Perché questa proposta è venuta in Aula ed è in Aula in quota al MoVimento 5 Stelle. Noi abbiamo abbinato la proposta Lombardi alla proposta Richetti e, una volta fatto ciò, abbiamo tolto la proposta Lombardi accompagnandovi gentilmente laddove mai avreste voluto andare, cioè in Aula, di fronte a tutti gli italiani - e spero che siano tanti - che vi stanno vedendo.

Noi, questa proposta, signori miei, la votiamo. Non è perfetta; noi vorremmo e vogliamo applicare tutto subito a tutti - la normativa Dini e Fornero a tutti - e intervenire immediatamente su quello scandalo dei 2.600 ex parlamentari che prendono il vitalizio, tra cui c'è qualcheduno che faceva il cambio, perché la gente lo deve sapere: qui c'era gente che si dimetteva l'ultima settimana per fare entrare un altro, perché così i vitalizi erano due, e quest'altro, con un solo giorno di Parlamento, pagava i pochi contributi che gli rimanevano per colmare la legislatura e in due si portavano i vitalizi e, poi, li percepivano per decenni.

Noi vogliamo porre fine, una volta per tutte, a quello che ha allontanato i cittadini dalla politica, che ha tolto la fiducia dei cittadina alla politica, che ha tolto credibilità alla politica, alla faccia della propaganda.

Non ci sta nulla di propaganda; c'è la voglia e la volontà di riavvicinare quelle persone che noi probabilmente, a differenza vostra, incontriamo nei mercati, incontriamo nelle piazze, incontriamo per strada e che ci danno le pacche sulle spalle e ci dicono: ragazzi, andate avanti e non fatevi fregare dai titoli dei giornali che cercano di buttarvi addosso quella cosa. Non fatevi fregare!

Ma non abbiamo così fiducia in voi perché - e parlo del Partito Democratico - io spero, spero e spero che tutto vada bene, però sono anche obbligato a leggere alcune cose. Votate “sì”, votatela e non peggioratela. Noi così la votiamo; se la peggiorate, non la voteremo. Ma io leggo che il relatore del Partito Democratico della Commissione bilancio, in un resoconto sommario - perché non oso pensare se fosse stato stenografico e, magari, ci ha buttato dentro anche qualche cosina di un po' volgare - dice: “In ambito parlamentare significa, sì, inseguire un atteggiamento persecutorio verso la cosiddetta casta e determinarsi a una vera e propria macelleria sociale”. Cioè, abolire i vitalizi per il vostro - il vostro! - Marchi, della Commissione bilancio che ha redatto il parere, è un atteggiamento persecutorio ed è una macelleria sociale. Ma di che cosa stiamo parlando? Ma voi conoscete le persone fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Vogliamo iniziare a dire alla gente che noi dobbiamo essere uguali a loro? Ma ci parlate con questa gente?

Il MoVimento 5 Stelle è venuto qui per salvare il Paese, per fare delle leggi a favore dei cittadini, per approvare il reddito di cittadinanza, per ridare fiducia ai cittadini e per rendere il principio costituzionale di uguaglianza effettivo, concreto e attuato. Oggi non è così. Ma vi rendete conto che alcuni di voi dicono: “Ma voi volete mandare in Parlamento solo la gente povera? Ma voi volete escludere dal Parlamento quelli che sono il massimo della società?”. No! Noi vogliamo mandare in Parlamento chi vuole vedere nella politica una missione fatta per gli altri e non per se stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), fatta a vantaggio della collettività e non di se stessi, degli amici, degli amici degli amici o delle imprese vicine, che poi alla fine che fanno? Vi finanziano le campagne elettorali. Questo è il sistema.

Quindi, non è assolutamente vero che è elettoralistica o propagandistica. Questa è volontà reale di persone serie, che ascoltano i cittadini e vogliono concretizzare le loro richieste.

Ovviamente, però, noi siamo stati mandati in Parlamento per cercare di ottenere il massimo e vi elenco quello che vorremmo, perché è fondamentale anche saperlo. Cosa vogliamo? Quali sono le cose che vogliamo? Noi abbiamo fatto quattro emendamenti, signori miei, mica quattrocento. L'abbiamo portata in quota nostra, così la votiamo. Certo è che, se dopo ci mettete che si abbassa l'età pensionistica e scudate qualcheduno, fermi tutti, perché non è più il testo di legge iniziale. Noi vorremmo applicare la normativa Dini-Fornero da subito, a tutti e per tutti. Vogliamo che essa valga subito per tutti anche nelle regioni ordinarie e nelle regioni speciali; chiediamo l'accesso al trattamento previdenziale solo in caso in cui si abbiano almeno vent'anni di contribuzione; chiediamo la possibilità - ma forse non ci credete e dunque lo ripeto - di rinunciare. Lo so che voi non credete a questa cosa. Noi non solo vogliamo applicare il metodo dei comuni mortali, cioè il metodo contributivo alle pensioni e ai vitalizi scandalosi di chi ha avuto tutta la vita in discesa e a quelli delle pensioni privilegiate, ma noi ci vogliamo pure rinunciare.

Vorremmo avere la possibilità di rinunciare pure a un qualche cosa che è molto, ma molto meno di quello che già è stato. Noi vogliamo rinunciarvi. Vorremmo destinare i risparmi… Io non so quanto si risparmierà. Sapete perché non lo sappiamo? Perché tra i tanti tentativi con cui il PD, in particolare… Ma tanto ci siete in mezzo tutti, ma di che cosa stiamo parlando? Ci siete in mezzo tutti! La Lega Nord non si è vista, i deputati di Forza Italia sono diventati i costituzionalisti più illustri di questo Parlamento, ovviamente loro. Però, vi ricordate di certe leggi di Alfano? Dimentichiamole. Noi vogliamo che questo avvenga immediatamente e i risparmi non si conoscono e sapete perché la Ragioneria dello Stato, a cui il relatore - ed è sempre lui - della Commissione bilancio ha rimandato il provvedimento, non ha espresso il parere? Perché non aveva l'elenco delle persone che prendono il vitalizio - gli ex parlamentari - e quanto prendono, perché la Camera e Senato non gli hanno fornito i dati. Ma vi rendete conto? Ma la gente che ci ascolta a casa come può ragionare? Deve avere la fiducia.

Questo Parlamento deve approvare questa legge, perché quelle persone devono sentirsi uguali a chi entra qui dentro e voi, invece, andate avanti con i sotterfugi e i tentativi di sviamento. Ma forse è passato, non lo so e magari sono io pessimista, non succederà niente al Senato. Ve lo chiedo. Qui passa. Perfetto, facciamola passare.

Però, guardate che noi poi non è che ci fermiamo qui, non è che a noi ci basta dire che la legge, grazie ai Cinquestelle, la legge - se pur di Richetti, ma si legge “Lombardi” - è stata approvata, qua, e poi chi s'è visto s'è visto. I deputati Cinquestelle si trasferiscono al Senato, poi. Non pensate che noi ci fermiamo qua: questa legge va approvata immediatamente. Poi, chiediamo che i risparmi, che non si possono conoscere, perché sono oscuri… Gli elenchi dei parlamentari - si dice 2.600 per indiscrezioni giornalistiche; rido drammaticamente - sono ignoti, non si sanno, nessuno lo sa. Quindi, i risparmi potrebbero essere 100 milioni con il sistema contributivo previsto con questa legge o 150 milioni, non si sa, ma noi vorremmo che questi risparmi andassero in un fondo per l'occupazione e la formazione.

Ecco, queste sono le nostre richieste. Noi siamo stati mandati in Parlamento per far cose concrete. L'abbiamo applicate a noi, come ho detto, e vorremmo che si applicassero a tutti. Non accetteremo - e qua chiudo, Presidente - che da quest'Aula si alzino le grida di propaganda, populismo, o tentativi di ottenere consenso, perché chi lo fa sta non offendendo noi, sta offendendo quei milioni italiani che fuori di qua vivono una vita difficile, hanno perso la speranza, soprattutto quei giovani che non studiano, non lavorano, né cercano di studiare o di lavorare perché voi avete fatto e tolto loro la speranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Presidente, la mia generazione sa che uno scoglio non può arginare il mare. In verità, non so se ci sia questo scoglio, ma il mare dell'antipolitica è diventato un oceano. Ormai sparare contro la politica è come sparare contro la Croce Rossa; si dice, con un modo di dire popolare. Ebbene, io credo che oggi sia un dovere difendere la Croce Rossa, sia un dovere difendere la storia della Croce Rossa in Italia, le sue funzioni e le sue prerogative. L'antipolitica è un conto. Anch'io, nella mia storia politica, l'ho praticata diverse volte; attaccare i partiti, il finanziamento, i rimborsi, è legittimo. L'antipolitica non crea un problema; crea un problema culturale, crea un problema di reazione, di difesa, ma non crea un problema alla democrazia, mentre l'antiparlamentarismo sì. E oggi è una svolta storica, perché è la prima volta che l'antipolitica colpisce al cuore il parlamentarismo. L'antiparlamentarismo in Italia si è diffuso negli anni Venti e alla fine degli anni Sessanta: in entrambi i casi, le conseguenze non sono state positive per il Paese, perché superare la soglia che passa dall'antipolitica all'anti-parlamentarismo mette in gioco i valori della democrazia.

È difficile dirlo, perché ha ragione il collega Toninelli: uno su dieci - non so se i termini siano quelli, ma sostanzialmente lo sono - non ha fiducia nelle istituzioni, nella politica. Lo dico ai colleghi di Cinquestelle, senza nessuna volontà particolare di polemica, ma spero ancora si possa ragionare - anche se Adriano Celentano direbbe che gridare oggi è rock e ragionare è lento -, vorrei provare a ragionare, a scegliere il lento: contestare un fatto, legittimamente, anche con ragione, perché voi spesso avete ragione, ma per contestare questo fatto arrivare alla violazione di un principio, questo è sempre sbagliato.

Per contestare un fatto, anche legittimamente, in questo caso intendo dire il fatto, che è del tutto evidente anche ai bambini, che la politica è in crisi da molti anni, che la politica non ha risposto ai suoi doveri, anzi ha fatto molto, molto peggio di questo; ma contestare questo fatto, legittimamente e anche con ragione, arrivando a violare un principio, questo non lo fate. Ma ormai è tardi. Poi dirò qualcosa sul PD. Infatti, contestare un fatto e arrivare a violare un principio, questo non porta bene, non porta bene alla democrazia, perché ci possono anche essere 100 parlamentari qui, e soltanto dei Cinquestelle, ma nonostante questo io direi la stessa cosa: questi parlamentari non possono in nessun modo essere uguali agli altri cittadini, perché rivestono una funzione che non può essere paragonata a nessun'altra funzione in giro per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Questa storia che siamo uguali tutti, non è vera, perché le funzioni cambiano! Poi, sono temporanee, uno viene eletto… E sapete perché c'era il vitalizio? Per garantire la libertà del deputato! Non solo l'indipendenza e l'autonomia dai poteri forti, ma dal lavoro, dal ricatto di non avere un lavoro, di non trovare più un lavoro dopo dieci anni! Era una forma di garanzia di un'Italia che forse è giusto superare, ma perché volete punire questa Italia? Perché volete punirla? È stato già abolito il sistema retributivo, dal 2012. Sono state fatte tante cose sbagliate in Italia, ma l'idea di punire chi ha fatto politica, l'idea di punire chi è stato parlamentare, con regole che allora erano legittime, è un'idea folle! È un'idea sbagliata!

Quante cose sbagliate sono state fatte in Italia? Ve ne dico una: chiedete alla signora Ermanna Cossio, che è una dei 531.752 italiani che sono andati in pensione con quattordici anni di contributi. Nel 1973 ci fu la famosa legge sulle baby pensioni. Noi paghiamo 1.500 euro lordi da quarant'anni - ex bidella friulana - e spendiamo 10 miliardi all'anno. Era giusto abolire le baby pensioni? Certo! Ma non era giusto che i Grillo o i Renzi dell'epoca telefonassero alla signora Cossio e le dicessero: “Sai che c'è? Hai 35 anni e adesso non prendi più niente! Adesso, da oggi, non prendi niente” (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

È sbagliato punire; ecco perché la Costituzione sancisce il carattere non retroattivo delle leggi! Perché non si può ragionare solo al presente! Oggi è così, avete ragione, anche se, attenzione, la maggioranza ragiona così come voi e chi ha la maggioranza ha ragione di esibirla e di detenerla anche in Parlamento, ma non è detto che abbia ragione. Non è detto che le maggioranze abbiano sempre ragione, altrimenti don Sturzo e Antonio Gramsci dovevano iscriversi al Partito nazionale fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)! Non è che il mood di un'epoca ne stabilisca i valori! I valori sono universali, altrimenti non sono valori! E la democrazia rappresentativa si basa sul fatto che i parlamentari - lo ripeto - non sono uguali agli altri cittadini! Che poi, possono essere 100, e allora bisogna fare le riforme.

Io personalmente sono perché ci sia una Camera sola con 150 parlamentari: hai voglia a risparmi! Sono per la Repubblica presidenziale, sono per le cose per cui mi sono battuto e mi batto, ma si agisce così, riformando, non distruggendo!

E poi ci vogliono delle ragioni: perché c'erano gli stipendi dei parlamentari così come erano - poi sono stati bloccati, perlomeno negli scatti - e i vitalizi? Perché i padri costituenti - mi rivolgo a chi ha agitato il libretto della Costituzione per votare “no” - hanno detto: chi sono i parlamentari? Chi saranno i parlamentari nella nostra Repubblica nuova, dopo il fascismo? A chi li paragoniamo? E hanno detto: sono dei magistrati; sono dei magistrati della Repubblica. E gli stipendi e tutto il resto fu omologato ai magistrati, per il semplice motivo che ci fu un ragionamento.

E ancora, quando il Presidente della Repubblica ci chiama, verso Natale o in altre circostanze, dice: invito alle magistrature della Repubblica; e lì trovate la Corte dei Conti, la Consulta, i parlamentari. Magistrati: ecco perché ci sono questi stipendi, che sono a garanzia, proprio come la magistratura, dell'autonomia della politica dai poteri e dei magistrati dai poteri.

Vogliamo cambiare? E cambiamo; cambiamo anche le indennità! Ma dopo un ragionamento, cambiamo. Chi dobbiamo essere? Non siamo più magistrati? Siamo camerieri dei leader politici di turno? E omologhiamoci al sistema alberghiero (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE)! Ma ci vuole un principio, ci vuole un criterio e, caro Richetti - sai quanta stima ho di te, lo dico davvero, non in formula retorica; Cera no, ma io sì -, non possiamo essere omologati ai dipendenti pubblici, perché siamo dipendenti di chi? Siamo, sarete - ho molta amarezza nel dover fare uno degli ultimi interventi in quest'Aula su questo tema, ma lo ritengo un dovere -, chiunque sarà qui deve sapere chi è: non può essere giunto qui per caso, guadagnando 5.000 euro. E perché 5.000? Perché non 4.000, perché non 6.000? Vi rendete conto che così tagliamo l'accesso agli strati: uno che guadagna di più non ci verrà e la democrazia non è rappresentativa, se non può rappresentare tutti gli strati sociali. Io per me - ma non voglio perdere tempo - farei zero, perché è un servizio alla Nazione; però ognuno mantiene lo stipendio che aveva prima e ha la giurisdizione che gli garantisce che è in aspettativa e non perde il lavoro. Io quindi farei zero: vi scavalco, non so se a sinistra o a destra, ma l'antiparlamentarismo è stato sia di sinistra sia di destra.

Dunque, chi siamo? Questa è una domanda alla quale bisogna rispondere. Non fare appunto propaganda di qua, di là, i soldi, 5.000, 4.000, in un bazar in cui pensate che i cittadini certamente escano rinfrancati dalla discussione, perché passerà la proposta di legge in esame? Ma forse escono ancora più disgustati, perché non capiscono niente e vedono solo la lotta di tutti contro tutti e, ripeto, nessuno che ragiona.

Si può cambiare tutto: si possono cambiare gli stipendi, le pensioni, ma a partire da ragionamenti e senza toccare i diritti di chi, forse sbagliando, li ha acquisiti, ma non si può entrare nel passato in nome di un eterno presente. C'è stato il passato, ci sarà il futuro e non c'è democrazia che si salva, se distrugge il suo passato, se ha vergogna del suo passato. Bisogna capire perché certe cose sono avvenute. Si può cambiare tutto, ma ragionando e riformando, non con quest'aria iconoclasta di chi, distruggendo i simboli del Parlamento, alla fine distruggerà la democrazia.

E lo dico anche a voi, colleghi del PD: ho visto che c'è la gara a chi è stato primo. Ma lasciate loro la primogenitura, lasciate loro la primogenitura e seguite la tradizione e la storia della cultura che ancora rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe di deputatidei gruppiForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente,Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista eScelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE). Facciamo tanti scogli, alla fine argineremo il mare. Bisogna avere coraggio: il coraggio di metterci la faccia ma è ora questo coraggio di dimostrarlo perché questa è una svolta storica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe di deputatidei gruppiForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente,Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista eScelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Dico subito, anticipando ciò che ripeteremo nella dichiarazione di voto, che noi voteremo a favore del provvedimento, come abbiamo votato contro la pregiudiziale di costituzionalità, ma dico anche che avremmo voluto fare una discussione più seria: avremmo voluto discutere di tutto ciò che sono le prerogative dei parlamentari, di come sono organizzate, di come si danno i rimborsi telefonici nell'era dei telefonini, come se esistesse ancora il telefono fisso, ad esempio, e di quanti soldi si sprecano attraverso quella modalità. Ad esempio, sappiamo tutti, perché lo abbiamo esercitato nei lavori che ci hanno preceduto alla nostra presenza temporanea qua, come privati, che sarebbe possibilissimo, invece che avere i denari, avere il telefonino e avere un contratto collettivo per la Camera e risparmiare molti denari. Avremmo voluto discutere di come sono distribuite le altre parti dell'indennità, perché pensiamo che su di esse si possano fare dei tagli e si possano determinare delle efficienze, anche legate all'evoluzione degli strumenti tecnologici e a ciò che è l'evoluzione del senso comune.

Quindi noi voteremo la proposta di legge e diciamo di farla. Non sappiamo se proseguirà al Senato, considerati gli instabili equilibri e i diversi equilibri delle due Camere e i tanti passaggi, avvenuti ieri e che sono in corso anche oggi, andata e ritorno, di deputati che si spostano, allora, in base al Governo e, domani, in base ai posti nelle liste. Quindi, non sappiamo se proseguirà.

Siamo certi che la Corte costituzionale vigilerà e, quindi, se ci sono incongruenze, verremo richiamati: è già successo a questa maggioranza di Governo e alle altre maggioranze di Governo. Tuttavia, diciamo - lo sosterremo - che, nel dare un segno al Paese, facciamo cadere un velo di ipocrisia: parifichiamo tutti alla Dini-Fornero, come è stato ricordato qua, ma un minuto dopo, anzi contemporaneamente, diciamo che la Dini-Fornero sono un'ingiustizia per la maggioranza dei cittadini e non per la minoranza che siede in questa Camera e al Senato.

Infatti, il problema per tutti gli altri cittadini non è innalzare: innalziamo pure l'età pensionabile, anzi, l'età del vitalizio, trasformato adesso in pensione, ma affrontiamo il problema che in questo Paese andare in pensione a sessantasette anni e oltre è un'ingiustizia per molti italiani e italiane. La si affronta tale discussione? Si comincia a discutere su come la si riduce? Poi magari rincorreremo all'indietro. Discutiamo di come si possono distinguere i provvedimenti previdenziali in base al lavoro che si è svolto e in base ai diversi lavori che si sono svolti o si svolgeranno in una vita? Perché le assicurazioni private possono costruire premi, come è noto, in base ai lavori che fai e la pensione deve essere una media? Saniamo quello scempio generazionale fatto dalla riforma Dini?

Guardate che queste sono le emergenze vere del Paese. Se qualcuno, come noi, vuole riavvicinare gli italiani alla democrazia rappresentativa e vuole dimostrare di essere utile, sgomberato il campo da questo spettro, da questo equivoco, discutiamo e diamo priorità a tali questioni.

Guardate, penso che avremmo il picco di ascolti del nostro dibattito se decidessimo, negli ultimi mesi della legislatura in corso, di affrontare il problema della modifica delle leggi pensionistiche. Si chiuda questa vicenda, ma poi discutiamo di ciò che interessa agli uomini e alle donne che lavorano, che hanno lavorato. Ricostruiamo un principio di equità tra generazioni. Distinguiamo i lavori: è diverso fare l'edile e dovere andare in pensione a sessantasette anni o fare il professore universitario e poterci andare a settanta, come è oggi? È già diverso, vero? Questa sarebbe una discussione che consentirebbe, a mio avviso, un riavvicinamento.

Quindi, se il voto della proposta Richetti, Lombardi, Paperino, Paperoga, come volete voi, serve finalmente a discutere dei problemi degli italiani, serve a discutere delle diseguaglianze, serve a discutere degli errori, noi ci siamo, ma è lì che gli italiani ci aspetteranno. Nessuno pensi di lucrare, se non sul breve momento speculativo del sondaggio o delle elezioni a breve termine, perché ciò che è ingiusto e non è più equo e non è più certo per la stragrande maggioranza di coloro i quali hanno un lavoro o avevano un lavoro e l'hanno perso, o inseguono un lavoro di precarietà e precarietà, è che si sa per certo che la pensione sta diventando un'ingiustizia, non il momento della quiescenza, non il momento in cui sapevi che, a un certo punto della tua vita, avresti avuto un diritto e un posto nella società diverso, ma un diritto che ti consentiva. Adesso l'unico diritto che hai è quello di inseguire: inseguire un lavoro, inseguire un reddito, inseguire una pensione che sfugge, sapere che quella pensione sarà insufficiente, mentre la sanità pubblica scappa e i costi della tua vita quotidiana aumentano.

Quindi, togliamo l'equivoco, togliamo l'alibi e, badate, io penso che su questo terreno, sul terreno della giustizia sociale, sul terreno dell'equità, sul terreno di una regola certa per tutti si consumi pure la vendetta, ma un minuto dopo si cominci a costruire la coesione, il futuro, la capacità di risolvere i problemi.

Lo dico perché penso che sia il Partito Democratico che il MoVimento 5 Stelle stiano generando un grande abbaglio: un abbaglio che vi ritornerà indietro e di cui pagherete le conseguenze, ma quel che mi preoccupa è che non risolviamo i problemi degli uomini e delle donne che lavorano, degli uomini e delle donne che vivono nell'insicurezza e nell'incertezza. Dopo questo provvedimento non saranno più insicuri: saranno insicuri come prima.

Quindi, sgombriamo il campo, votiamo la proposta Richetti: noi la voteremo; altri ci diranno se è costituzionale; per fortuna, quegli organi ci sono e funzionano; altre Camere, come il Senato, vedranno, se avranno una maggioranza, ma io vorrei che dicessimo agli italiani quando fermiamo quello scempio che è stata la cancellazione della pensione pubblica e di una certezza per tutti che, a un certo punto, il tuo lavoro finiva e tu non dovevi più preoccuparti, se non della tua salute, che era legata alla tua storia biologica, che è legata, anche questa, al lavoro che hai fatto, e della tua vita. È lì che, secondo me, gli italiani ci aspettano e si aspettano qualcosa.

Nel mezzo si consumino le speculazioni sull'ira e chi è più bravo la insegua, ma guardate che nessuno si salverà dal giudizio finale. O questo Parlamento e queste istituzioni ritornano ad essere a servizio degli italiani e risolvono i loro problemi, gli migliorano la vita, costruiscono un equilibrio tra le differenze che ci sono nella nostra società, o, altrimenti, queste istituzioni possono cancellare tutti i vitalizi che vogliono, ma non avranno il consenso degli italiani, di oggi, ma, soprattutto, di quelli di domani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, come già preannunciato, abbiamo votato contro le questioni pregiudiziali. Voteremo, come già preannunciato, anche in questo caso, a favore del provvedimento e, sulla scorta anche di quanto ascoltato dai colleghi, la cosa che ci dà più fastidio in questi giorni, in queste ore, quando leggiamo, come comuni cittadini, i giornali o guardiamo qualche trasmissione televisiva, è, di fatto, la cosiddetta situazione rispetto alla paternità di questo provvedimento, perché - lo anticipo anche in questo caso - a noi frega poco che questo sia un provvedimento figlio di Matteo Richetti, un provvedimento figlio della collega Lombardi; a noi interessa che questo provvedimento vada avanti e vada avanti nel minore tempo possibile, perché è del tutto evidente, colleghi, che ci sono altri problemi che questa Camera e i deputati devono affrontare, ed affrontare in modo serio, ed affrontare in modo risolutivo, così come in questi quattro anni e mezzo non è mai stato fatto.

Allora, quello, e lo rinnovo, che a noi dà particolarmente fastidio è la cosiddetta situazione della paternità. Troviamo stucchevole, poco virtuoso, quello che si sta discutendo in questi giorni, se la proposta è figlia dell'uno o figlia dell'altra, troviamo stucchevole, come prima detto, questo tipo di situazione, troviamo stucchevole il fatto - permettetemi la battuta - di chi per primo ha fecondato questo ovulo che sta nascendo qui alla Camera dei deputati. Dicevano i latini: matersemper certa, pater numquam. Ci frega nulla di questa cosa, anche perché, se proprio dovessimo parlare di primogenitura, ecco che noi stessi abbiamo proposto, e durante questo intervento andrò a citarlo, la stessa cosa che stiamo qui votando oggi alla Camera in un'altra sede.

Si cerca, Presidente, il clamore mediatico, si cerca una gara in termini di demagogia, come se, a conti fatti - ed è giusto, lo premetto, che sia così -, 76 milioni all'anno di risparmi risolvessero i problemi dei cittadini italiani; 76 milioni all'anno di risparmi, quando abbiamo capito che 24 ore fa un manager, che si chiama Flavio Cattaneo, in sedici mesi riesce ad avere una liquidazione tra i 25 e i 30 milioni di euro, in sedici mesi; forse sono anche questi i problemi che la politica deve affrontare.

Ma dovete dirci una cosa, Governo, relatore Richetti, onorevole Richetti: dovete dirci di chi è la responsabilità rispetto a questo passaggio che noi voteremo.

E dovete, soprattutto, dirci se ci saranno dei rischi in termini di equiparazione rispetto al cambio sul contributivo dei cosiddetti parlamentari, ex parlamentari che prendono il vitalizio, e se c'è qualche rischio, che qualche protagonista potrà portare avanti, rispetto a tutte le pensioni degli italiani, coloro che sono andati legittimamente in pensione con un sistema retributivo o retributivo misto, perché questo può essere un punto di caduta rispetto alla legge; e non deve dircelo la Corte costituzionale, dovete prendervi la responsabilità di dircelo in quest'Aula. Non potete salvarvi dietro lo scudo della Corte costituzionale, che dovrà necessariamente, prima o poi, dare un parere rispetto a questo passaggio di legge; non potete delegare, ancora una volta, la Corte costituzionale rispetto al rischio che ho appena citato.

Dopodiché trovo, come prima detto, un aspetto bipolare in seno alla maggioranza, in pancia al Partito Democratico. Ho letto anch'io, piuttosto sconvolto, le dichiarazioni del nostro collega Marchi, che, di fatto, va a parlare di macelleria sociale. Mettetevi d'accordo: avete presentato una proposta di legge, vi chiamate Partito Democratico; ora, al netto del contraddittorio e della discussione che necessariamente devono esserci all'interno dei partiti, mettetevi d'accordo, perché mi pare che anche in pancia al vostro partito, che voi chiamate democratico, ci saranno delle defezioni importanti. E, allora, come prima detto, ci si combatte a colpi di spada la primogenitura di questo che lo stesso Marchi diceva essere quasi uno schiaffo alla cosiddetta casta.

Voi del Partito Democratico non potete parlare di casta; qui, probabilmente, nessuno può parlare di casta, se non - e non c'è nessuna captatio benevolentiae in quanto sto per dire - chiaramente il MoVimento 5 Stelle, che, addirittura, nel primigenio Vaffaday parlava, di fatto, di questi temi. Anche il MoVimento 5 Stelle, però, rispetto a quanto affermato dal collega Toninelli, è giusto, corretto, ma di fatto anche lì vanno a finire dei soldi pubblici. È notizia di stamattina che, rispetto al bilancio della Camera, anche il MoVimento 5 Stelle spende 4 milioni di soldi pubblici; dopodiché, quando andate a fare i video rispetto a coloro che prendono il cosiddetto vitalizio, dovete metterci tutti, dovete metterci pure Di Pietro, dovete metterci pure il giudice Imposimato, ad esempio, che prende un vitalizio e che molto spesso, legittimamente, è sceso in piazza con voi.

Non potete citare soltanto i cattivi in un senso. E, quindi, noi, Presidente, come gruppo politico, che cosa abbiamo fatto per andare, e mi ricollego a quanto detto prima, a bypassare il rischio che qualche protagonista possa applicare questo passaggio di legge a tutti i pensionati italiani? Abbiamo proposto, come prima ho sentito, qualcuno lo ha citato, qualcosa di molto semplice: in regime, Presidente, di autodichia, mesi fa, abbiamo proposto esattamente la fotografia della proposta di legge Richetti in Ufficio di Presidenza alla Camera. Se si fosse votata la nostra proposta in Ufficio di Presidenza alla Camera, avremmo già una legge sui vitalizi. Il Partito Democratico in quella sede ha votato contro, il MoVimento 5 Stelle sulla nostra proposta in Ufficio di Presidenza si è astenuto.

Avremmo già risolto il problema, senza andare a creare, perché è evidente che questa sarà un'arma per tutti in campagna elettorale - se mi passa il termine - questo grande casino mediatico, che serve soltanto, e lo dico per la terza volta…

PRESIDENTE. Con il linguaggio…

WALTER RIZZETTO. Ho detto “casino”, non mi pare che sia…

PRESIDENTE. Non lo ripeta, facciamo così.

WALTER RIZZETTO. Ne ho sentite di molto peggiori in quest'Aula, Presidente.

PRESIDENTE. Questa non è una giustificazione: due torti non fanno mai una ragione.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio assolutamente. E, quindi, in questo caso noi abbiamo proposto in Ufficio di Presidenza questo passaggio; ci è stato votato contro, qualcuno si è, come prima detto, astenuto e il nodo vero di questo passaggio è proprio l'autodichia che la Camera dei deputati, attraverso l'Ufficio di Presidenza, avrebbe già dovuto applicare nei confronti di coloro che sono i dipendenti della Camera dei deputati, che siamo noi: noi siamo dei dipendenti pubblici, alla fine, Presidente.

E, allora, si fa un gran parlare rispetto a questi 76 milioni di risparmi annui; bene, voteremo questo passaggio. Non parliamo, e lo ripeto, dei vari manager che in Italia, in sedici mesi, prendono una liquidazione di quasi 30 milioni di euro - Cattaneo, l'ho detto, e quindi lo ripeto, su suggerimento del collega Palese, non abbiamo parlato, come prima ho ricordato, della famigerata “legge Mosca”, che dal 1974, per due richiami, e per 12 miliardi e mezzo, lo ripeto, 12 miliardi e mezzo, non 76 milioni, ha dato delle pensioni a sindacalisti, ex sindacalisti, deputati ed ex deputati, anche, pare, al Presidente, all'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e ha dato questa pensione sulla base di un'autocertificazione, senza aver versato una lira di contributi; va bene, continuiamo, sicuramente, così, basta che facciamo alla svelta, basta che facciamo presto. Noi ci stiamo, dopodiché occupiamoci di altri problemi, che entrano nella carne viva dei cittadini italiani.

Non abbiamo parlato, tra l'altro, neanche di aspetti recenti delle famose pensioni, non rispetto alla “legge Mosca”, non in pancia alla “legge Mosca”, dei sindacalisti. Anche lì, secondo me, ci sarebbe qualcosa da dire, ma avete avuto il coraggio di rendere inammissibile una nostra proposta emendativa che riguardava il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale e la Banca d'Italia, che noi avremmo voluto assoggettare a questa legge, ma che voi non avete voluto portare avanti in termini di proposta emendativa, vergogna!

È altrettanto chiaro - e vado a chiudere, Presidente - che noi voteremo a favore di questo provvedimento, voteremo a favore di tutte le proposte emendative che porteranno ad un miglioramento di questo provvedimento. È, evidentemente, un provvedimento che ha - è inutile negarcelo, saremmo bugiardi a dire il contrario - dei caratteri di incostituzionalità, ma noi pensiamo che, in questo momento, serve che la politica dia un segnale, oltre che alla Corte costituzionale, dia un segnale, anche in questo senso, di pulizia nei confronti dei cittadini.

Pur io riflettendo, chiaramente, come altri colleghi e come prima detto, sui cosiddetti difetti di costituzionalità della proposta stessa, voteremo, Presidente, a favore della proposta Richetti. Dopo chiamatela come volete, chiamatela proposta del Partito Democratico, chiamatela paternità del MoVimento 5 Stelle, fateci magari fare, a noi di Fratelli d'Italia, almeno i padrini o le madrine, rispetto a questo passaggio; la voteremo convintamente, Presidente, come - lo rinnovo - voteremo a favore di tutte le proposte emendative tese a migliorare questo testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI. Grazie, Presidente. Penso di dovere qualche risposta, cercando di non deludere né lei, né i colleghi, i quali sono genuinamente convinti che si stia facendo un lavoro che risponde alla volontà del segretario del PD, fuori da qui, eterocomandati, chi da Renzi, chi da Grillo. Devo deludervi; questa proposta di legge, sottoscritta da tanti colleghi del PD, nasce da molto lontano. L'onorevole Rizzetto era ancora nel grembo del “Vaffaday”, quando lavoravamo, in regione Emilia-Romagna, insieme a tutto il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti del deputato Rizzetto), per dare una risposta al contrasto ai costi e ai privilegi, e nemmeno ero in questo Parlamento.

Ed è inutile continuare a offendere l'intelligenza di questo Parlamento, cedendo volontariamente alla lettura di chi dice: fanno a braccio di ferro per intestarsela. No, no, no, il Partito Democratico non è interessato alle bandierine (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale). Ci sono stati due grandi filoni di impegno su questo terreno…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

MATTEO RICHETTI. Uno ha visto una serie di colleghi - devo riconoscerlo - intensamente impegnati nella presentazione di delibere che non producevano nulla, su una ridda di dichiarazioni che stancavano gli iPad di chiunque; un altro pezzo si è messo lì, tentando di costruire un provvedimento, che non attaccasse il Parlamento, che non attaccasse il parlamentarismo, perché io non ci sto. Lo dico ai rispettati colleghi Adornato, Tabacci: no, questo non è un attacco alla democrazia, al valore della politica; non mi troverete e non ci troverete mai laddove si disprezza, etimologicamente “si toglie prezzo”, all'impegno politico; non ci avete trovato nel farci chiamare cittadini, piuttosto che onorevoli, non ci avete trovato a vendere 2.000 euro al mese di indennità, non ci avete trovato a togliere prerogative e serietà a questo impegno, ma ci avete trovato su un punto molto preciso ed è un punto controverso.

Io le dichiarazioni dell'onorevole Marchi, che tanto sbeffeggiate, le guardo, le ascolto, le rispetto e le faccio mie. Nessuno ha intenzione, in quest'Aula, di portare un provvedimento che abbia ricadute diverse dal toccare i vitalizi dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nessuno ha tali intenzioni e, se non è chiaro, lo faremo in maniera ancora più chiara, dialogando con tutti quelli che questo obiettivo lo vogliono mettere nero su bianco, ma non ci si racconti una storia che non è quella vera, quella di chi si presenta con questo provvedimento con una tempistica elettorale o cedendo all'anticasta. Io ho ceduto, in realtà, e se lei, Presidente, me lo consente, spiego anche a che cosa ho ceduto. Ho ceduto all'andare nell'archivio della Camera dei deputati e a rispolverare questa lettera che Ermanno Gorrieri, partigiano modenese (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale), Ministro del lavoro, ha indirizzato, nel 1985…

PRESIDENTE. Colleghi, sono stati fatti tutti gli interventi nel più assoluto silenzio e rispetto. Per favore.

MATTEO RICHETTI. …nel 1985, ai Presidenti del Senato e della Camera dei deputati, oltre che al Presidente del consiglio regionale: “Onorevole Presidente, mi permetto di richiamare la sua attenzione sull'istituto dell'assegno vitalizio, goduto dagli ex parlamentari e dagli ex consiglieri regionali, segnalando, a titolo di esempio, il mio caso. Con trentotto anni di anzianità, come lavoratore dipendente, ho riscosso, nel maggio 1985 dall'INPS una pensione di 969.000 lire. Sono stato deputato per 5 anni, 1958-1963, e quello stesso mese ho riscosso un assegno vitalizio di 1.157.000 lire. Sono stato consigliere regionale per cinque anni, 1970-1975, quando sono nate le regioni, e, sempre nel maggio del 1985, ho riscosso un assegno vitalizio di 901.000 lire. Non pongo il problema della legittimità giuridica di queste prestazioni, ma quello della loro equità sociale, in particolare, sotto due aspetti: del rapporto fra durata della contribuzione e entità degli assegni vitalizi e della cumulabilità degli assegni stessi. Non scrivo per salvar l'anima nella speranza che tutto rimanga come prima. Mi auguro che il riesame di queste prestazioni sia affrontato seriamente e sollecitamente nel quadro di una generale riconsiderazione dei trattamenti in atto in Parlamento e nei consigli regionali, in sintonia con le esigenze di equità nei confronti degli altri cittadini”.

Non mi rivolgo, Presidente, a chi correrà fuori da qua, per dire che ha dato risposta, lui, alle sofferenze degli italiani. Io provo, con tutti quelli che condividono la serietà di questo intervento, a dare risposta a questa lettera di Ermanno Gorrieri, che era una lettera che non chiedeva demagogia e populismo, ma un intervento mirato, puntuale, che non attaccasse tutte le prerogative parlamentari, tanto meno la politica, tanto meno i partiti, ma che provasse a riaffermare un principio; perché tentando di utilizzare criteri del tutto simili a quelli che applichiamo ai cittadini, forse il fossato tra politica e cittadini si riduce almeno un po' (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, visto che ci sono molti giornalisti, io approfitterei di mezzo minuto per dire che ieri - e non c'era nessun giornalista - c'è stata la discussione generale sul bilancio interno della Camera e vorrei informare che, quest'anno, la Camera risparmierà 80 milioni di euro; in cinque anni, in questa legislatura, sono stati risparmiati 350 milioni di euro, in minori dotazioni e risparmi. È la più imponente operazione di risparmio pubblico nella storia della Repubblica italiana, ma di questo non c'è traccia in nessun giornale e in nessuna televisione. Per il personale della Camera, passato dalle 1779 unità del 2007 a meno di 500 unità perse, quindi fatevi i conti, staremo intorno, credo, ai 1300 lavoratori, noi risparmiamo qualcosa come 67,8 milioni di euro; per i deputati, a seguito del blocco delle indennità di rimborso e dei tanti interventi che sono accaduti in questi anni, a partire dalla decurtazione dell'indennità, nel 2006 del 10 per cento, del 2011 di un altro 10 per cento, e di tanti altri provvedimenti, il risparmio quest'anno, ogni anno, è di 43,1 milioni.

È evidente che io dico queste cose per dire che qui nessuno deve fare il primo della classe, siamo tutti impegnati e io non posso non prendere per buono anche l'impegno generoso che molti deputati di tutti i gruppi, del MoVimento 5 Stelle, ma anche di altri gruppi, hanno messo in questa legislatura, per cercare di razionalizzare la spesa.

Purtroppo, questo esempio non è seguito né da Palazzo Chigi, né dai Ministeri, per i quali la spending review non esiste. Qui dobbiamo essere orgogliosi di aver restituito al bilancio dello Stato - e l'anno scorso abbiamo destinato i risparmi alla ricostruzione delle zone terremotate dell'Italia centrale - qualcosa come 350 milioni, ripeto, il risparmio più imponente nella storia della Repubblica italiana.

Secondo, io non vorrei essere frainteso, io personalmente dico: se il risparmio di questa legge è “x”, io avrei voluto che questo “x” fosse passato attraverso un'altra modalità, che è quella di un prelievo di solidarietà sui vitalizi degli ex deputati; anzi, ci metterei un euro in più per dimostrare che non c'è nessun attaccamento ad un calcolo dei vitalizi, che oggi giustamente pone dei seri problemi di equità.

Perché avrei preferito il prelievo di solidarietà, qualcosa in più, un euro in più? Perché io prendo per buone pure le obiezioni che sono state fatte, nel senso di dire: guardate che non stiamo toccando i diritti acquisiti, ma ci sono grandi personalità della Corte costituzionale, ma anche di istituzioni, che hanno detto nei giorni scorsi che questa proposta di legge presenta, tra virgolette, dei rilievi non banali di costituzionalità.

E quindi dobbiamo sapere tutti che quando si apre una finestra, in un Paese in cui ci sono 16 milioni di pensioni - nessuna delle quali è erogata con il metodo contributivo: sono erogate con il metodo retributivo o con il sistema misto - ci sono milioni di persone alle quali, a seguito di un sistema previdenziale che è stato una giungla negli anni passati, è stato consentito di andare in pensione nei modi più diversi. Allora, io quella finestra non la voglio aprire e penso che il collega Marchi si riferisse a questo, non a quello che si sta facendo sugli ex deputati, ma a quello che si potrebbe fare, perché un Erdoğan, o un nome qualsiasi, lasciamo perdere Erdoğan, potrebbe pure uscire tra qualche anno nel nostro Paese, chi lo sa! Nessuno lo sa! Quindi, io accantono questo sospetto che magari qualcuno potrebbe avere. Io sono per fare un intervento di equità, ma con uno strumento che ci ponga al riparo da qualsiasi estensione di questo meccanismo ai pensionati italiani.

Terza questione, lo diciamo alla stampa che oggi ha titolato in modo sbagliato: i vitalizi non ci sono più, in quest'Aula nessuno ha il vitalizio (Applausi del deputato Baldelli), noi abbiamo una pensione calcolata sui 914 euro che versiamo ogni mese, che, sviluppati su dodici mesi per cinque anni, sviluppano una contribuzione pari a 54 mila euro e rapportata a un lavoratore che mediamente ha uno stipendio di 1500 euro, che versa su 1500 euro per quarant'anni, e sviluppa una contribuzione di 53 mila euro. E con il sistema contributivo non valgono gli anni che versi, ma vale quanto versi. È su quanto versi che si stabilisce quanto prenderai di pensione.

Purtroppo, diciamo la verità, quando nel 1995 è entrata in vigore la legge Dini, che stabiliva che dal 1996 sarebbero successe altre cose ai lavoratori italiani, che salvaguardava sempre le pensioni in essere - perché nessuna legge (anche qui, errore) di riforma pensionistica, dalla Dini, alla Maroni, alla Damiano, alla Fornero, ha mai toccato le pensioni in essere, mai! Ha messo in discussione delle aspettative pensionistiche, questo sì, ma non ha mai messo in discussione la pensione che era già erogata ad un cittadino - bene, allora, questo Parlamento praticamente non si è posto il problema e ha sbagliato, perché doveva, allora, cambiare il meccanismo e accettare anche nel Parlamento quel tipo di riforma che si andava a fare.

Sono passati vent'anni in cui, naturalmente, il Paese si è impoverito e si è anche incattivito e, quindi, è salita una marea che individuava, anche in questi meccanismi di tutela dei parlamentari, un qualcosa di inaccettabile, e siamo arrivati a questa situazione.

Io vorrei fare un parallelo per far capire perché noi siamo arrivati molto in ritardo nel decidere un qualcosa, che, però, non intaccava i diritti dei pensionati italiani: il finanziamento pubblico ai partiti. Si scelse la linea, dopo il referendum, dei rimborsi elettorali. Bene, cari colleghi, che cosa è successo? E questa idea me la sono fatta, mi è cresciuta in queste ore, leggendo sui giornali la confisca record che interessa la Lega Nord: 48 milioni di euro, chiede la Corte dei conti alla Lega Nord, condanne penali pesanti, interdizione dai pubblici uffici, perché quel partito, secondo la giustizia amministrativa al primo grado e quella penale naturalmente, non avrebbe amministrato regolarmente i rimborsi elettorali che aveva. Ma ci rendiamo conto che meccanismo si era messo in campo?

Faccio degli esempi per capire: dal 1996 al 2008, attraverso leggi e leggine, questo Parlamento, sbagliando, arrivò a dei rimborsi di 300 milioni di euro l'anno, partiti che spendevano pochi milioni di euro ne ricevevano decine come rimborsi, ma non a fronte di spese, bensì con la documentazione; non so, la Lega aveva speso 3 milioni, ottiene in quella legislatura 38 milioni, Rifondazione Comunista aveva speso 2,7 e ne ottiene 35, il Partito Democratico aveva speso 18,4 e ne ottiene 180, il PDL aveva speso 68 e ne ottiene 206 nei cinque anni della legislatura. Addirittura, c'è un meccanismo che se anche un partito spariva, come la Margherita, o non rientrava in Parlamento continuava a ricevere i soldi per un'altra legislatura. Dove siamo arrivati? Alla fine del finanziamento ai partiti. Uno come me, che crede fermamente nel finanziamento pubblico della politica, non può che assistere sconsolato a questa prova veramente imbarazzante che il sistema politico ha dato in quegli anni esagerando, perché ai rimborsi dovevano seguire spese reali. È chiaro che la stessa cosa succede quando non si interviene per tempo.

Sono stati fatti degli esempi, da parte del collega Toninelli, di un parlamentare che si sarebbe dimesso (io adesso non so bene come stanno le cose). Posso dire senz'altro che, su 1.700 persone, ci può essere anche qualche esempio limite, di cui si è parlato. Però, in quei 1.700 ci sono tantissime altre persone, e sarebbe ingeneroso non ricordare che lì in mezzo c'è la vedova di Enrico Berlinguer e vorrei censurare un post vergognoso - non dico da chi è stato postato e anche in quest'Aula rilanciato - in cui si dice che “con la morte di questa persona - Letizia - finalmente questa persona ha smesso di rubare la reversibilità del vitalizio dal 1984”. Io penso che chi ha un'opinione del genere si dovrebbe nascondere sotto questi banchi (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Partito Democratico e di deputati di Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! C'è la moglie di Enrico Berlinguer così come la moglie di Aldo Moro o Zaccagnini o Pertini o Pietro Nenni o La Malfa o Pajetta o Longo o Togliatti o Andreatta o Saragat e ci metto anche Almirante, da cui sono distante politicamente, ma ci metto tutti, tutti quelli che nella Prima Repubblica hanno onorato con le loro funzioni la politica, i partiti, la democrazia. Ci sono anche loro in questi elenchi.

Io ho nitido il ricordo di un vecchio sindacalista e alla fine di quel cursus honorum classico nella storia della sinistra italiana gli fecero fare il deputato, anzi il senatore. Lui aveva questo vitalizio perché la pensione non l'aveva perché non aveva avuto versati i contributi dal proprio partito perché non c'erano i soldi, perché era stato in galera, perché aveva occupato le terre e aveva svolto una vita di costruttore della democrazia dal suo punto di vista. Ebbene, in questo ragionamento c'è tutto: ci sono le deviazioni e ci sono anche gli aspetti nobili della democrazia e questo lo dobbiamo sapere. Dopodiché, tutti noi sappiamo che dobbiamo prendere una decisione e mi sembra che stiamo lavorando in questa direzione, però la decisione che dobbiamo prendere deve essere rispettosa e grata a chi ha costruito la democrazia in questo Paese.

Io ricordo il volto bianco ferreo di un collega quando le corti d'appello di tutta Italia, in Ufficio di Presidenza della Camera, ci hanno detto che su 1.700 deputati quelli a cui dovevamo togliere i vitalizi perché avevano subito condanne erano 14, cioè meno dell'1 per cento. Evidentemente qualcuno pensava che quei 1.700 erano una banda di malfattori in cui c'erano centinaia di delinquenti. No! Gran parte di quelle persone sono stati i costruttori della democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico) e noi dobbiamo saperlo anche quando andiamo a prendere decisioni importanti come quella di stasera.

Io vorrei concludere questo mio intervento con alcune parole di un grande abruzzese che a me ha sempre ispirato, un cristiano e un socialista: Ignazio Silone.

Ne La scuola dei dittatori, di Ignazio Silone, due personaggi girano l'Europa per imparare l'arte della dittatura: l'esule, chiamato da Silone Tommaso il cinico, fornisce alcune interessanti lezioni: “Se volete mirare al successo dovete attenervi a questa regola: dovete gettare il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa politica, renderli responsabili di tutti i mali della patria e aizzare contro di essi l'odio delle masse”. Ecco, io non ci sto a questa cultura. Io sono per fare le cose eque, quelle giuste che noi dobbiamo fare, ma sempre salvaguardando la centralità del Parlamento perché il Parlamento, nel corso dei secoli e soprattutto nel Novecento, si basa su alcuni pilastri e questi pilastri sono le sue prerogative, le sue guarentigie, l'autodichia, l'autonomia contabile e finanziaria, il suo personale di straordinaria professionalità che va difeso in tutti i modi, le indennità e questo insieme di cose che rende il Parlamento forte e autorevole. È forte e autorevole se noi siamo in grado anche di aggiustare rapidamente le cose che dovevano essere aggiustate fin dopo la riforma di Lamberto Dini (Applausi dei deputati dei gruppiArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista,Partito Democratico, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente eMisto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Grazie. Interverrò solo per pochi minuti perché ho l'impressione che a furia di rivendicare la paternità e la maternità di questa proposta di legge non l'approveremo mai. Il tempo potrebbe stringere nei prossimi giorni e sappiamo che “la gita” in Senato non sarà semplicissima.

Devo dire la verità, cioè che ho ascoltato con grande interesse gli interventi dei colleghi e in qualche modo confermo il mio atteggiamento laico, molto rispettoso del passato sicuramente, ma anche del presente e della realtà del Paese in cui viviamo. Mi sembra che dobbiamo trovare un equilibrio tra queste due cose e l'equilibrio lo troviamo se stiamo lontani dal benaltrismo e dall'ipocrisia. Non c'entra nulla se questo provvedimento vale pochi milioni di euro, qualche decina, e se un bonus di un manager ci colpisce di più nell'immaginario perché un'ingiustizia non ne giustifica un'altra, una diseguaglianza non giustifica e non conforta il fatto che ce ne siano delle altre e il bonus in questo caso riguarda la classe politica che decide di se stessa, così come è stato ricordato. È un fatto importante che, però, ci deve responsabilizzare e non possiamo vivere con leggerezza.

La stessa cosa la direi rispetto alla riflessione di Adornato sul parlamentarismo. Io credo che noi dobbiamo difendere con passione quest'Aula, il nostro ruolo e la fortuna di poterlo interpretare, ma l'ultimo argomento da cui partirei è la retribuzione e il trattamento pensionistico. Facciamolo vivere nel nostro impegno, in quella disciplina e in quell'onore che ci sono richiesti dalla Costituzione, dall'articolo 54. Facciamolo vivere nel rapporto con gli elettori, nella trasparenza con cui interpretiamo questo ruolo. E a questo punto mi chiedo perché non intervenire - non oggi perché la discussione ci ha portato da un'altra parte - anche su come è costruita la nostra indennità e i nostri emolumenti.

Un fatto mi colpisce sempre, che per il nostro ufficio, per i lavori che ci riguardano, noi siamo tenuti a rendicontare la metà. Perché non siamo tenuti a rendicontare tutto? Perché la nostra trasferta romana deve valere anche per chi risiede a Roma da generazioni senza nome?

Capite che sono domande che si fanno i cittadini, che non sono necessariamente infuriati o antipolitici, ma sono domande che si fanno rispetto al loro trattamento lavorativo, a quello che vedono nella realtà di ogni giorno, a quello che succede, come ricordava il nostro collega Airaudo, quando si deve andare in pensione con una data da inseguire, con trattamenti che forse non sono corrispondenti alla fatica che si è fatta nei tanti anni in cui si è lavorato. Insomma, il punto è capire qual è un diritto e qual è un privilegio sul quale decidiamo, appunto, noi ed è per quello che diventa odioso.

E, allora, io faccio un appello perché si arrivi presto alla votazione di questo provvedimento: è che insieme riusciamo a cambiare una delle frasi che ci rincorrono, che rincorrono tutti e rincorrevano anche chi ne ha abusato. È la frase per la quale siamo tutti uguali, detta così: “Sono tutti uguali; tutti rubano alla stessa maniera”. Ci sono anche delle canzoni che hanno ripreso questo modo di dire. Facciamo in modo che il “sono tutti uguali” sia corrispondente a un articolo della Costituzione, cioè che siamo tutti uguali perché ci preoccupiamo di ridurre le disuguaglianze, e la percezione anche rispetto a ruoli pubblici. È un investimento che secondo me non toglie nessun tipo di pregio, di qualità, al Parlamento, che ci richiama soltanto a vivere la vita dei comuni mortali. E questo credo che sia un messaggio molto positivo. Non c'è nessuna rivendicazione da parte nostra rispetto a chi sa quale battaglia, sappiamo che ci sono ben altre cose di cui parlare, però partiamo da queste che ci riguardano, che riguardano la nostra pensione. Fa un po' sorridere dirlo, perché qualcuno di noi è molto giovane, forse non si era mai posto il problema in età così “prematura”, ma facciamolo per la dignità della Repubblica che dobbiamo rappresentare, perché quella relazione di fiducia, quella relazione di attenzione e di rispetto noi la ricostruiamo se siamo rispettosi a nostra volta delle proporzioni delle cose di cui parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, confesso che prendo la parola con una certa riluttanza su questo tema, perché non essere d'accordo…

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, mi scusi. Glielo dico subito: il suo gruppo, la sua componente, ha sette minuti complessivamente, così poi sa come gestirseli.

ROCCO BUTTIGLIONE. Eh! Così tanti? Cercherò di limitarmi. Essere contrari significa esporsi all'accusa di Cicero pro domo sua, colui che difende i propri vantaggi ed i propri privilegi. Lungi da me quest'idea: ho votato volentieri tutti i tagli all'indennità parlamentare che ci sono stati proposti; quando il Paese soffre, la classe dirigente deve dare l'esempio, e quindi deve essere la prima a fare sacrifici. Tuttavia, non posso nascondere una certa ripugnanza davanti ad alcune cose che ho sentito e che sento continuamente: queste cose sono la svalutazione della funzione parlamentare. Si chiede al Parlamento di fare dei sacrifici? Sono il primo a dire di sì. Si dice che il Parlamento non vale i denari che riceve dalla collettività, perché il lavoro del parlamentare vale meno di qualunque altro tipo di lavoro sociale qualificato? Allora mi preoccupo, perché nel giudizio che si dà sul valore del lavoro parlamentare inevitabilmente penetra il giudizio che si dà sulla funzione del Parlamento, sulla dignità del Parlamento, sulle ragioni per le quali vale la pena di avere un Parlamento, perché alla fine si potrebbe anche abolire il Parlamento, sicuramente si risparmierebbero più soldi e forse le cose cambierebbero anche più veloci; guadagneremmo forse in efficienza, almeno così dicevano i fascisti, che questa operazione hanno fatto, ma perderemmo la democrazia.

Allora, vorrei mettere tutti noi in guardia: attenti, questo attacco contro la dignità del Parlamento è drammaticamente pericoloso. Io voterei volentieri questa legge, se fossi sicuro che significherebbe la fine dell'attacco al Parlamento, il riconoscimento della dignità del Parlamento, ma le cose che sento non mi danno questa convinzione. Lenin era convinto che una cuoca può dirigere lo Stato, ma noi sappiamo che Lenin si sbagliava su molte cose, e anche su questa. Se vogliamo attirare in Parlamento persone le quali abbiano le competenze necessarie per governare una grande nazione, dobbiamo riconoscere prima di tutto la loro dignità, e poi magari forse anche un compenso non troppo differente da quello che guadagnerebbero nelle diverse professioni liberali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, quanta ipocrisia! È chiara la situazione: noi siamo qui, in quest'Aula, per dare un palcoscenico al Partito Democratico, che vuole eliminare dal dibattito parlamentare e fuori dal Parlamento il corpo contundente dei vitalizi, che sarebbe stato usato, nel caso non si fosse affrontato in Aula in queste modalità, dal MoVimento 5 Stelle nelle prossime scadenze elettorali: Sicilia e politiche.

A questo punto, che ti fa il partito di maggioranza relativa, dopo alcuni tentennamenti (decidere in Ufficio di Presidenza, no, decidere con la Richetti)? Decide di fare una surenchère, di essere più realista del re, e di superare il MoVimento 5 Stelle in demagogia o populismo. L'originaria proposta Lombardi riguardava solo il futuro, la Richetti riguarda il futuro e il passato, non rendendosi conto, il Partito Democratico, che troverà sempre un più puro che ti epura.

Quanta ipocrisia! Anche perché, fosse questa la volontà di cancellare una volta per tutte questo abominio dei vitalizi, salvo che c'è il retropensiero, signora Presidente, che tanto al Senato si insabbierà tutto. Addirittura qualcuno dice che c'è già l'accordo al Senato per insabbiare tutto. E quand'anche non si insabbiasse tutto e il Senato modificasse il provvedimento, il provvedimento poi dovrebbe tornare alla Camera, e saremmo già nei termini dello scioglimento del Parlamento stesso: novembre, dicembre. Quanta ipocrisia! E per fare questo, che ti fa il Partito Democratico? Mette in moto un meccanismo che dire aberrante è poco. Cioè, per ottenere questo risultato di togliere l'arma contundente al MoVimento 5 Stelle, che ti fa? Produce un provvedimento retroattivo incostituzionale.

Ricordo a me stesso - visto che le ho vissute non solo come parlamentare, ma anche come economista - e ricordo a tutti cos'è stata la riforma Dini. La riforma Dini è stata la riforma che ha introdotto nel nostro Paese, dopo un grande dibattito durato un anno, con il consenso delle parti sociali, del sindacato, e con una grande maggioranza in Parlamento, il metodo di calcolo contributivo invece del metodo di calcolo retributivo. Ricordo a me stesso che il metodo di calcolo contributivo, pure all'interno del sistema a ripartizione, che è il sistema in vigore nel nostro Paese, porta i contributi previdenziali in equilibrio assoluto tra contributi versati, montante e vitalizio percepito. Perché? Perché i contributi versati con il sistema contributivo vengono rivalutati sulla base degli andamenti quinquennali del prodotto interno lordo, e se la speranza di vita dovesse aumentare nel frattempo, attraverso le modifiche decennali del coefficiente di trasformazione - ogni tanto mi diverto a fare un po' il professore - si allunga certamente la speranza di vita, ma si riduce l'assegno pensionistico, il vitalizio, o si riduce il montante. Questo è il sistema, il metodo di calcolo contributivo all'interno di un sistema a ripartizione, e cioè: con una mano si prende e con l'altra si paga; che è cosa diversa dai metodi a capitalizzazione, che sono propri dei sistemi assicurativi privati. Bene. Cosa fa la riforma Dini? Stabilisce - dico al collega Sannicandro - che dal 1° gennaio 1996 i neo assunti abbiano il metodo di calcolo, per la loro pensione, quindi per i quarant'anni successivi, contributivo, ponendo l'attenzione per tutti quelli che al 1° gennaio del 1996 avessero già una posizione lavorativa e una posizione contributiva in essere, dividendoli in due fasce - lo ricordo a me stesso, sono cose che si leggono in tutti i manuali -, dividendo quella platea dei già lavoratori, dei già attivi in due fasce: coloro che avevano più di quindici anni che avrebbero continuato con il sistema di calcolo retributivo; laddove invece coloro che avevano meno di quindici anni di attività e di contribuzione avrebbero avuto un sistema di calcolo misto pro quota e pro rata per cui alla fine della loro attività lavorativa avrebbero avuto un calcolo misto: una parte uno, due, cinque, otto, quattordici anni con il sistema retributivo e l'altra parte con il sistema contributivo meno favorevole. Ricordo a me stesso, signora Presidente, un'altra cosa perché si dice retributivo e contributivo ma occorre essere chiari. Ci ricordiamo tutti cosa vuol dire metodo di calcolo retributivo cioè che il vitalizio, la pensione, viene calcolata non sui contributi versati ma viene calcolata in base agli anni dei versamenti, normalmente quaranta, ma a volte anche molto meno e ad un coefficiente, identificato dal compianto Ministro del Lavoro di allora, Brodolini, pari a 2 che moltiplicava gli anni di contribuzione, 2 per 40 che fa 80. Quell'80 diventava una percentuale, coefficiente 80 per cento, che si applicava all'ultima retribuzione (dipendenti pubblici); alla media degli ultimi cinque anni delle retribuzioni oppure, negli ultimi tempi, ai migliori cinque anni degli ultimi dieci e da questo moltiplicazione della percentuale dell'80 per cento veniva fuori l'entità della pensione. Quindi un'entità della pensione che non aveva nulla a che fare con i contributi versati in ragione del fatto che allora il numero degli attivi moltiplicato per la quota dei contributi, normalmente il 33 per cento, come massa contributiva era superiore alla massa della spesa che era data dal numero dei pensionati per la pensione media. Questo era l'equilibrio fino alla legge Dini. Anzi prima della Dini si sono verificati squilibri legati al cambiamento tecnologico e al mutamento del mercato del lavoro talché si è dovuto cambiare ma si è cambiato - attenzione, signora Presidente, attenzione colleghi - in maniera responsabile cioè stabilendo quelle tre fasce: i nuovi assunti, quelli che avevano almeno 15 anni e quelli che avevano meno di 15 anni in maniera tale da non produrre un brusco scalone e squilibrio. Forse - questo sì - quando fu introdotta la legge Dini, ecco forse è motivo di rammarico che il Parlamento avrebbe dovuto cambiare da allora, 1996, anche per i membri del Parlamento il metodo di calcolo per il futuro naturalmente, magari con la stessa dosaggio per fasce. I nuovi parlamentari e coloro che avevano una anzianità in maniera tale da avere un parallelismo. E qui vien fuori la novità: si è dovuto aspettare il 2011, Governo Berlusconi, perché questo adeguamento del sistema di calcolo - niente di più: è solo un adeguamento del sistema di calcolo - venisse fatto dal Governo Berlusconi non con una legge ma con una delibera dell'Ufficio di Presidenza in autodichia in cui si modificò il sistema di calcolo per cui ai contributi versati sarebbe corrisposto un vitalizio in ragione del numero degli anni e in ragione della rivalutazione come previsto dalla legge Dini cioè con rivalutazioni quinquennali in ragione delle dinamiche del prodotto interno lordo.

Quindi - lo ricordo a me stesso - i vitalizi come dire devianti rispetto alla normativa generale definita dalla legge Dini non esistono più nel nostro Parlamento. Il problema adesso che si pone è il seguente: è accettabile per una ragione di mero palcoscenico applicare il metodo di calcolo contributivo in maniera retroattiva come avrebbe fatto Orwell nel suo straordinario romanzo 1984? È possibile fare questo al di là dei problemi tecnici che hanno portato la Ragioneria generale dello Stato ad alzare le mani… forse, signora Presidente, se ascoltasse sarebbe utile anche per lei e anche per il collega Pisicchio, perché probabilmente è molto dotato e di competenza, ma forse potrebbe essere utile anche per lui.

È possibile applicare retroattivamente il metodo di calcolo contributivo? Da economista dico: beato chi ci riuscirà! Perché pensare di andare a ritroso nelle storie contributive dei parlamentari di dieci, venti, trenta, quarant'anni fa, ricalcolare gli andamenti del PIL su base quinquennale, rivedendo i montanti così rivalutati, non solo è un'operazione quasi impossibile, ma che potrebbe portare anche a dei paradossi, cioè ad aumentare, se facciamo riferimento a periodi felici della nostra storia economica in cui il PIL cresceva del tre, quattro, cinque per cento - vado molto lontano però, vivaddio, l'età dei parlamentari in pensione ai quali auguro lunga vita può anche risalire a quei periodi – potrebbe portare a rivalutazioni dei montanti contributivi di allora secondo tassi di incremento del PIL, non di decimali, come siamo stati abituati noi in questi ultimi anni, ma rilevanti. Mi sembra un'operazione impossibile: è talmente impossibile o talmente difficile che la Ragioneria generale ha alzato le mani. E, quindi, il provvedimento in esame nasce senza il bollino della Ragioneria. Ci hanno spiegato tutti che senza bollino della Ragioneria non si vive, non si procede, ma evidentemente le Aule del Parlamento sono fatte anche per l'impossibile.

Mi chiedo, signora Presidente: vale la pena per l'operazione di palcoscenico che non produrrà nulla, perché si insabbierà al Senato e, se non si si insabbiasse al Senato, verrebbe dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale, come è stato detto da tutti i costituzionalisti più avveduti, ma le sembra possibile produrre questo precedente attraverso una legge? Perché sapete cosa può accadere? Che se si introduce questo precedente di ricalcolare il passato attraverso la legge Dini, ossia applicando il sistema di calcolo contributivo per il passato, noi dovremmo ricalcolare le pensioni ad esempio dei signori giornalisti, dei pubblici dipendenti, degli altri organi dello Stato. Qui mi permetto di correggere la Presidente Boldrini, anche se non è presente: gentile Presidente Boldrini, non è che l'autodichia vuol dire capacità legislativa. Vivaddio, gli altri organi dello Stato hanno autodichia, ma non capacità di fare le leggi, perché vivaddio le leggi le fa solo il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ma ritorno al punto precedente, signora Presidente: cosa succederebbe se si applicasse lo stesso principio orwelliano, modificare il passato, applicando il sistema di calcolo contributivo a tutto il mondo dei pensionati in essere a partire da quelli che hanno la loro pensione calcolata solo con il sistema retributivo? Succederebbe una cosa che qualcuno, il relatore in Commissione bilancio mi pare, ha definito “macelleria sociale”, cioè taglieremmo quelle pensioni del 20, 30, 40, 50 per cento. È questo il messaggio che quest'Aula vuole dare? La macelleria sociale? Vale la pena, per uno straccio di palcoscenico, per non essere più ricattati dal MoVimento 5 Stelle su un problema, come dire, tutto sommato di bassa qualità, mettere in discussione principi fondanti della nostra democrazia e della nostra democrazia parlamentare? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre e che io pongo agli amici, ai colleghi del Partito Democratico, perché questa legge, se ho ben capito l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle, ve la voterete solo voi e pochi altri. Ve la intesterete, certamente, vi intesterete un obbrobrio, un abominio, un mostro. Un mostro che non approderà a nulla - e qui l'ipocrisia - un mostro che si insabbierà al Senato, un mostro che verrà dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale, se il Senato avesse la dabbenaggine di approvarlo.

Mi chiedo, signora Presidente: vale la pena dare questo messaggio al Paese, dividendoci, magari, qui, all'interno dei gruppi parlamentari, tra chi vuole stare con il vento e chi vuole stare in piedi, a riaffermare i valori della democrazia e della democrazia parlamentare? Vale la pena tutto questo, signora Presidente? No, non vale la pena. Dovevamo cambiare il metodo di calcolo per i vitalizi in queste Aule parlamentari nel 1996, con l'introduzione della legge Dini; lo abbiamo fatto nel 2012, ma lo abbiamo fatto. Perché tanto accanimento sui vitalizi in essere con le eccitazioni o con la violenza, la violenza dei giudizi che all'interno di quest'Aula e fuori di quest'Aula vengono rivolti contro la democrazia parlamentare? Vale la pena buttare via la nostra storia democratica, per che cosa, per uno straccio di palcoscenico?

Ecco, signora Presidente, io dico che non ne vale la pena; che, dopo una discussione di questo genere, ne usciremo tutti sconfitti, sia gli opportunisti ipocriti, che, per uno straccio di palcoscenico, fanno finta di volere il rigore, sia quelli come il sottoscritto, che può essere tacciato come difensore dei privilegi, e le assicuro che le cose non stanno in questi termini. L'istituzione parlamentare ne uscirà sconfitta, signora Presidente; per cui, chiedo un ultimo senso di riflessione a questa Assemblea. Pensiamoci, ripensiamoci: questa è una legge impossibile, questa è una legge mostruosa, questa è una legge ipocrita.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brunetta.

RENATO BRUNETTA. Ho finito. Questa è una legge che non merita la nostra storia di democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. A me sembra che questo dibattito, che sicuramente è stato caratterizzato, a partire dall'intervento dell'onorevole Toninelli, da accenti inaccettabili nei confronti del Parlamento, della storia di questo Paese, dei parlamentari di questo Paese, però sia viziato, da parte di chi è contrario a questa legge, da una serie di argomentazioni, come posso dire, assolute, inderogabili, che sono semplicemente false, sbagliate.

Io sono stato, credo, il primo a portare in Aula un voto su questo argomento, portando degli emendamenti alla riforma costituzionale che prevedevano l'introduzione di un principio di ragionevolezza e di proporzione ai contributi e alla durata del mandato, proprio perché sono consapevole che esiste una giurisprudenza interpretabile su questo tema; non quella che ha descritto prima l'onorevole Sisto o l'onorevole Brunetta, che sembra una giurisprudenza tarata su questa legge, che la dichiara incostituzionale, perché la Corte costituzionale non ha mai detto che non si può intervenire retroattivamente. Anzi, ha detto che si può, stabilendo dei criteri di ragionevolezza, di equità, di proporzionalità, e poi su quelli si può discutere, ma ricordo ai colleghi di Forza Italia che l'esperto da loro portato in Commissione ha detto chiaramente - e lo ha anche scritto - che un intervento sui vitalizi passati è possibile e conforme alla Costituzione, se ragionevole e basato su dei principi equi e proporzionati.

Quindi, almeno agli esperti che uno ha chiesto, ha convocato, che rispetta, sarebbe dovuto un certo rispetto; invece, sembra che chiunque porti avanti questa legge sia un criminale che vuole assassinare la Costituzione, e quindi ci includiamo anche il professor Caravita, che ha avuto l'ardire di dire questo in Commissione.

Ripeto, esiste questa giurisprudenza, una giurisprudenza che io non ho mai condiviso personalmente; ho sempre sostenuto che il principio di equità e il principio di ragionevolezza non possono giustificare dei trattamenti pensionistici che sono assurdi sia in termini assoluti sia in rapporto al momento che si vive. E qui vorrei dire all'onorevole Adornato, che ci ha parlato dei costituenti: i costituenti nel 1948 prendevano l'equivalente di 1.200 euro di indennità; in euro, l'equivalente attualizzato, sono stati fatti questi conti, non è difficile. E i nostri parlamentari hanno continuato a prendere somme di questo tipo per molti anni, fino più o meno al 1960; a quell'epoca, e ci sono dei calcoli che abbiamo visto per prepararci, per cercare di capire quello che è successo, negli anni Sessanta, con il boom economico, il rapporto tra quello che prendeva un parlamentare e un operaio, un impiegato, era da uno a cinque.

Nel 2000 è diventato da uno a dieci. Ora, non credo che l'attività del parlamentare nel 1963 fosse un'attività molto più costosa di quella del 2000. La verità è che la politica, a un certo punto, ha preso una deriva per la quale ha continuato ad aumentarsi indennità, prebende, pensioni.

Questo non significa avercela con il Parlamento, io sono molto rispettoso delle prerogative dei parlamentari e sono contrario a chi dice che un parlamentare va pagato quanto un impiegato di primo livello, perché il rispetto per i parlamentari ci deve essere; ce lo dobbiamo guadagnare, ma ci deve essere. È una funzione importante, non credo sia giusto pagare un parlamentare meno di un magistrato o meno di un professore universitario, credo che sia sbagliato; però non ha senso che il vitalizio, che dovrebbe avere come funzione quella di mantenere chi si è dedicato alla politica e ha rinunciato a una pensione da lavoro tradizionale, non ha senso che quel tipo di trattamento porti a un tenore di vita post Parlamento dieci volte quello di un operaio. Due, tre, quattro ci possiamo ragionare, cinque ci possiamo ragionare; dieci non ha nessuna logica.

E ricordo che il trattamento pensionistico dei parlamentari è stato tradizionalmente equiparato all'indennità, che ha avuto negli anni, per moltissimi anni, un valore che andava, ripeto, in equivalenti dai 1.200 ai 2.000 ai 2.500 euro; poi, a un certo punto, c'è stata l'esplosione che non ha nessuna giustificazione storica, e non ha nessuna giustificazione storica in un momento in cui la sofferenza sociale è, evidentemente, ai massimi rispetto a qualche anno fa, ai tempi, soprattutto, del boom economico a cui faceva riferimento prima il presidente Brunetta.

In questo contesto, un sacrificio, chiedere un sacrificio a chi prende troppo è giusto. Ora, lo dico tranquillamente, avrei preferito una legge discussa in un altro modo e in un altro contesto, senza le pressioni mediatiche che indubbiamente ci sono state e anche con delle correzioni di merito che, dato il contesto politico, non è stato possibile discutere.

Però, trovo, francamente, inaccettabile, riscoprire questa attenzione alla macelleria sociale dei pensionati, da parte di molti colleghi, in quest'Aula, stranamente, quando si viene a discutere di vitalizi, di questi temi che non hanno nulla a che vedere, perché la Costituzione ha tante altre tutele, tra cui quella della pensione “dignitosa”, che è un principio che spesso si dimentica, si è dimenticato troppo spesso, che viene ignorato rispetto ai giovani, perché la vera macelleria sociale la stiamo facendo rispetto a quelli che verranno.

Ecco, io credo che sia, in questo momento, importante, per la nostra classe politica, dare un segnale; non vuol dire sminuire il Parlamento, non vuol dire andare dietro a chi lo insulta e insulta le istituzioni, come fa, quotidianamente, il MoVimento 5 Stelle; significa cercare di rispondere a un'esigenza, non inventandosi cosa dice la Costituzione, non inventandosi dei compensi stratosferici dei nostri costituenti nella storia; la verità è che c'è stata un'indigestione, nel periodo tra gli anni Novanta e gli anni Duemila, che ha portato a un'esplosione di questi compensi; si sta cercando soltanto di dire che bisogna ricondurre tutto questo a livelli ragionevoli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

MAURO OTTOBRE. Presidente, onorevoli colleghi, credo che nella discussione in Aula, oggi, si parli di tutto e di più, ma non si centri il problema. Io ho sempre creduto che il politico, l'amministratore a disposizione della comunità non sia quanto costa, ma quanto rende. E a vedere l'entità del debito pubblico, insomma, ci sarebbe un po' da dire, eventualmente, sulla resa. Ma credo, invece, che siamo proprio fuori tema, perché qualcuno ha dimostrato che la partita non si gioca qui dentro; qualcuno ha detto che i prossimi anni, qui dentro, si saranno invertiti i ruoli, ossia persone molto intelligenti creano piattaforme virtuali, dove, guarda caso, in discussione non è tanto il loro guadagno, perché due persone con una Srl possono pilotare la mente, i social di milioni di italiani e trarne profitto; bene, questo sembrerebbe tutto legale, anche col consenso del Parlamento, quando, magari, il sottoscritto ha ben pensato di presentare un emendamento per non rendere gli utili di siti Internet o blog riconducibili a movimenti di partito o a partiti; no, invece, bisogna speculare sulla politica, bisogna speculare sulla paura degli italiani e chi lo fa non è, a caso, il politico grande, pagato, ma chi è dietro una piattaforma, una Srl che guadagna un sacco di soldi. Lì è tutto lecito, quindi, sono invertiti i ruoli. Noi saremo la classe operaia e gli imprenditori faranno, ovviamente, la politica italiana. Imprenditori che, evidentemente, contiamo sulle dita delle mani.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Prego, onorevole Richetti.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Emendamenti 1.11 e 1.12 Misuraca, 1.10 Menorello, 1.50 Civati, 1.17 e 1.52 Sisto, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.14 D'Attorre, sulla base del dibattito, Presidente, accantonerei questo emendamento.

PRESIDENTE. Ok, poi c'è l'articolo aggiuntivo 1.01 Turco.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, relatore di minoranza.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. 1.11 e 1.12 Misuraca e 1.10 Menorello, parere contrario. Emendamento 1.50 Civati, parere favorevole. Emendamento 1.17 Sisto, parere contrario. Emendamento 1.52 Sisto, parere contrario. Sull'emendamento 1.14 D'Attorre, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Comunque, il relatore per la maggioranza ha detto che lo accantoniamo.

Articolo aggiuntivo 1.01 Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia Grazie, signora Presidente. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Misuraca, con il parere contrario dei relatori e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Misuraca, con il parere contrario dei relatori e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Menorello, con il parere contrario dei relatori e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Civati, con il parere contrario del relatore di maggioranza, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.17 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. In logica continuità con la questione di pregiudizialità costituzionale che Forza Italia ha presentato, in stretta contiguità con la necessità del rispetto dei principi della Costituzione, farò un unico intervento sugli emendamenti 1.17 e 1.52, perché, sostanzialmente, anzi, formalmente, oltre che sostanzialmente, riproducono la necessità che questa legge, in particolare, sia conforme ai dettati, non soltanto della Costituzione, ma anche della Corte costituzionale.

Infatti, la formulazione dell'emendamento 1.17 fa un riferimento che può apparire superfluo, tautologico, ma mai come in questo caso, invece, è fondamentale nel rispetto dei principi costituzionali di retroattività delle norme e della tutela dei diritti quesiti - l'1.17 - nel rispetto dei principi costituzionali di legittimo affidamento e di ragionevolezza, che sono proprio quelli che la Corte costituzionale ha fatto propri nella elaborazione giurisprudenziale sul punto.

Allora, il parere contrario su questi emendamenti, se potessi dire, è un indizio chiaro e forte, è un riscontro, per usare anche qui un'espressione penalistica, alla certezza dell'incostituzionalità; cioè, rifiutare di introdurre in questa normativa la dizione di costituzionalità, sotto il profilo dei principi e sotto il profilo della giurisprudenza costituzionale, rafforza l'elemento psicologico doloso, cioè Governo e relatore sono consapevoli che non si può richiamare né la Costituzione, né le sentenze della Corte costituzionale, tanto è palese l'incostituzionalità di questa legge.

Ripeto, noi siamo indifferenti, anzi, nel 2011 e 2012 Forza Italia ha dimostrato di essere il solo partito che è intervenuto sul regime contributivo; il tema non è ‘i vitalizi', il tema è la sconsiderata applicazione di un principio palesemente incostituzionale in nome di un effetto. È questo il dato che sconforta e che lascia intravedere come - anche negli ultimi giorni, tra virgolette, di questa legislatura - la tendenza a leggi incostituzionali, nella speranza che la Corte per ragioni di piazza non le dichiari tali, è propria di questo Governo e di questa maggioranza.

Sia ben chiaro, gli emendamenti servivano - questo è il termine che voglio usare - per sincerare e per testare una cartina di tornasole sulla consapevolezza dall'incostituzionalità, il parere contrario e l'invito al ritiro credo che avallino questa, ahimè, amara certezza: una legge incostituzionale, perché applica un principio assolutamente incostituzionale, a prescindere dai contenuti; questo è un dato che io vorrei ribadire più volte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Sisto, con il parere contrario dei relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Sisto, con il parere contrario dei relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Il successivo emendamento è accantonato, quindi non votiamo l'articolo 1, possiamo però votare l'articolo aggiuntivo 1.01 Turco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Sì, grazie, Presidente, per spiegare brevemente questo emendamento e anche i successivi a mia prima firma. È un emendamento che vuole allargare il raggio di azione di questa proposta di legge.

Questa proposta di legge va sostanzialmente ad incidere unicamente sui vitalizi degli ex parlamentari, ma non tocca sostanzialmente altri privilegi, che ancora persistono, per quanto riguarda i parlamentari di questa legislatura; mi riferisco in particolar modo ad alcuni privilegi che non hanno francamente più ragione d'essere e che sono già stati citati negli interventi di altri colleghi: parlo dei rimborsi telefonici, perché oggigiorno non hanno francamente più senso; parlo della diaria a chi già è residente a Roma; parlo dell'obbligo di rendicontazione per quanto riguarda tutta la parte delle spese per l'esercizio del mandato.

Questo, come altri emendamenti a mia prima firma, ma anche a firma di altri colleghi e di altre forze politiche, in particolare quelli a prima firma del collega Civati, vanno in questa direzione.

Io credo che abbiamo la fortuna, oggi, di poter discutere di questi argomenti, in un momento in cui è così difficile riuscire a far calendarizzare in Aula proposte di legge in questo senso, oppure di parlarne, forse, più facilmente, come sarebbe più opportuno, nell'Ufficio di Presidenza, di cui, però, noi di Alternativa Libera non facciamo parte, per cui ne approfittiamo per proporre in Aula questo genere di emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidentessa. Allora, Turco, Artini, Baldassarre, Bechis e Segoni, 1500 euro, fino a un massimo giornaliero, settimanale, mensile, bimensile, semestrale o annuale, non saprei, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Immagino che il professor Longo abbia ragione quando dice che non c'è scritto se giornaliero o mensile, ma mi pare che sia abbastanza ragionevole immaginare che, alla pari di quanto è attualmente il rimborso, sia un rimborso mensile, ma non sta a me spiegarlo all'onorevole Longo.

In ogni caso, Presidente, noi voteremo a favore di questa proposta emendativa, perché ha effettivamente ragione il collega Turco, quando dice che, all'interno dello steccato di questa proposta, si va a toccare qualcosa di pregresso in termini di vitalizi, ma non si va, di fatto, a toccare quello che attualmente i deputati percepiscono. Sono d'accordo sul fatto che, anche rispetto alle spese telefoniche, qualcosa è stato fatto in seno a questa legislatura, ma non in modo sufficiente, perché è chiaro ai più che, con 40 o 50 euro mensili, un abbonamento telefonico di un certo tipo effettivamente si può ottenere.

Quindi, a noi pare un emendamento, una proposta di buonsenso, vediamo a questo punto se, rispetto anche a tutti i desiderata del Partito Democratico, in questo caso il partito di maggioranza darà soddisfazione rispetto a quella che, secondo noi, è una proposta di assoluto buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Presidente, secondo noi del Movimento Democratico Progressista, questo emendamento e anche altri che ci sono, non hanno attinenza con la legge, sono estranei alla materia di questa legge, perché noi dovremmo anche attenerci al titolo della legge. La legge recita: “Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali”. Ci sarà una sede opportuna, tra qualche giorno, in sede di discussione del bilancio interno, in cui potranno essere presentati ordini del giorno a proposito di questo argomento: per esempio, io ne ho presentato uno, ma ce ne sono tanti altri, e in quella sede discuteremo. Quindi, noi ci asterremo, come gruppo MDP, su tutti gli emendamenti che sono estranei alla materia definita dal titolo di questa legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Turco, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Presidente, se vuole in via sbrigativa le dico che per me sono tutti inviti al ritiro o parere contrario sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.

PRESIDENTE. Onorevole Turco?

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Emendamento 2.24 Menorello, contrario; emendamento 2.42 Marcon, favorevole; 2.10 Pisicchio, contrario; 2.41 Marcon, mi rimetto all'Aula; 2.28 Galgano, contrario; 2.1 Sisto, contrario; 2.2 Sisto, contrario; 2.17 Marchi, contrario; 2.30 Cecconi, favorevole; 2.16 Marchi, contrario; 2.25 Menorello, contrario; 2.51 Verini, contrario; 2.37 Mannino, favorevole; 2.27 Menorello, contrario; 2.50 Zaccagnini, contrario; 2.12 Turco, favorevole.

PRESIDENTE. Poi ci sono alcuni articoli aggiuntivi, da pagina 11 del fascicolo degli emendamenti.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Articolo aggiuntivo 2.015 Galgano, favorevole.

PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 2.04 Civati (vedi versione corretta: quindi, è un'altra versione rispetto a quella che è qui).

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Favorevole. Il parere è altresì favorevole sugli articoli aggiuntivi 2.08 Turco, 2.01 Cecconi, 2.03 Civati e sugli identici 2.06 Civati e 2.013 Turco. Il parere sull'articolo aggiuntivo 2.02 Menorello è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.24 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Presidente, il senso dell'emendamento è di eliminare, rispetto alla formula previgente della norma, l'equiparazione dei parlamentari ai lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali. Ciò non solo per le specificità costituzionali dei parlamentari, di cui molti colleghi hanno parlato e cito fra tutti l'intervento dell'onorevole Tabacci, ma anche perché questa equiparazione porta un pericolo evidente, in quanto la introdotta retroattività delle norme se vale per i parlamentari, ed essi sono equiparati ai lavoratori dipendenti, può facilmente valere - la breccia è aperta - perché possa in futuro avere vigore questa possibile retroattività nei trattamenti pensionistici anche per i dipendenti. Quindi, l'emendamento è innanzitutto a tutela del fatto che questa misura non possa essere utilizzata dal legislatore futuro come un precedente per incidere negativamente sui diritti di chi è già in pensione fra i lavoratori normali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Noi voteremo favorevolmente su questo emendamento 2.24 Menorello per le ragioni illustrate dal proponente. In realtà, il mio intervento vuole essere un intervento in dichiarazione di voto all'articolo 1, da dove discende, appunto, questo principio di uguaglianza. L'abbiamo saltata ma è lo stesso e lo faccio in questo momento perché credo che sia pertinente. Il problema della proposta di legge è proprio nel fissare questo principio di uguaglianza fra i parlamentari e genericamente i dipendenti pubblici. Io sono assolutamente contrario; io non penso che un parlamentare sia uguale a un dipendente pubblico. Il parlamentare è uguale a tutte le persone e a tutti i cittadini e poi nel momento in cui un cittadino viene eletto parlamentare va ad esercitare una funzione che è quella che traduce la sovranità popolare, che rappresenta la sovranità popolare, e quindi ha un ruolo diverso e ha prerogative diverse. L'uguaglianza sta nel fatto che tutti si possono candidare a essere eletti parlamentari; in quello sta l'uguaglianza.

I dipendenti pubblici poi, per esempio, non sono mica tutti uguali: sono molto diversi e vi faccio un esempio che dovreste conoscere. Io mi sono occupato di finanza pubblica per questi 8-9 anni, indegnamente, e in ogni legge di stabilità, come si chiamavano prima, o legge di bilancio abbiamo scritto - abbiamo scritto noi perché è una legge e siamo stati tutti d'accordo - che per tutti i dipendenti pubblici venivano congelati gli adeguamenti al costo della vita tranne che per una categoria: i magistrati.

Probabilmente era una cosa giusta. Io non ho mai capito i motivi, ma probabilmente era giusto. Però, i magistrati erano diversi da tutti i dipendenti pubblici perché è stato stabilito da una legge, per esempio. Quindi, questo principio dell'uguaglianza è un principio stupido e ingiusto tra l'altro e tra l'altro - ma questo avremo modo di dirlo negli interventi successivi - porta parecchi scompensi anche nella logica di questa norma. L'uguaglianza con i dipendenti pubblici significa che, poiché i parlamentari si fanno eleggere, dobbiamo quindi dire che anche i dipendenti pubblici si faranno eleggere ogni cinque anni? Dovranno essere eletti se sono uguali.

Ma l'uguaglianza con i dipendenti pubblici porta ad alcune questioni, perché i dipendenti pubblici, come sapete, versano dalle loro spettanze l'8,8 per cento della quota contributiva e il restante 23 per cento viene versato dal datore di lavoro. Quindi, da questo punto di vista - e tra l'altro è da questo che discende l'obiezione dalla Commissione bilancio sulla mancanza di copertura della norma - dovremmo fare un calcolo rispetto a questo, adeguandosi poi la prevista. E non è peregrino il ragionamento che fa il relatore in Commissione bilancio. Io voglio dire anche agli autorevoli membri della Commissione che si sono espressi che non è assolutamente peregrino quel timore e, insomma, mi preoccupa un po' l'atteggiamento spiccio del relatore che dice: “Non ti preoccupare, Marchi, tanto noi vogliamo ridurre solo per i parlamentari”. Ho capito, ma nel momento in cui facciamo la norma poi la consegniamo a qualcosa che è indipendente dalla nostra volontà o dalla nostra buona fede. Quindi, dovremmo cercare di scrivere cose che abbiano una coerenza.

Nel momento in cui noi stabiliamo l'uguaglianza e la parità è chiaro che se andiamo a usare un trattamento penalizzante per una parte di questo insieme che riteniamo uguale è logico che domani potrà venire qualcuno che aggredisce anche tutto il resto di quell'insieme. È una cosa evidente, è un fatto che sta nelle cose. Io, insomma, voglio sottolinearvi che tra l'altro ci sono da allineare tante questioni. Per esempio, se parliamo di questioni di reversibilità, il parlamentare paga un'indennità aggiuntiva, un contributo aggiuntivo che supera l'8,8 per cento e va a superare il 10. Tra l'altro il contributo del parlamentare è un contributo che è sottoposto a tassazione a differenza del pensionato, del percettore di reversibilità che non ha quella tassazione e che quindi rimane all'8,8 per cento della contribuzione.

Quindi, io credo che questi siano problemi che vanno affrontati e questo banale richiamo all'uguaglianza - all'uguaglianza, perché dobbiamo essere tutti uguali - per me oltre a essere un po' triste è del tutto insufficiente. Poi, ammetto che viene superato dall'ansia di vedere - e questo mi sembra il dibattito più importante in questi giorni - chi arriva primo, chi l'ha fatto prima, se il PD o il MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tancredi…

PAOLO TANCREDI. Questo è il grande dibattito di interesse. Vedremo e già siamo aperti ai…

PRESIDENTE. Grazie.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Menorello, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.42 Marcon, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Pisichhio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signora Presidente, questo emendamento si contrappone alla filosofia oclocratica, istintuale, dell'intero impianto di questa proposta che stiamo discutendo, perché tende a mettere in campo un'idea di senso, non un'idea reattiva, ma un'idea di senso. E l'idea di senso è che bisogna mettere un tetto ai cumuli. Credo che questo aspetto abbia una rilevanza significativa anche da un punto di vista della compatibilità etica del tenere insieme tante, troppe voci che concorrono a costruire una pensione, un vitalizio, che va oltre una misura tollerabile. È questa la filosofia che tende a proporre. Credo che quest'oggi, giornata nella quale si ricorderà, oltre che l'avvio di questo provvedimento - storico, secondo alcuni - anche l'avvio del godimento da parte di un grande manager quasi di Stato di 25 milioni di euro come liquidazione, che questa mia proposta possa avere un senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Pisicchio, con il parere contrario dei due relatori, mentre si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.41 Marcon, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, mentre si rimettono all'Aula il relatore di minoranza e il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.28 Galgano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, intervengo per lasciare agli atti di quest'Aula che a questa proposta di legge è abbinata anche la proposta di legge Vitelli, Galgano, Mazziotti Di Celso e altri n. 1958, relativamente alle indennità parlamentari, di cui questo emendamento è un'emanazione. Noi siamo convinti dell'alto ruolo che ricopre il parlamentare, pensiamo però che, in un momento di sofferenza sociale, la dirigenza di questo Paese dovrebbe dare un segnale. Quindi, questo emendamento prevede la decurtazione dell'indennità del parlamentare, che è cresciuta nel tempo, come illustrava il mio collega Mazziotti Di Celso prima, in maniera anomala del 30 per cento, ed equipara la nostra indennità alle indennità dei colleghi francesi e dei colleghi tedeschi, il che ci sembra assolutamente ragionevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.28 Galgano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, anche in questo caso il mio intervento riguarderà sia l'emendamento 2.1 sia l'emendamento 2.2, da me firmati insieme al presidente Brunetta. Il tema è molto semplice: si tratta di rapportare l'indennità parlamentare a quello che ciascuno di noi era prima di giungere in Parlamento, cioè sostanzialmente riportarla al reddito percepito nell'anno precedente le elezioni, con dei limiti; questo nell'emendamento 2.1, mentre si chiede di riportarla ai redditi percepiti negli ultimi cinque anni, sempre con un limite, nell'emendamento 2.2.

È chiaro che il tema è evidente: Forza Italia sostiene da tempo che la politica non è diversa da quello che ciascuno di noi era prima di entrare in Parlamento, e che è corretto che in Parlamento vi sia un'indennità perfettamente corrispondente a quello che ciascuno di noi era prima di entrare in Parlamento. Questo credo che sia un criterio assolutamente civile, corretto, e che possa essere di equilibrio rispetto a qualsivoglia somma eccessiva o eccessivamente ridotta, perché se in Parlamento vi è lo specchio di quello che ciascun parlamentare era prima di entrare nell'Aula, mi sembra che il rapporto non si possa che definire equilibrato. Sono due emendamenti che propongono finalmente un criterio oggettivo nell'individuazione dell'indennità, che noi voteremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, intervengo per richiamare questo principio appena sottolineato dall'onorevole Sisto, che era oggetto di una delle proposte di legge abbinate a questo provvedimento e che cercava di risolvere il problema dei costi dalla parte piuttosto delle indennità che non da quella delle pensioni.

Cosa si voleva dire con questa proposta di legge e cosa - mi pare di capire - è la proposta dell'onorevole Sisto? È che la politica non può essere una professione, e non può essere tanto meno una ricerca di promozione sociale a buon mercato o di arricchimento a buon mercato; di qui il desiderio, l'intenzione, che mi pare raccolta da questo emendamento, di ricondurre gli emolumenti a quello che era la vita precedente del deputato, affinché non costituisse l'elezione appunto occasione di arricchimento. Questo con dei limiti, ovviamente: un limite in basso, cioè evitare che ci fosse la penalizzazione di chi lavoro non aveva, nella possibilità di accedere al Parlamento; e un limite in alto, per evitare che ci fossero trascinamenti, per così dire, di retribuzioni abnormi, come per alcuni presenti negli alti gradi dell'industria piuttosto che della pubblica amministrazione. Ma all'interno di questa forchetta ognuno si trascinava appresso quello che era il suo standard, quella che era la sua capacità di lavoro dimostrata dalla contribuzione che aveva dato al sistema previdenziale negli anni precedenti.

Non fare questo, e continuare come si sta continuando, con un'operazione di livellamento verso il basso sempre più marcata, porterà alla fine questo Parlamento, come abbiamo già avuto modo di dire, a diventare il rifugio per due sole categorie di persone: coloro che un lavoro non l'avevano, o non l'avevano sufficientemente qualificato, e coloro che, invece, di soldi ne hanno talmente tanti per cui essere qui costituisce una sorta di sine cura, una sorta di onorificenza, rispetto alla quale non hanno nemmeno bisogno di uno stipendio. Procedere per questa strada del livellamento verso il basso degli emolumenti spettanti ai parlamentari significa arrivare a privare il Parlamento delle forze che hanno a che fare con le professioni, che hanno a che fare con i quadri della pubblica amministrazione, che hanno a che fare con i settori anche più dinamici dell'imprenditoria giovanile. Ritengo che agganciare gli stipendi alla retribuzione, ovviamente documentata dalla tassazione precedente, costituirebbe un buon meccanismo di risparmio e permetterebbe al Parlamento di selezionare meglio la sua classe dirigente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Sisto, con il parere contrario dei due relatori per la maggioranza e di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Per un attimo ho temuto che anche questo emendamento potesse essere inizialmente considerato dalla Presidenza come provocatorio o ironico. Per fortuna, non è stato così.

Il senso dell'emendamento in esame è parametrare la retribuzione, l'indennità dei parlamentari, che non è uno stipendio perché i parlamentari non sono lavoratori, non sono licenziabili, non hanno il vincolo del mandato, tutta una quantità di cose che sarebbero ovvie anche per uno studente di diritto costituzionale ma che in quest'Aula conviene ribadire giusto per sottolineare alcune ovvietà riguardanti l'indennità dei parlamentari, che, secondo questo emendamento presentato dai colleghi Sisto e Brunetta, va parametrata alla media degli ultimi cinque anni.

Al netto del fondatore e del leader il cui stipendio sballerebbe un po' i conti di questa Assemblea, Forza Italia negli ultimi vent'anni ha portato in Parlamento imprenditori, docenti universitari, medici, giuristi, campioni dello sport, cioè tutta una quantità di persone che, facendo il deputato, hanno ridotto il loro fatturato annuo e la loro retribuzione.

Dobbiamo, dunque, domandarci qual è il punto di partenza, perché se il punto di partenza di uno che arriva a fare il deputato è quello di parametrare la propria retribuzione come quella di uno studente fuori corso, senza stipendio, che vive con la paghetta di mamma e papà, certo che qualsiasi cifra è forse troppo alta, è forse troppo, è forse spropositata. In questo Parlamento ci sono forze politiche che hanno portato personalità che nella propria vita non hanno fatto solo lo studente fuori corso con la paghetta di mamma e papà, fermo restando - lo dico con grande rispetto - che è giusto che ci sia anche lo studente fuori corso, che è giusto che ci sia anche il disoccupato, che è giusto che ci siano tutte le categorie rappresentate e che molto spesso lo studente fuori corso, quando è in gamba, quando è bravo, quando capisce la politica, ha un esito parlamentare e anche politico di infinitamente maggior successo del grande giurista, del grande uomo di spettacolo, del grande giornalista perché magari ha la passione per la politica, ha la passione per la vita parlamentare, per la vita istituzionale, una passione che troppo spesso ci dimentichiamo esistere e questo accade anche oggi spesso e volentieri quando guardiamo al nostro panorama politico.

Però, attenzione, lo ricordo: l'unica volta che l'indennità parlamentare è stata ridotta - lo dico perché da quando sono entrato in questo Parlamento ho visto diminuire l'indennità parlamentare non l'ho vista aumentare - e se c'è una quota parte dei risparmi del bilancio interno - tra l'altro questa sembra un po' una brutta copia della discussione del bilancio interno dove al posto degli ordini del giorno ci sono gli emendamenti ma non fa niente - se c'è una quota parte di risparmi anche importante che si aggiunge al bilancio interno è perché l'Ufficio di Presidenza ogni anno vota il blocco dell'adeguamento solo per i deputati e non per i magistrati a cui l'indennità è parametrata, che porta nelle casse della Camera, che vengono poi per così dire bonificate al Ministero del Tesoro, anche lì una quota parte dei 47 milioni dello scorso anno e degli oltre 80 milioni che saranno bonificati quest'anno a seguito dell'approvazione del bilancio.

Dunque, dobbiamo dirlo che c'è questo, ma lo stipendio dei parlamentari è diminuito del 10 per cento: è stato diminuito nella legge finanziaria per il 2006 ed è diminuito nel 2011 di un'ulteriore quota sotto i Governi Berlusconi. Non che questo faccia sì che fuori da questo Palazzo ci siano folle plaudenti ma almeno per diritto di cronaca e per onore di verità è bene che ce lo ricordiamo tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Collega Baldelli, c'è poco da stare allegri. La proposta di legge in esame impone il concetto di retroattività; ci spinge tutti quanti, almeno noi, al sistema contributivo e il meccanismo messo in campo apre un'autostrada ai prossimi Governi per aprirsi a tutte le altre categorie e imporre tale modo di agire soprattutto quando ci sarà da fare cassa.

Pertanto, dico agli italiani di stare attenti a questo meccanismo truffaldino che oggi porta gli ex parlamentari a subire una delle umiliazioni più grosse della storia della Repubblica: ci sarà sicuramente il momento in cui durante i prossimi Governi, quelli che qualcuno immagina che possano esserci, ciò verrà applicato nella stessa maniera per tutti gli altri cittadini della nostra Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, Presidente. Siccome sento ripetere per la terza o quarta volta, prima dall'onorevole Brunetta, adesso dall'onorevole Baldelli e in precedenza anche dall'onorevole Sisto, prima che passiamo da una fake news ad un'appropriazione indebita, vorrei semplicemente dire all'onorevole Brunetta, all'onorevole Baldelli e all'onorevole Sisto che la decisione sui vitalizi non è stata presa dal Governo Berlusconi e dall'Ufficio di Presidenza del Governo Berlusconi, ma è stata presa dopo che il Governo Berlusconi era caduto, quando c'era il Governo Monti, e se vuole le leggo anche l'articolo di giornale che può andarsi a vedere lei, onorevole Brunetta, che dice che “la decisione è stata presa dopo un vertice tra il Presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini e il Ministro del Welfare…”- pensi un po' – “…Elsa Fornero”. Quindi, Berlusconi avrà fatto tante cose importanti nella sua vita, questa non l'ha fatta: l'ha fatta la maggioranza che appoggiava il Governo Monti della quale faceva parte anche il Partito Democratico. Rammento ciò per il fatto che io ero segretario di Presidenza e quello accadde esattamente quando Monti era Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputatiScelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo solo per precisare la precisazione del collega Giachetti, che è del tutto infondata. L'osservazione e l'emendamento dell'onorevole Baldelli fanno riferimento alle riduzioni delle indennità che sono state votate durante i Governi Berlusconi, stabilite e votate dalle leggi finanziarie del Governo Berlusconi. Nell'ultima finanziaria del Governo Berlusconi vi era una norma…

ROBERTO GIACHETTI. Stai inventando!

ELIO VITO. …che poi in seguito fu rimessa alla valutazione degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, con la quale si invitavano gli Uffici di Presidenza di Camera e Senato e i consigli regionali ad applicare il sistema contributivo per il calcolo dei vitalizi di tutti i componenti delle Assemblee elettive. Infine, tale decisione non è stata presa né da Monti né dalla Fornero: è stata presa dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato presieduti dal Presidente Fini e dal Presidente Schifani, composti a maggioranza…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Vito.

ELIO VITO. …dal centrodestra, che aveva vinto le elezioni nel 2008 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Era una nostra maggioranza che aveva vinto le elezioni, l'ultimo Governo scelto dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Ricordo all'amico Giachetti che al Senato, nel 2012, avevamo la maggioranza assoluta noi, assoluta, e alla Camera avevamo 310 deputati; lo ricordo all'amico Giachetti, che ha la memoria un po' obnubilata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sisto, con il parere contrario dei relatori per la maggioranza e di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 2.17 Marchi.

MAINO MARCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, tramite lei, vorrei invitare i colleghi che commentano i resoconti delle Commissioni a non scambiare un paragrafo per l'altro. Non ho mai detto, come hanno affermato i colleghi Toninelli e Rizzetto, che sarebbe macelleria sociale il ricalcolo dei vitalizi dei parlamentari, ma ho detto, come dice il resoconto, che, laddove il provvedimento fosse il grimaldello per procedere in futuro al ricalcolo delle pensioni con il metodo contributivo per tutte le categorie di lavoratori, come, peraltro, vorrebbe una proposta di legge costituzionale presentata, tra l'altro, dal presidente della I Commissione della Camera, verrebbe a determinarsi una vera e propria macelleria sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), poiché ciò comporterebbe praticamente il dimezzamento dei trattamenti pensionistici calcolati con il metodo retributivo. Questo è quello che ho detto, e mi fa piacere che sia stato accantonato un emendamento all'articolo 1 che farebbe chiarezza su questo punto.

Sull'emendamento 2.17, siccome per me non è chiaro, nella proposta di legge che stiamo esaminando, se c'è ancora il trattamento di fine mandato, ho presentato un emendamento che lo esplicita. Sarebbe interessante sapere il parere della Presidenza al riguardo, ma taglio la testa al toro: se si vota e magari non viene bocciato l'emendamento, ci potrebbe essere anche l'interpretazione che non c'è più, e quindi lo ritiro, così risolviamo il problema.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.30 Cecconi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.30 Cecconi, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 2.16 Marchi.

MAINO MARCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Siccome si dice: calcolato in base ai criteri vigenti per i lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali, ma poi, di fatto, il modo con cui viene fatto il ricalcolo, o meglio, viene calcolata la pensione, non corrisponde al trattamento dei lavoratori dipendenti delle amministrazioni statali, perché il ricalcolo retroattivo per loro non c'è, perché c'è una distinzione, come per tutti i lavoratori, tra pre e post 1995, lasciare questa dizione, a mio avviso, potrebbe dare spazio per ricorsi. Ma, se questo consiglio non è accolto dal relatore e dal Comitato dei nove, a mio avviso i rischi di ricorso aumenteranno, ma ce ne faremo una ragione. Ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.25 Menorello.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.25 Menorello, con il parere contrario dei relatori e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.37 Mannino, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Colleghi, sono costretta a dirvi che non aspetterò i colleghi che escono tra una votazione e l'altra, perché è un po' complicato, sinceramente; così vi regolate.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.27 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. L'emendamento ha due parti: una propone di ritornare alla competenza degli Uffici di Presidenza per la materia, ma tralasciamola. C'è una seconda parte, che mi permetto di evidenziare all'attenzione del relatore, se volesse anche considerarla in una riformulazione, che riguarda pochi casi, forse, ma reali, in cui i parlamentari che non maturano il minimo per avere il vitalizio, benché anche nelle sue forme attuali e ridotte, non utilizzano per niente le somme accantonate e quindi queste somme vengono letteralmente non utilizzate da nessuno, rimangono nella cassa; faccio presente che, nel mentre si svolge comunque, anche per un breve tempo, il mandato parlamentare, sovente capita che le casse relative di previdenza abbiano delle diminuzioni dei versamenti normali.

Quindi, qui si domanda che ponga mano al caso in cui, raro, ma esistente, i parlamentari non possano utilizzare le somme accantonate durante il loro mandato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.27 Menorello, con il parere contrario dei due relatori e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Mi pare di aver capito che c'è stata un'intesa tra i gruppi per chiudere intorno alle ore 20,30. Naturalmente, questo richiede, anche da parte di tutti i gruppi, di consentire un rapido…per finire, perché l'intesa non è conclusa qui, l'esame di questo provvedimento nella mattinata di domani. Va bene, quindi questo significa non abusare dei tempi per la discussione e usarli per quanto, ovviamente, è necessario.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

L'emendamento 2.50 Zaccagnini è ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Turco, con il parere contrario del relatore di maggioranza e favorevole del relatore di minoranza; il Governo si rimetta sempre all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo ora alla votazione dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Presidente, solo per ricordare, attraverso di lei, all'Assemblea, affinché ne possa anche prendere buona nota il collega Giachetti, che la decurtazione del 10 per cento delle indennità è stata realizzata nella legge finanziaria per il 2006, Governo Berlusconi, maggioranza centrodestra, e la successiva quota di decurtazione, nel 2011, è stata realizzata attraverso il decreto-legge n. 138 del 2011, Governo Berlusconi, articolo 13. Per tutti i curiosi e i feticisti della materia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Per brevissima dichiarazione di voto, Presidente, colleghi, e per confermare, all'esito della discussione sull'articolo 2, come criterio di interpretazione della volontà del legislatore, che, se i criteri per il calcolo del futuro trattamento per i parlamentari cessati dal mandato sono quelli dei lavoratori dipendenti dell'amministrazione statale, questo non significa che noi applichiamo, nemmeno diamo un'intenzione in via analogica, nemmeno facciamo il minimo invito, ad un futuro legislatore, ad usare lo stesso sistema per i lavoratori dipendenti, né dello Stato, né privati, né di qualsiasi altra razza - se si può usare questa espressione, oggi (Commenti dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-PossibileeArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista)… Non si può usare -, di nessun'altra tipologia, che voi avete, in qualche modo, potuto immaginare. L'abbiamo detto nella discussione generale, l'abbiamo detto nelle dichiarazioni circa la costituzionalità della norma, nel voto di rifiuto delle pregiudiziali, lo diciamo adesso, come, non dico l'ultima volta che questo debba essere affermato in Parlamento, ma, siccome è ritornato ciclicamente, come criterio di una volontà ferma di chi sta votando questo articolo 2. È escluso che ci possano essere intenzioni analogiche nei confronti di qualsivoglia tipologia di lavoratore dipendente, oggi, domani, dopodomani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, condivido l'intenzione dell'onorevole Sanna, ma è una pessima tecnica legislativa. Non si può costituire un precedente e dire che non si costituisce un precedente. Il precedente c'è e, se la Corte costituzionale riconosce che questa norma è costituzionale, è evidente che norme analoghe saranno costituzionali anch'esse (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Misto-Direzione Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Ha parlato già l'onorevole Baldelli, quindi, lei ha un minuto, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Meno di un minuto, Presidente, soltanto per annunciare che Forza Italia non voterà l'articolo 2, in virtù dell'incostituzionalità evidente che ritiene caratterizzi questo provvedimento, sicché il non voto è espressione proprio di questo assoluto dissenso in ordine alla conformità costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE. Solo per annunciare il nostro voto di astensione, anche su questo articolo, anche, perché, con tutto il rispetto e la considerazione per le autorevoli parole del collega Sanna, non credo che possa essere quello il criterio di orientamento per futuri legislatori. Noi abbiamo presentato un emendamento ad hoc su questo punto, è stato accantonato, vogliamo capire come evolverà la discussione su questo punto e credo che il voto su quell'emendamento possa offrire un elemento di orientamento in più.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.015 Galgano, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.04 Civati (Versione corretta).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Presidente, solo per specificare che si tratta di quel tentativo a cui accennavo prima di mettere ordine nella partita dei rimborsi e dare una definizione che ci sembra più corretta e più legittima.

PRESIDENTE. Sì, c'era un refuso, a pagina 11, alla tredicesima riga, il numero 2.000, invece, era il numero 1.200.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.04 Civati (Versione corretta), con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale si rimette all'Aula il Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.08 Turco, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Cecconi, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.03 Civati, con il parere contrario del relatore di maggioranza, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 2.06 Civati e 2.013 Turco, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.02 Menorello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Brevemente, per spiegare che l'articolo 6 della legge n. 1261 del 1965, di cui si chiede l'abrogazione, equipara, cioè applica il trattamento tributario previsto per le indennità parlamentari ai consiglieri solo delle regioni a statuto speciale. Ritengo che, mano a mano che si ha l'occasione, sia il caso di asciugare e ridurre queste differenze normative fra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario. Non vedo alcuna ragione per mantenere un doppio binario fra le regioni ordinarie e le regioni a statuto speciale, quanto al trattamento tributario previsto per le indennità e per cui mi sembra una buona occasione per un piccolo passo in avanti verso l'eliminazione di sperequazioni tra queste due tipologie di regione, che sono troppo evidenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.02 Menorello, con il parere contrario dei due relatori e su cui il Governo si rimette all'Aula.  

Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3225-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Onorevole Richetti, ha un parere riassuntivo o gliele leggo?

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Se me li legge, grazie, Presidente.

PRESIDENTE. 3.51 Sisto.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. 3.6 Cecconi.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. 3.5 Menorello.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. 3.50 Giulietti.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. 3.200 della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 3.201 della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 0.3.202.1 Cecconi.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. 0.3.202.2 Toninelli.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 3.202 della Commissione.

MATTEO RICHETTI, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza? Prego, onorevole Turco. 3.51 Sisto.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. 3.6 Cecconi.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 3.5 Menorello.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. 3.50 Giulietti.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. 3.200 della Commissione.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 3.201 della Commissione.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 0.3.202.1 Cecconi.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 0.3.202.2 Toninelli.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. 3.202 della Commissione.

TANCREDI TURCO, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Sisto, con il parere contrario dei due relatori per la maggioranza e di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Cecconi, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Menorello, con il parere contrario dei due relatori per la maggioranza e di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Il successivo emendamento 3.50 Giulietti è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 3.201 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Qualche mese fa, signora Presidente, la Corte costituzionale ha tirato fuori una sentenza, definita dalle regioni e dai presidenti delle regioni storica; riguardava la riforma Madia, nel senso che ormai è patrimonio di tutti che non può essere fatto alcun provvedimento legislativo, men che mai di natura anche amministrativa, senza che vi sia la preventiva intesa con le regioni, sia quelle a statuto ordinario, sia quelle a statuto speciale.

Non si riesce a capire come mai questo provvedimento, chiaramente invasivo delle competenze, potrebbe determinare decisioni legislative nei confronti delle regioni - adesso con questo emendamento allargato anche alle regioni a statuto speciale - dicendo pure che bisogna tirar fuori e determinare l'attuazione di queste norme e, quindi, la determinazione di vitalizi e quant'altro anche nei confronti delle regioni, violando - non c'è dubbio - l'autonomia statutaria da parte delle regioni, ma un'autonomia statutaria già stabilita rispetto alla situazione della necessità della preventiva intesa con le regioni stesse.

Quindi, questo è un automatismo di incostituzionalità e il giudice della Corte costituzionale, Sciarra, votato dal PD a piene mani - cioè da soli se la sono votata - ha tirato fuori una sentenza che è completamente rivoluzionaria. Non essendoci un'intesa già fatta con le regioni, è evidente che questo emendamento, così compreso e anche con quanto previsto già dall'articolato della proposta, è anticostituzionale perché invasivo della competenza statutaria delle regioni e perché già la Corte costituzionale 4-5 mesi fa - adesso non ricordo esattamente la data precisa - nel contesto della riforma Madia ha censurato questo comportamento invasivo, determinando non più i pareri, non più gli accordi, ma la necessita di intese sulle materie concorrenti. Questa è autonomia statutaria delle regioni e, peggio ancora, qui non ci sarà bisogno, se ci sarà qualche regione che farà qualche ricorso, neanche di una sentenza ma sarà sufficiente, dicono i giuristi, una semplice ordinanza per automatismo, avendo già la Corte costituzionale deciso in maniera inequivocabile su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Presidente, intervengo solo per aggiungere mezza considerazione di carattere politico a quanto affermato correttamente dal collega Palese. Io mi chiedevo se non si potesse, da parte del relatore proponente il provvedimento e degli altri amici che così intensamente lo condividono, trovare qualche altro motivo serio di incostituzionalità, perché mi sembra che si sia fatto l'impossibile per rendere questa proposta di legge assolutamente incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), arrivando persino all'invasione della competenza delle regioni.

Potevate dirlo prima che non la volevate fare. Era molto più serio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.201 della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.3.202.1 Cecconi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Anche questo subemendamento, che in pratica si aggiunge a quanto già era stato stabilito dal testo base (chiamiamolo così: testo base), è in contraddizione con quanto già stabilito dalla Corte costituzionale, ahimè qui anche in maniera ripetuta rispetto al caso precedente.

Non c'è dubbio che la Corte costituzionale ha già stabilito con una serie enorme di sentenze - forse pure più di 15, perché ne avevo contate fino a 15 - che il coordinamento della finanza pubblica spetta al livello centrale e non, invece, in maniera decentrata, neanche dal punto di vista della situazione generale.

Però, la Corte costituzionale, proprio in virtù della riduzione fatta dal Governo Berlusconi… ci fu la regione Campania all'epoca che andò alla Corte costituzionale e la Corte costituzionale diede ragione alla regione Campania all'epoca, annullando l'obbligatorietà della riduzione al 10 per cento perché disse: sì, è vero che il coordinamento della finanza pubblica è completamente di spettanza dello Stato centrale, ma lo Stato deve stabilire solamente i saldi finanziari e basta, perché per quello che riguarda poi l'utilizzo di quelle risorse, una volta stabiliti vincoli e parametri di patti di stabilità, di limiti generali e quant'altro, la competenza nel dettaglio è esclusiva delle regioni.

Qui, invece, si dice addirittura che c'è la sanzione che nei casi precedenti, che vi ho elencato a più riprese, è stata già sancita come anticostituzionale.

Il coordinamento di finanza pubblica spetta allo Stato a livello centrale e per quello che riguarda il rispetto dei saldi e dei vincoli - e non c'è dubbio che deve esserci - nel contesto del dettaglio delle analisi ogni regione determina la sua autonomia. Quindi, queste sanzioni e questi provvedimenti sono acqua fresca, sono fatti apposta per essere censurati, ove dovessero essere approvati, dalla Corte costituzionale. Quindi, questo è solamente un manifesto, questo è uno spot, questo è un provvedimento che è inapplicabile e dell'inapplicabilità di questo ne abbiamo parlato già in Commissione bilancio, ma quando arriveremo al punto spiegheremo anche i motivi della sua inapplicabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Presidente, dirò al collega Palese che evidentemente questi svarioni non possono essere casuali ma sono stati fatti apposta. Sono stati fatti apposta perché si possa insabbiare tutto al Senato per manifesta “svarionaggine” o per poi far cassare il tutto dalla Corte costituzionale. Collega Palese, stai tranquillo: hanno fatto apposta tutto questo e lo dice anche la relazione della Commissione bilancio, che vi prego di andarvi a leggere. Per cui, manifesta “svarionaggine” da parte del relatore e da parte della Commissione, per far cassare il provvedimento per incostituzionalità. Inutile anche giocarci perché questo è il tema: stiamo approvando un mostro, un mostro volutamente incostituzionale, il tutto per fare fuffa e per dare un palcoscenico al Partito Democratico per difendersi dal MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole…

RENATO BRUNETTA. Che tristezza, signora Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.202.1 Cecconi, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.202.2 Toninelli, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette sempre all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.202 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, soltanto per ribadire che Forza Italia non voterà gli articoli per le ragioni che sono state già illustrate e per la palese incostituzionalità. Diceva il presidente Brunetta che due distrazioni formano, diciamo, una non distrazione, una scelta precisa. Questa è la nostra idea e comunque, a parte il profilo soggettivo, oggettivamente siamo di fronte ad una norma evidentemente incostituzionale. Non la voteremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani mattina, con l'accordo a concluderlo nella mattinata.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Enrico Costa già iscritto al gruppo parlamentare Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Su un lutto del deputato Mauro Guerra.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Mauro Guerra è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta. Siccome sono interventi anche di commemorazione di persone scomparse, chiederei ai colleghi di essere il più rispettosi possibile.

Ha chiesto di parlare il deputato Prina. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PRINA. Presidente, con profonda commozione, ieri abbiamo preso la notizia della morte di Giovanni Bianchi. Un grande uomo, grande di intelletto e di cuore, l'uno e l'altro gli servivano per vedere avanti. Generoso, sempre distaccato da ogni possibile o umana ambizione, così l'ha definito Castagnetti. È stato presidente nazionale delle ACLI, presidente del Partito Popolare, deputato questore di quest'Aula, primo segretario del Partito Democratico milanese e presidente dell'Associazione nazionale partigiani cristiani. Dossettiano a tutto tondo, autore di molti saggi, sempre orientati a non disperdere la memoria nell'indicare nuove strade ai giovani, come sanno fare i veri maestri. Un compagno, un leader, un grande amico di tutti quelli che intendono la politica come un servizio e come progettualità per far crescere chi è rimasto indietro e ai margini della società. Per molti aclisti e cattolici democratici e sociali della mia generazione è stato anche un maestro politico ed intellettuale. Giovanni è stato un utopista pratico, come lo furono i padri fondatori dell'Europa contemporanea. L'idea stessa dell'autonomia del Terzo settore nel nostro Paese ha trovato in lui uno dei principali ideatori e artefici. Credeva nei processi di cambiamento costruiti con visione, sapienza e capacità di relazione, sapendo cogliere le opportunità politiche ma non essendo mai schiavo delle logiche di basso profilo. Ha sempre avuto a cuore, e tra le sue priorità, la pace, dalle marce nazionali e nel mondo alle leggi per la remissione del debito estero dei Paesi poveri, da educare e non punire; alla campagna contro i mercanti di morte, dalla Tavola della pace a Libera e alla costituzione della Banca Etica.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

FRANCESCO PRINA. La teologia della liberazione e la profonda conoscenza dell'insegnamento della Chiesa hanno fatto di Giovanni Bianchi un testimone della bella politica, che in questo momento storico di antipolitica e populismo imperante ha bisogno più che mai dei punti di riferimento di maestri. Sì, lui lo era e lo sarà. Grazie Giovanni, e arrivederci alla casa del padre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Presidente, voglio aggiungere solo poche parole a quelle ora già pronunciate dal collega Prina. Lo voglio fare perché con Giovanni Bianchi ho condiviso un percorso intenso all'interno delle ACLI, l'associazione di cui è stato presidente e che, qualche anno più tardi, nel 1998, ho avuto altresì l'onore di presiedere.

A lui si possono ascrivere sicuramente tre meriti: l'aver ridato vigore alla linfa spirituale delle ACLI e ristabilito una piena comunione con la Chiesa; l'aver intuito le potenzialità che i mondi associativi e del volontariato avevano per essere una originale componente della rappresentanza sociale, anche oltre alle storiche organizzazione dei lavoratori; infine, l'aver riscoperto la tradizione del cattolicesimo sociale politico, riandando alla memoria e alle opere di Sturzo e Dossetti, ma anche provando a ridare vigore ad una presenza di cattolici nel campo politico.

E proprio questa sua ispirazione lo portò ad essere uno dei protagonisti della rifondazione del Partito Popolare e a preparare le strade per la stagione dell'Ulivo. Nella sua attività parlamentare portò questa ricca esperienza sociale, ma anche diede voce alle istanze che nascevano dei movimenti della società civile impegnati per la pace. Una vita e una testimonianza esemplare, sempre ispirata al motto da lui stesso coniato per i cattolici che volevano impegnarsi in politica per essere eticamente credibili, professionalmente competenti e politicamente abili (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

MANLIO DI STEFANO. Presidente, oggi di fatto la Francia ha fatto scacco matto, perché dopo aver bombardato la Libia nel 2011 e aver creato la crisi che oggi subiamo è riuscita anche a portarsi a casa, nonostante fosse l'Italia il mediatore UE per la crisi libica, i due grandi esponenti della questione, ovvero il generale Haftar e al-Serraj, per un incontro, una conferenza sostanzialmente di pace, che vede ovviamente, a questo punto, la Francia leader indiscusso, e quindi, in un futuro, anche quella che avrà maggiori benefici. Peccato che questo Governo, il nostro Governo, sia totalmente incapace di gestire queste dinamiche, altrimenti avrebbe potuto anche semplicemente ascoltare quando il MoVimento 5 Stelle, il 2 febbraio 2017, già chiese una conferenza di pace sulla Libia a Roma, per avere noi come Italia un ruolo centrale in questa questione. Allora, siccome purtroppo siamo nelle mani di gente che non sa cosa fa, e siamo molto preoccupati per quali siano i termini dell'accordo avvenuto oggi a Parigi, visto che l'Italia è tirata totalmente fuori da questo accordo, chiedo qui ufficialmente un'informativa urgente del Ministro degli affari esteri, Angelino Alfano, che possa finalmente venirci a dire quanto meno se l'Italia avrà un ruolo in questa gestione, visto che la Libia è un nostro vicino diretto, oppure se si sono fatti cacciare via come sempre dai tavoli che contano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Presidente, riparlo in Aula della questione della lista Fasci italiani del lavoro in provincia di Mantova. È notizia di oggi che è partita un'indagine contro nove persone afferenti a questo gruppo, compresa anche la consigliera comunale eletta. La Presidenza della Camera si era già occupata di questo problema, e ringrazio per questo. È anche in piedi un ricorso al TAR promosso da me e dal mio gruppo politico, ma il ricorso coinvolge tutti, visto che finora il Partito Democratico non ha detto nulla su questa grave situazione, anche perché forse ha il sindaco in quel comune. È l'occasione anche per contribuire. I dati sono pubblici anche sulla mia pagina Facebook.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampi. Ne ha facoltà. Ha un minuto, onorevole perché il suo gruppo ha già usato…

ROBERTO RAMPI. Sì, lo so. Presidente, la ringrazio. In un minuto cercherò lo stesso di ricordare una grande figura del pensiero italiano, quella di Antonio Banfi, che è mio concittadino vimercatese scomparso 60 anni fa. Fu anche collega politico, fu senatore, e fu il padre del razionalismo antidogmatico.

Banfi è una grande figura di grande attualità perché il razionalismo antidogmatico ha dominato la seconda parte del Novecento. Il suo pensiero, assolutamente originale, europeo, amico di Husserl, fu veramente innovativo per il suo tempo, e invece è un pensiero assolutamente attuale per il nostro tempo e l'ultima cosa che vorrei dire di Banfi, che ha a che vedere anche con quello di cui abbiamo discusso molto oggi, è la seguente: Banfi si avvicinò alla politica e si avvicinò al Partito Comunista Italiano non per le sue idee filosofiche ma per la ricerca da filosofo di un incontro con il popolo, per il bisogno da filosofo di incontrare la democrazia e la politica in un impegno concreto. Noi avremmo ancora oggi molto bisogno di questo nuovo incontro tra intellettuali e politica, tra cultura e politica. Credo che per questo abbia senso ricordarlo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà per un minuto.

GIULIA GRILLO. Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione concernente il fatto che il consiglio comunale di Catania ha approvato in ritardo la rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario: doveva approvarla entro il 31 maggio 2017 e l'hanno approvata il 2 giugno 2017. Adesso, questa sera, è riunito di nuovo il consiglio comunale di Catania in violazione del comma 2 dell'articolo 227 del decreto legislativo n. 267 del 2000, TUEL, perché il rendiconto 2016 è stato trasmesso ai membri del consiglio comunale di Catania non almeno venti giorni prima ma bensì il 18 luglio, tanto che la commissione bilancio del comune di Catania non è stata in grado di esprimere un parere.

Dunque, di fronte all'ennesima violazione della legge che si perpetua ormai da quattro anni all'interno del comune di Catania, sono qui a sollecitare l'ennesima interrogazione tenuto conto che, secondo il ragioniere generale Rosso del comune di Catania, sarebbe stato proprio il Ministero dell'interno e il Cosfel del Ministero dell'interno ad autorizzare che venisse superato un termine di legge considerato perentorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 26 luglio 2017, alle 9,30:

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

RICHETTI ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali. (C. 3225-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: VACCARO; LENZI e AMICI; GRIMOLDI; CAPELLI ed altri; VITELLI ed altri; LOMBARDI ed altri; NUTI ed altri; PIAZZONI ed altri; MANNINO ed altri; SERENI ed altri; CAPARINI ed altri; GIACOBBE ed altri; FRANCESCO SANNA; TURCO ed altri; CRISTIAN IANNUZZI; MELILLA ed altri; CIVATI ed altri; BIANCONI; GIGLI ed altri; CAPARINI ed altri. (C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259)

Relatori: RICHETTI, per la maggioranza; TURCO, di minoranza.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge:

FIANO ed altri: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. (C. 3343-A)

Relatori: VERINI, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

3.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

4.  Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Ricciatti ed altri 1-01641 e Abrignani ed altri n. 1-01672 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

5.  Seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 9)

6.  Seguito della discussione delle mozioni Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli ed altri n. 1-01557, Brignone ed altri n. 1-01661, Silvia Giordano ed altri n. 1-01665, Gadda ed altri n. 1-01666, Vargiu ed altri n. 1-01667 e Fossati ed altri n. 1-01669 concernenti iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

7.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 361 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: RANUCCI e PUGLISI: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato). (C. 3960-A)

Relatrice: COSCIA.

8.  Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto.

9.  Seguito della discussione delle mozioni Basilio ed altri n. 1-01081, Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 concernenti iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

10.  Seguito della discussione della proposta di legge:

ERMINI ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace. (C. 4130-A)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; FUCCI; CAPARINI ed altri; FERRARESI ed altri. (C. 40-257-407-4362)

Relatore: ERMINI.

  (ore 15)

11.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,30)

12.  Discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate): S. 2856 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (Approvato dal Senato). (C. 4595)

  Relatori: GELLI, per la maggioranza; RONDINI e COLONNESE, di minoranza.

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Toninelli, Paris e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 1 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 2 la deputata Morani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 le deputate Castiello e De Girolamo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 10 il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 13 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 15 e 16 il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 19 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 20 la deputata Fregolent ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 28 alla n. 37 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 31 il deputato Parentela ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 36 la deputata Di Salvo ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3225-A/R e abb. - q.p.c. 1 e 2 408 368 40 185 68 300 88 Resp.
2 Nominale Pdl 3225-A/R e abb. - em. 1.11 452 391 61 196 11 380 84 Resp.
3 Nominale em. 1.12 457 391 66 196 10 381 83 Resp.
4 Nominale em. 1.10 456 388 68 195 17 371 83 Resp.
5 Nominale em. 1.50 455 395 60 198 144 251 83 Resp.
6 Nominale em. 1.17 459 435 24 218 71 364 83 Resp.
7 Nominale em. 1.52 460 412 48 207 68 344 82 Resp.
8 Nominale art. agg. 1.01 459 411 48 206 110 301 82 Resp.
9 Nominale em. 2.24 453 365 88 183 28 337 81 Resp.
10 Nominale em. 2.42 453 406 47 204 114 292 81 Resp.
11 Nominale em. 2.10 451 369 82 185 17 352 81 Resp.
12 Nominale em. 2.41 450 407 43 204 115 292 81 Resp.
13 Nominale em. 2.28 452 357 95 179 120 237 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.1 456 415 41 208 66 349 81 Resp.
15 Nominale em. 2.2 453 409 44 205 66 343 81 Resp.
16 Nominale em. 2.30 441 392 49 197 98 294 81 Resp.
17 Nominale em. 2.25 448 433 15 217 65 368 81 Resp.
18 Nominale em. 2.37 445 389 56 195 97 292 81 Resp.
19 Nominale em. 2.27 437 376 61 189 15 361 81 Resp.
20 Nominale em. 2.12 451 438 13 220 134 304 81 Resp.
21 Nominale articolo 2 405 326 79 164 314 12 82 Appr.
22 Nominale art. agg. 2.015 399 359 40 180 101 258 81 Resp.
23 Nominale art. agg. 2.04 440 392 48 197 106 286 81 Resp.
24 Nominale art. agg. 2.08 442 396 46 199 105 291 81 Resp.
25 Nominale art. agg. 2.01 435 385 50 193 97 288 81 Resp.
26 Nominale art. agg. 2.03 442 398 44 200 110 288 81 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale art. agg. 2.06, 2.013 439 396 43 199 112 284 81 Resp.
28 Nominale art. agg. 2.02 436 413 23 207 74 339 81 Resp.
29 Nominale em. 3.51 431 413 18 207 54 359 81 Resp.
30 Nominale em. 3.6 426 365 61 183 106 259 81 Resp.
31 Nominale em. 3.5 428 371 57 186 9 362 81 Resp.
32 Nominale em. 3.200 424 358 66 180 356 2 81 Appr.
33 Nominale em. 3.201 421 397 24 199 347 50 81 Appr.
34 Nominale subem. 0.3.202.1 399 388 11 195 94 294 81 Resp.
35 Nominale subem. 0.3.202.2 398 383 15 192 324 59 81 Appr.
36 Nominale em. 3.202 400 386 14 194 334 52 81 Appr.
37 Nominale articolo 3 367 327 40 164 318 9 82 Appr.