Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 840 di lunedì 24 luglio 2017

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 luglio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Causin, Centemero, Cirielli, D'Alia, De Maria, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Franceschini, Gandolfi, Garofani, Gasparini, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Migliore, Morassut, Naccarato, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Sarti, Scalfarotto, Tabacci, Simone Valente, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 21 luglio 2017, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):

S. 2856. – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale” (4595) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché l'inizio della discussione generale in Assemblea del suddetto disegno di legge è previsto per mercoledì 26 luglio 2017, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10) (ore 12,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9) e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Avverto, inoltre, che il tempo a disposizione della componente politica del gruppo Misto Civici e Innovatori, costituitasi a seguito del venir meno dell'omonimo gruppo, è pari a dieci minuti per la discussione generale e dieci minuti per il seguito dell'esame.

(Discussione congiunta – Doc. VIII, nn. 9 e 10)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.

Ha facoltà di intervenire il questore, deputato Stefano Dambruoso.

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Grazie, signora Presidente. A nome dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sottopone all'Assemblea il conto consuntivo 2016 e il bilancio di previsione per il 2017 con l'unito bilancio triennale 2017-2019. Come d'uso, rinvio ai documenti in distribuzione per l'illustrazione dettagliata degli esiti cui ha condotto l'intensa attività svolta dagli organi di direzione politica sul piano della riduzione della spesa e della razionalizzazione nell'impiego delle risorse finanziarie disponibili. Mi limito, in questa sede, a ripercorrere sinteticamente i dati più significativi esposti nei documenti in questione.

Nel 2017 la Camera restituirà al bilancio dello Stato 80 milioni di euro: si tratta della restituzione più consistente mai operata dalla Camera dei deputati.

Le restituzioni complessivamente operate a favore del bilancio dello Stato, nella legislatura in corso, ammonteranno così a 200 milioni di euro. Aggiungendo a tale somma i 150 milioni di euro di minore dotazione richiesta al bilancio dello Stato nel triennio 2013-2015, rispetto all'entità della dotazione richiesta nel 2012, i contribuenti avranno risparmiato, per il funzionamento della Camera, dal 2013 al 2017, 350 milioni di euro.

Al netto delle citate restituzioni, sempre nel 2017, la spesa per il funzionamento della Camera, che ammonta a 950,4 milioni di euro, scende di 15,3 milioni di euro rispetto all'anno precedente. È così che, per il sesto esercizio consecutivo, la spesa segna una riduzione rispetto al picco massimo registrato nel 2011: anche questo è un risultato per larga parte realizzatosi nel corso della XVII legislatura. Inoltre, sempre al netto delle restituzioni al bilancio dello Stato, la spesa di funzionamento per il 2017, detratti gli oneri previdenziali, è pari a 551,4 milioni di euro, inferiore del 2,57 per cento rispetto all'anno precedente.

Per quanto riguarda le considerazioni in merito ai singoli comparti in cui si sono registrati i risultati più consistenti nella politica di contenimento della spesa, dai deputati al personale dipendente, passando per l'acquisizione di beni e servizi, rinnovo il rinvio ai documenti in distribuzione.

Ritengo, tuttavia, necessario richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un dato di contesto che il Collegio dei questori ritiene davvero assai significativo: il bilancio triennale 2017-2019 registra una sostanziale coincidenza tra entrate e spesa, rendendo quindi del tutto marginale l'impiego dell'avanzo di amministrazione come mezzo di copertura. Vorrei ricordare in proposito che nel 2012 la spesa era superiore di ben 95 milioni di euro rispetto alla dotazione, mentre nel 2017 lo è di soli 7 milioni, peraltro ampiamente coperti dalle altre entrate.

Ritengo si tratti di un indice assai concreto ed efficace dei risultati cui ha condotto la politica di bilancio perseguita in questa legislatura dagli organi di direzione politica, che consente all'Ufficio di Presidenza di consegnare alla valutazione dell'Assemblea un bilancio triennale in equilibrio, recante al suo interno le condizioni finanziarie per operare ulteriori restituzioni al bilancio dello Stato, una volta accertati i risultati delle gestioni annuali, secondo i principi di gradualità e cautela cui la Camera dei deputati si è sin qui conformata nel corso della presente legislatura.

Dovrei ora dare conto, Presidente e onorevoli colleghi, dell'attività svolta dal Collegio dei questori per l'attuazione degli ordini del giorno, accolti e approvati nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio di previsione per il 2016; tuttavia, per ragioni di brevità, chiedo alla Presidente l'autorizzazione a pubblicare questa parte del nostro intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. Sì, certo.

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Grazie, signora Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei, questore Dambruoso.

È iscritto a parlare il deputato Daniele Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Grazie, signora Presidente Boldrini. Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alle proposte che sono state presentate alla nostra attenzione relativamente al conto consuntivo del 2016 e al progetto di bilancio della Camera per il 2017, vorrei cogliere l'occasione per effettuare alcune brevissime riflessioni con riferimento al modo e al contenuto dei documenti presentati ed anche alcune proposte riguardanti gli impegni di lavoro per il prossimo anno.

Vorrei innanzitutto esprimere l'apprezzamento per la relazione presentata dall'onorevole Dambruoso a nome del Collegio dei questori, quindi i ringraziamenti sono estesi anche ai colleghi Fontana e Fontanelli. Abbiamo trovato in essa risposte circostanziate a problemi posti dai gruppi parlamentari e dai colleghi, sia nel corso della discussione relativa all'approvazione del conto consuntivo e del bilancio preventivo precedenti, sia tramite segnalazioni attinenti all'organizzazione dei lavori e alle necessità che emergono, anche in modo imprevedibile, in corso d'anno.

Il Questore Dambruoso nella sua relazione, asciutta, ma chiara, ha sottolineato gli elementi innovativi e gli aspetti di maggiore leggibilità, trasparenza e chiarezza dei documenti di bilancio, oggi in discussione.

La discussione sui documenti di bilancio interni della Camera non può non partire da un dato che non costituisce una formalità; mi riferisco al fatto che, anche quest'anno, il Collegio dei questori ha presentato i documenti di bilancio entro il termine fissato dal Regolamento. Ora, lo diamo per scontato, ma ricordo che fino a qualche anno fa questo elemento costituiva uno degli elementi di riflessione; è un fatto di rilievo, perché ci consente di verificare attentamente, anche, la rispondenza agli obiettivi programmatici delle politiche e delle azioni intraprese, inserendole, appunto, nei tempi giusti.

La stessa discussione dei bilanci di previsione che vengono redatti nella prima parte dell'anno consente di verificare meglio gli aggiustamenti necessari in corso d'anno, per raggiungere gli obiettivi stessi. Quindi, ritengo questo elemento importante e anche per tale motivo ringrazio il Collegio dei questori.

Credo che, partendo da questo elemento, si possa svolgere un breve intervento di sintesi sui documenti di bilancio, iniziando da un dato: nonostante i numerosi sforzi compiuti in questi anni e i risparmi prodotti in questa e nelle legislature precedenti, vi è sempre una polemica, molte volte dagli aspetti strumentali, nei confronti della spesa delle istituzioni. Vorrei ricordare a noi tutti e, soprattutto, ai cittadini che si tratta di spese per il funzionamento della democrazia rappresentativa e della sua organizzazione. In questo discorso non c'è una difesa di tipo corporativo, ma un invito ad andare a leggere i dati a quanti fanno questo genere di affermazioni, un invito a leggere, con più attenzione, quanto è stato fatto in questi anni. Le critiche fanno parte del nostro lavoro, non c'è dubbio, però, credo che, quando si sottintendono degli atteggiamenti oscuri o camuffati, si dica l'esatto contrario di ciò che, oggi, possiamo affermare giustamente. I conti sono sotto gli occhi di tutti e, fra l'altro, redatti in forma leggibile, anche per chi non è esperto di documenti finanziari e di bilancio.

Nel 2017, come è stato detto, la Camera restituirà al bilancio dello Stato 80 milioni di euro, si tratta della restituzione più consistente mai operata dalla Camera dei deputati. Le restituzioni complessivamente operate a favore del bilancio dello Stato nella legislatura in corso ammonteranno, in questo modo, a 350 milioni di euro; aggiungendo a tale somma i 150 milioni di euro di minore dotazione richiesta al bilancio dello Stato nel triennio 2013-2015, rispetto alla entità della dotazione richiesta nel 2012, i contribuenti avranno risparmiato, per il funzionamento della Camera, dal 2013 al 2017, appunto, 350 milioni di euro. Al netto delle citate restituzioni, sempre nel 2017, la spesa per il funzionamento della Camera - 950,4 milioni di euro - scende di 15,3 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Per il sesto esercizio consecutivo, dunque, la spesa segna una riduzione rispetto al picco massimo registrato nel 2011. Anche questo è un risultato, per larga parte, realizzatosi nel corso della XVII legislatura.

Inoltre, sempre al netto delle restituzioni al bilancio dello Stato, la spesa di funzionamento per il 2017, detratti gli oneri previdenziali, è pari a 551,4 milioni di euro, inferiore del 2,57 per cento rispetto all'anno precedente. Possiamo dire senza iattanza che, in relazione al rapporto costi-risultati conseguito in questi quattro anni, la Camera non teme confronti con altre istituzioni pubbliche e private.

Con legittimo orgoglio, mi si lasci affermare che il PD, che è, obiettivamente, la spina dorsale dell'Aula, in questa legislatura, non solo perché è il gruppo più numeroso, ha garantito con idee e lealtà lo sforzo di rinnovamento della Presidente Boldrini, dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza della Camera. I risparmi sono stati conseguiti senza far venir meno la missione istituzionale, ma, anzi, aumentando l'efficienza della stessa ed aumentando anche il tasso di valorizzazione del nostro patrimonio, che è un patrimonio di tutti.

Il 18 luglio scorso, la Presidente Boldrini, in occasione della cerimonia del Ventaglio, ha presentato alla stampa parlamentare il bilancio della Camera dei deputati, a cinquantadue mesi dall'inizio della legislatura. Un bilancio positivo che, tra le altre cose, ha dato conto dei risultati statistici sull'attività della Camera stessa, ha esposto i temi dell'attività parlamentare, ha elencato le numerose e qualificanti iniziative di comunicazione e di apertura ai cittadini. Iniziative, queste ultime, che hanno favorito la trasparenza di questa istituzione e la conoscenza da parte dei cittadini dei nostri lavori, la sua organizzazione, la sua storia e la sua attività quotidiana. Questa istituzione è diventata, grazie a questo incessante lavoro, un'istituzione sempre più aperta e sempre più in collegamento con le istanze della società. Prova ne è la crescita della domanda di accesso alle attività istituzionali; tale domanda è presente in qualsiasi zona del Paese e proviene da classi sociali e da generazioni diverse.

Questa attenzione costituisce un elemento importante che sembrerebbe andare in controtendenza rispetto ad una deriva demagogica, per cui la politica non rappresenta più un interesse vero all'interno del Paese. Questo palazzo è la sede di grandi eventi, di attività importanti e, pertanto, dovremmo sforzarci di renderlo ancora più fruibile. È importante investire su una risorsa decisiva, vale a dire il mondo dei giovani, dei ragazzi e delle ragazze di questo Paese. Ciò richiederebbe, sicuramente, un maggior sforzo organizzativo, non c'è dubbio, ma credo dovremmo raccogliere questa domanda di maggiore interesse. Credo, inoltre, valga la pena continuare a investire in questa direzione, per cercare di essere, sempre più, all'altezza di rispondere alle domande di forte vicinanza da parte dei giovani delle nostre scuole, in Parlamento.

Naturalmente non ci sfugge il forte e accentuato grado di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e dei partiti; del resto, quando per scegliere il proprio sindaco, come è accaduto nelle recenti elezioni amministrative, va a votare meno del 50 per cento degli aventi diritto, non c'è analisi consolatoria che tenga; è allarme rosso per la democrazia. Le spiegazioni possono essere diverse, sono diverse; personalmente, resto convinto che le profonde disuguaglianze inducano soprattutto i ceti popolari a ritenere che nessuna istituzione sia in grado di risolvere completamente i problemi che li assillano: il lavoro, la salute, l'istruzione, la sicurezza e l'ambiente, persino l'istituzione a loro più vicina, qual è il comune.

Dobbiamo, allora, cercare di migliorare ancora il nostro lavoro? Sì, certo; d'altra parte, tra gli obiettivi di programmazione per il 2017 lo stesso Collegio dei questori ci propone alcune linee di miglioramento che vanno perseguite con determinazione.

Aggiungo un altro elemento di riflessione: spesso questa istituzione viene definita una macchina - mi scuserete se utilizzo questo termine “macchina” – complessa, una macchina che si basa su un dato importante: il patrimonio di donne e uomini che, qui, sono presenti e lavorano, sia perché eletti sia perché dipendenti da questa amministrazione. Il vero patrimonio è questo.

Ritengo, quindi, fondamentale investire in futuro maggiori risorse per favorire e potenziare la qualificazione, l'arricchimento e l'aggiornamento professionale di coloro che operano all'interno di questa istituzione. Non si tratta di aspetti secondari che servono ogni tanto; essi servono sempre e servono a tutti. Avere, infatti, dei servizi importanti, servizi importanti per noi, per un parlamentare che si accinge ad esaminare un provvedimento legislativo, è indispensabile; pertanto, chi fornisce questi strumenti deve essere sempre al meglio delle proprie possibilità. Dunque, competenza, aggiornamento e serietà professionale, dunque, analisi dei fabbisogni organici.

Nel corso del 2016 l'amministrazione ha svolto le attività finalizzate alla definizione dei propri fabbisogni organici in attuazione degli indirizzi in proposito stabiliti da alcuni ordini del giorno accolti in occasione della discussione del bilancio interno per l'anno 2016. Mi auguro che questa attività di ricognizione, che deve operare tenendo conto dei processi di integrazione funzionale con l'amministrazione del Senato, possa contribuire a riattivare, quanto prima, la leva del reclutamento. Questo noi lo riteniamo un passaggio necessario. La riduzione del personale ha interessato, in questi anni, tutti i livelli professionali e ha comportato l'esternalizzazione di talune attività di ordine materiale e logistico che rappresentano, ormai, un dato acquisito nell'assetto organizzativo dell'amministrazione.

Ciò ha consentito anche un proficuo impiego del personale dipendente, in precedenza addetto a tali mansioni, con conseguenti ricadute positive in termini di razionalizzazione dei costi.

Personalmente, ritengo che l'integrazione e l'ampliamento di questi servizi possa contribuire a migliorare l'assetto funzionale della Camera dei deputati. Nella nostra Costituzione, l'istituto dei vitalizi era stato previsto per consentire a tutti di rappresentare il popolo, non solo ai ricchi. La società è cambiata, negli ultimi anni la più dura crisi economica del secondo dopoguerra ha richiesto sacrifici a tutti. Nel 2012 sono stati aboliti i vitalizi, da domani esamineremo in Aula una proposta di legge del PD che prevede il ricalcolo con il metodo contributivo. Vorrei solo osservare che, se c'è, e come c'è, una crisi dello Stato, una debolezza dei partiti politici, la forza delle lobby e dei gruppi di pressione, legali e non, accresce in misura esponenziale.

La vera riforma dei costi della politica trovava risposte - secondo me, naturalmente - concrete nella riforma della Costituzione: il popolo, con il referendum del 4 dicembre 2016 l'ha bocciata. La volontà popolare va rispettata, anche se è dovere di tutti, vincitori e vinti, non solo rispettarla, ma interpretarla correttamente. Non è cambiata, tuttavia, l'esigenza di una politica sobria, autonoma, aperta alla società, immune alle pressioni dei poteri opachi. Insomma, affinché le istituzioni siano autorevoli, i politici devono essere amichevoli con tutti, ma servi di nessuno. In un regime democratico, infine ed in fin dei conti, il potere della politica è il potere dei cittadini, i quali, solo grazie alla politica, possono sperare di contare.

Signora Presidente, vorrei concludere con una breve considerazione. Il Parlamento, come si sa, è lo specchio del Paese, riflette le sue divisioni, i contrasti, le contrapposizioni, talvolta molto dure, che in esso si verificano. Il Parlamento non è un luogo di cause, sede per collegi difensivi di una tesi, ma è il luogo dalla grande integrazione che nasce dal colloquio reciproco; la forza e la massima funzione del Parlamento, che credo si siano manifestate ampiamente in questa legislatura, si riscontrano nella capacità di tutti i soggetti che ne fanno parte di rappresentare il conflitto, ma anche di segnare e di riconoscere reciprocamente i limiti entro i quali lo stesso deve essere contenuto. Mi auguro che questa capacità possa manifestarsi anche in questa discussione. Naturalmente, ringrazio il Collegio dei questori per l'importante lavoro svolto e per la relazione che ci è stata presentata oggi. Ringrazio l'amministrazione della Camera e tutti i dipendenti, dai resocontisti, ai commessi, agli operai che spesso incontriamo nei corridoi, ai segretari di Commissione, al Servizio studi, alla Segreteria generale, perché il loro lavoro di qualità è prezioso per svolgere al meglio le nostre funzioni. Dunque, vi ringrazio per il lavoro che viene svolto quotidianamente, al servizio dei deputati ed al servizio dell'istituzione che qui rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lorena Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO. Grazie, signora Presidente, Questore. Il bilancio della Camera, al nostro esame oggi, dimostra ancora una volta quanto alto è il senso di responsabilità di questa istituzione di fronte all'esigenza di razionalizzare i costi della politica. E questo è emerso chiaramente dalla relazione del questore Dambruoso, il quale ci ha annunciato che anche quest'anno, nel 2017, la Camera restituirà al bilancio dello Stato ben 80 milioni di euro. Si tratta, quindi, della restituzione più consistente operata dalla Camera dei deputati.

Le restituzioni complessivamente operate a favore del bilancio dello Stato nella legislatura in corso ammonteranno in tal modo a 200 milioni di euro, aggiungendo a tale somma i 150 milioni di euro, che derivano dalla minore dotazione richiesta al bilancio dello Stato nel bilancio 2013-2015. Rispetto all'entità delle dotazioni richieste nel 2012, i contribuenti avranno quindi risparmiato, per il funzionamento della Camera 2013-2017, 350 milioni di euro.

Ovviamente un ringraziamento va all'amministrazione della Camera, che ha contribuito con il proprio lavoro e con il proprio spirito di sacrificio a realizzare gli obiettivi che ci siamo posti, cioè ridurre le spese e migliorare il funzionamento dell'istituzione, ma un convinto ringraziamento va, in particolare, a tutto il personale della Camera dei deputati, che assiste quotidianamente, con straordinaria professionalità e dedizione, la nostra attività e che, invece, ha dovuto subire, in questi ultimi anni, critiche e attacchi, tanto ingenerosi quanto ingiustificati.

Forza Italia non può che dirsi soddisfatta di questo lavoro, iniziato con il Governo Berlusconi nel 2011, dove si è avviata la stagione dei tagli ai costi della politica. Ai Questori e alla Presidenza della Camera di questa legislatura va ascritto il merito di aver continuato in quest'opera, facendo diventare la riduzione della spesa costante e quasi strutturale, intervenendo ogni anno e dimostrando che proprio l'Assemblea dei deputati rappresenta un esempio di spending review riuscita.

Ed è importante come, su un tema così delicato quale quello del contenimento dei costi, si sia riusciti a trovare un punto di caduta condiviso, privo di qualsiasi frizione di stampo ideologico. In questi anni di tagli sono state prese misure drastiche, quali il blocco dell'aumento degli emolumenti corrisposti ai deputati, la riduzione di personale e delle spese correnti, l'abbattimento delle spese di locazioni, anche con conseguenze sulle condizioni di lavoro dei parlamentari, che hanno visto ridurre gli spazi a loro disposizione. Anche per questo sarà necessario proseguire il lavoro per la ricerca di soluzioni alternative, rese disponibili dallo sviluppo tecnologico, in modo da garantire a ciascun deputato il necessario spazio di lavoro, come è stato, per esempio, con la costruzione degli uffici open space.

Ridurre i costi della politica non vuol dire cedere all'antipolitica: i risparmi non sono certo destinati ad assecondare l'antipolitica, che rappresenta una grave minaccia per la democrazia, ma sono finalizzati sia a liberare risorse per i cittadini, sia a razionalizzare il funzionamento del Parlamento. Purtroppo, troppo spesso, il dibattito sulle spese della Camera ha preso una piega sbagliata, che ci ha spinti a parlare, magari, del servizio di barberia, invece di rivendicare correttamente che Montecitorio ha professionalità di eccellenza, che si sono vinti dei concorsi difficili e che si parla di professionalità che vengono spessissimo richieste all'esterno da questa Camera, a partire dal Governo stesso. In particolare, sul personale, grazie al ruolo unico, sarà possibile risparmiare sui futuri concorsi, su cui ci auguriamo si apra finalmente un varco per aprire le porte della Camera alle intelligenze del Paese, alle giovani risorse.

Insomma, il nostro è un “sì” convinto ai tagli e alla razionalizzazione, ma un “no” altrettanto convinto all'antipolitica. I tagli e la razionalizzazione vanno fatti senza farsi condizionare dalla demagogia. I risparmi ottenuti negli ultimi anni, frutto di un lavoro attento, hanno quindi dimostrato che si può controllare la spesa anche senza compromettere la funzionalità degli organi. Grazie a una proposta di Forza Italia, abbiamo destinato i 47 milioni di risparmi ottenuti lo scorso anno dalla Camera alle popolazioni colpite dal terremoto, attraverso una risoluzione a prima firma del Vicepresidente Baldelli e sottoscritta poi da tutti i gruppi, lo scorso settembre, dando finalizzazione ai risparmi conseguiti dalla Camera.

Concludo, quindi, augurando che, anche quest'anno, con lo stesso spirito si riesca a vincolare in maniera tangibile le risorse ottenute ai risparmi della Camera, ringraziando il Collegio dei questori e tutti i dipendenti della Camera per il lavoro svolto e, soprattutto, per la riconferma della valenza di tutti coloro che operano in questa Amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Ci troviamo al quinto e ultimo anno in cui analizziamo il bilancio della Camera dei deputati. Ho letto, come ho anche sentito dalla voce sua, Presidente, di come siamo stati bravi e di quanto abbiamo lavorato per ridurre i costi, ma sinceramente non mi sento molto soddisfatto, perché quest'anno non avete deciso, come sempre, di non tagliare gli stipendi, i vitalizi e le spese inutili della Camera dei deputati.

Una riduzione certamente c'è stata e noi ci sentiamo anche parte in causa di questa riduzione: vorremmo ricordare l'affaire dei palazzi Marini, che ci è costato per anni milioni di euro e che, oggi, finalmente, si è risolto o, per esempio, la questione dell'assistenza sanitaria dei deputati, che copriva anche le punture d'insetto, da cui abbiamo avuto un risparmio di 350 mila euro.

Nel 2016, la Camera ci è costata “solo” 965 milioni di euro e, nel 2017, ci costerà 950 milioni di euro: quindi, una riduzione di 15 milioni. Però, voi omettete di dire, nella lettura del bilancio triennale 2017-2019, che c'è un amento di spese negli anni successivi: si passa dai 950.494.000 euro a 974 milioni nel 2018 e a 973 nel 2019, con un aumento circa di 24 milioni di euro negli anni futuri. Non mi sembra affatto un ottimo lavoro.

Ma io lo so che a voi non interessa la sostanza: a voi interessa finire questa legislatura mettendo un segno “meno”, imbonire i nostri elettori e i cittadini che si sono ridotte le spese, dicendo che c'è un segno “meno” sul bilancio della Camera; che, poi, questo segno diventi “più” negli anni successivi è abbastanza indifferente per voi.

Per la precisione, la riduzione di spesa per il 2017 è di 1,59 per cento rispetto all'anno precedente. Forse è anche merito nostro, come ho già detto, per le voci come quella dell'assicurazione sanitaria, che sono diminuite del 28,34 per cento. Infatti, non bastano stipendi, rimborsi e vitalizi: i cittadini pagavano anche 350 mila euro all'anno per l'assicurazione dei deputati, perfino per i danni subiti in stato di ebbrezza e per le punture di insetti o le insolazioni. Ci abbiamo messo cinque anni per fermare questo scandalo.

Nonostante questo segno “meno”, la Camera dei deputati, ancora una volta, spende di più di quanto lo Stato gli versa come dotazione annuale. Noi, in quest'Aula, facciamo sempre mille capriole, mille giri con la Commissione bilancio per rispettare l'articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio, ma la Camera dei deputati spende di più di quanto è la dotazione annuale che i cittadini ci versano annualmente.

La dotazione annuale che riceviamo dallo Stato, infatti, è di 943 milioni di euro, mentre noi ne spendiamo 950 milioni: 7 milioni di euro in più rispetto alla dotazione. I cittadini si chiederanno: ma come è possibile non andare in bancarotta se la Camera spende di più rispetto a quanto lo Stato gli assegna? Ovviamente, la Camera ha altre entrate rispetto ai 943 milioni di euro destinati, come gli interessi sui depositi del conto corrente e le entrate previdenziali, perché date uno stipendio ai deputati che, parzialmente, viene rimesso all'interno della previdenza gestita dalla Camera dei deputati, che, ovviamente, la Camera trattiene per sé e non versa all'INPS o altra cassa previdenziale e, quindi, le utilizza per le spese correnti del bilancio della Camera dei deputati.

È anche vero che - sono parole dei Questori nella relazione di oggi - voi stabilite che noi siamo sostanzialmente in pareggio di bilancio, che abbiamo restituito già 80 milioni di euro al bilancio dello Stato, ma nelle nostre casse, nella cassa della Camera dei deputati, c'è un avanzo di 247 milioni di euro: un tesoro enorme che ci teniamo all'interno dalla Camera dei deputati e non se ne capisce, francamente, la ragione.

Il primo obiettivo che questo ramo del Parlamento, almeno dal punto di vista contabile, dovrebbe porsi è quello di pareggiare le spese e le dotazioni annuali dello Stato senza dover ricorrere ad altre entrate, per rispettare, ovviamente, il principio del pareggio di bilancio che chiediamo a tutti i cittadini, mentre noi, qui dentro, ce ne sbattiamo, ce ne freghiamo. Solo in questo modo inizieremo davvero a dare un nuovo corso alle cose e cambiare il modo di pensare e lavorare in questo Palazzo.

Ma, soprattutto, bisogna ricordare che, nel corso degli anni, la Camera ha gestito più soldi di quanto in realtà avesse bisogno, riuscendo, appunto, ad accumulare un piccolo tesoretto di 324 milioni come avanzo di amministrazione. Eliminate le prudenti riserve per tutelarsi da qualche contenzioso, ossia circa 70 milioni di euro per i ricorsi con i Palazzi Marini, restano nelle casse della Camera almeno 247 milioni, che potrebbero essere immediatamente restituiti ai cittadini italiani.

Quante cose si potrebbero fare nel nostro Paese con 247 milioni di euro, mentre, invece, noi ne restituiamo piccole quote, lasciando, comunque, il grosso del bottino in cassaforte. Ma non vi basta il miliardo, il quasi un miliardo di euro all'anno che lo Stato italiano eroga per consentire il funzionamento di questo Palazzo? La quota dell'avanzo di amministrazione da assegnare agli esercizi successivi al triennio 2017-2019 è pari a 324,400 milioni di euro, peraltro comprensivi dei 77 milioni di euro accantonati ai contenziosi. Al netto dell'accantonamento in questione, le risorse finanziare da rinviare agli anni 2020 e seguenti ammontano, pertanto, a 247 milioni di euro.

Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che verrà discusso la prossima settimana in cui chiediamo che questi soldi vengano immediatamente restituiti al bilancio dello Stato, verificando la possibilità che la Camera li versi nel fondo del microcredito, come il MoVimento sta già facendo da cinque anni, da quando è entrato in questo Parlamento. Si tratta dello stesso fondo dove abbiamo già versato 20 milioni di euro di taglio dei nostri stipendi, finanziando oltre 6 mila imprese e generando, di conseguenza, 14 mila posti di lavoro.

Qualora non fosse possibile, però, restituire esattamente 247 milioni di euro - perché le parole per voi hanno un peso importante, quindi se vi diciamo di restituire 247 milioni e, poi, dovessero esserci in cassa soltanto 245 milioni, allora voi direte: l'ordine del giorno diceva di restituirne 247, quindi non li restituiamo e ci teniamo tutti i 245 in cassaforte -, l'ordine del giorno prevede anche di destinare qualsiasi quota di avanzo che dovesse rimanere. Infatti, ricordo che nel bilancio della Camera, se dovesse esserci qualche rischio oltre all'accantonamento che già vi ho descritto, ci sono anche 10 milioni di euro, anzi 11.500.000 euro, per l'anno 2017 per eventuali altre spese che dovessero sopraggiungere per cui ci dovesse essere necessità.

Quindi, proprio è ingiustificabile tenere in cassaforte 247 milioni di euro, a fronte di una propaganda totale dell'Ufficio di Presidenza e della Presidente, che dice che ha risparmiato: avrà risparmiato, ma i soldi ce li teniamo noi e non li diamo nella disponibilità dei cittadini. Perché con 247 milioni di euro si potrebbero ristrutturare o ricostruire, per esempio, 200 mila metri quadri di asili o scuole per i nostri bambini e i nostri ragazzi. Pensate che 700 mini-chalet in legno per i terremotati del centro Italia costano 35 milioni di euro: 700 costano 35 milioni di euro. Pensate con 247 quanti se ne potrebbero costruire e a quante persone potremmo dare una speranza nel territorio terremotato.

Altrimenti, eventualmente, si potrebbero comprare almeno otto aircanadair per spegnere i roghi che sono in corso nel nostro Paese e su cui il Governo non sta facendo assolutamente nulla. La Camera dei deputati potrebbe destinare quei soldi per dare una spinta e un aiuto vero al Paese. Oppure, come da noi richiesto nell'ordine del giorno presentato, si potrebbero versare queste somme nella sezione speciale del Fondo di garanzia dedicato al microcredito e, in questo modo, finanziare oltre 50 mila piccole e medie imprese, generando circa 120 mila posti di lavoro. Duecentoquarantasette milioni di euro sono un mare di soldi per questo Paese, in questo Paese dove non si riescono a trovare gli spiccioli per dare delle coperture sanitarie o infrastrutturali per le scuole o per le strade: tenerli in cassaforte è indegno, è indecoroso nei confronti dei cittadini italiani.

Tra l'altro, abbiamo anche bisogno di ridurre in maniera sostanziale non solo gli sprechi, ma anche i privilegi che i deputati hanno e hanno avuto nel corso degli anni, perché soltanto dando l'esempio possiamo essere credibili agli occhi dei nostri cittadini. Perché se proprio dovesse esserci bisogno di liquidità, se ci priviamo di questi 247 milioni e le casse della Camera dovessero immediatamente trovarsi senza una liquidità importante, possiamo sempre ridurre le spese tagliando i vitalizi, riducendo gli stipendi dei deputati, come il MoVimento 5 Stelle già fa da inizio legislatura.

Le spese per i vitalizi passano, lo ricordo, nel triennio dal 2017 al 2019 dai 133 milioni del 2017 ai 139 del 2018 e ai 142 milioni del 2019, quindi aumentano e non diminuiscono. Noi chiediamo solo di applicare un sistema equo e giusto, utilizzando per il calcolo di pensioni e vitalizi le stesse regole attualmente in vigore per i cittadini italiani - nulla di più di questo - e lo chiediamo da mesi sia in Ufficio di Presidenza sia con la proposta di legge che ci auguriamo venga votata nel Parlamento. In ogni modo chiediamo che venga applicata la stessa identica legge applicata ai cittadini italiani: niente di più, niente di meno. Avete presente qual è, no? La legge Fornero: ce l'avete presente perché l'avete votata voi e non la volete applicare a voi stessi. Noi la combattiamo ma adesso in questa sede facciamo almeno in modo che valga pure per voi e non soltanto per i cittadini. Come supponevo l'anno scorso non siete riusciti a ridurre le spese in maniera significativa. Infatti vi siete limitati soltanto a un meno 1,59 che negli anni immediatamente successivi tra l'altro viene riassorbito da ulteriori aumenti. Insomma la solita presa in giro. Vorrei dare qualche numero in chiusura. Ad esempio il trattamento previdenziale dei deputati ci costa 130 milioni di euro all'anno: meno 1,52 rispetto al 2016 ma, come vi ho già detto, aumenterà negli anni successivi, quindi il risparmio sta a zero, così come i 63 milioni di euro all'anno che spendiamo per le spese di viaggio e soggiorno dei deputati, su cui ovviamente, se è necessario, si può andare a ritoccare o i 10 milioni di euro per il trasporto. Oltre al fatto che vi sono spese che sono, dal mio punto di vista, francamente incomprensibili: ad esempio i soldi che destiniamo alla associazione degli ex parlamentari. Non se ne capisce il motivo: tra l'altro sta facendo una campagna di stampa ed intervento nei confronti e contro la Camera dei deputati che li ha ospitati per tanti anni, denigrando il lavoro del Parlamento in maniera indegna e non capisco perché dobbiamo anche finanziarla. O come il Patriarcato di Antiochia che sono cinque anni che sono qui e non so né chi sono né che cosa fanno e francamente a questo punto mi interessa anche poco capire chi sono e cosa fanno ma mi interessa capire perché li finanziamo. Oppure un'altra nota riguarda i 260.000-270.000 euro che destiniamo alle borse di studio, cosa ovviamente meritevole per la Camera dei deputati: non capiamo perché questa cosa è limitata soltanto ai dipendenti della Camera. Io non ho nulla contro i dipendenti della Camera che hanno un'alta professionalità, hanno qualità indubbie e sono tra i migliori esperti di legislazione nel territorio italiano ma destinare e restringere una quota di 260 mila euro senza pensare alle menti che abbiamo in giro per il territorio nazionale ci sembra ovviamente una cosa poco cortese o poco giusta nei confronti dei cittadini italiani. Concludo dicendo, come ho iniziato, che noi e voi ci prendiamo ovviamente parte del merito o il merito di aver in qualche modo in questi cinque anni ridotto parzialmente le spese della Camera. Noi come MoVimento 5 Stelle avremmo fatto molto di più; voi come Ufficio di Presidenza, voi come Questori avete sempre cercato di non portare a compimento richieste o proposte che il MoVimento 5 Stelle ha portato alla vostra attenzione. Si poteva fare molto e molto di più sul bilancio della Camera perché è un bilancio enorme di quasi un miliardo di euro ma soprattutto, considerato che siamo arrivati alla fine, facciamo in modo che i risparmi conseguiti in questi cinque anni non rimangano nelle nostre tasche e siano destinati a favore dei cittadini.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Il gruppo del Movimento Democratico e Progressista voterà sì a questa proposta di bilancio. Ne La scuola dei dittatori di Ignazio Silone due personaggi girano l'Europa per imparare l'arte della dittatura. L'esule, chiamato da Silone Tommaso il cinico, fornisce alcune interessanti lezioni. Se voi mirate al successo, dovete attenervi a questa regola: dovete gettare il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa politica, renderli responsabili di tutti i mali della patria e aizzare contro di essi l'odio delle masse. Poco fa abbiamo sentito un intervento che va proprio in questa direzione. Il bilancio interno della Camera da cinque anni è la risposta della democrazia a chi diffama e attacca quotidianamente il Parlamento sui giornali, nelle tv, nella Rete anche qui con ragionamenti falsi e strumentali. La risposta del Parlamento sono i fatti, i risparmi, i comportamenti virtuosi che oggi sono stati per la quinta volta consecutivamente presentati. Una rondine non fa primavera ma noi siamo in presenza ormai di molte rondini. La spesa totale della Camera diminuisce per il sesto anno consecutivo: i risparmi sono imponenti. Parliamo di 350 milioni di euro tra minori dotazioni e restituzioni allo Stato. La dotazione del bilancio interno della Camera è di 943 milioni quest'anno e anche nel 2018 e nel 2019. Nel 2011 eravamo a un miliardo e 108 milioni di euro. Stiamo parlando di un risparmio che è di quasi il 13 per cento. Questi non sono naturalmente risultati scontati perché, nella pubblica amministrazione italiana, questi risparmi non ci sono: a poche decine di metri da qui, a Palazzo Chigi, non ci sono questi risparmi e quindi per questo noi dobbiamo ringraziare il lavoro lungimirante della Presidente Laura Boldrini e del Collegio dei Questori, dell'Ufficio di Presidenza, della Segretaria generale. Non ritengo che sia superfluo soffermarsi sui principali capitoli che danno vita a questi risultati straordinari. Purtroppo oggi non li leggiamo sui giornali e neanche domani li leggeremo sui giornali: c'è un corto circuito tra il Parlamento, tra la democrazia rappresentativa, e i cittadini. Dobbiamo preoccuparci di questo, seriamente preoccuparci. C'è un editoriale che mi piacerebbe distribuire (non vorrei incorrere nell'ira della Presidenza domani), un editoriale fatto dal direttore di Libération, Joffrin, che invito tutti a leggere, il quale conclude quel suo editoriale con queste parole: “Lo stato d'animo sommariamente inquisitore che si sente montare nel dibattito pubblico e che risparmia però il settore privato (…)”; sappiamo che una persona, per un anno e sei mesi di lavoro, prenderà una liquidazione, una buonuscita, tutto compreso, tra i 30 e i 40 milioni di euro; questa stessa persona, due anni fa, per il lavoro di un anno aveva preso svariati milioni di euro di buonuscita dalla Terna; però sul settore pubblico c'è molta compassione nella pubblica opinione e nei giornali italiani. Ebbene, questo clima da inquisizione nella politica francese, ci dice Joffrin, ha un nome: il poujadismo. In Italia ce ne ha un altro: il fascismo. Non ci sono altri riferimenti storici di questo tipo.

Il bilancio 2017, come definito per effetto della Nota di variazione, evidenzia risultati significativi che sono frutto naturalmente di alcune scelte particolari: forse la parte principale la gioca il personale dipendente. Al netto dei contributi e degli oneri accessori, la spesa per il personale dipendente è diminuita da 238 milioni di euro di un tempo ai 170,6 milioni di oggi.

Si tratta di una riduzione di 67,8 milioni di euro pari al 28,4 per cento in meno. Poi dirò qualcosa al proposito del personale.

Anche la spesa per il personale esterno diminuisce da 22,9 a 17 milioni di euro: una diminuzione anche qui del 25 per cento. Diminuisce la spesa per acquisto di beni e servizi, da 140 milioni a 81,9 milioni. Diminuiscono anche le spese complessive per l'informatica; e anche sulle assicurazioni, che è una piccola spesa, diminuisce anche questa perché è a totale carico dei deputati.

Io vorrei dire al collega che se ne è andato che ha detto delle cose false, che non possono non essere evidenziate. Prima le spese per l'assicurazione dei deputati contro gli infortuni erano tutte a carico della Camera; dall'inizio della legislatura sono state ripartite: 70 per cento a carico dei deputati e 30 per cento a carico della Camera. Questo 30 a carico dalla Camera non era, come dice enfaticamente, 350 mila euro… No, erano 42 euro al mese a deputato. E io ho parlato con il questore Fontanelli, con tutti e tre i questori, e ho detto: visto che parliamo di 42 euro e dobbiamo sentire questi discorsi incredibili, mettiamoli tutti a carico dei deputati, e così è stato fatto. Quindi, per il buonsenso, non certo per l'arroganza con cui si propongono questi argomenti, l'arroganza, che non è accettabile! Perché qui nessuno vuole piegare la schiena dinanzi a persone poujadiste, persone che vogliono la fine della democrazia rappresentativa di questo Paese, e noi non abbiamo paura. Questo deve essere chiaro: non abbiamo nessuna paura, perché non abbiamo né scheletri nell'armadio né privilegi da difendere.

Diminuisce anche il contributo a favore dei gruppi parlamentari e questo, secondo me, forse non è un aspetto positivo: da 35 milioni scendiamo a 31,6 milioni. Perché non è positivo? I risparmi li devono fare tutti e li fanno anche i gruppi parlamentari; però, quest'anno è la fine del finanziamento pubblico, la quarta rata. Sapete che, in quattro anni diminuiva, fino ad arrivare a zero, il finanziamento pubblico ai partiti. Quest'anno, nel 2017, noi abbiamo celebrato, gioendo, il funerale dei partiti. Io vorrei capire i partiti come faranno ad andare avanti e a finanziare la loro attività. Questo qualcuno me lo deve spiegare, perché chi mette i soldi non sarà più lo Stato, ma saranno alcuni cittadini facoltosi, i quali finanzieranno la politica e, soprattutto, le campagne elettorali.

C'è da mettere in rilievo anche questo aspetto: per i deputati la proroga del blocco delle indennità parlamentari e dell'aggancio agli stipendi dei magistrati (per i quali non c'è stato nessun blocco di nessun tipo, sia chiaro), e anche dei rimborsi per le spese di soggiorno e per l'esercizio del mandato determina quest'anno una riduzione della spesa pari, mediamente, a 43,1 milioni di euro per ciascuno degli anni di cui stiamo discutendo, 2017, 2018 e 2019. Sarebbe interessante proiettare dal 2006 ad oggi, quando fu deciso il blocco e quando furono decise le prime decurtazioni, quant'è stato il risparmio effettivo della Camera; e noi arriveremmo a cifre di centinaia di milioni di euro, che sono state giustamente pagate dai deputati, perché era giusto farlo. Però, se era giusto farlo, bisogna anche riconoscerlo; invece, non viene riconosciuto, perché l'antipolitica è un mostro, è una belva che non si accontenta mai di quello che gli dai, ha sempre bisogno di nuovo cibo per alimentarsi, per vivere.

Il personale. Su questo noi dobbiamo essere consapevoli che tagliare il 30 per cento del numero dei dipendenti della Camera non è una scelta indolore. Certo, qualcosa doveva essere fatto. Però, dobbiamo interrogarci: dal 2006 non è stata bandita alcuna procedura concorsuale, quindi l'età media qui si è molto alzata; le uniche limitate assunzioni sono state conseguenti all'esaurimento delle graduatorie ancora aperte. Il 1° gennaio 2008 alla Camera lavoravano 1.779 persone; per effetto del blocco del turnover praticamente noi abbiamo perso oltre 500 unità, quasi il 30 per cento in meno, ed è quindi inevitabile che ci sia stata una ricaduta sui carichi di lavoro, sulle condizioni di lavoro dei dipendenti.

È, quindi, necessaria una riflessione generale sulla funzionalità dei servizi della Camera e sull'organizzazione del lavoro, proprio in funzione anche di questa unificazione giustissima su cui ha lavorato con tanto impegno e serietà la Vicepresidente Marina Sereni, e anche la Vicepresidente Valeria Fedeli quand'era al Senato, proprio perché l'unificazione del ruolo dei dipendenti di Camera e Senato, in questa fase in cui c'è stata una decurtazione così forte del numero dei dipendenti, può creare quelle sinergie in grado di governare un processo difficile; che, tra l'altro, si accompagna anche ad un forte contenimento dei trattamenti stipendiali e anche futuri previdenziali, dei lavoratori della Camera.

A me non sfugge la sofferenza di tanti servizi della Camera in cui c'è un personale assolutamente insufficiente. La consapevolezza di aver chiesto i giusti sacrifici al personale si accompagna al riconoscimento della grande professionalità e del senso del dovere delle lavoratrici e dei lavoratori della Camera, dalla Segretaria generale ai funzionari, agli assistenti, al personale tecnico e operaio; e anche, dico io, ai tanti collaboratori che, pur non essendo dipendenti della Camera, rendono possibile il nostro lavoro parlamentare. In particolare, sono di grande aiuto per il lavoro istituzionale di noi deputati.

Naturalmente, siamo consapevoli di essere solo in cammino, ma ogni viaggio inizia dai primi passi e di passi ne abbiamo fatti vari. Vorrei citare solo alcuni esempi, però del corto circuito democratico, che per me è importante mettere in evidenza, tra Parlamento e cittadino provocato dalla cattiva informazione.

Adesso qualcuno ha parlato ancora dei vitalizi: bene, domani ne discuteremo, ma il fatto che dal 2012 la Camera, attraverso una delibera dell'Ufficio di Presidenza, ha superato i vitalizi, e quindi le pensioni sono rapportate a quello che si contribuisce, non esiste assolutamente nel racconto di queste persone. E vorrei citare a proposito, perché sui vitalizi discuteremo domani, la vicenda paradossale dei vitalizi tolti agli ex parlamentari condannati per vari reati, a partire da quelli contro la pubblica amministrazione. Teniamo conto che a Riina, uno dei peggiori delinquenti, la pensione non è stata tolta, perché l'INPS giustamente non può togliere la pensione anche ai peggiori delinquenti che albergano negli istituti di pena di questo Paese. Noi ai parlamentari l'abbiamo tolto, perché abbiamo interpretato quell'articolo della Costituzione che praticamente dice che, anche quando si è sotto vitalizio, bisogna sempre adempiere con onore e disciplina alla funzione per la quale quell'istituto, collegato a quello parlamentare, fu istituito.

Bene, quando abbiamo deciso di togliere questi vitalizi c'è stata una grancassa, e qualcuno pensava evidentemente che, quando abbiamo chiesto alle corti d'appello gli elenchi degli ex parlamentari condannati, gli elenchi sarebbero stati lunghissimi, quasi che i parlamentari della Repubblica italiana, che hanno costruito la Repubblica italiana, fossero una banda di malfattori. Non è stato così: la percentuale dei condannati - e questo l'Italia lo deve sapere - è risultata inferiore a qualsiasi altra categoria professionale. Questo non è stato riportato dai giornali o dalle televisioni: abbiamo tolto i vitalizi a qualche unità, a meno dell'1 per cento dei 1.700 titolari complessivamente, in quasi un secolo di attività parlamentare.

Anche sulle indennità parlamentari - e mi avvio a concludere, ma penso che sia importante approfittare di queste discussioni generali per dire come stanno le cose - occorre un discorso di verità. Bisogna proseguire nella politica di contenimento, trasparenza e armonizzazione dei trattamenti a livello europeo. Gli italiani devono sapere che il costo complessivo dei deputati in Italia è inferiore a quello della Francia, della Germania e della Gran Bretagna.

In Italia il costo mensile lordo omnicomprensivo, compresi gli assistenti - quella cifra dei 3.800 euro, cari cittadini italiani, non va in tasca ai deputati, ma va per pagare i collaboratori dei parlamentari - in Italia è di 19.218 euro, in Francia è di 22.791 euro, in Germania è di 29.173 euro, in Gran Bretagna è di 24.826 euro. L'Ufficio di Presidenza è intervenuto nel 2006 per tagliare le indennità parlamentari del 10 per cento. Bene! Un altro taglio nel settembre del 2011; nel 2007 fu deciso di non adeguare più le indennità parlamentari agli stipendi dalla magistratura e ogni anno abbiamo confermato il blocco, anche quest'anno.

Nel contempo, sono state decise in questa legislatura, ma nessun giornale le ha riportate, piccole ma importanti scelte: primo, abolizione di un plafond medio annuo di 800 euro per le spese di trasporto degli ex parlamentari, che in passato, qualche anno fa, non avevano nessun plafond, viaggiavano completamente gratis sui treni e sugli aerei – ripeto, completamente gratis -, poi furono messi dei plafond, abbiamo tolto pure questo ed è discutibile - e non è stato neanche il MoVimento 5 Stelle a farlo, perché è da questi banchi che partì l'ordine del giorno recepito dal Collegio dei questori -; secondo, la rendicontazione sul rimborso mensile di 1.845 euro per l'attività parlamentare, quindi non più senza rendicontazione; terzo, l'abolizione dell'assistenza sanitaria integrativa nelle spese di soggiorno per le terme, che era una cifra di 1.200 euro all'anno, che decenni fa, vent'anni fa, erano estese non solo ai deputati, ma anche ai familiari del deputato; quarto, la riduzione del 60 per cento del rimborso delle spese telefoniche; quinto, il pagamento di 1.700 euro, da parte dei deputati, del permesso di accesso alle ZTL a Roma, che in passato era a carico totale della Camera, da questa legislatura è stato tolto; sesto, l'abolizione delle spese di rappresentanza per i deputati titolari di cariche interne e la parziale rinuncia alle indennità di carica - la Presidente della Camera ha rinunciato al 50 per cento di quella indennità -; settimo, sono stati adeguati i prezzi al bar e al ristorante, ormai al bar della Camera, alla famigerata buvette, cari cittadini italiani, si paga di più, un panino costa di più di fuori; otto, sono stati eliminati gli uffici singoli per i deputati ai palazzi Marini, accorpandoli in piccoli spazi - stiamo a vicolo Valdina, io personalmente sto a vicolo Valdina - di proprietà della Camera, con un risparmio di molti milioni di euro.

Naturalmente, vorrei dire ai deputati di 5 Stelle che, mentre noi facevamo questo, ci siamo preoccupati anche di quelle povere persone che a meno di mille euro al mese lavoravano lì e che, grazie al lavoro dei nostri questori, stiamo cercando di sistemare un po' alla volta, perché non è giusto che alla fine della giostra chi pagava il prezzo erano solo quei lavoratori - spesso sono donne separate, persone in una famiglia in cui lavora una sola persona e a Roma non è semplice vivere con un solo stipendio -, che sono venuti spesso a bussare con dignità, perché hanno sempre premesso che loro condividevano il fatto che la Camera risparmiasse, perché pure loro si rendevano conto che non era una soluzione adeguata, si poteva trovare un'altra soluzione, risparmiando molto e l'abbiamo fatto. Si è abolito il contributo, a partire dalla prossima legislatura, dei 2.500 euro per l'acquisto di apparecchiature informatiche per gli uffici dei deputati.

Queste notizie le dobbiamo dare, perché nessuno, purtroppo, le dà. Vogliamo nello stesso tempo, però, dire che vanno colpiti i fenomeni degenerativi, i casi di abuso. Non dobbiamo transigere sulla trasparenza, sull'onestà, sulla giustizia delle nostre scelte e c'è molto ancora da fare. Io ho presentato degli specifici ordini del giorno, che vanno nella direzione di andare ulteriormente avanti: sull'assistenza sanitaria, per esempio, vedere se, oltre alle spese di soggiorno per le cure termali, ci sono altre spese che si possono sfoltire; per i deputati che sono residenti a Roma ed eletti nella circoscrizione di Roma, possiamo vedere se non è giusto che prendano i 3.500 euro per la diaria di soggiorno. Sono questioni serie - io mi rendo conto -, sono questioni su cui dobbiamo ragionare e sono certo che il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza sapranno assumere le decisioni più giuste.

Vorrei concludere ricordando e anche di questo vorrei consigliare la lettura, oltre che di quell'editoriale su Libération, di un bellissimo intervento che fece una Presidente della Camera indimenticabile, che ha onorato in tanti anni l'istituzione parlamentare, cioè l'onorevole compagna - sì, compagna, perché di questo sono orgoglioso, di essere stato suo compagno - Nilde Iotti.

Nilde Iotti fece un discorso bellissimo a Londra nel 1982 in occasione di una Conferenza delle Presidenti e dei Presidenti di tutte le assemblee parlamentari europee e disse: Le prerogative parlamentari considerate nel loro complesso sistematico, e cioè l'autonomia regolamentare, il potere di autoorganizzarsi, il principio degli interna corporis, dell'autodichìa famigerata e giustissima, l'autonomia finanziaria e contabile, il sistema di immunità personali e di sede, la verifica dei poteri, le indennità parlamentari sono tutti istituti che fanno corpo unico, per assicurare, con disposizioni quasi sempre di rango costituzionale, lo spazio necessario alla libera esplicazione delle funzioni parlamentari.

Questa straordinaria combinazione di misure, che comportano deroghe rilevanti al regime ordinario, trova fondamento, da un lato, nella necessità che il processo di decisione parlamentare si svolga in condizioni di assoluta e reale indipendenza, dall'altro, nel ruolo centrale che il Parlamento assume, rispetto agli altri poteri dello Stato. Il privilegio parlamentare - conclude Nilde Iotti, citando una celebre definizione di Erskine May, storico costituzionalista inglese - rappresenta la somma dei diritti di cui dispongono collettivamente ciascuna Camera e individualmente ciascun parlamentare, per essere in condizioni di esercitare le loro funzioni.

Vi chiedo, con grande forza, Presidente della Camera, Questori, Ufficio di Presidenza, di non, assolutamente, disarticolare questo insieme di istituti che fa la democrazia italiana, che rende il Parlamento centrale, perché togliere qualche pezzo significa, inevitabilmente, far cadere il castello (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 14 con la discussione sulle linee generali della mozione concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della mozione Basilio ed altri n. 1-01081 concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Basilio ed altri n. 1-01081 (Nuova formulazione) concernente iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia (Vedi l'allegato A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Averto che il tempo a disposizione della componente politica del gruppo Misto-Civici e Innovatori, costituitasi a seguito del venir meno dell'omonimo gruppo, è pari a sei minuti.

Avverto, altresì, che sono state presentate le mozioni Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritta a parlare la deputata Tatiana Basilio, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01081 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente, per la parola. Dopo quattro anni e mezzo, ci ritroviamo in quest'Aula, con la terza mozione relativa al sistema d'arma F-35, perché in questa mozione non si parla solo di disarmo nucleare. Voglio ribadire che la nostra posizione è ben chiara; anche se, negli impegni di questa mozione, non chiediamo al Governo il ritiro del programma JSF, voglio comunque ribadire la nostra contrarietà al programma F-35.

Tuttavia, questa mozione è un pochino più ampia, si va a parlare di nucleare. È altrettanto chiara, però, purtroppo, anche la posizione del Governo e di molti partiti che siedono in questo Parlamento, sia di maggioranza, sia che siano seduti all'opposizione; opposizioni assolutamente favorevoli all'acquisto dei cacciabombardieri F-35, in una perversa logica di aumento delle spese militari e di inasprimento delle tensioni militari, ovviamente, tra i vari Paesi, perché, a nostro avviso, più ci si arma e più si va, ovviamente, ad inasprire ciò che può essere, proprio, la parte muscolare dell'aggressività che si può dimostrare nei confronti degli altri Paesi. Noi abbiamo depositato anche una proposta di legge per i corpi civili di pace, quindi, pensiamo che prima ci siano, comunque, delle strade da percorre verso la prevenzione dei conflitti e, poi, ci si può anche difendere; però, ovviamente e oggettivamente, in questa legislatura, si sta pensando solo ad andare ad attaccare.

Oggi, con questa mozione ci troviamo ad affrontare un tema che in pochi hanno esaminato, durante questa legislatura, ovvero la possibilità di armare con ordigni nucleari gli F-35, la presenza di tecnologia militare sul territorio italiano e sui sistemi d'arma a disposizione delle Forze armate e di tutti quei sistemi d'arma, anche di navi o sommergibili, di Paesi alleati che abbiano a bordo armi nucleari. Perché non ci sono solo, ovviamente, le bombe che sono ospitate a Ghedi e a Aviano, ma ci sono anche altri sistemi d'arma in circolazione che non sono italiani, ovviamente, e che possono ospitare armi nucleari.

Vi chiederete come mai, durante questa legislatura, si parla di questo argomento, perché dovrebbe essere abbastanza scontato non trattare di armi nucleari e perché si deve arrivare a presentare una mozione per impedire la presenza di armamenti nucleari nel nostro Paese. Dovrebbe essere, ovviamente, un atto inutile, una perdita di tempo, una strumentalizzazione forzata della realtà, ma, purtroppo, è il contrario. Questo atto non soltanto è utile per garantire il rispetto, da parte del nostro Paese, di trattati internazionali firmati con enfasi e convinzione molti anni fa, ma è anche utile per far vedere agli italiani la reale situazione rispetto agli armamenti nucleari presenti in Italia, i gravi rischi di escalation militare per i prossimi decenni e le bugie raccontate negli anni dai vari Governi che si sono succeduti alla guida dell'Italia, di questo Paese, diversi nel colore politico, ma, oggettivamente, sono sempre le stesse idee e si arriva sempre alla stessa conclusione, la presenza di armamenti nucleari sul suolo italiano.

L'Italia ha aderito al TNP, al Trattato di non proliferazione nucleare che, all'articolo 1, recita testualmente: “Ciascuno degli Stati militarmente nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna, inoltre, a non assistere, né incoraggiare, né spingere in alcun modo uno Stato militarmente non nucleare a produrre o altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi o congegni esplosivi”.

E soltanto pochi anni fa - a me piace ricordarlo in quest'Aula, perché l'ho trovata per caso, poiché non ero presente in quella legislatura -, nel giugno 2010, è stata presentata, e approvata tra l'altro, una mozione che ha unito tutti i colori di quest'Aula, quindi tutti i partiti, con la quale si impegnava il Governo - e cito anche qua delle parti testuali della mozione, perché è molto importante ricordarlo - a: svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 de L'Aquila per un mondo senza armi nucleari; un altro impegno è a: sostenere passi concreti per il rafforzamento dei regimi internazionali di non proliferazione; un altro impegno: per l'alternativa in vigore del Trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio dei negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile e per l'adozione universale del Protocollo aggiuntivo dell'AIEA, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive di questa Agenzia a prendere parte attiva nello sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro dei deterrenti nucleari all'interno dei confini europei; ad approfondire con gli alleati il ruolo delle armi nucleari substrategiche e a sostenere l'opportunità di addivenire, tramite passi misurati, concreti e, comunque, concertati tra gli alleati, ad una loro progressiva ulteriore riduzione - e questa è la parte più importante - nella prospettiva della loro eliminazione; quindi la mozione si chiude così: ‘della loro eliminazione'.

Ma questa mozione, che è palesemente contraria agli armamenti nucleari e alla loro proliferazione, e favorevole all'incremento degli sforzi sul disarmo italiano del nostro Paese, è stata presentata addirittura dall'onorevole Federica Mogherini - che è del PD, ora è Alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e per la politica di sicurezza - e vede, tra i cofirmatari, dei nomi eccellenti, come il Vice Presidente della Camera, Marina Sereni, il Vice Presidente Simone Baldelli, insieme a Pier Ferdinando Casini, che è l'attuale presidente della Commissione affari esteri al Senato e la mia collega in Commissione difesa, Rosa Villecco Calipari, che è l'attuale Vice Presidente della Commissione difesa; poi potrei citarvi anche altri nomi importanti, abbiamo anche Massimo D'Alema, abbiamo un rappresentante, Dozzo Gianpaolo, della Lega Nord Padania. E il Governo che approvò questa mozione fu, ovviamente, il Governo Berlusconi, proprio colui che, poi, invece, voleva e ha proposto la tecnologia nucleare e civile su tutto il suolo italiano, dicendo che l'Italia non era assolutamente a rischio sismico; poi, insomma, si è visto lo sfacelo, che, purtroppo, c'è stato lo scorso anno in tutto il centro Italia.

Quindi, noi rimaniamo basiti perché pare che l'Italia abbia una posizione così chiara e ci domandiamo che cosa stia succedendo. Abbiamo firmato un TNP, siamo contrari allo sviluppo di tutta la tecnologia nucleare su suolo italiano, è stata approvata questa fantastica e meravigliosa mozione che avrei sottoscritto anch'io, perché io ho letto solo talune parti molto velocemente, perché è molto articolata su molte pagine. E invece sta succedendo questo: tragicamente, tutti questi bei documenti, che sono stati, a questo punto, firmati con molta ipocrisia, sono utili solo a farsi campagna elettorale - una campagna elettorale che va a prendere quella società pacifista - e si chiamano semplicemente ‘presa di voti', perché poi ovviamente non viene mai rispettato nulla di ciò che viene sottoscritto e degli impegni che il Governo prende in quest'Aula. Questi sono diventati semplicemente dalla carta straccia e sacrificati sull'altare, a questo punto, del business degli armamenti e di un cieco obbedire ai diktat degli Stati Uniti d'America, perché gli ordigni che ci ritroviamo su suolo italiano sono americani.

Altra notizia, grigia, di questi giorni è che gli Stati Uniti mettono il segreto sulle armi atomiche, il buio totale, ecco che cosa ci aspetta in merito allo stoccaggio delle armi nucleari in Italia: una completa assenza di trasparenza; non che fino ad ora ce ne sia stata. Fino a qualche giorno fa, per gli addetti ai lavori era possibile fare richiesta ed accedere ai report sulle ispezioni ufficiali, quindi quanto meno si aveva una parvenza di che cosa si potesse muovere in giro a livello nucleare. Con l'arrivo della nuova e ammodernata bomba termonucleare B61-12 in Italia pare che tutto sarà tacitato, che nessuno potrà avere più accesso nessun tipo di informazione. A Ghedi ed Aviano ospitiamo un numero non ben precisato di ordigni nucleari, non nostri ovviamente, ma non ci è dato sapere praticamente nulla. Quali strumenti avranno in mano le comunità locali e i cittadini italiani per penetrare questo muro di segretezza che circonda le due basi militari in Italia? A questo punto più nessuno.

E il caso degli F-35 in questo caso è emblematico di come l'Italia si stia sempre spostando di più verso l'ospitare tecnologie nucleari: possono essere dotati, anche questi, di armi nucleari e i loro requisiti hardware e software sono, infatti, idonei al loro trasporto e, quindi, ovviamente, al loro conseguente utilizzo; altrimenti, per quale assurdo motivo dovremmo produrre sistemi d'arma che possono ospitare e trasportare tecnologia nucleare, semmai in un futuro non avessimo l'idea di utilizzarli?

Questo è un modo scandaloso - e questo lo dico al Governo che è qua presente in Aula - di aggirare il TNP. Sappiamo benissimo quali sono gli impegni del Trattato di non proliferazione, prima li ho riletti: il TNP stabilisce il contenimento e la diminuzione delle testate nucleari e dei loro vettori, e noi continuiamo ad acquistare sistemi d'arma che fungono da vettore a bombe che sono state portate via dagli Stati Uniti, verranno riportate in Italia, saranno ammodernate, avranno una gittata molto più lunga e saranno molto più potenti. Quindi, di che cosa stiamo parlando? Di quale tipo di firma di Trattato di non proliferazione stiamo parlando? Forse ce lo siamo dimenticato, deduco.

Non comprendo come si possa andare in barba a questo Trattato, io veramente non ce la faccio, e mi sono impegnata, a capire come i vari Governi possano approvare mozioni, andare contro le mozioni, fare altro perché ce lo chiedono gli Stati Uniti d'America o perché abbiamo paura di chissà quale tipo di attacco. Ora c'è il Governo Letta prima, il Governo Renzi successivamente, e il Governo Gentiloni, che era anche l'ex Ministro degli esteri, io chiedo a questo punto perché il Governo non ritiri la firma dal Trattato, almeno cesserebbe di prendere in giro i cittadini italiani, perché questa è una vera presa in giro, soprattutto per coloro che hanno creduto che la sinistra fosse sinonimo di pacifismo.

E in questo inganno ci sono caduta anche io, perché io ho votato a sinistra per tantissimi anni, però poi ho scoperto che era un inganno; quindi, a questo punto, la maggioranza dovrebbe domandarsi perché una persona che ha votato a sinistra per tanti anni, poi dopo si sposta da un'altra parte. Non perché sono un “salta fosso”, come le persone che, qua dentro, dall'inizio della legislatura, hanno iniziato a girare tutto l'emiciclo, no! Perché sono rimasta delusa, perché un partito non può professarsi pacifista e poi andare in barba al TNP e andare in barba a tutto ciò che gli italiani hanno espletato durante il voto di due referendum - ben due referendum! - contro la proliferazione nucleare in Italia!

Chiedo ufficialmente a quest'Aula quali siano le reali intenzioni del Governo PD: ritirare la firma dal Trattato in quanto stocchiamo armi atomiche o proseguire con la sagra dell'ipocrisia? A fronte di tutto ciò, la produzione e l'acquisto di questi nuovi cacciabombardieri va nel senso opposto a ciò che abbiamo firmato e promesso con quella firma.

La nostra mozione chiede con molta semplicità e chiarezza che gli F-35 non diventino dei taxi della morte, pagati dai cittadini italiani per portare in giro il loro tragico bagaglio di oscura devastazione. Siamo tutti consapevoli di cosa accadde durante la Seconda guerra mondiale, quasi a fine della Seconda guerra mondiale, quando furono sganciati i primi ordigni bellici nucleari a Hiroshima e Nagasaki.

Il problema è che, quando un ordigno nucleare colpisce, non colpisce come una bomba normale e creando devastazione lì e per tempo limitato; la devastazione va avanti per centinaia di anni, perché, purtroppo, il risultato che ha il nucleare sull'ambiente, sugli esseri umani non si riduce all'istante e al momento. E invece noi, non contenti di tutto ciò, nonostante sia così semplice reperire le informazioni in Internet e vedere quali siano le conseguenze, continuiamo imperterriti ad ospitare armamenti nucleari e alla rincorsa al nucleare.

E lo stesso nostro fermo richiamo lo facciamo per i Tornado, attualmente abilitati al trasporto di bombe nucleari, per non procedere nel loro ammodernamento, per non renderli idonei all'impiego delle ammodernate B-61, alle future termonucleari B61-12, di prevista prossima introduzione nell'arsenale statunitense e, di conseguenza, anche nelle due basi militari italiane di Ghedi e di Aviano.

E ancora, con la nostra mozione chiediamo che si preveda il divieto di attracco nei porti e moli nazionali di navi o sommergibili, anche di Paesi alleati che abbiano a bordo armi nucleari e, più in generale, a dichiarare l'indisponibilità dell'Italia ad utilizzare armi nucleari, escludendo l'acquisizione, per i propri sistemi d'arma, di tecnologie in grado di rendere gli stessi atti all'impiego di armi nucleari.

Ora, io sarò proprio curiosa di vedere come si esprimerà il Governo e la maggioranza, dopo che ho letto che la stessa maggioranza, che all'epoca era in minoranza, con la collega Mogherini, depositò quella mozione che fu poi approvata. Non possono votare contrari a questa mozione, perché si coprirebbero di nuovo di ridicolo, perché, fino a che erano all'opposizione, presentarono una mozione, chiedendo il totale disarmo - perché qui si parla addirittura di totale disarmo - e ora, adesso, sarò curiosa di vedere il voto in quest'Aula quando si esprimerà il Governo e la maggioranza del PD. Anche se per noi la loro posizione, ovviamente, è chiara da anni, confermata dall'andamento della votazione in seno addirittura alla Conferenza delle Nazioni Unite - questa è un'altra chicca da raccontare -, dove recentemente si è approvato il Trattato di messa al bando delle armi nucleari.

Il testo del Trattato adottato è una chiara indicazione che la maggioranza degli Stati del mondo non accetta più l'esistenza delle armi nucleari e non le considera un legittimo strumento bellico, ma l'Italia, scandalosamente, che cosa ha fatto? Si è praticamente defilata non partecipando al voto. Ormai siamo abituati in Italia a fare questi giochetti: noi partecipiamo alle conferenze, poi, quando c'è il momento di prendere un impegno, alziamo i tacchi e ce ne andiamo senza l'assunzione di taluna responsabilità.

Così facendo, però, si passa alla pratica del silenzio-assenso, ossia ci schieriamo oggettivamente, tacendo e non votando, dalla parte degli Stati nucleari e dei loro alleati, dimostrando, ancora una volta, che alle dichiarazioni fatte da tanti esponenti politici di Governo, di maggioranza e di opposizione, anche, non corrispondono fatti e atti concreti e reali; come citava un vecchio, ma sempre attuale, proverbio, si predica bene, ma, in quest'Aula, vedo che si razzola veramente notevolmente male. E questo è un peccato, perché, purtroppo, tutto ciò che viene detto e votato in questa sede, poi, rimane agli atti: basta semplicemente aprire Internet al giorno d'oggi e farsi una piccola ricerca di quello che è stato detto e di quello che è stato fatto. La memoria, poi, non perdona, basta avere la volontà.

Tutto questo va anche in violazione della chiara volontà degli italiani che, per ben due volte, come ho già ribadito prima, partecipando e votando ai referendum popolari, hanno dichiarato la loro totale contrarietà al nucleare persino ad uso civile, figuriamoci ad uso bellico.

La mozione di oggi che sto illustrando segna uno spartiacque chiaro tra chi, come noi del MoVimento 5 Stelle, vuole rispettare questa volontà, dimostrando con atti concreti la totale contrarietà all'utilizzo delle armi nucleari e chi, in spregio anche ai trattati internazionali, vuole continuare sulla linea dell'appiattimento alle lobby degli armamenti, al potere dominante dei Paesi nucleari e della NATO, che considerano l'Italia esclusivamente come uno strumento per i loro scuri giochi ed una comoda piattaforma sul Mediterraneo ove poter partire in caso di necessità, ove poter partire in caso di qualsivoglia bombardamento si sia deciso di fare.

Siamo ad un punto strategico per gli americani - di questo ne siamo consapevoli ormai anche noi del MoVimento 5 Stelle che in politica siamo neofiti - i quali si troverebbero fuori da molti giochi di strategia geopolitica nel Mediterraneo. Quindi, l'Italia si sa benissimo a cosa serve agli americani, perché se c'è un conflitto in Medio Oriente… nel conflitto in Libia, gli aerei americani sono partiti, comunque sia, da Sigonella. Partono tutti da qui e fa molto comodo; però, dopo settant'anni, non vorremmo essere più degli zerbini, ma, magari, degli alleati e decidere insieme le strategie politiche e le strategie sugli armamenti che devono essere ospitati in Italia, non che ce le dobbiamo trovare calate dall'alto, andando in barba ai voti e alle decisioni dei cittadini italiani.

Chiediamo a questo Parlamento un sussulto di dignità, un ritorno all'etica dello Stato, un segnale chiaro che i trattati, le leggi, i referendum, l'Italia e gli italiani non vengano considerati come della carta straccia. Noi, comunque, continueremo a batterci contro la vostra cultura, quella dell'ipocrisia del denaro e delle armi, ipocrisia che va sempre contro gli interessi dei cittadini, i quali esprimono attraverso un voto la contrarietà, in questo caso, al nucleare; e ci troviamo ordigni nucleari statunitensi a Ghedi, che è la mia terra, perché io abito a Brescia, e ad Aviano.

Ricordo che il PD è stato il partito che ha chiamato nelle piazze i pacifisti indignati di ogni colore per ogni vento di guerra si palesasse in qualsiasi parte del mondo. Dove sono ora tutti questi politici pacifisti? Dove si nascondono? Negli scranni di quest'Aula o hanno deciso di rimanere a casa? O, magari, si sono dimessi, cosa che non mi risulta, perché si vergognano loro stessi della politica guerrafondaia che questo partito sta perpetrando ormai da quattro anni e mezzo a questa parte? Sono scomparsi, è vero. Si parla di missioni internazionali ipocritamente di pace, ma non ho mai visto fare la pace con armi e cacciabombardieri, tanto meno alimentare la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie militari e militari nucleari.

Questa, signori, non è pace: questo è indurre altre popolazioni ad armarsi e a cercare di difendersi da qualcuno che vedono come un aggressore. E più ci armiamo e più utilizziamo armamenti pesanti, potenti, addirittura il nucleare sotto questo punto di vista, e più le altre popolazioni ci vedranno come una minaccia, non ci percepiranno mai come coloro che vogliono andare a fare i training o che vogliono andare ad insegnargli qualcosa, ammesso e non concesso che siamo noi che dobbiamo insegnare qualcosa a loro o, magari, anche loro dovrebbero insegnare qualcosa a noi.

Questo è, da quattro anni e mezzo a questa parte, con il Partito Democratico che doveva essere il partito della pace e non il partito della guerra, il partito che ha riempito le piazze in questi anni quando c'erano i Governi di centrodestra qui dentro che governavano e che andavano a fare guerre da tutte le parti, che noi chiamavamo guerrafondai e che quelli del PD chiamavano guerrafondai. Ma di che cosa stiamo parlando? Ma di quale pace stiamo parlando? Di bombe B61-12 ammodernate, termonucleari?

Da quando siete saliti al potere non c'è più nessuna mobilitazione nelle piazze per chiedere al Governo che si rispettino i Trattati e la Costituzione. L'articolo 11 della Costituzione va rispettato e io, finché sarò in questa Aula, e siederò su questo scranno e farò parte della IV Commissione (Difesa), ricorderò sempre che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Moscatt. Ne ha facoltà.

ANTONINO MOSCATT. Grazie, Presidente. Illustri colleghi, sottosegretario, come ben sappiamo, il tema del nucleare è tornato di grande attualità, dopo una fase in cui sembrava si stesse determinando una nuova sensibilità, una reale necessità mondiale di riduzione degli armamenti nucleari. Il controllo e la non proliferazione delle armi nucleari, biologiche, chimiche e di altre armi e di materiali pericolosi resta, invece, ancora, ahimè, uno fra i più importanti elementi di instabilità dell'ordine internazionale - internazionale, appunto -, dell'ordine globale ed in maniera globale va affrontato il tema, con politiche internazionali.

Le regole esistono e le regole per l'attuazione dei controlli sulle armi nucleari, biologiche e chimiche sono contenute in larga parte, ma non esclusivamente, proprio nei Trattati internazionali e multilaterali. Tra gli Accordi internazionali che regolano l'uso, possesso e circolazione di armi nucleari e di prodotti correlati, il più importante, è stato ricordato, è di gran lunga il Trattato di non proliferazione nucleare, che prevede tre obiettivi fondamentali: la non proliferazione nucleare, ovvero la limitazione dei Paesi militarmente nucleari a quelli previsti dal Trattato, che coincidono con i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza; il disarmo nucleare, in una cornice di sicurezza bilanciata con il relativo impegno dei cinque Paesi in questione; lo sviluppo degli usi pacifici delle tecnologie nucleari. In cambio alla rinuncia a sviluppare un programma nucleare militare le potenze atomiche sono tenute a fornire assistenza nel campo della tecnologia nucleare civile, nonché ad adoperarsi per frenare la corsa agli armamenti e ridurre le proprie dotazioni.

Il Trattato è in vigore dal 5 marzo 1970 e la sua implementazione prevede una Conferenza di riesame ogni cinque anni; ad oggi sono 189 i Paesi firmatari. Si tratta di un accordo che l'Italia ha ratificato fin dal 1975 e, quindi, di un impegno di lungo periodo per il nostro Paese, che, soprattutto per quanto riguarda le politiche di difesa e sicurezza, ha sempre fatto del consolidamento delle istituzioni e dei rapporti istituzionali e degli strumenti multilaterali una delle proprie scelte di fondo irrinunciabili per la tutela della stabilità.

Il rischio della proliferazione nucleare e di uso di armi nucleari, anche su scala regionale, è ancora oggi una minaccia presente nel contesto internazionale, forse ancora più di prima, non solo in considerazione della condotta di alcuni Stati, come, ad esempio, il comportamento scellerato della Corea del Nord che continua a condurre test nucleari e lanci di missili balistici in violazione degli obblighi internazionali, ma anche alla luce di nuove minacce, come quella rappresentata dal terrorismo internazionale.

Nel corso degli ultimi anni, proprio la consapevolezza di questo scenario ha prodotto numerose iniziative assunte per incoraggiare a procedere concretamente verso l'obiettivo di un mondo più libero da armi nucleari, superando progressivamente la logica della loro deterrenza, anche come simbolo, attraverso i Trattati internazionali per la riduzione degli armamenti, dichiarazioni, revisioni delle concezioni strategiche e della dottrina nucleare dei singoli Paesi e di alleanze militari internazionali.

Dico convintamente che proprio per questo il disarmo nucleare costituisce uno degli obiettivi principali della politica del Governo e solo - solo - attraverso un approccio inclusivo che coinvolga nel percorso dei Trattati di non proliferazione nucleare anche gli Stati nucleari si potrà conseguire un disarmo nucleare. Non c'è condizione diversa: questa è la condizione necessaria ad assicurare la stabilità e la sicurezza internazionale per tutti. Altre strade non porterebbero all'obiettivo condiviso, all'obiettivo comune. Dobbiamo muovere come comunità internazionale un ulteriore passo verso l'arresto delle produzioni di materiale fissile destinato ad armi nucleari o ad altri ordigni esplosivi nucleari, dunque verso la finalizzazione del relativo Trattato sulla messa al bando del materiale fissile idoneo alla fabbricazione di armi nucleari nonché la conferma e l'universalizzazione in termini giuridici vincolanti della moratoria sugli esperimenti nucleari. Infine, come fatto dalla Presidenza italiana della riunione dei Ministri degli esteri del G7 tenutosi a Lucca il 10 e l'11 aprile scorsi, il cui comunicato congiunto menziona i principali elementi dell'approccio progressivo e ricorda, compatibilmente con le varie sensibilità rappresentate dai partner, l'obiettivo di un mondo senza armi, il nostro Governo deve continuare ad operarsi a promuovere ulteriori passi in tema di disarmo nel contesto del ciclo di riesame attualmente in corso in vista della conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare del 2020. Presidente, per suo tramite, il PD su questi temi non va alla caccia di voti perché su questi temi il PD è nato; perché fanno parte del proprio DNA, della propria cultura. Proprio per questo continuiamo a chiedere al Governo di proseguire nel lavoro che sta facendo e di svolgere un ruolo ancora più forte a sostegno delle misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali e di essere ancora con più forza presenti nelle sedi internazionali perché, sempre per il suo tramite Presidente, nelle missioni internazionali noi non ci andiamo con le bombe, ci andiamo con le tende della Croce Rossa, ci andiamo con uomini e donne competenti che lì rischiano la propria vita per mettere in sicurezza altri uomini e donne a cui viene sparato addosso, che rischiano la propria vita per formare uomini e donne per garantire sicurezza in quegli Stati, per garantire la pace in quegli Stati. Certo avranno la baionetta sulla spalla ma non sono lì per sparare, non vanno lì per sparare vanno per creare sistemi di crescita in quei territori e di difesa delle persone più bisognose e di difesa delle persone che in quel momento rischiano la vita. E chiediamo anche al Governo di monitorare rispetto alle misure di trasparenza e di sicurezza delle istallazioni militari alleate. Noi siamo un grande Paese che ha fatto della battaglia contro il nucleare una propria bandiera; che ha fatto dell'idea di condivisione dei grandi obiettivi della pace una propria bandiera; noi siamo un grande Paese e come grande Paese ci viene riconosciuto nella comunità internazionale il ruolo che stiamo svolgendo: facciamolo con ancora più forza; facciamolo con la consapevolezza che questo nostro grande Paese può contribuire in tempi bui a portare un po' di luce e a cambiare quel mondo che è l'obiettivo per cui quelli del PD hanno iniziato a fare politica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Grazie, signora Presidente. Credo che il dibattito in corso sia molto utile ed importante anche se si svolge in queste condizioni, come peraltro spesso capita durante la giornata dedicata alle discussioni generali. Ritengo sia molto utile ed importante perché, da una parte, svela quale sarebbero le conseguenze per il nostro Paese da un punto di vista internazionale nella - aggiungo io - malaugurata ipotesi di una vittoria del MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Dall'altra parte, ripercorre errori di valutazione anche di iniziative parlamentari commessi in questa legislatura dal Partito Democratico. Ora per essere contrari a questa mozione, come Forza Italia è contraria, basterebbero poche cose: ricordare che il nostro Paese non è un Paese nucleare; non ci sono dotazioni nel nostro Paese nemmeno civili per via dei famosi referendum, una scelta discutibile e discussa che si può rivedere o che non si può rivedere ma che comunque non è oggetto del voto che il Parlamento dovrà dare sulle mozioni: il nostro Paese sicuramente non è dotato di armi nucleari. Il nostro Paese fa parte però di alleanze; è collocato stabilmente nell'Alleanza della NATO; è alleato di Paesi che sono anche potenze nucleari e che sono riconosciuti come tali anche in base agli stessi trattati di non proliferazione nucleare.

Quindi, che cosa si vuole con questa mozione? Che l'Italia rompa le sue tradizionali relazioni internazionali, rompa le sue alleanze, esca dall'Alleanza atlantica, non faccia più relazioni, anche di difesa, con Paesi nucleari come, ad esempio, gli Stati Uniti d'America: questo è il vero obiettivo del MoVimento 5 Stelle. Al di là dei tour all'estero, in Europa e in America, fatti dal Vicepresidente Di Maio, si deve sapere che con la mozione in esame, che è quindi anche oggetto del programma del MoVimento 5 Stelle, l'Italia uscirebbe, per evidenti ragioni di vincoli di riservatezza, di incompatibilità con i nostri partner strategici e con la nostra partecipazione alla NATO, dalla sua tradizionale collocazione internazionale. Inoltre, all'interno dell'intervento dell'onorevole Basilio, vi è stato anche un riferimento alle missioni internazionali di pace, che non sarebbero di pace perché vengono realizzate anche con gli armamenti; quindi, probabilmente, l'Italia, che è un Paese importante, che contribuisce alle missioni internazionali di pace nel mondo, uscirebbe anche da quelle missioni. Ritengo che questo debba far riflettere il nostro elettorato, ma dovrebbe far riflettere anche la comunità internazionale sugli effetti di una malaugurata vittoria del MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Per il resto è molto semplice: siamo tutti pacifisti, siamo tutti per la pace e vorremmo tutti un mondo dove non vi fossero armi nucleari. Naturalmente questa decisione non può essere presa unilateralmente dall'Alleanza atlantica, e questa decisione non può essere presa unilateralmente da una potenza nucleare. È un obiettivo da raggiungere congiuntamente. Il problema che oggi ha il mondo è che esistono Paesi al di fuori di quelli originariamente previsti dal Trattato di non proliferazione che, in violazione di quel Trattato, si stanno dotando di armi nucleari. Stranamente la mozione del MoVimento 5 Stelle non parla di tali violazioni, come se non fosse questo il principale problema, ossia che vi sono nuovi Paesi, Paesi anche vicini a organizzazioni terroristiche, che si stanno dotando di armi nucleari, che fanno esperimenti con armi nucleari, e ciò in aperta violazione del Trattato cui l'Italia aderisce, che è stato d'altra parte ratificato dalla gran parte dei Paesi del mondo, e che rappresenta quindi la questione più urgente che la comunità internazionale si deve porre rispetto agli armamenti nucleari.

Per il resto vorrei fare anche un piccolo richiamo alla Presidenza: a mio giudizio il primo punto dell'impegno è manifestamente inammissibile, vìola obblighi di relazioni internazionali del nostro Paese che sono presenti anche all'interno della nostra Costituzione. Se quel primo punto del dispositivo fosse approvato, credo che per realizzare quell'impegno il Governo dovrebbe uscire dall'alleanza della NATO; la NATO non potrebbe tollerare che un Paese al suo interno venga meno a degli obblighi di riservatezza che sono evidenti. Quindi, non è questione di trasparenza o meno. Per il resto, noi dobbiamo aumentare le spese militari. Vi è un allarme sicurezza e difesa nel mondo, in Europa, nel nostro Paese, per il quale siamo costretti ad aumentare le nostre spese militari, ad ammodernare i nostri armamenti, e chi dice questo non è un guerrafondaio, è un pacifista che vuole la pace ma non può non prendere atto delle condizioni di sicurezza che oggi sono presenti nel nostro Paese. Un Paese che non si difende, che non migliora i propri armamenti, è un Paese in pericolo. D'altra parte, ce lo chiedono anche gli alleati, e ce lo chiede anche la NATO, ed è questo quello che l'Italia deve fare.

Allora, qual è l'errore del Partito Democratico commesso in questa legislatura? Avere alimentato, da partito di maggioranza, da partito che, grazie anche ad un premio dichiarato abusivo dalla Corte costituzionale, ha la responsabilità di sostenere il Governo e la maggioranza, questo dibattito folle, sciocco, stupido sulla riduzione delle spese militari, sugli armamenti che costano tanto. Certo che costano tanto, per essere sofisticati, precisi! Sono armamenti costosi! E che facciamo, ogni sei mesi rimettiamo in discussione le nostre scelte? Un Paese serio, che assume dei programmi di armamenti che sono pluriennali, decennali, ventennali, trentennali e che devono essere così, non li mette in discussione ogni sei mesi, ogni anno. Ricordo il dibattito, ad inizio legislatura, alimentato dal Partito Democratico su questo tema, del quale ancora oggi si pagano le conseguenze in termini di credibilità internazionale; e qualche incertezza l'ho sentita anche poco fa, nell'intervento del collega del Partito Democratico. Invece, occorre dire con chiarezza che questa mozione va respinta, non perché si è guerrafondai, ma perché è una mozione che ci colloca al di fuori della realtà delle nostre relazioni internazionali e della nostre alleanze; e in più suggerisce quasi l'equivoco che l'Italia sia una potenza nucleare, un Paese nucleare, cosa che invece non siamo.

Concludo, allora, Presidente, auspicando non solo che la mozione sia bocciata senza alcun tipo di discussione, ma che invece possa essere l'occasione utile per ribadire la nostra collocazione internazionale, la stabilità delle nostre relazioni internazionali, che viene per la prima volta così pesantemente messa in discussione da un gruppo che si candida a essere il primo partito del nostro Paese. Questo è il tema! Perché era capitato altre volte, è capitato nel dibattito politico, ma da parte di formazioni minoritarie, ultra-minoritarie, mentre qui siamo di fronte ad un partito che si colloca come potenzialmente il primo partito, un partito di Governo, che solleva istanze del genere, che farebbero uscire l'Italia al di fuori della collocazione internazionale che abbiamo dalla fine della seconda guerra mondiale. L'Italia è un Paese che partecipa alle missioni di pace, l'Italia è un Paese non nucleare, nemmeno per fini civili, quindi non può essere quella la scusa. Concludo auspicando quindi chiarezza da parte del Governo e della maggioranza su questi temi, e anche sul tema delle spese per la difesa, che un Paese serio non può in questo momento ridurre, ma deve aumentare, anche per tutelare le Forze armate, metterle in condizioni di poter operare al meglio, e anche per la loro sicurezza.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Il Governo intende intervenire? No, si riserva di farlo successivamente.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Ermini ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace (A.C. 4130-A); e delle abbinate proposte di legge: Cirielli; Fucci; Caparini ed altri; Ferraresi ed altri (A.C. 40-257-407-4362) (ore 14,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 4130-A: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace; e delle abbinate proposte di legge nn. 40-257-407-4362.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 luglio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 luglio 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4130-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato, David Ermini.

DAVID ERMINI, Relatore. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il provvedimento in esame trova la sua motivazione nell'esigenza di arginare il sempre più dilagante ed allarmante fenomeno criminale delle frodi in danno di persone che sono vulnerabili in ragione dell'età avanzata. Si tratta di un crimine odioso, che non si limita solo a colpire l'aspetto patrimoniale di persone deboli, ma le ferisce profondamente nell'animo, a volte con gravi conseguenze di carattere psicologico e sociale.

La Commissione giustizia ha avviato l'esame della proposta di legge, la n. 4130, a mia prima firma, oltre a quelle di altri colleghi, abbinando successivamente anche la proposta n. 4362. Dopo aver svolto nel mese di febbraio 2017 un'indagine conoscitiva sui temi oggetto dei provvedimenti, nell'ambito della quale sono stati sentiti professori di diritto penale, magistrati, rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati e dell'Unione delle Camere penali italiane, la Commissione ha adottato la proposta n. 4130 come testo base e, tenendo conto delle audizioni svolte, ha approvato alcuni emendamenti al testo, che ne hanno mantenuto la struttura pur apportandovi una modifica rilevante dal punto di vista della costruzione della fattispecie penale, in quanto si è preferita l'opzione di configurare un nuovo reato di frode in luogo dell'aggravante del reato di truffa, come invece previsto nel contenuto originario del testo base.

Altra questione rilevante affrontata nel corso dell'esame in sede referente è stata quella dell'individuazione degli elementi caratterizzanti la vittima del reato, con particolare riferimento all'opportunità di prevedere una determinata età. La proposta di legge n. 4130 nel testo originario prevedeva l'età di 65 anni, a partire dalla quale applicare la nuova fattispecie penale. Si è ritenuto, come emerso anche nelle audizioni, che uno specifico limite temporale sia irragionevole, in quanto significherebbe una presunzione assoluta ex lege circa l'esigenza di una tutela privilegiata a tutti coloro che abbiano quella determinata età, presupponendo una fragilità e suggestionabilità in realtà del tutto indimostrata. Il nuovo reato, pertanto, si riferisce ad una situazione di fatto, che dovrà essere verificata dal giudice caso per caso, consistente in una situazione di vulnerabilità psicofisica in ragione dell'età avanzata.

Anche in considerazione delle osservazioni espresse nei rispettivi pareri delle Commissioni affari costituzionali e affari sociali su una possibile indeterminatezza della fattispecie, proprio per la scelta di non prevedere il dato oggettivo di un'età prefissata, faccio presente che il codice penale prevede un'aggravante generale, l'articolo 61, primo comma, numero 5, che si riferisce all'avere profittato di circostanze di persona, anche in riferimento all'età, tali da ostacolare la privata difesa. Considerato che tale aggravante ha passato indenne il vaglio di costituzionalità, ritengo che la scelta effettuata dalla Commissione non pregiudica in alcun modo il principio di determinatezza.

Per quanto attiene alle disposizioni del provvedimento, l'articolo 1, comma 1 del provvedimento elaborato dalla Commissione giustizia introduce nel codice penale il nuovo delitto di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili. La fattispecie è inserita all'articolo 643-bis nel Titolo XIII, relativo ai delitti contro il patrimonio, e in particolare nel Capo II, dedicato ai delitti contro il patrimonio mediante frode. L'illecito consiste nella condotta di chiunque (quindi siamo di fronte ad un reato comune) con mezzi fraudolenti induce una persona a dare o promettere indebitamente assieme ad altri denaro, beni o altra utilità. Il reato si caratterizza per le qualità personali della persona offesa, che deve versare in una situazione di vulnerabilità psicofisica in ragione dell'età avanzata. Dunque non ricorre il reato in presenza di qualsiasi vulnerabilità, ma solo quella causata in ragione dell'età avanzata, che la Commissione ha scelto di non collegare a priori al superamento di una specifica età: spetterà al giudice valutare il ricorrere di entrambi i presupposti. Questa è proprio una norma per quanto riguarda le persone anziane che hanno una difesa certamente più fragile, e che sono vittime di questi reati odiosi: abbiamo voluto creare una norma specifica, senza bisogno di introdurre grandi riforme e grandi mutamenti, ma una norma specifica a tutela di queste persone che troppo spesso subiscono questo tipo di reati, che vedono spesso coloro che li commettono rimanere impuniti.

Si applica, questa fattispecie penale, solo se il fatto è posto in essere secondo una delle seguenti modalità, ovvero, nell'abitazione della persona offesa, in un altro luogo di privata dimora o all'interno o in prossimità di uffici postali o di sedi di istituti di credito (questo è fondamentale: sedi di istituti di credito), di luoghi di cura o di ritrovo di persone anziane, di case di riposo, simulando un'offerta commerciale di beni o servizi. Si tratta di un reato di pericolo, in quanto, diversamente dalla truffa e dalla circonvenzione di incapaci, non è espressamente richiesto il danno, che peraltro si realizza almeno nel caso della dazione di denaro, beni o altra utilità. Quindi, utilizzando la costruzione del reato di frode, diamo una più ampia possibilità di intervento e di tutela nei confronti delle persone vulnerabili in ragione dell'età.

Il nuovo delitto è punito con la reclusione da 2 a 6 anni, e con la multa da 400 a 3.000 euro. Stante l'innalzamento delle pene per il delitto di circonvenzione di incapaci (vedi articolo 4-bis, che prevede la reclusione da 2 a 7 anni), la nuova fattispecie si caratterizza per la minore gravità: non è prevista la clausola di salvaguardia, salvo che il fatto costituisca reato più grave. Si ricorda che il reato di truffa, nell'ipotesi aggravata, articolo 61, numero 5, relativa anche all'età delle persone offese, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da 309 a 1.032 euro.

Il nuovo delitto è aggravato (comma 2 del nuovo articolo 643-bis) se il fatto è commesso, alternativamente “ovvero”: con strumenti telefonici, informatici o telematici; avvalendosi di dati della vita privata della persona offesa, acquisiti fraudolentemente o senza il suo consenso.

Il comma 2, dell'articolo 1, modifica l'articolo 640-quater del codice penale per prevedere, in caso di condanna per il reato di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili, la confisca, anche per equivalente, dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo.

L'articolo 2 introduce nel codice penale l'articolo 643-ter con l'obiettivo di limitare i casi di applicazione della sospensione condizionale della pena ai condannati per circonvenzione di incapace e frode in danno di soggetti vulnerabili. La disposizione stabilisce, infatti, che la concessione del beneficio debba essere subordinata: all'obbligo delle restituzioni e al pagamento della somma liquidata a titolo di risarcimento o provvisoriamente assegnata; all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato.

L'articolo 3 integra il contenuto del comma 2-bis dell'articolo 275 del codice di procedura penale prevedendo che, in relazione al nuovo reato di frode in danno di soggetti vulnerabili, possa applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere anche se il giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a 3 anni.L'articolo 4, modificando l'articolo 380 del codice procedura penale, prevede l'arresto obbligatorio in flagranza dei delitti di circonvenzione di incapace e di frode in danno di soggetti vulnerabili.

L'articolo 5 innalza la pena stabilita per il delitto di circonvenzione di persone incapaci prevedendo la reclusione da 2 a 7 anni (oggi da 2 a 6) e la multa da 1.302 a 3.500 (oggi da 206 a 2.065).

Noi crediamo che questo sia un lavoro che abbiamo fatto con grande attenzione. Riteniamo che si possa avere in Aula una bella discussione. Siamo aperti alle richieste di eventuali emendamenti, tenuto conto che quello che comunque ci interessa è di andare a tutelare le persone che sotto l'aspetto dell'età hanno una particolare vulnerabilità e che oggi, purtroppo, sono spesso vittime di malviventi che ne approfittano e creano dei danni non soltanto economici, ma anche psicologici, spesso irreparabili.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se ritiene, il rappresentante del Governo; non ritiene di farlo. È iscritto a parlare il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Mi rimetto alle parole del relatore che ha spiegato già il contenuto del testo di legge che noi andiamo ad affrontare, che cita “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace”.

Noi riteniamo, Presidente, e lo voglio dire immediatamente, come MoVimento 5 Stelle, che l'argomento sia importante. Un argomento sicuramente delicato, un argomento per il quale appunto ci vogliamo spendere e lo vogliamo fare però in modo costruttivo, in un modo in cui si possa percepire appieno la nostra volontà di intervenire con questa legge e ovviamente intervenire, come cerchiamo di fare spesso, nel migliore dei modi per costruire insieme, anche alle altre forze politiche, una norma che possa veramente contrastare questo tipo di fenomeno odioso che molto spesso - questo è il vero, grande problema, delle truffe in danno delle persone più deboli - non riesce ad avere una giusta repressione. Molto spesso le stesse persone non si accorgono che vengono truffate, sia per l'abilità sempre in aumento dei truffatori, sia per il fatto che ci sono nuovi strumenti, soprattutto di natura tecnologica e telematica, che permettono di fatto a queste persone di truffare, di creare un danno alle altre e di avvantaggiarsi di questo danno, anche con considerevoli somme.

Anche qui, non solo ricorre il problema che molto spesso non ci si accorge neanche di queste truffe, se non dopo molto tempo, ma c'è anche un problema ovviamente, come al solito, di prescrizione. Molto spesso ci si accorge dopo diverso tempo. Le forze dell'ordine e la magistratura per andare a chiudere il cerchio su questo tipo di comportamenti, che certe volte non riescono neanche a essere perseguiti, devono metterci molto tempo e quindi la prescrizione su questo tipo di reati la fa da padrone. Senz'altro anche gli strumenti che abbiamo in questo momento per reprimere questi reati sono assolutamente deboli per l'insidiosità di queste condotte che di fatto vanno a colpire persone più deboli e lo fanno nel peggiore dei modi, con l'inganno e quindi con raggiri ad arte per colpirli anche nella misura in cui si trovano in una condizione di minorata difesa, come quella nell'abitazione o come quella nella vicinanza - dopo aver preso una pensione - delle poste o della banche; insomma nei momenti in cui i soggetti si sentano difesi, si sentano tutelati.

Spesso si sentono tutelati perché i loro dati, in teoria, dovrebbero essere trattati secondo le norme sulla privacy e spesso si sentono tutelati da chi arriva con un cartellino e si finge una persona che invece non è. Oppure, dall'altra parte, sono molto vulnerabili perché magari gli è morto appena un parente o vivono in una condizione di difficoltà e quindi il truffatore utilizza proprio quei momenti per colpirli.

Detto questo, però, andiamo a parlare della norma. La norma era partita con una cosa che a noi non piaceva, ma lo dico non tanto politicamente, lo dico a livello tecnico-giuridico: non ci piaceva il fatto dei 65 anni, come sa il collega Ermini, che ha anche accettato questa nuova versione senza i 65 anni; e perché? Perché dal nostro punto di vista, ma dal punto di vista anche di tanti giuristi, professori e magistrati che si sono espressi in questa direzione anche in Commissione, facendo cambiare idea giustamente, non soddisfa, perché ovviamente le persone deboli non sono solo quelle che si prefigurano con un'età precisa. Possiamo trovarci davanti a persone comunque anziane che già a 63, a 64 anni, hanno delle difficoltà, persone invece che magari ne hanno 67 o 68, che quindi vanno sopra la soglia dei 65, che questa difficoltà non le hanno, anzi sono talmente svegli e arzilli che addirittura assicurano molte volte i malandrini alla legge. Quindi impostare un'età precisa, secondo noi, non era certo il modo migliore per tutelare queste persone, visto che anche tra l'altro l'età pensionabile aumenta sempre di più, almeno ci si poteva riferire a quello, ma non è questo il punto.

Il punto è che le persone deboli vanno difese dai truffatori indipendentemente dai 65 anni, non ci deve essere un limite d'età, deve essere valutato invece dal giudice in modo concreto se quella persona era in una condizione di debolezza, era in una condizione di minorata difesa, si trovava in difficoltà e quindi è stata truffata con questo tipo di aggravanti che rendono ancora più odioso questo reato. Ma perché non parliamo anche di persone che hanno delle difficoltà psicofisiche? Perché non parliamo anche di persone tipo delle donne incinta oppure anche dei ragazzini che spesso vengono truffati soprattutto on line? È un altro fenomeno che è sicuramente in aumento quello delle truffe on line, di chi manda mail per carpire delle password o degli accessi a conti finanziari, quindi a carte di credito, e in questo modo sottrae in modo facile, e anche in modo abbastanza oscuro, senza dare la propria identità, notevoli somme di denaro. È sempre in aumento, è sempre più diffuso questo attacco invisibile che non si sa da dove arriva, ma molto spesso che incide soprattutto sulla riservatezza dei dati personali e sui conti correnti dei cittadini italiani.

Ho detto “no ai 65 anni” e la risposta è stata “sì, però, questo tipo di aggravante è contenuto anche nell'articolo sulla rapina”. A parte il fatto che questo tipo di aggravante è stato inserito proprio in questa legislatura, mi pare dalla maggioranza e dal PD, questo non significa niente, però è ovvio che certe valutazioni vanno fatte; io credo che nella rapina possa essere giustificato l'inserimento di un minimo di età perché nella rapina vi sono i caratteri della violenza e della minaccia; nella frode e nella truffa, a meno che non si travalichi poi con la violenza o con la minaccia, no. Quindi è molto più giustificabile mettere un'aggravante in base all'età, allo stato fisico del soggetto, quando non solo chi compie il reato si attiva per fregare, per raggirare una persona a parole, con comportamenti, con immagini, o travestendosi, ma fa molto di più, ovvero si attiva in modo violento, si attiva con minacce verbali. Allora quello è un altro discorso, possiamo parlare se è giusto o sbagliato, ma sicuramente l'aggravante nella rapina per l'età è più giustificabile rispetto a quella considerata nella truffa.

Per fortuna però, lo dico da legislatore, non certo da rappresentante del MoVimento 5 Stelle, in primis questa ipotesi è stata scartata e quindi i sessantacinquenni sono stati messi da parte, per prevedere una sorta di nuova proposta, di nuovo inserimento nel codice penale, che ha preso il nome di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili, e quindi con l'esclusione dei sessantacinquenni. Questa proposta, come ha già detto il collega Ermini, manca di qualche fattispecie che di solito viene proposta in altre occasioni, come quella dell'estorsione o come quella della truffa, che, dal nostro punto di vista, la fa diventare un po' carente in termini di determinatezza, e quindi di valutazione di alcuni elementi che mancano da questa fattispecie e potrebbero creare problemi, oltre, ovviamente, a eventuali sovrapposizioni con le norme già esistenti, come quella della truffa o della circonvenzione di incapace.

Direi niente di grave, questo lo voglio dire in modo assolutamente sincero. Non ci troviamo davanti a una norma dannosa, speriamo, ma a una norma che abbiamo cercato di migliorare in Commissione e che cercheremo di migliorare anche in Aula con i nostri emendamenti, anche se ho visto che comunque la posizione - anche se il testo, comunque, va in una direzione che ci convince - è un po' fredda, un po' rigida, forse perché le proposte arrivano da noi, ma, insomma, credo sia immotivata questa posizione nei nostri confronti, perché ci abbiamo messo tutta la buona volontà e assolutamente nessuna intenzione di rubare l'iniziativa al Partito Democratico o di fare altri tentativi di spot elettorali.

Noi questa proposta cercheremo sinceramente di modificarla in meglio e in maniera costruttiva; certo, il fatto che andiamo nella stessa direzione non vuole dire che certe critiche, seppur positive e non distruttive, non le possiamo fare, perché, scritta così, la norma, effettivamente, non è proprio che ci soddisfi pienamente. Non ne facciamo un dramma, come, invece, per altre norme che sono state scritte male, però crediamo che, anche per dare un apporto positivo, queste nostre proposte debbano essere fatte. Le abbiamo fatte, Presidente, con una proposta di legge a mia prima firma, una proposta che aveva una visione diversa, che, tra l'altro, è stata anche apprezzata dalla maggioranza degli auditi in Commissione, che, di fatto, ha criticato un po' l'impostazione e alcuni errori dell'attuale frode di cui noi discutiamo quest'oggi, apprezzando, invece, una visione di potenziare le norme già esistenti che possono tutelare questi comportamenti.

Certo, anche alla mia proposta sono state fatte delle critiche positive, che abbiamo apprezzato e sicuramente che ci hanno fatto andare in una direzione di miglioramento anche del nostro testo, che crediamo, però, ovviamente di proporre all'attuale maggioranza e al Governo, perché sicuramente pensiamo che sia una visione migliore. Questa norma prevede un potenziamento di tutto il reato di truffa, perché crediamo sia un reato che possa dilagare, anzi, dilaga di questi tempi nel nostro Paese, e che debba difendere non solo le persone anziane e le persone più deboli, ma tutti i cittadini. Ovvio, le persone anziane e le persone più deboli devono essere tutelate in modo maggiore, ma questo non vuol dire che non si debba potenziare la truffa in generale per tutti i cittadini, perché, al momento, è assolutamente necessario farlo.

Quindi, avevamo previsto una norma che alzava le pene per il reato di truffa, poneva delle specifiche aggravanti per andare a colpire quei comportamenti più insidiosi vicino all'istituto di credito, nelle proprie abitazioni, colpire di più chi conduce questi comportamenti tramite strumenti informatici o telematici, andare a togliere il bilanciamento tra le attenuanti e le aggravanti; insomma, un intervento complessivo con le norme già esistenti che possa tutelare a maggior ragione tutti i cittadini da questi comportamenti e anche le persone più anziane e più deboli ovviamente con un'altra visione. Questa noi la proponiamo - lo voglio dire al relatore - non solo come sostitutivo alla frode, ma anche come aggiuntivo, nel senso che c'è una versione, che noi proporremo, che, di fatto, potrà aggiungersi a quella di frode, con, ovviamente, correzioni diverse da quelle del sostitutivo della proposta Ermini, che potrà andarsi ad aggiungere in modo proporzionale alla frode e alla circonvenzione di incapace, cercando di innalzare le tutele non solo per alcune persone in talune situazioni, ma anche per tutte.

Quindi, faremo questa proposta, che potrà essere sempre valutata, invece di un sostitutivo, anche per cercare di andare ad alzare ulteriormente le tutele. Inoltre, ovviamente, proporremo emendamenti a questa frode, per fare alcune considerazioni tecniche che, di fatto, hanno fatto anche gli auditi, che noi ascoltiamo molto, che non sono, ovviamente, solo nostre, ma sono di persone che queste norme le studiano, le vivono anche nelle aule di tribunale, e quindi che crediamo di far proprie perché a noi interessa soprattutto far uscire delle norme veramente efficaci e non solo dire, ovviamente, che abbiamo fatto qualcosa. Spero che questa sia l'intenzione di tutti, su questa norma in particolare, visto il nostro impulso costruttivo, anche critico - ma è una critica positiva -, e che, quindi, si possa andare in questa direzione.

Noi, ovviamente, diamo questa disponibilità, speriamo che anche il Governo e la maggioranza PD, compreso il relatore, possano valutare questo nostro passo in avanti e fare in modo che quest'Aula, dopo tanto tempo di norme scritte non proprio come dovrebbero essere scritte, possa insieme approvare un testo convincente, fare un buon lavoro e consegnare, prima della fine della legislatura, un testo che veramente garantisca i cittadini da queste particolari e odiose forme di reato di chi truffa gli altri per garantirsi un vantaggio.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 4130-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano ad intervenire in sede di replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 25 luglio 2017, alle 11,30:

1.  Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni (vedi allegato).

  (ore 15)

2.  Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

RICHETTI ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali. (C. 3225-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: VACCARO; LENZI e AMICI; GRIMOLDI; CAPELLI ed altri; VITELLI ed altri; LOMBARDI ed altri; NUTI ed altri; PIAZZONI ed altri; MANNINO ed altri; SERENI ed altri; CAPARINI ed altri; GIACOBBE ed altri; FRANCESCO SANNA; TURCO ed altri; CRISTIAN IANNUZZI; MELILLA ed altri; CIVATI ed altri; BIANCONI; GIGLI ed altri; CAPARINI ed altri.

(C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259)

Relatori: RICHETTI, per la maggioranza; TURCO, di minoranza.

3.  Seguito della discussione della proposta di legge:

FIANO ed altri: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. (C. 3343-A)

Relatori: VERINI, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

4.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

5.  Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610, Ricciatti ed altri 1-01641 e Abrignani ed altri n. 1-01672 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

6.  Seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 9)

7.  Seguito della discussione delle mozioni Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli ed altri n. 1-01557, Brignone ed altri n. 1-01661, Silvia Giordano ed altri n. 1-01665, Gadda ed altri n. 1-01666, Vargiu ed altri n. 1-01667 e Fossati ed altri n. 1-01669 concernenti iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

8.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 361 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: RANUCCI e PUGLISI: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato). (C. 3960-A)

Relatrice: COSCIA.

9.  Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto.

10.  Seguito della discussione delle mozioni Basilio ed altri n. 1-01081, Marcon ed altri n. 1-01673 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01674 concernenti iniziative in materia di dislocazione, trasporto e acquisizione di armi nucleari in Italia.

11.  Seguito della discussione della proposta di legge:

ERMINI ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, concernenti i delitti di frode patrimoniale in danno di soggetti vulnerabili e di circonvenzione di persona incapace. (C. 4130-A)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; FUCCI; CAPARINI ed altri; FERRARESI ed altri. (C. 40-257-407-4362)

Relatore: ERMINI.

La seduta termina alle 15,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: STEFANO DAMBRUOSO (DOC. VIII, NN. 9 E 10)

STEFANO DAMBRUOSO, Questore. (Intervento - Doc. VIII, nn. 9 e 10). Considerazioni integrative dei deputati Questori sull'attuazione degli ordini del giorno presentati e accolti in occasione dell'esame in Assemblea del bilancio interno per il 2016.

Si dà conto di seguito dell'attività svolta dal Collegio dei Questori per l'attuazione degli ordini del giorno accolti nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio interno per il 2016.

Si ricorda preliminarmente che, sulla base del consolidato indirizzo interpretativo della Presidenza della Camera, il dispositivo degli ordini del giorno al bilancio interno è formulato nei termini di un invito all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di assumere le misure ivi prospettate. È questo il presupposto da cui il Collegio dei Questori muove nel dare attuazione agli ordini del giorno.

Un primo gruppo di ordini del giorno riguarda lo status economico e le prerogative dei deputati.

Gli ordini del giorno n. 17 Caparini, n. 93 Melilla e n. 97 Di Salvo invitano a valutare l'opportunità di svolgere un ulteriore approfondimento in merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, sulla base dei principi di trasparenza e di contenimento delle spese dell'Istituzione parlamentare. I deputati Questori hanno ulteriormente approfondito il tema della disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, tenuto conto delle soluzioni individuate dai principali paesi europei, e confermano che l'attuale situazione di bilancio non consente di destinare al pagamento diretto delle retribuzioni dei collaboratori da parte dell'Amministrazione risorse finanziarie equivalenti a quelle impiegate negli altri Parlamenti. Si ricorda peraltro che presso l'XI Commissione è in corso l'esame di una specifica proposta di legge (C. 1105 e abb) in materia di disciplina di rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori.

Con riferimento all'ordine del giorno n. 90 Melilla, che invita a valutare l'opportunità di realizzare un'analisi in ordine alla tipologia delle prestazioni attualmente erogate dal Fondo per l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati, al fine di una loro complessiva revisione, il Collegio dei Questori evidenzia che la situazione finanziaria del Fondo in esame – le cui prestazioni sono interamente alimentate dai contributi versati dagli stessi deputati – si caratterizza per un sostanziale equilibrio. Sono allo studio del Collegio alcune ipotesi di intervento sulla disciplina vigente finalizzate a rafforzare ulteriormente tale condizione, anche in una prospettiva di lungo periodo.

L'ordine del giorno n. 94 Melilla, che invita a valutare l'opportunità di procedere ad ogni ulteriore verifica in merito alla possibilità di ottenere condizioni più favorevoli mediante la rinegoziazione delle convenzioni in essere con le principali compagnie aeree e ferroviarie, è attuato. In occasione del recente rinnovo delle convenzioni, sono state confermate le condizioni più favorevoli già negoziate con i vettori nell'anno precedente. Più in generale, dall'inizio della legislatura ad oggi, e sempre in occasione dei rinnovi delle convenzioni, con il vettore aereo sono stati negoziati incrementi delle percentuali di sconto sulle tariffe mediamente fino al 2 per cento, sino a un massimo del 30 per cento rispetto alla tratta maggiormente utilizzata. Con i due vettori ferroviari sono stati negoziati incrementi delle percentuali di sconto delle tariffe, rispettivamente, dal 2 per cento al 7 per cento e dal 10 per cento al 30 per cento.

L'ordine del giorno n. 102 Meloni invita a valutare l'opportunità di individuare i fattori macroeconomici ai quali parametrare le somme corrisposte ai parlamentari a titolo di indennità e di rimborso spese, e, conseguentemente, di rideterminare tali importi.

Al riguardo il Collegio dei Questori osserva che nei Parlamenti dei principali Paesi europei, similmente a quanto previsto per l'indennità parlamentare ai sensi della legge n. 1261 del 1965, le norme vigenti parametrano l'importo dell'indennità parlamentare alle retribuzioni di figure apicali del settore pubblico (magistrati, alti funzionari, eccetera), retribuzioni che, in alcuni casi, sono a loro volta periodicamente incrementate in base all'andamento di grandezze macroeconomiche rilevato dai rispettivi istituti nazionali di statistica. Presso tali Paesi gli importi delle indennità parlamentari e dei rimborsi continuano ad essere adeguati nel corso del tempo. Per contro, presso la Camera dei deputati l'indennità parlamentare non è stata più incrementata a partire dal 2007, nonostante gli adeguamenti della retribuzione di riferimento dei magistrati, né sono stati aumentati gli importi degli altri rimborsi (l'ammontare di alcuni dei quali è stato ridotto a decorrere dal 2011, è invariato da allora e tale resterà sino al 2019, alla luce delle deliberazioni assunte in materia dall'Ufficio di Presidenza). D'altra parte, il Collegio ritiene che l'indennità prevista per i parlamentari dalla disciplina vigente sia in linea con il trattamento riconosciuto ai componenti dei Parlamenti dei principali Paesi europei – presso i quali anzi sono riconosciuti maggiori rimborsi ai fini dell'esercizio del mandato – e che pertanto non vi siano i presupposti per un intervento in materia.

L'ordine del giorno n. 55 Gagnarli invita a valutare le modalità di pubblicazione di riepiloghi periodici delle presenze dei deputati nell'ambito delle sedute delle Commissioni permanenti, bicamerali e di inchiesta. E' in via di completamento la predisposizione di un'ipotesi di attuazione sulla base della disciplina vigente della rilevazione delle presenze di cui alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 181 del 2012, come integrata dalla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 190 del 2012. L'ipotesi attuativa - coerente con tale disciplina - comprende tutti gli organi in cui, sulla base delle suddette delibere, è rilevata la presenza ai fini dell'eventuale trattenuta a valere sulla diaria (dunque anche quelli non espressamente citati nell'ordine del giorno). Essa prevede che i dati relativi alla presenza dei deputati alle sedute delle Commissioni e degli altri organi equiparati possano essere esposti - con aggiornamento mensile - in una tabella di struttura analoga a quella, già pubblica e disponibile sul sito Internet, relativa alla partecipazione alle votazioni in Assemblea, e possano essere pubblicati sul sito (nonché nel Portale) nella medesima parte relativa ai deputati, aggiungendo, dopo la sezione “Partecipazione alle votazioni” (dell'Assemblea), una nuova sezione: “Partecipazione ai lavori delle Giunte e delle Commissioni”. La nuova disciplina – che potrà essere sottoposta a breve all'esame dell'Ufficio di Presidenza – se approvata, potrà trovare applicazione già dall'inizio della XVIII legislatura.

Parzialmente sullo stesso tema è l'ordine del giorno n. 91 Melilla, che invita a valutare l'opportunità di approfondire le modalità di pubblicità dei dati relativi alla presenza dei deputati e l'adeguatezza delle attuali misure di penalizzazione delle assenze ingiustificate, nonché possibili forme di valorizzazione dell'insieme dell'attività parlamentare dei deputati. Con riferimento alle modalità di pubblicità dei dati relativi alle presenze dei deputati alle sedute delle Commissioni, si rinvia a quanto esposto con riferimento al precedente ordine del giorno n. 55. Per quanto riguarda le misure di penalizzazione delle assenze ingiustificate, il Collegio dei Questori ritiene sostanzialmente adeguata la disciplina vigente (deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza n. 181 del 2012 e 190 del 2012), che prevede una trattenuta pari a € 206,58 per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni che avvengono con il procedimento elettronico, fino a un massimo mensile corrispondente all'ammontare complessivo della parte variabile della diaria mensile, pari a 3.373,43 euro; è considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell'arco della giornata. È applicata una decurtazione ulteriore in relazione alla percentuale di assenze, su rilevazione mensile, dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d'inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali. La decurtazione è di 300 euro mensili (per assenza superiore al 50 per cento e fino all'80 per cento) ovvero di 500 euro mensili (per assenza superiore all'80 per cento).

Per ciò che attiene alla materia dei Gruppi parlamentari, l'ordine del giorno n. 23 Caparini invita a valutare l'opportunità, ferma restando la prospettiva del superamento dell'elenco di cui all'allegato B alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 227 del 2012, di sottoporre all'Ufficio di Presidenza entro la fine della legislatura una proposta di modifica della normativa vigente volta a ridurre la consistenza dell'allegato medesimo, in modo da tenere conto, in particolare, dell'attività lavorativa effettivamente prestata dai soggetti ivi ricompresi presso i Gruppi parlamentari o presso le segreterie dei deputati titolari di carica istituzionale interna nella presente o nella precedente legislatura, nonché, eventualmente, anche di una rimodulazione in termini maggiormente graduali degli obblighi di assunzione attualmente previsti nel passaggio tra legislature. L'ordine del giorno è attuato. Con la deliberazione n. 209 del 22 febbraio 2017 l'Ufficio di Presidenza ha infatti approvato talune modificazioni alla disciplina vigente in materia di dipendenti iscritti nel citato allegato B. In particolare: - quanto al rapporto tra dipendenti da assumere e consistenza numerica di ciascun Gruppo, a partire dalla XIX legislatura - anziché dalla XVIII - i Gruppi saranno tenuti ad assumere un dipendente ogni dodici deputati (numero destinato ad accrescersi di sei ulteriori unità ad ogni cambio di legislatura); - quanto alla consistenza dell'allegato B, a decorrere dalla XVIII legislatura il medesimo sarà composto dai nominativi di tutti coloro i quali, già attualmente inseriti nell'allegato medesimo, abbiano manifestato per iscritto l'interesse a permanervi entro il termine perentorio di trenta giorni dalla data di inizio della medesima XVIII legislatura; - sempre a decorrere dalla XVIII legislatura, l'allegato B sarà soggetto ad una revisione annuale curata dal Collegio dei Questori. Ne saranno in particolare espunti (secondo l'analogo meccanismo previsto per i nominativi inseriti nell'elenco di cui all'allegato A alla deliberazione dell'Ufficio di Presidenza sopra richiamata) i nominativi di coloro i quali abbiano maturato i requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata.

Venendo agli ordini del giorno concernenti il personale e l'organizzazione amministrativa, gli ordini del giorno n. 2 Caparini e n. 20 Caparini – sostanzialmente identici nella parte dispositiva accolta nella seduta del 3 agosto 2016 – invitano a valutare l'opportunità di procedere all'adozione del sistema di valutazione come definito dall'accordo sindacale concernente il Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento.

I due ordini del giorno sono attuati. Con la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 219 del 10 maggio 2017 è stato approvato l'accordo sindacale concernente il Ruolo unico e lo Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, siglato nel maggio dello scorso anno. Allo Statuto unico è infatti allegato il sistema di valutazione dei dipendenti del Parlamento, alle cui risultanze sarà subordinata la progressione retributiva dei dipendenti medesimi; di tali risultanze si terrà altresì conto per l'attribuzione degli incarichi.

Attuato è anche l'ordine del giorno n. 7 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di attivare misure, anche sulla base della normativa vigente, al fine di ridurre l'accumulo di eccedenze orarie e di ferie non godute, prevedendo anche una diversa modalità di fruizione delle ferie accantonate a fine carriera in presenza di un interesse dell'Amministrazione e con il consenso del dipendente interessato. Nello Statuto unico dei dipendenti del Parlamento sono infatti contenute disposizioni dirette a limitare l'accumulo di eccedenze di ferie non godute. In particolare, è stato prolungato al 31 dicembre dell'anno successivo a quello di maturazione il termine per la fruizione delle ferie spettanti ed è stato previsto un limite massimo di giorni di ferie accantonabili a fine carriera. In attuazione di quanto previsto dallo Statuto unico dovranno essere adottate misure organizzative volte a ridurre l'accumulo di eccedenze orarie e, conseguentemente, di ferie non godute. Infine, si è consolidato l'indirizzo amministrativo secondo il quale, nell'interesse dell'Amministrazione e con il consenso del dipendente interessato, le ferie accantonate a fine carriera possono essere fruite anche in modo non ininterrotto.

L'ordine del giorno n. 8 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di proseguire senza indugio nella ricognizione dei fabbisogni organici, è in fase di attuazione. L'Amministrazione ha proseguito l'attività di ricognizione dei fabbisogni organici, precedentemente avviata, predisponendo un documento recante “Criteri per la ricognizione dei fabbisogni organici”, che è stato sottoposto al prescritto parere delle organizzazioni sindacali. Sulla base di tale documento e dei pareri espressi dalle rappresentanze sindacali, è in fase di completamento l'attività istruttoria volta ad individuare, con il coinvolgimento dei consiglieri responsabili di tutte le strutture, i fabbisogni di personale, anche alla luce delle integrazioni funzionali tra le Amministrazioni della Camera e del Senato definite con appositi protocolli, approvati dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 10 maggio 2017.

L'ordine del giorno n. 98 Baldelli invita a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente a bandire un concorso, anche secondo le modalità previste nella deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 28 gennaio 2016, recante indirizzi per l'istituzione del Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, come puntualizzate nella deliberazione istitutiva di quest'ultimo, tenendo in debita considerazione i fabbisogni organici dell'Amministrazione della Camera dei deputati, con prioritario riferimento alle professionalità di consigliere parlamentare e documentarista. Come già precisato in relazione all'ordine del giorno n. 8, l'Amministrazione sta procedendo nell'attività di ricognizione dei fabbisogni organici. Essa ha altresì avviato un confronto con l'Amministrazione del Senato in ordine alla definizione del Regolamento comune dei concorsi e allo status giuridico dei futuri assunti. La definizione di tali elementi è propedeutica all'avvio delle nuove procedure di reclutamento, fermo restando che, secondo quanto previsto dalle disposizioni istitutive del Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, i concorsi – da svolgersi congiuntamente – potranno essere indetti anche sulla base delle esigenze di una delle due Amministrazioni.

L'ordine del giorno n. 100 Binetti affronta due profili distinti, invitando a valutare l'opportunità di proseguire nell'opera di ricognizione dei carichi di lavoro dei dipendenti e nelle attività già in corso di massima diffusione dei supporti digitali e informatici per lo svolgimento delle attività parlamentari. L'ordine del giorno è attuato. Riservandosi di fornire successivamente elementi di informazione circa il secondo ordine di questioni, il Collegio dei Questori evidenzia che, per quanto concerne il primo profilo, l'ordine del giorno ha ricevuto attuazione in occasione dell'attività di ricognizione dei fabbisogni organici, per la quale la verifica dei carichi di lavoro rappresenta un dato di contesto assai rilevante. Nel merito, alla luce delle modalità di organizzazione del lavoro parlamentare, non è possibile predeterminare compiutamente i carichi di lavoro delle singole strutture e dei dipendenti ad esse assegnati, dipendendo tali carichi, in larga parte, da fattori variabili e spesso non prevedibili, che ne determinano picchi e flessioni all'interno della medesima legislatura. In ogni caso, è stata svolta un'analisi che ha tenuto conto sia di dati quantitativi, quali il totale delle ore effettivamente lavorate ed il numero dei giorni di riposo goduti nell'anno, sia di dati qualitativi, quali la gravosità delle modalità in cui la struttura ed i dipendenti ad essa assegnati sono chiamati ad operare (lavoro in orario notturno, in giornate festive o con una prestazione prolungata di diverse ore oltre l'orario base per più giornate consecutive). Da questa analisi è risultato che i carichi di lavoro appaiono distribuiti, nel loro complesso, in modo tendenzialmente uniforme, salvo talune eccezioni che attengono a specifiche posizioni di responsabilità e ad alcune strutture.

Attuato è anche l'ordine del giorno n. 11 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di proseguire il processo di integrazione funzionale tra le Amministrazioni della Camera e del Senato secondo gli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza della Camera e dal Consiglio di Presidenza del Senato il 28 gennaio 2016. Nel corso del 2016 e nei primi mesi del 2017, sulla base degli indirizzi dei competenti organi di direzione politica e con il coordinamento dei Collegi dei Questori della Camera e del Senato, le due Amministrazioni hanno svolto un'istruttoria che ha condotto alla definizione di protocolli di intesa in una pluralità di settori di attività (archivi storici, polo bibliotecario, documentazione, informatica, servizi sanitari), nonché alla definizione di uno schema procedurale per lo svolgimento comune delle procedure di selezione del contraente ai fini dell'affidamento di lavori, servizi e forniture. L'Ufficio di Presidenza e il Consiglio di Presidenza del Senato hanno esaminato gli esiti del predetto lavoro istruttorio nelle riunioni del 10 maggio 2017, autorizzando rispettivamente l'Amministrazione della Camera e quella del Senato a sottoscrivere i predetti protocolli di intesa.

Vi sono poi alcuni ordini del giorni – n. 15 Pisicchio, n. 19 Caparini, n. 79 Boccadutri, n. 99 Bernardo e n. 104 Laffranco – che riguardano il tema del recepimento nell'ordinamento interno della cosiddetta legge Frattini, sulla mobilità dei dirigenti pubblici verso organizzazioni private o internazionali. La questione è stata esaminata in occasione delle trattative sindacali relative alla istituzione del Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, senza peraltro che si sia pervenuti ad una sua definizione. Nel corso della riunione dell'Ufficio di Presidenza del 10 maggio scorso, il Comitato per gli affari del personale è stato quindi sollecitato a riprendere l'esame della questione medesima, che potrà essere affrontata nella sede della contrattazione sindacale congiunta con il Senato.

L'ordine del giorno n. 81 Valente - che invita a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente, in sede di Ufficio di Presidenza, all'esame del Piano di azioni positive, trasmesso alla Presidenza dal Comitato per le pari opportunità, al fine di valutare le iniziative e le misure in esso previste - è attuato. Nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del 21 dicembre 2016 il Comitato per gli Affari del personale è stato incaricato di svolgere un approfondimento sulle iniziative e sulle misure proposte nel Piano di azioni positive, al fine di individuare quali tra esse presuppongano, ai fini della loro eventuale attuazione, interventi di tipo normativo da parte dell'Ufficio di Presidenza. Ad esito di tale approfondimento il Comitato potrà formulare all'Ufficio di Presidenza, in una prossima riunione, una proposta di indirizzi per la contrattazione. Nella riunione del 4 luglio 2017, inoltre, l'Ufficio di Presidenza ha approvato una proposta di indirizzi generali per le attività amministrative della Camera presentata, in esito all'illustrazione dei contenuti del Piano di azioni positive, dalla Presidente del Comitato per le pari opportunità.

L'ordine del giorno n. 82 Valente invita a valutare l'opportunità di recepire le misure contenute nel decreto legislativo n. 80 del 2015 nell'ambito del processo di armonizzazione dello stato giuridico ed economico del personale della Camera e del Senato, una volta istituito il Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e definito il relativo Statuto unico. La questione dell'adeguamento delle norme interne alla disciplina recata dal decreto legislativo n. 80 del 2015 in materia di congedi parentali, che rientra tra le misure contenute nel Piano di azioni positive, presuppone un intervento normativo da parte dell'Ufficio di Presidenza, previo confronto con le organizzazioni sindacali. Come già ricordato, nella riunione dell'Ufficio di Presidenza del 21 dicembre 2016 il Comitato per gli affari del personale è stato incaricato di svolgere un approfondimento sulle misure proposte nel Piano di azioni positive che presuppongono, per la loro attuazione, interventi di tipo normativo, al fine di formulare all'Ufficio di Presidenza una proposta di indirizzi per la necessaria contrattazione. In ogni caso, trattandosi di misure che incidono sullo status giuridico dei dipendenti, si dovranno applicare le procedure conseguenti alla recente istituzione del Ruolo unico e dello Statuto unico dei dipendenti del Parlamento.

Vi sono ordini del giorno che sollecitano misure volte a proseguire nei processi di digitalizzazione e di dematerializzazione, già da tempo intrapresi presso la Camera.

L'ordine del giorno n. 1 Caparini – nel testo accolto nella seduta dell'Assemblea del 3 agosto 2016 – invita, fra l'altro, ad adottare ulteriori iniziative finalizzate a limitare allo stretto indispensabile il ricorso al cartaceo. L'ordine del giorno è attuato. La Camera ha posto in essere sin dal 2007 una sistematica politica di dematerializzazione dei supporti del lavoro parlamentare, in particolare attraverso il ricorso ai sistemi di comunicazione digitale. I risultati conseguiti sono in primo luogo attestati dalla riduzione dei consumi di carta, che nell'ultimo decennio (2006 – 2016) si sono ridotti del 65 per cento (meno 20 per cento a partire dall'inizio della XVII legislatura). La relativa spesa è passata da 225 mila euro del 2006 a 120 mila euro del 2013, per scendere a 101 mila euro nel 2016. Un ulteriore indicatore del processo di dematerializzazione è dato dalla riduzione della produzione di rifiuti cartacei, che nell'ultimo anno è stata pari all'11 per cento, confermando il trend in atto negli ultimi anni. Tra le misure volte a favorire la riduzione dell'uso della carta si segnala anche la sostituzione dei tradizionali prodotti di documentazione cartacei con prodotti e servizi in formato digitale, ai quali si applica il criterio del print on demand. Si segnala inoltre che la quasi totalità delle comunicazioni relative alle richieste di beni e servizi è gestita in formato elettronico sia nei rapporti tra le strutture amministrative interne sia nei rapporti con l'utenza politica. A titolo di esempio, da anni è ormai in uso un sistema interattivo sul Portale per le richieste delle dotazioni di carta e cancelleria da parte di Gruppi e deputati; anche il flusso delle comunicazioni connesse agli accessi alle sedi della Camera a diverso titolo (visite delle scuole; ospiti dei deputati; accrediti stampa, Registro dei rappresentanti di inetressi) viene gestito in formato esclusivamente digitale. Si segnala infine, che, allo scopo di favorire il processo di dematerializzazione, sono messe a disposizione dei titolari di incarichi istituzionali e nella sala lettura di Palazzo Montecitorio una piattaforma per la consultazione delle testate giornalistiche in formato digitale (attualmente sono presenti sulla piattaforma 23 quotidiani nazionali, 15 quotidiani locali, 4 quotidiani stranieri, 7 periodici nazionali e un periodico straniero). Nell'anno 2016 è stata effettuata presso l'utenza parlamentare un'apposita ricognizione, al fine di promuovere l'utilizzo della piattaforma digitale e di ridurre la dotazione cartacea (su quest'ultimo punto si rimanda anche alle considerazioni che saranno esposte con riferimento all'ordine del giorno n. 57).

L'ordine del giorno n. 6 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di proseguire nella capillare diffusione degli strumenti informatici nelle attività amministrative, è attuato. Si è operata una costante ridefinizione dei processi di lavoro secondo modalità integralmente digitali (ad esempio, nuove modalità di produzione del resoconto stenografico; nuove funzioni della banca dati emendamenti; libro firma digitale per la corrispondenza dei capi servizio; gestione automatizzata del palinsesto della web-tv).

Attuati e in corso di implementazione sono gli ordini del giorno n. 9 Caparini e n. 88 Melilla, che invitano a valutare l'opportunità di proseguire nella semplificazione delle modalità tecniche atte ad agevolare la presentazione in formato elettronico degli atti di iniziativa parlamentare. In particolare, sin dall'inizio della presente legislatura è stata resa possibile la presentazione degli atti di sindacato ispettivo e di iniziativa legislativa attraverso il Portale. Sono state inoltre realizzate specifiche applicazioni, utilizzabili tramite dispositivi mobili, per consentire la presentazione degli atti di iniziativa parlamentare secondo modalità semplificate, nell'ambito dell'app geoCAMERA. E' già disponibile l'applicazione per la presentazione degli atti di sindacato ispettivo e sarà rilasciata entro la sospensione dei lavori parlamentari per la pausa estiva l'applicazione per la presentazione delle proposte di legge.

L'ordine del giorno n. 103 Occhiuto invita a valutare l'opportunità di incrementare il processo di implementazione dei servizi informatici, predisponendo un'unica applicazione in grado di mettere a sistema e razionalizzare tutta la documentazione della Camera dei deputati, garantendo un accesso semplice e immediato, al fine di potenziare tempestività e pubblicità dei lavori parlamentari. L'ordine del giorno è attuato. In particolare è stato dato seguito al piano di rilascio di applicazioni per dispositivi mobili. Attualmente sono a disposizione dei deputati per lo svolgimento dell'attività parlamentare, oltre alla già richiamata geoCAMERA (con le funzionalità di geoCOMM, geoSIND e geoAULA già attive), geoDOC, per l'accesso a tutta la documentazione prodotta dai servizi di documentazione di Camera e Senato. Quanto agli strumenti per favorire la pubblicità dei lavori per i cittadini, è stata pubblicata sugli store pubblici, dai quali può essere scaricata gratuitamente, la app camer@pp per la consultazione degli stampati e dei documenti parlamentari.

Il già citato ordine del giorno n. 100 Binetti invita, fra l'altro, a valutare l'opportunità di proseguire nelle attività già in corso di massima diffusione dei supporti digitali e informatici per lo svolgimento delle attività parlamentari. Per quanto concerne la diffusione dei supporti digitali e informatici per lo svolgimento dell'attività parlamentare, si ribadisce che sono state messe a disposizione dei deputati apposite applicazioni per la presentazione per via digitale degli atti di iniziativa parlamentare (sia attraverso il Portale, sia attraverso l'app geoCamera). Sono altresì disponibili in formato digitale, attraverso il sito della Camera ed anche attraverso le app (geoCamera e geoDoc), gli atti parlamentari, i documenti di seduta e la documentazione predisposta dagli uffici.

L'ordine del giorno n. 12 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di preferire l'utilizzo di un software libero da diritti proprietari, è attuato. Costituisce infatti indirizzo consolidato quello di prediligere sempre i software open source, fatti salvi unicamente i casi nei quali se ne rilevi l'indisponibilità, l'inadeguatezza o la palese mancanza di convenienza economica per gli eventuali oneri di personalizzazione.

L'ordine del giorno n. 58 Mannino invita a valutare l'opportunità di rendere, previa valutazione costi/benefici, il testo contenuto in tutti i file prodotti dall'Amministrazione della Camera selezionabile e ricercabile al fine di semplificarne il relativo utilizzo; esso invita, inoltre, a supportare ulteriormente le iniziative volta a dematerializzare atti e documenti in favore di un'integrale digitalizzazione degli stessi. L'ordine del giorno è attuato. I documenti prodotti dall'Amministrazione rispondono integralmente ai requisiti di ricercabilità richiamati nell'ordine del giorno. Si segnala tuttavia che i predetti requisiti non possono essere assicurati in relazione ai documenti pubblicati nel sito della Camera ma prodotti da soggetti esterni (es. relazioni o tabelle di provenienza governativa). Per quanto riguarda il secondo impegno si rinvia a quanto già esposto con riferimento all'ordine del giorno n. 1.

L'ordine del giorno n. 56 Mannino invita a valutare l'opportunità di continuare a disincentivare l'uso del fax, in vista della sua eliminazione, e riferire all'Ufficio di Presidenza sui risultati conseguiti entro il 31 dicembre 2016. L'ordine del giorno può essere considerato attuato. Dall'inizio della legislatura il numero di linee fax attive nelle sedi della Camera si è ridotto di circa il 40 per cento e l'obiettivo della dismissione progressiva delle linee fax è costantemente perseguito.

Può considerarsi attuato anche l'ordine del giorno n. 57 Mannino che invita a valutare l'opportunità di proseguire con misure che disincentivino la richiesta delle dotazioni di quotidiani cartacei ancora nella disponibilità dei deputati titolari di incarico istituzionale. Con delibera del Collegio dei Questori dell'11 giugno 2014 la distribuzione dei quotidiani è stata drasticamente ridotta, ed è stata mantenuta, in misura molto limitata, solo per i deputati titolari di incarico istituzionale che ne facciano richiesta. Con la medesima delibera è stato avviato dal 1° luglio 2014 un servizio di consultazione e ricerca di quotidiani in formato digitale. Attualmente la quota dei titolari di incarico che usufruisce del servizio di consultazione e ricerca dei quotidiani in formato digitale è pari a circa l'80 per cento degli aventi diritto.

Vi è poi un ultimo gruppo di ordini del giorno, di contenuto vario, volti a sollecitare misure e interventi concernenti specifici settori di attività.

L'ordine del giorno n. 1 Caparini, già richiamato in precedenza, nel testo accolto nella seduta dell'Assemblea del 3 agosto 2016, invita fra l'altro a utilizzare le convenzioni CONSIP per l'acquisizione di beni e servizi. Anche per questo profilo l'ordine del giorno è attuato. Sulla base di un indirizzo consolidato e risalente nel tempo, in attuazione della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 208 del 2012, l'Amministrazione della Camera procede all'adesione diretta alle convenzioni CONSIP laddove esistenti e adeguate alle esigenze della Camera, mentre negli altri casi utilizza i parametri prezzo-qualità della CONSIP, per quanto applicabili, nella definizione delle proprie autonome gare d'appalto. Dall'ottobre 2011 la Camera ha aderito, complessivamente, a 29 convenzioni Consip nei settori dei servizi di telefonia fissa e mobile, delle forniture di gas, energia elettrica, carburante, stampanti e fotocopiatrici, pc desktop, prodotti e servizi per la realizzazione, manutenzione e gestione di reti locali, licenze software.

E' attuato anche l'ordine del giorno n. 3 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze. Lo stanziamento per “Consulenze tecnico-professionali”, pari a 490.000 euro nel 2013, è stato ridotto a 220.000 nel 2017. Si ricorda inoltre che, in attuazione della decisione assunta dal Collegio dei Questori nella riunione del 6 luglio 2016, l'elenco degli incarichi di consulenza, con indicazione della durata, della remunerazione prevista e del curriculum dei titolari, è pubblicato sul sito della Camera in un'apposita sezione.

L'ordine del giorno n. 4 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di elaborare un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno, era stato accolto come raccomandazione a proseguire nel senso indicato dal Collegio dei Questori nella seduta dell'Assemblea del 18 luglio 2016, con riferimento allo stato di attuazione di un ordine del giorno presentato nel 2015 sulla stessa materia dal collega Caparini. L'ordine del giorno è in corso di attuazione. Gli uffici stanno predisponendo un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno da conseguire, in particolare, attraverso un'integrazione dei dati informativi contenuti nelle piattaforme informatiche relative alle procedure amministrative e contabili. A tal fine è stato recentemente costituito un apposito Gruppo di lavoro.

L'ordine del giorno n. 10 Caparini invita a valutare l'opportunità di prevedere una forma diversa di pubblicità dei resoconti delle riunioni del Collegio dei Questori, che pur nella tutela della privacy e di ogni dato ritenuto sensibile, consenta di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate. L'ordine del giorno è da ritenersi attuato. Con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 194 del 18 ottobre 2016 è stato modificato il testo dell'articolo 74, comma 1, lettera a), e dell'articolo 79, comma 3, lettera a), del Regolamento di amministrazione e contabilità, prevedendo la pubblicazione con cadenza semestrale, in un'apposita sezione del sito della Camera, dell'elenco dei pagamenti effettuati dalla Camera nel periodo di riferimento a titolo di corrispettivo delle prestazione di lavori, beni e servizi. Nell'elenco sono indicati il capitolo di bilancio e le voci analitiche in cui ciascun capitolo si articola; per ogni voce sono altresì indicati i soggetti beneficiari e l'importo complessivo dei pagamenti materialmente effettuati in favore di ciascuno di essi nel semestre di riferimento, anche a fronte di prestazioni realizzate in precedenti esercizi. Tali informazioni, unitamente a quelle riportate nei resoconti pubblicati nel Bollettino degli Organi collegiali, assicurano una più analitica ed ampia pubblicità delle conseguenze economico-finanziarie delle deliberazioni assunte dal Collegio dei Questori.

L'ordine del giorno n. 13 Caparini invita a valutare l'opportunità di un ulteriore intervento, dopo quelli già realizzati con la revisione della disciplina sull'utilizzo delle sale di rappresentanza della Camera approvata nel 2016 dal Collegio dei Questori, di razionalizzazione nella programmazione degli eventi presso le sale della Camera. Sulla materia oggetto dell'ordine del giorno è stata emanata una disciplina sull'utilizzazione delle sale di cui alla deliberazione del Collegio dei deputati Questori del 6 luglio 2016. Tale disciplina persegue l'obiettivo di una generale razionalizzazione dello svolgimento degli eventi, contemperando le esigenze di apertura all'esterno dell'Istituzione parlamentare con il pieno rispetto dei livelli di sicurezza delle sedi della Camera, specie in concomitanza con lo svolgimento dei lavori parlamentari. Il Collegio sta predisponendo una nuova disciplina in direzione di una ulteriore razionalizzazione nell'utilizzo delle sale.

Attiene al tema dell'utilizzo delle sale anche l'ordine del giorno n. 78 Pisicchio, che invita a valutare l'opportunità, alla luce di una maggiore presenza di personale ausiliario esterno a palazzo Valdina, di incrementare la disponibilità delle sale del Complesso di Santa Maria in Campo Marzio a Vicolo Valdina per le iniziative dei gruppi parlamentari connesse all'attività parlamentare, contemperando le esigenze relative a mostre e convegni. L'ordine del giorno è attuato. Il completamento dei lavori presso il Complesso di Vicolo Valdina consentirà una migliore fruizione delle sale del Complesso medesimo, favorendo un'ulteriore razionalizzazione nella distribuzione degli eventi che hanno luogo presso le sedi della Camera. Sul punto si rinvia anche a quanto testé esposto con riferimento all'ordine del giorno n. 13.

L'ordine del giorno n. 48 Spessotto invita a valutare l'opportunità di introdurre, nei locali in cui si riuniscono le Commissioni parlamentari, e, qualora ciò non sia stato già attuato, ovunque siano collocati dei cestini all'interno della Camera dei deputati, un sistema di gestione e raccolta differenziata dei rifiuti, attraverso il posizionamento di appositi contenitori facilmente distinguibili per tonalità di colore differenti, al fine di promuovere tale raccolta, attraverso modalità più intuitive, anche nell'ottica di una riduzione dei costi dovuti ad errate modalità operative nella differenziazione dei rifiuti. L'ordine del giorno è attuato. Presso i locali nei quali si riuniscono le Commissioni parlamentari permanenti e quelle bicamerali già dal 2015, oltre ai consueti cestini destinati alla raccolta della carta, sono stati posizionati ulteriori contenitori, identificabili attraverso una etichetta in formato A4, dedicati alla raccolta della plastica e dei rifiuti compostabili. In seguito all'affidamento del nuovo appalto per il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti sono stati sostituiti i vecchi contenitori con i nuovi, realizzati in cartone pressato interamente riciclato, riportanti indicazioni più facilmente distinguibili.

L'ordine del giorno n. 80 Nicoletti invita a valutare l'opportunità di verificare se ricorrano i presupposti, da un lato, per assicurare una diversa e più specifica evidenza nei documenti di bilancio alle spese sostenute per le attività delle delegazioni presso le Assemblee parlamentari internazionali e, dall'altro lato, per operare un rafforzamento e adeguamento delle strutture amministrative preposte al supporto documentale, procedurale e organizzativo delle attività medesime. L'ordine del giorno è attuato. Nel bilancio di previsione 2017, all'esame dell'Assemblea, in ragione della peculiare e differente natura istituzionale delle delegazioni presso le Assemblee parlamentari internazionali, il capitolo 1185 (Spese per attività internazionali) espone due distinte voci analitiche: una rubricata “Delegazioni presso le Assemblee parlamentari internazionali”, con uno stanziamento di euro 750.000; una rubricata “Gruppo italiano presso l'Unione interparlamentare”, con uno stanziamento di euro 70.000. Nella prima sono in particolare stanziate le risorse per le attività istituzionali svolte dalle delegazioni presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO, dell'OSCE, dell'INCE e dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM).

In relazione alle esigenze funzionali che potranno determinarsi per le delegazioni, l'Amministrazione, a seguito dell'approvazione dell'Accordo in materia di Ruolo e Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, potrà valutare l'attivazione delle procedure di assegnazione funzionale previste dai predetti documenti.

E' attuato anche l'ordine del giorno n. 85 Melilla, che invita a valutare l'opportunità di ridurre l'uso delle macchine ad alimentazione tradizionale utilizzate a fini istituzionali e di servizio dalla Camera e di prediligere l'utilizzo di veicoli elettrici. All'inizio della XVII legislatura il parco auto di rappresentanza era composto da 14 autovetture (di cui una specializzata, tre con cilindrata pari a 1600 cc e dieci con cilindrata pari a 3000 cc). Attualmente esso è composto da 9 autovetture, tutte con cilindrata pari a a 1600cc, acquisite con la formula del contratto di noleggio a lungo termine. La spesa è passata da 206 mila euro nel 2013 a circa 74 mila euro nel 2017, con una riduzione del 64 per cento. Nel corso del 2017 si procederà, con procedura ad evidenza pubblica, al rinnovo integrale del parco auto in relazione alla scadenza dei contratti di noleggio. Il Collegio dei Questori ha convenuto di acquisire anche un autoveicolo ad alimentazione elettrica al fine di di verificare con quali modalità e in che misura tale tipologia di veicolo soddisfi in concreto le esigenze della Camera dei deputati, considerati i limiti di percorrenza delle autovetture elettriche e i tempi di ricarica delle batterie. Poiché la procedura per l'acquisizione delle autovetture ad alimentazione tradizionale prevede una clausola di recesso anche parziale, ove la sperimentazione dell'autovettura elettrica desse esito favorevole, sarebbe possibile ampliare il numero di autovetture elettriche riducendo quelle ad alimentazione tradizionale.

L'ordine del giorno n. 86 Melilla invita a valutare l'opportunità di predisporre opportune iniziative affinché gli alimenti e le bevande invenduti e non utilizzati dai bar e dalle mense dei dipendenti e dei deputati della Camera possano essere donati ad associazioni del volontariato che gestiscono mense popolari per i poveri di Roma. L'ordine del giorno è attuato. Infatti il vigente contratto per i servizi di ristorazione presso Palazzo Montecitorio prevede l'obbligo per l'appaltatore di conferire gratuitamente eventuali eccedenze alimentari ad associazioni di volontariato, che effettuano, a fini di beneficenza, la distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari. Il 4 agosto 2015 è stata sottoscritta tra l'appaltatore e la Rettoria di Sant'Eustachio una Convenzione per il recupero delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale: dal 21 settembre 2015 (data di avvio) al 28 febbraio 2017 (data di cessazione, dovuta all'impossibilità sopravvenuta della Rettoria di proseguire nell'attività di recupero) sono stati effettuati 253 ritiri giornalieri per un totale di 7.443 porzioni recuperate. Dal 1° aprile 2017 è stata avviata una nuova convenzione con l'associazione onlus Vo.Re.Co. (Volontari Regina Coeli), che nei primi tre mesi di funzionamento ha fatto registrare mediamente il recupero di 45 porzioni giornaliere. Anche la procedura di gara per i servizi di ristorazione presso Palazzo del Seminario e il complesso di Vicolo Valdina, in fase di aggiudicazione, prevede l'obbligo di predisposizione di un progetto per la distribuzione ad associazioni di volontariato delle pietanze non consumate. Tale obbligo, però, in considerazione dei ridotti volumi di attività delle strutture interessate, è soggetto ad una valutazione della sussistenza delle eccedenze alimentari quotidiane. Infine, si evidenzia l'impossibilità di organizzare la consegna gratuita delle bevande, in quanto, una volta aperte le bottiglie, non vi sono più le necessarie garanzie richieste dalle norme in materia di igiene e sicurezza alimentare.

L'ordine del giorno n. 87 Melilla, che invita a concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine del 31 marzo, previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di Amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, è attuato. Il conto consuntivo 2016 e il bilancio di previsione 2017 sono stati approvati dal Collegio dei Questori nella riunione del 30 marzo 2017 e dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 6 aprile 2017.

L'ordine del giorno n. 89 Melilla invita a valutare l'opportunità di proseguire nelle iniziative formative volte alla promozione e alla valorizzazione della cultura parlamentare e della Costituzione presso i giovani e gli studenti, nei limiti delle compatibilità finanziarie. Anche questo ordine del giorno è attuato. Si evidenzia come le attività di formazione abbiano registrato, in riferimento all'anno scolastico 2016-2017, un notevole incremento sotto il profilo della partecipazione. Si registra un trend in crescita delle presenze legate ai progetti di giornate di formazione a Montecitorio e alle visite di studio. Ciò è avvenuto compatibilmente con il perseguimento dell'obiettivo di contenimento della spesa. Risulta analogamente in crescita la partecipazione ad altri progetti rivolti ai giovani, come il concorso “Parlawiki” con 306 progetti presentati. Per l'anno 2017 sono stati, altresì, banditi due nuovi concorsi in collaborazione con i competenti uffici del MIUR ("La Camera e i giovani contro i fenomeni d'odio" e "La Camera e i giovani per i diritti e i doveri relativi ad Internet"). Le procedure di valutazione sono in corso e le cerimonie di premiazione si svolgeranno nel mese di ottobre 2017. Si segnala, inoltre, la definizione di un protocollo d'intesa tra la Camera dei deputati e il MIUR che ha come obiettivo un percorso di formazione finalizzato a portare i valori e i principi della democrazia rappresentativa direttamente presso le Scuole al fine di consolidare la cittadinanza attiva negli studenti.

E' attuato, infine, l'ordine del giorno n. 101 Pagano, che invita a valutare l'opportunità di prevedere, in relazione alle banche dati contenenti le agenzie di stampa, che almeno una postazione per Gruppo possa effettuare ricerche relativamente ad un lasso di tempo di almeno un anno, e di consentire l'accesso alla DEA ANSA, prevedendo una o più postazioni consultabili da parte dei parlamentari. E' stata resa disponibile per ciascun Gruppo parlamentare almeno un'utenza per la ricerca sul data base dello storico delle agenzie di stampa. Inoltre, presso la Sala Verde del piano Aula sono state allestite due apposite postazioni in cui è possibile consultare il servizio DEA ANSA.