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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 837 di mercoledì 19 luglio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Attaguile, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Brunetta, Caparini, Catania, Causin, Chaouki, D'Uva, Dambruoso, Dellai, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Laforgia, Locatelli, Losacco, Manciulli, Marotta, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Piepoli, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sarti, Sottanelli, Tabacci, Taglialatela, Tidei, Tofalo, Turco, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-01594, Melilla ed altri n. 1-01653, Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Locatelli, Gebhard ed altri n. 1-01654, Brunetta ed altri n. 1-01655, Simonetti ed altri n. 1-01658, Capezzone ed altri n. 1-01659, Paglia ed altri n. 1-01668, Zanetti ed altri n. 1-01670 e Rampelli ed altri n. 1-01671 in materia di trasparenza dei contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-01594, Melilla ed altri n. 1-01653, Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Locatelli, Gebhard ed altri n. 1-01654, Brunetta ed altri n. 1-01655, Simonetti ed altri n. 1-01658, Capezzone ed altri n. 1-01659, Paglia ed altri n. 1-01668, Zanetti ed altri n. 1-01670 e Rampelli ed altri n. 1-01671 in materia di trasparenza dei contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 3 luglio 2017, sono state presentate le mozioni Brunetta ed altri n. 1-01655, Simonetti ed altri n. 1-01658, Capezzone ed altri n. 1-01659, Paglia ed altri n. 1-01668, Zanetti ed altri n. 1-01670 e Rampelli ed altri n. 1-01671, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, l'illustrazione delle mozioni è stata l'occasione per riproporre il tema dell'opportunità o meno che lo Stato concluda contratti cosiddetti derivati. Brevemente, anche al fine di chiarire meglio il senso dei pareri sulle mozioni, voglio quindi tornare su questo tema. I contratti finanziari di base sono di tre tipi: sono di partecipazione, di debito e di assicurazione. Quelli di partecipazione consistono in sostanza in un prestito concesso a fronte della promessa di restituzione del capitale e di interessi per un tempo definito. Quelli di assicurazione sono quelli che generano pagamenti al verificarsi in data non definita di eventi prestabiliti. Quelli di debito consistono in un prestito concesso a fronte della promessa di restituzione del capitale e di interessi in e per un tempo definito.

I contratti derivati si chiamano così perché combinano in modi elaborati i contratti di partecipazione, di debito e di assicurazione. Dunque il principio che ispira questi strumenti è assai semplice, ma - ha scritto recentemente Mervyn King, l'ex Governatore della Banca d'Inghilterra - se preferite renderlo complicato ci sono molti studi legali o banche di investimento che saranno lieti di aiutarvi a peso d'oro. Nel caso dei contratti derivati che hanno come contraente lo Stato si può e si deve aggiungere che - per dirla con Carlo Cottarelli - sono contratti che implicano che lo Stato paghi o riceva dei soldi a seconda che accadano certe cose sui mercati finanziari. L'obiettivo è quello di attenuare l'effetto che certi eventi potrebbero avere sul costo del debito: ad esempio, un contratto derivato può far sì che, se i tassi aumentano, lo Stato riceva una parziale compensazione del danno subito. Naturalmente, se i tassi scendono, il vantaggio dello Stato si riduce, perché paga la controparte del contratto derivato: è quello che è accaduto in questi ultimi anni di tassi zero o sotto zero.

Il valore di mercato di un derivato è la somma dei pagamenti futuri: è il valore attualizzato di tali pagamenti. L'onorevole Pesco, in sede di illustrazione, ha detto che ritiene sbagliato ricorrere a questi contratti: ritiene sbagliato in sé ricorrere a questi contratti, perché può accadere, ed in effetti è accaduto, che si registrino perdite se i tassi scendono. Questa critica sembra tuttavia non tenere in conto che, se i tassi scendono, lo Stato guadagna per altra via, perché paga meno interessi; potrà, quindi, ampiamente sopportare la perdita sul contratto derivato. In sostanza, come ha detto in sede di illustrazione il deputato Galli, non è vero che il contratto derivato è una scommessa a fini di mera speculazione; è come un'assicurazione: pagando un premio ci si protegge da un evento sfavorevole. Ecco perché, conclusivamente, il Governo pensa che sarebbe un errore, nel clima di incertezza radicale che caratterizza i mercati finanziari, decidere di non fare più ricorso a questi strumenti.

Vengo ora alle mozioni in discussione; per seguire l'ordine inizio dalla mozione n. 1-01594 dell'onorevole Carla Ruocco.

Non appare opportuna la pubblicazione in forma integrale di tali contratti, come invece prevede la mozione, in quanto la loro divulgazione avrebbe riflessi pregiudizievoli sull'attività in derivati, determinando uno svantaggio competitivo dello Stato nei riguardi delle controparti che fanno uso di questi strumenti. Svantaggio competitivo che sussiste, o potrebbe sussistere, in termini di rapporti futuri anche nel caso in cui qualche contratto sia venuto ad estinzione. È necessario ricordare che le controparti con cui sono effettuate queste operazioni sono i più importanti gruppi bancari e finanziari che operano sul mercato. Si ribadisce altresì che a livello internazionale non si hanno riscontri in merito alla pubblicazione dei contratti derivati, ciò vale a prescindere dall'esistenza o meno di clausole di confidenzialità nei singoli contratti. D'altra parte queste clausole, qualora presenti, non hanno avuto, né potevano avere, l'effetto di impedire l'approfondito quadro di sintesi, a volte arricchito di dettagli, che è stato finora fornito con i documenti pubblicati sul sito del Ministero dell'Economia e delle finanze o in risposta ad atti di sindacato ispettivo. Il parere sulla mozione è, quindi, negativo.

La mozione Melilla ed altri n. 1-01653 si produce in un'ampia premessa nella quale appare disconoscere la finalità di copertura delle operazioni in derivati del Tesoro, si parla a sproposito di rimuneratività dell'investimento, e nemmeno riconosce il livello di trasparenza che è stato attuato. Si fa apparire come ancora da venire un livello di disclosure in merito alla situazione del portafoglio, il nozionale, il valore di mercato, la durata, e alle operazioni compiute nell'anno, che in realtà è stato già messo in campo in numerosi documenti e da diverso tempo. Ciò detto, in relazione a tale mozione, non può che accogliersi la finalità di migliorare, ove possibile, l'informazione che viene già fornita, così come dirò a proposito della mozione numero tre, dovendo invece rigettare il senso di buona parte delle premesse. Il parere è dunque positivo sulla parte impegnativa di questa mozione e negativo sulle premesse.

La terza mozione, Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Locatelli, Gebhard ed altri n. 1-01654, riconoscendo lo sforzo in termini di trasparenza finora prodotto, impegna a rendere disponibili le informazioni sui contratti derivati con maggiore frequenza rispetto a quella annuale seguita attualmente e a sistematizzare le informazioni per favorire un'immediata comprensibilità del quadro fornito. Al riguardo, il Governo ritiene di poter assumere l'impegno a fare quanto necessario per una maggiore frequenza e per migliorare la facilità di lettura delle informazioni fornite. Il parere è, dunque, positivo.

La mozione Brunetta ed altri n. 1-01655, richiede la più ampia disclosure possibile in materia di contratti derivati, consistente nell'integrale pubblicazione non solo dei contratti nella loro completezza, ma anche di tutti gli strumenti di pricing, ciò in virtù delle innovazioni introdotte in materia di accesso alla documentazione e alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni. Al riguardo, si devono richiamare le motivazioni, che ho già espresso a proposito della mozione Ruocco, che impediscono la pubblicazione integrale dei contratti, motivazioni che vanno estese anche agli strumenti di pricing. Sul fronte normativo inoltre si deve ritenere che la particolare delicatezza della materia la faccia rientrare nelle eccezioni all'obbligo di consentire l'accesso a dati e documenti. Il senso della mozione d'altra parte, bene interpretato dall'intervento del deputato Palese, appare essere quello di porre in dubbio la professionalità di chi opera nella gestione del debito pubblico e delle operazioni in derivati, in particolare; dubbi che il Governo non condivide. Il parere è dunque contrario sull'intera mozione.

Altrettanto vale per la mozione Simonetti ed altri n. 1-01658 che si concentra sulla distinzione tra contratti che contengono clausole di riservatezza e quelli che non le contengono. Ai fini della necessaria trasparenza, ho già detto che questa distinzione non ha creato e non crea ostacoli alla pubblicazione di un approfondito quadro di sintesi sulla situazione del portafoglio derivati. Il parere su questa mozione è, pertanto, negativo.

Quanto alla mozione Capezzone ed altri n. 1-01659, essa contiene in particolare - sottolineo gli elementi, dal mio punto di vista, critici - la proposta di linee guida dettagliate per la gestione dei derivati, al fine di operare una distinzione tra operazioni ammesse e operazioni non ammesse, queste ultime in quanto speculative o eccessivamente rischiose. Ho già detto che il Tesoro ha stipulato derivati con finalità di copertura di specifici prestiti da oscillazione del cambio o dei tassi di interesse, oppure di copertura a livello di portafoglio di debito, in una prospettiva di protezione contro l'aumento dei tassi di interesse. Tale prospettiva di cautela ha fatto sì che nell'attuale fase di tassi molto bassi, anche negativi, il portafoglio di strumenti derivati in essere rappresenti un costo. Su questo fronte una regolamentazione dell'uso dei derivati dovrebbe definire gli obiettivi che si intendono perseguire, piuttosto che specificare in dettaglio gli strumenti ammessi. Il parere sulla mozione è pertanto negativo sul punto 3 e sul punto 4 della parte impegnativa, positivo sul resto della mozione.

Il parere sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01668 è contrario per la stessa ragione già illustrata in relazione al punto 3 della mozione n. 1-01670 e perché appare del tutto ingiustificato, a fronte delle innovazioni introdotte anche su sollecitazione del Parlamento in materia di informazione sui contratti derivati, parlare come fa la mozione di muro di riservatezza elevato dal Governo. Quanto alla mozione Zanetti ed altri n. 1-01670 - mi correggo, non avevo ancora esaminato questa mozione, prima ho fatto un riferimento sbagliato - essa è accoglibile salvo che per il punto 3, a cui ho già fatto riferimento, della parte impegnativa, su cui il parere è contrario perché in grado di provocare negative ripercussioni sull'attività di gestione del debito pubblico.

Il parere è, infine, contrario sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01671 sia sulla premessa, sia sulla parte impegnativa.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Avverto che il tempo per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto a disposizione della componente politica del gruppo Misto-Civici e Innovatori, costituitasi a seguito del venir meno dell'omonimo gruppo, è pari a 6 minuti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Vice Ministro, come sa è sempre un piacere dialogare con lei, nel consenso o nel dissenso. Colgo l'occasione di pochissimi minuti per riassumerle un lavoro che in sede parlamentare abbiamo cercato di fare dopo molti anni in cui le Camere non avevano avuto l'occasione, la volontà, la possibilità, la convinzione, di occuparsi di derivati e molto era stato così affidato per un verso alle azioni dei Governi o per altro verso a proteste vaghe fuori dalle Aule.

Mi è capitato nella prima metà di questa legislatura di presiedere la Commissione finanze della Camera e raccogliendo gli stimoli di colleghi di ogni appartenenza - vedo il collega Paglia da un lato, vedi i colleghi grillini, ovviamente io stesso fui promotore e co-promotore – svolgemmo, e la cosa non aveva precedenti, una lunga e dettagliata indagine conoscitiva, mai scandalistica, ma ragionata, nello sforzo di guardare non i singoli alberi, ma la foresta e di fare un ragionamento complessivo. Nell'estate del 2015 la maggioranza guidata fuori dal Parlamento da Matteo Renzi ritenne di modificare la guida della Commissione parlamentare; quel lavoro non poté essere concluso. Con altri deputati presentai sotto forma di risoluzione quello che era un documento finale, occorsero nove mesi, il tempo di una gravidanza, affinché le Commissioni finanze e bilancio a quel punto mettessero in discussione e in votazione quella risoluzione. Finalmente, nel luglio dell'anno scorso, il 14 luglio, questa stessa risoluzione, pari, pari, è stata discussa e approvata all'unanimità. Ci fu un'astensione dei colleghi grillini, ma mi parve anche da parte loro positiva e collaborativa, parere favorevole del Governo, parere favorevole della maggioranza, e, credo, fu largamente colto uno spirito che era quello, come fanno anche le altre mozioni, alle quali il nostro gruppo è comunque favorevole, non solo di chiedere trasparenza, ma di chiedere un piano di attacco al debito pubblico; chiedere delle linee guida per il futuro, certamente senza impiccarsi, senza mettersi un cappio al collo, ma cercare di ragionare sul tipo di operazioni che è bene i soggetti pubblici non possano fare rispetto a quel, diciamo così, più assicurativo che invece è opportuno fare; irrobustire i meccanismi di controllo, anche in un dialogo positivo con la Corte dei conti e, soprattutto, prevedere meccanismi di “no” alle porte girevoli, diciamo così.

Noi abbiamo grande rispetto per coloro che al Ministero hanno gestito e gestiscono questa delicata materia, però, certamente, non è opportuno che, trascorse poche settimane, oplà, si passi al desk delle banche private interlocutrici dello Stato italiano. È trascorso un anno e, lo diciamo con grande rispetto, su nessuno dei punti di quella mozione il Governo ha dato seguito. Oggi accogliamo con favore il fatto che il Vice Ministro Morando dica “sì” a tre punti su cinque; certo, però, ci domandiamo cosa sia stato fatto dei cinque punti nei dodici mesi passati e come mai su due punti, su cui il Governo ci disse “sì” un anno fa, oggi ci dice “no”. Lo diciamo con grande franchezza: noi, da questi banchi di opposizione, piccola, ma ragionevole, non alziamo la voce, cerchiamo di ragionare e, come possiamo, di offrire ai Governi, pur essendo all'opposizione, strumenti di lavoro.

Su questa materia non si urla, non si fa campagna elettorale, anche perché la grande colpa della Prima Repubblica è stata quella di avere generato il debito, la grande colpa della Seconda Repubblica, destra e sinistra, è stata quella di averlo, diciamo così, gestito e tamponato, ma di non avere invertito la rotta. Sarebbe il caso che, almeno alla fine di questa legislatura, un discorso d'assieme venisse fatto con una concordia discors - ma concordia, non solo discors - tra maggioranza e opposizione. Quindi, ci riteniamo parzialmente soddisfatti; chiederemo anche il voto sulle parti sulle quali, un po' inopinatamente, il Vice Ministro rispetterà questa nostra impressione, oggi il Governo ci dice “no” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, signor Vice Ministro, onorevoli colleghi, ancora una volta si torna a parlare in quest'Aula del tema degli strumenti finanziari derivati. Un argomento molto delicato, di non semplice comprensione, che è già stato oggetto di un'approfondita indagine conoscitiva da parte della VI Commissione (Finanze), che, fra il 2014 e il 2015, ha radiografato la situazione reale di un segmento finanziario particolarmente complesso. Le mozioni oggi in discussione, seppure con impostazioni e toni diversi, sono tutte caratterizzate da una comune richiesta: rendere disponibili maggiori strumenti di conoscenza per consentire una valutazione trasparente e corretta dell'impatto degli strumenti derivati sui saldi e stock di finanza pubblica. Due considerazioni di base: la prima, l'utilizzo di strumenti derivati da parte dello Stato italiano non è una novità di oggi; parliamo, infatti, di operazioni strutturali e di lungo periodo che in Italia e in molti altri Paesi hanno avuto inizio verso la fine degli anni Ottanta.

Seconda considerazione: i derivati dovrebbero essere, nell'intenzione di chi li sottoscrive, un'assicurazione per tutelarsi a fronte di un determinato rischio, per esempio il rischio di cambio o l'aumento dei tassi in fasi di forti turbolenze finanziarie. Come per ogni titolo finanziario, le situazioni possono evolversi in senso positivo o negativo. Fino al 2005 i derivati hanno portato sensibili miglioramenti al bilancio pubblico, con risparmi di anche più di un miliardo all'anno. La situazione è radicalmente cambiata negli anni successivi, quando l'evoluzione del panorama economico e finanziario mondiale ha tramutato i derivati in uno strumento meno redditizio e talvolta rischioso.

Forse sarebbe opportuno, dal mio punto di vista, rivedere le strategie di assicurazione del nostro debito, diminuendo i derivati, considerati anche gli attuali tassi, bassi e spesso fissi, nell'intento di risparmiare cifre anche rilevanti. La finanza, che ai nostri giorni offre mezzi importanti per il reperimento di fondi e per la gestione dei debiti, non deve essere demonizzata, ma è chiaro che i complicati strumenti che essa mette a disposizione devono essere utilizzati con criterio e prudenza, nella piena consapevolezza dei rischi che ad essi sono strettamente legati, considerato anche che si tratta di operazioni di lungo periodo che scaricheranno i loro effetti nelle prossime legislature. Condivido la richiesta di maggiore informazione e trasparenza rispetto ai derivati che oggi si avanza, ma, anche in questo caso, è necessario agire con ragionevolezza.

Vorrei comunque sottolineare che, sul fronte della richiesta di maggiori informazioni e trasparenza, molto è stato fatto in questi ultimi anni. Nel Rapporto annuale sul debito pubblico, uno specifico capitolo dettaglia la gestione degli strumenti derivati; nel DEF il tema dei derivati viene analizzato, così come nella Relazione annuale della Corte dei conti. Si può fare certamente di più, e la mozione presentata dalla maggioranza va proprio in questa direzione, impegnando il Governo a rendere trimestralmente disponibili sul sito web del Dipartimento del Tesoro ulteriori, dettagliate ed aggiornate informazioni, finalizzate a controllare e valutare il fenomeno dei derivati, il loro importo ed i relativi maggiori rischi. Civici e Innovatori voteranno a favore della mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Un interessante articolo di un noto quotidiano economico evidenzia che, se da un lato lo Stato fa di tutto per ridurre il debito pubblico - almeno ci prova, con scarsi risultati, visto che la scorsa settimana è stato raggiunto un nuovo record, quasi 2.300 miliardi di euro, rendendo impossibile una correzione con un PIL così depresso -, dall'altro, con la montagna di contratti derivati che lo stesso Stato ha stipulato negli anni passati, rema dalla parte diametralmente opposta. L'effetto, in sostanza, è quello di nuotare controcorrente. Se dal 2013 al 2016 la politica monetaria di Mario Draghi ha consentito alle nostre casse pubbliche un risparmio cumulato in termini di interessi di 24 miliardi di euro, secondo fonti Istat, nello stesso arco di tempo le perdite sui derivati hanno pesato sul debito pubblico di altrettanti 24 miliardi di euro, secondo i dati Eurostat.

Insomma, se da un lato il sollievo ci è pervenuto dalla BCE, dall'altro i contratti derivati ce lo hanno tolto. Ma l'aspetto che più colpisce è che l'Italia rappresenta l'unico Paese in Europa che registra un impatto negativo così rilevante sui conti pubblici a causa dei contratti derivati stipulati dal Tesoro con varie banche d'affari. Altri Paesi, quali la Germania o la Francia, perdono poco, alcuni, come l'Olanda, addirittura guadagnano. Non c'è dubbio che il nostro Paese, con il suo gigantesco debito pubblico, ha problematiche che altri Paesi non hanno, nessuno lo nega, e non è questo il momento di discuterne, essendo l'oggetto della discussione in quest'Aula un altro, ma i numeri parlano chiaro. Perché i derivati sono una ferita aperta in Italia? Nel 2016 con i contratti derivati nel nostro Paese il debito si è aggravato di 8,3 miliardi di euro, in Olanda è diminuito di 6,5 miliardi di euro.

E, nonostante il Ministro dell'economia Padoan avesse ribadito che in relazione ai derivati non sussistono situazioni di pericolo o rischio per le casse del Paese, la nostra opinione è diametralmente opposta. Siamo convinti, infatti, che, nonostante le promesse da marinaio fatte ogni giorno dal Governo e dal Ministro Padoan, analogamente alle interessate ed ingannevoli valutazioni di MEF e Bankitalia sulle banche stabili, il debito non potrà diminuire neppure nel 2017, con gli ulteriori 37 miliardi di euro per salvare gli istituti di credito e pagare i lauti compensi ai banchieri. E, per rimanere in tema, siamo altrettanto convinti che la stangata sui contribuenti causata dal macigno dei derivati potrebbe essere ancora più salata dei 24 miliardi di euro e superare i 60 miliardi di euro.

Soldi persi proprio dal Tesoro alla gran roulette dei derivati, in una materia dove, a causa di una certa opacità e di regole contabili che permangono poco chiare e in continua evoluzione, fa effetto scoprire che nelle stanze di Via XX Settembre ci sono stati ministri e dirigenti che hanno investito denaro pubblico in titoli ad altissimo rischio. Aggiungo, tra l'altro, che per stessa ammissione del Ministro Padoan, se il Tesoro non fosse intervenuto con varie negoziazioni, l'effetto negativo sarebbe stato ancora più elevato. Devo dire che tutto questo è a dir poco sconcertante.

Nello stesso 2016, invece, l'Olanda con i derivati ha registrato una riduzione del debito pubblico di 6,5 miliardi di euro, la Germania e la Francia, invece, solo aumenti minimi pari a 852 e 972 milioni di euro, e in Italia, se si estende il calcolo agli ultimi quattro anni, i derivati, come ho già detto, hanno causato un aumento del debito pubblico di 24 miliardi di euro. Nel febbraio del 2015, nel corso di un'audizione qui alla Camera dei deputati, il direttore generale del debito pubblico italiano, Maria Cannata, spiegò il motivo dell'impatto negativo dei derivati sui nostri conti pubblici, sostenendo che per allungare la vita media del debito pubblico e per assicurarsi dal rischio del rialzo dei tassi, l'Italia è intervenuta stipulando contratti derivati nonostante - lo ricordo per chi non lo sapesse - siano utilizzati per attività speculative. In altre parole l'Italia ha usato tali strumenti per assicurarsi da rischi che non si sono poi materializzati. Il Ministero dell'economia, in sostanza, temeva un rialzo dei tassi assicurandosi contro questo rischio ma poi i tassi sono scesi e per questo l'assicurazione è diventata un boomerang.

A questo punto ci chiediamo: considerato che i tassi sono scesi per tutti in Europa, perché mai solo in Italia i derivati hanno prodotto un tale ribasso? E soprattutto come fa un Paese come l'Olanda a registrare un tale beneficio dai derivati mentre l'Italia tanto per cambiare soffre e tanto? Per non dimenticare un altro tasto dolente riferito alla rinegoziazione o alle chiusure anticipate dei derivati da parte delle banche d'affari. È nota la vicenda di Morgan Stanley che, chiudendo anticipatamente alcuni derivati, ha costretto lo Stato italiano a pagare 3,1 miliardi di euro di soldi pubblici. E la Corte dei conti, secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, ha contestato un danno erariale per 4,1 miliardi di euro solo per questa vicenda. Se il Ministro dell'economia ha detto di mettere un punto e non firmare altri contratti speculativi, sarà vero? La cattiva notizia è che non sappiamo quanti effettivamente ne hanno raccolti in eredità; quanti contratti di derivati in sostanza sono ancora in circolazione e gravano fortemente sul nostro debito pubblico? Solo Morgan Stanley nel 2011 aveva diciannove contratti derivati per un valore di oltre 13 miliardi di euro e durate variabili dai dieci ai quarant'anni.

PRESIDENTE. Per favore, lasciate libero il banco del Governo.

GAETANO NASTRI. Nel 2016 il costo di questi strumenti per il Ministero dell'economia è stato superiore a 3 miliardi di euro, quanto la manovrina varata lo scorso ottobre. Com'è stato possibile che i dirigenti del Tesoro siano potuti cadere nella trappola dei derivati? La Corte dei conti parla esplicitamente di negligenza e personale poco preparato e se in finanza raramente esistono pasti gratis, il rischio più che reale è che anche questo salatissimo conto sarà pagato dalle generazioni future.

Per tali considerazioni riteniamo che la mozione presentata da Fratelli d'Italia - che impegna il Governo ad adottare iniziative per una maggiore trasparenza in materia di contratti derivati rendendo pubbliche a cadenze periodiche le informazioni circa lo stock di contratti derivati in essere, la titolarità delle controparti, i costi sostenuti, l'impatto sul debito pubblico, la data di estinzione prevista per i singoli contratti - possa costituire un punto di inversione della situazione attuale. Siamo altresì convinti, come evidenzia anche il secondo impegno rivolto al Governo dalla nostra mozione, che le informazioni relative a quali e quanti contratti derivati siano stati oggetto di estinzioni anticipate a seguito del declassamento dell'Italia in termini di rating, devono essere rese pubbliche, così come occorre sapere quali fossero le controparti e quali siano stati i costi aggiuntivi sostenuti. Per tali motivazioni, signor Presidente, occorre che il Governo si muova in questa direzione ed eviti nel prossimo futuro il perpetuarsi della stipulazione di contratti derivati il cui impatto sul nostro sistema economico-finanziario è stato così disastroso.

PRESIDENTE. Gli onorevole Zanetti e Paglia, che avevano chiesto di intervenire per dichiarazione di voto, non sono presenti in aula: s'intende che vi abbiano rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Il tema è delicato come è già stato definito sia dal membro del Governo sia dai colleghi che mi hanno preceduto. È chiaro che può essere imprescindibile l'utilizzo dei derivati come ci ha spiegato il Vice Ministro Morando. Certo è che una maggiore trasparenza e maggiore chiarezza sarebbero opportune viste le entità economiche-finanziarie che soggiacciono all'utilizzo di tali strumenti. Come è stato ricordato, sono decine i miliardi in ballo per possibili rischi e di rischi che sono già comunque capitati alle finanze dello Stato perché l'84 per cento del debito pubblico, come lei ben sa, è composto da titoli obbligazionari, titoli di Stato, e questi derivati, come lei ha ricordato, Vice Ministro, sono di fatto uno strumento di calmierizzazione e di assicurazione sui rischi e sulle fluttuazioni del mercato finanziario e dei tassi di interesse.

Noi di fatto abbiamo visto anche rispetto ai pareri espressi sulle altre mozioni che non vi è un parere favorevole alla maggiore trasparenza relativa all'ammontare dello stock di derivati in essere, alle precise quantificazioni di quanto ha in pancia il debito pubblico, di quanto è in assicurazione il debito pubblico attraverso strumenti derivati perché nella mozione, su cui lei ha espresso parere favorevole, quella del Partito Democratico, tutto questo non è previsto.

Noi abbiamo chiesto di rendere pubblico attraverso vari metodi - che possono essere una informativa al Parlamento o l'esposizione sul sito web del Ministero - a quanto ammontano in termini numerici e quantitativi dal punto di vista economico gli stock in essere di derivati. Su questo lei ha espresso di fatto parere contrario e questo ci può preoccupare perché il parere favorevole sulla mozione del Partito Democratico non amplia rispetto all'esistente la possibilità del singolo o dei parlamentari di venire a conoscenza di quanto è stato sottoscritto dai funzionari del Ministero che, come è già stato ricordato, la Corte dei conti ha definito nella sentenza della procura del Lazio come funzionari poco adeguati che trovano lavoro con risorse strumentali ridotte. Diciamo quindi che c'è la netta sensazione che possa esserci una sorta di patto leonino tra MEF e settore creditizio bancario e assicurativo, quindi una sorta di patto leonino fatto soprattutto, come già è stato ricordato, dalle cosiddette porte girevoli nel senso che chi prima era funzionario del Ministero successivamente ha acquisito ruoli di rappresentanza nel settore creditizio e stipula contratti, ovviamente capestro, nei confronti dello Stato nel settore bancario che rappresenta nel nuovo ruolo. Questo non lo dico io ma sostanzialmente si sta avverando ed è in parte oggetto del secondo impegno che noi abbiamo proposto all'Assemblea: adottare nuovi strumenti di valutazione per l'accensione dei nuovi…

PRESIDENTE. Scusate, colleghi… grazie.

ROBERTO SIMONETTI. …che era il secondo impegno, ossia dare maggiore trasparenza sull'accensione di nuovi contratti derivati attraverso il coinvolgimento delle Commissioni parlamentari competenti per verificare nel merito quali fossero le condizioni economiche più convenienti ed abbattere così ulteriori costi e possibilità di ulteriori patti leonini.

È chiaro che le controversie sono notevoli e sono già state ricordate: Morgan Stanley ha voluto anticipare la chiusura; l'esborso di 4,1 miliardi di euro da parte dello Stato; la Corte dei conti ha verificato che sempre verso la Morgan Stanley ci sono stati esborsi da parte del Ministero di 2,5 miliardi di pagamento probabilmente da considerarsi danno erariale. Sono state proposte maggiori modifiche rispetto alla trasparenza già in essere derivante dalla modifica della legge n. 33 del 2013 attraverso il decreto legislativo n. 97 del 2016. Noi le riteniamo però del tutto insufficienti perché, come ho già detto, non viene definita la possibilità di maggior trasparenza in riferimento all'ammontare degli stock in essere per contratti stipulati in termini di derivati: non c'è la possibilità di aver trimestralmente alle Camere un'informativa in tal senso; i costi dello Stato non sono così palesati sul sito web del Ministero; questi dati non sono cioè accessibili.

Chiediamo quindi di rivedere la posizione del Governo che chiaramente noi non accettiamo - il parere è contrario rispetto a quanto chiesto - perché se il problema è legato alle clausole di riservatezza, quindi a dover esplicitare nel dettaglio ciò che potrebbe essere compromettente da un punto di vista della competitività, come lei ha ricordato, ebbene, si sarebbe potuto riformulare il nostro impegno e quindi darne un parere favorevole con riformulazione. La sua è una chiusura netta a una maggiore trasparenza, non solo alla mozione della Lega Nord ma, come ho percepito dalla sua relazione, è una chiusura totale a una modifica della legislazione in essere in tema di trasparenza sui derivati.

Non è stata bocciata solo la nostra mozione, ma tutte le mozioni, tranne quella del Partito Democratico, che di fatto non cambia nulla. Pertanto, Presidente, il nostro sarà un voto favorevole alla nostra mozione e a tutte quelle che daranno maggiore trasparenza al settore dei derivati, e probabilmente un'astensione su quella del Partito Democratico, perché di fatto non cambia niente rispetto allo statusquo(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Colleghi, come accaduto altre volte, recuperiamo, se non ci sono obiezioni, l'intervento del collega Paglia, il quale pregherei di essere sintetico. Prego, onorevole Paglia, ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. C'è un motivo se torniamo ancora una volta in questa legislatura sul tema dei derivati, ed evidentemente è il fatto che fino ad oggi, almeno per quanto riguarda il nostro gruppo, ma mi sembra anche molti altri, non siamo soddisfatti di quelli che sono stati i passi avanti - piccoli passi avanti - fatti dal Governo in termini di trasparenza. Pensavo prima che innanzitutto c'è una domanda che probabilmente non ho mai fatto al Viceministro e al Ministro, e ne approfitto per fargliela oggi, perché è una curiosità che mi tolgo, cioè se almeno lui questi contratti li abbia visti, o se invece le clausole di riservatezza che vengono imposte al Parlamento arrivino anche fino a livello governativo. Naturalmente, la risposta che mi piacerebbe sentire è che almeno il Ministro o il Viceministro, i più alti gradi del Governo, sono a conoscenza diretta di questi contratti, perché altrimenti non prenderei soddisfazione rispetto a parità di trattamento, ma sarei ulteriormente preoccupato, perché significherebbe che la politica nel suo complesso - e non solo la Camera dei deputati e il Senato - sono tenuti all'oscuro di quelli che sono termini contrattuali comunque, come si vede, fortemente incidenti su quelle che sono le dinamiche del bilancio dello Stato.

Rispetto ai derivati, credo ci sia una cosa da tenere sempre presente e che l'Aula deve capire: in termini generali, chiunque sia il contraente del patto, si tratti di impresa, di istituzione finanziaria o, in questo caso, di ente pubblico, Stato o enti locali che siano, sostanzialmente ci sono tre modi di approcciarsi rispetto al tema della copertura dei rischi: si può evitare di farla, quindi si può ritenere in qualche modo di lanciarsi nel mercato - in questo caso della copertura sui tassi di interesse - accettando ciò che le dinamiche di mercato diranno, e quindi pagando eventualmente tassi più elevati nei momenti di rialzo e più bassi negli altri, avendo quindi dei tesoretti in termini di finanza pubblica nei momenti di massimo ribasso dei tassi, come in questo momento, e poi eventualmente dei picchi di pagamento quando i tassi dovessero crescere; si può decidere - ma questo di solito gli Stati non dovrebbero farlo - di scommettere esattamente in modo proattivo sull'andamento dei tassi, in modo tale da avere grandi guadagni laddove le cose vadano come si sono previste, ma anche grandissimi buchi di bilancio quando le cose vadano in senso contrario; oppure si può fare quella che è un'operazione propria, come diceva prima il Viceministro, di assicurazione, cioè accettare in qualche modo di pagare un premio rispetto al fatto che si renda prevedibile l'andamento dei tassi, cioè si paghi in qualche modo un flusso finanziario abbastanza stabile nel tempo indipendentemente dall'andamento dei tassi.

Credo che qui dentro saremmo tutti abbastanza d'accordo che, vista l'entità del debito pubblico italiano, l'idea di assicurarsi un flusso costante dei pagamenti sia un'idea abbastanza positiva, perché in teoria questo ci dovrebbe liberare dal famoso incubo spread, cioè dovrebbe far sì che, mentre oggi che siamo a tasso zero, come dicevo, pagheremmo 5 miliardi di euro circa di costo sui derivati, dovrebbe succedere anche il contrario, cioè quando i tassi salgono. Però, mi chiedo: se così fosse, per quale motivo, invece, noi dobbiamo continuamente vivere nell'incubo del rialzo dei tassi d'interesse? Cioè, se ci siamo coperti con derivati, anche molto onerosi, rispetto al rischio del rialzo dei tassi, dovremmo attraversare con grande serenità le tempeste finanziarie che il mondo ci butta addosso; ma invece non è così, ed è questo il punto, credo, Viceministro, per cui c'è questa richiesta di grande trasparenza, e tutti ci chiedono perché.

Infatti, l'impressione è che probabilmente, dato che non siamo coperti dai rischi, in quei contratti ci sia anche qualcos'altro. E cos'è questo qualcos'altro? È un extra onere che paghiamo alle banche d'affari, perché questo fa parte di un più generale rapporto di gestione del nostro debito pubblico, dovuto al fatto che, non avendo una banca centrale che possa fare da acquirente di ultima istanza dei nostri titoli, dobbiamo rivolgerci alle grandi banche d'affari private perché queste lo facciano, dal momento che la BCE è l'unica banca centrale del mondo che, da questo punto di vista, non opera?

Qual è la ragione per cui il Governo, chi gestisce il debito pubblico italiano, continua a fare swaption? Cosa hanno a che fare le swaption con la copertura dei rischi? Assolutamente nulla. Sono contratti accessori che rappresentano un'occasione di guadagno extra per le banche d'affari, perché è a loro che viene in qualche modo dato il titolo di entrare, qualora lo ritengano profittevole, all'interno di un contratto o di non farlo. È vero o no che il famoso “contratto Morgan Stanley”, quello di cui sempre si parla, aveva in sé una clausola che non dovrebbe mai far parte di un contratto derivato, perché è l'unica clausola realmente capestro che si può avere davanti, cioè il fatto che qualcuno possa uscire quando le cose sono favorevoli per lui? Esattamente nel momento in cui lo stesso dovrebbe eventualmente cominciare a pagare, quest'ultimo esce portandosi via i guadagni. Ma, a quanto pare, non esisteva una clausola analoga da parte dello Stato italiano e, a quanto pare, ammesso che esistesse questa clausola, invece, non è stata fatta valere. Per una distrazione? Ecco, è per questo che chiediamo maggiore trasparenza, perché riteniamo che sia l'unica condizione, quella di conoscenza un po' più diffusa di questi contratti, tolta dalle quattro mura dell'ufficio del MEF che li gestisce, per far sì che forse, quando succede come nel 2011, che qualcuno fa valere una clausola capestro nei nostri confronti, non sia possibile, come dice la Corte dei conti, che qualcuno si dimentichi di far valere delle clausole favorevoli. Forse, se la conoscenza fosse un po' più diffusa e anche un po' più politica, sarebbe meglio, anche perché, in definitiva, la gestione del debito pubblico, signor Viceministro, è politica. La decisione se assicurarsi o meno, quindi come distribuire il pagamento degli interessi nel tempo, non è una questione meramente tecnica, è anche una questione politica, perché significa, per esempio, decidere come devono essere indirizzati i flussi di cassa. A noi, in questo momento, per esempio, quei 5 miliardi in più nel bilancio dello Stato farebbero molto comodo, probabilmente. E non abbiamo assolutamente alcuna garanzia rispetto al fatto che avremo coperture fra quattro o cinque anni, quando i contratti si rialzeranno, perché questi contratti non li vediamo.

Vado a chiudere, visto che mi è stato chiesto di essere breve, provando a fare una proposta che autoemenda, diciamo così, la mozione che noi stessi abbiamo presentato. Le chiedo questo: lei sarebbe disponibile a dare un parere favorevole (al di là dell'espressione che a lei non piace sul muro di riservatezza, che si può anche togliere, perché è una questione di giudizio, una questione lessicale; se il tema è quello, la possiamo togliere), potrebbe essere d'accordo, nel dire - perché io sarei disposto a modificare in questi termini - che il diritto di accedere alla piena conoscenza dei contratti derivati non viene dato al Parlamento nella sua interezza, ma si individuano alcuni parlamentari, esattamente come accade con il Copasir, che ha a che fare con informazioni che dovrebbero essere ben più riservate rispetto alla sicurezza dello Stato dei contratti derivati? Si individua democraticamente un panel di deputati che ha accesso a quei contratti, come se fosse una Commissione bicamerale, sulle condizioni riservate della finanza pubblica; gli si fa avere un vincolo di riservatezza, esattamente come succede nel Copasir, e quei deputati hanno accesso ai contratti, salvando quindi in questo modo, da un lato, la paura che evidentemente continua ad agitare il Governo e i meandri del Ministero rispetto alla trasparenza, ma dall'altro garantendo ai parlamentari l'esercizio di un principio minimo, quello per cui gli atti della pubblica amministrazione non possono essere tenuti nascosti al Parlamento.

Chiedo al Viceministro se, rispetto a questa proposta di auto-emendamento che io faccio, c'è una disponibilità, ma non solo nei termini di accoglierla, ma anche di lavorare su un'ipotesi di questo genere, che a me sembra ragionevole e che va in una direzione di trasparenza che, credo, questo Paese, dopo che la Corte dei Conti ha messo sotto indagine tutti gli alti dirigenti del MEF degli ultimi anni, francamente è il minimo che ci si può attendere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Onorevole Paglia, ovviamente le riformulazioni eventualmente le fa il Ministro, non i firmatari. Comunque, l'argomento mi pare che sia concluso con il parere e le riformulazioni che il Ministro ha già dato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Presidente, noi di Alternativa Popolare voteremo naturalmente il testo della mozione di maggioranza su cui il Governo ha dato parere positivo. Questa breve dichiarazione di voto per dire che la nostra posizione è più o meno in linea con quanto esposto dal Viceministro Morando all'inizio dell'enunciazione dei pareri sulle mozioni.

È chiaro che il tema è un tema delicato ed è chiaro che, quando si parla di trasparenza tout court, chi fa politica si trova in difficoltà a mettere dei paletti. Però, io ritengo che, su questo tema, noi dobbiamo sgombrare il campo da un portato che è anche il contenuto di qualche mozione, anche se di poche di esse.

Il Parlamento, su questa questione, non può assolutamente e in nessun modo pretendere e avere un potere decisionale o di scelta. Sarebbe assurdo portare dentro quest'Aula un potere decisionale. È vero che il Parlamento italiano, anche sugli argomenti economici, anche nelle scelte di bilancio, entra e penetra anche molto nei dettagli e, così, si arriva in Commissione e in Aula. In altri Parlamenti e in altre democrazie, anche più antiche della nostra, è molto più generale, per esempio, la visione di documenti di bilancio e di finanza pubblica e si mira anche lì agli obiettivi. Quindi, io credo che, da questo punto di vista, bisogna sgombrare il campo assolutamente da questo.

Così come non ci può essere un controllo puntuale sulle singole operazioni e i singoli atti, che, nella gestione del debito pubblico e di questa partita dei derivati e delle assicurazioni, possa investire il Parlamento in tempo reale sulle singole operazioni. Questo lo ha detto già il Viceministro: i derivati sono un'assicurazione sull'andamento dei tassi e sulla fluttuazione dei tassi del debito pubblico. È chiaro che il nostro Paese, essendo il più esposto da questo punto di vista, è quello che ha più rischi, rispetto a queste fluttuazioni, ed è quello che ha correttamente, almeno come obiettivo generale, utilizzato più degli altri gli strumenti derivati, essendo più esposto ai rischi delle fluttuazioni. È chiaro che dare notizia e trasparenza sui singoli contratti metterebbe in uno svantaggio competitivo il Governo, il Ministero delle finanze e chi si occupa della gestione del debito pubblico. È evidente che darebbe un vantaggio competitivo, invece, ai singoli istituti, ai grandi istituti, alle grandi banche internazionali, che sostanzialmente fanno affari con i Governi e col Governo italiano.

Questa mi sembra una posizione molto chiara. Io credo che anche il collega Paglia, che ha parlato prima di me, al di là delle conclusioni non condivisibili, ha fatto un'analisi certa. L'attività di assicurazione del debito pubblico deve essere finalizzata a una stabilizzazione del rischio della fluttuazione di interessi. E io credo che in passato quest'effetto si sia ottenuto, così come oggi si sta ottenendo un effetto contrario, pagando premi per un rialzo degli interessi che non c'è stato.

Quindi, da questo punto di vista, penso che invece tutti quanti abbiamo riconosciuto nelle premesse delle mozioni che, a fronte di una pressione dell'opinione pubblica, ma anche di un crescente interesse del Parlamento, ci sono stati dei passi avanti in merito alla disclosure necessariamente ex post delle politiche anche su questa gestione particolare del debito pubblico.

La nostra mozione chiede, appunto, che ci sia una frequenza più forte, che naturalmente consentirebbe di avere un rapporto più dinamico anche con le informazioni su questo argomento. Credo che sia questo il taglio giusto. Io penso che il Parlamento possa immaginare di scrivere delle norme che, come diceva anche il Viceministro, diano degli obiettivi alle politiche di gestione di queste partite. Non credo che possa fissare delle regole e dei paletti o addirittura arrivare a elencare operazioni consentite e operazioni no. Credo poi debba avere gli strumenti ex post, per dare un giudizio sulle politiche seguite e sul raggiungimento di quegli obiettivi, che il Parlamento ha dato.

Credo che questa sia l'unica possibile soluzione, l'unica possibile impostazione di questo percorso, per non correre i rischi che qui sono più volte annunciati. È logico che la soluzione, in medio termine, è una soluzione di integrazione delle politiche europee.

Il XXI secolo è stato, nonostante l'euro, per l'Europa, comunque, un periodo in cui i tassi hanno avuto una dinamica molto meno aspra rispetto a quella che era stata nei decenni precedenti. Nessuno può negarlo. Ma è anche vero che quella stabilità, quell'equilibrio e anche quell'omogeneità, sarebbe auspicabile per un mercato unico e per un'area territoriale, un continente, che ambisce, con una moneta unica, ad avere stessi livelli di crescita e un'integrazione fiscale. Ebbene, insomma, ci basti ricordare quello che è successo qualche anno fa: non c'è stata un'omogeneità, nella variazione degli interessi e nell'attacco anche speculativo che c'è stato, sui debiti pubblici e sui debiti sovrani di vari Paesi differenti. E questo ha creato uno scompenso. È chiaro che la soluzione vera sarebbe quella di fare massa critica, di andare verso un'integrazione dei debiti pubblici, di creare una banca centrale che sia garante di ultima istanza. Questa è la soluzione vera e a regime. Allora, a quel punto, sì, si avrebbe anche una maggiore forza, contro i rischi di oscillazioni improvvise dei tassi e di attacchi speculativi ai debiti sovrani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie signor Presidente. I derivati sono un fenomeno che parte da molto lontano e, nella loro valutazione, noi dovremmo distinguere il periodo in cui la nostra valuta era la lira dal periodo in cui è diventata l'euro. Possiamo dire che tra, la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, l'utilizzo dei derivati è stato per il nostro Paese un utile strumento di finanza, per contrastare il rischio di cambio monetario, essendo quel periodo fortemente segnato dalle fluttuazioni della lira. Tali operazioni in quel periodo sono state di segno positivo, producendo anche dei guadagni, che hanno avuto effetti positivi di riduzione dell'indebitamento netto, nel periodo che va fino agli inizi degli anni Duemila.

Poi la situazione è cambiata e, forse, di questo cambio non c'è stata piena consapevolezza. Agli inizi degli anni Duemila, soprattutto dal 2003-2004 in poi, si registra una netta inversione di tendenza, dovuta a fattori di natura macroeconomica e al ciclo economico internazionale. Il ricorso agli strumenti finanziari derivati è stato molto ampio, anche da parte degli enti locali. E qui dobbiamo dire che quel ricorso agli strumenti finanziari derivati da parte degli enti locali, invece, è stato in gran parte un enorme onere per lo Stato italiano, al punto tale che il legislatore negli anni Duemila, a partire dal 2001, è intervenuto per regolare e limitare fortemente il ricorso degli enti locali agli investimenti in contratti derivati.

La gestione dei contratti derivati è, quindi, materia estremamente complessa. Impone attente analisi, al fine di valutare, come ha detto il Viceministro Morando, la remuneratività di questi premi assicurativi - quindi non di investimenti: lui ha parlato di premi assicurativi - ai fini, appunto, dei conti pubblici e del bilancio statali, in un arco temporale molto esteso, che va - questo è un altro punto - ben oltre il periodo di vigenza dell'amministrazione pro tempore che stipula i contratti o decide di avvalersi delle clausole e delle opzioni, che alcuni strumenti derivati prevedono nel tempo.

A tale proposito, un analista finanziario tra i maggiori, Nicola Benini, ha detto: nel 1999 viene firmato un contratto che, dopo quindici anni, darà alla banca la possibilità di decidere se il Tesoro - cioè l'Italia - dovrà pagare per altri 25 anni ancora e cioè fino al 2039. Aggiungo io: un'opzione di questo genere è una scommessa finanziaria; vendendola, il Tesoro ha puntato implicitamente sul fatto che il tasso Libor, molti anni più tardi, sarebbe stato superiore al 5 per cento. La storia dimostra però che l'assunto era sbagliato: dal 2014 il tasso non è mai stato sopra i livelli che avrebbe reso l'operazione profittevole; anzi, il Libor vale meno di un punto percentuale ormai da mesi. Ma il punto critico non è prevedere che cosa accadrà, un'attività che appunto Benini ha definito illusoria: è piuttosto l'imprevedibilità stessa dell'esito di una scommessa del genere in un tempo così lontano e la variabilità dei flussi di pagamento a cui può dare origine. Lo Stato dovrebbe agire come un padre di famiglia (adopero un linguaggio molto semplice); qui siamo in presenza invece di un genitore che firma un contratto che, se le cose andranno male, obbligherà suo figlio a iniziare a pagare un debito che ricadrà addirittura sulle spalle del nipote, due generazioni più in avanti. Questo è il punto da cui dobbiamo partire!

Nel 2003 le condizioni dell'opzione di cui ho parlato sono stati infatti rinegoziate, spostando tutto più in là: il momento dell'esercizio è slittato dal 2014 al 2028; la fine ultima del contratto addirittura al 2058, 55 anni più tardi, quando nessuno dei dirigenti del Tesoro che, nel 2003 l'hanno firmato, sarà presumibilmente ancora al lavoro. Spero che siano in vita, anche se sarà difficile anche che siano in vita. In tal senso, è estremamente indicativa la vicenda che, nel 2012, vide il Governo italiano, Governo Monti, dover pagare 3,1 miliardi di euro alla banca Morgan Stanley per chiudere quattro contratti di derivati e rinegoziare due coperture sulle valute. Il Governo all'epoca, a quanto si apprese, non poté esimersi da tale ingentissimo esborso di risorse pubbliche in forza dell'applicazione di una clausola inserita nel lontano 1994 nei contratti stipulati con Morgan Stanley, dell'esistenza della quale i membri del Governo e i dirigenti del Tesoro nel 2012 sembra non avessero piena contezza. Su queste vicende è in corso un procedimento: c'è stato un rinvio a giudizio e ci sarà il processo in aprile per danno erariale, avviato dalla Corte dei conti, nell'ambito del quale tra l'altro la richiesta complessiva è la più alta nella storia della Repubblica italiana, perché a questi quattro dirigenti (alcuni dei quali sono finiti poi alla Morgan Stanley a lavorare) la Corte dei conti chiede un danno di 4 miliardi di euro.

Al di là di questo procedimento contabile, di cui naturalmente è doveroso attendere la conclusione, la vicenda del 2012 ha rappresentato uno shock per l'opinione pubblica italiana, e ha squarciato il velo che avvolgeva la materia relativa ai contratti derivati dello Stato. Per questo è unanime la richiesta di una maggiore trasparenza: noi vogliamo che il Governo individui strumenti e forme di pubblicità le più ampie possibili, al fine di fornire elementi di consapevolezza e di informazione di natura periodica in ordine alle operazioni strumenti derivati, che consentano ex post la possibilità di operare un controllo e una valutazione sulla gestione effettuata; e soprattutto noi chiediamo al Governo che ci sia maggiore responsabilità anche nel non scaricare sulle future generazioni i costi delle operazioni che noi andiamo facendo, e abbiamo fatto purtroppo, sui derivati.

Ringrazio il Vice Ministro per il parere positivo al dispositivo. Naturalmente lui ha accompagnato questo parere positivo al dispositivo previsto dalla mozione del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista con un giudizio negativo sulla premessa; però mi rendo conto che anche qui ci può essere da parte del Governo una valutazione negativa su un'analisi che mette anche in discussione la serietà scientifica e professionale con cui il Tesoro, negli anni Novanta e 2000, ha gestito questa partita dei derivati (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Presidente, Forza Italia non condivide la riflessione del Viceministro Morando, che ringraziamo ovviamente per le puntualizzazioni che ha voluto dare in Aula, relativamente all'opinione del Governo che sarebbe un errore non utilizzare questi strumenti nella gestione del debito pubblico italiano e delle opportunità che si presentano sul mercato. Non siamo d'accordo, Presidente, perché su questo c'è una filosofia di fondo che va ridiscussa, e l'occasione della mozione dovrebbe avere questo significato.

La prima motivazione per cui non siamo d'accordo, Viceministro Morando, lei ci insegna in tal senso avendo condiviso dei percorsi in modo comune, è che esistono oggi dei limiti costituzionali ed europei che ci richiamano a quelle che sono le responsabilità nella gestione del debito. Sappiamo molto bene che noi abbiamo aderito al fiscal compact, abbiamo trasferito in sede costituzionale e costituzionalizzato il pareggio di bilancio, in cui c'è la necessità di intervenire con un'autorizzazione preventiva a maggioranza assoluta per quello che riguarda interventi che ovviamente tocchino soprattutto il profilo del debito, piuttosto che del ricorso a necessità di sforamenti della finanza pubblica. Questo elemento, che noi abbiamo richiamato più volte per sforamenti che erano sicuramente di impatto ridotto rispetto a quello che ha pagato il Tesoro per andare a chiudere dei contratti derivati, così com'è all'onore delle cronache ormai e del lavoro della Corte dei conti, rappresenta una palese contraddizione: da una parte, dobbiamo utilizzare procedure straordinarie per la gestione del debito e per la gestione delle finanze pubbliche, dall'altro, consentiamo, in una chiave di assoluta esclusività, chiusura, mancanza di trasparenza, ai dirigenti del Tesoro di chiudere dei contratti derivati la cui opzione, i cui effetti si manifestano nel tempo, senza avere una certezza informativa per il Parlamento. Perché questo è il punto fondamentale: non c'è un'autorizzazione preventiva; noi non sappiamo in questo momento se altri contratti derivati fossero o siano in fase di sottoscrizione; non sappiamo quali sono le condizioni, se violano o meno il principio del pareggio di bilancio, e quindi il principio costituzionale; non sappiamo se c'è un'omogeneità gestionale per quello che riguarda gli altri Paesi europei rispetto al fiscal compact, che sappiamo essere stato via via adottato nei vari testi costituzionali con procedure diverse.

Perché diciamo questo? C'è un aspetto di carattere legislativo complessivo, che abbiamo appena ricordato, ma poi c'è un tema di merito, che era quello che lei ricordava prima: ci sono gli effetti connessi all'andamento dei mercati, che insistono evidentemente a produrre dei risultati sui derivati. Possono essere positivi, possono essere negativi; ma questi vanno ad inficiare quella che è una necessità straordinaria, riconosciuta da tutte le forze politiche, relativamente alla riduzione del debito, alla progressiva azione di controllo della spesa pubblica che, in una logica di variazione dei tassi, porta la responsabilità e l'azione in capo al Governo, per poter gestire una progressiva riduzione del debito, e quindi per liberare spazi di bilancio necessari alla ripresa. I passaggi vanno in modo consecutivo, in modo conseguente: da una parte, si adottano iniziative che riguardano evidentemente la legge di bilancio, i decreti, i percorsi per la gestione della spesa pubblica, delle entrate e della progressiva riduzione della pressione fiscale, così come continuiamo a dire, ma purtroppo non è avvenuto. Dall'altra, si manifestano degli effetti che sterilizzano anche quelli che sono gli elementi connessi all'andamento dei tassi. Allora, come si fa a ridurre il debito se abbiamo la necessità progressiva di dover gestire una massa così imponente? Se abbiamo i tassi che si riducono, dobbiamo comunque pagare per effetti legati ai contratti derivati che determinano un carico superiore a quello che ci viene dai mercati. Quando non abbiamo il tema del mercato con un vantaggio di tasso, ma abbiamo un tasso sfavorevole, paghiamo comunque e quindi non possiamo ridurre il debito. Ma quando potremo mai uscire da una trappola di bassa crescita e da una difficoltà di controllo del debito con politiche che riguardano gestioni miliardarie di contratti che evidentemente stanno alla discrezionalità dei dirigenti?

Allora noi vogliamo chiarezza perché c'è un aspetto normativo, che va ribadito, c'è una prassi che deve essere più trasparente, perché come si votano in Aula le leggi di bilancio, noi vogliamo in Aula le responsabilità di chi ha sottoscritto questi contratti derivati e del metodo con cui si andranno sottoscrivere i contratti derivati. Viceministro noi auspichiamo, nonostante il “no” alla nostra mozione, che arrivino le informazioni corrette. In ogni caso, preannunciamo già che ci attiveremo, anche presso la Commissione di inchiesta che si sta formando in questi giorni relativamente al sistema del credito alle banche, per quello che riguarda l'aspetto connesso ai derivati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). È inutile lavorare esclusivamente su un versante, chiudendo gli occhi completamente su un tema che deve essere sviscerato, messo in trasparenza e reso noto agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO. Grazie Presidente. Io vorrei rispondere direttamente al Viceministro perché sa perfettamente che ha detto una cosa falsa pochi minuti fa, quando ha dichiarato che una maggiore trasparenza per i cittadini italiani, nella conoscenza delle condizioni di questi contratti derivati, possa in qualche modo influire negativamente sulla competitività. È molto chiaro che non è vero tutto questo. Innanzitutto perché le banche d'affari (dove guarda caso poi vanno a finire Ministri, direttori generali, eventuali figli, poi dopo vedremo anche chi, che prima stipulano questi contratti scellerati che sono puntualmente in perdita per lo Stato italiano), quelle banche d'affari le condizioni le conoscono perfettamente. Sanno perfettamente in che situazione drammatica versa il Tesoro e quindi gli unici che non conoscono la situazione sono i cittadini; quindi siamo in piena asimmetria informativa che lei sta difendendo. Lei sta dicendo che le banche d'affari possono essere perfettamente consapevoli di tutto e i cittadini devono soltanto pagare con leggi di stabilità lacrime e sangue (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); questa è una vergogna! Questo ancora una volta dimostra il Governo da che parte sta, questo dimostra ancora una volta che questo Parlamento il Governo tenta di prenderlo in giro. Ma noi non ci facciamo prendere in giro, anche perché sappiamo che in Olanda dove lo Stato puntualmente ci guadagna, e comunque ci ha guadagnato negli ultimi anni con questi contratti, i contratti sono trasparenti. In un'inchiesta de il Sole 24 Ore, è bastata la richiesta di un giornalista, Morya Longo, che ha fatto un reportage, per conoscere le condizioni di quei contratti in Olanda.

Parlando di competitività poi mi vien da ridere, perché la competitività di cui parla il Ministro porta puntualmente lo Stato italiano, anzi i cittadini, a perdere, ma non poco, miliardi di euro. Noi con una serie di interrogazioni parlamentari, di question-time in Commissione, siamo venuti ad estrapolare dei numeri che a volte sono da capogiro. Abbiamo capito perfettamente che questi contratti hanno perfettamente riequilibrato e neutralizzato i vantaggi che il Tesoro poteva avere dalla riduzione del tassi dovuta al quantitative easing. Abbiamo perso circa 32 miliardi di euro dal 2011 ad oggi, e si rischiano di perdere fino a 46 miliardi. Nel 2016 siamo arrivati a perdere 8 miliardi di euro. Io vorrei che questi numeri i cittadini italiani, che in questo momento sono in difficoltà, sono nel pieno di dissesti idrogeologici, incendi, povertà, li conoscessero tutti.

E vorrei che conoscessero anche il fatto che, in quest'Aula, si difende la riservatezza solo a vantaggio delle banche d'affari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma in realtà, dietro quella parola competitività, c'è la difesa della cialtroneria, della sciatteria, quando non della malafede, attraverso cui vengono gestite queste operazioni speculative per le banche, perché, quando si dice che si è neutralizzato l'effetto del quantitative easing, tradotto in altri termini, significa che questi contratti sono serviti proprio alle banche d'affari per coprire loro dal ribasso dei tassi di interesse. Quindi, quello che doveva servire allo Stato italiano se lo sono mangiato loro, mentre i cittadini stanno a più del 50 per cento di pressione fiscale; ma di che cosa parliamo? Ma per quanto ancora vogliamo prenderci in giro? E poi devono arrivare finalmente i servitori dello Stato, che ringraziamo, come il procuratore Minerva, della Corte dei conti, che purtroppo a posteriori devono identificare il danno erariale: 3 miliardi e 100 milioni di euro alla Morgan Stanley, 3 miliardi e 100 milioni di euro trovati cash, subito! Quando in quest'Aula per poche decine di milioni facciamo crepare le persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Alla fine vengono fuori i nomi, vengono fuori Maria Cannata, che tra l'altro ha la stessa posizione sua riguardo alla trasparenza sui contratti derivati, ammanta le stesse argomentazioni di eventuali competitività; Vincenzo La Via; Vittorio Grilli. Questi sono i nomi che sono identificati e di cui paghiamo le conseguenze, del cui operato noi dobbiamo poi dar conto continuamente con situazioni di bilancio di dissesto, a cui dobbiamo sempre porre rimedio. Poi guarda caso, è veramente poco edificante vedere che queste stesse persone finiscono in comode poltrone a lavorare presso quelle stesse banche d'affari con le quali hanno stipulato questi contratti derivati. Quindi, praticamente a noi lasciano i debiti, i buffi, i miliardi da pagare, le perdite, le tasse, i problemi, e loro acquisiscono posti milionari. Questo significa mangiare sullo Stato. Quelli che dovrebbero essere servitori dello Stato se ne servono.

Noi questa cosa non la tolleriamo più, noi questa argomentazione la troviamo veramente risibile: coprire la cialtroneria di queste persone sotto il manto della competitività, sperando che questo Parlamento sia costellato soltanto di persone ignoranti, ci fa veramente ridere. È finito il tempo in cui riuscivate a fare queste operazioni senza che se ne parlasse. Noi queste operazioni e questo modo di operare lo porteremo sempre più alla luce, andando a raccontare ai cittadini in maniera semplice la grande truffa di questi contratti e andando a dire che soltanto con una operazione di trasparenza loro si potranno liberare da questo veleno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO GALLI. Grazie Presidente. Nella mozione a prima firma Marchi chiediamo al Governo di fare maggiore trasparenza nell'utilizzo degli strumenti derivati, diciamo però che nel confronto internazionale l'Italia è già oggi a livelli elevati di trasparenza. Abbiamo già adottato i migliori standard per la pubblicità dei dati. Non accettiamo, quindi, di autorappresentarci come il Paese dell'opacità e dei misteri, non è così.

Respingiamo anche la richiesta di rendere noti i singoli contratti, perché nessun Paese al mondo fa questo, lo ha già ricordato il Vice Ministro Morando. È vero, ogni banca conosce propri contratti, ma non conosce quelli dei concorrenti; se noi rendessimo noti i contratti, quelli di tutti, si darebbe un evidente vantaggio informativo a chi vuole fare operazioni speculative a danno del Tesoro italiano, e dunque di tutti noi. Trovo strano che il MoVimento 5 Stelle, che si caratterizza per la scarsa, come dire, simpatia, dichiarata almeno, verso gli operatori finanziari, voglia dare questo rilevante aiuto alle banche di investimento, a scapito del Tesoro. Noi questo aiuto, che voi chiamereste favore o regalo, non lo vogliamo dare. Alcune mozioni, lo abbiamo sentito anche questa mattina in quest'Aula, cercano di mettere sul banco degli imputati le persone che hanno o hanno avuto la responsabilità della gestione del debito pubblico presso il Tesoro, una responsabilità molto importante di una questione estremamente rilevante e delicata.

E, allora, è bene ripetere che i derivati utilizzati dal Tesoro, anche la swaption del 1999 ricordata dall'onorevole Melilla, sono strumenti assicurativi e servono a proteggerci da rialzi dei tassi di interesse. Questi contratti sono importanti perché il rischio per il Tesoro è fortemente asimmetrico; se i tassi di interesse aumentano, come già adesso sta iniziando ad accadere per effetto della prevedibile fine della moneta facile della Banca centrale europea, l'Italia, con il terzo debito al mondo, rischia una crisi. Quindi, è giusto vedere un aumento dei tassi come un rischio grave, un rischio da cui mettersi al riparo. Se i tassi diminuiscono, come è successo negli ultimi anni, non succede nulla di male, anzi, e si parla, onorevole Paglia, dei tassi al netto dello spread per evidenti motivi.

La particolarità che va capita è che il costo della polizza assicurativa non lo si paga all'inizio del contratto, come succede normalmente per le assicurazioni, ma nel corso della vigenza del contratto, se e quando i tassi di interesse sono bassi; ed è questo il motivo per cui oggi, comunque è il motivo principale, i tassi sono molto bassi o, addirittura, negativi, il valore di mercato dei nostri derivati è negativo. Quindi, quanto meno guardando alle macro variabili, non c'è nessuno scandalo derivati. La sostanza è che abbiamo comprato una polizza assicurativa e non abbiamo avuto incidenti; questo non vuol dire che abbiamo buttato via i soldi. Varie mozioni, lo abbiamo sentito qui, fanno riferimento ad un procedimento in corso da parte della procura della Corte dei conti del Lazio su alcune operazioni in derivati della banca Morgan Stanley chiuse il 22 dicembre del 2011, in quei giorni drammatici per il nostro debito pubblico e per il Paese.

Alcuni gruppi, anche in quest'Aula, in varie occasioni hanno già espresso una sentenza di condanna, malgrado che il procedimento sia nella fase iniziale. Siamo ancora molto, molto lontani anche solo da una sentenza di primo grado. Allora, vorrei dire, primo, tutti gli attori della vicenda sono innocenti fino a sentenza definitiva; la presunzione di innocenza vale per i funzionari del Tesoro come per tutti i cittadini, come avrebbe dovuto valere per la nostra ex collega Ilaria Capua. Oggi nessuno è in grado di dire se i funzionari del Tesoro o alcuni di essi siano stati effettivamente negligenti, come afferma l'accusa, badate bene, ossia se essi abbiano trascurato o sottovalutato l'importanza di una particolare clausola contrattuale, che anche qui è stata ricordata questa mattina, apposta nel lontano 1994, che consentì a Morgan Stanley di rescindere anticipatamente il contratto nel 2011.

Secondo, quando le condanne sommarie sulla piazza mediatica vengono da chi ha fatto grandi battaglie, almeno così sembra, per il garantismo, non si può fare a meno di dire che si tratta davvero di garantismo a corrente alternata.

Terzo, le condanne mediatiche dei colleghi di Forza Italia, improvvisamente divenuti, come dire, un po' manettari, sono tanto più curiose dal momento che due dei tre direttori generali del Tesoro cui la Corte ha chiesto di rendere conto - li cito per nome perché sono citati per nome nella mozione di Forza Italia -, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, a mio avviso entrambe rispettabili persone, sono stati nominati, questi due direttori generali, da Governi di destra e hanno operato in derivati con Governi di destra. Non solo, da quello che si sa, la maggior parte delle operazioni che hanno poi dato luogo alla perdita del 2011 sono state fatte fra il 2002 e il 2005. Ora il gruppo di Forza Italia mena grande scandalo, nella mozione di Forza Italia si parla di enormi perdite causate dai derivati.

Ma, cari colleghi di Forza Italia, qui si parla di voi, si parla del vostro Governo; non potete far finta che governasse qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anche la dottoressa Maria Cannata, capo della Direzione debito pubblico, contro cui voi puntate il dito accusatore, è stata in quella posizione per tutta la durata dei Governi di destra come di quelli di centrosinistra, per 17 anni. Non potete chiamarvi fuori. Aggiungo che, al di là di quello che sarà l'esito del procedimento in corso su specifiche operazioni, quei funzionari, anche quelli nominati dai Governi di destra, in generale hanno fatto bene, non male. Come tutti gli altri, hanno contribuito a proteggere il nostro debito pubblico da un possibile rialzo dei tassi.

E dico anche che, invece di menare scandalo per cose su cui non c'è che da aspettare la sentenza - avete presente, aspettare la sentenza - dovremmo chiederci come mai, proprio alla fine del 2011, Morgan Stanley chiese di estinguere anticipatamente alcuni contratti, cosa che avrebbe potuto fare molti anni prima. Ossia, in sostanza, Morgan Stanley chiese di ridurre il credito che stava erogando allo Stato italiano, perché di questo si tratta; e dovremmo chiederci perché le autorità americane, proprio loro, proprio in quel momento, si preoccupavano dell'esposizione delle loro banche verso vari Paesi, tra cui l'Italia.

E anche qui si parla di voi, onorevoli colleghi di Forza Italia e alleati, si parla dei risultati del vostro Governo. Il disimpegno o, se volete, la fuga delle banche dall'Italia nel 2011, così come i milioni di risparmiatori, sono la conseguenza del vostro Governo; non sono certo la causa della crisi del 2011, come voi ora cercate di far intendere in qualche modo, cavalcando le strampalate fantasie complottistiche che tanto piacciono al MoVimento 5 Stelle, oppure facendo lo scaricabarile ai danni di servitori dello Stato, anche di quelli che avete scelto voi.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,20)

GIAMPAOLO GALLI. Uno scaricabarile che è francamente un po' odioso, ma, soprattutto, per quello che ci riguarda, è dannoso, perché, guardate, noi dobbiamo avere paura dei funzionari che non si assumono responsabilità e non firmano nulla, non dobbiamo avere paura dei funzionari che firmano e si assumono delle responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); e, se li mettiamo in croce con processi mediatici, come si sta cercando di fare oggi, oltre a commettere l'ingiustizia tipica di tutti i giustizialismi, diamo un ulteriore contributo alla paralisi della pubblica amministrazione, il che, in un settore delicatissimo come quello della gestione del debito pubblico, è a dir poco non molto responsabile.

Facciamo, dunque, più trasparenza, ma respingiamo richieste che indebolirebbero il Tesoro a favore della speculazione e respingiamo il tentativo, davvero maldestro, di strumentalizzazione politica della vicenda. Al di là della verità giudiziaria, per la quale, ripeto per l'ennesima volta, non c'è che da aspettare le sentenze, la responsabilità politica di ciò che è accaduto alla fine del 2011 è chiara, e non esistono giochi di prestigio che possano nascondere questa verità assolutamente evidente ed elementare. Le operazioni che sono oggi all'attenzione della Corte dei conti e che giustificano il dibattito che stiamo facendo oggi sono la conseguenza del crollo della fiducia nei confronti del nostro Paese, e questo e solo questo è il succo e la lezione di quella vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruocco ed altri n. 1-01594 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della mozione Melilla ed altri n. 1-01653. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo. Analogamente a quanto già fatto in precedenti sedute procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Melilla ed altri n. 1-01653, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Melilla ed altri n. 1-01653 ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Melilla ed altri n. 1-01653, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Locatelli, Gebhard ed altri n. 1-01654 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01655 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01658 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Capezzone ed altri n. 1-01659. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01659, ad eccezione dei capoversi terzo e quarto del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Pongo in votazione la mozione Capezzone ed altri n. 1-01659 limitatamente ai capoversi terzo e quarto del dispositivo con il parere contrario del Governo…

DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Vuole intervenire, onorevole Capezzone, su cosa? Non può intervenire, non è possibile: siamo in votazione. Non è questione su cosa: non si interviene siamo in votazione. Le dichiarazioni di voto sono state già fatte; non è che uno interviene quando alza la mano.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01659, limitatamente ai capoversi terzo e quarto del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01668, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione Zanetti ed altri n. 1-01670. Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, nel senso di espungere il terzo capoverso del dispositivo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-01670, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01671, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Nel venticinquesimo anniversario della strage di Via D'Amelio (ore 11,39).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come sapete, ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della strage di Via D'Amelio, nel quale morirono Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato addetti alla sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli e Claudio Traina. L'attentato, verificatosi cinquantasette giorni dopo quello di Capaci, in cui perirono Giovanni Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo, e la scorta, suscitò sgomento e commozione in tutti gli italiani e le italiane, che di Paolo Borsellino avevano imparato ad apprezzare la professionalità e il rigore del magistrato, ma anche l'insopprimibile fiducia nella capacità di riscatto civile e morale della Sicilia e dell'Italia tutta. Il ricordo del sacrificio di questo servitore dello Stato è ancora molto vivo in tutti noi. Altrettanto profondo deve continuare ad essere l'impegno delle istituzioni, della società civile e dei singoli cittadini, nel contrasto alla criminalità organizzata. Il Parlamento, nella legislatura in corso, si è mosso in questa direzione, rafforzando il quadro legislativo in tema di lotta alla criminalità organizzata e anche di lotta alla corruzione, ma ciò non basta. Per il successo della battaglia contro la mafia occorre, come diceva proprio Paolo Borsellino, che nei cittadini, soprattutto quelli più giovani, si radichi la cultura della legalità e dell'integrità e il rifiuto della logica del ricatto e del malaffare. Sta anzitutto a noi esortare le giovani generazioni a non disperdere nell'indifferenza o nella superficialità il senso di questo insegnamento.

È un impegno che, come ho avuto già modo di ricordare in occasione della commemorazione della strage di Capaci, lo scorso 23 maggio, dobbiamo continuare ad attuare in modo fermo e incondizionato, anche nell'attività parlamentare, e più in generale nella politica, attraverso i provvedimenti che adottiamo e anche attraverso i comportamenti individuali che teniamo. Invito dunque l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A) (ore 11,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A).

Ricordo che, nella seduta del 19 giugno, si è conclusa la discussione, e sono state presentate le risoluzioni Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi n. 6-00321; Battelli ed altri n. 6-00322; Laforgia ed altri n. 6-00323; Occhiuto e Elvira Savino n. 6-00324 (Vedi l'allegato A).

Avverto che la risoluzione Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi n. 6-00321 è stata sottoscritta anche dal deputato Paolo Alli.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo, sottosegretario Gozi, ad esprimere il parere su tali risoluzioni. Prego.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, sulla risoluzione Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi ed altri n. 6-00321, parere favorevole con una riformulazione: alla lettera c), dopo la parola “prospettiva”, inserire le seguenti: “del necessario superamento delle politiche di austerità alla base del fiscalcompact”; con questa riformulazione, parere favorevole. Parere contrario alla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00322. Sulla risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00323, parere favorevole se vengono accolte alcune riformulazioni. Nelle premesse, la premessa che comincia con le parole “a promuovere di conseguenza un grande piano di crescita per l'Europa (…)”, dopo la parola: “eurobond” sostituire le parole da: “che vadano” fino a “modestissimo” con le seguenti: “in aggiunta al Piano Junker”. Nell'impegno successivo, dopo “malattie”, sostituire il testo della risoluzione con le seguenti parole: “anche attraverso il modello già introdotto del reddito di inclusione, una misura di contrasto alla povertà che elevi il livello di protezione delle persone e contrasti gli effetti negativi dell'incremento del tasso di disoccupazione”.

PRESIDENTE. Credo sia sul dispositivo, sottosegretario.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, scusi, è sul dispositivo.

PRESIDENTE. Va bene. D'accordo, grazie.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sempre sul dispositivo, a pagina 29, togliere le parole: “attraverso la revisione della disciplina” e inserire le seguenti: “valutando la possibilità di rivedere la disciplina”. Sempre a pagina 29, l'impegno della seconda colonna, quello relativo a Dublino, verrebbe sostituito in questo modo: “a proporre una riforma del regolamento di Dublino ispirata al principio del diritto d'asilo europeo e a sostenere la proposta di riforma della Commissione europea così come riformulata in sede di Parlamento europeo”.

Nell'impegno successivo, dopo la parola: “oggi”, sostituire le parole: “dimostratosi un fallimento” con le parole: “inapplicato da alcuni Stati membri”.

A pagina 30, nell'impegno che inizia con le parole: “a chiedere un'iniziativa dei Paesi dell'UE per interrompere immediatamente la vendita di armi (…)”, sostituire in questo modo: “il Governo si impegna a proseguire attivamente nell'azione di monitoraggio, nell'ambito delle periodiche e frequenti consultazioni con gli altri Stati membri dell'Unione europea, delle politiche di esportazione di materiale di armamento verso Paesi terzi, con particolare riferimento alle aree di crisi, nel rispetto delle determinazioni sia a livello europeo sia degli organismi internazionali” Nell'impegno successivo sostituire le parole: “a favorire all'avvio di una discussione”, con: “a continuare a promuovere la discussione”

Nell'ultima parte dell'ultimo impegno, dopo le parole: “che promuove iniziative per”, sostituire con le parole: “per rafforzare il carattere democratico dei processi decisionali europei”.

Se queste riformulazioni vengono accolte, il parere è favorevole.

Così come è favorevole il parere, se vengono accolte le riformulazioni del Governo, sull'ultima risoluzione Occhiuto e altri n. 6-00324. Nel secondo impegno, a pagina 32, sostituire le parole “ed evitando di accettare posizioni non discusse in Parlamento” con le seguenti: “in linea con gli indirizzi forniti dal Parlamento”.

Nel successivo impegno, sostituire le parole: “che hanno dimostrato il loro fallimento”, con le parole: “dimostratesi molto insoddisfacenti”.

Nello stesso impegno, dopo le parole: “New deal europeo”, sostituire con: “nonché nuove regole, in base alle quali le risorse necessarie…” e poi continuerebbe così com'è.

A pagina 33, nell'impegno successivo, sostituire l'attuale formulazione con le parole: “ad attuare un'iniziativa volta a correggere gli squilibri macroeconomici a livello europeo, anche sul lato dell'eccessivo surplus della bilancia commerciale, incoraggiando la Germania ad accrescere la propria domanda interna”.

A pagina 34, nell'impegno, dopo la parola “eccellenza”, aggiungere: “nel rispetto della normativa dell'Unione europea in materia e degli impegni assunti nell'organizzazione mondiale del commercio”.

Nella stessa pagina, nella seconda colonna, sostituire le parole del capoverso con: “a valutare la possibilità di promuovere la revisione della disciplina europea sugli aiuti di Stato, superando…” e poi rimarrebbe così come è nel testo originario.

A pagina 35, alla prima riga dell'impegno, sostituire con: “a contribuire attivamente alla predisposizione di linee guida…”

Modificare il terz'ultimo impegno, dopo le parole: “ (…) da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione;” come segue: “analogamente, continuare ad adoperarsi per un ruolo attivo anche nelle sue connessioni con la fascia subsahariana e nella stabilizzazione della Libia”. E poi rimarrebbe il testo così com'è.

Modificare il penultimo impegno, nel modo seguente: “a continuare ad adoperarsi per la tempestiva attivazione delle ulteriori fasi operative…”. E dopo la parola “Sophia”, inserire: “nel rispetto del diritto internazionale”.

Se queste riformulazione vengono accolte, parere favorevole alla risoluzione Occhiuto n. 6-00324.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signora Presidente. Con questa discussione noi stiamo ponendo in essere una sessione parlamentare di fase ascendente, in un periodo difficile per la UE per diverse ragioni: per un anacronistico tentativo di recupero della dimensione statuale (il cosiddetto sovranismo); per gli appuntamenti elettorali, che troppo spesso condizionano le azioni o anche solo le minacce di azioni (vedi il caso austriaco sui migranti); per le oggettive situazioni critiche che viviamo, che vanno dall'alto tasso di disoccupazione, in particolare quella giovanile, alla minaccia del terrorismo, alla Brexit, alla gestione dei flussi migratori, su cui la UE sconta un ritardo che oso definire colpevole.

Due gli aspetti del ritardo: la necessità di modificare Dublino, perché non possiamo più continuare ad avere regole inadeguate, e l'applicazione tempestiva delle regole esistenti. Mi riferisco alle tardive procedure di infrazione per Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca per mancata relocation.

Voglio, invece, esprimere un plauso al Governo per la proposta italiana, di cui ci è stata scippata la titolarità, di introdurre una nuova condizionalità per le violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione europea. Il mancato rispetto di entrambi deve comportare la sospensione o il congelamento dei fondi del bilancio europeo e condividiamo appieno questa nostra proposta.

Infine, una raccomandazione al Governo: non isoliamo la Turchia; ascoltiamo la voce delle opposizioni, che chiedono di non essere abbandonate. Dobbiamo essere severi ed esigenti con quel Paese, in tema di stato di diritto e di diritti umani, ma non blocchiamo i negoziati di adesione e riapriamo i capitoli 23 e 24, se non vogliamo che la Turchia si allontani sempre di più, accentuando una deriva autoritaria pericolosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Credo che prima di tutto dobbiamo riconoscere il grande lavoro fatto dal Dipartimento per le politiche comunitarie e anche da lei, signor sottosegretario, sul tema delle procedure di infrazione.

Mi sembra che la procedura di precontenzioso stia funzionando bene. Va ulteriormente potenziata e noto con piacere che non siamo più il fanalino di coda. Altri Paesi più titolati di noi adesso hanno più procedure di infrazione con noi.

Colgo l'occasione per invitare il Governo a uno sforzo di riflessione e di dialogo con gli altri Paesi europei più approfondito. Io ho buoni motivi per ritenere che, dopo le elezioni tedesche del 24 settembre, ci sarà una grande iniziativa per il rilancio dell'Unione europea in senso federale, sostenuta da Angela Merkel ed Emmanuel Macron.

Mi spiace vedere che in questo l'Italia ancora non c'è. Mi lasci dire una cosa: non aver mandato il Presidente della Repubblica, né il Presidente del Consiglio, ai funerali di Helmut Kohl è stato un errore gravissimo, perché ha mostrato insensibilità e anche ha fatto mancare un momento di consultazione informale di straordinario rilievo, perché in quell'atmosfera emotivamente forte sono maturate decisioni e proposte e l'Italia non c'era. Onore al Ministro Alfano che c'era, ma, evidentemente, lì doveva esserci il Capo del Governo o almeno il capo del principale partito di Governo, per significare la partecipazione dell'Italia alla costruzione di una proposta europea comune.

Ma le pare possibile che, in questo momento, l'unica cosa che noi sappiamo fare è lanciare la proposta di poter fare più debito, citando a sproposito il Trattato di Maastricht, che non dice affatto che si possa fare il 3 per cento di deficit liberamente, ma che dice che la regola è quella, affermata nel Fiscal compact, dello zero deficit e che ci sono tre punti da usare per politiche anticicliche, quando fossero necessarie? E, oltre a citare a sproposito Maastricht, si mostra grande insensibilità, per il fatto che bisogna fare proposte europee e recuperare anche più del 3 per cento di investimenti, ma creando un'agenzia europea per gli investimenti, anche dando così la garanzia che gli investimenti siano investimenti veri e non investimenti fasulli, come qualche volta nel passato è successo.

Detto questo, noi voteremo le risoluzioni di sostegno della politica del Governo, pur con le osservazioni fatte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Com'è noto, la XIV Commissione politiche dell'Unione europea ha svolto l'esame congiunto del Programma di lavoro della Commissione per il 2017 e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017.

In questo contesto le priorità indicate dalla Commissione si inseriscono in un contesto particolarmente difficile per il futuro dell'Unione, che oggi, oltre a perdurare della stagnazione economica, finanziaria e occupazionale, si trova ad affrontare sfide transnazionali: migrazioni, terrorismo e cambiamenti climatici in termini di particolare gravità.

Ciò nonostante, la Relazione programmatica contiene obiettivi ambiziosi, per la realizzazione dei quali occorrerà un concreto impegno alla fattiva collaborazione di tutti gli Stati membri. Mi riferisco in particolare al tema del cambiamento democratico, definito dalla stessa Commissione la più globale delle dieci priorità. Appare essere di importanza fondamentale e dovrebbe aprire le porte a un ripensamento strategico dell'Unione e dei suoi meccanismi di funzionamento.

Così come il risultato del referendum, che ha decretato l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, rappresenta, infatti, un segnale importante della disaffezione dei cittadini europei all'Europa di oggi e porta con sé il rischio della disarticolazione dell'intero progetto europeo e appare importante non vanificarlo, agendo piuttosto nel senso di rifondare l'Europa e le regole che la governano.

A tal fine Fratelli d'Italia lo ribadisce da sempre: occorre riscrivere i trattati istitutivi e tutti quelli di maggiore rilevanza, garantendo, attraverso di essi, il pieno rispetto dei fondamenti della democrazia, il primato dei popoli sulle esigenze finanziarie, il rispetto e la tutela della capacità economica e produttiva delle singole nazioni e la gestione unitaria dei servizi strategici, come l'energia o la difesa.

Occorre riformare l'Unione e le sue istituzioni, recependo le istanze di maggiore democraticità sostenute da numerosi Stati membri e l'alleggerimento delle regole economiche, che, a causa della loro eccessiva rigidità, stanno mettendo in difficoltà diverse nazioni, impedendo la ripresa economica, la crescita e lo sviluppo produttivo.

In questo quadro si colloca anche la questione della ripresa dell'occupazione, una priorità soprattutto per l'Italia, che deve essere necessariamente inquadrata in un processo di ripresa economica che possa garantire posti di lavoro stabili e prospettive per il futuro dei giovani. È più che necessario intervenire in ambito comunitario e permettere agli Stati che maggiormente sono interessati da alti livelli di disoccupazione di attuare politiche economiche di crescita che consentano una ripresa dell'occupazione nel lungo periodo. Non è più possibile continuare a credere che sia possibile crescere con queste politiche di austerity, che ci hanno portato al disastro e che hanno aumentato le disuguaglianze economiche e sociali.

Vi è, poi, la questione sempre più grave e attuale delle politiche migratorie, altra priorità per la nostra nazione, da anni lasciata sola a gestire il fenomeno. Le priorità della Commissione indicano l'attuazione dell'Agenda europea sulla migrazione e la riforma del sistema europeo comune di asilo, compresi i principi di responsabilità e solidarietà. L'Agenda europea sulla migrazione, elaborata dalla Commissione europea nel maggio 2015, è importante nella parte relativa all'azione immediata, al salvataggio di vite umane in mare, alla lotta alle reti criminali di trafficanti e al ricollocamento. L'Unione si propone il potenziamento dei propri strumenti per aiutare gli Stati membri in prima linea, ma di fatto nulla accade, anzi.

Il nostro Paese è sempre lasciato più solo e gravato da problemi legati all'accoglienza dei flussi di rifugiati oramai insostenibile. Ricordo la “Dichiarazione di Malta dei membri del Consiglio europeo sugli aspetti esterni della migrazione: affrontare la rotta del Mediterraneo centrale”, adottata lo scorso 3 febbraio, che impegnava gli Stati membri a prendere ulteriori misure per ridurre in maniera significativa i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e smantellare il modello di attività dei trafficanti, rimanendo al contempo vigili riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale e ad altre rotte. Tuttavia, nulla è stato fatto e nessun progresso è stato compiuto.

Tra le ipotesi dibattute nel vertice di Malta vi era quella di creare una line of protection, di fatto un blocco navale, da realizzare con unità e uomini libici, finanziato dalla Commissione con 200 milioni di euro a valere sul Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa, volto a ricostituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro al quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione “Sophia”, con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati. Ma, anche qui, nessun risultato significativo per il nostro Paese.

Inoltre, è completamente fallito il piano dei ricollocamenti e sinora anche i primi tentativi di accordo con la Libia e con le nazioni dell'Africa settentrionale e subsahariana per combattere il traffico di esseri umani non fanno significativi progressi, così come non hanno fatto progressi né la missione “Sophia” né l'attività dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, istituita nell'ottobre 2016 per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione.

In questo contesto l'operazione “Sophia” è ferma ormai da diciotto mesi, alla seconda fase, prorogata sino al prossimo 27 luglio, e non sembra avviata l'operatività della terza fase, nell'ambito della quale sarebbe finalmente possibile neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e dai trafficanti sia in mare sia a terra e, quindi, contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell'impegnarsi in ulteriori attività criminali.

Aggiungo, ancora, che per quanto attiene alle priorità fissate dalla Commissione con riferimento al rafforzamento del mercato comune e ad un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, andava salvaguardata la necessità della tutela dei mercati e delle specificità produttive ed economiche delle singole nazioni. Ma anche su questo versante il Governo stenta e prosegue a piccoli passi in maniera insufficiente.

Pertanto, Fratelli d'Italia voterà contro la risoluzione della maggioranza, ribadendo la necessità degli impegni che il Governo dovrebbe assumere in ambito europeo e, cioè, dare un nuovo impulso all'occupazione, alla crescita e agli investimenti.

È necessario attivarsi affinché sia finalmente recepita la necessità che l'Unione europea non attui politiche repressive verso gli Stati membri, consentendo invece agli stessi di mettere in atto politiche di sviluppo e di rilancio del tessuto produttivo, al fine di aumentare, in modo duraturo, i livelli occupazionali.

È necessario sollecitare l'avvio di un percorso di revisione delle politiche di bilancio volto a correggere gli aspetti di eccessiva rigidità, che frenano di fatto la ripresa economica e produttiva dei singoli Stati, e promuovendo, a livello nazionale e per quanto di competenza, una riforma costituzionale che ripristini appieno la sovranità dell'Italia nelle proprie scelte economiche.

Con riferimento poi alla priorità relativa a un'Unione di cambiamento democratico, occorre sostenere ogni iniziativa volta a riformare l'Unione e i suoi organismi nel senso di garantire maggiore democraticità al loro interno, promuovendo l'avvio di un nuovo processo di integrazione europea, volto a realizzare istituzioni che siano effettivamente rappresentative dell'espressione della volontà popolare e agendo in tale ambito affinché l'Italia mantenga la propria sovranità e l'autonomia delle proprie scelte.

Infine, con riferimento alla questione migratoria, occorre attivarsi in sede europea ai fini della realizzazione di un sistema di gestione dell'emigrazione e di asilo coerente ed equilibrato, che passi attraverso la revisione del regolamento di Dublino e la messa in atto di misure concrete contro l'emigrazione irregolare quali, in primo luogo, la realizzazione di un blocco navale davanti alle coste libiche e contro i trafficanti di esseri umani e garantendo l'efficacia dei meccanismi di espulsione attraverso la negoziazione di appositi accordi con gli Stati di origine dei migranti.

Occorre, poi, promuovere la piena realizzazione dell'Agenda europea sulla migrazione, sollecitando l'adozione delle iniziative necessarie affinché gli Stati membri riducano in maniera sostanziale i tempi di risposta alle domande di ricollocazione delle autorità italiane e incrementino gli impegni nel quadro del programma di ricollocazione.

Occorre sollecitare la rapida conclusione degli accordi di riammissione tra Unione europea e i Paesi di provenienza dei migranti, al fine di rendere più agevoli le procedure di rimpatrio di coloro che non hanno diritto a misure di protezione e ad applicare le stesse in ambito nazionale.

Occorre promuovere il varo della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che possa dare il via alla terza fase dell'operazione “Sophia”, al fine di contrastare, con maggiore efficacia, i trafficanti di esseri umani.

Con riferimento alla questione dell'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, occorre adoperarsi affinché i negoziatori dalla Commissione europea difendano le specificità socio-economiche ed identitarie del modello europeo rispetto a qualsiasi disposizione dell'accordo che possa minacciarle e sia tutelata l'Unione europea dal rischio di perdere la propria autonomia politica in materia di commercio estero e di eventuali regimi sanzionatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Interverrò sul prossimo documento, la legge europea, e per quanto riguarda questo dichiaro solo il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale - Centro Democratico secondo tutte le indicazioni fornite dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Signori colleghi, membri del Governo, il voto sulle risoluzioni riferite al programma di lavoro sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea ci dà l'occasione di fare il punto della situazione sullo stato di salute delle istituzioni comunitarie e sull'apporto del nostro Paese alle politiche continentali.

Spesso siamo costretti a parlare di Europa solo in prossimità dei Consigli europei, potendo dire la nostra sugli specifici aspetti trattati. Il dibattito di oggi, invece, è più ampio e ci consente, formalmente e finalmente, di fare una disamina più accurata e orientata in varie direzioni.

L'anno in corso è stato il primo dopo la drammatica, ma legittima, decisione del popolo britannico di lasciare la nostra Unione, ma anche quello in cui si è celebrato il sessantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma, che istituì la Comunità economica europea, le fondamenta, quindi, su cui si regge quella che noi oggi conosciamo come Unione. L'abbiamo detto più volte negli ultimi anni: abbandonare il termine “comunità” è stato un errore, ma, più che il nome con cui appellare le istituzioni, ad interessarci è lo spirito con cui i Governi europei dovrebbero parteciparvi; ed ecco penso che quello spirito dovrebbe essere comunitario. Del resto, soprattutto i più giovani, quelli che sono chiamati “generazione Erasmus”, sentono l'Europa come la loro casa, senza distinzioni nazionalistiche.

Il nazionalismo, però, da non confondere con il legittimo patriottismo, sembra ancora permeare le politiche portate avanti da alcuni Paesi nostri vicini. L'ultimo esempio lo abbiamo avuto con la gestione della crisi migratoria: tutti accoglienti con i porti degli altri; ma in questo caso i porti sono i nostri, in particolare, quelli del Sud della nostra penisola, e nostri sono anche i comuni chiamati a gestire emergenza ed accoglienza.

Il nostro Paese ha ricevuto complimenti univoci per le migliaia di vite salvate nel Mediterraneo, attestati di stima sono giunti da tutto il mondo; peccato che a tale stima, a tali complimenti, non sia seguita la disponibilità ad accettare il ricollocamento di almeno una parte dei disperati che arrivano sulle nostre coste e neanche la disponibilità economica da destinare ai progetti dedicati ad affrontare la crisi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Tante parole, bellissime parole, ma i soldi poi si sono trovati solo per chiudere la rotta balcanica.

L'Europa, anzi, i Paesi che ne fanno parte, hanno perso un'occasione; affrontare insieme la sfida delle migrazioni, economiche e non, avrebbe lanciato un segnale chiaro a tutto il mondo: siamo uniti e marciamo insieme. Già, perché marciare insieme è ciò di cui il nostro vecchio continente ha urgente bisogno, per non perdere la propria centralità economica e culturale nei confronti dei Paesi emergenti, che vedono crescere il proprio PIL a ritmi esponenziali e che cominciano ad affacciarsi sulla scena della politica estera intercontinentale: basti citare, tra tutti, l'interesse ormai pluriennale della Cina nel continente africano.

In questo contesto, ben vengano gli accordi commerciali, che finalmente apriranno alle nostre aziende mercati fino ad oggi difficili. Ben venga il CETA, che consentirà di combattere anche oltreoceano l'Italian sounding, ovvero la falsificazione dei nostri prodotti; e ben venga, quando verrà, il TTIP. Non dobbiamo avere paura, le nostre aziende in primis non devono avere paura: un mondo più aperto e più libero, anche da un punto di vista commerciale ed economico, sarà un mondo migliore, un mondo in cui il made in Italy potrà essere protagonista incontrastato.

Proprio nel momento in cui, nel nostro Paese, l'Europa gode del consenso più basso, avremmo invece bisogno di più politiche unitarie a livello continentale. Certo, negare l'evidenza è impossibile: l'Unione europea si trova a vivere una delle fasi più difficili della sua storia, per cui, anche per effetto della propaganda delle forze populistiche e sovraniste che siedono anche in quest'Aula, qualcuno mette addirittura in discussione la legittimazione del progetto europeo. Le istituzioni europee hanno provato a reagire a questa pressione, presentando programmi importanti: il Piano Junker per la ripresa economica, l'Agenda per le migrazioni, la Garanzia giovani; purtroppo, la miopia di alcuni partner non ha permesso a questi progetti di esplicare tutto il proprio potenziale. Far ricadere la colpa sull'Europa, però, sarebbe un errore e bene hanno fatto i Governi succedutisi in questi anni a proseguire col proprio lavoro di moral suasion sugli alleati. Del resto, a proposito di Europa, il tanto criticato euro, la nostra moneta unica, ha consentito al nostro Paese di tenere a freno i tassi di interesse sul nostro debito pubblico: senza le politiche della Banca centrale europea, la situazione economica italiana sarebbe ben peggiore di quella che conosciamo.

Per noi europeisti convinti, questo è un momento difficile; non è però quello per fermarsi e neanche il Governo italiano deve indietreggiare: serve, anzi, ancora più coraggio. Lo abbiamo detto qualche tempo fa in occasione di altre discussioni sulle politiche comunitarie e lo ribadiamo oggi: è giunto il momento di tornare a parlare di eurobond; non ci può essere momento migliore se non questo, in cui i tassi di interesse si riversano verso il basso e il costo del denaro a livello internazionale è sempre inferiore.

L'Europa ha bisogno di investimenti unitari, che devono poggiare sulla solidità finanziaria dei bilanci di tutti i 27 Stati membri, perché, in un mercato che ormai, per fortuna, è comune, l'investimento nelle infrastrutture della Grecia e del Sud Italia sono un investimento i cui benefici ricadono sull'intero continente.

Al Governo consigliamo quindi di rilanciare anche questa storica proposta italiana, che purtroppo negli ultimi anni è stata messa frettolosamente in un cassetto.

Concludo. Scelta Civica-ALA darà il proprio sostegno alla relazione della XIV Commissione, credendo che il programma di lavoro suggerito sia adeguato alle necessità che si prospettano, e che il lavoro del Governo, per andare veramente nella giusta direzione, abbia bisogno di qualche correttivo e di un altro po' - anzi, di tanto altro po' - di coraggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, io penso che il discorso sull'Unione europea meriti una riflessione un po' più approfondita, e penso che, guardando alla Relazione sulla programmazione nella Commissione, ci sia una valutazione di carattere generale che va fatta prima di entrare nel merito delle singole questioni. La valutazione di carattere generale che voglio consegnare a questa discussione è l'inadeguatezza di fondo delle risposte che l'Unione europea mette in campo davanti alle sfide che oggi dobbiamo affrontare. Non c'è nessun intervento di carattere strutturale davanti a fenomeni che invece hanno tutta l'immagine di essere strutturali. Non c'è una parola rispetto alle cause profonde delle crisi che hanno scosso le fondamenta dell'Unione, crisi che hanno aperto delle crepe che oggi rischiano di fare crollare l'intera infrastruttura istituzionale dell'Europa. È come se ci fosse una forma di miopia davanti alle emergenze che queste crisi stanno ponendo davanti a noi; e provo a dirle, ad elencare quelle che poi sono dentro questa Relazione, affrontate esattamente come dei piccoli incidenti di percorso, delle correzioni che bisogna apportare in un corso virtuoso dell'Unione europea.

La prima e più grande emergenza politica, sociale, culturale che l'Unione deve affrontare riguarda il terreno della disoccupazione giovanile. I dati che ci vengono consegnati sono allarmanti: parliamo di quasi 20 milioni di cittadini europei sotto i trent'anni che non lavorano, non studiano, appartengono a quella categoria che viene definita NEET. Questa dev'essere una priorità per l'Europa; lo deve essere, perché il rischio che noi corriamo davanti all'esclusione dal mercato del lavoro delle nuove generazioni europee mina la credibilità, la fiducia nelle istituzioni delle nuove generazioni europee. Ecco, io credo che quella dovrebbe essere l'emergenza; eppure, come ha affrontato l'Unione, la Commissione questa emergenza? Credo sia arrivato il momento di fare un bilancio su quella che è stata la cosiddetta Garanzia giovani: 6 miliardi di euro sono stati investiti per ridurre il tasso dei giovani inoccupati in Europa, 1,6 miliardi in Italia. Noi vorremmo fare un bilancio, visto che l'allora Ministro Poletti ci venne a spiegare, anzi spiegò sulle pagine dei principali quotidiani nazionali che, grazie a Garanzia giovani, si sarebbero creati 900 mila posti di lavoro per i giovani del nostro Paese. Ecco, ancora aspettiamo i primi di quei 900 mila posti di lavoro; in compenso, 1,6 miliardi euro, che dovevano essere investiti in politiche attive per il lavoro, sono stati bruciati in tirocini formativi fasulli, che sono serviti a dare qualche stagista alle imprese di questo Paese.

Vogliamo discutere e fare un bilancio serio su questo, del fatto che quei 1,6 miliardi potevano essere utilizzati per riformare i centri per l'impiego del nostro Paese; e invece non è stato fatto, non è stata accettata quella sfida, centri per l'impiego che oggi non sono funzionali a far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro né ad attivare percorsi formativi per i lavoratori o di orientamento per le imprese, che è la sfida che dovrebbero affrontare. Penso all'idea che, per esempio, davanti a una condizione così disastrosa sul piano sociale, il fatto che non si apra neanche la discussione sull'ipotesi di un reddito di cittadinanza universale in Europa che contrasti l'esclusione sociale di milioni di giovani e milioni di cittadini europei, la dice lunga su quanto si abbia la percezione di quanto a fondo abbia scavato la crisi economica nel nostro continente. O che non si discuta per esempio di un salario minimo, evitando il fenomeno di dumping sociale che si sta generando all'interno dell'Unione, soprattutto con i Paesi dell'Est Europa, dentro un'idea di competizione al ribasso sui diritti e sui livelli salariali. Possiamo discutere in questo Parlamento di una proposta italiana alla Commissione sull'istituzione di un salario minimo cioè dell'idea che un'ora di lavoro non possa essere pagata meno di una determinata cifra in tutti gli Stati dell'Unione, evitando che si producano fenomeni di sfruttamento del mercato del lavoro o è un tabù discutere di questo? Forse qualche élite finanziaria si infastidisce troppo quando si pone un limite rispetto alla logica del profitto che oggi governa interamente le politiche dell'Unione?

Ma potremmo parlare delle politiche economiche, della regolamentazione di un mercato finanziario che non è mai avvenuta. Si fa un gran parlare di costruire l'unione bancaria europea, ma dentro quella discussione mancano sempre le regole alla limitazione del potere speculativo degli interessi finanziari e delle banche. Vale per l'Unione europea e vale per le cose che fa questo Governo quando si fa il “salva banche” e si socializzano le perdite che hanno fatto gli speculatori finanziari e invece si privatizzano i profitti di quelle imprese come è stato fatto nel nostro Paese. Si può dire che, a fronte di enormi risorse finanziarie investite nel sistema bancario per i salvataggi, non è stata posta una sola regola di limitazione, davanti ai fenomeni speculativi che il sistema finanziario sta facendo oggi anche sugli Stati nazionali, come è successo alla Grecia. Io penso che questo andava fatto: delle limitazioni rispetto a chi fa fallire una banca e che poi non paga mai il conto, anzi se ne va a casa con buonuscite milionarie.

Non si discute del fatto che le politiche monetarie stanno determinando la crisi economica e che quindi bisogna mettere mano a una riforma anche dell'euro. Si parla di un “piano Juncker” e non c'è un bilancio sul fatto del fallimento del “piano Juncker”, e dell'idea che, in qualche modo, a fronte di quei miliardi di euro messi là, pochi, e dei preventivati investimenti che dovevano arrivare con il famoso moltiplicatore Juncker, tutto questo non sia avvenuto per due ordini di motivi. Uno, perché quel moltiplicatore era assolutamente fantasioso; due, perché, davanti alla crisi economica, che non è in via di definizione, il cavallo non beve, come si dice in gergo. Possiamo discutere del fiscal compact: Abbiamo apprezzato la posizione del nostro Governo che dice di non mettere il fiscal compact nei Trattati. Noi la sosteniamo questa posizione, chiediamo però un atto di coerenza al nostro Governo: presentate in quest'Aula una legge di riforma costituzionale per togliere dall'articolo 81 il pareggio di bilancio che avete inserito in funzione del fiscal compact e che oggi sta diventando uno dei pericoli più grandi di strozzatura della nostra economia. Quando andrà in vigore, al di là delle proroghe che facciamo per evitare di affrontare la mannaia del pareggio di bilancio, sarà un disastro per questo Paese. Allora, assumetevi questa responsabilità, credo che in quest'Aula si troverà l'unanimità rispetto a questa riforma costituzionale e non ci saranno bisogno di referendum improvvisati e azzardati.

Ma vogliamo discutere anche della sfida che ci pongono le migrazioni e qui c'è il punto più critico rispetto a come l'Europa affronta le grandi sfide che oggi la storia pone davanti a noi. Tutto il linguaggio che si usa rispetto alle politiche migratorie è improntato all'idea che bisogna proteggere le frontiere esterne. Davanti a una crisi di questa proporzione su scala globale, quella è un'idea stupida, non è un'idea che si può portare avanti e che si può consolidare senza violare diritti umani di uomini e donne che oggi si muovono anche per le condizioni di vita che in questo pianeta noi abbiamo determinato. Si istituisce un fondo fiduciario per l'Africa che si dice debba portare sviluppo e che risponde alla logica ormai dominante in questo Paese, purtroppo, dell'“aiutiamoli a casa loro”, che è come quando uno dice “io non sono razzista, ma”. Aiutiamoli a casa loro, mettendo a disposizione un fondo per l'Africa che viene utilizzato per costruire nuovi muri al sud del Sahara. È ipocrita l'idea che si risolva e si affronti il fenomeno migratorio attraverso la cooperazione internazionale. Lo dico, sapendo che la cooperazione internazionale è fondamentale rispetto a politiche di lungo periodo. Davanti a questa emergenza quei fondi, che noi investiamo, produrranno un effetto sulla vita e sulla condizione di vita in quelle aree del pianeta tra dieci o quindici anni. Quindi, cosa facciamo nel frattempo? Continuiamo a guardare le persone morire nel Mediterraneo o decidiamo che, spostando il mare nel deserto, non ci interessa perché non vedremo le persone morire nel deserto del Sahara?

Ciò che accadeva prima dell'instabilità della Libia, quando c'era Gheddafi e i migranti morivano nell'attraversamento del Sahara, invece che nel Mar Mediterraneo, e noi potevamo dormire sonni più tranquilli e mettere a posto le nostre coscienze. Si può aprire una discussione sul Trattato di Dublino che non sia semplicemente propagandistica? Io ho sentito in quest'Aula diversi Presidenti del Consiglio venire qui a spiegare prima di ogni Consiglio europeo che bisognava avviare la riforma del Trattato di Dublino. Quella riforma è stata incardinata, c'è un progetto di riforma del Trattato di Dublino che è già in stato avanzato, eppure il nodo centrale di quel Regolamento che era l'elemento caratterizzante non viene messo in discussione ovvero l'idea che sia il singolo Stato di primo approdo che debba occuparsi di tutta la pratica che riguarda l'accoglienza e l'asilo dei migranti.

Io penso che oggi per questo Paese la vera sfida è andare al Consiglio europeo e porre il veto sul Progetto di bilancio se non si modificano le regole del Trattato di Dublino, se non si stabilisce che l'accoglienza davanti a un fenomeno storico di questa portata è una responsabilità comune dell'Unione, perché quella è la sfida, non chiudere i porti, non limitare la possibilità alle organizzazioni non governative di salvare vite umane. Solo se affronteremo queste crepe e ristruttureremo interamente l'Unione europea, questa avrà un futuro, a partire dalla revisione dei Trattati che diventa assolutamente urgente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Io molto raramente in quest'Aula mi sono trovato d'accordo con le dichiarazioni fatte dal collega che mi ha appena preceduto, il collega Palazzotto, però devo dire che in termini generali l'incipit del suo intervento mi convince cioè all'interno di questa relazione non vi è nulla di carattere strutturale che possa dare delle risposte a tutte quelle che sono le sfide, non solo programmatiche, ma anche quelle emergenziali, che l'Unione europea si pone quotidianamente nel cercare di dare delle risposte a quelli che sono i bisogni e le necessità dei cittadini.

Purtroppo, il lavoro della Commissione su questa relazione si pone assolutamente in linea con quello che è sempre stata la proposta Juncker, dal 2014 in avanti, e quindi difficilmente ci può trovare concordi, ma non tanto sull'elencazione dei dieci punti che magari ne lasciano fuori tanti altri, ma sulla incongruenza fra le desiderate e quelli che sono effettivamente poi le situazioni contingenti con cui questi punti devono essere in qualche modo toccati. Andiamo semplicemente ad analizzarli, così, per cercare di essere pratici e cercare di dare un contributo fattivo e di buon senso a quello che è il dibattito.

Il primo punto riguarda come sempre, giustamente, un impulso all'occupazione. Però anche qui, questo tentativo da parte della Commissione europea di dare un impulso all'occupazione, mettendo anche soldi, stimolando fondi, stimolando investimenti, e così via, si va a scontrare in maniera chiaramente pesante con quella che è la compatibilità di questi programmi di espansione e di crescita con i vincoli sempre più stringenti cui sono obbligati gli Stati membri per rispettare, ad esempio, i termini del fiscal compact.

Il secondo punto che viene posto nell'agenda è quello dell'unificazione digitale. Assolutamente condivisibile, però se l'unificazione digitale, come ci è parso di capire, anziché cercare di digitalizzare quella che è tutta l'amministrazione pubblica, e quindi di rendere molto più fruibile, molto più semplice, l'accesso a tutto quello che è la burocrazia, anzi a limitare la burocrazia e quindi agevolare in qualche modo lo sviluppo non solo delle imprese, ma anche del rapporto fra cittadini e la pubblica amministrazione, si orienta in maniera preponderante verso l'e-commerce, ci viene il dubbio che qualcuno voglia fare delle fughe in avanti lasciando indietro magari altri Paesi dell'Unione Europea che ancora non sono così strutturati, sia per una sorta di gap digitale che si trova in determinate aree del Paese, sia anche per un fatto di legislazioni che mancano per supportare veramente quello che è l'e-commerce e quindi lo sviluppo della commercializzazione della propria anche produzione interna. Andiamo all'altro punto quello veramente dolente cioè quello della politica energetica comune.

Anche qui parlano di politica energetica comune, quando sono a un tavolo con tutti e 27, e poi dopo tornano a casa e fanno, anche qui, accelerazioni, cercando di rendersi singolarmente autonomi da un punto di vista energetico, tralasciando tutto quello che sono i buoni propositi che vengono detti in sede europea. L'approfondimento dell'integrazione del mercato interno e del rafforzamento della sua base industriale: è una cosa lodevole, ma, anche qui, bisogna creare le condizioni perché vengano sottratte determinate potenze industriali al tentativo tutto tedesco di essere una sorta di loro subfornitori e null'altro. Quindi, anche qui, un ruolo di equilibrio che deve essere assolutamente tenuto in considerazione, che non ci pare che venga minimamente citato.

L'obiettivo, poi, di pervenire ad un'unione monetaria più profonda: anche qui, pare condivisibile, però è scarsamente compatibile con i meccanismi che regolano attualmente l'offerta monetaria da parte della Banca centrale europea, soprattutto per la ridottissima capacità di intervento dell'Istituto di emissione di Francoforte nella gestione dei debiti pubblici dei singoli Stati. Passiamo a una cosa che viene trattata molto, molto, molto in maniera superficiale, cioè il rapporto con la nuova Amministrazione americana. È chiaro che per noi, fortunatamente, l'atteggiamento diverso da parte dell'Amministrazione Trump ci mette al riparo dall'accelerazione di sottoscrizione di trattati folli come il TTIP, però non ci mette al riparo da ulteriori tentativi da parte americana di aggredire il nostro mercato con loro prodotti o, addirittura, con prodotti di multinazionali con base statunitense, ma prodotti, magari, in Cina o in Vietnam. Questo tema non viene minimamente toccato in termini di tutela delle produzioni europee dei singoli Stati europei.

Uno degli altri punti è l'obiettivo di stabilimento di uno spazio unico europeo di giustizia: benissimo, però, anche qui, visto che si parla di giustizia, e quindi che si parla, di fatto, di libertà individuali, va tenuto assolutamente conto, e non ve n'è traccia - almeno noi non ne abbiamo trovato traccia, magari non saremo così skilled, come dicono in Inghilterra, nel riuscire a capirlo -, della necessità di non snaturare gli ordinamenti giuridici dei singoli Stati membri dell'Unione, che spesso e volentieri sono il risultato di processi storici delicati e riflesso di culture nazionali e locali che non sempre possono essere in qualche modo armonizzati, soprattutto quando c'è una differenza sostanziale fra il nostro tipo di diritto e quello che è il meccanismo della common law e della civil law.

Controllo dell'immigrazione, il vero tema dolente che tutti quanti cercano di tenere sotto il tappeto: qui, chiaramente, perché l'atteggiamento ipocrita della Commissione è sotto gli occhi di tutti, addirittura riesce a lamentarsi anche il Partito Democratico di questa cosa, quindi veramente è lapalissiana la questione, però nessuno ha il coraggio di dire che l'unica maniera è quella di ribadire che le frontiere esterne dell'Unione europea devono essere chiuse agli immigrati irregolari, che devono essere applicate, come abbiamo sempre detto da anni a questa parte, delle regole di respingimento nella massima tutela di quelle che sono le vite umane, nel salvataggio delle vite umane, ma il trasferimento non può essere fatto solo ed esclusivamente nei porti italiani; deve essere fatto nei porti dei Paesi di cui battono bandiera le varie navi che vanno in soccorso, soprattutto quelle delle ONG, magari anche riportandoli, che so, un po' in Egitto e un po' in Tunisia, visto che, effettivamente, da un punto di vista di diritto internazionale, quelli sono i porti sicuri più vicini cui si trovano le navi che vanno a soccorrere.

Vi è, poi, l'aspirazione dell'Unione europea ad esercitare un ruolo più alto, di più alto profilo, nella scena mondiale. Anche qui, comprensibilissimo, ma, senza una capacità militare reale da un punto di vista europeo, questa cosa risulta un esercizio quasi di ipocrisia, perché, se non si ha la capacità di intervento militare, come hanno, invece, gli Stati Uniti d'America, ci facciamo ridere dietro, come ci facciamo ridere dietro tutte le volte che si muove l'Alto Commissario Mogherini, che ha fatto più danni lei che la peste.

Vi sono, poi, gli ultimi due punti: la necessità, ma questo è un discorso che si fa storicamente, di un cambiamento democratico all'interno dell'Unione europea, e questa è un'esigenza sempre più maggiormente avvertita, che, però, ci pare confliggere pesantemente con la natura tecnocratica di parte, di buona parte, anzi, direi della maggior parte delle istituzioni europee.

In ultimo, nella Relazione programmatica si cita il meccanismo del cosiddetto EU Pilot, che noi abbiamo sempre sostenuto, perché riteniamo essere un meccanismo molto più soft nella risoluzione di controversie, nella soluzione di situazioni di incaglio, di contrasto, che ci sono fra i singoli Stati membri e l'Unione europea. Però, anche qui, abbiamo il timore, perché alcuni segnali negativi ci arrivano dall'Unione europea in questo senso, che l'unica cosa positiva fatta negli ultimi anni in termini di relazione soft, di utilizzo di moral suasion nei confronti della Commissione europea, voglia essere abbandonata.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA PINI. Mi accingo a concludere, Presidente. Ecco, noi voteremo chiaramente in maniera favorevole su tutte quelle risoluzioni che propongono delle soluzioni concrete a tutte queste problematiche e che non stanno solo in superficie, ma vanno un po' nel dettaglio. No, collega Gozi, non voteremo sicuramente quella di maggioranza, perché ci pare molto fumosa; molto ampia, ma anche molto fumosa, molto opaca, su determinati temi. Voteremo sicuramente tante altre, perché affrontano in maniera molto più coraggiosa i temi dell'immigrazione, del Fiscal compact e tante altre problematiche che affliggono i cittadini di tutti i Paesi, di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, che sono vittime di un sistema tecnocratico e non sicuramente democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Credo, come è anche scritto nella nostra risoluzione, che questa fase, cioè l'esame da parte della XIV Commissione e dell'Aula della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea per il 2017 e il Programma di lavoro della Commissione per il 2017, rappresenti, ripeto, come abbiamo scritto, una fase importantissima, perché, forse, è il momento più importante in cui si può concretizzare quella fase ascendente, quella partecipazione alla fase ascendente delle normative del sistema di legislazione europea di cui tanto parliamo e a cui spesso, però, anche con gli strumenti in possesso, che forse sono insufficienti, questo Parlamento ha difficoltà a partecipare. Noi non utilizziamo spesso anche gli strumenti che a volte ci lamentiamo essere insufficienti, ma spesso non utilizziamo nemmeno gli strumenti che abbiamo, gli strumenti che ci siamo dati, tra l'altro, con la legge n. 234 del 2012.

Insomma, credo che, per esempio, il momento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio alla vigilia dei Consigli europei sia un momento importante, in cui il Parlamento potrebbe avere molta più attenzione ed entrare e penetrare molto di più nelle tematiche che i Capi di Governo vanno a trattare, in modo da poter anche dare l'apporto parlamentare, ma spesso quella giornata, signora Presidente, si risolve in una contrapposizione sui temi di attualità politica e spesso sfugge davvero, invece, alla voglia di partecipazione, che poi altre volte, peraltro, è espressa dal Parlamento, ma che spesso comunque non si realizza.

Devo ringraziare la relatrice, l'onorevole Berlinghieri, che ha saputo sintetizzare e portare avanti i lavori della XIV Commissione, tra l'altro nella circostanza di contemporaneità anche con la legge europea, che la vede anche investita come relatrice. Noi credo che possiamo vantare rispetto all'attività della XIV Commissione una buona attività, lo abbiamo scritto riguardo anche a come abbiamo affrontato tutto il problema del contenzioso a livello europeo con le procedure di infrazione ridotte, gli EU-Pilot affrontati, quindi insomma i numeri sono stati più volte riportati in quest'Aula.

Tuttavia, penso che in questo momento ci si debba concentrare anche su aspetti più generali, veri e propri della nostra partecipazione all'Unione europea e su quello che vogliamo per l'Unione del futuro. L'Europa si è trovata ad affrontare in questi anni questioni e problematiche storiche epocali, che forse mai in nessun periodo sono state così concentriche, e l'attacco anche allo stesso percorso di integrazione dell'Unione europea. Potremmo citare la Brexit così come la nascita in tutta l'Europa di movimenti che si fondano proprio sull'antieuropeismo e sulla deviazione dal percorso di integrazione europea e forse si potrebbe anche vedere che rapporto di causa ed effetto c'è tra tali fenomeni e una crisi economica fortissima che ancora perdura, che è stata forte e terribile in questi anni.

Allo stesso modo stiamo affrontando forse la più grave crisi di emergenza dei flussi migratori che pongono problemi e questioni nuove ma attualissime a tutti i Paesi europei ed in particolare al nostro; così come, collegato a questo, è il problema della recrudescenza del terrorismo di matrice jihadista, il terrorismo islamico, che ha ferito e sta ferendo le più grandi città e le più grandi piazze europee.

Si tratta di un insieme di questioni magari collegate a tante altre che hanno fatto vacillare e fanno vacillare il percorso di integrazione europea, che pongono dubbi su questo percorso. Ebbene, ritengo che, in linea con l'impostazione data alla Relazione del Governo italiano, la soluzione è assolutamente invece di andare molto più velocemente, di accelerare, di cercare più Europa a partire dall'Unione politica. Infatti, abbiamo assolutamente la certezza che, laddove l'Europa e le istituzioni europee sono state pienamente investite senza passaggi mediatori con Stati membri, le istituzioni europee hanno ottenuto risultati importanti.

Mi riferisco in particolare - faccio l'esempio riportato da tutti - della Banca centrale europea che, per quello che erano le sue attribuzioni in questi anni, ha sostenuto fortemente l'economia europea, le monete e ci ha consentito comunque di avere un periodo di tassi bassi e stabili in un periodo in cui la crisi era importante e il rischio sulla speculazione e sui debiti sovrani era attualissimo. Anche qui però si manifesta tutta la debolezza del percorso di integrazione europea perché, rispetto all'obiettivo fondamentale dell'Unione bancaria, noi oggi ancora siamo fermi sul terzo pilastro, sul sistema di tutela dei depositi, che è un passaggio fondamentale per quanto riguarda l'unione bancaria. Senza un sistema comune di tutela dei depositi è chiaro che il rischio sistemico di crisi bancarie e quindi anche di suo riverbero nell'economia non è scongiurato: ne sono assoluto esempio le vicende che stanno accadendo in questi giorni. È chiaro che ciò significa andare velocemente verso un obiettivo che pure l'Europa si è data nonostante le resistenze di alcuni Paesi di cui capiamo le paure di condivisione dei rischi con altri sistemi, ma oggi, dopo ormai quasi due anni di vigilanza comune, dopo la delega sui sistemi di risoluzione, credo che l'obiettivo sia maturo e il Governo deve enfatizzare questo traguardo, come fa nella sua Relazione. Ritengo che da questo punto di vista non è possibile fare un passo indietro ma bisogna assolutamente andare avanti.

E ritengo che sia utile porre la stessa impostazione sulla questione importante e attualissima dei flussi migratori, anche se su essa nei Trattati c'è molto meno e dal punto di vista della integrazione si è fatto molto meno perché non sono così chiare le attribuzioni a livello europeo. Non credo che ci sia a regime una soluzione diversa dal delegare a un'istituzione europea la problematica del controllo delle frontiere e del controllo della gestione dei flussi migratori. È chiaro che non possiamo trascurare i passaggi che sono stati fatti: le determinazioni sulle relocation e il parziale fallimento della politica delle ricollocazioni con alcuni Stati membri che anche qui si sono opposti o hanno fatto orecchie da mercante. Ma a livello europeo c'è oggi una consapevolezza diversa e anche la possibilità e la convinzione di prendere anche decisioni importanti e forti con l'apertura di procedure di infrazione laddove non vengano rispettati gli obblighi fissati sulle ricollocazioni e sulle quote da attribuire a ogni Paese per la questione migranti. Ma è un fatto assolutamente parziale e inevitabile immaginare che, anche su questo problema, ci sia l'investitura, l'attribuzione a un'istituzione europea che possa gestire il controllo delle frontiere e molti altri temi come la difesa e la sicurezza: sono tutte questioni che non hanno possibilità di una gestione fatta dai singoli Paesi membri o una gestione competitiva. Dobbiamo immaginare che l'integrazione è la soluzione per tutti quei problemi che quanto meno vengono condivisi con gli altri Paesi. Personalmente - concludo - sono addirittura favorevole a una maggiore investitura delle istituzioni europee, prima di tutto del Parlamento europeo che naturalmente con il Trattato di Lisbona ha avuto attribuzioni e deleghe più importanti ma che credo siano assolutamente insufficienti. Il nostro lavoro deve andare invece verso una sempre maggiore attribuzione al Parlamento europeo delle funzioni più importanti per realizzare una vera e propria democrazia federale europea (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albini. Ne ha facoltà.

TEA ALBINI. Grazie, Presidente. Il sottosegretario Gozi ha praticamente riformulato la nostra risoluzione, pur non stravolgendone il senso. Pertanto mi pare opportuno ribadire alcuni punti che chiediamo al Governo di considerare quale contributo al fine di migliorare le condizioni di permanenza all'interno dell'Unione europea che non può essere dominata da interessi esclusivi dei singoli Stati ma deve essere proiettata nella difesa dei diritti umani, della solidarietà e per promuovere il benessere dei cittadini e della giustizia sociale, contrastando le disuguaglianze e gli egoismi di Stato. Ma perché queste parole non rimangano vuote occorre promuovere alcune azioni e prioritariamente adoperarsi per la modifica del fiscal compact, necessaria per favorire gli investimenti anche nazionali entro il limite del 3 per cento o, in alternativa, a contrastare l'inserimento del fiscal compact nei Trattati europei. Solo favorendo investimenti pubblici si riavvia concretamente il lavoro anche a livello locale e quindi l'occupazione senza la quale non esistono diritti né condizioni paritarie per i nostri cittadini soprattutto per i più giovani, che comunque rimangono purtroppo esclusi in gran parte dal mondo del lavoro. Basta pensare che ben 15 milioni di loro sono esclusi nei diciannove Paesi dell'Eurozona. A sostegno di questa politica riteniamo debba essere garantito ad ogni Paese il limite massimo del 6 per cento del surplus commerciale, promuovendo di conseguenza un grande piano di crescita tramite investimenti pubblici nei vari settori strategici, arrivando almeno a 500 miliardi, realizzando così l'obiettivo di strategia Europa 2020, con cui viene posto l'obiettivo del 75 per cento di occupazione per la popolazione fra i 20 e 64 anni.

Nei prossimi giorni il nostro gruppo presenterà una proposta di legge per favorire una politica di investimenti, per la quale chiediamo fin da ora l'adesione di quanti ritengono fondamentale per la nostra economia ripartire da lì. Ma occorre rafforzare le azioni utili a promuovere un nuovo patto sociale per proteggere dall'esclusione, dalla povertà e dalla malattia, anche con forme di cooperazione rafforzata. So che il segreto sottosegretario Gozi è sensibile al problema, ma ribadiamo la necessità di introdurre una legislazione comunitaria completa, a tutela delle tecnologie, della capacità industriale e occupazionale dell'Unione, come il potenziamento degli strumenti relativi alla portabilità dei contenuti digitali. Rimane assolutamente fondamentale continuare a investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili, rispettando il target dell'Accordo di Parigi del 2015, promuovendo e incentivando tutte le politiche relative all'ambiente e alla sua salvaguardia, cercando di coinvolgere anche gli Stati Uniti nell'attuazione delle diverse strategie internazionali per la riduzione dei gas e per uno sviluppo sostenibile, assumendo il problema come emergenza mondiale.

Discorso a parte e particolarmente attuale è quello di intraprendere ulteriori ed urgenti iniziative per regolamentare i programmi di accoglienza e inclusione dei migranti, affrontando il problema non come un'emergenza ma come fenomeno strutturale che è destinato a durare nel tempo. Occorre un impegno ancora più determinato del nostro Paese, in tutte le sedi europee, per supportare la posizione espressa dal Parlamento europeo e per arrivare ad un accordo che preveda il diritto di asilo comune europeo e che tutti gli Stati membri partecipino egualmente all'accoglienza, per una nuova solidarietà tra Paesi e le popolazioni d'Europa. L'Europa tutta è negligente, e poco è stato fatto nonostante i proclami. La gestione dell'accoglienza continua a presentare numerose criticità nel nostro Paese, e i costi sociali ed economici di tale negligenza e mala gestione si riflettono sia sulle popolazioni accoglienti che sui rifugiati e richiedenti asilo. Il nostro Paese è chiamato ad un'assunzione di responsabilità e, allo stesso tempo, a uno sforzo di elaborazione di proposte che siano ispirate a criteri fondati sul diritto internazionale e sui diritti umani, slegando il tema della difesa e della sicurezza dei cittadini da quello dell'immigrazione e dell'accoglienza dei rifugiati che scappano da guerre, carestie e persecuzioni.

Insieme al contrasto ai nuovi mezzi del terrorismo, sarà ancora più importante implementare la lotta al riciclaggio e al controllo della vendita delle armi. Quanto al fenomeno dei foreign fighters, appare urgente rafforzare gli strumenti di controllo in entrata e in uscita alle frontiere estere, favorire lo scambio di informazioni fra le autorità di Polizia dei vari Paesi e il rapporto diretto fra il gruppo antiterrorismo ed il Centro europeo anti-terrorismo istituito presso l'Europol. Ovviamente sono da sostenere tutte quelle azioni e quei programmi che vadano nel senso della prevenzione e della sensibilizzazione sui rischi, che corrono anche via web, sui temi della radicalizzazione, a cominciare, come ci insegnano i fatti recenti, dalle carceri.

In conclusione, chiediamo che il Governo italiano debba impegnarsi per una svolta strategica che favorisca una maggiore consapevolezza del valore dell'istituzione europea, promuovendo iniziative utili ad ampliare il processo decisionale europeo in senso democratico, quale espressione diretta di una rinnovata partecipazione dei cittadini a valori fondanti della comunità. Dichiaro comunque, signora Presidente, che accettiamo la riformulazione proposta dal sottosegretario Gozi alla nostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente, riteniamo che la discussione sui documenti che definiscono l'impegno del nostro Paese in Europa sia troppo spesso meramente tecnica, ispirata nel merito e nel linguaggio ad una retorica troppo burocratica, o troppo interessata a non distanziarsi troppo dall'euro-ortodossia.

Forse, invece, sarebbe opportuno modificare il nostro approccio a questi termini, sia in modo operativo - perché troppo spesso siamo stati distratti o irrilevanti nei processi ascendenti di formazione delle decisioni che l'Europa prendeva, anche rispetto a quelli che sono gli interessi e a quella che è la vita dei cittadini italiani - sia nel linguaggio e nel modo di affrontare la discussione sul lavoro della Commissione europea e sulla nostra partecipazione all'Unione.

Sarebbe opportuno cambiare il nostro registro, perché molto spesso si utilizza l'Europa come capro espiatorio per giustificare le troppe dimenticanze italiane, le assenze, le inconcludenze dei Governi italiani, che negli ultimi anni hanno partecipato ai tavoli dove si assumevano le decisioni più rilevanti in materia di politica economica o di immigrazione e poi, magari, le hanno contestate quando ne hanno capito successivamente la portata e le conseguenze.

È vero, è incontestabile che l'Europa stia dimostrando tutti i suoi limiti, soprattutto quando, con troppa frequenza, fa prevalere gli egoismi nazionali dei singoli Stati - io direi dei singoli Governi - sugli interessi complessivi dei cittadini europei. Proprio le vicende che riguardano la questione immigrazione sono emblematiche, in questa direzione, ma è ancora più vero che il nostro Governo si è troppo spesso comportato come l'utile idiota rispetto agli altri Paesi e ai partner dell'Unione europea. Come si può spiegare altrimenti, signora Presidente, che, dopo aver presieduto un semestre europeo, dopo aver partecipato a decine di vertici, l'azionista di maggioranza dell'attuale Governo, Renzi, il Presidente del Consiglio del Governo che ha governato in Italia negli ultimi tre anni, si svegli e chieda all'Europa un'assunzione di maggiore responsabilità rispetto al problema dei migranti? Ha fatto bene, ha fatto bene a farlo, ma ha dimostrato di aver dimenticato che fu proprio il suo Governo a chiedere, attraverso Triton, che tutti i migranti nel Mediterraneo fossero sbarcati da tutte le imbarcazioni del mondo nei soli porti italiani.

Ecco perché non è più tempo di approcci rituali alla discussione sull'Europa e alla nostra partecipazione ad essa. Il programma di lavoro della Commissione, il terzo del suo mandato, presentato il 25 ottobre 2016, si pone in una linea di continuità rispetto ai programmi degli anni precedenti, ribadendo l'impegno a favore delle dieci priorità indicate negli orientamenti politici presentati dal Presidente Juncker all'inizio del suo mandato, nel luglio del 2014, eppure il contesto nel quale la Commissione deve operare è caratterizzato dalla perdurante crisi economica, finanziaria e occupazionale, a cui si è aggiunta una crisi migratoria determinata dall'esodo di massa proveniente dai Paesi colpiti da gravi conflitti interni e una crisi di sicurezza interna all'Europa conseguente ai ripetuti attacchi terroristici di matrice islamista.

Le sfide di carattere epocale che ne conseguono sono un banco di prova decisivo per l'Europa. Il futuro dell'Unione europea dipende dalla capacità che essa dimostrerà di dare risposte comuni e soprattutto concrete. Si misurerà proprio in questa contingenza anche la possibilità per l'Unione europea di tornare ad essere considerata dai cittadini come una risorsa, come un'opportunità, e non, come è stato in questi anni, un soggetto burocratico di vincoli e di ostacoli.

È più che mai necessaria, dunque, una riflessione sul futuro del progetto europeo e sull'Unione europea, sul suo assetto istituzionale e sulla sua centralità rispetto al quadro regionale e internazionale, segnato da crisi e da instabilità. A settant'anni dal Trattato di Roma, le conquiste del percorso di integrazione europea, l'Unione europea e la moneta comune, appaiono, infatti, molto più fragili e precarie di quanto solo alcuni anni fa si sarebbe potuto immaginare. La crescita dei movimenti anti-europei in tutta Europa è una realtà, seppure con un peso e con caratteristiche diverse nei principali Paesi dell'Eurozona.

La Brexit è un vulnus, che rischia di diventare un riferimento alternativo e negativo, per quanti si sentono stanchi da questo tipo di Europa.

Ecco, nella nostra risoluzione abbiamo individuato una serie di impegni, contenuti nella versione integrale del mio intervento, che chiedo, signora Presidente, l'autorizzazione a depositare.

Abbiamo chiesto, per esempio, che il Governo italiano si impegni nella direzione di ottenere dall'Europa un grande piano d'investimento, una sorta di New deal, utilizzando anche la circostanza dei bassi tassi di interesse, che favorirebbero investimenti finanziati, per esempio, dalla Banca europea degli investimenti. Ma, quindi, chiediamo un piano di investimenti con risorse vere, non con quelle contenute nel piano Juncker, che erano in gran parte virtuali. Infatti, c'è stato detto che avrebbero dovuto sviluppare un effetto moltiplicatore, del quale non ci siamo accorti, ma del quale non si sono accorti i cittadini europei.

Abbiamo chiesto, per esempio, al Governo italiano di fare valere le ragioni degli altri Paesi rispetto alla Germania, in ordine alla necessità che la Germania riduca il suo eccessivo surplus nella bilancia commerciale, che danneggia tutti gli altri Paesi dell'Eurozona e provoca squilibri troppo ampi tra i Paesi. Infatti, spesso, la Germania è solerte nel ricordare agli altri gli obblighi dovuti dall'appartenenza all'Unione europea, ma dimentica poi i propri.

Abbiamo registrato anche, con favore e con piacere, che il Governo e la maggioranza da più di qualche settimana, da qualche mese, su questo tema hanno riconosciuto la bontà delle nostre argomentazioni. Ma non ci pare che in Europa si siano fatti finora passi in avanti per affermare questa necessità.

Abbiamo chiesto, nella nostra risoluzione, di svolgere un'azione più incisiva e più attenta in seno a Frontex, per quanto riguarda le frontiere europee. Abbiamo chiesto al Governo di farsi portavoce del problema legato alla gestione dei flussi migratori, al fine di applicare strategie che dimostrino di contenere un punto di equilibrio tra principio di accoglienza e necessità di garantire la sicurezza interna. Abbiamo chiesto anche di disporre, a proposito dell'unione bancaria, piani per arrivare alla garanzia europea comune dei depositi bancari.

Questa ed altre cose abbiamo chiesto nella risoluzione. Siamo contenti che il Governo abbia dato parere favorevole, pur con alcune riformulazioni, che abbiamo giudicato non sostanziali. Per cui accetteremo le riformulazioni proposte dal Governo e lo ringraziamo per la sensibilità dimostrata.

Non voteremo, però, la risoluzione di maggioranza. Anche noi riconosciamo all'onorevole Berlinghieri di avere fatto un buon lavoro, ma ci pare che la risoluzione di maggioranza - per la quale, peraltro, chiediamo la votazione per parti separate - contenga, nelle premesse, un approccio autocelebrativo rispetto al Governo e faccia in qualche modo l'apologia di ciò che il Governo avrebbe fatto in Europa e che, secondo noi, invece, non ha fatto.

Anche nel dispositivo - sul quale invece ci asterremo - sono contenuti degli impegni apprezzabili e condivisibili, ma si declinano come se fossero la naturale prosecuzione di un impegno che il Governo ha già espresso in Europa. Secondo noi, non è così.

Apprezziamo il sottosegretario Gozi e vogliamo rilevare che ci fa piacere che ci sia lui, ogni volta che si discuta di questi argomenti, perché ne riconosciamo la competenza e le capacità. Ci sarebbe piaciuto, per esempio, che ci fosse un Ministro e non un sottosegretario per le politiche europee, magari, onorevole Gozi, lei, come Ministro, invece che sottosegretario. Questo, forse, avrebbe dimostrato una maggiore attenzione da parte del Governo, su temi che probabilmente sono centrali per i cittadini, ma non sono ritenuti altrettanto importanti per chi a quei tavoli partecipa con troppa distrazione a volte.

Quindi, voteremo chiaramente a favore della nostra risoluzione e di alcune altre risoluzioni presentate. Ci asterremo sul dispositivo della risoluzione di maggioranza, votando contro le premesse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Colleghi, l'Europa è vista sempre più come l'ancora di salvezza dei nostri problemi, l'istituzione posta come baluardo più alto. La tiriamo in ballo per la questione dell'immigrazione, come se dipendesse solo da loro, ne rendiamo grazie per i numerosi bandi regionali e nazionali, finanziati con risorse comunitarie, che permettono agli enti locali di godere per gli investimenti, che però sono sempre soldi nostri, al netto dei costi della tecnocrazia.

Eppure, nel corso degli anni, quest'Europa ha fallito per tutta la linea: un'Europa strabica, miope, arrogante, che non ha più autorevolezza, che non è solidale. Noi vogliamo cambiarla, vogliamo far sì che sia sempre più democratica e trasparente.

Ma andiamo con ordine. L'Unione europea per anni si è tenuta insieme per un solo collante, l'euro, che non è nemmeno moneta unica di tutti i Paesi dell'Unione, dove tutto ha ruotato intorno alle misure di austerity dei Paesi fuori dai criteri di convergenza, le misure dei tecnocrati di Bruxelles, i tagli imposti, la trojka, il tremendo esperimento Grecia, il fiscal compact. Il vincolo del 3 per cento del rapporto deficit PIL è stato per anni il faro del nostro Paese, andando a peggiorare la situazione economica dell'Italia, già per nulla fiorente. La riduzione del debito pubblico, misure lacrime e sangue, per un debito che, alla fine, non è mai sceso. A cosa sono serviti tutti questi tagli? Qualcuno prima o poi ce lo dovrà spiegare.

Un'Unione Europea che per anni è stata in piedi per risolvere le crisi bancarie di mezza Europa, una BCE che si è accorta di essere una banca centrale solo negli ultimi due anni, con il quantitative easing e con i tassi ai minimi storici.

Un'Europa che è rimasta insieme per il soldo, ma non per il bene dei propri cittadini. Vero, ci sono tante norme europee, che oggi ci aiutano tantissimo, ma, nei momenti importanti, l'Unione si è dimostrata schizoide, così disunita e sorda ai problemi concreti dei cittadini, che il Regno Unito ha seguito la strada dell'uscita dall'Unione europea, dopo avere consultato i cittadini con il referendum.

Partiamo dalle istituzioni, sempre lontane dai cittadini. È necessario proseguire un percorso di rafforzamento del Parlamento europeo, portandolo realmente al centro del potere decisionale delle politiche comunitarie, riducendo sempre le ingerenze e lo strapotere di Commissione e consigli. Questo passa, soprattutto, da una necessità di maggior trasparenza delle decisioni e di maggior coinvolgimento.

Capitolo Brexit. I negoziati devono proseguire, i cittadini britannici avranno il loro Governo, che agirà nel loro interesse, mentre l'Unione europea deve agire a tutela degli interessi dei cittadini facenti ancora parte dell'Unione, pur rispettando ovviamente la volontà del Governo dei cittadini inglesi. Il processo di uscita deve garantire ai cittadini dell'Unione europea, che risiedono, lavorano, studiano o svolgono qualsivoglia attività in Gran Bretagna, un'adeguata protezione. Deve essere assicurato al contempo il rispetto degli impegni e degli obblighi anche economici già assunti dal Regno Unito, come anche la correzione degli squilibri accordati agli inglesi. Un esempio sono i fondi per la programmazione della politica agricola comunitaria, che, per il periodo 2014-2020, ha visto una significativa decurtazione di spesa per l'Italia.

Altro capitolo: il FEIS. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha - possiamo dirlo sottosegretario? - fallito. Il cosiddetto piano Juncker ha prodotto risultati fallimentari, che hanno incrementato il PIL di un misero 0,35 per cento. Più dei due terzi del fondo sono concentrati sui trasporti. Di questi, oltre il 50 per cento sono investimento nel cosiddetto settore high carbon. Quindi, stiamo parlando di strade e aeroporti.

Nonostante ciò, si parla di avviare un secondo piano, raddoppiando la durata e la capacità finanziaria del fondo. Forse, prima di pensare questo, occorrerebbe rivedere le priorità e gli obiettivi di questo fondo e renderlo congruo con le politiche di sviluppo dei prossimi vent'anni, perché avere risorse pubbliche e private che convergono su obiettivi comuni è sicuramente cosa buona e giusta, ma gli investimenti devono traguardare ad un livello un attimino più alto: un'Europa dalla parte delle peculiarità locali e caratteristiche del territorio; un'Europa che punta ad un ambiente pulito e un miglioramento della salute dei cittadini; un'Europa che si mette nelle scarpe dei cittadini inoccupati o disoccupati.

L'Europa può essere una grande risorsa per l'Italia, ma dobbiamo lottare per cambiarla, bisogna essere quel cambiamento, per noi e per tutti i cittadini che ne fanno parte, cambiando immediatamente registro e chiudendo la porta in faccia molte volte alle lobby, che per anni hanno guidato le scelte principali dell'Unione europea, riaprendole, invece, ai cittadini e a quei principi ispiratori, che avevano portato persone come Spinelli a credere nell'Europa e nel suo sviluppo.

Noi ci crediamo, Presidente, e crediamo davvero che ci possa essere una rinascita dell'Unione europea su nuovi pilastri dall'alto valore sociale. Solo così sarà lo strumento per superare i nazionalismi e anche - dobbiamo dirlo - la nausea che sempre più cittadini vi stanno chiaramente manifestando. Noi chiediamo che questo cambiamento avvenga subito, prima ancora che arriviamo noi e provvediamo a questo cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Iacono. Ne ha facoltà.

MARIA IACONO. Grazie, Presidente. Ci accingiamo oggi ad esprimere il nostro sostegno alla relazione della XIV Commissione che ha svolto un esame proficuo e approfondito della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e del programma di lavoro della Commissione Europea, entrambi riferiti all'anno 2017. Si tratta di un passaggio molto importante che merita la massima attenzione. Sono, infatti, in discussione i temi su cui il dibattito pubblico e il confronto politico in tutti i Paesi dell'Unione europea, a cominciare dai maggiori partner, si è concentrato negli ultimi anni e su cui si misurano, secondo noi, le forze politiche nei confronti elettorali che si sono svolti recentemente e che si terranno nel prossimo futuro.

L'Europa è stata stabilmente al centro delle discussioni e delle preoccupazioni dei cittadini europei, spesso indicata dalle forze populiste che in mala fede alimentano l'antieuropeismo come il fattore primo a cui attribuire le responsabilità delle attuali condizioni di criticità in cui versano gran parte dei Paesi del nostro continente. L'Europa, che per tanti anni ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile e una speranza per i cittadini dei nostri Paesi, sempre più spesso è percepita con esclusivo riferimento alle incertezze e alle difficoltà che hanno contraddistinto l'azione delle istituzioni europee di fronte a fenomeni di portata globale con i quali ci stiamo confrontando. Mi riferisco all'instabilità crescente ai confini dell'Unione europea, alle tensioni e ai conflitti che si registrano in molti Paesi limitrofi alle frontiere dell'Unione europea, alla recrudescenza del terrorismo e della criminalità organizzata, alla concorrenza, sempre più agguerrita e spesso sleale, delle cosiddette economie emergenti, a cominciare dalla Cina, alle difficili sfide derivanti dagli andamenti demografici e, in particolare, dall'invecchiamento della popolazione per quanto concerne, ad esempio, la necessità di aggiornare i modelli di welfare state, alla crescita impressionante dell'economia finanziaria a fronte di un andamento molto più lento dell'economia reale, all'allargamento dei divari di sviluppo tra i diversi Paesi membri e dell'iniqua distribuzione del reddito all'interno di ciascun Paese.

Mi riferisco poi, Presidente, alla sfida più complessa, quella dei massicci flussi migratori dall'Africa verso il continente europeo, in particolare verso il Mediterraneo centrale, a causa di conflitti, guerre, carestie, disastri ambientali e di una feroce tratta di esseri umani gestita da organizzazioni criminali. È una migrazione con carattere globale e permanente e dalle dimensioni epocali, il cui onere non può ricadere sulle spalle di pochi singoli Stati come l'aumento di sbarchi sulle coste italiane ha evidenziato appunto. Essi necessitano, secondo noi, di un ventaglio di risposte comuni a livello europeo. Si tratta, infatti, di fenomeni che superano largamente le dimensioni e la capacità di risposta dei singoli Paesi membri, compresi quelli come la Germania che appaiono più strutturati e solidi e meglio attrezzati per preservare la loro posizione negli scenari internazionali.

Tutti questi temi richiamano la necessità di adeguare e rinnovare non soltanto alcune regole e alcune dinamiche dei processi decisionali dell'Unione, che appaiono farraginose e spesso pesantemente condizionate dalla prevalenza, in questi ultimi anni, di una logica intergovernativa rispetto a quella comunitaria. Occorre pure affrontare, con coraggio e senza ulteriori rinvii, che rischierebbero di delegittimare ulteriormente l'Europa e le sue istituzioni, la necessità di modificare talune strategie politiche dell'Unione europea, ponendo al centro della sua azione il recupero della competitività e di soddisfacenti tassi di crescita dell'economia, uniche condizioni per ridurre l'area del disagio sociale ed economico, del precariato e della povertà che, negli ultimi anni, con l'aumento dei tassi di disoccupazione e la riduzione della quota di reddito complessivo corrisposta al fattore lavoro, si è significativamente ampliata.

Collocare, dicevo, al centro dell'Unione europea il tema della crescita sostenibile, dell'innovazione e del recupero di competitività significa ricondurre le diverse strategia ad una coerenza complessiva e mettere in campo anche le risorse necessarie allo scopo.

Di conseguenza, anche il bilancio dell'Unione europea deve superare gli attuali limiti che oggettivamente pregiudicano un'efficace politica di sostegno alla crescita e disporre di risorse proprie e adeguate per investimenti, crescita e occupazione. Ciò significa che occorre cambiare le regole sulla governance economica e finanziaria, anzitutto completando il progetto dell'Unione bancaria, superando le resistenze dei Paesi che fino ad oggi hanno bloccato l'approvazione del programma di garanzia comune dei depositi e rivedendo talune disposizioni del Patto di stabilità e crescita e del fiscal compact, in modo da lasciare spazio alla ripresa degli investimenti, prioritaria non soltanto per l'effetto moltiplicatore che ne può derivare sul piano macroeconomico ma anche per la modernizzazione e la dotazione infrastrutturale del nostro continente, che per molti aspetti è ormai obsoleta.

Il recupero dei più elevati tassi di crescita, oltre ad assicurare spazi più ampi per la realizzazione di investimenti e l'incremento dell'occupazione, presenterebbe l'ulteriore vantaggio di offrire all'Unione europea risorse necessarie per sostenere lo sviluppo dell'Africa. Serve una sorta di Piano Marshall europeo rivolto ai Paesi dell'Africa. Si tratta di priorità che negli ultimi anni il Governo italiano ha ripetutamente sollecitato nelle sedi europee e nel confronto con i partner dell'Unione, anche avanzando importanti proposte ma che, fino ad ora, non hanno trovato adeguata traduzione pratica per la resistenza di alcuni Stati membri a rimettere in discussione modelli e regole come quelli, appunto, del Regolamento di Dublino, concepiti in un contesto completamente diverso da quello attuale e che ora appaiono inevitabilmente datati.

Tali considerazioni valgono sia per le priorità di politica economica e finanziaria sia per la problematica gestione - dicevo - dei flussi migratori. Anche su questa materia l'Italia ha più volte incalzato i maggiori partner e le istituzioni dell'Unione europea per una gestione comune e concordata, atta a garantire la piena attuazione dei principi di responsabilità e solidarietà richiamati nei Trattati, ma sino ad ora gli impegni, seppure concordati, sono rimasti per lo più disattesi per le dure resistenze di alcuni Stati membri, in particolare nel rispetto dei programmi di reinsediamento e ricollocazione, disimpegni che dovrebbero trovare adeguate risposte sanzionatorie così come previsto dai trattati. Serve, dunque, una vera politica europea in materia di asilo, di integrazione e di contrasto alla tratta di esseri umani; servono risorse europee per gli accordi di partenariato - i cosiddetti Migration Compact - con i Paesi africani di maggiore flusso e transito, per prevenire all'origine le partenze e contrastare la tratta degli esseri umani; servirebbero almeno le stesse risorse impiegate per arrestare i flussi della rotta balcanica; serve una strategia comune europea, ma anche una sua completa attuazione con interventi finanziari adeguati per la stabilizzazione della Libia, perché anche in questa azione l'Italia non sia lasciata da sola.

Non possiamo che appoggiare gli sforzi del Ministro Minniti per questa importante attività politico-diplomatica per raggiungere questi obiettivi di interesse strategico non solo per l'Italia ma per la stessa Europa, di cui un passaggio importante sarà il prossimo 24 luglio a Tunisi per consolidare il gruppo di contatto Europa-Africa Settentrionale per il controllo dei flussi contro il traffico degli esseri umani e anche in funzione antiterrorismo. Questa strategia comune deve vedere, secondo noi, impegnati sulla stessa lunghezza d'onda tutti i partner, scongiurando che gli oneri derivanti dal salvataggio, dall'accoglienza e dalla valutazione dei requisiti richiesti per acquisire lo status di rifugiato gravino sui soli Paesi di primo approdo, tra cui, appunto, in primo luogo l'Italia.

Un'iniziativa forte e convincente dell'Unione europea sul terreno del sostegno allo sviluppo, in particolare dell'Africa, e del contenimento dei flussi migratori potrebbe offrire anche l'opportunità di ricollocare l'Europa in una posizione di leadership sugli scenari internazionali, mentre attualmente troppo spesso l'Unione europea si trova relegata in una posizione secondaria e poco incisiva. Esemplare al riguardo è stato, ad esempio, il caso delle politiche per la lotta ai cambiamenti climatici, dove l'Europa ha svolto un'apprezzabile ruolo pioneristico tuttavia non seguito da un impegno comune altrettanto forte per la realizzazione degli obiettivi che l'Europa stessa si è data in termini sostanzialmente coerenti da parte degli Stati membri. Alla luce di questi motivi la proposta di risoluzione a prima firma Berlinghieri merita pieno apprezzamento perché non manca di sottolineare, con assoluta chiarezza, quelle che sono le vere priorità da affrontare e sollecitare il Governo italiano anche a condurre un'azione ferma e convincente.

E infine voglio aggiungere, Presidente, un'ultima nota, che non è ultima per importanza. Le procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia sono calate visibilmente, passando da 89 a 65, frutto di un lavoro straordinario svolto negli ultimi tre anni dal Governo, che proprio ieri lei, signor sottosegretario, ricordava sul Corriere della Sera, rivendicando anche che negli ultimi anni sono stati recuperati 769 milioni elargiti erroneamente come aiuti di Stato. Ecco, e concludo: siamo sempre più convinti che proprio ora occorra un salto di qualità dell'Unione, e che solo nella capacità di dare risposta alle crisi globali senza smarrire i suoi valori fondanti l'Europa possa continuare ad esistere e a rappresentare un faro di speranza per i cittadini europei. Per questi motivi il gruppo del PD voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto0.

(Votazioni - Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori hanno accettato la proposta di riformulazione della risoluzione Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi n. 6-00321 avanzata dal Governo. Avverto, inoltre, che è stata chiesta la votazione per parti separate di tale risoluzione, nel senso di votarne separatamente le premesse e il dispositivo. Come da prassi, porrò quindi prima in votazione il dispositivo e, ove approvato, anche le premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi n. 6-00321, come riformulato, col parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Berlinghieri, Locatelli, Sberna e Tancredi n. 6-00321, col parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00322, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Avverto che i presentatori hanno accettato la proposta di riformulazione della risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00323 avanzata dal Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Laforgia ed altri n. 6-00323, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Avverto che i presentatori hanno accettato la proposta di riformulazione della risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00324 avanzata dal Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Occhiuto ed Elvira Savino n. 6-00324, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'interno e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza in merito all'istituto dell'affidamento in prova ai servizi sociali, in relazione al caso di Remi Nikolic – n. 3-03160)

PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molteni ed altri n. 3-03160 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO RONDINI. Grazie Presidente. A gennaio del 2012, Remi Nikolic, all'epoca dei fatti minorenne, a bordo di una vettura di grossa cilindrata, ha travolto e brutalmente ammazzato l'agente di polizia locale di Milano, Niccolò Savarino. Per questi fatti il ragazzo di etnia rom, scappato nell'immediatezza dei fatti con una rocambolesca fuga in Ungheria, dove poi è stato arrestato, è stato condannato per omicidio volontario alla pena della reclusione di 9 anni. Già in primo grado i giudici avevano riconosciuto all'imputato le attenuanti generiche come prevalenti rispetto alle aggravanti, condannandolo a 15 anni, rispetto ai 26 anni di reclusione chiesti invece dal PM.

Ora la decisione nel caso specifico del tribunale dei minorenni di Milano di concedere, solo dopo cinque anni e sei mesi di reclusione, l'affidamento in prova ai servizi sociali di Remi Nikolic lascia l'opinione pubblica completamente attonita.

Chiediamo al Governo quali interventi intenda adottare, anche di natura emergenziale, al fine di evitare che casi simili possano ripetersi nel futuro e in particolare, tenuto conto dei poteri attribuiti, al fine di verificare il corretto operato del tribunale per i minorenni di Milano.

PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, rispondo al quesito sulla base degli elementi forniti dal Ministro Orlando, impossibilitato a partecipare. Con riferimento alla misura alternativa dell'affidamento in prova al servizio sociale concessa a Remi Nikolic, e premesse le insindacabilità dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria al di fuori delle ipotesi di violazione di legge o abnormità, il Ministro della Giustizia ha svolto i necessari accertamenti che inducono ad escludere allo stato elementi suscettibili di rilievo disciplinare, essendo risultati rispettati i parametri normativi di riferimento.

Durante il periodo di detenzione Remi Nikolic ha mantenuto una condotta corretta, intraprendendo un percorso di rieducazione che gli ha consentito di conseguire un diploma professionale e di praticare attività formative. Inoltre, risulta che già prima dell'inizio dell'esecuzione della pena, la Corte d'Appello, nell'ottobre 2013, aveva autorizzato l'avvio di un programma di trattamento di lavoro all'esterno proseguito con esito positivo in assenza di qualsiasi rilievo. Dalla relazione trasmessa risulta ancora che il Remi Nikolic ha tenuto in epoca più recente un comportamento improntato all'autocritica e alla resipiscenza nell'ambito di un programma di trattamento particolarmente avanzato ed aperto alla concessione di ampi spazi di autonomia.

Il tribunale per i minorenni ha ritenuto pertanto di poter concedere la misura alternativa sulla scorta di questa articolata evoluzione personale del detenuto, apprezzata anche in riferimento al puntuale rispetto delle prescrizioni imposte nell'ambito dell'ammissione al lavoro all'esterno. Remi Nikolic è stato quindi affidato all'ufficio del servizio sociale incaricato di curare il controllo della misura e di riferire periodicamente al magistrato di sorveglianza e gli sono state imposte le prescrizioni necessarie a scongiurare rischi di devianza. L'ammissione alle misure alternative alla detenzione trova peraltro un suo ancora più peculiare significato nell'ambito del procedimento minorile che si caratterizza proprio per la funzione di recupero del minore, di diretta derivazione costituzionale, e per la necessaria personalizzazione del trattamento sul quale la Corte costituzionale si è in numerose occasioni pronunciata, demolendo progressivamente qualsiasi automatismo che escluda il ricorso a benefici o a misure alternative. Si tratta di un orientamento in linea con i principi espressi in numerosi atti internazionali che trova ulteriore rafforzamento nei principi della legge delega di recente approvata al Parlamento concernente l'adeguamento delle norme dell'ordinamento penitenziario alle esigenze educative dei detenuti minori, che appunto intende valorizzare l'applicazione più ampia delle misure alternative confacenti alle istanze educative del condannato minorenne, senza che ciò possa intaccare la prioritaria attenzione alla tutela delle vittime del reato che ha contraddistinto le costanti iniziative, non soltanto normative, del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Presidente facciamo presente, per il suo tramite, al Governo, che riteniamo un insulto al buonsenso la decisione assunta dal tribunale dei minori di Milano improntata, noi riteniamo, sempre a quella logica che vuole che, se qualcuno delinque, la colpa è della società.

La solita storia che ci raccontano le anime belle, quella secondo cui le vittime si trasformerebbero in carnefici a causa del contesto sociale in cui sono cresciuti. Al danno provocato ai familiari della vera vittima di questa brutta storia di ordinaria follia, dalla condanna assolutamente lieve comminata al criminale Nikolic (solo nove anni e pochi mesi), si aggiunge ora la beffa dell'affidamento ai servizi sociali, una vergogna indegna di un Paese civile.

Sono questi i fatti che alimentano la rabbia dei cittadini onesti nei confronti di un potere giudiziario e politico avvertito giustamente come sempre più distante dal sentire comune e di chi i reati li subisce e non li compie. Chi ha la responsabilità di simili decisioni, come quella adottata dal tribunale per i minori di Milano, se non chi governando con una serie di provvedimenti ha risolto il problema, ad esempio, annoso del sovraffollamento delle carceri rimettendo in libertà i criminali, concedendo sconti di pena assurdi e premialità che hanno come unico effetto quello di produrre situazioni come quella di Nikolic? È possibile che il politicamente corretto vi renda sordi rispetto alla legittima richiesta di una cosa elementare e sacrosanta: la certezza della pena che deve essere scontata per riparare il danno arrecato alla società e alla comunità? Voi portate la responsabilità morale e politica delle decisioni assunte dai tribunali che rimettono in libertà i criminali.

(Iniziative volte a garantire adeguati mezzi e risorse al Corpo nazionale dei vigili del fuoco – n. 3-03161)

PRESIDENTE. La deputata Bossa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Laforgia ed altri n. 3-03161 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LUISA BOSSA. Grazie. Signor Ministro, l'Italia brucia, quest'anno di più. L'Italia brucia e nessuno sembra riuscire a fermare le fiamme. Brusciano pinete a Roma, bruciano parchi e selve a Posillipo, ai Camaldoli, a Napoli, bruciano interi boschi come sul Vesuvio, dilaniato da una sequenza di roghi inarrestabile. L'Italia brucia e tutti sembriamo attoniti, inermi, ma ci sono due elementi incontrovertibili. Il primo è che l'Italia brucia perché non c'è cura del territorio, non ci sono le manutenzioni. Fossero stati rimossi gli aghi di pino per esempio dal sottobosco del Vesuvio, i roghi sarebbero stati sicuramente meno violenti. Il secondo elemento è che, quando si alzano le fiamme, non siamo attrezzati per intervenire in modo adeguato.

Il nostro question-time sui vigili del fuoco segnala una delle questioni drammatiche: abbiamo 30.000 addetti al servizio operativo, ne servirebbero 40.000 per garantire un minimo di servizio adeguato; abbiamo un aereo antincendio ogni diciotto aerei militari; abbiamo un elicottero ogni novantotto elicotteri militari; abbiamo una graduatoria ad esaurimento per i vigili del fuoco da cui non si attinge. Noi chiediamo a lei, e al Governo, signor Ministro, di agire per dare al Paese un Corpo nazionale dei vigili del fuoco che sia all'altezza delle sfide.

PRESIDENTE. Colleghi, i tempi per favore.

Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, l'amministrazione dell'interno, pur in presenza di ripetute manovre di contenimento della spesa pubblica connesse alla difficile congiuntura economica e finanziaria del Paese, ha dedicato una particolare attenzione al ripianamento delle dotazioni organiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sia con iniziative legislative di incremento dell'organico teorico di circa 2.500 unità, sia con il rafforzamento delle presenze effettive presso le strutture territoriali. Tali misure hanno permesso di assumere recentemente 848 unità di vigili del fuoco, di cui circa la metà ha assunto servizio il 5 giugno scorso, mentre la restante parte sta frequentando il corso di formazione. L'Amministrazione è stata altresì autorizzata a bandire una nuova procedura selettiva attualmente in atto per l'immissione di altri 250 giovani.

Tale misura, oltre a ridurre le carenze di organico, attualmente pari nel complesso a 3.314 unità su un organico complessivo di 37.481, consentirà anche di incidere sul fenomeno dell'aumento dell'età media del personale in servizio che rischia di diventare una serie criticità sia sul piano operativo che su quello funzionale. In relazione a quanto evidenziato nell'interrogazione circa l'attribuzione al Corpo nazionale dei vigili del fuoco delle competenze del Corpo forestale dello Stato in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi e spegnimento con mezzi aerei degli stessi, preciso che il contingente di personale del Corpo forestale dello Stato transitato al Corpo nazionale da assegnare agli istituendi ruoli antincendi boschivi, cosiddetto AIB, ai sensi del decreto legislativo n. 177, è pari a 390 unità. Un'ulteriore questione sollevata nell'interrogazione riguarda la ripartizione del Fondo istituito con la legge di bilancio 2017 per finanziare una serie di istituti attinenti al personale del pubblico impiego, compreso il Corpo dei vigili del fuoco. Effettivamente, in base a una prima ipotesi di riparto, le somme destinate alle assunzioni nel Corpo nazionale erano stimate in 23 milioni di euro. Successivamente, a seguito della destinazione di maggiori risorse ai provvedimenti di riordino, e quindi alle condizioni di vita e di lavoro del personale già assunto…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. …la somma disponibile risulta al momento essere di 16 milioni. Nell'ambito del Fondo per l'impiego pubblico che ho appena richiamato il Corpo nazionale ha visto assegnati circa 59 milioni di euro per l'anno in corso e circa 103 milioni a regime a decorrere dall'anno prossimo.

A partire dal 2016, il turnover del personale è stato ripristinato integralmente ed entro il 15 dicembre è prevista la copertura del turnover 2016 e l'assunzione di oltre 301 vigili del fuoco. Rimane prioritario, e ho finito, per il Governo l'obiettivo di garantire con determinazione e convinzione la piena funzionalità del Corpo nazionale, il cui prezioso lavoro, come ricordato dagli stessi onorevoli interroganti, sta consentendo, proprio in queste ore e in questi giorni, di contenere i gravi incendi che stanno devastando parti importanti del patrimonio boschivo nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Bossa ha facoltà di replicare. I tempi, per favore.

LUISA BOSSA. Signor Ministro, lei è un Ministro competente, lo sappiamo, ma forse non si aspettava neppure lei la guerra delle fiamme. Ci sono graduatorie non esaurite per i vigili del fuoco. Perché altri concorsi? Lo ha detto lei prima: solo 390 componenti del Corpo forestale sono transitati nei vigili del fuoco. E gli altri 8 mila? E i rimanenti 8 mila, che pure hanno compiti che non si occupano di estinzione di incendi? Allora, vede, quando alla Sorbona gli allievi chiesero al filosofo Edgar Morin per quale motivo si sarebbero dovuti impegnare, lasciando magari le università - la generazione, come ella sa, di Morin lo aveva fatto perché c'era da combattere il nazifascismo - Morin rispose: per salvare il pianeta. Ecco, noi vorremmo salvare più semplicemente la nostra bella terra; per questo, ci riteniamo insoddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Iniziative di competenza volte alla corretta interpretazione del “regolamento di Dublino” nell'ipotesi di soccorso in mare di migranti effettuato da navi battenti bandiera di uno Stato estero – n. 3-03162)

PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03162 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIAN LUIGI GIGLI. Signor Ministro, le navi sia militari che delle ONG che partecipano alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo portano i naufraghi nel porto italiano più vicino. Una volta sbarcati i profughi, l'Italia diventa responsabile per tutte le loro pratiche di asilo, assistenza e rimpatrio, poiché secondo il regolamento di Dublino la competenza per l'esame di una domanda di protezione internazionale ricade sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all'ingresso del richiedente nel territorio dell'Unione europea. Tuttavia, il diritto della navigazione prevede che, durante la navigazione in acque internazionali e salvo casi eccezionali previsti dai Trattati, una nave sia soggetta alla legge dello Stato di cui batte la bandiera, e ciò vale anche per i Paesi che hanno sottoscritto il regolamento di Dublino.

Il primo suolo su cui i profughi sbarcano, suolo tra virgolette, non è, dunque, necessariamente quello italiano, ma quello rappresentato dalla bandiera della nave da cui sono stati raccolti.

PRESIDENTE. Concluda.

GIAN LUIGI GIGLI. È fin troppo noto ciò che avviene, signor Ministro. Cosa può fare il nostro Governo per una corretta interpretazione del regolamento di Dublino?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Presidente, onorevoli colleghi, il Governo italiano segue con attenzione gli sviluppi della giurisprudenza delle corti internazionali ed europee sui temi migratori, poiché da essa possono scaturire interpretazioni significative delle normative applicabili al soccorso in mare dei migranti, alla loro accoglienza e al trattamento delle domande di protezione internazionale. Nei tempi più recenti è soprattutto davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea che si è fatto più vivo il dibattito, a cui l'Italia sta prendendo parte, in merito all'impatto dell'applicazione degli standard internazionali di protezione dei diritti fondamentali sull'interpretazione delle normative vigenti. Sul piano delle convenzioni internazionali richiamate dall'onorevole interrogante, evidenzio che, oltre alla citata Convenzione di Montego Bay del 10 dicembre 1982, ratificata dall'Italia nel 1994, fonte primaria di diritto internazionale del mare che prevede l'obbligo di soccorrere chiunque si trovi in pericolo di vita, devono essere tenute presenti altre disposizioni in materia di soccorso in mare, tra cui, in particolare, la Convenzione per la sicurezza della vita in mare, SOLAS, e quella del soccorso in mare, SAR.

La cornice normativa richiamata prevede una serie di obblighi, tra i quali l'immediato intervento in assistenza di qualsiasi persona in pericolo in mare, senza distinzione di nazionalità o di status giuridico, nonché l'obbligo di sbarcare i naufraghi in luogo sicuro. Tali obblighi di soccorso cessano non appena i naufraghi giungano presso il luogo sicuro, che è quella località dove le operazioni di soccorso si considerano concluse, in quanto considerate soddisfatte le necessità primarie di sicurezza e di protezione dei diritti fondamentali dei naufraghi stessi. Ai sensi delle citate Convenzioni, alla nozione di luogo sicuro non corrisponde quella di luogo più vicino. Il luogo sicuro deve essere individuato nelle proprie acque, SAR, dalle autorità del Paese che assume la responsabilità dell'intervento di soccorso, come tale idoneo a soddisfare le esigenze primarie dei naufraghi.

Le navi presenti nel Mediterraneo centrale chiamano in causa generalmente il Centro italiano di coordinamento presso il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, che è tenuto ad attivarsi per assicurare le attività di ricerca e soccorso conseguenti. Per quanto riguarda l'applicazione del regolamento di Dublino III, l'articolo 13 dispone che, quando è accertato, sulla base di elementi di prova e delle circostanze indiziarie dell'articolo 22 dello stesso regolamento, inclusi i dati del regolamento Eurodac, che il richiedente ha varcato illegalmente la frontiera di quello Stato membro, lo stesso è competente per l'esame della domanda di protezione internazionale. È all'esame della Corte di giustizia dell'Unione europea la tematica relativa alla corretta interpretazione dell'articolo 13 che ho appena richiamato, e penso che ci sarà un pronunciamento nei prossimi giorni con riferimento agli interventi di soccorso per garantire i diritti dei migranti in condizioni emergenziali.

PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare.

GIAN LUIGI GIGLI. La ringrazio, signor Ministro, e mi sembra che il tema stia venendo, è il caso di dirlo, a galla, il tema della corretta interpretazione del regolamento di Dublino. Che l'assistenza, in condizioni di urgenza, in mare, debba avvenire, va da sé, ne va dell'umanità, ovviamente. Che il trasporto debba avvenire in luogo sicuro, va altrettanto da sé, ma che il luogo sicuro sia sempre e necessariamente l'Italia questo è tutto da vedere, appunto; basterebbe citare che Malta, molte volte, è più vicina, addirittura, delle coste italiane. E, comunque, vorrei ricordarle che, se un bambino nasce a bordo di una nave mentre questa viaggia in acque internazionali, se essa batte la bandiera di uno Stato in cui vige lo ius soli, per dire un altro argomento oggi di attualità, il bambino ne acquisisce automaticamente la cittadinanza.

Ora, non è possibile che il resto dell'Europa faccia finta che tutto questo non esiste e non sia vero, e interpreti unilateralmente in un certo modo il regolamento di Dublino. La ringrazio di ciò che ha detto e di quello che sta facendo, certamente; vorrei, però, veramente spingerla a fare ancora di più e a farlo con ancora maggiore energia, che so che non le manca, perché, se non facciamo nulla, signor Ministro, nel Mediterraneo non stanno naufragando solo tanti poveri disperati, ma sta naufragando l'idea stessa di un'Europa fondata sui principi di umanità e di solidarietà, sulla libertà di circolazione al suo interno e sulla consapevolezza di comuni confini al suo esterno.

(Iniziative volte a incrementare le risorse a favore dei vigili del fuoco, con particolare riferimento alla flotta dei mezzi antincendio, nell'ambito dell'attuazione della riforma della pubblica amministrazione – n. 3-03163)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Maestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Marcon ed altri n. 3-03163 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA MAESTRI. Presidente, vorrei replicare all'onorevole Gigli, ma so che non posso, quindi non lo faccio: rimane un sottinteso aperto.

La nostra interrogazione, rivolta al Ministro Minniti, cerca di accendere un faro sulla situazione drammatica che stanno vivendo molte zone del nostro Paese, ed in particolare la Campania, la Sicilia. Abbiamo letto tutti il dossier di Legambiente del 13 luglio, questa mattina il nostro gruppo parlamentare ha incontrato i vigili del fuoco qui in Piazza Montecitorio. Sono già andati in fumo 26 mila ettari di superficie boschiva, oltre il 90 per cento della superficie distrutta dagli incendi nel 2016. Crediamo che ci sia una responsabilità, che potremmo chiamare “disorganizzativa” del Governo perché vi sono almeno alcune concause che noi individuiamo: la carenza di organico persistente nel Corpo dei vigili del fuoco, il passaggio di consegne incompiuto tra il disciolto Corpo forestale dello Stato e i vigili del fuoco, il ritardo nell'approvazione dei decreti di attuazione della legge cosiddetta Madia. Ci rivolgiamo, quindi, al Governo perché attui concrete ed urgenti, tempestive misure.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Presidente, onorevole collega, è bene in questa sede rammentare che la legislazione di settore affida la competenza primaria nella materia della lotta attiva contro gli incendi boschivi alle regioni, riservando allo Stato il solo concorso all'attività di spegnimento.

Gli onorevoli interroganti sottolineano la circostanza che la recente riforma della pubblica amministrazione, per quello che in particolare riguarda le disposizioni sull'assorbimento del Corpo forestale dello Stato, avrebbe indebolito il dispositivo di prevenzione e di contrasto, impedendo di garantire su tutto il territorio nazionale gli interventi nelle situazioni di emergenza per le attività di prevenzione. In realtà, dai dati disponibili relativi alle recenti attività di competenza statuale, per l'intervento in materia di lotta attiva agli incendi boschivi, dati che comprendono il numero dei velivoli impiegati in tali attività, risulta con evidenza che la citata riforma non ha inciso sulla funzionalità e sull'efficacia degli interventi antincendio, né tantomeno sulla disponibilità dei mezzi. Come emerge anche dal comunicato congiunto fatto dal Dipartimento della protezione civile, dai vigili del fuoco e dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri, diramato nei giorni scorsi, nel corso degli ultimi giorni il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha messo a disposizione del Centro operativo aereo unificato coordinato dal Dipartimento della protezione civile, cosiddetto COAU, e a cui contribuiscono anche componenti della Difesa, 16 Canadair e 15 elicotteri; ciò utilizzando in parte elicotteri provenienti dall'ex Corpo forestale dello Stato, in parte velivoli propri. I mezzi, pur disponibili, che non sono stati utilizzati risultavano in fermo manutentivo obbligatorio per la sicurezza del volo, per circostanze dunque legate esclusivamente ad aspetti tecnici indipendenti dal provvedimento di accorpamento di cui è cenno nell'interrogazione.

Il COAU vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell'ultimo decennio. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco contribuisce al citato dispositivo per circa l'80 per cento. I velivoli del Corpo hanno effettuato dal 15 giugno ad oggi 2 mila ore di volo, a fronte delle 509 dello scorso anno. L'Arma dei carabinieri ha già fornito al dispositivo quattro elicotteri, che pure impiegati in via ordinaria e in molteplici attività a tutela dell'ambiente, sono stati temporaneamente destinati anche a quella di spegnimento in virtù dell'eccezionale situazione, purtroppo in atto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ritengo conclusivamente che, sebbene siano intervenute a seguito dalla riforma modificazioni negli assetti organizzativi, il quadro che ho appena delineato testimoni che la flotta aerea antincendio dello Stato stia producendo in questo periodo uno sforzo eccezionale, in uno scenario emergenziale particolarmente impegnativo e complesso, senza alcuna diminuzione delle potenzialità operative, che sono assicurate con la consueta abnegazione ed efficienza.

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

NICOLA FRATOIANNI. Presidente, onorevole Ministro, non è nostra intenzione fare su questo tema, in queste ore così drammatico per il Paese, una sterile polemica; tuttavia, le devo dire con franchezza: non siamo soddisfatti della risposta. Non perché ci interessi contestare l'elenco delle cifre che lei qui ci ha un po' freddamente proposto, ma perché credo che nelle sue parole vi sia il centro del problema.

La situazione emergenziale, ci ha detto: vede, questo nostro Paese, signor Ministro, è un Paese che vive perennemente in emergenza; succede per i migranti, succede oggi per gli incendi. E qui c'è il nodo della questione: come uscire da una dinamica nella quale l'emergenza non fa altro che produrre nuova emergenza? Come immaginare una politica di programmazione che riorganizzi le priorità della spesa pubblica? Quella fase di compressione della spesa pubblica che lei ha ricordato rispondendo a una precedente interrogazione su analogo tema, è una fase che potrebbe però essere interpretata ed affrontata in modo completamente diverso. Abbiamo avuto modo nei giorni scorsi - certo, utilizzando su questo lo strumento della sintesi - di dire però con efficacia che col costo di un solo F-35 avremmo potuto comprare 7 nuovi Canadair, e con mezzo F-35 assumere tutti quei vigili del fuoco che sono vincitori di concorso e che stanno ancora lì: oggi li abbiamo incontrati qua davanti. Allora io mi chiedo, e chiedo al Governo, perché di fronte a questa che voi chiamate emergenza, e che lo è nei fatti e nelle conseguenze, non siamo mai nella condizione di produrre un'iniziativa che ci consenta l'anno prossimo di non viverla nuovamente da questo drammatico punto di vista.

(Elementi ed iniziative in merito ad accordi sottoscritti in sede europea in materia di sbarchi di migranti, nonché in ordine ad asseriti respingimenti di minori non accompagnati da parte di Stati confinanti con l'Italia – n. 3-03164)

PRESIDENTE. La deputata Dieni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03164 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FEDERICA DIENI. Presidente, Ministro, le confesso che il sentimento che prevale in me in questo momento è la curiosità. Già, perché sono davvero curiosa di sentire che scusa possa inventare in quest'Aula per giustificare il fatto che il Governo abbia siglato un protocollo che garantisce in esclusiva l'arrivo di tutti i migranti nei nostri porti. Magari il pretesto posso darglielo io: può dirci che almeno abbiamo dimostrato il nostro europeismo, grazie alla Turchia e all'Italia l'Europa ha risolto il problema dei migranti. La Turchia però per farlo ha preteso 6 miliardi; noi cosa, 80 euro? La Francia blocca tutti a Ventimiglia, compresi i minori, e ce li rispedisce indietro, l'Austria minaccia di schierare l'esercito al Brennero; e mentre il nostro Paese si trasforma in un enorme campo profughi, con Bruxelles il Governo si limita ad alzare il ditino e a chiedere un'altra ciotola di lenticchie. Le chiedo una cortesia e un impegno in quest'Aula: possiamo dimostrare un minimo di fermezza in Europa una volta tanto? Perché sono certa che, se fosse per voi, sareste già pronti a svenderla per lo 0,1 per cento di flessibilità alla prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema posto, quello cioè degli accordi intervenuti negli anni 2014-2016, va necessariamente contestualizzato con riferimento alle peculiarità di quella fase, che sono rapidamente mutate e sono tuttora in via di evoluzione. Credo sia nella nostra memoria, nell'ottobre 2013, l'avvio dell'operazione Mare Nostrum, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa che, come voi ricorderete, causò 366 vittime. Mare Nostrum si è caratterizzata per due principali profili: essere un'operazione italiana, esclusivamente nazionale; essere principalmente rivolta alla salvaguardia delle vite in mare, sebbene numerosi scafisti nei circa dodici mesi dell'operazione siano stati consegnati all'autorità giudiziaria italiana.

Le caratteristiche di Triton, che ha anche ereditato Mare Nostrum, sono tuttavia diverse. Alla fine del 2014 parte quest'operazione che si caratterizza per essere europea, non più solamente italiana, sotto l'egida di Frontex, l'Agenzia europea delle frontiere. La mission in questo caso è lavorare principalmente per il controllo delle frontiere europee, anche se in caso di necessità non sono esclusi interventi di ricerca e soccorso. Tale cambio di prospettiva, cioè operare per il controllo delle frontiere Schengen in un contesto di cooperazione europea, fa comprendere la scelta dell'assunzione del coordinamento delle operazioni da parte dell'Italia.

Lo scenario è oggi mutato sotto molteplici punti di vista. Per cogliere appieno la percezione di tale mutamento, è sufficiente considerare un dato: nel 2015 la grande maggioranza delle operazioni di salvataggio venivano effettuate da Triton; oggi, nei primi sei mesi del 2017, soltanto l'11 per cento. È per questa ragione che l'11 luglio scorso a Varsavia l'Italia ha chiesto di rinegoziare gli accordi che ho appena descritto e che hanno scadenza il 31 dicembre 2017.

Come è stato ampiamente diffuso, l'agenzia Frontex si è mostrata sensibile e disponibile all'esigenza del nostro Paese. Il prossimo 24 luglio si terrà il primo bilaterale Frontex-Italia nell'ottica di quella rinegoziazione a cui mi riferivo poco sopra, con l'obiettivo della regionalizzazione degli approdi. Tuttavia, qualche piccolo passo incomincia a registrarsi, naturalmente del tutto insufficiente. Mi riferisco, per esempio, all'operazione Indalo nel 2017, nel cui contesto le unità partecipanti sono autorizzate dalla Spagna a sbarcare le persone rintracciate a seguito di intercetto sul proprio territorio. Mentre per quanto riguarda le persone soccorse, è stabilito che nessuna di esse possa essere condotta in un Paese terzo. Analogamente avviene nell'ambito dell'operazione Poseidon del 2017 che interessa in modo specifico la Grecia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ho concluso, Presidente. In merito a quanto riferito dagli onorevoli interroganti a proposito dei respingimenti e delle procedure di riammissione dei minori da parte della Francia, devo osservare che, sebbene la relativa regione confinaria risulti quotidianamente interessata da un flusso di migranti irregolari, dal 1° gennaio ad oggi è stato registrato un numero esiguo di provvedimenti adottati nei confronti di minori. Sono frequenti gli incontri tra i referenti delle polizie di frontiera dei due Paesi anche per analizzare la problematica dei minori non accompagnati. L'Italia per parte sua garantisce il principio che nessun minore può essere oggetto di espulsione o respingimento, principio tra l'altro sancito da una legge approvata da questo Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Di Battista, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Ministro, lei ha parlato anche in diretta televisiva oltre che in quest'aula e da lei ci saremmo aspettati quantomeno risposte chiare. Noi le abbiamo fatto altre domande. Le abbiamo chiesto se è vero o non è vero che lo scorso anno sono sbarcati, in Spagna, 8.000 migranti e, in Italia, 180.000 migranti. È vero o non è vero che in questo momento a Ventimiglia vengono di fatto rispediti in Italia, probabilmente per vie non ufficiali, anche migranti minori dalla Francia del novello Napoleone Macron che piace a tutti quanti voi come se fosse Napoleone, almeno lui combatteva sui campi ad Austerlitz e non nei consigli amministrazione delle banche d'affari? È vero o non è vero che è stato siglato di fatto un accordo che ha fatto sì che la stragrande maggioranza, oltre l'85 per cento dei migranti, sbarcasse in Italia ed il fatto che sia stato siglato ce l'ha detto un ex Ministro che ha lavorato con lei, Ministro, la Bonino che ha dichiarato: “che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia l'abbiamo chiesto noi; l'accordo l'abbiamo fatto noi”. In nome di chi l'avete fatto questo accordo? E perché qui in Aula, di fronte al Paese, non ammette che questo accordo è stato fatto, come tra l'altro ci è stato confermato dall'agenzia Frontex qualche giorno fa a Bruxelles, il fatto cioè che è esistito un accordo. Noi prendiamo tutti i migranti e voi, Unione europea, ci date in cambio una leggera flessibilità con la quale magari provare a comprare il popolo italiano nell'ultimo referendum, elargendo mancette e bonus elettorali, cosa che neanche vi è riuscita. Voi, abituati a comprare anche gli italiani con queste mancette e bonus, ottanta euro a destra e a manca, in un certo senso vi siete svenduti all'Unione europea, in cambio di flessibilità da utilizzare proprio nelle vostre manovre elettorali. È vero o non è vero che questo accordo è stato fatto? A me piacerebbe che lei, con il suo impegno, con il suo presunto dinamismo fosse in grado di cancellare questo accordo. Il problema è che, dato che l'avete fatto voi questo accorso, è molto difficile andare in Unione europea e dire: non siamo più d'accordo con un accordo che abbiamo fatto noi stessi e grazie al quale ci abbiamo preso anche dei quattrini di flessibilità. Per quello neanche ce la prendiamo con i Macron. Tra l'altro, se la Le Pen avesse adottato queste politiche, tutti avrebbero detto che è razzista ed è xenofoba, però lo fa, ripeto, il novello Napoleone Macron ed è europeismo solidale. Voi purtroppo non siete in grado; avete già tradito la sovranità del popolo italiano, tra l'altro mettendo in pericolo il Paese perché oggi - l'ha detto lei, Ministro - la questione libica…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO DI BATTISTA. …è una questione di sicurezza nazionale. Ecco, l'avete gestita in questo modo, naufragando anche sul fallimento del referendum. Concludo, Presidente, dicendo che vorremmo che voi foste capaci di cancellare questo accordo, ma, se l'avete fatto voi, non potrete mai riuscire a cancellarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in ordine all'ipotesi di dichiarare lo stato di emergenza umanitaria in relazione all'eccezionale afflusso di migranti e chiarimenti in merito all'accordo relativo al codice di condotta delle organizzazioni non governative che svolgono attività nel Mediterraneo- n. 3-03165)

PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03165 (Vedi l'allegato A).

RENATO BRUNETTA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, dopo Tallin e Varsavia cosa intende fare il Governo? Il blocco dei porti? Il blocco navale? La regolazione, interdizione, il controllo del ruolo delle ONG? Nuovi hotspot? Nuovi porti di sbarco? Permessi di soggiorno temporanei? Dichiarazione dello stato di emergenza? Oppure nulla? Perché da due settimane, signor Ministro, il 5 luglio a Tallin e una settimana a Varsavia non è successo assolutamente nulla. C'è questa percezione molto amara nel nostro Paese che all'Italia non sia consentito assolutamente nulla e che tutti gli altri Paesi possano fare tutto: mandano i blindati al Brennero, bloccano, rinviano, affermazioni durissime nei nostri confronti. Siamo noi sul banco degli imputati. Ma possibile che le cose stiano in questi termini?

PRESIDENTE. Concluda, collega.

RENATO BRUNETTA. Cosa intende fare il Governo? Da lei una parola chiara oggi in Parlamento: cosa intende fare il Governo? Chiacchiere? Aspettare? Aspettare cosa?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come sa bene l'onorevole Brunetta in un'altra circostanza e con un tempo più lungo il Ministro dell'interno ha illustrato a questo Parlamento quali sono le sue idee e le sue proposte. In questa circostanza, io devo rispondere a una interrogazione urgente con un tempo contingentato, quindi mi limiterò soltanto alle questioni poste nell'interrogazione, che riguardano innanzitutto la questione relativa al codice di condotta delle organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale che assume sicuramente un rilievo molto importante in questa fase. Tengo tuttavia a precisare che non si tratta di un'iniziativa estemporanea del Governo. C'è stato infatti un intenso lavoro parlamentare su tale tematica - mi farebbe anche piacere che il Parlamento potesse rivendicarlo - da parte di varie Commissioni: la Commissione Schengen e la Commissione difesa del Senato che si è pronunciata con un documento approvato all'unanimità. Il Governo aveva ed ha il dovere di ascoltare il Parlamento e quindi di prendere su questi temi un'iniziativa. Del resto, secondo i dati disponibili, la questione appare di sicura rilevanza. Nei primi sei mesi di quest'anno il 34 per cento delle persone salvate è stato tratto in salvo da navi e da assetti delle organizzazioni non governative. Sussiste dunque, nell'ottica di bilanciare i profili umanitari con quelli concernenti la sicurezza nazionale del nostro Paese, un interesse forte affinché tali attività si svolgano in ambiti ben definiti e disciplinati e senza mettere a rischio l'efficacia delle operazioni poste in essere dalle autorità pubbliche nel rispetto di precise coordinate di comportamento. Le prescrizioni contenute nel codice per le ONG in linea con le deliberazioni del Parlamento sono numerose e concernono principalmente l'impegno a non entrare nelle acque territoriali libiche, a non ostacolare gli interventi SAR da parte della Guardia costiera di quel Paese; l'impegno a non effettuare comunicazioni o a inviare segnalazioni luminose per agevolare la partenza e l'imbarco dei natanti; l'impegno a ricevere a bordo su richiesta dell'autorità nazionale competente funzionari di polizia giudiziaria; l'impegno a dichiarare le fonti di finanziamento delle attività di soccorso in mare. La bozza di codice di condotta per le ONG è stata già trasmessa alle organizzazioni interessate nella giornata di ieri ed è stato programmato per il 25 luglio prossimo venturo un incontro al Viminale aperto anche ad altri interlocutori istituzionali. Quanto all'altra questione concernente l'eventuale dichiarazione dello stato di emergenza né il Ministero dell'interno né il Governo ritengono sussistere al momento le condizioni per tale dichiarazione. Fino ad oggi le procedure ordinarie hanno consentito di gestire in modo ordinato i numerosi problemi determinati dall'imponente flusso di migranti. La politica di gestione dei flussi migratori deve essere, a mio avviso, salvo il concretizzarsi di scenari del tutto straordinari, ispirata a un'ottica…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ho concluso. La politica di gestione dei flussi migratori deve essere ispirata a un'ottica di intervento strutturale pianificato, distante dalle logiche emergenziali e solo purtroppo apparentemente semplificatorie.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Il collega Brunetta ha facoltà di replicare.

RENATO BRUNETTA. Presidente, signor Ministro, finalmente una risposta: lei ci ha detto che non sussistono le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza. Quanti migranti devono sbarcare ogni giorno perché questo stato di emergenza possa essere dichiarato? Diecimila al giorno? Ventimila al giorno? Trentamila al giorno? Non basta il conflitto tra i sindaci e i prefetti che è in atto, un conflitto istituzionale? Non basta la sofferenza delle popolazioni nei confronti dei migranti? Non basta lo squilibrio che si va accentuando tutti i giorni? Non basta alle nostre carceri? Non basta l'opacità? Signor Ministro, una domanda: quanti sono i richiedenti asilo rinchiusi nelle carceri italiane? Dov'è la trasparenza? Quanti anni ci vorranno per smaltire gli arretrati delle commissioni territoriali? Quanti migranti sono in condizione di clandestinità in ragione dei provvedimenti di allontanamento ed espulsione andati a vuoto e non portati a termine? Quanti clandestini ci sono in Italia?

Se non si fa trasparenza, se non si fa chiarezza, è chiaro che lei potrà continuare a dirmi che non ci sono le condizioni per lo stato di emergenza; ma lo stato di emergenza, signor Ministro, l'hanno certificato gli italiani, che non ne possono più; la nostra società, che sta scoppiando; i nostri comuni, i nostri sindaci, che stanno scoppiando. Non bastano 9 mila minori non accompagnati arrivati nell'ultimo anno? Si rende conto che questo è un percorso criminale? Non è possibile che arrivino 9 mila minori non accompagnati in Italia, se non all'interno di un progetto criminale. E la trasparenza, signor Ministro, dov'è? Lei ci ha detto che non c'è lo stato di emergenza: beato lei, beato il suo Governo. Gli italiani l'hanno già dichiarato, lo stato di emergenza, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte a rafforzare l'azione di contrasto degli incendi, con particolare riferimento alla stipula da parte delle regioni delle convenzioni in materia di piani antincendio – n. 3-03166)

PRESIDENTE. La collega Anna Maria Carloni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiano ed altri n. 3-03166 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ANNA MARIA CARLONI. Presidente, le immagini del Vesuvio avvolto in una colonna di fumo come per un'eruzione hanno fatto il giro del mondo, diventando il simbolo dell'emergenza incendi in Italia. Dopo dodici giorni di fuochi, i numeri sono veramente spaventosi, ma ancora in queste ore ci raggiungono segnalazioni di estrema gravità dalla città di Giugliano, in Campania, dal Cilento, la costiera amalfitana, la stessa città di Napoli. Si è fatto molto: vigili del fuoco, Protezione civile, volontari, Esercito, hanno lavorato notte e giorno, ma il fuoco poi è ripreso, nelle stesse aree in cui sembrava domato e anche in altre aree.

Noi da qui, dal Parlamento, vorremmo gridare che i criminali che stanno dietro tutto questo non l'avranno vinta, ma sappiamo anche che l'estate è ancora molto lunga, che c'è ancora molto da fare, signor Ministro. Si sono vissute giornate drammatiche, si è avvertito spesso un problema di coordinamento, di direzione, di decisione di tutte le istituzioni pubbliche, e noi auspichiamo oggi un'iniziativa forte, che risponda al bisogno di protezione, di prevenzione e di contrasto efficace e di punizione dei criminali.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto consentitemi di associarmi alle parole di apprezzamento da voi rivolte agli uomini e alle donne del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, della Protezione civile, delle forze di polizia, delle organizzazioni di volontariato e di tutti gli altri organismi attualmente impegnati nell'attività di spegnimento degli incendi boschivi.

Nel merito, intendo preliminarmente richiamare quanto ho appena riferito anche in risposta ad altre interrogazioni sempre in questa sede.

Colgo tuttavia, nell'illustrazione che è stata appena proposta, un particolare riferimento alla stipula delle convenzioni in materia di piani antincendio e al coinvolgimento di tutti gli enti che, a vario titolo, sono responsabili della tutela del territorio, tema sul quale intendo particolarmente soffermarmi.

Lo scorso 5 aprile è stato siglato un protocollo di intesa tra il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e l'Arma dei carabinieri, per definire ogni utile strategia operativa e migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi in materia di incendi boschivi.

Nel medesimo senso, il Dipartimento dei vigili del fuoco si è fatto promotore della sottoscrizione di un accordo quadro tra il Governo e le regioni, sancito il 4 maggio, nell'ambito della Conferenza permanente Stato-regioni. L'accordo quadro integra ulteriormente l'insieme delle iniziative assunte dal Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, per migliorare su tutto il territorio nazionale l'efficacia degli interventi coordinati in materia di lotta attiva degli incendi boschivi. Anche grazie a tale iniziativa, sono state successivamente stipulate, o sono in via di prossima definizione, diverse convenzioni. Ad oggi sono stati già sottoscritti o sono nella fase conclusiva tredici atti convenzionali con le regioni che hanno manifestato interesse in tal senso; sono, inoltre, in corso interlocuzioni per la definizione di ulteriori due strumenti pattizi. Si tratta di atti particolarmente importanti, in quanto consentono di addivenire, tra l'altro, all'implementazione dei dispositivi di lotta a terra agli incendi boschivi, grazie alla previsione di squadre dedicate del Corpo nazionale.

In ordine alla richiesta degli onorevoli interroganti circa gli interventi da porre in essere nei prossimi mesi fino alla chiusura della campagna antincendi, rappresento, per quanto di competenza dell'amministrazione dell'Interno, che il Corpo dei vigili del fuoco adotta da sempre modelli operativi ispirati al mantenimento di uno stato di risposta minima adattabile ed ampliabile in modo flessibile. Tale flessibilità operativa verrà applicata nel caso specifico al verificarsi delle necessità, ma anche in fase preventiva, sulla base delle informazioni disponibili e secondo gli indicatori di rischio. Nei giorni scorsi sono stato a far visita alla sala operativa dei vigili del fuoco proprio nei momenti da lei richiamati, e posso dirvi che c'è un'attenzione molto forte, sia sul terreno dell'azione di spegnimento, ma soprattutto anche sull'azione preventiva e nell'individuazione di coloro che dolosamente accendono i fuochi, che devono essere severamente perseguiti.

PRESIDENTE. Il deputato Emanuele Fiano ha facoltà di replicare.

EMANUELE FIANO. Presidente, ringrazio il signor Ministro. Siamo soddisfatti della sua risposta, che è una risposta a tutto il Paese: in molte regioni d'Italia, purtroppo, in questi giorni si sono vissute ore drammatiche. La sua risposta, così come l'azione che abbiamo visto dispiegarsi in questi giorni, coinvolge parole che condividiamo, di coinvolgimento di varie strutture dello Stato, di sinergie, di patti tra le organizzazioni dello Stato, le autorità locali, le regioni, dove forse qualche lacuna c'è stata, per l'aspetto di prevenzione e di controllo degli incendi.

Tutti noi sappiamo che in questi anni il Governo ha investito sulle strutture dei vigili del fuoco, ha investito sulla Protezione civile, ha investito sulla riorganizzazione anche dei corpi del comparto sicurezza dello Stato, così come dell'inglobamento del Corpo forestale dello Stato: lo abbiamo fatto per rendere più efficiente il sistema del Paese, anche di fronte a queste emergenze.

Voci errate o notizie false sono circolate in queste ore, ma noi abbiamo in volo sui cieli del Paese, per contrastare il fuoco, la più grande flotta di mezzi volanti degli ultimi dieci anni. Tutto si può certamente migliorare. Le sue parole testimoniano che siete al lavoro, come non avevamo dubbi, per migliorare appunto la capacità di risposta dello Stato e del Paese. La lotta va fatta non solo contro gli incendi, ma fortemente, come diceva la collega Carloni e come lei stesso, Ministro, ha detto, contro coloro che dolosamente, per motivi da riferirsi agli intenti della criminalità organizzata, intendono mettere a fuoco il Paese per altri fini. Continuate su questa strada, rafforziamo la capacità di risposta e di prevenzione del Paese, con la sinergia di tutti i corpi dello Stato disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per un pieno coinvolgimento dei sindaci nella gestione dell'accoglienza dei migranti – n. 3-03167)

PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03167 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

VINCENZO GAROFALO. Presidente, signor Ministro, una crescita del 16 per cento degli sbarchi dei migranti rispetto all'anno scorso; una richiesta di disponibilità tramite l'ANCI fino a 200 mila migranti; decisioni spesso poco condivise, con una gestione a volte confusa; una durata del fenomeno che non siamo in grado oggi di stabilire quando cesserà, e un'Unione europea che si dimostra poco collaborativa: tutto questo ha determinato e determina esasperazione, e causa anche dei cortocircuiti, o perlomeno il rischio di cortocircuiti istituzionali, fino ad arrivare ai sindaci.

Non esistono sindaci buoni o sindaci cattivi. Esistono sindaci che si trovano a fronteggiare una situazione complessa. E lei è ben consapevole che sono una frontiera importante, i sindaci, nei confronti dei cittadini che sono preoccupati. In che modo lei ritiene possibile rimettere in atto una collaborazione? So che oggi ha fatto un incontro con i prefetti, che va anche in questa direzione. Saremmo contenti di sapere in che modo, appunto, si vuole sviluppare.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'intensità e la frequenza degli sbarchi hanno indotto il Governo a ridisegnare in profondità i meccanismi del sistema nazionale di accoglienza, con l'obiettivo di superare la logica emergenziale, seguita in precedenza, e conseguentemente affrontare la gestione dei flussi migratori nell'ambito di un'attività ordinaria, organizzata e programmabile.

Si è da tempo affermata la chiara consapevolezza del necessario coinvolgimento dei territori. Il fenomeno migratorio in Italia, come in altri Paesi dell'Unione europea, non deve, infatti, trasformarsi in una ragione di conflitto, capace di minare la coesione sociale.

Un primo significativo passaggio nella direzione indicata è rintracciabile nell'intesa del luglio 2014, in sede di Conferenza unificata, che ha portato all'approvazione del primo Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, passaggio fondamentale che ha poi reso stabile il sistema di collaborazione interistituzionale tra i vari livelli di governo, nazionali e locali.

Al piano ANCI-Ministero dell'Interno, che ho condiviso in sede di Conferenza delle regioni nel gennaio scorso, attribuisco poi un rilevante valore strategico, tenuto conto che i comuni che hanno fatto o che fanno accoglienza (3.153) sono ancora oggi meno del 50 per cento del totale dei comuni italiani, mentre sono convinto che l'accoglienza diffusa sia l'unico modello in grado di garantire il bilanciamento necessario, tra il diritto di chi accoglie e il diritto di chi è accolto.

Il progetto è, dunque, quello di dare forma ad un'intesa forte con i comuni, con l'obiettivo di realizzare un'accoglienza proporzionata e diffusa, attraverso l'incremento della rete di seconda accoglienza, fino alla piena realizzazione della rete SPRAR.

È in questo senso che il Governo ha recentemente riproposto, nel decreto-legge per il Mezzogiorno, misure di sostegno ai comuni che accolgono in termini di risorse finanziarie 150 milioni di euro per l'anno 2018.

Con mia direttiva, a firma 5 gennaio scorso, tutti i prefetti sono stati informati dello stato di attuazione del piano e sulla necessità di sensibilizzare i territori locali, per dare concreto avvio al sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale.

Informo che, al 1° luglio, sono stati ammessi al finanziamento 133 nuovi progetti SPRAR, presentati da 130 comuni, per complessivi 3.701 posti, a cui vanno aggiunti i circa 2 mila e ulteriori posti, portati in incremento a progettualità SPRAR già operative presso diciotto comuni. Rappresento che, ad oggi, il sistema SPRAR dispone di 23.500 posti, in virtù della realizzazione di 1.200 progetti.

L'attuazione del piano nazionale e i tempi necessari per un effettivo coinvolgimento degli enti locali: senza trascurare la necessità di rendere partecipi le comunità, quali parte di un sistema diffuso di accoglienza, nella giornata di domani incontrerò i vertici dell'ANCI per proseguire il percorso di condivisione delle scelte che conseguono alla progressiva attuazione del piano.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. L'esigenza di una stretta e leale collaborazione Stato-enti locali - ho concluso - oggi da me riconfermata nell'incontro con i prefetti, si pone soprattutto nei casi in cui si verificano consistenti e improvvisi arrivi di immigrati, in cui gli interventi predisposti dalla rete governativa debbono necessariamente essere improntati anche alla massima sollecitudine e alla più rigorosa attenzione ai contesti territoriali di destinazione degli stranieri.

PRESIDENTE. La ringrazio…

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. E, tuttavia, intendo qui confermarle che ci sarà massima attenzione nel rapporto tra il Ministero dell'Interno e i sindaci: per noi costituiscono un interlocutore strategico.

PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, le ultime sue parole ci fanno sperare che in questa direzione, quindi, tutte le prefetture agiranno con la massima celerità. Già domani, nella zona che io conosco meglio, che è quella della mia provincia, Messina, dei Nebrodi, ci sarà un incontro in prefettura con 45 sindaci. Ed è importante che in quell'occasione si rappresenti quello che lei poco fa ha detto.

Esiste un piano nazionale, esiste un piano che deve prevedere una distribuzione diffusa di queste persone, che noi - non dimentichiamo - salviamo, accogliamo. E non è un fatto recente. Ormai è un fatto che si prolunga da tempo. Quindi, non c'è da mettere in discussione l'accoglienza che è già avvenuta, non c'è da mettere in discussione la solidarietà che è già avvenuta. C'è da mettere in discussione se questo modello può continuare e in che modo bisogna, pur continuando, prevedere un'azione diversa.

Le interlocuzioni con i Paesi dell'Africa, con le comunità africane e con tutto quel mondo non possono che essere la prospettiva migliore per il futuro. Anche perché noi siamo un Paese accogliente, solidale. Si tratta di sindaci che si adoperano per rappresentare i cittadini, non si svegliano la mattina per dire “sì” o “no” a un'accoglienza prolungata o difficile, ma è perché esistono delle tensioni, tensioni di ordine pubblico che, tra l'altro, rientrano sempre nel suo compito di Ministro.

Noi abbiamo bisogno di una collaborazione diffusa, soprattutto di una visione di prospettiva differente, che possa arginare tutto quello che c'è di criminalità in questo ambito. E abbiamo visto che, a partire dall'Africa fino in Italia, c'è ormai una filiera, che va demolita e va affrontata con quell'intelligence che abbiamo usato per affrontare altri e più importanti settori criminogeni. I sindaci rappresentano un valore, al quale noi dobbiamo comunque continuare a dare supporto.

(Iniziative per incrementare l'efficacia delle espulsioni degli immigrati irregolari – n. 3-03168)

PRESIDENTE. Il collega Cirielli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03168 (Vedi l'allegato A).

EDMONDO CIRIELLI. Ministro, si moltiplicano sempre di più, oramai quotidianamente, fenomeni di violenza e di aggressione di tutti questi africani, che prima Renzi e Alfano, adesso anche lei, stanno importando forzatamente e forzosamente nel nostro territorio, anche minacciando i comuni con questo cosiddetto sistema SPRAR.

È di qualche giorno fa l'aggressione a Porto Torres di una banda di selvaggi, che ha abusato di una capotreno donna. Ma non è questo il dato specifico. Purtroppo, per la loro generosità per il loro coraggio, la maggior parte di coloro che sono aggrediti giornalmente sono appartenenti alle forze dell'ordine. La cosa grave è che quelli che lo fanno spesso hanno ripetuti precedenti in materia di violenza e sono anche destinatari di provvedimenti di espulsione. Come è possibile che queste persone, come “Igor il russo”, piuttosto che il gambiano o il guineano di qualche giorno fa, con tutto che hanno precedenti specifici e c'è un decreto di espulsione, sono ancora in Italia? Cos'altro devono fare per essere cacciati nel loro Paese?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come da lei ricordato, nella tarda mattinata del 17 luglio scorso due equipaggi della squadra volante della questura di Milano sono intervenuti nei pressi della stazione centrale, dove era stata segnalata la presenza di uno straniero, che aveva minacciato con un coltello l'autista di un autobus in partenza. Gli agenti prontamente intervenuti, a cui va il mio plauso, hanno disarmato e poi arrestato l'uomo, risultato cittadino della Nuova Guinea. Durante l'intervento, lo straniero ha ferito uno degli operatori di polizia.

L'episodio ripropone il tema della effettività dei provvedimenti di espulsione, problematica, come è noto, non semplice che, per essere completamente risolta, necessita di agire contemporaneamente in più direzioni.

Sul piano interno, sono state introdotte dal decreto-legge n. 13, da me presentato nei mesi scorsi, specifiche misure volte ad innalzare il potenziale di effettività delle misure di espulsione, attraverso l'utilizzazione di un sistema informativo dedicato al tracciamento delle posizioni amministrative degli stranieri irregolari, lo stanziamento di risorse aggiuntive per l'esecuzione dei rimpatri e il potenziamento della rete dei centri di permanenza per i rimpatri, cosiddetti CPR.

Informo al riguardo che al momento sono attivi quattro centri di permanenza per i rimpatri e per alcuni dei quali sono in programma lavori per l'ampliamento delle capacità. Inoltre, sono in corso di attivazione due ulteriori centri, mentre per sei sono state individuate aree o strutture in altrettante regioni.

Sul piano dei rapporti internazionali è fondamentale l'accelerazione delle procedure di identificazione svolte d'intesa con le autorità consolari degli Stati di origine. A questo scopo l'Italia e l'Unione europea hanno concluso accordi di riammissione con diversi Paesi a forte vocazione migratoria. Inoltre, al fine di potenziare l'esecuzione delle espulsioni sono significative le attività intraprese sul piano della cooperazione con alcuni Paesi, tra cui Libia, Tunisia, Egitto, Gambia, Sudan, Nigeria e con i Paesi confinanti, Francia, Svizzera, Austria e Slovenia.

Dal 1° gennaio al 15 luglio di quest'anno sono stati rintracciati in posizione irregolare 25.260 stranieri rispetto ai 21.147 dello stesso periodo (più 19,45 per cento). Di questi, fino al 15 luglio di quest'anno ne sono stati allontanati 12.206 (più 27,52 per cento rispetto ai dati dello scorso anno). Dal 1° gennaio al 18 luglio 2017 sono state fatte 65 espulsioni per motivi di sicurezza nazionale, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano state 34. Come ho avuto modo di sottolineare in diverse occasioni, c'è un forte impegno del Ministero dell'interno e del Governo italiano affinché cresca il numero dei rimpatri di coloro che non hanno diritto a soggiornare nel nostro Paese. Ho anche espresso la convinzione, che ribadisco in questa sede…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro, per favore.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. …che un sistema di rimpatri forzati - e ho finito - possa contribuire ad aumentare anche il numero dei rimpatri volontari e assistiti.

Si tratta, infine, di una sfida complessa alla quale ci stiamo dedicando - la prego di credermi - con determinazione, nel solco di un prezioso indirizzo volto a coniugare severità ed integrazione.

PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di replicare.

EDMONDO CIRIELLI. Ministro, io le voglio credere, però allo stesso tempo le voglio dire che lei ci riporta una serie di dati ma la cronaca dimostra quotidianamente aggressioni. Probabilmente, innanzitutto bisognerebbe iniziare ed aumentare la pena per il reato di violenza a pubblico ufficiale, che oggi prevede da 5 mesi a 6 anni, a fronte delle violenze commesse dai pubblici ufficiali, che voi avete decuplicato, con il reato di tortura. Purtroppo, c'è la dimostrazione che questa azione è insufficiente e credo che sia necessario anche iniziare con le questure e con i comandi periferici nel territorio una forte azione di controllo per verificare chi è stato espulso e contravviene all'ordine di allontanarsi dal territorio dello Stato che, peraltro, è un reato e, quindi, va perseguito. Dunque, le chiediamo un impegno in tal senso, che evidentemente allo stato attuale non c'è.

Penso che sul piano internazionale - anche se, manco a dirlo, dovrebbe occuparsene Alfano, quindi nessuno - sarebbe necessario denunciare ogni forma di accordo economico che esiste con i Paesi che non riaccolgono gli stranieri che provengono dal loro territorio, perché noi riempiano di soldi un sacco di Paesi dell'Africa e del mondo che poi se ne fregano di collaborare con noi.

Allora, visto che il Ministro Alfano è assente o se è presente nessuno se ne accorge…

PRESIDENTE. Collega, per favore. Si rivolga con rispetto al Ministro.

EDMONDO CIRIELLI. …la prego, signor Ministro, con grande rispetto di rivolgersi al Ministro Alfano e invitarlo a fare il suo dovere.

(Iniziative di competenza volte a introdurre, a favore degli utenti siciliani, agevolazioni relative alle tariffe praticate dalle compagnie aeree – n. 3-03169)

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Saverio Romano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03169 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sicuramente converrà l'argomento non è nuovo, in quanto ha origini antiche ed è - aggiungo - fortemente penalizzante per i tanti viaggiatori siciliani che per diversi motivi usufruiscono dell'aereo per gli spostamenti da e per la Sicilia. Siamo arrivati al punto che per pagare mediamente un biglietto - e non soltanto nel periodo estivo e, quindi, sotto ferie - si arriva a cifre come 500 euro, esattamente la stessa cifra che bisogna pagare per andare in un Paese straniero o per andare a New York e fare andata e ritorno.

È inconcepibile immaginare che in una regione importante, che non ha alcun'altra possibilità di collegarsi al resto dell'Italia se non attraverso il volo aereo, le più grandi compagnie fanno politiche di mercato che per nessuna ragione sono censurate dal Governo; e il Governo non interviene nonostante abbia avuto di recente anche da parte della Commissione europea un via libera per accedere alla cosiddette “tratte sociali” e, quindi, a strumenti migliorativi per dare la possibilità anche ai siciliani di poter essere considerati cittadini italiani.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente, e grazie onorevole. La problematica che lei solleva richiede anche un chiarimento circa i regimi tariffari praticati dalle compagnie aeree. Infatti, le rotte che non hanno carattere di continuità territoriale, come lei sa, sono rotte gestite in regime di libero mercato e, pertanto, le tariffe sono stabilite dai vettori in base a logiche imprenditoriali, come previsto dall'Unione europea e dal regolamento del 2008. Invece, lei sottolinea un aspetto molto importante e, cioè, che c'è bisogno di rafforzare la continuità territoriale e di rafforzare i collegamenti garantiti a prezzi calmierati e, quindi, la continuità territoriale che è soggetta agli oneri di servizio pubblico e, quindi, la possibilità di dare a residenti e a non residenti l'opportunità di volare più frequentemente con voli a prezzi accessibili.

L'attenzione del Ministero per le esigenze della continuità territoriale siciliana è costante - le posso garantire - sempre in collaborazione con l'ENAC e gli enti locali, con i quali in sede di conferenza dei servizi siamo riusciti a individuare le rotte su cui imporre gli oneri di servizio pubblico per assicurare, appunto, la mobilità ai cittadini, ridurre i disagi derivanti dall'insularità e assicurare i servizi aerei di linea comuni. Dal maggio scorso abbiamo avviato i lavori della conferenza per definire il nuovo regime di continuità territoriale, il regime che riguarda i collegamenti aerei con le isole di Lampedusa e Pantelleria e con gli aeroporti di Comiso e Trapani e a breve verrà fissata una nuova e definitiva - io spero - seduta per il nuovo regime di continuità territoriale. Un notevole impulso è stato profuso da tutti i soggetti istituzionali - lo devo sottolineare - e sono state reperite risorse per 74 milioni di euro e il Ministero è in costante dialogo con la Comunità europea, appunto, anche per sfruttare tutte le opportunità in termini di regimi di aiuti di Stato che anche lei ha sottolineato e per rafforzarli ulteriormente.

Quindi, penso che siamo nelle fasi conclusive e speriamo davvero con questo nuovo bando di potere rispondere in maniera molto migliore rispetto al passato all'esigenza di mobilità e al diritto alla mobilità dei cittadini siciliani e dei turisti.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Saverio Romano ha facoltà di replicare.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Devo dire purtroppo, signor Ministro, che la risposta è francamente deludente. La regione Sicilia - ma devo dire l'intero Mezzogiorno - nell'ambito delle priorità previste dall'agenda del suo Governo, anche in tema di politiche dei trasporti ed interventi inerenti alla continuità territoriale, si sta confermando essere all'ultimo posto. Adesso io non ho bisogno di ricorrere all'immaginario che si sta realizzando in questo momento in Sicilia dove non c'è soltanto il problema del collegamento tra la Sicilia e il resto d'Italia ma c'è il problema del collegamento tra le diverse città, i diversi comuni e i diversi territori siciliani, perché c'è un sistema di strade e di autostrade che ormai è al collasso e ci sono paesi isolati.

Ma fermiamoci alla cosiddetta continuità territoriale. Quando Alitalia non partecipa al bando facendo una scelta e perpetuando politiche di disimpegno e noi, invece, immettiamo quattrini per salvare quella compagnia di bandiera, ebbene c'è una dicotomia tra ciò che il Governo intende perseguire e ciò che invece viene realizzato. Quando io dico che la risposta è deludente è perché non c'è un solo accenno a ciò che immediatamente il Governo potrebbe fare affinché, anche attraverso la moral suasion, si metta fine a questo scempio. Ci sono siciliani che devono, per motivi di lavoro o per motivi di salute, raggiungere il continente e sono impossibilitati a farlo perché pagare una tratta 500 euro è semplicemente vergognoso, perché la gente 500 euro al mese in Sicilia non li guadagna.

E, allora, bisogna che il Governo si impegni a varare un provvedimento immediato affinché questa vergogna abbia fine, utilizzando non soltanto la moral suasion ma anche con strumenti coercitivi…

PRESIDENTE. Grazie…

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. …nei confronti di coloro i quali, approfittando del libero mercato, approfittano delle tasche dei siciliani (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

(Elementi in merito allo stato e ai tempi di completamento dei lavori di raddoppio della tratta ferroviaria Spoleto-Campello – n. 3-03170)

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03170 (Vedi l'allegato A).

ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Delrio; la nostra interrogazione riguarda il raddoppio della tratta ferroviaria tra Campello e Spoleto. Sono dieci chilometri strategici, perché il mancato raddoppio crea frizioni, ritardi e strozzature; il raddoppio, invece, consentirebbe ai treni di viaggiare a 180 chilometri orari e renderebbe più agevole il passaggio dell'alta velocità nella regione. Oggi, dopo 16 anni e 100 milioni di euro di spesa, sono stati completati solo tre chilometri e mezzo. Ho fatto diverse interrogazioni, in cui mi sono stati dati dei tempi di realizzazione dei lavori che non sono stati rispettati. Attualmente, esistono diverse ipotesi. Le chiediamo le nuovi previsioni nella speranza che, questa volta, ci sia il massimo impegno di tutti per realizzarle.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente, onorevole. In effetti, lei ha ricostruito una lunga e tormentata vicenda e le informazioni recenti assunte presso la rete ferroviaria dicono della risoluzione unilaterale del contratto da parte dell'appaltatore. Il contratto affidato all'AtiTecnis, quindi, ormai, è alle fasi conclusive e le attività residue, necessarie per la messa in sicurezza del cantiere sono in corso di ultimazione. Vista l'indisponibilità alla prosecuzione dei lavori, come abbiamo detto, da parte dell'appaltatore, classificatosi in graduatoria, dopo Tecnis, RFI sta procedendo alle attività necessarie per lo spostamento dell'attuale e semplice binario sulla nuova sede, con attivazione prevista entro la metà del 2018 (spostamento dell'attuale binario nella nuova sede). Quindi, verrà demolita la vecchia sede del binario.

Per quanto concerne il completamente, invece, del raddoppio, RFI provvederà al necessario aggiornamento della progettazione esecutiva, per indire una nuova gara e, quindi, è presumibile che i lavori richiederanno, terminata la gara, circa due anni, quindi, entro il 2020, per il raddoppio. Per favorire la sicurezza della viabilità, RFI sta completando i lavori di sistemazione delle due deviate stradali provvisorie della Flaminia, collocate presso gli imbocchi della nuova galleria e le opere di protezione nel tratto di stretto affrancamento tra la Flaminia e il nuovo tracciato ferroviario. Quindi, c'è un nuovo cronoprogramma, una nuova gara da indire. I tempi di realizzazione sono questi, mentre l'attivazione del nuovo binario semplice avverrà entro la metà del 2018.

PRESIDENTE. La collega Galgano ha facoltà di replicare.

ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro. Le notizie che ci ha dato, ovviamente, non ci soddisfano, perché non possiamo pensare che, in Italia, ci vogliano vent'anni, praticamente, per fare 10 chilometri di tratta ferroviaria. Le chiediamo il massimo impegno, perché, almeno, i tempi siano rispettati e che non si vada oltre. A me sembrerebbe di chiedere un'ovvietà e penso che a tutti coloro che ci ascoltano potrà sembrare un'ovvietà, ma non lo è assolutamente. Oggi, ascoltandola in audizione, lei ci ha dato un dato importante, ha detto che il 10 per cento di aumento della connettività di un Paese comporta un incremento pro capite di PIL dello 0,5, quindi, del prodotto interno lordo. Da quello che lei ha detto è assolutamente evidente qual è uno dei principali problemi dell'Umbria; come lei saprà, l'Umbria, in questo momento, è al penultimo posto per decrescita di PIL, seconda solo dopo il Molise, perché gli investimenti in infrastrutture, in questi anni, non ci sono stati. Attualmente, il suo Ministero ci ha risposto che abbiamo 92 milioni di euro per la “Tre Valli”, a iniziare dal 2019, e 51 milioni di euro per l'ex FCU, assolutamente niente!

Sei mesi fa, lei si era impegnato e si era dichiarato disponibile a convocare Trenitalia e Italo per quanto riguarda il passaggio dell'alta velocità, le chiediamo di fare il possibile, di sollecitare anche le regioni - che noi continuiamo a sollecitare per questo - e di aiutarci in questa nostra battaglia per le infrastrutture che rappresenta la battaglia per il futuro economico dell'Umbria che, altrimenti, diventerà l'ultima regione non del Centro, ma del Sud.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amoddio, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Dambruoso, Epifani, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gozi, Laforgia, Locatelli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Rosato, Sani, Tabacci, Simone Valente e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017 (A.C. 4505-A) (ore 16,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4505-A: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017.

Ricordo che nella seduta del 10 luglio si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Avverto che, fuori dalla seduta, le proposte emendative 2.9 Tancredi, 11-bis.020 e 11-bis.021 Sani sono state ritirate dai presentatori.

Avverto, inoltre, che il Governo ha presentato l'emendamento 2.100 e che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2-bis.200 e 4.200, che sono in distribuzione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, la V Commissione ha formulato tre condizioni sul testo del provvedimento, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Sempre la Commissione bilancio ha condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, il parere favorevole sul testo dell'articolo 4 del provvedimento all'approvazione dell'emendamento 4.22 Sereni, come riformulato nel senso indicato nel parere.

Al fine di recepire tale ultima condizione della Commissione bilancio, la XIV Commissione ha presentato il subemendamento 0.4.22.200, che è in distribuzione.

Ricordo che, con riferimento all'esame della legge europea, l'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento dispone che gli emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea.

Parallelamente, con riguardo agli emendamenti presentati direttamente per l'esame in Assemblea, sono ammissibili, per prassi consolidata, solo quelli riconducibili, ai sensi del già richiamato articolo 126-ter, comma 4, all'oggetto proprio della legge europea, come definito dalla legislazione vigente e, quindi, dall'articolo 30, comma 3, della legge n. 234 del 2012, che, alle lettere b) e c) richiama, rispettivamente, le disposizioni: modificative o abrogative di disposizioni statali vigenti oggetto di procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea nei confronti della Repubblica italiana o di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea; necessarie per dare attuazione o per assicurare l'applicazione di atti dell'Unione europea.

Sempre per prassi, sono, altresì, ritenute ammissibili le proposte emendative volte a rispondere a procedure di precontenzioso EU Pilot.

In conformità ai predetti criteri di ammissibilità, non risultano pertanto ammissibili, ai sensi degli articolo 89 e 126-ter, comma 4, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione e non dirette a dare attuazione a specifici obblighi normativi posti dall'ordinamento dell'Unione europea: 1.20 Rubinato, che interviene sulle materie oggetto delle prove degli esami di Stato per l'abilitazione alla professione forense; 1.21 Mazziotti Di Celso, relativo ai termini per l'iscrizione all'albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori; 2-bis.020 Minnucci, in materia di Autorità nazionale competente per la gestione dei diritti d'autore; 6.021 L'Abbate, volto a integrare l'elenco delle indicazioni dei prodotti preconfezionati di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 309 del 1992; 6.022 Dadone, concernente il trattamento fiscale dell'attività di raccolta dei tartufi (la cui relativa procedura di infrazione risulta già conclusa); 10.020 Fragomeli, volto ad estendere il sistema informatico integrato attualmente previsto all'articolo 1-bis del decreto-legge n. 105 del 2010 per la gestione dei flussi informativi relativi ai mercati dell'energia elettrica e del gas anche al settore idrico; 11.020 e 11.021 Borghi, in materia di modalità applicative del contributo di sbarco di cui al decreto legislativo sulle isole minori, di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 23 del 2011; 11-bis.023 Marco Di Maio, recante disposizioni relative agli impianti di generazione energia alimentati da bioliquidi sostenibili; 13.020 Manfredi, in materia di garanzia a copertura delle obbligazioni assunte dai soggetti partecipanti al sistema di remunerazione della capacità, di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 379 del 2003.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

EMILIANO MINNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per un chiarimento sull'inammissibilità? Prego, ne ha facoltà.

EMILIANO MINNUCCI. Presidente, sì, vorrei chiedere un approfondimento sulla inammissibilità di questa mia proposta emendativa, visto che, è vero che non è in corso una procedura di infrazione, ma è vero anche che Agcom ha avviato un'istruttoria nei confronti della SIAE per abuso di posizione dominante e, in questo caso, credo che valga il motto: prevenire è meglio che curare.

Quindi, diciamo che c'è una posizione di oggettivo precontenzioso, che lei citava fra i casi di specie, e dunque vorrei che venisse specificato il perché della inammissibilità dell'articolo aggiuntivo, dicendo fin da subito che su questa materia della liberalizzazione del mercato dei diritti d'autore, laddove permanesse l'inammissibilità, mi avvio a presentare una specifica proposta di legge in materia o, comunque, a valutare in altro provvedimento la possibilità di reinserire questo tema, che io ritengo assolutamente cruciale ed importante per questo segmento e che investe migliaia di artisti e di cittadini consumatori.

PRESIDENTE. Sono state sollevate obiezioni relativamente alla pronuncia di inammissibilità dell'articolo aggiuntivo 2-bis.020 Minnucci, volto a prevedere la possibilità che l'attività di intermediazione in materia di diritti d'autore sia svolta, oltre che dalla SIAE, anche da altri enti e organismi di gestione indipendente.

Come già ricordato, ai fini della valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti riferiti alla legge europea, occorre far riferimento al contenuto proprio della medesima, come definita dalla legislazione vigente. Al riguardo, l'articolo 30, comma 3, della legge n. 234 del 2012, alle lettere b) e c), individua, quale contenuto proprio, le disposizioni modificative o abrogative di disposizioni statali vigenti oggetto di procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea nei confronti della Repubblica italiana o di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, o quelle necessarie per dare attuazione o per assicurare l'applicazione di atti dell'Unione europea.

La proposta emendativa in questione non risponde ai requisiti sopra richiamati, essendo volta a modificare una scelta di merito effettuata dal legislatore nazionale nel recepire la direttiva 2014/26/UE, senza che tale intervento risulti collegato ad una specifica esigenza di adeguamento alla normativa europea o al superamento di procedure di infrazione di precontenzioso in corso.

Del resto, proprio per le medesime ragioni, in sede referente sono state dichiarate inammissibili proposte emendative che recavano interventi analoghi: 2.03 e 2.04 Battelli.

Alla luce di tali elementi, non posso che ribadire la decisione circa l'inammissibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1, il collega Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Il mio intervento è finalizzato a una richiesta alla relatrice, rapidissima. Visto che con questa legge cerchiamo di ridurre le procedure di infrazione, che si sono ridotte poi recentemente, quasi dimezzate, rispetto a tre anni fa, la richiesta di intervento è la seguente: l'Unione europea, la Commissione, alla fine della scorsa settimana, ha contestato una nuova norma nel codice degli appalti, molto specifica, che prevede che il termine per i certificati di pagamento, cioè per il pagamento degli acconti sugli appalti, debba essere non inferiore a 45 giorni, il che è in violazione diretta di una direttiva europea che prevede i pagamenti entro 30 giorni. Basterebbe un emendamento di una riga che modifichi il codice degli appalti, all'articolo 113-bis, dicendo: “la parola 45 è sostituita dalla parola 30”. Richiede qualche minuto di verifica e potrebbe evitare al nostro Paese una procedura di infrazione e, quindi, credo che sarebbe un intervento utile.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'articolo aggiuntivo 1.022 Baruffi, il parere è favorevole, mentre sull'articolo aggiuntivo 1.021 Baruffi c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.022 Baruffi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.021 Baruffi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baruffi. Ne ha facoltà.

DAVIDE BARUFFI. Grazie, Presidente. È una proposta emendativa che, come la precedente, prova a rafforzare le misure di tutela delle nostre imprese in particolare per quanto riguarda la violazione dei diritti d'autore. Ancora nella giornata di lunedì abbiamo presentato la Relazione in materia di contrasto alla contraffazione e alla pirateria on line qui in Aula, un lavoro compiuto congiuntamente da tutta la Commissione, e la abbiamo approvato all'unanimità. Ne sono scaturite queste due proposte. Devo dire che grazie a una buona collaborazione con la relatrice e con il Governo siamo arrivati a un punto di intesa avanzato. Ritiro quindi l'articolo aggiuntivo 1.021e mi riservo di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 2.20 Busto e 2.6 Busto. Mi risulta che l'emendamento 2.9 Tancredi sia stato ritirato.

PRESIDENTE. Sì.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2.100 del Governo e sull'emendamento 2.7 Busto.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.20 Busto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Busto, con i pareri contrari della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 del Governo, con il parere favorevole della Commissione.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 2-bis- A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2-bis.200, mentre esprime parere contrario sull'emendamento 2-bis.20 Catalano.

PRESIDENTE. Poi c'è l'emendamento 2-bis.300?

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Non è presente nel fascicolo degli emendamenti.

PRESIDENTE. È l'emendamento della Commissione Bilancio.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2-bis.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-bis.20 Catalano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Presidente, l'articolo 2-bis, che è stato introdotto in Commissione politiche europee, introduce il tema del modem libero. Il Governo ha presentato un suo emendamento, che riprendeva l'argomento che avevo trattato io con il mio emendamento presentato nella medesima Commissione, che attua l'impegno che il Governo aveva preso a seguito del mio interesse manifestato con le mie interrogazioni parlamentari. Il punto è che la proposta che il Governo dà per risolvere il problema dell'azione da parte dei provider nell'ostacolare l'utente nel dotarsi del proprio terminale di rete per connettersi a Internet è l'impianto sanzionatorio. Io reputo del tutto inefficace l'impianto sanzionatorio proposto del Governo, perché prevede una forbice edittale da 120 mila euro a 2 milioni e mezzo di euro per quei provider che violano il regolamento europeo impedendo all'utente di esercitare la propria libertà nella scelta dei dispositivi.

Con il mio emendamento suggerivo di usare un metodo proporzionale, ovvero in proporzione al fatturato, prevedendo un minimo del 2 per cento a un massimo del 5 per cento, per introdurre un sistema fortemente deterrente, perché reputo che la libertà degli utenti nel dotarsi del proprio dispositivo di connessione alla rete sia una libertà da garantire, e penso che il Governo dovrebbe mettersi dalla parte degli utenti, quindi prevedere un sistema fortemente deterrente per dare anche un segnale al cittadino che è dalla parte dell'utente e non dalla parte del provider.

Questa è la ratio del mio emendamento, non capisco perché il Governo prevede un parere contrario, così come la relatrice, e, nel caso, chiedo se ne possono dare spiegazione, perché credo che per garantire questa libertà dobbiamo dare un effetto deterrente, anche perché, qualora si dovessero presentare anche un migliaio di segnalazioni all'autorità, queste sfocerebbe in un'unica sanzione verso il provider, che, nel caso fosse individuata dall'autorità come la minima della forbice edittale, sarebbe veramente un atto nei confronti del cittadino che non rende giustizia, in quanto il provider potrà altamente non interessarsi della sanzione e continuare con l'azione di violazione del regolamento. Questo è quanto dell'emendamento, quindi volevo anche chiedere conto alla relatrice e al Governo del perché un parere negativo su questo fronte, e per quale motivo invece si è scelta una forbice edittale così irrisoria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, intervengo a titolo personale: sottoscrivo l'emendamento, ne condivido fortemente l'ispirazione, e chiedo al Governo di riconsiderare il suo parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Quintarelli. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento 2-bis.20 Catalano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.20 Catalano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2-bis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto di astensione mio personale, e mi auguro del mio gruppo, su questo articolo. Infatti, comunque sia, rendiamo merito al Governo di aver introdotto il regime sanzionatorio, altrimenti il cittadino non avrebbe potuto fare ricorso nel caso in cui il provider avesse negato la libertà all'utente del proprio modem per connettersi alla rete, però riteniamo comunque insoddisfacente l'impianto sanzionatorio, in quanto noi prediligevamo invece un sistema proporzionale al fatturato. Quindi, ci asterremo su questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2-bis, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Presidente, sull'emendamento 3.1 Ferraresi, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Ferraresi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Parere contrario sugli emendamenti 4.20 e 4.21 Ferraresi e 4.3 Battelli. Parere favorevole sul subemendamento 0.4.22.200 della Commissione e sull'emendamento 4.22 Sereni.

Parere contrario sugli emendamenti 4.24 e 4.25 Ferraresi, 4.26 Giorgia Meloni, 4.7, 4.6 e 4.5 Gianluca Pini. Parere favorevole sull'emendamento 4.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme alla relatrice, Presidente.

PRESIDENTE. Adesso andiamo all'emendamento 4.20 Ferraresi. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.20 Ferraresi, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Ferraresi, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Battelli, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.22.200 della Commissione, su cui il parere è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.22 Sereni, nel testo subemendato, su cui i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

L'emendamento 4.23 Ferraresi è precluso dalla votazione dell'emendamento 4.22, appena votato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 Ferraresi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.25 Ferraresi, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.26 Giorgia Meloni, parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Petrenga. Ne ha facoltà.

GIOVANNA PETRENGA. Grazie Presidente. Solo per precisare che con quest'emendamento il gruppo Fratelli d'Italia - e in modo particolare ci teneva la nostra Presidente, l'onorevole Meloni - teneva a dare un apporto e un contributo ad eliminare un obbrobrio, che era stato commesso prima, quello di far pagare le spese alle vittime, qualora non poteva pagare chi aveva commesso il reato. Quindi, noi aggiungevamo al danno anche la beffa.

Oggi noi ci ritroviamo, invece, che con i soldi del fondo si vanno a coprire le spese di chi ha commesso il reato, quindi la sostanza non cambia. Mentre invece le vittime possono aspettare, per quello che è dovuto loro come risarcimento danno. Quindi, se continuiamo di questo passo, noi alimentiamo che questi fenomeni si verifichino e si proliferino, perché tanto non ci sono danni per chi li commette.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.26 Giorgia Meloni, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Gianluca Pini, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Chiedo alla relatrice il parere sugli articoli aggiuntivi.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Presidente, articolo aggiuntivo 4.022 Giulietti, favorevole; 4.020 Mazziotti Di Celso, contrario; 4.021 Giulietti, favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.022 Giulietti, su cui i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo 4.020 Mazziotti Di Celso è assorbito dall'approvazione dell'articolo aggiuntivo 4.022 Giulietti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.021 Giulietti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Presidente, emendamento soppressivo 6.1 Gianluca Pini, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

PRESIDENTE. Poiché c'è solo un emendamento riferito all'articolo 6, che è un emendamento soppressivo, si vota per il mantenimento dell'articolo 6.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Presidente, articolo aggiuntivo 7.020 Fantinati, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 7.020 Fantinati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fantinati. Ne ha facoltà.

MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Noi sappiamo quanto il tema del ritardo dei pagamenti sia un tema prioritario per le imprese. Abbiamo tempi biblici. L'Italia è stata sanzionata perché è stata una dei peggiori pagatori d'Europa e addirittura siamo agli ultimi posti. Denuncio qui oggi quello che succede, cioè che molto spesso, soprattutto negli appalti e soprattutto con l'amministrazione pubblica, quando si disegna un appalto si mettono in piccolo scritte delle norme di modo tale che se vi è un ritardo nei pagamenti poi l'azienda appaltatrice non possa chiedere gli interessi di mora. Insomma, se tra privati questo succede con lo Stato è un creditore più privilegiato di altri.

Sappiamo quanto sia importante per le imprese che subiscono dei ritardi nei pagamenti poter quanto meno compensare con le cartelle esattoriali, perché molto spesso le imprese non sono in grado di pagare i propri dipendenti perché vantano dei crediti da una pubblica amministrazione che non riesce a pagarli e che ritarda di 200-300 giorni, ma abbiamo esempi anche di 400 giorni. Molto spesso le aziende falliscono perché lo Stato non paga i suoi debiti. Come si può pretendere che le aziende paghino regolarmente le tasse? Qual è l'esempio che noi diamo? Abbiamo sempre detto ed è sempre passato che se un'azienda vanta dei crediti con la pubblica amministrazione quantomeno può compensarli con le proprie cartelle esattoriali. Questo è sempre stato accettato salvo una volta quest'anno, perché nella legge di stabilità del 4 dicembre non passava nulla del MoVimento 5 Stelle perché si doveva promuovere il referendum.

Allora, ve lo lasciamo. Prendetevi la vittoria, ma fate qualcosa per le imprese, fate qualcosa per questo emendamento, perché altrimenti non lamentiamoci se poi le imprese se ne vanno all'estero perché lo Stato non si fida più di loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.020 Fantinati, su cui i pareri sono contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Sull'emendamento 8.5 Matarrelli, parere favorevole. Sull'emendamento 8.2 Ciprini, parere contrario. Sull'emendamento 8.3 Ciprini, parere contrario. Sull'emendamento 8.6, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo è conforme. Solo sull'emendamento 8.5 Matarrelli il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “sentiti il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione”. Su tutto il resto, è conforme.

PRESIDENTE. Chiederei alla relatrice se è d'accordo con questa riformulazione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Riformulazione accolta.

PRESIDENTE. Quindi, il suo parere è favorevole con la stessa medesima riformulazione del Governo. Bene.

Se non ci sono interventi sull'emendamento 8.5 Matarrelli, chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione. Albini? Bene, prendo atto che accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.5 Matarrelli, con i pareri favorevoli, così come riformulato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.2 Ciprini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.3 Ciprini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.6 Matarrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Sull'emendamento 9.21 Gianluca Pini, parere contrario. Sull'emendamento 9.5 Zaccagnini, parere favorevole. Sull'emendamento 9.20 Fiorio, parere favorevole. Sull'emendamento 9.6 Zaccagnini, parere contrario. Sull'articolo aggiuntivo 9.050 del Governo, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.21 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5 Zaccagnini; i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.20 Fiorio, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.6 Zaccagnini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.050 del Governo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame dell'articolo 9-bis - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9-bis e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9-bis.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, i pareri sono favorevoli. È una condizione della Commissione bilancio.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9-bis, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 9-ter - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9-ter e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9-ter.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9-ter, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 10.5, 10.4, 10.1 10.2 e 10.3 Daga, nonché sull'emendamento 10.7 Gianluca Pini, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.5 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.4 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.3 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.7 Gianluca Pini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 11.7 Zaccagnini e 11.5 Daga, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 11.6 Gianluca Pini. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 11.4 Daga e sugli articoli aggiuntivi 11.06 Zolezzi e 11.07 Crippa; infine esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 11.022 Giulietti.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dalla relatrice, tranne sull'emendamento 11.6 Gianluca Pini, su cui proponiamo la seguente riformulazione: aggiungere dopo “modificazioni” le parole: “per le attività espletate dal gestore unico del servizio idrico integrato”.

PRESIDENTE. La relatrice si uniforma al parere del Governo?

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Parere conforme.

PRESIDENTE. Il parere del Governo sull'articolo aggiuntivo 11.022 Giulietti?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 11.022 Giulietti purché sia riformulato alla lettera c) nel modo seguente: “…non appena sia ragionevolmente possibile, del progetto di decisione compreso il verbale conclusivo dalla conferenza dei servizi di cui all'articolo 29, comma 5, del contenuto della decisione”. Questa è la prima riformulazione. Inoltre sostituire le parole “elementi” con le parole “con particolare riferimento agli elementi”. Con questa riformulazione il parere è favorevole.

PRESIDENTE. La relatrice si adegua?

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere conforme.

PRESIDENTE. Vorrei salutare a nome dell'Assemblea un gruppo di studenti e docenti della Stony Brook University di Long Island New York che assiste ai nostri lavori dalle tribune e che salutiamo (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.7 Zaccagnini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.5 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.6 Gianluca Pini. Prendo atto che l'onorevole Gianluca Pini accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.6 Gianluca Pini, con il parere favorevole nel testo riformulato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.4 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.06 Zolezzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.07 Crippa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Abbiamo già presentato la proposta emendativa in esame lo scorso anno. Il problema non è mai stato risolto: si tratta del problema annoso delle gare per le concessioni idroelettriche.

Noi chiediamo con questo articolo aggiuntivo che, nelle future gare per l'attribuzione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche - che vengono prorogate di anno in anno e per cui siamo in procedura di infrazione per il fatto che proroghiamo di anno in anno queste concessioni idroelettriche - di fatto vi sia una modifica secondo cui il gestore uscente trasferisca a titolo oneroso a chi subentra tutto il relativo ramo d'azienda, comprensivo delle opere asciutte. Di fatto, le opere asciutte, non sono spesso funzionali a chi oggi deve subentrare a questa nuova attività, sostanzialmente sono opere che non sono strettamente correlate alla funzionalità dell'opera stessa. Uno dei motivi per cui le gare delle concessioni idroelettriche nel nostro Paese… almeno secondo quanto ci viene detto dal Ministero dello Sviluppo economico e dall'Autorità, è che non si sia ancora raggiunta una modalità di calcolo del valore residuo delle migliorie che il gestore fino ad oggi ha attuato.

Vi chiediamo di provare a dare uno scossone a questo sistema ingessato, che vede soprattutto molti imprenditori nel settore del ramo idroelettrico impossibilitati a subentrare alle concessioni oggi in essere, perennemente prorogate, nel corso degli anni, sempre ai medesimi gestori. Chi ci troviamo? Sempre i soliti noti.

Allora, vorremmo che fosse portato alla luce il fatto che chiedete liberalizzazioni in tutti i settori, casualmente sulle concessioni idroelettriche fate finta di non vedere che c'è una procedura di infrazione aperta, per la quale oggi evidentemente possiamo dare una risposta diversa, cioè possiamo consentire di mettere a gara almeno le opere bagnate, cioè, quindi, solo quelle strettamente funzionali alla produzione di energia elettrica e non anche tutti i fabbricati accessori e tutta una serie di interventi strutturali che non sono funzionali alla produzione di energia idroelettrica.

Per questo motivo, vi chiediamo di votare favorevolmente a questo articolo aggiuntivo, e chiediamo al Governo di esprimersi sul come mai questa procedura rimane aperta e, ancora una volta, non è in grado di prendere una posizione sul tema, né di dare rassicurazioni agli imprenditori del settore, che stanno aspettando da anni che questo mercato venga finalmente liberalizzato, che invece mantenete in regime totalmente monopolistico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, molto brevemente, come l'onorevole Crippa sa, c'è un negoziato molto complesso in corso tra il Governo e la Commissione europea su questo tema; tema di grandissima importanza, come l'onorevole Crippa ha sostenuto. Il Governo sta dialogando anche con il mondo economico. L'articolo aggiuntivo che lei ha presentato, onorevole Crippa, non serve a chiudere la procedura di infrazione, non aiuta in maniera decisiva nel contenzioso con la Commissione europea, quindi riteniamo di dare parere contrario, pur condividendo gli obiettivi, cioè quello di chiudere in maniera favorevole a tutti gli interessi in gioco il contenzioso con la Commissione europea.

PRESIDENTE. Prego, deputato Crippa.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, l'intervento del Governo deve essere commisurato al tempo. Non possiamo permetterci che un Ministero non sia in grado di risolvere un problema da due anni a questa parte, che ancora oggi stiamo cercando di risolvere il problema con gli stakeholder - principalmente uno solo - per comprendere qual è la modalità con cui noi dovremmo andare a indennizzare per le opere realizzate.

Credo che, se un Governo serio vuole arrivare in fondo a questa situazione e mettere finalmente le concessioni idroelettriche a bando di gara, lo può fare, se ha l'interesse politico di farlo; se, invece, è quello di mantenere lo statusquo e di non toccare gli interessi dei soliti noti, noi arriveremo sempre con queste giustificazioni, con le quali, nonostante il sottosegretario scuota la testa, di fatto segnaliamo come, ancora una volta, su questo tema voi non avete prodotto nulla, fino ad adesso.

La nostra iniziativa non servirà? È limitata? Perfetto. Sono solo due anni che aspettiamo un provvedimento da parte di questo Governo, incapace di prendere atto di questa soluzione e di mettere in campo delle risorse necessarie e urgenti per mandare a bando di gara queste concessioni idroelettriche. Se invece cerchiamo solo di fare della demagogia, comprendiamo le parole del sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.07 Crippa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11.022 Giulietti, sul quale vi sono due proposte di riformulazione identiche da parte di Commissione e Governo. Prendo atto che si accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.022 Giulietti, come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 77).

(Esame dell'articolo 11-bis - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Presidente, sull'emendamento 11-bis.21 Giulietti, parere favorevole. Sull'emendamento 11-bis.20 Gianluca Pini, parere contrario. Sull'articolo aggiuntivo 11-bis.022 Benamati, parere favorevole, purché riformulato, nel senso di sostituire, al comma 1, primo periodo, le parole “degli utenti domestici e delle imprese connesse in bassa tensione” con le seguenti: “degli utenti elettrici che sostengono gli oneri connessi all'attuazione delle misure di cui ai commi 2, 3, 4, 5, 6 e 7”. Sull'articolo aggiuntivo 11-bis.024 Benamati, parere favorevole. Sull'articolo aggiuntivo 11-bis.05 Benamati, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11-bis.21 Giulietti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

A questo punto, l'emendamento 11-bis.20 Gianluca Pini e la votazione dell'articolo 11-bis sono preclusi dall'ultima votazione che abbiamo fatto. Gli articoli aggiuntivi 11-bis.020 e 11-bis.021 Sani sono ritirati, quindi andiamo all'articolo aggiuntivo 11-bis.022 Benamati, su cui vi è parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, visto che sta passando un po' in sordina il tema, credo sia importante far capire a tutta l'Aula cosa state votando. Un minuto fa avete soppresso la norma che di fatto regolamentava l'utilizzo delle borse di plastica all'interno del panorama europeo, quindi, ancora una volta, non andiamo a risolvere la procedura d'infrazione: avete soppresso le modalità con cui si andava a gestire. Adesso fate di peggio: intervenite in materia degli energivori.

Quindi, qua vorrei comprendere, dalla tanto acclarata Commissione ambiente, che cosa mi dice sul fatto che, all'interno di quest'articolo aggiuntivo del collega Benamati, si va a fare uno sconto in bolletta agli energivori, che verrà caricato sulle bollette, una parte dei consumatori e una parte - la cosa più importante - di imprese alimentate in media tensione e che, quindi, non rientrano in quella fattispecie di imprese oggetto di sconto e, quindi, quelle in bassa tensione (le piccole e medie imprese) o quelle in alta tensione (le grandi imprese energivore). C'è una fetta consistente del nostro Paese, che sono le imprese alimentate anche in media tensione, per la quale non è il MoVimento 5 Stelle che segnala un ipotetico aumento dei costi, ma lo segnalano anche autorevoli quotidiani energetici e di settore.

Allora, io vorrei capire innanzitutto se, all'interno di quest'Aula, noi possiamo permetterci di votare un articolo aggiuntivo come questo, che non ha nemmeno una quantificazione di quanto potrà aumentare la bolletta delle imprese e quanto sarà la ricaduta anche sui cittadini. Perché quando viene detto che il 50 per cento della distribuzione verrà scontato dalla componente A3 sui cittadini, non verrà però specificato quanto, invece, aumenterà la bolletta di quelle imprese, che non sono energivore e non hanno lo sconto applicabile sulla componente tariffaria A3, ma sono tutte le altre imprese e il tessuto produttivo del nostro Paese.

Vogliamo capire e cercare di analizzare e quantificare? Io credo che questa non sia la sede opportuna per trattare quest'argomento. Tra l'altro, è stato respinto in Commissione, per poi ripresentarlo, con il nome del capogruppo della Commissione attività produttive del PD, in Aula uguale, praticamente identico.

Allora, qual è il motivo, se non quello politico? Perché, di fatto, il Ministro Calenda è da giugno che dice che ha un decreto pronto sugli energivori e non ha trovato un veicolo, nemmeno nel decreto sul Mezzogiorno per inserire questa tematica. È una tematica che deve essere affrontata in una maniera diversa, non nottetempo, con un articolo aggiuntivo, tra l'altro presentato ieri sera e che oggi ritroviamo nel fascicolo degli emendamenti! Salvo che poi la discussione sul tema è inesistente. Vogliamo parlare delle modalità con cui noi oggi andiamo a non rendere virtuose quelle imprese, che faranno un passo verso l'efficienza energetica? Perché le condizioni che scrivete sono ridicole!

E sono ridicoli, caro collega Benamati, i trenta giorni che voi date al Ministero. Sapete perché? Perché casualmente c'è di mezzo agosto (trenta giorni!) e viene approvato. Perché quando un emendamento viene scritto dall'opposizione viene chiesto un periodo di 90 o 120 giorni? Perché ci vogliono dei tempi, mentre qua è già tutto scritto nero su bianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma ci si vuole intestare la paternità politica di questo salvataggio per non fare uno sconto a Calenda.

Io credo che, se vogliamo trattare il tema al di là delle questioni politiche di scontro, dobbiamo parlare di numeri e di costi, perché questa situazione è drammatico pensare che possa essere gestita in questo modo.

Presidente, concludo per poi riprendere il tema più avanti. La questione è che oggi noi ci troviamo con questo articolo aggiuntivo a mettere le mani nelle tasche delle imprese alimentate in media tensione all'interno del nostro Paese, per fare un favore sempre e solo ai soliti noti, uno su tutti, l'Ilva di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio. C'è la collega Stella Bianchi.

STELLA BIANCHI. Io parlo anche trenta secondi, ma, se volete, parla prima il collega Benamati e io, poi, a titolo personale.

PRESIDENTE. Collega, quindi ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Benamati? Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Devo dire che avrebbe anche ragione il collega Crippa: parliamo del merito, non diamo delle sensazioni su un tema così importante.

Nel senso che qui parliamo di 1 milione di posti di lavoro e di 3 mila aziende e quest'argomento è completamente coerente in questa sede, in quanto si tratta di un adeguamento, dopo una lunga trattativa, ad alcune normative europee sugli aiuti di Stato.

Di cosa parliamo in quest'articolo aggiuntivo? Parliamo delle facilitazioni esistenti alle imprese, che hanno un alto consumo energetico. Di questo parliamo, di quelle imprese che sul mercato interno e sul mercato esterno si trovano a combattere, ad armi non pari, in una situazione di scarsa competitività, perché consumando molta energia, costosa in Italia, si trovano in condizioni difficili.

Oggi queste imprese - lo ricordo al collega Crippa che lo sa meglio di me - godono già di un set di facilitazioni, che sono quelle dell'ex articolo 39, che vale 600 milioni, e della degressività, cioè della diminuzione dei costi al crescere del consumo, che vale 400 milioni. Così parliamo di numeri, non parliamo di questioni innominabili.

Da questo punto di vista, questo sistema cessa con la questione europea e col fatto che viene a modificarsi la tariffa il 1° gennaio 2018. Questo articolo aggiuntivo altro non fa che adeguare le norme di assistenza a questo tipo di aziende in ambito europeo alla normativa europea. Questo fa. Lo farà con un decreto ministeriale nel quale le facilitazioni saranno collegate al consumo in rapporto alle dimensioni e al volume di affari aziendale, al fatto che le aziende operino sul mercato interno o sul mercato esterno.

E, per quanto riguarda i costi, parliamo di un incremento - è vero - di quello che è oggi il carico da 1 miliardo ad 1 miliardo e 200 milioni - 1 miliardo e 400 milioni, come ha stimato anche per la relatrice il Servizio studi della Camera.

È una situazione che - richiamo - riguarda 1 milione di persone e 3 mila aziende. Dopodiché, devo dire che c'è stata una discussione e un dibattito nel mio gruppo su questo, perché questo tipo di facilitazioni è già esistente. Ma noi le aziende e le famiglie le vogliamo tutelare. Per cui, forse, al collega Crippa è sfuggito il comma 1 di questa proposta emendativa, nel quale si stabilisce che i risparmi (i risparmi!), che vengono effettuati sulla base del calo degli oneri generali, specificamente quelli della componente A3 - che il GSE stabilisce essere in 2,7 miliardi dal 2016 al 2020 - siano devoluti per almeno la metà alle famiglie e alle imprese.

Forse è sfuggita all'Aula la riformulazione che ha proposto la relatrice al tema famiglie ed imprese a bassa tensione. Infatti, la relatrice ha proposto una riformulazione, che serve per ricomprendere meglio il perimetro dei beneficiati da questo sconto, che sono tutte le famiglie e tutte le imprese non energivore, cioè i soggetti che hanno partecipato al sostegno di queste agevolazioni.

Allora, noi con questo articolo aggiuntivo io non lo so se facciamo bene o facciamo male, però tagliamo le bollette, per gli italiani e per le imprese non energivore, e riformuliamo gli incentivi e le agevolazioni per le imprese energivore, perché noi vogliamo diminuire i costi per le famiglie, o, comunque, non aumentarli in questo senso, e sostenere la nostra impresa.

Questo è lo scopo di questo articolo aggiuntivo che va incontro a una lunga negoziazione del Governo in Europa, che ha dato esito positivo. E il collega - signor Presidente, per suo tramite - lo sa bene che ha dato esito positivo a maggio. Questo è il veicolo della legge europea. Credo che sia anche ben posizionato. Su questo credo che sia difficile effettivamente non esprimere per molti in quest'Aula un giudizio francamente positivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Stella Bianchi. Ne ha facoltà, per un minuto.

STELLA BIANCHI. Sì, grazie Presidente. È sulla questione bioshopper che il collega Crippa citava prima. Vorrei rassicurarlo per suo tramite. Il voto che abbiamo fatto prima di soppressione dell'articolo 11-bis è motivato dal fatto che a questa questione noi teniamo molto, e cioè la tutela dei bioshopper e la salvaguardia rispetto ad una procedura d'infrazione, al punto che l'intero gruppo del Partito Democratico della Commissione ambiente aveva presentato l'emendamento. Questa questione viene risolta da un emendamento identico, già presentato in Senato al decreto Mezzogiorno, che avrà un'approvazione più rapida, di quanto sarebbe invece consentito, se fosse rimasto in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11-bis.022 Benamati, con i pareri favorevoli, così come riformulato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 79).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 11-bis.024 Benamati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Riprendo una parte della discussione precedente e poi vado su questo tipo di misura proposta dall'articolo aggiuntivo 11-bis.024 Benamati.

PRESIDENTE. Atteniamoci all'argomento della proposta emendativa.

DAVIDE CRIPPA. Voglio soltanto segnalare come all'interno di una relazione presentata al Parlamento pochi giorni fa da parte dell'ENEA, struttura che il collega Benamati spero che conosca bene visto che ci ha lavorato, segnalo come quando si tratta il settore degli energivori, suddiviso per fonderie, cartiere e industria della ceramica, vengono dati dei numeri che dal punto dell'efficienza energetica gridano scandalo. Ci sono dei numeri allarmanti sul fatto che alcuni interventi, che prevedono dei tempi di ritorno di sei mesi, non vengono messi in atto dagli imprenditori. I tempi di ritorno medi stimati di questi interventi sono 3-4 anni, ma il risparmio che si potrebbe conseguire - ed è un numero che viene riassunto nell'analisi degli interventi di efficienza proposti a pagina 81 (e se lo vada a vedere) - vengono dati dai TEP totali risparmiati, che sono pari a 21 mila TEP, cioè una cifra enorme a fronte di un investimento consistente di 40 milioni di euro.

Allora, ci sono degli interventi che devono essere incentivati. Noi non possiamo pensare di andare a fare uno sconto per gli energivori quando questi non hanno minimamente messo in campo nemmeno quelle misure per adeguare la loro industria ai livelli standard positivi medi europei. Ci sono linee di trasporto dell'aria compressa bucate che non vengono minimamente efficientate per il solo fatto che tanto costa di meno spendere più soldi, perché fondamentalmente il problema di quelle industrie è che sono a rischio di chiusura per un'esigenza di mercato globale. Voi oggi vi allineate eventualmente a un prezzo europeo ma vi dimenticate che attraversando il mare dall'altra parte abbiamo la Turchia che ha un regime di produzione e sarà sempre più competitiva su questi tipi di settori. Cerchiamo di svegliare il nostro Paese migliorando l'efficienza energetica.

Per quanto attiene all'emendamento in questione, voteremo favorevolmente perché in questo caso l'emendamento migliora il sistema di gestione del sostegno alla promozione delle rinnovabili, perché finalmente inquadra un tema che garantiva, purtroppo, incertezza fino a questo momento e adesso, con questa modalità, sembrerebbe dare una regolamentazione maggiore rispetto al tema dell'incentivazione delle rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sanna. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Presidente, io parto dall'emendamento in discussione che ha il valore di sbloccare la possibilità per il nostro Paese di rifinanziare le fonti rinnovabili in maniera intelligente e più efficiente rispetto a ciò che facciamo oggi, introducendo il principio della neutralità tecnologica dove lo Stato vorrà introdurlo che vuol dire: non mi fisso su una modalità di produzione di fonte rinnovabile ma metto a gara e faccio competere la migliore tecnologia, possibilmente italiana, in questo campo.

Però, l'intervento e il dibattito che si è avuto anche sul precedente emendamento mi induce a dire che i dati che oggi ci fornisce il Gestore del Sistema Elettrico sull'impatto sulla bolletta elettrica del finanziamento delle fonti rinnovabili attraverso un'azione mirata e costante di eliminazione delle truffe e delle inefficienze nei confronti di chi non doveva prendere le agevolazioni e, invece, le prende e oggi dovrà restituire.

PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore

FRANCESCO SANNA. Questo porterà, dicevo, insieme alla fine di agevolazioni a vecchi impianti che non le meritano più e hanno finito il loro periodo di agevolazione, un décalage dell'onere che noi paghiamo sulla bolletta elettrica. Come ha detto il collega Benamati, circa 2 miliardi all'anno nei prossimi anni. E il risparmio che faremo su questo noi abbiamo deciso, col voto precedente, di darlo metà alle famiglie e alle imprese - a tutte le imprese - e l'altra metà a sostenere la competitività del sistema italiano.

Mi dispiace dell'astensione dei colleghi della Lega Nord, perché avete evitato di sostenere le imprese che anche al Nord fanno l'ossatura del sistema economico della manifattura italiana e vi siete dimenticati che senza questa battaglia che altri Stati fanno con le stesse regole europee che noi oggi applichiamo avrebbe portato, se avessimo seguito tutti il vostro voto - diciamo così - un po' ignavo, a non rendere più competitive queste imprese e a farle chiudere. Si tratta di imprese che fanno ogni anno 136 miliardi di fatturato. Immaginiamoci un gettito IVA che cessa su 136 miliardi di fatturato, immaginiamoci un milione di buste paga in meno, immaginiamoci mancati versamenti all'INPS, immaginiamoci l'esplosione della cassa integrazione. Ebbene noi, insieme al Governo, ce lo siamo immaginato e abbiamo deciso di reagire e di dare al Paese, con questo voto, una politica industriale sulla manifattura italiana.

E rispetto al fatto che prima di dare agevolazioni bisogna imporre il risparmio e l'efficienza energetica, leggendo la norma troviamo che noi, a chiunque voglia prendere un euro di agevolazione, imponiamo la diagnosi energetica degli impianti. Non regaliamo nulla ma additiamo a tutti la sfida del produrre con meno energia dando agevolazioni con un sistema diverso da quello di oggi. Oggi il sistema è vecchio di vent'anni: chi più consuma meno paga. Da domani non sarà così. Da domani sarà: chi consuma meglio meno paga e chi deve essere più competitivo nel sistema internazionale meno paga. Introduciamo un criterio che è il grado di intensità energetica, cioè il rapporto tra il costo dell'energia e il valore della produzione italiana. È una secchiata d'acqua fredda su chi non vuole immaginare che il nostro Paese competa nel sistema dell'economia reale dell'Europa e del mondo. Spero che vi risvegli un pochino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, Forza Italia voterà a favore su questo emendamento, ma la motivazione che io voglio dare per la verità è anche un'altra ed è di evitare, cioè, che prosegua una sorta quasi di scollamento dell'impolitica e dell'antipolitica nel nostro Parlamento rispetto a quello che accade nella realtà. Si è dimesso pochi minuti fa il Ministro Costa, coerentemente con le dichiarazioni che aveva reso nei giorni scorsi. Di queste dimissioni se ne sta parlando ovunque e anche lei ha rilasciato una dichiarazione poco fa come è legittimo e così come ha fatto il nostro presidente Brunetta, con una dichiarazione che il gruppo condivide pienamente.

Mi sembra, però, singolare che rispetto a un fatto così rilevante, Presidente, che nella storia del Parlamento ha sempre suscitato una qualche reazione da parte della Camera e del Senato, perché converrà che le dimissioni di un Ministro della Repubblica…

PRESIDENTE. Collega…

ELIO VITO. …sono sempre un fatto rilevante, non ci sia, invece, nessuna reazione in Parlamento e il Governo non avverta l'esigenza di darne comunicazione ufficiale alla Camera. Abbiamo appreso dalle agenzie che parrebbe che il Presidente Gentiloni…

PRESIDENTE. Se deve formulare una richiesta me la formuli, altrimenti…

ELIO VITO. No…

PRESIDENTE. E, allora, stiamo parlando di una proposta emendativa.

ELIO VITO. Presidente, mi dà la possibilità di concludere?

PRESIDENTE. Dipende. Se sta intervenendo sulla proposta emendativa quest'argomento non è pertinente.

ELIO VITO. Lei si comporta diversamente da quando fa i social, i facebook o presiede la Camera. Mantenga una linea di coerenza…

PRESIDENTE. Certo. È normale, perché quando sto fra i deputati faccio il deputato e quando faccio il Vicepresidente della Camera non posso portare avanti le mie opinioni. Abbia pazienza.

ELIO VITO. Magari, posti anche questo video, Presidente. Noi le auguriamo di avere tutto il successo che merita, ma, naturalmente, nel rispetto delle regole che consentono anche ai parlamentari, non del suo gruppo, di poter intervenire.

PRESIDENTE. Veniamo al dunque.

ELIO VITO. Nel merito, quindi, le dicevo che, quando si dimette un Ministro, che è un fatto rilevante, in genere, il Governo ne dà qualche forma di comunicazione alla Camera. Ora, apprendiamo, sempre dalle agenzie, che il Presidente Gentiloni avrebbe assunto l'interim delle deleghe del Ministro Costa, naturalmente è sua facoltà e sua prassi. Volevo, quindi, chiedere al rappresentante del Governo – ecco la richiesta che lei mi consente, finalmente, di svolgere – se non vogliamo interrompere questo clima per il quale, lavoriamo al di fuori della realtà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Collega, collega, la interrompo, le tolgo la parola. Le spiego, non c'è nessuna richiesta di convocazione di capigruppo, non c'è nessuna richiesta di modifica del calendario, lei non mi ha formulato nessuna richiesta; a fine seduta può fare tutti gli interventi che vuole.

Io andrei avanti, passiamo all'articolo aggiuntivo 11-bis.024.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Baldelli, a che titolo chiede di intervenire?

SIMONE BALDELLI. Per un richiamo al Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Ora, semplicemente, il collega Vito ha preso la parola e sta motivando, magari in maniera singolare, certamente, il suo voto e il voto del gruppo di Forza Italia, che ha permesso al collega Vito di parlare per cinque minuti su questo emendamento.

Noi abbiamo assistito, collega Di Maio, lei lo sa bene, e non è una critica verso la Presidenza, a pratiche ostruzionistiche in cui, di fronte a emendamenti e a interventi che parlavano certamente di tutt'altro, senza alcuna attinenza al tema, la Presidenza non è che sia stata a sindacarne la pertinenza o meno. Perché, di fronte a un atteggiamento rispettoso dell'Assemblea e tutto il resto, io credo che si possa permettere un intervento a un collega qualunque che, di fronte a un fatto politico, si permette di non sollevare la cosa sull'ordine dei lavori. Poi, certamente, il fatto delle dimissioni di un Ministro, se vogliamo relegarlo, Presidente, fra gli interventi, le doglianze di fine seduta, insieme ai solleciti delle interrogazioni parlamentari o ai fatti di politica locale, va benissimo. Ma io credo che quando un collega fa presente che, in questo momento, nel nostro panorama politico, un Ministro si è dimesso, abbia tutto il diritto di poter portare a conclusione l'intervento, essendo quello il tempo attribuito al suo gruppo parlamentare, che gli ha concesso di prendere la parola per cinque minuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Dopodiché, Presidente lei lo sa meglio di me, appartenendo a un gruppo di opposizione, ed è giusto che lei faccia il Presidente e faccia l'opposizione quando sta in questi banchi, però è di tutta evidenza che la Presidenza quasi mai si mette a sindacare sul merito del discostamento o meno tra il contenuto e l'intervento, salvo che non ci siano atteggiamenti volutamente provocatori e che questo provochi un disagio nell'economia dei lavori. Dopodiché, la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Mi fa piacere che lei, Presidente Baldelli, che conosce il Regolamento molto meglio di me, abbia citato l'economia dei lavori, perché se l'intervento fuori tema del collega Vito apre un dibattito fuori tema è mio dovere interrompere quell'intervento che si discosta dal merito dell'emendamento, perché andiamo fuori economia dei lavori. Quindi, io proseguirei, poi, se dopo ci si sono altri interventi a fine seduta, il collega Vito può farli sui temi che vuole. Deve solo iscriversi preventivamente.

Non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11-bis.024 Benamati.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11-bis.05 Benamati, con i pareri favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Sull'emendamento 12.20 Giulietti, parere favorevole. Sull'emendamento 12.6 Gianluca Pini, parere contrario. Sull'emendamento 12.2 Battelli, parere contrario. Sull'emendamento 12.4 Battelli, parere contrario. Sull'emendamento 12.3 Battelli, parere contrario. Sull'emendamento 12.1 Battelli, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo Presidente, sull'emendamento 12.20 Giulietti è favorevole. Sugli emendamenti 12.6 Gianluca Pini, 12.2, 12.4 e 12.3 Battelli formula un invito al ritiro o il parere è contrario e vorrei motivarne le ragioni, brevemente, Presidente. Il tema posto dagli onorevoli deputati che hanno presentato questi emendamenti è certamente un tema rilevante che abbiamo avuto occasione di affrontare poco tempo fa in XIV Commissione. Il Governo non ritiene che sia un tema che possa essere affrontato con le modifiche legislative indicate dai deputati, però, si è impegnato a presentare un aggiornamento del protocollo di intesa di attuazione delle leggi vigenti nei rapporti tra Parlamento e Governo in questa materia; l'aggiornamento del Governo verrà presentato, al più tardi, entro settembre, perché si possa discutere con le due Camere e venire incontro alle esigenze di dialogo, di trasparenza e di celerità nella trasmissione dei documenti tra Governo e Parlamento nel precontenzioso e nel contenzioso comunitario, ovviamente, tenendo conto dell'esigenza di rispettare la normativa vigente, sia a livello nazionale che a livello europeo.

Per gli altri emendamenti restanti, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 Giulietti, con il parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.6 Gianluca Pini, con il parere contrario di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.2 Battelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.4 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.3 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

(Esame dell'articolo 12-bis - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12-bis e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A).

Passiamo prima al voto e poi chiediamo il parere sull'articolo aggiuntivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12-bis.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 89).

Invito adesso la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 12-bis.020 Verini.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Il parere è favorevole, purché riformulato nel senso di sostituire, al comma 1, primo periodo, le parole: “direttiva (UE) 2017/514” con le seguenti: “direttiva (UE) 2017/541”.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

PRESIDENTE. Dunque i pareri sono favorevoli, se accetta la riformulazione. Accetta la riformulazione, Verini? Sì.

MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Per sottoscriverlo, perché mi sembra un buon emendamento.

PRESIDENTE. Va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12-bis.020 Verini, con il parere favorevole, così come riformulato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 90).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

Invito adesso la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 13.021 Giulietti.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Il parere è favorevole, se così riformulato: “L'ENAC svolge le funzioni di autorità competente nazionale ai sensi del Regolamento (UE) 139/2014. Sono fatte salve le competenze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di cui all'articolo 26 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139.”

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.021 Giulietti, con il parere favorevole, se accetta la riformulazione. La accetta? Sì. Allora il parere è favorevole, così come riformulato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 92).

(Esame dell'articolo 13-bis - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13-bis.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

Invito adesso la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi 13-bis.050 e 13-bis.051 del Governo.

MARINA BERLINGHIERI, Relatrice. Sì, sugli articoli aggiuntivi 13-bis.050 e 13-bis.051 del Governo il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Favorevoli, sono del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13-bis.050 del Governo, con il parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13-bis.051 del Governo, i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 96).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4505-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Rubinato n. 9/4505-A/11 di contenuto analogo all'emendamento 1.20 Rubinato, già dichiarato inammissibile, che riguarda le materie oggetto delle prove degli esami di Stato per l'abilitazione alla professione forense. Nessuno chiede di intervenire, quindi do la parola al Governo per il parere.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/1 Cristian Iannuzzi purché sia riformulato nel modo seguente: premettere “ a valutare l'opportunità di” all'inizio dell'impegno. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/4505-A/2 Boccadutri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/3 Marzano. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/4505-A/4 Matarrelli. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/4505-A/5 Ruocco e n. 9/4505-A/6 Sibilia; mentre il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/7 Lattuca. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/8 Zolezzi purché sia riformulato sopprimendo dall'impegno la parola “normativa”. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/9 Occhiuto; mentre il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4505-A/10 Palese e n. 9/4505-A/11 Rubinato…

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4505-A/11 Rubinato è inammissibile.

SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4505-A/12 Plangger e n. 9/4505-A/13 Cova purché siano riformulati premettendo al dispositivo le parole “a valutare l'opportunità di”. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4505-A/14 Baruffi e n. 9/4505-A/15 Scuvera. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/16 Battelli purché sia riformulato nel modo seguente: “a valutare tutte le possibilità esistenti per dare informazioni complete e dettagliate al Parlamento delle procedure di preinfrazione EU pilot”. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/17 Elvira Savino.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4505-A/1 Cristian Iannuzzi, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione? Prendo atto che il deputato Iannuzzi Cristian non insiste per la votazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/2 Boccadutri, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/3 Marzano, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4505-A/4 Matarrelli, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/5 Ruocco, parere contrario. Onorevole Ruocco, chiede di metterlo in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/5 Ruocco, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/6 Sibilia, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Ordine del giorno n. 9/4505-A/7 Lattuca, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/4505-A/8 Zolezzi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4505-A/9 Occhiuto, parere contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4505-A/9 Occhiuto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Ordine del giorno n. 9/4505-A/10 Palese, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4505-A/12 Plangger, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/13 Cova, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/14 Baruffi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4505-A/15 Scuvera, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4505-A/16 Battelli, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/4505-A/17 Elvira Savino, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

A questo punto, secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo l'esame del provvedimento che riprenderà per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale nella seduta di domani a partire dalle ore 10.

Ricordo che domani giovedì 20 luglio alle ore 14 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Interventi di fine seduta (ore 18,45).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zappulla. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Presidente, ho chiesto e intervengo…

PRESIDENTE. Si deve spostare, collega. Usi il microfono vicino perché questo qui dà dei problemi.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Questo funziona?

PRESIDENTE. Sì, la ringrazio.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Intervengo per tornare a chiedere l'intervento urgentissimo del Governo sulla drammatica situazione finanziaria in cui versa ormai da tempo la provincia regionale di Siracusa. I lavoratori, con le loro organizzazioni sindacali, denunciano da tempo la insostenibilità della condizione lavorativa e il venir meno di importanti servizi per la collettività determinata da una esposizione finanziaria al limite del fallimento, potremmo dire disastrosa. Quasi 700 lavoratori senza stipendio da quasi cinque mesi a causa dell'esiguità dei trasferimenti regionali e della impossibilità di soddisfare il prelievo forzoso dello Stato pari a 19.400.000 euro, a fronte delle entrate complessive dell'ente che ammontano, per l'anno 2016, a 23 milioni di euro. La situazione è davvero di gravità assoluta ed è insostenibile. La tensione tra i lavoratori è al massimo ed è sfociata in gesti clamorosi come quello di ieri quando tre di loro sono saliti su una gru a 30 metri di altezza per rivendicare diritti e dignità e oggi hanno continuato. Il livello di esasperazione è esplosivo e potrebbe sfociare in gesti anche individuali di drammatica disperazione. Responsabilità tante e diffuse a Siracusa, a Palermo e a Roma, ma ognuno deve contribuire alla soluzione del problema. Quello che non ritengo accettabile è scaricare sulla vita, sulle famiglie, sulla dignità professionale dei lavoratori errori, ritardi e vuoti politici clamorosi e gravi. Torno pertanto - concludo - a chiedere al Governo nazionale di assumere, insieme a quello regionale che mantiene le maggiore responsabilità, i provvedimenti finanziari anche straordinari in grado di garantire un indispensabile piano strutturale di risanamento e di ripiano del bilancio e al contempo la retribuzione dei lavoratori. La sospensione di qualche anno del prelievo forzoso…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE ZAPPULLA. …appare la soluzione più adeguata. Ho concluso. Non io, non noi ma i lavoratori attendono risposte e, aggiungo. pretendono risposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA'. Presidente, era per chiedere il sollecito di alcune interrogazioni a risposta scritta presentate nel 2016 e nel 2017 che sono le seguenti: nn. 4-11813; 4-01185; 4-11970; 4-12008; 4-12020; 4-12184; 4-12308; 4-12309; 4-12491; 4-12516; 4-13093; 4-13266; 4-13396; 4-13457; 4-13999; 4-14044; 4-14127; 4-14153 e 4-14809. Lascerò agli atti le altre interrogazioni del 2017.

Questo per dire anche che, di fatto, non vi sono risposte, in questo momento, Presidente, per quanto riguarda le nostre interrogazioni fatta ai Ministeri. E questo, secondo me, è un errore gravissimo, perché da queste risposte dipende anche molto della nostra attività parlamentare. Per cui, sollecito gli uffici competenti a poter redigere le risposte, perché ne abbiamo assolutamente bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, volevo sollecitare la risposta a due interrogazioni, di cui una a risposta in Commissione, la n. 5-11524, che riguarda l'annosa questione del pozzo di Carpignano Sesia, per cui è stato dato un parere di valutazione di impatto ambientale positivo dal Ministero dell'ambiente, con la prescrizione di mettere in atto le misure per garantire l'approvvigionamento idrico di acqua potabile per le città interessate, quali Novara. Credo che sarebbe il primo esempio in cui venga dato un valore economico a un bene irrinunciabile inquinato come l'acqua.

L'altra interrogazione che segnalo, Presidente, è la n. 4-17025, che riguarda la discarica di Ghemme, su cui è stato richiesto da un comune l'intervento del Ministero dell'ambiente in modo tale da prendere in atto la situazione e gestirla, visto che la provincia di Novara si è dichiarata di fatto estranea e non competente in materia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Arienzo. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ARIENZO. Presidente, vorrei richiamare l'attenzione di questa istituzione, del Parlamento, su una vicenda che sta interessando il comune di Garda, Verona. Con una delibera di giunta, peraltro molto generica nei contenuti accusatori, il sindaco è stata autorizzato ad adire le vie legali contro ipotetici attacchi sulla stampa e sui socialnetwork da parte dei membri delle opposizioni in quel consiglio comunale. Penso, così come abbiamo avuto modo di leggere quella delibera, che sia gravemente lesiva della libera espressione delle opinioni e delle attività amministrative e politiche dei consiglieri comunali dell'opposizione. E mi pare anche chiaro che l'intento sia quello di tacitare qualsiasi diffusione mediatica di idee e contenuti di esponenti di diverso orientamento politico. Nei fatti, è concreto il rischio che quella decisione sia intesa come la volontà del sindaco di affrontare il legittimo dibattito nelle aule giudiziarie e non nel consiglio comunale, o peggio ancora impiegando strumenti tali da poter configurare una verosimile intimidazione, realizzata appunto attraverso il sistema delle querele.

È un comportamento inaccettabile e antidemocratico, che peraltro incute un certo timore nei confronti dei consiglieri di opposizione, che vivono un profondo stato di disagio. È per queste ragioni che, non solo lo denuncio in quest'Aula, ma sollecito l'attenzione del Ministro Minniti affinché intervenga a tutela dei principi democratici e della libera espressione democratica delle attività per le quali i consiglieri comunali del comune di Garda sono stati eletti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Calabria. Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Presidente, quando Paolo Borsellino fu ucciso, il 19 luglio 1992, insieme agli agenti della sua scorta, io avevo dieci anni, e ricordo lo sconcerto di un Paese sconvolto; un Paese che, a distanza di pochi mesi dal drammatico attentato che costò la vita a Giovanni Falcone, ricadeva nel buio della violenza mafiosa. Negli anni, la mia generazione ha rielaborato ciò che è avvenuto, fino a comprenderne il valore e a trarne una lezione importante: la tenacia nel proseguire la propria missione nonostante la consapevolezza delle conseguenze. È il messaggio che un grande uomo ha lasciato come eredità al Paese, e in particolare ai suoi giovani.

La memoria di Borsellino è un monito costante a costruire un'Italia diversa, a far sì che la cultura della legalità non sia un valore da ammirare ma un obiettivo a cui tendere giorno dopo giorno. Di più, un castello da costruire quotidianamente, mattone su mattone, con i gesti e con le parole, con il rispetto, con un profondo senso della giustizia, dello Stato e delle istituzioni. “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”, diceva Borsellino. Il suo è un invito a dire “no”, a dire “no” alla paura, a dire “no” all'arrendevolezza, “no” a chi vorrebbe farci credere che la mafia non verrà mai sconfitta.

Noi siamo figli di un'Italia che ha maturato a caro prezzo la propria coscienza civile, ma nessun processo è irreversibile, nessun traguardo si può dare per scontato, e nessun diritto matura una volta e per sempre. Ecco perché la lotta alla mafia è un impegno che deve andare oltre l'enorme e impagabile lavoro di inquirenti e di forze dell'ordine. Lottare contro la mafia significa rinnovare costantemente una scelta di legalità; significa insegnare ai bambini la differenza tra bene e male, agli adolescenti a rifiutare le scorciatoie; significa anche rifuggire quella spettacolarizzazione mediatica della criminalità organizzata, che rischia di mandare messaggi ambigui e contraddittori creando suggestioni e pulsioni emulative.

Borsellino chiedeva di parlare della mafia affinché non ci si potesse mai dimenticare della sua esistenza. Forse lo stiamo facendo poco, troppo poco, e a volte lo facciamo male, ma l'impegno è a far sì che il ritmo incalzante delle notizie non levi spazio a una battaglia che va avanti, perché è soprattutto a chi nel 1992 non era nato che dobbiamo spiegare ciò che è successo e perché è successo, perché a loro dobbiamo dire ciò che Borsellino ha detto a noi, ossia che la lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, intervengo solo per dire che le dimissioni del Ministro Costa, coerentemente con le dichiarazioni che ha reso nei giorni scorsi, sono un fatto politico rilevante. E che la Camera, per poterne discutere, debba ricorrere agli argomenti di fine seduta, così come è accaduto per la lotta alla mafia sul terreno della scuola, dei contenuti verso i giovani, come ha dovuto fare poco fa l'onorevole Calabria, rappresenta un ulteriore elemento di degrado del funzionamento della Camera in questa legislatura. Inoltre, in questo caso, a partire da una decisione che ha assunto sotto la sua responsabilità, e più in generale, Presidente, ritengo che la modalità di applicare il Regolamento, di rispettare le regole con la dovuta flessibilità applicata alle circostanze, sia una delle categorie principali dell'intelligenza umana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Prima di tutto, una precisazione: non abbiamo aspettato la fine della seduta per parlare di lotta alla mafia, stamattina abbiamo commemorato Paolo Borsellino.

Seconda cosa: ribadisco che l'argomento che lei poneva non era né pertinente con l'intervento sugli emendamenti né lei mi ha chiesto un intervento sull'ordine dei lavori per una questione importante, che poteva essere quella delle dimissioni del Ministro. Se lei lo avesse chiesto, probabilmente le avrei risposto che comunque se ne sarebbe trattato a fine seduta, però almeno sarebbe stato più coerente. Invece, l'ho dovuta interrompere, perché lei continuava a dire che stava argomentando sull'emendamento, che non era pertinente con quanto diceva.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 20 luglio 2017, alle 10:

1.  Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2017. (C. 4505-A)

Relatrice: BERLINGHIERI.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge:

RICHETTI ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali. (C. 3225-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: VACCARO; LENZI e AMICI; GRIMOLDI; CAPELLI ed altri; VITELLI ed altri; LOMBARDI ed altri; NUTI ed altri; PIAZZONI ed altri; MANNINO ed altri; SERENI ed altri; CAPARINI ed altri; GIACOBBE ed altri; FRANCESCO SANNA; TURCO ed altri; CRISTIAN IANNUZZI; MELILLA ed altri; CIVATI ed altri; BIANCONI; GIGLI ed altri; CAPARINI ed altri.

(C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259)

Relatori: RICHETTI, per la maggioranza; TURCO, di minoranza.

3.  Seguito della discussione della proposta di legge:

FIANO ed altri: Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. (C. 3343-A)

Relatori: VERINI, per la maggioranza; FERRARESI, di minoranza.

4.  Seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Doc. XVI-bis, n. 11)

5.  Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610 e Ricciatti ed altri 1-01641 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

6.  Seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. (Doc. XXII-bis, n. 9)

7.  Seguito della discussione delle mozioni Carfagna, Lupi, Abrignani, Castiello, Cirielli ed altri n. 1-01557, Brignone ed altri n. 1-01661, Silvia Giordano ed altri n. 1-01665, Gadda ed altri n. 1-01666, Vargiu ed altri n. 1-01667 e Fossati ed altri n. 1-01669 concernenti iniziative in materia di raccolta e donazione dei farmaci non utilizzati.

8.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 361 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: RANUCCI e PUGLISI: Modifiche al decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica (Approvata dal Senato). (C. 3960-A)

Relatrice: COSCIA.

9.  Seguito della discussione delle mozioni Marcon, Duranti ed altri n. 1-01662 e Corda ed altri n. 1-01663 concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto.

  (ore 12)

10.  Informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi.

La seduta termina alle 19.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROBERTO OCCHIUTO (DOC. LXXXVII-BIS, N. 5-A)

ROBERTO OCCHIUTO. (Dichiarazione di voto - Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A). La discussione sui documenti che definiscono l'impegno del nostro Paese in Europa è spesso, troppo spesso, meramente tecnica, ispirata nel merito e nel linguaggio ad una retorica burocratica ed eurortodossa.

Forse, invece, sarebbe opportuno modificare fortemente il nostro approccio a questi temi, sia in termini operativi (perché troppo spesso siamo stati troppo distratti o irrilevanti nei processi ascendenti di formazione delle decisioni dell'Europa), sia nel linguaggio e nel modo di affrontare la discussione sul lavoro della Commissione europea o sulla nostra partecipazione all'Unione.

Sarebbe opportuno cambiare il nostro registro perché troppo spesso si utilizza l'Europa come capro espiatorio per giustificare le nostre (troppe) dimenticanze, assenze o inconcludenze dei governi italiani che negli ultimi anni hanno partecipato ai tavoli dove si assumevano le decisioni più rilevanti in materia di politiche economiche o di immigrazione.

È vero, è incontestabile, che l'Europa stia dimostrando tutti i suoi limiti, soprattutto quando, con troppa frequenza, fa prevalere gli egoismi nazionali agli interessi complessivi dei cittadini europei. Proprio le vicende che riguardano la questione immigrazione sono emblematiche in questa direzione.

Ma è ancora più vero che il nostro governo si è troppo spesso comportato come l'utile idiota rispetto agli altri Paesi e all'Unione europea. Come si può spiegare altrimenti che, dopo aver presieduto un semestre europeo, dopo aver partecipato a decine di vertici, l'azionista di maggioranza del governo attuale e il presidente del consiglio nei tre anni precedenti, Renzi, invochi la revisione dell'accordo di Dublino dimostrando di non sapere che fu proprio il suo governo a chiedere attraverso Triton che tutti i migranti del mediterraneo fossero sbarcati da tutte le imbarcazioni del mondo nei soli porti italiani!

Ecco perché non è più tempo di approcci rituali alla discussione sull'Europa e sulla nostra partecipazione ad essa.

Il Programma di lavoro della Commissione, il terzo del suo mandato, presentato il 25 ottobre 2016, si pone in una linea di continuità rispetto ai Programmi degli anni precedenti, ribadendo l'impegno a favore delle dieci priorità indicate negli orientamenti politici presentati dal presidente Juncker all'inizio del suo mandato, nel luglio 2014.

Eppure il contesto nel quale la Commissione deve operare è contesto caratterizzato dalla perdurante crisi economica, finanziaria e occupazionale, a cui si è aggiunta una crisi migratoria, determinata dall'esodo di massa proveniente dai Paesi colpiti da gravi conflitti interni, e una crisi di sicurezza interna all'Europa conseguente ai ripetuti attacchi terroristici di matrice islamista.

Le sfide di carattere epocale che ne conseguono sono un banco di prova decisivo per l'Europa. Il futuro dell'Unione europea dipende dalla capacità che essa dimostrerà di dare risposte comuni e, soprattutto, concrete. Si misurerà proprio in questa contingenza anche la possibilità per l'Unione europea di tornare ad essere considerata dai cittadini come una risorsa e un'opportunità e non, come è stato in questi anni, un soggetto burocratico di vincoli e ostacoli.

È più che mai necessaria, dunque, una riflessione sul futuro del progetto europeo e sull'Unione europea, sul suo assetto istituzionale e sulla sua centralità rispetto al quadro regionale ed internazionale, segnato da crisi e instabilità.

A sessant'anni dal Trattato di Roma, le conquiste del percorso di integrazione europea, l'Unione europea e la moneta comune, appaiono infatti molto più fragili e precarie di quanto solo alcuni anni fa si sarebbe potuto immaginare.

La crescita dei movimenti anti-europei in tutta Europa è una realtà, seppur con un peso e con caratteristiche diverse, nei principali paesi dell'eurozona. La Brexit è un vulnus che rischia di diventare un riferimento alternativo per quanti si sentono stanchi da questo tipo di Europa.

Occorre, quindi, chiedere all'Europa un cambio di passo, ma occorre soprattutto che il nostro Governo sappia dimostrare più attenzione e più competenze. In sostanza, occorrerebbe che il nostro Governo sappia finalmente cosa chiedere e in quale modo.

Per tali ragioni nella nostra risoluzione noi abbiamo chiesto che il Governo si impegni: sul fronte del finanziamento delle politiche europee, ad adottare ogni iniziativa volta ad implementare le troppo esigue risorse destinate a politiche assolutamente prioritarie per il presente e il futuro dell'Europa, quali l'immigrazione, la disoccupazione, soprattutto giovanile, gli investimenti pubblici, la mobilità, la sicurezza e la formazione dei giovani; a promuovere in seno all'Unione europea un confronto immediato e molto concreto, salvaguardando gli interessi dell'Italia, ed evitando di accettare posizioni non discusse in Parlamento, e a farsi portavoce della necessità di portare avanti un'ampia riflessione sul futuro dell'Unione europea, di analizzare le riserve, le critiche e le perplessità che continuano ad essere espresse sull'Unione Europea, in particolare sulla sua capacità di offrire risposte tangibili, efficaci e risolutrici alle problematiche sociali ed economiche dell'Unione e sullo scarso e indiretto coinvolgimento dei cittadini nelle scelte europee; a stimolare la riflessione delle istituzioni europee, al fine di promuovere iniziative volte a cambiare politiche che hanno dimostrato il loro fallimento in termini di crescita economica e, di conseguenza, in termini di benessere sociale, partendo da interventi tesi ad implementare un grande piano di investimenti, un New deal europeo, nonché accordi bilaterali tra i singoli Stati e la Commissione europea (cosiddetti «Contractual agreements») per cui le risorse necessarie per l'avvio di riforme, volte a favorire competitività del «sistema Paese», non rientrano nel calcolo del rapporto deficit/pil ai fini del rispetto del vincolo del 3 per cento, bensì rientrano nell'alveo dei cosiddetti «fattori rilevanti» per quanto riguarda i piani di rientro definiti dalla Commissione europea per gli Stati che superano la soglia del 60 per cento nel rapporto debito/pil; ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta a stimolare la Germania alla reflazione, finalizzata a ridurre il suo eccessivo surplus della bilancia commerciale che danneggia tutti gli altri paesi dell'eurozona e provoca squilibri troppo ampi tra i paesi; ad adottare ogni iniziativa volta a progredire nell'unione politica dell'area euro di pari passo con le unioni bancaria, economica e di bilancio, onde evitare il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche dell'Unione europea e scongiurare una deriva tecnocratica che cancelli, di fatto, lo spirito dell'Europa delle origini, comportando, tra l'altro, la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati nazionali; a promuovere, in seno all'UE, la legittimità democratica del processo decisionale europeo, favorendo un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali ed evitando il rischio che il complesso delle norme sulla riforma della better regulation, possa andare a detrimento dei valori profondi dell'assetto democratico e, primariamente, delle funzioni delle istituzioni rappresentative parlamentari.

Tenuto conto del crescente fenomeno dei flussi migratori e del fatto che lo stesso ha pesato sensibilmente sull'esito del referendum del Regno Unito: a) ad adottare ogni iniziativa volta a garantire le frontiere esterne

dell'Unione europea; a sostenere il rafforzamento dell'Agenzia per le frontiere europee per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) e l'istituzione di un sistema di guardia di frontiera e costiera europea, in modo da assicurare una gestione forte e condivisa delle frontiere esterne dell'Unione europea e proteggere lo spazio Schengen dalle minacce esterne, sostenendo le specificità nazionali e apportando possibili soluzioni alle criticità emerse nell'esperienza maturata dalle forze di polizia italiane; b) a farsi portavoce del problema legato alla gestione dei flussi, al fine di applicare strategie che dimostrino di contenere un punto di equilibrio tra principio di accoglienza e necessità di garantire la sicurezza interna (ordine e salute pubblica), cioè la nostra e quella dei Paesi che costituiscono l'Unione europea; c)a presentare richieste al Consiglio europeo finalizzate alla elaborazione di nuovi programmi tesi alla prosecuzione nel supporto agli Stati che si trovano in prima linea; d) ad adoperarsi, nelle sedi competenti, per una concreta ed effettiva attuazione dei doveri di responsabilità, di solidarietà, di leale collaborazione e di fiducia reciproca nella gestione dell'emergenza dei flussi migratori che sta interessando l'Unione europea e per lo sviluppo di una strategia complessiva e organica nella gestione del fenomeno; e) a sostenere con determinazione il progetto di riforma del cosiddetto «sistema Dublino» (regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013) allo scopo di ottenere una più equa distribuzione tra gli Stati membri dei richiedenti protezione internazionale, definendo in modo condiviso e sostenibile le procedure di ricollocazione e quelle di rimpatrio, e ribadendo l'esigenza di superare il principio della responsabilità dello Stato membro di primo ingresso sulla trattazione delle domande d'asilo e addivenire a un vero sistema d'asilo comune europeo in attuazione degli articoli 78 e 79 del TFUE.

Ad intervenire in tutte le sedi europee, assumendo ogni opportuna iniziativa volta al ritorno all'impianto originale del trattato di Maastricht e alla sospensione di tutte le modifiche intervenute successivamente, in primis il Fiscal Compact, attraverso strumenti legislativi inadeguati e, per alcuni versi, di dubbia legittimità, che hanno squilibrato il sistema europeo; a promuovere, in considerazione degli effetti degli interventi sinora realizzati per il tramite dell'applicazione dei principi di cui alla direttiva 20141591UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, su un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento (cosiddetta direttiva sul bail-in), un attento monitoraggio dell'impatto a livello nazionale e comunitario delle iniziative legislative e regolamentari assunte in sede europea, anche al fine di sospenderla o comunque proporne i necessari correttivi, e a predisporre strumenti eccezionali di intervento nel caso in cui si ha percezione che il sacrificio di azionisti e creditori derivante dall'applicazione del bail-in metta a repentaglio la stabilità dell'intero sistema; a rivedere la disciplina europea sugli aiuti di Stato, superando l'attuale restrittiva interpretazione della Commissione europea del concetto di «aiuti», in particolare distinguendo tra interventi pubblici a favore di banche non in crisi, per le quali l'intervento dello Stato sarebbe ingiustificato e distorsivo del principio di libera concorrenza, e interventi pubblici conseguenti a «fallimenti del mercato» per cui lo Stato interviene solo in casi di reale emergenza, quando la stabilità del sistema viene seriamente minata; ad adoperarsi affinché il processo di rafforzamento del mercato unico dei capitali si accompagni alla garanzia di una sempre maggiore trasparenza degli operatori, al fine di assicurare ai risparmiatori una tutela adeguata ed efficace; a disporre una garanzia europea comune sui depositi bancari, in quanto è necessaria, in una unione monetaria, quale è l'Eurozona, la condivisione dei rischi e tutto quanto ne consegue, in termini di sacrifici richiesti ai governi e ai cittadini, non può che procedere di pari passo con la condivisione delle garanzie che quei rischi stessi servono a coprire, anche per far fronte a episodi di «panico finanziario»; con riferimento alla crescita economica, al lavoro e alle imprese, specialmente quelle di piccola e di media dimensione, dove l'incidenza delle aziende finanziariamente fragili è aumentata anche per le difficili condizioni di accesso al credito, ad adottare misure comuni volte a vigilare affinché i finanziamenti della Banca Centrale Europea alle banche con sede legale e amministrazione centrale nei singoli Stati membri siano prioritariamente destinati al credito per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, e a perseguire un più marcato cammino verso l'armonizzazione, la semplificazione e ove necessario la deregolamentazione e delegificazione delle normative europee spesso ridondanti e inutili, e in conseguenza di ciò una conseguente semplificazione delle normative interne degli Stati membri;

ad intensificare l'azione di coordinamento per la predisposizione di linee guida per l'attuazione uniforme della disciplina sugli aiuti di Stato in alcuni settori, tra i quali quello delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di consentire un più agevole e ampio utilizzo dei relativi fondi pubblici, pur nel rispetto delle regole dell'Unione europea, anche valorizzando la possibilità di favorire regioni italiane svantaggiate come quelle del Mezzogiorno, alla stregua di analoghe regioni di altri Stati membri; a favorire un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, in particolare promuovendo una più stretta cooperazione e comunicazione tra i servizi di intelligence nazionali, e a potenziare a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza, con particolare riferimento alle tecnologie di informazione e comunicazione, agli standard di sicurezza e ai regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenerne il finanziamento attraverso le risorse dell'Unione europea; con riferimento alla politica estera (PESC) e di difesa (PSDC) comune, ad adoperarsi, nelle competenti sedi, affinché nella nuova strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza, sia dato rilevo centrale all'assetto geopolitico dell'area mediterranea, caratterizzata da forte instabilità e fonte di gravi minacce per la sicurezza dell'Unione; analogamente, ad adoperarsi affinché l'Unione europea operi un deciso spostamento del suo asse prioritario di attenzione verso l'area del Mediterraneo, in termini di cooperazione sia politica che economica, con particolare riferimento alla stabilizzazione della Libia, a garantire un ruolo primario all'Unione europea nell'ambito delle iniziative che verranno assunte, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 11 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 12 il deputato Impegno ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nelle votazioni nn. 12 e 13 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 16 la deputata Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 17 il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 17, 76 e 77 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 17 e 18 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 20 e 21 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 24 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 35 alla n. 43 e dalla la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 55 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 61 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 62 alla n. 66 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 63 il deputato Dell'Aringa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 63 alla n. 68 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazione nn. 69, 80 e 81 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 73 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 75 la deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 75 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 78 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 81 la deputata Galgano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 95 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Ruocco e a. 1-1594 418 418 0 210 139 279 100 Resp.
2 Nominale Moz. Melilla e a. 1-1653 p.I 421 412 9 207 315 97 98 Appr.
3 Nominale Moz. Melilla e a. 1-1653 p.II 417 387 30 194 97 290 98 Resp.
4 Nominale Moz. Marchi e a. 1-1654 426 390 36 196 255 135 98 Appr.
5 Nominale Moz. Brunetta e a. 1-1655 423 422 1 212 141 281 98 Resp.
6 Nominale Moz. Simonetti e a. 1-1658 424 396 28 199 142 254 98 Resp.
7 Nominale Moz. Capezzone e a. 1-1659 p.I 427 427 0 214 425 2 98 Appr.
8 Nominale Moz. Capezzone e a. 1-1659 p.II 419 418 1 210 172 246 98 Resp.
9 Nominale Moz. Paglia e a. 1-1668 420 392 28 197 144 248 98 Resp.
10 Nominale Moz. Zanetti e a. 1-1670 rif. 429 363 66 182 362 1 98 Appr.
11 Nominale Moz. Rampelli e a. 1-1671 427 398 29 200 146 252 98 Resp.
12 Nominale Doc.LXXXVII-bis,5-A-Ris.6-00321rif 426 331 95 166 246 85 93 Appr.
13 Nominale Ris. Berlinghieri e a. 6-00321 pII 429 384 45 193 248 136 93 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ris. Battelli e a. 6-00322 426 343 83 172 96 247 93 Resp.
15 Nominale Ris. Laforgia e a. 6-00323 rif. 428 381 47 191 286 95 93 Appr.
16 Nominale Ris. Occhiuto e a. 6-00324 rif. 423 421 2 211 338 83 93 Appr.
17 Nominale Ddl 4505-A - articolo 1 354 304 50 153 304 0 105 Appr.
18 Nominale art. agg. 1.022 363 282 81 142 282 0 104 Appr.
19 Nominale em. 2.20 366 365 1 183 111 254 103 Resp.
20 Nominale em. 2.6 375 374 1 188 113 261 103 Resp.
21 Nominale em. 2.100 376 258 118 130 255 3 103 Appr.
22 Nominale em. 2.7 384 347 37 174 346 1 103 Appr.
23 Nominale articolo 2 384 267 117 134 267 0 103 Appr.
24 Nominale em. 2-bis.200 391 334 57 168 334 0 102 Appr.
25 Nominale em. 2-bis.20 408 333 75 167 75 258 101 Resp.
26 Nominale em. 2-bis.300 408 279 129 140 278 1 101 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 2-bis 408 268 140 135 268 0 101 Appr.
28 Nominale em. 3.1 406 349 57 175 118 231 101 Resp.
29 Nominale articolo 3 407 346 61 174 345 1 101 Appr.
30 Nominale em. 4.20 408 360 48 181 127 233 101 Resp.
31 Nominale em. 4.21 409 364 45 183 128 236 101 Resp.
32 Nominale em. 4.3 413 351 62 176 73 278 100 Resp.
33 Nominale subem. 0.4.22.200 412 284 128 143 283 1 100 Appr.
34 Nominale em. 4.22 412 282 130 142 281 1 100 Appr.
35 Nominale em. 4.24 416 381 35 191 101 280 99 Resp.
36 Nominale em. 4.25 415 373 42 187 135 238 99 Resp.
37 Nominale em. 4.26 408 338 70 170 60 278 99 Resp.
38 Nominale em. 4.7 408 365 43 183 129 236 99 Resp.
39 Nominale em. 4.6 413 377 36 189 139 238 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 4.5 415 371 44 186 129 242 99 Resp.
41 Nominale em. 4.200 412 358 54 180 358 0 99 Appr.
42 Nominale articolo 4 414 290 124 146 289 1 99 Appr.
43 Nominale art. agg. 4.022 414 412 2 207 411 1 99 Appr.
44 Nominale art. agg. 4.021 413 410 3 206 410 0 99 Appr.
45 Nominale mantenimento articolo 6 413 412 1 207 348 64 99 Appr.
46 Nominale articolo 7 414 356 58 179 356 0 99 Appr.
47 Nominale art. agg. 7.020 408 394 14 198 156 238 98 Resp.
48 Nominale em. 8.5 rif. 406 406 0 204 372 34 98 Appr.
49 Nominale em. 8.2 414 395 19 198 109 286 98 Resp.
50 Nominale em. 8.3 417 355 62 178 71 284 97 Resp.
51 Nominale em. 8.6 413 390 23 196 108 282 97 Resp.
52 Nominale articolo 8 413 387 26 194 385 2 97 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 9.21 411 346 65 174 67 279 97 Resp.
54 Nominale em. 9.5 414 406 8 204 406 0 97 Appr.
55 Nominale em. 9.20 411 321 90 161 320 1 97 Appr.
56 Nominale em. 9.6 416 394 22 198 104 290 97 Resp.
57 Nominale articolo 9 414 397 17 199 397 0 97 Appr.
58 Nominale art. agg. 9.050 412 393 19 197 393 0 97 Appr.
59 Nominale em. 9-bis.300 406 305 101 153 304 1 97 Appr.
60 Nominale articolo 9-bis 404 315 89 158 315 0 97 Appr.
61 Nominale em. 9-ter.300 415 281 134 141 281 0 97 Appr.
62 Nominale articolo 9-ter 408 279 129 140 279 0 97 Appr.
63 Nominale em. 10.5 409 373 36 187 102 271 97 Resp.
64 Nominale em. 10.4 406 404 2 203 69 335 97 Resp.
65 Nominale em. 10.1 408 368 40 185 119 249 97 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 10.2 412 406 6 204 163 243 97 Resp.
67 Nominale em. 10.3 410 381 29 191 108 273 97 Resp.
68 Nominale em. 10.7 413 413 0 207 170 243 96 Resp.
69 Nominale articolo 10 410 357 53 179 355 2 96 Appr.
70 Nominale em. 11.7 406 341 65 171 36 305 95 Resp.
71 Nominale em. 11.5 409 386 23 194 104 282 95 Resp.
72 Nominale em. 11.6 rif. 411 410 1 206 373 37 95 Appr.
73 Nominale em. 11.4 401 401 0 201 158 243 96 Resp.
74 Nominale articolo 11 403 341 62 171 340 1 95 Appr.
75 Nominale art. agg. 11.06 403 366 37 184 64 302 95 Resp.
76 Nominale art. agg. 11.07 389 340 49 171 67 273 95 Resp.
77 Nominale art. agg. 11.022 rif. 382 358 24 180 354 4 95 Appr.
78 Nominale em. 11-bis.21 390 390 0 196 298 92 94 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale art. agg. 11-bis.022 rif. 370 347 23 174 291 56 93 Appr.
80 Nominale art. agg. 11-bis. 024 367 350 17 176 350 0 94 Appr.
81 Nominale art. agg. 11-bis.05 377 333 44 167 268 65 94 Appr.
82 Nominale em. 12.20 380 361 19 181 361 0 95 Appr.
83 Nominale em. 12.6 378 363 15 182 109 254 95 Resp.
84 Nominale em. 12.2 375 361 14 181 132 229 95 Resp.
85 Nominale em. 12.4 375 351 24 176 97 254 95 Resp.
86 Nominale em. 12.3 372 359 13 180 130 229 95 Resp.
87 Nominale em. 12.1 372 349 23 175 95 254 95 Resp.
88 Nominale articolo 12 379 343 36 172 342 1 95 Appr.
89 Nominale articolo 12-bis 380 334 46 168 334 0 95 Appr.
90 Nominale art. agg. 12-bis.020 rif. 379 332 47 167 234 98 95 Appr.
91 Nominale articolo 13 370 315 55 158 314 1 95 Appr.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 99)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale art. agg. 13.021 rif. 371 348 23 175 348 0 95 Appr.
93 Nominale articolo 13-bis 372 326 46 164 325 1 94 Appr.
94 Nominale art. agg. 13-bis.050 376 296 80 149 233 63 94 Appr.
95 Nominale art. agg. 13-bis.051 361 308 53 155 307 1 94 Appr.
96 Nominale articolo 14 374 317 57 159 317 0 94 Appr.
97 Nominale odg 9/4505-A/5 347 341 6 171 105 236 94 Resp.
98 Nominale odg 9/4505-A/6 348 337 11 169 98 239 94 Resp.
99 Nominale odg 9/4505-A/9 351 294 57 148 53 241 94 Resp.